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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 20 di mercoledì 27 giugno 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Bonafede, Buffagni, Castiello, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Durigon, Ferraresi, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giorgetti, Grillo, Guidesi, Manzato, Micillo, Molteni, Morrone, Pastorino, Rixi, Carlo Sibilia, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valente e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018 (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018.

Lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta del 7 giugno 2018 (Vedi l'allegato A).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte.

GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Gentili deputate e deputati, il Consiglio europeo fissato per domani e dopodomani costituisce un appuntamento significativo per il futuro dell'Unione europea. L'agenda prevede temi fondamentali come la migrazione, la sicurezza e la difesa europea, l'innovazione e il digitale, il lavoro, la crescita e la competitività, l'unione bancaria e monetaria e il prossimo quadro finanziario pluriennale, settennale dell'Unione.

Questo Consiglio europeo, il primo di questo Governo, arriva in un momento in cui è sempre più evidente l'urgenza di rispondere alle aspettative reali dei cittadini con proposte concrete, con l'indicazione chiara di un percorso da seguire e di obiettivi da raggiungere, senza tentennamenti, senza ambiguità e senza paure.

Mi riferisco a questo atteggiamento, a questa determinazione, quando parlo di quel cambiamento, nel metodo e nella sostanza, che ho annunciato dinanzi a queste Camere e che, dal primo giorno di questo Governo, mi sono impegnato a proporre in tutti i contesti internazionali ed europei (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier), con la forza e la consapevolezza di un Governo che in Europa parla con una voce sola, ferma e risoluta.

L'Italia, con il suo apporto, specie in tema di immigrazione, può contribuire a rendere questo appuntamento, appunto il Consiglio europeo, uno spartiacque, un punto di svolta e di cambiamento per l'Europa, in modo da contribuire a disegnare l'Europa che vogliamo e che intendiamo realizzare nel futuro prossimo venturo.

Proprio in tema di immigrazione abbiamo ben presenti alcuni obiettivi da raggiungere, per i quali stiamo da tempo lavorando con la massima concentrazione, notte e giorno. Solo quando li avremo raggiunti, allora potremo rivendicarli e potremo dirci soddisfatti, non per noi, ma per ciò che essi produrranno di buono nella vita degli italiani e anche in quella dei tanti migranti che oggi si avventurano per mare e sfidano la sorte, alla ricerca di un futuro migliore e che invece rimediano morte, pericoli di vita, frustrazione ed emarginazione.

Come sapete, abbiamo elaborato una proposta. Domenica scorsa l'ho presentata a Bruxelles, nel prevertice europeo voluto proprio in vista dell'appuntamento di domani e dopodomani: è una proposta che mira ad offrire una regolamentazione puntuale, a realizzare una gestione efficiente dei flussi migratori, anche dal punto di vista dell'interesse del nostro Paese e dei nostri cittadini. Siamo riusciti a far accantonare una bozza di proposta circolata anticipatamente, che risultava chiaramente inadeguata a offrire un'efficace soluzione al problema dell'immigrazione: era una bozza che andava contro gli interessi del nostro Paese.

Per questa via, ottenendo il ritiro di questo testo, l'Italia ha avuto un riconoscimento e si è ritagliata un ruolo significativo. È un primo importante passo, un buon punto di partenza per il Consiglio europeo che ci attende.

La questione davvero importante per noi è risolvere più efficacemente il problema dei cosiddetti movimenti primari. Questo problema significa, in modo pressoché automatico, operare una drastica riduzione del problema dei movimenti secondari che, come avrete sentito, sta molto a cuore e molto preoccupa alcuni nostri partner europei.

Ciò che proponiamo è una european multilevel strategy for migration, una proposta articolata e organica basata sul nuovo approccio, che consenta all'Europa di uscire da una logica di gestione emergenziale e le consenta di confidare su una logica di gestione strutturale, da riconoscere definitivamente come priorità per la tenuta stessa dell'Unione europea.

Abbiamo individuato dieci obiettivi e li riassumo rapidamente. Primo obiettivo: intensificare gli accordi e i rapporti tra Unione Europa e Paesi terzi, da cui partono e transitano i migranti e investire in progetti di sviluppo, formazione, occupazione, che contribuiscano a ridurre all'origine il fenomeno dell'emigrazione, prevenendo i flussi e, quindi, riducendo anche i viaggi della morte. Penso, ad esempio, a un'intensificazione dei rapporti con la Libia, con il Niger, col cui aiuto abbiamo già ridotto in modo significativo le partenze in quest'anno, nel 2018.

Abbiamo il dovere concreto di prevenire che la vita e l'incolumità delle persone siano messe a rischio, un rischio che – attenzione - inizia ben prima che i migranti si avventurino nel Mar Mediterraneo o giungano alle frontiere terrestri europee. La solidarietà europea deve manifestarsi già in questa fase, in modo da tutelare più efficacemente i diritti dei migranti e, nel contempo, la sicurezza dei nostri cittadini.

Secondo obiettivo: creare centri di protezione internazionale nei Paesi di transito per offrire assistenza e consulenza giuridica ai migranti, in modo da gestire in via anticipata e più rapida le richieste di asilo e organizzare i rimpatri volontari assistiti verso i Paesi di origine. Per ottenere questi risultati ovviamente dobbiamo coinvolgere anche le organizzazioni internazionali, che peraltro si sono già dichiarate disponibili, quali l'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Occorre stanziare fondi più cospicui - l'abbiamo già anticipato e l'ho detto con forza - a favore del Trust fund dell'Unione europea per l'Africa, in particolar modo deve essere rifinanziata la finestra Nordafrica, alla quale contribuiamo in modo significativo noi e la Germania.

Terzo obiettivo: rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea, non solo con iniziative e operazioni sotto l'egida della stessa Unione europea, ma anche con il supporto della Guardia costiera libica e anche dobbiamo favorire e incrementare gli accordi con Paesi nordafricani e mediorientali, volti se del caso a esternalizzare i controlli di frontiera, integrandoli semmai anche con personale dell'Unione europea. L'Italia sta già sostenendo queste missioni, Eunavfor-Med operazione Sophia e Joint Operation Themis, e sta già supportando efficacemente la Guardia costiera libica; occorre, però, un ulteriore sforzo in questa direzione.

Quarto obiettivo, che ritengo un obiettivo cruciale: dobbiamo superare il regolamento di Dublino, che non va riformato in qualche suo passaggio, ma va superato perché non ci sono più dubbi oggi sul fatto che sia del tutto inadeguato a gestire i flussi migratori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier) e, vedete, lo dico anche sulla base del fatto che, come attestano i dati statistici, solo il 7 per cento dei migranti sono rifugiati. L'attuale sistema comune europeo di asilo si fonda su un tragico paradosso: i diritti delle persone che intendono richiedere asilo vengono riconosciuti soltanto nel momento in cui gli interessati riescono a raggiungere le coste dell'Europa. Ecco, questo momento va anticipato, anche al fine di tutelare i loro interessi e di garantire più sicurezza al nostro Paese.

Quinto obiettivo: va superato il criterio del Paese di primo arrivo; anche questo non è idoneo a gestire in modo adeguato i flussi migratori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle

e Lega- Salvini Premier).

Va affermato il principio che chi sbarca in Italia - ma lo stesso vale per la Grecia, per Malta, per la Spagna - sbarca in Europa: ripeterò questo principio sempre con forza e l'ho già fatto nei vari incontri bilaterali. Come sapete, sono stato a Parigi dal Presidente Macron e a Berlino dalla Cancelliera Merkel, l'ho ripetuto anche al prevertice di domenica a Bruxelles: le coste italiane sono coste europee; se davvero esiste un'Europa, l'Europa di Schengen, fondata sul binomio responsabilità-solidarietà, come dicono tutti e diciamo tutti a parole, allora questo criterio del Paese di primo arrivo va rivisto e superato.

Sesto obiettivo: Unione europea e Stati membri devono assumere una responsabilità comune europea sulle persone, sugli uomini e sulle donne salvate in mare. È impensabile, oltre che profondamente ingiusto, che la responsabilità in ordine alle richieste di asilo ricada tutta esclusivamente sui Paesi di primo arrivo.

Occorre superare il concetto di attraversamento illegale per le persone che sono soccorse in acque internazionali e portate a riva in adempimento agli obblighi internazionali e nazionali, ad esempio a seguito dell'attività di search and rescue. Bisogna, insomma, scindere il piano dell'individuazione del porto sicuro di sbarco dal piano dell'individuazione dello Stato competente ad esaminare le richieste di asilo. L'obbligo di salvataggio, che come sapete risponde alla legge del mare e risponde alle convenzioni internazionali, non può diventare obbligo di processare le domande per conto di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stellee Lega-SalviniPremier).

L'Unione europea deve contrastare, con iniziative comuni e non solo affidate ai singoli Stati membri, la tratta di esseri umani e combattere ben più efficacemente le organizzazioni criminali che alimentano i traffici e le false illusioni dei migranti.

Ottavo obiettivo: non possiamo portare tutti in Italia o in Spagna; occorrono centri di accoglienza in più Paesi europei, per salvaguardare i diritti di chi arriva ed evitare problemi di ordine pubblico e di sovraffollamento. Occorre, poi, che, nel quadro di ripartizione delle responsabilità, vengano realmente portati a termine i ricollocamenti.

Nono obiettivo: occorre contrastare anche il fenomeno dei movimenti secondari, certo, ma, attuando i principi sopra esposti e realizzando gli obiettivi sopra indicati; gli spostamenti intraeuropei di rifugiati risulteranno marginali e potrebbero agevolmente diventare oggetto di efficaci intese tecniche tra i Paesi maggiormente interessati.

Decimo obiettivo: ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici, è una facoltà che scaturisce direttamente dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (articolo 79, quinto comma). È un principio, secondo me, che dobbiamo rispettare, anche perché non sembra questo il tempo di proporre cessioni di sovranità in ordine alle politiche pubbliche sulla gestione dei flussi migratori.

Questo principio, tuttavia, va controbilanciato con la previsione e il rafforzamento di adeguate contromisure finanziarie nei confronti degli Stati che non si offrono di accogliere rifugiati. Nei miei contatti di questi giorni e di queste settimane con i leader europei sto ripetendo un concetto semplice, che per noi è il cardine della strategia che abbiamo elaborato: per avere un'Europa più forte, abbiamo bisogno di un'Europa più giusta e più equa. Sulla migrazione sono in gioco i valori dell'Europa unita e l'Italia - lo dico con orgoglio da Presidente del Consiglio di un grande Paese, fondatore dell'Unione europea - continuerà a fare la sua parte perché l'Europa sia all'altezza del suo compito.

C'è, in questo impegno, una coerenza con l'azione che, da sempre, il nostro Paese sa mettere in campo: penso, in particolare, a quel che è stato fatto e che continuano a fare le Forze armate, in primis la Marina militare, il Corpo della guardia costiera, anche i sindaci, i volontari, insomma, un intero e complesso sistema tutto italiano, che, da anni, salva l'onore dell'Europa nel Mediterraneo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier edi deputati del gruppo Partito Democratico). A tutte queste persone, che non sempre godono degli onori della cronaca, va il nostro, il mio e, penso, anche il vostro più sentito ringraziamento a nome di tutti gli italiani.

Passando al tema del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ribadiamo la necessità di avere un'Unione europea più giusta e più equa. Sono appena stati diffusi i dati Istat sulla povertà in Italia: non può essere ignorato che, nel 2017, oltre 5 milioni di persone in Italia hanno vissuto sotto la soglia della povertà assoluta. Stiamo parlando di 1 milione e 778 mila famiglie, di un incremento rispetto all'anno 2016, che riguarda soprattutto il Meridione, nel quale l'incidenza della povertà assoluta è salita dall'8,5 per cento del 2016 al 10,3 per cento del 2017. Ecco, questi dati ci obbligano a risposte concrete, perché ci sono 5 milioni di persone che non possono più attendere.

Il problema della povertà si intreccia, poi, con quello del divario territoriale, anche questo altrettanto intriso di ingiustizie e paradossi. Per questo, noi pretenderemo che l'Unione europea contribuisca a offrire risposte in entrambe le direzioni, consentendo un più ampio e organico utilizzo dei fondi strutturali dedicati a questi temi.

Nel nostro programma di Governo abbiamo messo nero su bianco l'impegno per il lavoro, per il reddito di cittadinanza, per migliorare l'inclusione sociale e le opportunità di impiego, specialmente per i giovani, ma non solo. Nella discussione sul prossimo bilancio settennale dell'Unione europea, proporrò che il negoziato riservi un'attenzione finanziaria più sostanziale ai fondi europei proprio a sostegno dell'inclusione sociale: penso, in particolare, al Fondo sociale europeo, che potrebbe servire per finanziare, ad esempio, la riforma e il potenziamento dei centri per l'impiego, che sono il cardine della nostra proposta sul reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stellee di deputati del gruppoLega-SalviniPremier).

Il bilancio 2021-2027 è uno strumento chiave per raggiungere questo traguardo, insieme allo scopo, fissato dalla Commissione, di un bilancio moderno “per un'Unione che protegge, rende più forti e difende” cito tra virgolette. Per questo, il bilancio dell'Unione dovrebbe concentrarsi sui modi per sostenere la crescita nazionale e affrontare le sfide comuni in modo efficace, e qui mi riferisco anche alla gestione di tutte le dimensioni interne ed esterne della migrazione.

L'Italia è un contributore netto al bilancio dell'Unione, pensiamo perciò di meritare una maggiore attenzione ai nostri bisogni per quel che riguarda le politiche tradizionali: penso all'agricoltura, alla coesione e una risposta comune al fenomeno migratorio.

Naturalmente ci opporremo ad ogni misura che danneggi le regioni e i territori ancora in difficoltà: equità significa anche questo. Dirò che siamo a favore, in linea di principio, a concentrarci sulle nuove priorità di bilancio: migrazione e controllo delle frontiere, difesa e sicurezza, crescita e innovazione, ma abbiamo bisogno di un aiuto più consistente e di espressioni di maggiore solidarietà dall'Unione europea e da parte di tutti gli Stati membri, in tutte le modalità che ho espresso.

Vado a Bruxelles con la profonda convinzione che i temi del lavoro, della crescita, della competitività e dell'inclusione sociale, centrali per la nostra missione di Governo, vadano affrontati con maggiore vigore e incisività da parte dell'Unione.

Oltre al focus sull'occupazione e l'inclusione sociale nel bilancio settennale, il Consiglio si occuperà anche di misure per la crescita e la competitività. Intendiamo portare anche a Bruxelles la nostra visione sulla riforma del sistema tributario, spiegarla e contribuire al dibattito anche in quella sede.

L'Italia ha bisogno di ridurre la pressione fiscale, come ci siamo impegnati a fare con il nostro programma di Governo e di accompagnare a questa misura la riduzione del cosiddetto red tape: la burocrazia che, unita alla pressione fiscale, ha conseguenze nefaste sulla qualità del nostro rapporto tributario tra lo Stato e i contribuenti come sulla competitività del nostro Paese.

Il Consiglio europeo discuterà, dunque, anche di questa leva necessaria per rendere l'Europa più competitiva. Da parte nostra appoggeremo tutti gli sforzi contro l'elusione e l'evasione fiscale. Cercheremo, in particolare, di progredire nella messa a punto di un sistema di definizione della base imponibile, superando la frammentazione dei sistemi di imposizione nazionali.

Abbiamo bisogno di una Europa più equa anche a livello fiscale. L'attuale assetto europeo non garantisce una tassazione equa soprattutto per quanto riguarda le attività dell'industria del web, le cosiddette digital companies. Sosterremo un approccio deciso sulla soluzione europea, nell'attesa di una soluzione a livello globale che si rende sempre più urgente, per tassare adeguatamente i profitti generati negli Stati membri e restituirne i benefici alle comunità che hanno contribuito a generarli (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

C'è un altro tema molto importante della riforma dell'Unione economica e monetaria. Ho già detto, in occasione del mio discorso per la fiducia, che il nostro obiettivo è e resta l'eliminazione del divario di crescita tra l'Italia e l'Unione europea e lo stiamo già perseguendo in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia dei mercati. Il debito pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile. Dobbiamo certamente puntare alla sua riduzione ma in una prospettiva di crescita economica ed orienteremo la politica fiscale e di spesa pubblica al perseguimento degli obiettivi di crescita stabile e sostenibile. Questo è il nostro messaggio chiave in sede di discussione sulla governance economica della nostra Europa al prossimo Euro summit, che è previsto per il 29 giugno a margine del Consiglio europeo.

Resto ottimista sull'esito della riflessione che ci attende a Bruxelles ma sarò molto chiaro sulle nostre posizioni: se vogliamo impedire il declino dell'Unione e realizzare una Unione in campo economico che sia percepita come realmente vicina ai nostri cittadini, è il momento di fare avanzare la condivisione del rischio finora rimasta troppo indietro. Però, attenzione, questi meccanismi di condivisione del rischio non debbono contemplare condizionalità che, in nome dell'obiettivo della riduzione del rischio, finiscano per irrigidire processi già naturalmente avviati, con il risultato di ottenere, anziché la riduzione del rischio, l'incremento dell'instabilità bancaria e finanziaria non certo e non tanto in Italia ma semmai in altri Stati membri che sono caratterizzati da sistemi economici più esposti, di più modesta entità.

Non vogliamo un Fondo monetario europeo che, lungi dall'operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier). È per questo che siamo contrari ad ogni rigidità nella riforma del meccanismo europeo di stabilità: soprattutto perché nuovi vincoli al processo di ristrutturazione del debito potrebbero contribuire proprio essi all'instabilità finanziaria, anziché prevenirla. Non vogliamo neppure pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero peraltro di delegittimare la base democratica di queste funzioni essenziali per la stabilità finanziaria.

Al Consiglio approveremo conclusioni anche sui progressi dell'integrazione europea nel settore della difesa e della sicurezza che sono stati significativi nell'ultimo anno e mezzo. Da parte nostra siamo a favore delle misure e degli strumenti di cooperazione tra Stati membri per evitare duplicazioni e dispersione delle spese: dalla difesa alla cooperazione strutturale permanente, la cosiddetta PESCO che riunisce venticinque Stati in una cornice politica e giuridica di impegno comune per la difesa, al Fondo europeo per la difesa, dove si punta a raggiungere un accordo per la componente industriale. Tutte queste iniziative si completano e si rafforzano nell'ambito delle attività della NATO alle quali l'Unione europea resta strettamente legata, così come il nostro Paese.

Sempre nel quadro della cooperazione Unione europea-NATO, prosegue la riflessione per migliorare la mobilità militare facilitando la circolazione delle forze militari all'interno dei confini europei per garantire maggiore sicurezza ai cittadini. Stiamo progredendo anche sulla politica europea nel settore della sicurezza civile, essenzialmente attraverso missioni di rafforzamento delle capacità di selezionati Paesi terzi in materia di polizia, amministrazione civile e giudiziaria. Questo cammino proseguirà nei prossimi mesi e ne riparleremo in autunno.

Al Consiglio adotteremo anche conclusioni sull'azione europea in materia di innovazione e digitale. I negoziati sul prossimo bilancio settennale saranno anch'essi cruciali per perseguire i nostri obiettivi di occupazione e crescita. Dobbiamo, infatti, assicurare nel prossimo quadro finanziario pluriennale che l'impulso europeo all'innovazione sia rivolto alla crescita e all'occupazione. Per fare questo le regole europee devono incentivare e non scoraggiare gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo e gli stessi investimenti delle banche nell'innovazione. Lavoreremo ad un approccio equilibrato all'innovazione, capace cioè di incentivare quella di rottura senza trascurare quella incrementale e, in questo quadro, sosterremo un approccio dal basso che tenga conto delle esigenze delle imprese e che le aiuti a creare nuovi posti di lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Al Consiglio europeo ci sarà anche una discussione sull'attuazione degli accordi di Minsk che è un dibattito importante rispetto alle sanzioni settoriali nei confronti della Russia. Su questo punto riaffermeremo il principio che non debba esserci nulla di automatico nel rinnovo delle sanzioni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sul punto occorre molta cautela: le sanzioni sono un mezzo e non costituiscono un fine. Continueremo, quindi, a prestare grande attenzione al sostegno della società civile russa e grande attenzione anche agli interessi delle nostre imprese piccole e medie che sono coinvolte nelle relazioni commerciali.

Rispetto al tema della Brexit - mi avvio a conclusione - la questione più difficile resta quella del confine tra Irlanda e Nord Irlanda, su cui continueremo a lavorare nelle prossime settimane con l'obiettivo di preservare la pace e l'Accordo del Venerdì Santo e di evitare la sciagurata ipotesi di un recesso senza accordo che sarebbe inaccettabile per imprese e cittadini. Anche per questo motivo porterò all'attenzione dei miei colleghi europei la difesa senza ambiguità dei diritti dei nostri connazionali che vivono nel Regno Unito per avere dalle autorità britanniche impegni precisi e puntuali, vigilando in particolare sui diritti delle categorie più vulnerabili e in difficoltà. Si negozia l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea ma, nello stesso tempo, dobbiamo costruire per il futuro un partenariato che rifletta il profondo legame tra la Gran Bretagna e il continente europeo. L'Italia lavorerà per un partenariato basato sulla mobilità per garantire che i fruttuosi scambi tra i nostri cittadini possano continuare, sull'economia per mantenere un elevato scambio dei commerci e sulla sicurezza per affrontare insieme in maniera più efficace le numerose sfide del nostro tempo. Vi ringrazio per l'attenzione (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

E' iscritta a parlare la deputata Angela Ianaro. Ne ha facoltà.

ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il prossimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno sarà una tappa fondamentale per il nostro Paese. Il nostro Presidente del Consiglio prenderà parte a questo appuntamento che avrà all'ordine del giorno i temi dell'immigrazione, dell'Unione economica e monetaria ma anche della sicurezza e della difesa. Presentiamo oggi una risoluzione con punti tecnici ben precisi con cui intendiamo impegnare il Governo. La risoluzione è un appello di civiltà che intendiamo lanciare per risvegliare una sensibilità istituzionale europea sulle politiche migratorie come mai è avvenuto prima d'ora, affinché le polemiche e le discussioni strumentali, a cui abbiamo assistito in questi giorni sui media, non abbiano a ridurre il tema a un discorso manicheo tra buoni e cattivi. L'argomento è talmente complesso che non può ridursi a “venite in Italia; c'è posto per tutti” e nemmeno a “nessun'accoglienza”. No, non è questa la politica. La politica è oltre: è la capacità lungimirante di prendere coscienza che una situazione non si risolve, chiudendo un occhio su una gestione intrisa di corruzione e illegalità. La situazione, così come è, non può essere più sostenuta. Inoltre, le normative e le azioni intraprese finora si sono rivelate fallimentari ad arginare oppure orientare il drammatico fenomeno migratorio di uomini e donne in fuga dalle proprie terre, mossi da speranze, spesso deluse, di approdare a vite migliori per sé ed i propri figli.

È il Regolamento di Dublino la norma che, a livello europeo, stabilisce i criteri ed i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o da un apolide nell'ambito della convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la relativa direttiva dell'Unione europea. Obiettivo del Regolamento di Dublino era di impedire ai richiedenti asilo di presentare domande in più Stati membri, il così detto “asylum shopping” e di ridurre il numero di richiedenti asilo in orbita, ovvero da Stato membro a Stato membro. Ma poiché è il primo Paese di arrivo quello incaricato di trattare la domanda, questo procura una pressione sbilanciata ed eccessiva sui Paesi cosiddetti di frontiera e, in particolar modo, come ben sappiamo, sull'Italia. L'Unione europea, se unione vuole essere, non può scaricarsi delle sue responsabilità e dei suoi doveri, delegandoli agli Stati membri; deve occuparsene direttamente e in modo condiviso ed equo. Con questa logica illogica l'Italia ha dovuto affrontare da sola la situazione.

Chiediamo, dunque, al Governo di continuare a farsi portavoce, come ha già fatto in queste prime settimane di attività, di un cambiamento radicale e di una rivoluzione copernicana. Agli errori per mancanza di solidarietà tra Paesi dell'Unione europea bisogna ovviare, definendo una linea umanitaria comune che riconosca all'individuo migrante la dignità di persona. Il Regolamento di Dublino è, di fatto, divenuto insostenibile. Esso, infatti, ha trasmesso l'idea in alcuni Paesi che il problema della gestione dell'immigrazione dovesse essere esclusivamente italiano, sollevandoli, di fatto, da ogni responsabilità. Occorre voltare pagina, dare spazio a nuove regole condivise, non perché l'Italia non voglia assumersi responsabilità - e l'impegno costante della nostra Guardia costiera lo testimonia - ma perché le stesse siano, d'ora in avanti, equamente distribuite tra i Paesi membri che, nel recente passato, si sono dimostrati attenti a interessi particolari e non comunitari. Ed invece riteniamo che una migliore distribuzione dei compiti, delle responsabilità in ambito europeo possa e debba verificarsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Chiediamo siano individuate nuove soluzioni al problema, come l'istituzione di specifiche strutture di accoglienza e permanenza dei migranti nei Paesi di origine e transito, con agenzie europee e internazionali che vigilino affinché vi sia la completa garanzia dei diritti umani e degne condizioni.

A sessant'anni dalla firma dei Trattati di Roma che hanno gettato le basi per la nascita dell'Unione europea, restiamo europeisti ma desiderosi di un'altra Europa, un'Europa che ritrovi linfa espandendo questa eco di rinnovamento a tutti i Paesi membri del progetto per una migliore vivibilità comune su regole condivise e di più larga ed autentica partecipazione, in primo luogo, di e per i cittadini. Vogliamo un'Europa, Presidente, non solo economica e finanziaria, non solo fondata sul mercato unico, ma anche attenta ai valori sociali, unita e coesa nel contrasto e nella prevenzione dei fenomeni che esercitano una pressione insostenibile per alcuni Stati. Dal 2014 al 2017 sono sbarcati in Italia oltre 600 mila migranti. Dietro ogni sbarco c'è uno scafista e un racket ben organizzato, ma, nonostante questa sostanziale verità, l'Italia ha accolto e soccorso centinaia di migliaia di persone in fuga da guerre e miserie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Negli ultimi giorni, però, dalla Spagna e dalla Francia si levano voci irriguardose rispetto al grande impegno che ha dimostrato l'Italia nell'accogliere e gestire le pratiche di tutti questi migranti. Se in Italia la situazione è diventata insostenibile è perché finora molti Paesi hanno chiuso le loro frontiere, lasciando di fatto sola l'Italia che oggi, alla guida di un Governo espressione di 17 milioni di persone, fa un cambio di rotta, virando verso l'umanizzazione e l'organizzazione tecnica del fenomeno immigratorio. Ci saremmo aspettati che i rappresentanti spagnoli e francesi formulassero delle ipotesi per dare finalmente una mano all'Italia, piuttosto che affidare a note stampa il proprio pensiero di critica al Governo italiano. Da loro vorremmo finalmente una sana autocritica, un'analisi priva di pregiudizi. Ci stupisce che proprio dalla Francia arrivino le parole più amare, proprio la Francia che dai casi di Ventimiglia e di Bardonecchia non è certo nelle condizioni di poter dare lezioni agli altri (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Ci auguriamo che tutti i Paesi europei collaborino con l'Italia in sede di Consiglio europeo, con l'obiettivo di raggiungere un compromesso che superi il Regolamento di Dublino e applichi la solidarietà scritta nei trattati, con ricollocamenti obbligatori e automatici dei migranti sbarcati in Italia.

La politica deve tornare, in questo Paese, ad essere speranza, la speranza che un'altra politica è possibile. Le emergenze non possono essere permanentemente legalizzate e rese ordinarie. Per noi chi fugge o spera in un futuro migliore non può essere merce per trafficanti senza scrupoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non possiamo continuare ad oliare un sistema che ha fatto il suo tempo. La nostra coscienza ci impone di scegliere se assecondare scafisti, corruzione, illegalità e consentire ancora che persone disperate siano sfruttate. Occorre un punto perché nessuno più abbia a lucrare sulla loro pelle. Non ci volteremo ma guardiamo in faccia il problema e lo affrontiamo. Dopo anni di solitudine nel gestire un fenomeno tanto vasto quanto complesso, si è arrivati ad un'espressione popolare culminata con il voto del 4 marzo scorso con cui gli italiani hanno chiesto un cambio di marcia e che, come prima forza politica qui in Aula, noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo ignorare. Lo dobbiamo a chi ha voluto il cambiamento e ci ha indicati per rappresentarlo, in contrapposizione ad una politica che ha autorizzato sbarchi senza limiti. Il malessere nel Paese chiede un cambiamento e noi vogliamo andare in questa direzione. Gli italiani sono tra i popoli più accoglienti e solidali al mondo. Di ogni pazienza, però, non si può abusare. I cittadini chiedono e vogliono una nuova linea politica.

Nel 2016 è stato di 1,7 miliardi di euro il carico economico sulle spalle dello Stato italiano destinato all'accoglienza e gestione dei migranti, contro poco più dei 46 milioni messi a disposizione dall'Unione europea, pari soltanto al 2,7 per cento dell'onere gravato sul bilancio dello Stato. A dirlo non siamo noi, ma l'indagine sulla prima accoglienza degli immigrati, pubblicata dalla Corte dei conti e resa nota nel marzo scorso.

Da qui emerge anche il mancato ricollocamento dei profughi in altri Paesi europei. La relazione della Corte riassume tutti gli aspetti e le criticità del fenomeno immigrazione, sollecitando a maggiori controlli sulle modalità di spesa a livello locale e criticando anche alcune prefetture, che non avrebbero fornito un esaustivo quadro circa i costi giornalieri di gestione locale.

Vorremmo che la risoluzione fosse massimamente condivisa oggi dall'Aula, per rendere la posizione del Paese più forte agli occhi dell'Unione europea, a cui mandiamo un segnale. La linea di civiltà, che separa un sistema di morte da quello di vita, la marchiamo oggi con la risoluzione, con cui chiediamo di implementare accordi bilaterali dell'Unione europea con i Paesi terzi di transito e di origine, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio, per quanti non hanno diritto di permanenza all'interno dell'Unione europea.

Non vogliamo un'Europa a due marce, dove si è stati indulgenti con i Paesi che non hanno accolto i rifugiati, senza che scattassero per loro dure sanzioni. Che cos'è l'Europa? Cosa resta ancora di quel progetto ambizioso di unire insieme più Stati? La solidarietà e l'equità. Da questo occorre ripartire, ma in modo serio (Applausi dei deputati dei gruppiMoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il problema dei migranti e dei profughi e della loro sistemazione in sicurezza, senza causare squilibri sociali nei Paesi del loro transito, è urgentissimo e, ahimè, non solo in senso metaforico, in alto mare.

Lo stato dell'Unione europea non è risultato mai così disastroso. Non pretendo qui di essere originale; non c'è nessuno che osi dire il contrario, del resto lo spettacolo è sotto gli occhi di tutti. Doveva essere abbattuto il muro di Dublino, ma in realtà il muro di Dublino è solido più che mai e, accanto ad esso, sono stati costruiti nuovi muri. Schengen è in agonia. Assistiamo a performances maciste di alcuni leader europei, come Macron, che ha il coraggio di darci lezioni di umanità, salvo poi respingere le donne incinte a Bardonecchia. Assistiamo a gesti enfatici di leader socialisti, come Sanchez, che si sbracciano, per consentire alle ONG di attraccare nei porti spagnoli, salvo poi rimpatriare in fretta e furia tutto il carico di quelle ONG. E, allora, viene da chiedersi: è meglio dire alle ONG, che non possono più sbarcare - come vi riconosciamo avete fatto voi e, dunque evitare viaggi della morte -, o è meglio dire loro “venite, venite pure, tenete i migranti in mare per giorni a rischio vita” e poi rispedirli nei loro Paesi, appena attraccati?

I numeri delle ricollocazioni in Europa sono ridicoli e vengono evitate dagli Stati membri come la peste. I rimpatri europei sono lenti e troppo pochi. L'unica cosa che si è veramente fatta sono gli hotspot sulle nostre coste.

La verità è che, nei fatti, l'Europa ha deciso di demandare ai Paesi di frontiera esterna, come l'Italia, i compiti di gestione dell'immigrazione e che si lascia che l'immigrazione clandestina, anche voluta e determinata da chi vuole destabilizzare l'Occidente, prenda il sopravvento.

E, ciò nonostante, noi di Forza Italia rimaniamo europeisti convinti, così convinti che questa Europa vogliamo cambiarla: non distruggerla, cambiarla. Se, anziché investire nella difesa di noi stessi, ogni Stato continuerà a scaricare sul suo vicino gli oneri di una responsabilità che dovrebbe essere comune, avremo scritto le parole “game over” al sogno europeo. E noi non siamo convinti che un'Italia isolata sarebbe più forte.

Il problema dell'immigrazione è un problema che non può essere affrontato da un Paese soltanto, qualunque esso sia, ma può essere risolto solo con uno sforzo politico collettivo. Assecondare troppo i Paesi di Visegrad significa assecondare Paesi che vorrebbero chiudere le frontiere interne. E, visto che l'Italia non può costruire muri sulle proprie coste, significherebbe fare diventare il nostro Paese un Paese imbuto, dove si fermerebbero tutti i migranti. E noi non possiamo permettere la chiusura di Schengen, che farebbe dell'Italia un lazzaretto di disperati. Presidente, purtroppo, ci siamo noi in mezzo al Mediterraneo, non c'è l'Ungheria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La Merkel non è probabilmente il leader europeo più simpatico ed empatico, ma dobbiamo dirci la verità: se non avesse promosso l'accordo UE-Turchia e non avesse accolto 1 milione di siriani, adesso quel milione di persone e gli ulteriori flussi dalla Turchia stazionerebbero tutti nelle isole greche, soffocandole. Se noi litighiamo con la Merkel e seguiamo il suo avversario interno conservatore del CSU, noi aggrediamo l'unico alleato possibile che abbiamo in questa partita. Non bisogna aggredirla la Germania, ma bisogna chiedere con forza che venga chiusa la rotta mediterranea, utilizzando lo stesso metodo utilizzato per la Turchia e, cioè, investendo soldi, almeno gli stessi 6 miliardi di euro.

Abbiamo seguito attentamente le vostre diatribe con gli altri leader europei ma, se facciamo e faremo sempre il tifo perché l'Italia porti a casa qualche risultato, abbiamo qualche riserva sui toni muscolari utilizzati, che, se da una parte hanno messo in luce i problemi - e questo assolutamente ve lo riconosciamo - dall'altro possono diventare un boomerang, che rischia di farci sfilare il ruolo dalla Spagna, nella triangolazione con la Germania e con la Francia.

Presidente Conte, su questi temi non serve una contro-narrazione, ma azione. E, allora, che fare? Punto primo: stabilizzare la Libia. E in questo senso abbiamo salutato con grande favore la visita del Ministro Salvini.

Punto secondo: chiudere la rotta mediterranea, investendo quanto è stato investito nella rotta balcanica, e riattivare investimenti seri per un Piano Marshall per l'Africa. Investire in Africa e, in particolare, investire nell'Africa subsahariana. In questo vertice europeo dovete occuparvi del terrorismo in quelle aree, delle guerre civili in quelle aree, dei cambiamenti climatici, che erodono ogni ora terre coltivabili. In caso contrario, ci saranno tra gli 11 e i 20 milioni di persone che si sposteranno verso l'Europa e l'Italia, con la sua collocazione geografica, ne sarà la testa di ponte naturale.

Punto terzo: nell'agenda del Consiglio, d'ora in poi, deve esserci scritta non la parola “profughi”, ma probabilmente, possibilmente anzi, in neretto, le parole “migranti economici”. È stato miope da parte dei precedenti Governi insistere sulla ricollocazione dei profughi, perché l'Italia non li ha. Abbiamo coscienza che, se anche tutti gli altri Paesi europei si facessero carico del 100 per cento dei collocamenti, l'Italia avrebbe ben poche persone da collocare. Il problema dell'Italia sono i migranti economici e non tanto e soltanto i flussi, ma lo stock, quei 170 mila migranti economici, che abbiamo ereditato dai Governi di sinistra. Troppo facile dai colleghi del PD menzionare sempre e soltanto il ministro Minniti. Che ne vogliamo fare di questo stock? Rimpatriarli? Ci riuscite, nonostante i Paesi di provenienza siano introvabili o non li vogliano? Aprire canali legali, per immetterli nel sistema di lavoro in chiaro, per non renderli schiavi sui campi? Oppure vogliamo continuare a tenerli nelle cooperative che ci stanno lucrando?

Quarto punto: modificare Dublino. La Commissione ha fatto una proposta, il Parlamento europeo ha accettato la sfida e ha votato un testo migliorativo per l'Italia, perché ha fatto cadere il principio giuridico dello Stato di primo approdo, nel senso di tutti gli oneri sullo Stato di primo approdo. Inspiegabilmente - qua mi rivolgo ai colleghi della Lega - i vostri partner di Governo del MoVimento 5 Stelle hanno votato contro. E non mi riferisco, Molteni, alla proposta bulgara, mi riferisco alla proposta del Parlamento europeo.

Presidente Conte, basta piumini sul tavolo su Dublino. Lei ha ragione, ma allora faccia prendere una posizione in Consiglio europeo. Il Consiglio europeo e cioè gli Stati si pronuncino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

E basta flessibilità, in cambio dei nostri confini aperti! Basta la paghetta all'Italia, per fare il lavoro sporco, che non vuole fare nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Qua non ci vuole flessibilità, ma fermezza. E, Presidente Conte, magari fermezza con un po' di diplomazia. Se le userete, vi appoggeremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, la mia città è Ventimiglia, un tempo conosciuta per le sue bellezze, per il mercato del venerdì, a vocazione commerciale e turistica, oggi, ahimè, famosa nel mondo per la grave situazione in cui è precipitata a causa di un'immigrazione incontrollata.

Onorevoli colleghi, potete quindi immaginare con quanta emozione vi stia parlando in questo mio primo intervento alla Camera dei deputati. Tante parole sono state spese negli anni in quest'Aula sulle sofferenze dei migranti, che sicuramente meritano attenzione e rispetto, in special modo se scappano dalla guerra o dalla povertà, ma oggi concedetemi cinque minuti per portare finalmente in quest'Aula l'urlo di dolore di tanti ventimigliesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), finora inascoltati, che soffrono le conseguenze di una presenza sul territorio comunale di centinaia di migranti, una convivenza difficilissima.

Hanno subìto problemi di ordine pubblico di ogni genere, accampamenti abusivi, minacce, insulti, atti osceni in luogo pubblico, perfino sassaiole contro le finestre di casa. L'unica loro colpa è abitare in una città di confine.

Quest'oggi discutiamo dell'imminente Consiglio d'Europa e della posizione che il Governo italiano dovrà assumere in quel contesto anche e soprattutto sull'immigrazione. Ebbene, si sappia che i ventimigliesi, e non solo, seguiranno con attenzione spasmodica i lavori di questo vertice. Ventimiglia è diventata il tappo d'Italia e la frontiera più calda d'Europa.

Siamo consci che il problema va risolto in un contesto internazionale, rivedendo trattati ormai obsoleti. Siamo consci che la Francia ha un atteggiamento arrogante e ipocrita; lo vivono i nostri lavoratori frontalieri italiani che vengono bloccati in questi giorni peggio che i migranti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Siamo consci che il Governo non ha la bacchetta magica: non può risolvere, appena insediato, da solo e in poco tempo, quanto colpevolmente non è stato fatto dai precedenti Governi di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), ma siamo ottimisti.

Vediamo finalmente che nell'agenda europea la questione della gestione dei flussi migratori è diventata una priorità da affrontare. Questo grazie a un Governo che ha fatto rialzare la testa al Paese, che ha ridato l'orgoglio di appartenere a questo Paese. Voglio ringraziare, in particolare, il Ministro dell'Interno Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), per come sta svolgendo il suo incarico con dinamismo e pragmatismo, ma, soprattutto, perché, leggendo le sue dichiarazioni, Ventimiglia è sempre al centro dei suoi pensieri.

Signor Presidente, la Francia che ci fa tanto la morale la smetta di abusare di potere, la smetta di usare il Trattato di Schengen come carta straccia. La Francia apra i confini, la Francia apra i confini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)!

Onorevoli colleghi, e concludo, la mia città è stanca, stufa e arrabbiata; ha pagato e sta pagando un prezzo che non si merita. Sfido gli europeisti convinti e i buonisti a farsi un giro nella mia città, a parlare con la gente e a uscire dal palazzo. L'Europa dimostri di esistere, perché a Ventimiglia l'Europa è morta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier- Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Signor Presidente del Consiglio, la gestione dei flussi migratori, come lei ha sottolineato, sarà uno dei temi centrali del Consiglio europeo, e lei da qui ha preso le mosse nel suo discorso.

Prima di ogni altra considerazione, vorrei ricordare a lei e a tutti noi che stiamo parlando di uomini e donne che fuggono dalla guerra, dalla povertà, dalla miseria, dalla fame. Si stipano su scafi insicuri, in condizioni disumane, mettendo a rischio la propria vita nella speranza di ritrovare altrove quella dignità che non hanno nel proprio Paese. Per questo rivolgo al suo Governo, e in particolare al Ministro Salvini, un appello: parliamo di quella povera gente con rispetto; non usiamola come un ostaggio per inutili esibizioni di muscoli.

Ricordiamo quale carico di sofferenza ognuna di quelle persone porta con sé. Ricordiamo che la storia dell'umanità è storia di migrazioni. Ricordiamo che vivono oggi nel mondo 60 milioni di discendenti di italiani che sono emigrati da questo nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico -Commenti di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier) e quanto dura fu la loro vita e la vita dei loro padri.

Dico questo non per un istinto buonista o compassionevole, ma per essere tutti noi sempre consapevoli della necessità di trattare questo tema con rispetto, serietà e umanità.

Detto questo, non vi è dubbio che i flussi migratori che negli ultimi anni hanno investito l'Europa richiedano una strategia adeguata, che muova da un presupposto ineludibile: chi sbarca in Italia, in realtà, non vuole entrare nel nostro Paese soltanto, ma vuole entrare in Europa, e dunque questi flussi non possono essere scaricati solo sui Paesi di primo approdo.

In linea di principio l'Unione europea questo lo riconosce, ma poi sappiamo che, in realtà, molti Paesi si rifiutano di accettare la redistribuzione dei richiedenti asilo, e dunque è del tutto giusto che l'Italia chieda un cambio di passo, come lo hanno chiesto, prima di lei, i Governi guidati da Renzi e da Gentiloni, perché gli obiettivi che lei ha indicato - una gestione comune delle frontiere esterne, il superamento del Regolamento di Dublino, gli accordi bilaterali tra l'Unione europea e i Paesi africani, un diritto di asilo europeo omogeneo, l'attivazione dei corridoi umanitari, il sostegno a programmi nazionali di affidi familiari per i minori non accompagnati, aggiungo io - tutto questo sono obiettivi che erano stati posti e sono stati posti ripetutamente dai Governi che vi hanno preceduto.

E non basta dire “prendetevi un po' di migranti, perché noi ne abbiamo troppi”, perché questa non è una proposta che fin qui è stata raccolta. Bisogna essere assertori di una vera strategia europea e, se si chiede un cambio di passo a Bruxelles, allora il cambio di passo deve farlo anche l'Italia. Per esempio, uscendo dalla mitologia sovranista che ogni giorno demonizza l'Europa, salvo poi pretendere che l'Europa faccia quello che noi non vogliamo o non siamo capaci di fare (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali). E allora, se il punto è ottenere gli obiettivi che lei ha indicato, e su questi obiettivi credo che tutto il Parlamento convenga, le chiedo: ma lei crede davvero che la strada giusta sia prendere in ostaggio 500 migranti, usandoli come una sorta di scudi umani (Applausi dei deputati dei gruppiPartito Democratico e Liberi e Uguali)? Lei crede davvero che il modo di far valere le nostre ragioni sia un continuo litigio con tutti i nostri interlocutori? Lei crede davvero che sia la strada giusta quella di rappresentare le organizzazioni non governative come complici degli scafisti, quando sottraggono dalla morte in mare i migranti (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali)? Le dico di più: lei e il Ministro Salvini credete davvero che i nostri alleati debbano essere la Baviera, l'Austria, i Paesi di Visegrád  (Applausi dei deputati dei gruppiPartito Democratico e Liberi e Uguali), i cui Governi non solo non accettano nessuna redistribuzione, ma chiedono un'applicazione del Regolamento di Dublino più dura e più aspra, quando noi ne chiediamo il superamento (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico)?

Allora, è su questo che noi vi chiediamo coerenza, liberandovi dall'idea che l'Europa sia un nemico, l'Europa sia un ostacolo, l'Europa sia un peso, quando, invece, è soltanto in una chiave europea e con una strategia europea che quegli obiettivi che lei indica possono essere raggiunti.

Nessuno ignora - dico anche questo al Ministro Salvini, che si occupa di queste cose in prima persona - le ansie e le paure che sempre i fenomeni migratori suscitano, non c'è da stupirsene. Infatti, quando nella tua comunità vedi arrivare persone che parlano un'altra lingua, pregano un altro dio, mangiano altri cibi, hanno consuetudini e modi di vita diversi, il primo istinto non è mai l'accoglienza; il primo istinto è sempre la diffidenza e il timore.

Sono di Torino e le potrei raccontare quali pregiudizi, quali diffidenze e quali conflitti accompagnarono l'immigrazione al Nord di tanti connazionali del Sud (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico), ma proprio per questo non serve alimentare paure, soffiare sul fuoco dei pregiudizi, proporre discriminazioni, come, per esempio, dire che si sostengono i comuni nella spesa per gli asili nido e le scuole materne soltanto per i bambini italiani.

Serve operare per l'inclusione, per il reciproco riconoscimento, per la convivenza, perché così si costruisce una società senza conflitti. Questo non significa - e vado verso le conclusioni - che l'accoglienza possa essere illimitata: è evidente che i flussi debbano essere contenuti e il Ministro Minniti lo ha fatto, come le cifre dimostrano. Ma, per ridurre i flussi, non basta contenerli. Le dinamiche demografiche che abbiamo di fronte del continente nero sono impietose. Oggi vivono in quel contenente 1 miliardo e 250 milioni di persone; saranno 2 miliardi e mezzo nel 2050, cioè domani mattina; saranno 4 miliardi alla fine del secolo, quando la Nigeria, con 600 milioni di abitanti, sarà il terzo Paese più popoloso di questo continente. Nessuno può pensare che il destino di quella immensa moltitudine di persone possa essere affidato all'emigrazione.

Allora, anche qui serve un cambio di passo: se non vogliamo che vengano tutti qui, bisogna farli vivere meglio lì, certo; ma questo non si risolve con qualche atto simbolico di solidarietà: richiede uno sforzo straordinario, enorme, ingente e vedremo la vostra coerenza quando presenterete qui la legge di bilancio, negli stanziamenti per i Paesi in via di sviluppo e gli aiuti alla cooperazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Richiede uno sforzo straordinario per sostenere investimenti, per garantire la realizzazione delle infrastrutture necessarie, per dare servizi fondamentali, educativi e sanitari, a quella popolazione, per costruire istituzioni che reggano, in Paesi che hanno una storia politica e sociale drammaticamente tormentata. Una sfida, insomma, a cui l'Europa non può sottrarsi!

Ecco, noi, signor Presidente, le vorremmo sentir dire queste parole, mettendo fine alla caricatura che ogni giorno dipinge l'Europa come un peso, un ostacolo, un nemico. Guardi, e lo dico anche a Salvini: è una pericolosa illusione credere che ci si difende meglio se ci si chiude, se si erigono muri, si chiudono porti, si alzano barriere, si impongono dazi. Viviamo in un mondo grande e in un mondo grande, se ti fai più piccolo, sei solo più piccolo e sei solo più vulnerabile e sei solo più debole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO FASSINO (PD). Noi vogliamo, invece, un'Italia che sia forte, un'Italia che sappia difendere, certo, i suoi interessi, ma gli interessi si difendono facendoli valere là dove si prendono le decisioni; e le decisioni si prendono sempre di più nelle sedi multilaterali, si prendono sempre più in Europa. Guardiamo appunto come altri Paesi riescono ad affermare i loro interessi, ma lo fanno non negando o contestando ogni giorno l'Europa, la sua esistenza e la sua necessità, ma, partendo dal riconoscimento della necessità di quella dimensione, lì fanno valere i loro interessi e contribuiscono alle decisioni che li tutelano.

Ecco, noi vorremmo un'Italia così: un'Italia più forte, che lo sarà in quanto sappia che il suo destino è in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, voi domani, signor Presidente del Consiglio, testerete la volontà del Leviatano europeo di trattare con il nostro Paese in questa fase politica, dove la dinamica destra-sinistra si è rotta ed esiste solo più sui territori e si è creato un nuovo asse: l'euro-entusiasmo, coloro che non sostengono questo Governo, contro l'euro-criticità, coloro che, invece, sostengono questo Governo.

Mi soffermerò su questo intervento in due punti: immigrazione e sviluppo. Al vertice informale di Bruxelles di domenica, il Presidente del Consiglio Conte ha presentato, in vista del Consiglio europeo, una proposta in materia di immigrazione, articolata in dieci punti, attualmente al vaglio dei Ministri e dei Capi di Stato degli altri Paesi dell'Unione europea.

L'Italia ha finalmente assunto un ruolo propositivo e attivo, anche per colmare le evidenti lacune delle politiche finora attuate nell'ambito dell'Unione europea in materia di immigrazione e asilo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), che ci hanno di fatto portato a questa grave situazione di emergenza.

Secondo i dati del Ministero dell'interno sull'immigrazione, dal 2013 al 2017, su oltre 600 mila arrivi registrati solo via mare in Italia, le domande di protezione internazionale presentate sono state 429 mila. Sempre secondo gli stessi dati, la media delle domande di protezione internazionale accolte, cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato, è solo il 7,2 per cento.

La proposta presentata si caratterizza per una logica completamente diversa: la necessità di una politica comune, sì, ma una politica comune in cui tutti gli Stati si prendano una quota di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Le azioni finora adottate dalle istituzioni europee hanno rilevato nei fatti lacune e carenze, che si sono tradotte in una pressione migratoria e una gestione dei flussi solo sui Paesi di primo arrivo, ovvero i Paesi sostanzialmente del Mediterraneo, e i confini chiaramente orientali dell'Europa. Si pensi al programma di ricollocamento dei richiedenti come esempio di fallimento di questa politica europea: su 160 mila richiedenti asilo, da Italia e Grecia, sono stati ricollocati solo 12 mila richiedenti asilo, praticamente una quota ridicola. Occorre garantire che il diritto di asilo e gli strumenti previsti per dare la tutela, sì, ai veri rifugiati non vengano strumentalizzati per altri fini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Ecco perché è necessario, in contemporanea, predisporre azioni e misure di contrasto all'immigrazione clandestina: si tratta di un'azione fondamentale, di una battaglia di civiltà, della battaglia contro la tratta degli esseri umani, un crimine lucroso per le organizzazioni criminali, che sfruttano proprio le falle del nostro sistema, del sistema Europa. Permettetemi di dire che, solo fermando i flussi, si fermano le morti nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier) e si blocca il fenomeno del caporalato e del degrado sociale. Ministro Salvini, continui con il blocco navale! Sta già salvando delle vite umane.

In merito allo sviluppo, occorre ribadire con forza, signor Presidente del Consiglio, che questo è un Paese che vuole ancora sognare, questo è un Paese che, nonostante tutto, vuole avere un futuro, questo è un Paese che soffre, soffre per la morsa dei parametri di Bruxelles, sempre più stretti, sempre più lontani dall'economia reale.

Riceverete delle pressioni fortissime: il sistema cercherà di neutralizzarvi, come già fece in passato. Vi chiediamo di resistere, di resistere e di lottare, per riportare al centro del dibattito l'economia reale.

Signor Presidente, l'Italia non ha mai avuto paura della concorrenza, ma questa concorrenza sleale è un artifizio creato ad hoc per distruggerci. Abbiamo bisogno di proteggerci, di proteggere il nostro spazio economico dalla concorrenza sleale e dai trattati lesivi per le nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), come abbiamo bisogno di allentare quei parametri di cui parlavamo prima, per far tornare a girare l'economia reale.

Con una potente azione di convincimento ci hanno fatto credere che siamo un popolo pigro, lazzarone, che i nostri giovani non hanno più voglia di lavorare. Si ricordi, signor Presidente: non è vero, non è vero! Il nostro non è un Paese pigro, è il Paese dove è nato il commercio in senso moderno, dove è nata l'accademia in senso moderno, è il Paese dove è nato il concetto di municipalità, è il Paese dove è nato il concetto di identità territoriale.

Noi rifiutiamo l'appellativo di PIGS o di scrocconi, lo rifiutiamo con forza! La generazione precedente alla mia, signor Presidente, la generazione dei miei genitori, ha trovato un Paese bombardato…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). …e ha creato tutto questo: nonostante tutto, nonostante tutte le azioni per distruggerlo, uno dei Paesi ancora più sviluppati del mondo.

Lei, signor Presidente, dovrà difendere tutto questo. Le faccio il nostro in bocca al lupo, e noi come Lega saremo ovviamente al suo fianco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, mi sia concesso di iniziare questo intervento portando la solidarietà al comandante della Guardia costiera, ammiraglio Pettorino. Non si può infatti chiedere ad un ufficiale, ad un uomo di mare di non rispondere agli SOS (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Vedete, è come chiedere ad un medico di venir meno al giuramento di Ippocrate. Eppure, questo è capitato, è capitato nell'Italia di questi giorni.

Occorre ricordare, in questa sede, ancora una volta, come abbiamo già fatto in occasione della fiducia a questo Governo, che l'attività di soccorso in mare è disciplinata da trattati internazionali e da un'antica, immutabile legge del mare, per cui si salva la persona che si trova in pericolo.

Così come da quest'Aula credo che debba venire solidarietà nei confronti di una campagna indegna di criminalizzazione delle ONG; ONG e volontari che, in questi anni, sotto il coordinamento delle autorità italiane competenti, hanno salvato in mare decine e decine di migliaia di donne, uomini, bambine e bambini (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Ugualie di deputati del gruppo Partito Democratico). Non è accettabile fare di tutta un'erba un fascio, non è accettabile assecondare una campagna propagandistica di criminalizzazione di queste associazioni.

Vede, Presidente Conte, le diamo atto di un discorso - quello che ha fatto lei, oggi, di fronte a noi - equilibrato e anche che, nei dieci punti che lei ha presentato, ci siano elementi largamente condivisibili. Però, al tempo stesso, siamo preoccupati, molto preoccupati per l'Europa e per l'Italia. Vediamo, al di là della retorica, un'Europa divisa, un'Europa che sembra aver smarrito la sua missione; incapace, cioè, di svolgere quel ruolo di protagonista sullo scenario internazionale; vediamo un'Europa in cui stanno prevalendo gli egoismi nazionali, così come vediamo, con preoccupazione, un tentativo di indebolimento del suo ruolo, che pare unire, per una volta, l'Est come l'Ovest.

L'Italia ha, da questo punto di vista, una situazione che ci preoccupa, perché pare avere un Governo - o, meglio, dopo il discorso di oggi, sarei tentato di dire quasi “una parte di questo Governo” - che usa l'Europa come arma propagandistica, un Governo che racconta falsità come la chiusura del porto per la nave Aquarius, che, come abbiamo dimostrato la scorsa settimana, non è mai avvenuta; un Governo che dimentica le leggi del mare, un Governo che pare, sempre, ogni giorno, forte con i deboli e debole con i forti.

E in questo quadro, quindi, desolante - dominato più dai comunicatori che dagli statisti, da una visione lunga - non si affrontano i temi centrali del futuro dell'Unione europea, che sono in agenda al prossimo Consiglio europeo e guardi, signor Presidente del Consiglio, anche i buoni propositi che lei ci ha illustrato oggi rischiano di essere travolti, se prevale quest'idea, se prevale quest'immagine distorta dell'Europa, perché impedisce di affrontare i problemi reali che ci sono, di funzionamento e di prospettiva dell'Unione europea.

Sui temi centrali di questo Consiglio europeo: lo sviluppo, la crescita, l'unione monetaria, la questione epocale delle migrazioni, ci sono molte cose che non vanno, ci sono molte cose su cui chiedere un cambio di passo oppure, rispetto per esempio all'unione monetaria, difendere con coraggio un'altra visione e un'altra idea che non sia semplicemente la difesa delle economie più forti. Ma a guardar bene, se ci pensiamo e ci fermiamo un attimo, pare esserci un tratto comune su entrambe le grandi questioni: un egoismo nazionale che sembra prevalere su tutto, una divisione che pare far premio sull'unità e, invece, signor Presidente del Consiglio, ci sarebbe bisogno di unità e di una visione coraggiosa e solidale per affrontare sia le questioni economiche e il futuro dell'unione monetaria e bancaria, sia quelle dei migranti.

Da questo punto di vista, l'Italia dovrebbe essere più unita, perché l'unità è fondamentale per contare di più sui tavoli di Bruxelles, per tessere alleanze e, invece, a leggere i giornali, più che a sentire l'intervento del Presidente del Consiglio, oggettivamente, il Governo pare perseguire la via opposta, una via della divisione, alimentando gli istinti primitivi e negativi. E oggi rischia di essere, oggettivamente, isolato, mentre ci vorrebbe, come dicevo, una politica di alleanze.

Come detto in occasione della discussione sul voto di fiducia al Governo, le ribadiamo, signor Presidente, che noi ci siamo, ci siamo per cambiare quest'Europa che, così com'è, non ci piace, per contrastare una deriva liberista e mercatista, per rilanciare, però, il progetto di un'Europa forte e solidale e non trasformare l'Europa nel nemico di tutti i populismi. Noi ci siamo per contrastare il progetto di unione monetaria che semplicemente fotografi il dominio degli interessi delle economie più forti a scapito degli Stati più deboli e, in particolare, degli Stati del sud Europa.

Non ci stiamo, però, e non ci staremo, lo ribadiamo con forza, a farlo costruendo alleanze innaturali con l'Ungheria e il gruppo di Visegrád, perché sono alleanze contrarie alla nostra storia, contrarie alla nostra cultura, che ci riporterebbero in un situazione di minorità, abbandonando, invece, un ruolo fondamentale e centrale che nella storia dell'Unione europea il nostro Paese ha sempre avuto, fin dalle origini.

E, poi, lo voglio dire qui, non è con i muri, non è con i dazi, cari Ministri Salvini e Di Maio, che si risolvono i nostri problemi; la storia ci dice che con questi strumenti i problemi, per un Paese con la nostra natura, le nostre caratteristiche e le nostre risorse naturali, questi problemi, non solo non si risolvono, ma si aggravano.

Bisogna avere, quindi, il coraggio di affrontare le sfide dell'innovazione e del digitale, ma per farlo bisogna lavorare nel segno dell'uguaglianza e dell'opportunità e nella valorizzazione delle risorse umane, e non già nel suo contrario.

Dobbiamo avere il coraggio, quindi, di essere più forti sui tavoli europei a chiedere una tassazione europea sui profitti delle grandi compagnie digitali e avere più forza nell'allargare, nell'abbattere il cosiddetto digital divide. Da questo punto di vista, ci sono delle sfide che necessitano, quindi, di un Paese forte e di un'Europa forte, non degli egoismi nazionali.

Concludo, signor Presidente, sottolineando come stiamo vivendo tempi difficili; leggiamo cose che pensavamo di non dover più leggere, ma proprio per questo bisogna tenere la barra dritta e per noi la barra dritta è quella dell'uguaglianza e dell'umanità. Mai dimenticarsi che, quando parliamo di migranti, dietro ci sono le storie personali, i drammi di uomini e di donne; lo facciamo, vivendo questi tempi difficili, con la necessità di combattere gli egoismi vecchi e nuovi, di combattere i vecchi e i nuovi nazionalismi, per costruire un'Europa dei diritti e della coesione sociale, con un'Italia che sia protagonista sullo scenario internazionale come attore di pace. Se si vuole perseguire questa strada, una strada, quindi, che vede un'Italia capace di essere protagonista su queste direttrici, noi ci saremo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Ugualie di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Conte, quella che vi trovate di fronte, che lei si troverà di fronte al Consiglio europeo di domani e dopodomani è, oggettivamente, una grande responsabilità: trovare una soluzione a un'emergenza, l'emergenza migratoria, che investe l'Italia da ormai sei anni - l'Italia e non solo l'Italia -, oppure sancire definitivamente la morte dell'Unione europea. Insomma, è un momento storico; lei si trova, domani, di fronte a un momento storico e ha la mia solidarietà, perché, insomma, trovarsi nel pieno della tempesta, a poche settimane dal suo primo incarico istituzionale, non deve essere una cosa facile, però, la tranquillizzo. In questi pochi giorni avete già fatto meglio di quelli che vi hanno preceduto: Governi fantoccio, che sono stati lì a eseguire pedissequamente quello che diceva l'Unione europea.

Il fatto stesso che l'Italia si presenti, domani, con una sua proposta, per noi è una novità e, quindi, per questo la ringraziamo; la musica è cambiata, lo sanno tutti, l'Europa se n'è resa conto, il tema della chiusura dei porti ha fatto molto discutere. Insomma, l'atteggiamento è giusto. Con la stessa franchezza, però, Presidente, le devo dire che trovo la proposta italiana troppo timida, insufficiente, in alcuni tratti non ne condivido - così come Fratelli d'Italia - i presupposti, e tenterò di spiegarle perché, con lo stesso spirito costruttivo che abbiamo avuto in tutta questa fase di rapporto con il Governo.

Abbiamo letto la proposta del Governo con attenzione, i vostri 10 punti, ci sono tante questioni che condividiamo: bene intensificare gli accordi con gli Stati di transito dei migranti come la Libia o il Niger, bene il contrasto della tratta di esseri umani a livello europeo, bene la volontà di rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea, così bene che penso siano d'accordo tutti; nessuno potrebbe dire di non essere d'accordo con quello che c'è scritto in buona parte del vostro documento, sono dichiarazioni di buonsenso; quello su cui poi però non siamo d'accordo è quali debbano essere gli strumenti per raggiungere questi obiettivi e questi risultati, perché, di grazie, Presidente Conte, che cosa significa rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea o dell'Italia per una nazione che sta affrontando la crisi migratoria e che ha visto arrivare in cinque anni 600 mila immigrati clandestini, se non andare in Europa e trattare una missione europea che produca un blocco navale al largo delle coste della Libia per impedire che i barconi partano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Questa è l'unica cosa sensata da fare!

Bene la chiusura dei porti - ho sentito dire dal Ministro Salvini che è una proposta storica di Fratelli d'Italia e sono contenta che ci abbia ascoltato -, bene dire che le navi delle organizzazioni non governative che decidono di portare i migranti entrino in porto, vengano sequestrate e gli equipaggi vengano denunciati per tratta di esseri umani e per favoreggiamento all'immigrazione clandestina, però non risolve (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È bene, perché vediamo quante navi si riesce a comprare Soros, però non risolve. Infatti, nei giorni in cui noi discutevamo della nave Aquarius - segnale importante - in Italia sono arrivati 2 mila immigrati portati dalle navi della Marina militare: è come svuotare l'oceano con un cucchiaino, a meno che non impediamo la partenza dei barconi; a meno che a monte non affrontiamo la questione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Purtroppo, il tema del blocco navale non c'è nella sua relazione, non c'era nel contratto del Governo Grillo-leghista, non c'era nel suo intervento di insediamento: mi pare di capire che non sia la vostra proposta. Ho sentito invece alcuni Ministri dire qualcosa sul blocco navale; ho sentito il Ministro Trenta dire che il blocco navale non si può fare perché è un atto di guerra contro la Libia: consentitemelo, per queste sciocchezze non serviva il Governo del cambiamento, ci tenevamo Renzi, Gentiloni, Alfano e forse pure la Presidente Boldrini. Il blocco navale si può fare eccome, basta volerlo. Guardate che si può fare senza essere considerati dei mostri. Sapete chi è l'ultimo ad aver applicato un blocco navale? Un signore che si chiama Romano Prodi: 1997, decise di usare le navi della Marina militare italiana per impedire ai barconi di partire dall'Albania. Chiedete a lui come si fa, lo dico alle anime belle della sinistra.

Secondo tema: il blocco navale è un atto di ostilità. Certo, se non si fa in accordo con i Governi libici. Ma non è un altrettanto atto di ostilità cercare di invaderci lasciando che partano dalla Libia, in cinque anni, 600 mila immigrati clandestini? Infatti, in teoria, in via del tutto teorica, il blocco navale potrebbe essere anche una risposta a un atto di ostilità. Ma non è quello che noi proponiamo. Quello che noi proponiamo è un blocco navale in accordo con i Governi libici, e si può fare, signori. L'Europa ha tutte le argomentazioni diplomatiche, economiche e militari per convincere le autorità libiche a collaborare per un blocco navale concordato. Si potrebbe, per esempio, fare quello che l'Europa ha deciso di fare con la Turchia di Erdogan per fermare gli immigrati che arrivavano dalla rotta balcanica: 6 miliardi di euro in quattro anni. Sa, Presidente Conte, che l'Italia, abbandonata da sola a governare i flussi migratori che arrivano dal Mediterraneo, ha dovuto pure cacciare 224 milioni di euro per pagare la Turchia di Erdogan, perché così la Turchia di Erdogan fermava gli immigrati che partivano dall'est, perché gli immigrati che partivano dall'Est davano fastidio a sua eccellenza Angela Merkel e quindi l'Unione europea ha pensato bene di spendere 6 miliardi di euro mentre di quelli che arrivano dal Sud non frega niente a nessuno perché tanto arrivano in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Si può chiedere in Europa lo stesso trattamento che ha avuto la Germania, che hanno avuto le nazioni che erano preoccupate dalla rotta balcanica? Penso che si debba andare a chiedere questo; penso che si debba chiedere pari opportunità e pari risposte.

In Libia ci sono due Governi, lo sappiamo tutti: quello della Tripolitania, il Governo ufficiale di Serraj, e quello della Cirenaica, del generale Haftar; penso che il discorso sia abbastanza semplice: miliardi di euro europei e sostegno per chi collabora, ostilità diplomatica e militare per chi non intende farlo. Volete farci credere che davanti a questa alternativa una delle fazioni in campo deciderà di dichiarare guerra all'Italia, all'Unione europea o alla NATO, consegnando, tra l'altro, la vittoria sul campo alle fazioni nemiche che si saranno dimostrate più dialoganti con l'Europa? Insomma, credo che questo non accadrebbe. Allora il blocco navale è l'unica soluzione, tutto il resto - mi dispiace, è importante - continuerà a metterci di fronte all'emergenza migratoria. Purtroppo non c'è - come dicevo - nella vostra proposta, nel vostro documento, ma c'è nella risoluzione che ha presentato Fratelli d'Italia, quindi, magari, può essere questa un'occasione per ripensarci e approvare una risoluzione che vuole essere collaborativa con il Governo per risolvere definitivamente la questione e cambiare davvero le cose.

Purtroppo, Presidente Conte, questo del blocco navale non è l'unico elemento di continuità che vedo con i precedenti Governi: nella proposta italiana non si fa alcun accenno ai rimpatri. I rimpatri sono una delle questioni sulle quali mi pareva che fossimo in molti d'accordo. Che cosa abbiamo deciso di fare con i 600 mila immigrati clandestini che sono arrivati in questi anni? Ce li teniamo? Che cosa intendiamo fare con quelli che arriveranno, se non fate il blocco navale? Ce li teniamo? Non sono d'accordo. Certo, lei mi potrebbe rispondere: la questione dei rimpatri è questione di politica interna, ma io la pongo qui e l'abbiamo messa nella risoluzione proprio perché, invece, riteniamo che la questione dei rimpatri sia una competenza dell'Unione europea e che debba essere l'Unione Europea a stanziare un apposito fondo per consentirci di rimpatriare gli immigrati clandestini. C'è anche questo nella nostra proposta di risoluzione.

La terza questione che mi preoccupa, le devo dire sinceramente, Presidente Conte, è il tema del superamento - come voi lo chiamate - degli accordi di Dublino. Sono contenta che lei abbia cambiato idea rispetto a quello che ci è venuto a dire nel suo discorso di insediamento, cioè che il problema dell'immigrazione clandestina si risolveva rivedendo gli accordi di Dublino. Le dovetti spiegare in quest'Aula che gli accordi di Dublino riguardavano solamente i rifugiati, cioè circa l'8 per cento di quelli che arrivano da noi, e sono contenta di sentirglielo dire oggi, perché vuol dire che l'ho convinta la volta scorsa. Però, mi consenta, la soluzione che voi prospettate mi pare un po' paradossale: visto che Dublino riguarda solo i rifugiati e da noi arrivano gli immigrati clandestini, cioè i migranti economici, allora lo modifichiamo nel senso di pretendere che l'Europa sia disposta a distribuire i migranti economici. Scusate, ma come pensate mai che l'Europa possa accogliere una proposta del genere? Rischiate di trovarvi assolutamente e completamente isolati tra le nazioni dell'Est Europa, il gruppo Visegrad, che i confini esterni dell'Unione Europea li governano e chiedono a noi di fare altrettanto, che non sono disposti a prendersi i nostri immigrati clandestini che noi facciamo entrare perché non siamo in grado di governare i nostri confini mentre gli altri governano i loro. E la Francia e la Germania che diranno: no, devono arrivare tutti, ma devono stare in Italia, così diventiamo il loro campo profughi, che è il grande sogno della Merkel e di Macron (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, mi faccia dire una frase su Macron e chiudo. Noi abbiamo dovuto sopportare ogni genere di insulto dalla Francia, in questi giorni. Ci hanno detto che eravamo cinici, irresponsabili, vomitevoli: pretendo che l'Italia vada al Consiglio europeo e che risponda a Macron su queste accuse chiedendo conto del comportamento di una Francia che, in quanto a irresponsabilità, è la prima responsabile dell'emergenza migratoria grazie ai suoi bombardamenti, nel 2011, della Libia, che bombardò per meri interessi di carattere economico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)!

Pretendo che lei chieda conto alla Francia anche sull'accusa di essere cinici, perché non c'è nazione più cinica di quella che ancora oggi stampa la moneta per intere nazioni africane e applica l'usura a quelle nazioni, come se il colonialismo e i danni fatti dal colonialismo non fossero sufficienti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non accettiamo lezioni da gente che sgombera con le ruspe i propri campi di immigrati. Quindi, Macron deve fare silenzio e io pretendo che lei glielo vada a dire, perché l'Italia ha solamente da dare lezioni a questa gente cinica e irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, il prossimo Consiglio rappresenterà un momento cruciale per il futuro dell'Europa e il suo esito sarà determinante. L'Italia è saldamente nell'Unione europea, come collocazione di regole, politica oltre che geografica, e in questo alveo deve muoversi.

Facciamo seguito all'intervento già svolto sulla migrazione da parte dell'onorevole Laura Ravetto, e anche sul fronte economico ci troviamo di fronte a problematiche che postulano la revisione dei Trattati e dei regolamenti, ad esempio il fiscal compact. Deve tornare, però, lo spirito del Trattato di Maastricht, in modo da consentire agli Stati che non sono in grado di rispettare i limiti del debito pubblico di poter procedere con politiche virtuose, che comportino sì miglioramenti progressivi, ma senza soggiacere a piani di rientro forzosi. Va considerato, infatti, che una parte importante del debito pubblico italiano è estero e che ogni anno va rinnovato; il debito non è ancora stabilizzato. Einaudi, fin dal 1948, ricordava, sulle pagine del Corriere della Sera, al Paese che la libertà economica è condizione necessaria per la libertà politica.

In questi ultimi anni sono state dettate agende poco efficaci e siamo rimasti in un'ottica di ordinaria amministrazione, mentre si poteva cogliere l'occasione di una congiuntura più favorevole, come hanno fatto altri Paesi, e si è persa un'occasione, con le politiche economiche del 2014-17 che si sono tradotte in risorse allocate in modo insufficiente per rispondere alle esigenze del Paese. Qualche riforma, il Jobs Act, molti bonus, 30 miliardi, zero spending review, con un aumento addirittura di 24 miliardi di spese correnti, meno investimenti per 5 miliardi, massima flessibilità, 42 miliardi. È dal 2011 che interventi strutturali sulla competitività non vengono pianificati e affrontati in maniera prioritaria. L'agenda va ripresa immediatamente. Stanti le impellenze, è pertanto urgente e indifferibile la ripresa, signor Presidente del Consiglio, in tempi rapidi, di un'agenda che tenga quantomeno a trasformare la nostra ripresa in una crescita strutturale.

Abbiamo bisogno dell'Europa e delle politiche europee di lungo periodo, per attrarre e produrre investimenti, in particolare nei settori energetici, strategici per favorire occupazione, crescita, competitività, in favore del mercato unico e del mercato unico digitale, del piano d'azione per la creazione dell'unione dei mercati dei capitali e per la cosiddetta unione dell'energia, con tutti i benefici che ne deriveranno.

Al prossimo Consiglio, signor Presidente, si discuterà anche della possibilità di adottare strumenti legislativi per il mercato digitale, per la promozione di ricerca e innovazione. L'intelligenza artificiale, con tutte le sue declinazioni, le implementazioni delle importantissime digital skills in vista della creazione dell'Europa digitale e del mercato unico digitale, costituiscono un'occasione imperdibile. Bisogna, nel contempo, signor Presidente, promuovere in questa sede la tematica dell'armonizzazione del diritto privato europeo, che va ripreso e favorito, ricordando il posto che occupa il fattore giuridico per lo sviluppo di un'evoluzione interna e di una base comune in mercati rilevanti. Inoltre, sempre in questo contesto, contestualizzando quindi l'intervento, dovremmo chiedere politiche a favore delle cosiddette aziende familiari, la quasi totalità imprenditoriale del Paese, per una loro effettiva competitività e salvaguardare, anche nel mercato unico digitale, il loro patrimonio imprenditoriale. Sempre più preoccupati, guardano alle risposte di altre economie, migrano in Paesi più accoglienti e con prospettive più appetibili. Abbiamo, quindi, bisogno di progetti e investimenti a carattere strutturale. Misurando questo fatto in Spagna, vediamo che, negli ultimi cinque anni, il lavoro che hanno fatto è molto migliore del nostro. In Francia, gli ultimi mesi danno un confronto a nostro sfavore. Dobbiamo recuperare questo ritardo, derivato da un luogo ciclo elettorale in cui le forze al Governo ora hanno spesso invocato la parola “democrazia”. Abbiamo ascoltato con attenzione le sue intenzioni, signor Presidente, pensando anche, vista la sua formazione, ad una sorta di letter of wishes, quasi come se ci fosse una lettera dei desideri a fondare qualcosa di nuovo. Auspichiamo che sia così, ma vediamo all'orizzonte rischi, cui facciamo riferimento nella nostra proposta di risoluzione, che non ci paiono tenuti neppure oggi in debito conto; solo alcune azioni di contrasto – per citare –, le tensioni geopolitiche, la guerra commerciale, la fine del quantitative easing.

De Tocqueville scriveva: «La peculiarità della democrazia non risiede solo nel fatto di avere introdotto nuove parole, ma anche nelle nuove idee che tali parole esprimeranno». Ebbene, se le parole si esprimono, a riguardo, senza un dialogo costruttivo, inclusivo, propositivo, si rischia di sconfinare nell'isolamento, con l'effetto che saranno altri a decidere gli interessi degli italiani, proprio mentre sono in gioco temi di governance nell'area dell'euro, il bilancio pluriennale nell'Unione 2021-2027, difesa, terrorismo, oltre che migrazione, di cui abbiamo già parlato.

Sul tema della governance nell'area dell'euro e della riforma dell'eurozona occorre che l'Italia abbia un peso nelle decisioni che ci attendono, per non lasciare che sia solo l'asse franco-tedesco a determinare l'assetto futuro economico europeo e che, in forza dell'inserimento della golden rule, si definisca un piano di riforme della governance finalizzato a una maggiore integrazione nel mercato interno, in particolare nel settore dei servizi, ancora così frammentato, migliorando la regolazione e la normativa comunitaria, armonizzando le authorities, costruendo nuove infrastrutture, migliorando i piani di approvvigionamento energetico, dando impulso agli investimenti in ricerca, sviluppo, innovazione e capitale umano, completando l'unione bancaria per una piena stabilizzazione del sistema creditizio e dell'area euro. Sul prossimo bilancio 2021-2027 occorre scongiurare le ipotesi di riduzione delle risorse; abbiamo sentito con favore il suo intervento a questo riguardo e, con particolare riferimento, sottolineiamo la Politica agraria comune, dove il taglio penalizza l'agricoltura italiana e mette in pericolo il ruolo determinante della politica organizzata nelle sfide dei cambiamenti climatici e dell'eco-equilibrio del territorio.

Una partita importante per il nuovo quadro finanziario del bilancio UE riguarderà la discussione su nuove entrate in favore di risorse proprie dell'Unione europea determinate dall'imposizione fiscale dei colossi web, da destinarsi alle politiche per l'Europa e a mitigazione di alcuni tagli previsti.

Sui temi della difesa comune, signor Presidente, da sempre il nostro Presidente Silvio Berlusconi si è profuso su una difesa europea, per una difesa europea e per uno sforzo comune di investimenti, per ottimizzare le risorse finanziarie necessarie per rafforzare le capacità di intervento militare. Sottolineiamo il rilievo centrale dell'assetto geopolitico dell'area mediterranea, per sostenere inoltre un'efficace politica di sicurezza.

Il necessario coordinamento europeo nella lotta al terrorismo necessita di una più stretta cooperazione e comunicazione fra i servizi di intelligence nazionali e di un potenziamento delle attività di ricerca, sviluppo e contrasto nel settore della cyber security, della guerra ibrida, nonché di tutte le campagne strategiche di disinformazione, fortificando gli standard di sicurezza e i regimi di certificazione, favorendo ogni iniziativa volta a sostenere finanziamenti adeguati attraverso le risorse dell'Unione europea.

In conclusione, signor Presidente del Consiglio, noi sosterremo la sua posizione se deciderà di agire nell'interesse di un'Europa rinnovata e negli interessi dell'Italia. La posizione dell'Italia sarà più forte, quanto più ampio sarà il mandato parlamentare che la sosterrà e che la sostiene. I negoziati che ci attendono nei prossimi giorni sono complessi…

PRESIDENTE. Concluda.

CRISTINA ROSSELLO (FI). …e decisivi per il nostro Paese. Mai come in questi giorni il nostro Paese è al centro delle partite su cui l'Europa deve assumere una posizione chiara e assumersi la responsabilità che le sfide richiedono. Abbiamo fin qui brevemente esposto le posizioni che qualificano gli impegni della nostra risoluzione. Grazie, signor Presidente, grazie onorevoli colleghe e colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie. Al mio scampanellio resta un minuto di tempo. Giusto per informarvi.

E' iscritto a parlare Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Abbiamo ascoltato il suo discorso, Presidente Conte, con il rispetto e l'interesse che è dovuto a chi domani rappresenterà il nostro Paese al vertice europeo. Ma il punto fondamentale è che questo suo discorso non coincide in alcun modo con le parole che sono state usate in queste settimane da chi sta facendo davvero la politica estera italiana e chi la sta facendo davvero, Presidente, sono i Ministri Salvini e Di Maio.

Poco fa, lei, Presidente Conte, ha detto che in Europa il Governo parla con una voce sola, ma il nostro timore è che quella voce non sia la sua, perché sui temi della politica estera il Governo da lei presieduto sta mettendo in scena una sorta di gioco delle parti. Da un lato, lei, Presidente, si sta impegnando, anche con buona volontà - lo ammettiamo -, per prendere tempo. Un giorno recupera pezzi di politica estera sui quali si sono già impegnati i Governi a guida PD che l'hanno preceduta e non possiamo che essere lieti francamente della continuità sostanziale che abbiamo letto nelle sue parole su tanti temi. Alcuni li citava prima di me l'onorevole Fassino: l'impegno nella cooperazione internazionale, l'impegno in Africa - e cito il Migration compact - come anche il superamento del Trattato di Dublino, di cui non possiamo che compiacerci, visto che finalmente la Lega, partito a cui appartiene il Ministro Salvini, partito che faceva parte del Governo che firmò gli accordi Dublino, sembra aver cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E noi non possiamo che essere lieti finalmente di questo tardivo cambiamento di idea.

Altri giorni lei trascrive pezzi di risoluzione, per esempio del Parlamento europeo, vecchie risoluzioni tra l'altro che al Parlamento europeo sono state sostenute dal Partito Democratico e contestate dai partiti che oggi sostengono il suo Governo, la Lega e il MoVimento 5 Stelle, pezzi di risoluzione che troviamo nei dieci punti che lei, un po' pomposamente, mi perdoni, ha presentato come una vera rivoluzione nell'approccio europeo al fenomeno migratorio, ma, mentre lei fa questo esercizio di trascrittura, di cui ci compiacciamo, prendendo tempo forse nell'attesa che fuori da qui, in Europa, accada qualche miracolo, sono altri che in queste settimane hanno definito la politica estera italiana. E quegli altri sono, per l'appunto, il Ministro Di Maio e il Ministro Salvini. E come l'hanno fatto? Come hanno ridefinito la politica estera italiana? L'hanno fatto ricorrendo ad un approccio che affonda le sue radici nel periodo più buio e catastrofico della nostra storia nazionale.

Gli italiani, Presidente, hanno ascoltato il Ministro Di Maio definire la Francia il nostro nemico numero uno, mentre lei taceva, Presidente Conte, per non dire del silenzio del Ministro degli esteri. Gli italiani hanno ascoltato Salvini sparare raffiche di insulti quotidiani contro tutti i nostri alleati in Europa, mentre lei ancora taceva, Presidente Conte, per non parlare, ancora una volta, del silenzio del Ministro degli esteri.

Mentre lei va in Europa a rappresentare l'Italia, è in atto in questo Paese una corsa tra Salvini e Di Maio a chi la spara più grossa su tutti i temi fondamentali della nostra politica estera: l'Europa, la difesa, le libertà commerciali, e via dicendo. Gli italiani hanno assistito in queste settimane, in sintesi, al tentativo di collocare l'Italia in contrapposizione all'Unione europea, isolata dai suoi alleati storici e avamposto nel Mediterraneo di Paesi che negli ultimi anni hanno lavorato contro i nostri interessi nazionali, grandi Paesi come la Russia di Putin, da cui forse il suo Governo si illude di ricevere protezione e benevolenza, o piccoli Paesi, come quelli di Visegrad, che hanno davvero poco in comune con i nostri interessi e con la nostra idea di libertà, Europa e democrazia.

Ma questo, Presidente, quello messo in atto dai Ministri Salvini e Di Maio, è un approccio alla politica estera che insieme è falso e autolesionistico. È falso, perché il tema delle politiche migratorie, che è fondamentale, è utilizzato solo come pretesto per la creazione artificiale di nemici fuori dai nostri confini ed è un pretesto che serve, in realtà, a creare una gigantesca cortina fumogena, dietro la quale nascondere l'incapacità del Governo da lei presieduto di affrontare e realizzare anche solo una minima parte delle promesse che sono state fatte agli italiani in campagna elettorale; ma è un approccio anche autolesionistico per la nostra politica estera, perché quello che voi chiamate sovranismo la storia lo chiama con il suo vero nome, che è nazionalismo isolazionistico e, professor Conte - mi rivolgo a lei anche come professore - lei sa che il nazionalismo isolazionistico non ha mai portato né risultati né fortuna al nostro Paese; lei sa che il motto “molti nemici e molto onore” ha provocato solo disgrazie all'Italia. Quel motto, che altri prima di Salvini anche in quest'Aula ripeterono a petto in fuori, la storia si è poi incaricata di correggere in un'altra versione: “molti nemici, molte catastrofi per l'Italia”, catastrofi che sono state pagate dagli italiani a durissimo prezzo e per moltissimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Infatti, il nazionalismo, professor Conte, è solo il contrario del patriottismo e, dunque, il contrario della vera difesa degli interessi nazionali. E, allora, le domando: dov'è l'interesse nazionale italiano nell'isolarci da una gestione del fenomeno migratorio che sia condivisa con i nostri alleati? Dov'è il patriottismo, Presidente, nel mettersi a rimorchio di un regime autoritario come quello di Mosca su tutti i temi che contano, dalle sanzioni decise dall'Unione europea per le violazioni territoriali contro uno Stato sovrano, alla politica di cooperazione militare, e via dicendo?

Siamo arrivati al punto di ascoltare l'entusiasmo dell'ideologo principale del putinismo, Dugin, già fondatore del Partito nazional bolscevico, che pochi giorni fa ha espresso motivi di grande soddisfazione perché finalmente l'Italia è guidata da due forze amiche del loro Paese. E, allora, Presidente, mi permetta di dirle che l'Italia è forte quanto è più forte nelle istituzioni internazionali di cui è parte, almeno dalla fine della seconda guerra mondiale. E non è forte, come pensate voi, quanto più è isolata dai suoi alleati storici.

Per questo, il vostro gioco delle parti è un gioco irresponsabile, perché, come diceva François Mitterrand - e mi perdoni se citerò non solo un socialista, ma un francese, un esponente di quel Paese che voi considerate il nostro nemico numero uno –, “il nazionalismo è la guerra” e Mitterrand sapeva, come sappiamo noi e come sanno gli italiani, che il nazionalismo è guerra commerciale, è guerra culturale, è guerra economica e può diventare anche guerra guerreggiata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); e noi vogliamo impedire…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROMANO (PD). …che questo destino, e concludo, si ripeta per il nostro Paese e lavoreremo perché questo destino non si ripeta, nonostante le pessime intenzioni che si nascondono dietro il vostro gioco delle parti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, vorrei partire da una sua osservazione che dovrebbe essere condivisa da tutti: l'Italia in Europa - lei ha detto con forza e con serietà - dovrebbe andare con una voce sola, ferma e risoluta. Credo che questo debba essere il nostro atteggiamento, doveva, deve e dovrà essere il nostro atteggiamento in Europa sempre.

Noi non siamo come i bambini capricciosi che dicono: “siccome tu non l'hai fatto prima, adesso non lo faccio io”; siccome c'è in gioco, non un gioco tra bambini, ma il destino dell'Italia e dell'Europa, credo che l'atteggiamento su questo e su altri temi, quello della crescita, quello della povertà e quello dello sviluppo, debba essere quello di una voce sola, di un dibattito forte nel nostro Paese, un confronto serio, da cui emerga una voce sola dell'Italia in Europa.

Ebbene, con riguardo ai temi che lei ha toccato, sinteticamente sono tre i punti: fermezza, solidarietà, Europa. Fermezza: è condivisa. Solidarietà: nella fermezza noi possiamo dimostrare solidarietà. Europa: lo abbiamo detto, lo dicevamo e lo ha ribadito anche lei, Lampedusa, non è il confine dell'Italia ma è il confine dell'Europa. Rivedere il Trattato di Dublino, ripensarlo radicalmente, lo avevamo sostenuto, lo sosteniamo e lo sosterremo, perché si è dimostrato assolutamente inadeguato.

È importante e fondamentale, per quanto riguarda la solidarietà, che tutti insieme riconosciamo grande dignità - lo ha fatto lei nei suoi passaggi in maniera molto chiara - a coloro che, in nome della nostra nazione, la Marina, la Guardia costiera, in questi anni hanno salvato le vite umane. E va - lo dico con forza - ringraziato anche l'ammiraglio Pettorino della Guardia costiera, che oggi ha ribadito che, in mare, rispetto all'aiuto, rispetto all'SOS, sempre e comunque sarà il nostro atteggiamento. Bene, l'Europa: noi, l'unico atteggiamento che non possiamo avere, è quello di rimanere isolati. Questa è la sfida dell'immigrazione, la sfida della crescita, la sfida del combattere la povertà: lo si fa se l'Italia torna ad essere e ad avere quel ruolo storico che da sempre ha.

Insieme con l'Europa costruire il futuro: lo abbiamo fatto in momenti molto delicati e decisivi del nostro Paese, abbiamo voluto l'Europa proprio nei momenti in cui, sconfitti da una guerra, abbiamo capito che la ricostruzione dell'Europa poteva avvenire e doveva avvenire in una unità tra noi, che non era solo economica, ma che era di identità di tutti.

Bene, proprio nei confronti - e concludo e la ringrazio Presidente, della flessibilità - e proprio di fronte ad una sfida drammatica come quella che abbiamo, noi vogliamo evitare che dall'Italia possa emergere quel dubbio, che il presidente della CEI, cardinal Bassetti, ha detto nell'intervista di sabato a La Stampa: il tema degli immigrati non è un paraocchi che viene dato per nascondere altri problemi, il tema degli immigrati è un tema fondamentale che va affrontato insieme, per la fermezza, per la solidarietà e per la dignità dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, nei giorni scorsi, tra i temi proposti alla maturità, ve ne era uno sul contributo di statisti italiani, Alcide De Gasperi e Aldo Moro, alla cooperazione internazionale, con particolare riguardo ai traguardi dell'Unione europea. Le auguro che, tra qualche decennio, resti una traccia positiva da ricordare sul suo Governo.

Per ora abbiamo visto pericolose prove muscolari, condotte dai suoi ministri, con esiti esterni dubbi e semplificazioni interne mirate al consenso elettorale.

Lei oggi ci ha detto che l'Italia ha una voce sola, avevamo capito diversamente. Prendiamo atto dei dieci punti sui migranti da lei avanzati al vertice informale a sedici, del 24 giugno: non sono nuovi, anzi sono stati più volte riproposti nel recente passato con scarsa fortuna. Le auguro di trovare maggiore solidarietà in Europa, senza la quale quei punti resteranno lettera morta.

Ma mi chiedo: davvero si pensa di rilanciare l'Europa, avendo come modello interno i Paesi del Patto di Visegrád e riferimenti esterni in Trump e Putin, che, pur marciando formalmente distinti, hanno come obiettivo di colpire al cuore l'Europa? Che senso ha aver messo nel mirino la Merkel, tifando apertamente per il Ministro bavarese degli interni?

In realtà, il suo Governo in queste settimane ha individuato polemiche strumentali per giustificare l'obiettivo sovranista e lanciato parole d'ordine inquietanti; le polemiche sulla casta, con annessi vitalizi e scorte, vedi il caso di Saviano, di cui vorreste non essere parte, con un gioco delle parti che ha le gambe corte, perché sarete percepiti come casta. A proposito, vi ho visti arrivare - ed ero soddisfatto - con auto e scorte. Riduzione delle tasse senza coperture, con annessi condoni ed esaltazione del denaro circolante come promozione dell'economia in nero e irregolare. E pure minaccia di dazi, pensando di tutelare così l'italianità: un Paese che vive sul suo export può accodarsi a politiche così suicide?

Se queste sono le parole d'ordine - ed ho concluso, signor Presidente, e la ringrazio - non si può che dissentire con forza, come si richiede ad un deputato dell'opposizione che non rinuncia a servire il suo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, signor Presidente. Presidente Conte e onorevoli rappresentanti del Governo, devo dire che ho ascoltato con particolare attenzione la relazione del Presidente Conte perché avevo un tema personale, ho una sorta di domanda che mi rincorre dal giorno in cui lei, Presidente, è venuto in quest'Aula a chiederci la fiducia. Mi sono detto: ma questa squadra di persone conosce il Paese che vuole governare? Ne conosce i fondamentali, sa di che Paese si tratta?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,35)

IVAN SCALFAROTTO (PD). E, quindi, l'ho ascoltata e nel suo discorso mancava un pezzo molto grosso: lei non ha fatto nessun riferimento ai dazi, alle esportazioni, al nostro commercio internazionale.

Io guardi, Presidente, ho una simpatia anche umana per lei, perché trovarsi catapultato in un lavoro che nemmeno si immaginava esistesse, significa poi doversi occupare per la maggior parte del tempo di cose che non si conoscono. E allora, come dire, mi consenta di darle una mano, fissiamo qualche paletto: uno, l'Italia è una grande potenza manifatturiera, noi siamo il secondo Paese manifatturiero d'Europa, un ruolo che ci invidiano in molti e che voi dovrete difendere; due, siamo un Paese con poche materie prime, ma siamo degli straordinari trasformatori, il made in Italy, i prodotti, i nostri manufatti sono ammirati in tutto il mondo, chiunque vuole comprare made in Italy.

Nei due anni in cui mi sono occupato di commercio internazionale ho visitato ventinove Paesi e, dovunque siamo andati, siamo stati ricevuti col massimo degli onori per la bravura dei nostri imprenditori. E se questo è vero, c'è la conclusione che le nostre esportazioni vanno benissimo. L'anno scorso, signor Presidente, abbiamo frantumato ogni record: 448 miliardi, più 7,4 per cento rispetto all'anno precedente, meglio di Francia e Germania.

E possiamo dire che le esportazioni hanno tenuto in piedi questo Paese durante gli anni della crisi: se lei considera il prodotto interno lordo del Paese nel 2010 come fosse 100, nel 2017 eravamo 99.2, ma possiamo dire di aver limitato i danni perché in quegli anni le nostre esportazioni sono salite del 6,4 per cento. Questo vuol dire, in altre parole, che, se non avessimo esportato nulla, noi nel 2017, come italiani, saremmo stati più poveri di 7 punti.

E allora, se così stanno le cose, come è possibile che il Presidente del Consiglio italiano arrivi al suo primo G7 e, richiesto di un parere sui dazi di Trump, dica: verificheremo. Verificheremo cosa, signor Presidente, se i dazi erano già in vigore? E poi, quando i giornalisti la incalzano, lei dice: terremo una posizione moderata. Una posizione moderata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Il Presidente del Consiglio del nono Paese esportatore al mondo e del sesto Paese per avanzo della bilancia commerciale, davanti a una mossa protezionista tiene una posizione moderata? Fa cadere le braccia, Presidente, lei non sa di cosa sta parlando, così come il suo Vice Presidente, il Ministro Di Maio, nella drammatica situazione di un uomo che si trova in una posizione più grande di lui; ieri ha detto che chiuderà i rubinetti nei confronti dei Paesi che producono a basso costo, che andrà ad ispezionare i porti del nord Europa per vedere cosa arriva in Europa. Di Maio non sa di cosa parla! Nell'Unione europea, grazie al cielo, le politiche commerciali le fa l'Europa perché siamo 500 milioni e, quindi, abbiamo più voce rispetto all'Italietta piccola, provinciale, impaurita e chiusa che voi avete in mente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Non ci sono rubinetti da aprire o da chiudere, caro Presidente, e in più le nostre esportazioni si posizionano sempre verso l'alto di gamma, non dobbiamo fare competizione sui prezzi, ma sulla qualità.

E allora, quando il suo Ministro dell'agricoltura, o del turismo, o dovrei dire dell'agriturismo, dice che non volete ratificare il CETA, le ricordo che la commissaria Malmström ci ha appena fatto sapere che, da quando il CETA è in vigore, le nostre esportazioni sono salite dell'8 per cento. Non ratificare il CETA è contro gli interessi nazionali. Il vostro ruolo, caro Presidente, dovrebbe essere di essere accanto alla Commissione, per aprire nuovi mercati con nuovi accordi di libero scambio, far venir meno i dazi che rendono le nostre merci meno competitive …

PRESIDENTE. Deve concludere, collega Scalfarotto.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Arrivo subito… le barriere non tariffarie che rendono più difficili quelle che sono le nostre esportazioni. Questo è l'interesse nazionale.

Concludo dicendole che, evidentemente, caro Presidente, siete presenti sui tavoli dove non si decide nulla e siete assenti nei tavoli dove si prendono le decisioni importanti per questo nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e lo fate sempre prendendo accordi…

PRESIDENTE. Concluda, altrimenti sono costretto a toglierle la parola.

IVAN SCALFAROTTO (PD). …ho davvero concluso – con chi ha interessi contrari ai nostri. Come Visegrád nella migrazione, tenete la coda a Donald Trump e ai suoi dazi, che rischiano di precipitare il pianeta in una guerra commerciale e di farci perdere un punto di PIL.

Caro Presidente, io dovrei darle gli auguri per il Consiglio europeo di domani…

PRESIDENTE. Deve chiudere, collega, scusi…

IVAN SCALFAROTTO (PD). …ma guardate la sua squadra: purtroppo, temo che l'unico ad aver bisogno di auguri sia il nostro povero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Presidente della Camera, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il prossimo Consiglio europeo sarà l'occasione per affrontare questioni politiche, economiche e sociali strategiche e cruciali per il futuro stesso del processo d'integrazione europea. Vi informo, però, che questo appuntamento è stato preceduto da numerosi vertici nei quali, come accade solitamente, le delegazioni nazionali hanno già discusso ed elaborato proposte politiche legislative su alcuni dei temi all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo.

L'Italia come si è mossa finora in questo contesto? Mi permetto, Presidente del Consiglio, di ricordarle alcune date: 7 giugno 2018 Consiglio trasporti, Governo italiano assente; 8 giugno 2018 Consiglio telecomunicazioni, Governo italiano assente; 11 giugno 2018 Consiglio Energia, Governo italiano assente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), 18 giugno Consiglio agricoltura e pesca, Governo italiano ancora una volta purtroppo assente e la nostra sedia vuota.

Allora, mi chiedo, Presidente del Consiglio, è davvero questo il cambiamento che avete annunciato? È davvero questo: far scomparire del tutto il nostro Paese dal panorama politiche europee - è questo il vostro obiettivo? - e farlo diventare del tutto irrilevante in ambito continentale? Io non credo che sia questa la strada giusta.

Credo sia giunto il momento che il Governo passi dalla propaganda ai fatti e al lavoro concreto, lavorando seriamente con attenzione e con concretezza con i partner europei per affrontare le problematiche all'ordine del giorno e l'agenda politica dell'Unione. Non lamentatevi, altrimenti, se altri Paesi decidono per noi e senza di noi: la politica e gli interessi dell'Italia vanno difesi partecipando con serietà e competenza ai tavoli europei, non con slogan né con dirette Facebook. Bisogna essere presenti e lavorare concretamente ai tavoli europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, allora, uno degli argomenti più importanti in discussione sarà quello relativo al piano finanziario pluriennale.

Noi vi chiediamo di sostenere l'adozione di politiche di bilancio che siano all'altezza delle problematiche del nostro Paese. Lasciate perdere - vi prego - la richiesta di risorse fantomatiche per fantomatiche e fumose misure che si rivelano essere una riedizione dei lavori socialmente utili. Guardate, il sostegno alla povertà e alle fasce più deboli della popolazione, il supporto all'inserimento lavorativo l'abbiamo già approvati noi nella precedente legislatura e si chiama reddito di inclusione: noi l'abbiamo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e l'abbiamo fatto con risorse nazionali! Abbiamo un progetto di legge volto ad aumentare la platea dei beneficiari: votatelo con noi. Stateci vicini.

In Europa, invece, lavorate piuttosto per evitare la riduzione dei fondi dedicati alle politiche agricole comuni e alle politiche di coesione per poter davvero destinare il massimo delle risorse possibili verso l'unica grande piaga che riguarda il nostro Paese e il nostro Mezzogiorno, che è la disoccupazione giovanile.

I nostri giovani ci chiedono non un sostegno una tantum e poi il nulla: ci chiedono lavoro, lavoro, lavoro e su questo dovete concentrarvi anche voi in ambito europeo per destinare quante più risorse possibili al tema.

Inoltre, ci si occuperà ovviamente dei flussi migratori - ne ha già parlato l'onorevole Fassino - le priorità sono già state elencate. Noi vi chiediamo di continuare a sollecitare azioni per combattere il controllo europeo delle frontiere esterne e combattere contro le reti di trafficanti di uomini. In questi giorni abbiamo sentito troppo spesso invettive contro le ONG, contro i migranti e mai una parola seria, dura, netta e decisa contro le reti di trafficanti di uomini che sfruttano la paura, la povertà, il disagio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e le tante persone - donne, uomini e bambini - che fuggono da guerre, violenze e persecuzioni. Noi abbiamo già fatto questo lavoro e i risultati sono stati un meno 78 per cento di sbarchi nei primi mesi del 2018: sono dati reali, che rivendichiamo con orgoglio, e sono il risultato delle nostre azioni e delle nostre misure serie, senza proclami e senza slogan.

Anche sul regolamento di Dublino - l'ultima parola e per davvero concludo – ricordiamo, come hanno già ricordato tanti altri - siamo contenti che ora abbiate deciso di modificarlo - che è stato il Governo Berlusconi nel 2003, sostenuto dalla Lega, partito dell'attuale Ministro dell'Interno, che ha approvato tale regolamento.

Noi non portiamo rancore. Speriamo però soltanto che possiate davvero…

PRESIDENTE. Concluda.

PIERO DE LUCA (PD). … - concludo davvero - portare avanti le istanze di modifica, di cambiamento rivoluzionario di questo sistema in Europa, perché, a ben vedere, quando si è votato nel Parlamento europeo, il MoVimento 5 Stelle e la Lega hanno votato contro la proposta di modifica del regolamento di Dublino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che andava nella direzione da lei indicata.

Spero sia in grado di far cambiare idea alle forze politiche che sostengono il suo Governo e spero davvero che possiate dire una parola chiara, netta e forte…

PRESIDENTE. Deve concludere, collega De Luca.

PIERO DE LUCA (PD). … concludo davvero - contro i Paesi che stanno combattendo e osteggiando il nostro Paese, perché l'Italia necessita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Grazie. È iscritto a parlare il collega Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, componenti del Governo, oggi mi trovo, poiché si parla di Europa, a ricordare l'anniversario della nascita di un grande europeista, una figura della quale in troppi in questo periodo stanno cercando di infangare la memoria: Giorgio Almirante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che nel 1979 già parlava di Europa dei popoli e già parlava di Europa di solidarietà. Noi abbiamo sempre cantato l'Europa dei popoli, della cultura, della storia e non è di certo questa: infatti, vorrei che l'Italia ricordasse che l'unica Unione europea, l'unica Unione che questa congrega di Europa vuole è l'Unione bancaria, l'unione finanziaria, che tiene stretti al collo i popoli.

Mi piange il cuore quando leggo che si esulta perché la Grecia è uscita dal tunnel e non si ricordano le molte vittime della crisi greca, che ha portato molte persone a soffrire, molte persone a non comprare farmaci, molte persone a suicidarsi per quel lavoro e quella crisi economica che i grandi dell'Europa hanno dimenticato e sono andati lì, in quella terra che ha della storia, a prendere le risorse, a prendere i loro porti e a decidere le loro politiche.

Io non voglio che questo accada in Italia. Io non voglio perché non vorrei che l'Italia dipendesse dall'Europa con le piccole banche cooperative che ci sono nel nostro territorio e tengono in vita tante imprese del territorio. Vorrei che recuperasse la sovranità monetaria e mi riferisco a quanto ha detto Giorgia Meloni: come mai la Francia stampa moneta e usufruisce della sovranità monetaria in tanti Paesi africani, affamandoli, mentre noi siamo privi della sovranità monetaria e dobbiamo, invece, essere schiavi delle decisioni delle banche private europee? Perché la BCE è una banca privata e non deve decidere le politiche dei veri Stati (Commenti di deputati delPartito Democratico)… Sì, signora, sono i vostri amici banchieri!

Riguardo all'immigrazione ricordatevi che dalla Sardegna stanno entrando centinaia di algerini con sbarchi diretti che non scappano da alcuna guerra e non scappano da alcuna fame. L'Algeria è uno Stato sovrano che ha un Governo: arrivano a centinaia e non pensate che sia un problema solamente dell'isola perché queste persone, dopo aver ricevuto il decreto di espulsione in seguito a furti, scippi e rapine, vengono qui nel continente e il loro unico modo per prendere l'aereo è prendere una nave e vengono qui e scompaiono e diventano fantasmi. Dunque dobbiamo dire e ricordare che i confini vanno difesi e serve il blocco navale non solo dalla Libia ma serve un blocco navale che tuteli il Mediterraneo anche in tutta quella che è la faccia del Nord Africa.

Concludo, Presidente, ricordando che questa Europa può continuare a esistere se decide di essere un'Europa dei popoli e della cultura e ricorda la sua origine cristiana. Vorrei ricordare che questa Europa non ha speso una parola per i tanti cristiani che sono stati massacrati in Medioriente e ricordo anche che…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Deidda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). … chi ha difeso i cristiani non è stata la Germania, la Francia ma è stata la Siria. Dunque vorrei ricordare che questa Europa ha difeso, invece, i ribelli siriani che hanno attentato alla vita di uno Stato sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Tra i punti che tratterete nel Consiglio europeo, Presidente, ci sarà l'innovazione e il digitale. Questo per garantire che in Europa l'economia, l'industria e le società traggano il massimo vantaggio in questa era digitale. Ricordiamoci che le tecnologie digitali oggi toccano tutti i settori - dalla sanità, alla scuola, alla pubblica amministrazione, ai pagamenti - e sono la vera leva di trasformazione essenziale per raggiungere obiettivi di crescita e di occupazione.

Secondo la Commissione europea un mercato digitale in Europa pienamente funzionante potrebbe apportare fino a 415 miliardi di euro all'anno all'economia dell'Unione europea.

La domanda è se il nostro Paese è pronto. In realtà, per entrare in questa prospettiva da protagonisti il nostro Paese deve ancora colmare una mancanza di competenze digitali richieste sia sul fronte delle nuove professioni sia su quello dell'inserimento delle competenze digitali nelle vecchie professioni. Su questi due binari bisogna continuare a lavorare.

Il nostro Paese paga un ritardo soprattutto nella creazione di una sinergia tra atenei e mondo industriale e delle imprese e a questo proposito io auspico che, visto che la tematica delle autonomie è nell'agenda di questo Governo, questa possa venire declinata anche a favore di una maggiore responsabilizzazione di ciascun territorio verso i propri atenei, per trovare in ciascun territorio la strada non solo per avviare una strategia di sinergia tra ricerca, impresa e università, ma anche per applicarla con ricadute sul territorio.

Ecco, quindi, che nel confronto che avrete con i partner europei auspico che riuscirete proprio a trovare un'alleanza in Europa, perché abbiamo bisogno dell'Europa come spazio per i tirocini dei nostri ragazzi e per il nostro export. Che i confini non si chiudano all'Italia; questo è un appello per trovare una diplomazia e non usare troppo i giochi di forza.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni D'Uva e Molinari n. 6-00006, Fusacchia ed altri n. 6-00007, Fornaro ed altri n. 6-00008, Magi ed altri n. 6-00009, Gelmini ed altri n. 6-00010, Delrio ed altri n. 6-00011, Rampelli ed altri n. 6-00012. I relativi testi sono in distribuzione. (Vedi l'allegato A)

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, il Presidente del Consiglio ha già esposto le linee di azione alle quali il Governo si atterrà nel corso del prossimo summit dei Capi di Stato e di Governo europei. Ho seguito attentamente il dibattito e ho letto le sette risoluzioni che mi sono pervenute. Esse presentano molti aspetti in comune insieme, ovviamente, ai dissensi. Se fossi un robot dotato di algoritmi probabilmente sarei in grado di discernere esattamente i punti di concordanza da quelli di dissonanza. Tuttavia, prima di esprimere, per conto del Governo, il parere circa le risoluzioni, desidero aggiungere qualche riflessione sul quadro generale entro cui collocare i problemi di cui abbiamo discusso.

Anche se può apparire enfatico, il Governo sta scrivendo una nuova storia conducendo una battaglia civile, non opera, quindi, per la cronaca. Questa può esserci anche avversa, ma sarà costretta a riflettere sulle iniziative che stiamo intraprendendo per conciliare l'architettura istituzionale dell'Unione europea con la politica che riteniamo necessaria per un'Europa diversa, più forte e più equa, un obiettivo del programma di governo che la maggioranza ha già approvato all'atto del voto di fiducia. Dobbiamo perciò districarci dal contingente delle proposte in discussione nelle sedi comunitarie per integrarle con la nostra visione del futuro, sulla quale il Parlamento verrà interpellato per raccogliere le sue valutazioni e il suo indirizzo.

Sono passati oltre trent'anni dall'Atto unico europeo del 1987 che ha gettato le basi per l'attuazione di quell'Unione europea che aveva, come obiettivo, il raggiungimento dell'unificazione politica sognata dai padri fondatori dell'Europa postbellica, considerata questa una condizione indispensabile per la pace e il benessere delle popolazioni martoriate da due guerre mondiali.

Fin dalla confluenza di questo Atto unico in modo solenne nel Trattato di Maastricht del 1992 è emerso che il clima di reciproca sfiducia tra Stati membri risentiva della pesante eredità del passato e l'accordo raggiunto fu un compromesso tenuto insieme dalle promesse di benessere materiale incluse nel “Rapporto Cecchini”, commissionato da Delors, e non dal cemento di un'effettiva volontà di mettere in comune le sorti delle popolazioni europee aderenti agli accordi. Sulla base di previsioni prive di solide basi logiche fu detto che l'euro avrebbe propiziato l'unione politica. Lo slogan allora usato fu money first, la moneta realizzata prima dell'indispensabile unione politica che avrebbe dovuto reggerla. Queste due debolezze della costruzione unitaria emerse prepotenti in questo nostro dibattito odierno, quella della sfiducia reciproca fra Stati membri e assenza di un'unione politica - la zoppia del mio maestro Carlo Azeglio Ciampi -, sono emerse sotto la spinta dell'incalzare degli eventi epocali che hanno interessato il pianeta dopo la caduta del Muro di Berlino a cavallo dei due millenni. Non di meno, lo stretto nesso logico tra mercato unico e moneta unica resta valido. Occorre solo operare perché diventi anche uno stretto nesso pratico. La ragione indica che sul piano tecnico esistono soluzioni ai difetti dell'accordo allora raggiunto. Sul piano politico, però, la loro accettazione richiede perseveranza e pazienza ma nessuna acquiescenza, quelle caratteristiche che gli elettori hanno già riscontrato nel nostro Governo sui problemi delle relazioni intraeuropee, in particolare sui problemi dell'immigrazione.

Il debito pubblico italiano ha dietro un ingente patrimonio pubblico e privato nell'ordine di 7.000 miliardi di euro, una propensione al risparmio delle famiglie comparativamente elevata rispetto all'Europa e una solida economia, con una componente di rilievo capace di affermarsi nella competizione internazionale. Se nonostante ciò la democrazia italiana fosse esposta, come è già accaduto, a gravi attacchi speculativi sul nostro debito pubblico ciò non sarebbe effetto delle condizioni di sua sostenibilità ma di un'architettura europea con gravi lacune, la più grave delle quali è che non dispone degli strumenti consueti per una banca centrale. Gli strumenti alternativi finora proposti - discussi nel prossimo Consiglio - per ovviare all'assenza di un lender of last resort, di un prestatore di ultima istanza che contrasti la speculazione, e per dotare l'Unione europea di un assetto istituzionale che affronti le crisi strutturali non appaiono adeguati nei tempi di reazione, sempre lenti, e nella dimensione necessaria, sempre scarsa. Siamo fiduciosi che lo diventeranno e il Governo opererà in tal senso. I dettagli di questa azione verranno resi espliciti nelle sedi parlamentari deputate. Le date degli incontri sono già state fissate nel calendario dei lavori parlamentari.

Per assolvere a questo impegno, avvalendomi dei poteri assegnatimi dalla legge base del Ministero, la n. 234 del 2012, e dell'ampia delega concessami, ho già convocato per il 5 luglio, dopo il Consiglio d'Europa, il Comitato interministeriale per gli affari europei per concordare con i colleghi di Governo la linea futura da seguire e la divisione dei tanti compiti da assolvere, di cui ovviamente riferirò in Parlamento.

In conclusione, quindi, a nome del Governo, esprimo parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza.

Assicuro che ogni singolo punto, sollevato nelle altre risoluzioni e in discussione, sarà oggetto di considerazione a livello dei ministri competenti.

Ringrazio per l'attenzione e, a nome del Governo, mi riservo di informare il Parlamento dei progressi che faremo (Applausi dei deputati dei gruppiMoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Chiedo scusa, Ministro, ha dato il parere esclusivamente sulla risoluzione della maggioranza. Il parere lo dovrebbe dare prima delle dichiarazioni di voto, affinché i colleghi e i gruppi possano regolarsi.

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. Certo, dovevo concludere l'affermazione dell'esame dei punti, dicendo che le altre risoluzioni non hanno il parere favorevole del Governo (Applausi dei deputati dei gruppiMoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Quindi, il parere è contrario, giusto? La ringrazio.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie Presidente, abbiamo depositato due risoluzioni, in particolare la Fusacchia ed altri n. 6-00007. Ho ascoltato con attenzione quello che ha detto il Presidente del Consiglio e che ha detto il Ministro Savona, adesso. Ci sono cinque punti che voglio menzionare velocemente.

Sulle migrazioni, c'è una proposta, approvata dal Parlamento europeo a novembre, che prevede dei meccanismi automatici di ripartizione delle quote per i richiedenti asilo. Facciamola nostra. È probabilmente la cosa più facile e importante da fare, per ottenere i risultati che ci stiamo prefiggendo, e la Lega e il MoVimento 5 Stelle hanno un'occasione di riscatto, visto come avevano votato in quell'occasione.

Ho sentito il Presidente dire che parla di sanzioni ai Paesi che non accettano delle quote e che non fanno la propria parte. Son contento che, quindi, sarà particolarmente duro in Consiglio europeo con il collega Orbán.

Sempre su Orbán, secondo punto. Nella proposta della Commissione c'è un punto sul rispetto dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali: chi non le rispetta non ha accesso ai fondi comunitari. Credo che sia importante che il Governo italiano sostenga questa proposta.

Terzo punto. Ci torno solo molto velocemente, rispetto al dibattito generale. Non venite a raccontarci che i dazi servono per proteggere il made in Italy, perché un Paese esportatore semplicemente non funziona con i dazi. Detto questo, è importante che siamo molto forti a portare avanti, con gli altri europei, una politica commerciale che rafforzi gli standard in materia di lavoro, ambientale, sociale e contro il dumping sociale.

Quarto punto: inclusione sociale. Ho sentito il Presidente del Consiglio dire che dobbiamo essere forti a chiedere fondi per l'inclusione sociale, perché così rivedremo i centri per l'impiego. Stiamo parlando di un bilancio pluriennale 2021-2027. Voglio chiedere, se ho capito bene, che quindi noi aspettiamo il 2021, per avere dei fondi, per rivedere i centri per l'impiego e, a quel punto, successivamente, facciamo il reddito di cittadinanza. Son contento che governerete per una decina d'anni, però, francamente, vorrei capire se veramente... In secondo luogo, lasciatemi dire, non si può chiedere più soldi in Europa per l'inclusione sociale, quando in Italia siamo divisivi su qualsiasi cosa che facciamo.

PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Ultimo punto: innovazione e fiscalità. Spingiamo per l'alfabetizzazione digitale e Internet. Due terzi delle imprese non ce l'hanno, quattro imprenditori su dieci dicono che è inutile. Spingiamo per i pagamenti digitali, non per il contante.

E sulla tassazione - concludo Presidente -, benissimo tassare le multinazionali giganti dell'economia del web, ma bisogna lavorare per una fiscalità comune in Europa e per creare uno spazio, dove sia facile dappertutto per i nostri giovani fare impresa e sviluppare l'imprenditorialità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Presidente, i temi da discutere dal Consiglio europeo, che si aprirà domani, sono ampi. Soprattutto per quanto riguarda i flussi migratori e le problematiche collegate, l'Unione europea appare divisa. Le scelte da compiere in ordine a queste tematiche sono decisive, per evitare una crisi senza precedenti delle istituzioni europee.

Le coste italiane sono coste europee, ha detto bene il Presidente Conte. Tocca, dunque, all'Europa dare una risposta comune, di fronte a un problema che è europeo, il che richiede, anche da parte dell'Italia, un'opposizione costruttiva e di dialogo.

Ciò che l'Unione europea deve ritenere essenziale sono tre punti. Uno: la difesa delle frontiere esterne, senza la quale in crisi sarebbero i principi e le regole di Schengen. Due: politiche condivise per affrontare all'origine il problema dei migranti (e, dunque, prima che l'Italia o altri Paesi siano sottoposti alle situazioni di emergenza in mare, è giusto combattere gli affari dei trafficanti). Tre: operare per incentivare gli aiuti economici ai Paesi africani, dai quali i flussi hanno origine, e dare speranza alle persone nei loro Paesi. In più, responsabilità, solidarietà e umanità devono essere imprescindibili su questo tema.

Anche in tema di Brexit e crescita economica, sugli altri punti del Consiglio europeo, chiediamo che venga messa in pratica una politica di alleanze. Serve il rafforzamento della diplomazia, per facilitare la ricerca di punti di convergenza su questi temi, difficili ma fondamentali.

Quanto dichiarato oggi dal Presidente Conte lo possiamo condividere per buona parte. Non condividiamo, invece, le polemiche e le esternazioni, che esponenti dello stesso Governo Conte scatenano quotidianamente. Parlare con un'unica voce è indispensabile, per continuare a svolgere un ruolo importante in Europa. Per questo motivo, a nome delle minoranze linguistiche, dichiaro il voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, Noi con l'Italia-USEI si asterrà sulla risoluzione di maggioranza e voterà a favore sulla risoluzione presentata dall'onorevole Gelmini e sottoscritta anche dal presidente Lupi.

Con questa dichiarazione teniamo a sottolineare alcuni aspetti importanti che riguarderanno il Consiglio europeo. La classe dirigente politica italiana ha delle sfide, davanti a sé, cruciali e importantissime, quali la questione migratoria, che da emergenziale si è fatta strutturale, le problematiche della sicurezza e della difesa e la questione legata ai nuovi equilibri - o, se vogliamo, squilibri - nelle relazioni internazionali.

In tutto questo l'Europa non è il problema, ma può essere la soluzione. Certamente non questa Europa. Anche a noi non piace questa Europa. Crediamo che sia necessario cambiarla, rafforzandola. E in questo il nostro Paese ha un ruolo importantissimo. Se riuscirà a giocare un ruolo decisivo, lo potrà fare, se sarà un fattore di coesione, l'Italia, e non di isolamento. Quindi, bene la linea della fermezza sul fenomeno migratorio, avviata dal Ministro Salvini, bene il cambiamento del Regolamento di Dublino, che anche il Presidente Conte, quest'oggi, ha sottolineato nella sua relazione. Ma è molto importante intervenire, non sulla causa del problema e quindi gli effetti, non sull'aspetto sostanziale del fenomeno, che sono gli sbarchi, ma sulla causa. E la causa ovviamente è intervenire sull'Europa.

Quindi, anche noi siamo per un piano Marshall europeo per l'Africa, che farebbe spendere meno soldi all'Europa, meno soldi ai Paesi europei e meno soldi all'Italia. Consentirebbe, con minori risorse, di risolvere il problema a popolazioni che è giusto che continuino a stare nel loro continente e che vorrebbe dire esercitare la vera solidarietà, che l'Italia e l'Europa può realizzare in quei Paesi. Quindi, auguro al Presidente Conte, dopo le valutazioni fatte nell'Aula quest'oggi a tutti i colleghi….

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). …di rappresentare il nostro Paese, tenuto conto di tutte le osservazioni che ciascuno di noi ha dato. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, al prossimo Consiglio europeo all'ordine del giorno vi saranno molti argomenti corposi, anche se nella discussione abbiamo riscontrato molta più attenzione per il fenomeno migratorio. Eppure, dal quadro finanziario pluriennale allo stato dei negoziati sulla Brexit, l'elenco è corposo. In particolare, queste ultime due questioni poco affrontate sono collegate, poiché l'inevitabile ammanco di alcuni miliardi di euro, 10-12 si stima, nelle casse del bilancio dovuto all'uscita del Regno Unito ha generato la proposta di compensazione avanzata dalla Commissione europea, che prevede una riduzione del 5 per cento al finanziamento della politica agricola comune e del 7 per cento al Fondo delle politiche di coesione.

Tagli che, secondo il Parlamento europeo, addirittura sarebbero sottostimati e ammonterebbero nel complesso al 15 e al 10 per cento rispettivamente. Nello specifico, per l'Italia si può ipotizzare un taglio alla spesa per la politica agricola di circa tre miliardi; una cifra, mi permetto di dire, non da poco in un contesto difficile come quello attuale: concorrenza sleale per le diverse fiscalità dei Paesi dell'Unione europea, volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli, danni per il cambiamento climatico. È vero che la politica agricola comune ha dimostrato di avere dei limiti. Possiamo pensare alle misure per il greening che non hanno dato il risultato sperato oppure al fatto che attualmente i pagamenti diretti vadano anche ad aziende che non ne hanno necessità. Per risolvere queste criticità ha più senso rivedere la politica agricola comune ed i suoi parametri piuttosto che rivedere il budget che vi è destinato. Francia, Spagna, Irlanda, Portogallo e Grecia si sono già espresse in favore del mantenimento dell'attuale budget per l'agricoltura anche per il periodo 2021-2027, e auspichiamo che l'Italia faccia lo stesso in sede di Consiglio. Comunque, un passaggio sul pressante fenomeno dell'immigrazione vogliamo farlo anche noi, incoraggiando la proposizione di accordi di partenariato tra tutti i Paesi del Mediterraneo e dell'Africa tendenti alla creazione di infrastrutture, connettività e sviluppo tecnologico…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). …che, rimuovendo le iniquità neocoloniali, contribuisca a scoraggiare i flussi migratori. Accordi coraggiosi che la componente MAIE del gruppo Misto intende sostenere con voto favorevole, anche se tra il dire “assumere iniziative volte a” e la realizzazione c'è differenza non da poco. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio che non c'è, che non ha la cortesia di rimanere in Aula, onorevoli colleghe e colleghi (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)…Presidente, lascio a lei la gestione dell'Aula.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, lasciate parlare la collega Boldrini.

LAURA BOLDRINI (LEU). Il Consiglio europeo che si aprirà domani ha molti punti all'ordine del giorno, l'abbiamo sentito, alcuni di grande interesse per affrontare la crisi sociale e occupazionale che è il vero problema del nostro continente. Tra questi, lavoro, crescita e competitività, innovazione ed Europa digitale, bilancio dell'Unione; temi che per l'Italia definirei cruciali. E, invece, siamo qui a parlare d'altro: la questione fondamentale è diventata quella dell'immigrazione, e non perché ci troviamo di fronte a una escalation degli arrivi. No, no, i dati dicono, al contrario, che c'è una consistente diminuzione degli sbarchi rispetto agli anni passati.

L'immigrazione è diventata un tema prioritario perché c'è chi politicamente vuole che sia così, perché ha interesse a fomentare allarmi per puri scopi elettorali. E, allora, indicare i migranti come la causa dei problemi sociali che vivono le persone è quindi una potente arma di distrazione di massa. Questo lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, che è il presidente della CEI. Un'arma che, aggiungo io, viene usata da alcuni Governi per nascondere la loro incapacità a risolvere i problemi dei cittadini. Ma io vorrei darvi un'informazione, una notizia: la campagna elettorale è finita, è finita, e siete al Governo, guardate un po', siete al Governo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)

PRESIDENTE. Per favore!

LAURA BOLDRINI (LEU). …e ora dovete prendervi le vostre responsabilità, vi piaccia o no. Signor Presidente del Consiglio che non c'è, l'Italia è stata, è e continuerà ad essere geograficamente esposta agli arrivi sulle proprie coste, e, come lei sa, Presidente del Consiglio, in mare vi sono delle regole da rispettare, regole previste dal codice della navigazione e dalle convenzioni internazionali. Il principio fondamentale, il più antico, da cui derivano tutti gli altri, è che chiunque si trovi in pericolo vada salvato, e che non farlo, voltarsi dall'altra parte, equivale a commettere un reato, omissione di soccorso (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 12,15)

LAURA BOLDRINI (LEU). E sì, cari colleghi e care colleghe, è proprio così, lo dice il codice. E allora le scelte del suo Governo, caro Presidente del Consiglio che non c'è (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), quella di impedire l'attracco alle imbarcazioni che ottemperano…

PRESIDENTE. Per favore!

LAURA BOLDRINI (LEU). …al dovere giuridico e etico di salvare le vite, e l'altra decisione, l'altra scelta, quella di invitare a non rispondere agli SOS, fanno proprio questo, fanno questo, istigano all'omissione di soccorso e mirano a scoraggiare i salvataggi. Nel fare questo, lei e il suo Governo state mandando un messaggio chiaro a tutti i natanti che si muovono nel Mediterraneo: se non volete rimanere bloccati per giorni con i naufraghi a bordo, essenzialmente se non volete problemi, tirate dritto, fate finta di non vedere chi sta annegando, ignorateli; questo state dicendo: ignorateli. Sono in acqua, ignorateli. Lei, Presidente del Consiglio, professore di diritto privato, sta prendendo parte a una strategia che ha come obiettivo quello di sovvertire l'antico codice del mare e come conseguenza quella di accrescere le sofferenze e le morti di quanti si avventurano nella traversata del Mediterraneo. Una strategia manifestamente cinica di cui lei, per il suo ruolo, ne porta per intero la responsabilità.

Quello delle migrazioni, signor Presidente, è un fenomeno epocale e indubbiamente complesso. So per esperienza che il governo di questo fenomeno non è semplice, ma dico al tempo stesso che non è destinato di per sé a diventare un'emergenza. No, lo diventa quando le istituzioni non fanno il loro dovere; diventa un'emergenza quando gli Stati si danno una legislazione come la nostra, la Bossi-Fini, che disincentiva gli ingressi regolari e favorisce l'irregolarità. Diventa un'emergenza, signor Presidente, quando non si mette in atto una vera politica di integrazione, fatta di diritti e di doveri, di opportunità e di obblighi, ma si abbandonano le persone al loro destino. E diventa un'emergenza quando ci sono Stati, quelli governati dagli amici del Ministro dell'interno, che si rifiutano gli assumersi una quota di responsabilità nell'accoglienza di chi ha diritto. Questi Stati, che si riuniscono nel gruppo di Visegrad, sono i peggiori nemici dei nostri interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Ugualiecommenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), perché scaricano i problemi sul nostro Paese, è molto semplice. E allora con chi sta, Ministro Salvini? Con Orbàn o con l'Italia? Prima gli italiani o prima gli ungheresi, Ministro dell'interno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)? Ce lo faccia sapere! E poi, signor Presidente del Consiglio che non c'è (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), questo fenomeno diventa…

PRESIDENTE. Per favore, per favore, facciamo concludere.

LAURA BOLDRINI (LEU). E allora, signor Presidente del Consiglio, questo fenomeno diventa emergenza quando ci sono Governi come il suo, che invece di risolverli, i problemi, li aumentano, che invece di cercare soluzioni su scala europea litigano con tutti e si isolano, invece di tessere alleanze incrementano il numero degli avversari…Pardon, dei nemici contro cui inveire.

In Libia, Presidente, al Ministro dell'Interno gliel'hanno detto chiaro e tondo, come già gliel'avevamo anticipato noi, che magari qualcosa ci capiamo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)…Gli hotspot… gli hotspot… Mi dispiace, colleghe e colleghi, ma gli hotspot

PRESIDENTE. Non è modo sbraitare così. Per favore… per favore…

LAURA BOLDRINI (LEU). …in territorio libico non li vogliono. Non li vogliono. E allora, caro Salvini, benvenuto nella realtà. Le soluzioni sono un po' più complicate dei tuoi spot elettorali, molto più complicate (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Signor Presidente del Consiglio, che sempre non c'è…

PRESIDENTE. Il Governo è presente, però.

LAURA BOLDRINI (LEU). …se, in queste settimane, il suo Ministro dell'Interno si è mosso esclusivamente nell'ambito della propaganda, anziché fare quello che dovrebbe, cioè elaborare soluzioni percorribili, ha usato un linguaggio sprezzante, arrivando anche a fare una miserabile ironia ai danni di persone vulnerabili e in balia delle onde, ha venduto fumo a chi era disposto ad acquistarlo: ma vedete, è un fumo che avvelena, è un fumo che è inquina, inquina la coscienza del Paese, perché semina paura, odio, xenofobia (Commentidei deputati del gruppoLega-SalviniPremier - Commenti del deputato Fiano). E allora…E allora…

PRESIDENTE. Deputato Fiano, si segga. Si segga. Si segga. Deputato Fiano, si segga.

LAURA BOLDRINI (LEU). Presidente Fico, io confido nella sua possibilità di far sedere i colleghi.

PRESIDENTE. Assolutamente sì. Assolutamente sì. Deputato… Deputato Fiano, si segga.

LAURA BOLDRINI (LEU). Presidente Fico, mi dia la possibilità di finire il mio intervento (Commenti del deputato Fiano).

PRESIDENTE. Certo, certo, non c'è dubbio. Possiamo far finire l'intervento? Deputato Fiano… Deputato…

EMANUELE FIANO (PD). Io non mi faccio dire “zitto” in Aula (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)!

PRESIDENTE. Deputato Fiano! Deputato Fiano, si segga, sono anche loro. Si segga. Per favore, stiamo dando uno spettacolo inutile, per favore. Presidente, continui.

LAURA BOLDRINI (LEU). E allora, tra le presenze e tra le proposte che lei, signor Presidente del Consiglio, ha avanzato al prevertice di domenica scorsa, c'è quella che può davvero cambiare la politica europea e far uscire l'Italia dall'isolamento, c'è veramente. Lei ha parlato di superamento del Regolamento di Dublino: siamo d'accordo. E mi auguro che il suo Governo vada fino in fondo, costruendo le necessarie alleanze per raggiungere questo risultato. Ma allora, è lecito o no sapere - lo chiedo a lei, al Governo e ai deputati della Lega e del MoVimento 5 Stelle - per quale ragione mai i loro rappresentanti a Bruxelles non hanno votato la risoluzione del Parlamento europeo, che chiedeva proprio questo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)? Qual è l'arcano? Come mai non lo possiamo sapere? Fatecelo sapere, abbiamo bisogno di avere delle indicazioni.

E allora, vi batterete o no? Ministro, vi batterete o no per riformare Dublino? O farete finta? O farete finta per non disturbare, per non scontentare il gruppo di Visegrad, va bene? Oppure il Ministro dell'interno tedesco, o magari Marine Le Pen? Perché mai disturbarli?

E allora il Ministro Salvini ha detto qualche giorno fa che il prossimo anno si saprà se l'Europa esisterà oppure no. Io non ho capito, ma è un mio limite sia chiaro, quale sarà, qual è l'idea, l'idea che sottende questa affermazione: se si tratta di un auspicio oppure di una preoccupazione.

PRESIDENTE. Concluda.

LAURA BOLDRINI (LEU). Ebbene, l'Europa finisce di esistere non quando va in crisi la sua architettura istituzionale, ma quando vengono negati e traditi i suoi valori che parlano una lingua molto bella, vedete, una lingua molto bella, la lingua della pace, dei diritti universali, dell'inclusione e del rispetto delle minoranze, la lingua del diritto d'asilo, della convivenza tra le persone: tutti valori che purtroppo, Presidente, sono stati già fortemente intaccati.

A questo degrado culturale e morale bisogna opporsi, anche cambiando quella politica economica dell'austerità che è stata la causa del disagio sociale che ha colpito milioni di persone. L'Italia e l'Europa sapranno anche questa volta, ne sono certa, far prevalere le loro energie migliori e rilanciare quei valori di civiltà che le hanno rese nel mondo un punto di riferimento per tutti coloro che aspirano alla giustizia sociale e al riconoscimento dei diritti umani e civili.

Perché come sottolineava spesso Altiero Spinelli (e chiudo con questa citazione, ma mi sembra opportuno in quest'Aula), la grandezza di un progetto non si evince tanto dalla velocità del successo finale, quanto dalla capacità di rialzarsi dalle proprie sconfitte. Ed è per questo che annuncio il nostro voto contrario alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali - Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fidanza. Ne ha facoltà.

CARLO FIDANZA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, non sono particolarmente fortunato: in occasione di un intervento nel dibattito sulla fiducia il collega Martina ha cercato di convincerci, noi del gruppo di Fratelli d'Italia, a votare a favore della fiducia al Governo Conte, e resistemmo stoicamente; in questa occasione la collega Boldrini cerca di convincerci a votare a favore della risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma dico ai colleghi di maggioranza con simpatia che neanche stavolta riusciranno a convincerci.

Voglio però dire una cosa in più: vedete, sentire in quest'Aula parlare di sovvertimento delle leggi del mare da chi, attraverso le sue politiche, punta, attraverso l'immigrazione incontrollata, a sovvertire l'andamento demografico, l'equilibrio sociale, l'identità stessa culturale e storica dell'Europa e dell'Italia è un qualcosa di non accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Siete voi che volete sovvertire qualcosa, volete sovvertire la nostra storia e la nostra identità.

Ma voglio rivolgermi al Governo, perché questo è il dibattito di oggi. Vedete, la scadenza del 28 e 29 giugno è il primo vero banco di prova per il nuovo Governo in sede europea, e sarebbe intellettualmente disonesto non riconoscere che in queste prime settimane di azione si siano finalmente intravisti segnali di ritrovata consapevolezza del ruolo che l'Italia deve, per natura, per storia e per vocazione, svolgere in Europa. Certo, abbiamo assistito a nomine, come quella del Ministro Moavero Milanesi (non me ne vorrà) o dichiarazioni come quelle del Ministro Tria, che appaiono in sostanziale continuità con le linee di politica estera ed economica degli ultimi Governi, e questo vi confesso un po' ci preoccupa; ma abbiamo anche preso atto positivamente che, di fronte alle invettive scomposte e ipocrite di chi si ammanta di essere a capo di un Paese amico, nonché il faro di umanitarismo (mi riferisco al Presidente Macron), c'è stata finalmente una reazione adeguata da parte del Governo: non saremo ancora di fronte al tanto vituperato sovranismo, ma almeno un briciolo di amor proprio si comincia ad intravedere, ed è già molto.

Ma con il Consiglio di domani si comincia a fare sul serio, e il tempo delle dichiarazioni ad effetto deve lasciare il campo a quello ben più complesso dei risultati da portare a casa. Chi conosce i tempi delle politiche europee sa che difficilmente si potrà ottenere tutto e subito: in fondo, l'incapacità delle istituzioni europee di rispondere con tempestività alle crisi e alle sfide che negli anni si sono poste, dalla crisi dei debiti sovrani fino alle sfide in tema di crisi sociale, di immigrazione e di terrorismo, sono la cifra di questa Europa, e del distacco della sua élite dai suoi popoli. Eppure, questo è il tempo che il Governo italiano sappia finalmente far valere le proprie ragioni sui principali dossier in agenda, a partire dal tema dell'immigrazione.

Vedete, noi abbiamo apprezzato che finalmente l'Italia abbia presentato, in un vertice informale ristretto (per modo di dire, perché poi alla fine c'erano quasi tutti), un programma dettagliato in dieci punti, da sottoporre ai partner europei come base di discussione. In questi anni, abbiamo visto i nostri partner relegarci al ruolo di bagnini d'Europa; abbiamo visto la nostra gloriosa Marina militare, di cui tanto a sinistra oggi si riempiono la bocca, ridotta al rango di taxi del mare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo visto Governi imbelli firmare gli accordi di Dublino 3 in piena crisi migratoria seguita alla sciagurata stagione delle primavere arabe: una scelta che noi di Fratelli d'Italia per primi denunciammo in quei giorni del giugno 2013, e che avrebbe avuto di lì a poco ricadute nefaste, a cui il Governo Letta pensò bene di aggiungere l'altrettanto nefasta operazione Mare Nostrum; un combinato disposto che diede il via all'auto-invasione dell'Italia. Abbiamo visto Governi financo barattare qualche punto percentuale di flessibilità finanziaria con l'inaccettabile prassi che qualunque nave dedita al soccorso potesse scaricare il proprio carico di carne umana sulle nostre coste, Emma Bonino docet.

Abbiamo visto chi oggi da Parigi ci fa la morale, chiudere le frontiere a Ventimiglia, respingere donne gravide a Bardonecchia o rifiutare l'attracco alle navi delle ONG. E allora non possiamo che accogliere con favore che, finalmente, l'Italia si comporti da nazione seria, consapevole della propria storia e del ruolo che svolge, da sempre, nel Mediterraneo e presenti, quindi, un decalogo serio su cui confrontarsi.

Ma vi chiediamo di fare di più; ben venga la proposta di istituire gli hotspot in territorio africano sotto egida internazionale, richiamando alla responsabilità non solo l'Europa, ma anche l'ONU e, aggiungiamo noi, in particolare, quell'Alto commissariato per i rifugiati che, dall'era della Presidente Boldrini in poi, non perde occasioni per farci la morale sul dovere di accogliere tutti, compresi i non profughi, ma che vediamo troppo poco impegnato là dove ci sono i veri profughi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, aprire centri d'identificazione in Africa, più vicini possibile ai luoghi di origine dei flussi migratori, è una proposta storica di Fratelli d'Italia che sosterremo convintamente, ma è un processo che richiede mesi e noi siamo all'inizio di una stagione estiva che ha visto già riprendere gli sbarchi, per questo abbiamo bisogno di una soluzione di deterrenza immediata e definitiva che possa bloccare le partenze e con esse la vergognosa tratta di esseri umani.

Allora, per questo noi chiediamo e abbiamo chiesto, attraverso l'intervento della nostra presidente Giorgia Meloni, di inserire un undicesimo punto, quello che abbiamo chiamato il blocco navale, una missione militare internazionale per rafforzare il dispositivo al largo delle coste libiche, se possibile, naturalmente, in collaborazione con la Guardia costiera libica, se necessario fino a prevedere l'occupazione militare dei principali porti di partenza delle carrette della morte. Non sfuggirà, infatti, che - per quanto sia certamente un passo avanti vietare l'attracco a navi di ONG straniere che vanno a caricare i migranti a poche miglia dalle coste libiche - non possiamo prestarci a una sorta di rimpiattino umanitario in cui ad ogni naviglio corrisponde un comportamento diverso. Mi spiego, se è una nave di una ONG, la invitiamo a cercarsi un altro porto, giusto; se poi è una nave fantasma senza bandiera come la Lifeline, ne minacciamo, giustamente, il sequestro e il fermo dell'equipaggio; se è una nave militare italiana, ovviamente, la facciamo rientrare; se è una nave americana che passa di lì per caso, cediamo con fermezza; se è un mercantile danese, tiriamo una monetina e vediamo un po' come va a finire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vedete, non si può pensare di gestire un fenomeno di questa portata in questo modo. Il blocco navale o, se volete usare un termine più politicamente corretto, i respingimenti assistiti sono l'unica soluzione per dare in modo definitivo ai trafficanti di morte il messaggio che, come dice qualcuno, la pacchia è davvero finita, perché se, finalmente, si comincia a parlare di Schengen non solo con la retorica della libertà di movimento e della generazione Erasmus, ma anche come controllo delle frontiere esterne, è su questo punto che si può costruire un accordo ampio che comprenda i paesi del blocco di Visegrád, ma anche l'Austria, la Germania e molti altri.

Una volta richiamata l'Europa tutta alla difesa delle nostre frontiere esterne, che sono, come giustamente è stato ricordato, le frontiere dell'Europa, potremo porci il problema dei movimenti secondari. E, qui, dobbiamo aggiungere un dodicesimo punto che vi chiederemo di sostenere e che purtroppo è scomparso, però, dal decalogo, è il tema proprio dei rimpatri, un tempo li avremmo chiamati: espulsione degli immigrati clandestini; ora, sempre in tempi di politicamente corretto si chiamano: rimpatri dei migranti economici, ma il concetto è lo stesso. Se ne fa un timido accenno nei confronti di coloro che si mettono in viaggio, che dobbiamo, nei centri d'identificazione in territorio africano, distinguere dai profughi veri, ed è giustissimo, ma non se ne parla per quei 2 milioni stimati di clandestini che, oggi, risiedono in Europa e di cui alcune centinaia di migliaia sul territorio italiano. Deve essere creato un fondo europeo per i rimpatri, un meccanismo di accompagnamento attraverso accordi bilaterali tra l'Unione europea - e non più solo tra i singoli Stati - e i Paesi di provenienza. Chi non firma questi accordi e non accetta di riprendersi i suoi clandestini non deve più poter usufruire dei fondi che l'Unione europea stanzia per i progetti di cooperazione allo sviluppo ogni anno. Soltanto così potremo superare la problematica dei movimenti secondari che, legittimamente, i Paesi dell'Europa centrosettentrionale oggi pongono, ma che, naturalmente, si trasformerebbe, per noi, in una vera e propria bomba sociale.

Ecco, se vi farete carico di questi ulteriori punti noi, vi sosterremo, così come naturalmente vi sosterremo se, come auspichiamo, respingerete al mittente la folle idea dei nuovi guru della sinistra europea, Macron e Sanchez, di disseminare i Paesi del sud Europa di campi di accoglienza; così come speriamo che vorrete porre il veto italiano su una seconda tranche di aiuti alla Turchia se non ci sarà, contemporaneamente, un pari investimento sul corridoio dell'Africa centrale che interessa l'Italia.

Di questo però, purtroppo, non c'è traccia né nel documento di dieci punti del Governo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CARLO FIDANZA (FDI). Concludo, Presidente, ma nemmeno nella risoluzione di maggioranza e per questa ragione noi ci asterremo sulla risoluzione in maggioranza.

Negli ultimi secondi voglio richiamare alcuni punti importanti che, pure, si discuteranno. Sul quadro finanziario pluriennale, avete un mandato chiaro pieno, penso da tutto il Parlamento: fate la migliore trattativa possibile a difesa dei fondi per la coesione per le regioni meno sviluppate nel nostro Paese e per la nostra agricoltura che deve essere tutelata. Sul tema della Russia, meno timidezza, una forte contrarietà al rinnovo delle sanzioni a cui si va incontro per la fine di luglio e, infine, mi consenta un ultimo passaggio, Presidente, e chiudo, sul tema della difesa europea. Ho letto nella risoluzione di maggioranza la grande preoccupazione di non procedere sul tema della difesa europea per non scomodare i nostri alleati di oltre oceano. Io mi preoccuperei, prioritariamente, di non procedere in questa direzione se la difesa europea vuol dire consegnare know how, eccellenza industriale, capacità di difendere la nostra sovranità a Paesi che fanno finta di essere nostri amici, ma che ci vogliono scippare di un punto strategico della nostra capacità industriale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mi riferisco, ancora una volta, alla Francia. Allora, più cooperazione, ma non cediamo la nostra grande eccellenza in tema di industria della difesa ai nostri partner europei che fanno finta di essere amici, ma che in realtà, ancora una volta, cercano di usare l'Europa per i loro interessi contro i nostri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputai del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Presidente, il prossimo Consiglio europeo riveste un'importanza cruciale per la tenuta dell'Unione europea. La solidarietà e la fiducia fra gli Stati sono pilastri portanti dell'intero edificio europeo e smantellare il vincolo della solidarietà, non dando risposte in materia di immigrazione, significherebbe, in questa stagione, rinunciare al sogno dei padri fondatori dell'Europa, un sogno - voglio ricordarlo, in una stagione nella quale il volto che l'Europa ci mostra non è il migliore, non è quello che vorremmo vedere - che ci ha garantito comunque un continente senza guerre, senza barriere, senza confini, in pace da settant'anni. Allora, non dobbiamo mai dimenticare né dare per scontate la pace e la democrazia. Il nostro sistema di valori, la libertà, l'identità europea liberale e cristiana non sono delle conquiste scontate, non sono acquisite per sempre e il tema dell'immigrazione, è inutile negarlo, ruota attorno, lo ha sottolineato anche poc'anzi la collega Ravetto, al Regolamento di Dublino, che se nel 2003, prima delle Primavere arabe, prima degli attacchi terroristici, poteva avere un senso, ora quel Regolamento risulta inadeguato e anacronistico.

Non capire il carattere di eccezionalità della sfida sull'immigrazione è il più grave atto di miopia che l'Europa possa fare, ma non meno miope sarebbe pensare non di risolvere, ma di sfruttare l'emergenza per fini elettorali o di consenso. Questo è un tema che riguarda molti Governi in Europa; non si può dimenticare che la questione migratoria ha rilevanza europea ed europea non può che essere la sua soluzione. L'Europa si trova, infatti, ad un bivio: o prende il toro per le corna e affronta questo problema con una strategia a breve, a medio e a lungo termine o rischia di essere travolta.

E, parliamoci chiaro, l'Italia da sola in questi anni si è fatta carico del soccorso, dell'identificazione e dell'integrazione non solo dei profughi, ma dei tanti, forse troppi, migranti economici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma, mi domando, possono dire lo stesso altri Paesi che affacciano sul Mediterraneo? Possono dire lo stesso i Governi che pretendono di dare lezioni all'Italia? Oggi, con che coraggio proprio la Francia, che ha gettato nel caos la Libia e che è responsabile della destabilizzazione in quel Paese, si permette di darci lezioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Bene ha fatto il Ministro Salvini a rispedire al mittente certe affermazioni e ad aver messo di fronte alle proprie responsabilità i partner europei e altrettanto bene ha fatto il Presidente del Consiglio nel ribadire che l'Italia non accetterà soluzioni calate dall'alto.

Però, con altrettanta franchezza chiediamo ai rappresentanti del Governo quale sia la strategia che il Governo vuole mettere in atto, perché battere i pugni sul tavolo può non bastare; altrimenti, il rischio di trovarci nell'angolo in una condizione di isolamento, del tutto inefficace per il perseguimento del nostro interesse nazionale, è elevatissimo. Allora noi ci permettiamo di dare un consiglio al Governo: guardarsi dai falsi amici. Attenzione a perseguire alleanze impossibili con i Paesi di Visegrad, con la CSU di Seehofer, che hanno interessi e obiettivi opposti ai nostri. Quei Paesi non vogliono chiudere le frontiere europee, vogliono chiudere le loro frontiere, vogliono respingere i migranti ai loro confini, in modo che siano rimandati, nella maggior parte dei casi, da noi. Questo significherebbe la fine di Schengen, ma abolire Schengen avrebbe un costo alto per l'Italia, per tutte le imprese che esportano, per il manifatturiero, per gli autotrasportatori, per il turismo, che rappresenta una delle poche voci attive della nostra bilancia commerciale.

Ma veniamo ora ad un tema ancora forse più importante, che è quello delle migrazioni secondarie, perché su questo si gioca il Consiglio europeo. Rappresentanti del Governo, l'Italia non può accettare di affrontare il tema delle migrazioni secondarie in cambio di fumosi impegni e promesse future, e non può barattare - sono convinta che non lo farete - il nostro assenso con qualche decimale in più di flessibilità, come ha fatto la sinistra in questi anni, che ha chiesto flessibilità in cambio di un'accoglienza indiscriminata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Proprio per questo, abbiamo ascoltato con grande aspettativa l'intervento del Premier Conte, ma abbiamo la sensazione che la sua multilevelstrategy altro non sia che la lista dei desideri, perché in quel ragionamento non c'è né un come né un quando sull'affrontare il tema delle migrazioni secondarie. Allora ci permettiamo di offrire delle soluzioni. La prima soluzione è la contemporaneità di tre azioni che devono avvenire prima di discutere delle migrazioni secondarie: una è la modifica del Regolamento di Dublino, come è stato fatto nel testo approvato dal Parlamento europeo; poi vi è giustamente l'apertura di hotspot nei Paesi di transito dei flussi migratori. Ma come ha chiaramente potuto ascoltare il Ministro Salvini a Tripoli, nessuno Stato africano potrà accettare di tenere sul suo territorio queste strutture senza garanzie europee su dove i migranti selezionati possano poi essere ricollocati in Europa e, quelli senza requisiti, possano essere rimpatriati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Dunque anche qui l'Europa deve battere un colpo: se non dà garanzie ai Paesi del Nord Africa, ai quali deve dare delle risposte per avere degli hotspot, credo che anche questo tema rimarrà lettera morta. Poi c'è la terza questione: il cospicuo finanziamento del Trust Fund per l'Africa con una dote almeno pari a quella della Turchia, perché se sono serviti 6 miliardi per bloccare la rotta balcanica, l'Europa deve stanziare altrettante risorse per garantire anche l'Italia e i Paesi mediterranei; questo il Premier Conte deve portare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sarebbe il primo passo di quel grande Piano Marshall per l'Africa di cui ha parlato anni fa il Presidente Berlusconi, che è l'unica strada per arrestare un fenomeno epocale. Però, ricordiamoci, colleghi, che solo l'Europa ha la forza politica, prima ancora che economica, per promuovere un progetto di portata così grande. Non illudiamoci di trovare una soluzione al problema senza l'Europa o, peggio ancora, contro l'Europa, perché questo non è possibile. Ma non permettiamo nemmeno all'Europa di continuare ad essere miope, ad ignorare un'emergenza che ci mette in pericolo come italiani e come europei. Ci auguriamo - ce lo auguriamo per l'Italia - che si giunga ad un accordo, che quel Consiglio serva per portare a casa dei risultati, però non possiamo nasconderci che un documento finale potrebbe essere anche approvato a maggioranza, anche con il voto contrario dell'Italia. Ci sono altri atti legislativi dove è richiesto invece il consenso unanime, lo sa bene il Ministro Moavero, a cominciare dal rifinanziamento dell'accordo Turchia-UE, allora lì l'Italia deve far sentire la sua voce, forse arrivare al punto di minacciare il veto su quel dossier, per ottenere altrettante risorse sul Fondo per l'Africa, per dare un sostegno anche ai Paesi mediterranei, per dare un sostegno anche l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lì possiamo far sentire la nostra voce (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E dobbiamo sicuramente riavviare l'accordo di cooperazione con la Libia - anche se si fa con soldi nostri - fatto dal Governo Berlusconi nel 2008. Tuttavia, colleghi, quel Consiglio non riguarderà solo l'immigrazione, ci sono altre insidie sul tavolo. Abbiamo sentito parlare poco - lo ha ricordato il collega Brunetta - della proposta franco-tedesca di riforma della governance economica europea. Come per il tema dell'immigrazione, anche questa partita rischia di costare molto cara all'Italia, e dobbiamo dire da subito che è una proposta semplicemente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Trasformare lo EuropeanStabilityMechanism in un Fondo monetario europeo sarebbe di fatto l'istituzionalizzazione della troika; vorrebbe dire mettere l'Italia nelle mani di Berlino e Parigi. Anche le proposte sui non-performingloans sono da rispedire al mittente. È irricevibile pure la vecchia idea di introdurre un limite alla quantità di titoli di Stato italiani. Perché, invece, non affrontare il tema dei derivati delle banche tedesche, sicuramente più dannosi dei titoli di Stato italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)?

Noi siamo favorevoli all'unione bancaria, ma non alle condizioni proposte. Sappiamo che al Premier Conte attende un compito gravoso, noi siamo all'opposizione del Governo ma non siamo all'opposizione dell'Italia, confidiamo che il Premier Conte possa tutelare i nostri interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ciò senza perdere di vista che è fondamentale preservare l'unità europea, perché un'Europa divisa, frantumata, lacerata, non serve ai cittadini europei né, tanto meno, a quelli italiani.

Noi ci asterremo sulla risoluzione del Governo, anche se abbiamo poco capito le ragioni di un parere contrario, almeno su alcuni punti, sulla nostra, ma non importa. Se il Governo agirà in questo senso per cambiare l'Europa, sapendo che l'Europa è e resta la nostra casa, avrà il nostro consenso. Il Presidente Berlusconi ha sempre chiesto a Forza Italia di far prevalere l'interesse nazionale sul confronto politico, lo faremo anche questa volta. I Governi passano, l'Italia resta, l'Italia deve vincere, speriamo tanto che voi siate all'altezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, colleghi, membri del Governo, finalmente ne siete venuti a parlare qui, della vostra idea sulle migrazioni. L'avete anticipata sui giornali, i giornalisti, a Bruxelles, hanno ricevuto il piano e lo hanno commentato in diretta; il Presidente del Consiglio l'ha illustrata ai partner europei nella riunione di domenica, e i partner europei gli hanno risposto “ci penseremo”; finalmente oggi il Parlamento ha ascoltato i punti della strategia europea multilivello per le migrazioni. Meglio tardi che mai, anche se la realtà è che sono anni, come ricordava l'onorevole Fassino, che l'Italia chiede il superamento del Regolamento di Dublino e di preservare la libertà di movimento dentro lo spazio Schengen, rendendo i nostri confini esterni finalmente una responsabilità europea. Eppure voi avete definito tutto questo una svolta radicale. Mi dispiace deludervi, ma per questo Parlamento non è una svolta radicale. Il Parlamento italiano ha votato negli anni passati proposte simili a questi dieci punti. E non è una svolta radicale neanche per la Commissione europea, da cui voi avete preso giustamente molte delle vostre idee.

Forse chiamate questo piano una svolta radicale perché lo è per voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché voi, lo scorso anno, al Parlamento europeo, quando si votava la proposta di riforma del Regolamento di Dublino, avete votato contro o vi siete astenuti. O, forse, per voi questo piano è una svolta radicale perché è radicalmente diverso dall'approccio violento e propagandista del vostro Ministro Salvini, di cui sembra ostaggio tutto il Governo. Quello del Ministro Salvini è un approccio lontanissimo dalle parole che abbiamo sentito oggi dal Presidente del Consiglio.

L'approccio del Premier è fatto di negoziazioni ai tavoli europei, è fatto di obiettivi, è un approccio in sostanziale continuità, appunto, con quanto fatto negli anni passati. Il Ministro Salvini è un'altra cosa; ama fare la faccia feroce, ama litigare con tutti e poi, quando deve rifarsi di un'autorevolezza morale, non esita a gloriarsi di risultati che non sono suoi, ma dei Governi del PD, che hanno salvato e accolto più di 450 mila migranti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La retorica del Ministro Salvini, partito a bomba sul tema delle migrazioni, ha messo il Governo subito in difficoltà. Il Primo Ministro non ha potuto impostare la posizione italiana al Consiglio europeo tenendo conto dell'interesse del Paese, non ha potuto concentrare l'attenzione sulla creazione di una forza rapida di intervento armato – discussione importante sui temi di sicurezza strategica, da cui l'Italia, con il nuovo Governo è stata totalmente assente –, non ha potuto spingere affinché il bilancio europeo preveda più risorse sui settori che interessano all'Italia, non lo abbiamo sentito pronunciare una parola sulla proposta franco-tedesca di riforma dell'eurozona, che è una proposta abbastanza strategica per il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali), né lo abbiamo sentito sulla crescita e l'occupazione o il contrasto alla povertà. No, il Primo Ministro ha dovuto, da subito, conformarsi al fatto che il suo Ministro dell'interno ha deciso che in Italia è tornata l'emergenza migranti. Gli sbarchi in Italia dalla Libia, nel 2018, sono diminuiti dell'80 per cento rispetto all'anno precedente, ma a Salvini questo non interessa. Per calcoli di consenso, il Ministro ha deciso di raccontare ancora che l'Italia è nel mezzo di un'emergenza immigrazione, ha deciso di mostrare la faccia inutilmente cattiva del nostro Paese, ha rimesso l'Italia sul banco degli accusati di una crisi internazionale, che non c'è. Bravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali – Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), ha proprio fatto gli interessi del nostro Paese. Ci ha fatto rompere con i nostri alleati tradizionali, da Malta, alla Spagna, alla Francia; ha pure avuto delle scaramucce con l'Olanda, quando invece l'Italia, in questi anni, aveva guadagnato il rispetto internazionale, in Europa e in Africa, perché aveva tenuto alto l'onore dell'Europa, salvando vite in mare.

E l'Italia, quindi, dopo tutta questa retorica di Salvini, deve presentarsi così al Consiglio europeo, con questa strategia nazionalista, basata unicamente sull'idea che, se facciamo la voce grossa sull'immigrazione, tutto ci sarà concesso. E finora che cosa ha ottenuto questo Governo? Avete ottenuto la riforma di Dublino? No. Avete ottenuto il fatto che i Paesi europei considerino i confini italiani come confini europei? No. Avete ottenuto che un Paese europeo si è preso un migrante secondo il piano di ricollocamento europeo? No. Avete ottenuto gli hotspot in Libia o la disponibilità di altri Paesi africani a ospitare gli hotspot? No. L'unica cosa che avete ottenuto è stata di dividere l'Unione europea, e questa è una responsabilità storica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali - Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Con un'Europa più divisa l'Italia non è più forte, l'Italia è più debole e più sola. Avete rafforzato quei Paesi, a cui si è aggiunta l'Austria, che chiedono la sospensione di Schengen, che è contrario ai nostri interessi nazionali. Avete fatto la voce grossa con tutti; con le ONG, con i migranti, che sarebbero in crociera, con i mercantili che hanno rispettato la legge del mare, che avete fatto aspettare al largo della costa italiana, ma gli unici contro cui non avete speso una parola sono questi Paesi; è un blocco che rifiuta di essere solidale con le nazioni di primo approdo come l'Italia; e noi chiediamo al Presidente del Consiglio di alzare la voce contro questi Paesi, a Bruxelles, non qui in Aula, come ha fatto stamattina. Vogliamo sentirlo dire, chiaramente, davanti ai suoi colleghi, che, se Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia continuano ad accogliere neanche un rifugiato dall'Italia saranno penalizzati e non avranno più risorse europee (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Vogliamo sentirgli dire questo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Il Presidente del Consiglio ha un'occasione, domani, per andare a Bruxelles e difendere l'interesse italiano e dimostrare, almeno su questo, un minimo di autonomia da quello che, in realtà, è il vero Primo Ministro, che è il Ministro Salvini, che con questi Paesi vuole fare un'alleanza, in nome di un pessimo nazionalismo. Quella del prossimo Consiglio europeo sarà per voi una grande prova, è una prima volta di questo Governo; avete alzato le aspettative e verrete misurati su queste aspettative che avete generato, e capiremo davvero, rispetto ai risultati che porterete a casa, se con la strategia che avete scelto – o, meglio, la strategia che Salvini vi ha imposto – sarete più efficaci dei Governi che vi hanno preceduto sulle scelte di politica estera e sulle priorità europee. La centralità di un Paese al tavolo europeo non si giudica da quanto urla, si giudica dai risultati che porta a casa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). E qui vorrei dire una cosa al Ministro Savona, che ha detto che a lui interessa la storia. Ministro, mi dispiace, della storia ne parleranno i manuali, ma a noi interessa sapere, dopodomani, con che cosa tornerete qui, con che risultati tornerete in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Da questi risultati sapremo se voi siete davvero l'avvocato difensore del popolo italiano o se siete solo capaci di alzare i toni per il dibattito interno, ma sul piano europeo ci avete allontanato da quello che serve all'Italia.

Noi, ma soprattutto i cittadini italiani, staremo molto attenti a quello che porterete a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, autorevoli membri del Governo, avevamo detto in maniera chiara, qualche settimana fa, quando abbiamo votato la fiducia a questo Governo, che sulle spalle del Governo ci sarebbero state le aspettative non soltanto del popolo italiano, ma anche di gran parte del popolo europeo, perché ormai gli europei hanno capito che è nelle sedi internazionali e in Europa, e in consessi come quello imminente, che si decidono le strategie fondamentali per il futuro e, soprattutto, da dove partono i problemi e gli errori che, fatti in passato, oggi picchiano sulla pelle della gente e sulla vita dei singoli Paesi. E, quindi, a fronte di questo, è fondamentale l'incontro che il Governo sta per andare ad affrontare, questo Consiglio d'Europa; è fondamentale anche per l'agenda che ci sarà in questo importante vertice, in questa importante riunione. Si è parlato molto del tema dei migranti in quest'Aula, come se fosse l'unico argomento. È certamente un tema importante, certamente un tema fondamentale. Io credo che il motivo per cui se ne è parlato così tanto in quest'Aula è il fatto che per la prima volta l'Italia si presenterà al Consiglio europeo non con la coda tra le gambe e il cappello in mano, ma con la forza di dettare le condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega–Salvini Premier). E se questo sarà possibile, l'Italia deve dire grazie a una persona sola, che è il Ministro Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega–Salvini Premier), che, con la sua politica, finalmente, in poche settimane di lavoro, è riuscito a sollevare all'opinione pubblica italiana ed europea un problema che, per quanto ci riguarda, era sotto gli occhi di tutti, ma di cui si parlava forse troppo poco, cioè il problema della gestione dei migranti, che non può essere esclusivamente un problema italiano, ma soprattutto di quelle che sono le attuali politiche fallimentari che ha portato avanti l'Europa su questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Lega–Salvini Premier). Presidente Boldrini, lei fa bene a ricordarci che c'è un diritto internazionale che prevede che sia un obbligo salvare le vite in mare, questo nessuno lo mette in dubbio e infatti non mi risulta che vi sia un solo profugo che ha messo a repentaglio la sua vita in queste settimane, nonostante la linea dura del Governo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega–Salvini Premier), perché il Governo italiano ha mandato i soccorsi alle navi, ma salvare le vite non vuol dire abdicare completamente a una linea politica.

Ebbene, il fatto di iniziare a porsi delle domande su questo fenomeno delle ONG è una questione importante perché, se è vero che il diritto internazionale prevede la salvezza delle vite e prevede l'intervento per aiutare chi rischia la vita in mare, è anche vero che ci sono delle regole internazionali tali per cui, se una nave batte la bandiera di un Paese, quella nave rappresenta il territorio di quel Paese e allora, se, secondo il Trattato di Dublino, è obbligo del Paese di approdo del migrante svolgere le pratiche per vedere se ha o meno il titolo per avere il diritto di asilo, se abbiamo una nave che è finanziata dalla Germania, che non si sa a quale situazione internazionale risponda, ma batte bandiera olandese, fino a prova contraria, potrebbe essere l'Olanda a farsi carico di questi profughi, perché quel territorio è territorio europeo, il diritto internazionale dice anche questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega–Salvini Premier).

Il diritto internazionale dice anche che è obbligo salvare le vite, portandole nel porto più vicino e più sicuro, e allora qualcuno mi deve spiegare se, forse, il diritto internazionale ha sovvertito le regole della geografia, perché mi pare di capire che, se l'emergenza avviene nelle acque territoriali libiche o appena fuori, fino a prova contraria, i porti più vicini sono quelli libici o quelli maltesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega–Salvini Premier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E, allora, qualcuno mi deve spiegare perché le ONG, invece, pare che abbiano come unico approdo l'Italia. Io un'idea ce l'ho molto chiara, che forse chi finanzia queste organizzazioni ha un disegno ben chiaro in testa, che è quello di destabilizzare questo Paese, è quello di creare un'emergenza sociale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), è quello di creare un conflitto tra poveri, è quello di renderci ancora più suscettibili al dominio del grande capitale finanziario internazionale. Quello è lo scopo vero di chi finanzia le ONG. E allora iniziare a dirlo significa fare l'interesse non solo dell'Italia, ma dell'umanità, significa non pensare che i migranti siano merce su cui qualcuno può lucrare o un'arma con cui destabilizzare i Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

E visto e considerato che uno dei punti all'ordine del giorno sulla questione migranti sarà anche la ripresa dei trattati internazionali bilaterali con i Paesi da cui questi migranti partono, noi diciamo al Presidente Macron che, se c'è un responsabile dell'attuale crisi nel Mediterraneo, si chiama Stato francese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier): lo Stato francese che ha deciso di portare il disordine in Libia semplicemente per accaparrarsi gli interessi economici, dato che l'Italia era riuscita con fatica a sviluppare rapporti privilegiati con la Libia. E allora, chi è andato a fare la guerra in Libia semplicemente per interessi economici non ci venga a insegnare che cos'è l'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e soprattutto non faccia finta che il problema non lo riguardi, anche perché, fino a prova contraria, tra i Paesi che non accolgono, visto che si cita sempre Visegrád, c'è anche la Francia, che fino a prova contraria è in deficit di diverse migliaia di profughi richiedenti asilo da accogliere. E allora Macron, invece che parlare, adempia agli obblighi internazionali che il suo Stato ha sottoscritto e accolga quelle migliaia di migranti che ancora non ha accolto nella ripartizione internazionale.

E quindi, caro signor Macron, che insulta l'Italia, noi le diciamo forte e chiaro che razzisti non siamo noi, ma razzisti sono tutti coloro che hanno creato questo business dell'immigrazione e che lucrano sulle persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi le diciamo forte e chiaro, Presidente Macron, che criminali non sono le navi della Marina militare, che rispondono all'indirizzo del nostro Governo, ma criminali sono le navi pirata delle ONG (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che fanno i trafficanti di uomini in combutta con chi organizza il traffico delle persone sulle coste libiche. E soprattutto diciamo che senza cuore non è chi mette in evidenza che nel nostro Paese il 40 per cento di giovani non ha lavoro e quindi che forse un Paese dovrebbe dare risposte a queste persone prima di occuparsi dei migranti, ma senza cuore è chi utilizza i migranti sfruttandoli come manodopera a basso costo, anzi, come schiavi del nuovo millennio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). E c'è un'inchiesta, proprio di oggi, sulle notizie nazionali, che ha dimostrato come alcune ONG, alcune cooperative, anche in Italia, prendano fondi pubblici per l'accoglienza e poi schiavizzino queste persone a lavorare nei campi e a fare lavori dequalificati. Queste persone sono senza cuore, non chi vuol porre limiti a tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, si parlerà della riforma di Dublino a questo vertice, la nostra posizione è chiara, si parlerà di accordi bilaterali, si parlerà di difesa, e quindi diciamo “no” a qualsiasi ipotesi di esercito unico europeo, ma ben venga un lavoro di pattugliamento comune della nostra Marina militare e delle altre forze militari degli altri Paesi, per abbassare quelle che sono le frontiere esterne e per proteggerle sul problema migranti.

Ma si parlerà anche di economia e questo è l'aspetto, a mio avviso, più importante del vertice. Ebbene, da una parte, noi, autorevoli membri del Governo, dobbiamo evitare che la Brexit diventi un problema per l'Italia, perché vede, quando leggo che c'è l'idea di tagliare i fondi PAC per la politica agricola comune, io dico questo: che l'Italia forse ha già dato; io ricordo che siamo un Paese contribuente attivo dell'Unione europea, versiamo ogni anno 16 miliardi all'Europa e ci torna indietro, dei nostri soldi, circa la metà. E allora non possono essere certamente gli agricoltori italiani a pagare il fatto che gli inglesi, legittimamente, hanno deciso di uscire dall'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); come non possiamo pensare che, per sopperire a questa mancata entrata, l'Europa si doti di propri strumenti finanziari: anche su questo grande attenzione, perché non è pensabile che si ceda ulteriormente sovranità all'Unione Europea, permettendo all'Unione europea di aver imposte dirette negli altri Paesi.

Ma c'è poi un altro tema fondamentale, che è il futuro della BCE e del cosiddetto Fondo salva Stati. Tutti quanti qui abbiamo ringraziato Draghi, perché è riuscito, a nostro avviso con un palliativo, a far fare alla Banca centrale europea quello che la Banca centrale europea, secondo noi, dovrebbe fare di diritto, cioè avere il ruolo che ha la Federal Reserve americana, che hanno tutte le grandi banche sovrane. Come sappiamo, l'Europa non ha questo sistema e non ha questi accordi finanziari.

Ebbene, grazie al quantitative easing siamo riusciti a tamponare. Il quantitative easing, come tutti sappiamo, sta per finire, ma noi non possiamo pensare che, in un contesto come questo, l'idea dell'Europa sia quella di sostituire la Banca centrale europea nell'intervento a sostegno dei Paesi col Fondo salva Stati, perché, se noi passiamo dalla Banca centrale europea, che non è una banca sovrana, a pensare di portare la troika nei Paesi che hanno difficoltà, noi dobbiamo dire forte e chiaro che questo non ci va bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); anche perché abbiamo già sperimentato in Grecia che cosa significa l'intervento del Fondo salva Stati: Fondo salva Stati che, anche con i soldi italiani, non ha salvato il popolo greco, come ci è stato raccontato; Fondo salva Stati che è servito soltanto a salvare quelle banche tedesche, francesi e del nord Europa, che sulla Grecia avevano fatto speculazione finanziaria. Quindi noi abbiamo utilizzato i soldi degli europei e anche i soldi degli italiani, non per salvare la Grecia o per dare risposte al popolo greco, ma per salvare gli investitori speculativi del nord Europa: ecco, questo non può essere il modello (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che pensiamo per lo sviluppo economico del nostro continente, né possiamo pensare che questo organismo possa sostituirsi alla BCE.

Ricordo, infatti, che, nonostante l'intervento di questo Fondo - e concludo, signor Presidente - oggi della Grecia non parla più nessuno, ma oggi in Grecia gli ospedali pubblici non hanno più finanziamenti e la mortalità infantile è salita a livelli africani, non europei. Oggi in Grecia c'è la seconda città del Paese, che è Salonicco, che non ha più l'acqua corrente. Oggi in Grecia non c'è più un aeroporto, un porto, un'area logistica, un qualche asset strategico che sia di proprietà dello Stato greco o di un'impresa greca (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle): sono tutti in mano a imprese tedesche e francesi, che rispondono a quelle finanziarie che hanno speculato sulla Grecia. Ecco, quello è un modello sbagliato, l'idea di Europa che abbiamo noi è un'idea di Europa che affronterà le gravi crisi finanziare dei Paesi in un altro modo, non certo con la troika, non certo calpestando i diritti sociali dei popoli europei (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Presidente, colleghi, sono orgoglioso di poter commentare una risoluzione di maggioranza che metta al centro gli interessi dell'Italia in sede europea, finalmente. Per troppi anni siamo stati abituati a Consigli europei ai quali l'Italia partecipava da Paese di serie B, spettatrice di trattati e riforme che la penalizzavano, sia sul tema migratorio, che sugli altrettanto decisivi temi economici e finanziari. Oggi, invece, ho sentito dal Presidente Conte un discorso ricco di proposte concrete e ambiziose (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); proposte che i Governi precedenti ci dicevano essere irrealizzabili e che, invece, questo Governo ha già imposto all'attenzione dei partner europei nelle poche occasioni che finora ha potuto sfruttare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Prima di tutto, è cambiato l'atteggiamento dell'Italia a Bruxelles e nei vertici internazionali. Il Governo ha riguadagnato una posizione di tutto rispetto a quei tavoli, grazie a qualche semplice ma deciso “no”: “no” al Regolamento di Dublino, che alla faccia della solidarietà europea scarica su un solo Paese il problema strutturale dei flussi migratori africani e mediorientali; “no” al ricatto delle ONG, che spesso e volentieri recuperano i migranti direttamente dalle coste libiche per portarle nel nostro Paese, illudendoli di un futuro radioso, che, purtroppo, non possiamo loro garantire; “no” alla bozza di riforma presentata da alcuni Paesi europei, che voleva cambiare tutto per non cambiare niente, lasciando l'Italia in balìa dei flussi migratori; “no” ad una riforma della governance economica europea, che rende ancora più rigide le regole di bilancio attraverso la trasformazione del meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo controllato di fatto da Francia e Germania; “no” alle nuove regole sulle banche, che, rendendo ancora più stringenti i vincoli sui crediti deteriorati, penalizzerebbero i nostri istituti di credito, mettendo a rischio la stabilità finanziaria dell'Italia e dell'intera Unione; “no” ad un bilancio dell'Unione europea che ci vede contributori netti, ma che non presta la dovuta attenzione ai settori che più ci interessano, dall'agricoltura all'inclusione sociale; “no”, in definitiva, all'atteggiamento servile del vecchio Governo, che faceva la voce grossa in patria per poi approvare tutte le folli direttive europee, compreso quel bail-in, la cui parziale applicazione ha danneggiato centinaia di migliaia di risparmiatori (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

La forza del Governo del cambiamento, però, non sta solo nei “no”, che pure sono serviti, la vera novità è che il Presidente Conte andrà in sede europea con solide proposte di riforma, dei “sì” di puro buonsenso, non certo per distruggere, ma per rimettere in carreggiata il processo di integrazione europea.

Sì al superamento di Dublino sostituito dal nuovo sistema multilivello di gestione dei flussi migratori che prevenga alla fonte i movimenti primari dei migranti economici e risolva così più agevolmente anche il problema dei movimenti secondari all'interno dei confini europei: un sistema che avrebbe il merito di salvare vite ancor prima dei terribili viaggi della speranza in mare e di garantire nel frattempo l'accesso in Europa ai soli richiedenti asilo che ne hanno effettivo diritto. Sì ad una nuova governance economica fondata sulla condivisione dei rischi. Non c'è Unione economica senza trasferimenti dai Paesi più ricchi ai Paesi più deboli, senza unione bancaria asimmetrica e senza maggiore spazio per gli investimenti produttivi anche grazie ad un processo di mutualizzazione dei debiti pubblici. Sì ad una riformulazione del bilancio dell'Unione europea che sposti maggiori risorse sui fondi per la coesione sociale e l'occupazione. Ricordo in questa sede che il 6 ottobre scorso il Parlamento europeo, cioè l'unica istituzione democraticamente eletta dell'Unione, ha approvato a maggioranza il rapporto della nostra europarlamentare Laura Agea, nel quale si chiede di utilizzare il 20 per cento dello stanziamento del Fondo sociale europeo per finanziare il reddito di cittadinanza anche in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Poter riformare e potenziare i centri per l'impiego grazie al Fondo sociale europeo, ad esempio, sarebbe una svolta simbolica eccezionale per un'Europa che fino ad oggi ha guardato più alla finanza che all'economia reale. Se c'è una speranza oggi in Europa è che il Governo, da più parti definito populista, continui a mantenere la schiena dritta e si opponga con tutta la sua forza ai diktat dei Paesi che vogliono continuare a perseguire esclusivamente i loro interessi. L'Italia può rappresentare al meglio con questo Governo il nuovo corso europeo ed essere un faro per tutti i Paesi che in questi anni hanno subito i disastri della politica di austerità e l'assenza delle istituzioni europee sui temi chiave per il benessere dei popoli, dalla lotta alla povertà dilagante a quella contro la disoccupazione giovanile. Ecco perché, Presidente, è con grande fiducia che il gruppo del MoVimento 5 Stelle attende il Consiglio europeo di domani e dopodomani. Nell'augurare buon lavoro al Presidente Conte annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo (Commenti). Ne ha facoltà. Senza commentare, grazie. Senza commentare. Fatuzzo, prego. Non è uno spettacolo.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, parlo a nome e a titolo personale e del Partito Pensionati del quale sono segretario nazionale per dire due cose. La prima è che sono assolutamente, convintamente, decisamente a favore del comportamento del Governo per quanto riguarda il tema della immigrazione (Applausi di deputatidel gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente e dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). In particolare, su come il Vicepremier Matteo Salvini ha dato la scossa che l'Europa meritava e merita (Applausi di deputati Forza Italia-Berlusconi Presidente e dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In secondo luogo - prima che mi scada il tempo, scusate, non applaudite prima che mi scada il tempo - devo dire che si parlerà anche dei temi del lavoro e che i pensionati attendono con tanta fiducia ma con poca pazienza ancora che si risolvano finalmente i problemi posti dalla legge Fornero. Viva i pensionati, pensionati all'attacco (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Un po' di silenzio.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse nelle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00006, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fusacchia ed altri n. 6-00007, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Fornaro ed altri n. 6-00008, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Magi ed altri n. 6-00009, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Gelmini ed altri n. 6-00010, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Delrio ed altri n. 6-00011, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00012, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Interno e il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a garantire l'utilizzo a favore della collettività dei beni sequestrati alla criminalità organizzata – n. 3-00033)

PRESIDENTE. Il deputato Vinci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00033 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno, signor Ministro. Lei nei giorni scorsi si è recato in visita alla villa confiscata alla famiglia dei Casamonica. Sempre nei giorni scorsi, il reparto operativo dei carabinieri di Modena, in collaborazione con i carabinieri di Catanzaro, ha sequestrato otto milioni di euro in un'operazione contro la criminalità organizzata, in particolar modo la 'ndrangheta, collegata al noto processo Aemilia.

I dati dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata dicono che, nel 2016, gli immobili sequestrati sono rimasti interamente di proprietà pubblica.

Vi sono, inoltre, beni mobili ed aziende. Si tratta oggi di oltre 16 mila immobili, più di 7.500 beni mobili registrati ed altri beni oggi totalmente fuori dal mercato economico nazionale. Signor Ministro, le chiedo in che modo intenda adoperarsi affinché i beni sequestrati e confiscati possano tornare utili alla collettività in tempi brevi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Grazie, onorevole Vinci. Onorevoli colleghi, questo Governo ha nella lotta alle mafie una delle sue priorità per dimostrare all'Italia e al mondo che lo Stato è meglio della mafia.

Fin dai primi giorni abbiamo dedicato a questa azione di Governo attenzione giorno e notte, e sono convinto che occorra agire velocemente e con i fatti. Questo sarà il Governo dell'antimafia dei fatti, non dell'antimafia delle chiacchiere, eretta a professione. Credo che sia una bella notizia per tutti i cittadini che a Roma una villa confiscata ai Casamonica entro la fine dell'anno verrà messa a disposizione delle famiglie con bimbi autistici, mentre l'altra abusiva verrà rasa al suolo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

Su questo va riconosciuto il lavoro del Presidente Zingaretti, che ha benissimo lavorato nei mesi precedenti all'insediamento di questo Governo, perché quello che è giusto è giusto; non mi interessano i colori politici, mi interessa di coloro che lavorano bene. La villa di fronte a quella assegnata ai bimbi autistici verrà rasa al suolo e verrà trasformata in giardinetti per i bambini del quartiere.

Presto sarò in Calabria, in provincia di Reggio, dove otto appartamenti confiscati alla 'ndrangheta diventeranno - e questo simbolicamente è dirompente - uffici della Polizia dello Stato, e poi sarò in Lombardia, poi sarò in Toscana, poi sarò ovunque sia chiaro ed evidente che lo Stato è meglio della mafia e che la mafia a questo Governo, immagino a tutto questo Parlamento, faccia schifo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stellee di deputati del gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente).

C'è ancora molto da fare, perché io devo ringraziare il personale dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, che con sole 70 unità di personale sta gestendo più di 15 mila beni sottratti alle mafie. Il lavoro dell'Agenzia è strategico, dovrà essere implementato e rafforzato. Per questo, con i mei uffici, sto già lavorando per portare a 200 il numero di dotazione organica per lavorare a questa Agenzia.

Non basta, però, solo aumentare le risorse umane; occorrono anche alcuni cambiamenti normativi, a cui stiamo lavorando, ad esempio quello che prevede la messa in vendita dei beni oggettivamente inutilizzabili, con la gestione degli introiti derivanti dalla messa a reddito degli stessi che verrà valorizzata dall'Agenzia stessa per migliorare velocità e modi operativi.

Nel quadro, infine, di un legame sempre più stretto con i territori, contemperando il lavoro dei giudici con le esigenze relative alla gestione dei beni, sono certo che l'Agenzia potrà raggiungere uno standard di operatività ottimale al fine del pieno ottenimento dei fini istituzionali.

Vi assicuro, colleghi, che il dossier dei beni sequestrati e confiscati alla mafia è una delle priorità del mio Ministero e dell'intero Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Vinci ha facoltà di replicare per due minuti.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, signor Ministro, per la risposta. A nome dei firmatari mi dichiaro sinceramente soddisfatto; questo perché, dopo troppi anni di silenzio, si torna a parlare seriamente di criminalità organizzata nel nostro Paese e di misure concrete da porre in campo per sconfiggerla.

Per troppi anni il problema è stato tralasciato senza affrontarlo, forse per volontà politica, forse per incapacità. Questo ha portato a un'infiltrazione della 'ndrangheta anche nel mio territorio, nell'Emilia, dove è stato commissariato un comune, Brescello, e dove c'è stata un'operazione che ha portato all'arresto di oltre 200 persone, oggi sotto processo, il processo Aemilia.

Serve, quindi, un nuovo approccio al problema che passi ad una diversa gestione dei beni sequestrati, dal poterli rapidamente utilizzare e rimetterli sul mercato, proprio come ci ha appena riferito. Le mafie sono, infatti, prima di tutto un sistema economico e vivono grazie al denaro; bisogna, quindi, affamarle. Chi si affilia a un'organizzazione mafiosa lo fa per avere un'utilità economica per sé e per i propri familiari, che infatti, frequentemente, danno anche il loro appoggio. Spesso il criminale tiene più ai propri proventi illeciti che alla propria libertà personale, e lo vediamo in molti processi di questi giorni, questi anni, per mafia.

Fino ad ora così non è stato e si è pensato ad altro. Questo Governo dovrà, quindi, distinguersi dai precedenti anche in questo campo, e già lo sta facendo, come ci ha dato prova. Nessuno sconto di pena, ma anche un approccio più incisivo nella gestione dei beni illeciti. Pieno appoggio alle forze dell'ordine e ai magistrati che combattono la mafia silenziosi, in prima linea. Nessun uomo dello Stato si deve più sentire solo. Finalmente, signor Ministro, dopo tanti anni, nel suo scranno è tornato a sedersi un uomo che, come lei, tiene al proprio Paese e che rende onore al suo Ministero. I cittadini aspettavano veramente da tanto tempo questo momento, e la ringrazio ancora (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

(Chiarimenti in ordine alla situazione dei centri di raccolta dei migranti in territorio libico, in relazione a recenti dichiarazioni del Ministro dell'Interno – n. 3-00034)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00034 (Vedi l'allegato A) per un minuto.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Lei, Ministro Salvini, il 25 giugno scorso, di ritorno dalla missione a Tripoli, ha dichiarato, nel corso di una conferenza stampa, di avere visitato il centro di accoglienza e protezione in costruzione da parte dell'UNHCR, che è l'unico in Libia autorizzato, dopo oltre un anno di lavoro diplomatico delle Nazioni Unite. In base a quanto visto da lei, Ministro, ha sostenuto che chi parla di torture in Libia e di violazione dei diritti umani dice cose non vere. Testualmente, ha parlato di menzogne e di retorica sulle torture e la violazione dei diritti umani.

Come noi sappiamo, in realtà, nessuna delle condizioni richieste dal diritto internazionale in materia di asilo può essere soddisfatta in Libia, tanto che persino i rifugiati individuati e seguiti dalle organizzazioni internazionali sono reclusi in centri di detenzione in condizioni disumane.

Le chiedo, quindi, quali e quanti siano i centri ufficiali a cui lei ha fatto riferimento parlando di menzogne sulla tortura, quelli gestiti dalle autorità libiche, se sa quante persone vi siano recluse, quante donne, uomini e minori, e in quanti di questi sono autorizzati ad entrare gli operatori delle organizzazioni internazionali.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MATTEO SALVINI, Ministro dell'Interno. Ringrazio l'onorevole Magi, e lo ringrazio doppiamente perché è uno dei pochi parlamentari dell'opposizione qua presenti in Aula. È un curioso question time, dove c'è più maggioranza che opposizione in Aula. Penso soprattutto ai banchi del Partito Democratico, ma saremo più fortunati più avanti.

Lunedì scorso, in occasione della mia missione in Libia, ho visitato un centro di assistenza e protezione dei migranti la cui creazione è stata resa possibile grazie alla decisiva attività svolta dal Governo italiano, e di questo siamo orgogliosi. Il centro di assistenza, che è in via di ultimazione e sulla cui realizzazione ha avuto un ruolo importante l'Alto commissariato per i rifugiati dell'ONU, è destinato a ospitare, già dal prossimo mese di luglio, 160 persone, per arrivare, entro fine anno, a una capienza di mille persone.

La struttura accoglierà migranti in condizioni di vulnerabilità ed è dotata, come ho visto personalmente, di centri sportivi, cliniche e centri di assistenza psicologica.

Secondo dati resi disponibili dal Ministero degli Affari esteri, sono attualmente presenti in Libia diciannove centri ufficiali per migranti gestiti dal Dipartimento per il controllo dell'immigrazione illegale.

Non è invece ovviamente noto il numero dei centri non ufficiali, spesso e volentieri gestiti dagli stessi trafficanti di esseri umani, quindi al di fuori di ogni legge.

Secondo l'UNHCR, che riferisce di aver accesso a tutti i centri ufficiali, nel 2018 sono state condotte in tali centri più di 660 visite di monitoraggio. Sulla base di dati aggiornati a marzo 2018, lo OIM ha identificato in Libia 662 mila migranti, il 91 per cento uomini, il 9 per cento donne e il 10 per cento dei quali minorenni. Secondo le stesse fonti internazionali, i migranti in Libia provengono da quasi quaranta Paesi prevalentemente africani: le prime quattro nazionalità sono egiziana, nigerina, ciadiana e sudanese. I rifugiati richiedenti asilo registrati in Libia dall'UNHCR sono 52.700; questi sono i dati risalenti allo scorso marzo, che poi ovviamente le metto a disposizione, come di chiunque li voglia. Ho in più occasioni manifestato il convincimento che sia necessario un radicale cambio di passo nelle politiche di contenimento dei flussi migratori verso l'Europa, che vanno intercettati nei Paesi di partenza e transito; e nell'incontro con le autorità libiche ho potuto verificare i sentimenti di amicizia che legano Italia e Libia, nonostante la difficoltà operativa delle legittime istituzioni in Libia, che spesso e volentieri sono sotto ricatto e attacco da parte di milizie non controllate.

È intenzione del Governo italiano verificare, anche sulla base di quanto emerso nel corso dei colloqui, la fattibilità dell'apertura di centri di protezione e identificazione ai confini esterni della Libia, che, com'è noto, costituiscono la principale porta di ingresso dei migranti destinati al traffico dei barconi nel Mediterraneo. Desidero infine ricordare l'impegno e il lavoro già svolto dal nostro Paese a sostegno della capacità di controllo della frontiera marittima libica: sono stati finora formati 213 uomini della guardia costiera libica, e altri 300 potranno essere formati nell'ambito della missione Sofia. Se il tempo lo permetterà nel Consiglio dei ministri di questa sera verranno donate 12 motovedette libiche, con conseguente formazione dell'equipaggio a cura delle autorità italiane per continuare a salvare e a proteggere vite e Mar Mediterraneo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremiereMoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Magi ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, ringrazio il Ministro Salvini per la risposta dettagliata, in parte con dati già noti, in parte con dati più precisi di quelli che conoscevamo; però, non coglie assolutamente il punto politico. Vede, Ministro, lei da abile comunicatore sa bene che quando una cosa può essere scomoda, anziché nasconderla conviene urlarla per provare a ribaltare. Ora, dire che rispetto alla Libia c'è una menzogna e una retorica della tortura contraddice centinaia e centinaia di pagine di rapporti delle organizzazioni internazionali, come l'UNHCR che non è, come lei ha detto in una conferenza stampa, un'associazione non governativa, tutt'altro. Ci sono pagine che parlano non solo di tortura, di schiavitù: persone che vengono comprate e vendute per lavorare nei campi o lavorare nei cantieri; c'è sfruttamento della prostituzione e uno stupro di massa.

Ora, qual è il punto politico? Il punto politico è che voi avete attaccato il circolo vizioso - queste sono le vostre parole - tra ONG e trafficanti; ma il vero circolo vizioso è quello tra guardia costiera libica e trafficanti, ed è questo il punto che voi non volete vedere! Riconoscere che in Libia non ci sono le condizioni per il diritto d'asilo così come riconosciute dal diritto internazionale, significa quindi dire che il nostro Paese, con le politiche che voi state portando avanti, è complice di respingimenti illegittimi. Questo è il punto politico per cui voi state scrivendo una delle pagine più vergognose della nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

(Iniziative volte a incrementare le pensioni minime e sociali, attraverso i risparmi conseguenti al cosiddetto ricalcolo della parte retributiva delle pensioni di vecchiaia e di anzianità di importo elevato - n. 3-00035)

PRESIDENTE. Il deputato Sebastiano Cubeddu ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tripiedi ed altri n. 3-00035 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro del lavoro e delle politiche sociali, è per me un onore poter introdurre in quest'Aula nel mio primo intervento temi così importanti come il principio di equità, il principio di giustizia sociale, il principio di solidarietà tra generazioni in una materia che è oggetto dell'interrogazione, e che è il sistema pensionistico italiano, laddove, in un periodo di particolare crisi economico-finanziaria e sociale, si denotano dei trattamenti pensionistici particolarmente elevati, che hanno un'incidenza dieci volte superiore al trattamento medio percepito in un anno.

In sostanza, ci sono pensionati che percepiscono in un mese dieci volte di più quanto percepito normalmente in un anno del trattamento pensionistico. Questa è una iniquità, è un'ingiustizia sociale che reca indignazione, e noi reagiamo attraverso un percorso virtuoso. L'interrogazione…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Cubeddu.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Vado a concludere. L'interrogazione che poniamo è proprio questa: se intende intervenire per ottenere, attraverso un ricalcolo dell'importo delle quote retributive delle pensioni di vecchiaia e di anzianità di importo elevato, un risparmio destinato…

PRESIDENTE. Grazie. Deve concludere onorevole, è scaduto il suo tempo.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). …ad incrementare l'integrazione al trattamento minimo INPS e l'assegno sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, prima di tutto diamo una bella notizia ai cittadini italiani: che oggi nell'Ufficio di Presidenza di questo Palazzo arriva la delibera per tagliare i vitalizi agli ex parlamentari della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - I deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si alzano in piedi ad applaudire). Dopo che, per sei anni, c'era stato detto non era possibile, l'abbiamo portata in tre settimane e l'approviamo in altre due settimane.

Finito questo, passeremo alle pensioni d'oro. Come già detto, nei giorni scorsi, mi sto impegnando personalmente per eliminare questo privilegio, e riportare equità sociale in questo Paese. Questo Governo, sin dal suo insediamento, si è impegnato a rimuovere alcune storture che hanno certamente aumentato un non trascurabile distacco tra cittadini e politica. Stiamo studiando un ricalcolo, anche insieme all'INPS, delle pensioni di importo superiore ai 4 mila e 5 mila euro, con un principio: quello che colui che non ha versato abbastanza contributi per meritarsi una pensione come quella che diceva il parlamentare, il deputato interrogante, torna ad una pensione per quanti contributi ha versato. Questo è un principio che non solo porta nelle casse dello Stato un po' di soldi, ma soprattutto ristabilisce un po' di equità sociale.

Ovviamente qual è l'obiettivo? Non solo con questi fondi, aumentare le pensioni minime: nel nostro contratto di Governo c'è la pensione di cittadinanza a 780 euro, che è la soglia certificata dall'Eurostat di non autosufficienza; iniziamo ad implementare le pensioni minime, tagliando le pensioni d'oro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Sicuramente ne guadagnerà lo Stato in immagine, ma soprattutto in fiducia per le istituzioni, perché la fiducia nelle istituzioni non si riguadagna a chiacchiere o con qualche legge impositiva, ma si riguadagna dando l'esempio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Il deputato Davide Tripiedi ha facoltà di replicare, per due minuti.

DAVIDE TRIPIEDI (M5S). Presidente, Ministro, siamo veramente soddisfatti della risposta e me lo faccia dire, Ministro, siamo veramente orgogliosi di lei. Perché glielo dico proprio da giovane figlio e dell'Esecutivo, ovviamente, che condivide questa battaglia. Ma io lo dico da giovane, figlio di una gioventù distrutta da una politica che ha pensato solo ai propri tornaconti. Sostanzialmente le dico anche la verità, sta compiendo un atto insolito: perché di solito i lavoratori sono stati usati da bancomat da questo Parlamento, e invece lei sta invertendo l'ordine. Finalmente il Parlamento e il Ministro si occupano delle ingiustizie: stiamo ripristinando un po' di giustizia sociale, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e dideputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

C'è ancora tanto da fare, Ministro, ma questo è un messaggio chiaro che mandiamo ai cittadini: basta ingiustizie e basta far pagare i più deboli. I cittadini italiani non ne possono più! Quindi lo dico con tutto il cuore a tutto il Parlamento e a tutti i giovani: riprendiamoci il nostro futuro, perché ne abbiamo proprio bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

(Elementi e iniziative in ordine all'individuazione delle risorse economiche volte a garantire l'operatività del reddito di cittadinanza già dal 2018 - n. 3-00036)

PRESIDENTE. Il deputato Giorgio Mulè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00036 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, ancora ieri, dopo gli ultimi drammatici dati sulla povertà in Italia, una piaga che riguarda oltre 5 milioni di concittadini, lei ha ribadito con forza che il reddito di cittadinanza previsto dal vostro contratto di Governo - cito tra virgolette - “è un diritto da riconoscere subito”.

Vede, onorevole Di Maio, questo è un pio desiderio, un mero proposito che potrei fare io, ma lei è uno e trino all'interno del Governo, essendo vice premier, Ministro del lavoro e Ministro dello sviluppo economico e, quindi, si sforzi di essere come quel signore che va in tv e non vende sogni, ma solide realtà, sia responsabile, ha il dovere di dire la verità al Paese, di non ingannare chi vive una situazione disperata, esca dell'equivoco e indichi, con precisione, quali sono subito le risorse che intende impiegare per il reddito di cittadinanza nel 2018, visto che - cito alla lettera, ancora lei - sta per diventare legge dello Stato. Dove prendete i soldi? Forse dal Fondo sociale europeo che da Bruxelles vi hanno già detto che non può essere utilizzato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Prima di tutto, voglio fare due premesse e poi rispondo nel merito. Vorrei citare le parole del procuratore generale della Corte dei conti che, sicuramente, non è un grillino, Claudio Galtieri, che dice: “Il reddito di cittadinanza è un diritto importante a sostegno delle fasce maggiormente colpite dalla recente prolungata crisi occupazionale. Un diritto che il DEF ha voluto scevro da inutile e deleterio assistenzialismo, ancorato, invece, al mondo del lavoro; dunque, un arricchimento con un nuovo diritto della cittadinanza, un significativo contributo a renderne partecipi anche le fasce di popolazione maggiormente in difficoltà”.

È un riconoscimento importante per questo Governo che ha, all'interno del proprio contratto, anche questo strumento; strumento che ci consente di reinserire lavorativamente le persone, come succede in tutta Europa.

Con questo spirito, sancito anche da un organo giurisdizionale dello Stato, voglio sottolineare la necessità di attuare il reddito di cittadinanza che per me è la priorità e deve essere fatto subito. E quando dico subito, sto parlando di tutte le energie che profonderemo per attuarlo il prima possibile, anche perché noi le coperture le abbiamo indicate per anni, qui, in una proposta di legge che è stata anche in parte discussa e, poi, sempre, bloccata in Parlamento e che riguarda le famiglie in povertà assoluta, le famiglie in povertà relativa e coloro che, come la Coldiretti, qualche giorno fa, ci ha spiegato, non possono neanche più mettere un piatto in tavola, per quanti sono: sono circa 3,2 milioni le persone che sono senza cibo in Italia. C'è una situazione drammatica in varie aree del Paese; al Sud un abitante su dieci vive in indigenza e tra i minori sono 1,2 milioni i bambini e i ragazzi in povertà.

Non c'è tempo da perdere ed è per questo che col Presidente Conte abbiamo subito indetto un tavolo alla Presidenza del Consiglio dei ministri per coordinare i vari Ministeri che se ne interesseranno e per realizzare questo strumento. Uno strumento che dovrà permettere a chi perde il lavoro di essere reinserito e che non prevede solo diritti, prevede anche doveri nei confronti dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. L'onorevole Giorgio Mulé ha facoltà di replicare.

GIORGIO MULE' (FI). Presidente, sono sgomento davanti alle parole del Ministro che hanno totalmente aggirato la domanda e la richiesta di chiarimenti davanti a questo Parlamento e di ciò prego l'Aula di prendere atto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico). Al suo procuratore generale della Corte dei conti rispondo con un altro italiano, si chiama Antonio Tajani, fa il Presidente del Parlamento europeo e ha dichiarato che è irrealizzabile il reddito di cittadinanza e che non si possono usare i fondi europei. Aggiungo anche quello che ha detto il commissario Marianne Thyssen al welfare: il fondo sociale non si può utilizzare.

Voi continuate a giocare sulla pelle degli italiani. Il “subito” è diventato il “prima possibile”, voi continuate a sguazzare nell'equivoco. Il reddito di cittadinanza è una misura contro la povertà o contro la disoccupazione? La verità è che i centri per l'impiego non possono essere in alcun modo la soluzione; si tratta di una truffa reiterata nel tempo. Non darete un centesimo quest'anno, né ai poveri, né ai disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non verrà realizzato, né subito, né il prima possibile, il reddito di cittadinanza. Il suo Premier Conte ha già spostato di tre anni la lancetta, stamattina, venendoci a dire che proporrà dal 2021 al 2027 la negoziazione dei nuovi fondi sociali europei. Il suo Ministro dell'economia, in un sano bagno di realtà, vi ha detto chiaramente che no, non c'è trippa per gatti, non ci sono soldi, non ci sono le coperture.

Devono aver messo la targa sbagliata al suo Ministero; lei non è il Ministro dell'assistenzialismo, lei è il Ministro del lavoro, il lavoro lo deve creare e il reddito di cittadinanza toglie dignità alla gente del Sud, perché non vogliamo elemosina, e glielo dice un uomo del Sud, vogliamo un lavoro che sia dignitoso.

Si ricordi che, in politica, chi tradisce un giuramento con gli elettori commette il più odioso dei peccati; non ci sarà indulgenza per voi davanti al tribunale della democrazia, quando quei 5 milioni di poveri, padri e madri di famiglia che non hanno il pane per mangiare vi guarderanno negli occhi e vi diranno: vergognatevi, perché ci avete ingannato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Tempi e modalità di introduzione del reddito di cittadinanza – n. 3-00037)

PRESIDENTE. Il deputato Mauro Rotelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-00037, di cui è cofirmatario, per un minuto.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, ci ripetiamo, ci ripetiamo inevitabilmente, perché tra i punti qualificanti del vostro contratto, ci sono questi 17 miliardi di euro annui per il reddito di cittadinanza. Lei, ultimamente, negli ultimi giorni, nelle ultime ore, è andato a un appuntamento di Confartigianato nel quale ha ribadito, come ha fatto poco fa, che vuole fare questa attività, la vuole mettere in piedi da subito e vuole portarla fino in fondo. È un progetto che, naturalmente, ci lascia sgomenti e ci lascia anche con molti interrogativi. Su alcuni, lei prova a sincerarci, ma rispetto a questo le vorremmo chiedere in maniera chiara: a che punto è la previsione, fino a che punto lei pensa di poterla concludere e portare in porto, quest'anno? L'ha messa nel cassetto? Pensa di poter fare in modo che tutto questo si realizzi nel più breve tempo possibile oppure no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Guardi, è l'obiettivo principale di un Ministro del lavoro e delle politiche sociali che, in questo Governo, con questo contratto di governo, si è prefissato l'obiettivo di reinserire lavorativamente le persone. Perché questo strumento, che tra l'altro potenzieremo, quello dei centri per l'impiego, lo potenzieremo insieme al Ministro del lavoro tedesco che mi ha dato la sua disponibilità a trasferirci il know how sui centri per l'impiego.

I centri per l'impiego - senza uno strumento di sostegno al reddito che ti consente, mentre ti stai formando, di avere un reddito per sfamare i tuoi figli - oggi, diventano degli strumenti sordi che non consentono alle persone di avere il tempo di riqualificarsi e di reinserirsi. Io accetto le preoccupazioni sulla natura assistenzialista, ma allo stesso tempo le chiarisco che questa non è una misura assistenzialista, sono altre le misure assistenzialiste, quelle che ci sono state in tutti questi anni e che hanno dato soldi alle persone per starsene sul divano. Noi non vogliamo far stare le persone sul divano, mente prendono il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Concludo, Presidente, aggiungendo un concetto importante; sono stato in Lussemburgo al Consiglio europeo dei Ministri del lavoro e tutti quanti sono consapevoli, anche gli Stati che hanno i livelli di occupazione più alti, che il mondo del lavoro nei prossimi 5 o 6 anni subirà uno shock per le nuove tecnologie e si trasformeranno tanti lavori e quando qualcuno, purtroppo, dei vecchi lavoratori perderà quel lavoro dovrà essere riqualificato e reinserito nel nuovo mondo delle professioni. E questo strumento di transizione si chiama, sì, reddito di cittadinanza, ma negli altri Paesi si chiama flexsecurity che consente di essere riqualificati quando si esce dal mondo del lavoro e di essere reinseriti. Noi ce la metteremo tutta e mi pare che i cittadini del Sud ci abbiano dato oltre il 50 per cento di consenso per realizzarlo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Mauro Rotelli ha facoltà di replicare.

MAURO ROTELLI (FDI). Come vi hanno dato questo 50 per cento di consenso, ve lo toglieranno a breve se non riuscite, Ministro, a fare quello che dite, nei tempi che (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… io non ho sentito rispondere.

Le dico sinceramente che pensare di poter non tenere le persone sul divano va assolutamente bene, ma pensare che otto ore a settimana siano un impegno, vuol dire tenere sempre le persone sul divano, né più, né meno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Le dirò di più, 780 euro al mese sono un mensile che chi lavora 21 giorni in un mese, spesso e volentieri, in questo momento, non ha, in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, quindi, non si riesce a capire per quale motivo una partita IVA, anche con il regime dei minimi, dovrebbe continuare a lavorare in quelle condizioni, invece, di preferire un'attività o una proposta come questa che lei vuole portare in porto. Io da questo punto di vista, le ribadisco l'assoluta non soltanto contrarietà, ma anche molto scetticismo. Lei ha sottolineato il fatto che non è una forma assistenzialista, ma la nostra paura è esattamente questa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a contrastare la precarietà nel mondo del lavoro, con particolare riferimento alla reintroduzione dell'articolo 18 per i neoassunti e al riordino degli ammortizzatori sociali – n. 3-00038)

PRESIDENTE. Il deputato Guglielmo Epifani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00038 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signora Presidente, signor Ministro, naturalmente l'interrogazione muove dalla preoccupazione che i dati sull'occupazione ci consegnano. Non c'è dubbio che stanno crescendo i volumi dei nuovi contratti di lavoro, ma il segno prevalente di questi nuovi contratti è ancora una volta segnato dalla precarietà dei rapporti di lavoro. Crescono i contratti a tempo determinato, i contratti a tempo indeterminato che si aprono riguardano gli uomini ultracinquantenni, le donne ne sono praticamente escluse; diminuiscono gli orari di lavoro nel complesso e abbiamo circa oltre un milione di part-time involontari. Per questo c'è bisogno di intervenire sui contratti a termine, sulla revisione degli ammortizzatori sociali, e siccome l'articolo 18 si palesa non essere la causa della mancanza di contratti a tempo indeterminato, una riflessione per estendere uguali diritti a tutti i lavoratori.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, collega deputato Epifani, abbiamo a cuore il problema del precariato. Questo non è uno slogan, ma è la realtà, e lo testimonia il fatto che nel mio ruolo di Ministro del Lavoro ho voluto iniziare proprio dai rider, ragazzi che sono il simbolo di una generazione abbandonata a se stessa, senza alcuna tutela, senza diritti. Questo è stato possibile, purtroppo, perché in Italia sì è arrivato al paradosso che i giovani sono disposti a lavorare anche senza guadagnare. Questo è un sistema che deve finire, in un Paese che voglia davvero dirsi civile. Per le tutele dei lavoratori vogliamo introdurre da un lato un salario minimo orario e, dall'altro, un sistema di flexicurity come è previsto anche in altri Paesi europei.

Abbiamo iniziato da una categoria, quella appunto dei rider, cui devono seguire altre categorie a cui devono essere riconosciuti questi diritti fondamentali. La nostra priorità è ridare dignità a chi è stato costretto a rinunciare anche ai più basilari diritti. Vogliamo lanciare un messaggio di speranza forte e chiaro ai cittadini, richiamando però alle proprie responsabilità chi in questi anni ha giocato sulla pelle dei lavoratori. Per questo, il primo decreto in materia, al vaglio del Governo, sarà il “decreto dignità”: una misura volta a ristabilire prima di ogni cosa i diritti sociali dei cittadini. Si articolerà in quattro fondamentali punti, che si sviluppano, da una parte, nell'obiettivo di sburocratizzare il mondo delle imprese, dall'altro nel riconoscere più diritti e cominciare a ridurre - per andare verso un'eliminazione - il precariato e lo sfruttamento dei giovani precari. Un altro punto riguarderà le delocalizzazioni: se prendi i soldi dallo Stato e delocalizzi, ce li devi ridare con gli interessi, altrimenti da qui non ti muovi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); terzo, vieteremo la pubblicità sul gioco d'azzardo, che sta portando ormai le famiglie in una situazione per cui più sono povere più finiscono in questo vortice. Ho a cuore il destino di tanti giovani italiani che oggi non sono precari ma alla continua ricerca - che è ancor peggio - di contratti a un giorno, a una settimana, e metterò in campo tutti gli strumenti per tutelare il loro futuro e quindi permettergli anche di fare una famiglia e favorire la crescita demografica, che è più importante della crescita economica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. L'onorevole Guglielmo Epifani ha facoltà di replicare.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Ministro, ho ascoltato gli impegni che il Governo intende assumere; so che nei prossimi giorni il Consiglio dei ministri comincerà a esaminare un decreto che riguarda una parte dei problemi che ho posto. Naturalmente la cosa a cui tengo di più - e ci tengo a insistere - è, siccome su queste materie sensibili ci sono naturalmente, da parte delle singole forze politiche, a maggior ragione del Governo, interessi anche a breve, di evitare di fare interventi segmentati. Su materie come quelle che riguardano il diritto del lavoro, la condizione dei lavoratori, il rapporto tra lavoro e reddito, tra occupati e inoccupati, l'unica cosa che il Paese non può permettersi è quella di interventi spot che non vadano alla radice del problema. Su cosa insisto in particolare? Abbiamo avuto una discussione in quest'Aula, la settimana scorsa, sulla vicenda di Ottana, sulla cassa integrazione in deroga, discussione che ha diviso il Parlamento; abbiamo oggi ammortizzatori sociali che dividono per classi d'impresa le nostre imprese e dividono i lavoratori; abbiamo un uso della deroga molto discrezionale; abbiamo una questione degli stagionali che non è stata affrontata e risolta bene. Perché dico questo? Perché nel momento in cui si intendesse mettere mano alla revisione della Fornero - della quale ricordo anche il bisogno di avere ancora una parte di esodati da affrontare -, nel momento in cui si affronta cioè il tema della flessibilità dell'andata in pensione e il tema dei contratti a termine o dell'articolo 18, bisogna legare assieme revisione degli ammortizzatori sociali, revisione della Fornero e diritti dei lavoratori.

Se non si tengono assieme, creiamo problemi superiori di quelli che non si intendano risolvere. Quindi, la mia è un'indicazione precisa che intendo chiedere al Governo, perché su questo si muova con questa logica. Fuori di questa logica, non c'è né maggior giustizia né maggiore efficacia né, soprattutto, miglioramento delle condizioni di chi lavora o di chi cerca un lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Orientamenti del Governo in merito al futuro produttivo e occupazionale dell'Ilva – n. 3-00039)

PRESIDENTE. La deputata Sara Moretto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00039 (Vedi l'allegato A).

SARA MORETTO (PD). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, è finita la campagna elettorale, è finito il tempo delle promesse, è finito il tempo dei giri di parole; è il momento della chiarezza e dell'assunzione di responsabilità. I 14 mila lavoratori dell'Ilva, a Taranto, Genova, Novi Ligure, Marghera, Patrica e Racconigi attendono di conoscere il loro futuro. Il Paese, tutto il Paese, attende di capire qual è il reale orientamento di questo Governo sul futuro del più grande polo siderurgico d'Europa. I Governi a guida PD hanno fatto il loro dovere, aprendo una gestione commissariale che ha garantito finora il pagamento degli stipendi e aprendo una gara che ha portato all'aggiudicazione ad ArcelorMittal. I Governi PD non hanno rinviato il problema, lo hanno affrontato.

Lei è Ministro da quasi un mese, non ci dica ancora che avete bisogno di tempo per studiare, non ci dica che il fascicolo Ilva è sulla sua scrivania: ci dica con chiarezza qual è il suo intendimento sul futuro dell'Ilva. Dopo la proroga della gestione commissariale che il suo Ministero ha dato, guarda caso proprio ieri sera all'ora di cena, dopo il deposito della nostra interrogazione, ci dica cosa intende fare. Chiusura? Riconversione? Abbia rispetto per le imprese e i lavoratori e la smetta di prendere in giro il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, tengo prima di tutto a precisare che tecnicamente io non ho dato nessuna proroga, perché questa è stata utilizzata, come previsto dal contratto, dai commissari, i quali, in una lettera che mi hanno scritto ieri, mi hanno indicato la volontà di voler approfondire alcuni punti del contratto; e questa volontà è una volontà di cui il Ministro può prendere soltanto atto. Ma devo dire che li capisco, perché sono sicuro che il Governo precedente abbia studiato attentamente tutte le 23 mila pagine degli atti dei vari piani industriali, finanziari e ambientali; io non riesco, in quindici giorni - perché è sostanzialmente da quando ho iniziato le audizioni -, a decidere per sei anni di rinvii e vent'anni di situazioni trascurate (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier). Abbiate pazienza.

Poi magari voi avrete fatto meglio di me, e ve ne darò atto, quello che posso dirvi sulla questione dell'Ilva è che ci sono due diritti, che ovviamente sapete meglio di me: i diritti dei cittadini di Taranto di tornare a respirare e i diritti dei lavoratori ad avere una vita serena ma soprattutto in salute. Cioè, l'obiettivo è eliminare la dualità lavoro-salute e dover scegliere quale dei due diritti. Per fare questo dobbiamo necessariamente, prima di tutto, assicurarci che in quelle carte, in quelle 23 mila pagine, sia tutto a posto, perché la forza politica che rappresento anche come capo politico è stata votata per oltre il 50 per cento dei cittadini di Taranto. Loro si fidano di me e io ho il dovere di esercitare tutta la responsabilità del caso nel decidere sull'Ilva, perché è una responsabilità enorme che riguarda il futuro di tanti bambini del quartiere Tamburi, nel cervello di alcuni dei quali, in coloro che sono morti di tumore, è stata trovata polvere di minerale. Quindi stiamo parlando di una situazione ambientale e lavorativa delicatissima. Io ce la metterò tutta, e sono contento che ieri, la stessa responsabilità che sentivo io l'hanno sentita i commissari, nel dire che ci sono fondi ulteriori senza oneri per lo Stato per arrivare fino al 15 settembre. Questo ci darà più tempo per esaminare quelle carte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Lacarra, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MARCO LACARRA (PD). Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, io sono sconcertato da quello che lei ha detto, perché è riuscito ancora una volta a girare attorno al problema e a non dare una risposta a chi legittimamente l'attende. Noi vogliamo sapere: lei chiuderà lo stabilimento o no? E a questa domanda lei non è stato in grado di dare risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sappiamo benissimo che non è stato lei a chiedere la proroga, lo sappiamo benissimo; è la gestione commissariale che fino a ieri, guardate, non aveva disponibilità finanziarie per poter continuare oltre nella gestione della produzione; adesso scopriamo, invece, che ha bisogno di tre mesi. Lei ha bisogno di studiare 23 mila pagine, ha detto; ebbene, e negli anni precedenti, cosa ha fatto quando ha votato contro i decreti che il Governo ha presentato? Cosa ha fatto? Non ha studiato, in quegli anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Non è stato in grado di valutare se quei decreti erano davvero nelle condizioni di assicurare alla produzione Ilva la possibilità di essere rispettosa dell'ambiente? Lei lo sa che è in corso un'azione di bonifica dei parchi minerari – lo saprà –, di copertura dei parchi e ci sono risorse che sono state ovviamente spese per questo intervento di bonifica che serve a cominciare un processo di ambientalizzazione?

Di certo, il contratto con Mittal non è perfetto, siamo consapevoli di questo, ma è un contratto e va rispettato, ed è la strada che prima il Governo Renzi, e poi il Governo Gentiloni hanno individuato per risolvere un'annosa problematica, della quale nessuno si era mai occupato prima. Noi ci abbiamo provato e ci siamo riusciti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lei non metta in discussione un lavoro che il Governo Renzi, il Governo Gentiloni, il Ministro De Vincenti, la Vice Ministra Bellanova, anche a rischio della loro incolumità, hanno portato avanti per risolvere i problemi di Taranto (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non aspetti…

PRESIDENTE. Colleghi…

MARCO LACARRA… che a Taranto si realizzi un parco giochi per andare a risolvere il problema. Abbiamo bisogno di risposte immediate su Taranto, il tempo corre, è finito. Dimostri di saper passare dalla propaganda all'azione, se ne è capace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni (ore 15,42).

PRESIDENTE. Comunico che ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Buffagni, Colucci, Cominardi, D'Incà, D'Uva, Delrio, Gregorio Fontana, Fraccaro, Fugatti, Garavaglia, Gava, Gelmini, Guidesi, Micillo, Molteni, Morrone, Pastorino, Picchi, Rixi, Ruocco, Carlo Sibilia, Tofalo, Valente e Villarosa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. I deputati in missione sono complessivamente cinquantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata alle ore 16, per la lettura degli esiti di tale riunione e dell'ordine del giorno della prossima seduta.

  La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio 2018.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di luglio.

Mercoledì 4 luglio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Lunedì 9 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

nn. 513 e 664 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (ove conclusa dalla Commissione);

nn. 85, 103 e 414 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (ove conclusa dalla Commissione).

Martedì 10 e mercoledì 11 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Esame della questione pregiudiziale preannunciata in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo riferita al disegno di legge n. 764 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2018).

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

nn. 513 e 664 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (ove conclusa dalla Commissione);

n. 85, 103 e 414 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (ove conclusa dalla Commissione).

Nella seduta di mercoledì 11 luglio(pomeridiana, al termine delle votazioni), avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 764 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2018).

Giovedì 12 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 764 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2018).

Lunedì 16 luglio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 435 - Conversione in legge del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 28 luglio 2018).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Carnevali ed altri n. 1-00009 concernente iniziative volte ad implementare il reddito di inclusione;

Porchietto ed altri concernente iniziative volte a favorire il rientro (reshoring) delle imprese italiane che hanno delocalizzato la produzione al di fuori dei confini nazionali (in corso di presentazione).

Martedì 17, mercoledì 18 ( antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 19 luglio ( antimeridiana , con eventuale prosecuzione dopo la riunione del Parlamento in seduta comune e notturna, nonché nella giornata di venerdì 20 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 435 - Conversione in legge del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 28 luglio 2018).

Seguito dell'esame delle mozioni:

Carnevali ed altri n. 1-00009 concernente iniziative volte ad implementare il reddito di inclusione;

Porchietto ed altri concernente iniziative volte a favorire il rientro (reshoring) delle imprese italiane che hanno delocalizzato la produzione al di fuori dei confini nazionali (in corso di presentazione).

Nelle settimane dal 23 al 27 luglio e dal 30 luglio al 2 agosto potrà avere luogo l'esame di decreti-legge preannunciati dal Governo e presentati alla Camera o trasmessi dal Senato.

Nella seduta di lunedì 23 luglio avrà luogo la discussione congiunta del conto consuntivo e del bilancio interno della Camera. Il seguito dell'esame avrà luogo la settimana successiva.

Lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni avrà luogo il martedì, nella parte antimeridiana della seduta. La prima seduta è prevista per martedì 10 luglio.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo il venerdì, nella parte antimeridiana della seduta. La prima seduta è prevista per venerdì 13 luglio.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda l'esame delle proposte di legge n. 513 e 664 e n. 85, 103 e 414 l'organizzazione dei tempi, riferita alla sola discussione generale, sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione concernente iniziative volte a favorire il rientro (reshoring) delle imprese italiane che hanno delocalizzato la produzione al di fuori dei confini nazionali, sarà definita dopo la sua pubblicazione.

Giovedì 19 luglio, alle ore 14.30, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di otto componenti del Consiglio superiore della Magistratura e di un giudice della Corte Costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Cessazione dal mandato parlamentare della deputata Claudia Maria Terzi.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 26 giugno 2018, è pervenuta alla Presidenza la lettera della deputata Claudia Maria Terzi con la quale ha rassegnato alla Presidenza le proprie dimissioni da deputata, manifestando la volontà di optare per la carica di assessore regionale della Lombardia, incompatibile con il mandato parlamentare. Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione della deputata Claudia Maria Terzi dal mandato parlamentare.

Avverto che l'accertamento del candidato subentrante ai fini della sua proclamazione a deputato sarà effettuato dalla Giunta delle elezioni una volta che questa sarà stata costituita.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo adesso agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Il 27 giugno 1980 veniva abbattuto nei cieli di Ustica un DC-9 Itavia con a bordo 77 passeggeri e quattro membri dell'equipaggio: 81 vittime di quello che ormai, anche per gli esiti delle inchieste giudiziarie, sappiamo essere stato un atto di guerra compiuto nei nostri cieli che ha coinvolto un aereo civile.

Ai familiari delle vittime va tutta la mia solidarietà, credo di poter dire la solidarietà di tutta l'Aula, una solidarietà che deve tradursi in un'azione politica ed istituzionale che porti finalmente a conoscere tutta la verità su quanto accaduto quel 27 giugno. Troppi, nella fase successiva alla strage, sono stati i depistaggi ed i silenzi di uomini dello Stato sconfitti, prima di tutto, dall'iniziativa coraggiosa e tenace dell'associazione dei familiari delle vittime, presieduta da Daria Bonfietti. Ora - e ne abbiamo fatto anche oggetto di un'interrogazione presentata a fine della scorsa legislatura con il collega Verini - il Governo deve assumere tutte le opportune iniziative diplomatiche verso quei Paesi alleati che possono fornire notizie utili su quanto accaduto e le cui Forze armate potrebbero essere state coinvolte nell'abbattimento del DC-9. Si tratta di mettere in atto e proseguire un'iniziativa diplomatica che riaffermi anche la nostra piena sovranità nazionale, violata quel giorno nei cieli di Ustica. Si prosegua, poi, nell'applicazione della “direttiva Renzi” sulla desegretazione, anche accogliendo i dieci punti proposti dalle associazioni dei familiari delle vittime per rendere quel provvedimento più efficace e cogente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mugnai. Ne ha facoltà.

STEFANO MUGNAI (FI). Presidente, venerdì scorso, venerdì 22 giugno, l'azienda Bekaert, che è una multinazionale belga, ha comunicato, in maniera assolutamente inopinata, la volontà di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno, in provincia di Firenze. È uno stabilimento dove lavorano 318 persone, la cui età media è 49,2 anni, con un impatto occupazionale, ma anche sociale, su quel territorio enorme. La Bekaert in realtà è un'azienda che sussiste su quel territorio dagli anni Settanta. Prima si chiamava “Pirelli” e la Pirelli ha venduto quello stabilimento circa tre anni fa.

Appena comunicata la volontà della chiusura dello stabilimento, i dirigenti dell'azienda sono letteralmente fuggiti a bordo di macchine delle forze dell'ordine e attualmente è in corso un'assemblea permanente senza che vi sia, all'interno dello stabilimento, nessun rappresentante della proprietà. Ci sono già stati due incontri al MISE, lunedì scorso, con la proprietà che, in maniera molto arrogante, ha ribadito la volontà di non volersi neanche sedere al tavolo con il Governo e con le rappresentanze sindacali e di non voler arretrare rispetto alla decisione di chiudere lo stabilimento entro 75 giorni. Martedì è stato convocato il tavolo con i rappresentanti delle istituzioni locali; era presente il presidente della regione Toscana, il sindaco di Figline Valdarno, alcuni parlamentari del territorio, fra cui il sottoscritto, e le rappresentanze sindacali. Anche in quell'occasione la proprietà ha ritenuto di non presenziare. Spiace, però, sottolineare che in quell'occasione magari sarebbe stato opportuno che il Ministro, o chi per lui, fosse stato presente a quel tavolo. Fra l'altro, giusto due giorni prima, il sabato precedente, il Ministro Di Maio era in Valdarno, su quel territorio e - vado a concludere - sono otto minuti di auto da dove ha pranzato rispetto allo stabilimento. Sarebbe stato un gesto di grande attenzione e avrebbe dato certamente una rilevanza alla vertenza.

Concludo, chiedendo un'informativa urgente al Ministro, in Aula o in Commissione, rispetto ad una vicenda occupazionale che è veramente grave perché la Pirelli, così si chiamava, è un pezzo importante della storia non solo economica di quel territorio. Nel chiedere un'informativa, faccio notare che ciò che anche al tavolo ministeriale è emerso è di coinvolgere anche l'azienda Pirelli, che giusto tre anni fa ha venduto quello stabilimento e che, nella compravendita di quello stabilimento, è diventata la prima compratrice del prodotto in quello stabilimento dalla proprietà Bekaert, che è una proprietà belga. Quindi, Pirelli ha evidentemente anche delle responsabilità e credo sia doveroso coinvolgerla al tavolo delle trattative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, ho letto ieri sui quotidiani nazionali che in Lombardia, precisamente in provincia di Como, a Pianello del Lario, è intervenuta la magistratura, che ha arrestato e chiuso una pseudo casa di riposo per anziani, dove chi vi lavorava era anche clandestino, oltre che non rispettoso degli obblighi di legge previsti per le case di riposo (si spera non eterno, naturalmente). Debbo dire che sarebbe il caso di agevolare l'installazione in tutte le strutture di assistenza per anziani non autosufficienti di telecamere di sorveglianza, così come è accaduto in regione Lombardia su iniziativa del consigliere regionale Elisabetta Fatuzzo.

PRESIDENTE. Concluda.

CARLO FATUZZO (FI). Ho finito.

PRESIDENTE. Dopo lo scampanellio ha un minuto, è per avvertirla che manca un minuto. Lo dico a lei per dirlo anche a tutti i deputati.

CARLO FATUZZO (FI). Un minuto?

PRESIDENTE. Sì.

CARLO FATUZZO (FI). Va bene, lo lascio ai posteri (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Presidente, vorrei rivolgermi e portare all'attenzione di tutti noi i lavoratori di alcune aziende piemontesi che stanno vivendo ore drammatiche di incertezza e di attesa. Mi riferisco in particolare ai dipendenti della Comital di Volpiano, di Italiaonline, ex Seat-Pagine Gialle, della Polioli di Vercelli, di FedEx, TNT, con i loro stabilimenti sul territorio nazionale. C'è un filo rosso che lega queste situazioni: aziende apparentemente in salute, in alcuni casi addirittura in crescita, che, nonostante i numeri, pianificano riorganizzazioni e razionalizzazioni del personale. Ci sono varie cause: dalla delocalizzazione alla digitalizzazione del lavoro, dai processi di affidamento in outsourcing ad aziende esterne alla tassazione altissima. Allora le conseguenze sono la giungla dei trasferimenti, il ricorso agli ammortizzatori sociali e infine i licenziamenti collettivi, con il risultato di aggravare lo stato di precarietà anche esistenziale.

Ebbene, vorrei dire a tutti i lavoratori che attendono risposte che le istituzioni ora sono al loro fianco, per risolvere le controversie a cui la politica non potrà più essere indifferente. Dico loro che il Ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, segue da vicino i loro casi e che il “decreto dignità” nasce per dare soluzioni concrete, rivedendo le strutture del JobsAct e scongiurando fin da subito possibili nuove crisi. È solo con una revisione puntuale delle norme che si apre una nuova stagione in cui le aziende non fuggono più dall'Italia ma anzi sappiano valorizzare le esperienze e le buone pratiche, restituendo dignità ai lavoratori e al nostro sistema produttivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ficara. Ne ha facoltà.

PAOLO FICARA (M5S). Presidente, colleghi, il 6 luglio prossimo saranno passati quattro anni dalla morte del caporale Antonino Drago, trovato cadavere sul piazzale antistante la palazzina degli alloggi della caserma “Sabatini” di Roma. Tony era un ragazzo di Siracusa, la mia stessa città, aveva 25 anni e prestava servizio nello squadrone d'onore “Lancieri di Montebello”.

Nonostante fin dai primissimi giorni si fosse cercato di giustificare l'accaduto come suicidio per cause legate a delusioni affettive, troppe cose non convincevano la famiglia di Tony. Nell'aprile 2016, il GIP si oppose alla richiesta di archiviazione del caso formulata dal PM, anche grazie alla perizia cinematica formulata dai consulenti di parte della famiglia Drago e dei rilievi del medico legale incaricato dal GIP. Le indagini proseguirono, e otto commilitoni di Tony vennero iscritti nel registro degli indagati per il reato di concorso colposo in omicidio per non aver vigilato la notte tra il 5 il 6 luglio in maniera tale da evitare la morte del giovane caporale siracusano. Il 4 luglio prossimo si terrà la nuova udienza al tribunale di Roma. Nel 2016, il collega Rizzo presentò un'interrogazione parlamentare su questo caso, ma nonostante sei solleciti nessuna risposta fu mai data dall'ex Ministra Pinotti.

Trovare le responsabilità della prematura morte di Tony è necessario, e siamo fiduciosi che la giustizia saprà perseguire la verità con serenità e professionalità. Concludo, Presidente, unendomi all'appello della madre di Tony, la signora Intranuovo: chi sa, parli. Ciò perché è giusto e necessario che si faccia piena luce su una storia che presenta troppe zone d'ombra. È giusto chiedere e ribadire verità e giustizia per Tony, per la sua famiglia, per Lele Scieri e tutti i nostri giovani che affidano le loro vite allo Stato e dallo Stato dovrebbero ricevere protezione e sicurezza. Chi sa, parli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, ieri è stata la Giornata mondiale della lotta alla droga, e purtroppo abbiamo assistito a un pressoché totale silenzio - del tutto imbarazzante, anche drammatico - da parte del Parlamento e del Governo. È stata persa un'occasione. Ci aspettavamo che il Governo, dopo aver lasciato un vuoto in quel contratto firmato da Lega e MoVimento 5 Stelle, che non ha dedicato neanche una riga alla lotta alla droga, potesse cogliere l'occasione per scendere in campo e dire “no alla droga” senza se e senza ma; prima di tutto, assegnando la delega alle politiche antidroga e poi proponendo un imponente programma per combattere la tossicodipendenza e le dipendenze in genere.

È stata persa un'occasione, e questo perché i dati lo richiedono. Non lo dice Fratelli d'Italia, ma l'Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze, che pone l'Italia al secondo posto per uso di cannabinoidi e al quarto posto per uso di cocaina. Lo dice la relazione al Parlamento, l'ultima che è stata presentata, che sancisce che il 26 per cento dei nostri ragazzi tra i 15 e 19 anni fa uso di sostanze psicoattive. Lo dice il Ministero dell'Interno, che ha visto quadruplicare le segnalazioni all'autorità giudiziaria per detenzione, spaccio e per problemi connessi alla droga tra i nostri minori. Allora, per questi dati, che pongono l'Italia come vertice nell'utilizzo di sostanze, abbiamo un contraltare in cui l'Italia è invece fanalino di coda per quanto riguarda la natalità, per quanto riguarda lo sviluppo economico, per quello che riguarda anche la parità di genere. Ecco, ci potremmo vantare drammaticamente di essere ai primi posti per l'utilizzo di sostanze.

Allora, dopo sette anni in cui non si è fatto nulla in termini di politica antidroga, in cui non c'è stata l'assegnazione della delega, in cui non c'è stato un finanziamento del Fondo nazionale di lotta alla droga, in cui non è stata convocata una Conferenza nazionale che per legge dovrebbe essere convocata ogni tre anni e che sono nove anni che non si celebra, in cui i servizi pubblici e privati sono lasciati soli, beh, Fratelli d'Italia scende in campo e per nome e per conto di quelle migliaia di persone e di operatori che si battono ogni giorno per difendere gli ultimi ha presentato una risoluzione, chiedendo al Governo di potersi impegnare e di non lasciare soli i più fragili, gli ultimi, chi ancora non ha una speranza che è sostanziata da un intervento governativo. Se il Governo vorrà accettare la nostra risoluzione, noi saremo al suo fianco per lottare per queste battaglie, perché per Fratelli d'Italia esiste un unico valore, quello della libertà dalle droghe e della libertà delle persone di curarsi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, colleghi, uomo e ambiente sono due facce della stessa medaglia. Voglio intervenire oggi in quest'Aula per dare un segnale di attenzione ad una delle più grandi sfide per l'Italia: la questione ambientale, nello specifico il dissesto idrogeologico e i rimborsi per le persone e le imprese colpite da calamità naturali.

Di questi temi, purtroppo, si parla solo e soltanto nei giorni immediatamente successivi le catastrofi senza il necessario approfondimento, ma il rischio idrogeologico è una questione di vita o di morte per migliaia di cittadini. Nella notte tra il 9 e 10 settembre 2017, tra l'1,45 e le 9,45 del mattino, a seguito di 210 millimetri di pioggia in sole due ore, Livorno e la sua provincia sono state travolte da un mare di fango che ha causato otto morti e danni quantificati in più di 40 milioni di euro, che impattano sulla vita di 2.000 cittadini e sull'economia di più di 3.000 imprese.

A seguito della catastrofe i livornesi hanno reagito in maniera eroica, come una comunità. Nell'immaginario collettivo rimarranno sempre i “bimbi motosi”, ragazzi e ragazze, anche adolescenti, che a malapena potevano impugnare una pala o un secchio ma che hanno passato ore e giornate a spalare il fango e a ripulire case e garage che contenevano i ricordi di una vita.

In queste situazioni, Presidente, i comuni, le regioni e lo Stato hanno il dovere di far sentire la propria presenza e aiutare i cittadini a rialzarsi e a rimarginare le ferite.

In questi momenti di sofferenza e disperazione le istituzioni devono essere presenti, per limitare quanto possibile i danni e prevenire ulteriori catastrofi. Ritengo, signor Presidente, che sia arrivato il momento di stimolare il dialogo che sta avvenendo a livello istituzionale circa lo stanziamento di risorse per la messa in sicurezza dei territori e per i rimborsi ai cittadini colpiti, e anche per la riduzione del rischio residuo dei comuni di Livorno, Rosignano Marittimo e Collesalvetti, così come previsto nel piano del commissario delegato e anche dal contratto per il Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, mi rivolgo a lei perché nella seduta di oggi delle risposte alle interrogazioni da parte dei Ministri della Repubblica, compito per loro obbligatorio, il Vicepresidente del Consiglio Di Maio ha annunciato che loro hanno portato al Parlamento - rispondendo ad altra domanda alla quale è obbligato a rispondere, ovvero la domanda sulla questione del taglio delle pensioni d'oro - hanno portato una delibera sui vitalizi. Io credo che sia conveniente, Presidente, anche per il rispetto della sua figura istituzionale, chiarire che il Governo della Repubblica in quest'Aula all'interrogazione a risposta immediata risponde ai quesiti a nome del Governo. La delibera che modifica il sistema dei vitalizi in questa Camera dei deputati è di spettanza del Presidente della Camera, che l'ha presentata per l'appunto stamattina alle 8:30 all'Ufficio di Presidenza della Camera. Non è il Governo della Repubblica che l'ha presentata, perché per fortuna nelle democrazie liberali esiste un equilibrio tra poteri che sono distinti ed autonomi: uno è il potere legislativo, e l'Aula nella quale si dispone il potere legislativo risponde a lei, Presidente, uno è il potere esecutivo, ed è il Governo. Oltre al fatto che bisognerebbe rispondere in quest'Aula alle domande che vengono poste, e non qui venire ad utilizzare il momento del question time per comiziare.

La seconda questione che volevo rimarcare: ho visto che il Ministro Salvini uscito da quest'Aula ha dileggiato il gruppo del Partito Democratico per l'assenza in Aula dei deputati del Partito Democratico nel momento di una risposta del Ministro ad altro interrogante non del nostro partito. È davvero singolare, Presidente, che chi si è alzato dallo scranno del Governo appena dopo l'intervento del Presidente del Consiglio Conte dopo le comunicazioni circa il Consiglio europeo (peraltro anche il Presidente del Consiglio dopo circa 20 minuti dalla fine del suo intervento si è alzato e se n'è andato; così come il Ministro Salvini si è alzato e se n'è andato, evidentemente non sufficientemente interessato al dibattito che si svolgeva in quest'Aula), abbia da rimarcare l'assenza di qualcuno; ma siamo benevoli, e per oggi non pubblicheremo la tabella delle assenze del Ministro Salvini dal Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente Fico, l'onorevole Di Maio svolge il compito di Ministro dello Sviluppo economico, Vicepresidente del Consiglio, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e leader del suo partito: suo di Di Maio, ma anche suo Presidente, ora ci scappava un “suo”, diciamo così, onnicomprensivo. Forse ciascuno di questi ruoli già per una persona sola sarebbe piuttosto ingombrante e impegnativo; lui li fa tutti e quattro da solo, e per carità, è una scelta.

Certamente non ricopre il ruolo di Presidente della Camera; e quindi, da questo punto di vista, il preannunciare tempi peraltro già noti delle delibere sui vitalizi, o comunque delibere, al di là anche del merito, di qualunque altro argomento, che competono all'Ufficio di Presidenza non è di competenza né del Vicepresidente del Consiglio né del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, né del Ministro dello Sviluppo economico, né tanto meno di un segretario di partito, che ha la libertà di esprimersi su quello che vuole, ma certamente non ha la competenza dell'Ufficio di Presidenza. Tra l'altro, il Presidente Di Maio sa bene, avendone fatto parte, quale sia la differenza tra la competenza di un Ufficio di Presidenza e quella del Governo. Non a caso in quest'Aula ci siamo alzati, sostenendo la tesi di una incompatibilità funzionale, e non a caso abbiamo chiesto le dimissioni dei componenti del Governo dall'Ufficio di Presidenza: proprio quelli del partito del Ministro Di Maio, che sono arrivati più tardi degli altri. E quindi, Presidente, faccio appello a lei affinché sia garante dell'indipendenza di un organo importante come l'Ufficio di Presidenza, che ha il diritto di deliberare nella piena autonomia e non su input del Governo. Pensiamo che cosa sarebbe successo sullo stesso tema se il Ministro del Lavoro Poletti avesse in un dibattito che riguardava il suo dicastero annunciato, o fosse intervenuto, su un tema come questo.

Io non vorrei che poi ci ritrovassimo, Presidente, a dover fare i question time al Governo sui concorsi alla Camera e su quando saranno banditi. Apro e chiudo parentesi: due anni di ordini del giorno, anche su quello, Presidente, la invito a prendere un'iniziativa, perché anche di quello probabilmente c'è bisogno.

Faccio appello al suo senso delle istituzioni e al suo equilibrio anche per la tutela di un organo come l'Ufficio di Presidenza, che ha bisogno di lavorare nella piena indipendenza, nella piena serenità, e nell'indipendenza anche dalle pressioni o dalle volontà di Governo e di segretari di partito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Per un richiamo al Regolamento.

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Però, non si era iscritto a parlare.

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Sul Regolamento, Presidente.

Il problema è questo: fondamentalmente in quest'Aula sugli interventi di fine seduta si dichiara…

PRESIDENTE. Articolo?

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Si dichiara qual è il tema… Articoli 8 e seguenti, sul buon andamento dell'Aula.

Sull'andamento di quest'Aula, per quanto riguarda gli interventi di fine seduta, si dichiara qual è il tema e si parla di quel tema. Io oggi vedo che quest'Aula approfitta, anzi approfittano i partiti di minoranza, per attaccare continuamente i partiti di maggioranza. Allora questa non è una prassi che è stata adottata negli ultimi cinque anni: nessuno di noi l'ha mai utilizzata in questo senso qui, assolutamente (Commenti di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico). Questi sono interventi sul Regolamento.

PRESIDENTE. Concluda, Del Grosso. Concluda.

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Io invito gli altri partiti a fare i propri interventi sul Regolamento durante la seduta, e non a fine Aula, come sta diventando invece un'abitudine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Vi dico…Si sono ascoltati anche gli ultimi tre interventi. È chiaro che la Presidenza della Camera, io come Presidente della Camera tutelo e tutelerò sempre l'indipendenza della Camera dei deputati, e l'organismo che si chiama Ufficio, l'organo che si chiama Ufficio di Presidenza sta lavorando nella piena autonomia. Nessuno detta i tempi all'Ufficio di Presidenza; se poi si vuole dichiarare qualsiasi cosa rimane semplicemente una dichiarazione, ma noi anche come Ufficio di Presidenza sul tema dei vitalizi è uno dei primi temi a cui stiamo lavorando. Abbiamo fatto le nostre istruttorie e questa mattina è stata presentata una delibera. Quindi qualsiasi dichiarazione ci possa essere, ovunque, nelle sedi appropriate, nelle sedi sbagliate, non influirà mai né sul lavoro della Camera dei deputati e né sul lavoro dell'Ufficio di Presidenza, che è totalmente autonomo per i poteri dello Stato, non c'è ombra di dubbio (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 4 luglio 2018 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 17.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. D'Uva e a n. 6-6 568 439 129 220 320 119 23 Appr.
2 Nominale Ris. Fusacchia e a n. 6-7 570 553 17 277 111 442 23 Resp.
3 Nominale Ris. Fornaro e a n. 6-8 567 566 1 284 12 554 23 Resp.
4 Nominale Ris. Magi e a n. 6-9 570 570 0 286 221 349 23 Resp.
5 Nominale Ris. Gelmini e a n. 6-10 569 445 124 223 128 317 23 Resp.
6 Nominale Ris. Delrio e a n. 6-11 568 555 13 278 110 445 23 Resp.
7 Nominale Ris. Rampelli e a n. 6-12 568 568 0 285 127 441 23 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.