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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 8 di lunedì 7 maggio 2018

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 aprile 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boschi, Cirielli, Colucci, De Micheli, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gelmini, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Liuzzi, Lotti, Orlando, Picchi, Pizzetti e Rampelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ventidue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione del Documento di economia e finanza 2018 e sua assegnazione alla Commissione speciale istituita con deliberazione del 10 aprile 2018.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 26 aprile 2018, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1) (alla sezione II del Documento è allegata la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui al comma 4 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009).

Al Documento sono allegati: il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 - Allegato I); la relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, di cui all'articolo 10, comma 7, della legge n. 196 del 2009 e all'articolo 7 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88 (Doc. LVII, n. 1 - Allegato II); il documento "Connettere l'Italia: lo stato di attuazione dei programmi per le infrastrutture di trasporto e logistica" (Doc. LVII, n. 1 - Allegato III); la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di cui all'articolo 10, comma 9, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 - Allegato IV); il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui all'articolo 10, comma 10, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 - Allegato V); il documento sugli indicatori di benessere equo e sostenibile, di cui all'articolo 10, comma 10-bis, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 - Allegato VI); la relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della pubblica amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Doc. LVII, n. 1 - Allegato VII).

Il Documento è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla Commissione speciale istituita con deliberazione del 10 aprile 2018. La Commissione speciale dovrà presentare la relazione all'Assemblea entro il termine che sarà stabilito dalla Conferenza dei presidenti di Gruppo.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 18 aprile 2018, il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha proceduto, nella medesima data, alla costituzione dell'ufficio di presidenza, che risulta così composto: vicepresidenti: Alessia Rotta, con funzione di vicepresidente vicario, e Chiara Gribaudo; segretari: Enrico Borghi, Elena Carnevali, Emanuele Fiano, Stefano Lepri, Alessia Morani, Stefania Pezzopane, Antonio Viscomi; tesoriere: Andrea De Maria.

Ai deputati Alessia Rotta, Enrico Borghi ed Emanuele Fiano è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti al presidente in caso di assenza o impedimento del medesimo, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 18 aprile 2018, il presidente del gruppo parlamentare Misto ha reso noto che, nella medesima data, l'assemblea del gruppo ha deliberato di nominare tesoriere il deputato Fausto Longo.

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della richiesta pervenuta in data 18 aprile 2018, è stata autorizzata in data 20 aprile 2018, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, del Regolamento, la formazione della componente politica denominata “MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero” nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, cui aderiscono i deputati Salvatore Caiata, Catello Vitiello, Silvia Benedetti, Antonio Tasso, Mario Borghese e Andrea Cecconi. Il deputato Salvatore Caiata ne è stato designato rappresentante.

Comunico altresì che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera in data 20 aprile 2018, ha reso noto che il deputato Salvatore Caiata è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica "MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero".

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 aprile 2018, n. 30, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) (A.C. 484-A) (ore 15,09).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 484-A: Conversione in legge del decreto-legge 10 aprile 2018, n. 30, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 484-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la Commissione speciale si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Dario Galli.

DARIO GALLI, Relatore. Presidente, il decreto-legge in esame detta norme finalizzate ad assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente prorogando la durata in carica degli attuali componenti.

La legge 14 novembre 1995, n. 481, ha istituito l'Autorità per l'energia elettrica e il gas (AEEG) inizialmente con competenze nei settori dell'energia elettrica e del gas con il compito di promuovere la concorrenza, l'efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, anche attraverso l'attività di regolazione e di controllo. In seguito sono state estese e specificate le competenze attraverso successivi interventi normativi, che hanno reso funzionalmente indipendente, da qualsiasi altro soggetto pubblico e privato, l'Autorità, in attuazione delle cosiddette direttive del terzo pacchetto energia, provvedimenti nn. 72 e 73 del 2009 dell'Unione europea. Il decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, con il quale è stata recepita la direttiva europea n. 2012/27/UE, di promozione dell'efficienza energetica, ha attribuito all'Autorità specifiche funzioni in materia di teleriscaldamento e teleraffreddamento, nel cui ambito di competenza esercita i poteri di controllo, ispezione e sanzionatori previsti dalla legge istitutiva.

Con il decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011, all'Autorità sono state attribuite competenze anche in materia di servizi idrici. Infatti, l'articolo 21, comma 19, prevede che, con riguardo all'Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, sono trasferite all'Autorità per l'energia elettrica e il gas le funzioni attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici, che vengono esercitate con i medesimi poteri attribuiti all'Autorità dalla stessa legge 14 novembre 1995 n. 481.

Con il decreto del Presidente del Consiglio del 20 luglio 2012 sono state definite le funzioni trasferite, che si riferiscono a diversi aspetti del servizio idrico integrato: dalla definizione dei costi ammissibili e dei criteri per la determinazione delle tariffe a copertura di questi costi alle competenze in tema di qualità del servizio, di verifica dei piani d'ambito e di predisposizione delle convenzioni tipo per l'affidamento del servizio. In ultimo, con i commi 527 e 530 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018), sono state attribuite all'Autorità funzioni di regolazione e controllo del ciclo dei rifiuti, anche differenziati, urbani ed assimilati, ed è stata ridenominata in Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA).

Anche tali nuove funzioni sono svolte con i medesimi poteri e nel quadro dei principi, delle finalità e delle attribuzioni stabilite dalla legge istitutiva, n. 481 del 1995. Il ruolo dell'Autorità, negli anni, si è esteso e ampliato, come ricordato, non solo in ambito nazionale ma anche a livello internazionale, attraverso il rafforzamento di relazioni bilaterali con omologhi relatori di altri Paesi, che hanno portato alla stipula di accordi formali di collaborazione e di progetti di gemellaggio finanziati anche dalla Commissione europea. L'azione dell'Autorità è pertanto diretta, per tutti i settori oggetto di regolazione, a garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza, ed assicurare la fruibilità e la diffusione dei servizi in modo omogeneo sull'intero territorio nazionale; a definire adeguati livelli di qualità dei servizi; a predisporre sistemi tariffari certi, trasparenti e basati su criteri predefiniti, nonché a promuovere la tutela degli interessi di utenti e consumatori. L'organo collegiale dell'Autorità è costituito dal presidente e da quattro membri nominati con decreto del Presidente della Repubblica. La procedura di nomina prevede il parere vincolante, a maggioranza dei due terzi dei componenti, delle Commissioni parlamentari competenti sui nomi proposti dal Ministro dello sviluppo economico d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e approvati dal Consiglio dei ministri. Questo iter dovrebbe quindi garantire un cosiddetto quorum di gradimento parlamentare. I componenti restano in carica sette anni e non possono essere riconfermati.

Il termine del mandato degli attuali componenti dell'organo collegiale, che ha sostanzialmente coinciso con quello dello scioglimento delle Camere, e la conclusione anche del periodo della specifica prorogatio per la durata massima di 60 giorni, come stabilito dal parere del Consiglio di Stato n. 5388 del 2010, ha reso necessario l'adozione di misure urgenti da parte dell'attuale Governo per scongiurare l'interruzione delle funzioni dell'ARERA. Pertanto, il decreto-legge proroga le funzioni dei vertici dell'ente per l'ordinaria amministrazione e per gli atti indifferibili ed urgenti. Nel corso dell'esame presso la Commissione speciale si è proceduto all'audizione dei rappresentanti dell'ARERA. L'Autorità, in quella sede, ha segnalato, tra l'altro, di aver adottato preventivamente delle linee guida interne volte ad individuare ex ante macro-tipologie di atti qualificabili di ordinaria amministrazione ovvero indifferibili ed urgenti. In tale ambito, sono stati ritenuti adottabili quegli atti che prevedono determinati presupposti preventivamente stabiliti dalle leggi nazionali, dalla normativa europea o da pregressi provvedimenti amministrativi.

Nelle more della costituzione del prossimo Governo e ben comprendendo che non possono essere sottovalutate le attività cosiddette ordinarie che svolge l'Autorità e che abbracciano settori oggetto di regolazione, è stato presentato da parte del relatore un emendamento condiviso in sede di discussione in Commissione. Lo scopo è quello di meglio circoscrivere e definire in modo temporale la necessaria proroga dei vertici aziendali e, conseguentemente, lo svolgimento delle loro attività e funzioni.

Il decreto-legge consta di due articoli. L'articolo 1, modificato nel corso dell'esame presso la Commissione speciale, dispone al comma 1 che i componenti dell'ARERA continuino “ad esercitare le proprie funzioni, limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti, fino alla nomina dei nuovi componenti la predetta Autorità non oltre il novantesimo giorno dal giuramento del primo Governo formato successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto e, comunque, non oltre il 30 settembre 2018”.

Con l'approvazione del predetto emendamento, è stato altresì introdotto, all'articolo 1, un nuovo comma 1-bis, il quale prevede che l'ARERA, durante il periodo di prorogatio di cui al comma 1, trasmette alle Camere ogni 45 giorni, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, “una relazione concernente gli atti di ordinaria amministrazione e quelli indifferibili e urgenti adottati nel periodo di riferimento, con l'illustrazione dei presupposti e delle motivazioni”.

Il comma citato prevede altresì che nella prima relazione l'Autorità dia conto anche degli atti adottati nel periodo intercorrente tra la data di entrata in vigore del decreto-legge e quella di entrata in vigore della relativa legge di conversione, nonché delle linee guida eventualmente adottate al fine di individuare gli atti emanati dalla predetta Autorità da considerare di ordinaria amministrazione ovvero indifferibili e urgenti.

L'articolo 2 dispone in ordine all'entrata in vigore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che rinunzia.

È iscritto a parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento di cui discutiamo, anche se non formalmente tale, nella sostanza è un atto dovuto, in quanto è l'unico modo per assicurare continuità di funzione a un ente, questa Autorità, che svolge la funzione tanto cruciale quanto troppo spesso fraintesa o sottovalutata (alcuni di questi fraintendimenti saranno brevemente oggetto delle mie riflessioni in questa discussione generale), vale a dire la regolamentazione di settori industriali che, essendo monopoli naturali, assicurano la fruizione di servizi primari di pubblica utilità ai cittadini.

Il relatore ha già bene illustrato la natura del provvedimento, resosi necessario dalla sovrapposizione fra la durata della consiliatura - la terza consiliatura dell'Autorità stessa - e il ciclo politico nel quale ancora siamo immersi.

Il relatore ha anche ben illustrato le due modifiche fondamentali introdotte nella Commissione speciale, che ha ben lavorato collegialmente su questo tema, due modifiche che assicurano certezza sui tempi, da un lato, e il controllo da parte di questa Assemblea, dall'altro. La certezza dei tempi - che in questa fase politica, che ancora, come tutti sappiamo, è molto incerta - significa fissare date certe per la nomina dei nuovi membri della quarta consiliatura dell'ARERA (entro e non oltre il 30 settembre, come veniva ricordato, e sperabilmente entro non oltre i novanta giorni dal giuramento del nuovo Governo).

L'altra modifica sostanziale, come ha ricordato, è quella di assicurare comunque a quest'Aula il controllo sulla natura dell'ordinaria amministrazione e dell'indifferibilità e dell'urgenza degli atti, una funzione che l'Autorità, tramite proprie linee guida e procedure interne, si era già autonomamente data, ma che, con questa modifica, viene esplicitata in una relazione alle Camere da presentare ogni 45 giorni.

Quindi, noi riteniamo che sia la natura del provvedimento (ripeto: sostanzialmente un atto dovuto per non lasciare sguarnita una funzione cruciale, che è quella della regolamentazione dei servizi di pubblica utilità), sia le due modifiche apportate in Commissione, orientate e ispirate dai principi di certezza dei tempi e di controllo di un'Autorità indipendente (indipendenza non significa non accountability nei confronti di questa Assemblea), sono da noi giudicate positive.

Mi si consenta, però, di svolgere qualche riflessione in senso lato sull'argomento in essere, sulla funzione di regolamentazione attribuita a questa Autorità, anche per quel pezzo di opinione pubblica, magari non troppo largo, che in occasione di questo decreto si è interessato alla vicenda e ha interloquito anche nel dibattito pubblico.

Veniva ricordato - non lo ripeterò - dal relatore che progressivamente nel tempo questa Autorità, costituita nel 1995 con le sole funzioni di regolamentazione dei servizi di distribuzione del gas ed energia elettrica, ha acquisito maggiori competenze. Nel 2011, con il “decreto salva Italia”, le competenze sull'idrico, e, da ultimo, nell'ultima legge di bilancio, le competenze nel settore del servizio integrato dei rifiuti. Abbiamo un'unica grande Autorità, oggi, che sovraintende alle funzioni di regolamentazione dei principali settori di monopolio naturale che forniscono servizi di pubblica utilità: gas, elettricità, acqua e rifiuti.

C'è una differenza cruciale però: per i primi due, il gas e l'elettricità, l'Autorità stabilisce le tariffe per l'utilizzo delle infrastrutture di rete; per gli ultimi due settori, l'acqua e i rifiuti, le cui competenze sono state successivamente attribuite all'Autorità, la competenza è unicamente quella della definizione del metodo tariffario e dell'approvazione di tariffe, che sono invece determinate da altri soggetti. Questi altri soggetti, come i colleghi sanno, sono le autorità di ambito territoriale ottimale, che dal 1994 progressivamente hanno fatto ingresso nel nostro ordinamento, che però ci pongono almeno due quesiti, se vogliamo affrontare il tema dell'efficienza e dell'efficacia dello status quo della regolamentazione. Il primo: questi regolatori - lo ripeto, parlo di acque e rifiuti -, le Autorità di ambito territoriale ottimale, che hanno una dimensione provinciale o in alcuni casi regionale, hanno la dimensione sufficiente per interloquire e regolamentare gestori che ormai hanno superato la dimensione provinciale e regionale? Nella stessa teoria della regolamentazione delle public utilities già c'è una asimmetria forte fra chi regolamenta e chi viene regolamentato, che è l'asimmetria informativa (il regolatore spesso non conosce i costi effettivi dell'azienda affidataria del servizio, del monopolista naturale). Quindi, questa asimmetria informativa crea di solito molti problemi di efficienza e di efficacia della regolamentazione.

Negli ultimi anni, a mio parere, abbiamo visto crescere una seconda asimmetria, che è quella dimensionale, cioè il regolatore ora è di dimensione locale, le Autorità di ambito territoriale ottimale, ma i gestori progressivamente sono diventati di dimensioni sovraprovinciali e spesso sovraregionali (spesso sono multiutilities quotate in Borsa).

Quindi, la domanda è: l'assetto attuale della regolamentazione del servizio integrato idrico e del servizio integrato dei rifiuti è ottimale con Autorità che hanno una doppia asimmetria, quella informativa classica e quella dimensionale, ora con l'ARERA, che dal 2018 è incaricata della determinazione di un metodo tariffario di cui però non è responsabile per l'approvazione delle tariffe (come sappiamo appunto le tariffe vengono decise dalle Autorità locali)?

Seconda domanda che, se avessimo tempo e modo di affrontare in questa fase politica, sarebbe a mio avviso interessante porre sull'argomento: abbiamo sufficientemente riflettuto sull'esistenza di conflitti di interessi in capo agli enti locali, in seno alle Autorità di ambito territoriale ottimale? Queste ATO sono costituite dai sindaci, dagli enti locali, i quali, nella maggior parte dei casi, sono proprietari o comunque soci delle aziende affidatarie del servizio.

Io non penso sia ulteriormente rinviabile la domanda su come faccia un sindaco contemporaneamente a essere il regolatore, che come tale deve indire una gara, una concorrenza per il mercato, trattandosi di un monopolio naturale, e quindi scegliere il gestore più efficiente, quello caratterizzato da una maggiore capacità di fornire investimenti e di fornire un servizio a costi più bassi per i cittadini, e allo stesso tempo essere socio o proprietario di una delle aziende concorrenti, spesso l'incumbent, e spesso i dividendi di quell'azienda sono parte fondamentale del bilancio del sindaco e, quindi, garanti del suo equilibrio economico e finanziario. Come farà quel sindaco ad adempiere alle sue funzioni di regolatore e, quindi, colui che deve selezionare il gestore più efficiente, indipendentemente da chi sia, pubblico o privato, italiano o straniero, giallo, rosso, verde, quando in realtà egli è socio dell'incumbent, spesso, o comunque di una delle aziende che partecipa alla gara?

Abbiamo riflettuto abbastanza sull'esistenza di questo conflitto di interesse, se vogliamo c'è anche un terzo ruolo: il sindaco è il garante degli utenti in questo caso, cioè dei cittadini, che in questo caso sono utenti dei servizi di pubblica utilità. Come fanno a stare insieme questi tre ruoli? Quindi, di nuovo, torno alla domanda: l'attuale assetto della regolamentazione - che non è estraneo all'ARERA, perché l'ARERA, ripeto, è in carica per una scelta del metodo tariffario - è quello veramente ottimale o abbiamo bisogno di riflessioni ulteriori in merito?

La seconda e ultima riflessione che volevo fare è quella che riguarda come quel pezzo di opinione pubblica, che si è interfacciato in queste settimane in occasione di questa legge di conversione, abbia partecipato al dibattito. E questo riguarda le polemiche susseguite al referendum del giugno 2011, nella fattispecie parlo del secondo referendum, impropriamente, a mio parere, denominato a suo tempo dell'acqua pubblica, vale a dire quello che aboliva la remunerazione forfettaria del capitale nella determinazione della tariffa del servizio idrico integrato. Da allora, sono passati ormai sette anni e, come un fiume carsico, in questo dibattito pubblico e anche in quest'Aula, addirittura anche in Commissione speciale, riecheggiano alcuni luoghi comuni che forse sarebbe il caso, in un dibattito pubblico sano, di affrontare e di dissipare.

I luoghi comuni sono che la volontà popolare di quel referendum non fu rispettata per due motivi: primo, perché la remunerazione del capitale non sarebbe veramente stata abolita; secondo, perché il referendum avrebbe dettato una gestione esclusivamente pubblica del servizio idrico integrato. Queste, fondamentalmente, sono le due argomentazioni che ciclicamente ritornano: non è stata rispettata la volontà popolare, sia perché non sono tutte pubbliche, obbligatoriamente pubbliche e nient'altro che pubbliche, le aziende affidatarie del servizio idrico integrato come diceva il referendum; e la seconda motivazione: la remunerazione forfettaria del 7 per cento, come da ultimo decreto del Ministero dell'ambiente, se non ricordo male, abolita, abrogata esplicitamente dal quesito referendario, in realtà, da qualche parte sta ancora lì.

Ecco, oltre a tanti di noi che in questi anni hanno provato a intervenire nel dibattito senza grande successo, credo che dovrebbe più di tutti parlare la sentenza ultima del Consiglio di Stato, la n. 2481 del 2017, che, intervenendo su sentenze del 2014 del TAR Lombardia, sulla base di ricorsi fatti da alcune associazioni di consumatori, prova finalmente a mettere le cose in chiaro; e invito tutti i colleghi, anche alcuni in Commissione speciale, a leggersi quella sentenza, che è molto chiara.

Primo, tale sentenza ricorda molto facilmente che il referendum che avrebbe obbligato all'affidamento del servizio idrico integrato esclusivamente ad aziende di diritto pubblico, in realtà, non si è mai svolto, perché si trattava di un referendum che non passò il vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale e, quindi, non è mai arrivato alla matita del popolo sovrano. Il referendum che, invece, arrivò alla matita del popolo sovrano, assieme a quello che cancellava l'obbligatorietà della gara o della cessione del 40 per cento del capitale per i servizi pubblici a rilevanza economica, era quello che aboliva nelle voci di formazione della tariffa idrica la remunerazione forfettaria, che all'epoca era fissata al 7 per cento.

Ebbene, questa Autorità, che all'epoca si chiamava AEEGSI in quanto non aveva ancora le competenze dei rifiuti, nel metodo tariffario transitorio del 28 dicembre - se non ricordo male - 2012, elimina quella componente di remunerazione forfettaria, cioè dice: non è giusto che io ti riconosco un “x” per cento - in quel caso, da decreto ministeriale dell'Ambiente, il 7 per cento - indipendentemente da quanto ti è costato fare l'investimento. E che cosa faccio invece? Ti vado a calcolare qual è il costo effettivo del tuo investimento sfruttando alcune delle metodologie più classiche dell'economia industriale, della teoria della regolamentazione della finanza aziendale, vale a dire partendo dal tasso di riferimento risk free del BTP a 10 anni e aggiungendo alcune componenti di rischio, o di debt equity premium - così si chiamano -, con il risultato di avere una remunerazione che si ispira a un principio che è presente nel nostro ordinamento, quello del full recovery cost, vale a dire che quello che tu, azienda affidataria del servizio, spendi per il lavoro come per il capitale, deve essere coperto dalla tariffa.

Ma il principio del full recovery cost non è soltanto di ordinamento nazionale, è anche di derivazione comunitaria: l'articolo 9, se non ricordo male, della direttiva - vado un po' a memoria - n. 2060 della Comunità europea (chiedo scusa per l'eventuale errore); a te, gestore del servizio, una volta che fai gli investimenti per garantire l'erogazione del servizio idrico, non deve essere riconosciuto un sovrappiù dalla tariffa, rispetto a quanto ti è costato il capitale e a quanto ti è costato il lavoro, ti deve essere riconosciuto il costo pieno.

Dove sta l'equivoco? L'equivoco sta nel fatto che i proponenti di quel ricorso al TAR hanno erroneamente confuso il concetto di costo contabile con il concetto di costo-opportunità; qual è la loro tesi, la tesi di chi spesso si approccia a questo dibattito senza averne forse pienamente gli strumenti? Se sono soldi tuoi, dell'azienda, non ti deve essere riconosciuto il costo; l'unico costo che ti deve essere riconosciuto in tariffa è se prendi i soldi a debito; cioè, se io sono l'azienda affidataria del servizio idrico a Roma e devo fare degli investimenti per migliorare i tubi dell'acqua, se prendo i soldi in prestito dalla banca, allora quello è un costo del capitale e mi deve essere coperto dalla tariffa; se invece li prendo dal mio bilancio con mezzi propri, allora quelli sono gratis e quel costo non deve stare in tariffa.

Questo, è contrario al concetto di costo-opportunità, vale a dire quei soldi, miei, del mio bilancio, avrebbero una remunerazione alternativa altrove (questo è il concetto di costo- opportunità); è ovvio, quindi, che quel costo deve essere coperto, perché, se io non li metto nei tubi per portare l'acqua alla gente, li posso investire sui mercati finanziari, posso comprarmi un BTP, quindi è evidente che anche un investimento finanziato con mezzi propri ha un costo che deve essere coperto dalla tariffa. Se ipotizziamo per un istante che questo non sia vero, cioè che viene coperto dalla tariffa soltanto il capitale preso a debito, avete riflettuto, hanno riflettuto coloro che sostengono questa tesi, sugli effetti distorsivi che avrebbe sulle tariffe per i cittadini? Nessuna azienda finanzierebbe più investimenti con mezzi propri, ma tutti finanzierebbero investimenti nell'acqua chiedendo i soldi in banca, con il risultato di avere tariffe più elevate, perché in quel caso la tariffa cresce per coprire il costo e l'onere del finanziamento bancario.

Quindi, si tratta di un colossale fraintendimento, spesso dettato, a parere di chi vi parla, da chi si lascia guidare nel dibattito da considerazioni ideologiche, più che propriamente pratiche, che ha creato in questi sette anni un clima inquinato riguardo al tema, quando invece, a mio modesto parere, gli argomenti sul tappeto sono ben altri.

Alcuni li ho cominciati ad accennare in questo breve intervento: è ottimale l'assetto della regolamentazione che abbiamo al momento? Gli enti locali hanno o non hanno un conflitto di interessi inscindibile, da una parte il regolatore e dall'altro il regolato? È ottimale l'assetto doppio di regolamentazione per l'idrico e i rifiuti, secondo cui abbiamo un'Autorità nazionale che stabilisce un metodo tariffario e tante autorità locali a loro volta soggette a doppia asimmetria, informativa e di dimensione, nei confronti delle gestioni locali?

E, rispetto al settore idrico, come risolviamo il tema delle perdite di rete, che ancora sono superiori al 30 per cento, ma addirittura sopra al 50 per cento, in molte parti d'Italia?

Questi io credo siano i veri temi sul tappeto, non una battaglia ideologica che è durata sette anni sulla base di considerazioni spesso non accurate o spesso, in altri termini, viziate da ragionamenti ideologici. Comunque la vogliamo mettere, niente di tutto questo purtroppo è oggetto del provvedimento in discussione. Stiamo semplicemente cercando di garantire la continuità della funzione essenziale di regolamentazione che - ripeto e chiudo - a mio parere è stata troppo maltrattata dal dibattito pubblico che, scegliendo di concentrarsi su altro, fallisce la missione di analizzare i veri problemi e, come sarebbe nostro dovere, provare a immaginare soluzioni non solo di breve ma anche di medio e di lungo periodo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come appena detto dal collega Marattin, il primo provvedimento che approda in Aula nella Legislatura XVIII si presenta quasi come un atto dovuto: la proroga dei componenti di un organismo collegiale indipendente quale quello dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, istituito con la legge n. 481 del 1995 con il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l'efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità attraverso l'attività di regolazione e controllo. L'oggetto del decreto-legge al nostro esame è dunque assolutamente dirimente per l'esistenza e l'operatività della stessa Autorità che, senza questa disposizione, non potrebbe più svolgere il proprio compito con evidente pregiudizio per un settore delicato del comparto dei servizi pubblici e la tutela di interessi primari tra i quali quelli dei cittadini. Si tratta di garantire continuità ed operatività, limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti, all'azione di un'Autorità che ha come obiettivi, nell'interesse dei cittadini-consumatori, la regolazione e il controllo nei settori dell'energia elettrica, del gas, del sistema idrico e dei rifiuti: servizi fondamentali nella vita di ognuno di noi. Si tratta di un'azione, quindi, di assoluta rilevanza per tutti i settori oggetto di regolazione che mira a garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza, ad assicurare la fruibilità e la diffusione dei servizi in modo omogeneo sull'intero territorio nazionale, a definire adeguati livelli di qualità degli stessi, a predisporre sistemi tariffari certi, trasparenti e basati su criteri predefiniti e a promuovere in tal modo la tutela degli interessi di utenti e consumatori. Lo stesso Consiglio di Stato ha avuto modo di evidenziare, nel parere reso nel dicembre 2010, l'esigenza che l'ARERA sia posta in condizioni di operare in considerazione della insostituibilità nello svolgimento senza soluzione di continuità delle rilevanti funzioni di regolazione e di tutela degli utenti. Per tali ragioni Forza Italia in Commissione speciale si è espressa favorevolmente nei confronti del provvedimento teso a garantire la funzionalità di un'Autorità indipendente che ha tra i propri fondamentali obiettivi la tutela dei cittadini sui temi che coinvolgono la vita quotidiana dei consumatori. Ad ogni modo e per le stesse ragioni Forza Italia ha colto l'occasione - intende ribadirlo in quest'Aula - per sollecitare il presidente dell'Autorità Bortoni a rafforzare l'assunzione di iniziative di reale tutela degli utenti a partire da un maggior scambio con le associazioni dei consumatori e da una necessaria deliberazione al fine di inserire in bolletta le informazioni sulla riduzione della prescrizione dei consumi da cinque a due anni. È di fondamentale importanza che i consumatori siano messi a conoscenza di una norma fortemente voluta nella scorsa legislatura da Forza Italia e votata da tutto il Parlamento che ha posto fine all'odiosa prassi dei maxi-conguagli: una battaglia portata avanti e vinta da Forza Italia a reale tutela degli utenti che adesso devono essere messi nelle condizioni di essere pienamente informati sui propri diritti. L'ARERA su questo è chiamata ad assumere le proprie responsabilità e ad agire nell'interesse dei consumatori garantendo, piena informazione e trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Nel corso del dibattito in Commissione Forza Italia ha inoltre sottolineato la necessità che la stessa Autorità dia attuazione a quanto chiesto dai cittadini italiani con il voto favorevole al referendum abrogativo del decreto legislativo n. 152 del 2006, in particolare nella parte in cui prevedeva che la tariffa per l'erogazione dell'acqua includesse anche la remunerazione del capitale investito dal gestore.

È importante quindi che, nelle linee guida che saranno adottate dall'ARERA, si dia conto anche della necessità di differire nel settore idrico, rispettando l'esito della consultazione referendaria.

Abbiamo apprezzato lo sforzo del relatore di modificare il testo giunto al nostro esame teso a raggiungere una posizione il più possibile condivisa da parte dei gruppi. In particolare le modifiche apportate hanno dato correttamente un termine ultimo e certo per l'effettuazione della nomina dei nuovi componenti dell'ARERA, individuato nel 30 settembre 2018, specificando in maniera chiara il termine iniziale dal quale decorrono i novanta giorni previsti dal testo del provvedimento per l'effettuazione della nomina, rappresentato dal giuramento del prossimo Governo anziché dal suo insediamento.

Inoltre l'introduzione della disposizione che prevede da parte dell'ARERA l'invio alle Camere ogni quarantacinque giorni, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, di una relazione concernente gli atti di ordinaria amministrazione e di quelli indifferibili e urgenti adottati con l'illustrazione dei presupposti e delle motivazioni a supporto è senz'altro utile per monitorare il lavoro dell'Autorità che, in particolare in questo periodo, ci auguriamo sia rivolto alla reale tutela dei cittadini-consumatori. Appare indubbio che nella peculiare fase disciplinata dalle norme che il Parlamento è chiamato ad approvare in sede di conversione del decreto-legge n. 30 del 2018, l'introduzione di meccanismi di stringente conoscibilità dell'attività dell'Autorità è elemento di garanzia e trasparenza. La stessa garanzia e trasparenza che, se è parametro di legalità e integrazione dell'azione amministrativa, lo è ancor di più in situazioni eccezionali come quella che la normativa che oggi ci occupa intende disciplinare attraverso la previsione di puntuali adempimenti informativi a carico dell'Autorità.

In proiezione delle future attività dell'Autorità non va poi sottovalutato il prossimo passaggio al libero mercato dell'energia previsto dalla legge annuale sulla concorrenza per il prossimo 1° luglio 2019 per cui la stessa ARERA dovrà operare nel pieno dei suoi poteri, adottando iniziativa utile alla tutela dei consumatori. Nel processo di liberalizzazione dei mercati energetici è stata infatti disposta la cessazione del regime di maggior tutela nel settore del gas naturale e nel settore dell'energia elettrica, abrogando, a partire dal 1° luglio 2019, la relativa disciplina che prevede la definizione proprio da parte dell'ARERA delle tariffe per i consumatori che non abbiano ancora scelto un fornitore sul libero mercato. Sarà quindi necessario un grande lavoro e la massima attenzione da parte dell'Autorità per evitare rincari delle bollette a piena garanzia degli utenti che non devono correre il rischio di subire tariffe più alte in questo delicatissimo passaggio.

Auguriamo ai membri dell'ARERA di proseguire il proprio operato nel migliore dei modi in piena trasparenza ed efficienza e soprattutto ci auguriamo possa insediarsi al più presto il prossimo Governo non solo per la nomina dei futuri membri e per garantire all'Autorità pieni poteri ma per offrire finalmente al Paese risposte adeguate sui temi importanti quali l'Europa, le diseguaglianze e la povertà.

Colgo, Presidente, l'occasione per sollecitare, come già fatto da altri colleghi del mio gruppo in particolare dalla stessa presidente, onorevole Gelmini, la costituzione delle Commissioni permanenti anche nelle more dei lunghi negoziati tra le forze politiche per la formazione del Governo nel solco della prassi che ha trovato applicazione già in altre occasioni nel corso della storia repubblicana. Il Parlamento deve poter operare nella pienezza delle sue funzioni: il Paese non può attendere ancora: i cittadini esigono risposte immediate e concrete (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Onorevoli deputate e deputati, nell'affrontare il tema della proroga del collegio di ARERA vogliamo sottolineare alcune criticità che caratterizzano sia il disegno di legge in approvazione del decreto-legge 10 aprile 2018, n. 30 sia la natura e l'operatività stessa di ARERA. In merito, le criticità derivano immediatamente dalla lettura di un testo che è già stato accennato ma che giova ripetere ossia dalla legge n. 481 del 1995 che recita testualmente: garantire la promozione della concorrenza e dell'efficienza nel settore dei servizi di pubblica utilità, assicurandone la fruibilità e la diffusione in modo omogeneo sull'intero territorio nazionale, decidendo un sistema tariffario certo, trasparente e basato su criteri predefiniti, promuovendo la tutela degli interessi di utenti e consumatori. E allora segnaliamo, invece, che se andiamo ad analizzare tutti i settori di competenza dell'Autorità - energia elettrica, i rifiuti e l'acqua, ad esempio - noi troviamo delle criticità piuttosto pesanti. Spalmare sulle bollette degli utenti virtuosi oneri di sistema non pagati dagli operatori ai distributori ci pare sbagliato, per esempio. La stessa procedura iniqua si è realizzata anche nel campo dei rifiuti - recentemente in Umbria - e questa cosa ha sollevato evidentemente reazioni e proteste da parte delle associazioni dei consumatori.

Se veniamo poi al settore dei servizi idrici, la cosa si complica ulteriormente perché, al contrario di quel che ha sostenuto il collega Marattin, qui le criticità sono ancora peggiori. Alle indicazioni, infatti, della legge n. 481 del 1995, si aggiungono gli esiti indubbi di un referendum abrogativo che ha dato delle indicazioni; le indicazioni precise intanto sono state quelle di destinare eventuali utili di sistema al miglioramento e all'ampliamento di reti e servizi, ma questa politica ci pare che sia stata disattesa.

Si è evidenziato, inoltre, un rapporto privilegiato fra ARERA e le società gestrici. L'onorevole Marattin citava giustamente, secondo me, un conflitto fra le ATO e ARERA, ma il fatto che ARERA abbia competenze in campo meramente tariffario non implica che possa comunque intervenire anche pesantemente. Io le cito la delibera n. 697 del 2017 dove, a riprova di questo rapporto privilegiato, si concedono aliquote tariffarie in deroga a varie società, che tra l'altro rispondono a logiche di diritto civile e non di diritto pubblico, quali GAIA, Publiacqua e Fiore e ne potrei citare anche delle altre. Inoltre, si applica di fatto un meccanismo di remunerazione degli investimenti e delle risorse finanziarie impegnate dalle società gestrici stesse (è persistente; è in varie forme, ma è persistente).

Si evidenzia, ancora, che si continua ad accertare la presenza nelle società gestrici di società borderline, di situazioni borderline rispetto agli esiti del referendum e, comunque, operanti nel campo del diritto civile con capitali privati - utility pluriservizi, e anche qui non sto ad annoiarvi, ma se ne potrebbero citare molte - e non in quelle del diritto pubblico, cosa che pareva espressa chiaramente dalla volontà dei cittadini proprio attraverso il referendum.

Infine, si consente ancora - mi consenta di contraddirla - l'applicazione di iniqui conguagli retroattivi e la quantificazione, con conseguente addebito in bolletta, dei costi delle risorse finanziarie, il tutto a beneficio delle società e non certo degli utenti e dei consumatori, come indicato dalla legge istitutiva dell'Autorità stessa.

Ma c'è un'osservazione ancora più importante da fare, perché queste criticità, comunque evidenziate in tutti i settori energetici e, in particolare, in quello dell'acqua, ci portano a un'altra considerazione sulle politiche di fruizione delle energie optate e operate da ARERA e sulle quali sarebbe il caso di soffermarsi, cogliendo l'occasione di questa discussione sulle linee generali. È chiaro che non è in discussione l'autonomia gestionale e manageriale di ARERA, peraltro prescritta anche dalle normative europee, ma risulta evidente la necessità di preordinare meccanismi diversi sia da parte dell'Esecutivo sia da parte del Parlamento nel fornire costantemente linee di indirizzo per l'operatività di ARERA, sia nel riconsiderare il sistema in modo da consentire agli stessi, cioè al Parlamento e all'Esecutivo, verifiche periodiche, anche in Commissione parlamentare, sull'operato dell'Autorità e di fornire analogamente costanti linee di indirizzo gestionali, perché questa Autorità non svolge una mera attività amministrativa o gestionale, ma ha riscontri essenzialmente politici nella sua azione.

È giusto, dunque, che l'Esecutivo, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze, e anche il Parlamento svolgano costantemente una funzione di controllo e di indirizzo. Quindi, noi vogliamo sollecitare questa Camera a utilizzare questa discussione per fornire spunti e proposte in merito.

Infine, ci chiediamo, per chiarire meglio, in base a quali criteri, ad esempio, si continui ad applicare alle tariffe idriche il parametro dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito. Da dove prende spunto la posizione di ARERA sui titoli di efficienza energetica (una posizione assunta poco tempo fa)? Quali impulsi devono essere dedicati alla incentivazione dei settori di tutela ambientale, quali la depurazione delle acque e lo smaltimento virtuoso dei rifiuti? Potrebbe essere utile inglobare direttamente alcune funzioni, attualmente demandate a GSE - gestore dei servizi energetici, nel settore delle fonti rinnovabili ed assimilati in ARERA? Riteniamo che sia opportuno lasciare solamente al Ministero dell'economia e delle finanze la completa gestione del controllo dell'attività di ARERA stessa?

Io vorrei ricordare, tra l'altro, che molte delle politiche in questi campi hanno degli effetti e delle ricadute immediate sull'economia reale (chiamiamola così). Voglio portare soltanto l'esempio di quanto possa influire un sistema corretto o meno corretto di depurazione dei liquami rispetto ad attività turistiche, che costituiscono spesso gran parte dell'economia prevalente di intere regioni d'Italia.

E, ancora, può la politica non considerare che gli aumenti generalizzati dei costi delle utenze rappresentano per le famiglie una voce di spesa sempre meno sostenibile e non prevedere, quantomeno, un regime di controlli più serrati su tariffari e rateizzazioni nell'interesse generale? Questa è una domanda che pongo.

Allora, siccome riteniamo che gli indirizzi in questione non possano essere forniti in settori così importanti con un mero strumento legislativo, che è di sua natura lento ed episodico, proporremo delle proposte precise in merito, essendo a nostra volta pronti a recepire proposte e analisi di altre forze politiche.

Ma, venendo all'argomento principale della nostra discussione, dico subito che Fratelli d'Italia ha proposto un emendamento che fissa in trenta giorni e, comunque, non oltre il 31 luglio la durata della proroga stessa. Questo emendamento nasce anche dall'aver osservato alcune criticità presenti sia nel decreto sia nel disegno di legge correlato, che derivano proprio, in modo forse anche un po' assurdo, dalle motivazioni portate a supporto del disegno di legge e contenute nella relazione tecnica.

Le motivazioni che supportano il disegno di legge emergono dal parere del Consiglio di Stato n. 5388 del 2010, da una sentenza della Corte costituzionale, la n. 18 del 1992, dalla legge n. 481 del 1995, la “legge Bersani”, e dalla legge n. 23 del 2004. Tuttavia, il combinato disposto di queste motivazioni a supporto indicherebbe altre cose. Il parere del Consiglio di Stato sancisce, innanzitutto, la inapplicabilità del divieto di qualsiasi prorogatio, in quanto per la natura di atto complesso, qual è la nomina del collegio di ARERA, non si può applicare in merito la sentenza n. 208 della Corte costituzionale. La “legge Bersani” però indica che “ciascuna autorità è organo collegiale costituito dal presidente e da due membri (…). Le designazioni effettuate dal Governo sono previamente sottoposte al parere delle competenti Commissioni parlamentari”, il che significa, appunto, che si tratta di un atto complesso. Quindi, è ammissibile una prorogatio, ma quale prorogatio? Non certo una prorogatio illimitata. La sentenza n. 208 della Corte costituzionale ribadisce, infatti, che l'incompatibilità con l'ordinamento di una prorogatio sistematica, quanto la sua applicazione altresì illimitata nel tempo e nell'estensione dei poteri, nonché il prolungarsi della prorogatio oltre un termine prestabilito e ragionevolmente ristretto rendono illusoria quella limitazione dei poteri, che pure va considerata un connotato immancabile della prorogatio. È chiaro che, se noi consentiamo prorogatio di mesi, alla fine non sarà più possibile trattare soltanto l'ordinaria amministrazione e, quindi, veniamo meno ai dettami stessi del parere.

Il parere sancisce, invece, la possibilità di una prorogatio limitata, richiamando la legge n. 239 del 2004 che indica in 60 giorni il tempo ragionevole di proroga. Si sottolinea ancora che il prolungarsi della prorogatio, oltre un termine prestabilito e ragionevolmente ristretto, rende illusoria quella limitazione dei poteri che pure va considerata un connotato immancabile della prorogatio stessa.

Quindi, tenendo in considerazione i pareri del Consiglio di Stato, la sentenza della Corte costituzionale, la legge n. 239 del 2004 e la legge n. 481 del 2005 e tenendo in considerazione che il collegio di ARERA è andato in scadenza l'11 febbraio 2018, una proroga con scadenza al 30 settembre verrebbe a creare un vulnus sostanziale alle norme di sistema e contraddirebbe, difatti, i pareri e le sentenze citate, laddove, invece, sarebbe opportuno contenere il più possibile il periodo di proroga, pur considerando il fatto conclamato che le funzioni di ARERA sono insostituibili e ininterrompibili.

È in base alle suddette considerazioni che abbiamo previsto, come Fratelli d'Italia, una modifica del disegno di legge in grado di contemperare sia l'esigenza di non prevedere soluzioni di continuità nell'attività di ARERA, per i motivi predetti, sia il rispetto sostanziale di norme, pareri e sentenze. Quindi, invitiamo ad approvare l'emendamento al testo proposto da Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Riccardo Zucconi. Ne ha facoltà. Mi scusi, è iscritta a parlare la deputata Muroni Rossella. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Buonasera, onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi; il decreto in questione sull'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, ARERA, reca misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni attraverso la proroga della durata in carica dei rispettivi componenti. Come è noto, l'Autorità garantisce, in particolare, una sana concorrenza, efficienza e adeguati sistemi tariffari, con l'obiettivo di consolidare in tutto il Paese elevati standard di qualità dei servizi, al miglior prezzo possibile per i cittadini. Gli attuali membri dell'ARERA sono stati nominati per sette anni con decreto del Presidente della Repubblica, l'11 febbraio 2011; la scadenza del consiglio era dunque prevista per l'11 febbraio 2018. L'ARERA ha ritenuto, conformandosi al parere del Consiglio di Stato del 7 dicembre 2010, n. 5388, di operare dal 12 febbraio 2018 in regime di prorogatio, per una durata massima di 60 giorni dalla scadenza naturale del mandato del collegio e di esercitare le sue funzioni, nel corso di questo periodo, limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti. Vista l'improrogabilità del termine di 60 giorni, come precisato dal Consiglio di Stato, il Governo dimissionario ha ritenuto necessario un ulteriore periodo di tempo in attesa del rinnovo del collegio, per garantire la funzionalità dell'ARERA.

Nel corso della discussione in Commissione speciale, è stato approvato un emendamento che puntualizza come questa ulteriore proroga non possa andare oltre il novantesimo giorno dal giuramento del primo Governo formato successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto e, comunque, non oltre il 30 settembre 2018. Viene, inoltre, stabilito che l'ARERA, durante il periodo di proroga, trasmetta alle Camere, ogni 45 giorni a decorrere dalla data di entrata in vigore della disposizione, una relazione sugli atti adottati nel periodo di riferimento, con l'illustrazione dei presupposti e delle motivazioni. In sostanza, con questo emendamento si stabilisce che al 30 settembre 2018 la proroga terminerà anche in assenza di un nuovo Governo.

Il decreto nella forma è - come detto -, purtroppo, un atto dovuto, che ben descrive, se vi fosse necessità di cercare ulteriori esempi, l'urgenza di dare un Governo al nostro Paese. Vorrei, però, piuttosto, soffermarmi sul ruolo che l'Autorità ha, in ragione delle sue molteplici funzioni nel favorire o meno, nel rallentare, anzi, ulteriormente, il percorso di modernizzazione del nostro Paese. L'ARERA ha fortemente ampliato il proprio potere, anche davanti alle proteste di associazioni e comitati di cittadini che - mi riferisco, per esempio al Forum italiano dei Movimenti per l'acqua - sono giunti a chiederne addirittura lo scioglimento.

Ma di quali competenze è investita l'Autorità? Partiamo da quella storica, legata all'energia. È in atto nel mondo un processo di radicale trasformazione dei modi di produrre e consumare l'energia, all'insegna dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, di un modello di generazione distribuita che, sempre più spesso, vede coincidere negli stessi soggetti - imprese, famiglie, singoli cittadini - le funzioni di produzione e di consumo. Questo grande cambiamento tecnologico, economico e sociale è dettato, in primo luogo, da ragioni ambientali, cioè dall'urgenza di fermare i cambiamenti climatici e combattere con più efficacia l'inquinamento atmosferico, superando la dipendenza dei sistemi energetici dai combustibili fossili che sono alla base sia dell'attuale climate change sia di buona parte dei fenomeni di inquinamento dell'aria. È giunta, quindi, l'ora che la produzione distribuita di energia e, soprattutto, l'autoproduzione energetica vengano favorite e messe al centro di una nuova strategia del Paese.

L'Autorità è poi competente, seppur da minor tempo, anche in materia di rifiuti. La recente approvazione da parte del Parlamento europeo del pacchetto sull'economia circolare, oltre a essere un importante passo avanti rispetto all'attuale quadro normativo, accelera una transizione già in corso e necessaria. Gli obiettivi del pacchetto dell'Unione europea ci pongono di fronte a nuove sfide: il 65 per cento di riciclaggio dei rifiuti solidi urbani al 2035, con step intermedi del 55 per cento al 2025 e del 60 per cento al 2030; il raggiungimento del riciclaggio degli imballaggi del 65 per cento nel 2025 e del 70 per cento nel 2030, con un'attenzione particolare agli imballaggi in plastica, che dovranno essere riciclati almeno per il 50 per cento nel 2025 e per il 55 per cento nel 2030; il limite di smaltimento in discarica dovrà, invece, scendere al 10 per cento entro il 2035; dal 2023 sarà obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti di materiali organici da avviare al compostaggio. La raccolta selettiva obbligatoria è prevista anche per i materiali tessili e per i materiali pericolosi nei rifiuti domestici e, in linea con gli obiettivi dell'Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile, è previsto un dimezzamento, entro il 2030, degli sprechi alimentari. Certo, sarà necessario rivedere nei modi e nei tempi giusti la legislazione in materia, dalle norme sulle materie prime e seconde, a quelle sul cosiddetto “End of Waste”, fino a quelle sulla semplificazione delle procedure autorizzative per la promozione della filiera del riciclo.

Sono sfide che l'Italia è pronta ad accettare e a vincere, all'interno di un quadro in cui si posiziona già ai primi posti, grazie alle tante esperienze virtuose di comuni, società pubbliche ed imprese. Il nostro Paese è, infatti, una vera e propria cassaforte di eccellenze, fatte di imprese e di posti di lavoro che già fanno dell'economia circolare la chiave per aprire la porta dello sviluppo, attraverso una strettissima connessione con il mondo della ricerca, del design, della tecnologia, dell'innovazione.

Vorrei, in questa sede, richiamare alcune di queste straordinarie esperienze individuate dall'associazione Legambiente: c'è chi riduce l'uso di materie prime, chi previene la produzione di rifiuti, chi risparmia risorse come l'acqua e l'energia, oppure chi fa attività di riuso dei prodotti o produce biometano con scarti agricoli, frazione organica dei rifiuti o fanghi di depurazione. C'è poi chi, con vecchie gomme di automobili, crea superfici sportive e altri materiali, chi ricicla i pannolini usa e getta e chi l'acciaio.

Il tema dei rifiuti in capo all'Autorità è, dunque, davvero, una questione dirimente per radicare nel nostro Paese il principio dal respiro europeo del “chi inquina, paga” e, d'altro canto, per determinare tariffe puntuali che premino le pratiche virtuose, garantendo i singoli cittadini e, di conseguenza, la collettività.

Per quanto riguarda le funzioni relative al sistema idrico, l'Autorità non potrà fare a meno di ricordare e, finalmente, rispettare il risultato dell'esito del referendum del 2011, con il quale i cittadini hanno ribadito con forza che l'acqua è un bene pubblico, oltre che un bene prezioso che non va sprecato e che va ancor di più tutelato. Per questo mi aspetterei che di queste poche e semplici caratteristiche si tenesse conto nel valutare, a livello nazionale, le diverse vertenze locali, dal momento che ancora troppi sono i territori senza garanzie sia di salubrità che di accesso e di tariffe. Penso al caso dei Pfas in Veneto, ma non solo, all'assenza d'acqua in alcune zone del Sud del Paese, al non funzionamento o alla totale assenza di depuratori in molte aree del Paese che ci costa sanzioni salatissime da parte dell'Europa.

La gestione, indipendentemente dal tipo di società, dovrebbe garantire la qualità del servizio.

Rimane poi ancora aperto il punto relativo al mancato rispetto di uno dei quesiti referendari, e cioè quella parte della tariffa con la voce riconducibile alla remunerazione del capitale investito.

Appare dunque chiaro che, pur essendo un decreto-legge di proroga, rimangono importanti i suoi risvolti in relazione alle funzioni dell'Autorità e al profilo che dovranno avere in futuro i commissari e il o la presidente: un profilo innovativo, moderno e assolutamente preparato e consapevole sul piano della sostenibilità ambientale e sociale delle misure attuate.

Noi di Liberi e Uguali porteremo queste istanze all'attenzione del Parlamento e del prossimo Governo. Quando ci si occupa di temi così vicini ai cittadini si deve senza dubbio tener conto di molti elementi, ma credo sia necessario si pensi prima di tutto a loro, ai cittadini, salvaguardandoli e tutelandoli (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Presidente, colleghi, dal 15 febbraio all'11 aprile 2018 l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha più precisamente deliberato con la produzione normativa di 188 delibere: in un regime di prorogatio sono numeri che devono in qualche modo far riflettere. Devono far riflettere perché, rispetto all'andamento del numero delle delibere degli scorsi anni, abbiamo assistito a un incremento del 30 per cento, rispetto alla loro grande voglia di mettere in atto produzioni normative.

Questo cosa comporta? Comporta che verso la fine del mandato della prorogatio - che scadeva il 12 aprile - l'11 aprile, c'è stata una seduta nel corso della quale sono state approvate 41 delibere. Quarantuno su 188 è una parte considerevole, tutte all'interno di un'unica seduta, l'ultima prima della scadenza della prorogatio: insomma, c'era qualcuno che aveva una certa urgenza di portare a termine diverse questioni rimaste per anni in sospeso. Tant'è che poi, nella seduta del 19 aprile, zero delibere: visto che il 19 aprile è dopo i termini di scadenza dei 60 giorni che erano stabiliti per legge, c'è da porsi la domanda di come mai, da un punto di vista normativo, l'Autorità aveva questa gran fretta di deliberare tutta una serie di aspetti.

Cosa riguardano le delibere? Qualcuno potrebbe dire che a dicembre è stato dato un nuovo compito all'Autorità, che è quello concernente i rifiuti: no, in realtà quelle sui rifiuti sono soltanto 5. E, allora, scopriamo che ci sono circa 17 delibere sulla gestione dell'amministrazione interna.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 16,05)

DAVIDE CRIPPA (M5S). All'interno di queste 17 delibere ce n'è qualcuna che prevede anche - oltre alla valutazione del personale, che ovviamente deve spettare al consiglio direttivo attuale e non a quello futuro, perché sono loro che hanno visto all'opera il personale interno dell'Autorità - la riorganizzazione delle funzioni, la riattribuzione e premi a funzionari e dirigenti all'interno dell'Autorità.

Ecco, forse avrei lasciato la palla a chi in qualche modo verrà dopo, per stabilire come organizzare una squadra e come premiare le risorse che di fatto, da un punto di vista curriculare, si erano espresse con delle valutazioni positive. È evidente che forse queste gratificazioni economiche devono avere anche una risposta un po' politica, rispetto a quello che è stato l'operato dell'ARERA nel corso di questi anni.

Ma capiamo anche il perché oggi ci ritroviamo qui. Abbiamo sentito i colleghi della passata maggioranza di Governo che lamentavano come necessario, urgente e indispensabile questo atto normativo. Io sono sempre più convinto che si tratta di un errore di qualcuno che non ha mai voluto ascoltare una minoranza in passato, rispetto al fatto che a febbraio non era una novità che l'Autorità scadesse proprio in quel periodo, e tantomeno era una novità che il 4 marzo si andasse a votare; se due più due fa quattro - a casa mia fa sempre quattro - per qualcuno fa tre. E, difatti, evidentemente non ha ritenuto necessario inserire all'interno della legge di stabilità, nonostante ci fosse un comma che riguardava l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la proroga di 60 giorni, di 90 giorni, in modo tale da spostare temporalmente fuori dall'impaccio rispetto ad una nuova formazione di Governo.

Oggi ci ritroviamo davanti alla condizione obbligatoria di votare questa proroga, perché lasciare il Paese senza una governance dell'Autorità vuol dire lasciarlo in balìa totale di scorribande di operatori senza scrupoli, che spesso condizionano già oggi le nostre bollette.

Mi spiego. Ovviamente abbiamo sempre nomi e cognomi, giusto per riportare all'interno di quest'Aula fatti che la gente può vedere sulle proprie bollette. Qualche mese fa si è detto, ed è stato scritto su tantissimi giornali circa due mesi fa, che era stato sancito che l'Autorità spalmasse le bollette non pagate dei cittadini sulle bollette di tutti i consumatori; tant'è che tutti, compresa la signora Maria, ti chiedevano: ma come mai io devo pagare per conto di chi non ha pagato le bollette? E, allora, vai a spiegare loro che chi non ha pagato le bollette non erano i cittadini morosi, bensì le società di distribuzione: Gala. Nome e cognome: Gala, salvata dal Partito Democratico con emendamenti nella legge di stabilità negli anni passati, che ci costerà circa 200 milioni di euro di oneri non pagati perché in crack finanziario dopo aver vinto dieci gare Consip con prezzi stracciati.

Siamo allora arrivati alla condizione che evidentemente ci sono dei rischi molto forti a lasciare il Paese in balia di un mercato, che oggi non è regolamentato in maniera corretta onde evitare queste speculazioni finanziarie che vengono portate avanti. Ovviamente il patron di Gala ha anche un gran bel dire sui giornali, rispetto a quelli che noi ormai chiamiamo i “prenditori” piuttosto che gli imprenditori.

Vorremmo anche chiedere conto all'Autorità, nel corso di questi anni, di diversi comportamenti che, a nostro avviso, erano sempre al limite dell'accettabilità o lo prevaricavano spesso: quale quello di non prevedere un'analisi dei costi/benefici per il piano di sostituzione dei contatori cosiddetti intelligenti 2.0, che hanno interessato tutti i cittadini italiani. Oggi ci ritroviamo a dover parlare dei contatori 2.1, perché i 2.0 erano già vecchi nel momento in cui qualcuno presentò il progetto di sostituzione, ma la diligence disse che non doveva essere svolta un'analisi costi/benefici. Perché? Perché di fatto il piano di sostituzione era un piano di sostituzione di obsolescenza, cioè nel vecchio contatore non funzionava più il display, non c'era modalità di renderlo funzionale se non sostituendolo. Ma ce l'hanno voluta raccontare come un contatore intelligente, smart e come facilità di accesso al tuo profilo di consumo; tant'è che, dopo circa un anno che più o meno è stato installato, nessuno è ancora in grado di avere l'accesso ai propri profili di consumo.

Abbiamo provato, grazie anche all'interesse del collega Baldelli, primo firmatario di quella proposta sulle maxi-bollette, sui maxi-conguagli, a lavorare anche nel merito di questo percorso di informazione verso il consumatore, che è il proprietario del dato di consumo. E, anche qui, sono stati attribuiti dei compiti all'Autorità, che deve legiferare, perché la legge è già operativa ora per il mercato elettrico, sui maxi-conguagli; e, insomma, non siamo molto soddisfatti del periodo che è passato rispetto alle misure messe in atto dall'Autorità. Sì, perché non c'è una modalità chiara per far sì che la famosa signora Maria possa chiedere, mediante uno strumento informatico oppure mediante una modulistica predisposta dall'Autorità, di non pagare i conguagli di bollette che si riferiscono a due anni addietro, quando la norma prima parlava di cinque anni di prescrizione. Ecco, forse avremmo preferito un'Autorità più attenta verso questi percorsi di coinvolgimento dei consumatori.

Vorremmo un'Autorità più attenta verso quella che è la regolamentazione del capacity payment, cioè quel meccanismo di pagamento della capacità produttiva che, sostanzialmente, va a remunerare le centrali pronte ad intervenire in caso di necessità energetica. Questo è un vecchio tema, che però oggi porta ad un'attenzione veramente importante da un punto di vista energetico e della qualità dell'energia che viene prodotta, perché non è ben chiaro cosa possa succedere all'energia prodotta dal carbone, che ovviamente è disponibile ad un bassissimo costo economico, ma ad un altissimo costo ambientale. Il Parlamento si era espresso abbastanza chiaramente nel cercare dei meccanismi che andassero ad escludere le energie provenienti dal carbone da un percorso di capacity payment.

Quindi, anche qui, ci sarebbe da accendere un faro sulle prossime attività operative dell'ARERA. Un altro aspetto, che ovviamente ci porta a segnalare la necessità di dare una proroga funzionale all'Autorità, è quello che vorremmo che gran parte degli uffici tecnici dotati di grande capacità e grande intelligenza da un punto di vista tecnico e amministrativo diventino un punto di eccellenza a livello europeo. Noi oggi, purtroppo, da un punto di vista autorizzativo dell'Autorità, siamo sempre circa cinque anni indietro rispetto agli altri Paesi, e se oggi un player energetico come Enel deve andare a sperimentare il vehicle to grid in Danimarca forse qualche punto di domanda, qualche interrogativo ce lo dovremmo porre.

Infatti, è evidente che il nostro sistema normativo non permette questa sperimentazione. Il vehicle to grid è un meccanismo per cui una batteria elettrica di un'autovettura totalmente elettrica possa funzionare nel senso di cedere corrente o prelevare corrente dalla rete per partecipare a un mercato del bilanciamento della rete. È un tema molto importante e sono temi importanti tutti quelli che riguardano anche gli oneri di distribuzione, altro tema di interesse totale per i consumatori, perché in quel caso vuol dire tornare a ridiscutere le tariffe del consumo, e abbiamo visto nel corso degli ultimi mesi dell'anno passato il “decreto energivori” senza condizioni, per cui vengono elargiti incentivi ai grossi colossi produttivi con grossi consumi di energia senza nessun meccanismo di obbligo rispetto al risultato di ridurre la domanda energetica.

È evidente che oggi noi ci troviamo costretti a dare il nostro voto a una proroga dell'Autorità, ma vorremmo anche segnalare, ed è questo un punto importante, visto che è stato fatto già in passato da diversi colleghi, la necessità di mettere un punto anche sull'acqua nella gestione di ARERA, poiché dal 2011 si occupa della gestione dell'acqua. Un mercato che non è un mercato: quindi è stato dato all'Autorità il compito di gestire l'acqua, ma, di fatto, con un monopolio naturale. Allora, se è un monopolio naturale, quei 27 milioni di cittadini che si sono espressi su un referendum forse dovrebbero vederla sottratta dalla gestione dell'ARERA e riportata all'interno dei compiti attribuiti al Ministero dell'ambiente.

Qualcuno in precedenza credo abbia fatto finta di vedere come, nel corso degli anni, nel corso degli interventi che abbiamo sentito poco fa in Aula, si è passati da un concetto di remunerazione del capitale investito a un concetto di oneri finanziari. Certo, cambiano i nomi, ma non cambia la sostanza, per cui ci ritroviamo nella condizione, ancora una volta, che l'attività va avanti nella medesima maniera con cui andava avanti prima di un esito referendario. E, allora, abbiamo presentato un emendamento, che poi, ovviamente, sarà al vaglio della Presidenza per i criteri di ammissibilità, però ci ritroviamo con la consapevolezza che, dopo sette anni di gestione in capo all'Autorità, quelli che raccontavano che il servizio avrebbe avuto un grande vantaggio in termini di benefici economici e di qualità del servizio erogato forse forse si sono in parte ricreduti, spero, perché il servizio è totalmente peggiorato, la qualità del servizio erogato è totalmente peggiorata, le perdite d'acqua sono rimaste, se non incrementate rispetto a quelle che erano 7 o 8 anni fa. È evidentemente un po' il fallimento del mercato del sistema acqua.

Quindi, anche qui un punto molto importante da segnalare rispetto alla necessità di sottrarre l'acqua al compito dell'ARERA, e quindi con un percorso che sicuramente deve vedere coinvolto il Parlamento in una misura più ampia e deve rendere possibile il trasferimento delle competenze in capo al Ministero dell'ambiente, con meccanismi, però, di controllo e di funzionalità molto rigidi. Presidente, chiudo, dicendo questo: i percorsi che l'Autorità nel corso di questi anni ha messo in campo sono spesso stati di impronta politica.

C'è sempre una chiave molto politica, e la politica in campo energetico è politica industriale, per cui noi con forza chiediamo che si inizi a parlare della prossima Autorità, di cosa i gruppi politici intendano fare per far sì che questo Paese si trovi all'altezza dei player europei nel sperimentare tecnologie, nell'essere in grado di affrontare e anticipare i temi pesanti energetici dal punto di vista europeo, e, conseguentemente, non subirne soltanto i diktat e le scadenze, ma anticipare, per far sì che la nostra attività industriale possa essere rilanciata, usando quelle che per noi oggi sono delle necessità di ridurre i consumi energetici e di investire nel campo delle rinnovabili come un meccanismo per rilanciare tutto il nostro tessuto produttivo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 484-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Dario Galli.

DARIO GALLI, Relatore. Grazie, Presidente. Cerco di essere il più contenuto possibile, anche se l'argomento è veramente di quelli che stuzzicano proprio e ci sarebbero, ovviamente, moltissimi argomenti da considerare. Comunque, prima di tutto ringrazio tutti gli intervenuti: la profondità e l'ampiezza dei loro interventi dimostrano che quello che stiamo facendo oggi è sì in qualche modo una sorta di atto dovuto, se ci limitiamo al contenuto del decreto-legge, però sicuramente l'argomento generale che questo decreto-legge parzialmente va a trattare è di quelli veramente strategici per il Paese, soprattutto per un Paese come il nostro, dove nel bene e nel male, pur con tutte le difficoltà, la questione energetica, e di conseguenza la questione industriale e di consumo dei cittadini singoli, è sicuramente questione centrale anche proprio per quelle che sono le attività che la politica deve portare avanti.

Prima di tutto preciso che ovviamente quello di cui andiamo a discutere è in questo momento semplicemente, e lo metto tra virgolette, la proroga e la decisione sul tempo da stabilire per questa proroga, in considerazione del fatto che mi sembra che tutti siano d'accordo che comunque non si può rimanere in una situazione indefinita più di tanto per quanto riguarda la composizione del CdA di ARERA, e quindi, in ogni caso, è evidente che questa è una situazione che in qualche modo deve essere risolta. Quindi, credo che comunque l'assunzione di responsabilità da parte praticamente di tutti sia assolutamente da condividere e da sottolineare. Nel merito, poi, della questione, è ovvio che anche noi, nel senso io come relatore, ma il gruppo che in qualche modo rappresento, abbiamo ovviamente delle idee che non sono esattamente allineate a quelle che sono state le attività e le decisioni prese negli ultimi anni.

Ci sono considerazioni da fare in generale sulla questione dell'acqua, dove ognuno oggettivamente ha il proprio modo di vedere la questione. Sono d'accordo anch'io che tanti fraintendimenti in questi anni sono stati portati avanti, perché mettere un 7 per cento forfettario o calcolare il costo del denaro in altro modo alla fin fine sono due modi diversi di dire la stessa cosa, con il rischio che, se lo calcoliamo nell'altro modo, diventa anche in qualche situazione più alto del 7 per cento. Piuttosto che magari il 7 per cento fatto qualche anno fa, quando i tassi di interesse erano completamente diversi, adesso potrebbe essere rivisto in maniera diversa, ma comunque, in ogni caso, pensare che le persone e le aziende possano lavorare senza calcolare il rischio di impresa, senza calcolare quello che è il costo del capitale, è un qualcosa che, almeno per un Paese fino ad oggi ancora occidentale, ad impostazione industriale, non dovrebbe nemmeno entrare nel dibattito politico, però è una cosa su cui si può ragionare.

Anche sulla questione rifiuti abbiamo qualche perplessità, anche perché non so che vantaggio potrebbe portare questa ricentralizzazione, anche se questa era un po' la tendenza degli ultimi anni anche di tale questione, considerando, per esempio, in base alle considerazioni fatte dalla collega, che risultati che, non so, cercavo di capire, previsti per il 2025, il 2030 o altro…non so, in provincia di Varese il 70 per cento della raccolta differenziata lo abbiamo raggiunto cinque anni fa. Quindi, voglio dire, non so che vantaggio ci potrebbe portare mai ricentralizzare anche questa questione.

Sulla questione, invece, del core business vero e proprio dell'ARERA negli anni passati, e quindi proprio la questione dell'energia elettrica e del gas, sono d'accordo anch'io che alcune decisioni quantomeno sono sembrate abbastanza bizzarre. Alcune sono state elencate, ma tante altre potrebbero essere messe sul tavolo.

Quindi, per non farla tanto lunga, io credo che in questo momento, in qualche modo, abbiamo comunque la necessità di affrontare e risolvere questa situazione, in qualche modo obbligando chi di dovere a individuare nuove persone in un tempo ragionevole. Son d'accordo anch'io che il 30 settembre poteva essere anche anticipato a un'altra data.

Ragionevolmente, per il periodo particolare che stiamo attraversando, per le cose che probabilmente il futuro Governo - semmai ci sarà - avrà comunque da fare nell'immediato e considerando proprio le cose che sono state dette, le cinque persone da individuare non sono proprio cinque persone che si trovano con un annuncio sul Corriere della sera. Voglio dire che dovranno anche essere persone adeguate da tutti i punti di vista, soprattutto finché sarà questa autorità a prendere decisioni, che, sì, saranno anche indipendenti, ma in realtà sono politiche. Per cui anche le persone che andremo, andranno o si andrà ad individuare, bisogna anche capire bene se siano persone che su alcuni argomenti hanno le idee chiare in un senso piuttosto che in un altro.

Poi la questione generale è se su ARERA effettivamente sia giusto continuare in questa maniera oppure politicamente prendere decisioni diverse, però anche qui, quando e se ci sarà un Governo politico, con una maggioranza politica alle spalle, con un programma di governo preciso. Nel senso che sono questioni proprie di politica industriale, come si diceva adesso, decisioni politiche che ricadono sulla vita delle famiglie, perché, per esempio, quello di ripartire i costi di chi non ha pagato sulle bollette di chi ha già pagato è qualcosa che fa parte delle decisioni politiche, che comunque il consesso che noi rappresentiamo deve prendere per il Paese.

Io, personalmente, avrei anche idee diverse, quindi non mi sembra neanche giusto, da cittadino, che ci sia un ente terzo, alla fin fine non eletto da nessuno, che prenda decisioni che abbiano a che fare in maniera importante con la mia vita. Quindi, anche su tali questioni vi è qualche ragionamento da fare, oltre a quello generale se si sia giusto che ci siano autorità che, una volte elette, poi per un certo numero di anni siano totalmente indipendenti su decisioni di questa importanza.

Sulla questione delle novità, tra virgolette, tecnologiche, verso cui si va (per cui le rinnovabili, piuttosto che altre, tante cose di cui si parla da tanti anni, ma alle quali manca sempre un pezzetto), la questione del polmone energetico, quindi della gestione delle batterie, ovviamente è fondamentale, perché, se non si tira in ballo qualcosa di veramente serio e ben strutturato e ben programmato a livello nazionale, è ovvio che le energie cosiddette rinnovabili comunque più della percentuale che fanno oggi non potranno fare, se non c'è qualcosa che permette di superare quelle che sono proprio le difficoltà tecnologiche della produzione delle stesse.

Quindi, sono tutti argomenti che credo che un ente esterno o un'autorità, costituita, sì attraverso un percorso parlamentare, ma che poi alla fine diventa indipendente, forse qualche limite in qualche modo lo pone. Però son tutte cose che, come dire, dovranno essere trattate in una sede diversa, successiva a quella di oggi.

Quindi, io credo di chiudere, considerando che oggi dobbiamo fare questa cosa, che è comunque importante. Subito dopo, chi ci sarà dovrà decidere sul resto.

PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo rinuncia al suo intervento.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta (ore 16,30).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà, per due minuti.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Presidente, gentili colleghi, due minuti sono pochi, ma bastano per consegnare a quest'Aula il grido di dolore e la preoccupazione di circa 500 lavoratori della Honeywell di Atessa, in provincia di Chieti, azienda chiusa a causa di una inopinata delocalizzazione.

Oggi sul tappeto, sul tavolo di quei lavoratori, c'è, e pesa come un macigno, il futuro e il destino di un mancato eventuale riconoscimento della cassa integrazione straordinaria. Senza quell'ammortizzatore sociale, i lavoratori rischiano di rimanere completamente soli. Questo avverrà entro il 31 maggio, dopodiché i lavoratori saranno lasciati soli. Non c'è dato sapere se questa legislatura andrà avanti, almeno oggi non lo sappiamo, ma facciamo in modo che, per il tempo che c'è, oggi, subito, ora, queste gravi crisi siano affrontate con la dovuta unanimità, il più possibile, delle Camere e del Parlamento.

Ci troviamo di fronte - per chi non lo sapesse - ad una delle più grandi crisi aziendali nel Paese, che coinvolge direttamente circa 500 lavoratori più l'altro indotto. Abbiamo bisogno di una risposta urgente di riconoscimento della cassa integrazione straordinaria, che consentirebbe di aprire anche ragionamenti per il futuro, per la reindustrializzazione di quel sito, per salvare, in una prospettiva lavorativa, almeno parte dei lavoratori.

Sono convinto che questo appello - spero - non possa cadere invano, non debba cadere invano in quest'Aula. Presidente, lei faccia di tutto per rappresentare agli organi competenti che siano affrontate con urgenza, in questi giorni che ci è dato in Parlamento, almeno queste gravi crisi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà, per due minuti.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, sono costretto a intervenire per denunciare quello che è capitato nella giornata di oggi, cioè lo sciopero dei controllori di volo, che ha cancellato per la giornata di domani quaranta voli, da e per la Sardegna.

Purtroppo, questo è solo uno dei tanti problemi legati alla continuità territoriale, che purtroppo affligge la Sardegna e non è solo un problema sardo, ma è un problema di tutti gli italiani, perché da tempo c'è un contenzioso tra regione Sardegna e Commissione europea, che purtroppo sta portando a proroghe continue di quello che è un vecchio sistema di continuità territoriale, dove ci sono dei voli bloccati da Roma a Cagliari e da Olbia per Milano, che purtroppo non ci permette di sviluppare il mercato e il traffico e che lede il diritto di tutti i cittadini a recarsi in Sardegna e ritornare.

Cosa voglio dire? Purtroppo, tempo fa, la regione Sardegna, sotto l'amministrazione del centrosinistra, si è presa tutte le competenze sui trasporti, in nome di questa autonomia. Purtroppo, però, da quel giorno, il Governo e i vari Governi si sono disinteressati dei nostri diritti di circolare liberamente in tutto il territorio italiano.

Dico questo perché non ci si rende conto. La Commissione europea, in nome della concorrenza, dice che noi non possiamo più estendere il diritto ai cittadini italiani di far pagare un prezzo equo. Cosa vuol dire? Che purtroppo noi si paga 175 euro per andare da Cagliari a Roma, grazie al contributo della regione Sardegna, e noi non possiamo più estenderlo a tutti i cittadini italiani o agli emigrati sardi. Questo accade per una libera concorrenza che non c'è nell'Unione europea. E bisognerebbe farglielo capire ai burocrati di Bruxelles, che ci paragonano ad altre nazioni! Non c'è lo stesso costo del lavoro, ci sono più di 600 mila emigrati sardi che pagano un biglietto per tornare in Sardegna, pari a quello che, per esempio, da Trieste a Cagliari pagano come quello che pagano da Roma a Buenos Aires, da Roma a Pechino.

Allora, non è possibile che, per andare nelle capitali europee, si paghi un prezzo come quello che si paga per i sardi, quello che pagano i sardi, per recarsi nella propria terra, come pagate voi.

PRESIDENTE. Per favore, concluda, onorevole.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Noi parlamentari a volte siamo costretti a non partire, perché non ci sono voli. Chiedo un intervento del Governo, ma anche del Presidente della Camera, affinché venga dato il diritto a tutti di circolare in Sardegna e in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà, per due minuti.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, colleghi, onorevoli deputati, devo parlare di una situazione che riguarda numerosi cittadini italiani, i quali non hanno la fortuna di potere vedere come tutti noi, ovvero i cittadini non vedenti, o meglio lavoratori non vedenti, che subiscono una grave discriminazione da parte degli enti previdenziali, di cui, ad oggi, non ho mai sentito parlare nessuno.

Si tratta del fatto che le lavoratrici, dipendenti di datori di lavoro privati, che hanno diritto alla pensione proprio a motivo della loro cecità - che non le impedisce di svolgere un'attività lavorativa importante, non solo per loro, ma anche per tutta la collettività -, ottengono la pensione all'età di 55 anni; mentre, se sono dipendenti dello Stato, svolgendo il medesimo lavoro - svolgendo il medesimo lavoro! - devono attendere 67 anni di età, cioè dodici anni di più delle loro colleghe.

Tra l'altro, la legge che ha istituito l'esonero dal pagamento dei contributi all'INPS per i dipendenti dello Stato prevede che debbano avere un trattamento sostitutivo dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, che vede così attivo il presidente Boeri. Mi aspetto che si tenga conto che non è una discriminazione accettabile ulteriormente, anche perché sono vietate dall'articolo 13 del Trattato di Amsterdam le discriminazioni nei confronti dei cittadini che hanno diversa età trovandosi in medesima situazione. È questo il caso dei non vedenti italiani; è questa una situazione che deve cessare al più presto possibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Manca. Ne ha facoltà, per due minuti.

ALBERTO MANCA (M5S). Presidente, con questo mio breve intervento vorrei sollecitare la costituzione di un tavolo prefettizio per l'attuazione delle indicazioni contenute nel verbale della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro della XVII legislatura, già oggetto di richiesta da parte dell'AIEA ed inoltrata anche al Presidente della Camera. Oggetto della richiesta per la quale ho deciso di attivarmi è la tutela dei lavoratori ex esposti all'amianto nello stabilimento industriale ex Enichem di Ottana, in provincia di Nuoro. Molti di questi lavoratori hanno subito gravi conseguenze per la propria salute; tanti sono morti a causa delle patologie correlate all'esposizione all'amianto. Tuttavia, loro, i deceduti e le loro famiglie, sono rimasti privi di un'adeguata tutela in quanto hanno visto negato il riconoscimento dell'esposizione certificata all'amianto o della conseguente malattia professionale. Tale diniego è stato negli anni motivato sulla base di una relazione tecnica redatta dalla Contarp INAIL della Sardegna ormai quindici anni fa, la quale, oltre a sostenere che all'interno del sito industriale di Ottana la presenza di amianto fosse utilizzato in quantità minime, pertanto non sufficiente a causare le patologie asbesto-correlate, è stata motivata sulla base del fatto che fosse pervenuto alla stessa INAIL solamente un ristretto numero di domande per il riconoscimento di malattia professionale e per rendita al superstite. Tuttavia, la Commissione parlamentare ha fatto notare che i dati alla base di questa relazione dovrebbero essere aggiornati. Infatti, grazie alla campagna di sensibilizzazione svolta dall'AIEA verso i lavoratori ex esposti sono ad oggi pervenute centinaia di richieste di malattia professionale contro le circa 50 allora inserite dall'INAIL. La stessa Commissione ha inoltre rilevato una discrepanza tra la valutazione di rischio sostenuta dall'INAIL Sardegna e quella effettuato da altre sedi regionali INAIL in analoghe situazioni. Pertanto, sulla base delle istanze presentate dall'AIEA, chiedo a lei, Presidente, un intervento affinché si proceda all'istituzione di un tavolo tecnico fra enti, associazioni ed operatori al fine di comprendere il dato unico, auspicabilmente oggettivo, della sussistenza di un'esposizione qualificata presso lo stabilimento di Ottana, l'emanazione di un atto di indirizzo politico per il riconoscimento generalizzato di tale esposizione e l'attivazione di uno specifico protocollo di sorveglianza sanitaria attiva per sollecitare e facilitare l'accesso ai dovuti accertamenti medici di tutti i lavoratori esposti.

Presidente, Ottana e tutto il territorio del nuorese hanno tratto beneficio dalla realizzazione del suddetto stabilimento industriale, ma il prezzo pagato in termini ambientali e per la salute dei cittadini e dei lavoratori è stato altissimo, e quel territorio continua ancora oggi a pagarlo. Dobbiamo dare una risposta ai tanti figli privati dei loro padri, alle moglie private dei loro mariti e ai lavoratori che lottano contro un male incurabile e si sentono traditi da uno Stato che, rimanendo sordo alle loro legittime richieste di aiuto, continua a violare tanto il contratto sociale quanto la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà, per due minuti.

MASSIMO ENRICO BARONI (M5S). Presidente, oggi siamo venuti a conoscenza dagli organi di stampa che il giorno di Pasqua, alla Romanina, a meno di 20 chilometri da questo palazzo, in via Barzilai, in un bar, Antonio Casamonica e Alfredo Di Silvio hanno operato una vile aggressione in stile mafioso in un territorio che è già in grave difficoltà proprio per la disoccupazione, una disoccupazione tipica delle periferie delle città d'Italia. Ebbene, la cosa straordinaria è che la moglie del titolare, Roxana, ha chiesto proprio di riaprire quel bar dopo che era tornato Enrico Di Silvio. Stiamo parlando di una persona condannata per sequestro di persona e lesioni, la quale è andata a prendere un caffè e a chiedere di ritirare le querele che erano state presentate.

Ebbene sì, perché ad oggi, al momento, queste persone sono indagate solo per lesioni, minacce e danneggiamento: Presidente, io credo che sia un po' poco. Questa è ancora Mafia capitale, questa è ancora la mafia sul territorio di Roma! Insieme al Presidente del VII Municipio e a tutte le forze politiche che vorranno aderire, insieme a tutti i cittadini che vorranno venire con noi, questo mercoledì, alle 19, andremo a prendere un aperitivo in quel bar in segno di solidarietà. Dobbiamo dire che la cosa che ci fa orrore, da quello che è venuto fuori, è che una delle persone che è stata oggetto di questa aggressione, che, ripeto, è in stile mafioso, tipicamente in stile mafioso, è stata una persona disabile, che ha avuto trenta giorni di prognosi, mentre il barista, rumeno, ha avuto otto giorni di prognosi. Le istituzioni non possono chiudersi nei palazzi ancora una volta e far finta che i cittadini non hanno bisogno delle istituzioni. Le parole del Ministro Minniti non sono sufficienti, e un intervento una tantum - come verrà fatto - su quel territorio non sarà sufficiente. Occorre andare sul territorio e far sentire la nostra vice, Presidente! Questo è quello che chiede il MoVimento 5 Stelle; chiedo se la Presidenza si può far carico di portare questo messaggio al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 8 maggio 2018 - Ore 15:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 10 aprile 2018, n. 30, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA). (C. 484-A)

Relatore: GALLI.

La seduta termina alle 16,40.