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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 28 luglio 2020

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl n. 2572 — Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019 e n. 2573 — Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:
• discussione generale congiunta: 8 ore;
• seguito dell'esame: 6 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 20 minuti 58 minuti
(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 55 minuti 4 ore e 12 minuti
 MoVimento 5 Stelle 45 minuti 43 minuti
 Lega – Salvini premier 1 ora e 12 minuti 52 minuti
 Forza Italia – Berlusconi
 presidente
1 ora e 2 minuti 45 minuti
 Partito Democratico 36 minuti 27 minuti
 Fratelli d'Italia 42 minuti 30 minuti
 Italia Viva 32 minuti 18 minuti
 Liberi e Uguali 31 minuti 15 minuti
 Misto: 35 minuti 22 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI-CAMBIAMO!-Alleanza di Centro 17 minuti 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti 4 minuti
  Popolo Protagonista –
  Alternativa Popolare
5 minuti 4 minuti
  Centro Democratico-Radicali
  Italiani-+Europa
4 minuti 3 minuti
  MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
4 minuti 3 minuti

Mozione n. 1-00350 e abb. — Iniziative volte alla promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da COVID-19 e di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora
(con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 MoVimento 5 Stelle 59 minuti
 Lega – Salvini premier 43 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 36 minuti
 Partito Democratico 35 minuti
 Fratelli d'Italia 24 minuti
 Italia Viva 23 minuti
 Liberi e Uguali 19 minuti
 Misto: 21 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI-CAMBIAMO!-Alleanza di Centro 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  Popolo Protagonista – Alternativa Popolare 3 minuti
  Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa 3 minuti
  MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Doc. IV, n. 7 — Domanda di autorizzazione all'esecuzione di perquisizione domiciliare nei confronti del deputato Fabio Massimo Boniardi

Tempo complessivo: 2 ore e 30 minuti (*).

Relatore 15 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 21 minuti
(con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 44 minuti
 MoVimento 5 Stelle 22 minuti
 Lega – Salvini premier 17 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 14 minuti
 Partito Democratico 14 minuti
 Fratelli d'Italia 10 minuti
 Italia Viva 9 minuti
 Liberi e Uguali 8 minuti
 Misto: 10 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI-CAMBIAMO!-Alleanza di Centro 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Popolo Protagonista – Alternativa Popolare 2 minuti
  Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa 2 minuti
  MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato.

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 28 luglio 2020.

  Amitrano, Ascani, Ascari, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carbonaro, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Menech, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantuz, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mammì, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Palmisano, Parolo, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tasso, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Ascani, Ascari, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carbonaro, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Menech, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantuz, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mammì, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Palmisano, Parolo, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tasso, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 27 luglio 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   UNGARO ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo» (2606);
   LABRIOLA: «Modifica alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, per la riduzione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto relativa ai prodotti di prima necessità per l'infanzia» (2607);
   RAFFA: «Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, in materia di composizione e rappresentatività territoriale della Conferenza Stato-città ed autonomie locali» (2608);
   BORGHESE: «Disposizioni per la ricerca, la conservazione e la valorizzazione delle testimonianze etnologiche, storiche e culturali delle regioni italiane» (2609);
   BORGHESE: «Disposizioni concernenti l'impiego della musicoterapia nella cura delle persone affette da malattie oncologiche e da disturbi della personalità» (2610);
   BORGHESE: «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della lavorazione di alcune varietà di bambù» (2611).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge SUT ed altri: «Introduzione dell'insegnamento della cultura della sicurezza nelle scuole secondarie» (1805) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Penna.

  La proposta di legge costituzionale MAGI ed altri: «Modifiche agli articoli 72 e 79 della Costituzione, in materia di concessione di amnistia e indulto» (2456) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Miceli.

  La proposta di legge FERRARI ed altri: «Ripristino della festività nazionale del 4 novembre quale Giornata dell'Unità nazionale, delle Forze armate e dei veterani» (2569) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Gobbato.

Ritiro di proposte di legge.

  In data 27 luglio 2020 la deputata Suriano ha comunicato, anche a nome dei cofirmatari, di ritirare la seguente proposta di legge:
   SURIANO ed altri: «Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di sottrazione e trattenimento di minori all'estero» (2014).

  La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  DE LUCA: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'omicidio di Angelo Vassallo» (2388) Parere delle Commissioni II e V;
  FERRARI ed altri: «Ripristino della festività nazionale del 4 novembre quale Giornata dell'Unità nazionale, delle Forze armate e dei veterani» (2569) Parere delle Commissioni IV, V e XI.
   III Commissione (Affari esteri):  
  UNGARO ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo» (2606) Parere delle Commissioni I, V, VII e X.
   VII Commissione (Cultura):
  ELVIRA SAVINO: «Disposizioni per l'istituzione di corsi sui fondamenti delle arti marziali e delle tecniche di difesa personale nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di contrastare il fenomeno del bullismo» (2432) Parere delle Commissioni I, II e V.
   XI Commissione (Lavoro):
  BALDINI e FERRI: «Disciplina delle attività subacquee e iperbariche» (2553) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia):
  GELMINI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'uso politico della giustizia» (2565) Parere della V Commissione.

Cancellazione dall'ordine del giorno di una proposta di legge d'iniziativa popolare.

  Dalla verifica e dal computo delle firme dei sottoscrittori della proposta di legge d'iniziativa popolare: «Disegno legge delega Commissione Rodotà beni comuni, sociali e sovrani» (2237), effettuati ai sensi dell'articolo 48, secondo comma, della legge 25 maggio 1970, n. 352, è risultato che la proposta medesima non è supportata dai requisiti previsti dall'articolo 71, secondo comma, della Costituzione.

  La proposta di legge deve quindi ritenersi non validamente presentata e sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di proposta di inchiesta parlamentare a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   Commissioni riunite III (Affari esteri) e XII (Affari sociali):
  FORMENTINI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di SARS-CoV-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall'Organizzazione mondiale della sanità per evitarne la propagazione nel mondo» (Doc XXII, n. 42) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 24 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 8/2020 del 17 giugno-21 luglio 2020, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente «Le risorse per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica».

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio), alla VII Commissione (Cultura) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia.

  Il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, con lettera in data 22 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2007, n. 108, la relazione sullo stato delle adozioni internazionali, predisposta dalla Commissione per le adozioni internazionali, riferita agli anni 2018 e 2019 (Doc. CCLVII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.

  Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con lettera in data 23 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 1o dicembre 2015, n. 194, la relazione sull'attività svolta dal Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare, predisposta dal medesimo Comitato, riferita all'anno 2019 (Doc. CCXXVI, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

  Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 27 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 14 luglio 1993, n. 238, la relazione sullo stato di attuazione dei contratti di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana Spa, riferita al contratto di programma 2016-2021 – parte servizi e al contratto di programma 2017-2021 – parte investimenti, aggiornata al 31 dicembre 2018 (Doc. CXCIX, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 23 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione in merito alla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 216/2013 relativo alla pubblicazione elettronica della Gazzetta ufficiale dell'Unione europea (COM(2020) 257 final).

  Questa relazione è trasmessa alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse.

  Il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, con lettera in data 24 luglio 2020, ha trasmesso copia della relazione sull'attività svolta dal medesimo Commissario, riferita al primo semestre del 2020.

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 27 luglio 2020, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che autorizza la Francia a negoziare un accordo che integra il vigente trattato bilaterale con il Regno Unito relativo alla costruzione e all'esercizio del collegamento fisso sotto la Manica da parte di concessionari privati (COM(2020) 622 final) che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva (UE) 2016/798 per quanto riguarda l'applicazione delle norme di sicurezza e di interoperabilità ferroviarie nel collegamento fisso sotto la Manica (COM(2020) 623 final) che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 28 luglio 2020.

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 17, 20 e 22 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Ariccia (Roma), Bonavigo (Verona), Castellamonte (Torino), Civita Castellana (Viterbo), Elva (Cuneo), Fara in Sabina (Rieti), Monterubbiano (Fermo), Orsomarso (Cosenza), Poggio Bustone (Rieti), Salussola (Biella), Serracapriola (Foggia), Telese Terme (Benevento), Tricase (Lecce) e Vignola (Modena).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Richieste di parere parlamentare su proposta di nomina.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 22 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del professor Federico Testa a presidente dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) (55).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 27 luglio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del generale di squadra aerea (aus.) Paolo Magro a presidente dell'Opera nazionale per i figli degli aviatori (ONFA) (56).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IV Commissione (Difesa).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

Iniziative normative in materia di affidamenti di consulenze e collaborazioni da parte delle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, alla luce delle criticità relative ai recenti incarichi conferiti dalla Sac-Società aeroporto di Catania – 3-01693

A) Interrogazione

   SURIANO e FICARA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la Sac-Società aeroporto Catania spa è soggetta a direzione e coordinamento da parte della camera di commercio del sud est, la cui sede legale e amministrativa è l'aeroporto di Fontanarossa di Catania e i cui soci sono la camera di commercio del sud est, città metropolitana di Catania, l'Irsap di Palermo, il Libero consorzio comunale di Siracusa e il comune di Catania, quindi interamente pubblica;
   la Sac service s.r.l. è una società unipersonale soggetta all'attività di direzione e coordinamento del socio unico Sac spa con sede legale ed amministrativa all'aeroporto Fontanarossa di Catania;
   in data 2 febbraio 2020 la testata giornalistica on-line Sudpress titola: « Sac aeroporto di Catania: in 23 mesi consulenze ed incarichi per oltre 614 mila euro all'avvocato Francesco Merlino di Acireale (Catania)», dove si legge che la Sac e la Sac service hanno conferito incarichi diretti, firmati dall'amministratore delegato della Sac Domenico Torrisi, ad un unico avvocato e per un importo complessivo di euro 614.868 nell'arco di tempo febbraio 2018-gennaio 2020;
   in data 7 febbraio 2020 la stessa Sudpress titola: « Sac aeroporto di Catania: 213 mila euro di compensi in 23 mesi a Salvatore Nicotra di Acireale e non solo»; sembrerebbe che il commercialista Salvatore Nicotra (già assessore e consulente al comune di Acireale ai tempi della giunta del sindaco Roberto Barbagallo, sospeso dopo l'arresto e poi dimesso) e lo studio Drr Nicotra&Sciacca associati, di cui Salvatore Nicotra è rappresentante legale, abbiano ricevuto incarichi diretti sempre a firma dell'amministratore delegato della Sac Domenico Torrisi per un importo di circa 213 mila euro, da febbraio 2018 a gennaio 2020;
   l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 175 del 2016, «Testo unico sulle società pubbliche», prevede che «le disposizioni contenute nel presente decreto sono applicate avendo riguardo all'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, alla tutela e promozione della concorrenza del mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica»;
   l'articolo 19 del decreto legislativo n. 175 del 2016, «gestione del personale», prevede che le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei principi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità e dei principi di cui all'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001, riprendendo i principi contenuti nell'articolo 18 del decreto-legge n. 112 del 2008, che ha previsto che le società a partecipazione pubblica totale o di controllo, non quotate sui mercati regolamentati, adottino, con propri provvedimenti, «criteri e modalità di reclutamento del personale e per il conferimento di incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità»;
   la Corte dei conti ha individuato i presupposti di legittimità che devono essere osservati nell'affidamento degli incarichi esterni: le società controllate prima di procedere all'affidamento di un incarico devono verificare la sussistenza di alcuni presupposti, quali «l'impossibilità di utilizzare risorse interne», «esigenze di funzionalità», «proporzionalità del compenso riconosciuto», «rispetto del principio di trasparenza», «rispetto del principio di imparzialità»;
   il nuovo codice dei contratti pubblici, decreto legislativo n. 50 del 2016, pone l'attenzione sul conferimento di incarichi di consulenza e collaborazione da parte delle società partecipate;
   non sono stati pubblicati bandi, né avvisi pubblici e gli incarichi sono stati affidati in maniera diretta, di fatto non rispettando i «principi di trasparenza», come da normativa vigente e citata e come affermato da alcune deliberazioni della Corte dei conti (in particolare, sezione regionale di controllo Emilia-Romagna, deliberazione 15 ottobre 2015, n. 135) –:
   se siano a conoscenza dei fatti esposti;
   se, alla luce delle criticità evidenziate in premessa, non ritengano di adottare iniziative normative volte a rendere più stringente la procedura di affidamenti di consulenze e collaborazioni da parte delle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, nel rispetto dei principi stabiliti dalla normativa e dalla giurisprudenza esistente. (3-01693)


Iniziative per contrastare l'introduzione illecita di telefoni cellulari nelle carceri e per aumentare la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria – 3-01540; 3-01578

B) Interrogazioni

   SILVESTRONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'11 maggio 2020 si è appreso dalla stampa che, durante una delle ordinarie perquisizioni effettuate, gli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Velletri hanno rinvenuto un telefonino completo di scheda telefonica tenuto ben nascosto dentro una delle scatole dei punti luce situati nella saletta ricreativa del nuovo padiglione. Non solo, sempre durante le consuete operazioni di controllo all'interno delle celle, sono stati trovati alcuni grammi di hashish;
   il 12 maggio 2020 si è svolta l'informativa urgente sulla vicenda della nomina del direttore dell'amministrazione penitenziaria nel 2018, nel corso della quale si è ribadita la necessità di garantire sicurezza all'interno dei penitenziari dove, a causa delle sommosse che hanno interessato diversi istituti carcerari, durante l'emergenza COVID, presumibilmente programmate con un traffico di informazioni condivise tramite strumenti di comunicazione illegali, vi sono stati ben 13 morti e diverse evasioni;
   nel 2019 sono stati 2.100 i telefoni cellulari sequestrati nel corso di perquisizioni o attività di controllo, entrati nelle carceri con troppa facilità e spesso a causa dei detenuti in semilibertà o in permesso, come nel caso recente di Velletri, dove l'operazione di ritrovamento del cellulare è avvenuta nelle sezioni del nuovo padiglione dove sono ristretti una parte dei detenuti lavoranti. Cellulare, come detto, ben nascosto dentro una delle scatole dei punti luce situati nella saletta ricreativa del nuovo padiglione;
   si legge nella relazione conclusiva della Commissione d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere della XVII legislatura: «Se non si interrompessero, soprattutto per le organizzazioni mafiose di tipo verticistico, i contatti delittuosi di taluni detenuti “qualificati”, lo stato detentivo dei soggetti per i quali ricorrono “gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica” ed “elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con un'associazione criminale” si rivelerebbe un fattore neutro per le associazioni criminali, che continuerebbero a operare normalmente, perfino per le questioni di “straordinaria amministrazione”, così vanificando gli sforzi compiuti nella lotta alle mafie e le stesse finalità della pena»;
   la pericolosità delle libere comunicazioni di un detenuto con il mondo esterno potrebbe essere la causa di ulteriori reati, sia all'interno che all'esterno del carcere, soprattutto se si tratta di particolari tipologie di detenzione, come quella regolamentata dal 41-bis, con un regime speciale pensato in passato come il carcere «impermeabile» per i mafiosi, adesso, di fatto, diventato permeabile;
   la possibilità di comunicare tramite strumenti come i telefoni cellulari, pregiudica, inoltre, la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria, per i quali il bilancio delle aggressioni risulta direttamente proporzionale al sovraffollamento, e, in particolare, preoccupa il sovraffollamento e la carenza organica negli istituti penitenziari della regione Lazio, ai quali va aggiunta l'inadeguatezza delle strutture e della cronica carenza di personale –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative per garantire urgentemente che non possano penetrare strumenti di comunicazione illegali all'interno delle carceri e, al contempo, aumentare la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria, in particolar modo per quelli in servizio presso il carcere di Velletri. (3-01540)


   ASCARI e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi mesi si sono susseguite sulla stampa preoccupanti notizie relative all'introduzione e all'utilizzo illeciti di telefoni cellulari all'interno delle carceri italiane;
   alcune di queste assumono gravità inaudite, come il caso di Giuseppe Gallo, detto «Peppe o’ pazzo», detenuto nel carcere di Parma in regime detentivo speciale dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, cosiddetto carcere duro, il quale è stato sorpreso nel dicembre 2019 con 3 telefoni cellulari che utilizzava quasi quotidianamente;
   il caso sopra descritto non è un evento isolato;
   più recentemente, a maggio 2020, alcuni detenuti della casa circondariale avellinese hanno pubblicato su un social network video e immagini delle proprie celle con dediche e saluti a parenti e amici;
   sempre a maggio 2020, all'interno del carcere bolognese della Dozza, un'avvocata, durante un colloquio, ha tentato di passare a un detenuto un involucro contenente due smartphone con caricabatterie e schede sim, prontamente fermata dagli agenti della polizia penitenziaria;
   ad aprile 2020, un drone con a bordo sei telefoni cellulari, varie sim e caricabatterie, diretto nel cortile dei passeggi del reparto detentivo S2 nel carcere di Secondigliano, è stato bloccato dalla polizia penitenziaria;
   quanto sopra descritto rappresenta una situazione allarmante nelle carceri italiane, che rischia anche di vanificare le restrizioni imposte dal regime detentivo speciale del 41-bis e il lavoro faticosamente portato a termine dalle forze dell'ordine italiane;
   in mancanza di azioni urgenti e concrete, lo stesso sistema detentivo italiano subirebbe un gravissimo vulnus, sia in termini pratici che d'immagine –:
   se non intenda attivarsi, con la massima urgenza, al fine di adottare tutte le iniziative volte a impedire l'introduzione e l'uso illeciti di telefoni cellulari o altri mezzi idonei a comunicare con l'esterno, inclusa la possibilità di impiegare dispositivi tecnologici che possano schermare il segnale della telefonia mobile nelle strutture detentive italiane o in parte di esse;
   se non intenda valutare la possibilità di adottare iniziative normative al fine di punire penalmente l'introduzione e l'uso illeciti, all'interno delle carceri, di mezzi idonei a comunicare con l'esterno.
(3-01578)


Iniziative di competenza al fine di evitare la chiusura dell'ufficio postale di Porto Corsini, nel comune di Ravenna – 2-00671

C) Interpellanza

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   mentre secondo l'accordo siglato da Poste italiane s.p.a. era stato comunque garantito il mantenimento degli uffici nei comuni più isolati, di fatto sarebbe stata invece decisa la chiusura di uffici in tutto il territorio, tra cui anche un ufficio dei Lidi Nord Ravenna, precisamente Porto Corsini;
   Ravenna è il secondo comune più esteso d'Italia e ingloba il territorio dei Lidi Nord, che per densità demografica e distanza dalla città potrebbe essere paragonato a un vero e proprio piccolo comune;
   Porto Corsini, paese stanziale, è punto di riferimento per le comunità di Porto Corsini e Marina Romea, che complessivamente contano più di 2.650 abitanti residenti, ai quali nel periodo estivo vanno aggiunte alcune migliaia di turisti e proprietari di secondo alloggio;
   i paesi suddetti vantano alcune decine di stabilimenti balneari, un centinaio di attività commerciali, un attracco crocieristico, un'area per la sosta di camper da 160 posti, un campo sportivo, un maneggio e diverse scuole e farmacie;
   a Porto Corsini c’è anche la sede regionale della Capitaneria di porto, che per le proprie attività (si veda, ad esempio, il rilascio delle patenti nautiche) ha certamente bisogno di un servizio postale;
   lungo la strada di accesso a Porto Corsini, Via Baiona, ci sono anche decine di aziende, tra cui Centrale Enel, Marcegaglia, Bunge, Cabot, Alma petroli;
   inoltre, va evidenziato che nei prossimi 5 anni il territorio vivrà un vero e proprio sconvolgimento positivo grazie ai piani di riqualificazione della area dei Lidi Nord e il piano per il potenziamento del porto di Ravenna, che ammontano a centinaia di milioni di euro, in gran parte già finanziati, che vedranno l'inizio dei lavori nell'estate 2020 e che, conseguentemente, porteranno sul luogo decine di lavoratori che senza dubbio avranno bisogno di tutti i servizi;
   invece, Poste italiane s.p.a. ha deciso che le comunità di Porto Corsini e Marina Romea debbano servirsi dell'ufficio postale di Marina di Ravenna, essendo esso a circa un chilometro di distanza aerea, sebbene in mezzo ci sia il canale di entrata del porto marittimo e per attraversarlo si debba utilizzare un traghetto che ha dei costi e tempi (mediamente dai trenta ai quaranta minuti a traversata, sempre che non ci siano una o più navi in transito; in quel caso, il tutto si allunga);
   inoltre, l'avvio dei lavori del piano portuale prevede lo scavo dei fondali del canale per svariati mesi all'anno in cui il traghetto non funziona, da cui consegue che in tali periodi la distanza dall'ufficio postale indicato si allungherà e sarà di circa 25 chilometri;
   pertanto, se per ritirare una raccomandata un abitante dovrà sobbarcarsi costi aggiuntivi e perdere alcune ore del suo tempo, tale decisione comporterebbe evidenti disagi e difficoltà per i cittadini della comunità locale, in particolare quelli più anziani o con più difficoltà a spostarsi –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda eventualmente adottare, al fine di evitare i notevoli disagi alla popolazione che inevitabilmente comporterebbe la chiusura dell'ufficio postale dei Lidi Nord di Ravenna a Porto Corsini.
(2-00671) «Tonelli».


Elementi in ordine alla vicenda della falsificazione dei dati relativi alle emissioni di taluni modelli di auto diesel della Volkswagen e iniziative volte a tutelare i consumatori rispetto alle frodi commerciali commesse in particolare da imprese multinazionali – 3-01486

D) Interrogazione

   D'ETTORE, CANNIZZARO e MUGNAI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 19 aprile 2020 il gruppo Volkswagen ha annunciato di aver raggiunto un accordo extragiudiziale con circa due terzi dei proprietari di auto prodotte dal gruppo, che avevano aderito a una class action intentata dall'associazione di tutela dei consumatori Vzbv, in relazione allo scandalo sulle emissioni truccate di gas inquinanti, che ha preso il nome di Dieselgate. Nei test di omologazione di taluni modelli posti in commercio dall'azienda, i dati sulle emissioni risultavano in linea con le specifiche ambientali richieste; viceversa, nella normale guida su strada le emissioni reali hanno superato fino a 40 volte quelle dichiarate;
   in base ai termini dell'accordo, Volkswagen pagherà 620 milioni di euro ai 200.000 consumatori su 260.000 che hanno deciso di accettare i termini dell'intesa. La deadline per aderire all'accordo è stata estesa al 30 aprile 2020, mentre rimane in sospeso il destino di altri 21.000 casi che potrebbero ricevere pagamenti compresi fra 1.350 e 6.250 euro, a seconda del modello e dell'anno di immatricolazione dell'auto. Per questa class action la Volkswagen ha accantonato un fondo da 830 milioni di euro;
   il Dieselgate ha preso avvio nel 2015 quando il gruppo ammise l'utilizzo di software illegali per superare i test sulle emissioni di gas nocivi negli Stati Uniti. Per chiudere i contenziosi (attraverso spese legali, multe e risarcimenti) il produttore tedesco ha pagato in tutto oltre 30 miliardi di euro, soprattutto oltreoceano;
   a fronte di questa affermazione dei diritti dei consumatori tedeschi, che segue quella dei consumatori americani, negli stessi giorni sul fronte italiano Volkswagen ha riportato una significativa vittoria. Il pubblico ministero della procura di Verona ha chiesto l'archiviazione per i vertici italiani della compagnia automobilistica tedesca rispetto all'ipotesi di frode in commercio. Secondo la magistratura veronese non vi sarebbero i presupposti per perseguire Volkswagen Italia per tale reato, in quanto mancherebbe la prova del dolo. Nel dicembre 2019 la stessa procura aveva archiviato la posizione di sei manager di Volkswagen Italia per reati ambientali. I consumatori, rappresentati dal Codacons, si sono opposti alla richiesta di archiviazione davanti al giudice per le indagini preliminari, preannunciando che le conclusioni del pubblico ministero, ove accolte, verranno sottoposte al giudizio della Corte dei conti, affinché verifichi eventuali danni sul fronte erariale;
   procede, invece, seppur a rilento (la prima udienza è stata a maggio 2016, l'ultima il 4 marzo 2020), la class action contro Volkswagen sempre per lo scandalo Dieselgate al tribunale di Venezia. Si tratta di un procedimento diverso da quello del procedimento penale, portato avanti dall'associazione Altroconsumo. In tale ambito, la relazione redatta dai consulenti del pubblico ministero di Verona è stata depositata a ulteriore dimostrazione degli illeciti (civili) commessi dal gruppo Volkswagen e del danno subito dai consumatori;
   in questo momento l'Italia è l'unico Paese dove la falsificazione dei dati relativi alle emissioni di taluni modelli di auto diesel non ha ancora alcuna sanzione effettiva –:
   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in ordine alla vicenda e se non ritengano opportuno adottare iniziative per rafforzare gli strumenti di tutela dei cittadini rispetto alle frodi commerciali commesse in particolare da imprese multinazionali. (3-01486)


MOZIONI CAON, PELLICANI, BITONCI, MANIERO, LUCA DE CARLO, MORETTO, MURONI ED ALTRI N. 1-00370, CAON ED ALTRI N. 1-00270, LUCA DE CARLO ED ALTRI N. 1-00367, BITONCI ED ALTRI N. 1-00368 E PELLICANI, MANIERO, MORETTO, MURONI ED ALTRI N. 1-00369 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL COMPLETAMENTO DELL'IDROVIA PADOVA-VENEZIA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'idrovia Padova-Venezia, concepita come una grande opera pubblica negli anni ’50 del secolo scorso, è rimasta un'opera incompiuta ed i cui lavori di realizzazione sono andati avanti a fasi alterne fino al 1992, anno in cui era stato completato il 60 per cento dell'opera;
    dal 1985 l'idrovia è stata comunque ridotta ad una serie di monconi inutilizzabili, mentre, in considerazione dei grandi vantaggi dal punto di vista del contenimento dell'inquinamento atmosferico e soprattutto data la sua funzione di canale scolmatore, veniva inserita nel cosiddetto piano D'Alpaos elaborato nel 2011, dopo la grande alluvione del 2010 che ha indicato come non più rimandabili gli interventi di regimentazione del sistema fluviale Brenta-Bacchiglione;
    il piano D'Alpaos include opere per 3,2 miliardi di euro mirate a mitigare il rischio idraulico e geologico, come bacini di laminazione, consolidamenti di argini, ricalibrature di alvei e briglie. La previsione più onerosa riguarda proprio il percorso dell'idrovia (28 chilometri), inizialmente immaginato come un semplice collegamento logistico tra le zone industriali di Padova e Marghera, ma successivamente, ridisegnato per un utilizzo doppio, ossia, da un lato, come canale navigabile di quinta classe (cioè in grado di ospitare chiatte lunghe 105 metri e dunque con una capacità di caricare container pari a sessanta camion o a due treni merci) e, dall'altro, come canale scolmatore (capace di assicurare una portata di 350 metri cubi d'acqua al secondo, così da fronteggiare le piene del sistema Brenta-Bacchiglione);
    concludere l'idrovia per utilizzarla come canale scolmatore consentirebbe di mettere in sicurezza i bacini del Brenta e del Bacchiglione, frequentemente soggetti a piene; dopo l'alluvione del 2010 eventi di piena si sono registrati a fasi alterne nel novembre 2011, tra gennaio e febbraio 2014, nell'aprile 2017 e ad ottobre 2018;
    come ampiamente documentato da articoli scientifici e studi che riportano i modelli matematici che prefigurano le enormi devastazioni che produrrebbero le esondazioni dei suddetti fiumi, tra le soluzioni proposte per arginare gli enormi danni che ne conseguirebbero, la deviazione delle acque attraverso l'idrovia era ritenuta funzionale alla mitigazione del rischio idraulico a cui sono esposti da sempre i territori del vicentino, del padovano e dei comuni della città metropolitana di Venezia;
    per l'opera in questione, attualizzando le cifre, ad oggi sono stati spesi circa 100 milioni di euro e dal 1992, quando i cantieri si bloccano definitivamente, i lavori già fatti vanno incontro ad un inarrestabile degrado; la conca di navigazione vicino a Mira, ad esempio, oggi dovrebbe essere completamente rifatta, così come le sale di comando. Come già denunciato dal professor D'Alpaos «di quel che è stato costruito non c’è più nulla di utilizzabile»;
    ad oggi, per realizzare l'opera per averne il doppio utilizzo (canale navigabile e canale scolmatore) servirebbero 512 milioni di euro, in assenza dei quali è impossibile passare alla fase di progettazione definitiva cosiddetta esecutiva (siamo ancora allo studio di fattibilità); al contrario, se si decidesse di completare l'esistente per garantirne la funzione di canale scolmatore, l'opera potrebbe avere una possibilità di realizzazione in tempi brevi, con importanti vantaggi a livello di rischio idraulico;
    tuttavia, nonostante gli indiscussi vantaggi che il completamento dell'opera in questione apporterebbe alla maggior parte dei territori della «terraferma» da essa attraversati, resta da chiarire un punto critico, cioè l'impatto che essa avrà sulla rete idraulica di alcuni di essi e sulla Laguna di Venezia anche in termini di sversamento di inquinanti e di rispetto dei parametri fissati dal Piano Direttore, da anni in vigore;
    a tal fine, è opportuno che la valutazione degli impatti ambientali connessi all'utilizzo del canale dell'idrovia come scolmatore si soffermi sulla concreta modalità di scarico in laguna (mediante realizzazione di vasche di laminazione delle piene prima dell'immissione, ovvero mediante scarico diretto in laguna), ponendo attenzione all'analisi qualitativa e quantitativa degli inquinanti sversati e all'apporto solido di sedimenti in occasione degli eventi di piena, con particolare riferimento a metalli, nutrienti e particellato in sospensione nelle acque;
    per questo motivo si rende assolutamente necessario che il progetto del completamento dell'idrovia Padova mare venga integrato con studi di valutazione delle dinamiche idrauliche tesi all'individuazione delle opportune soluzioni atte ad evitare eventuali conseguenze negative sull'ecosistema lagunare;
    nel mese di marzo 2020 l'associazione «Salvaguardia idraulica del territorio padovano e veneziano» si è rivolta alla sezione giurisdizionale della magistratura contabile, invocandone l'intervento «nell'ambito del giudizio di conto e non di responsabilità erariale» per avere una pronuncia sulla regolarità dell'attuazione dell'opera per stabilire chi siano i titolari delle funzioni del completamento dell'idrovia o, in caso di rinuncia definitiva al progetto, «del ripristino del territorio con eliminazione dello scempio che n’è stato fatto»; la sezione giurisdizionale ha dichiarato inammissibile il ricorso e, in estrema sintesi, ha replicato che non è competenza della Corte dei conti individuare le risorse ed i soggetti per il completamento dell'opera pubblica o per il suo smantellamento;
    ad oltre quarant'anni dall'ideazione dell'opera si assiste in maniera confusa (a causa di una situazione di empasse che appare insolubile) al venir meno dell'originaria funzione trasportistica (le necessità commerciali sono profondamente mutate) e all'incremento nella considerazione generale della funzione idraulica di canale scolmatore a tutela della città di Padova, per la cui soluzione sarebbe sufficiente un'opera di minori dimensioni e quindi di minori costi;
    il «sistema idroviario padano-veneto» ha comunque un valore dichiarato di preminente interesse nazionale ai sensi della legge n. 380 del 1990 e di interesse europeo ai sensi della legge n. 16 del 2000. che ratificava l'accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (AGN), e ha incluso il canale Venezia-Padova nella lista delle vie navigabili d'importanza nazionale;
    l'opera incompiuta ha determinato un grave degrado ambientale, con i resti delle opere realizzate e poi abbandonate all'incuria del tempo che hanno avuto e continuano ad avere un impatto importante in un ambiente di grande pregio paesaggistico (si è nella zona delle Ville Venete), in cui il valore aggiunto dell'opera potrebbe anche essere determinato dall'apporto dei sedimenti opportunamente verificato;
    l'idrovia, tuttavia, non costituisce la sola ed unica opera per la messa in sicurezza; negli ultimi anni, infatti, la regione Veneto, nell'ambito delle opere di difesa idraulica, ha approntato una serie di interventi per la realizzazione di bacini di laminazione, soprattutto a monte, per i fiumi Brenta e Bacchiglione, che risultano essenziali sia per la stessa idrovia Padova-Venezia, considerata la funzione di rallentamento del flusso delle acque da essi svolta, sia per maggiore messa in sicurezza del territorio;
    si è quindi ad un bivio importante in cui è necessario valutare attentamente la qualità e l'efficacia del progetto che deve garantire, in primo luogo, la tutela del territorio attraverso idonei interventi per la salvaguardia idraulica e soluzioni ulteriori che tengano conto degli attuali interessi commerciali, sociali e ambientali dell'infrastruttura,

impegna il Governo

1) ad adottare ogni iniziativa utile volta, nell'ambito della progettazione avviata dalla regione Veneto, a pervenire ad una progettazione definitiva dell'idrovia Padova-Venezia che garantisca i più alti standard in termini di sicurezza idraulica dei bacini complessivamente coinvolti, inclusi i nodi critici nei territori attraversati dal canale Novissimo nell'entroterra veneziano, e a individuare le risorse necessarie anche nel quadro delle risorse europee disponibili, per il suo sollecito completamento quale opera destinata nell'immediato a regimentare il livello delle acque nei casi di esondazione dall'alveo del sistema fluviale Bacchiglione-Brenta, tenendo conto degli studi sulle problematiche idrauliche e sui relativi effetti ambientali connessi all'utilizzo del sedime del canale dell'idrovia come scolmatore, con particolare riferimento agli impatti sulla rete idraulica esistente e sull'ecosistema naturale della Laguna di Venezia soprattutto alla luce della prevista entrata in funzione del Mose, ed al completamento delle opere connesse, inclusi i bacini di laminazione a monte;
2) ad adottare iniziative per svolgere una verifica della sostenibilità, ambientale, sociale e economica dell'opera, tenendo conto di tale possibilità in sede di realizzazione degli interventi finalizzati prioritariamente alla sicurezza idrogeologica, nonché all'istituzione di un parco fluviale all'interno di un corridoio ecologico che ricalchi il percorso dell'idrovia, garantendo la piena partecipazione degli enti locali c dei soggetti interessati;
3) in attesa del compimento dei predetti interventi, ad adottare iniziative per destinare le necessarie risorse al risanamento idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio e dei bacini coinvolti, attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei canali finalizzati al recupero della capacità drenante della rete idraulica e di regolazione dei deflussi.
(1-00370) «Caon, Pellicani, Bitonci, Maniero, Luca De Carlo, Moretto, Muroni, Braga, Deiana, Spessotto, Buratti, Ilaria Fontana, Del Basso De Caro, Morgoni, Pezzopane, Vianello, Daga, Di Lauro, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Terzoni, Varrica, Vignaroli, Zolezzi, Cortelazzo, Baratto, Zanettin, Mazzetti, Labriola, Ruffino, Giacometto, Casino, Marin, Caretta, Maschio, Zordan, Andreuzza, Bazzaro, Fogliani, Vallotto, Badole, Bisa, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Lorenzo Fontana, Giacometti, Lazzarini, Manzato, Paternoster, Pretto, Racchella, Stefani, Turri, Valbusa».


   La Camera,
   premesso che:
    l'idrovia Padova-Venezia, della lunghezza di 27 chilometri e mezzo, inizia nell'area dell'interporto di Padova (zona industriale) e termina nella laguna veneta, raggiungendo il canale di grande navigazione Malamocco-Marghera;
    incompiuta, in quanto priva della parte centrale, oggi è visibile in due tratti a valle di Padova e nella parte terminale del suo percorso. Attualmente essa non è scavata nel tratto compreso tra la Cunetta di Brenta e il Canale Novissimo. Era stata progettata per il traffico di chiatte fluviali di dimensioni di 80 x 9,5 x 2,5 metri, con una capacità massima di 60 Teu (circa 1.320 tonnellate);
    la sua storia nasce nel 1955, sulla base di un'idea delle camere di commercio di Padova e Venezia, con un progetto elaborato dal genio civile di Venezia. La prima autorizzazione di spesa fa riferimento alla legge n. 92 nel 1963. La costituzione del Consorzio per l'Idrovia Padova-Venezia è del 1965. I lavori iniziano nel 1968, ma vanno avanti con ritardi e a singhiozzo, fino alla soppressione del Consorzio nel 1988;
    in seguito la legge n. 16 del 2000, che ratificava l'accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (Accord européen sur les grandes voies navigables d'importance internationale (AGN), sottoscritto a Ginevra il 19 gennaio 1996), ha incluso nella lista di vie navigabili d'importanza nazionale il canale Venezia-Padova (annexe I dell'articolo 1). Analogamente ha previsto nel 2012 il « Blue book» della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite. Tali riconoscimenti non hanno consentito il riavvio dell'opera;
    recentemente l'Idrovia è tornata al centro del dibattito per la possibilità di essere utilizzata come scolmatore delle piene sia del fiume Bacchiglione che del Brenta. L'esigenza di regimentare questo sistema fluviale si è posta come indifferibile dopo l'alluvione del 2010, ma eventi di piena si sono registrati nel novembre 2011, tra gennaio e febbraio 2014 e nell'aprile 2017. Anche a fine ottobre 2018 si è registrata una piena di 5 metri;
    tale situazione è ampiamente conosciuta e documentata, sia da indagini commissionate dalla regione Veneto (studio Ing. Mazzucato, indagine del 2014) che da rilevamenti degli anni 2017 e 2018 sul fiume Brenta e sul Bacchiglione. Le alluvioni si possono riproporre anche ad intervalli brevi, mettendo a rischio la vita delle persone, ed i costi dei danni che producono sono superiori a quelli delle opere necessarie ad evitarle. La diversione delle acque tramite l'idrovia consentirebbe di far defluire, senza esondazioni, piene con portate al colmo a 1900-2000 m3/s, mitigando sensibilmente il rischio idraulico cui è attualmente esposta una parte importante del territorio del vicentino, del padovano e dei comuni della città metropolitana di Venezia;
    la provincia di Padova è da sempre soggetta a fenomeni alluvionali. La rovinosa alluvione del novembre 2010 ha mostrato in maniera drammatica come la cementificazione e la mancata attuazione degli interventi prospettati dalla commissione De Marchi dopo l'alluvione del 1966 (che fu di 11,53 metri s.l.m.) abbiano reso il territorio veneto fragile e vulnerabile a fronte della minaccia dei fiumi (si veda: Luigi d'Alpaos, «I rischi di inondazione nella Provincia di Padova», in Padova e il suo territorio, n. 119, febbraio 2006);
    nel febbraio 2016 la conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha approvato e inviato all'autorità di bacino, una mozione che chiede l'inserimento dell'Idrovia fra le opere da progettare e iniziare entro il 2021, con riferimento al piano di bacino approvato, in via definitiva, nel dicembre 2015;
    nello stesso anno, dopo aver presentato uno specifico bando due anni prima, la giunta regionale del Veneto ha ripreso i vecchi progetti del genio civile, presentando la progettazione preliminare con la supervisione dell'università di Padova. Tale progettazione ha stabilito la quota di regolazione del livello dell'idrovia (+4 metri sul medio mare), oltre il natante di riferimento più adatto per l'idrovia, con requisiti di adeguatezza per transitare sotto tutti i 12 ponti esistenti. Nel progetto della regione Veneto, mediante riutilizzo dei materiali di scavo, sono previste opere di valorizzazione ambientale oltre alla pista ciclopedonale, che da Padova porterà fino a Venezia;
    ad esaltare il ruolo di collegamento tra Padova e la laguna veneta che l'Idrovia riveste, si segnala che, nel corso dell'istruttoria, gli uffici della regione hanno sentito anche i rappresentanti dell'autorità portuale di Venezia, in considerazione del fatto che l'iter relativo alla realizzazione del porto d'altura di Venezia al largo di Malamocco si trovava in fase alquanto avanzata. Il nuovo piano regolatore dovrà permettere al porto di Venezia di rimanere competitivo rispetto agli orizzonti temporali di pianificazione infrastrutturale europea 2030 e 2050: una via acquea di collegamento consentirebbe a Padova di utilizzare direttamente il nuovo porto;
    altro aspetto importante dell'opera, segnalata dal magistrato delle acque, sarebbe la funzione di apporto di sedimenti alla laguna Veneta, la quale soffre di perdita dei bassi fondali, passati dai 168 chilometri quadrati del 1930 ai 60 chilometri quadrati del 2000, con perdita di sedimenti di 2,2 milioni di metri cubi l'anno, nonostante il fatto che il magistrato abbia realizzato strutture morfologiche con il riuso di 19,5 milioni di metri cubi negli ultimi 30 anni (si veda https://slideshare.net);
    a fronte dei positivi e convergenti riscontri, la regione Veneto, sempre nel 2016, ha incluso il completamento dell'idrovia Padova-Venezia tra le opere immediatamente cantierabili, ritenendo urgente realizzarla quanto prima come scolmatore del Brenta e del Bacchiglione, salvo poi, a completamento del progetto, ampliarne la funzione a via navigabile. Esaurite le procedure preliminari, l'opera è finalmente fattibile, ma occorrono adeguate risorse;
    nel corso del 2018 e del 2019 ben 31 consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia, rappresentativi di un territorio con oltre 500.000 abitanti, hanno approvato mozioni ed ordini del giorno, indirizzati alla regione Veneto, con la richiesta di procedere all'esecuzione del progetto definitivo dell'opera denominata «idrovia Padova-Venezia con funzione anche di scolmatore»;
    nel mese di ottobre 2019 numerose associazioni hanno scritto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al presidente della regione Veneto, a tutte le autorità competenti, compresa la magistratura, per affrontare con urgenza il rischio di alluvione che interessa il territorio attraversato dai fiumi Brenta e Bacchiglione da Padova al mare. Nell'ambito di questa iniziativa la stessa Legambiente Padova ha definito l'idrovia Padova-Mare «l'unica grande opera necessaria»;
    l'Unione europea ha rilanciato le vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (Ten-T) e lo sviluppo del programma Naiades, giunto ormai alla fase Naiades II. Si vuole che il 30 per cento delle merci dell'Unione sia trasportato con metodi più puliti e questa previsione comprende l'utilizzo dei suoi 37.000 chilometri di vie navigabili interne. La quota del trasporto unionale per via navigabile è oggi al 6 per cento, una percentuale ferma dal 2001;
    per potenziare la navigazione interna, Bruxelles sta spendendo il 7 per cento del fondo Connected Europe dotato di 24 miliardi di euro nell'attuale bilancio settennale, per collegare i corsi d'acqua nei corridoi di trasporto Ten-T, aggiungere collegamenti mancanti e integrare meglio il traffico di chiatte con altri modi di spedizione merci. Ma questa è una frazione dei 13 miliardi di euro necessari per eliminare le strozzature entro il 2030;
    il 14 febbraio 2019 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione su Naiades II – un programma di azione a sostegno del trasporto sulle vie navigabili interne (2018/2882(RSP)) sollecitando la Commissione «... ad aggiornare e rinnovare il programma NAIADES entro il 2020 al fine di garantire che il potenziale del trasporto sulle vie navigabili interne... sia sfruttato...»;
    nell'Allegato infrastrutture del documento di programmazione economica e finanziaria (oggi documento di economia e finanza) del 2011, il Governo pro tempore affermava di voler recuperare i 990 chilometri di rete e canali fluviali ubicati nel settentrione d'Italia dove è movimentato il 60 per cento delle merci del Paese e in tale ambito di voler recuperare l'asta idroviaria/scolmatore Padova-Venezia, catalogandola nella generica e atemporale voce «attività programmate»;
    l'Unione europea ha stanziato risorse per la sicurezza idraulica dei territori all'interno dei fondi strutturali di ciascuna programmazione settennale. Secondo i dati del Dipartimento per le politiche di coesione, nell'ambito dei programmi operativi, in particolare a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), relativamente alle programmazioni 2007-2013 e 2014-2020, l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea 1,6 miliardi di euro in 14 anni per il contrasto al dissesto idrogeologico. In tale ambito le regioni italiane hanno presentato circa 700 interventi, ma ne hanno conclusi appena 333, meno della metà, per un ammontare di pagamenti che si aggira sui 320 milioni di euro (il 20 per cento di quanto ricevuto);
    di contro, dal 2002 il fondo di solidarietà dell'Unione europea per far fronte a catastrofi naturali dal 2002 all'aprile 2019 ha erogato 5,2 miliardi: ben 2,5 miliardi di euro (ossia quasi la metà) sono andati al nostro Paese, che, per quanto fragile e fortemente antropizzato, rappresenta solo l'8 per cento del totale della superficie dell'Unione e poco più del 12 per cento, in termini di popolazione. È stato dimostrato che, per ogni euro investito nella prevenzione delle alluvioni, se ne risparmiano circa sei, necessari per la riparazione dei danni conseguenti,

impegna il Governo:

1) valutati gli esiti degli studi sino ad oggi condotti dalla regione Veneto e dalle altre autorità competenti in termini di sicurezza idraulica dei bacini coinvolti e di impatto ambientale sulla laguna veneta, ad adottare le iniziative di competenza, in coordinamento con la regione medesima, al fine di individuare le risorse necessarie al completamento dell'idrovia Padova-Venezia, anche nel quadro delle risorse europee disponibili, destinata nell'immediato a regimentare il livello delle acque nei casi di esondazione dall'alveo del sistema fluviale Bacchiglione-Brenta, sulla base della progettazione già approvata dalla regione medesima, prevedendo che le opere d'urgenza siano realizzate tenendo conto della possibilità di trasformare, qualora ne sia verificato l'impatto economico-ambientale positivo nel quadro del programma europeo Naiades, il canale scolmatore in idrovia di V classe, di collegamento tra l'area industriale di Padova e la rete portuale lagunare;

2) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a garantire la messa in sicurezza del territorio e dei bacini coinvolti, attraverso interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete dei canali esistenti, finalizzati al recupero della capacità drenante della rete idraulica esistente e al potenziamento del suo utilizzo come rete trasportistica, nel quadro degli indirizzi dell'Unione europea;

3) a favorire, per quanto di competenza, l'istituzione di un parco fluviale all'interno di un corridoio ecologico Padova-Laguna Veneta, anche mediante realizzazione di una ciclovia, che ricalchi il percorso dell'idrovia, garantendo la piena partecipazione degli enti locali e dei soggetti interessati, nel quadro della progettazione già avviata dalla Regione Veneto in tal senso.
(1-00270)
(Nuova formulazione) «Caon, Cortelazzo, Baratto, Bendinelli, Zanettin, Mazzetti, Labriola, Ruffino, Giacometto, Casino, Marin».


   La Camera,
   premesso che:
    l'idrovia Padova-Venezia è un canale navigabile, della lunghezza di 27 chilometri e mezzo, compreso tra l'area dell'interporto di Padova (zona industriale) e la laguna di Venezia, in corrispondenza del preesistente canale Dogaletto. Priva del tratto centrale (non è stata scavata nel tratto compreso tra la Cunetta di Brenta e il Canale Novissimo, derivazioni del Brenta che avrebbe dovuto incrociare a raso, con la presenza di manufatti regolatori), l'idrovia è un'opera infrastrutturale incompiuta; sono stati realizzati solo 10,7 chilometri di canale tra Padova e il Brenta e tra il Novissimo e la laguna, 13 ponti stradali e 1 ponte ferroviario, una traversa sul fiume Brenta (opera parziale), una chiusa mobile in destra del fiume Brenta, una conca di navigazione tra il Novissimo e la laguna;
    la progettazione, a cura del Genio civile di Venezia, risale al 1955, mentre l'inizio dei lavori è riconducibile al 1968, proseguiti fino al 1988, anno di soppressione del Consorzio per l'idrovia Padova–Venezia, costituitosi ad hoc nel 1965. Ad oggi è possibile vedere i ponti stradali e gli unici due manufatti idraulici realizzati, la chiusa mobile a paratie in destra idraulica della Cunetta di Brenta, realizzata nel 1981, e la conca di navigazione Romea (o Gusso), nel tratto terminale (in località Gambarare). Si tratta, dunque, di un'opera progettata come via trasportistica, alternativa alla gomma negli anni ’60, iniziata negli anni ’70 e costruita nel tratto iniziale da Saonara a Vigonovo ed in quello finale e poi abbandonata alla fine degli anni 80 per mancanza di fondi e di idee;
    doveva essere l’«autostrada sull'acqua»: il canale che dal cuore del Veneto produttivo portava le merci fino in Adriatico, ma oggi acquista ancor di più di significato configurandosi come un'importantissima possibilità di scolmatore delle piene sia del fiume Bacchiglione che del Brenta, in considerazione dei seguenti aspetti: 1) la scelta di realizzare un canale navigabile che collegava Padova al mare, e di conseguenza ai porti, rispondeva alla necessità, da parte di un'economia che poggiava il suo sviluppo sulla produzione manifatturiera, di poter arrivare nel più breve tempo possibile nei porti al fine di riuscire ad esportare le produzioni. Veneto e con esso Padova (locomotiva d'Italia); 2) scelta degli anni ’90 di non considerare più strategica la produzione manifatturiera per immaginare uno sviluppo economico che poggiasse sui servizi e sul terziario anche se avanzato, quindi non più strategico il collegamento con i mercati mondiali attraverso i trasporti via mare. Tutto questo ha portato alla sospensione dei lavori di costruzione dell'idrovia; 3) sottovalutazione dei problemi e dei costi provocati dalla mancanza di sicurezza idraulica in un territorio che si trasformava velocemente da agricolo a urbanizzato per sopportare lo sviluppo; 4) necessità odierna di ripensare lo sviluppo economico con il ritorno alle attività manifatturiere che nel citato territorio sono ancora presenti e con maggiori necessità di poter contare su infrastrutture che permettano i trasporti delle merci, molto spesso di produzioni industriali che abbisognano di trasporti eccezionali per raggiungere i porti. Trasporti eccezionali che oggi non riescono più a transitare sulla viabilità normale anche a causa dei continui respingimenti causati dalla realizzazione di rotatorie. Trasporti eccezionali che hanno necessità di essere trasferiti su mezzi di trasporto fluviale idonei su speciali pontoni e non sulle normali chiatte. Per queste motivazioni sembra non più rinviabile la necessità di completare la realizzazione dell'idrovia Padova-Venezia;
    si tratta di un'opera che tutti, comuni interessati, province, regione, hanno definito indispensabile per la salvaguardia del rischio idraulico nelle provincie di Vicenza, Padova e Venezia, dopo che è stata dimostrata dall'Università di Padova la sua validità, evidentemente una volta completata, come canale scolmatore in caso di piena contemporanea di Brenta e Bacchiglione. Un evento che fu la causa nelle terre del padovano della terribile inondazione del novembre del 1966, ripetutosi parzialmente nel 2010 per fortuna con la piena del solo Bacchiglione. Da più di dieci anni emeriti studiosi come il bellunese professor Luigi D'Alpaos, ordinario di idraulica all'Università di Padova, sostenuti da Legambiente, da decine di altre associazioni e comitati e dai comuni stessi della Riviera del Brenta si affannano ad organizzare conferenze, dibattiti, petizioni affinché si arrivi al progetto definitivo e quindi a quello esecutivo. Nel corso del 2018 e del 2019, 31 consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia, rappresentativi di un territorio con oltre 500.000 abitanti, hanno approvato mozioni ed ordini del giorno, indirizzati alla regione Veneto, con la richiesta di procedere all'esecuzione del progetto definitivo dell'opera denominata «idrovia Padova-Venezia con funzione anche di scolmatore»;
    la scienza statistica conferma che certi fenomeni naturali hanno tempi di ritorno calcolabili con una buona approssimazione, considerando che l'entità del fenomeno del 1966 oggi causerebbe danni enormemente più ingenti di allora, anche a causa di un'urbanizzazione ben più elevata, soprattutto nei dintorni delle grandi e medie città, proseguita senza freni fino a portare il Veneto ad essere la seconda regione, dopo la Lombardia, per consumo di suolo (ben sopra il 12 per cento, con Padova capofila con il 19 per cento), un'opera di così grande rilievo in termini di prevenzione di rischio idrogeologico si configura di importanza strategica per la salvaguardia del territorio;
    il tema del rischio idraulico è quello più importante ed urgente da tenere sotto controllo, in stretta connessione con il valore aggiunto che l'idrovia potrebbe dare dal punto vista trasportistico, come parte del sistema idroviario veneto-lombardo e come canale funzionale al movimento delle merci afferente al sistema dei porti dell'alto Adriatico e per il piccolo cabotaggio;
    tenuto conto che nell'alluvione del novembre 2010 i maggiori danni furono provocati proprio dall'esondazione del Bacchiglione e dai suoi affluenti che colpirono rovinosamente più mezzo milione di cittadini, provocando anche un dimezzamento del prodotto interno lordo annuale della regione Veneto e che l'idrovia Padova-Venezia rappresenterebbe una straordinaria opportunità di riqualificazione ambientale e paesaggistica di una vasta area ad alta vulnerabilità, a ridosso della Riviera del Brenta, attraverso la realizzazione di un «corridoio ecologico» fra Padova e Venezia. L'esigenza di intervento sul sistema fluviale è divenuta imprescindibile e indifferibile dopo l'alluvione del 2010, ma eventi di piena sono stati registrati anche nel novembre 2011, a gennaio e febbraio 2014 e nell'aprile 2017. Anche a fine ottobre 2018 si è registrata una piena di 5 metri; questa situazione è largamente conosciuta e documentata, sia da indagini commissionate dalla regione Veneto allo studio dell'ingegner Mazzucato (indagine eseguita nel 2014), che da rilevamenti degli anni 2017 e 2018 sul fiume Brenta e sul Bacchiglione. «È indubbio che viviamo in un territorio naturalmente esposto al pericolo delle alluvioni da parte sia dei due grandi fiumi Brenta e Bacchiglione che lo percorrono, sia della cosiddetta rete idraulica minore formata dai canali della bonifica, che, per cause molto diverse da quelle dei corsi d'acqua principali, ha visto crescere in modo considerevole le portate da fronteggiare» («I rischi di inondazione della provincia di Padova» – di Luigi D'Alpaos). Le alluvioni si possono riproporre anche ad intervalli brevi, mettendo a rischio la vita delle persone, ed i costi dei danni che producono sono superiori a quelli delle opere necessarie ad evitarle. La diversione delle acque tramite l'idrovia consentirebbe di far defluire, senza esondazioni, piene con portate al colmo a 1900-2000 metri cubi al secondo, mitigando sensibilmente il rischio idraulico cui è attualmente esposta una parte importante del territorio del vicentino, del padovano e dei comuni della città metropolitana di Venezia;
    da un punto di vista burocratico, nel febbraio 2016 la conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha approvato e inviato all'autorità di bacino una mozione che chiede l'inserimento dell'idrovia fra le opere da progettare e iniziare entro il 2021, con riferimento al piano di bacino approvato, in via definitiva, nel dicembre 2015, anno in cui, dopo aver presentato uno specifico bando due anni prima, la giunta regionale del Veneto ha ripreso i vecchi progetti del genio civile, presentando la progettazione preliminare con la supervisione dell'Università di Padova. Tale progettazione ha stabilito la quota di regolazione del livello dell'idrovia (+4 metri sul medio mare), oltre il natante di riferimento più adatto per l'idrovia, con requisiti di adeguatezza per transitare sotto tutti i 12 ponti esistenti. Nel progetto della regione Veneto, mediante riutilizzo dei materiali di scavo, sono previste opere di valorizzazione ambientale oltre alla pista ciclopedonale, che da Padova porterà fino a Venezia, fra cui altro valore aggiunto dell'opera sarebbe la funzione di apporto di sedimenti alla laguna veneta, la quale soffre di perdita dei bassi fondali, passati dai 168 chilometri quadrati del 1930 ai 60 chilometri quadrati del 2000, con perdita di sedimenti di 2,2 milioni di metri cubi l'anno, nonostante il fatto che il magistrato abbia realizzato strutture morfologiche con il riuso di 19,5 milioni di metri cubi negli ultimi 30 anni;
    sulla base di positivi e convergenti riscontri, la regione Veneto, sempre nel 2016, ha incluso il completamento dell'idrovia Padova-Venezia tra le opere immediatamente cantierabili, ritenendo urgente realizzarla quanto prima come scolmatore del Brenta e del Bacchiglione, salvo poi, a completamento del progetto, ampliarne la funzione a via navigabile. Esaurite le procedure preliminari, l'opera è finalmente fattibile, ma necessita che siano stanziate le adeguate risorse;
    anche dall'Unione europea i segnali sono positivi verso la fattibilità del progetto, con il rilancio delle vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (Ten-T) e lo sviluppo del programma Naiades, giunto ormai alla fase Naiades II, al fine di garantire che il potenziale del trasporto sulle vie navigabili interne sia sfruttato. L'Unione europea sta destinando, infatti, il 7 per cento del fondo Connected Europe dotato di 24 miliardi di euro nell'attuale bilancio settennale, per collegare i corsi d'acqua nei corridoi di trasporto Ten-T, aggiungere collegamenti mancanti e integrare meglio il traffico di chiatte con altri modi di spedizione merci,

impegna il Governo

1) in coordinamento con la regione Veneto, ad intraprendere le iniziative di competenza atte al completamento dell'idrovia Padova-Venezia, mediante il reperimento dei fondi necessari per procedere all'esecuzione del progetto definitivo dell'opera, al fine di intervenire in somma urgenza alla realizzazione dell'infrastruttura strategica per la prevenzione del rischio idrogeologico cui l'area interessata è ciclicamente sottoposta e con l'obiettivo di valorizzare e sviluppare una valida alternativa via di collegamento tra l'area dell'interporto di Padova (zona industriale) e la laguna veneta, preposta al trasporto pesante.
(1-00367) «Luca De Carlo, Caretta, Maschio, Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    l'idrovia Padova-Venezia è un'opera progettata all'inizio degli anni Sessanta per collegare la zona industriale di Padova a quella di Marghera, attraverso il fiume Brenta e il canale Novissimo con un percorso di circa 27,57 chilometri;
    il progetto è stato redatto dal Genio civile di Venezia intorno al 1955 ed è stato finanziato per la prima volta nel 1963; nel 1968 sono iniziati i lavori, che si sono protratti senza continuità fino al 1988 ed infatti, ad oggi, risultano realizzati soltanto 10,7 chilometri di canale tra Padova e il Brenta e tra il Novissimo e la laguna, comprensivi di: 13 ponti stradali e un ponte ferroviario, una traversa sul fiume Brenta (opera parziale), una chiusa mobile in destra del fiume Brenta, una conca di navigazione tra il Novissimo e la laguna;
    nel 2000 il canale Venezia-Padova è stato incluso nella lista delle vie navigabili d'importanza nazionale, conformemente a quanto previsto dall'accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (Accord européen sur les grandes voies navigables d'importance internationale) del 1996; analogo riconoscimento è avvenuto nel 2012 con l'inclusione dell'opera nel Blue book della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite; sempre dal punto di vista interno, il completamento dell'idrovia figura altresì nel piano regionale dei trasporti della regione Veneto, adottato nel 2004, e dalla variante a valenza paesaggistica al piano territoriale regionale di coordinamento, adottato nel 2013;
    recentemente l'idrovia è tornata al centro del dibattito per la possibilità di essere utilizzata come scolmatore delle piene, sia del fiume Bacchiglione che del Brenta, a fortiori in ragione dei frequenti fenomeni alluvionali cui è soggetta l'area della provincia di Padova; emblematico è il caso dell'alluvione del novembre 2010, che ha dimostrato la fragilità e la vulnerabilità del territorio veneto;
    nel febbraio 2016 la conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha approvato e inviato all'autorità di bacino, una mozione che chiede l'inserimento dell'Idrovia fra le opere da progettare e iniziare entro il 2021, con riferimento al piano di bacino approvato, in via definitiva, nel dicembre 2015;
    nel 2016, la regione Veneto ha ridato slancio al progetto, includendo l'idrovia le opere immediatamente cantierabili, anche in relazione alla sua strategicità funzionale per il nuovo porto di Venezia, prevedendo tra l'altro opere di valorizzazione ambientale, ivi compresa la pista ciclopedonale da Padova a Venezia; un supporto, in tal senso, è giunto anche da oltre 30 consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia, che hanno richiesto alla regione Veneto – mediante l'approvazione di atti di indirizzo di diverso tipo – l'avvio dei lavori;
    l'idrovia, tuttavia, non costituisce la sola ed unica opera per la messa in sicurezza; negli ultimi anni, infatti, la regione Veneto, nell'ambito delle opere di difesa idraulica, ha approntato una serie di interventi per la realizzazione di bacini di laminazione, soprattutto a monte, per i fiumi Brenta e Bacchiglione, che risultano essenziali sia per la stessa idrovia Padova-Venezia, considerata la funzione di rallentamento del flusso delle acque da essi svolta, sia per maggiore messa in sicurezza del territorio;
    l'Unione europea ha rilanciato le vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (TEN-T) e lo sviluppo del programma Naiades, giunto ormai alla fase Naiades II, che punta a far sì che il 30 per cento delle merci dell'Unione sia trasportato con metodi più puliti e questa previsione comprende l'utilizzo dei suoi 37.000 chilometri di vie navigabili interne,

impegna il Governo

1) ad adottare – in pieno coordinamento con la regione Veneto e nel rispetto delle competenze di quest'ultima – ogni iniziativa di competenza finalizzata alla celere realizzazione dell'idrovia Padova-Venezia ed al completamento delle opere connesse, inclusi i bacini di laminazione a monte, anche in relazione al reperimento delle risorse necessarie allo scopo.
(1-00368) «Bitonci, Zordan, Andreuzza, Bazzaro, Fogliani, Vallotto, Badole, Bisa, Coin, Colmellere, Comencini, Covolo, Fantuz, Lorenzo Fontana, Giacometti, Lazzarini, Manzato, Paternoster, Pretto, Racchella, Stefani, Turri, Valbusa».


   La Camera,
   premesso che:
    l'idrovia Padova-Venezia, concepita come una grande opera pubblica negli anni ’50 del secolo scorso, è rimasta un'opera incompiuta e i relativi lavori di realizzazione sono andati avanti a fasi alterne fino al 1992, anno in cui era stato completato il 60 per cento dell'opera;
    dal 1985 l'idrovia è stata comunque ridotta ad una serie di monconi inutilizzabili, mentre, in considerazione dei grandi vantaggi dal punto di vista del contenimento dell'inquinamento atmosferico e soprattutto data la sua funzione di canale scolmatore, veniva inserita nel cosiddetto piano D'Alpaos elaborato nel 2011, dopo la grande alluvione del 2010 che ha indicato come non più rimandabili gli interventi di regimentazione del sistema fluviale Brenta-Bacchiglione;
    il piano D'Alpaos include opere per 3,2 miliardi di euro mirate a mitigare il rischio idraulico e geologico, come bacini di laminazione, consolidamenti di argini, ricalibrature di alvei e briglie. La previsione più onerosa riguarda proprio il percorso dell'idrovia (28 chilometri), inizialmente immaginato come un semplice collegamento logistico tra le zone industriali di Padova e Marghera, ma successivamente ridisegnato per un utilizzo doppio, ossia, da un lato, come canale navigabile di quinta classe (cioè in grado di ospitare chiatte lunghe 105 metri e dunque con una capacità di caricare container pari a sessanta camion o a due treni merci) e, dall'altro, come canale scolmatore (capace di assicurare una portata di 350 metri cubi d'acqua al secondo, così da fronteggiare le piene del sistema Brenta-Bacchiglione);
    concludere l'idrovia per utilizzarla come canale scolmatore consentirebbe di mettere in sicurezza i bacini del Brenta e del Bacchiglione, frequentemente soggetti a piene; dopo l'alluvione del 2010 eventi di piena si sono registrati a fasi alterne nel novembre 2011, tra gennaio e febbraio 2014, nell'aprile 2017 e ad ottobre 2018;
    come ampiamente documentato da articoli scientifici e studi che riportano i modelli matematici che prefigurano le enormi devastazioni che produrrebbero le esondazioni dei suddetti fiumi, tra le soluzioni proposte per arginare gli enormi danni che ne conseguirebbero, la deviazione delle acque attraverso l'idrovia era ritenuta funzionale alla mitigazione del rischio idraulico a cui sono esposti da sempre i territori del vicentino, del padovano e dei comuni della città metropolitana di Venezia;
    per l'opera in questione, attualizzando le cifre, ad oggi sono stati spesi circa 100 milioni di euro e dal 1992, quando i cantieri si bloccano definitivamente, i lavori già fatti vanno incontro ad un inarrestabile degrado; la conca di navigazione vicino a Mira, ad esempio, oggi dovrebbe essere completamente rifatta, così come le sale di comando. Come già denunciato dal professor D'Alpaos, «di quel che è stato costruito non c’è più nulla di utilizzabile»;
    ad oggi, per realizzare l'opera per averne il doppio utilizzo (canale navigabile e canale scolmatore) servirebbero 512 milioni di euro, in assenza dei quali è impossibile passare alla fase di progettazione definitiva ed esecutiva (si è ancora allo studio di fattibilità); al contrario, se si decidesse di completare l'esistente per garantirne la funzione di canale scolmatore, l'opera potrebbe avere una possibilità di realizzazione in tempi brevi, con importanti vantaggi a livello di rischio idraulico;
    tuttavia, nonostante gli indiscussi vantaggi che il completamento dell'opera in questione apporterebbe alla maggior parte dei territori della «terraferma» da essa attraversati, resta da chiarire un punto critico, cioè l'impatto che essa avrà sulla rete idraulica di alcuni di essi e sulla Laguna di Venezia anche in termini di sversamento di inquinanti e di rispetto dei parametri fissati dal «Piano direttore», da anni in vigore;
    a tal fine, è opportuno che la valutazione degli impatti ambientali connessi all'utilizzo del canale dell'idrovia come scolmatore si soffermi sulla concrete modalità di scarico in laguna (mediante realizzazione di vasche di laminazione delle piene prima dell'immissione, ovvero mediante scarico diretto in laguna), ponendo attenzione all'analisi qualitativa e quantitativa degli inquinanti sversati e all'apporto solido di sedimenti in occasione degli eventi di piena, con particolare riferimento a metalli, nutrienti e particellato in sospensione nelle acque;
    per questo motivo si rende assolutamente necessario che il progetto del completamento dell'idrovia Padova-mare venga integrato con studi di valutazione delle dinamiche idrauliche tesi all'individuazione delle opportune soluzioni atte ad evitare eventuali conseguenze negative sull'ecosistema lagunare;
    nel mese di marzo 2020 l'associazione «Salvaguardia idraulica del territorio padovano e veneziano» si è rivolta alla sezione giurisdizionale della magistratura contabile, invocandone l'intervento «nell'ambito del giudizio di conto e non di responsabilità erariale» per avere una pronuncia sulla regolarità dell'attuazione dell'opera per stabilire chi siano i titolari delle funzioni del completamento dell'idrovia o, in caso di rinuncia definitiva al progetto, «del ripristino del territorio con eliminazione dello scempio che n’è stato fatto»; la sezione giurisdizionale ha dichiarato inammissibile il ricorso e, in estrema sintesi, ha replicato che non è competenza della Corte dei conti individuare le risorse ed i soggetti per il completamento dell'opera pubblica o per il suo smantellamento;
    ad oltre quarant'anni dall'ideazione dell'opera si assiste in maniera confusa (a causa di una situazione di empasse che appare insolubile) al venir meno dell'originaria funzione trasportistica (le necessità commerciali sono profondamente mutate) e all'incremento nella considerazione generale della funzione idraulica di canale scolmatore a tutela della città di Padova, per la cui soluzione sarebbe sufficiente un'opera di minori dimensioni e quindi di minori costi;
    il «sistema idroviario padano-veneto» ha comunque un valore dichiarato di preminente interesse nazionale ai sensi della legge n. 380 del 1990 e di interesse europeo ai sensi della legge n. 16 del 2000, che ratificava l'Accordo europeo sulle grandi vie navigabili d'importanza internazionale (Agn) e ha incluso il canale Venezia-Padova nella lista delle vie navigabili d'importanza nazionale;
    l'opera incompiuta ha determinato un grave degrado ambientale, con i resti delle opere realizzate e poi abbandonate all'incuria del tempo che hanno avuto e continuano ad avere un impatto importante in un ambiente di grande pregio paesaggistico (si è nella zona delle ville venete);
    si è, quindi, ad un bivio importante in cui è necessario valutare attentamente la qualità e l'efficacia del progetto che deve garantire, in primo luogo, la tutela del territorio attraverso idonei interventi per la salvaguardia idraulica e soluzioni ulteriori che tengano conto degli attuali interessi commerciali, sociali e ambientali dell'infrastruttura,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile volta, nell'ambito della progettazione avviata dalla regione Veneto, a pervenire ad una progettazione definitiva dell'idrovia Padova-Venezia che garantisca i più alti standard in termini di sicurezza idraulica dei bacini complessivamente coinvolti, inclusi i nodi critici nei territori attraversati dal canale Novissimo nell'entroterra veneziano, e a individuare le risorse necessarie anche nel quadro delle risorse europee disponibili, con solidi studi sulle problematiche idrauliche e sui relativi effetti ambientali connessi all'utilizzo del sedime del canale dell'idrovia come scolmatore, con particolare riferimento agli impatti sulla rete idraulica esistente e sull'ecosistema naturale della Laguna di Venezia, soprattutto alla luce della prevista entrata in funzione del Mose;

2) ad adottare iniziative per svolgere un'analisi costi/benefici volta a verificare se sia ancora attuale l'interesse commerciale, sociale ed ambientale alla realizzazione dell'infrastruttura come idrovia di V classe, valutando possibili interventi organici alternativi o complementari finalizzati prioritariamente alla sicurezza idrogeologica, nonché all'istituzione di un parco fluviale all'interno di un corridoio ecologico che ricalchi il percorso dell'idrovia, garantendo la piena partecipazione degli enti locali e dei soggetti interessati;

3) in attesa del compimento dei predetti interventi, ad adottare iniziative per destinare le necessarie risorse al risanamento idrogeologico e alla messa in sicurezza del territorio e dei bacini coinvolti, attraverso interventi di manutenzione ordinaria dei canali finalizzati al recupero della capacità drenante della rete idraulica e di regolazione dei deflussi.
(1-00369) «Pellicani, Maniero, Moretto, Muroni, Braga, Deiana, Spessotto, Buratti, Ilaria Fontana, Del Basso De Caro, Morgoni, Pezzopane, Vianello, Daga, Di Lauro, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Terzoni, Varrica, Vignaroli, Zolezzi».


TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: FIANO ED ALTRI; BOSCHI ED ALTRI; MOLLICONE E FRASSINETTI; LATTANZIO ED ALTRI: ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLA DIFFUSIONE MASSIVA DI INFORMAZIONI FALSE (A.C. 1056-2103-2187-2213-A)

A.C. 1056-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo.

A.C. 1056-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

  Sul testo del provvedimento in oggetto:

NULLA OSTA

  Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

NULLA OSTA

  nonché

NULLA OSTA

  sulle proposte emendative contenute nel fascicolo.

A.C. 1056-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 1.
(Istituzione della Commissione)

  1. È istituita, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione massiva di informazioni false, di seguito denominata «Commissione».

A.C. 1056-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 2.
(Compiti della Commissione)

  1. La Commissione ha il compito di:
   a) indagare sulle attività di diffusione massiva di informazioni e contenuti illegali, falsi, non verificati oppure dolosamente ingannevoli sia attraverso i media tradizionali, fermi restando gli strumenti di controllo disciplinati dalla normativa vigente, sia attraverso le reti sociali telematiche e le altre piattaforme tecnologiche analogiche o digitali, di seguito denominate «attività di disinformazione», anche mediante la creazione di false identità digitali o la produzione e la comunicazione di tali informazioni e contenuti in forma personalizzata da parte di soggetti che a questo fine utilizzano i dati degli utenti, nonché sulle condizioni nelle quali sono realizzate le suddette attività;
   b) verificare se l'attività di disinformazione sia riconducibile a soggetti, gruppi od organizzazioni, anche aventi struttura internazionale, che si avvalgano anche del sostegno finanziario di soggetti interni o esteri con lo scopo di manipolare l'informazione e di condizionare l'opinione pubblica, in modo particolare in occasione di consultazioni elettorali o referendarie;
   c) verificare, in particolare, eventuali attività di disinformazione compiute nel corso dell'emergenza derivante dalla diffusione del COVID-19, gli effetti che ne sono conseguiti sulla gestione dell'emergenza e le misure adottate per prevenirle e contrastarle;
   d) verificare se l'attività di disinformazione abbia finalità di odio, ossia di incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o di istigazione a delinquere per la commissione di atti discriminatori e violenti per motivi sessuali o di orientamento sessuale;
   e) verificare gli effetti derivanti dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie sull'attività di disinformazione, anche con riguardo alla tutela dei dati sensibili e personali e al loro utilizzo;
   f) verificare lo stato di attuazione della normativa vigente e le attività previste dalla medesima normativa in materia di prevenzione e repressione delle attività di disinformazione, e, in particolare, se l'ordinamento vigente preveda procedure adeguate e destini proporzionate risorse, anche finanziarie, alle autorità e alle pubbliche amministrazioni competenti nella predetta materia;
   g) verificare l'esistenza e l'idoneità delle procedure interne predisposte dai media e dai fornitori di servizi delle reti sociali telematiche e delle altre piattaforme analogiche e digitali, fermi restando gli strumenti di controllo disciplinati dalla normativa vigente, per la rimozione delle informazioni false e dei contenuti illeciti dalle proprie piattaforme, nonché delle procedure per la gestione delle segnalazioni e dei reclami presentati dagli utenti e per la prevenzione e il contrasto dei reati commessi attraverso l'utilizzo delle medesime piattaforme, garantendo che tali procedure non siano lesive della libertà di espressione e di stampa;
   h) verificare, anche sulla base della comparazione con le esperienze di altri Stati europei, ferme restando le prerogative e le competenze dell'Ordine dei giornalisti ai sensi della legge 3 febbraio 1963, n. 69, e del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137, la possibilità dell'adozione di un codice di autoregolamentazione da parte dei media e dei fornitori di servizi delle reti sociali telematiche e delle altre piattaforme analogiche e digitali, nel quale siano previste le procedure per rimuovere tempestivamente i contenuti derivanti dall'attività di disinformazione, prevedendo altresì di vietare il conseguimento di eventuali vantaggi pubblicitari connessi;
   i) verificare l'esistenza di azioni, interventi, politiche e buone pratiche di tipo educativo, culturale, sociale e formativo volti a innalzare il livello di consapevolezza e resilienza delle comunità rispetto all'attività di disinformazione, nonché di iniziative volte alla sensibilizzazione sull'importanza della verifica delle informazioni anche attraverso la ricerca e il controllo delle fonti, con particolare riguardo all'accertamento dei fatti; verificare, in particolare, il livello di attuazione dell'insegnamento scolastico dell'educazione alla cittadinanza digitale, nell'ambito di quello dell'educazione civica, e la sua reale efficacia formativa nei riguardi degli studenti, anche al fine di monitorare il rapporto tra il sistema educativo e l'innovazione tecnologica;
   l) valutare l'opportunità di proporre l'adozione di iniziative di carattere normativo o amministrativo volte a una più adeguata prevenzione e un più efficace contrasto dell'attività di disinformazione e della commissione di reati attraverso i media, le reti sociali telematiche e le altre piattaforme tecnologiche analogiche e digitali;
   m) valutare l'opportunità di proporre l'adozione di iniziative di carattere normativo o amministrativo volte a contrastare l'attività di disinformazione che produce effetti negativi sulla crescita e sullo sviluppo delle conoscenze dei minori che ricorrono all'utilizzo dei media tradizionali, delle reti sociali telematiche e delle altre piattaforme tecnologiche analogiche o digitali.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 2.
(Compiti della Commissione)

  Al comma 1, premettere la seguente lettera:
   0a) individuare e definire una nozione di falsa informazione e di attività di disinformazione sulla base delle quali procedere all'attività di indagine e verifica di cui alle successive lettere.
2. 101. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, premettere la seguente lettera:
   0a) definire la nozione di informazione in tutto o in parte non corrispondente al vero.
2. 109. Capitanio, Maccanti, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, premettere la seguente lettera:
   0a) indagare sui fenomeni di diffusione massiva di notizie volutamente false e prive di fonti verificate e come tali non rientranti nel perimetro dell'articolo 21 della Costituzione.
2. 120. Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole: non verificati,.
2. 1. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole: sia attraverso i media tradizionali, fermi restando gli strumenti di controllo disciplinati dalla normativa vigente, sia.
2. 3. Casciello, Zanella, Aprea, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Vietina.

  Al comma 1, lettera b), dopo la parola: esteri aggiungere le seguenti:, con particolare attenzione agli Stati extraeuropei,

  Conseguentemente, al medesimo comma, medesima lettera, aggiungere, in fine, le parole: e se queste condotte non possano essere state lesive dell'interesse nazionale;
2. 8. Mollicone.

  Al comma 1, lettera b), dopo la parola: esteri aggiungere le seguenti: di natura privata, pubblica o istituzionale.
2. 7. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, lettera b), dopo la parola: scopo aggiungere la seguente: premeditato.

  Conseguentemente, al medesimo comma, medesima lettera, dopo la parola: pubblica, aggiungere le seguenti: per specifici interessi privati e vantaggi economici,
2. 140. Gallo, Bella, Del Sesto.

  Al comma 1, lettera b), dopo la parola: scopo aggiungere la seguente: premeditato.

  Conseguentemente, al medesimo comma, medesima lettera, dopo le parole: opinione pubblica, aggiungere le seguenti: per specifici interessi,
2. 140.(Testo modificato nel corso della seduta) Gallo, Bella, Del Sesto.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere la seguente:
   d-bis) verificare l'attività di disinformazione compiuta in materia sanitaria e gli eventuali effetti prodotti.
2. 103.(Testo modificato nel corso della seduta) Novelli, Zanella, Casciello.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera c), aggiungere la seguente:
   c-bis) verificare, in particolare, eventuali attività di disinformazione relative alla comunicazione giudiziaria, con particolare riferimento al rapporto tra magistratura ed organi di informazione, al fenomeno del processo mediatico, all'arbitraria pubblicazione degli atti, alle modalità di divulgazione delle inchieste, al rispetto del principio della presunzione d'innocenza.
2. 150. Costa.

  Al comma 1, sopprimere la lettera d).
2. 104. Furgiuele, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Capitanio, Cecchetti, Donina, Giacometti, Maccanti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, lettera d), sopprimere le parole da: o di istigazione fino alla fine della lettera.
2. 102. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, lettera d), sopprimere le parole da: per motivi razziali fino alla fine della lettera.
2. 102.(Testo modificato nel corso della seduta) Zanella, Casciello.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
   d-bis) verificare l'attività di disinformazione compiuta in materia sanitaria e gli eventuali effetti prodotti.
2. 103. Novelli, Zanella, Casciello.

  Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
   d-bis) verificare se esistano correlazioni tra l'attività di disinformazione e attività di natura commerciale, in particolare di portali, siti internet e piattaforme elettroniche;
2. 10. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
   d-bis) ferma restando la disciplina applicabile per i casi di pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette, ai sensi del decreto legislativo 2 agosto 2007 n. 145 e del decreto legislativo 6 settembre 2005 n. 206, verificare se esistano correlazioni tra l'attività di disinformazione e attività di natura commerciale in particolare di portali, siti Internet e piattaforme digitali;
2. 10.(Testo modificato nel corso della seduta) Zanella, Casciello.
(Approvato)

  Al comma 1, sostituire la lettera e) con la seguente:
   e) verificare gli effetti derivanti dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale, degli algoritmi e delle nuove tecnologie nell'ambito del sistema dell'informazione e della comunicazione, nonché della loro potenziale pervasività nella vita quotidiana dei cittadini, con particolare riferimento alla tutela dei dati sensibili e personali e al loro utilizzo, all'etica nello sviluppo, all'accessibilità;
2. 11. Mollicone.

  Al comma 1, lettera f), dopo la parola:, verificare aggiungere le seguenti: quali siano le attività di prevenzione, contrasto e repressione delle attività di disinformazione dalle autorità preposte e.
2. 14. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, lettera g), sopprimere le parole: dai media e.

  Conseguentemente, al medesimo comma, medesima lettera:
   dopo le parole: analogiche e digitali aggiungere le seguenti: che non siano comunque testate giornalistiche iscritte al registro della stampa;
   aggiungere, in fine, le parole: ; sono esclusi i casi in cui tali attività sono svolte da soggetti iscritti all'Ordine dei giornalisti ai quali si applica quanto già disposto in materia dall'ordinamento vigente e dai codici di autoregolamentazione disposti dallo stesso Ordine dei giornalisti.
2. 15. Casciello, Zanella, Aprea, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Vietina.

  Al comma 1, lettera l), sopprimere le parole: o amministrativo,.
2. 20. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, lettera l), sopprimere le parole: i media,.
2. 22. Casciello, Zanella, Aprea, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Vietina.

  Al comma 1, lettera l), aggiungere, in fine, le parole:, anche al fine di garantire la libertà d'espressione e di stampa;.
2. 23. Mollicone.

  Al comma 1, lettera m), sostituire le parole da: l'adozione fino alla fine della lettera, con le seguenti: l'estensione, in quanto applicabili, delle disposizioni di cui all'articolo 34 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in materia di tutela dello sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, alle reti sociali telematiche e alle altre piattaforme tecnologiche analogiche o digitali, nonché di proporre l'adozione di iniziative di carattere normativo specifico volte alla tutela dei minori che accedono e utilizzano detti strumenti di comunicazione.
2. 105. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, lettera m), dopo la parola: amministrativo aggiungere le seguenti:, fermo restando quanto previsto dagli articoli 34 e 35 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177,
2. 108. Zanella, Casciello.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera m), sostituire le parole da: produce effetti fino a: delle conoscenze con le seguenti: può nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale.
2. 106. Zanella, Casciello.

  Al comma 1, lettera m), sopprimere le parole: dei media tradizionali.
2. 107. Casciello, Zanella, Aprea, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Vietina.

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) valutare l'opportunità di indicare iniziative normative volte al rafforzamento delle autorità di regolazione e controllo e dei Co.Re.Com, che prevedano che i motori di ricerca siano soggetti alla vigilanza e al controllo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
2. 110. Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan, Zanella.

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   m-bis) valutare l'opportunità di indicare iniziative normative volte al rafforzamento degli strumenti di regolazione e controllo applicabili alle piattaforme digitali.
2. 110.(Testo modificato nel corso della seduta) Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan, Zanella.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) verificare l'attività svolta dalla televisione di Stato sulla sensibilizzazione della popolazione sul tema della diffusione massiva di informazioni false, al fine di valutare la necessità di ulteriori campagne di informazione e formazione sull'accesso responsabile alle notizie, anche in collaborazione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti.
2. 121. Capitanio, Maccanti, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) valutare l'opportunità di proporre la promozione attraverso la televisione di Stato di campagne di informazione sull'accesso consapevole e responsabile alle notizie, in collaborazione con l'Ordine Nazionale dei Giornalisti.
2. 111. Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   m-bis) valutare l'opportunità di proporre la promozione attraverso il sistema radiotelevisivo pubblico anche in collaborazione con l'Ordine nazionale dei giornalisti di campagne di informazione e di sensibilizzazione sul tema dell'accesso responsabile alle notizie.
2. 111.(Testo modificato nel corso della seduta) Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) valutare l'opportunità di indicare iniziative normative volte a introdurre una procedura cautelare con finalità sanzionatorie presso l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che preveda una valutazione sulla falsità o meno di una notizia entro 48 ore dalla sua diffusione, nonché se la stessa sia stata diffusa intenzionalmente, artificialmente o in maniera automatizzata, con la possibilità di erogazione di sanzioni amministrative, pecuniarie e sospensive.
2. 112. Capitanio, Maccanti, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) valutare l'opportunità di proporre l'adozione di iniziative di carattere normativo e regolamentare per contrastare il fenomeno del deepfake, la modellazione elettronica del linguaggio al fine di diffondere contenuti audio o video ingannevoli.
2. 122. Capitanio, Maccanti, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) verificare l'opportunità di indicare iniziative normative volte all'elaborazione di procedure tecnologiche e sanzionatorie contro la modellazione del linguaggio, garantendo che gli algoritmi dell'intelligenza artificiale siano progettati secondo precisi canoni di non discriminazione;.
2. 113. Capitanio, Maccanti, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) verificare la conformità della regolamentazione adottata dalle piattaforme digitali e dalle reti sociali telematiche alla normativa vigente in materia di libertà di espressione, di stampa e di opinione e al principio del pluralismo dell'informazione.
2. 114. Mollicone, Zanella.

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   m-bis) valutare l'opportunità di indicare iniziative normative volte al rafforzamento degli strumenti di regolazione e controllo applicabili alle piattaforme digitali.
2. 114.(Testo modificato nel corso della seduta) Mollicone, Zanella.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente:
   n) definire la difformità tra legittima espressione di opinioni personali e la diffusione intenzionale di dati falsi a fini propagandistici in assenza di una verifica delle fonti.
2. 115. Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

A.C. 1056-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 3.
(Durata della Commissione)

  1. La Commissione conclude i propri lavori entro diciotto mesi dalla sua costituzione.
  2. La Commissione, al termine dei propri lavori, presenta alle Camere una relazione sull'attività svolta e sui risultati dell'inchiesta. La Commissione riferisce altresì alle Camere sullo stato dei propri lavori ogni volta che lo ritenga opportuno. Sono ammesse relazioni di minoranza.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 3.
(Durata della Commissione)

  Al comma 1, sostituire la parola: diciotto con la seguente: sei
3. 100. Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 1, sostituire la parola: diciotto con la seguente: dodici
3. 2. Capitanio, Maccanti, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

A.C. 1056-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 4.
(Composizione della Commissione)

  1. La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, nominati rispettivamente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, assicurando comunque la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento e favorendo l'equilibrio nella rappresentanza dei sessi.
  2. Il Presidente del Senato della Repubblica e il Presidente della Camera dei deputati convocano la Commissione, entro dieci giorni dalla nomina dei suoi componenti, per la costituzione dell'ufficio di presidenza.
  3. L'ufficio di presidenza, composto dal presidente, da due vicepresidenti e da due segretari, è eletto dai componenti della Commissione a scrutinio segreto. Per l'elezione del presidente è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Commissione; se nessuno riporta tale maggioranza, si procede al ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. È eletto il candidato che ottiene il maggior numero di voti. In caso di parità di voti è proclamato eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età.
  4. Per l'elezione, rispettivamente, dei due vicepresidenti e dei due segretari, ciascun componente della Commissione scrive sulla propria scheda un solo nome. Sono eletti coloro che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità di voti si procede ai sensi del comma 3.
  5. Le disposizioni dei commi 3 e 4 si applicano anche per le elezioni suppletive.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 4.
(Composizione della Commissione)

  Al comma 3, secondo periodo, sostituire le parole: Per l'elezione del presidente con le seguenti: Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione e per la sua elezione.
*4. 1. Maccanti, Capitanio, Basini, Belotti, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Cecchetti, Donina, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zordan.

  Al comma 3, secondo periodo, sostituire le parole: Per l'elezione del presidente con le seguenti: Il presidente è eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi di opposizione e per la sua elezione.
*4. 100. Mollicone.

A.C. 1056-A – Articolo 5

ARTICOLO 5 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 5.
(Poteri e limiti della Commissione)

  1. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.
  2. La Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, nonché alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale.
  3. Nella propria attività la Commissione non interferisce con lo svolgimento delle campagne elettorali o referendarie, in particolar modo durante il periodo di garanzia della par condicio prevista dalla legge.
  4. Qualora la Commissione nella sua attività di indagine rilevi che nella diffusione di informazioni false è coinvolto un giornalista, ne informa tempestivamente il presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti per la trasmissione degli atti al competente consiglio di disciplina territoriale.
  5. La Commissione ha facoltà di acquisire, anche in deroga al divieto stabilito dall'articolo 329 del codice di procedura penale, copie di atti e di documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti. L'autorità giudiziaria può trasmettere le copie di atti e documenti anche di propria iniziativa.
  6. L'autorità giudiziaria provvede tempestivamente e può ritardare la trasmissione di copia di atti e di documenti richiesti, con decreto motivato, solo per ragioni di natura istruttoria. Il decreto ha efficacia per sei mesi e può essere rinnovato. Quando tali ragioni vengono meno, l'autorità giudiziaria provvede senza ritardo a trasmettere quanto richiesto. Il decreto non può essere rinnovato o avere efficacia oltre la chiusura delle indagini preliminari.
  7. La Commissione ha altresì facoltà di acquisire copie di atti e di documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari. Quando gli atti o i documenti siano stati assoggettati al vincolo di segreto funzionale da parte delle competenti Commissioni parlamentari di inchiesta, tale segreto non può essere opposto alla Commissione.
  8. La Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza fino a quando gli atti e i documenti trasmessi in copia ai sensi dei commi 5, 6 e 7 siano coperti da segreto.
  9. La Commissione ha facoltà di acquisire da organi e uffici della pubblica amministrazione copie di atti e di documenti da essi custoditi, prodotti o comunque acquisiti in materia attinente alle finalità della presente legge.
  10. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione ad esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso.

A.C. 1056-A – Articolo 6

ARTICOLO 6 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 6.
(Audizioni a testimonianza)

  1. Ferme restando le competenze dell'autorità giudiziaria, per le audizioni a testimonianza davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli 366 e 372 del codice penale.
  2. Per il segreto di Stato si applica quanto previsto dalla legge 3 agosto 2007, n. 124. In nessun caso, per i fatti rientranti nei compiti della Commissione, possono essere opposti il segreto d'ufficio, il segreto professionale e il segreto bancario.
  3. È sempre opponibile il segreto tra difensore e parte processuale nell'ambito del mandato.
  4. Si applica l'articolo 203 del codice di procedura penale

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 6.
(Audizioni a testimonianza)

  Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:
  3-bis. Per i soggetti iscritti all'Ordine dei giornalisti è sempre opponibile il segreto professionale e restano ferme le norme in materia di divieto di divulgare la fonte della notizia.
6. 1. Casciello, Zanella, Aprea, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Vietina.

A.C. 1056-A – Articolo 7

ARTICOLO 7 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 7.
(Obbligo del segreto)

  1. I componenti della Commissione, i funzionari e il personale di qualsiasi ordine e grado addetti alla Commissione stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 5, commi 8 e 10.
  2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, la violazione del segreto è punita ai sensi dell'articolo 326 del codice penale.
  3. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, le pene di cui al comma 2 si applicano a chiunque diffonda, in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, atti o documenti del procedimento di inchiesta dei quali sia stata vietata la divulgazione.

A.C. 1056-A – Articolo 8

ARTICOLO 8 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 8.
(Organizzazione dei lavori)

  1. L'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dell'attività di inchiesta. Ciascun componente può proporre la modifica delle norme regolamentari.
  2. La Commissione può organizzare i propri lavori tramite uno o più gruppi di lavoro, disciplinati dal regolamento di cui al comma 1.
  3. Le sedute della Commissione sono pubbliche. Tutte le volte che lo ritenga opportuno, la Commissione può riunirsi in seduta segreta.
  4. La Commissione, per l'adempimento delle sue funzioni, può avvalersi di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, nonché di soggetti interni o esterni all'amministrazione dello Stato, autorizzati, ove occorra e con il loro consenso, dagli organi a ciò deputati e dai Ministeri competenti. La Commissione può altresì avvalersi di consulenti ed esperti del settore dell'informazione on line e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie. Con il regolamento interno di cui al comma 1 è stabilito il numero massimo di collaboratori di cui la Commissione può valersi.
  5. Per l'adempimento delle sue funzioni, la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro.
  6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 100.000 euro annui e sono poste per metà a carico del bilancio interno del Senato della Repubblica e per metà a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.
  7. La Commissione stabilisce le modalità di pubblicazione delle spese sostenute, fatte salve quelle connesse ad atti e a documenti soggetti a regime di segretezza.
  8. La Commissione cura l'informatizzazione dei documenti acquisiti e prodotti nel corso della sua attività.

A.C. 1056-A – Articolo 9

ARTICOLO 9 DEL TESTO UNIFICATO DELLE COMMISSIONI

Art. 9.
(Entrata in vigore)

  1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.