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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 20 giugno 2022

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 20 giugno 2022.

  Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Battelli, Bergamini, Berlinghieri, Boldrini, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Centemero, Cimino, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Orso, D'Uva, Dadone, Daga, De Carlo, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Di Stefano, Ehm, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Frailis, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Marin, Marzana, Migliore, Minardo, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Parolo, Perantoni, Polidori, Rampelli, Ribolla, Rizzo, Romaniello, Rossi, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Vietina, Vignaroli, Leda Volpi, Zanettin, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge d'iniziativa
del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

  In data 16 giugno 2022 sono state presentate alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 99, terzo comma, della Costituzione, le seguenti proposte di legge:

   CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Delega al Governo per la riforma della disciplina dell'accertamento fiscale» (3651);

   CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Delega al Governo per la riforma della disciplina della riscossione fiscale» (3652).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   III Commissione (Affari esteri)

  QUARTAPELLE PROCOPIO: «Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Camerun, firmato a Yaoundé il 17 marzo 2016; b) Accordo in materia di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea, fatto a Roma il 21 ottobre 2005; c) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di cooperazione scientifica e tecnologica, con allegato, fatto a Roma il 16 febbraio 2007; d) Accordo sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016; e) Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 17 maggio 2011; f) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica kirghisa sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Bishkek il 14 febbraio 2013; g) Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana, fatto a Santo Domingo il 5 dicembre 2006; h) Accordo tra il Governo italiano e il Governo di Singapore di cooperazione scientifica e tecnologica, fatto a Roma il 23 maggio 2016; i) Accordo sulla cooperazione nei campi della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica democratica socialista dello Sri Lanka, fatto a Roma il 16 aprile 2007» (1092) Parere delle Commissioni I, V, VII, X e XIV.

   VI Commissione (Finanze)

  VITIELLO ed altri: «Agevolazioni in favore delle rivendite di generi di monopolio situate in comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti» (3477) Parere delle Commissioni I, V, X e XIV.

   VII Commissione (Cultura)

  BELOTTI ed altri: «Disciplina degli sport elettronici o virtuali (e-sport) e delle connesse attività professionali ed economiche» (3626) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX, X, XI, XII, XIV e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Modifica dell'assegnazione di proposte di legge a Commissioni in sede referente.

  Le seguenti proposte di legge – già assegnate, rispettivamente, alla VII Commissione (n. 1985) e alla XI Commissione (n. 2658) – sono assegnate, in sede referente, alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro), che ne hanno fatto richiesta al fine di procedere all'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77 del Regolamento, con il disegno di legge n. 3625:

   MOLLICONE ed altri: «Disposizioni in materia di spettacolo dal vivo, disciplina delle fondazioni lirico-sinfoniche e ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo» (1985) – Parere delle Commissioni I, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, X, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

   GRIBAUDO: «Disposizioni in materia di tutela assicurativa e agevolazioni fiscali in favore dei lavoratori dello spettacolo» (2658) – Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X e XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di sentenze
della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  sentenza n. 150 dell'11 maggio – 16 giugno 2022 (Doc. VII, n. 903),

   con la quale:

    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 5, comma 2, lettera e), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 (Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30), sollevate, in riferimento agli articoli 3, 41, 45 e 76 della Costituzione, dal Consiglio di Stato, sezione terza:

  alla XI Commissione (Lavoro);

  sentenza n. 153 del 24 maggio – 17 giugno 2022 (Doc. VII, n. 905),

   con la quale:

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, della legge della Regione Valle d'Aosta 13 luglio 2021, n. 16 (Disposizioni in materia di funzionamento e limiti ai compensi degli organi societari di Finaosta S.p.A., nonché di operazioni societarie. Modificazioni alla legge regionale 16 marzo 2006, n. 7), nella parte in cui sostituisce l'articolo 14, comma 4, della legge della Regione Valle d'Aosta 16 marzo 2006, n. 7 (Nuove disposizioni concernenti la società finanziaria regionale FINAOSTA S.p.A. Abrogazione della legge regionale 28 giugno 1982, n. 16), promossa, dal Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento all'articolo 2, lettera a), della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta) e all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione:

  alla V Commissione (Bilancio).

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  con lettera in data 16 giugno 2022, sentenza n. 149 del 10 maggio – 16 giugno 2022 (Doc. VII, n. 902),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 649 del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice pronunci sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere nei confronti di un imputato per uno dei delitti previsti dall'articolo 171-ter della legge 22 aprile 1941, n. 633 (Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio), che, in relazione al medesimo fatto, sia già stato sottoposto a procedimento, definitivamente conclusosi, per l'illecito amministrativo di cui all'articolo 174-bis della medesima legge:

  alla II Commissione (Giustizia);

  con lettera in data 17 giugno 2022, sentenza n. 152 del 27 aprile – 17 giugno 2022 (Doc. VII, n. 904),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'Allegato 2, punto C, numero 3), lettera a), del decreto legislativo 23 febbraio 2018, n. 20, recante «Disposizioni di armonizzazione e razionalizzazione della normativa sui controlli in materia di produzione agricola e agroalimentare biologica, predisposto ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera g), della legge 28 luglio 2016, n. 154, e ai sensi dell'articolo 2 della legge 12 agosto 2016, n. 170», limitatamente alle parole «o essere interessati da procedimenti penali in corso»:

  alla XIII Commissione (Agricoltura);

  con lettera in data 20 giugno 2022, sentenza n. 155 dell'11 maggio – 20 giugno 2022 (Doc. VII, n. 906),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 11 della legge della Regione Siciliana 3 agosto 2021, n. 22 (Disposizioni urgenti in materia di concessioni demaniali marittime, gestione del servizio idrico integrato nell'ambito territoriale ottimale di Agrigento e di personale di Sicilia Digitale S.p.A. Disposizioni varie);

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 12 della legge della Regione Siciliana n. 22 del 2021;

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 7 della legge della Regione Siciliana n. 22 del 2021, promossa, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:

  alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 20 giugno 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della società Investimenti immobiliari italiani – Società di gestione del risparmio (INVIMIT Sgr Spa), per l'esercizio 2020, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 581).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal Ministro della salute.

  Il Ministro della salute, con lettera in data 16 giugno 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione concernente le ragioni che hanno determinato l'inadempimento contestato con la lettera di messa in mora, ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, nell'ambito della procedura di infrazione n. 2018/2044, avviata, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per mancato recepimento della direttiva 2013/59/EURATOM che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti.

  Questa relazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro
dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 17 giugno 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30-ter, comma 9, del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, la relazione sull'attività di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo e dei pagamenti dilazionati o differiti, con specifico riferimento al furto di identità, riferita all'anno 2021 (Doc. CCXXVII, n. 5).

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettera in data 8 giugno 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio comunale di Castell'Azzara (Grosseto).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00671, MANZO ED ALTRI N. 1-00672 E ANDREUZZA ED ALTRI N. 1-00673 CONCERNENTI INIZIATIVE PER SOPPERIRE ALLA CARENZA DI PERSONALE NEI SETTORI DEL TURISMO E DELL'AGRICOLTURA E PER SOSTENERE LE RELATIVE FILIERE PRODUTTIVE

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    turismo e agricoltura costituiscono settori strategici e imprescindibili per l'economia della nostra Nazione, rappresentando complessivamente circa un terzo del prodotto interno lordo;

    nello specifico, il valore aggiunto generato dalle attività turistiche nel nostro Paese costituisce il tredici per cento del prodotto interno lordo e, come recentemente dichiarato anche dal Ministro del turismo, avrebbe le potenzialità di arrivare al venti per cento, mentre quello del settore agricolo rappresenta circa il quindici per cento;

    a oltre due anni dallo scoppio della pandemia molti fattori ancora ostacolano la reale ripresa di questi comparti e, con essi, di una parte importante dell'economia nazionale;

    tra questi, il problema più urgente, e comune ai due settori, è sicuramente quello della difficoltà nel reperimento della manodopera, soprattutto con riferimento ai profili operativi;

    con particolare riferimento alle imprese del comparto turistico, secondo i dati diffusi da Unioncamere, Federturismo e Anpal la mancanza di personale per i servizi di alloggio, ristorazione e accoglienza è stimata in circa duecentomila unità, a fronte di un fabbisogno di lavoratori tra maggio e luglio pari a 387.720 persone, che significa che le aziende del comparto riescono ad assumere poco più della metà del personale del quale avrebbero, invece, necessità;

    in particolare, come reso noto da Federturismo, le filiere del turismo più colpite sono l'ospitalità, la ristorazione, i parchi permanenti di divertimento, i bus turistici e linee di granturismo, gli impianti a fune, gli stabilimenti balneari, il settore termale, in ciascuna delle quali si registra una carenza di personale di migliaia di unità in una forbice percentuale generalmente compresa tra il dieci e il venti per cento;

    nel settore termale la carenza di personale sta, peraltro, ostacolando la fruizione del cosiddetto bonus terme, introdotto dopo la grave crisi patita dal settore nel corso della pandemia dal cd. decreto agosto e attualmente prorogato fino al prossimo 30 giugno;

    altrettanto allarmanti sono i dati relativi alla carenza di lavoratori stagionali nel comparto agricolo pari, secondo quanto dichiarato da Coldiretti, a circa centomila unità che sarebbero necessarie per garantire le campagne di raccolta estive; nella sola Regione Emilia-Romagna, secondo le stime della locale Confagricoltura, servirebbero cinque milioni di giornate lavorative per soddisfare il fabbisogno di manodopera nei frutteti;

    pur prescindendo dalle tradizionali criticità del lavoro stagionale, le carenze di personale rendicontate negli ultimi anni sono fortemente agevolate dall'istituzione del reddito di cittadinanza, che, nato «quale misura fondamentale di politica attiva del lavoro» per conseguire il dichiarato obiettivo di «incentivare l'assunzione di lavoratori giovani» si è rivelato disfunzionale rispetto all'obiettivo;

    con una incontrastata eterogenesi dei fini, la sua introduzione ha, infatti, determinato una malsana concorrenza tra reddito da lavoro, soprattutto a carattere temporaneo o interinale, e fruizione del sussidio, che dai dati Inps aggiornati al 2022 risulta che sia stato percepito, solo dall'inizio dell'anno, nella misura di almeno una mensilità pari a 585,99 euro in media, da oltre 3,2 milioni di persone;

    è di tutta evidenza che il reddito di cittadinanza non ha agevolato l'inserimento professionale dei disoccupati, ma piuttosto ha costituito un disincentivo all'assunzione, quantomeno quella regolare, come ad esempio è emerso anche dal servizio di Non è l'arena, andato in onda il 29 maggio 2022 su La7, nel quale due percettori del reddito hanno rifiutato un contratto di lavoro per conservare il sussidio promosso dal Movimento 5 Stelle, dichiarandosi favorevoli a lavorare in nero;

    come segnalato a più riprese anche dalle competenti associazioni di categoria, infatti, sono centinaia le testimonianze di imprenditori che si sono visti rifiutare delle proposte di assunzione proprio per non decadere dalla fruizione del reddito di cittadinanza;

    la decadenza dalla percezione del sussidio prevista in caso di mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua non costituisce, allo stato, un deterrente efficace, anche perché l'incontro tra domanda e offerta di lavoro avviene, in larga parte, nel mercato privato e al di fuori dell'intermediazione pubblica, e in questa chiave occorre che sia reso possibile per le aziende segnalare i percettori del beneficio che rifiutano un'offerta di lavoro congrua;

    oltre ad aver fallito come politica attiva del lavoro, l'erogazione del sussidio non ha rappresentato neanche la via per risolvere il problema dell'adeguatezza del reddito minimo, come pure si afferma nella «Relazione per paese 2022-Italia» della Commissione europea, nella quale si legge che «L'impatto in termini di riduzione della povertà delle prestazioni sociali (escluse le pensioni) registra uno dei valori più bassi dell'Unione europea (21 per cento rispetto alla media dell'Unione europea pari al 33,2 per cento)»; di fatto, per attribuire il beneficio anche a chi sarebbe perfettamente in grado di lavorare non sono stati, invece, aiutati davvero coloro che sono impossibilitati a farlo e che si ritrovano, di conseguenza, in uno stato di povertà;

    le difficoltà nel reperimento della manodopera rischiano di costituire un problema gravissimo per l'organizzazione della riapertura e potrebbero minare le aspettative di recupero delle aziende di questi due importanti settori, che, in assenza di misure adeguate e tempestive, rischiano di subire, dopo il danno della pandemia, anche quello di non poter agganciare al meglio il treno della ripresa a causa della indisponibilità di sufficienti maestranze;

    nella seduta del 15 giugno 2022 il Consiglio dei ministri ha adottato un pacchetto di misure «per la semplificazione delle procedure di ingresso dei lavoratori stranieri allo scopo di favorire, anche in relazione agli investimenti e agli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'immissione di manodopera nei settori produttivi che hanno espresso il maggiore fabbisogno»;

    appare difficile comprendere le ragioni di tali misure laddove le stesse non siano subordinate alla previa verifica dell'impiego, nei citati settori produttivi, dei percettori del reddito di cittadinanza;

    alla questione della carenza di personale, che rende materialmente difficile la ripartenza di questi settori, si somma poi il problema dei rincari dell'energia, delle materie prime e di altri materiali assolutamente indispensabili per l'esercizio dell'attività d'impresa, come, ad esempio, i fertilizzanti in agricoltura, e, dall'altro lato, le difficoltà di approvvigionamento degli stessi beni;

    in particolare, il settore agro-alimentare è in sofferenza per il caro dei fertilizzanti, dei mangimi, dell'energia, delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, nonché per l'aumento dei costi di trasporto e imballaggio e, in radice, per la scarsità di materie prime, resi più gravi dal crollo dei raccolti in Canada, primo Paese al mondo per produzione di grano tenero, e dall'invasione russa in Ucraina, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero e al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole dai due Paesi verso i mercati occidentali;

    in questo contesto di grave dipendenza alimentare ed energetica, variamente segnalato nel corso del 2021, era inevitabile che le variazioni di mercato avrebbero comportato rincari nella nostra Nazione, quantificabili, nel comparto mangimistico, nel 90 per cento; per l'orzo e la soia nel 40 e del 12 per cento; nel settore lattiero-caseario, nel 20 per cento; nel settore degli imballaggi e, più in generale, logistico, nel 30 per cento per il vetro, 15 per cento per il tetrapak, 35 per cento per le etichette, 45 per cento per il cartone, 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, nel 70 per cento per la plastica. A questi aumenti devono aggiungersi quelli derivanti dal trasporto su gomma, superiori del 25 per cento, e dal trasporto marittimo, incrementati dal 400 al 1000 per cento;

    secondo il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'economia agraria l'attuale livello dei rincari e della conseguente speculazione va stimato in oltre 15.700 euro e sfiora i 47.000 euro per stalle da latte e i 99.000 euro per gli allevamenti di granivori, con un impatto che supera i 9 miliardi di euro; il danno economico che queste aziende nazionali stanno patendo, quindi, è serissimo: almeno una su dieci si dirige verso la cessazione dell'attività, considerato che solo il 10 per cento del prezzo del prodotto finale viene riconosciuto al produttore e che, in molti casi, sono addirittura costrette a lavorare in condizione di reddito negativo;

    oltre ad affossare le nostre imprese, questo aumento dei costi si converte in inflazione dei prodotti alimentari e grava, quindi, inesorabilmente sui consumatori finali, già vessati dalla dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei;

    il rincaro di energia e materie prime pesano anche sul settore turistico-alberghiero, le cui potenzialità rischiano di uscire annichilite da costi sempre crescenti, sia fissi sia eventuali ma essenziali nell'attuale contesto di incontro della domanda e dell'offerta, nonché dalla decisione di mettere all'asta le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative;

    quanto ai costi fissi, solo parzialmente attenuati nel corso della pandemia da misure di sostegno, occorre tenere conto che per le imprese turistiche-alberghiere la questione dei rincari, specie energetici, ha un peso specifico maggiore, dal momento che di regola l'attività lavorativa a pieno regime non copre l'intero anno, ma solo alcuni periodi di esso;

    ai costi fissi si aggiungono quelli applicati dalle grandi online travel agencies (cosiddette «Ota») straniere, che oscillano tra il 12 e il 20 per cento della somma incassata come corrispettivo della fornitura del singolo servizio, che sono solo apparentemente costi facoltativi; infatti, in un sistema di offerta profondamente mutato, nel quale gli operatori tradizionali devono convivere con le piattaforme collaborative e i grandi player dell'intermediazione, è evidente che l'ospitalità sulle piattaforme del web è indispensabile e che, di conseguenza, l'eccessiva onerosità della commissione pagata, quando non osta all'accesso del piccolo imprenditore, sicuramente penalizza le strutture;

    drammatico per le imprese che gravitano nel settore e gestiscono in particolare stabilimenti balneari, porti turistici, alberghi e altri pubblici esercizi è stato anche l'impatto della decisione di arrestare al 31 dicembre 2023 l'efficacia delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative attualmente in essere, in esito alla sentenza n. 18 del 2021 del Consiglio di Stato, che ha ritenuto gli atti di proroga rilasciati dall'amministrazione, finanche in seguito ad un giudicato favorevole, tamquam non essent, per asserito contrasto con norme europee direttamente applicabili della legge di bilancio per il 2019, che ne aveva disposto la prosecuzione fino al 2033;

    sull'errato presupposto interpretativo, in primo luogo, che questa concessione sia di servizi, anziché di beni e, in secondo luogo, che nel settore il numero delle autorizzazioni sia limitato dalla scarsità delle risorse, presupposto per l'applicazione della cosiddetta «direttiva Bolkestein», è stato operato un intervento di taglio lineare, assolutamente inadeguato e che sta comportando non solo il fallimento di migliaia di imprenditori, il cui affidamento sulla validità della norma statale doveva essere tutelato, ma anche l'abbandono e il degrado delle nostre coste;

    simili errori interpretativi sull'applicabilità dei principi espressi dalla «direttiva Bolkestein» coinvolgono anche altre due categorie fondamentali nel settore turistico vale dire gli esercenti la professione di guida e gli esercenti dei servizi di trasporto pubblico locale non di linea, testualmente esclusi, invece, dal campo di applicazione della direttiva dai considerando 17 e 21 nonché dall'articolo 2, paragrafo 2, lettera d), della medesima;

    ai problemi esposti e, in particolare, all'emergenza scaturita dalla carenza di personale deve essere data una soluzione in via immediata; infatti, come dichiarato proprio dal Ministro del turismo in occasione della presentazione della seconda edizione della ricerca «Comunicazione, media e turismo» appena un mese fa la domanda di servizi turistici è in crescita: «Per la prima volta dopo anni abbiamo un dato di riempimento delle strutture ricettive superiore di dieci punti percentuali rispetto alla Spagna che è il nostro concorrente più forte»; in particolare, «a maggio il Belpaese è al primo posto con il 32,5 per cento contro il 21,9 per cento della Spagna, mentre a giugno l'Italia è leader nell'andamento delle prenotazioni facendo meglio di Spagna, Francia e Grecia. Ottime premesse, ma l'industria turistica si scontra con il problema della carenza di personale, degli stagionali perché in vista dell'estate 2022 mancano 300-350 mila addetti»;

    le medesime considerazioni valgono per il comparto agricolo, che si trova in prossimità delle grandi campagne di raccolta e le cui inefficienze producono effetti preoccupanti proprio nel medio e nel lungo periodo, neutralizzando le prospettive di crescita del comparto e che rischiano di determinare la mancata commercializzazione dei nostri prodotti agricoli,

impegna il Governo:

1) al fine di garantire le condizioni per la ripresa e la crescita di questi fondamentali comparti dell'economia nazionale, ad assumere urgenti iniziative, anche di carattere normativo, volte a colmare le carenze di personale nel settore agro-alimentare e turistico-alberghiero, e, in tale ambito, a promuovere iniziative finalizzate:

  a) a prevedere che l'impiego dei percettori del reddito di cittadinanza secondo il meccanismo dei progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni (cosiddetti «Puc») sia esteso anche alle attività svolte per garantire esigenze dirette e indirette dell'economia dei comuni e in favore delle imprese dei comparti di cui in premessa, ovvero che l'erogazione del reddito di cittadinanza sia sospesa fino alla totale copertura dei posti di lavoro vacanti nei comparti agricolo e turistico, destinando le risorse rivenienti da tale sospensione all'aumento delle pensioni sociali, degli assegni di invalidità e delle somme riconosciute a titolo di reddito di cittadinanza in favore dei soggetti che non possono lavorare;

  b) conseguentemente, in relazione a quanto previsto dalla lettera a), a sancire la decadenza dalla fruizione del reddito di cittadinanza per i soggetti che rifiutano di svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni ovvero non adempiano ad altre attività che devono svolgere a beneficio della collettività;

  c) sempre in funzione di quanto stabilito dalla lettera a), a stabilire la sospensione dal beneficio del reddito di cittadinanza nel caso in cui il percettore si renda irreperibile di fronte alla richiesta della competente amministrazione comunale della sua disponibilità a svolgere i progetti utili alla collettività a titolarità dei comuni;

  d) ad adottare le opportune modifiche normative volte a prevedere che, ai fini dell'erogazione del reddito di cittadinanza, rientrino nella nozione di offerta congrua le offerte di lavoro proposte ai beneficiari direttamente dai datori di lavoro privati, con particolare riferimento a quelli operanti nei settori di cui in premessa, e che la mancata accettazione dell'offerta debba essere comunicata dal datore di lavoro privato al centro per l'impiego competente per territorio ai fini della decadenza dal beneficio;

  e) a verificare quali misure siano state adottate dagli uffici di collocamento e dall'Inps in relazione alle politiche attive del lavoro, che dovrebbe rappresentare uno dei pilastri del reddito di cittadinanza, per colmare le carenze di personale nei settori economici di cui in premessa;

  f) a subordinare la determinazione del numero di lavoratori stranieri da includere nel prossimo «decreto flussi» per colmare le carenze di lavoratori nei già citati settori produttivi alla preventiva rigorosa verifica della possibilità di destinare alla medesima finalità i percettori del reddito di cittadinanza;

  g) a disporre la reintroduzione dei voucher per i lavoratori impiegati nel settore agricolo e nel settore turistico-alberghiero;

2) ad assumere iniziative per garantire alle filiere nazionali agro-alimentari un adeguato sostegno, in primo luogo attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di materie prime agricole e dei prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, adottando, al contempo, tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

3) ad assumere le necessarie iniziative presso i competenti tavoli europei, volte al contenimento dei costi dell'energia, delle materie prime e degli altri beni e prodotti indispensabili allo svolgimento dell'attività d'impresa, e al contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole;

4) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici di cui in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato rispetto alla fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente alla pandemia da COVID-19;

5) a elaborare e proporre nelle competenti sedi europee le modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento (UE) n. 2021/241, volte a permettere una più efficiente allocazione delle risorse nei comparti del turismo e agroalimentare a fronte della crisi economica in atto;

6) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

7) ad adoperarsi in sede europea al fine di sostenere l'inapplicabilità della direttiva 2006/123/CE al settore delle concessioni demaniali marittime, fluviali e lacuali per finalità turistico-ricreative, rilevando altresì che, ex articolo 195 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in materia di turismo, l'Unione europea può limitarsi soltanto ad una politica di accompagnamento e richiedendo un trattamento equo e non discriminatorio rispetto ad altri Stati europei, come Spagna e Portogallo, che hanno prorogato le concessioni senza alcuna contestazione da parte dell'Unione europea;

8) ad assumere ogni iniziativa di competenza per escludere le guide turistiche dall'ambito di applicazione della «direttiva Bolkestein», a salvaguardia dell'interesse prevalente alla tutela del patrimonio artistico-culturale della Nazione e delle competenze professionali che vi operano, e per escludere gli operatori di trasporto pubblico locale non di linea, in considerazione dell'importante ruolo che essi svolgono nel comparto turistico, da forme di liberalizzazione già escluse dalla stessa normativa europea;

9) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, per ridurre i costi fissi delle imprese che gravitano nel settore turistico-alberghiero nonché per promuovere la digitalizzazione dell'offerta turistica per chi ancora non riesce a essere visibile e accessibile in rete o trova eccessivamente onerose le commissioni pagate alle on-line travel agency (Ota) e per ridurle.
(1-00671) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 21, comma 2, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, definisce i lavoratori impiegati nelle attività stagionali come coloro che vengono assunti per svolgere una delle attività che sono individuate, rispettivamente:

     a) con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali; oppure

     b) dai contratti collettivi, nazionali, territoriali o aziendali (Ispettorato nazionale del lavoro, nota 10 marzo 2021, n. 413);

    il decreto ministeriale sopra citato, ad oggi, non è mai stato emanato e, di conseguenza, continuano a trovare applicazione le norme del decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 2, lettera a), della legge n. 230 del 1962, abrogata nel 2001;

    il sopra citato decreto del Presidente della Repubblica contiene, prevalentemente, attività riferite al settore agricolo o industriale ad esso correlato (ad esempio, raccolta, cernita, spedizione dei prodotti ortofrutticoli freschi e dei relativi imballaggi), molte delle quali, oggi, sono desuete;

    tuttavia, nel corso degli anni, è intervenuta la contrattazione collettiva ad individuare nuove attività definite «stagionali» rispetto alle quali è possibile giungere alla stipula di contratti che hanno, sotto l'aspetto normativo, una disciplina, sostanzialmente, parallela a quella degli ordinari contratti a termine;

    è necessario precisare che il termine «stagionalità» non può che far riferimento ad attività che si ripetono annualmente e che, in determinati periodi, comportano un incremento delle stesse;

    basti pensare agli accordi nel settore del trasporto aereo e dei servizi aeroportuali (ex articolo 17 della legge n. 84 del 1994), oppure nel commercio ove, secondo la previsione dell'articolo 66-bis del contratto collettivo nazionale di lavoro, a livello territoriale sono state definite come stagionali alcune attività ripetitive negli anni che comportano incrementi significativi, o anche nel settore della ristorazione;

    più specificatamente si considera come lavoro stagionale quell'attività lavorativa che non si svolge in modo continuativo, ma solo in determinati periodi dell'anno; la legge e la contrattazione collettiva individuano dette tipologie di attività in modo tassativo, legandole per lo più al settore agricolo e al turismo. In particolare, per il contratto collettivo del turismo si considerano aziende stagionali quelle che osservano, nel corso dell'anno, uno o più periodi di chiusura al pubblico;

    secondo il rapporto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali «I rapporti di lavoro stagionale attivati nel 2020 da datori di lavoro privati», il numero di rapporti di lavoro stagionale attivati nel 2020 da datori di lavoro privati risulta essere 1.798.953 (di cui 61,8 per cento relativi a maschi e 38,2 per cento a femmine); coinvolti 1.113.285 lavoratori (di cui 59,3 per cento maschi e 40,7 per cento femmine);

    prendendo in considerazione la cittadinanza dei lavoratori coinvolti, il 75,4 per cento sono lavoratori italiani, il 16,2 per cento coinvolge lavoratori non appartenenti all'Unione europea e, infine, l'8,3 per cento riguarda lavoratori appartenenti all'Unione europea;

    in particolare, prendendo in considerazione i settori di attività economica, risulta che il 45,5 per cento dei rapporti di lavoro stagionale attivati riguarda il settore agricolo; il 26,9 per cento il settore alberghi e ristoranti; il 12,4 per cento riguarda altri servizi pubblici, sociali e personali; il 5,5 per cento l'industria in senso stretto; il 5,1 per cento commercio e riparazioni; il 3,8 per cento il settore dei trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e altri servizi alle imprese; lo 0,6 per cento la pubblica amministrazione, istruzione e sanità; e, infine, lo 0,2 per cento le costruzioni;

    è evidente che la maggioranza dei rapporti di lavoro stagionale è concentrata nelle componenti delle attività economiche del settore agricolo e del settore alberghi e ristoranti (attività tipicamente turistiche) e altri servizi pubblici, sociali e personali;

    entrambi i settori economici – quello agricolo e quello turistico – sono caratterizzati da un'occupazione quasi esclusivamente a tempo determinato e dunque da una certa discontinuità lavorativa e da alcune criticità, quali la presenza di lavoro cosiddetto sommerso e la difficoltà di incrociare la domanda e l'offerta di lavoro;

    con riferimento al settore agricolo, la precarietà del lavoro è una caratteristica dell'agricoltura e questo dipende dallo svolgersi dei cicli della natura: un'esigenza produttiva, quindi, che provoca però delle ricadute retributive e di tipo pensionistico sui lavoratori, che viene in parte arginata con la contrattazione, nazionale e aziendale, e con la previsione di alcuni istituti giuridici di sostegno al reddito come la disoccupazione agricola;

    la contrattazione integrativa e la disoccupazione agricola sono due strumenti fondamentali di sostegno per i lavoratori di questo settore, che riescono così ad integrare la retribuzione precaria, nell'attesa del successivo contratto;

    sempre in relazione all'agricoltura, il Crea (Centro per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) ha pubblicato nel 2022 un rapporto dal titolo «L'impiego dei lavoratori stranieri in agricoltura». L'indagine svolta ha una storia piuttosto lunga, avviata nei primi anni '90, quando la presenza degli stranieri nell'agricoltura italiana era ancora un fenomeno limitato, fino ad oggi, quando il contesto internazionale, con flussi di migranti sia dall'Est Europa che dalle aree nordafricane, hanno alimentato il bacino cui attingere manodopera a buon mercato per mansioni poco qualificate e fisicamente impegnative;

    l'indagine evidenzia che all'inizio del nuovo secolo la percentuale di lavoratori stranieri in agricoltura era ancora piuttosto contenuta, il 4,3 per cento nel 2004 (primo anno in cui l'Istat distingue la cittadinanza nelle forze di lavoro), ma in lento aumento. Con l'ingresso di Romania e Bulgaria il ritmo di crescita diventa sostenuto, nel 2010 la percentuale è già più che raddoppiata, arrivando al 9,2 per cento, ma è ancora in linea con l'incidenza degli stranieri sul totale dell'occupazione italiana (9,3 per cento). Dopo il 2008, invece, si assiste in agricoltura a una progressiva sostituzione dei lavoratori italiani con cittadini stranieri che, nel 2020, arrivano a rappresentare il 18,5 per cento del totale;

    i dati mostrano che dal 2008 al 2018 i lavoratori complessivamente erano in numero inferiore ai 900 mila (tra italiani e stranieri), mentre per gli anni 2019 e 2020 il numero complessivo ha superato le 900 mila unità; ciononostante, i lavoratori stranieri conservano una posizione di debolezza contrattuale che si riflette sulle condizioni di lavoro e genera marginalità, creando zone d'ombra che minacciano la sostenibilità sociale del settore agricolo italiano e ne danneggiano l'immagine internazionale;

    con la legge n. 199 del 2016, infatti, è stata avviata una serie positiva di strumenti ed interventi a sostegno e a tutela dei lavoratori agricoli stagionali, compresa una più robusta strumentazione repressiva dello sfruttamento del lavoro e del caporalato, promuovendo altresì la Rete del lavoro agricolo di qualità con l'obiettivo di diffondere una migliore cultura della legalità, senza però riscuotere il successo sperato, probabilmente per la carenza di un fattore incentivante efficace;

    in relazione al periodo di impiego, l'occupazione straniera prevalente nel corso del periodo considerato è di tipo stagionale, mentre i lavoratori impiegati per l'intero anno rappresentano una minoranza, in modo particolare tra gli stranieri comunitari. Questo è prevalentemente legato al carattere periodico di una grande quantità di operazioni agricole, in particolare quelle di raccolta. Il maggiore numero di stranieri comunitari impiegati in lavori stagionali è probabilmente attribuibile a una loro maggiore facilità, rispetto agli extracomunitari, a tornare nella terra di origine una volta completata l'attività lavorativa e ritornare in Italia qualora richiamati per la successiva. A livello territoriale nelle regioni centrali, tuttavia, si nota una maggiore presenza di impiego continuativo rispetto alle altre aree del Paese, che in alcuni anni raggiunge il 50 per cento del totale lavoro straniero fisso e stagionale;

    tra le forme contrattuali di impiego, i contratti regolari, sia a tempo fisso sia stagionale, rappresentano la maggioranza e registrano un andamento crescente dal 2008 al 2020, passando da circa meno del 70 per cento a oltre l'80 per cento. I contratti informali sono più diffusi al Sud e nelle Isole, ma mostrano una diminuzione nel corso del periodo 2008-2020 anche in queste aree;

    sempre secondo l'indagine elaborata dal Crea, l'offerta di manodopera straniera risulta fondamentale a causa dell'effettiva mancanza di offerta nazionale e i comparti agricoli che manifestano i maggiori fabbisogni di manodopera straniera sono in primis l'orticolo/ortofloricolo, segue il settore zootecnico, poi l'olivicolo e il vitivinicolo e infine il frutticolo. Vi è sicuramente un problema culturale, in quanto il lavoro agricolo è visto come povero e poco dignitoso. Per quanto riguarda i punti di forza della manodopera straniera, sicuramente la disponibilità è una caratteristica molto apprezzata dai datori di lavoro. Spesso viene richiesto un supplemento di ore di lavoro giornaliero/mensile, specialmente nei periodi di maggior bisogno e i lavoratori stranieri risultano più disponibili a venir incontro alle esigenze del datore di lavoro rispetto ai lavoratori locali. Altro punto di forza emerso dall'indagine è l'impegno, l'affidabilità e la flessibilità dei lavoratori stranieri. I lavori stagionali richiedono affidabilità nello svolgimento e, solitamente, gli imprenditori ricorrono, ove possibile, agli stessi addetti per più anni, confidando non solo in un rapporto di fiducia consolidato, ma anche in un grado di apprendimento e specializzazione sempre maggiore;

    sempre nel settore agricolo si registra che i due anni di pandemia 2020 e 2021, oltre dalle difficoltà negli spostamenti, sono stati caratterizzati da una minor richiesta di forza lavoro per le attività di raccolta per via delle avversità climatiche che hanno ridotto di molto e in alcuni areali quasi azzerato le rese. Molti stagionali, quindi, hanno cercato alternative, trovandole soprattutto in Germania, Olanda e Inghilterra, Paesi tra l'altro più attrattivi, perché le aziende che li assumono beneficiano di sgravi fiscali e contributivi e, a parità di costi, i guadagni sono maggiori rispetto all'Italia;

    si rilevano altresì esigenze manifestate dalle aziende e dalle associazioni di categoria del settore primario relativamente alla necessità di procedere urgentemente al reclutamento di personale per determinati lavori a carattere stagionale e considerate le difficoltà di reperimento;

    in questo contesto però è utile rilevare che l'andamento demografico negativo, europeo e in particolar modo quello italiano, prevede che al 2040 (dati Nazioni Unite) il numero della popolazione in età lavorativa (20-64 anni) diminuirà sensibilmente. Facciamo qualche esempio: senza flussi migratori, ad esempio la Germania si avranno 9,5 milioni di lavoratori in meno, l'Italia 8 milioni in meno, la Spagna 5,4 milioni in meno e la Francia –2,3. Se invece si considerano i flussi migratori previsti, si avrà rispettivamente un numero sempre significativamente negativo di 6,9, 6,3, 4,7 e 1,3. Nel complesso in Europa mancheranno circa 47 milioni di lavoratori, considerando i flussi migratori, e 61 se si bloccano le frontiere;

    come riportato dall'Istat nel comunicato stampa su «Occupati e disoccupati – marzo 2022» pubblicato il 2 maggio 2022, il numero di occupati torna a superare i 23 milioni. L'aumento osservato rispetto all'inizio del 2022, pari a quasi 170 mila occupati, si concentra soprattutto tra i dipendenti. Rispetto a marzo 2021, la crescita del numero di occupati è pari a 800 mila unità, in oltre la metà dei casi riguarda i dipendenti a termine, la cui stima raggiunge i 3 milioni 150 mila, il valore più alto dal 1977. Il tasso di occupazione si attesta al 59,9 per cento (record dall'inizio delle serie storiche), quello di disoccupazione all'8,3 per cento, tornando ai livelli del 2010, e il tasso di inattività, al 34,5 per cento, scende ai livelli prepandemici. Si è, infatti, di fronte a una contrazione del numero dei disoccupati, tra i quali sono inseriti i percettori del reddito di cittadinanza, a una contestuale crescita degli occupati e a un decremento significativo degli inattivi (le persone tra i 15 e i 64 anni che non hanno un lavoro e non lo cercano), in media pari a circa 170.000 unità rispetto al 2018;

    dall'entrata in vigore del reddito di cittadinanza – secondo i dati Inps, aggiornati a dicembre 2021, sono 1,2 milioni i nuclei familiari beneficiari di reddito di cittadinanza in Italia (l'86 per cento di nazionalità italiana) e l'importo medio dell'assegno mensile è di 587 euro – non si rileva una flessione del numero dei lavoratori a disposizione del sistema agricolo; infatti (dati Istat elaborati dal Crea), nel 2018 si registrano 857 mila occupati per un totale di ore pari a 604.072, nel 2019 si registrano 891 mila occupati per un totale di ore pari a 613.121; nel 2020 si registrano 909 mila occupati per un totale di ore pari a 597.767 (in linea con il blocco del lavoro dovuto alla pandemia) e per il 2021 si registrano 916 mila occupati per un totale di ore pari a 620.295;

    sempre nel settore agricolo, è altresì vero che dei circa 900 mila occupati, 100 mila hanno contratti a tempo indeterminato, mentre gli altri lo hanno di tipo stagionale. Di questi, circa 350 mila (italiani e stranieri) non raggiungono i requisiti minimi per la disoccupazione. Questi dati, protetti da privacy, sono a disposizione dell'Inps e sono divisi per comune come si può vedere dal sito dell'Inps;

    relativamente a quest'ultimo punto preme segnalare due iniziative, quella di Veneto lavoro e i centri dell'impiego e quella di Ebat a Siracusa, così come altre iniziative autonome delle associazioni di categoria o «io resto in campo» del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che tentano di mettere insieme domanda e offerta con varie tecniche;

    il turismo è uno dei principali motori per l'economia mondiale: la sua filiera vale quasi il 10 per cento del prodotto interno lordo globale e occupa più di 300 milioni di persone (10,6 per cento del totale);

    in Italia il turismo, settore fondamentale per l'economia del Paese, ha visto nel decennio precedente la crisi connessa allo scoppio della pandemia un'espansione forte e continua;

    nel 2019 il comparto del turismo registra un record assoluto di arrivi e presenze negli esercizi ricettivi (rispettivamente 131,4 milioni e 436,7 milioni, con una crescita, del +2,6 per cento e dell'+1,8 per cento rispetto al 2018) e dal punto di vista macroeconomico il suo peso sull'economia vale circa il 7 per cento del prodotto interno lordo e il 7,1 per cento degli occupati (quasi 1,7 milioni di addetti). Includendo effetti diretti e indiretti, genera quasi il 14 per cento del valore aggiunto totale e dell'occupazione;

    la crisi economica derivante dal dilagare della pandemia ha, pertanto, colpito un settore nevralgico dell'economia italiana, riflettendosi negativamente tanto sulle condizioni occupazionali che sul fatturato del settore, con effetti più marcati rispetto agli altri comparti;

    anche il turismo – come l'agricoltura – è un settore caratterizzato da un'elevata variabilità dovuta alla diversità delle realtà locali e alla notevole influenza esercitata dalle forze economiche e sociali che sottopongono il settore a continue oscillazioni;

    questa variabilità costringe le aziende a dotarsi di un'organizzazione flessibile, anche relativamente all'organizzazione delle risorse umane; infatti nel contratto di lavoro stagionale, in particolar modo nel settore turistico anche per effetto della contrattazione collettiva, molte delle limitazioni previste per il contratto di lavoro a termine subiscono delle deroghe;

    nonostante le ulteriori incertezze derivanti dalla guerra in Ucraina e dal connesso rialzo dei prezzi dei beni energetici, il 2022 è l'anno della ripartenza del settore: la nota redatta congiuntamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dalla Banca d'Italia e dall'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal) del mese di maggio 2022, che utilizza come fonti informative le comunicazioni obbligatorie (dati aggiornati al 30 aprile 2022) e le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro (dati aggiornati al 31 marzo 2022), conferma un'accelerazione del turismo dal punto di vista occupazionale. La domanda di lavoro nel turismo sospinge l'occupazione delle donne e del Mezzogiorno;

    com'è noto il comparto del turismo – che si ricorda è assai ampio, ricomprendendo alberghi, campeggi, bar, ristoranti, stabilimenti balneari e termali, discoteche e agenzie di viaggi e parchi divertimento – è strutturalmente caratterizzato da una forte componente stagionale, i cui effetti sulla dinamica dell'occupazione sono importanti;

    la stagionalità, anche se è vissuta come fisiologica del lavoro, comporta delle criticità sia per i lavoratori che per le aziende;

    per i lavoratori rappresenta un fattore di criticità, soprattutto in termini di sicurezza pensionistica e di continuità economica;

    per le aziende le principali difficoltà sorgono sia nella fase di reclutamento di personale con competenze adeguate che in quella di costruzione di rapporti fiduciari stabili;

    l'impatto della pandemia sul settore ha messo ancor più in evidenza tali criticità, che si ritrovano certificate nel XIII Rapporto dell'Osservatorio sul mercato del lavoro del turismo – 2021, il quale evidenziava un dato allarmante: la contrazione tra il 2019 e il 2020 dei contratti a tempo indeterminato (anche nel periodo in cui essi venivano protetti dal blocco dei licenziamenti), accompagnata dalla tendenza dei lavoratori ad abbandonare il settore;

    il trend è stato confermato anche dagli ultimi dati disponibili: il settore turistico – in particolare il segmento alberghiero – ha perso tantissimi lavoratori, che hanno deciso di puntare su professioni più sicure e meno «sacrificanti» dal punto di vista degli orari;

    adesso che, con l'allentamento delle restrizioni, il settore vede una ripresa, si assiste al paradosso della crescita della domanda di lavoro, ma si fatica a trovare personale, in particolare quello stagionale: si parla di un fabbisogno occupazionale di circa 300-350 mila profili, una larga fetta dei quali introvabili;

    tra maggio e luglio 2022 Unioncamere e Anpal certificano un fabbisogno di 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici;

    si tratta di una perdita che va considerata non solo in termini economici, ma soprattutto di competenze;

    con il tasso di disoccupazione all'8,3 per cento, che per i giovani tocca il 24,5 per cento, alle ultime posizioni tra i 27 Paesi dell'Unione europea, la mancanza di personale nell'industria del turismo evidenzia tutti i limiti del nostro mercato del lavoro, le carenze del sistema formativo e un insufficiente collegamento con il mondo scolastico;

    la fetta più consistente di carenze riguarda il comparto dei pubblici esercizi: mancano all'appello 194 mila lavoratori per tornare ai livelli del 2019. Secondo l'ufficio studi di Fipe-Confcommercio si sono persi 244 mila lavoratori nel 2020, di cui 116 mila con contratti a tempo indeterminato, nel 2021 si sono recuperati poco meno di 50 mila unità. Tra le figure più difficili da reperire, il personale di sala, l'aiuto cuoco e il barman;

    le associazioni datoriali di categoria denunciano la mancanza di politiche attive e di servizi di orientamento e, di contro, gli effetti distorsivi – a loro modo di vedere – di generose politiche di sussidio;

    i dati, tuttavia, delineano una situazione ben diversa, riguardo a quest'ultimo punto, ovvero che i lavoratori stagionali non vengono sottratti dal lavoro perché percepiscono il reddito di cittadinanza: il report dell'Osservatorio dell'Inps chiarisce che nel 2021 sono state fatte 920 mila assunzioni di questo tipo, 263 mila in più del 2020, 187 mila in più del 2019 e 260 mila in più rispetto al 2018, quando non c'era il reddito di cittadinanza;

    dunque, il vero punto è che la ripresa delle assunzioni nei comparti dei servizi, turismo-commercio, si scontra con il tema del mismatch, vale a dire la difficoltà di reperimento del personale occorrente e di un mercato del lavoro asimmetrico e caratterizzato da lacune informative tra chi cerca e chi offre lavoro;

    esiste anche un problema culturale, perché ancora in molti associano il lavoro al bar o al ristorante con un «lavoretto». In Italia raramente il mestiere del cameriere viene visto come una professione di alto livello, ma spesso è interpretato come un lavoro di ripiego. Si sottolineano spesso i sacrifici, in termini di orari, anche se i contratti di lavoro prevedono riposi e ferie, e per determinate figure, come il cuoco o il direttore di sala, le retribuzioni sono di tutto rilievo;

    la carenza di personale è generalizzata per tutte le figure professionali, ma l'area che al momento è in maggiore sofferenza è quella del F&B (food & beverage), soprattutto per quanto riguarda il personale di sala: dal restaurant manager, al commis di sala, dal maître allo chef de rang, tutte figure praticamente introvabili per strutture del segmento. Inoltre, se per la figura del cuoco il richiamo mediatico delle tante trasmissioni televisive ha avvicinato il grande pubblico a questa professione, così non è stato per la figura del cameriere: a differenza dell'executive chef, la figura del restaurant manager non è mai stata pubblicizzata;

    la «fuga» dall'occupazione nel settore del turismo ha la sua matrice, altresì, nell'alta percentuale di «irregolarità» contrattuale che caratterizza il comparto. Non è un mistero, ed è opinione comune, che nei settori del turismo e della ristorazione si ricorre a rapporti di lavoro quantomeno «in grigio», approfittando della stagionalità per portare gli addetti ad accettare contratti part time con orari a tempo pieno. A questo proposito il rapporto dell'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) dell'estate 2021, che fa riferimento alle ispezioni e ai controlli effettuati nelle aziende turistiche e della ristorazione, segnalava come su circa 200 aziende controllate solo il giorno di Ferragosto su tutto il territorio nazionale, il 70 per cento fosse risultato irregolare, con una percentuale che non diminuiva a fronte di oltre 10 mila controlli effettuati nei mesi estivi: sette aziende su dieci vedevano la presenza di lavoratori in nero, con violazioni in materia di busta paga e di tracciabilità dei pagamenti, con irregolarità in merito alla sicurezza del lavoro, a forme spurie di cooperative, agli orari di lavoro, all'illecita somministrazione di manodopera e ai trattamenti contrattuali applicati ai lavoratori. Sempre secondo i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro, il 46 per cento delle violazioni totali avvengono nel comparto del turismo, mentre un altro 12 per cento riguarda l'orario di lavoro;

    i dati evidenziano come il lavoro nel turismo sia il più precario: il 41 per cento dei lavoratori rispetto al 22 per cento del totale dell'economia nazionale; così come è forte l'incidenza della stagionalità, il 14 per cento rispetto al 2 per cento del dato di riferimento a livello nazionale;

    precarietà e instabilità contrattuale sono le caratteristiche di un comparto nel quale più del 55 per cento dei lavoratori sono a chiamata; lo dimostrano anche i dati relativi alle assunzioni a tempo indeterminato, nettamente inferiori nel turismo rispetto agli altri settori: il 59 per cento a tempo indeterminato rispetto all'82 per cento del totale economia;

    i lavoratori stagionali e gli altri lavoratori mobili sono spesso assunti con contratti di lavoro a tempo determinato, tramite agenzie di lavoro interinale e agenzie di collocamento o catene di subappalto. Specie se non assunti direttamente dal datore di lavoro, spesso non ricevono spiegazioni sufficientemente chiare, né protezione in materia di informazioni, obblighi e diritti;

    a tutto ciò si aggiungono le basse retribuzioni (nel turismo sono pari ai due terzi del totale economia), l'orario di lavoro ridotto (il 54 per cento di part time rispetto al 29 per cento del totale economia) e la dequalificazione professionale (82 per cento di qualifiche «operaie» rispetto al 53 per cento del totale economia);

    recentemente il Governo, considerate le difficoltà del settore del turismo, ha previsto (articolo 4, comma 2, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 25) il riconoscimento di un esonero contributivo per i contratti di lavoro dipendente a tempo determinato – ivi compresi quelli per lavoro stagionale – stipulati nel primo trimestre del 2022, limitatamente al periodo del rapporto di lavoro previsto dal contratto e comunque sino ad un massimo di tre mesi, nei settori del turismo e degli stabilimenti termali; tale beneficio concerne i contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro – relativi al rapporto di lavoro a termine in oggetto e con esclusione dei premi e contributi dovuti all'Inail – ed è riconosciuto nel rispetto di una misura massima dello sgravio, relativo al singolo dipendente assunto, pari a 8.060 euro su base annua – riparametrato e applicato su base mensile; il medesimo beneficio è riconosciuto, altresì, in caso di conversione a tempo indeterminato dei contratti di lavoro dipendente a termine nei suddetti settori, per un periodo massimo di sei mesi (decorrenti dalla conversione),

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di carattere normativo a sostegno dei lavoratori del settore del turismo e del comparto agricolo, finalizzate a:

   a) migliorare l'approccio delle politiche nazionali/regionali, soprattutto nella gestione dei flussi (politiche nazionali con il «decreto flussi») e nell'attenzione e nel controllo dell'impiego di manodopera sul territorio (politiche regionali), proprio in considerazione del forte fabbisogno stagionale, soprattutto in alcune aree regionali;

   b) dare maggiore efficacia alla legge n. 199 del 2016, promuovendo anche azioni di analisi e verifica della coerenza tra fabbisogno di manodopera ed entità del lavoro contrattualizzato, con l'ausilio di strumenti e metodi dalla solida base scientifica;

   c) attivare misure incentivanti per la rete del lavoro agricolo;

   d) promuovere con gli istituti agrari relazioni con le aziende agricole e del settore agroalimentare, al fine di favorire l'incontro tra le richieste del mercato e gli istituti formativi, anche attraverso il potenziamento degli istituti tecnici superiori operanti nell'agroalimentare;

   e) promuovere una piattaforma per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche migliorando quanto realizzato da Anpal, integrando le informazioni presenti sia nei database di Agea e dell'Inps, in modo che le imprese, con facilità, possano contattare direttamente, o tramite un corpo intermedio, il personale necessario, anche selezionandolo tra coloro che non raggiungono i requisiti minimi per la disoccupazione agricola;

   f) rafforzare e prorogare le normative volte ad introdurre specifici incentivi per le assunzioni con contratto di lavoro stagionale e nel settore del turismo, anche sostenendo la formazione prevista dalla normativa nazionale e regionale nei casi di assunzioni con apprendistato professionalizzante, anche con contratto stagionale;

   g) adottare il decreto di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 81 del 2015 e individuare le attività stagionali, attraverso un aggiornamento delle stesse, previste dal decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 2, lettera a), della legge n. 230 del 1962, abrogata nel 2001;

   h) attivare una piattaforma informatica, quale strumento tecnologico per favorire i percorsi di incrocio tra domanda e offerta di lavoro anche di tipo stagionale;

   i) dotare i centri per l'impiego e gli organismi autorizzati alle attività di intermediazione in materia di lavoro, in ogni sede aperta al pubblico, di uno sportello dedicato al lavoro stagionale, anche stipulando convenzioni non onerose con le associazioni di categoria con il compito di raccogliere le domande e le offerte di lavoro stagionale, fornire le relative informazioni ai lavoratori ed alle imprese che ne facciano richiesta e fornire informazioni relative ai diritti e alle tutele previsti per il lavoro stagionale;

   l) garantire, supportare e finanziare forme di upskilling e formazione continua anche del lavoratore stagionale, nel periodo di non lavoro, dando priorità a corsi di qualità, innovativi ed esperienziali;

   m) assicurare, nell'ambito di una riforma degli ammortizzatori sociali, adeguate misure di sostegno al reddito per i lavoratori stagionali nei periodi di non lavoro, tenendo conto della peculiarità e specificità del lavoro stagionale;

   n) prevedere misure per incentivare nei citati comparti l'emersione spontanea, vantaggiosa del lavoro nero, sia per il datore di lavoro, sia per il lavoratore;

   o) rafforzare le azioni di contrasto al lavoro nero e irregolare, nel settore stagionale;

   p) ridurre in via sperimentale il costo del lavoro nel settore del turismo, della ristorazione e dell'agricoltura, incentivando altresì contratti di lavoro duraturi;

   q) introdurre delle premialità per le aziende dei settori di cui in premessa, che dimostrano particolare attenzione all'etica del lavoro;

   r) rafforzare la collaborazione fra imprese ed enti formativi, in particolar modo istituti tecnici superiori, gli enti che organizzano corsi di istruzione e formazione professionale (IeFP), istituti alberghieri e agrari.
(1-00672) «Manzo, Gallinella, Masi, Invidia, Gagnarli, Sut, Barzotti, Palmisano, Orrico, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Bilotti, Cadeddu, Cassese, Cillis, L'Abbate, Maglione, Alberto Manca, Parentela, Pignatone».


   La Camera,

   premesso che:

    il comparto turistico–ricettivo torna nuovamente al centro della scena politica nazionale necessitando di un intervento concreto; infatti, a seguito di due anni di restrizioni derivanti dalla lotta alla pandemia COVID e dei recenti effetti della guerra, anche e soprattutto sul fronte energetico, il settore registra un ulteriore rallentamento dato dalla difficoltà di reperire personale e addetti che consentano di erogare i diversi servizi per l'intera stagione;

    negli ultimi mesi anche la situazione dell'agricoltura italiana, impegnata in una fase di delicata ripresa dopo la crisi dovuta alla pandemia, si è ulteriormente aggravata a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia e per il conflitto Russia-Ucraina, che stanno comportando il rincaro delle materie prime essenziali per i processi produttivi della filiera agroalimentare;

    nel comparto turistico–alberghiero le stime parlano di una carenza di personale di circa 300.000 unità, nelle diverse mansioni (camerieri, cuochi, baristi, receptionist, animatori turistici, agenti di viaggio e altri), che contribuisce a frenare la crescita che stava registrando il comparto turistico al decadere delle restrizioni da COVID-19;

    nel settore agricolo da stime servirebbero almeno 100.000 lavoratori stagionali per garantire le campagne di raccolta estive di frutta e verdura; l'arrivo del grande caldo accelera la maturazione nei campi e rende ancora più urgente far fronte alla carenza di manodopera; dal Trentino-Alto Adige al Veneto, passando per l'Emilia-Romagna, fino ad arrivare in Basilicata la situazione è divenuta seria con il rischio concreto di perdere i prodotti ormai maturi;

    è utile sottolineare che il settore turistico-alberghiero in questione valeva circa tredici punti di prodotto interno lordo, un valore economico che gli esperti ritenevano replicabile proprio nel 2022, in quella che doveva essere l'estate della ripartenza;

    per il settore agricolo il «caro energia» ha già determinato una revisione al ribasso della percentuale di crescita del prodotto interno lordo in Italia prevista per il 2022, percentuale che risultava essere tra le più elevate nell'Unione europea e a livello mondiale;

    gli operatori del settore turistico-alberghiero, imprenditori e associazioni di categoria, in più occasioni hanno individuato le responsabilità di questa carenza di personale nella poca disponibilità ad andare a lavorare in città o regioni lontane dal proprio luogo di residenza e, soprattutto, nelle prestazioni di sostegno al reddito, a partire dal reddito di cittadinanza, che hanno l'effetto in questa fase di disincentivare la ricerca di lavoro;

    quanto detto va poi posto in diretta correlazione con le conseguenze della recente pandemia; infatti, lavoratori stagionali, in precedenza abituati a questa tipologia di lavoro, a seguito del COVID hanno preferito allontanarsi dal settore turistico per ricercare un mercato del lavoro ritenuto più stabile, in grado di concedere maggiori garanzie ritenute necessarie per affrontare eventuali crisi future. A ciò si aggiunga la «concorrenza» estera che, nelle località di confine riconosce paghe e stipendi più alti, qui non replicabili a causa della pressione fiscale e dell'elevata tassazione;

    il mercato del lavoro, nel settore, quindi si dimostra vetusto e inefficace, come più volte denunciato dagli imprenditori. Forme di sostegno come il reddito di cittadinanza e la Naspi non consentono al settore di crescere, con il paradosso di registrare un deficit di offerta lavorativa a fronte di un tasso di disoccupazione all'8,3 per cento, che per i giovani tocca il 24,5 per cento, alle ultime posizioni tra i 27 Paesi dell'Unione europea. Solo negli hotel, dicono i dati del centro studi di Federalberghi, ad aprile 2022 risultavano persi 84.000 posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura rispetto allo stesso mese del 2019 (-66,8 per cento). In media nel 2021 la perdita è stata di 55.000 lavoratori (-41,7 per cento sul 2019);

    lo strumento dei «buoni lavoro» era stato introdotto nel 2003 con la cosiddetta «riforma Biagi» per facilitare, da un lato, e regolarizzare, dall'altro, il ricorso a prestazioni di lavoro occasionale, riservato a specifici settori e platee di soggetti;

    il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, attuativo della riforma cosiddetta del Jobs Act, nel sostituire integralmente la disciplina previgente in materia di prestazioni di lavoro accessorio, ha di fatto esteso il campo di applicazione dei voucher ad una tipologia contrattuale di lavoro non più meramente occasionale, prevedendone il ricorso in tutti i settori produttivi, per tutti i committenti e per tutti i lavoratori;

    successivamente tramite un decreto-legge venivano abrogati i voucher tout court, senza prevedere alcun regime transitorio e senza alcuna preoccupazione del vuoto normativo che si sarebbe creato per tutti gli utilizzatori che, alla data di entrata in vigore di quel decreto-legge, il 17 marzo 2017, avevano già acquistato i «buoni lavoro»;

    con il decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, il lavoro accessorio è stato sdoppiato in due parti: il contratto di prestazione occasionale per i committenti esercenti attività imprenditoriale, commerciale o istituzionale e il libretto di famiglia per i committenti persone fisiche;

    infine, il cosiddetto «decreto dignità», al fine di fornire una risposta concreta alle richieste di specifici settori come quello agricolo, quello alberghiero e quello turistico-ricettivo, prevede che i nuovi voucher potranno essere utilizzati dalle aziende agricole, alberghiere o strutture ricettive operanti nel settore del turismo, con massimo 8 dipendenti, nonché dagli enti locali; potranno essere utilizzati come forma di pagamento per il lavoro di pensionati, disoccupati, studenti fino a 25 anni se regolarmente iscritti a un ciclo di studi, disoccupati e percettori di forme di sostegno al reddito. La durata massima dell'utilizzo è di 10 giorni. Il limite di compenso per una prestazione occasionale è di 5.000 euro lordi annui, superato il quale il rapporto di prestazione occasionale si trasforma automaticamente in rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato;

    con riguardo al settore agricolo è stato introdotto l'obbligo per il prestatore di autocertificare la non iscrizione nell'anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli. Ferma restando la responsabilità dell'utilizzatore, ciascuno utilizzatore può versare le somme dovute per l'attivazione del contratto di prestazione occasionale anche attraverso un consulente del lavoro. Inoltre, è stato previsto che l'1 per cento degli importi versati sia destinato al finanziamento degli oneri gestionali a favore dell'Inps;

    le imprese turistico-alberghiere e agricole stanno lamentando, in ogni parte d'Italia, le forti difficoltà nel reperimento della manodopera, soprattutto con riferimento ai profili operativi, perché la fruizione del reddito di cittadinanza in confronto al reddito da lavoro costituirebbe un deterrente per accettare nuove occupazioni, mettendo così in seria difficoltà l'organizzazione delle riaperture nel settore turistico-alberghiero e la raccolta nei campi, minando le aspettative di recupero delle aziende dei suddetti settori;

    non vi è dubbio che un simile effetto, del tutto paradossale, contrasta con la ratio che era stata l'ispiratrice dello strumento del reddito di cittadinanza, che non era certamente quella di scoraggiare il reimpiego dei disoccupati, ma semmai essere, oltre che un mezzo di contrasto alla povertà, uno strumento di politica attiva del lavoro;

    la prevista decadenza dalla percezione del sussidio, in caso di mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua, non costituisce, allo stato attuale, un deterrente efficace, anche perché l'incontro tra domanda e offerta di lavoro avviene, in larga parte, nel mercato privato e al di fuori dell'intermediazione pubblica;

    lo stesso Ministro Garavaglia ritiene fondamentale «rivedere la disciplina del reddito di cittadinanza in modo da rimodularla per agevolare l'effettivo inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro, piuttosto che fornire una fonte di reddito non finalizzata in concreto a tale scopo». A tal fine il Ministro si è spinto a proporre di lasciare metà del reddito di cittadinanza a chi accetta un lavoro stagionale. L'ipotesi consentirebbe di risolvere il problema di alberghi e ristoranti che non trovano camerieri e addetti;

    si tenga, altresì, in debito conto che la denunciata carenza di personale viene attualmente affrontata in via emergenziale, ma palesa un orizzonte temporale molto più lungo di quello in corso; il dramma dell'occupazione estiva comprende anche il dimezzamento degli iscritti negli istituti scolastici che formano camerieri e cuochi, passati da 60 mila a 30 mila in 5 anni. Di più: solo il 20 per cento dei diplomati all'alberghiero resta nel comparto. Lo stesso Ministro Garavaglia ha lanciato l'allarme sulla mancanza di personale e sulle conseguenze che questa potrebbe avere, non solo sul settore del turismo, ma su tutta l'economia;

    il problema reale, come sempre in questi casi, ruota attorno ai numeri; secondo stime di Assoturismo Confesercenti, la difficoltà nel reperire 300.000 stagionali mette a rischio circa 6,5 miliardi di euro di consumi e potrebbe causare una perdita di 3,2 miliardi di euro di investimenti delle imprese del comparto e di 7,1 miliardi di euro di prodotto interno lordo. Un danno difficilmente immaginabile in un Paese come l'Italia che fa del turismo, delle bellezze territoriali ed enogastronomiche e del marchio made in Italy un vanto e conseguente volano economico. La ripercussione sul piano del prestigio e della capacità del Paese di rendersi attrattivo all'estero sono evidenti. L'Istat ha certificato che nel 2021 il fatturato del comparto ricettivo ha subito una riduzione del 32,2 per cento sul 2019, mentre nel 2020 la riduzione era stata del 54,2 per cento. Nel primo quadrimestre del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2019, i pernottamenti totali sono diminuiti del 20,1 per cento. Nel 2021 le presenze totali sono state 156 milioni in meno rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019 (-35,8 per cento), di cui 118 milioni relative ai turisti stranieri;

    in tale contesto il rischio principale, negli anni, è quello di perdere flusso di turisti nel mercato nazionale e internazionale, attesa la volontà degli stessi di orientare le proprie scelte verso altri luoghi e mete, con conseguente impoverimento del comparto italiano;

    negli ultimi mesi la situazione dell'agricoltura italiana si è aggravata a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia, ai quali si sono aggiunte le conseguenze della guerra in Ucraina in termini di approvvigionamento e di mercato, che rischiano di vanificare il rilancio del settore agricolo;

    i rincari dell'energia hanno un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola; si stima un aumento medio di un terzo dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale, per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al precedente anno. Questo mette a rischio coltivazioni, allevamenti e industria di trasformazione nazionale, ma anche gli approvvigionamenti alimentari;

    le aziende segnalano quotidianamente una crescita esponenziale dei costi legati all'energia elettrica e al gas, ma anche un aumento dei prezzi di carburanti, fertilizzanti, mangimi, macchinari e sementi;

    il prezzo del gasolio agricolo utilizzato anche per la pesca e acquacoltura, da Nord a Sud varia, ed ha superato quota 1,20 euro al litro, quando nel 2021 si poteva acquistare per meno di 0,60 euro al litro;

    l'aumento del gasolio per la pesca mette a rischio la sopravvivenza dei 12.000 pescherecci italiani e 28.000 lavoratori, con un vasto indotto ad essa collegato; inoltre, sta danneggiando ulteriormente la produzione italiana a favore di un import che, in molti casi, non è affatto sinonimo di garanzia, sostenibilità sociale, ambientale, né tantomeno di sicurezza alimentare;

    il blocco dell'intero comparto ittico comporta inevitabilmente che sparisca dai banchi delle pescherie italiane, dei mercati, dei supermercati il prodotto ittico nostrano, sostituito con quello straniero, proveniente non solo dai vicini diretti concorrenti, come Croazia, Francia, Grecia, Spagna, Tunisia ma anche dai Paesi terzi, come ad esempio, le orate dalla Tanzania, i pangasi dal Vietnam e le seppie dalle Seychelles, a danno anche della salute dei consumatori;

    oltre al «caro gasolio» negli anni la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca. Nel 2022, gli operatori sono stati costretti a ridurre ulteriormente le giornate di pesca, arrivando a diminuire le uscite in mare a 120-130 giorni, andando di fatto al di sotto della soglia di sostenibilità e facendo registrare una riduzione del 20 per cento di fatturato; con meno giornate di pesca e costi superiori ai ricavi si va incontro ad un danno irrecuperabile al settore, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    gli aiuti del Governo disposti dai vari provvedimenti o stanno arrivando con lentezza, come i pagamenti per il fermo biologico del 2021, o risultano insufficienti, come il credito d'imposta del 20 per cento previsto del decreto-legge n. 21 del 2022 per il solo primo trimestre 2022; contributi che avrebbero permesso ai pescatori di pagare qualche debito e allungare l'agonia;

    risulta, inoltre, che in Francia il prezzo del carburante per la pesca è di 0,85 euro al litro, a cui vanno tolti 0,15 euro pagati alla pompa dallo Stato e 0,20 euro dagli oneri sociali, per un costo finale di 0,50 euro al litro, mentre in Grecia e Spagna risulta essere circa la metà rispetto a quello italiano;

    i costi legati all'energia elettrica e al gas hanno comportato un aumento dei prezzi anche dei fertilizzanti, dei mangimi, dei prodotti fitosanitari, degli antiparassitari, dei diserbanti e delle sementi, fattore che ha comportato un inevitabile aumento dei costi di produzione; i rincari dei mangimi rendono antieconomico l'allevamento e in alcuni casi si sono addirittura registrati problemi nell'approvvigionamento;

    il 30 per cento delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, mettendo a rischio le forniture alimentari e la sovranità alimentare del Paese che è già obbligato ad importare il 64 per cento del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 44 per cento del grano duro per la pasta e il 27 per cento dell'orzo, ma anche il 16 per cento del latte consumato, il 49 per cento della carne bovina e il 38 per cento di quella suina, senza dimenticare il mais (47 per cento) e la soia fondamentali per l'alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53 per cento e il 73 per cento;

    i costi aziendali, oramai, sono fuori controllo, riducono fortemente il profitto degli agricoltori portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica: il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Il Crea ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese, con un impatto di 15.700 euro di aumento medio dei costi annui;

    il primo problema, infatti, dell'agricoltura italiana è soprattutto il reddito delle aziende agricole;

    un eccezionale aumento del costo delle materie prime indispensabili per le attività agricole e per l'allevamento accresce i costi aziendali, riducendo fortemente il profitto degli agricoltori, portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica;

    se un'azienda agricola ha un reddito adeguato, ha le risorse necessarie per sostituire le trattrici, investire in stalle più moderne, investire nell'agricoltura di precisione e, quindi, in maggiore sostenibilità ambientale allo stesso tempo e riduzione degli input, che sono un costo produttivo;

    in questo momento essere quanto più possibile autonomi nella produzione agricola e agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più complessi della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

    più di un quarto del territorio nazionale (28 per cento) è a rischio desertificazione a causa della gravissima siccità di quest'anno, che rappresenta solo la punta dell'iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città. Dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo, Puglia e Calabria, la siccità è diventata la calamità più rilevante per l'agricoltura italiana con danni stimati per il 2022 pari a circa 2 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti, con diminuzioni dei raccolti che costringeranno gli allevatori a comprare fieno e mangimi a prezzi, aumentati in modo vertiginoso, che vedono rincari di oltre il 100 per cento per effetto delle speculazioni sulla guerra in Ucraina;

    il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a –3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni, ma a preoccupare è anche l'avanzare del cuneo salino per la risalita dell'acqua di mare, che rende impossibile la coltivazione nelle zone del delta;

    risulta essere in sofferenza anche il lago Maggiore, con un grado di riempimento del 22,7 per cento, così come quello di Como al 30,6 per cento. Nel bacino padano per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e la metà dell'allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo, ma in alcune zone di Piemonte e Lombardia non piove da quasi tre mesi e in certi Paesi si ricorre alle autobotti per l'uso civile, mentre sui ghiacciai del Trentino-Alto Adige è stata misurata una quantità di neve compresa tra il 50 per cento e il 60 per cento del valore medio della serie storica;

    la situazione è però difficile su tutto il territorio italiano, dove le precipitazioni sono praticamente dimezzate e hanno portato a cambiare anche le scelte di coltivazione sul territorio con un calo stimato di 10.000 ettari delle semine di riso che ha più bisogno di acqua a favore della soia, con un impatto economico, occupazionale ma anche ambientale;

    a preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo, come il grano che fa segnare quest'anno un calo del 15 per cento delle rese alla raccolta, ma in difficoltà ci sono anche girasole, mais e altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l'alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere;

    l'Italia è già vulnerabile sotto il profilo della dipendenza dall'estero, come si è visto a seguito delle conseguenze derivanti dal «caro energia» e dal conflitto Russia-Ucraina, ma in combinata con la siccità, che è la calamità più rilevante per l'agricoltura italiana, si rischiano di innescare effetti davvero devastanti, fino ad arrivare ad un punto di non ritorno, per la sopravvivenza delle aziende agricole italiane,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte ad attenuare gli effetti distorsivi nel mercato del lavoro nei comparti turistico-alberghiero e agroalimentare, al fine di incentivare il collocamento e la ricollocazione dei percettori della misura del reddito di cittadinanza, anche per contratti di lavoro stagionale, per rispondere più efficacemente ai fabbisogni espressi dalle imprese turistiche e agricole;

2) ad assumere iniziative volte a migliorare e potenziare il mercato del lavoro, nonché le politiche attive al fine di affrontare in concreto il problema della carenza di personale nel settore turistico;

3) ad intervenire per controllare gli effetti negativi del reddito di cittadinanza, della Naspi e di ogni altro sistema di sostegno al reddito, sul mercato del lavoro nel comparto turistico–ricettivo;

4) al fine di superare le criticità relative al reperimento di manodopera stagionale nei settori del turismo e dell'agricoltura ed evitare che misure di contrasto alla povertà come il reddito di cittadinanza possano costituire un ostacolo al reperimento della stessa, a rivedere la normativa in materia di offerte lavorative per i percettori del reddito di cittadinanza, di cui al decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, disponendo l'utilizzo di tali soggetti per il lavoro stagionale, demandando all'Inps il compito di sottrarre dall'importo del beneficio economico del reddito di cittadinanza gli accrediti derivanti dalle prestazioni di lavoro accessorio e, al contempo, prevedendo che il rifiuto a prestazioni di lavoro accessorio e occasionale da parte di tali soggetti costituisce rifiuto di offerta congrua, con conseguente applicazione delle disposizioni in materia di décalage e di revoca di cui all'articolo 1, comma 76, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

5) ad individuare misure mirate alla defiscalizzazione del costo del lavoro al fine di operare una riduzione del cuneo fiscale che consenta alle imprese di proporre retribuzioni maggiormente competitive per il settore di riferimento;

6) a individuare, mediante appositi interventi normativi, modalità di sostegno e incentivazione della formazione dei giovani, al fine di incrementare le conoscenze nel comparto turistico-ricettivo mediante percorsi di studio e lavoro maggiormente professionalizzanti;

7) a regolamentare in maniera certa e uniforme il settore delle guide turistiche, con interventi che consentano agli operatori del settore di svolgere in modo professionale e continuativo tale attività;

8) a predisporre interventi volti a tutelare il comparto del made in Italy migliorando e incrementando forme di incentivazione alle imprese del settore, al fine predisporre un'offerta turistica maggiormente competitiva in grado di spingere i turisti a scegliere il territorio nazionale come meta principale;

9) ad individuare strumenti di sostegno al reddito dei pescatori, anche sotto forma di indennizzi diretti delle giornate di pesca perse a causa del fermo delle attività dovute al rincaro del costo del gasolio, magari utilizzando il nuovo strumento del Feampa, nonché a procedere, nel più breve tempo possibile, al pagamento dell'arresto obbligatorio e non obbligatorio 2021, che i lavoratori della pesca ancora oggi stanno attendendo, per dare un giusto ristoro economico ai pescatori;

10) ad accelerare i tempi per consentire ai pescatori l'accesso alla Cisoa, la cassa integrazione, istituita con la legge di bilancio per il 2022, che da gennaio 2022 spetta anche ai lavoratori del settore della pesca;

11) ad adottare iniziative volte a calmierare o determinare un prezzo fisso alla pompa del gasolio agricolo utilizzato dal comparto ittico per lo svolgimento delle proprie attività, basato sul modello francese, al fine di evitare il blocco del comparto ittico, settore fondamentale per l'economia nazionale, nonché ad effettuare i dovuti e necessari controlli capillari sui prezzi applicati dai distributori di gasolio agricolo affinché vengano arginati e bloccati eventuali fenomeni speculativi che si possano venire a creare ai danni dei pescatori, in occasione delle variazioni dei prezzi determinate dall'andamento del mercato, al fine di tutelare pescatori e imprese, la cui sostenibilità economica e sociale non sembra essere più assicurata;

12) a prevedere l'estensione a tutto il 2022 del contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, previsto dal decreto-legge n. 21 del 2022, riconosciuto alle imprese esercenti attività agricola e della pesca, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e benzina per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio della propria attività, ed applicarlo anche per l'approvvigionamento dei concimi chimici utilizzati in agricoltura, come urea e nitrato di ammonio;

13) ad adottare scelte strutturali per rendere il nostro Paese autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti, aumentando la produzione nazionale che porterebbe ad una drastica riduzione della dipendenza del Paese dalle importazioni, che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del nostro Paese;

14) a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità, nonché a favorire, onde evitare di dover costantemente rincorrere l'emergenza, interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell'acqua e la successiva ottimizzazione nella gestione, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo.
(1-00673) «Andreuzza, Viviani, Molinari, Binelli, Bubisutti, Carrara, Gastaldi, Colla, Germanà, Fiorini, Golinelli, Galli, Liuni, Micheli, Lolini, Pettazzi, Loss, Piastra, Manzato, Saltamartini, Romanò, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Marchetti, Mariani, Maturi, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Ziello, Zoffili, Zordan».