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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 11 maggio 2022

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta dell'11 maggio 2022.

  Amitrano, Andreuzza, Ascani, Ascari, Baldelli, Barelli, Battelli, Bellucci, Benamati, Bergamini, Bianchi, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cancelleri, Carfagna, Carnevali, Casa, Castelli, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Cimino, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Menech, Del Grosso, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frassinetti, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Licatini, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Marin, Marzana, Melilli, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Orsini, Pagani, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Perego Di Cremnago, Pretto, Rampelli, Ripani, Rizzo, Romaniello, Andrea Romano, Rosato, Rotta, Ruocco, Giovanni Russo, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Scutellà, Serracchiani, Carlo Sibilia, Siragusa, Sisto, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Tondo, Valente, Vignaroli, Viscomi, Vito, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zanettin, Zoffili, Zolezzi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Andreuzza, Ascani, Ascari, Baldelli, Barelli, Battelli, Bellucci, Benamati, Bergamini, Bianchi, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cancelleri, Carfagna, Carnevali, Casa, Castelli, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Cimino, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Menech, Del Barba, Del Grosso, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frassinetti, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Licatini, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Marin, Marzana, Melilli, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Orsini, Pagani, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Perego Di Cremnago, Pretto, Rampelli, Ripani, Rizzo, Romaniello, Rosato, Rotta, Ruocco, Giovanni Russo, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Scutellà, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Tondo, Vignaroli, Viscomi, Vito, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zanettin, Zoffili, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 10 maggio 2022 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   TRANO ed altri: «Modifiche agli articoli 316-bis e 316-ter del codice penale, in materia di malversazione o indebita percezione di erogazioni e garanzie pubbliche, e 51 del codice di procedura penale, in materia di competenza degli uffici del pubblico ministero» (3601);

   UNGARO e GIACHETTI: «Modifiche alla legge 7 marzo 1996, n. 108, in materia di interventi in favore delle vittime del delitto di usura e per la prevenzione del fenomeno» (3602);

   VIGNAROLI: «Norme relative alla cessazione della produzione e dell'impiego delle sostanze polifluoroalchiliche e perfluoroalchiliche» (3603);

   IANARO ed altri: «Introduzione dell'insegnamento dell'educazione sentimentale e sessuale nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado» (3604).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge IANARO ed altri: «Disposizioni per la prevenzione del melanoma cutaneo» (3167) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Braga, Carnevali, Delrio, Lattanzio e Sensi.

  La proposta di legge FIORINI ed altri: «Modifiche all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detraibilità delle spese sostenute per l'acquisto di prodotti cosmetici per l'igiene, la protezione e il benessere personale destinati a pazienti sottoposti a terapie oncologiche» (3411) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Deiana e De Toma.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  GALLINELLA e GAGNARLI: «Modifiche al decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, concernente l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (179) Parere delle Commissioni II, V, VII, VIII, XI e XII;

  SIRAGUSA ed altri: «Disposizioni in materia di esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero e delega al Governo per l'introduzione del voto elettronico per i medesimi cittadini» (3389) Parere delle Commissioni II, III e V;

  RACITI: «Modifiche ai testi unici di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica mediante sistema proporzionale con capilista bloccati e con l'espressione della doppia preferenza di genere» (3476) Parere della V Commissione;

  TIRAMANI ed altri: «Modifica all'articolo 48 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di svolgimento delle riunioni della giunta comunale mediante videoconferenza» (3545) Parere della V Commissione.

   II Commissione (Giustizia):

  ASCARI ed altri: «Modifica all'articolo 337-ter del codice civile, concernente i provvedimenti del giudice in materia di affidamento e rapporti dei figli con i genitori» (3436) Parere delle Commissioni I, V e XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento);

  CIABURRO ed altri: «Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di occupazione abusiva di immobili» (3576) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VII Commissione (Cultura):

  CANCELLERI ed altri: «Modifiche alla legge 20 agosto 2019, n. 92, concernenti l'introduzione dell'educazione finanziaria nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica» (3557) Parere delle Commissioni I, V, VI, IX, X e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XII Commissione (Affari sociali):

  TRIZZINO: «Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone guarite da malattie oncologiche» (3561) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, XI, XIV e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):

  LOLLOBRIGIDA ed altri: «Modifiche alle leggi 14 gennaio 1994, n. 20, e 5 giugno 2003, n. 131, nonché al codice della giustizia contabile, di cui all'allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, in materia di controlli della Corte dei conti e di disciplina della responsabilità per gli atti delle regioni e degli enti locali» (3523) Parere delle Commissioni V, XI e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite VI (Finanze) e XII (Affari sociali):

  BELLUCCI e ALBANO: «Disposizioni concernenti l'esclusione della casa di abitazione del nucleo familiare dal valore del patrimonio immobiliare rilevante ai fini della determinazione dell'indicatore della situazione economica equivalente» (3552) Parere delle Commissioni I, V, VIII e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente
del Consiglio dei ministri.

  Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 maggio 2022, ha trasmesso una nota concernente alcune correzioni al testo della relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, riferita all'anno 2021 (Doc. LXVII, n. 5), di cui è stato dato annunzio all'Assemblea nella seduta dell'11 aprile 2022.

  Questa documentazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri), alla IV Commissione (Difesa) e alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di sentenze
della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  in data 9 maggio 2022, Sentenza n. 111 del 5 aprile-9 maggio 2022 (Doc. VII, n. 874),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 568, comma 4, del codice di procedura penale, in quanto interpretato nel senso che è inammissibile, per carenza di interesse ad impugnare, il ricorso per cassazione proposto avverso sentenza di appello che, in fase predibattimentale e senza alcuna forma di contraddittorio, abbia dichiarato non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato:

   alla II Commissione (Giustizia);

  in data 9 maggio 2022, Sentenza n. 112 del 5 aprile-9 maggio 2022 (Doc. VII, n. 875),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 5 della legge della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia 30 dicembre 2020, n. 25 (Legge collegata alla manovra di bilancio 2021-2023);

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 11, comma 1, della legge della Regione Friuli-Venezia Giulia n. 25 del 2020, nella parte in cui disciplina l'importo annuo minimo del canone dovuto per l'utilizzazione dei beni appartenenti al demanio marittimo statale;

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 11, comma 2, della legge della Regione Friuli-Venezia Giulia n. 25 del 2020;

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 11, comma 3, della legge della Regione Friuli-Venezia Giulia n. 25 del 2020, nella parte in cui fissa un criterio di determinazione del canone riguardante beni del demanio marittimo statale:

   alle Commissioni riunite VI (Finanze) e IX (Trasporti);

  in data 9 maggio 2022, Sentenza n. 113 del 6 aprile–9 maggio 2022 (Doc. VII, n. 876),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 9, comma 1, della legge della Regione Lazio 28 dicembre 2018, n. 13 (Legge di stabilità regionale 2019);

    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 9, comma 1, della legge della Regione Lazio n. 13 del 2018 – sollevata, con riferimento all'articolo 117, primo comma, della Costituzione, in relazione al «principio di ragionevolezza e proporzionalità» della normativa dell'Unione europea – dal Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, sezione terza;

    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 9, comma 1, della legge della Regione Lazio n. 13 del 2018, sollevate, in relazione agli articoli 117, commi secondo, lettera l), e terzo, della Costituzione, dal Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, sezione terza:

   alla XI Commissione (Lavoro);

  in data 9 maggio 2022, Sentenza n. 114 del 23 marzo-9 maggio 2022 (Doc. VII, n. 877),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale, nei termini di cui in motivazione, dell'articolo 1, comma 480, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023), nella parte in cui non prevede che il decreto del Ministero della salute sia adottato d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano;

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 500 e 501, della legge n. 178 del 2020, nella parte in cui non prevedono che il decreto del Ministero della salute sia adottato d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano;

    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 759, della legge n. 178 del 2020, promossa, in riferimento agli articoli 117, terzo comma, 118, 119 e 120 della Costituzione, dalla Regione Campania;

    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 757 e 758, della legge n. 178 del 2020, promosse, in riferimento agli articoli 3, 97, 118, 119 e 120 della Costituzione, dalla Regione Campania;

    dichiara estinto il processo relativamente alle questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 511 e 821, della legge n. 178 del 2020, promosse dalla Regione Campania:

   alla I Commissione (Affari costituzionali);

  in data 10 maggio 2022, Sentenza n. 117 del 22 marzo-10 maggio 2022 (Doc. VII, n. 879),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 8, comma 14, della legge della Provincia autonoma di Trento 21 ottobre 2020, n. 9, recante «Modificazioni della legge provinciale 6 marzo 1998, n. 4 (Disposizioni per l'attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 1977, n. 235. Istituzione dell'azienda speciale provinciale per l'energia, disciplina dell'utilizzo dell'energia elettrica spettante alla Provincia ai sensi dell'articolo 13 dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, criteri per la redazione del piano della distribuzione e modificazioni alle leggi provinciali 15 dicembre 1980, n. 38 e 13 luglio 1995, n. 7), della legge provinciale sull'energia 2012, della legge provinciale sulle acque pubbliche 1976 e della legge provinciale sull'agricoltura 2003», e dell'articolo 16, comma 1, della legge della Provincia autonoma di Trento n. 9 del 2020, nella parte in cui introduce l'articolo 1-bis 1.8, commi 3 e 4, dopo l'articolo 1-bis 1.7 della legge della Provincia autonoma di Trento n. 4 del 1998;

    dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87, l'illegittimità costituzionale dell'articolo 16, comma 1, della legge della Provincia autonoma di Trento n. 9 del 2020, nella parte in cui introduce l'articolo 1-bis 1.8, commi 5, 6, 7, 8 e 9, dopo l'articolo 1-bis 1.7 della legge della Provincia autonoma di Trento n. 4 del 1998;

    dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 10 della legge della Provincia autonoma di Trento n. 9 del 2020, promossa dal Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento all'articolo 117, primo comma, della Costituzione, in relazione agli articoli 10, paragrafo 2, lettera c), e 15, paragrafo 3, lettera c), della direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno;

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 8, comma 9, della legge della Provincia autonoma Trento n. 9 del 2020, nella parte in cui introduce la lettera s) del comma 2 dell'articolo 1-bis 1 della legge della Provincia autonoma di Trento n. 4 del 1998, promossa dal Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento agli articoli 13 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e 117, primo comma, della Costituzione, in relazione all'articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), come modificato dall'articolo 2 del Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 e ratificato dalla legge 2 agosto 2008, n. 130, e all'articolo 14, paragrafo unico, numero 3), della direttiva 2006/123/CE:

   alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive).

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  Sentenza n. 115 del 22 marzo-9 maggio 2022 (Doc. VII, n. 878),

   con la quale:

    dichiara non fondate le questioni di legittimità dell'articolo 1 della legge della Regione Lazio 1° luglio 2021, n. 8 (Modifica della perimetrazione del Parco naturale regionale dell'Appennino «Monti Simbruini»), promosse dal Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, in relazione agli articoli 22 e 23 della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette) e 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale), nonché alla direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente e all'articolo 6, paragrafo 3, della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, come recepita dal decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120 (Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche):

   alla VIII Commissione (Ambiente);

  Sentenza n. 118 del 5 aprile-10 maggio 2022 (Doc. VII, n. 880),

   con la quale:

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 67, comma 8, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 (Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136) «come richiamato dal secondo comma dell'articolo 84» del medesimo decreto legislativo n. 159 del 2011, sollevate, in riferimento agli articoli 3, 25, 27, 38 e 41 della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per il Piemonte, sezione prima:

   alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio di progetti di
atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 10 maggio 2022, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/1727 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la raccolta, la preservazione e l'analisi presso Eurojust delle prove relative a genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra (COM(2022) 187 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dall'11 maggio 2022;

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/1806 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (Kuwait, Qatar) (COM(2022) 189 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dall'11 maggio 2022;

   Proposte di decisione del Consiglio relative rispettivamente alla firma, a nome dell'Unione, nonché alla conclusione dell'accordo volontario di partenariato tra l'Unione europea e la Repubblica cooperativistica della Guyana sull'applicazione delle normative nel settore forestale, sulla governance e sul commercio del legno e dei suoi derivati importati nell'Unione europea (COM(2022) 199 final e COM(2022) 200 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2022) 199 final – Annex e COM(2022) 200 final – Annex), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per i lavoratori espulsi dal lavoro a seguito di una domanda presentata dalla Francia – EGF/2022/001 FR/Air France (COM(2022) 201 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 10 maggio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Nell'ambito dei predetti atti, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sulla comunicazione della Commissione recante orientamenti per l'attuazione della decisione (UE) 2022/333 del Consiglio, del 25 febbraio 2022, sulla sospensione parziale dell'applicazione dell'accordo tra la Comunità europea e la Federazione russa di facilitazione del rilascio dei visti ai cittadini dell'Unione europea e della Federazione russa, e per il sistema generale di rilascio dei visti ai cittadini russi (C(2022) 3084 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).
  Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:

   Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi («azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica») (COM(2022) 177 final);

   Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/2283 recante apertura e modalità di gestione di contingenti tariffari autonomi dell'Unione per taluni prodotti agricoli e industriali (COM(2022) 188 final);

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – COVID-19 – Sostenere la preparazione e la risposta dell'Unione europea: prospettive future (COM(2022) 190 final).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  Il Ministero della transizione ecologica, con lettera in data 5 maggio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento all'ingegnere Paolo D'Aprile, ai sensi dei commi 3 e 6 del medesimo articolo 19, dell'incarico di livello dirigenziale generale di capo del Dipartimento responsabile dell'Unità di missione per il PNRR, nell'ambito del Ministero della transizione ecologica.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla X Commissione (Attività produttive).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 5 e 6 maggio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle sottoindicate Commissioni:

   alla II Commissione (Giustizia) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero della giustizia:

    al dottor Lucio Bedetta, l'incarico di direttore della Direzione generale del bilancio e della contabilità, nell'ambito del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi;

   alla X Commissione (Attività produttive) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero della transizione ecologica:

    alla dottoressa Marilena Barbaro, l'incarico di direttore della Direzione generale infrastrutture e sicurezza, nell'ambito del Dipartimento energia.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

PROPOSTA DI LEGGE: MELILLI ED ALTRI: MODIFICHE ALL'ARTICOLO 7 DELLA LEGGE 31 DICEMBRE 2009, N. 196, IN MATERIA DI TERMINI PER LA PRESENTAZIONE DELLA NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA E DEL DISEGNO DI LEGGE DEL BILANCIO DELLO STATO ALLE CAMERE (A.C. 3437-A)

A.C. 3437-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE
PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo.

A.C. 3437-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Modifiche all'articolo 7 della legge
31 dicembre 2009, n. 196)

  1. All'articolo 7 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono apportate le seguenti modificazioni:

   a) al comma 2:

    1) alla lettera b), le parole: «27 settembre» sono sostituite dalle seguenti: «25 settembre»;

    2) alla lettera d), le parole: «20 ottobre» sono sostituite dalle seguenti: «15 ottobre»;

   b) dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:

   «3-bis. In caso di mancata presentazione del disegno di legge del bilancio dello Stato entro il termine di cui al comma 2, lettera d), il Presidente del Consiglio dei ministri riferisce tempestivamente alle Camere sulle cause che hanno determinato il mancato rispetto del termine medesimo, fornendo al riguardo adeguate informazioni».

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 1.
(Modifiche all'articolo 7 della legge 31 dicembre 2009, n. 196)

  Al comma 1, lettera a), numero 2, sostituire le parole: 15 ottobre con le seguenti: 25 ottobre.
1.4. Trano, Raduzzi.

  Al comma 1, lettera a), numero 2, sostituire le parole: 15 ottobre con le seguenti: 24 ottobre.
1.3. Trano, Raduzzi.

  Al comma 1, lettera a), numero 2, sostituire le parole: 15 ottobre con le seguenti: 23 ottobre.
1.2. Trano, Raduzzi.

  Al comma 1, lettera a), numero 2, sostituire le parole: 15 ottobre con le seguenti: 22 ottobre.
1.1. Trano, Raduzzi.

A.C. 3437-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 2.
(Entrata in vigore)

  1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 3437-A – Ordine del giorno

ORDINE DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni si è verificato, in via di fatto, un costante e crescente ritardo da parte del Governo nella presentazione alle Camere del disegno di legge di bilancio rispetto al termine previsto dall'articolo 7, comma 2, lettera d), della legge 31 dicembre 2009, n. 196;

    tale ritardo è stato pari a nove giorni nel 2016 e nel 2017, a undici giorni nel 2018, a tredici giorni nel 2019, a ventinove giorni nel 2020 e a ventidue giorni nel 2021;

    ciò ha comportato una progressiva erosione del tempo ordinariamente dedicato all'esame parlamentare del disegno di legge di bilancio in seconda lettura, senza che fosse fornita alle Camere una tempestiva e adeguata informazione circa le motivazioni di tale tardiva presentazione;

    alla luce di quanto precede, la proposta di legge in esame, nell'anticipare i termini previsti dalla legge n. 196 del 2009 per la presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e del disegno di legge di bilancio, rispettivamente, al 25 settembre e al 15 ottobre di ogni anno, prevede che in caso di mancato rispetto del termine per la presentazione del disegno di legge di bilancio, il Presidente del Consiglio dei ministri riferisca tempestivamente alle Camere sulle cause che hanno determinato tale ritardo;

    ravvisata la necessità di dare attuazione alla citata previsione fin dalla prossima sessione di bilancio, anche qualora l'iter legislativo della presente proposta di legge non si concluda in tempo utile,

impegna il Governo

fin dalla prossima sessione di bilancio, in caso di mancata presentazione del disegno di legge di bilancio nel termine previsto dall'articolo 7, comma 2, lettera d), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, a riferire tempestivamente all'Assemblea di ciascun ramo del Parlamento, per il tramite del Presidente del Consiglio dei ministri, sulle cause che hanno determinato il mancato rispetto del predetto termine, fornendo al riguardo adeguate informazioni.
9/3437-A/1. Torto, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Schullian, Trancassini, Ungaro, Rizzone, Fassina.


MOZIONI CILLIS, VIVIANI, INCERTI, SPENA, GADDA, RIPANI, FORNARO E GAGNARLI N. 1-00609 E MELONI ED ALTRI N. 1-00629 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE AGROALIMENTARE IN RELAZIONE ALLA CRISI UCRAINA

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, l'evolversi di un'economia sempre più interconnessa ha stimolato la crescita esponenziale di un mercato globalizzato, contribuendo a rendere l'Italia un Paese trasformatore oltre che produttore, con la necessità di importare – soprattutto dall'Oriente – le materie prime da lavorare e che costituiscono una risorsa imprescindibile per le fabbriche e le aziende operanti nel Paese;

    a seguito dell'avvento della pandemia COVID-19 e dell'arresto subito dall'intero pianeta, l'approvvigionamento di materie prime è divenuto sempre più complesso, e soprattutto oneroso, e la conseguenza è quella evidente dell'aumento dei prezzi dei prodotti finiti;

    ciò interessa tutti i settori merceologici, ma in maniera ancora più diretta il comparto agroalimentare, poiché le conseguenze dei rincari colpiscono direttamente i cittadini, oltre alle imprese, trattandosi il più delle volte di prodotti di prima necessità;

    nelle ultime settimane, a questa già complessa situazione si è affiancato il dramma della guerra e dell'aggressione russa in Ucraina tra Ucraina, che, oltre all'indicibile tragedia umanitaria, sta avendo strascichi commerciali ed economici, sia diretti che indiretti, per la difficoltà di reperimento di alcune materie prime agricole provenienti da quei territori (per l'Italia, soprattutto, mais, olio di semi e grano tenero) o per l'aggravarsi delle difficoltà di importazione da altri Paesi (si veda la situazione del grano duro importato dal Canada, il cui blocco commerciale ha già portato ad un rialzo massimo del prezzo del grano nel dicembre del 2021);

    in relazione all'approvvigionamento di grano duro, secondo Ismea l'instabilità del mercato deriva soprattutto dal vuoto d'offerta determinato dal calo della produzione mondiale, nel 2021, del 9,1 per cento rispetto al 2020 e dall'assottigliamento delle scorte globali (-24,5 per cento). All'origine della riduzione produttiva è stato il crollo del 59,6 per cento dei raccolti in Canada, principale esportatore mondiale, a causa dell'eccezionale siccità che ha colpito una vasta area del Paese;

    relativamente al mais, ad esempio, i listini hanno registrato una decisa tendenza al rialzo a partire da ottobre 2020, raggiungendo il picco nelle prime tre settimane di febbraio 2022, con valori mai rilevati nelle fasi più acute delle crisi dei prezzi tra il 2007 e il 2008; si tratta di una situazione che suscita qualche preoccupazione, vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30 per cento negli ultimi 10 anni) e l'ormai strutturale dipendenza delle imprese zootecniche dal prodotto di provenienza estera (tasso di autoapprovvigionamento italiano pari al 53 per cento contro il 79 per cento nel 2011);

    i prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato aumenti insostenibili per le filiere produttive, pari al 32,9 per cento per il grano tenero, del 41 per cento per il mais, del 39,8 per cento per sorgo e orzo e dell'11,3 per cento per la soia; in particolare, la carenza di mais rischia di mandare in rovina gli allevatori italiani; per questo appare indispensabile dare aiuti alle aziende per sostenere gli aumenti dei prezzi dei mangimi;

    i rincari stanno colpendo la redditività delle imprese dell'intera filiera agroalimentare, portandola a livelli al di sotto della sostenibilità economica, considerato che il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Si stima un aumento medio di un terzo dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale, per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al 2021;

    il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese; si stima che ogni azienda agricola perderà in media 15.700 euro e dovrà fare i conti con aumenti dei costi pari al 54 per cento;

    tra gli effetti indiretti del conflitto russo-ucraino si segnala che dal 5 marzo 2022 l'Ungheria aveva deciso di bloccare le esportazioni dei cereali, proprio per il timore del Governo locale che il conflitto tra Russia e Ucraina potesse causare carenze significative nell'approvvigionamento nazionale e una conseguente impennata dei prezzi a livello mondiale; ciò sarebbe gravissimo per il nostro Paese, in quanto è un grande importatore di grano tenero, mais e semi di girasole proprio dall'Ungheria;

    nel dettaglio tra i nostri fornitori, l'Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3 per cento delle importazioni di frumento tenero e il 13 per cento di mais, mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23 per cento e del 32 per cento;

    anche la filiera lattiero-casearia, una tra le filiere fondamentali dei nostri sistemi produttivi primari, è in forte preoccupazione per la tenuta delle sue aziende, perché sconta una situazione macroeconomica relativa ad un aumento dei costi di produzione fuori controllo, causato dal continuo e inarrestabile aumento dei costi delle materie prime per l'alimentazione degli animali, dell'energia elettrica, del gasolio agricolo, nonché dei prezzi degli imballaggi, come le confezioni di latte;

    ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; a tal proposito, l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;

    per il futuro appare necessario attuare politiche tendenti alla diversificazione dei mercati di approvvigionamento, cercando ulteriori sinergie con i sistemi produttivi agricoli dei Paesi dell'Unione europea per raggiungere l'autosufficienza alimentare, nonché promuovere l'incremento delle capacità di stoccaggio sia a livello nazionale che europeo;

    per affrontare la situazione di crisi, con la decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione europea del 23 marzo 2022, l'Unione europea ha temporaneamente superato gli obblighi di «inverdimento» posti in capo alle aziende agricole. In Italia, con il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dell'8 aprile 2022, n. 163483, sono state recepite le deroghe in materia di gestione dei terreni a riposo che interessano sia quelli dichiarati per soddisfare il requisito della diversificazione colturale, sia quelli utilizzati come aree di interesse ecologico, consentendo la messa a coltura anche dei terreni attualmente non coltivati;

    appare, inoltre, necessario adeguare i piani strategici nazionali alle nuove condizioni di mercato venutesi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti della politica agricola comune alla fine del 2023;

    nel settore del florovivaismo i costi sono aumentati anche del 30 per cento, con i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita; si tratta di un settore cardine per l'economia agricola nazionale, che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati;

    l'emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche sui carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende dal 50 per cento in più, per il gasolio e l'elettricità, al 400 per cento in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati;

    il settore ittico, già provato duramente dagli effetti della pandemia, si trova oggi a dover fare i conti con questo nuovo ostacolo, l'aumento del gasolio agricolo; la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento, ora supera il 70 per cento; in media, un pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 euro a oltre 1.300 euro, a fronte di entrate economiche sempre più esigue; con i costi superiori ai ricavi si va incontro a un danno irrecuperabile per il settore ittico, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    anche la filiera della trasformazione agroalimentare risulta fortemente colpita, con particolare riferimento alle imprese legate a processi produttivi che necessitano di elevati impegni di energia, come la pastorizzazione, la quarta gamma o l'industria conserviera. In tal senso risulta fondamentale, all'interno delle misure governative di sostegno, superare la catalogazione per codici Ateco e parametrare gli aiuti alla percentuale dei costi energetici rispetto ai costi totali di produzione;

    a ciò si somma una crisi energetica generale importante, aggravata dalla pandemia prima e successivamente dalle conseguenze del conflitto in Ucraina, che sta evidenziando quanto sia necessario investire sulla produzione energetica nazionale e sulla diversificazione degli approvvigionamenti; per tale scopo è necessario rimuovere gli ostacoli burocratici e amministrativi alla realizzazione di impianti, con particolare riferimento alle fonti di energia rinnovabile, e favorire una filiera integrata di produzione per ciò che attiene alla componentistica di tali impianti, rispetto alla quale l'Italia è completamente dipendente dall'estero (Russia, Cina e altri Paesi);

    gli effetti della crisi energetica si stanno riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando sviluppo e competitività, in uno scenario in cui i costi elevati di produzione sostenuti dalle imprese sono tali da minare la sussistenza e limitare gli investimenti;

    tale «pandemia energetica» si sta riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando la spinta verso il futuro, bloccando lo sviluppo e spesso paralizzando la produzione, in un'ottica in cui le spese sostenute da imprese e aziende sono necessarie quasi esclusivamente per poter fronteggiare la normale produzione e non certo per implementarla;

    le imprese italiane si trovano, quindi, ad affrontare esborsi cospicui per l'acquisto delle materie prime necessarie, aggravati dall'aumento del loro prezzo, del costo di produzione e dell'onerosità del loro trasporto (si veda anche il «caro carburante», anche esso inasprito dal recente cambiamento della situazione geopolitica europea) e inoltre dai costi connessi alla transizione green, energetica e digitale attualmente in atto nel sistema produttivo italiano;

    un tale contesto sta portando ad un rialzo notevole dei prezzi dei prodotti finiti, con particolare riferimento ai beni di prima necessità, e ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, in questa fase di ripresa economica post pandemica, il nostro Paese non può permettersi;

    in una fase particolare come quella attuale si possono, altresì, verificare speculazioni all'interno della filiera, con prezzi del prodotto finito che possono superare anche 13 volte il prezzo della materia prima, e tutto ciò è sufficiente a delineare un quadro generale molto complesso che rende ancora più evidente – più di quanto già valutato nel pieno della pandemia da COVID-19 – quanto sia importante per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva da un punto di vista agricolo, agroalimentare ed energetico;

    relativamente alla questione dei terreni incolti, che potrebbero essere utilizzati per aumentare l'autosufficienza del nostro Paese, esiste il problema della ricomposizione fondiaria che riveste una particolare rilevanza, specialmente nelle zone montane, a causa dei gravi limiti strutturali presenti nel comparto agricolo dovuti ai fenomeni di polverizzazione accompagnati da quelli di frammentazione e dispersione fondiaria delle aziende agricole, organizzate in genere su più corpi fondiari, spesso distanti fra di loro, riferibili ad un unico proprietario e intervallati da terreni appartenenti ad altri soggetti;

    la frammentazione fondiaria, inoltre, porta ad avere delle zone rurali abbandonate, perché la coltivazione o il mantenimento dei fondi risulta difficile e non redditizio; questo anche a causa delle ridotte dimensioni dei lotti, che si configurano spesso come delle strisce di terreno lunghe e strette, e delle caratteristiche orografiche che mal si prestano alle lavorazioni agrarie; la frammentazione della proprietà fondiaria è un fattore negativo che incide fortemente sui costi di produzione delle colture, sulla competitività del sistema e sull'innalzamento dei livelli qualitativi ed è, altresì, una grande limitazione alla manutenzione dei terreni montani;

    in questo momento essere quanto più possibile autonomi nella produzione agricola e agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più complessi della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

    per avviare questo percorso di resilienza è necessario intervenire su molti aspetti dell'attuale politica agricola nazionale e delle restrizioni, spesso burocratiche, al fine di garantire nuovi orizzonti agli agricoltori, ai pescatori e all'intera filiera agroalimentare;

    appare necessario, ad esempio, ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle tea – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell'evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e ai parassiti e ne aumentano la produttività, velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale. L'Unione europea le ha inserite tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi del Green deal entro il 2030, ma necessitano di un chiaro e certo quadro normativo di riferimento. Il loro sviluppo, tuttavia, è ostacolato dalla legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati (direttiva 2001/18/CE). Nell'aprile 2021 la direzione generale agricoltura della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle new genomic techniques (che comprendono le tecnologie di evoluzione assistita), nel quale si evidenzia che l'attuale legislazione deve essere adattata alle conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, prendendo una posizione netta sulla distinzione tra organismi geneticamente modificati e nuove biotecnologie;

    il problema del consumo del suolo agricolo, inoltre, pone la necessità di regolamentare più chiaramente la realizzazione degli impianti fotovoltaici a terra, tenendo conto – come previsto dall'articolo 20, comma 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021 – delle «esigenze di tutela delle aree agricole (...) verificando l'idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili» e allo scopo di attuare opportunamente quella transizione energetica che consentirà di affrancarci dall'eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche fossili;

    i rincari, la burocrazia amministrativa, l'incertezza legislativa sull'utilizzo di reflui e sottoprodotti di produzione e i complessi iter autorizzativi non hanno risparmiato neanche quanti da anni avevano già iniziato ad investire nelle fonti energetiche verdi, come le biomasse, il biogas e il biometano anche in ottica di economia circolare; nonostante molte aziende agricole stiano avviando un percorso «green» di sviluppo sostenibile e transizione, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, tale quota non riesce ancora a soddisfare il fabbisogno energetico e il ricorso al mercato è ancora indispensabile per garantire la continuità dell'attività agricola. L'agrisolare, sul quale c'è una destinazione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza di 1,5 miliardi di euro, sarà un grande supporto alle aziende agricole per abbassare i costi dell'energia e integrare il reddito. Per le aziende agricole va anche valorizzato l'utilizzo di centrali a biomasse, soprattutto per le aziende che hanno molti residui verdi di lavorazione, basti pensare al florovivaismo e all'allevamento;

    alla luce di tutto quanto sopra esposto, è necessario garantire una sempre maggiore autonomia al sistema produttivo agricolo e alimentare italiano, sia in funzione dell'attuale emergenza sia in modo strutturale,

impegna il Governo:

1) a proseguire nelle iniziative di competenza per incentivare il percorso di rivalutazione dell'impostazione della politica agricola comune, tenendo conto dell'esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:

   a) valutare la necessità di adoperarsi presso le competenti istituzioni europee per posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella politica agricola comune 2023-2027 e aggiornare alcuni contenuti, con particolare riferimento alla limitazione della produzione e agli adempimenti previsti quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro, nonché consentire l'utilizzo a fini produttivi, compatibilmente con gli indirizzi di sostenibilità ambientale, economica e sociale, delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;

   b) promuovere interventi a livello europeo al fine di adottare le misure necessarie a limitare la volatilità dei prezzi, fenomeno particolarmente presente nei mercati agricoli, mediante l'adozione di forme di stoccaggio comune di energie e delle materie prime agricole, per disporre di adeguate riserve necessarie per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti e stabilizzare i prezzi;

   c) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente, come, ad esempio, proteine vegetali, cereali e altro;

   d) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;

   e) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;

   f) prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di Agea, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche, rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, sui quali il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni, nonché a promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture per lo stoccaggio ed effettuare con Ismea una valutazione immediata delle materie prime;

4) a promuovere, anche nelle competenti sedi comunitarie, iniziative di competenza volte all'adozione di un piano strategico europeo per l'autosufficienza alimentare;

5) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentare, quali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;

6) al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, agroalimentari, dell'acquacoltura e della pesca, ad adottare iniziative volte a prorogare le agevolazioni contributive, anche intervenendo nelle competenti sedi unionali, affinché sia prolungata la validità delle misure «Tf COVID» ovvero siano introdotte misure di portata analoga anche in termini di massimali per le imprese;

7) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine e, al tempo stesso, ad adottare iniziative per garantire contributi per l'acquisto di fertilizzanti e di mangimi mediante un credito d'imposta, oltre a promuovere lo sviluppo dell'uso di fertilizzanti organici prodotti localmente, al fine di limitare la dipendenza dall'azoto;

8) ad adottare idonee iniziative per ripristinare il credito d'imposta per beni strumentali «Transizione 4.0» destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 nel settore primario;

9) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo del combustibile agevolato, anche prevedendo la proroga, oltre il primo trimestre 2022, del contributo previsto sotto forma di credito di imposta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati, estendendo l'ambito di applicazione a tutti gli usi necessari per lo svolgimento dell'attività imprenditoriale;

10) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime; ad adottare iniziative per incentivare interventi per favorire l'ammodernamento, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, la sostituzione e il rinnovo delle imbarcazioni adibite alla pesca e all'acquacoltura, agevolando il passaggio a motori tecnologicamente più avanzati che garantiscano un minor impatto ambientale e minori emissioni in atmosfera; ad adottare iniziative per accelerare, altresì, l'avvio dello strumento Cisoa per i lavoratori della pesca o comunque a prevedere forme di cassa integrazione in deroga a tutela degli operatori del comparto della pesca, anche alla luce del fatto che molti armatori stanno impropriamente, ma inevitabilmente, ricorrendo allo strumento del fermo pesca al fine di salvaguardare i propri dipendenti;

11) ad adottare iniziative per assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di piccole strutture di accumulo necessarie al sostegno della capacità produttiva delle aziende agricole che operano in condizioni climatiche difficili;

12) ad adottare iniziative per sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose, favorendo progetti che prevedano forme di maggiore integrazione tra agricoltura e industria di trasformazione;

13) ad adottare nel medio e lungo periodo iniziative volte a tutelare la redditività delle aziende agricole, in particolare per il comparto lattiero-caseario, partendo dall'attuazione completa degli accordi conclusi al Tavolo nazionale sulla filiera;

14) ad adottare iniziative per sviluppare, promuovere e incentivare tecnologie di coltivazione fuori suolo, nonché nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca in pieno campo a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare e, dunque, a promuovere iniziative normative che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita, anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie;

15) ad assumere iniziative per attuare un incisivo intervento che favorisca la ricomposizione dei fondi agricoli e il riordino delle proprietà polverizzate, al fine di superare l'annosa questione della frammentazione e della polverizzazione fondiaria, prevedendo una revisione dell'attuale normativa che contempli, tra le altre cose, una procedura semplificata in caso di eventuali comproprietari non più rintracciabili, residenti in altri Stati o impossibilitati a partecipare all'atto di compravendita di fondi agricoli ubicati in territori agroforestali montani, in modo da sostenere gli interventi volti a integrare, ove possibile, le superfici e a contribuire alla rettificazione dei confini dei fondi agricoli;

16) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari, ai fini dell'immediata salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto in ordine ai consumi alimentari delle fasce di popolazione più deboli sul piano sociale ed economico, e ad adottare iniziative per prevedere aiuti alle famiglie con redditi bassi attraverso la creazione di un fondo alimentare per le famiglie che favorisca l'acquisto di beni alimentari essenziali;

17) ad adottare iniziative per incrementare la dotazione del fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti, consentendo in tal modo il sostegno a comparti agricoli e agroalimentari in difficoltà e agli operatori del terzo settore impegnati nel contrasto alla povertà e agli sprechi alimentari;

18) ad adottare iniziative per prevedere, nelle misure di sostegno governative, il superamento dell'utilizzo dei codici Ateco in favore della parametrazione degli aiuti sulla percentuale dei costi energetici e dei costi di produzione sostenuti;

19) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate a garantire una maggiore formazione destinata ai giovani agricoltori e l'aggiornamento costante dei lavoratori attivi, relativamente all'utilizzo dei mezzi strumentali necessari all'agricoltura 4.0, per garantire l'impiego ottimale dei moderni mezzi agromeccanici, tecnologicamente avanzati, necessari per lo sviluppo dell'agricoltura e per il contenimento del consumo di suolo, nel rispetto degli ecosistemi, incrementando la produttività agricola;

20) ad adottare iniziative volte a garantire il rispetto dei contenuti dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dei contenuti dell'allegato 3 annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 settembre 2010, in materia di individuazione delle «aree idonee» all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, al fine di preservare i terreni agricoli migliori, anche con riferimento ai requisiti di fertilità, irrigabilità, attualità di coltura, destinando alla produzione energetica i terreni agricoli marginali o inutilizzati in quanto non idonei all'attività agricola o quelli dove prioritariamente siano stati installati impianti solari fotovoltaici su tetti o su superfici sopraelevate, qualora esistenti;

21) ad adottare iniziative per favorire l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica rinnovabile, utilizzando a tale fine gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna;

22) a promuovere iniziative volte a programmare, attraverso un accordo fra tutti i Ministeri competenti, nonché con i soggetti che operano nel settore della cooperazione internazionale, un'organica iniziativa di sostegno alla ripresa e allo sviluppo del settore agricolo in Ucraina, nel quadro di azioni promosse dall'Unione europea in conseguenza delle distruzioni subite dall'aggressione bellica della Russia, avviando misure di sostegno atte a consentire la ripresa e la continuità della piena capacità di produzione agricola dell'Ucraina.
(1-00609) (Ulteriore nuova formulazione) «Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro, Gagnarli».


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, l'evolversi di un'economia sempre più interconnessa ha stimolato la crescita esponenziale di un mercato globalizzato, contribuendo a rendere l'Italia un Paese trasformatore oltre che produttore, con la necessità di importare – soprattutto dall'Oriente – le materie prime da lavorare e che costituiscono una risorsa imprescindibile per le fabbriche e le aziende operanti nel Paese;

    a seguito dell'avvento della pandemia COVID-19 e dell'arresto subito dall'intero pianeta, l'approvvigionamento di materie prime è divenuto sempre più complesso, e soprattutto oneroso, e la conseguenza è quella evidente dell'aumento dei prezzi dei prodotti finiti;

    ciò interessa tutti i settori merceologici, ma in maniera ancora più diretta il comparto agroalimentare, poiché le conseguenze dei rincari colpiscono direttamente i cittadini, oltre alle imprese, trattandosi il più delle volte di prodotti di prima necessità;

    nelle ultime settimane, a questa già complessa situazione si è affiancato il dramma della guerra e dell'aggressione russa in Ucraina tra Ucraina, che, oltre all'indicibile tragedia umanitaria, sta avendo strascichi commerciali ed economici, sia diretti che indiretti, per la difficoltà di reperimento di alcune materie prime agricole provenienti da quei territori (per l'Italia, soprattutto, mais, olio di semi e grano tenero) o per l'aggravarsi delle difficoltà di importazione da altri Paesi (si veda la situazione del grano duro importato dal Canada, il cui blocco commerciale ha già portato ad un rialzo massimo del prezzo del grano nel dicembre del 2021);

    in relazione all'approvvigionamento di grano duro, secondo Ismea l'instabilità del mercato deriva soprattutto dal vuoto d'offerta determinato dal calo della produzione mondiale, nel 2021, del 9,1 per cento rispetto al 2020 e dall'assottigliamento delle scorte globali (-24,5 per cento). All'origine della riduzione produttiva è stato il crollo del 59,6 per cento dei raccolti in Canada, principale esportatore mondiale, a causa dell'eccezionale siccità che ha colpito una vasta area del Paese;

    relativamente al mais, ad esempio, i listini hanno registrato una decisa tendenza al rialzo a partire da ottobre 2020, raggiungendo il picco nelle prime tre settimane di febbraio 2022, con valori mai rilevati nelle fasi più acute delle crisi dei prezzi tra il 2007 e il 2008; si tratta di una situazione che suscita qualche preoccupazione, vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30 per cento negli ultimi 10 anni) e l'ormai strutturale dipendenza delle imprese zootecniche dal prodotto di provenienza estera (tasso di autoapprovvigionamento italiano pari al 53 per cento contro il 79 per cento nel 2011);

    i prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato aumenti insostenibili per le filiere produttive, pari al 32,9 per cento per il grano tenero, del 41 per cento per il mais, del 39,8 per cento per sorgo e orzo e dell'11,3 per cento per la soia; in particolare, la carenza di mais rischia di mandare in rovina gli allevatori italiani; per questo appare indispensabile dare aiuti alle aziende per sostenere gli aumenti dei prezzi dei mangimi;

    i rincari stanno colpendo la redditività delle imprese dell'intera filiera agroalimentare, portandola a livelli al di sotto della sostenibilità economica, considerato che il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Si stima un aumento medio di un terzo dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale, per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al 2021;

    il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese; si stima che ogni azienda agricola perderà in media 15.700 euro e dovrà fare i conti con aumenti dei costi pari al 54 per cento;

    tra gli effetti indiretti del conflitto russo-ucraino si segnala che dal 5 marzo 2022 l'Ungheria aveva deciso di bloccare le esportazioni dei cereali, proprio per il timore del Governo locale che il conflitto tra Russia e Ucraina potesse causare carenze significative nell'approvvigionamento nazionale e una conseguente impennata dei prezzi a livello mondiale; ciò sarebbe gravissimo per il nostro Paese, in quanto è un grande importatore di grano tenero, mais e semi di girasole proprio dall'Ungheria;

    nel dettaglio tra i nostri fornitori, l'Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3 per cento delle importazioni di frumento tenero e il 13 per cento di mais, mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23 per cento e del 32 per cento;

    anche la filiera lattiero-casearia, una tra le filiere fondamentali dei nostri sistemi produttivi primari, è in forte preoccupazione per la tenuta delle sue aziende, perché sconta una situazione macroeconomica relativa ad un aumento dei costi di produzione fuori controllo, causato dal continuo e inarrestabile aumento dei costi delle materie prime per l'alimentazione degli animali, dell'energia elettrica, del gasolio agricolo, nonché dei prezzi degli imballaggi, come le confezioni di latte;

    ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; a tal proposito, l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;

    per il futuro appare necessario attuare politiche tendenti alla diversificazione dei mercati di approvvigionamento, cercando ulteriori sinergie con i sistemi produttivi agricoli dei Paesi dell'Unione europea per raggiungere l'autosufficienza alimentare, nonché promuovere l'incremento delle capacità di stoccaggio sia a livello nazionale che europeo;

    per affrontare la situazione di crisi, con la decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione europea del 23 marzo 2022, l'Unione europea ha temporaneamente superato gli obblighi di «inverdimento» posti in capo alle aziende agricole. In Italia, con il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dell'8 aprile 2022, n. 163483, sono state recepite le deroghe in materia di gestione dei terreni a riposo che interessano sia quelli dichiarati per soddisfare il requisito della diversificazione colturale, sia quelli utilizzati come aree di interesse ecologico, consentendo la messa a coltura anche dei terreni attualmente non coltivati;

    appare, inoltre, necessario adeguare i piani strategici nazionali alle nuove condizioni di mercato venutesi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti della politica agricola comune alla fine del 2023;

    nel settore del florovivaismo i costi sono aumentati anche del 30 per cento, con i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita; si tratta di un settore cardine per l'economia agricola nazionale, che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati;

    l'emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche sui carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende dal 50 per cento in più, per il gasolio e l'elettricità, al 400 per cento in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati;

    il settore ittico, già provato duramente dagli effetti della pandemia, si trova oggi a dover fare i conti con questo nuovo ostacolo, l'aumento del gasolio agricolo; la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento, ora supera il 70 per cento; in media, un pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 euro a oltre 1.300 euro, a fronte di entrate economiche sempre più esigue; con i costi superiori ai ricavi si va incontro a un danno irrecuperabile per il settore ittico, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    anche la filiera della trasformazione agroalimentare risulta fortemente colpita, con particolare riferimento alle imprese legate a processi produttivi che necessitano di elevati impegni di energia, come la pastorizzazione, la quarta gamma o l'industria conserviera. In tal senso risulta fondamentale, all'interno delle misure governative di sostegno, superare la catalogazione per codici Ateco e parametrare gli aiuti alla percentuale dei costi energetici rispetto ai costi totali di produzione;

    a ciò si somma una crisi energetica generale importante, aggravata dalla pandemia prima e successivamente dalle conseguenze del conflitto in Ucraina, che sta evidenziando quanto sia necessario investire sulla produzione energetica nazionale e sulla diversificazione degli approvvigionamenti; per tale scopo è necessario rimuovere gli ostacoli burocratici e amministrativi alla realizzazione di impianti, con particolare riferimento alle fonti di energia rinnovabile, e favorire una filiera integrata di produzione per ciò che attiene alla componentistica di tali impianti, rispetto alla quale l'Italia è completamente dipendente dall'estero (Russia, Cina e altri Paesi);

    gli effetti della crisi energetica si stanno riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando sviluppo e competitività, in uno scenario in cui i costi elevati di produzione sostenuti dalle imprese sono tali da minare la sussistenza e limitare gli investimenti;

    tale «pandemia energetica» si sta riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando la spinta verso il futuro, bloccando lo sviluppo e spesso paralizzando la produzione, in un'ottica in cui le spese sostenute da imprese e aziende sono necessarie quasi esclusivamente per poter fronteggiare la normale produzione e non certo per implementarla;

    le imprese italiane si trovano, quindi, ad affrontare esborsi cospicui per l'acquisto delle materie prime necessarie, aggravati dall'aumento del loro prezzo, del costo di produzione e dell'onerosità del loro trasporto (si veda anche il «caro carburante», anche esso inasprito dal recente cambiamento della situazione geopolitica europea) e inoltre dai costi connessi alla transizione green, energetica e digitale attualmente in atto nel sistema produttivo italiano;

    un tale contesto sta portando ad un rialzo notevole dei prezzi dei prodotti finiti, con particolare riferimento ai beni di prima necessità, e ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, in questa fase di ripresa economica post pandemica, il nostro Paese non può permettersi;

    in una fase particolare come quella attuale si possono, altresì, verificare speculazioni all'interno della filiera, con prezzi del prodotto finito che possono superare anche 13 volte il prezzo della materia prima, e tutto ciò è sufficiente a delineare un quadro generale molto complesso che rende ancora più evidente – più di quanto già valutato nel pieno della pandemia da COVID-19 – quanto sia importante per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva da un punto di vista agricolo, agroalimentare ed energetico;

    relativamente alla questione dei terreni incolti, che potrebbero essere utilizzati per aumentare l'autosufficienza del nostro Paese, esiste il problema della ricomposizione fondiaria che riveste una particolare rilevanza, specialmente nelle zone montane, a causa dei gravi limiti strutturali presenti nel comparto agricolo dovuti ai fenomeni di polverizzazione accompagnati da quelli di frammentazione e dispersione fondiaria delle aziende agricole, organizzate in genere su più corpi fondiari, spesso distanti fra di loro, riferibili ad un unico proprietario e intervallati da terreni appartenenti ad altri soggetti;

    la frammentazione fondiaria, inoltre, porta ad avere delle zone rurali abbandonate, perché la coltivazione o il mantenimento dei fondi risulta difficile e non redditizio; questo anche a causa delle ridotte dimensioni dei lotti, che si configurano spesso come delle strisce di terreno lunghe e strette, e delle caratteristiche orografiche che mal si prestano alle lavorazioni agrarie; la frammentazione della proprietà fondiaria è un fattore negativo che incide fortemente sui costi di produzione delle colture, sulla competitività del sistema e sull'innalzamento dei livelli qualitativi ed è, altresì, una grande limitazione alla manutenzione dei terreni montani;

    in questo momento essere quanto più possibile autonomi nella produzione agricola e agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più complessi della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

    per avviare questo percorso di resilienza è necessario intervenire su molti aspetti dell'attuale politica agricola nazionale e delle restrizioni, spesso burocratiche, al fine di garantire nuovi orizzonti agli agricoltori, ai pescatori e all'intera filiera agroalimentare;

    appare necessario, ad esempio, ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle tea – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell'evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e ai parassiti e ne aumentano la produttività, velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale. L'Unione europea le ha inserite tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi del Green deal entro il 2030, ma necessitano di un chiaro e certo quadro normativo di riferimento. Il loro sviluppo, tuttavia, è ostacolato dalla legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati (direttiva 2001/18/CE). Nell'aprile 2021 la direzione generale agricoltura della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle new genomic techniques (che comprendono le tecnologie di evoluzione assistita), nel quale si evidenzia che l'attuale legislazione deve essere adattata alle conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, prendendo una posizione netta sulla distinzione tra organismi geneticamente modificati e nuove biotecnologie;

    il problema del consumo del suolo agricolo, inoltre, pone la necessità di regolamentare più chiaramente la realizzazione degli impianti fotovoltaici a terra, tenendo conto – come previsto dall'articolo 20, comma 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021 – delle «esigenze di tutela delle aree agricole (...) verificando l'idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili» e allo scopo di attuare opportunamente quella transizione energetica che consentirà di affrancarci dall'eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche fossili;

    i rincari, la burocrazia amministrativa, l'incertezza legislativa sull'utilizzo di reflui e sottoprodotti di produzione e i complessi iter autorizzativi non hanno risparmiato neanche quanti da anni avevano già iniziato ad investire nelle fonti energetiche verdi, come le biomasse, il biogas e il biometano anche in ottica di economia circolare; nonostante molte aziende agricole stiano avviando un percorso «green» di sviluppo sostenibile e transizione, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, tale quota non riesce ancora a soddisfare il fabbisogno energetico e il ricorso al mercato è ancora indispensabile per garantire la continuità dell'attività agricola. L'agrisolare, sul quale c'è una destinazione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza di 1,5 miliardi di euro, sarà un grande supporto alle aziende agricole per abbassare i costi dell'energia e integrare il reddito. Per le aziende agricole va anche valorizzato l'utilizzo di centrali a biomasse, soprattutto per le aziende che hanno molti residui verdi di lavorazione, basti pensare al florovivaismo e all'allevamento;

    alla luce di tutto quanto sopra esposto, è necessario garantire una sempre maggiore autonomia al sistema produttivo agricolo e alimentare italiano, sia in funzione dell'attuale emergenza sia in modo strutturale,

impegna il Governo:

1) a proseguire nelle iniziative di competenza per incentivare il percorso di rivalutazione dell'impostazione della politica agricola comune, tenendo conto dell'esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:

   a) valutare la necessità di adoperarsi presso le competenti istituzioni europee per posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella politica agricola comune 2023-2027 e aggiornare alcuni contenuti, con particolare riferimento alla limitazione della produzione e agli adempimenti previsti quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro, nonché consentire l'utilizzo a fini produttivi, compatibilmente con gli indirizzi di sostenibilità ambientale, economica e sociale, delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;

   b) promuovere interventi a livello europeo al fine di adottare le misure necessarie a limitare la volatilità dei prezzi, fenomeno particolarmente presente nei mercati agricoli, mediante l'adozione di forme di stoccaggio comune di energie e delle materie prime agricole, per disporre di adeguate riserve necessarie per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti e stabilizzare i prezzi;

   c) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente, come, ad esempio, proteine vegetali, cereali e altro;

   d) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;

   e) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;

   f) prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di Agea, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche, rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, sui quali il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni, nonché a promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture per lo stoccaggio ed effettuare con Ismea una valutazione immediata delle materie prime;

4) nei limiti consentiti dalle norme dell'Unione europea, a promuovere, anche nelle competenti sedi comunitarie, iniziative di competenza volte all'adozione di un piano strategico europeo per l'autosufficienza alimentare;

5) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentare, quali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;

6) al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, agroalimentari, dell'acquacoltura e della pesca, ad adottare iniziative volte a prorogare le agevolazioni contributive, anche intervenendo nelle competenti sedi unionali, affinché sia prolungata la validità delle misure «Tf COVID» ovvero siano introdotte misure di portata analoga anche in termini di massimali per le imprese;

7) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine e, al tempo stesso, ad adottare iniziative per garantire contributi per l'acquisto di fertilizzanti e di mangimi mediante un credito d'imposta, oltre a promuovere lo sviluppo dell'uso di fertilizzanti organici prodotti localmente, al fine di limitare la dipendenza dall'azoto;

8) ad adottare idonee iniziative per ripristinare il credito d'imposta per beni strumentali «Transizione 4.0» destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 nel settore primario;

9) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo del combustibile agevolato, anche prevedendo la proroga, oltre il primo trimestre 2022, del contributo previsto sotto forma di credito di imposta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati, estendendo l'ambito di applicazione a tutti gli usi necessari per lo svolgimento dell'attività imprenditoriale;

10) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime; ad adottare iniziative per incentivare interventi per favorire l'ammodernamento, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, la sostituzione e il rinnovo delle imbarcazioni adibite alla pesca e all'acquacoltura, agevolando il passaggio a motori tecnologicamente più avanzati che garantiscano un minor impatto ambientale e minori emissioni in atmosfera; ad adottare iniziative per accelerare, altresì, l'avvio dello strumento Cisoa per i lavoratori della pesca o comunque a prevedere forme di cassa integrazione in deroga a tutela degli operatori del comparto della pesca, anche alla luce del fatto che molti armatori stanno impropriamente, ma inevitabilmente, ricorrendo allo strumento del fermo pesca al fine di salvaguardare i propri dipendenti;

11) ad adottare iniziative per assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di piccole strutture di accumulo necessarie al sostegno della capacità produttiva delle aziende agricole che operano in condizioni climatiche difficili;

12) ad adottare iniziative per sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose, favorendo progetti che prevedano forme di maggiore integrazione tra agricoltura e industria di trasformazione;

13) ad adottare nel medio e lungo periodo iniziative volte a tutelare la redditività delle aziende agricole, in particolare per il comparto lattiero-caseario, partendo dall'attuazione completa degli accordi conclusi al Tavolo nazionale sulla filiera;

14) ad adottare iniziative per sviluppare, promuovere e incentivare tecnologie di coltivazione fuori suolo, nonché nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca in pieno campo a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare e, dunque, a promuovere iniziative normative che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita, anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie;

15) ad assumere iniziative per attuare un incisivo intervento che favorisca la ricomposizione dei fondi agricoli e il riordino delle proprietà polverizzate, al fine di superare l'annosa questione della frammentazione e della polverizzazione fondiaria, prevedendo una revisione dell'attuale normativa che contempli, tra le altre cose, una procedura semplificata in caso di eventuali comproprietari non più rintracciabili, residenti in altri Stati o impossibilitati a partecipare all'atto di compravendita di fondi agricoli ubicati in territori agroforestali montani, in modo da sostenere gli interventi volti a integrare, ove possibile, le superfici e a contribuire alla rettificazione dei confini dei fondi agricoli;

16) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari, ai fini dell'immediata salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto in ordine ai consumi alimentari delle fasce di popolazione più deboli sul piano sociale ed economico, e ad adottare iniziative per prevedere aiuti alle famiglie con redditi bassi attraverso la creazione di un fondo alimentare per le famiglie che favorisca l'acquisto di beni alimentari essenziali;

17) ad adottare iniziative per incrementare la dotazione del fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti, consentendo in tal modo il sostegno a comparti agricoli e agroalimentari in difficoltà e agli operatori del terzo settore impegnati nel contrasto alla povertà e agli sprechi alimentari;

18) ove tecnicamente possibile, ad adottare iniziative per prevedere, nelle misure di sostegno governative, il superamento dell'utilizzo dei codici Ateco in favore della parametrazione degli aiuti sulla percentuale dei costi energetici e dei costi di produzione sostenuti;

19) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate a garantire una maggiore formazione destinata ai giovani agricoltori e l'aggiornamento costante dei lavoratori attivi, relativamente all'utilizzo dei mezzi strumentali necessari all'agricoltura 4.0, per garantire l'impiego ottimale dei moderni mezzi agromeccanici, tecnologicamente avanzati, necessari per lo sviluppo dell'agricoltura e per il contenimento del consumo di suolo, nel rispetto degli ecosistemi, incrementando la produttività agricola;

20) ad adottare iniziative volte a garantire il rispetto dei contenuti dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dei contenuti dell'allegato 3 annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 settembre 2010, in materia di individuazione delle «aree idonee» all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, al fine di preservare i terreni agricoli migliori, anche con riferimento ai requisiti di fertilità, irrigabilità, attualità di coltura, destinando alla produzione energetica i terreni agricoli marginali o inutilizzati in quanto non idonei all'attività agricola o quelli dove prioritariamente siano stati installati impianti solari fotovoltaici su tetti o su superfici sopraelevate, qualora esistenti;

21) ad adottare iniziative per favorire l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica rinnovabile, utilizzando a tale fine gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna;

22) a promuovere iniziative volte a programmare, attraverso un accordo fra tutti i Ministeri competenti, nonché con i soggetti che operano nel settore della cooperazione internazionale, un'organica iniziativa di sostegno alla ripresa e allo sviluppo del settore agricolo in Ucraina, nel quadro di azioni promosse dall'Unione europea in conseguenza delle distruzioni subite dall'aggressione bellica della Russia, avviando misure di sostegno atte a consentire la ripresa e la continuità della piena capacità di produzione agricola dell'Ucraina.
(1-00609) (Ulteriore nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro, Gagnarli».


   La Camera,

   premesso che:

    la globalizzazione economica, in particolar modo dal termine della guerra fredda in poi, ha portato ad una forte crescita dei livelli di interdipendenza dell'Italia dai mercati internazionali, in particolar modo per l'approvvigionamento di materie prime ad ogni livello, anche agricolo, considerando che l'Italia è essenzialmente un Paese trasformatore di materie prime;

    una elevata dipendenza da fornitori stranieri per l'approvvigionamento di prodotti strategici come le materie prime solleva dunque numerosi profili di rischio per la sicurezza nazionale nel momento in cui tali fornitori corrispondono a Paesi stranieri al di fuori dell'Unione europea e dunque dell'ambito applicativo delle garanzie di diritto dell'Unione;

    la pandemia da COVID-19 con le misure di restrizione e contenimento, in particolar modo in riferimento alla prima metà dell'anno 2020, nonché il conseguente arresto delle attività economiche e la successiva immediata ripresa hanno dato luogo ad una cosiddetta crisi di saturazione, con elevati livelli di inflazione, costanti rincari di materie prime ed energia, ed una perturbazione delle catene di rifornimento globali, con conseguente rincaro dei costi della logistica;

    come indicato già nella prima metà dell'anno 2021 dal FAO Food Price Index (FFPI), sono stati registrati incrementi dei prezzi delle principali materie prime in agricoltura per oltre dodici mesi consecutivi, anche in virtù dell'impatto che il mercato interno cinese, particolarmente attivo nell'acquisto di materie prime agricole, ha avuto sui mercati internazionali;

    il rincaro delle materie prime agricole e dei costi della logistica, congiuntamente alla recente spirale inflattiva ed all'erosione del potere di acquisto di cittadini ed imprese, ha riversato le sue conseguenze direttamente sui consumatori finali e sulle aziende della filiera, anche per quanto attiene all'acquisto di prodotti di prima necessità;

    lo scenario economico, già abbastanza preoccupante al termine del quarto trimestre del 2021, è stato successivamente aggravato dall'invasione dell'Ucraina ad opera della Federazione russa, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero nonché al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole da Russia e Ucraina verso i mercati occidentali, con conseguenti difficoltà nel reperimento di numerose materie prime che vanno dal mais al grano duro ai materiali chimici per la produzione di fertilizzanti, senza contare le ripercussioni sui costi dell'energia;

    sul punto, infatti, come riportato dal Centro di ricerca politiche e bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), la Russia produce il 23 per cento del gas naturale mondiale e circa il 40 per cento del gas naturale dell'Unione europea proviene dalla Russia, che è anche un importante esportatore di petrolio, il cui prezzo (brent) è salito di oltre il 60 per cento dall'inizio del 2022, portando, tra rincaro di gas e petrolio, ad aggravare l'inflazione dei prodotti alimentari;

    Russia e Ucraina rappresentano oltre il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e oltre il 50 per cento dell'olio di girasole, prodotti essenziali sia per la trasformazione alimentare che per la mangimistica che per la produzione di beni di prima necessità come pane o pasta;

    in tal senso, l'Italia importa, tra le altre, il 64 per cento del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44 per cento di grano duro per la pasta ed il 47 per cento di mais, al punto che i rincari di tali materie incide di per sé sul 10 per cento del prezzo del prodotto finale sul consumatore, con ulteriori rincari dovuti al costo dell'energia (essenziale per alimentare i processi di trasformazione della materia prima agricola) ed al maggiore costo di trasporti, imballaggi e carburate;

    secondo le elaborazioni del Crea, la variazione percentuale dei costi legati a componenti come fertilizzanti e gasolio ha superato rispettivamente il 170 per cento ed il 129 per cento, ha portato complessivamente ad un rincaro annuale dei costi correnti per le aziende agricole stimato di oltre 15.700 euro, valore che ha punte di 47.000 euro per stalle da latte e picchi di 99.000 euro per aziende che allevano granivori, come gli allevamenti di polli, con un impatto stimato dell'impennata dei costi che supera i 9 miliardi di euro;

    questo scenario vede inoltre oltre un'azienda agricola su dieci in una situazione di elevata criticità, tale da poter condurre alla cessazione dell'attività, con almeno il 30 per cento delle attività agricole nazionali costrette a lavorare in una condizione di reddito negativo, per l'aumento dei costi di produzione, mediamente di oltre il 30 per cento;

    come indicato dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) pesa su questo scenario, relativamente all'approvvigionamento della materia grano duro, il crollo dei raccolti nel primo Paese mondiale per produzione di grano duro, il Canada, pari al 59,6 per cento dovuto, tra le altre alla forte siccità che ha colpito il Paese, portando ad un vuoto di offerta che ha impattato in modo rilevanti sia sui mercati internazionali (con un declino delle scorte globali di oltre il 24 per cento) che sulla tenuta dell'industria molitoria;

    in relazione al mais, di cui l'Ucraina è quarto esportatore mondiale, detenendo il 15 per cento delle forniture globali, nel febbraio 2022 Ismea ha registrato un valore di picco storico, con la quotazione di 283,10 euro per tonnellata (+27 per cento su febbraio 2021), superato dall'ulteriore rialzo registrato nel mese di marzo 2022, con picchi di 375 euro a tonnellata, sollevando numerose preoccupazioni sul fronte interno sia per il calo della produzione nazionale di mais di circa il 30 per cento negli ultimi 10 anni, sia perché la quota di autoproduzione nazionale è attualmente in grado di coprire il solo 53 per cento della domanda interna, lasciando il restante 47 per cento totalmente in mano alle importazioni straniere, con particolare sensibilità alle oscillazioni di mercato e conseguenti rincari a cascata per le aziende agricole, ed in modo particolare il comparto mangimistico, il quale ha visto rincari del 90 per cento;

    il rincaro del comparto mangimistico costituisce un grave danno a tutti gli allevamenti e produzioni a monte delle filiere, che non riescono a mantenere la sostenibilità economica delle proprie attività, con il rischio della chiusura di numerose attività e potenziali scarsità, con ripercussioni su tutto il sistema alimentare nazionale;

    lo stanziamento di circa 50 milioni di euro a fronte della riserva di emergenza della Pac, anche se associabili a cofinanziamento al 200 per cento, è inadeguato a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo le aziende agricole e della pesca e gli allevamenti, costretti ad affrontare aumenti insostenibili per energia, mangimi, concimi;

    per il grano tenero, il mercato è fortemente influenzato dalle esportazioni di Russia e Ucraina che, insieme, esprimono oltre il 30 per cento delle esportazioni globali, portando a oscillazioni di mercato molto marcate, con il raggiungimento del valore di 325,63 euro a tonnellata nel dicembre 2021, con i picchi registrati nel mese di marzo 2022 di 397 euro a tonnellata per il grano tenero destinato alla panificazione e di 425 euro a tonnellata per il grano tenero «di forza» (valori più elevati dal 1993);

    per quanto attiene al grano tenero, l'Italia ne importa circa il 60 per cento per uso interno di prima e seconda trasformazione, esponendo l'industria molitoria ad una estrema vulnerabilità, nonostante le importazioni italiane provengano principalmente da Paesi dell'Unione europea;

    è in questo caso fondamentale il raggiungimento di strategie condivise in sede europea per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare a tutti i Paesi membri, considerando anche la forte attività di approvvigionamento di grano da parte della Repubblica popolare cinese;

    altre materie come orzo e soia hanno visto rincari rispettivamente del 40 per cento e del 12 per cento;

    l'inflazione alimentare ha colpito anche il settore lattiero-caseario, con un incremento dei costi di produzione di almeno il 20 per cento e conseguente rincaro per i consumatori del 30 per cento anche per via del costo medio del latte pari a 48 centesimi al litro (secondo rilevazioni di aprile 2022) e per la riduzione del numero di capi utilizzati dai produttori, necessario per contenere i costi;

    i rincari, avendo colpito a tutto tondo, anche per ragioni esterne rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia, anche le quotazioni delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, hanno portato ad un rincaro dei mezzi agricoli e dei prodotti ad alto livello di tecnologia, sempre più necessari per le aziende agricole;

    la Russia è il primo esportatore al mondo di fertilizzanti, detenendo oltre il 13 per cento della loro produzione mondiale, con il costo del nitrato di ammonio passato da 250 euro a 675 euro a tonnellata, dell'urea da 350 euro a 875 euro a tonnellata (con picchi di oltre 1000 euro/t), il perfosfato minerale da 170 euro a 350 euro a tonnellata e concimi a contenuto di potassio da 450 a 850 euro a tonnellata, costringendo almeno il 30 per cento delle imprese agricole a ridurre i raccolti;

    il rincaro dei costi energetici ha portato alla riduzione degli output delle industrie produttrici di fertilizzanti in Europa, portando anche ad una prospettiva di effettiva scarsità dei fertilizzanti stessi;

    l'Italia è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari dell'Ucraina, con una quota rilevante di esportazioni di tabacco e prodotti ad alto valore aggiunto come vino, caffè, pasta;

    tale scenario, unito al rincaro dei costi dell'energia, porta ad un generale aggravio dei costi di produzione industriale a qualsiasi livello, con particolare incidenza per l'industria agroalimentare a qualsiasi livello, con costi di utenze energetiche superiori anche del 1.500 per cento rispetto a febbraio 2020;

    nonostante le prime avvisaglie della crisi corrente fossero state sollevate ed evidenziate a più riprese nel corso del 2021, la mancata adozione di misure sistemiche a livello italiano ed europeo ha portato il sistema-Paese Italia in una situazione di enorme vulnerabilità, sia per quanto riguarda la produzione agroalimentare che l'approvvigionamento di componentistica per i macchinari industriali che per il procacciamento di materie prime agricole;

    sul piano dei costi, l'attuale contingenza internazionale ha visto un incremento dei costi su ogni livello, anche di quello logistico e degli imballaggi, con un aumento rispetto al 2021 del 30 per cento per il vetro, del 15 per cento per il tetrapak, del 35 per cento per le etichette, del 45 per cento per il cartone, del 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, fino al 70 per cento per la plastica a cui si aggiungono rincari del trasporto su gomma superiori al 25 per cento ed aumenti dei costi di trasporto marittimo che vanno dal 400 per cento al 1000 per cento;

    l'attuale livello di rincari e di conseguente speculazione sugli stessi è tale che, secondo varie elaborazioni sugli attuali dati di mercato, solo il 10 per cento del prezzo del prodotto finale viene riconosciuto al produttore;

    considerando che la produzione agroalimentare nazionale assorbe oltre l'11 per cento dei consumi energetici nazionali, il rincaro dell'energia ed il fenomeno dell'energy crunch rappresentano un duro colpo per un sistema, quello agroalimentare, che vale oltre 570 miliardi di euro;

    l'attuale combinato disposto di rincari energetici e spirale inflattiva delle materie prime ha colpito anche il settore florovivaistico, con almeno il 15 per cento delle aziende del settore che rischiano la chiusura, con il rincaro per sementi e piantine di oltre il 134 per cento, delle torbe del 20 per cento, nonché col citato rincaro generalizzato di fertilizzanti, logistica ed imballaggi che, in un Paese dove l'85 per cento delle merci viaggia su gomma, ha un impatto non indifferente sulla tenuta di un comparto che nel 2021 ha generato valore per oltre 2,5 miliardi di euro, per 30.000 ettari di terreno coltivati, 200.000 addetti e 27.000 aziende, tuttavia in calo rispetto al 2020, anche per via delle incidenze congiunturali dovute alla pandemia da Covid-19;

    le imprese florovivaistiche, infatti, non possono interrompere le proprie attività, in quanto ciò porterebbe alla morte delle piante, rendendo inutile le attività di semina, a fronte di uno scenario in cui l'attività produttiva florovivaistica costa genericamente il 30 per cento in più;

    ulteriori danni a scapito del comparto florovivaistico italiano, con la conseguente scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le acquisizioni di quote di mercato da parte di produttori stranieri, che già nel 2021 hanno visto registrare un incremento del proprio valore del 20 per cento, valore creato prevalentemente nell'ambito di produzioni di Paesi che non rispettano i diritti basilari dei lavoratori;

    il deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci costa all'Italia oltre 13 miliardi di euro l'anno, con un gap di competitività che penalizza in modo costante il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea, con un costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante superiore a 1,12 per chilometro, molto più elevato rispetto a Francia e Germania e più caro del 200 per cento rispetto ai Paesi dell'est Europa;

    tra i vari settori colpiti figura anche in modo robusto quello ittico, colpito a più riprese sia dal costante incremento delle giornate di fermo pesca, ulteriormente incrementate nell'ambito dell'Unione europea anche nel 2022, sia dalla lenta e deficitaria erogazione dei contributi del fermo pesca così come anche dalla temporanea chiusura dei canali di distribuzione Ho.Re.Ca. nel corso della pandemia da Covid-19;

    a fronte di questo scenario fortemente negativo, su cui il Governo italiano è stato a più riprese portato ad impegnarsi per garantire la tenuta economica e la redditività del comparto, pesa il rincaro dell'energia, che ha portato non solo ad un rincaro del costo del prodotto ittico, ma anche a picchi di prezzi per il gasolio al punto che un pieno, per un'imbarcazione, arriva a costare oltre 1300 euro;

    con costi fissi sempre crescenti e rendite sempre minori, a fronte di uno scenario restrittivo dovuto al fermo pesca in costante espansione, numerose imbarcazioni sono incentivate a non uscire dai porti per contenere i costi;

    altri Paesi europei hanno adottato, sia in sede di piano di rilancio nazionale post-pandemico, che in risposta all'attuale contingenza internazionale, strategie di rilancio delle produzioni strategiche nazionali in agricoltura, con particolare attenzione alla creazione di catene di fornitura strategiche, diversificate e con una importante quota di autoapprovvigionamento;

    ciò rende improcrastinabile l'esigenza di raggiungere una piena sovranità alimentare con la creazione di filiere nazionali che riducano la vulnerabilità del sistema industriale agroalimentare italiano dalle oscillazioni e speculazioni di mercato, in modo da garantire anche una piena sicurezza alimentare in termini di approvvigionamento nazionale e fornitura di prodotti di qualità ai cittadini italiani, considerando anche il ruolo di presidio ricoperto dal comparto agricolo nel corso della pandemia da COVID-19;

    la crisi pandemica da COVID-19, il rincaro di energia e materie prime, la contrazione della domanda di prodotti e la riduzione del potere di acquisto hanno incrementato i costi sostenuti dalle imprese nel procacciarsi i materiali da trasformare, i costi sostenuti per alimentare i processi produttivi, nonché quelli di produzione finale e trasporto, con conseguenti rincari in capo ai consumatori ed un minore guadagno per tutti;

    le politiche di transizione energetica verde sostenute a livello nazionale ed europeo hanno reso Italia ed Unione europea particolarmente fragili di fronte all'attuale scenario internazionale, creando ulteriori costi in capo a imprese e cittadini, dando luogo ad un rischio di stagflazione per tutta l'economia europea, la quale porterebbe al tracollo del secondo blocco economico mondiale;

    in tal senso, il piano REPowerEU, presentato dalla Commissione europea per prevedere una maggiore indipendenza energetica europea da fornitori quali la Federazione russa, necessita di essere integrato, così come il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a livello europeo, il piano Next Generation EU, in quanto l'attuale contingenza economica è estremamente aggravata, a tutti i livelli, rispetto alle premesse iniziali di elaborazione dei piani;

    numerose iniziative del Pnrr, in tutti i livelli, rischiano di essere di fatto sterilizzate dal fenomeno dell'energy crunch;

    come indicato anche nel Documento di economia e finanza (Def 2022), la guerra tra Russia e Ucraina ha un fortissimo peso sulla crescita, rendendo incerti gli scenari per il 2022, con conseguenti ripercussioni anche sul 2023;

    a livello internazionale la Cina sta stoccando materia prima industriale ed agricola, arrivando oggi a detenere l'82 per cento delle scorte mondiali di rame, il 69 per cento di quelle di mais, il 49 per cento di quelle di frumento, il 45 per cento di quelle di fagioli di soia, il 26 per cento di quelle di petrolio;

    l'attuale crisi energetica e alimentare ha ripercussioni sistemiche anche sugli scenari internazionali di prossimità rispetto all'Italia, in quanto dalle esportazioni alimentari di Russia e Ucraina dipendono Paesi come Egitto, Nigeria, Tunisia, Mali ed in generale tutta l'area africana;

    in tal senso l'interruzione delle forniture di prodotti alimentari nonché il rincaro di materie prime agricole possono portare sia a nuove ondate migratorie dovute alla mancanza di derrate alimentari nel continente africano sia ad una maggiore influenza nell'area da parte della Cina, che già sta imponendosi come sostituto di Russia e Ucraina per il rifornimento di materie prime in agricoltura, come da ultimo attestato da un accordo stipulato con l'Algeria per la produzione di fertilizzanti;

    la crisi dell'approvvigionamento alimentare interviene quindi in ottica interna nazionale, europea, ma anche internazionale e strategica, aprendo nuovi spiragli di rischio ed opportunità per l'Italia e l'Unione europea;

    in tal senso il superamento degli obblighi di inverdimento posti in capo alle aziende agricole, disposto con decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione del 23 marzo 2022, relativo alle deroghe di gestione dei terreni a riposo e delle aree di interesse ecologico rappresenta una misura temporanea, ma insufficiente e parziale rispetto alle esigenze effettive espresse dal comparto, in quanto tale misura necessita di una prospettiva applicativa di medio lungo periodo per rendere i terreni effettivamente produttivi;

    l'aumento dei prezzi, ad ogni livello, ha un impatto particolarmente marcato sui ceti meno abbienti, in particolar modo famiglie e cosiddetto working poor, anche alla luce della dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei, come Francia e Germania;

    il rilancio della produzione agricola nazionale può partire unicamente dall'adozione di una strategia di politica agricola di ampio respiro e lungo periodo, anche operando sullo stravolgimento dei paradigmi finora adottati,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sostenere le filiere nazionali aumentando l'autoapprovvigionamento, attraverso una strategia di tutela del reddito degli operatori del comparto agroalimentare ed ittico, e per diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime agricole, con riferimento a grano duro, tenero, mais, fertilizzanti e a tutte le materie prime dove sia presente una sostanziale quota di importazioni, operando altresì per incrementare lo stoccaggio di materie prime;

2) ad adottare tutte le necessarie iniziative per sostenere la filiera ittica e dell'acquacoltura in relazione all'incremento dei costi di energia e materie prime, sia tramite interventi mirati ad efficientare la qualità tecnologica delle strumentazioni e delle imbarcazioni utilizzate, sia tramite iniziative come ulteriori sgravi contributivi, nonché iniziative, in ambito europeo, per contenere e ridurre la continua espansione delle giornate di fermo pesca a danno del comparto ittico nazionale;

3) ad adottare iniziative per anticipare, nelle more dell'attuazione di altre misure di sostegno di carattere più strutturale, le somme dovute agli operatori del comparto ittico nel quadro del fermo pesca, in modo da fornire l'adeguata liquidità di breve periodo per continuare a garantire la sostenibilità economica delle proprie attività;

4) ad adottare le necessarie iniziative di competenza presso i competenti tavoli europei per riorganizzare gli obiettivi programmatici della Politica agricola comune (Pac) sulla base del nuovo scenario internazionale, con la finalità di sostenere la creazione di filiere agricole strategiche nazionali e garantire approvvigionamento e sovranità alimentare a livello italiano ed europeo, anche mediante iniziative strategiche per la creazione di filiere nazionali di proteine vegetali;

5) ad arrestare l'entrata in vigore delle misure contenute nella Pac con effetti riduttivi e distorsivi nei confronti delle produzioni agricole nazionali, con riferimento anche agli obblighi di semina, rotazione delle colture o messa a riposo dei terreni;

6) a richiedere alla Commissione europea l'incremento del tetto per l'erogazione degli aiuti di Stato alle attività colpite dai rincari conseguenti alla guerra tra Russia e Ucraina, con riferimento alle attività del comparto agroalimentare, ittico, dell'acquacoltura e florovivaistico;

7) a richiedere, presso i competenti tavoli europei, una proroga delle deroghe in materia di inverdimento, terreni a riposo e set-aside, in modo da permettere un effettivo utilizzo e produttività dei nuovi terreni coltivabili, anche in ragione dei maggiori sforzi necessari per incrementare la resa di terreni ad oggi non coinvolti in attività di produzione agricola;

8) ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo delle aree ecologiche ad oggi non coltivate, nonché delle superfici coltivabili lasciate a riposo o ad altra destinazione agroalimentare, ove compatibile, con la finalità di rilanciare le produzioni agroalimentari nazionali, adottando iniziative per prevedere una ridefinizione delle politiche agricole europee finalizzata ad incrementare la produttività nei Paesi membri, anche introducendo contributi per le superfici agricole utilizzate o, in ogni caso, misure compensative nei confronti dei maggiori costi di produzione;

9) ad adottare iniziative per il contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole, adottando tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

10) ad adottare con urgenza tutte le iniziative necessarie per garantire la sostenibilità economica degli allevamenti, con particolare riguardo alle attività operanti a monte delle filiere alimentari, anche facendo ricorso nel breve periodo alle risorse messe a disposizione dalla Pac, nonché prevedendo un incremento delle risorse stanziate nell'ambito della riserva di emergenza;

11) ad adottare iniziative per riformare gli strumenti di finanza agevolata a sostegno del settore agroalimentare, in riferimento sia alla ristrutturazione e rinegoziazione delle esposizioni bancarie delle imprese agricole, sia in riferimento alla concessione di credito, anche con garanzie statali e lunghi periodi di ammortamento, necessari per il lancio di nuove attività agricole ed il risanamento di stazioni di particolare esposizione ed insolvenza di attività agricole già esistenti, nonché per il sostegno dei costi legati all'approvvigionamento energetico, di macchinari e di materie prime per l'attività delle aziende agroalimentari;

12) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici indicati in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato nella fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente la pandemia da Covid-19;

13) ad adottare iniziative per calmierare, nel breve periodo, il costo dei carburanti utilizzati dalle imprese agricole e dalle filiere agroalimentari per tutti i processi di lavorazione agricola almeno per l'anno 2022 o anche successivamente qualora perdurino gli aumenti del costo del gasolio agricolo, valutando anche la revisione del regime di sussidi ambientalmente dannosi (Sad) per ridurre ulteriormente gli oneri sui carburanti usati dalle filiere;

14) ad adottare iniziative per estendere l'applicazione di tutte le misure di sostegno per l'acquisto di combustibile per qualsiasi uso, agricolo ed imprenditoriale, in riferimento anche al gasolio destinato ad attività ittica, nonché per prorogarne la durata per tutto il 2023 e comunque fino al perdurare delle condizioni di criticità conseguenti all'emergenza della guerra tra Russia e Ucraina;

15) ad aprire i necessari tavoli di confronto e di filiera tra le competenti autorità governative e le categorie imprenditoriali per la gestione degli effetti e delle ripercussioni della chiusura dei mercati di Russia e Ucraina sulle esportazioni agroalimentari nazionali, promuovendo opportune misure idonee a ridirezionare il flusso delle merci verso altri mercati;

16) ad adottare iniziative per rimuovere i vincoli di origine normativa e burocratica che rallentino la produttività delle aziende agroalimentari, erogando contributi per stimolare le produzioni agricole più strategiche e da cui si registra una maggiore dipendenza dalle importazioni straniere;

17) ad adottare iniziative per disporre una radicale semplificazione delle modalità di erogazione dei pagamenti da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) anche prevedendo deroghe e rinvii rispetto ad oneri di controllo propedeutici alle erogazioni stesse;

18) a promuovere iniziative finalizzate ad incrementare le moderne tecnologie nel campo agroalimentare, includendo iniziative di formazione a beneficio dei giovani agricoltori, con la finalità di incrementare la produttività agricola e la competitività del mercato agricolo nazionale;

19) a promuovere in sede comunitaria una strategia finalizzata alla creazione, ove possibile, di una filiera di lavorazione, produzione e distribuzione dei fertilizzanti, anche organici, nell'Unione europea e nei Paesi membri, nonché ad adottare iniziative per diversificare le fonti di approvvigionamento di prodotti fertilizzanti, anche organici, in modo tale da ridurre la dipendenza nazionale italiana da fornitori extra-europei e dai fertilizzanti ivi prodotti in modo prevalentemente esclusivo;

20) a potenziare le filiere produttive, a fronte dell'incremento della produzione alimentare nazionale, prevedendo iniziative di contrasto allo spreco alimentare nonché potenziando le misure di sostegno agli indigenti e favorendo l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica, privilegiandone lo sviluppo nelle aree montane;

21) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la Politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

22) a promuovere i competenti tavoli europei per l'istituzione di una misura di ambito europeo per il rilancio dei mercati agroalimentari, della competitività della filiera, della redditività degli operatori del settore nell'alveo delle strategie europee già esistenti e della politica agricola comune (Pac);

23) a programmare, per quanto di competenza, in sede nazionale ed europea, iniziative di politica estera tali da scongiurare l'estensione dell'influenza cinese nel continente africano in conseguenza della sopravvenuta crisi alimentare e operare, anche con accordi di natura economico-politica, per sostituire, ove possibile, il ruolo della Federazione russa nelle catene di approvvigionamento alimentare nelle aree di interesse strategico nazionale.
(1-00629) (Nuova formulazione) «Meloni, Lollobrigida, Caretta, Ciaburro, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    la globalizzazione economica, in particolar modo dal termine della guerra fredda in poi, ha portato ad una forte crescita dei livelli di interdipendenza dell'Italia dai mercati internazionali, in particolar modo per l'approvvigionamento di materie prime ad ogni livello, anche agricolo, considerando che l'Italia è essenzialmente un Paese trasformatore di materie prime;

    una elevata dipendenza da fornitori stranieri per l'approvvigionamento di prodotti strategici come le materie prime solleva dunque numerosi profili di rischio per la sicurezza nazionale nel momento in cui tali fornitori corrispondono a Paesi stranieri al di fuori dell'Unione europea e dunque dell'ambito applicativo delle garanzie di diritto dell'Unione;

    la pandemia da COVID-19 con le misure di restrizione e contenimento, in particolar modo in riferimento alla prima metà dell'anno 2020, nonché il conseguente arresto delle attività economiche e la successiva immediata ripresa hanno dato luogo ad una cosiddetta crisi di saturazione, con elevati livelli di inflazione, costanti rincari di materie prime ed energia, ed una perturbazione delle catene di rifornimento globali, con conseguente rincaro dei costi della logistica;

    come indicato già nella prima metà dell'anno 2021 dal FAO Food Price Index (FFPI), sono stati registrati incrementi dei prezzi delle principali materie prime in agricoltura per oltre dodici mesi consecutivi, anche in virtù dell'impatto che il mercato interno cinese, particolarmente attivo nell'acquisto di materie prime agricole, ha avuto sui mercati internazionali;

    il rincaro delle materie prime agricole e dei costi della logistica, congiuntamente alla recente spirale inflattiva ed all'erosione del potere di acquisto di cittadini ed imprese, ha riversato le sue conseguenze direttamente sui consumatori finali e sulle aziende della filiera, anche per quanto attiene all'acquisto di prodotti di prima necessità;

    lo scenario economico, già abbastanza preoccupante al termine del quarto trimestre del 2021, è stato successivamente aggravato dall'invasione dell'Ucraina ad opera della Federazione russa, che ha portato all'interruzione di tutti i canali di fornitura relativi all'area strategica del Mar Nero nonché al blocco temporaneo delle esportazioni di materie prime agricole da Russia e Ucraina verso i mercati occidentali, con conseguenti difficoltà nel reperimento di numerose materie prime che vanno dal mais al grano duro ai materiali chimici per la produzione di fertilizzanti, senza contare le ripercussioni sui costi dell'energia;

    sul punto, infatti, come riportato dal Centro di ricerca politiche e bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), la Russia produce il 23 per cento del gas naturale mondiale e circa il 40 per cento del gas naturale dell'Unione europea proviene dalla Russia, che è anche un importante esportatore di petrolio, il cui prezzo (brent) è salito di oltre il 60 per cento dall'inizio del 2022, portando, tra rincaro di gas e petrolio, ad aggravare l'inflazione dei prodotti alimentari;

    Russia e Ucraina rappresentano oltre il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e oltre il 50 per cento dell'olio di girasole, prodotti essenziali sia per la trasformazione alimentare che per la mangimistica che per la produzione di beni di prima necessità come pane o pasta;

    in tal senso, l'Italia importa, tra le altre, il 64 per cento del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44 per cento di grano duro per la pasta ed il 47 per cento di mais, al punto che i rincari di tali materie incide di per sé sul 10 per cento del prezzo del prodotto finale sul consumatore, con ulteriori rincari dovuti al costo dell'energia (essenziale per alimentare i processi di trasformazione della materia prima agricola) ed al maggiore costo di trasporti, imballaggi e carburate;

    secondo le elaborazioni del Crea, la variazione percentuale dei costi legati a componenti come fertilizzanti e gasolio ha superato rispettivamente il 170 per cento ed il 129 per cento, ha portato complessivamente ad un rincaro annuale dei costi correnti per le aziende agricole stimato di oltre 15.700 euro, valore che ha punte di 47.000 euro per stalle da latte e picchi di 99.000 euro per aziende che allevano granivori, come gli allevamenti di polli, con un impatto stimato dell'impennata dei costi che supera i 9 miliardi di euro;

    questo scenario vede inoltre oltre un'azienda agricola su dieci in una situazione di elevata criticità, tale da poter condurre alla cessazione dell'attività, con almeno il 30 per cento delle attività agricole nazionali costrette a lavorare in una condizione di reddito negativo, per l'aumento dei costi di produzione, mediamente di oltre il 30 per cento;

    come indicato dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) pesa su questo scenario, relativamente all'approvvigionamento della materia grano duro, il crollo dei raccolti nel primo Paese mondiale per produzione di grano duro, il Canada, pari al 59,6 per cento dovuto, tra le altre alla forte siccità che ha colpito il Paese, portando ad un vuoto di offerta che ha impattato in modo rilevanti sia sui mercati internazionali (con un declino delle scorte globali di oltre il 24 per cento) che sulla tenuta dell'industria molitoria;

    in relazione al mais, di cui l'Ucraina è quarto esportatore mondiale, detenendo il 15 per cento delle forniture globali, nel febbraio 2022 Ismea ha registrato un valore di picco storico, con la quotazione di 283,10 euro per tonnellata (+27 per cento su febbraio 2021), superato dall'ulteriore rialzo registrato nel mese di marzo 2022, con picchi di 375 euro a tonnellata, sollevando numerose preoccupazioni sul fronte interno sia per il calo della produzione nazionale di mais di circa il 30 per cento negli ultimi 10 anni, sia perché la quota di autoproduzione nazionale è attualmente in grado di coprire il solo 53 per cento della domanda interna, lasciando il restante 47 per cento totalmente in mano alle importazioni straniere, con particolare sensibilità alle oscillazioni di mercato e conseguenti rincari a cascata per le aziende agricole, ed in modo particolare il comparto mangimistico, il quale ha visto rincari del 90 per cento;

    il rincaro del comparto mangimistico costituisce un grave danno a tutti gli allevamenti e produzioni a monte delle filiere, che non riescono a mantenere la sostenibilità economica delle proprie attività, con il rischio della chiusura di numerose attività e potenziali scarsità, con ripercussioni su tutto il sistema alimentare nazionale;

    lo stanziamento di circa 50 milioni di euro a fronte della riserva di emergenza della Pac, anche se associabili a cofinanziamento al 200 per cento, è inadeguato a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo le aziende agricole e della pesca e gli allevamenti, costretti ad affrontare aumenti insostenibili per energia, mangimi, concimi;

    per il grano tenero, il mercato è fortemente influenzato dalle esportazioni di Russia e Ucraina che, insieme, esprimono oltre il 30 per cento delle esportazioni globali, portando a oscillazioni di mercato molto marcate, con il raggiungimento del valore di 325,63 euro a tonnellata nel dicembre 2021, con i picchi registrati nel mese di marzo 2022 di 397 euro a tonnellata per il grano tenero destinato alla panificazione e di 425 euro a tonnellata per il grano tenero «di forza» (valori più elevati dal 1993);

    per quanto attiene al grano tenero, l'Italia ne importa circa il 60 per cento per uso interno di prima e seconda trasformazione, esponendo l'industria molitoria ad una estrema vulnerabilità, nonostante le importazioni italiane provengano principalmente da Paesi dell'Unione europea;

    è in questo caso fondamentale il raggiungimento di strategie condivise in sede europea per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare a tutti i Paesi membri, considerando anche la forte attività di approvvigionamento di grano da parte della Repubblica popolare cinese;

    altre materie come orzo e soia hanno visto rincari rispettivamente del 40 per cento e del 12 per cento;

    l'inflazione alimentare ha colpito anche il settore lattiero-caseario, con un incremento dei costi di produzione di almeno il 20 per cento e conseguente rincaro per i consumatori del 30 per cento anche per via del costo medio del latte pari a 48 centesimi al litro (secondo rilevazioni di aprile 2022) e per la riduzione del numero di capi utilizzati dai produttori, necessario per contenere i costi;

    i rincari, avendo colpito a tutto tondo, anche per ragioni esterne rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia, anche le quotazioni delle terre rare e delle produzioni tecnologiche, hanno portato ad un rincaro dei mezzi agricoli e dei prodotti ad alto livello di tecnologia, sempre più necessari per le aziende agricole;

    la Russia è il primo esportatore al mondo di fertilizzanti, detenendo oltre il 13 per cento della loro produzione mondiale, con il costo del nitrato di ammonio passato da 250 euro a 675 euro a tonnellata, dell'urea da 350 euro a 875 euro a tonnellata (con picchi di oltre 1000 euro/t), il perfosfato minerale da 170 euro a 350 euro a tonnellata e concimi a contenuto di potassio da 450 a 850 euro a tonnellata, costringendo almeno il 30 per cento delle imprese agricole a ridurre i raccolti;

    il rincaro dei costi energetici ha portato alla riduzione degli output delle industrie produttrici di fertilizzanti in Europa, portando anche ad una prospettiva di effettiva scarsità dei fertilizzanti stessi;

    l'Italia è il secondo fornitore di prodotti agroalimentari dell'Ucraina, con una quota rilevante di esportazioni di tabacco e prodotti ad alto valore aggiunto come vino, caffè, pasta;

    tale scenario, unito al rincaro dei costi dell'energia, porta ad un generale aggravio dei costi di produzione industriale a qualsiasi livello, con particolare incidenza per l'industria agroalimentare a qualsiasi livello, con costi di utenze energetiche superiori anche del 1.500 per cento rispetto a febbraio 2020;

    nonostante le prime avvisaglie della crisi corrente fossero state sollevate ed evidenziate a più riprese nel corso del 2021, la mancata adozione di misure sistemiche a livello italiano ed europeo ha portato il sistema-Paese Italia in una situazione di enorme vulnerabilità, sia per quanto riguarda la produzione agroalimentare che l'approvvigionamento di componentistica per i macchinari industriali che per il procacciamento di materie prime agricole;

    sul piano dei costi, l'attuale contingenza internazionale ha visto un incremento dei costi su ogni livello, anche di quello logistico e degli imballaggi, con un aumento rispetto al 2021 del 30 per cento per il vetro, del 15 per cento per il tetrapak, del 35 per cento per le etichette, del 45 per cento per il cartone, del 60 per cento per i barattoli di banda stagnata, fino al 70 per cento per la plastica a cui si aggiungono rincari del trasporto su gomma superiori al 25 per cento ed aumenti dei costi di trasporto marittimo che vanno dal 400 per cento al 1000 per cento;

    l'attuale livello di rincari e di conseguente speculazione sugli stessi è tale che, secondo varie elaborazioni sugli attuali dati di mercato, solo il 10 per cento del prezzo del prodotto finale viene riconosciuto al produttore;

    considerando che la produzione agroalimentare nazionale assorbe oltre l'11 per cento dei consumi energetici nazionali, il rincaro dell'energia ed il fenomeno dell'energy crunch rappresentano un duro colpo per un sistema, quello agroalimentare, che vale oltre 570 miliardi di euro;

    l'attuale combinato disposto di rincari energetici e spirale inflattiva delle materie prime ha colpito anche il settore florovivaistico, con almeno il 15 per cento delle aziende del settore che rischiano la chiusura, con il rincaro per sementi e piantine di oltre il 134 per cento, delle torbe del 20 per cento, nonché col citato rincaro generalizzato di fertilizzanti, logistica ed imballaggi che, in un Paese dove l'85 per cento delle merci viaggia su gomma, ha un impatto non indifferente sulla tenuta di un comparto che nel 2021 ha generato valore per oltre 2,5 miliardi di euro, per 30.000 ettari di terreno coltivati, 200.000 addetti e 27.000 aziende, tuttavia in calo rispetto al 2020, anche per via delle incidenze congiunturali dovute alla pandemia da Covid-19;

    le imprese florovivaistiche, infatti, non possono interrompere le proprie attività, in quanto ciò porterebbe alla morte delle piante, rendendo inutile le attività di semina, a fronte di uno scenario in cui l'attività produttiva florovivaistica costa genericamente il 30 per cento in più;

    ulteriori danni a scapito del comparto florovivaistico italiano, con la conseguente scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le acquisizioni di quote di mercato da parte di produttori stranieri, che già nel 2021 hanno visto registrare un incremento del proprio valore del 20 per cento, valore creato prevalentemente nell'ambito di produzioni di Paesi che non rispettano i diritti basilari dei lavoratori;

    il deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci costa all'Italia oltre 13 miliardi di euro l'anno, con un gap di competitività che penalizza in modo costante il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea, con un costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante superiore a 1,12 per chilometro, molto più elevato rispetto a Francia e Germania e più caro del 200 per cento rispetto ai Paesi dell'est Europa;

    tra i vari settori colpiti figura anche in modo robusto quello ittico, colpito a più riprese sia dal costante incremento delle giornate di fermo pesca, ulteriormente incrementate nell'ambito dell'Unione europea anche nel 2022, sia dalla lenta e deficitaria erogazione dei contributi del fermo pesca così come anche dalla temporanea chiusura dei canali di distribuzione Ho.Re.Ca. nel corso della pandemia da Covid-19;

    a fronte di questo scenario fortemente negativo, su cui il Governo italiano è stato a più riprese portato ad impegnarsi per garantire la tenuta economica e la redditività del comparto, pesa il rincaro dell'energia, che ha portato non solo ad un rincaro del costo del prodotto ittico, ma anche a picchi di prezzi per il gasolio al punto che un pieno, per un'imbarcazione, arriva a costare oltre 1300 euro;

    con costi fissi sempre crescenti e rendite sempre minori, a fronte di uno scenario restrittivo dovuto al fermo pesca in costante espansione, numerose imbarcazioni sono incentivate a non uscire dai porti per contenere i costi;

    altri Paesi europei hanno adottato, sia in sede di piano di rilancio nazionale post-pandemico, che in risposta all'attuale contingenza internazionale, strategie di rilancio delle produzioni strategiche nazionali in agricoltura, con particolare attenzione alla creazione di catene di fornitura strategiche, diversificate e con una importante quota di autoapprovvigionamento;

    ciò rende improcrastinabile l'esigenza di raggiungere una piena sovranità alimentare con la creazione di filiere nazionali che riducano la vulnerabilità del sistema industriale agroalimentare italiano dalle oscillazioni e speculazioni di mercato, in modo da garantire anche una piena sicurezza alimentare in termini di approvvigionamento nazionale e fornitura di prodotti di qualità ai cittadini italiani, considerando anche il ruolo di presidio ricoperto dal comparto agricolo nel corso della pandemia da COVID-19;

    la crisi pandemica da COVID-19, il rincaro di energia e materie prime, la contrazione della domanda di prodotti e la riduzione del potere di acquisto hanno incrementato i costi sostenuti dalle imprese nel procacciarsi i materiali da trasformare, i costi sostenuti per alimentare i processi produttivi, nonché quelli di produzione finale e trasporto, con conseguenti rincari in capo ai consumatori ed un minore guadagno per tutti;

    le politiche di transizione energetica verde sostenute a livello nazionale ed europeo hanno reso Italia ed Unione europea particolarmente fragili di fronte all'attuale scenario internazionale, creando ulteriori costi in capo a imprese e cittadini, dando luogo ad un rischio di stagflazione per tutta l'economia europea, la quale porterebbe al tracollo del secondo blocco economico mondiale;

    in tal senso, il piano REPowerEU, presentato dalla Commissione europea per prevedere una maggiore indipendenza energetica europea da fornitori quali la Federazione russa, necessita di essere integrato, così come il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a livello europeo, il piano Next Generation EU, in quanto l'attuale contingenza economica è estremamente aggravata, a tutti i livelli, rispetto alle premesse iniziali di elaborazione dei piani;

    numerose iniziative del Pnrr, in tutti i livelli, rischiano di essere di fatto sterilizzate dal fenomeno dell'energy crunch;

    come indicato anche nel Documento di economia e finanza (Def 2022), la guerra tra Russia e Ucraina ha un fortissimo peso sulla crescita, rendendo incerti gli scenari per il 2022, con conseguenti ripercussioni anche sul 2023;

    a livello internazionale la Cina sta stoccando materia prima industriale ed agricola, arrivando oggi a detenere l'82 per cento delle scorte mondiali di rame, il 69 per cento di quelle di mais, il 49 per cento di quelle di frumento, il 45 per cento di quelle di fagioli di soia, il 26 per cento di quelle di petrolio;

    l'attuale crisi energetica e alimentare ha ripercussioni sistemiche anche sugli scenari internazionali di prossimità rispetto all'Italia, in quanto dalle esportazioni alimentari di Russia e Ucraina dipendono Paesi come Egitto, Nigeria, Tunisia, Mali ed in generale tutta l'area africana;

    in tal senso l'interruzione delle forniture di prodotti alimentari nonché il rincaro di materie prime agricole possono portare sia a nuove ondate migratorie dovute alla mancanza di derrate alimentari nel continente africano sia ad una maggiore influenza nell'area da parte della Cina, che già sta imponendosi come sostituto di Russia e Ucraina per il rifornimento di materie prime in agricoltura, come da ultimo attestato da un accordo stipulato con l'Algeria per la produzione di fertilizzanti;

    la crisi dell'approvvigionamento alimentare interviene quindi in ottica interna nazionale, europea, ma anche internazionale e strategica, aprendo nuovi spiragli di rischio ed opportunità per l'Italia e l'Unione europea;

    in tal senso il superamento degli obblighi di inverdimento posti in capo alle aziende agricole, disposto con decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione del 23 marzo 2022, relativo alle deroghe di gestione dei terreni a riposo e delle aree di interesse ecologico rappresenta una misura temporanea, ma insufficiente e parziale rispetto alle esigenze effettive espresse dal comparto, in quanto tale misura necessita di una prospettiva applicativa di medio lungo periodo per rendere i terreni effettivamente produttivi;

    l'aumento dei prezzi, ad ogni livello, ha un impatto particolarmente marcato sui ceti meno abbienti, in particolar modo famiglie e cosiddetto working poor, anche alla luce della dinamica di mancata crescita dei salari italiani a parità dei principali competitor europei, come Francia e Germania;

    il rilancio della produzione agricola nazionale può partire unicamente dall'adozione di una strategia di politica agricola di ampio respiro e lungo periodo, anche operando sullo stravolgimento dei paradigmi finora adottati,

impegna il Governo:

1) a incrementare il sostegno alle filiere nazionali aumentando l'autoapprovvigionamento, attraverso una strategia di tutela del reddito degli operatori del comparto agroalimentare ed ittico, e per diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime agricole, con riferimento a grano duro, tenero, mais, fertilizzanti e a tutte le materie prime dove sia presente una sostanziale quota di importazioni, operando altresì per incrementare lo stoccaggio di materie prime;

2) a incrementare le iniziative necessarie per sostenere la filiera ittica e dell'acquacoltura in relazione all'incremento dei costi di energia e materie prime, sia tramite interventi mirati ad efficientare la qualità tecnologica delle strumentazioni e delle imbarcazioni utilizzate, sia tramite iniziative come ulteriori sgravi contributivi, nonché iniziative, in ambito europeo, per contenere e ridurre la continua espansione delle giornate di fermo pesca a danno del comparto ittico nazionale;

3) ad adottare iniziative per anticipare, nelle more dell'attuazione di altre misure di sostegno di carattere più strutturale, le somme dovute agli operatori del comparto ittico nel quadro del fermo pesca, in modo da fornire l'adeguata liquidità di breve periodo per continuare a garantire la sostenibilità economica delle proprie attività, compatibilmente con la disponibilità finanziaria;

4) nei limiti consentiti dalle norme dell'Unione europea, ad adottare le necessarie iniziative di competenza presso i competenti tavoli europei per riorganizzare gli obiettivi programmatici della Politica agricola comune (Pac) sulla base del nuovo scenario internazionale, con la finalità di sostenere la creazione di filiere agricole strategiche nazionali e garantire approvvigionamento e sovranità alimentare a livello italiano ed europeo, anche mediante iniziative strategiche per la creazione di filiere nazionali di proteine vegetali;

5) ove compatibile con la normativa comunitaria, ad arrestare l'entrata in vigore delle misure contenute nella Pac con effetti riduttivi e distorsivi nei confronti delle produzioni agricole nazionali, con riferimento anche agli obblighi di semina, rotazione delle colture o messa a riposo dei terreni;

6) a richiedere alla Commissione europea l'incremento del tetto per l'erogazione degli aiuti di Stato alle attività colpite dai rincari conseguenti alla guerra tra Russia e Ucraina, con riferimento alle attività del comparto agroalimentare, ittico, dell'acquacoltura e florovivaistico;

7) a richiedere, presso i competenti tavoli europei, una proroga delle deroghe in materia di inverdimento, terreni a riposo e set-aside, in modo da permettere un effettivo utilizzo e produttività dei nuovi terreni coltivabili, anche in ragione dei maggiori sforzi necessari per incrementare la resa di terreni ad oggi non coinvolti in attività di produzione agricola;

8) ove compatibile con la norma comunitaria, ad adottare iniziative per consentire l'utilizzo delle aree ecologiche ad oggi non coltivate, nonché delle superfici coltivabili lasciate a riposo o ad altra destinazione agroalimentare, ove compatibile, con la finalità di rilanciare le produzioni agroalimentari nazionali, adottando iniziative per prevedere una ridefinizione delle politiche agricole europee finalizzata ad incrementare la produttività nei Paesi membri, anche introducendo contributi per le superfici agricole utilizzate o, in ogni caso, misure compensative nei confronti dei maggiori costi di produzione;

9) ad adottare iniziative per il contrasto delle attività di speculazione in corso sui mercati delle materie prime agricole, adottando tutte le misure necessarie per garantire la redditività dei produttori a fronte dei continui rincari di mercato;

10) ad adottare iniziative per riformare gli strumenti di finanza agevolata a sostegno del settore agroalimentare, in riferimento sia alla ristrutturazione e rinegoziazione delle esposizioni bancarie delle imprese agricole, sia in riferimento alla concessione di credito, anche con garanzie statali e lunghi periodi di ammortamento, necessari per il lancio di nuove attività agricole ed il risanamento di stazioni di particolare esposizione ed insolvenza di attività agricole già esistenti, nonché per il sostegno dei costi legati all'approvvigionamento energetico, di macchinari e di materie prime per l'attività delle aziende agroalimentari;

11) ad adottare iniziative per prevedere come parametri di accesso per le misure di sostegno a favore dei settori economici indicati in premessa colpiti dalle ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina la variazione dei costi fissi in relazione all'energy crunch e la corrispondente variazione di fatturato nella fase antecedente al conflitto o, se più favorevole al beneficiario, antecedente la pandemia da Covid-19;

12) ad adottare iniziative per calmierare, nel breve periodo, il costo dei carburanti utilizzati dalle imprese agricole e dalle filiere agroalimentari per tutti i processi di lavorazione agricola almeno per l'anno 2022 o anche successivamente qualora perdurino gli aumenti del costo del gasolio agricolo, valutando anche la revisione del regime di sussidi ambientalmente dannosi (Sad) per ridurre ulteriormente gli oneri sui carburanti usati dalle filiere;

13) ad adottare iniziative per estendere l'applicazione di tutte le misure di sostegno per l'acquisto di combustibile per qualsiasi uso, agricolo ed imprenditoriale, in riferimento anche al gasolio destinato ad attività ittica, nonché per prorogarne la durata per tutto il 2023 e comunque fino al perdurare delle condizioni di criticità conseguenti all'emergenza della guerra tra Russia e Ucraina;

14) ad aprire i necessari tavoli di confronto e di filiera tra le competenti autorità governative e le categorie imprenditoriali per la gestione degli effetti e delle ripercussioni della chiusura dei mercati di Russia e Ucraina sulle esportazioni agroalimentari nazionali, promuovendo opportune misure idonee a ridirezionare il flusso delle merci verso altri mercati;

15) ad adottare iniziative per rimuovere i vincoli di origine normativa e burocratica che rallentino la produttività delle aziende agroalimentari, erogando contributi per stimolare le produzioni agricole più strategiche e da cui si registra una maggiore dipendenza dalle importazioni straniere;

16) ad adottare iniziative per disporre una radicale semplificazione delle modalità di erogazione dei pagamenti da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) anche prevedendo deroghe e rinvii rispetto ad oneri di controllo propedeutici alle erogazioni stesse;

17) a promuovere iniziative finalizzate ad incrementare le moderne tecnologie nel campo agroalimentare, includendo iniziative di formazione a beneficio dei giovani agricoltori, con la finalità di incrementare la produttività agricola e la competitività del mercato agricolo nazionale;

18) a promuovere in sede comunitaria una strategia finalizzata alla creazione, ove possibile, di una filiera di lavorazione, produzione e distribuzione dei fertilizzanti, anche organici, nell'Unione europea e nei Paesi membri, nonché ad adottare iniziative per diversificare le fonti di approvvigionamento di prodotti fertilizzanti, anche organici, in modo tale da ridurre la dipendenza nazionale italiana da fornitori extra-europei e dai fertilizzanti ivi prodotti in modo prevalentemente esclusivo;

19) a potenziare le filiere produttive, a fronte dell'incremento della produzione alimentare nazionale, prevedendo iniziative di contrasto allo spreco alimentare nonché potenziando le misure di sostegno agli indigenti e favorendo l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica, privilegiandone lo sviluppo nelle aree montane;

20) a promuovere l'apertura dei necessari tavoli europei per rimodulare in modo organico le iniziative quali Next Generation EU, Green New Deal, REPowerEU e la Politica agricola comune e, ove applicabile e necessario, la politica comune della pesca, nell'ottica dell'incentivo alla produzione nazionale di prodotti alimentari e dell'abbandono di strategie energetiche eccessivamente dannose per i comparti industriali europei del settore agroalimentare fronteggiando le gravi ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti conseguenti alla crisi internazionale di energia e materie prime;

21) a promuovere i competenti tavoli europei per l'istituzione di una misura di ambito europeo per il rilancio dei mercati agroalimentari, della competitività della filiera, della redditività degli operatori del settore nell'alveo delle strategie europee già esistenti e della politica agricola comune (Pac);

22) a programmare, per quanto di competenza, in sede nazionale ed europea, iniziative di politica estera volte ad accrescere la presenza dell'Italia e dell'Unione europea nel continente africano per contrastare le gravi conseguenze della sopravvenuta crisi alimentare operando al contempo anche con accordi di natura economico-politica per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento alimentare nelle aree di interesse strategico nazionale.
(1-00629) (Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Meloni, Lollobrigida, Caretta, Ciaburro, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Misure per favorire il riequilibrio finanziario delle province e delle città metropolitane, con particolare riferimento alla provincia di Catanzaro – 3-02951

   FURGIUELE, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ormai celeberrima riforma cosiddetta «Delrio» ha rivisto profondamente ruolo e organizzazione delle province, individuando talune funzioni fondamentali, alcune delle quali estremamente gravose;

   le province, tuttavia, non sono state messe finanziariamente in grado di fare fronte a tutte queste funzioni; secondo i dati dell'Unione province d'Italia, la manovra del 2014 ha tagliato 3 miliardi di euro di finanziamenti nel triennio 2015-17 e del 50 per cento il personale delle 76 province;

   tale situazione ha portato negli ultimi anni a situazioni di dissesto o pre-dissesto in numerosissime province su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud;

   stando ai dati forniti dal Ministero dell'interno su 7.904 enti, ad oggi, sono 120 i comuni e le province italiane in dissesto finanziario, mentre 266 sono quelli in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, per una percentuale degli enti in sofferenza finanziaria pari al 4,88 per cento del totale;

   il caso della Calabria, come emerge anche dai dati, è particolarmente delicato: la situazione in alcune aree è talmente grave che le pubbliche amministrazioni faticano anche a pagare gli stipendi dei dipendenti;

   il contesto della provincia di Catanzaro merita un'attenzione particolare: sebbene essa abbia messo in campo un piano di riequilibrio e si stia dimostrando affidabile, non è stata in grado di pagare a molti dipendenti lo stipendio di aprile 2022;

   il 2 maggio 2022 il Consiglio dei ministri ha stanziato 30 milioni di euro per il 2022 e 15 milioni di euro per il 2023 per favorire il riequilibrio finanziario delle province e delle città metropolitane in procedura di riequilibrio o in dissesto finanziario;

   tale intervento, sebbene utile, non è sufficiente, né tanto meno risolutivo per stabilizzare la grave situazione di precarietà finanziaria di molte province, tra cui quella di Catanzaro che, peraltro, ha dimostrato un atteggiamento responsabile nell'affrontare la procedura di rientro;

   sulla provincia di Catanzaro, in particolare, grava una massa debitoria eccezionale che il piano di riequilibrio non può governare senza un aiuto consistente dall'esterno;

   le risorse stanziate dal Governo il 2 maggio 2022 dovrebbero essere accompagnate, a parere degli interroganti, da altre e più consistenti misure finanziarie di sostegno –:

   se il Governo non ritenga di dover intervenire per assicurare, in via ordinaria, alle province adeguate risorse finanziarie, strumentali e umane e, in particolare, come intenda sostenere province come quella di Catanzaro.
(3-02951)


Iniziative volte a rendere strutturale la misura della destinazione del 2 per mille dell'Irpef a favore delle associazioni culturali – 3-02952

   DI GIORGI, NITTI, PICCOLI NARDELLI, LATTANZIO, PRESTIPINO, ROSSI, ORFINI, CIAMPI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la possibilità di far destinare ai cittadini il 2 per mille alle associazioni culturali era stata introdotta per la prima volta dall'articolo 1, comma 985, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di bilancio per l'anno 2016), ed era stata accolta come segnale di attenzione verso la cultura;

   nonostante lo strumento introdotto nel 2016 avesse avuto un positivo riscontro da parte dei contribuenti, con la distribuzione di 11.469.955 euro a 1.130 enti culturali, si era deciso di sopprimere questa formula di finanziamento per le associazioni culturali già nella dichiarazione dei redditi 2017;

   all'articolo 97-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, era stato nuovamente previsto che, per l'anno 2021, i contribuenti potessero decidere di destinare una quota del 2 per mille della propria Irpef in favore di un'associazione culturale iscritta nell'apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;

   la misura non è stata prorogata, né rinnovata per l'anno 2022;

   la possibilità di devolvere il 2 per mille alle associazioni culturali riconosce l'importante funzione in termini di coesione sociale e di senso di appartenenza che la cultura dal basso può garantire alla vita collettiva;

   in un momento storico in cui l'intero mondo della cultura è in estrema sofferenza, la misura in questione può contribuire, anche solo in minima parte, a risollevare le condizioni delle associazioni culturali, le cui attività rivestono un ruolo sociale fondamentale, specie a livello locale;

   la nuova cancellazione della misura provocherà molteplici danni alle realtà culturali già beneficiarie del contributo nel 2021, che in un'ottica di progettazione e di ulteriore crescita potenziale si ritroveranno a non potervi più fare affidamento;

   tali incertezze e la continua gestione a intermittenza della misura vanno assolutamente scongiurate, così come appare del tutto evidente la necessità di offrire in maniera continua e non frammentaria alla preziosa realtà dell'associazionismo culturale la garanzia di poter operare in piena continuità e con strutturali strumenti di sostegno –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per prorogare e rendere strutturale la misura di cui all'articolo 1, comma 985, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, che dispone la possibilità di destinare il 2 per mille alle associazioni culturali.
(3-02952)


Iniziative di competenza volte alla tutela e alla valorizzazione di Castel dell'Ovo a Napoli, nell'ambito di un più ampio intervento a favore del «Borgo marinari» – 3-02953

   DE LORENZO, CONTE e FORNARO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Castel dell'Ovo è il più antico edificio fortificato di Napoli, nonché uno dei simboli del paesaggio del Golfo partenopeo conosciuto e apprezzato in tutto il mondo; la sua rilevanza storica è indissolubilmente legata all'area su cui sorge ovvero l'isolotto di Megaride;

   la sua attuale configurazione è il portato degli interventi di ristrutturazione, ampliamento e fortificazione posti in essere dalle varie dominazioni che si sono succedute nel tempo;

   il complesso monumentale, attualmente, ospita uffici istituzionali, come quelli del Segretariato regionale del Ministero della cultura per la Campania, è inoltre sede dell'Istituto italiano dei castelli, sezione Campania, mentre gli spazi più rappresentativi sono utilizzati per mostre temporanee e per attività congressuali, ed è di proprietà demaniale;

   il Castello è stato gestito direttamente dal Ministero delle finanze fino al 1999 e, successivamente, è stata sottoscritta una convenzione d'uso con il comune di Napoli limitatamente ad alcuni spazi, scaduta e tuttora non rinnovata;

   destano, tuttavia, preoccupazioni le condizioni in cui versa il Castello;

   una prima chiusura era stata già disposta dal 12 febbraio al 10 marzo 2022, per un guasto all'impianto d'illuminazione;

   il 13 aprile 2022, viene decisa una seconda chiusura del Castello per motivi di sicurezza a causa del distacco di pietre dalla facciata;

   la giunta comunale è intervenuta con opere di messa in sicurezza limitate però alla sola area dove si sono verificati i recenti distacchi di frammenti tufacei, opere che, pur permettendo la riapertura, consistono in tettoie di metallo e pali di sostegno;

   gli interventi necessari e improcrastinabili diretti alla futura rifunzionalizzazione di alcune aree del Castello e la valorizzazione, sia sotto l'aspetto storico-artistico-architettonico che sotto l'aspetto turistico e ricettivo dell'intero monumento, non possono prescindere anche dalla necessità di affrontare la riqualificazione tecnica e funzionale del porticciolo turistico «Borgo marinari» per un approccio globale dell'intervento che non sia limitato solo ad alcune parti dell'intero complesso monumentale sull'isolotto di Megaride –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, nelle more dell'eventuale nuova convenzione con il comune di Napoli, per risolvere le problematiche conservative di questo monumento, sottoposto a vincolo storico e archeologico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, cagionate, oltre che dalla mancanza di pregressi interventi strutturali di consolidamento e restauro, anche dall'esposizione continua alle mareggiate, nell'ambito di un approccio globale dell'intervento che si estenda anche al «Borgo marinari».
(3-02953)


Iniziative per la revoca della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’«ambito paesaggistico del bacino del torrente Arrone», in provincia di Viterbo, in relazione a procedimenti di autorizzazione di impianti da fonte rinnovabile nella medesima area – 3-02954

   NOBILI, FREGOLENT, ANZALDI, GIACHETTI, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   è pervenuta alla regione Lazio una nota con la quale la direzione generale archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Viterbo ha chiesto alla regione di esprimersi in merito alla proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico denominata «ambito paesaggistico del bacino del torrente Arrone» da apporre, quale vincolo paesaggistico, sui comuni: Montalto di Castro, Tuscania, Arlena di Castro, Canino, Tessennano, Latera, Viterbo, Cellere, Piansano, Tarquinia, Tuscania;

   ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, il Ministero della cultura, su proposta motivata della soprintendenza competente, ha la possibilità di dichiarare, ai sensi dell'articolo 138, comma 3, il «notevole interesse pubblico di immobili o aree», previo parere motivato della regione interessata che deve esprimersi entro i successivi 30 giorni, e, trascorso tale termine, la proposta di vincolo viene pubblicata secondo le forme previste dalla legge. Dal momento dell'eventuale pubblicazione scattano le norme di salvaguardia che danno effettiva efficacia al vincolo per i successivi 180 giorni. Trascorso tale periodo, il vincolo può venire o meno confermato in via definitiva, anche in base all'esito di una consultazione pubblica;

   dal momento in cui il vincolo diventa efficace, si rischia il blocco di tutti i procedimenti amministrativi in corso;

   l'eventuale pubblicazione della proposta potrebbe avvenire dopo il 21 maggio 2022 e tutti i procedimenti amministrativi, i provvedimenti autorizzatori unici regionali o di valutazione d'impatto ambientale per l'autorizzazione di impianti da fonte rinnovabile nelle aree suddette, e per i quali non sia stata conclusa la Conferenza dei servizi, rischiano di essere giudicati negativamente dalla regione;

   l'eventuale dichiarazione di notevole interesse pubblico di immobili o aree, avviato dal Ministero, rischia di bloccare centinaia di megawatt fotovoltaici già in fase di autorizzazione non solo nella regione Lazio; sono 2 gigawatt, circa, gli impianti che potrebbero entrare in funzione nel corso del 2023 andando a supplire alle necessità energetiche del Paese. Da rilevare che su 47 pareri già forniti dal Ministero della cultura, 41 hanno avuto esito negativo;

   tale decisione non costituirebbe un'adeguata risposta sul piano socio-economico per le famiglie e le imprese già duramente colpite dall'aumento del costo dell'energia oltre ad essere in contrasto con il percorso di implementazione delle energie rinnovabili –:

   se non ritenga di dover revocare con urgenza la proposta che interessa l'area del viterbese di cui in premessa, al fine di non pregiudicare i molteplici procedimenti autorizzativi di installazione di impianti fotovoltaici in corso e se, alla luce di tale situazione, non ritenga opportuno adottare iniziative per rivedere l'intero sistema autorizzatorio che rischia di inficiare il processo di implementazione di energie rinnovabili.
(3-02954)


Iniziative volte a incrementare la produzione di energia elettrica mediante i sistemi di accumulo e pompaggio idroelettrico – 3-02955

   MENGA e ROMANIELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta agli interroganti gli impianti idroelettrici e i pompaggi per l'accumulo rappresentano una delle risorse strategiche per l'equilibrio della rete elettrica nazionale;

   come riporta Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente), l'energia destinata al pompaggio è stata nel 2019 pari a 2,4 terawattora, a fronte di produzione lorda di appena 1,8 terawattora (fonte: Terna) sia nel 2019 che nel 2020;

   relativamente al pompaggio idroelettrico ad oggi la differenza fra l'energia impiegata (input) e l'energia ricavata (output) sarebbe pari ad una perdita del 25 per cento in questi impianti;

   nonostante un leggero aumento della potenza degli impianti di pompaggio installati (oggi di 7,6 gigawattora, + 5 per cento rispetto al 2000), negli ultimi venti anni si registra una riduzione della loro produzione di oltre 4 volte, in controtendenza rispetto a quanto avviene in altri Paesi europei (Spagna, Germania, Francia, Austria, Gran Bretagna);

   come spiega in alcuni documenti Terna, tali impianti costituiscono una risorsa strategica per il sistema elettrico nazionale, ideali per fornire servizi fondamentali di regolazione di frequenza e tensione, sempre più rilevanti con la crescente penetrazione delle fonti rinnovabili intermittenti come eolico e fotovoltaico;

   tale forma di accumulo, secondo un recente rapporto, potrebbe sopperire alle esigenze di accumulo elettrico del Paese, visto che i siti potenzialmente utilizzabili sarebbero in grado di immagazzinare circa 56 terawattora di elettricità;

   il sottoutilizzo di tali impianti potrebbe dipendere dal fatto che nel mercato del pompaggio idroelettrico esiste una posizione dominante di Enel (secondo dati Arera, il 96 per cento del totale), che non sembra avere interesse a compromettere il business delle sue centrali termoelettriche a carbone e a gas, avvantaggiate durante i picchi di prezzo nelle ore serali, quando l'energia solare non può competere, a tutto detrimento delle fonti rinnovabili;

   questa forma di accumulo andrebbe incentivata nella misura in cui essa effettivamente favorisce il massimo dispacciamento dell'energia rinnovabile prodotta e in questa direzione sarebbe necessario rivedere le attuali modalità di gestione degli impianti di pompaggio, favorendo un ruolo di primo piano di Terna, quale società che si occupa della trasmissione elettrica –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza dei fatti esposti in premessa e, conseguentemente, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di massimizzare la produzione di energia elettrica mediante i sistemi di accumulo e pompaggio idroelettrico esistenti nel nostro Paese.
(3-02955)


Iniziative volte a incentivare la realizzazione di parchi marini per l'energia eolica, in particolare nelle regioni Puglia, Calabria e Sardegna – 3-02956

   D'ETTORE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle energie rinnovabili, vi sono le condizioni tecniche ed economiche per realizzare progetti offshore di parchi eolici marini galleggianti, in particolare nelle regioni Puglia, Calabria e Sardegna;

   i parchi eolici marini con turbine installate su piattaforme galleggianti al largo delle coste italiane costituiscono un'opportunità strategica per il Paese: l'offshore flottante, nello specifico, prevede che la quasi totalità dell'investimento si sviluppi sul territorio di insediamento;

   i principali produttori delle turbine degli impianti offshore sono europei; la filiera locale per componenti, materiali e servizi può essere realizzata in gran parte sul territorio nazionale in prossimità degli impianti;

   questi investimenti permettono la valorizzazione dei porti nazionali in un'ottica di sistema, mediante diversificazione delle funzioni industriali portuali per supportare progetti eolici offshore, nella produzione e nell'assemblaggio delle fondamenta flottanti, nella fabbricazione di componenti di grandi dimensioni (come pale e torri), nelle infrastrutture elettriche (come sottostazioni e linee), nell'installazione e nelle operazioni di esercizio e manutenzione;

   si tratta di attività localizzabili nelle zone economiche speciali del Mezzogiorno con importanti ricadute sull'occupazione locale a lungo termine, anche mediante una vera e propria filiera di produzione sul territorio (gestione, logistica, servizi, manutenzione);

   l'Italia per posizione geografica può configurarsi come hub per esportazione dei componenti e dei materiali verso Paesi del Mediterraneo; la community portuale può trasformarsi da consumatore passivo a prosumer (produttore/consumatore), anche mediante creazione di banchine elettriche per navi attraccate, elettrificazione dei trasporti portuali, illuminazione degli edifici;

   alcune stime indicano che ogni megawatt di eolico flottante può creare 9 posti di lavoro a tempo indeterminato, di cui 6 diretti e 3 indiretti; progetti per 11 gigawatt al 2030 potrebbero generare 100.000 posti di lavoro, con formazione di alto livello con ricadute di gettito Irpef pari a circa 1,5 miliardi di euro all'anno;

   l'energia prodotta dai parchi eolici offshore può essere utilizzata per la produzione di idrogeno verde mediante elettrolizzatori con zero emissioni di anidride carbonica;

   l'integrazione di un parco eolico offshore con batterie di accumulo garantisce programmabilità dell'impianto e gestione efficiente ed efficace;

   si calcola che progetti offshore galleggianti, con capacità installata di 11 gigawatt, possano generare oltre 34 terawattora di energia pulita, evitando l'emissione in atmosfera di oltre 20 milioni di tonnellate di anidride carbonica –:

   quali progetti con tali tecnologie si intendano realizzare, con opportuna interlocuzione con Calabria, Sicilia e Sardegna e gli enti locali interessati.
(3-02956)


Stato delle bonifiche dei siti ex Ilva di Taranto e chiarimenti in merito alla congruità delle risorse disponibili per gli interventi volti al ripristino ambientale e alla riqualificazione dell'area – 3-02957

   D'ATTIS, LABRIOLA, ELVIRA SAVINO, GIANNONE, ROSPI, CASINO, CORTELAZZO, TARTAGLIONE, MAZZETTI, FERRAIOLI e VALENTINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'area di Taranto vive da molti anni una grave crisi ambientale, conseguenza di una notevole concentrazione di insediamenti industriali ad alto impatto ambientale e, soprattutto, della presenza dell'ex Ilva;

   l'ex Ilva di Taranto, ora in amministrazione straordinaria, è lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa. Già nel 1990, l'area di Taranto è stata dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale e dal 1998 è ricompresa tra i siti di interesse nazionale;

   la Commissione europea ha più volte invitato l'Italia a dare soluzione al grave inquinamento che interessa il sito dell'Ilva e i territori limitrofi agli stabilimenti;

   le matrici ambientali dei territori dell'area di Taranto presentano mediamente elevati livelli di compromissione e inquinamento, con tutto quello di negativo che questo comporta in termini di salute pubblica e di salvaguardia ambientale;

   il decreto-legge n. 21 del 2022, attualmente in fase di conversione al Senato della Repubblica, prevede che fino a 150 milioni di euro dei fondi confiscati alla famiglia Riva e acquisiti dalla gestione commissariale di Ilva s.p.a. in amministrazione straordinaria vengano destinati a progetti di decarbonizzazione del ciclo produttivo dell'acciaio presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, in luogo della previgente disposizione di legge che li destinava in via esclusiva alla realizzazione del piano delle misure di tutela ambientale e sanitaria e a interventi volti alla tutela della sicurezza e della salute, di ripristino e di bonifica ambientale –:

   quale sia attualmente lo stato delle bonifiche dei siti ex Ilva di Taranto e dei territori limitrofi e se il Ministro interrogato possa confermare che le risorse per gli interventi volti alla tutela della sicurezza e della salute, al ripristino e alla bonifica ambientale dei siti ex Ilva s.p.a. e delle aree escluse rimaste in capo e gestite dall'Ilva in amministrazione straordinaria, nonché per la riqualificazione e riconversione produttiva dei siti contaminati nei comuni di Taranto e di Statte, siano congrue rispetto al reale fabbisogno economico necessario ai suddetti interventi per le bonifiche e per la tutela della salute.
(3-02957)


Elementi e iniziative di competenza in merito all'andamento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas, anche in vista del previsto superamento del servizio di maggior tutela – 3-02958

   DAVIDE CRIPPA, MASI, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SUT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il graduale rientro dell'emergenza causata dalla diffusione del COVID-19 e la contestuale ripresa dell'economia nazionale prima e il conflitto russo-ucraino poi hanno generato, anche visto l'aumento della domanda delle materie prime a fronte di una ridotta offerta, un incremento senza precedenti dei prezzi dell'energia elettrica e del gas che ha messo in seria difficoltà i consumatori finali;

   dinanzi ad uno scenario di rialzo spropositato dei citati prezzi, molte famiglie hanno lasciato il servizio di maggior tutela per indirizzarsi sul mercato libero alla ricerca di offerte vantaggiose a prezzo fisso, rischiando tuttavia di affidarsi ad operatori di mercato con contratti convenienti ma con basi economiche non abbastanza solide per sostenere le variazioni di mercato, tenuto conto che questa tipologia di offerte necessita da parte del venditore di acquisire adeguate coperture per il rischio di incrementi futuri del prezzo;

   recentemente svariati operatori di mercato hanno modificato unilateralmente le condizioni economiche dei menzionati contratti a prezzo fisso (12, 18 o 24 mesi) di energia elettrica e gas pattuiti precedentemente, sorprendendo quei consumatori che si erano convinti a passare al libero mercato potendo usufruire, per la durata concordata contrattualmente, di un prezzo di vendita della materia prima bloccato e non indicizzato ad un prezzo dell'energia che risultasse ex post diverso rispetto alle aspettative di andamento del suddetto prezzo considerate al momento della scelta –:

   se intenda acquisire, in merito alla situazione sopra rappresentata e per quanto di competenza, elementi informativi utili a valutare il livello di efficienza e di concorrenzialità delle offerte rese disponibili da parte degli operatori di vendita del mercato libero ai clienti finali, anche alla luce della prossima uscita dal servizio di maggior tutela, e se non ritenga piuttosto di rivalutare il termine di superamento del servizio di tutela e, nello specifico, dello svolgimento delle aste per assegnare i clienti attualmente serviti in maggior tutela a venditori operanti nel libero mercato, tenuto conto che Arera deve determinare le tariffe tutelate in coerenza con i reali costi di approvvigionamento della materia prima.
(3-02958)


Iniziative volte ad aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e a ridurre la dipendenza energetica dell'Italia, con particolare riferimento alla semplificazione dei procedimenti autorizzatori – 3-02959

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in esito al Consiglio europeo dell'energia riunitosi il 28 febbraio 2022, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Stiamo lavorando molto efficacemente per sganciarci dalla dipendenza dal gas russo» e che i Ministri dell'Unione europea «sono tutti d'accordo che dobbiamo accelerare sulle rinnovabili, anche con semplificazioni burocratiche forti»;

   le dichiarazioni del Ministro interrogato erano state precedute dall'appello lanciato pochi giorni prima da Elettricità futura, principale associazione delle imprese elettriche italiane: «Chiediamo al Governo e alle regioni di autorizzare entro giugno 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili, pari a solo un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna (..) 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20 per cento del gas importato»;

   nella stessa occasione le imprese elettriche hanno espresso anche il proprio impegno per «garantire la sicurezza, ridurre la dipendenza energetica e abbassare il costo delle bollette elettriche», attraverso un investimento di 85 miliardi di euro e la conseguente creazione di ottantamila nuovi posti di lavoro;

   stando a quanto riportato dalle associazioni del settore, lo sviluppo delle energie alternative in Italia sarebbe impedito da ritardi e ostacoli burocratici, che fanno sì che la quasi totalità dei nuovi piani per impianti eolici e solari non sia mai attuata;

   un recente articolo de Il Corriere della Sera ha, infatti, riportato che secondo l'Alleanza per il fotovoltaico, a cui aderiscono i principali operatori del settore, ci sono 35 miliardi di euro di investimenti bloccati e 40 gigawatt di energia solare in attesa delle autorizzazioni, bloccati da procedimenti autorizzatori che durano in media tra i quattro e i cinque anni;

   i ritardi e gli ostacoli burocratici che caratterizzano le procedure autorizzatorie per i nuovi impianti di energie rinnovabili stanno impedendo all'Italia di raggiungere – entro il 2030 – l'obiettivo di 60 gigawatt di produzione da rinnovabili fissato dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec);

   per raggiungere gli obiettivi minimi del Piano nazionale, infatti, l'Italia dovrebbe costruire impianti rinnovabili per 4.700 megawatt l'anno, ma nel 2021 ne sono stati costruiti per appena 1.300 megawatt, meno di un terzo del necessario –:

   quali iniziative intenda assumere per risolvere le criticità di cui in premessa, al fine di aumentare la produzione di energia nazionale attraverso le energie rinnovabili e ridurre la dipendenza energetica dell'Italia, anche attraverso una più efficace pianificazione e un maggior coordinamento tra tutti gli attori coinvolti.
(3-02959)


PROPOSTA DI LEGGE: GALLINELLA ED ALTRI: NORME PER LA VALORIZZAZIONE E LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI E ALIMENTARI A CHILOMETRO ZERO E DI QUELLI PROVENIENTI DA FILIERA CORTA (APPROVATA DALLA CAMERA E MODIFICATA DAL SENATO) (A.C. 183-B)

A.C. 183-B – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL
TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 183-B – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Finalità)

  1. La presente legge è volta a valorizzare e a promuovere la domanda e l'offerta dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta, favorendone il consumo e la commercializzazione e garantendo ai consumatori un'adeguata informazione sulla loro origine e sulle loro specificità.
  2. Ai fini di cui al comma 1, le regioni e gli enti locali possono adottare le iniziative di loro competenza per assicurare la valorizzazione e la promozione dei prodotti di cui al medesimo comma 1.
  3. All'attuazione del presente articolo si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

A.C. 183-B – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Definizioni)

  1. Ai fini e per gli effetti della presente legge, si intendono per:

   a) prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero: i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento, compresa l'acquacoltura, di cui all'allegato I al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e i prodotti alimentari di cui all'articolo 2 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, provenienti da luoghi di produzione e di trasformazione della materia prima o delle materie prime agricole primarie utilizzate posti a una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita, o comunque provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita, o dal luogo di consumo del servizio di ristorazione di cui al comma 1 dell'articolo 144 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, come sostituito dall'articolo 6 della presente legge, e i prodotti freschi della pesca in mare e della pesca nelle acque interne e lagunari, provenienti da punti di sbarco posti a una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita o dal luogo di consumo del servizio di ristorazione come definito ai sensi del citato comma 1 dell'articolo 144 del codice di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, catturati da imbarcazioni iscritte nei registri degli uffici marittimi delle capitanerie di porto competenti per i punti di sbarco, e da imprenditori ittici iscritti nei registri delle licenze di pesca tenuti presso le province competenti;

   b) prodotti agricoli e alimentari nazionali provenienti da filiera corta: i prodotti la cui filiera produttiva risulti caratterizzata dall'assenza di intermediari commerciali, ovvero composta da un solo intermediario tra il produttore, singolo o associato in diverse forme di aggregazione, e il consumatore finale. Le cooperative e i loro consorzi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, non sono considerati intermediari.

A.C. 183-B – Articolo 3

ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Misure per favorire l'incontro tra produttori e gestori della ristorazione collettiva)

  1. Lo Stato, le regioni e gli enti locali possono prevedere misure per favorire l'incontro diretto tra i produttori di prodotti di cui all'articolo 2 e i soggetti gestori, pubblici e privati, della ristorazione collettiva. Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione delle disposizioni del presente articolo nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

A.C. 183-B – Articolo 4

ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Vendita dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta)

  1. I comuni riservano agli imprenditori agricoli e agli imprenditori della pesca e dell'acquacoltura marittima e delle acque interne, singoli o associati in cooperative, esercenti la vendita diretta dei prodotti agricoli e alimentari di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), almeno il 30 per cento del totale dell'area destinata al mercato e, per la pesca, delle aree prospicienti i punti di sbarco.
  2. I comuni, nel caso di apertura di mercati agricoli di cui all'articolo 22 della legge 28 luglio 2016, n. 154, possono riservare agli imprenditori agricoli, singoli o associati in diverse forme di aggregazione, esercenti la vendita dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta, appositi spazi all'interno dell'area destinata al mercato. È fatta salva, in ogni caso, la possibilità per gli imprenditori agricoli di realizzare tipologie di mercati riservati alla vendita diretta ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, non riconducibili a quelle di cui al citato articolo 22 della legge n. 154 del 2016, ferma restando l'osservanza delle vigenti norme in materia di igiene e sanità.
  3. Le regioni e gli enti locali, d'intesa con le associazioni di rappresentanza del commercio e della grande distribuzione organizzata, possono favorire, all'interno dei locali degli esercizi della grande distribuzione commerciale, la destinazione di particolari aree alla vendita dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta.

A.C. 183-B – Articolo 5

ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 5.
(Istituzione del logo «chilometro zero» e del logo «filiera corta»)

  1. Con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono istituiti il logo «chilometro zero» e il logo «filiera corta» per i prodotti agricoli e alimentari di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b). Con lo stesso decreto sono stabilite le condizioni e le modalità di attribuzione dei loghi. Il medesimo decreto definisce altresì le modalità di verifica e di attestazione della provenienza dall'ambito territoriale dei prodotti agricoli e alimentari di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), nonché gli adempimenti relativi alla tracciabilità e alle modalità con cui fornire una corretta informazione al consumatore. All'attuazione del presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  2. Il logo è esposto nei luoghi di vendita diretta, nei mercati, negli esercizi commerciali o di ristorazione o di somministrazione ovvero negli spazi espositivi appositamente dedicati o comunque posto in evidenza all'interno dei locali, anche della grande distribuzione, ed è pubblicato nelle piattaforme informatiche di acquisto o distribuzione che forniscono i prodotti agricoli e alimentari di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b).
  3. Il logo non può essere apposto sui prodotti, sulle loro confezioni e su qualsiasi imballaggio utilizzato per la vendita.

A.C. 183-B – Articolo 6

ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 6.
(Promozione dei prodotti a chilometro zero o provenienti da filiera corta nella ristorazione collettiva)

  1. Il comma 1 dell'articolo 144 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, è sostituito dal seguente:

   «1. I servizi di ristorazione indicati nell'allegato IX sono aggiudicati secondo quanto disposto dall'articolo 95, comma 3. La valutazione dell'offerta tecnica tiene conto, in particolare, degli aspetti relativi a fattori quali la qualità dei prodotti alimentari con particolare riferimento a quella di prodotti biologici, tipici e tradizionali e di prodotti a denominazione protetta e indicazione geografica tipica. Tiene altresì conto del rispetto delle disposizioni ambientali in materia di green economy, dei criteri ambientali minimi pertinenti di cui all'articolo 34 del presente codice, della qualità della formazione degli operatori e della provenienza da operatori dell'agricoltura biologica e sociale. Sono fatte salve le disposizioni di cui all'articolo 4, comma 5-quater, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, nonché quelle di cui all'articolo 6, comma 1, della legge 18 agosto 2015, n. 141».

A.C. 183-B – Articolo 7

ARTICOLO 7 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 7.
(Sanzioni)

  1. Chiunque utilizza le definizioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), in maniera non conforme alla presente legge o utilizza i loghi di cui all'articolo 5, in assenza dei requisiti di cui all'articolo 2, nell'etichettatura, nella pubblicità, nella presentazione e nei documenti commerciali è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 1.600 euro a 9.500 euro.
  2. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano esercitano i controlli per l'accertamento delle infrazioni di cui al comma 1 e irrogano le sanzioni di cui al medesimo comma.
  3. I proventi derivanti dall'attività sanzionatoria di cui al comma 2 sono versati sui rispettivi conti di tesoreria.
  4. Resta ferma, per le attività di controllo e accertamento delle infrazioni di cui al presente articolo, limitatamente ai prodotti della pesca e dell'acquacoltura, la competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che, a tal fine, si avvale del Corpo delle capitanerie di porto, conformemente al disposto dell'articolo 22 del decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4.
  5. I proventi derivanti dalle sanzioni irrogate ai sensi del comma 4 sono versati su apposito capitolo dello stato di previsione dell'entrata.

A.C. 183-B – Articolo 8

ARTICOLO 8 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 8.
(Abrogazione, disposizioni di coordinamento e clausola di salvaguardia)

  1. Il comma 2 dell'articolo 11 della legge 6 ottobre 2017, n. 158, è abrogato. Tutti i richiami ai prodotti di cui all'articolo 11, comma 2, della legge 6 ottobre 2017, n. 158, si intendono riferiti ai prodotti a chilometro zero o provenienti da filiera corta come definiti dall'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), della presente legge.
  2. Le disposizioni della presente legge sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.
  3. È facoltà delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano con minoranze linguistiche riconosciute istituire i loghi di cui all'articolo 5 in forma bilingue.

A.C. 183-B – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta;

    il testo in esame intende valorizzare e promuovere la produzione ed il consumo dei prodotti da filiera corta, stimolando anche attività di educazione alimentare sulla loro origine e specificità;

    la proposta identifica come prodotti a km 0 quei prodotti che provengono da luoghi di produzione e di trasformazione della materia prima agricola (o delle materie prime agricole primarie) posti a una distanza non superiore a 70 chilometri dal luogo di vendita, o comunque provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita dal luogo di consumo in caso di servizi di ristorazione;

    nel corso della discussione del testo in Camera e Senato sono state introdotte modifiche finalizzate ad incrementare la promozione dei prodotti da filiera corta nei mercati e supermercati;

    i prodotti da filiera corta ed a km 0, nonché la loro promozione, costituiscono un presidio sociale nella vita dei territori e dei Comuni;

    la valorizzazione delle filiere corte rappresenta un'importante occasione di valorizzazione dell'attività agricola nel territorio e di educazione alimentare per le comunità, andando a creare una cinghia di trasmissione tra prodotto e consumatori;

    la crisi internazionale delle materie prime e dell'energia, dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina ha messo a dura prova la tenuta del sistema agroalimentare nazionale, con riferimento a tutto quello che riguarda i costi fissi per lo svolgimento delle più basilari attività produttive e di trasformazione alimentare, ma anche in riferimento alla tenuta degli allevamenti, in quanto neanche la mangimistica è rimasta esente dalla crisi;

    è di fondamentale importanza che a misure di valorizzazione e promozione del medio-lungo periodo seguano misure di tutela della sostenibilità economica delle produzioni,

impegna il Governo

a disporre, nell'ambito delle misure di successiva attuazione ed implementazione del testo in esame, tutte le misure economiche necessarie per garantire la tenuta e la sostenibilità economica delle filiere corte, delle produzioni a chilometro zero e di tutte le produzioni tipiche territoriali al fine di garantire una piena sovranità alimentare nazionale.
9/183-B/1. Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta;

    il testo in esame intende valorizzare e promuovere la produzione ed il consumo dei prodotti da filiera corta, stimolando anche attività di educazione alimentare sulla loro origine e specificità;

    la proposta identifica come prodotti a km 0 quei prodotti che provengono da luoghi di produzione e di trasformazione della materia prima agricola (o delle materie prime agricole primarie) posti a una distanza non superiore a 70 chilometri dal luogo di vendita, o comunque provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita dal luogo di consumo in caso di servizi di ristorazione;

    nel corso della discussione del testo in Camera e Senato sono state introdotte modifiche finalizzate ad incrementare la promozione dei prodotti da filiera corta nei mercati e supermercati;

    i prodotti da filiera corta ed a km 0, nonché la loro promozione, costituiscono un presidio sociale nella vita dei territori e dei Comuni;

    la valorizzazione delle filiere corte rappresenta un'importante occasione di valorizzazione dell'attività agricola nel territorio e di educazione alimentare per le comunità, andando a creare una cinghia di trasmissione tra prodotto e consumatori;

    la crisi internazionale delle materie prime e dell'energia, dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina ha messo a dura prova la tenuta del sistema agroalimentare nazionale, con riferimento a tutto quello che riguarda i costi fissi per lo svolgimento delle più basilari attività produttive e di trasformazione alimentare, ma anche in riferimento alla tenuta degli allevamenti, in quanto neanche la mangimistica è rimasta esente dalla crisi;

    è di fondamentale importanza che a misure di valorizzazione e promozione del medio-lungo periodo seguano misure di tutela della sostenibilità economica delle produzioni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica, di disporre, nell'ambito delle misure di successiva attuazione ed implementazione del testo in esame, tutte le misure economiche necessarie per garantire la tenuta e la sostenibilità economica delle filiere corte, delle produzioni a chilometro zero e di tutte le produzioni tipiche territoriali al fine di garantire una piena sovranità alimentare nazionale.
9/183-B/1. (Testo modificato nel corso della seduta)Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta;

    il testo in esame intende valorizzare e promuovere la produzione ed il consumo dei prodotti da filiera corta, stimolando anche attività di educazione alimentare sulla loro origine e specificità;

    la proposta identifica come prodotti a km 0 quei prodotti che provengono da luoghi di produzione e di trasformazione della materia prima agricola (o delle materie prime agricole primarie) posti a una distanza non superiore a 70 chilometri dal luogo di vendita, o comunque provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita dal luogo di consumo in caso di servizi di ristorazione;

    nel corso della discussione del testo in Camera e Senato sono state introdotte modifiche finalizzate ad incrementare la promozione dei prodotti da filiera corta nei mercati e supermercati;

    i prodotti da filiera corta ed a km 0, nonché la loro promozione, costituiscono un presidio sociale nella vita dei territori e dei Comuni;

    alcune Regioni, come Piemonte e Lombardia, hanno istituito, al fine di tutelare ulteriormente i prodotti da filiera corta ed a km 0, il marchio del «prodotto di montagna», pratica virtuosa mutuata anche dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;

    tale marchio è finalizzato ad incrementare le tutele verso i prodotti da filiere locali situate in aree montane;

    la crisi COVID-19 e la crisi russo-ucraina hanno incrementato le sperequazioni a danno delle aree interne, montane e rurali, rendendo necessarie nuove ed ulteriori misure a tutela di quest'ultime e delle loro produzioni agroalimentari, considerato anche che numerosi prodotti alimentari non possono più essere esportati in quanto i propri mercati di riferimento sono le aree oggetto del conflitto,

impegna il Governo

a disporre, nell'ambito delle misure di successiva attuazione ed implementazione del testo in esame, tutte le misure necessarie a garantire la sostenibilità economica e l'ulteriore promozione dei prodotti di montagna, in riferimento a quanto in premessa, anche tramite iniziative finalizzate a tutelare le esportazioni di prodotti alimentari le cui esportazioni siano state compromesse dalla guerra russo-ucraina.
9/183-B/2. Ciaburro, Caretta.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta;

    il testo in esame intende valorizzare e promuovere la produzione ed il consumo dei prodotti da filiera corta, stimolando anche attività di educazione alimentare sulla loro origine e specificità;

    la proposta identifica come prodotti a km 0 quei prodotti che provengono da luoghi di produzione e di trasformazione della materia prima agricola (o delle materie prime agricole primarie) posti a una distanza non superiore a 70 chilometri dal luogo di vendita, o comunque provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita dal luogo di consumo in caso di servizi di ristorazione;

    nel corso della discussione del testo in Camera e Senato sono state introdotte modifiche finalizzate ad incrementare la promozione dei prodotti da filiera corta nei mercati e supermercati;

    i prodotti da filiera corta ed a km 0, nonché la loro promozione, costituiscono un presidio sociale nella vita dei territori e dei Comuni;

    alcune Regioni, come Piemonte e Lombardia, hanno istituito, al fine di tutelare ulteriormente i prodotti da filiera corta ed a km 0, il marchio del «prodotto di montagna», pratica virtuosa mutuata anche dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;

    tale marchio è finalizzato ad incrementare le tutele verso i prodotti da filiere locali situate in aree montane;

    la crisi COVID-19 e la crisi russo-ucraina hanno incrementato le sperequazioni a danno delle aree interne, montane e rurali, rendendo necessarie nuove ed ulteriori misure a tutela di quest'ultime e delle loro produzioni agroalimentari, considerato anche che numerosi prodotti alimentari non possono più essere esportati in quanto i propri mercati di riferimento sono le aree oggetto del conflitto,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica, di disporre, nell'ambito delle misure di successiva attuazione ed implementazione del testo in esame, tutte le misure necessarie a garantire la sostenibilità economica e l'ulteriore promozione dei prodotti di montagna, in riferimento a quanto in premessa, anche tramite iniziative finalizzate a tutelare le esportazioni di prodotti alimentari le cui esportazioni siano state compromesse dalla guerra russo-ucraina.
9/183-B/2. (Testo modificato nel corso della seduta)Ciaburro, Caretta.