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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 8 marzo 2022

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta dell'8 marzo 2022.

  Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Bergamini, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cappellacci, Caretta, Carfagna, Casa, Castelli, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Centemero, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Ehm, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Marin, Melilli, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Romaniello, Rosato, Rotta, Ruocco, Saltamartini, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Vignaroli, Vito, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zanettin, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Bergamini, Berlinghieri, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cappellacci, Caretta, Carfagna, Casa, Castelli, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Centemero, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Ehm, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Marin, Melilli, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Romaniello, Rosato, Rotta, Ruocco, Saltamartini, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadoni, Speranza, Stumpo, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Vignaroli, Vito, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zanettin, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 7 marzo 2022 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa della deputata:

   RACHELE SILVESTRI: «Agevolazione fiscale per gli interventi di restauro e risanamento conservativo di immobili dell'architettura rurale» (3505);

   RACHELE SILVESTRI: «Concessione di un credito d'imposta in favore delle imprese insediate nelle aree di crisi industriale complessa per investimenti in beni strumentali nuovi» (3506);

   RACHELE SILVESTRI: «Modifica all'articolo 31 del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, concernente il ruolo del responsabile del procedimento negli appalti e nelle concessioni in occasione di emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi» (3507).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati
a proposte di legge.

  La proposta di legge MASI ed altri: «Disposizioni per la promozione del turismo sostenibile e istituzione dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo del turismo responsabile e l'innovazione» (3370) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Villani.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  BERLINGHIERI ed altri: «Istituzione della legge annuale per la parità di genere e la valorizzazione del ruolo delle donne nella società e nelle istituzioni» (3466) Parere delle Commissioni II, V, VII, XI, XII, XIV e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VIII Commissione (Ambiente):

  BALDINO ed altri: «Istituzione del profilo professionale di addetto alla sicurezza sismica e antincendio nei ruoli del personale dei Ministeri dell'istruzione e dell'università e della ricerca» (3342) Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI e XII;

  CATALDI: «Delega al Governo per l'adozione di disposizioni generali e il riordino e la semplificazione della normativa vigente in materia di ricostruzione a seguito di catastrofi naturali» (3414) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XII Commissione (Affari sociali):

  SIANI ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale dell'affidamento familiare» (3474) Parere delle Commissioni I, II, V e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite VII (Cultura) e X (Attività produttive):

  BELOTTI ed altri: «Disposizioni concernenti il reimpiego delle vetrine di locali commerciali temporaneamente inutilizzati per l'esposizione di opere artistiche o di materiale promozionale dei musei e delle località turistiche» (3421) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, con lettera in data 28 febbraio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 38 della legge 3 agosto 2007, n. 124, la relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza, riferita all'anno 2021 (Doc. XXXIII, n. 4).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Annunzio di sentenze
della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria la seguente sentenza che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, è inviata alla VIII Commissione (Ambiente), nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  sentenza n. 52 del 12 gennaio-3 marzo 2022 (Doc. VII, n. 830),

   con la quale:

    dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 29, comma 2, della legge della Regione Lazio 9 luglio 1998, n. 27 (Disciplina regionale della gestione dei rifiuti), sollevate, in riferimento agli articoli 117, secondo comma, lettera s), e 119, secondo comma, della Costituzione, dal Consiglio di Stato e dal Tribunale ordinario civile di Cassino.

  La Corte costituzionale, in data 4 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia della seguente sentenza che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, è inviata alla XII Commissione (Affari sociali), nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

  sentenza n. 54 dell'11 gennaio-4 marzo 2022 (Doc. VII, n. 831),

   con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 125, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)», nella formulazione antecedente all'entrata in vigore dell'articolo 3, comma 4, della legge 23 dicembre 2021, n. 238 (Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2019-2020), nella parte in cui esclude dalla concessione dell'assegno di natalità i cittadini di Paesi terzi che sono stati ammessi nello Stato a fini lavorativi a norma del diritto dell'Unione o nazionale e i cittadini di Paesi terzi che sono stati ammessi a fini diversi dall'attività lavorativa a norma del diritto dell'Unione o nazionale, ai quali è consentito lavorare e che sono in possesso di un permesso di soggiorno ai sensi del regolamento (CE) n. 1030/2002 del Consiglio, del 13 giugno 2002, che istituisce un modello uniforme per i permessi di soggiorno rilasciati a cittadini di Paesi terzi;

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 74 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), nel testo antecedente all'entrata in vigore dell'articolo 3, comma 3, lettera a), della legge n. 238 del 2021, nella parte in cui esclude dalla concessione dell'assegno di maternità i cittadini di Paesi terzi che sono stati ammessi nello Stato a fini lavorativi a norma del diritto dell'Unione o nazionale e i cittadini di Paesi terzi che sono stati ammessi a fini diversi dall'attività lavorativa a norma del diritto dell'Unione o nazionale, ai quali è consentito lavorare e che sono in possesso di un permesso di soggiorno ai sensi del regolamento (CE) n. 1030/2002;

    dichiara l'illegittimità costituzionale, in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), dell'articolo 1, comma 248, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), dell'articolo 23-quater, comma 1, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119 (Disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria), convertito, con modificazioni, nella legge 17 dicembre 2018, n. 136, dell'articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022), e dell'articolo 1, comma 362, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023), nella formulazione antecedente all'entrata in vigore dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 238 del 2021, nella parte in cui escludono dalla concessione dell'assegno di natalità i cittadini di Paesi terzi che sono stati ammessi nello Stato a fini lavorativi a norma del diritto dell'Unione o nazionale e i cittadini di Paesi terzi che sono stati ammessi a fini diversi dall'attività lavorativa a norma del diritto dell'Unione o nazionale, ai quali è consentito lavorare e che sono in possesso di un permesso di soggiorno ai sensi del regolamento (CE) n. 1030/2002.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 4 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del regolamento per l'organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, la deliberazione n. 3/2022 del 25 febbraio-1° marzo 2022, con la quale la Sezione stessa ha approvato la deliberazione concernente il quadro programmatico dei controlli sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato per l'anno 2022 e nel contesto triennale 2022-2024.

  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro
dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 3 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10, comma 10-ter, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione sull'evoluzione dell'andamento degli indicatori di benessere equo e sostenibile, per l'anno 2022 (Doc. LIX, n. 4).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 4 e 7 marzo 2022, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2022/109 che fissa, per il 2022, le possibilità di pesca per alcuni stock ittici e gruppi di stock ittici, applicabili nelle acque dell'Unione e, per i pescherecci dell'Unione, in determinate acque non dell'Unione (COM(2022) 54 final), corredata dai relativi allegati (COM(2022) 54 final – Annexes 1 to 3), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma dell'Unione per una connettività sicura per il periodo 2023-2027 (COM(2022) 57 final), corredata dal relativo allegato (COM(2022) 57 final – Annex) e dal relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della relazione sulla valutazione d'impatto (SWD(2022) 31 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IX (Trasporti). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 7 marzo 2022;

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo sul lavoro dignitoso in tutto il mondo per una transizione globale giusta e una ripresa sostenibile (COM(2022) 66 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e X (Attività produttive);

   Comunicazione della Commissione – Aggiornamento sulla sorveglia rafforzata – Grecia, febbraio 2022 (COM(2022) 78 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di comitato per la sicurezza marittima dell'Organizzazione marittima internazionale in occasione della sua 105a sessione e in sede di comitato di facilitazione in occasione della sua 46a sessione in merito all'adozione di una risoluzione sulle norme di prestazione per i radiotelefoni portatili ricetrasmittenti in banda VHF per imbarcazioni di salvataggio, che rivede la risoluzione MSC.149(77) e le modifiche della convenzione sulla facilitazione del traffico marittimo internazionale (FAL) (COM(2022) 88 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione dal Garante
del contribuente per l'Umbria.

  Il Garante del contribuente per l'Umbria, con lettera pervenuta in data 4 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Umbria, riferita all'anno 2021.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Richieste di parere parlamentare
su atti del Governo.

  Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 3 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante modifiche ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2021 di individuazione di interventi diversi nei settori delle infrastrutture portuali, dei presìdi di pubblica sicurezza, delle infrastrutture idriche e delle infrastrutture stradali quali interventi infrastrutturali prioritari per la cui realizzazione o il cui completamento si rende necessaria la nomina di commissari straordinari (364).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti), che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 28 marzo 2022. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 18 marzo 2022.

  Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 3 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante sostituzione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2021 e 5 agosto 2021 di individuazione dei lavori relativi alla linea C della metropolitana di Roma e alla rete tranviaria di Roma quali interventi infrastrutturali prioritari per la cui realizzazione o il cui completamento si rende necessaria la nomina di commissari straordinari (365).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 28 marzo 2022. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 18 marzo 2022.

  Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 3 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, le richieste di parere parlamentare sugli schemi di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recanti:

   sostituzione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 agosto 2021 di individuazione dei lavori relativi al compendio immobiliare denominato «Palazzo Fienga» in Torre Annunziata (Napoli) quale intervento infrastrutturale per la cui realizzazione o il cui completamento si rende necessaria la nomina di un commissario straordinario (366);

   modifiche ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2021 e 5 agosto 2021 di individuazione dei lavori relativi alla realizzazione della Cittadella della sicurezza «caserma Boscariello» di Napoli e alla realizzazione della nuova sede centrale del comando dei vigili del fuoco di Barletta-Andria-Trani quali interventi infrastrutturali per la cui realizzazione o il cui completamento si rende necessaria la nomina di commissari straordinari (367);

   modifiche ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri 16 aprile 2021 e 5 agosto 2021 di individuazione dei lavori relativi a vari presìdi di pubblica sicurezza quali interventi infrastrutturali per la cui realizzazione o il cui completamento si rende necessaria la nomina di commissari straordinari (368).

  Queste richieste sono assegnate, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), che dovrà esprimere i prescritti pareri entro il 28 marzo 2022. Sono altresì assegnate, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 18 marzo 2022.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, e dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante individuazione e abrogazione degli adempimenti relativi ai piani assorbiti dal Piano integrato di attività e organizzazione (369).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla I Commissione (Affari costituzionali), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 7 aprile 2022. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 23 marzo 2022.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI MELONI ED ALTRI N. 1-00485, FIORINI ED ALTRI N. 1-00598, MORETTO ED ALTRI N. 1-00599 E ORRICO ED ALTRI N. 1-00600 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE DELLA MODA

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro annui, quasi 500 mila addetti e 224 mila aziende solo in Italia, la filiera della moda rappresenta un asset strategico dell'industria nazionale, nonostante risulti, con l'industria automobilistica, il settore manifatturiero maggiormente colpito dall'emergenza economica socio-sanitaria da Covid-19, soprattutto a causa della sofferenza del mercato europeo, fortemente penalizzato da lockdown internazionale;

    il settore moda rappresenta l'8,5 per cento del volume di affari e il 12,5 per cento dell'occupazione dell'industria manifatturiera in Italia; la dimensione media delle aziende è inferiore a quella degli altri Stati dell'Unione europea e questa peculiarità, bilanciata da una forte interrelazione tra le imprese che comporta un'elevata capacità di innovazione, consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera. Questa caratteristica è confermata dalle prestazioni dell'esportazione del settore e dal ruolo di grande rilievo dalla filiera nazionale nel mercato europeo della moda di qualità. Si stima, infatti, che il sistema di subfornitura italiano rifornisca il 60 per cento della moda di qualità del mondo e che l'industria tessile italiana raggiunga il 77,8 per cento del totale delle esportazioni europee;

    per la sua portata attuale, al settore corrisponde una consistente produzione e, di conseguenza, una consistente generazione di problematiche di impatto ambientale, come emerso dall'ultimo World Economic Forum, secondo il quale l'industria della moda è il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero; ogni anno è, infatti, responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di gas serra (CO2) e contribuisce alla dissipazione del 20 per cento delle risorse idriche totali, utilizzate nelle varie fasi lavorative, compresa, naturalmente, l'irrigazione delle colture tessili;

    a livello mondiale una prima problematica concerne il rilascio e la diffusione di sostanze chimiche usate nel processo produttivo, causa primaria del deterioramento della risorsa idrica, in particolare nella contaminazione delle falde acquifere, oltre che effetti nocivi con conseguenze sulla salute dell'essere umano; si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20 per cento dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei corsi d'acqua (l'equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica);

    il consumo di moda è molto diffuso, poi, nelle economie industrializzate: poiché la moda è fondata sulle tendenze, il prodotto ha un ciclo di vita molto breve, che porta a un elevato accumulo di rifiuti spesso non biodegradabili. I dati dell'Ispra indicano che le imprese italiane della lavorazione di pelli e pellicce e dell'industria tessile hanno generato 745.458 tonnellate di rifiuti speciali nel 2018;

    si calcola, poi, che l'industria della moda sia responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di carbonio;

    i produttori ed i marchi «made in Italy» che non si rinnoveranno saranno senza dubbio danneggiati nel breve/medio termine da uno dei cambiamenti di paradigma: dai fattori tecnologici, come l'intelligenza artificiale, la biotecnologia, la digitalizzazione industriale, il riutilizzo creativo del lusso, alla necessità di mantenere il passo con una consapevolezza senza precedenti dei consumatori, che oggi si aspettano un autentico impegno dei marchi nei confronti dei valori etico-ambientali;

    da tempo le filiere del tessile, della pelletteria, degli accessori, della calzatura e della moda tentano di trovare un punto di equilibrio nella coesistenza tra l'emergenza etica, ambientale e sociale e lo sviluppo economico;

    l'attenzione ai temi della transizione ecologica non è solo una caratteristica produttiva, ma un'esigenza;

    come componente chiave della catena del valore globale, le piccole e medie imprese e le imprese artigiane italiane devono conformarsi alle pratiche sostenibili e alla gestione responsabile, destreggiandosi tra le varie certificazioni etiche, ambientali e nella sottoscrizione dei diversi protocolli quali, ad esempio, l'elenco delle sostanze soggette a restrizioni (Rsl – Restricted Substances List), l'elenco delle sostanze manifatturiere soggette a restrizioni (Mrsl – Manufacturing Restricted Substances List) e le campagne attivate per la gestione responsabile delle sostanze chimiche nei prodotti e nei processi, come anche i capitolati attraverso cui i marchi committenti effettuano le richieste di approvvigionamento;

    la necessità, sempre più impellente, di conformare tutti i settori alla realtà ecosostenibile, richiede uno sforzo corale affinché questo settore trainante per l'Italia diventi un asset strategico nella nuova programmazione comunitaria 2021-2027 e nel pacchetto della ripresa della Next Generation UE, dotandolo degli strumenti necessari per affrontare le sfide del futuro e, in particolare, per una transizione verso un modello tessile responsabile e sostenibile, per costituire modelli di gestione strategica ed operativa diretti alla compatibilità ecologica e sociale;

    la legislazione italiana, pur sapendo cogliere in termini generali gli obiettivi della sostenibilità e dell'economia circolare, non è stata in grado finora di creare un quadro normativo complessivo idoneo a favorire e sostenere concretamente questa transizione; in particolare, la normativa ambientale italiana continua a mantenere un approccio burocratico con norme a volte incoerenti che frenano anziché favorire la transizione;

    l'Italia, dato il valore economico, sociale e ambientale generato dalla sua filiera nella catena tessile globale, gioca un ruolo importante nell'identificazione, mitigazione e gestione sistemica delle esternalità negative; quella italiana è l'unica filiera al mondo tutt'oggi intatta, composta da imprese artigiane che lavorano dalla fase delle materie prime, passando per le fasi del processo produttivo, fino alla distribuzione, coinvolgendo quasi tutte le regioni italiane nell'indotto e, inoltre, la filiera della moda italiana gode di un vantaggio di competitività unico nel contesto globale legato principalmente ad una tradizione produttiva correlata al contributo fornito dalle specializzazioni produttive sorte nei cosiddetti distretti industriali;

    l'obiettivo è una transizione giusta, in cui l'approccio a uno sviluppo sostenibile non si limiti ai soli contesti maggiormente dipendenti da fonti e tecnologie altamente impattanti e climalteranti, ma sia in grado di attivare una leva di crescita che colga le caratteristiche e le esigenze settoriali che, a prescindere dalla dimensione aziendale, accompagni anche le imprese più piccole nella transizione;

    è necessaria la predisposizione di interventi in grado di rendere l'ecosistema tessile idoneo alla transizione ecologica, sostenendo l'accelerazione verde a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale, ed enunciando i criteri base da porre a fondamento delle politiche interne;

    l'Italia, e l'Europa tutta, si trovano oggi nel pieno di una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, che ha messo in luce la fragilità delle nostre catene di approvvigionamento; stimolare nuovi modelli aziendali innovativi creerà a sua volta la nuova crescita economica e le nuove opportunità di lavoro che l'Europa ha bisogno di recuperare,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per attuare una più efficace politica di tutela ambientale specificatamente dedicata al settore tessile e orientata, in particolare, ai temi della transizione verso un'economia circolare, con particolare riguardo a:

  a) incentivi, anche di natura fiscale, a favore delle aziende manifatturiere che introdurranno tecnologie, tecniche, servizi, processi e/o prodotti innovativi nella filiera, parametrati sulla base degli effettivi miglioramenti ambientali ed energetici conseguiti;

  b) supporto finanziario alla creazione di una rete nazionale di recycling hub per la gestione ed il riciclo degli scarti di lavorazione (pre e post consumo) e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione tessile (capi abbigliamento, biancheria, casa e altro);

  c) politiche per la promozione della trasparenza e della tracciabilità delle filiere, attraverso il coordinamento di strumenti quali i sistemi di tracciabilità basati sull'identificazione a radiofrequenza e l'etichettatura, oltre che lo sfruttamento e l'utilizzo delle tecnologie e degli strumenti della blockchain/Dlt, internet delle cose (Iot), ed intelligenza artificiale (Ai);

  d) supporto finanziario alla creazione e al potenziamento di impianti (pubblici o consortili) di trattamento delle acque reflue e dei fanghi di depurazione derivanti dai cicli di nobilitazione tessile, con l'introduzione delle tecnologie più avanzate per l'abbattimento dei carichi inquinanti;

  e) supporto alla ricerca di nuove famiglie di prodotti chimici a ridotto impatto ambientale utilizzabili nei cicli di nobilitazione tessile;

2) ad attivare, in ambito europeo, tutte le iniziative di competenza per prevedere nella prossima programmazione comunitaria lo stanziamento di fondi per la prima «settimana della moda» italiana dedicata alla sostenibilità e all'innovazione, sul modello della Sustainable Fashion Innovation Society;

3) ad attivare iniziative di sostegno all'innovazione creativa, mediante:

  a) potenziamento del credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo relativamente al design ed all'ideazione estetica, con l'innalzamento dell'aliquota prevista dall'attuale credito d'imposta e del massimale, per almeno un quinquennio;

  b) sostegno all'attività di realizzazione dei campionari e delle collezioni del settore tessile abbigliamento privi di poliestere (pu) e rispettose dei principi di economia circolare, nei limiti della normativa sugli aiuti di Stato, con contributi a fondo perduto;

4) ad adottare iniziative per attivare strumenti agevolativi per incentivare la rilocalizzazione delle produzioni, almeno per articoli e/o servizi innovativi, favorendo nuovi investimenti industriali con:

  a) agevolazioni fiscali per periodi medio-lunghi (5-10 anni);

  b) finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto per riconversione di aree industriali e di impianti/macchinari;

5) ad adottare le iniziative di competenza per inserire, nei decreti attuativi di prossima adozione relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza per il rilancio dell'Italia, il sistema moda come elemento di sviluppo dell'innovazione, della competitività, della transizione ecologica, della rivoluzione verde mediante:

  a) attivazione di strumenti agevolativi a fondo perduto/crediti d'imposta per il supporto alla digitalizzazione di prodotti, collezioni e archivi aziendali;

  b) attivazione di strumenti agevolativi a fondo perduto/crediti d'imposta per lo sviluppo della creatività veloce e potenziata, la flessibilità strutturale degli impianti, la qualità della pianificazione del processo logistico tipico della moda;

  c) sostegno alla virtualizzazione di fiere, di eventi promozionali, di workshop sui principali mercati internazionali, sostegno alla creazione di showroom virtuali ed alla realizzazione di piattaforme per favorire l'incontro tra domanda e offerta di articoli di moda ecosostenibile;

  d) sostegno al primo evento dedicato alla transizione ecosostenibile della moda attraverso l'innovazione tecnologica, denominato – Phygital Sustainability Expo –, a cura della Sustainable Fashion Innovation Society;

6) ad adottare le iniziative di competenza per integrare i programmi formativi, con particolare riferimento ai percorsi di formazione professionalizzanti, al fine di includere il tema della sostenibilità e dell'innovazione responsabile per formare una nuova generazione di professionisti attenti e responsabili;

7) a promuovere campagne di comunicazione per sensibilizzare i consumatori ad acquisti sostenibili, in favore di una maggiore trasparenza circa la riparabilità, la provenienza da materiale riciclato e la riciclabilità dei prodotti al fine di veicolare gli utenti verso scelte consapevoli.
(1-00485) (Ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Rampelli, Lollobrigida, Zucconi, Butti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è il primo paese dell'Unione europea per occupazione dei settori del tessile, abbigliamento e pelli;

    la moda si costituisce, certamente, quale uno dei comparti produttivi più iconici del made in Italy nel mondo; nonostante ciò, è uno dei settori che ha maggiormente subito gli effetti della recessione e della crisi pandemica;

    la filiera tessile-abbigliamento rappresenta l'8 per cento delle esportazioni annuali del manifatturiero italiano (novembre 2019-ottobre 2020), con un saldo commerciale fortemente attivo (10,5 miliardi di euro il consuntivo 2019) e la capacità di soddisfare tanto la domanda dei mercati tradizionali europei e nord americani, quanto quella delle nuove realtà dell'Estremo Oriente;

    il settore porta con sé anche il 10 per cento circa del «valore aggiunto» manifatturiero (2019), cui corrispondono 56 miliardi di euro di fatturato e 34 miliardi di euro di produzione (il 6 per cento del totale manifatturiero), generati da quasi 45 mila aziende capaci di occupare poco meno di 400 mila persone (più dell'8 per cento degli occupati 2019 del manifatturiero). Inoltre, il comparto moda si dimostra un grande volano tecnologico italiano, capace di esprimere il 14 per cento circa delle imprese manifatturiere italiane con attività innovative e il 10 per cento delle spese per innovazione dell'intero manifatturiero. La filiera della moda si completa con la distribuzione commerciale che conta, al 31 dicembre 2021, 108.666 imprese attive e 82.878 unità locali per complessivi 191.544 punti vendita che occupano complessivamente 278.964 addetti;

    si tratta di un settore economico estremamente trainante produttivo e commerciale per l'economia italiana, che necessita di azioni concrete e sviluppo a seguito del contraccolpo subito dal Covid-19;

    la moda italiana, se si considerano i tredici mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, ha subito una perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti di circa 20,6 miliardi di euro. Sul fronte della domanda interna, nel 2020 i consumi delle famiglie per vestiario e calzature subirono una contrazione di 12,6 miliardi di euro, con un calo del 19,7 per cento. Sui mercati esteri, le esportazioni della moda nel 2020 diminuirono di 11,2 miliardi di euro, pari ad una caduta del 19,5 per cento, intensità quasi doppia rispetto alla media della manifattura (-10 per cento);

    il comparto della moda nazionale si risolleva nella prima metà del 2021. Dopo lo stop determinato dalla seconda ondata di contagi da Covid-19, l'industria ha assistito a una decisa crescita del fatturato. I primi tre mesi del 2021 si sono chiusi in linea con il 2020 (-0,3 per cento), ma nel secondo trimestre è stato possibile registrare un forte rimbalzo del 63,9 per cento. Anche i consumi di abbigliamento e calzature sul mercato interno hanno registrato una variazione tendenziale positiva in quantità del 14,7 per cento, anche se si è ancora lontani dai livelli pre-Covid;

    si tratta di un risultato non scontato e che è stato possibile raggiungere grazie all'impegno e costanza degli operatori del settore. La ripresa a partire da gennaio 2021 del settore del tessile-abbigliamento, pelletteria e calzature, si è concretizzata con continuità sulla scorta della concretezza e capacità dell'artigianato italiano che ha saputo donare nuova linfa e ulteriore spinta al comparto. Artigiani e piccole e medie imprese (PMI) hanno saputo sapientemente sfruttare gli incentivi riconosciuti dal Governo e le riaperture concretizzatesi grazie al costante lavoro del gruppo Lega e dei suoi Ministri. Stando ai dati divulgati da Cnmi-Camera nazionale della moda Italiana. Il rimbalzo del secondo trimestre 2021 ha portato l'aumento complessivo semestrale al 24 per cento, recuperando buona parte della caduta del 2020; ciononostante il fatturato rimane ancora del 15 per cento inferiore al secondo trimestre 2019. Nonostante la buona crescita registrata ciò non è da sé sufficiente a riportare il giro d'affari del fashion made in Italy ai livelli pre-Covid;

    i dati del 2021, seppur incoraggianti, devono essere necessariamente comparati al precedente periodo 2020, ove a causa della crisi si è registrata una fase di recessione e stagnazione. Pertanto, pur sembrando percentuali molto elevate, quelle di fatturato del 2021 non sono assolutamente in grado di certificare un superamento della crisi del settore. Certamente, però, i dati dimostrano con grande chiarezza la qualità e la concretezza del made in Italy e dell'artigianato del settore moda, che ha saputo mantenersi produttivo e competitivo nel mondo, nonostante le forti difficoltà. Non ci si può permettere che questo sforzo produttivo, commerciale ed economico venga disperso, anche alla luce dei posti di lavoro e dell'indotto che ruotano attorno al settore;

    purtroppo, l'inizio della stagione vendita moda autunno inverno 2022/23 si è caratterizzato per la cancellazione di eventi e slittamento delle date e mancata partecipazione dei marchi più rappresentativi; si è registrato un inizio anno in controtendenza rispetto alle stime effettuate. Un gennaio che doveva essere il mese della ripartenza con la presentazione ai mercati delle collezioni moda autunno-inverno 2022/2023 ed invece, sul panorama internazionale, si è constatata la cancellazione o il posticipo di diverse fiere, mentre sul fronte nazionale, marchi di primaria rilevanza hanno recentemente deciso di annullare la loro partecipazione ad importanti eventi promozionali, quali settimane della moda o fiere di riferimento. La legittima scelta di queste imprese porta a depotenziare la validità delle manifestazioni in questione e più in generale getta un'ombra sulla forza del nostro sistema moda. I grandi marchi possono fare queste scelte avendo un sistema di supporto in termini di comunicazione e sul fronte commerciale in grado di sopperire alla mancata presentazione delle loro collezioni attraverso sfilate o partecipazioni fieristiche, cosa ben diversa è per l'universo delle piccole e medie imprese. Anche le vendite nei saldi invernali di fine stagione 2022 hanno registrato una brusca frenata con cali a doppia cifra rispetto allo stesso periodo del 2021 e conseguentemente la preoccupazione per i nuovi scenari crea difficoltà anche in tema di ordinativi che le imprese commerciali stanno effettuando alla produzione per la stagione autunno inverno 2022/2023;

    oltre allo spunto meramente economico-aziendale, è necessario calare il settore moda all'interno dello scenario politico e storico in cui ci si trova ad operare. Ormai l'industria è proiettata alla transizione ecologica ponendo le condotte di tutela ambientale al centro delle proprie scelte; In tale quadro, le imprese sono chiamate ad uno sforzo ulteriore che consenta di coniugare innovazione, sviluppo, produzione e sostenibilità ambientale;

    il mondo della moda da sempre ha cercato di unire queste due sfere, cercando un difficile equilibrio tra i diversi interessi. Alla luce degli scenari economico-politici che ci occupano non è più immaginabile che le imprese operino una transizione ecologica in assenza di un intervento collettivo che fornisca gli adeguati strumenti normativi. Permettere lo sviluppo dell'economia circolare e una produzione «green» del comparto moda, significa investire nel settore e predisporre azioni politiche e legislative adeguate a consentire all'ecosistema tessile di realizzare una realtà ecosostenibile lungo tutte le fasi del processo produttive;

    senza un deciso intervento si rischia di compromettere definitivamente le filiere produttive del tessile abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e occhialeria, annullando i risultati positivi del 2021 e facendo retrocedere il settore ai numeri del 2020;

    è necessario mettere in campo un piano straordinario di supporto alle imprese sistema moda italiano, sia per le piccole e medie imprese che per i grandi marchi,

impegna il Governo:

1) a proseguire gli incontri del «tavolo della moda» istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, finalizzato ad affrontare la gestione dell'emergenza e progettare il rilancio del settore;

2) ad adottare iniziative per istituire un contributo a copertura totale, per un primo modulo espositivo, per la partecipazione a manifestazioni in Italia con qualifica di fiera internazionale a favore delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese del settore moda (tessile, abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature, occhialeria e componenti per la realizzazione delle collezioni) per gli anni 2022/2023, iniziando da quelle già in programma nel calendario invernale;

3) ad adottare iniziative per prevedere l'estensione automatica dei prestiti «Covid-19» e «SACE» aumentando il termine da 6 a 10 anni, anche mediante l'introduzione di una misura di sostegno specifica per il settore volta a consentire la rinegoziazione dei debiti nell'ambito delle misure di potenziamento del Fondo di garanzia;

4) ad adottare iniziative a sostegno delle politiche di transizione ecologica, permettendo alle filiere produttive del tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e occhialeria, di attuare una più efficace politica di tutela ambientale;

5) ad adottare iniziative per introdurre agevolazioni fiscali per le imprese del settore che investiranno nella implementazione di tecnologie e prodotti innovativi sul piano ambientale ed energetico;

6) a promuovere lo sviluppo e il supporto di attività e iniziative di riciclo e recupero dei prodotti o scarti di lavorazione, contestualmente incentivando l'economia circolare anche per mezzo di contributi e detassazione;

7) ad adottare iniziative per istituire appositi fondi volti a consentire a tutte le imprese del settore l'adeguamento dei propri impianti alle più moderne tecnologie in materia di smaltimento, riciclo, recupero, depurazione e riduzione di emissioni;

8) a promuovere iniziative volte alla donazione di eccedenze di magazzino della distribuzione commerciale attraverso sgravi fiscali e crediti d'imposta a imprese che donano eccedenze di magazzino o raccolgono prodotti usati, posto che ciò consentirebbe, snellendo le procedure, di donare i beni assolvendo un ruolo sociale oltre che ambientale;

9) ad adottare iniziative per incentivare il consumo di prodotti made in Italy sostenibili con l'istituzione di un «bonus moda» ai consumatori;

10) ad adottare iniziative per prevedere un «finanziamento ponte» alle imprese, senza merito creditizio e ad interessi zero, da parte degli istituti di credito per i costi di funzionamento e in particolare per l'energia e il gas;

11) a promuovere interventi immediatamente attuabili nonché a prevedere una progettualità di più ampio respiro nel medio e lungo periodo, necessari ad un sostegno immediato e ad uno sviluppo futuro del comparto moda, come di seguito specificati:

   a) quanto alle soluzioni immediatamente attuabili:

    1) sostenere politiche attive mirate alla ricollocazione sul mercato del lavoro, anche tramite riqualificazione professionale e percorsi di outplacement, dei lavoratori in esubero;

    2) incentivare strumenti di comunicazione rivolti alle giovani generazioni al fine di stimolare l'acquisto di prodotti made in Italy favorendo anche le produzioni attente a sviluppare percorsi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale e agevolazioni per l'acquisto di prodotti italiani;

   b) quanto alla progettualità nel medio e lungo periodo:

    1) introdurre contributi tesi a migliorare la sostenibilità della filiera, l'innovazione creativa e lo sviluppo tecnologico-digitale nel comparto moda;

    2) predisporre una misura che agevoli l'inserimento nel settore di nuova tecnologia e strumenti digitali accompagnando tale inserimento con percorsi formativi specifici per il settore;

    3) prevedere una diminuzione del costo energetico mediante defiscalizzazione e/o riduzione degli oneri in bolletta;

    4) prevedere piani di investimento di lungo periodo nel campo della formazione e riqualificazione del personale;

    5) sviluppare piani di recupero delle risorse e lavorazioni ad alto contenuto di lavoro favorevoli allo sviluppo e incremento di tutta la filiera produttiva;

    6) introdurre misure di sostegno agli investimenti nella realizzazione dei campionari e promozione anche tramite strumenti digitali;

12) a predisporre iniziative di supporto alle filiere presenti nei distretti della moda, sia per le piccole e medie imprese che per i grandi marchi della moda italiana, intesi quali aree geografiche che sono tradizionalmente legate ad un tipo di produzione o lavorazione, presenti sul territorio nazionale;

13) ad adottare iniziative per attuare interventi mirati al mantenimento e alla crescita della filiera del settore tessile abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e occhialeria, mediante la predisposizione di una politica industriale di sviluppo del comparto e dell'industria manifatturiera italiana integrata alla politica commerciale delle nostre città.
(1-00598) «Fiorini, Molinari, Binelli, Andreuzza, Carrara, Colla, Galli, Micheli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    il comparto della moda è ritenuto, da sempre e universalmente, un simbolo di qualità ed eccellenza del nostro Paese, nonché un faro per tutte le filiere interessate, sia per il ruolo crescente di città come Roma e Firenze nel palcoscenico internazionale, sia per il ruolo conquistato dalla città di Milano con la Milan Fashion Week – che negli anni ha portato la città ad affermarsi come vera e propria «Capitale mondiale della moda» – diventata ormai crocevia internazionale e luogo di massima espressione della moda italiana;

    durante il Governo Renzi, nel 2016, era stato già promosso un tavolo per il settore con l'altera Ministro Calenda ed il Sottosegretario Scalfarotto, a testimonianza della centralità del comparto e delle difficoltà che esso affronta da diversi anni sia sul piano interno che internazionale;

    è il comparto manifatturiero che, sia in termini economici che occupazionali, è stato maggiormente colpito dalla recessione innescata dalla pandemia, nonostante la resilienza acquisita dallo stesso grazie agli ingenti investimenti effettuati sul piano della digitalizzazione, innovazione e sostenibilità;

    l'industria della moda è una filiera complessa (tessile, abbigliamento, pelletteria, calzature), che occupa 500.000 lavoratori e genera 80 miliardi di euro di fatturato annui, pari all'8,5 per cento del totale dell'industria manifatturiera, con un indotto che, solo per la settimana della moda, vale circa 10 miliardi di euro e impegna 128.000 lavoratori, a conferma della forte attitudine del comparto ad amplificare il proprio valore aggiunto attraverso il coinvolgimento di professionisti, micro e piccole imprese;

    la moda italiana nel corso degli anni si è distinta costantemente per una forte capacità innovativa – con tassi di crescita costanti (1,3 per cento circa) – e per una strutturazione estesa e fortemente radicata sul territorio nazionale, che si articola a partire da una netta prevalenza di micro e piccole imprese fino alle griffe del lusso, passando per brand commerciali ad alta visibilità;

    quello della moda è stato uno dei comparti colpiti più duramente dallo scoppio della pandemia, con una contrazione delle vendite pari al 30 per cento solamente in Italia e una perdita complessiva del mercato mondiale pari a 50 miliardi di dollari, inesorabilmente riversatasi su tutta la filiera fino al retail;

    grazie al successo della campagna vaccinale e al conseguente allentamento delle misure di contenimento l'industria della moda, nel corso del 2021, ha vissuto una fase di crescita complessivamente in linea con i dati sulla ripresa economica del Paese;

    oltre alla sfida pandemica, l'industria italiana della moda sta facendo fronte, con convinzione, anche alla sfida della transizione energetica, attuando le buone pratiche per una moda circolare che guardi a una produzione e un consumo sostenibili, in cui i materiali e i prodotti vengano recuperati, riciclati e riutilizzati, riducendo sprechi ed emissioni e preferendo al fast fashion un modello di produzione che guardi conservi qualità e ambiente nel medesimo piano di priorità;

    la riduzione dei gas serra ha rappresentato da subito una priorità per la moda italiana, che nel giro di pochi anni ha portato a più che dimezzare i rifiuti tessili generati dal comparto, a recuperare più di 22.000 tonnellate di tessuti e ad aumentare fino al 75 per cento le componenti tessili rigenerate per indumento, anche grazie a una attenta campagna di sensibilizzazione volta a coinvolgere direttamente il consumatore nella raccolta dei capi non più utilizzati;

    l'industria della moda italiana ha risposto con convinzione anche alla sfida della delocalizzazione, mantenendo saldamente radicata sul territorio nazionale gran parte della produzione, riuscendo comunque a mantenere il proprio primato nonostante la concorrenza delle produzioni estere che tendono a fare affidamento su manodopera a basso costo e con livelli di tutela dei diritti dei lavoratori spesso scarsi o assenti;

    nonostante la pronta risposta dell'industria della moda a tali sfide, il comparto nazionale stenta ancora a ritornare ai livelli di crescita registrati prima della pandemia – con un fatturato complessivo che, rispetto al 2019, dimostra una perdita pari a circa il 7,8 per cento – e si affaccia ai prossimi anni con profondi fattori di incertezza;

    l'aumento dell'inflazione colpisce il comparto della moda in maniera diretta, con un aumento dei prezzi alla produzione e delle materie prime pari al 20,4 per cento su base annua, e un aumento dei prezzi energetici pari al 70 per cento per l'energia e il 105 per cento per il gas rispetto al primo trimestre 2021, ma incide negativamente sulle vendite anche per la conseguente e forte contrazione del potere d'acquisto e, dunque, della spesa discrezionale dei consumatori, che risentono di un aumento generale del livello dei prezzi pari al 5,7 per cento su base annua (ai massimi dal 1995);

    allo scoppio della crisi ucraina e al conseguente inasprimento delle sanzioni ha fatto seguito una forte fase ribassista dei mercati, con la prospettiva di una contrazione del mercato mondiale dei luxury goods pari a circa 6-8 miliardi di euro e di una riduzione delle esportazioni dell'industria della moda italiana pari al 2 per cento;

    tali dinamiche e l'incertezza che caratterizza l'attuale fase storica si traducono in un freno ai consumi, dando vita a pressioni sulle catene del valore della moda che risentono di un generalizzato clima di sfiducia nel e del mercato e che mettono a rischio l'export, cioè quello che tradizionalmente rappresenta il vero e proprio volano per la crescita della moda italiana,

impegna il Governo:

1) ad accompagnare la vocazione internazionale della moda italiana attraverso iniziative volte a promuovere il made in Italy, la sua tradizione, i percorsi di formazione e le linee di sviluppo che caratterizzano il settore, anche al fine di incrementare la fruibilità del settore della moda e favorire l'avvio di sinergie che possano garantire il coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto all'interno del fashion System;

2) a favorire e supportare l'affermazione dei numerosi talenti emergenti del settore della moda, attraverso la messa a disposizione di spazi, finanziamenti, percorsi formativi nonché mediante la promozione di iniziative dedicate volte ad agevolare il dialogo tra associazioni maggiormente rappresentative, principali marchi del settore, informazione e investitori;

3) a supportare le iniziative adottate dalle filiere della moda per conseguire gli obiettivi di sostenibilità, etica ed economia circolare in tutte le fasi di elaborazione e promozione, così da favorire il rapido raggiungimento degli obiettivi COP26 e valorizzare gli sforzi sostenuti in questi anni dal comparto per il conseguimento degli stessi;

4) ad adottare iniziative per introdurre meccanismi di incentivazione per le imprese del settore che perseguano modelli di economia circolare e di circular by design, sia attraverso la produzione di prodotti durevoli e riparabili, sia mediante la progettazione e la fabbricazione degli stessi, in vista di un futuro disassemblamento che ne favorisca il riutilizzo e il riciclo, promuovendo, altresì, le campagne di sensibilizzazione avviate dalle imprese della filiera in favore del corretto smaltimento o riciclo del prodotti;

5) ad adottare iniziative per prevedere meccanismi di sostegno finanziario per la filiera della moda in tutte le sue sfaccettature, riconoscendo pari dignità a ogni fase di produzione e tenendo in debita considerazione il carattere complesso, esteso e articolato della stessa, nonché l'amplissimo numero di micro e piccole imprese che la caratterizzano, in particolare attraverso:

   a) finanziamenti agevolati volti, al contempo, a garantire la tenuta delle imprese coinvolte e assicurarne il rilancio sul piano internazionale;

   b) prevedere per il comparto della moda – ferme restando iniziative per il sistema produttivo italiano nel suo complesso – sostegni economici volti a compensare l'aumento dei costi energetici sopportati dalle imprese, nonché strumenti normativi idonei a garantire l'aggiornamento dei contratti in essere in funzione dell'attuale incremento dell'inflazione, al fine di attenuare il grado di dipendenza delle imprese della filiera all'interno della stessa;

   c) iniziative volte a favorire il reperimento di materie prime anche al di fuori dalle tradizionali linee di approvvigionamento, promuovendo l'accesso delle imprese italiane in nuovi mercati e approntando un framework tecnico-normativo idoneo ad accompagnare le iniziative di reshoring, anche al fine di premiare la scelta degli operatori di puntare su mercati che garantiscono più alti livelli di tutela dei diritti dei lavoratori;

   d) l'istituzione di una piattaforma dedicata volta a favorire il dialogo tra e all'interno della filiera, al fine di incentivare la creazione di sinergie e l'individuazione di opportunità di investimento nel settore;

   e) iniziative volte a rafforzare la naturale vocazione internazionale della moda italiana attraverso l'e-commerce, favorendo la creazione di un polo digitale della moda che possa diventare punto di incontro fra mercato nazionale, internazionale e consumatori, nonché vero e proprio luogo di promozione, valorizzazione ed espressione dell'alta qualità e innovatività di tale eccellenza italiana;

6) ad accelerare i lavori del tavolo per la moda istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, anche al fine di definire, attraverso il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, una politica industriale che possa mettere in sicurezza l'industria della moda italiana dalle forti variabili esogene che caratterizzano l'attuale fase congiunturale, nonché l'approntamento di una strategia complessiva in grado di garantire il rilancio del made in Italy e dell'eccellenza italiana nel mondo.
(1-00599) «Moretto, Fregolent, Mor, Annibali, Bendinelli, D'Alessandro, Librandi, Nobili, Noja, Ungaro, Paita».


   La Camera,

   premesso che:

    con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro la filiera della moda rappresenta l'8,2 per cento dell'industria manifatturiera in Italia;

    il sistema moda occupa quasi 500 mila addetti (12,5 per cento dell'occupazione del comparto) di cui circa 312 mila (66,6 per cento impiegati in circa 55 mila micro-piccole imprese del tessile, abbigliamento e pelle (MPI): il nostro, infatti, è il primo Paese europeo per numero di occupati nelle MPI del settore. Nel sistema moda operano, altresì, 36 mila imprese artigiane che danno lavoro a 158 mila addetti, un terzo (34,8 per cento) dell'occupazione del settore;

    nelle sole cinque regioni che trainano il settore (Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia) sono occupate 227 mila persone nelle micro e piccole imprese, valore che supera del 25,6 per cento l'occupazione delle omologhe imprese di Spagna, Germania e Francia messe insieme; come emerge dai dati sopracitati il settore moda si caratterizza nel nostro Paese per essere ad elevata vocazione artigiana;

    la ridotta dimensione media delle aziende rispetto a quella degli altri Paesi dell'Unione europea è bilanciata da una forte interrelazione tra le imprese che comporta una elevata capacità di innovazione e consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera. Questa caratteristica è confermata dalle performance dell'export del settore e dal ruolo di grande rilievo della filiera nazionale nel mercato europeo della moda di qualità. Si stima, infatti, che il sistema di subfornitura italiano rifornisca il 60 per cento della moda di qualità del mondo e che l'industria tessile italiana raggiunga il 77,8 per cento del totale delle esportazioni europee;

    la filiera della moda nazionale è estesa e articolata, caratterizzata da una fase produttiva in cui prevalgono le piccole e medie imprese e una fase finale post-produzione operata in prevalenza da grandi marchi;

    a partire dall'inizio degli anni '90 alcune parti della filiera, quelle a più basso valore aggiunto e ad alta intensità di lavoro, sono passate nelle mani di imprenditori stranieri o sono state delocalizzate in paesi con un minor costo del lavoro. L'industria nazionale della moda ha però mantenuto in Italia le produzioni relative alle prime linee, ossia quelle che riguardano i prototipi e i campioni, le produzioni di nicchia e quelle posizionate sulla fascia alta del mercato, per le quali il made in Italy rappresenta un valore apprezzato dal consumatore, soprattutto straniero. Ed è proprio alle produzioni relative alle prime linee che le imprese finali medio-grandi con marchi a elevata visibilità e riconoscibilità si affidano per le loro forniture;

    aver mantenuto all'interno dei confini gran parte del processo produttivo e delle competenze di qualità ha garantito al sistema moda italiano un vantaggio competitivo indiscutibile che si registra anche in termini di capacità innovativa: l'innovazione caratterizza da sempre il sistema e contribuisce a renderlo particolarmente resiliente di fronte alle crisi;

    l'industria della moda è stata una delle prime a convertirsi alla tecnologia: il 7 per cento della spesa per ricerca e sviluppo manifatturiera italiana viene realizzato dal comparto moda. Un ambito rispetto al quale l'innovazione della moda italiana sta facendo grandi passi in avanti è quello legato al riciclo dei prodotti;

    dopo anni di andamenti positivi, nel 2020 il settore dell'abbigliamento ed accessori è stato tra i più esposti agli effetti della crisi – secondo solo al settore ricettivo e del turismo – e ha subìto un duro contraccolpo a causa della pandemia, legato al mutamento di esigenze dei consumatori e alle criticità riscontrate nell'approvvigionamento, nella distribuzione e nelle vendite di articoli;

    la caduta dei ricavi nella moda registrati nel 2020 è stata del 21,2 per cento di intensità doppia della media delle imprese, con minori vendite per 17,9 miliardi di euro. Nei tredici mesi della pandemia, da marzo 2020 a marzo 2021, la perdita di fatturato rispetto ai 13 mesi precedenti è salita a 20,6 miliardi di euro;

    sul fronte della domanda interna, nel 2020 i consumi delle famiglie per vestiario e calzature si è ridotto di 12,6 miliardi di euro, con un calo del 19,7 per cento;

    sui mercati esteri, le esportazioni della moda nei 2020 sono diminuite di 11,2 miliardi di euro, pari ad una caduta del 19,5 per cento, intensità quasi doppia rispetto alla media della manifattura (-10 per cento);

    nei primi quattro mesi del 2021 nella moda si registrava un livello della produzione inferiore del 25,6 per cento rispetto al primo quadrimestre del 2019, anno pre-Covid, a fronte di un divario negativo dell'1,3 per cento per il totale della manifattura, con 13 comparti su 24 comparti che registrano un livello della produzione nei primi quattro mesi del 2021 superiore a quello del primo quadrimestre del 2019;

    già nel primo semestre dello scorso anno sul comparto moda si è inevitabilmente riversato l'impatto negativo delle tensioni sui prezzi delle materie prime e sul prezzo dell'energia;

    secondo i dati più recenti diffusi da Confartigianato a fronte di una produzione manifatturiera nazionale che grazie al rimbalzo del +13 per cento nel 2021, ha quasi completamente recuperato i livelli di attività pre-pandemia, (-0,4 per cento rispetto al 2019), il settore della moda appare in pesante ritardo: in particolare, la produzione dell'abbigliamento registra una riduzione del 35,4 per cento del volume di produzione rispetto a quello di due anni prima;

    il periodo di lockdown ha determinato il blocco di tutte le attività commerciali dei negozi di abbigliamento e accessori attivi in Italia (circa 130 mila con 300 mila addetti), dei quali circa 85 mila relativi al settore abbigliamento e circa 45 mila agli accessori. Solo una piccola parte del comparto, grazie allo smart working e all'intensificazione della vendita tramite piattaforme digitali, e-commerce o soluzioni, quali il Click&Collect e ship-from-store, ha potuto dare continuità al business. Proprio l'e-commerce, infatti, è stato uno dei principali fattori di resilienza del settore durante il lockdown, garantendo la sussistenza di un giro d'affari minimo per le imprese attive nelle vendite online (l'11,6 per cento del totale). Allo stesso tempo, la migrazione verso soluzioni full digital è uno dei fattori che potrebbero costituire un rischio per l'occupazione nel settore: l'attuazione diffusa della dematerializzazione dell'attività di vendita infatti comporta un cambiamento dell'assetto organizzativo delle imprese, nelle competenze future-proof del settore e, di conseguenza, nei profili professionali, rendendo più deboli alcune tipologie di lavoratori, soprattutto quelli a più bassa qualifica come gli addetti alle vendite al dettaglio;

    la ripresa delle attività produttive non si è ancora riflessa pienamente sull'occupazione del settore moda: nei primi tre trimestri del 2021 il numero di ore lavorate è stato maggiore per il 63 per cento delle imprese, ma l'ottimismo legato a questo rialzo non si è tradotto nello scorso anno in un aumento significativo degli addetti;

    segnali di ottimismo arrivano dal Focus On – «Il Fashion tornerà di moda?» – elaborato da Sace, il quale evidenzia come il comparto moda nazionale abbia dimostrato una generale e significativa resilienza nel contesto emergenziale pandemico e questo grazie in gran parte all'organizzazione produttiva (grandi realtà imprenditoriali che convivono con e fioriscono grazie alla presenza di micro e piccole imprese localizzate in distretti o territori altamente specializzati, dove l'artigianalità ha saputo mantenersi e rinnovarsi con l'avanzare del tempo, delle tecnologie e dei gusti e delle scelte dei consumatori) e in parte all'elevata qualità dei prodotti, che genera un alto valore di vendite estere;

    nel contesto post pandemico il settore della moda si trova dunque di fronte a profondi cambiamenti strutturali che rappresentano una sfida e richiedono uno sforzo innovativo alle imprese: per il settore sarà dunque di fondamentale importanza affrontare temi, quali digitalizzazione e sostenibilità; la sostenibilità è diventata parte integrante di varie iniziative di rilancio post-Covid. In questo senso, allo scopo di favorire l'economia circolare all'interno del sistema moda. Anche le imprese stanno agendo sempre più per limitare il proprio impatto ambientale in fase sia di produzione sia di ricerca e sviluppo, ma anche tramite servizi offerti al consumatore (ad esempio, quelli di sartoria per incentivare la riparazione dei prodotti);

    a sua volta, la digitalizzazione porterà ampie innovazioni al sistema moda lungo le diverse fasi della filiera, A valle l'esperienza di shopping diventerà sempre più digitale, grazie alla maggiore diffusione dell'e-commerce su diverse piattaforme e all'utilizzo dell'intelligenza artificiale nei camerini di prova dei negozi fisici. A monte, invece, l'applicazione della realtà aumentata permetterà di ridurre gli sprechi lavorando su modelli 3D e producendo solo le parti necessarie. L'applicazione delle avanzate tecnologie dell'industria 4.0 potrebbe consentire di ridurre i costi di produzione, il time-to-market ovvero il lasso di tempo che intercorre fra l'ideazione e la commercializzazione di un prodotto, e i rifiuti generati: le evoluzioni della blockchain – da un lato – potrebbero essere funzionali nel migliorare la tracciabilità di ogni fase di vita di un capo moda rendendo più trasparente la catena di approvvigionamento e – dall'altro – potrebbero garantire lo scambio di informazioni fra fornitore e venditore tramite una gestione sincronizzata dei dati, migliorando la gestione dei magazzini e delle scorte;

    dopo lo scoppio della pandemia, le imprese hanno dovuto reagire velocemente trovando nuove soluzioni per raggiungere la propria clientela. Tali modalità di comunicazione e di ingaggio online, così come la digitalizzazione delle esperienze di shopping, non solo online ma anche nei negozi fisici, vedranno con ogni probabilità un'ulteriore diffusione nel corso dei prossimi anni. L'e-commerce, come in parte già detto sopra, assumerà un ruolo sempre più rilevante nelle scelte di acquisto dei consumatori e diventerà quindi essenziale predisporre innovative piattaforme di vendita online per intercettare anche le esigenze e i gusti delle nuove generazioni sia sul mercato domestico sia su quello estero;

    i social media e le applicazioni di messaggistica stanno diventando importanti mezzi per influenzare e direzionare le preferenze dei clienti, non solo come strumento pubblicitario ma anche per lo shopping online; si pensi al fenomeno del livestream commerce, che consiste nell'utilizzo di piattaforme per sessioni di shopping online in diretta tramite cui si possono vendere e pubblicizzare i propri prodotti, operazione a un costo minimo per i brand ma con un'elevata e rapida risposta tra gli utenti;

    d'altro canto, i negozi fisici, così come le fiere, continueranno a essere luoghi dove il cliente può sentirsi accolto, seguito e guidato nel percorso di scelta all'acquisto, dimostrandosi sempre un'occasione per enfatizzare e promuovere la qualità e l'artigianato dei prodotti made in Italy;

    sarà cruciale, dunque, un'integrazione dei canali fisici con il digitale: la digitalizzazione, grazie all'uso dell'intelligenza artificiale, permetterà di proporre metodi innovativi per promuovere l'esperienza di shopping nei negozi fisici;

    i vantaggi della digitalizzazione non riguardano solamente la vendita al consumatore finale, bensì anche l'intero ciclo delle catene del valore: grazie alla realtà aumentata e ai modelli 3D si può generare e visualizzare un'immagine come se fosse nel mondo reale senza che sia stata materialmente prodotta. Questo permetterà, non solo, di ridurre gli sprechi di tessuto o altri rifiuti perché sarebbero utilizzate solo le parti necessarie, ma anche al design del prodotto di essere inviato direttamente al sito manifatturiero, essere modificato o personalizzato secondo i gusti del cliente senza lo spreco di risorse fisiche, il cosiddetto virtual sampling;

    anche la filiera della moda, specie nelle fasi di ricerca delle materie prime, fabbricazione e distribuzione, potrebbe essere resa più efficiente e trasparente con l'introduzione di nuovi metodi digitali. Algoritmi statistici e tecniche di machine learning potrebbero aiutare a prevedere trend di domanda e preferenze di consumo futuri;

    la digitalizzazione può essere intesa – altresì – anche come driver della stessa sostenibilità permettendo di costruire una catena di fornitura più veloce e flessibile, in modo da ridurre gli sprechi e rendere l'industria fashion meno inquinante;

    il tema della sostenibilità ha visto una vera e propria spinta a seguito dello scoppio della pandemia diventando parte integrante di varie strategie di rilancio. Tale indirizzo si aggiunge a consumatori sempre più consapevoli e interessati a conoscere le modalità di produzione e lavorazione degli indumenti, con un'attenzione particolare sia all'origine naturale delle fibre tessili sia alle condizioni di lavoro degli addetti nelle filiere, in questo contesto, la filiera del fashion si trova a dover operare alcuni importanti cambiamenti;

    l'industria della moda è infatti inquinante; le diverse stime sulle emissioni globali di gas serra del settore moda variano dal 3 al 10 per cento; considerato l'elevato impiego di energia e l'utilizzo di una vasta quantità di acqua sia per la coltivazione di cotone e altre fibre tessili sia nella fase di produzione;

    l'industria dell'abbigliamento sarebbe responsabile del 6,7 per cento delle emissioni globali, circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2eq, mentre quello dell'industria calzaturiera per l'1,4 per cento, pari a 700 milioni di tonnellate di gas climalteranti. Il 70 per cento delle emissioni proviene da attività di produzione e lavorazione della materia prima (tintura e finissaggio, preparazione del filato e produzione di fibre sono le fasi a più alta intensità di carbonio). Il maggior impatto ambientale è riconducibile al crescente utilizzo di fibre a base di combustibili fossili (il 64 per cento dei tessuti prodotti è realizzato in materiali sintetici, compresi poliestere, nylon, acrilico e poliammide), ma anche alle abitudini di consumo e alla catena di approvvigionamento. Basti pensare che, tra il 2000 e il 2015, il numero dei capi di abbigliamento prodotti ogni anno è più che raddoppiato, arrivando a circa 100 miliardi di unità, mentre è diminuito di quasi il 40 per cento il cosiddetto «tasso di utilizzo»;

    ciò ha determinato un largo aumento della quantità di rifiuti tessili: un cittadino europeo acquista in media 26 kg di prodotti tessili in un anno e ne smaltisce circa 11 kg (l'87 per cento dei quali viene smaltito in discarica o negli inceneritori). A livello globale solo l'1 per cento degli abiti viene riciclato per produrre nuovi vestiti;

    nel nostro Paese il settore tessile ha prodotto in totale nel 2019 circa 480.000 tonnellate di rifiuti; circa la metà proviene dall'industria tessile, seguita dalla raccolta urbana che incide per il 30 per cento. A confronto con il 2010, i rifiuti tessili complessivamente sono in aumento del 39 per cento. I rifiuti smaltiti in discarica o con altre modalità di smaltimento, pur avendo mantenuto una percentuale di circa il 10 per cento sul totale, sono aumentati tra il 2010 e il 2019 di quasi il 50 per cento in quantità (passando da circa 35.000 tonnellate a oltre 50.000 tonnellate). Secondo i dati dell'istituto superiore per la protezione ambientale, pubblicati lo scorso dicembre nell'ultimo «Rapporto sui rifiuti urbani», sono 143,3 mila le tonnellate di rifiuti tessili urbani differenziate nel 2020, in diminuzione rispetto alle 157,7 mila del 2019, e appena l'1 per cento del totale della raccolta differenziata;

    in risposta a tali criticità il nuovo Piano d'azione europeo 2020 sull'economia circolare (COM/2020/98) individua il tessile tra i settori strategici per il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti e l'incremento sostanziale del riciclaggio dei rifiuti urbani e dei rifiuti d'imballaggio. In fase di recepimento delle direttive rientranti nel pacchetto europeo sull'economia circolare, il decreto legislativo n. 116 del 2020 ha previsto l'adozione di un Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, nell'ambito del quale risulta fondamentale la creazione di sistemi che promuovano attività di riparazione e di riutilizzo anche per il settore tessile. L'Italia ha inoltre fissato al 2022 l'avvio della raccolta differenziata per i tessili, anticipando la soglia stabilita a livello comunitario per il 2025;

    nell'ambito del Piano italiano di ripresa e resilienza, una specifica linea di investimento («1.2: Progetti “faro” di economia circolare»), si propone inoltre di potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di gestione contribuendo al raggiungimento del 100 per cento di recupero nel settore tessile tramite «Textile Hubs»;

    al fine di agire a monte della filiera e renderla fin dal principio più sostenibile è necessario introdurre anche nel settore tessile il meccanismo della responsabilità estesa del produttore (Extended Producer Responsibility, riutilizzo). Al momento, la Francia è l'unico Paese europeo ad aver introdotto, già nel 2007, l'EPR sui rifiuti tessili, biancheria per la casa e calzature, ma la Commissione europea sta lavorando a una sua applicazione a livello di Unione europea;

    in quest'ambito, la distribuzione commerciale potrebbe avere un importante ruolo nel recupero di prodotti usati per favorire il loro riciclo o il riuso, ad esempio, attraverso la donazione dei prodotti in buono stato e/o la donazione delle eccedenze di magazzino ad Onlus/Enti di beneficenza. In questo caso, sarebbero importanti interventi mirati a concedere vantaggi fiscali, ad esempio, attraverso crediti d'imposta alla distribuzione commerciale che si adopera in tal senso. Ciò consentirebbe, snellendo le procedure, di donare i beni assolvendo un ruolo sociale, oltre che ambientale; sotto il profilo della sostenibilità ambientale, l'industria tessile riveste un ruolo cruciale anche nell'inquinamento da microplastiche delle acque. Ogni anno, per effetto del lavaggio dei prodotti tessili e dei capi di abbigliamento, vengono rilasciati nei mari mezzo milione di tonnellate di microfibre di origine sintetica: una quantità pari a 50 miliardi di bottiglie di plastica, con ingenti danni all'ecosistema e alla vita marina. Secondo un recente studio della International Union for Conservation of Nature, le microfibre da tessuti sintetici rappresenterebbero ben il 35 per cento delle microplastiche primarie (quelle cioè che non si formano dalla decomposizione dei rifiuti) che finiscono in mare, la sostenibilità non si misura ovviamente solo in termini ambientali, ma anche a livello sodale. L'industria della moda, in parte per la propria struttura caratterizzata da catene di approvvigionamento lunghe, così come dalla ricerca di fornitori in grado di garantire prezzi sempre inferiori a sfavore, talvolta, della sicurezza, è stata e tutt'ora è particolarmente soggetta a problemi di sostenibilità sociale, quali inadeguati compensi economici per i lavoratori e mancato rispetto dei diritti umani lungo la catena. L'interesse sempre crescente mostrato dai consumatori per questi temi è sicuramente un importante stimolo di miglioramento su questi aspetti per gli attori della filiera;

    l'innovazione tecnologica avanza prepotentemente nel settore moda e da questo discende direttamente la necessità di procedere con tempestività e determinazione verso l'upskilling e reskilling degli occupati: da subito occorre impostare e rendere operative azioni condivise per sostenere processi di innovazione nel campo della formazione e del trasferimento delle competenze, in favore delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese del settore della moda, volte a migliorare la capacità produttiva delle aziende;

    un'ulteriore preoccupazione per il futuro del settore tessile, abbigliamento e pelli – da tutti riconosciuto come strategico per il made in Italy – discende dall'impatto della mancanza del ricambio generazionale che in questo settore, caratterizzato dal trasferimento delle conoscenze tra il lavoratore più esperto e il giovane neoassunto, può facilitare la dispersione di competenze essenziali lungo tutta la filiera produttiva;

    particolarmente interessata dai processi di modernizzazione e della mancanza del ricambio generazionale è l'attività di sartoria: la creatività sartoriale italiana è ammirata ed elogiata in tutto il mondo, ma la professione del sarto è troppo spesso sottovalutata all'interno della filiera. Purtroppo, tra le nuove generazioni, i ragazzi che scelgono questa professione sono pochi, mentre, per contro, la domanda da parte delle sartorie per assumere giovani qualificati e formati nei processi innovativi di processo e di prodotto è in costante crescita. Pochi anche i giovani che scelgono la strada della professione sartoriale autonoma; l'apertura di una nuova sartoria comporta, infatti, una spesa media che si aggira dai 30 ai 40 mila euro, per un locale di piccole e medie dimensioni (ma tale cifra varia in base ai macchinari utilizzati e alla tipologia di servizi che sono messi a disposizione della clientela) e l'assolvimento di alcuni passaggi amministrativi e burocratici riguardanti sia la ditta che il locale utilizzato;

    una particolare importanza deve essere dedicata al tema dei giovani, a come costruire un percorso che porti al mondo del lavoro attraverso una più stretta correlazione e integrazione tra scuola e lavoro, tra mondo dell'istruzione e formazione e imprese: dobbiamo preparare nuovi tecnici, preparati nell'utilizzo delle nuove tecnologie ma anche pensare alla nostra tradizione artigianale riportando attenzione alla manualità;

    con riguardo alla formazione a livello universitario, questa deve essere portata a sviluppare un maggior confronto con il mondo delle piccole e medie imprese e definire costanti programmi di internship per gli studenti durante tutto il percorso universitario;

    si rende poi necessario supportare le imprese italiane sul fonte dell'internazionalizzazione favorendo l'entrata nelle imprese di nuove, aggiornate e adeguate competenze;

    le aziende titolari dei marchi storici del settore sono il trait de union tra passato e futuro del settore moda: esse incarnano «il bello e ben fatto» che mantiene le caratteristiche di opera artigianale e creativa pur affermandosi come brand innovativo ed internazionale;

    la necessità di incentivare l'innovazione di processo e di prodotto e di arginare il crollo della domanda nel settore moda sono stati oggetto nel contesto dell'emergenza pandemica di due specifiche misure del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio): un contributo a fondo perduto per l'acquisto e l'installazione di nuovi macchinari da parte delle piccole imprese di nuova o recente costituzione e per la creazione e l'utilizzo di tessuti innovativi da parte di giovani talenti (articolo 38-bis) e un credito d'imposta riconosciuto al fine di contenere gli effetti negativi delle rimanenze dei prodotti in magazzino (articolo 48-bis): con avviso del 23 settembre 2021, a fronte delle domande presentate e del relativo assorbimento dell'intera dotazione finanziaria, il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato la chiusura dello sportello per richiedere il citato contributo a fondo perduto;

    lo scoppio della pandemia ha purtroppo rallentato la definizione di un Piano strategico per le imprese culturali e creative, in particolare quelle del settore moda;

    la realizzazione e la piena operatività di tale Piano risultano imprescindibili per superare la natura frammentata ed emergenziale dell'azione di supporto al settore e definire una strategia a medio e lungo termine di sostegno e di potenziamento del comparto moda,

impegna il Governo:

1) nel quadro di una complessiva strategia di sostegno e di potenziamento dell'operatività del settore della moda, ad intraprendere tempestive iniziative, anche normative, finalizzate:

   a) a prevedere nel più breve tempo possibile, un piano strategico per le imprese culturali e creative con specifico riguardo alla filiera della moda;

   b) a supportare, attraverso un programma mirato di incentivi di carattere finanziario e fiscale, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a favorire – anche attraverso il potenziamento della collaborazione tra enti locali, camere di commercio ed associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese della filiera moda – la nascita di nuove imprese nonché il passaggio dalla micro attività artigianale locale a realtà imprenditoriali di maggiori dimensioni nella prospettiva di una evoluzione di tali ecosistemi in veri e propri distretti produttivi della moda;

   c) a definire una misura ad hoc finalizzata a sostenere la rinegoziazione dei debiti nell'ambito delle misure di potenziamento del Fondo di garanzia portando i prestiti «Covid» e «SACE» dai 6 ai 10 anni;

   d) a predisporre una misura che agevoli l'inserimento nel settore di nuova tecnologia e strumenti digitali – anche attraverso il rifinanziamento della misura di cui al citato articolo 38-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio) – accompagnando tale inserimento con percorsi formativi ad hoc, sostegno per investimenti nella realizzazione dei campionari e promozione anche tramite strumenti digitali;

   e) a prevedere un contributo a copertura totale per un primo modulo espositivo per la partecipazione a manifestazioni in Italia con qualifica di fiera internazionale a favore delle imprese artigiane e piccole e medie imprese del settore moda (tessile, abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature, occhialeria e componenti per la realizzazione delle collezioni) per gli anni 2022/2023, iniziando da quelle già in programma nel calendario invernale;

   f) a supportare le imprese italiane del settore della moda, ed in particolare le micro, piccole e medie imprese, sul fronte dell'internazionalizzazione favorendo l'entrata nelle imprese di nuove, aggiornate e adeguate competenze e prevedendo, in questo contesto, oltre alle misure già previste dal Patto per l'export e dal piano straordinario per il made in Italy con particolare riferimento su questo fronte ai progetti per la formazione dei cosiddetti D-TEM Giovani, anche misure integrative che possano finanziare il soggiorno all'estero di giovani laureati per realizzare progetti di penetrazione commerciale sul mercati a favore di imprese artigiane e piccole e medie imprese;

   g) a sostenere la collaborazione tra università e la filiera dell'artigianato moda, favorendo una distribuzione equilibrata delle innovazioni sviluppate dalla ricerca anche tra le micro, piccole e medie imprese;

   h) a incentivare l'adozione di modelli di sostenibilità che rivalorizzino il punto vendita come luogo di interazione ed esperienziale in grado di reggere la concorrenza dell'e-commerce;

   i) a incentivare gli investimenti in nuovi concept store sostenibili e in nuovi servizi coerenti con la circular economy (come la creazione di corner o punti vendita di prodotti di seconda mano e/o per il noleggio di accessori, allestimento di aree per la riparazione di capi sartoriali o calzature e accessori), anche attraverso la diffusione di best practice e reti di impresa;

   l) a qualificare le imprese del settore in questione ambientalmente virtuose attraverso la previsione di un marchio di sostenibilità sulla base di un sistema di valutazione delle attività e dei target energetici e ambientali conseguiti;

   m) a definire in tale contesto una strategia nazionale volta a prevenire la produzione di rifiuti tessili e a incrementare la raccolta differenziata, in modo strutturale e uniforme sull'intero territorio nazionale;

   n) a incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti di lavorazione della frazione tessile e ridurre le emissioni di CO2 e NOx con riguardo all'intera filiera;

   o) a introdurre sistemi di tracciabilità della filiera e un regime di etichettatura obbligatoria degli abiti che indichi la composizione del tessuto e i metodi di lavaggio più sostenibili e a promuovere un sistema di responsabilità estesa del produttore (cosiddetto EPR) per i rifiuti tessili;

   p) a promuovere campagne di sensibilizzazione rivolte alle aziende dell'intera filiera, compresi i creatori di moda, sulla necessità di investire nella ricerca e nell'innovazione in tessuti e prodotti più sostenibili in tutte le fasi del ciclo di vita e con un rilascio minimo di microfibre nell'ambiente;

   q) a prevedere misure agevolative, con particolare riferimento all'abbattimento degli oneri contributivi e alla formazione nelle tecnologie innovative, in favore dei giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliano avviare in forma autonoma l'attività di sartoria;

   r) a potenziare le misure di tutela della competitività delle aziende titolari dei marchi storici attraverso strumenti di rafforzamento patrimoniale e di sostegno all'internazionalizzazione nonché a definire agevolazioni di natura fiscale e finanziaria per l'acquisizione da parte di imprese nazionali di aziende titolari di marchi storici in crisi, al fine di tutelarne la proprietà industriale.
(1-00600) «Orrico, Federico, Sut, Carbonaro, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Palmisano, Perconti, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Maraia, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Zolezzi, Papiro».


DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 25 FEBBRAIO 2022, N. 14, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI SULLA CRISI IN UCRAINA (A.C. 3491)

A.C. 3491 – Questione pregiudiziale

QUESTIONE PREGIUDIZIALE

   La Camera,

   premesso che:

    il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, recante «disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina»;

    nello specifico, l'articolo 1 del provvedimento in esame dispone la partecipazione militare dell'Italia alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza, denominata Very Readiness Joint Task Force (VJTF), nonché la prosecuzione e il rafforzamento di altri quattro dispositivi NATO relativi alla presenza militare in Lettonia (Enhanced Forward Presence), all'Air Policing e alla sorveglianza aerea e navale dell'Alleanza atlantica;

    tre giorni dopo, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge 28 febbraio 2022, n. 16, recante «ulteriori misure urgenti per la crisi in Ucraina»;

    quest'ultimo decreto ha disposto, tra le altre cose, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, nonché una deroga alla normativa relativa all'esportazione di armi e materiali d'armamento di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, nonché agli articoli 310 e 311 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 e alle connesse disposizioni attuative;

    il decreto-legge n. 16 del 2022 è destinato a essere trasfuso nel decreto-legge n. 14 del 2022 attraverso l'emendamento 2.0100 presentato dal Governo nella giornata del 4 marzo 2022, col quale si prevede conseguentemente l'abrogazione del decreto-legge 16/2022 stesso;

    il provvedimento in esame, dunque, così come sarà modificato dal suddetto emendamento, intende convertire il decreto-legge 14/2022 e incorporare il decreto-legge 16/2022, trattando le seguenti materie: partecipazione a missioni militari internazionali (art. 1), cessione di equipaggiamenti militari di protezione (art. 2), cessione di armi e armamenti (art. 2-bis), assistenza e cooperazione umanitaria (art. 3), funzionalità e sicurezza di uffici e personale all'estero (art. 4), potenziamento dell'Unità di crisi del MAECI (art. 5), misure relative all'approvvigionamento di gas naturale (art. 5-bis), accoglienza di profughi (art. 5-ter), sostegno a studenti, ricercatori e docenti ucraini (art. 5-quater);

    dal punto di vista dell'omogeneità delle materie trattate, si rileva come il provvedimento in esame, combinato di due decreti-legge, vada a trattare materie distanti tra loro: è del tutto evidente che tale provvedimento presenti elevate criticità dal punto di vista dell'omogeneità delle materie, in contrasto con quelli che dovrebbero essere i requisiti affinché il Governo possa procedere alla decretazione d'urgenza e, in definitiva, con l'articolo 77 della Costituzione;

    in proposito, è fonte di ulteriore preoccupazione la pratica di trasfondere un decreto-legge non ancora convertito all'interno di un decreto-legge in fase di conversione, con tutte le evidenti incongruenze rispetto a quella che dovrebbe essere la natura dello strumento legislativo d'urgenza e il rapporto tra l'esecutivo e le Camere;

    dal punto di vista contenutistico, suscita particolare preoccupazione il contenuto dell'articolo 2-bis, comma 1, che dispone la fornitura di armi all'Ucraina e una deroga alla normativa vigente che regola la cessione di armamenti, ingenerando così tre ordini di criticità;

    fornire armi a un Paese belligerante che, occorre ribadirlo, non appartiene all'Unione europea né all'Alleanza atlantica, costituisce un espresso sostegno a una delle parti in conflitto e un indiretto coinvolgimento nel conflitto medesimo, con l'articolo 11 della Costituzione («L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»);

    vale rilevare che, in assenza di una pronuncia del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che autorizzi l'uso della forza ai sensi dell'articolo 39 della Carta ONU, la fornitura di armi e il coinvolgimento della Repubblica italiana nel conflitto in corso in Ucraina è in pieno contrasto con lo Statuto delle Nazioni unite e, quindi, con il citato articolo 11 della Costituzione;

    la seconda criticità attiene al fatto che il Governo, con il decreto in esame, deroga a una legge ordinaria nel suo complesso (legge 9 luglio 1990, n. 185) la quale dispone norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali d'armamento e, nello specifico, all'articolo 1 vieta espressamente la cessione di materiale di armamento a Paesi in stato di conflitto armato;

    la citata norma contenuta all'articolo 2-bis, comma 1, determina dunque un pericoloso precedente poiché consentirebbe al Governo di poter derogare in maniera indefinita e illimitata a qualsiasi limite e vincolo imposto alla propria azione da una legge ordinaria solo sulla base di un decreto-legge;

    la terza criticità, che rileva sia nel rapporto tra esecutivo e Parlamento ma anche nell'autolimitazione dei poteri esecutivi, attiene alla cessione di armi e armamenti, disposti dal decreto-legge trasfuso, senza una previa autorizzazione delle Camere;

    sulla base delle considerazioni esposte appare evidente innanzitutto come le diverse misure disposte dal provvedimento in esame si pongano in contrasto sia con le inderogabili disposizioni costituzionali di cui all'articolo 11, sia con le limitazioni al potere dell'esecutivo e le attribuzioni del potere legislativo sanciti e garantiti dalla Costituzione,

delibera

di non procedere all'esame del disegno di legge n. 3491.
N. 1. Cabras, Corda, Colletti, Costanzo, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Raduzzi, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, Vallascas, Vianello, Leda Volpi, Massimo Enrico Baroni, Fioramonti, Sarli, Benedetti, Suriano, Ehm, Dall'Osso.

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: D'INIZIATIVA POPOLARE; ZAN ED ALTRI; CECCONI E MAGI; ROSTAN ED ALTRI; SARLI ED ALTRI; ALESSANDRO PAGANO ED ALTRI; SPORTIELLO ED ALTRI; TRIZZINO: DISPOSIZIONI IN MATERIA DI MORTE VOLONTARIA MEDICALMENTE ASSISTITA (A.C. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A)

A.C. 2-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 6.

A.C. 2-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sulle proposte emendative contenute nel fascicolo n. 6 e non comprese nel fascicolo n. 3.

A.C. 2-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 1.
(Finalità)

  1. La presente legge disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita, alle condizioni, nei limiti e con i presupposti previsti dalla presente legge e nel rispetto dei princìpi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

PROPOSTE EMENDATIVE

EMENDAMENTI SEGNALATI
PER LA VOTAZIONE

ART. 1.
(Finalità)

  Al comma 1, sostituire le parole: alla propria vita, alle condizioni, nei limiti e con i presupposti previsti dalla presente legge e con le seguenti: a qualunque forma di accanimento terapeutico.

  Conseguentemente, sopprimere gli articoli da 2 a 9.
1.29. Bellucci, Gemmato, Varchi, Maschio, Vinci, Deidda, Trancassini, Pettarin, Frassinetti, Montaruli, Ciaburro, Bucalo, Giovanni Russo, Caiata, Prisco.

  Al comma 1, sopprimere le parole da: e nel rispetto fino alla fine del comma.
1.117. Zanettin, Bagnasco, Palmieri, Cristina, Pittalis, Siracusano, Saccani Jotti, Versace, Rossello.

  Al comma 1, sopprimere le parole: della Costituzione.
1.118. Zanettin, Bagnasco, Palmieri, Cristina, Pittalis, Siracusano, Saccani Jotti, Versace, Rossello.

  Al comma 1, sopprimere le parole: , della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e.
1.119. Zanettin, Bagnasco, Palmieri, Cristina, Pittalis, Siracusano, Saccani Jotti, Versace, Rossello.

  Al comma 1, sostituire le parole da: , della Convenzione europea fino alla fine del comma, con le seguenti: e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
1.120. Zanettin, Bagnasco, Palmieri, Cristina, Pittalis, Siracusano, Saccani Jotti, Versace, Rossello, Ferri.

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: , nonché della sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019.
1.28. Varchi, Bellucci, Gemmato, Maschio, Vinci, Deidda, Trancassini, Frassinetti, Montaruli, Ciaburro, Giovanni Russo.

EMENDAMENTI NON SEGNALATI
PER LA VOTAZIONE

ART. 1.

  Sopprimerlo.
*1.6. Parisse, Bologna.

  Sopprimerlo.
*1.13. Lupi.

  Sopprimerlo.
*1.31. Varchi, Maschio, Vinci, Bellucci, Gemmato.

  Al comma 1, sostituire la parola: facoltà con le seguenti: remota possibilità
1.12. Lupi.

  Al comma 1, dopo la parola: patologia aggiungere le seguenti: gravissima e

  Conseguentemente, al medesimo comma, sopprimere le parole: e con prognosi infausta
1.10. Lupi.

  Al comma 1, dopo la parola: patologia aggiungere le seguenti: gravissima e
1.11. Lupi.

  Al comma 1, sostituire le parole da: e con prognosi infausta fino a: irreversibile con le seguenti: o condizione clinica irreversibile e con prognosi infausta a breve termine.
1.125. Parisse, Bologna.

  Al comma 1, sostituire le parole da: e con prognosi infausta fino a: irreversibile con le seguenti: in fase avanzata e con prognosi infausta o una condizione clinica irreversibile in fase avanzata e a prognosi infausta.
1.127. Bologna, Parisse.

  Al comma 1, sostituire le parole da: e con prognosi infausta fino a: irreversibile con le seguenti: in fase avanzata e con prognosi infausta.
1.128. Bologna, Parisse.

  Al comma 1, sostituire le parole: e con prognosi con le seguenti: o con prognosi.

  Conseguentemente, all'articolo 3, comma 2, lettera a), sostituire le parole: e con prognosi con le seguenti: o con prognosi.
*1.101. Trizzino.

  Al comma 1, sostituire le parole: e con prognosi con le seguenti: o con prognosi.

  Conseguentemente, all'articolo 3, comma 2, lettera a), sostituire le parole: e con prognosi con le seguenti: o con prognosi.
*1.102. Suriano, Sarli, Termini, Ehm, Benedetti, Massimo Enrico Baroni, Siragusa, Fratoianni, Giannone.

  Al comma 1,dopo le parole: o da una condizione clinica irreversibile aggiungere le seguenti: e con prognosi infausta a breve termine.
1.126. Parisse, Bologna.

  Al comma 1, sopprimere le parole: e autonomamente

  Conseguentemente all'articolo 2, comma 1:

   sopprimere la parola: autonomo;

   sostituire le parole: propria vita con le seguenti: vita della persona affetta da patologia irreversibile;

   all'articolo 8, comma 1, alla parola: 580 premettere le seguenti: 575, 579,
1.15. Magi, Sarli.

  Al comma 1, sopprimere le parole: e autonomamente
1.32. Varchi, Maschio, Vinci, Bellucci, Gemmato.

A.C. 2-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 2.
(Definizione)

  1. Si intende per morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale, in esito al percorso disciplinato dalle norme della presente legge, si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale, secondo le modalità previste dagli articoli 4 e 5.
  2. Tale atto deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere.
  3. Le strutture del Servizio sanitario nazionale operano nel rispetto dei seguenti princìpi fondamentali:

   a) tutela della dignità e dell'autonomia del malato;

   b) tutela della qualità della vita fino al suo termine;

   c) adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla famiglia.

PROPOSTE EMENDATIVE

EMENDAMENTI SEGNALATI
PER LA VOTAZIONE

ART. 2.
(Definizione)

  Sopprimerlo.
*2.15. Alessandro Pagano, Turri, Bisa, Di Muro, Marchetti, Morrone, Paolini, Potenti, Tateo, Tomasi.

  Sopprimerlo.
*2.106. Zanettin, Bagnasco, Palmieri, Cristina, Pittalis, Siracusano, Saccani Jotti, Versace, Rossello.

  Al comma 1, sostituire le parole da: un atto autonomo fino a: e consapevole con le seguenti: da una scelta autonoma, volontaria e consapevole di rinunciare o rifiutare trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza ai sensi dell'articolo 1, comma 5 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 e di porre fine alla propria vita in modo dignitoso e.
2.105. Turri, Bisa, Di Muro, Marchetti, Morrone, Paolini, Potenti, Tateo, Tomasi, Alessandro Pagano.

  Al comma 1, dopo la parola: autonomo aggiungere le seguenti: o da un trattamento sanitario.

  Conseguentemente, al medesimo comma, sostituire le parole: sotto il controllo con le seguenti: con l'assistenza.
2.100. Cecconi, Trizzino, Magi, Suriano, Tasso.

  Al comma 1, dopo la parola: autonomo aggiungere le seguenti: e libero da condizionamenti esterni.

  Conseguentemente, al comma 3, lettera a), sostituire le parole: autonomia del malato con le seguenti: autodeterminazione della persona.
2.102. Noja, Annibali.

  Al comma 1, sostituire le parole: fine alla propria vita con le seguenti: termine a uno stato di grave e cronica sofferenza, provocato anche dalla somministrazione di presidi medico-sanitari non voluti sul proprio corpo.
2.18. Varchi, Bellucci, Gemmato, Maschio, Vinci.

  Al comma 1, dopo la parola: volontario, aggiungere le seguenti: libero da condizionamenti,.
2.22. Varchi, Maschio, Vinci, Bellucci, Gemmato.

  Al comma 1, sopprimere la parola: , dignitoso.
2.20. Bellucci, Gemmato, Varchi, Maschio, Vinci.

  Al comma 1, sostituire la parola: dignitoso con le seguenti: libero da condizionamenti.
2.104. Colletti.

  Al comma 1, sopprimere le parole: con il supporto e.
2.126. Bologna, Parisse, Pettarin.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. Si intende per patologia irreversibile in fase avanzata una patologia cronica evolutiva per la quale non sia più efficace la terapia del dolore di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge 15 marzo 2010, n. 38, e per la quale non esistano terapie aventi per obiettivo una stabilizzazione della malattia o un prolungamento significativo della vita.
  1-ter. Si intende per patologia con prognosi infausta una malattia con esito letale.
2.6. Bologna, Parisse, Turri, Pettarin, Ferri, Bagnasco, Frate, Dall'Osso, Baldini.

  Al comma 3, lettera a), sostituire le parole: autonomia del malato con le seguenti: autonomia della persona.
2.102.(Testo modificato nel corso della seduta) Noja, Annibali.

EMENDAMENTI NON SEGNALATI
PER LA VOTAZIONE

ART. 2.

  Sopprimerlo.
*2.4. Parisse, Bologna.

  Sopprimerlo.
*2.11. Lupi.

  Sopprimerlo.
*2.21. Varchi, Maschio, Vinci, Bellucci, Gemmato.

  Al comma 1, dopo la parola: autonomo aggiungere le seguenti: o da un trattamento sanitario.

  Conseguentemente, al medesimo comma, sostituire le parole: sotto il controllo con le seguenti: con l'assistenza.
2.3. Sarli, Benedetti, Ehm, Suriano, Termini, Massimo Enrico Baroni, Siragusa, Fratoianni, Giannone.

  Al comma 1, sopprimere la parola: , dignitoso.
2.103. Colletti.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. Si intende per patologia irreversibile in fase avanzata una patologia cronica evolutiva per la quale non sia più efficace la terapia del dolore di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge 15 marzo 2010, n. 38, e per la quale non esistano terapie aventi per obiettivo una stabilizzazione della malattia o un prolungamento significativo della vita.
2.107. Bologna, Parisse.

  Dopo il comma 1, aggiungere i seguenti:

  1-bis. Si intende per patologia con prognosi infausta una malattia con esito letale.
2.108. Bologna, Parisse.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

  2. La presente legge disciplina le condizioni per addivenire alle ipotesi di cui al precedente comma, la disciplina del relativo processo medicalizzato, le modalità per l'inclusione di tale processo nel quadro della relazione tra paziente e medico di cui all'articolo 1 della legge 22 dicembre 2017, n. 219, il controllo ex ante sull'effettiva sussistenza della capacità di autodeterminarsi, del carattere libero e informato della scelta espressa e dell'irreversibilità della patologia originante la scelta, le modalità di verifica medica della sussistenza dei presupposti in presenza dei quali una persona possa richiedere l'aiuto del Servizio Sanitario Nazionale, cui è riconosciuta la riserva esclusiva di somministrazione di tali trattamenti, il coinvolgimento in un percorso di cure palliative quale pre-requisito della scelta, nonché il diritto al rispetto della coscienza del personale sanitario coinvolto nella procedura.
2.19. Varchi, Bellucci, Gemmato, Maschio, Vinci.

  Al comma 2, sopprimere la parola: attuale.

  Conseguentemente:

   all'articolo 3, comma 1, dopo le parole: e consapevoli aggiungere le seguenti: , salvo il caso di richiesta da parte del fiduciario indicato secondo le modalità di cui all'articolo 4 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 in caso di incapacità sopravvenuta dell'interessato,;

   all'articolo 4, comma 1, aggiungere in fine il seguente periodo: La richiesta può essere fatta dal fiduciario di cui all'articolo 4 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 secondo le modalità previste dallo stesso articolo.;

   dopo l'articolo 4, aggiungere il seguente:

Art. 4-bis.
(Modifica della legge 22 dicembre 2017, n. 219, recante norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento)

  1. All'articolo 4 della legge 22 dicembre 2017, n. 219, sono apportate le seguenti modificazioni:

   a) al comma 1, alle parole «trattamenti sanitari» sono premesse le seguenti: «morte volontaria medicalmente assistita, nell'ipotesi in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni che la legge prevede,»;

   b) dopo il comma 1, è aggiunto il seguente:

   «1-bis. La richiesta di accesso alla morte volontaria medicalmente assistita deve essere chiara e inequivoca e non può essere soggetta a condizioni. Essa deve essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un'autodichiarazione, con la quale il richiedente attesta di essersi adeguatamente documentato in ordine ai profili sanitari, etici e umani ad essa relativi. La conferma della richiesta da parte del fiduciario deve essere chiara ed inequivoca, nonché espressa per iscritto».
2.73. Magi, Sarli.