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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 24 luglio 2020

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 24 luglio 2020.

  Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carbonaro, Castelli, Cirielli, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Fantuz, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Mammì, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Palmisano, Parolo, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 23 luglio 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   GEMMATO: «Disposizioni per la prevenzione e il controllo delle infezioni correlate all'assistenza» (2603);
   ASCARI: «Modifica all'articolo 18 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e altre disposizioni concernenti la repressione dell'interposizione illecita e della somministrazione irregolare di lavoro» (2604).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge ROMANIELLO ed altri: «Disposizioni per la prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo» (2151) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Zanichelli.

  La proposta di legge GUSMEROLI ed altri: «Disposizioni in materia di utilizzazione dei crediti d'imposta compensabili per i pagamenti tra privati» (2593) è stata successivamente sottoscritta dalle deputate Vanessa Cattoi, Foscolo e Gava.

Adesione di deputati a proposte di inchiesta parlamentare.

  La proposta di inchiesta parlamentare RIZZETTO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi» (Doc. XXII, n. 37) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Osnato.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative, in sede bilaterale e nei consessi internazionali ed europei, per assicurare il rispetto dei diritti umani in Turchia, con particolare riferimento alla protezione dei minori dagli abusi sessuali e alla salvaguardia dei diritti delle donne – 2-00868

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   in Turchia è stato depositato in Parlamento dal partito di Governo AKP un emendamento all'articolo 103 del Codice penale turco (TCK) che permetterebbe agli autori di abusi sessuali su minori di essere lasciati liberi qualora sposassero le loro vittime;
   l'emendamento potrebbe essere messo ai voti nei prossimi giorni, entro il 25 luglio – giorno della chiusura dei lavori parlamentari prima della pausa estiva – ma non ne si dà, volutamente, informazione per cercare il più possibile di cogliere gli oppositori impreparati;
   le donne della società civile si sono raccolte e organizzate nella «Piattaforma delle Donne TCK 103» (TCK 103 Women's Platform), che comprende quasi tutte le associazioni femminili della Turchia;
   questa Piattaforma ha prodotto un documento per denunciare quanto sta accadendo e sta portando avanti una campagna di informazione sia sul fronte interno, accompagnata da mobilitazioni e marce di protesta, che su quello estero, cercando di sensibilizzare la comunità internazionale;
   una versione simile dello stesso emendamento era già stata presentata nel 2016, ma era stata poi ritirata a seguito della mobilitazione organizzata nel Paese dalle donne;
   secondo il testo dell'emendamento depositato, un uomo che sia stato accusato, processato e condannato per abuso sessuale su un minore, sarà rilasciato se sposerà la vittima, a patto che: la vittima avesse almeno 13 anni al momento dell'abuso; la differenza di età tra la vittima e l'autore dell'abuso non sia maggiore di 15 anni; il matrimonio sia stato celebrato prima che la legge venga emanata e il matrimonio duri per almeno 5 anni;
   si tratterebbe nella sostanza di una sorta di amnistia per gli uomini autori di abusi sessuali su minori, sotto la maschera di un matrimonio religioso «riparatore», con il tacito consenso della famiglia della vittima;
   in base all'articolo 90 della propria Costituzione, la Turchia è vincolata ad agire secondo le convenzioni internazionali sui diritti umani che ha sottoscritto, tra cui: la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo (CRC), che obbliga gli Stati a tutelare gli interessi preminenti dei minori (articolo 3); la Convenzione Onu sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (Cedaw), che proibisce i matrimoni coi bambini e stabilisce il «diritto di scegliere spose e contrarre matrimonio solo con il loro pieno e libero consenso» (articolo 16); la Convenzione di Lanzarote, che obbliga gli Stati a criminalizzare l'attività sessuale con bambini al di sotto dell'età legale per il consenso, a prescindere dal contesto in cui questo comportamento viene esercitato (articolo 18); la Convenzione di Istanbul, che sottolinea la necessità di promuovere la parità di genere per prevenire e combattere la violenza contro le donne e che obbliga gli Stati a criminalizzare «la condotta intenzionale di forzare un adulto o un bambino al matrimonio» (articolo 37);
   secondo i princìpi di queste convenzioni, i matrimoni infantili e precoci non solo minano la salute sessuale e riproduttiva delle ragazze – aumentando il rischio di mortalità per parto e delle malattie dovute a gravidanze precoci – ma le rendono più esposte nei confronti di chi su di loro ha esercitato ed esercita violenza;
   a peggiorare la situazione sono anche le voci sempre più ricorrenti, accompagnate da dichiarazioni ufficiali di esponenti del partito di Governo, su una possibile uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul –:
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia, così come in quelli internazionali ed europei, per assicurare il rispetto dei diritti umani, la protezione dei minori dagli abusi sessuali, la promozione dei diritti delle donne contro la violenza di genere e il diritto a contrarre il matrimonio solo sulla base di un pieno e libero consenso.
(2-00868) «Boldrini, Quartapelle Procopio, Deiana, Muroni, Sarli, Bruno Bossio, Ciampi, Giordano, Ianaro, Baldini, Ascari, Elisa Tripodi, D'Arrando, Casa, Bologna, Fitzgerald Nissoli, Villani, Martinciglio, Azzurra Pia Maria Cancelleri, Papiro, Noja, Serracchiani, Carnevali, Schirò, Gribaudo, Pini, Ciprini, Barzotti, Pezzopane, Bonomo, Occhionero, Cenni, Giannone, De Lorenzo, Aprile, Frate».


Iniziative per tutelare i diritti dei consumatori in relazione alle modalità di rimborso dei biglietti aerei a seguito della cancellazione di voli nel contesto dell'emergenza sanitaria in atto – 2-00862

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   l'emergenza sanitaria connessa alla diffusione del COVID-19 ha avuto ripercussioni molto pesanti nel settore dei trasporti;
   nel comparto del trasporto aereo la capacità di volo di linea, nel periodo di lockdown, è crollata nel nostro Paese del 90 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 e del 65 per cento a livello globale;
   la riduzione delle tratte, la cancellazione dei voli e delle prenotazioni ha impattato in maniera significativa sia sui vettori aerei che sui passeggeri: i primi in quanto impossibilitati a fornire il servizio per i quali i secondi avevano già corrisposto il pagamento;
   in questo contesto il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 (cosiddetto decreto «Cura Italia»), ha disposto, tra le altre misure, la possibilità di rimborsare i viaggi cancellati a causa della pandemia con un voucher di pari importo del biglietto, da utilizzare entro un anno dalla sua emissione;
   terminato il periodo del lockdown, la situazione dei voli sta tornando lentamente alla regolarità anche in concomitanza dell'arrivo della stagione estiva e della ripresa del turismo, altro settore duramente colpito dalla virulenza e diffusività della pandemia;
   la Commissione europea, proprio in merito al rimborso dei titoli di viaggio, nella sua «raccomandazione» del 13 maggio 2020 ha incoraggiato gli Stati membri a rendere più appetibili i voucher offerti a passeggeri e viaggiatori come alternativa al rimborso per i servizi di trasporto annullati, pur nel rispetto del regolamento (CE) n. 261/2004 e della direttiva (UE) 2015/2302, che stabiliscono il diritto dei viaggiatori di ottenere il rimborso integrale dei pagamenti effettuati per le prestazioni annullate. La Commissione ha rilevato che, in ragione delle gravi perdite del settore turistico derivanti dal fatto che le richieste di rimborso presentate dai viaggiatori superano di gran lunga il livello delle nuove prenotazioni, occorrerebbe incentivare i consumatori ad accettare i voucher. Un'ampia accettazione dei voucher, infatti, contribuirebbe ad attenuare i problemi di liquidità del settore a beneficio anche degli interessi dei viaggiatori, dal momento che qualora gli organizzatori o i vettori diventassero insolventi, molti viaggiatori e passeggeri potrebbero non ricevere alcun rimborso. La Commissione suggerisce la possibilità di essere rimborsati se il voucher scade prima di aver volato, di rendere i buoni trasferibili ad amici, colleghi o parenti senza costi aggiuntivi, di proteggere i clienti dal rischio di insolvenza della compagnia aerea (per cui se il vettore fallisce prima che il consumatore ha riscattato il voucher, questi viene comunque rimborsato grazie a un fondo statale o un'assicurazione privata), di dare la possibilità al cliente di utilizzare il voucher tra diverse compagnie che fanno parte dello stesso gruppo societario;
   anche l'Autorità garante della concorrenza e del mercato nella sua «segnalazione» al Parlamento e al Governo del 28 maggio 2020 pone l'attenzione sui diritti dei viaggiatori in caso di annullamento del volo e suggerisce di prevedere forme di garanzia pubbliche che mettano i consumatori detentori di voucher al riparo da eventuali conseguenze negative. Affinché i voucher possano essere considerati una valida e affidabile alternativa al rimborso in denaro, essi dovrebbero presentare alcune caratteristiche, tra le quali una copertura assicurativa per il possibile fallimento del tour operator o del vettore e il diritto al rimborso in denaro se alla scadenza del voucher il consumatore non avrà usufruito dello stesso;
   la compagnia Ryanair, che in Italia e la prima per numero di passeggeri trasportati, ha proceduto alla riattivazione dei voli e dal 1o luglio opera con oltre 1.000 voli giornalieri. Ciononostante, per quanto riguarda i mesi precedenti, fino al 3 maggio permetteva l'acquisto di voli dal 15 maggio in poi. Il 4 maggio, però, cancellava tutti i voli dal 15 al 21 maggio. Fino al 7 maggio, poi, si sono potuti prenotare i voli dal mese di maggio, ma l'8 maggio interveniva una nuova cancellazione dei voli dal 22 al 28 maggio con un continuo aprire le prenotazioni per poi cancellare i voli. Questa pratica, messa in atto quando l'emergenza era conclamata già da mesi, induce a pensare – a giudizio degli interpellanti – che di fatto si stia approfittando della normativa di aiuto al settore per recuperare sistematicamente liquidità immediata dai clienti offrendo un voucher che forse non si riuscirà a riutilizzare e rendendo pressoché impossibili le operazioni per ottenere il rimborso;
   Ryanair offre la possibilità di essere rimborsati, al contrario di altre compagnie dove il voucher è la sola offerta fin da subito, anche se ammette che i tempi di restituzione del denaro sono lunghi, ma questa possibilità sembra esistere solo sulla carta. Sul sito della compagnia, infatti, si viene rimandati da link in link senza riuscire ad accedere alla pagina dove poter chiedere il rimborso, mentre il voucher resta, nei fatti, l'unica possibilità per l'utente medio. Secondo un sondaggio aggiornato a inizio giugno l'84 per cento dei clienti Ryanair i cui voli sono stati cancellati non avrebbe ricevuto alcun rimborso. E solo il 5 per cento dei passeggeri Ryanair avrebbe ottenuto l'intero importo entro il periodo legale stabilito;
   la mancanza di fiducia nel poter ricevere un rimborso potrebbe danneggiare lo stesso settore turistico, mancando la certezza, in caso di annullamento del viaggio, di riavere il denaro speso e potendo ricevere solo un voucher che non si sa se e quando poter riutilizzare –:
   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:
    a) tutelare i diritti dei consumatori evitando che diventino creditori del settore del trasporto aereo per un tempo che esula dall'emergenza COVID-19;
    b) vigilare e disincentivare eventuali condotte scorrette, finalizzate in sostanza a trasformare i clienti in una sorta di soggetto finanziatore per i vettori aerei che possono tenere in cassa il denaro dei clienti su voli che si sa già non saranno operati e il cui annullamento, in virtù di ciò, è indipendente dall'emergenza COVID-19.
(2-00862) «Melicchio, Sut, Alemanno, Berardini, Carabetta, Fantinati, Giarrizzo, Masi, Papiro, Paxia, Perconti, Rizzone, Scanu, Vallascas, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Chiazzese, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Scagliusi, Serritella, Spessotto, Termini, Adelizzi».


Iniziative volte alla riduzione delle liste d'attesa per le prestazioni ambulatoriali, anche in considerazione delle criticità determinate dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 – 2-00869

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   dallo studio «Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali», condotto dal Crea, commissionato dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Luoghi Comuni, che prende a riferimento un arco temporale che va dal 2014 al 2017 emerse come fossero sempre più lunghi i tempi di attesa per effettuare visite mediche nella sanità pubblica, con una media di 65 giorni, a fronte di un'offerta privata ben più rapida, circa 7 giorni di attesa per una visita, e costi sempre meno distanti tra pubblico e privato;
   l'indagine fu effettuata su un campione di oltre 26 milioni di utenti, pari al 44 per cento della popolazione totale, perché condotta sulla popolazione residente di 4 regioni: Lombardia, Veneto, Lazio e Campania e prendendo in considerazione esclusivamente le prestazioni mediche senza esplicita indicazione di urgenza;
   la pandemia da nuovo Coronavirus ha causato un notevole stress alla tenuta del servizio sanitario nazionale italiano, a fronte del quale il Governo ha risposto, fra l'altro, con l'aumento dei posti nelle scuole di formazione e specializzazione, con numerose assunzioni di medici, infermieri e operatori, con il potenziamento delle reti di assistenza territoriale e con l'istituzione della figura dell'infermiere di comunità;
   se sul versante ospedaliero il sistema è stato rafforzato anche con l'aumento dei posti letto in terapia intensiva e dunque è pronto ad affrontare eventuali nuove crisi, sul versante ambulatoriale arrivano da varie regioni numerose segnalazioni di liste d'attesa cresciute in maniera esponenziale; in Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia, il nuovo direttore generale della sanità, Marco Trivelli rileva: «L'attività ambulatoriale durante l'emergenza è stata sospesa. Abbiamo cercato di supplire con la telemedicina, che è uno strumento potente, ma non può essere sostitutivo delle visite. Sono preoccupato che ci possa essere un sotto trattamento dei pazienti»;
   dunque l'emergenza COVID-19 ha compresso l'attività ordinaria sia di ricovero che ambulatoriale tanto da sembrare complicato che nel medio periodo ci sia la possibilità di rientrare su un livello di prestazioni adeguato al bisogno dei cittadini;
   inoltre, il ritorno a un'attività ordinaria è reso complicato dal fatto che occorre adottare le misure di sicurezza necessarie, sin da subito, per evitare rischi di contagio e che rendono difficile tornare ai volumi delle prestazioni pre-COVID;
   appare pertanto problematico che, nei prossimi mesi, si possa recuperare l'attività delle prestazioni ambulatoriali non realizzata, anzi, è molto probabile che si accumuli ancora un delta negativo rispetto all'anno scorso;
   ci sono molte altre malattie delle quali il servizio sanitario nazionale deve tener conto e delle quali si deve occupare con la medesima attenzione; dunque la sfida per il servizio sanitario nazionale sarà quella di garantire sempre, comunque e con il massimo livello di sicurezza il doppio registro di assistenza ai cittadini: quelli con il Covid e quelli non Covid;
   segnalazioni della crescita esponenziale delle liste di attesa ambulatoriali non arrivano solo dal Veneto, Lazio, Campania, ma anche da buona parte delle regioni italiane, pertanto appare urgente fare subito chiarezza, a livello nazionale, sulle dimensioni del fenomeno delle prestazioni sospese durante il lockdown e degli attuali tempi di attesa, garantendone la massima trasparenza in termini di accesso alle informazioni, innanzitutto per i cittadini –:
   se il Ministro interpellato sia al corrente della situazione descritta in premessa e quali iniziative intenda assumere per risolvere il problema delle liste d'attesa ambulatoriali, valutando per esempio di contemperare la dignità professionale e il trattamento economico adeguato agli operatori sanitari con eventuali limitazioni alle prestazioni in libera professione e con intervento a titolo gratuito da parte dei servizi sanitari.
(2-00869) «Zolezzi, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano».


Elementi e iniziative in relazione alle procedure di riammissione dei migranti in Slovenia, con particolare riferimento al pieno rispetto della normativa in materia di protezione internazionale – 2-00861

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   a metà di maggio 2020 il ministero dell'interno ha annunciato la volontà di incrementare le riammissioni di migranti in Slovenia e l'invio, a tale scopo, di 40 agenti al confine orientale dell'Italia;
   nei giorni successivi le riammissioni si sono susseguite con effettiva intensità ed hanno riguardato molti cittadini afgani e pakistani;
   secondo le testimonianze raccolte dall'Asgi, i destinatari della misura, ignari di tutto, si sono ritrovati respinti in Slovenia, fino in Serbia o in Bosnia, sebbene gli stessi fossero intenzionati a domandare protezione internazionale all'Italia;
   le riammissioni sono state effettuate non in ragione del ripristino dei controlli alle frontiere interne, mai formalmente avvenuto, ma in applicazione dell'Accordo bilaterale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia sulla riammissione delle persone alla frontiera, firmato a Roma il 3 settembre 1996;
   intervenendo presso il Comitato parlamentare di controllo sull'applicazione dell'accordo di Schengen, il Ministro interpellato ha reso noto che dal 1o gennaio al 25 giugno 2020 sono stati effettuati, al confine terreste, 1612 rintracci e 343 riammissioni attive dall'Italia alla Slovenia;
   la autorità italiane non possono ignorare il fatto che le persone riammesse in Slovenia sono poi soggette ad una successiva riammissione in Croazia e da qui, spesso dopo inaudite violenze delle autorità di polizia croata, sono ulteriormente riammesse in Serbia o in Bosnia, in condizioni di abbandono morale e materiale;
   come enunciato all'articolo 2 dell'accordo di riammissione, è esclusa la sua applicazione ai rifugiati riconosciuti ai sensi della Convenzione di Ginevra; a tal proposito non si può obiettare che l'accordo fa riferimento ai rifugiati e non ai richiedenti asilo giacché, come è noto, il riconoscimento dello status di rifugiato (e di protezione sussidiaria) è un procedimento di riconoscimento di un diritto soggettivo perfetto, i cui presupposti lo straniero chiede appunto di accertare. Non vi è pertanto alcuna possibilità di distinguere tra richiedenti protezione e rifugiati riconosciuti, dovendosi garantire in ogni caso l'accesso alla procedura di asilo;
   inoltre, va evidenziato come l'espressione contenuta nell'accordo in relazione alle riammissioni attuate «senza formalità» non può certo essere intesa nel senso che essa possa avvenire senza l'emanazione di un provvedimento amministrativo, in quanto è indiscutibile che l'azione posta in essere dalla pubblica sicurezza attraverso l'accompagnamento forzato in Slovenia produce effetti sulla situazione giuridica dei soggetti interessati. Il provvedimento di riammissione va motivato, seppure succintamente notificato all'interessato e, anche se immediatamente esecutivo, deve essere impugnabile di fronte all'autorità giudiziaria;
   come è noto, il regolamento Dublino III prevede che ogni domanda di asilo sia registrata alla frontiera o all'interno dello Stato nel quale il migrante si trova. Una complessa procedura stabilisce se il Paese competente ad esaminare la domanda è eventualmente diverso da quello nel quale il migrante ha chiesto asilo, e in ogni caso il regolamento esclude tassativamente che si possano effettuare riammissioni o respingimenti di alcun genere nel Paese dell'Unione europea confinante solo perché il richiedente proviene da lì. Al contrario, il regolamento è nato proprio per evitare «rimpalli» di frontiera tra uno Stato e l'altro. Violare questa procedura significa scardinare il regolamento e in ultima analisi, il sistema europeo di asilo;
   secondo i dati di Unhcr tra gennaio e settembre 2019, circa 4.868 persone sono state respinte dalla Croazia in Bosnia o in Serbia, ma le cifre potrebbero essere molto più elevate considerato che il Ministro dell'interno croato non ha negato di aver impedito l'accesso al territorio nello stesso arco di tempo, ad almeno 9,487 persone e che, nei primi sei mesi del 2019, il Ministro degli affari interni sloveno ha riferito di aver trasferito 3.459 stranieri in Croazia secondo gli accordi esistenti tra Croazia e Slovenia;
   l'uso sistematico della violenza da parte delle autorità di polizia croate è stato denunciato da numerose organizzazioni non governative. Nel 2019 i volontari del Border Monitoring Violence Network hanno raccolto 770 testimonianze di persone respinte da ufficiali della polizia croata con l'uso di armi a scopo intimidatorio ma anche offensivo; altrettanto frequente è l'impiego di cani per aggredire i migranti. A fine giugno 2020, un coordinamento di enti tra i quali Amnesty International, Osservatorio Balcani, Acli-Ipsia hanno presentato un documentato dossier sulla grave situazione legata al mancato rispetto dei diritti fondamentali dei migranti nei diversi Paesi dell'area balcanica, compresi i Paesi aderenti all'Unione europea; un capitolo specifico è dedicato a quanto sta avvenendo sul confine orientale italiano;
   i respingimenti attuati secondo questa modalità costituiscono un trattamento inumano e degradante più volte oggetto di condanna da parte di organismi e corti internazionali –:
   quale sia la natura giuridica del provvedimento di riammissione di cui in premessa, anche considerato che il confine italo-sloveno è confine interno all'Unione europea, e attraverso quali modalità operative tali riammissioni vengano attuate, rendendo noti eventuali protocolli di esecuzione dell'accordo di riammissione stesso nonché eventuali intese raggiunte con le autorità slovene in ordine ai tempi di esecuzione e alle formalità da rispettare;
   se non intenda adottare iniziative volte ad introdurre specifiche misure organizzative finalizzate ad assicurare che agli stranieri intercettati nelle aree di frontiera di Trieste e Gorizia venga assicurata l'informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale, anche avvalendosi della collaborazione di competenti organizzazioni di tutela dei rifugiati;
   se non ritenga di dare disposizioni precise che chiariscano che le procedure previste dal citato accordo bilaterale non si applicano agli stranieri che, alla frontiera e nel territorio dello Stato, abbiano manifestato in qualsiasi modo la volontà di chiedere protezione internazionale, e affinché ogni riammissione dall'Italia alla Slovenia avvenga attraverso l'adozione di un provvedimento notificato all'interessato;
   se non ritenga necessario ed urgente adottare iniziative per stabilire che ogni riammissione avvenga solo previo esame delle situazioni individuali e tenuto conto dell'applicazione degli accordi di riammissione bilaterali tra la Slovenia e la Croazia e tra la Croazia e i Paesi terzi, e in ogni caso dei trattamenti inumani e degradanti che subiscono le persone coinvolte a seguito dei «respingimenti a catena» tra Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina, determinando de facto il loro allontanamento dal territorio dell'Unione europea;
   se risulti al Governo che, nell'esecuzione di tali «riammissioni informali», personale delle forze dell'ordine italiane entri in territorio sloveno.
(2-00861) «Magi, Schullian, Lattanzio, Muroni, Quartapelle Procopio».


Iniziative per limitare gli sbarchi di immigrati irregolari in Sardegna e per tutelare la salute pubblica nella regione, con particolare riguardo al rispetto della misura dell'isolamento fiduciario per gli stranieri ospitati nel Centro di accoglienza straordinaria di Monastir – 2-00866

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   l'attuale normativa introdotta dal Governo per il contrasto alla diffusione del COVID-19 prevede molteplici limitazioni all'accesso sul territorio nazionale da parte di soggetti provenienti da Paesi collocati fuori dall'area Schengen;
   in particolare, la citata normativa ha previsto, oltre che un divieto assoluto di accesso a coloro i quali provengono da alcuni Stati specificamente individuati, anche l'obbligo di isolamento fiduciario, per quattordici giorni, in capo ai soggetti provenienti dai restanti Paesi, non ricompresi nella citata area Schengen;
   nel Sud della Sardegna, ormai da anni, si susseguono sbarchi di immigrati irregolari perlopiù aventi cittadinanza algerina, a mezzo di piccole imbarcazioni private, spesso non individuate, né individuabili, dalle forze di polizia che pattugliano le coste: migranti che, dunque, accedono al territorio nazionale in assenza di qualsivoglia controllo;
   durante la presente stagione estiva, come anche accaduto in passato, si registra un incremento degli sbarchi in questione, anche in zone ad elevata affluenza turistica, con ulteriori gravi ripercussioni per un territorio già notevolmente segnato dalla crisi economica ed industriale, pure peggiorata dalla situazione emergenziale suindicata;
   i soggetti in questione – tra i quali, peraltro, le autorità sanitarie hanno individuato alcuni positivi al COVID-19 – nonostante siano sottoposti alla citata misura dell'isolamento fiduciario, sono riusciti a varcare le porte del Centro di accoglienza straordinaria di Monastir (Cagliari), anche ponendo in essere azioni criminose in danno di alcuni esercizi commerciali della zona, mettendo a rischio la salute pubblica dell'intera area metropolitana di Cagliari;
   da quel che risulta, finora, nonostante le ripetute segnalazioni, non è stata attuata alcuna azione al fine di consentire l'interruzione di tale fenomeno sulle coste sarde, né sono state adottate idonee misure di controllo del Centro in esame al quale, infatti, risulta assegnato un numero esiguo di operatori delle forze dell'ordine –:
   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti, quali iniziative intenda assumere, per un verso, al fine di interrompere gli sbarchi in questione e, per un altro verso, al fine tutelare la salute pubblica dell'area metropolitana di Cagliari e dell'intera Sardegna, garantendo il preciso rispetto della misura dell'isolamento fiduciario da parte dei soggetti assegnati al Centro di Monastir, e se questo sia idoneo ad ospitare immigrati entrati clandestinamente in Italia.
(2-00866) «Deidda, Varchi, Luca De Carlo, Rotelli, Delmastro Delle Vedove, Lollobrigida, Maschio, Gemmato, Ciaburro».