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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 16 luglio 2020

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 16 luglio 2020.

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carbonaro, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Menech, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantuz, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mammì, Maniero, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Palmisano, Parolo, Pastorino, Rampelli, Rizzo, Rosato, Rospi, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carbonaro, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Menech, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantuz, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mammì, Maniero, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Palmisano, Parolo, Pastorino, Rampelli, Rizzo, Rosato, Rospi, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 15 luglio 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   PRESTIPINO: «Modifiche al decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 193, in materia di medicinali somministrabili agli animali non destinati alla produzione di alimenti e di cessione frazionata di farmaci veterinari per gli animali da compagnia» (2590);
   BUCALO e FRASSINETTI: «Disposizioni per il potenziamento del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore» (2591);
   COSTANZO e SIRAGUSA: «Introduzione degli articoli 415-bis, 613-quater e 613-quinquies del codice penale, concernenti i reati di istigazione a disobbedire alla legge elettorale, di isolamento sociale o affettivo e di istigazione alla rinuncia o al rifiuto dei trattamenti sanitari» (2592).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge SPADONI ed altri: «Modifica all'articolo 5 della legge 31 ottobre 1965, n. 1261, in materia di sequestrabilità e pignorabilità dell'indennità mensile e della diaria spettanti ai membri del Parlamento» (723) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Parentela.

  La proposta di legge BRUNETTA ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di riforma della struttura generale dell'imposta sul reddito delle persone fisiche con introduzione dell'aliquota unica (flat tax), nonché disposizioni per la definizione agevolata di imposte, atti di accertamento e riscossione e contenzioso tributario» (969) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Giacometto e Porchietto.

  La proposta di legge MELICCHIO ed altri: «Istituzione delle comunità dell'energia per la gestione delle fonti energetiche e la distribuzione dell'energia senza fine di lucro» (1483) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Parentela.

  La proposta di legge MELICCHIO ed altri: «Istituzione del Consiglio superiore della ricerca e dell'innovazione» (2092) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Parentela.

  La proposta di legge MAGI ed altri: «Modifica all'articolo 73 e introduzione dell'articolo 73-bis del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e altre disposizioni in materia di riduzione della pena per la produzione, l'acquisto e la cessione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope nei casi di lieve entità» (2307) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Parentela.

  La proposta di legge BARZOTTI ed altri: «Modifiche alla legge 22 maggio 2017, n. 81, in materia di disciplina del lavoro agile, e altre disposizioni per la sua diffusione» (2417) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Parentela.

  MELICCHIO ed altri: «Modifiche all'articolo 12 della legge 2 aprile 1968, n. 475, in materia di trasferimento di farmacia e di pratica professionale del farmacista» (2473) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Parentela.

  La proposta di legge MAMMÌ ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei professionisti e degli operatori sanitari e sociosanitari vittime dell'epidemia di coronavirus» (2484) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Parentela.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

RELAZIONE DELLE COMMISSIONI III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) SULLA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN MERITO ALLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA A ULTERIORI MISSIONI INTERNAZIONALI PER L'ANNO 2020, ADOTTATA IL 21 MAGGIO 2020 (DOC. XXV, N. 3) E SULLA RELAZIONE ANALITICA SULLE MISSIONI INTERNAZIONALI IN CORSO E SULLO STATO DEGLI INTERVENTI DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE, RIFERITA AL PERIODO 1o GENNAIO-31 DICEMBRE 2019, ANCHE AL FINE DELLA RELATIVA PROROGA PER IL PERIODO 1o GENNAIO-31 DICEMBRE 2020, DELIBERATA DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI IL 21 MAGGIO 2020 (DOC. XXVI, N. 3). (DOC. XVI, N. 3)

Doc. XVI, n. 3 – Risoluzioni

   La Camera,
   udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc XVI, n. 3) sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali da avviare per l'anno 2020, adottata il 21 maggio 2020 (Doc. XXV, n. 3), nonché sulla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2020, deliberata il 21 maggio 2020 (Doc. XXVI, n. 3),
   premesso che:
    la decisione parlamentare consiste, nello specifico, in una valutazione di adeguatezza degli interventi, di natura militare e civile, oggetto delle citate Deliberazioni rispetto agli interessi nazionali, così pure in relazione al sistema di alleanze e al posizionamento dell'Italia nelle organizzazioni internazionali e rispetto ai partner di riferimento;
    l'impegno dell'Italia nelle missioni internazionali, profondamente ancorato ai valori e ai principi della Carta costituzionale, mantiene come propri obiettivi la stabilizzazione delle crisi in atto, la gestione ordinata dei processi di transizione, il sostegno ad agende riformiste inclusive, concorrendo così allo sforzo di tutta la comunità internazionale per la pace e la sicurezza a livello globale;
    le missioni internazionali cui l'Italia partecipa hanno nel tempo consolidato il profilo della nostra identità mediterranea, della nostra vocazione europeista, del nostro legame transatlantico insieme ad un convinto sostegno al multilateralismo;
    nei confronti della comunità internazionale l'Italia deve spendersi, in particolare, affinché non cessi l'impegno contro il terrorismo, a sostegno dei diritti umani e delle libertà fondamentali, contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle minoranze e anche per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio;
   considerato che:
    in questo quadro, sul versante libico, nell'impegno a scongiurare, da una parte, l’escalation militare con interventi diretti degli attori esterni e, dall'altra, un congelamento della situazione che si traduca in una spartizione di fatto del Paese, l'Italia deve sostenere i meccanismi di seguito dell'iniziativa di Berlino recepiti nella risoluzione n. 2510 del 2020 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 12 febbraio scorso, per l'avvio di tre esercizi di dialogo intra-libico sul piano militare economico e politico;
    per tali ragioni, a seguito di quanto sopra descritto, l'Italia ha contribuito a quelle decisioni prese in ambito europeo che hanno posto fine nel mese di marzo 2020 alla missione EUNAVFOR MED operazione Sophia, alla quale subentra la nuova missione – EUNAVFOR MED IRINI – con l'obiettivo di dare attuazione, tramite assetti aerei, satellitari e marittimi, all'embargo di armi in Libia disposto dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La nuova missione potrà evolvere sul terreno dell'addestramento e della formazione, ad oggi prestata nella missione bilaterale a supporto della Guardia costiera libica. A tale scopo si sollecita il Governo a promuovere in sede europea la realizzazione, d'intesa con il Governo di Accordo Nazionale, delle attività di addestramento e formazione degli organismi libici previste nel mandato della missione europea EUNAVFOR MED IRINI, come componente essenziale del contrasto alla tratta di esseri umani;
    a tal fine, appare strategico proseguire nel nostro impegno in Libia su richiesta del Governo Nazionale libico, volto a fornire assistenza specialistica nell'addestramento e nella condotta delle operazioni di sminamento e bonifica di ordigni disseminati sul territorio libico, a valere sulle risorse già stanziate. Appare strategico concentrare, a partire dal prossimo anno, le attività previste nella missione bilaterale di supporto, così come delineate nella scheda 22/2020, esclusivamente in favore della marina militare libica;
    nell'ambito dello sforzo profuso dall'Italia sul piano diplomatico per la pacificazione e la stabilizzazione della Libia è di particolare rilievo, inoltre, il processo in atto finalizzato alla revisione del Memorandum of Understanding sottoscritto con le autorità libiche nel 2017;
    in tale contesto e in relazione alla Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica (scheda 22/2020), sollecitiamo l'impegno del Governo volto alla conclusione auspicabilmente, ove possibile, entro fine anno del processo di revisione del Memorandum succitato, nella direzione del rigoroso rispetto dei diritti umani e con la garanzia di una maggiore presenza delle Organizzazioni internazionali sul territorio libico;
    invitiamo con lo stesso sostegno ad adoperarsi con le autorità libiche al fine di consentire alle Organizzazioni internazionali di poter accedere, senza restrizioni e in tempi celeri, nei centri di accoglienza per persone migranti allo scopo di verificarne le condizioni e, al contempo, favorire ogni iniziativa in vista di un superamento dei centri di detenzione e all'evacuazione dei rifugiati nei campi verso Paesi Ue e non, attraverso i canali umanitari, con particolare attenzione ai profughi di guerra connotati da specifici bisogni, riconducibili ai minori e ai nuclei familiari;
    preme sottolineare, nell'ambito dei programmi di formazione del personale libico, l'opportunità di rafforzare la componente relativa al rispetto del diritto internazionale del mare e dei diritti umani;
    sarebbe urgente consolidare già dal 2021, anche al fine di rafforzare il ruolo strategico del nostro Paese nel Mediterraneo centrale e in Libia, le operazioni ricomprese nella missione bilaterale di assistenza e supporto MIASIT (scheda 21/2020) a partire dalle attività legate al dispositivo Mare sicuro, a quelle dell'ex operazione Ippocrate che ha provveduto all'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, e alle attività di cooperazione tra le marine militari ed alle attività volte allo sminamento e bonifica di aree interessate dalla presenza di ordigni disseminati;
   considerato, altresì, che:
    in merito al quadrante mediorientale in Iraq l'Italia deve mantenere fermo il proprio impegno per le attività di formazione di forze militari e di polizia irachene e curde, operando al contempo in favore della stabilizzazione delle aree liberate dal Daesh e sostenendo il fondo dello United Nations Development Programme (UNDP) per la ripresa post-bellica di quelle aree;
    a quanto sopra esposto si associa il nostro peculiare impegno per la salvaguardia del patrimonio storico e archeologico iracheno e quello nel contesto della Coalizione globale contro Daesh e del Gruppo finanziario di contrasto al sedicente Stato islamico, insieme ad Arabia Saudita e Stati Uniti;
    in tale prospettiva si colloca la nuova operazione dell'UE denominata European Union Advisory Mission in support of Security Sector Reform in Iraq (EUAM Iraq) ed intesa a fornire consulenza e competenze alle autorità irachene per lo sviluppo di strategie di contrasto e prevenzione del terrorismo e della criminalità organizzata, di valutare un potenziale ulteriore impegno dell'Unione europea e di assistere la delegazione dell'Unione europea nel Paese;
    l'Italia dovrebbe assumere un ruolo di primo piano in Europa rispetto alle problematiche che attraversano l'Africa, nella quale i temi dello sviluppo s'intrecciano con l'instabilità politica e istituzionale determinando una situazione di diffusa e perdurante emergenza caratterizzata da una mobilità forzata della popolazione;
    in tale quadro rischiano di fondersi in un'unica area di crisi il nodo saheliano, che si estende progressivamente verso l'area del Golfo di Guinea, e quella del Corno d'Africa, dove una molteplicità di attori anche esterni determina una situazione di instabilità che dura da diversi decenni e le cui propaggini di fondamentalismo violento si vanno sempre più estendendo verso Sud, arrivando a coinvolgere Tanzania e Mozambico;
    a tal proposito, giova ricordare, in particolare, la decisione assunta nel corso del Summit NATO di Varsavia del luglio 2016, di costituire un «Polo (HUB)» per la direzione strategica dell'Alleanza atlantica su Medio Oriente, Nordafrica, Sahel e Africa Subsahariana, allo scopo di rafforzare la comprensione dell'Alleanza sull'Africa e sul Medio Oriente, fornendo prospettive e analisi e promuovendo lo scambio di informazioni con Paesi e organizzazioni partner, al fine di evidenziare le dinamiche regionali rilevanti per la sicurezza euroatlantica;
    la Coalizione per il Sahel intende essere una piattaforma di coordinamento integrata, finalizzata a mobilitare un più efficace sostegno alla stabilizzazione e sicurezza dei Paesi del G5 secondo i 4 pilastri: lotta al terrorismo, rafforzamento delle capacità militari degli Stati della regione, supporto al ritorno dello stato e delle amministrazioni locali sul territorio, aiuti allo sviluppo. Per l'Italia, che avrà la possibilità di contribuire alla elaborazione dell'indirizzo politico della Coalizione per il Sahel, i nuovi assetti rappresentano un'opportunità per valorizzare in maniera più strutturata il proprio contributo per la stabilizzazione della regione. Un contributo che potrà aumentare ulteriormente negli anni a venire, tenuto conto della crescente rilevanza strategica del Sahel per la visione italiana di un Mediterraneo allargato;
    è in tale contesto che sono chiamate a dare un contributo decisivo due nuove iniziative: da un lato, la partecipazione di un contingente italiano alla forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel denominata Task Force TAKUBA; dall'altro, l'avvio della missione di sorveglianza e sicurezza navale nel Golfo di Guinea, volta a fronteggiare le esigenze di prevenzione e contrasto della pirateria e più in generale del crimine marittimo, con l'obiettivo di assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali nell'area, con particolare riferimento alle acque prospicienti la Nigeria;
    preme sottolineare la conferma dell'impegno da parte dell'Italia per l'anno 2020 nel Sahel con la partecipazione alla missione bilaterale in Niger, alla missione dell'ONU MINUSMA, nonché alle missioni dell'Unione europea EUTM Mali, EUCAP Sahel Mali e EUCAP Sahel Niger;
    in coerenza con tale approccio sarebbe altamente auspicabile che nell'ambito delle disposizioni contenute nei Documenti all'esame, potesse trovare spazio un rafforzamento del personale italiano militare e civile, nelle seguenti missioni: EUTM Mali (missione militare di formazione condotta dall'UE per contribuire al ripristino della capacità militare delle forze armate maliane); EUCAP Sahel Mali (missione civile a sostegno delle forze di sicurezza interna maliane (polizia, gendarmeria e guardia nazionale); EUCAP Sahel Niger (missione civile per sostenere lo sviluppo delle capacità degli operatori della sicurezza nigerini);
    su impulso italiano e anche grazie all'intenso lavoro svolto dalla delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO, l'Alleanza si concentra oggi maggiormente sui pericoli e le criticità del suo versante meridionale, sia in termini di pianificazione militare che di rafforzamento della cooperazione pratica e del dialogo politico con i Paesi partner della regione MENA. In tale contesto si colloca coerentemente la nuova missione relativa alla partecipazione di personale militare all'iniziativa della NATO denominata Implementation of the Enhancement of the Framework for the South, che è finalizzata al rafforzamento della stabilità delle regioni poste lungo il fianco sud della NATO, interessate da crescenti sfide e minacce alla sicurezza, attraverso attività di formazione e di supporto dei paesi dell'area nell'ambito della sicurezza e difesa del territorio;
   valutato che:
    con riferimento alle missioni di cui si propone la proroga nell'anno 2020, 9 missioni sono svolte in Europa, 10 in Asia e 18 in Africa;
    con riferimento alle missioni in corso di svolgimento, è opportuno sottolineare il quadro cautamente positivo concernente l'Afghanistan alla luce dell'accordo per la nascita di un governo nazionale e in vista del negoziato con i talebani per promuovere la pacificazione del Paese. L'impegno italiano, che prosegue nella regione di Herat nell'ambito della NATO Resolute Support Mission nella prospettiva di progressiva riduzione in fase di negoziato tra alleati e che potrà compiersi nel 2021, potrà persistere sul versante politico e civile a salvaguardia dei progressi ottenuti in questi anni di forte impegno internazionale e italiano in materia di diritti umani, libertà fondamentali, stato di diritto e condizione della donna;
    con riferimento agli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione – per i quali è previsto per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale uno stanziamento complessivo per l'anno 2020 pari a 121 milioni di euro a fronte di un fabbisogno per il 2019 di 115 milioni, di cui 50 milioni per interventi di emergenza e 70 milioni per quelli legati allo sviluppo, per un investimento che sommato alle spese di bilancio arriva a 603 milioni di euro complessivi – rappresentano a loro volta uno strumento fondamentale di politica estera per la loro valenza strategica nel sostenere intere comunità: la cooperazione è, infatti, uno strumento essenziale per rafforzare la resilienza delle comunità fragili e per creare le condizioni per l'avvento di società più democratiche e più stabili;
    gli interventi oggetto delle deliberazioni governative sono mirati a sostenere l'azione della cooperazione italiana in tre grandi aree geografiche: Africa, Medio Oriente e Asia con obiettivi prioritari come la ricostruzione civile in situazioni di conflitto o post-conflitto, il miglioramento delle opportunità lavorative in loco, la sicurezza alimentare, la prevenzione e il contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, lo sminamento umanitario;
    va in questa direzione un auspicabile impegno del Governo italiano al rifinanziamento per il periodo 2021-2024 del Piano d'Azione Nazionale in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 2000 e delle ulteriori risoluzioni dell'ONU in tema di donne pace e sicurezza, dei piani di azione nazionali sulla medesima materia, nel rispetto di quanto previsto dell'articolo 1, comma 3, della legge n. 145 del 2016, al fine di dare sostegno alla leadership conseguita dall'Italia nel settore e assicurare continuità ai progetti realizzati, tra cui spicca il network delle Donne mediatrici del Mediterraneo;
    nell'opportuno sforzo di approfondimento sulle best practice maturate a livello internazionale nella risoluzione dei conflitti e nella prevenzione delle crisi, posto in essere anche dalle Nazioni Unite, e volto ad individuare metodi sempre più efficaci ed alternativi all'uso della forza, appare opportuno in prospettiva valorizzare maggiormente l'impiego, anche in aree di crisi, di leve civili per il peace building qualificate alla mediazione e alla riconciliazione sul piano culturale, sociale e anche politico, con compiti di miglioramento del quadro umanitario, di assistenza tecnica allo sviluppo democratico, di facilitazione del dialogo politico tra le parti e di ripristino di relazioni di fiducia a livello locale, in linea con gli indirizzi della UN Peacebuilding Commission e con il consistente contributo italiano al Peacebuilding Fund;
   ritenuto, pertanto, che:
    il quadro complessivo delle missioni internazionali sottoposto dal Governo all'autorizzazione parlamentare appare precipuamente finalizzato ad assicurare la tutela degli interessi strategici nazionali in aree geografiche di immediata prossimità al nostro territorio nazionale e con riferimento ad ambiti securitari di assoluto rilievo per l'Italia,
   autorizza, per il periodo 1o gennaio –31 marzo 2020, la prosecuzione della seguente missione internazionale in corso, di cui al punto 5 della Relazione analitica DOC XXVI n. 3:
    EUNAVFOR MED operazione SOPHIA (scheda n. 9/2020);
   autorizza, altresì, per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2020, la prosecuzione delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui al punto 5 della Relazione analitica DOC XXVI n. 3, di seguito riportate:
   Europa:
    NATO Joint Enterprise (scheda n. 1/2020);
    European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) – personale militare (scheda n. 2/2020);
    European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) – personale civile (scheda n. 3/2020);
    United Nations Mission in Kosovo (UNMIK) (scheda n. 4/2020);
    EUFOR ALTHEA (scheda n. 5/2020);
    Missione bilaterale di cooperazione delle Forze di Polizia nei Paesi dell'area balcanica e Missione di assistenza alla polizia albanese (scheda n. 6/2020);
    United Nations Peacekeeping Force in Cyprus – UNFICYP (scheda n. 7/2020);
    NATO Sea Guardian (scheda n. 8/2020).
   Asia:
    NATO Resolute Support Mission (scheda n. 10/2020);
    United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL) (scheda n. 11/2020);
    Missione bilaterale di addestramento delle Forze armate libanesi (MIBIL) (scheda n. 12/2020);
    Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 13/2020);
    European Union Border Assistance Mission in Rafah (EUBAM Rafah) (scheda n. 14/2020);
    European Union Police – Coordination Office for Palestinian Police Support (EUPOL COPPS) (scheda n. 15/2020);
    Coalizione Internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 16/2020);
    NATO Mission in Iraq NM-I (scheda n. 17/2020);
    United Nations Military Observer Group in India and Pakistan – UNMOGIP (scheda n. 18/2020);
    personale militare, incluso il personale del Corpo della Croce rossa, impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 19/2020).
   Africa:
    United Nations Support Mission in Lybia (UNSMIL) (scheda n. 20/2020);
    Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 21/2020), con possibile estensione dell'assistenza sanitaria, qualora richiesta dal Governo di Accordo Nazionale libico, da Misurata ad altre città, soprattutto nel presente e con una pandemia in atto;
    Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica della Marina militare libica e alla General Administration for Coastal Security – Corpo della Guardia di finanza (scheda n. 22/2020);
    European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM LIBYA) (scheda n. 23/2020);
    Missione bilaterale di cooperazione in Tunisia (scheda n. 24/2020);
    United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali – MINUSMA (scheda n. 25/2020);
    European Union Training Mission Mali (EUTM Mali) (scheda n. 26/2020);
    EUCAP Sahel Mali (scheda n. 27/2020);
    EUCAP Sahel Niger (scheda n. 28/2020);
    Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 29/2020);
    United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda n. 30/2020);
    Multinational Force and Observers in Egitto – MFO (scheda n. 31/2020);
    European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (EUTM RCA) (scheda n. 32/2020);
    European Union Military Operation denominata Atalanta (scheda n. 33/2020);
    European Union Training Mission Somalia (EUTM Somalia) (scheda n. 34/2020);
    EUCAP Somalia (scheda n. 35/2020);
    Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane e dei funzionari yemeniti (scheda n. 36/2020);
    Personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 37/2020);
   Potenziamento di dispositivi nazionali e della NATO:
    dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, denominato Mare Sicuro, comprensivo della missione in supporto alla Guardia costiera libica richiesta dal Consiglio presidenziale - Governo di accordo nazionale libico (scheda n. 38/2020);
    dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 39/2020);
    dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 40/2020);
    potenziamento della presenza della NATO in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 41/2020);
    Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 42/2020);
    Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate (scheda n. 43/2020);
    Supporto info-operativo a protezione del personale delle Forze armate (scheda n. 44/2020), impegnando il Governo ad assicurare un rafforzamento, in termini di risorse, delle attività a tutela della sicurezza nazionale, anche in ragione della volatilità dei contesti in cui si opera.
   Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione:
    Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
    Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
    Partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
    Contributo a sostegno delle forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48);
    Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49);
   autorizza la partecipazione dell'Italia alle seguenti cinque nuove missioni, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2020 (Doc. XXV, n. 3), di seguito riportate:
   Europa:
   per il periodo 1o aprile – 31 dicembre 2020
    European Union Military Operation in the Mediterranean – EUNAVF0R MED Irini (scheda n. 9-bis/2020);
   e per il periodo 1o gennaio – 31 dicembre 2020 la partecipazione dell'Italia alle seguenti missioni, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2020 (Doc. XXV, n. 3), di seguito riportate:
   Asia:
    European Union Advisory Mission in support of Security Sector Reform in Iraq (EUAM Iraq) (scheda n. 17-bis/2020);
   Africa:
    Forza multinazionale di contrasto alla minaccia terroristica nel Sahel Task Force TAKUBA (scheda n. 29-bis/2020);
    Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea (scheda n. 38-bis/2020);
    NATO Implementation of the Enhancement of the Framework for the South (scheda n. 41-bis/2020).
(6-00116) (versione corretta) «Iovino, Grande, Giovanni Russo, Pagani».


   La Camera,
   discussa la relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) all'Assemblea sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri sulle missioni internazionali di cui alla legge n. 145 del 2016 per il 2020;
   richiamati gli approfondimenti istruttori svolti e le comunicazioni del Governo sull'andamento delle missioni internazionali autorizzate per il 2019 e sulla loro proroga per l'anno in corso e preso atto dei contenuti delle audizioni svolte dalle Commissioni III e IV e delle memorie da esse raccolte, con particolare riguardo a quelle dell'ISPI, del CESI, di Alberto Negri e Nancy Porsia;
   premesso che:
    in relazione alla missione IRINI, che la crisi innescata dalla pandemia ha determinato un'inevitabile revisione del concetto di sicurezza europea, unitamente ad una seria riflessione sulla già diffusa instabilità politica e militare che coinvolge il Nord Africa, la regione subsahariana e l'area del Vicino e Medio Oriente nonché il terrorismo internazionale e le tematiche di ampio respiro inerenti i cambiamenti climatici e le ondate migratorie, per le ricadute che inevitabilmente investono il nostro Paese;
    l'operazione Sophia, istituita nel giugno 2015, aveva come compito principale quello di smantellare il modello di attività dei trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo e si è inquadrata nel più ampio impegno dell'UE volto ad assicurare, secondo un approccio comprensivo e integrato, il ritorno della stabilità e della sicurezza in Libia;
    all'interno di un'operazione Politica di Sicurezza e Difesa Comune, le istituzioni dell'UE hanno iniziato a sviluppare le basi di un progetto pilota, successivamente definito Crime Information Cell (CIC), individuando nella missione Sophia, oggi sostituita dall'Operazione IRINI, il mezzo più adatto ad ospitarlo;
    il progetto pilota della CIC è stato avviato il 5 luglio 2018, ed ha previsto la raccolta e la trasmissione di informazioni inerenti il traffico di esseri umani, l'embargo delle armi da e per la Libia, i traffici illegali, comprese le informazioni sul petrolio greggio e tutte le altre forme di contrabbando in accordo a quanto stabilito dalle Risoluzioni delle Nazioni Unite 2146/2014 e 2362/2017;
    il progetto CIC ha dimostrato di essere un valido esempio di cooperazione civile/militare tra la Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) e le agenzie del Consiglio Giustizia e Affari Interni (GAI), capace di apportare miglioramenti concreti nel coordinamento e scambio delle informazioni tra Sophia, Europol e Frontex, in linea con i rispettivi mandati e senza sovrapposizioni;
    la nuova missione IRINI sostituisce, con un diverso mandato, la precedente operazione Sophia e si avvale di assetti navali, mezzi aerei e sistemi satellitari (con il supporto di SATCEN). Compito principale della nuova operazione è l'implementazione dell'embargo Onu sulle armi nei confronti della Libia e la possibilità di condurre ispezioni in alto mare su imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale similare da o verso la Libia, secondo quanto previsto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, così da facilitare il raggiungimento di un cessate il fuoco permanente e ribadire, come emerso a gennaio durante la Conferenza di Berlino, che l'unica possibilità per porre termine alla crisi è l'impegno di tutte le parti in una soluzione non militare ma politica;
    l'Operazione IRINI ha suscitato fin dalla sua nascita diversi dubbi legati principalmente all'efficacia del suo mandato, soprattutto per quanto riguarda l'effettiva possibilità di condurre un controllo del traffico di armi in Libia. Tuttavia, il dispositivo della missione appare palesemente sbilanciato e inadatto a far cessare del tutto l'afflusso di armi verso il territorio libico. Infatti, per gli assetti che prevede di mobilitare, IRINI inciderà realmente soltanto sui traffici che avvengono via mare, mentre sarà molto meno efficace rispetto a quelli che avvengono per via terrestre o aerea;
    tra i possibili effetti collaterali dell'Operazione IRINI va poi annoverato un prevedibile aumento delle tensioni fra Stati, magari anche alleati: il 10 giugno 2020 è stato riportato un primo contatto ravvicinato tra la fregata greca Spetsai che ha incrociato un mercantile battente bandiera della Tanzania (Cirkin), scortato da tre fregate turche. Dopo aver accertato che si stava dirigendo in Libia, ad una richiesta di ispezione la risposta non è stata positiva quindi non è stato possibile effettuare la verifica;
    ai fini dell'efficacia della missione, è necessario altresì che il Governo italiano, nelle competenti sedi di elaborazione e verifica dell'attuazione delle decisioni PESC-PSDC, insista per una immediata revisione dei poteri degli equipaggi delle navi dedicate all'operazione IRINI, tale da consentire loro di espletare autonome attività ispettive e di sequestro di armi;
    in relazione alla missione bilaterale con la Libia:
    il fenomeno che ha maggiormente interessato i Paesi dell'Unione Europea, e in maniera significativa l'Italia, è quello caratterizzato dalla tratta del Mediterraneo Centrale che ha visto, tra il 2011 ed il 2017, un gran numero di partenze via mare dalla Libia, Tunisia ed Egitto. Questi flussi, iniziati in modo significativo nel 2011 in concomitanza con i mutamenti politici delle «Primavere Arabe» nei Paesi del Nord Africa (soprattutto in Tunisia e Libia), si sono intensificati esponenzialmente con l'avvio del conflitto in Siria, con il picco di arrivi di rifugiati siriani in fuga dalla guerra, registrato nel 2014. Il numero di rifugiati siriani si è ridotto sensibilmente nel 2015, in concomitanza con l'apertura della rotta balcanica che dalla Turchia passava attraverso la Grecia;
    il tessuto sociale, già devastato dalle condizioni di estrema ristrettezza a cui la popolazione deve giornalmente far fronte, si trova a dover rispondere ad una pandemia dilagante nel continente;
    come emerso nel rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU vi è un alto rischio di infiltrazione e di legami tra il personale della Guardia Costiera Libica e le milizie che spesso gestiscono anche il traffico di esseri umani;
    oltre al citato rapporto delle Nazioni Unite, diversi report di organizzazioni non governative e molte inchieste giornalistiche dimostrano come siano spesso alcuni appartenenti alle milizie (in particolare quelle delle città costiere) a gestire sia i traffici di esseri umani che le attività della Guardia Costiera;
    in una recente inchiesta giornalistica il giornale Avvenire da ultimo racconta del ruolo di Abdurahman al-Milad, detto al-Bija capo delle milizie di Zawya e allo stesso tempo della guardia Costiera della stessa città che è uno dei principali punti di partenza per le coste europee;
    occorre rivedere radicalmente il Memorandum of Understanding sottoscritto nel 2017, al fine di consentire alle organizzazioni internazionali un effettivo monitoraggio delle condizioni nei centri di detenzione e di prevedere meccanismi di sollecitazione e incentivo alle autorità libiche, non solo di pieno rispetto dei diritti umani, ma anche di programmazione di attività di sostegno alla popolazione in vista della graduale bonifica sociale ed economica e di un percorso di ricostruzione del tessuto civico;
   in relazione alla mancata previsione di una missione nello stretto di Hormutz:
    con il decreto missioni del 2020 entra nella nostra agenda strategica l'attività nel Golfo di Guinea, per fronteggiare le esigenze di prevenzione e contrasto della pirateria. Il Golfo di Guinea è da alcuni anni il punto caldo della pirateria africana che ha drasticamente aumentato i suoi attacchi dalle acque del Senegal a quelle dell'Angola: la situazione desta quindi grande preoccupazione, soprattutto perché è crescente la portata, la gravità e la frequenza degli attacchi, ma soprattutto per l'aumento dei casi di sequestro dei marittimi imbarcati: il numero di membri dell'equipaggio rapiti è, infatti, aumentato di oltre il 50%, da 78 nel 2018 a 121 nel 2019. Si tratta di un deciso cambio di registro per quanto concerne gli obiettivi perseguiti dalle bande criminali, sempre più organizzate, che operano nell'area;
    il Golfo di Guinea ospita non solo giacimenti di idrocarburi in cui opera ENI e che soddisfano quote non trascurabili del nostro fabbisogno energetico, ma altresì è il fulcro degli scambi fra il continente Africano e l'Europa. Un commercio fatto di beni di consumo di ogni genere, a cominciare dalle importazioni alimentari che costituiscono la linfa di uno dei nostri settori di eccellenza: quello della trasformazione e della conservazione degli alimenti;
    la decisione del Consiglio dei Ministri di approvare il dispiegamento di un dispositivo aeronavale nel Golfo di Guinea risponde a questa logica di tutela dell'interesse nazionale ed europeo, nonché alla volontà di contrastare il crescente fenomeno della pirateria marittima con inevitabili ricadute sulla stabilità dei paesi costieri. Mentre sulle rotte dell'Africa orientale, in particolare al largo di Somalia e Yemen, l'operazione Atalanta dell'Unione Europea è riuscita in pochi anni a ridurre gli attacchi fino ad azzerarli lo scorso anno, il merito è anche dell'impegno italiano nelle missioni marittime anti-pirateria e di addestramento del personale militare somalo e gibutiano. Il nostro Paese ha a Gibuti la sua unica base militare permanente fuori dai confini nazionali: un polo logistico e addestrativo che permette il miglioramento delle capacità di sicurezza e difesa locali e che contribuisce, di rimando, al lento processo di stabilizzazione regionale;
    tuttavia sorprende l'assenza di riferimenti alla missione nello stretto di Hormuz nel documento approvato dal Consiglio dei Ministri. Il Ministro Guerini, durante l'esposizione alle Commissioni parlamentari delle linee programmatiche (28 novembre 2019), riferendosi allo stretto di Hormuz asseriva che quelle acque «rappresentano un interesse strategico per la nostra economia», illustrando l'intenzione di aderire alla missione Emasoh;
    da circa un anno, le acque dello stretto di Hormuz sono d'altra parte tornate a surriscaldarsi per l'assertività iraniana, ulteriormente aumentata dopo la morte di Qassem Soleimani, e persino il Giappone ha previsto in tempi recenti il dispiegamento di unità militari a protezione dei propri interessi;
   in relazione alla missione Resolute Support in Afghanistan:
    il principio di sostenere la crescita delle capacità delle Forze Armate locali ha guidato l'azione italiana anche in teatri molto distanti, come l'Afghanistan. In questi casi, la strada per una pace autentica è ancora lunga, ma la presenza e l'apporto italiano costruiscono, al contempo, un elemento di fiducia per il futuro delle istituzioni e di deterrenza verso tutti quegli attori ostili che minacciano il processo di riconciliazione e stabilizzazione nazionali. Quanti dubitano dell'utilità di questa azione di sicurezza nella lontana Kabul (così come di quella a Baghdad), non tengono conto di quali riverberi di instabilità globale abbia potuto produrre l'Afghanistan quando era ostaggio degli estremisti e di come l'Iraq rischierebbe la medesima deriva senza la presenza internazionale;
    la missione Resolute - Support non deve essere smantellata finché – anche in virtù di precisi accordi tra i Talebani e il Governo afghano – siano realizzate condizioni di certezza giuridica ed economica che impediscano un repentino e drammatico ritorno alle condizioni precedenti al 2001,

impegna il Governo:

   quanto alla Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica (scheda n. 22/2020) a rivedere il Memorandum of Understanding nei sensi di cui in premessa;
   quanto alla Missione IRINI (scheda 9-bis/2020), a insistere nelle sedi di elaborazione e verifica dell'attuazione delle decisioni PESC-PSDC per un'immediata revisione dei poteri degli equipaggi delle navi dedicate all'operazione IRINI, tale da consentire loro di espletare autonome attività ispettive e di sequestro di armi;
   quanto alla Missione Resolute Support (scheda 10/2020), a non ritirarsi finché le condizioni di pace, tenuta istituzionale e rispetto dei diritti umani non siano stabilizzate attraverso un accordo tra il Governo afghano e i Talebani;
   quanto allo stretto di Hormuz, a dar seguito alle dichiarazioni programmatiche rese dal Ministro della Difesa innanzi alle Commissioni riunite Difesa delle Camere (28 novembre 2019), continuando a verificare la praticabilità di un piano per un'ulteriore missione – pur non a guida italiana – nello stretto di Hormuz, recante le medesime finalità della missione TAKUBA.
(6-00117) «Ermellino».


   La Camera,
   discussa la relazione delle Commissioni III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) all'assemblea sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2020, adottata il 21 maggio 2020 (Doc. XXV, n. 3), e la Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2020, deliberata il 21 maggio 2020 (Doc. XXVI, n. 3), adottate ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
   richiamati gli approfondimenti istruttori svolti e le comunicazioni del Governo sull'andamento delle missioni internazionali autorizzate per il 2019 e sulla loro proroga per l'anno in corso, nonché sulle missioni da avviare nel 2020, svolte il 25 giugno 2020 nell'ambito dell'esame dei sopra citati provvedimenti davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
   premesso che:
    in Libia dal 2011 si protrae una condizione di instabilità generata dal conflitto contro Gheddafi e dalla incapacità della comunità internazionale ed in particolare dei Paesi europei di gestire una transizione del paese verso una condizione di pace e stabilità;
    in questi anni la Libia è stata un «non Stato» caratterizzato da una forte conflittualità tra le diverse milizie che continuano ad avere ancora oggi un ruolo determinante nel contesto generale;
    le milizie rispondono più che ad un governo o ad un altro, a dinamiche tribali e di gestione di potere legati al controllo di porzioni di territorio e di infrastrutture strategiche;
    gli scontri, susseguitisi negli anni, tra le forze del Presidente Fayez al-Serraj e quelle del maresciallo Khalifa Haftar hanno peggiorato la situazione di insicurezza del Paese, politicamente frammentato e dilaniato da anni di conflitto civile azzerando ogni possibilità di considerare Libia uno Stato unitario a prescindere dal governo che la comunità internazionale decide di riconoscere;
    sia le milizie, i gruppi armati e le forze di sicurezza affiliati al GNA (Government of National Agreement), sostenuto dalle Nazioni Unite, con base a Tripoli e presieduto dal primo ministro Fayez al-Sarraj, sia l'autoproclamato LNA (Libyan National Army), guidato dal generale Khalifa Haftar e schierato a fianco del governo ad interim con base a Tobruch nell'est della Libia, hanno continuato ad agire in questi anni al di fuori dello stato di diritto;
    la situazione è definitivamente degenerata in un vero e proprio conflitto che rende la Libia a tutti gli effetti un Paese in guerra civile, quando a gennaio del 2019, l'LNA ha lanciato un'operazione con l'obiettivo di conquistare la città di Saba e altre aree della Libia meridionale, sottraendole al GNA e alle fazioni locali, rivendicando così il controllo territoriale sulla Libia sudoccidentale. Ad aprile 2019, l'LNA ha lanciato un'offensiva per assumere il controllo della capitale Tripoli, oltre al suo aeroporto, Mitiga;
    il 2 luglio 2019, un attacco dell'LNA contro un centro di detenzione per migranti a Tajoura, alla periferia orientale di Tripoli, ha causato decine di morti e feriti tra migranti e rifugiati. Amnesty International ha inoltre documentato diversi attacchi compiuti dall'LNA contro ospedali da campo e ambulanze;
    i combattimenti dentro e intorno a Tripoli hanno provocato almeno 140.000 sfollati, aggravando la situazione umanitaria e interrompendo l'accesso all'assistenza medica, all'elettricità e ad altri servizi di base;
    il processo politico è rimasto a lungo ad un punto di stallo. La comunità internazionale non è riuscita ad assumere una posizione unitaria sulla Libia e ha piuttosto alimentato la volontà e la capacità di entrambe le parti di prolungare le ostilità;
    l'LNA ha il sostegno di Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Egitto, Francia e Russia mentre il Gna quello di Turchia, Qatar e Italia;
    in violazione di un embargo totale sulle armi stabilito dalle Nazioni unite dal 2011, Paesi terzi hanno sostenuto l'LNA e il GNA attraverso trasferimenti illeciti di armi e fornito supporto militare diretto. Il principale sostenitore del GNA, la Turchia, ha fornito a quest'ultimo mezzi corazzati da combattimento Kripi e droni armati Bayraktar TB2. Gli Emirati Arabi Uniti, come principale sostenitore dell'LNA, hanno messo a disposizione di quest'ultimo droni Wing Loong di fabbricazione cinese;
    nonostante i negoziati in corso in formati multilaterali la situazione sul campo si è modificata con l'intervento diretto della Turchia nel conflitto che oltre alla violazione dell'embargo e le relative forniture di armamenti alle forze del GNA ha schierato direttamente reparti del proprio esercito ed utilizzato l'aviazione impegnando tra l'altro sul campo di battaglia miliziani Jihadisti arruolati in Siria e trasferiti in Libia a sostegno delle milizia di Serraji;
    le milizie, i gruppi armati e le forze di sicurezza che si stanno affrontando, hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale, compresi crimini di guerra e violazioni sistematiche dei diritti umani. I combattimenti dentro e intorno a Tripoli hanno provocato un alto numero di vittime civili, centinaia di feriti e decine di migliaia di sfollati;
    nelle carceri, nei centri di detenzione e nei luoghi di reclusione non ufficiali dilagano tortura, maltrattamenti e violenze di ogni genere. Le milizie, i gruppi armati e le forze di sicurezza hanno represso la libertà d'espressione mettendo in atto vessazioni, rapimenti e attacchi nei confronti di esponenti politici, giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti;
    le autorità libiche non hanno provveduto a proteggere le donne, comprese giornaliste, blogger, difensore dei diritti umani e altre attiviste dalla violenza di genere perpetrata dalle milizie e dai gruppi armati o ad assicurare che fossero in condizioni di esercitare il loro diritto di esprimersi liberamente. Le donne che denunciano apertamente la corruzione o le azioni violente compiute dalle milizie sono vittime di minacce, rapimenti ed episodi di violenza sessuale;
    la condizione di decine di migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti rimane drammatica: esposti ad arresti arbitrari e rapimenti per mano delle milizie e regolarmente vittime di trafficanti di esseri umani e di abusi di potere da parte di gruppi criminali collusi con le autorità, il deteriorarsi del conflitto li ha esposti a rischi sempre maggiori;
    le autorità libiche continuano a detenere illegalmente migliaia di persone nei centri amministrati dal Direttorato generale per la lotta alla migrazione illegale, dove vengono sottoposte a sfruttamento, lavoro forzato, tortura e altre violenze, inclusi stupri, spesso allo scopo di estorcere denaro alle famiglie in cambio del loro rilascio;
    i detenuti nei centri vivono in condizioni disumane, di sovraffollamento e mancanza di cibo, acqua e cure mediche. Rifugiati e migranti continuano ad essere detenuti in centri di detenzione situati vicino a zone di combattimento attivo e questo li espone al rischio di venir uccisi o feriti durante gli attacchi indiscriminati o mirati, come accaduto nel caso dell'attacco al centro di Tajoura;
    i centri vengono regolarmente ripopolati. Solo nel 2019, le autorità marittime libiche, in particolare la Guardia costiera libica, hanno intercettato almeno 9.225 rifugiati e migranti che attraversavano il Mediterraneo centrale, riportandoli quasi tutti indietro nei centri di detenzione libici;
    inoltre con oltre 480 contagi da coronavirus registrati ufficialmente nel paese, e molti altri che potrebbero non essere stati rilevati, in questo momento a preoccupare è anche la situazione sanitaria nei centri di detenzione dove si vive ammassati, in condizione di vera disumanità. Un allarme rilanciato ripetutamente anche da Papa Francesco;
    continuano inoltre le minacce contro le Ong che svolgono operazioni di ricerca e soccorso così come le violenze contro i rifugiati e i migranti, sia durante le operazioni di salvataggio, sia nei punti di sbarco. Per esempio, a settembre 2019, le autorità libiche hanno ucciso un uomo sudanese con un colpo d'arma da fuoco durante le operazioni di sbarco, dopo che un gruppo di rifugiati e migranti aveva cercato di sfuggire all'arresto;
    l'attuale condizione libica ha contribuito ad aggravare la situazione migratoria in particolare per quanto riguarda le condizioni di permanenza dei migranti e dei rifugiati nei centri di detenzione sommando alla ferocia del trattamento dei migranti ampiamente documentata, i rischi oggettivi di uno stato di guerra;
    a questa situazione va ad aggiungersi un peggioramento delle condizioni di sicurezza nel Mediterraneo;
    gli ultimi rapporti dell'Unhcr mostrano che, mentre il numero di persone che arrivano in Europa dal Mediterraneo Centrale è diminuito, il tasso di mortalità è aumentato bruscamente, in particolare per coloro che tentano la traversata dalla Libia;
    chi riesce a fuggire dai centri di detenzione non ha altra alternativa che tentare la fuga attraverso il mare verso le coste europee affidandosi alle reti di trafficanti che spesso gestiscono i centri e che li liberano in cambio del pagamento di ingenti somme di denaro;
    la Libia ha dichiarato una propria zona di competenza SAR senza che sussistano i requisiti fondamentali previsti dalle convenzioni internazionali a partire dall'esistenza di un POS (Place of Safety) dove sbarcare le persone soccorse in mare;
    in seguito a questa decisione i Governi europei ed in particolare quello italiano hanno di fatto ritirato tutti gli assetti governativi di salvataggio in mare rifiutandosi in più occasioni di intervenire in casi di distress in contrasto con le convenzioni internazionali SOLAS e SAR;
    l'Italia e altri Stati membri dell'Unione europea hanno continuato a fornire supporto alle agenzie marittime e ad altre autorità libiche, anche tramite la donazione di motovedette d'altura, l'addestramento degli equipaggi e altra assistenza, cancellando di fatto dai propri programmi la questione del soccorso in mare che rimane un'incidentale legata prevalentemente all'addestramento della Guardia costiera libica;
    in questo momento non c’è un dispositivo di soccorso navale nel Mediterraneo centrale, Malta si rifiuta di adempiere ai propri obblighi internazionali e in questi mesi abbiamo assistito ad una serie di omissioni di soccorso che sono internazionalmente riconosciute come crimini e pongono l'Italia in una situazione di difficoltà;
    secondo i dati dell'Ispi, tra agosto 2017 e gennaio 2020, ovvero dal momento in cui i trafficanti libici hanno cominciato a trattenere i migranti anziché lasciarli partire, più di 4 migranti su 10 partiti dalla Libia sono stati intercettati in mare e riportati nel paese. Viceversa, solo il 54 per cento di loro è riuscito a raggiungere l'Unione europea, in numeri assoluti, significa che circa 32.000 migranti sui 76.000 che sono partiti dalla Libia da agosto 2017 sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica e riportati nel paese;
    una inchiesta giornalistica pubblicata su Avvenire dimostra addirittura una fattiva collaborazione tra Malta e Libia finalizzata al respingimento dei migranti e alla loro cattura da parte della Guardia costiera libica che li riporta nell'inferno dei campi di detenzione;
    l'Onu, la Commissione europea, il consiglio d'Europa hanno più volte dichiarato che la Libia non può in nessun caso essere considerato un porto sicuro;
    nell'ultimo dossier al Consiglio di Sicurezza del mese di maggio del 2020, acquisito dalla Corte penale dell'Aia, il Segretario generale delle Nazioni Unite dichiara esplicitamente una forte preoccupazione per la condizione di rifugiati e migranti ed esorta esplicitamente gli Stati membri a rivedere le politiche a sostegno del ritorno dei rifugiati e migranti in quel Paese;
    nel citato rapporto si legge: «La situazione dei migranti e dei rifugiati, compresi quelli detenuti nei centri di detenzione ufficiali, rimane fonte di grave preoccupazione». La missione ONU a Tripoli (Unsmil) «e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno continuato a ricevere segnalazioni di detenzione arbitraria o illegale, tortura, sparizioni forzate, sovraffollamento». Non solo nelle prigioni clandestine dei trafficanti, ma «nelle strutture di detenzione sotto il controllo del Ministero dell'interno»;
    da gennaio 2020 sono stati intercettati in mare e riportati in un Paese in guerra oltre 4.200 «tra migranti e rifugiati». Di questi circa «1400 sono detenuti nelle prigioni sotto il controllo del ministero dell'interno». Sul destino degli altri non si hanno notizie;
    il rapporto riporta inoltre che: «L'Unsmil ha ricevuto notizie credibili circa il contrabbando e il traffico di richiedenti asilo e rifugiati nei centri di detenzione ufficiali di Abu Isa e al Nasr a Zawiyah»;
    si tratta di «rimpatri» forzati verso veri e propri «lager», dove uomini, donne e bambini in fuga da guerre e persecuzioni, sono ancora oggi vittime di torture e abusi inimmaginabili, in un paese dove «l'industria del contrabbando e tratta» è stata in parte convertita in «industria della detenzione» anche grazie a questo considerevole flusso di denaro;
    al momento si contano oltre 2 mila migranti bloccati nei centri di detenzione ufficiali libici e un numero imprecisato in quelli non ufficiali, controllati dalle diverse bande armate e fazioni in lotta, mentre si continua a morire lungo la rotta del Mediterraneo centrale – con oltre 230 vittime dall'inizio dell'anno;
    il segretario generale dell'Onu ha chiesto dunque di interrompere la cooperazione per la cattura dei migranti in mare esortando «gli Stati membri a rivedere le politiche a sostegno del ritorno di rifugiati e migranti in quel Paese». Nonostante tutto ciò, l'Italia, Malta e l'agenzia europea Frontex, hanno intensificato il sostegno alla Guardia costiera libica a cui vengono segnalati i barconi da intercettare anche all'interno di SAR europee;
    il libero accesso ai campi di prigionia ufficiali resta precluso ai funzionari Onu. Tuttavia nelle ultime settimane gli osservatori «hanno potuto documentare otto casi di donne e ragazze che erano state stuprate da trafficanti e personale di sicurezza libico». Ulteriore prova della connessione diretta tra uomini delle istituzioni e contrabbandieri di vite umane;
    la Corte penale internazionale ha aperto un'indagine per crimini contro l'umanità, per violazioni sistematiche, organizzate e continuate da parte delle autorità libiche, che sono le stesse con cui noi abbiamo sottoscritto un memorandum d'intesa nel 2017, che oggi è in fase di revisione in sede di comitato bilaterale, a cui l'Italia continua ad affidare mezzi navali e con cui coltiva relazioni costanti;
    precedentemente, l'anno scorso, in una delle 35 raccomandazioni che il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic ha fatto agli Stati membri dell'organizzazione e in particolare a quelli che sono anche membri della UE affinché rispettino il giusto equilibrio tra il diritto di controllare i confini e il dovere di proteggere le vite e i diritti delle persone soccorse nel Mediterraneo, è stata quella di chiedere agli Stati membri dell'Unione europea di sospendere ogni collaborazione con la Libia finché non sarà provato che non siano violati i diritti umani delle persone sbarcate sulle sue coste;
    il 5 aprile 2019 il direttore generale dello OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), Antonio Vitorino ha dichiarato: «I migranti, compresi uomini, donne e bambini che sono detenuti in condizioni spesso subumane in un rapido deterioramento della situazione di sicurezza sono particolarmente vulnerabili», ha continuato, osservando che «la Libia non è un posto sicuro per rimpatriare i migranti che hanno tentato e fallito per raggiungere l'Europa»;
    il 5 giugno 2019 Sam Turner, capo missione di MSF in Libia aveva dichiarato: «A differenza della popolazione libica, che può lasciare le case circondate dai combattimenti e trasferirsi nei rifugi collettivi, i migranti rinchiusi nei centri di detenzione non hanno vie di fuga, e nel frattempo le condizioni già precarie in cui vivono peggiorano a causa del conflitto»;
    il nostro Paese non può continuare a finanziare alla cieca la missione internazionale con la Guardia costiera libica, in ovvio contrasto con ogni principio di diritto internazionale pur di vedere attenuato il numero degli sbarchi, perché questo si risolve nella evidente violazione dell'articolo 10 della Costituzione e della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo (e della conseguente giurisprudenza della Corte di Strasburgo);
    pertanto qualsiasi azione volta a riportare le persone salvate in mare in Libia si configura come respingimento verso un luogo non sicuro in violazione delle convenzioni e del diritto internazionale. Va ricordato infatti che l'articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione), prevede che «Le espulsioni collettive sono vietate» e «Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti»;
    lo stesso principio di non respingimento è sancito dall'articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, integrato dall'articolo 3 della Convenzione ONU contro la tortura, quindi richiamato dai Regolamenti europei n. 656/2014 e 1624/2016, che impedisce di respingere una persona verso uno Stato dove la sua vita sarebbe in pericolo o dove essa rischi di essere sottoposta a tortura o altro trattamento inumano o degradante. Questo divieto è stato interpretato dalla Corte europea dei diritti umani come applicabile anche ai casi di respingimento in alto mare. È quindi evidente come respingere una nave con persone soccorse verso un territorio dove queste persone potrebbero subire una violazione di diritti fondamentali costituisce un atto illecito;
    il Regolamento di Frontex n. 656/2014 definisce il place of safety come il «...luogo in cui si ritiene che le operazioni di soccorso debbano concludersi e in cui la sicurezza per la vita dei sopravvissuti non è minacciata, dove possono essere soddisfatte le necessità umane di base e possono essere definite le modalità di trasporto dei sopravvissuti verso la destinazione successiva o finale tenendo conto della protezione dei loro diritti fondamentali nel rispetto del principio di non respingimento...»;
    quando le autorità italiane sollecitano la responsabilità SAR «libica», con riferimento alle persone che, trovandosi a bordo di gommoni in acque internazionali, sono state segnalate per prima alle autorità italiane, e dunque ricadono già sotto la giurisdizione italiana, indipendentemente dallo stato di bandiera dei mezzi civili o militari che vengono coinvolti nel soccorso, realizzano tutti gli estremi di una consegna (rendition) di quelle stesse persone alle autorità di un paese che non garantisce un luogo di sbarco sicuro, che non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati, nel quale sono note le collusioni tra autorità statali e trafficanti, e che, non da ultimo si trova in una fase di conflitto armato e di gravi violazione dei diritti umani anche ai danni della popolazione libica;
    la collaborazione con il centro di coordinamento libico (JRCC) contraddice quindi le norme internazionali in materia di diritti umani e diritto dei rifugiati, innanzitutto perché i migranti corrono il pericolo di essere sottoposti a tortura e trattamenti inumani e degradanti in Libia e in secondo luogo, perché le stesse autorità libiche potrebbero respingere i migranti stessi verso i loro Stati di origine, dove potrebbero nuovamente essere sottoposti a tortura, trattamenti inumani e degradanti e persecuzioni, in violazione alle norme sulla tutela dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati;
    ricordiamo come nel caso «Hirsi Jamaa» la Corte di Strasburgo abbia affermato che «l'Italia non può liberarsi della sua responsabilità invocando gli obblighi derivanti dagli accordi bilaterali con la Libia. Infatti, anche ammesso che tali accordi prevedessero espressamente il respingimento in Libia dei migranti intercettati in alto mare, gli Stati membri rimangono responsabili anche quando, successivamente all'entrata in vigore della Convenzione e dei suoi Protocolli nei loro confronti, essi abbiano assunto impegni derivanti da Trattati»;
    il nostro Governo, continuando a supportare e finanziare il sistema d'intercettazione e di controllo della Guardia Costiera Libica si rende corresponsabile delle violenze, delle torture e delle sistematiche violazioni dei diritti che i migranti subiscono durante la loro permanenza nei centri di detenzione, in cui vengono rimandati una volta intercettati e ricondotti in Libia;
    diversi report di organizzazioni non governative e molte inchieste giornalistiche dimostrano come siano spesso le stesse milizie ed in particolare quelle delle città costiere a gestire sia i traffici di esseri umani che le attività della Guardia Costiera e nello stesso rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU viene segnalato un alto rischio di infiltrazione e di legami tra il personale della Guardia Costiera Libica e le milizie che spesso gestiscono anche il traffico di esseri umani;
    il quotidiano Avvenire per esempio ha raccontato minuziosamente del ruolo di Abdurahman al-Milad, detto al-Bija, capo della guardia Costiera Ovest che controlla l'area che va da Tripoli a Zuara, in cui si trovano alcuni dei principali punti di partenza per le coste europee, al-Bija è contemporaneamente a capo delle milizie di Zawya, tra le più importanti schieratesi a supporto del governo di Al Serraji a difesa di Tripoli e secondo un rapporto delle Nazioni Unite, è a capo di un'organizzazione criminale che sfruttando il suo doppio ruolo di capo di una milizia e di capo della Guardia Costiera, gestisce il traffico di esseri umani, la cattura e la detenzione dei migranti nei centri governativi e non. Gli uomini di Bija sono responsabili di violenze inaudite, stupri, estorsioni, torture, omicidi e vendita di esseri umani come schiavi. Nei suoi confronti, le Nazioni unite hanno disposto diverse sanzioni;
    in uno stralcio di uno dei documenti a disposizione della Procura presso la corte penale internazionale in Olanda riportato da Avvenire.it si legge che: «Le sue forze erano state destinatarie di una delle navi che l'Italia ha fornito alla Lybian Coast Guard», alcuni uomini della sua milizia «avrebbero beneficiato del Programma Ue di addestramento»;
    i giornalisti italiani, Nello Scavo e Nancy Porsia, sono attualmente sotto scorta nel nostro Paese per le minacce subite da Bija, dopo aver raccontato esattamente quali siano i suoi traffici e il ruolo avuto dallo stesso nella Guardia costiera libica;
    si ricorda a tal proposito che Bija è stato ricevuto in Italia e accolto come esponente della Guardia costiera libica e con tale ruolo ha partecipato ad incontri ufficiali che servivano ad implementare la cooperazione proprio in funzione della missione di supporto alle attività della Guardia costiera libica;
    il 29 maggio 2020 il gup del Tribunale di Messina ha condannato tre uomini a venti anni ciascuno con l'accusa di sequestro di persona, tratta di esseri umani e tortura. Secondo l'accusa i tre uomini avrebbero trattenuto in un campo di prigionia libico decine di profughi pronti a partire per l'Italia. I migranti avevano raccontato di essere stati torturati, picchiati e di aver visto morire compagni di prigionia. I tre, come hanno appurato gli inquirenti, avrebbero gestito per conto di una organizzazione criminale il campo di prigionia a Zawya, lo stesso che è sotto il controllo di Bija;
    pertanto, in questo contesto la cooperazione italiana con il governo libico ed in particolare attraverso la Missione di supporto alla Guardia Costiera libica per quanto riguarda l'addestramento e il coordinamento delle operazioni di salvataggio da parte di quella autorità rappresenterebbe una partecipazione diretta dell'Italia ad azioni di respingimento in violazione di tutte le convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani;
    non si ha invece notizia delle modifiche richieste al governo libico che a novembre hanno giustificato il rinnovo dell'accordo;
    alla luce di quanto fin qui esposto appare del tutto evidente l'urgenza di sospendere tutti gli accordi con la Libia in materia di controllo dei flussi migratori fino a quando non verranno ripristinate delle condizioni minime di dialogo e di sicurezza in Libia e per non renderci corresponsabili delle violenze che subiscono i migranti e i richiedenti asilo che vengono respinti grazie anche al contributo e al supporto logistico e al finanziamento, anche del governo italiano, in luoghi di detenzione, di tortura che sono e sembrano sempre di più campi di concentramento;
    il Governo ha invece nella recente deliberazione del Consiglio dei ministri deciso non solo di mantenere il proprio sostegno, ma di prorogare la Missione di supporto alla Guardia Costiera Libica incrementando il finanziamento da euro 6.923.570 a euro 10.050.160, per un totale di 58,28 milioni di euro diretti alle autorità libiche, che portano il costo sostenuto dai contribuenti italiani a sostegno dell'accordo Italia-Libia, siglato nel 2017, a 213 milioni di euro;
    il fragile cessate il fuoco appena raggiunto può invece essere l'occasione per definire un Piano di evacuazione, coordinato a livello europeo, di tutti i migranti e rifugiati detenuti arbitrariamente, proponendo inoltre un piano di riforme che metta fine alla loro detenzione obbligatoria e automatica,
    alla luce delle considerazioni che precedono, non si autorizza la proroga della missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera Libica della Marina militare libica e alla General Administration for Coastal Security – Corpo della Guardia di finanza (scheda n. 22/2020).
(6-00118) «Palazzotto, Orfini, Magi, Sarli, Boldrini, Muroni, Pini, Fratoianni, Lattanzio, Bruno Bossio, Rizzo Nervo, Trizzino, Siani, Gribaudo, Raciti, Pastorino, Fassina, Fioramonti, Fusacchia, Cecconi, Ungaro, Schirò».


PROPOSTA DI LEGGE: DELRIO ED ALTRI: DELEGA AL GOVERNO PER RIORDINARE, SEMPLIFICARE E POTENZIARE LE MISURE A SOSTEGNO DEI FIGLI A CARICO ATTRAVERSO L'ASSEGNO UNICO E UNIVERSALE (A.C. 687-A) E ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE: GELMINI ED ALTRI; LOCATELLI ED ALTRI (A.C. 2155-2249)

A.C. 687-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo.

A.C. 687-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:

  All'articolo 1, comma 1, apportare le seguenti modificazioni:
   dopo la parola: potenziare inserire le seguenti: , anche in via progressiva,;
   dopo le parole: l'assegno unico e universale aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Tale assegno, basato sul principio universalistico, costituisce un beneficio economico attribuito progressivamente a tutti i nuclei familiari con figli a carico nell'ambito delle risorse disponibili ai sensi dell'articolo 3. A tal fine, i criteri per l'assegnazione del beneficio indicati all'articolo 2, comma 1, lettere a), b) e c), sono applicati anche in modo progressivo e graduale in relazione alle predette risorse.

  All'articolo 1, comma 2, lettera h), aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Dall'istituzione e dal funzionamento del predetto organismo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ai suoi componenti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.

  All'articolo 1, comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Alle attività previste dal presente comma si provvede nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

  All'articolo 2, comma 1, lettera f), aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Dall'istituzione e dal funzionamento della predetta commissione non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ai suoi componenti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.

  All'articolo 2, comma 1, apportare le seguenti modificazioni:
   sopprimere la lettera g);
   sostituire la lettera h) con la seguente: h) graduale superamento o soppressione di tutte le misure indicate all'articolo 3, comma 1, lettere a) e b).

Conseguentemente, all'articolo 3, comma 1, lettere a) e b), sostituire le parole: dalla soppressione con le seguenti: dal graduale superamento o dalla soppressione.

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 1.103, 1.109, 1.125, 1.200, 1.202, 1.205, 1.211, 2.27, 2.29, 2.30, 2.31, 2.32, 2.33, 2.34, 2.35, 2.102, 2.103, 2.104, 2.106, 2.107, 2.109, 2.110, 2.111, 2.112, 2.118, 2.119, 2.121, 2.122, 2.205, 3.1, 3.2, 3.4, 3.116, 3.200, 3.201, 3.205 e 3.206 e sugli articoli aggiuntivi 3.02 e 3.03, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative contenute nel fascicolo.

A.C. 687-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Oggetto della delega e princìpi e criteri direttivi generali)

  1. Al fine di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l'occupazione, in particolare femminile, il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro con delega per la famiglia, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, uno o più decreti legislativi volti a riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale.
  2. Oltre ai princìpi e criteri direttivi specifici di cui all'articolo 2, i decreti legislativi di cui al comma 1 osservano i seguenti princìpi e criteri direttivi generali:
   a) l'accesso all'assegno di cui al comma 1 è assicurato per ogni figlio a carico con criteri di universalità e progressività, nei limiti stabiliti dalla presente legge;
   b) l'ammontare dell'assegno di cui al comma 1 è modulato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, come individuata attraverso l'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) o sue componenti, tenendo conto dell'età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo al lavoro per il secondo percettore di reddito nel nucleo familiare;
   c) ai fini dell'accesso e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate diverse dall'assegno di cui al comma 1, il computo di quest'ultimo può essere differenziato nell'ambito dell'ISEE fino al suo eventuale azzeramento;
   d) l'assegno di cui al comma 1 è pienamente compatibile con la fruizione del reddito di cittadinanza, di cui all'articolo 1 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, ed è corrisposto congiuntamente ad esso con le modalità di erogazione del reddito di cittadinanza. Nella determinazione dell'ammontare complessivo si tiene eventualmente conto della quota del beneficio economico del reddito di cittadinanza attribuibile ai componenti di minore età presenti nel nucleo familiare, sulla base di parametri della scala di equivalenza di cui all'articolo 2, comma 4, del decreto-legge n. 4 del 2019;
   e) l'assegno di cui al comma 1 non è considerato per la richiesta e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate, dei trattamenti assistenziali e di altri benefìci e prestazioni sociali previsti da altre norme in favore dei figli con disabilità. Le borse lavoro volte all'inclusione o all'avvicinamento in attività lavorative di persone con disabilità non sono considerate ai fini dell'accesso e per il calcolo dell'assegno;
   f) l'assegno di cui al comma 1 è ripartito in pari misura tra i genitori ovvero, in loro assenza, è assegnato a chi esercita la responsabilità genitoriale. In caso di separazione legale ed effettiva o di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, l'assegno spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto o condiviso l'assegno, in mancanza di accordo, è ripartito in pari misura tra i genitori;
   g) l'assegno di cui al comma 1 è concesso nella forma di credito d'imposta ovvero di erogazione mensile di una somma in denaro;
   h) è istituito un organismo aperto alla partecipazione delle associazioni di tutela della famiglia maggiormente rappresentative, al fine di monitorare l'attuazione e verificare l'impatto dell'assegno di cui al comma 1.

  3. Al momento della registrazione della nascita, l'ufficiale dello stato civile informa le famiglie sul beneficio previsto dalla presente legge, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera h), della legge 7 agosto 2015, n. 124.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 1.
(Oggetto della delega e princìpi e criteri direttivi generali)

  Sostituire gli articoli 1 e 2 con i seguenti:

Art. 1.
(Assegno per ogni figlio a carico)

  1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, per ogni figlio nato o adottato è riconosciuto un assegno mensile di 150 euro per dodici mensilità, fino al compimento del ventunesimo anno di età. Ai fini del beneficio di cui al presente comma, il figlio non deve avere un reddito superiore a 4 mila euro. L'assegno è maggiorato in misura del 40 per cento per ciascun figlio con disabilità, con maggiorazione graduata secondo le classificazioni di condizione di disabilità, anche dopo il compimento del ventunesimo anno di età, qualora il figlio con disabilità risulti ancora a carico.
  2. Ai fini dell'erogazione dell'assegno di cui al comma 1, il nucleo familiare del genitore richiedente il beneficio deve possedere un valore dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, non superiore a 70.000 euro annui in caso un figlio, e 90.000 euro in caso di più figli o in presenza di un figlio con disabilità certificata.
  3. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti criteri e modalità di erogazione dell'assegno, nei limiti delle risorse di cui al presente articolo. Il medesimo decreto definisce altresì le condizioni e le cause di decadenza del beneficio di cui al presente articolo, nonché le modalità di recupero delle eventuali somme indebitamente percepite.
  4. Il contributo di cui al comma 1 non è conteggiato:
   a) ai fini dell'imposta sul reddito di cui all'articolo 8 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;
   b) ai fini del calcolo dell'ISEE, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159;

  5. Ai beneficiari dell'assegno di cui alla presente legge non si applicano le seguenti disposizioni:
   a) decreto del Presidente della Repubblica n. 797 del 1955;
   b) articolo 12, comma 1, lettera c) e comma 1-bis, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, fatte salve le previste detrazioni per ciascun figlio con disabilità certificata;
   c) articolo 2 del decreto-legge 13 marzo 1988, n. 69, convertito con modificazioni, dalla legge 13 maggio 1988, n. 153;
   d) articolo 65, legge 23 dicembre 1998, n. 448;
   e) legge 23 dicembre 2014, n. 190, commi 12-15.

  6. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i criteri e le modalità per l'integrazione dell'assegno di cui al comma 1, nel caso in cui il suo importo annuo risulti inferiore a quello dei benefici che spetterebbero, nel medesimo anno, ai sensi delle disposizioni indicate al comma 5, nel testo vigente alla data di entrata in vigore della presente legge, fino a concorrenza dell'importo di questi ultimi.

Art. 2.
(Copertura finanziaria)

  1. A copertura delle disposizioni di cui all'articolo 1 si provvede: a) mediante le risorse rinvenienti dalle disposizioni di cui al comma 5 del medesimo articolo 1; b) nei limiti delle risorse dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 339, della legge 27 dicembre 2019, n. 160; c) nei limiti di 2.500 milioni di euro annui, mediante riduzione delle disponibilità del fondo di cui all'articolo 1, comma 255, della legge 30 dicembre 2018, n. 145; d) nei limiti delle risorse rinvenienti dalle disposizioni di cui al comma 2.
  2. All'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) al comma 36, lettera a), dopo la parola «ricavi» sono aggiunte le seguenti: «derivanti da servizi digitali»
   b) al comma 41, le parole: «3 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «15 per cento».

  3. Le risorse rinvenienti dall'attuazione del comma 2, opportunamente accertate, affluiscono, sino a un limite massimo di 1.500 milioni di euro annui, in un apposito fondo istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze per essere destinate all'attuazione dell'articolo 1.

  Conseguentemente:
   sopprimere gli articoli 3 e 5;
   sostituire il titolo della proposta di legge con il seguente: Introduzione dell'assegno unico per ogni figlio a carico.
1. 200. Palmieri, Gelmini, Bagnasco, Carfagna, Calabria, Bond, Mugnai, Novelli, Versace, Spena, Brambilla, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 1, dopo la parola: genitorialità aggiungere le seguenti: , anche adottiva,.
1. 38. Bellucci, Varchi.

  Al comma 1, sostituire la parola: dodici con la seguente: tre.
1. 201. Palmieri, Gelmini, Versace, Bagnasco, Carfagna, Calabria, Novelli, Mugnai, Bond, Spena, Brambilla, Dall'Osso, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 1, apportare le seguenti modificazioni:
   dopo la parola: potenziare inserire le seguenti:, anche in via progressiva,;
   dopo le parole: l'assegno unico e universale aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Tale assegno, basato sul principio universalistico, costituisce un beneficio economico attribuito progressivamente a tutti i nuclei familiari con figli a carico nell'ambito delle risorse disponibili ai sensi dell'articolo 3. A tal fine, i criteri per l'assegnazione del beneficio indicati all'articolo 2, comma 1, lettere a), b) e c), sono applicati anche in modo progressivo e graduale in relazione alle predette risorse.
1. 500. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)(Approvato)

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: e le misure volte a favorire la fruizione dei servizi di sostegno alla genitorialità attraverso una dote unica, per un ammontare fino ad un massimo di 400 euro per dodici mensilità per ogni figlio fino ai tre anni di età.
1. 205. Locatelli, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Tiramani, Ziello.

  Al comma 2, lettera a), sopprimere le parole: e progressività;

  Conseguentemente, al medesimo comma,
   sostituire la lettera b) con la seguente:
   b) l'assegno di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b) è riconosciuto in favore delle famiglie con reddito familiare annuo fino a 90.000 euro, anche tenendo conto dei possibili effetti di disincentivo all'offerta di lavoro del secondo percettore di reddito nel nucleo familiare;
   alla lettera c) sostituire le parole da: può essere fino alla fine della lettera, con le seguenti: non è considerato;
   alla lettera g), sopprimere le parole: di credito d'imposta, ovvero.
1. 117. Bellucci, Gemmato.

  Al comma 2, lettera a), sostituire le parole: e progressività, nei limiti individuati nella presente legge con le seguenti:, a prescindere dal reddito familiare e dalle condizioni occupazionali dei genitori;

  Conseguentemente, al medesimo comma, sopprimere la lettera b).
1. 110. Locatelli, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Tiramani, Ziello.

  Al comma 2, sostituire la lettera b) con la seguente:
   b) gli assegni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), sono riconosciuti in favore delle famiglie con reddito familiare annuo fino a 90.000 euro, anche tenendo conto dei possibili effetti di disincentivo all'offerta di lavoro del secondo percettore di reddito nel nucleo familiare.
1. 119. Bellucci, Gemmato.

  Al comma 2, lettera b), sostituire le parole da: sulla base della condizione economica fino alla fine della lettera, con le seguenti: facendo riferimento prioritariamente alla composizione familiare, tenendo conto del numero e dell'età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo all'offerta di lavoro del secondo percettore di reddito nel nucleo familiare, nonché anche in base alla condizione economica del nucleo familiare, come individuata dall'ISEE o da sue componenti; è comunque garantito che i benefici siano sensibilmente superiori, per ciascun percettore, a quelli percepiti anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge;
1. 103. Palmieri, Gelmini, Carfagna, Calabria, Bagnasco, Mugnai, Novelli, Bond, Versace, Spena, Brambilla, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 2, lettera b), aggiungere, in fine, le parole: l'eventuale limite ISEE, qualora introdotto ai fini della concessione dell'assegno, non deve comunque essere inferiore a 70.000 euro annui in caso di un figlio, e a 90.000 euro in caso di più figli o in presenza di un figlio con disabilità;
1. 102. Palmieri, Bagnasco, Gelmini, Calabria, Carfagna, Mugnai, Novelli, Bond, Versace, Spena, Brambilla, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 2, dopo la lettera b), aggiungere la seguente:
   b-bis) l'importo dell'assegno unico non è computato: 1) ai fini della determinazione del reddito complessivo ai sensi dell'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917; 2) ai fini del calcolo dell'indicatore della situazione economica equivalente, determinato ai sensi del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, e dell'articolo 2-sexies del decreto-legge 29 marzo 2016, n. 42, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2016, n. 89.
1. 202. Palmieri, Gelmini, Versace, Bagnasco, Carfagna, Calabria, Novelli, Mugnai, Bond, Spena, Brambilla, Dall'Osso, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 2, dopo la lettera b) aggiungere la seguente:
   b-bis) l'assegno di cui al comma 1 non è considerato ai fini della determinazione del reddito complessivo ai sensi dell'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;
1. 125. Palmieri, Gelmini, Versace, Bagnasco, Carfagna, Calabria, Novelli, Mugnai, Bond, Spena, Brambilla, Dall'Osso, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 2, sostituire la lettera c) con la seguente:
   c) l'importo dell'assegno unico non è considerato:
    1) ai fini della determinazione del reddito complessivo ai sensi dell'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto dei Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;
    2) ai fini del calcolo dell'ISEE di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, e all'articolo 2-sexies del decreto-legge 29 marzo 2016, n. 42, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio, n. 89;
    3) ai fini dell'accesso e per il calcolo delle prestazioni assistenziali diverse da quelle previste dalla presente legge.
1. 109. Locatelli, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Tiramani, Ziello.

  Al comma 2, lettera c), sostituire le parole da: può essere fino alla fine della lettera, con le seguenti: non è considerato;
1. 120. Bellucci, Gemmato.

  Al comma 2, lettera c), aggiungere, in fine, le parole:, prevedendo comunque che la soglia ISEE venga aumentata all'aumentare del numero dei figli presenti nel nucleo familiare.
1. 203. Palmieri, Gelmini, Calabria, Bagnasco, Carfagna, Versace, Mugnai, Novelli, Bond, Brambilla, Spena, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 2, lettera e), dopo le parole: Le borse lavoro aggiungere le seguenti: , o comunque denominate,.
1. 108. Versace, Palmieri, Bagnasco, Gelmini, Calabria, Carfagna, Mugnai, Novelli, Bond, Brambilla, Spena, Labriola, Dall'Osso, Orsini, Squeri.

  Al comma 2, lettera g), sopprimere le parole: di credito d'imposta, ovvero.
*1. 107. Palmieri, Bagnasco, Versace, Mugnai, Novelli, Bond, Brambilla, Spena, Labriola.

  Al comma 2, lettera g), sopprimere le parole: di credito d'imposta, ovvero.
*1. 121. Bellucci, Gemmato.

  Al comma 2, dopo la lettera g), aggiungere la seguente:
   g-bis) le prestazioni di natura assistenziale erogate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali sono pienamente compatibili con i benefìci previsti dalla presente legge e non sono computate ai fini dell'accesso e per il calcolo dell'assegno medesimo.
**1. 111. Locatelli, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Tiramani, Ziello.

  Al comma 2, dopo la lettera g), aggiungere la seguente:
   g-bis) le prestazioni di natura assistenziale erogate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali sono pienamente compatibili con i benefici previsti dalla presente legge e non sono computate ai fini dell'accesso e per il calcolo dell'assegno medesimo.
**1. 116. Schullian, Gebhard, Plangger, Emanuela Rossini.

  Al comma 2, dopo la lettera g), aggiungere la seguente:
   g-bis) l'assegno di cui al comma 1 è pienamente compatibile con la fruizione di eventuali altre misure in denaro a favore dei figli a carico erogate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e degli enti locali.
**1. 111.(Testo modificato nel corso della seduta) Locatelli, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Tiramani, Ziello.
(Approvato)

  Al comma 2, dopo la lettera g), aggiungere la seguente:
   g-bis) l'assegno di cui al comma 1 è pienamente compatibile con la fruizione di eventuali altre misure in denaro a favore dei figli a carico erogate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e degli enti locali.
**1. 116.(Testo modificato nel corso della seduta) Schullian, Gebhard, Plangger, Emanuela Rossini.
(Approvato)

  Al comma 2, dopo la lettera g), aggiungere la seguente:
   g-bis) l'assegno di cui al comma 1 può, su decisione anche congiunta dei servizi sociali, sanitari o scolastici pubblici territorialmente competenti, per periodi definiti e per una quota non superiore a un terzo, essere impegnato in progetti territoriali o domiciliari, al fine di sostenere la genitorialità o prevenire e contrastare la marginalità minorile e giovanile. Gli stessi servizi possono vigilare sulla corretta e integrale destinazione dell'assegno a favore dei figli a carico, anche disponendo controlli.
1. 210. Siani, Carnevali, Rizzo Nervo, Pini, Schirò.

  Al comma 2, sopprimere la lettera h).
1. 204. Palmieri, Bagnasco, Gelmini, Versace, Mugnai, Carfagna, Calabria, Novelli, Bond, Brambilla, Spena, Labriola, Orsini, Squeri.

  Al comma 2, sostituire la lettera h) con la seguente:
   h) il monitoraggio sull'attuazione e sull'impatto dell'assegno di cui al comma 1 è assegnato a un organismo tecnico scientifico, con la partecipazione delle associazioni di tutela delle famiglie.
1. 211. Carnevali, Siani, Rizzo Nervo, Pini, Schirò.

  Al comma 2, lettera h), sostituire le parole: della famiglia con le seguenti: delle famiglie.
1. 600. La Commissione.

  Al comma 2, lettera h), aggiungere, in fine, i seguenti periodi: Dall'istituzione e dal funzionamento del predetto organismo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Ai suoi componenti non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.
1. 501. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)

  Al comma 3, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Alle attività previste dal presente comma si provvede nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
1. 502. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)

MOZIONI MELONI ED ALTRI N. 1-00274, ZANELLA ED ALTRI N. 1-00354, MORELLI ED ALTRI N. 1-00363 E SERRITELLA, BRUNO BOSSIO, PAITA, STUMPO ED ALTRI N. 1-00364 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL SETTORE DELLE TELECOMUNICAZIONI E PER L'EFFICIENZA E LA SICUREZZA DELLE RETI DI COMUNICAZIONE ELETTRONICA

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    l'azionariato di Telecom Italia mobile (Tim) è composto da Vivendi (23,94 per cento) Cassa depositi e prestiti (9,89 per cento), Paul Elliott Singer (9,55 per cento), gruppo Telecom Italia (1,08 per cento), investitori istituzionali italiani (1,91 per cento), investitori istituzionali esteri (43,77 per cento), altri azionisti (9,86 per cento);
    l'assetto azionario di Open fiber è costituito da una partecipazione paritetica tra Enel s.p.a. e Cassa depositi e prestiti equity s.p.a., società del gruppo Cassa depositi e prestiti;
    la Commissione europea ha adottato, il 19 maggio 2010, la comunicazione «Un'Agenda digitale europea» (COM (2010)245), che rappresenta una delle sette «iniziative faro» della Strategia per la crescita «Europa 2020», prevedendo tre obiettivi in tema di banda larga ed ultralarga, con diverse scadenze temporali: banda larga di base per tutti entro il 2013; banda larga veloce (pari o superiore a 30 mbps) per tutti entro il 2020; banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 mbps) per almeno il 50 per cento degli utenti domestici europei entro il 2020;
    con la comunicazione COM (2016)587 «Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei gigabit europea», la Commissione europea ha annunciato gli obiettivi per il 2025: 1) connettività di almeno un 1 gbps per scuole, biblioteche e uffici pubblici; 2) connettività di almeno 100 mbps per tutte le famiglie europee; 3) copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e lungo i principali assi di trasporto terrestre;
    al fine di conseguire gli obiettivi europei, la Strategia italiana per la banda ultralarga è stata approvata dal Consiglio dei ministri, nella seduta del 3 marzo 2015, anche sulla base delle risultanze dell'indagine conoscitiva congiunta dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla concorrenza statica e dinamica nel mercato dei servizi di accesso e sulle prospettive di investimento nelle reti di telecomunicazioni a banda larga e ultralarga rese note l'8 novembre 2014;
    con riferimento agli interventi dal lato dell'offerta, nell'ambito del piano nazionale banda ultralarga si è preso atto che l'obiettivo europeo «Banda larga ultraveloce» non può essere conseguito senza un intervento pubblico che stimoli ed orienti la programmazione dei privati;
    nel piano si è proceduto, a questo scopo, a distinguere il territorio nazionale, da un punto di vista tecnico, in 94.645 sotto-aree e da un punto di vista della qualità delle connessioni in 4 cluster di intervento a seconda del livello di coinvolgimento pubblico necessario per il conseguimento dell'obiettivo, prevedendo il cluster C – aree marginali (nelle quali gli operatori possono maturare l'interesse a investire in reti con più di 100 mbps soltanto grazie a un sostegno statale) e il cluster D – aree a fallimento di mercato (cosiddette «aree bianche») per le loro caratteristiche di scarsa densità abitativa e di dislocazione frastagliata sul territorio, per le quali solo l'intervento pubblico diretto può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 mbps;
    il piano ha programmaticamente destinato, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, 3,5 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione, rinviando a una successiva delibera l'assegnazione di ulteriori risorse nel limite massimo di 1,3 miliardi di euro. Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, potranno essere conferite al piano strategico per la banda ultralarga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro;
    il primo bando per la realizzazione della rete in fibra nelle cosiddette «aree bianche», quelle cioè a fallimento di mercato, e «grigie» raggruppate nei cluster C e D previsti dal piano nazionale banda ultralarga ha previsto un finanziamento pubblico di 1,4 miliardi di euro, suddivisi in più di un miliardo di euro di fondi statali e 352 milioni di euro ai fondi strutturali a livello regionale. La gara è stata aggiudicata ad Open fiber ed il bando ha riguardato la progettazione, la realizzazione, la manutenzione e la gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, atta a consentire agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi ad utenti finali a 100 mbps. La rete è stata ceduta in concessione a Open fiber per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica alla scadenza della stessa;
    il 24 agosto 2016 è stato pubblicato il secondo bando per la costruzione della rete pubblica a banda ultralarga nelle aree bianche, suddiviso in 6 lotti funzionali e concernente le regioni Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Lazio, Basilicata, Campania, Umbria, Sicilia, Marche, Liguria e provincia di Trento. Anche in tal caso la procedura è stata aggiudicata all'operatore Open fiber;
    il terzo bando di gara, relativo all'aggiudicazione dei lotti riguardanti le tre regioni rimanenti (Puglia, Calabria e Sardegna), è stato pubblicato il 17 aprile 2018; la gara si è conclusa il 18 dicembre 2018 ed è stata aggiudicata il 30 gennaio 2019. Anche in tal caso è risultato aggiudicatario per tutti i lotti l'operatore Open fiber;
    la fibra ottica è l'unica tecnologia che, per caratteristiche fisiche, può essere definita realmente «a prova di futuro» e non soggetta al degrado di prestazioni dovuto all'ampliarsi dei servizi disponibili in rete. Lo sviluppo rapido e sostenibile della fibra ottica è, quindi, prioritario per il Paese in quanto premessa necessaria e ineludibile per lo sviluppo del 5G, dell’«Industria 4.0» e per realizzare la rivoluzione digitale che rappresenta la più concreta occasione di benessere e di lavoro per le nuove generazioni;
    la direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018, che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, riconosce che i proprietari di rete, il cui modello di business (wholesale only) si limita alla fornitura di servizi all'ingrosso ad altri soggetti, svolgono un ruolo positivo nella creazione di un mercato all'ingrosso dinamico, con effetti positivi per la concorrenza nel mercato al dettaglio a valle;
    la stessa direttiva considera il modello di business wholesale only attraente per potenziali investitori finanziari interessati a infrastrutture meno volatili e con prospettive a più lungo termine di installazione delle reti ad altissima capacità;
    si rileva che la presenza di concorrenza sul mercato delle telecomunicazioni ha ampliato negli ultimi 20 anni la disponibilità dei servizi, riducendone i costi per i consumatori. Qualsiasi riduzione di concorrenza, in assenza dei necessari e tempestivi interventi regolatori, sicuramente non sarebbe nell'interesse dei cittadini, che dovrebbero sostenere costi più alti e soprattutto porterebbe, con ogni probabilità, ad un rallentamento del necessario processo di aggiornamento delle reti verso l’ultra broad band;
    come documentato dalla Commissione europea nel rapporto «Desi 2018», il nostro Paese mostra un mercato caratterizzato da un crescente livello di concorrenza infrastrutturale, in primo luogo grazie all'ingresso sul mercato di Open fiber, operatore wholesale only non verticalmente integrato, che alla fine del 2016 ha completato l'acquisizione di Metroweb Italia da F2i e Fsi Investimenti. Sempre secondo la Commissione europea, si assiste in Italia a un crescente livello di concorrenza a livello infrastrutturale e a una combinazione di investimenti a carattere pubblico e privato, grazie ai quali si sta registrando un significativo miglioramento sul fronte dell'installazione di reti di accesso in fibra ottica di nuova generazione, in conformità agli obiettivi previsti dall'Agenda digitale della Commissione europea, con conseguenti effetti positivi anche sul fronte della domanda che sta aumentando in parallelo, anche se ad un ritmo più lento;
    guardando l'indice Desi, utilizzato dalla Commissione europea per misurare l'evoluzione della competitività digitale dei Paesi membri, l'Italia nel 2018 è quartultima, la stessa posizione che ricopriva nel 2017, ma anche la stessa che ricopriva nel 2014;
    il decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria, in linea con il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, all'articolo 23-ter, prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni possa indicare uno schema di eventuale aggregazione volontaria dei beni relativi alle reti di accesso appartenenti a diversi operatori, in un soggetto giuridico non verticalmente integrato e wholesale, appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi indipendenti, ossia diversi da operatori di rete verticalmente integrati, volto a massimizzare lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove e avanzate a banda ultralarga, con le migliori tecnologie disponibili, comunque in grado di fornire connessioni stabili, anche tenuto conto delle possibili inefficienze derivanti dall'eventuale duplicazione di investimenti. In caso di attuazione dello schema da parte degli operatori, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni determina gli adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito, tenendo conto anche del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite, della forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti e delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete;
    occorre puntare, quindi, a un'aggregazione tra le reti di Tim e Open fiber con un baricentro azionario nella Cassa depositi e prestiti e non in capo all'operatore verticalmente integrato; un'aggregazione aperta alla gestione della nuova rete da parte degli operatori infrastrutturali già attivi sul territorio nazionale;
    il baricentro azionario in capo a Cassa depositi e prestiti rappresenterebbe, inoltre, il miglior strumento per garantire al nostro Paese la sicurezza delle reti e dei servizi, in modo da resistere, a un determinato livello di riservatezza, a qualsiasi azione che comprometta la disponibilità, l'autenticità, l'integrità o la riservatezza di reti e servizi e dei dati conservati, trasmessi o trattati;
    ipotesi di fusione per incorporazione di Open fiber in Tim (come riportate dai media), e cioè in capo all'operatore verticalmente integrato, risulterebbero, quindi, contrarie allo spirito del codice europeo imperniato, come detto, sulla figura dell'operatore wholesale only e sulla promozione del co-investimento per la realizzazione di reti ad altissima capacità trasmissiva, nonché al recente intervento legislativo del Parlamento italiano che esclude espressamente una siffatta aggregazione in capo all'operatore verticalmente integrato;
    inoltre, una simile operazione determinerebbe la fusione tra le due principali infrastrutture di rete italiane, quella dell'operatore storico Tim e quella del suo principale concorrente Open fiber (peraltro, quest'ultimo, beneficiario dei fondi pubblici stanziati a favore dell'aggiudicatario delle tre gare bandite da Infratel e della maggiorazione di punteggio prevista proprio a favore degli operatori wholesale only). Detta fusione solleverebbe evidenti criticità, sia sul versante regolamentare che su quello antitrust, in quanto pregiudicherebbe quell'assetto concorrenziale auspicato dal regolatore europeo e nazionale sin dal lontano 1998, anno in cui fu completata la liberalizzazione del settore;
    viceversa, l'aggregazione delle reti Tim e Open fiber con il baricentro azionario nella Cassa depositi e prestiti e non in capo all'operatore verticalmente integrato consentirebbe lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove e avanzate a banda ultralarga, assicurando la necessaria transizione degli asset consistenti nell'infrastruttura di rame destinata ad essere dismessa; una soluzione del genere (ovvero quella di una società pubblica della rete che sia: a) unica, b) non verticalmente integrata, c) sul modello wholesale only) sarebbe peraltro in linea con i livelli di partecipazione pubblica negli assetti proprietari dei principali operatori di telecomunicazioni europei e in totale assonanza con quanto auspicato dalla stessa Unione europea a proposito dell'adozione del modello wholesale only come modello europeo per assicurare il dovuto sostegno infrastrutturale alle esigenze di crescita dell'economia europea. Va inoltre ricordato che un operatore wholesale only non ha alcun incentivo a discriminare gli operatori nel mercato al dettaglio, dal momento che non opera in tale mercato, diversamente dall'operatore verticalmente integrato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per risolvere l'ormai annoso problema della condizione di stallo dell'intero settore delle telecomunicazioni italiane, che ormai si protrae da alcuni anni, una condizione di stallo che blocca le operations strategiche degli operatori, rallenta gli investimenti, allontana gli investitori istituzionali e internazionali, conferisce all'intero settore industriale uno stato di incertezza e di scarsa propensione per il futuro, accentua la condizione di crisi di molte società dell'indotto, le quali, a causa dello stato di stallo, si trovano in condizioni di gravi difficoltà con conseguenti ricadute anche sul piano occupazionale, mentre l'operatore nazionale incumbent non sembra neanche in condizione di valorizzare l'immensa mole di personale molto qualificato che ha;

2) a promuovere, mediante la partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in Tim e in Open fiber, l'aggregazione dei beni relativi alle reti di telecomunicazioni e a tutti gli asset infrastrutturali appartenenti a diversi operatori in capo a un soggetto giuridico non verticalmente integrato, creando una società unica della rete, con modello di business fondato sul wholesale only e controllato dalla stessa Cassa depositi e prestiti;

3) ad adottare iniziative per far sì che la «società della rete» possa garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati, assicurando l'ottimizzazione degli investimenti già effettuati e imponendo la verifica periodica del programma di sviluppo nazionale sotto il controllo della Presidenza del Consiglio dei ministri, con un piano industriale vincolante che preveda il rispetto degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana ed europea;

4) ad individuare le forme più adeguate ed avanzate per assicurare la sicurezza e l'integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, proteggendo l'integrità delle informazioni relative ai cittadini italiani e ai consumatori e garantendo la protezione della proprietà intellettuale dei brevetti e della ricerca di imprese ed università italiane contro ogni attacco nei confronti della sovranità digitale e tecnologica del Paese, posto che tutto ciò rappresenta un obiettivo ineludibile che anche in Italia, come già accade in tutti i principali Paesi dell'Unione europea, deve individuare le forme più adeguate di governance, per una valorizzazione delle competenze e delle responsabilità, e le forme più efficaci di intercettazione delle risorse adeguate e di ottimizzazione del loro uso.
(1-00274) «Meloni, Lollobrigida, Butti, Rotelli, Maschio».


   La Camera

impegna il Governo:

1) ad intraprendere in termini brevi un'iniziativa di impulso e raccordo attraverso l'istituzione di un tavolo operativo di confronto con gli operatori e le autorità competenti. Obiettivo del tavolo sarà valutare la condizione del settore, anche alla luce della crisi economica legata al Covid, individuare eventuali azioni da intraprendere sul piano regolamentare, normativo e di accelerazione dell'azione amministrativa per raggiungere gli obiettivi sanciti dalla Strategia digitale ed affrontare le eventuali criticità aziendali e le loro ricadute sul piano occupazionale;

2) a dare impulso, nel rispetto delle regole del mercato e dei principi che tutelano la concorrenza – compatibilmente con i saldi di finanza pubblica e nei limiti delle proprie competenze – ad una valutazione delle opzioni previste dal nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche per assicurare l'obiettivo della massima efficienza degli investimenti nello sviluppo delle reti a banda ultralarga, ciò anche in considerazione della partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in TIM e in Open Fiber;

3) ad adottare tutte le possibili e idonee iniziative per garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati, assicurando l'ottimizzazione degli investimenti e imponendo la verifica periodica del programma di sviluppo nazionale;

4) a continuare nell'individuazione di ulteriori forme di tutela della sicurezza e dell'integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, al fine di continuare a proteggere l'integrità delle informazioni relative ai cittadini italiani e ai consumatori e di garantire la protezione della proprietà intellettuale dei brevetti e della ricerca di imprese ed università italiane contro ogni attacco nei confronti della sovranità digitale e tecnologica del Paese.
(1-00274)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Meloni, Lollobrigida, Butti, Rotelli, Maschio».


   La Camera,
   premesso che:
    la Commissione europea nel marzo 2010 ha presentato la strategia «Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva», la cui finalità era quella di uscire dalla crisi e preparare l'economia dell'Unione europea in vista delle sfide del decennio successivo;
    tra le sette iniziative faro della strategia «Europa 2020» vi era l'Agenda digitale europea, il cui fine era quello di valorizzare il ruolo chiave delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per raggiungere gli obiettivi di crescita «intelligente, sostenibile ed inclusiva» che l'Europa si era prefissata per il 2020;
    l'Agenda digitale europea si componeva a sua volta di 7 azioni fondamentali o pilastri, tra questi l'accesso ad internet veloce e superveloce. In base a tale pilastro in ogni Stato membro entro il 2020 si sarebbe dovuta raggiungere una copertura con banda larga pari o superiore a 30 mbps per il 100 per cento ed una copertura con banda larga ultraveloce con copertura 100 mbps per il 50 per cento degli utenti domestici;
    il 3 marzo 2015 il Governo italiano, al fine di soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020, ha approvato la «Strategia italiana per la banda ultralarga», con l'obiettivo di contribuire a ridurre il gap infrastrutturale e di mercato esistente, attraverso la creazione di condizioni più favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazione fisse e mobili, che rappresenta il quadro nazionale di riferimento per le iniziative pubbliche a sostegno dello sviluppo delle reti a banda ultralarga in Italia;
    la prima fase dell'attuazione della strategia ha riguardato le aree a fallimento di mercato definite «aree bianche» presenti sull'intero territorio nazionale;
    la strategia scelta è stata quella di sostenere, tramite fondi nazionali e fondi comunitari, un modello ad intervento diretto, autorizzato dalla Commissione europea ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato;
    gli obiettivi perseguiti dalla strategia sono: a) la copertura ad almeno 100 mbps fino all'85 per cento della popolazione; b) la copertura ad almeno 30 mbps della restante quota di popolazione; c) la copertura ad almeno 100 mbps di sedi ed edifici pubblici (scuole, ospedali e altro), delle aree di maggior interesse economico e concentrazione demografica, delle aree industriali, delle principali località turistiche e degli snodi logistici;
    nella realizzazione del piano il territorio nazionale è stato suddiviso in 94.645 aree territoriali di riferimento, a loro volta raggruppati in 4 tipologie di cluster di intervento a seconda del livello di coinvolgimento pubblico necessario per il raggiungimento dell'obiettivo prefissato, con i cluster C e D corrispondenti alle «aree bianche», prevedendo che nel cluster C rientrino le aree nelle quali è prevedibile o è previsto un co-investimento dei privati solo a fronte della concessione di incentivi e che nel cluster D rientrino le aree cosiddette a fallimento di mercato;
    per l'infrastrutturazione delle aree bianche sono stati effettuati tre bandi tra il 2017 e il 2019 tutti assegnati ad Open fiber, il cui assetto azionario è costituito da una partecipazione paritetica tra Enel s.p.a. e Cassa depositi e prestiti equity s.p.a., società del gruppo Cassa depositi e prestiti;
    nella realizzazione dell'infrastrutturazione della banda ultralarga, oggetto dei bandi assegnati ad Open fiber, si sono registrati e si registrano gravi ritardi rispetto ai tempi previsti per la realizzazione dei lavori. Ritardi riconosciuti ufficialmente dallo stesso Ministro dello sviluppo economico che, nel corso di un'audizione parlamentare svolta a gennaio 2020 presso il Senato della Repubblica, ha dichiarato che «il piano avrebbe dovuto essere implementato fino all'80 per cento entro il 2020. Ma se arrivassimo al 40 per cento saremmo già autori di un'accelerazione forte perché oggi solo 80 comuni sono stati collaudati su oltre 6 mila»;
    dai dati pubblicati nel mese di maggio 2020 da Infratel, società in house del Ministero dello sviluppo economico, si apprende che la progettazione definitiva a livello nazionale riguarda l'85 per cento dei comuni. Per quanto riguarda la progettazione esecutiva il dato si abbassa al 42 per cento. L'infrastrutturazione della fibra è stata conclusa solo in 248 comuni, su un totale di oltre 6.000, e i lavori collaudati si attestano a 69 totali;
    le notevoli e preoccupanti criticità rilevate nell'infrastrutturazione della banda ultralarga all'interno delle aeree bianche e la necessità di evitare il loro ripetersi anche nelle aree grigie, ove sono ubicate circa 7.000 aree industriali ad oggi prive di connessione in fibra oltre 30 mbps, tramite modalità di gara diverse da quelle seguite per le aree bianche, con lotti di dimensione inferiore e il coinvolgimento di un maggior numero di operatori, sono state già oggetto di uno specifico atto di indirizzo presentato dai firmatari della presente mozione (la risoluzione conclusiva di dibattito in Commissione n. 8-00058) e approvato dalla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati;
    l'adeguato sviluppo della connettività digitale sull'intero territorio nazionale in tutte le sue forme dalla banda ultraveloce, al 5G, alla tecnologia lte, al fixed wireless access, costituisce una delle principali priorità per il nostro Paese in diversi settori strategici. Come emerso a seguito della crisi prodotta dall'epidemia di COVID-19, con milioni di famiglie che per circa due mesi si sono riversate sulle connessioni digitali per svolgere lo smart working o la didattica digitale a distanza, un'adeguata digitalizzazione ed un accesso universale alle connessioni più adeguate è un obiettivo indispensabile;
    l'Italia figura, infatti, al 24o posto fra i 28 Stati membri dell'Unione europea nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (Desi, digital economy and society index) della Commissione europea per il 2019;
    Il quadro preoccupante della situazione del nostro Paese è confermato dall’Imd World digital competitiveness ranking, che misura la competitività digitale analizzando competenze e capacità di adottare le nuove tecnologie come fattore di crescita economica e sociale in 63 Paesi. L'Italia figura al 41o posto, la Germania al 17o, l'Irlanda al 19o, la Francia al 24o e la Spagna al 28o;
    secondo l'indice Desi 2019 la connettività resta insufficiente, nella media dell'Unione europea, per far fronte alla crescente domanda di banda larga veloce e ultraveloce. Il 60 per cento delle famiglie europee ha accesso alla connettività ultraveloce di almeno 100 megabit per secondo (mbps) ed è in aumento il numero di abbonamenti alla banda larga. L'Italia si colloca al 19o posto per connettività con una percentuale del 57,6 e con un significativo miglioramento rispetto all'indice Desi del 2018, dovuto anche alla preparazione del 5G. Il superamento della media dell'Unione europea (83 per cento) è stato raggiunto con la copertura della banda larga veloce (nga), raggiungendo il 90 per cento delle famiglie. Viceversa, nonostante un lieve tasso di crescita, per la banda larga ultraveloce (100 mbps e oltre) l'Italia si colloca tra i Paesi con maggiore ritardo, con una percentuale di utenti serviti del 24 per cento contro il 60 per cento della media dell'Unione europea (27o posto);
    al centro del dibattito politico in materia di telecomunicazioni con riferimento specifico alle pertinenti infrastrutture c’è quello della proprietà e della gestione della rete. A favore di una cosiddetta «rete unica» a controllo pubblico si sono espressi diversi componenti del Governo, tra cui il Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, definendo la rete unica strategica e prospettando di fatto il ricorso al golden power in caso di esiti alternativi;
    la sicurezza nazionale costituisce un tema di grande rilevanza, che deve essere garantita con gli strumenti più idonei da parte del Governo sulla base della normativa vigente, anche se a tal proposito è opportuno ricordare come il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), proprio in un recente intervento in materia di telecomunicazioni, abbia sottolineato come «non si può dilatare all'estremo il concetto di sicurezza nazionale, a meno che non si ritenga di abbandonare il modello di economia aperta»;
    l'obiettivo ideale da perseguire consisterebbe in una sinergia infrastrutturale che sia in grado di connettere l'intero territorio nazionale, garantendo un accesso e un servizio uniforme per gli utenti, riducendo le inefficienze e le diseconomie, nonché i costi per gli operatori e le duplicazioni di impianti, ma al tempo stesso in grado di assicurare la libertà di concorrenza tra i vari operatori del settore, scongiurando il ripetersi di quando già accaduto in Australia con il National broadband network;
    le priorità da perseguire nell'infrastrutturazione della banda ultralarga e, più in generale, nel settore della telecomunicazione digitale consistono nella massima diffusione della connettività, del 5G, anche con l'installazione di apparati con tecnologia lte, sue evoluzioni, ovvero altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultralarga mobile e fixed wireless access al fine di ridurre in misura sempre maggiore il digital divide,

impegna il Governo:

1) alla luce dei gravi ritardi registrati nell'infrastrutturazione della banda ultralarga nelle aree bianche, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di commissariamenti straordinari al fine di velocizzare i lavori, individuando quali eventuali commissari anche i presidenti delle regioni interessate;

2) ad adottare iniziative per prevedere, nei casi in cui nei lavori per l'infrastrutturazione della banda ultralarga nelle aree bianche si manifestino i ritardi più gravi rispetto al programma di realizzazione, la possibilità che il concessionario per la realizzazione e la gestione del piano banda ultralarga nelle aree bianche possa affidare anche ad altri soggetti, oltre a quello individuato in sede di gara, i servizi di progettazione a livello territoriale, in forma diretta o con modalità semplificata, con almeno un soggetto in ciascuna regione interessata;

3) in vista della nuova gara di appalto per l'infrastrutturazione delle aree grigie, il cui bando, come emerso dalla riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga del 23 gennaio 2020, è previsto entro l'estate 2020, a prevedere la messa a gara di lotti di dimensione ridotta rispetto a quelli utilizzati per le aree bianche, agevolando il coinvolgimento di molteplici operatori nell'attività di installazione della fibra;

4) a garantire la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione, dei servizi di comunicazione elettronica, nonché l'integrità delle informazioni relative agli utenti privati e alle imprese, contemperando questa finalità prioritaria con la garanzia del mantenimento della concorrenza nel settore;

5) al fine di garantire la sicurezza delle telecomunicazioni in vista del passaggio al 5G, a dare piena e completa attuazione alla normativa in materia di realizzazione del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica di cui al decreto-legge n. 105 del 2019, e successive modificazioni;

6) ad adottare iniziative per consentire che l'installazione di apparati con tecnologia lte, sue evoluzioni, o altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultralarga mobile e fixed wireless access su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o gli interventi di modifica delle caratteristiche radioelettriche degli impianti di cui all'articolo 87-bis del decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, possano avvenire tramite autocertificazione di attivazione da inviare alle amministrazioni e agli organismi competenti al controllo di cui all'articolo 14 della legge n. 36 del 2001;

7) ad adottare iniziative per dare impulso allo sviluppo delle reti 5G, procedendo alla rimozione degli ostacoli ingiustificati e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale in grado di uniformare i metodi autorizzativi per la realizzazione di impianti di telecomunicazione, individuando chiaramente le procedure e i moduli da utilizzare e ponendo in essere una generale opera di semplificazione amministrativa;

8) ad adottare iniziative per rivedere gli attuali limiti di emissione elettromagnetica, fissati a 6 volt per metro, in considerazione del fatto che il Consiglio dell'Unione europea, nelle proprie raccomandazioni, ha individuato tale limite in un range oscillante tra i 41 e i 58 volt per metro;

9) a procedere quanto prima all'effettiva erogazione dei voucher per la connettività a favore di famiglie, imprese e scuole, con priorità per le aree rurali e per le aree maggiormente in digital divide, sulla base degli stanziamenti di risorse decisi nella riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga del 5 maggio 2020, anche in considerazione del fatto che l'attuazione del piano voucher è attesa dal 2017.
(1-00354) «Zanella, Gelmini, Mulè, Pentangelo, Rosso, Sozzani, Marrocco».


   La Camera

impegna il Governo:

1) a verificare in sede COBUL, laddove tutti gli strumenti per l'accelerazione delle procedure siano stati attivati, la possibilità di commissariamenti straordinari al fine di velocizzare i lavori, limitatamente al rilascio dei permessi e delle autorizzazioni, individuando quali eventuali commissari anche i presidenti delle regioni interessate;

2) in vista della nuova gara di appalto per l'infrastrutturazione delle aree grigie, il cui bando, come emerso dalla riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga è previsto entro l'estate del 2020, a valutare la possibilità della messa a gara di lotti di dimensione ridotta rispetto a quelli utilizzati per le aree bianche;

3) a proseguire nell'azione di prevenzione e controllo finalizzata a garantire, nell'ambito delle proprie competenze, la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione, dei servizi di comunicazione elettronica, nonché l'integrità delle informazioni relative agli utenti privati e alle imprese, contemperando questa finalità prioritaria con la garanzia del mantenimento della concorrenza nel settore;

4) al fine di garantire la sicurezza delle telecomunicazioni in vista del passaggio al 5G, a dare piena e completa attuazione, nell'ambito delle proprie competenze, alla normativa in materia di realizzazione del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica di cui al decreto-legge n. 105 del 2019, e successive modificazioni;

5) a valutare l'opportunità di adottare, ove possibile, iniziative per consentire che l'installazione di apparati con tecnologia lte, sue evoluzioni, o altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultralarga mobile e fixed wireless access su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o gli interventi di modifica delle caratteristiche radioelettriche degli impianti di cui all'articolo 87-bis del decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, possano avvenire tramite autocertificazione di attivazione da inviare alle amministrazioni e agli organismi competenti al controllo di cui all'articolo 14 della legge n. 36 del 2001;

6) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per lo sviluppo delle reti 5G, procedendo alla rimozione degli ostacoli e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale in grado di uniformare i metodi autorizzativi per la realizzazione di impianti di telecomunicazione, individuando chiaramente le procedure e i moduli da utilizzare e ponendo in essere una generale opera di semplificazione amministrativa;

7) a procedere, all'esito della procedura avviata innanzi alla Commissione europea, all'erogazione dei voucher per la connettività a favore di famiglie, imprese e scuole, senza discriminazioni per le aree rurali in condizione di digital divide, sulla base degli stanziamenti di risorse decisi nella riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga del 5 maggio 2020.
(1-00354)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Zanella, Gelmini, Mulè, Pentangelo, Rosso, Sozzani, Marrocco».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Agenda digitale europea rappresenta uno dei 7 pilastri della Strategia «Europa 2020», che indica gli obiettivi per la crescita dell'Unione europea fino al 2020;
    lo scopo dell'Agenda digitale è fare leva sul potenziale delle tecnologie Ict per favorire innovazione, progresso e crescita economica, avendo come obiettivo principale lo sviluppo del mercato unico digitale;
    nel quadro dell'Agenda digitale europea, l'Italia ha sviluppato l'Agenda digitale italiana, una strategia nazionale per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Agenda europea;
    il 3 marzo 2015 il Governo, per soddisfare gli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea entro il 2020, ha approvato la «Strategia italiana per la banda ultralarga», che avrebbe previsto la copertura dell'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari o superiori a 100 Mbps, garantendo al contempo al 100 per cento dei cittadini l'accesso ad Internet ad almeno 30Mbp;
    il Governo italiano ha scelto di sostenere, tramite fondi nazionali (Fsc) e fondi comunitari (Fesr e Feasr, assegnati dalle regioni al Ministero dello sviluppo economico in base ad un accordo quadro Stato-regioni) un modello ad «intervento diretto», autorizzato dalla Commissione europea ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato;
    a tal proposito, Infratel ha bandito due gare pubbliche per il cablaggio di 271 città dei cluster A e B, nonché dei 6.753 comuni inclusi ad oggi nelle aree bianche dei cluster C e D;
    Open Fiber S.p.a. (società a partecipazione paritetica tra Enel spa e CdP Equity s.p.a.) ha avviato un piano per la realizzazione di un'infrastruttura in fibra ottica, su scala nazionale, provvedendo alla realizzazione della rete, o mediante un investimento privato, stipulando apposite convenzioni con i comuni interessati dagli interventi o con un finanziamento pubblico nelle cosiddette «zone bianche» – cioè aree individuate come «a fallimento di mercato» – in quanto operatore individuato come concessionario all'esito di procedure di gara avviate da Intratel s.p.a.;
    lo sforzo finanziario sostenuto da Open Fiber è stato possibile grazie anche a un finanziamento da 3,5 miliardi di euro di Bnp Paribas, Société Générale e Unicredit, oltre a Cdp e alla Banca europea per gli investimenti (Bei) concesso ad agosto 2018. Per la realizzazione del piano industriale, la concessionaria avrebbe dovuto procedere rapidamente con i lavori per ottenere le nuove tranche di finanziamento pubblico e per mettere a reddito la rete che, nei termini dei bandi Infratel, avrà in concessione per 20 anni. Il progetto prevede un investimento da 6,5 miliardi di euro per raggiungere 19,5 milioni di unità immobiliari grazie alle risorse messe a disposizione da parte dei soci e al cash flow generato da Open Fiber. Se i flussi di cassa tardano, quindi, il piano finanziario rischia di dover essere rimodulato;
    successivamente all'aggiudicazione del primo bando da 1,4 miliardi di euro per sei regioni (Abruzzo, Molise, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto) Open Fiber si è aggiudicata anche la gara, del valore di 1,25 miliardi, riguardante 3.710 comuni in Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e Provincia autonoma di Trento;
    l'offerta economica complessiva si è attestata attorno agli 804 milioni contro gli 1,25 miliardi di euro previsti a base d'asta con un ribasso del 36 per cento circa;
    gli obiettivi 2020 relativi al piano banda ultralarga sono stati completamente mancati: a cinque anni dal via libera alla Strategia italiana, Open Fiber è ancora nella fase di sviluppo dei primi due bandi (con base d'asta a 1,265 e a 1,2 miliardi, assegnati rispettivamente a 608 milioni e 726 milioni). Per il terzo bando (assegnato per 93 milioni ad aprile 2019), l'azienda deve ancora iniziare le operazioni di scavo. Di conseguenza, visti i ritardi, circa la metà dei fondi pubblici disponibili non è stata ancora utilizzata;
    in Italia si calcola che il digital divide coinvolga circa 7-8 milioni di persone, che non possono accedere alla rete né utilizzando i network fissi, né quelli mobili;
    il Piano OF è in grave ritardo rispetto alle tempistiche imposte dalla concessione. Dopo 3 anni dalla firma della 1a concessione, i comuni coperti in Ftth sono 287, di cui soltanto 69 collaudati su un totale di oltre 7.000 comuni;
    una rete a banda ultralarga a copertura nazionale costituisce, però, fattore abilitante per l'erogazione dei servizi in modalità digitale, a beneficio di cittadini e imprese. È quindi essenziale per lo sviluppo economico e l'assetto di un Paese. Ciò risulta ancora più rilevante nella prospettiva di sviluppo della rete 5G; in linea ideale, anche per questioni legate alla cybersicurezza, il modello da perseguire sarebbe dovuto essere quello del wholesale only;
    quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano l'incapacità del Governo 2014-2016 a guida del Premier Renzi di dar seguito al progetto, la scarsa incisività dei Ministri competenti succedutisi nel rendere efficace un'idea condivisibile, unitamente con i gravissimi ritardi accumulati da Open Fiber (al momento la chiusura del piano BUL è stimata intorno al 2023), hanno seriamente compromesso l'applicabilità del modello non verticalmente integrato in Italia;
    Open Fiber ha dichiarato recentemente la necessità di dover provvedere ad una ricapitalizzazione che, secondo la stampa specialistica, dovrebbe ammontare a circa 450 milioni di euro, necessari anche per ottenere eventuali nuove linee di credito da parte degli istituti finanziari;
    l'approvazione del Piano banda ultralarga e la discesa in campo di due realtà industriali e finanziarie come Enel e Cdp, entrambe controllate dallo Stato, ha aperto di recente la strada alla possibilità di una sfida competitiva, che fino al momento è rimasta, però, solo su carta;
    Enel s.p.a., seppur azionista di riferimento insieme a Cassa depositi e prestiti di Open Fiber, ha avviato la commercializzazione di un'offerta di connessione in fibra Ftth (fiber to the home), denominata «Enel in fibra by Melita», riservata ai propri clienti Energia. La commercializzazione sembra configurarsi come l'ingresso di Enel nel mercato al dettaglio di servizi di accesso a banda larga e desta alcune perplessità circa la compatibilità con i principi stabiliti dal Ministero dello sviluppo economico per i bandi Bul di cui è risultata aggiudicataria Open Fiber, società controllata dalla stessa Enel;
    insieme alla creazione delle infrastrutture digitali, è poi compito della Strategia per la crescita digitale stimolare il mercato grazie alla creazione e all'offerta di servizi che rendano appetibile l'utilizzo dei collegamenti ultrabroadband;
    al centro del dibattito politico in materia di telecomunicazioni e delle relative infrastrutture si pone quello della proprietà e della gestione della rete che sarebbero dovute essere saldamente in capo a società pubbliche;
    la priorità per il Paese è però il recupero del gap causato dalle inefficienze politiche-manageriali sopra descritte;
    viste le priorità segnalate per ragioni di efficienza ed economicità appare evidente l'opportunità di ipotizzare, oltre ad una rete unica, uno scenario di sistema integrato;
    anche nell'ottica della sicurezza nazionale l'obiettivo ideale da perseguire consisterebbe nella realizzazione di un'infrastruttura che sia in grado di connettere l'intero territorio nazionale, garantendo un accesso e un servizio uniforme per gli utenti, riducendo le inefficienze e le diseconomie, ma al tempo stesso in grado di assicurare la libertà di concorrenza tra i vari operatori del settore;
    al fine dello sviluppo della banda ultralarga, va necessariamente considerato l'utilizzo del Fixed wireless access, una tecnologia che utilizza un sistema ibrido di collegamenti via cavo e senza filo per offrire servizi di connettività in banda larga e ultralarga. Fwa è anche definita « Fiber to the tower» (Fttt), ovvero «fibra fino all'antenna», poiché il cavo arriva fino alla stazione radio base (detta Bts) la quale emette il segnale senza fili per raggiungere il terminale (un'antenna ricevente) che poi lo distribuirà nelle abitazioni degli utenti. Viene definita «Fixed» perché, a differenza delle altre connessioni wireless, utilizza le onde radio esclusivamente per creare un ponte tra due infrastrutture fisse;
    la rete mista (fibra/rame da un lato e tecnologia radio dall'altro) rappresenta un'alternativa più economica e flessibile rispetto a quella tradizionale, in particolare per le zone montane, rurali e a bassa densità abitativa, dove non è presente una rete cablata in grado di arrivare fino in casa dell'utente e in cui sarebbe anti-economico costruirla;
    l'Fwa (Fixed Wireless Access) è soprattutto un investimento per il futuro, un futuro prossimo: quando verrà sviluppato il 5G, infatti, le prestazioni potranno sfruttare appieno tutta la potenza della fibra e arrivare al Gigabit in download;
    i limiti della mancata copertura del Paese sono drammaticamente emersi proprio durante il recente periodo di quarantena e si auspica che una volta cessata l'emergenza il Governo metta finalmente il « dossier reti e digitale» fra le priorità del Paese; e-learning e smart working non possono essere garantiti in assenza di una solida e capillare infrastruttura digitale,

impegna il Governo:

1) ad assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultraveloce «a prova di futuro» previsti a livello europeo e nazionale, mettendo a fattor comune le infrastrutture già esistenti sul territorio;

2) al fine di velocizzare la messa a disposizione della rete pubblica del Piano banda ultralarga nelle aree bianche, ad autorizzare il concessionario, anche nelle more del collaudo del singolo progetto da parte del concedente, a mettere immediatamente a disposizione degli operatori, secondo procedure conformi all'articolo 3 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, tutte le infrastrutture che, seppur non collaudate, risultino comunque completate, a garantire l'accesso pienamente disaggregato alle porzioni di rete realizzate e ad avviare la commercializzazione, nelle aree comunali ove sia già tecnicamente possibile dei servizi wholesale;

3) ad adottare le iniziative di competenza per nominare il presidente della regione o della provincia autonoma come commissario straordinario anche per l'acquisizione di permessi concessori da parte di enti e società;

4) ad assumere iniziative per autorizzare il concessionario per la realizzazione e la gestione del Piano banda ultra larga nelle aree bianche ad affidare anche ad altri soggetti, oltre a quello individuato in sede di gara, i servizi di progettazione a livello territoriale, individuando in forma diretta o con modalità semplificate almeno un soggetto in ogni regione o provincia autonoma;

5) ad autorizzare il concedente per la realizzazione e la gestione del Piano banda ultra larga nelle aree bianche, in deroga a quanto disposto dalla convenzione con il concessionario, a concludere accordi con altri operatori per l'utilizzo della tecnologia fixed wireless access;

6) al fine di avviare l'intervento di infrastrutturazione nelle aree grigie servite da almeno un operatore e delle aree dichiarate grigie in fase di consultazione pubblica ma non ancora servite dagli operatori, a richiedere il parere positivo per aiuti di Stato alla Commissione europea in forma urgente;

7) ad adottare iniziative per tutelare e manlevare le amministrazioni regionali da ogni pregiudizio economico derivante dai ritardi dell'esecuzione del piano banda ultra larga, in particolare rispetto alle risorse cofinanziate dalle regioni con fondi europei, e a rendere disponibile identiche somme compensative per la prosecuzione dell'infrastruttura per la banda ultralarga, al fine di garantire il completamento delle sue opere secondo la originaria dotazione di spesa prevista.
(1-00363) «Morelli, Molinari, Capitanio, Maccanti, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera

impegna il Governo:

1) a valutare l'opportunità di assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale, anche attraverso l'integrazione delle infrastrutture esistenti, che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultraveloce «a prova di futuro» previsti a livello europeo e nazionale;

2) al fine di velocizzare la messa a disposizione della rete pubblica del Piano banda ultralarga nelle aree bianche, ad autorizzare il concessionario, per il tramite del concedente, anche nelle more del collaudo del singolo progetto da parte del concedente, a mettere immediatamente a disposizione degli operatori, secondo procedure conformi all'articolo 3 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, tutte le infrastrutture che, seppur non collaudate, risultino comunque completate, a garantire l'accesso pienamente disaggregato alle porzioni di rete realizzate e ad avviare la commercializzazione, nelle aree comunali ove sia già tecnicamente possibile dei servizi;

3) a valutare, come evidenziato nella riunione COBUL del 23 gennaio 2020, la possibilità, nel caso in cui tutti gli strumenti disponibili per l'accelerazione della realizzazione dell'infrastruttura non abbiano dato effetti, di investire i governatori regionali del ruolo di commissari nei confronti degli enti territoriali; per lo snellimento e la velocizzazione delle procedure di rilascio dei permessi necessari per i lavori di infrastrutturazione;

4) a sollecitare il concessionario a presentare in sede COBUL un piano alternativo relativamente all'attività di progettazione attualmente condotta.
(1-00363)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Morelli, Molinari, Capitanio, Maccanti, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,
   premesso che:
    la realizzazione delle reti a banda ultralarga, coerentemente con gli obiettivi europei per il 2025, rappresenta per il nostro Paese un'importante sfida da vincere per assicurare la base infrastrutturale indispensabile allo sviluppo socio-economico del complesso mosaico tecnologico che costituirà il volano economico del prossimo futuro;
    la creazione di una moderna rete in fibra ottica costituisce, infatti, non solo l'elemento caratterizzante delle connessioni internet ad altissima capacità e velocità sulla rete fissa, ma è indispensabile anche per assicurare lo sviluppo dell'ecosistema 5G e di tutte le applicazioni più innovative che discendono da questa tecnologia anche per il rilancio di politiche pubbliche che riguardano la fruizione innovativa di servizi sanitari, il monitoraggio ambientale, la salvaguardia del territorio, l'istruzione, il turismo, i beni culturali, la coesione sociale;
    gli obiettivi di infrastrutturazione digitale a livello europeo prendono le mosse dalla comunicazione «Un'agenda digitale europea» (COM(2010)245) che la Commissione europea aveva adottato, il 19 maggio 2010. L'Agenda rappresenta una delle sette «iniziative faro» della Strategia per la crescita «Europa 2020». Tale comunicazione prevedeva tre obiettivi in tema di banda larga ed ultra larga, con diverse scadenze temporali: banda larga di base per tutti entro il 2013; banda larga veloce (pari o superiore a 30 Mbps) per tutti entro il 2020; banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 Mbs) per almeno il 50 per cento degli utenti domestici europei entro il 2020. Nel 2016, con la comunicazione COM(2016) 587 final «Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea» la Commissione europea ha annunciato gli obiettivi per il 2025: connettività di almeno 1 Gbps per scuole, biblioteche e uffici pubblici; connettività di almeno 100 Mbps, espandibile a Gigabit, per tutte le famiglie europee; copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e lungo i principali assi di trasporto terrestre;
    la Commissione europea ha presentato recentemente un pacchetto di proposte sull'innovazione digitale (in particolare, in materia di big data e intelligenza artificiale), introdotte da una comunicazione quadro – «Plasmare il futuro digitale dell'Europa (CCM(2020)67 final)». In questa comunicazione, oltre ad essere tracciata la strategia generale europea diretta a costruire un orizzonte comune per lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali, viene ribadito come il presupposto essenziale di tale sviluppo sia proprio una connettività affidabile e sicura sia con riferimento sia alla banda ultralarga fissa in fibra sia con riferimento alle infrastrutture per le reti 5G (e per le future reti 6G);
    in Italia lo sviluppo dell'infrastruttura in fibra ottica è stato programmato nell'ambito del Piano banda ultralarga (piano Bul) tenendo conto delle specificità del nostro Paese. L'obiettivo di copertura definito nel piano è il seguente: per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps fino all'85 per cento della popolazione, mentre al 100 per cento della popolazione deve essere assicurata una connessione ad almeno 30 Mbps;
    l'Italia è stato il primo Paese europeo a recepire per intero la direttiva 2014/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, attraverso l'emanazione del decreto legislativo n. 33 del 2016 e successivamente con decreto ministeriale 11 maggio 2016 il Mise ha stabilito le modalità tecniche per la definizione del contenuto del Sinfi (Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture), con tutte le misure di incentivo e aiuto per lo sviluppo della banda ultralarga;
    le risorse disponibili per la realizzazione del piano sono state definite, già nel corso della precedente legislatura, con la delibera n. 65-2015 del Cipe che ha programmaticamente destinato, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2014-2020, 3,5 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione; con la delibera n. 71 del 7 agosto 2017 il Cipe, sempre a valere sul Fondo sviluppo e coesione ha approvato, per il completamento del Piano banda ultralarga, l'assegnazione di 1,3 miliardi di euro per interventi a sostegno della domanda degli utilizzatori (ancora non utilizzati). Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, potranno essere conferite al Piano strategico per la banda ultra larga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro;
    la prima fase del piano ha focalizzato l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato, le cosiddette «aree bianche», nelle quali la realizzazione della rete in fibra è stata affidata con tre bandi pubblici, aggiudicati all'operatore economico Open Fiber spa;
    il modello scelto nei bandi riguardava la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, data in concessione per 20 anni e che rimarrà di proprietà pubblica, tale da consentire agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi agli utenti finali a 100 Mbps e comunque non al di sotto dei 30 Mbps;
    la realizzazione di tale rete è risultata sin da subito estremamente complessa sia sotto il profilo degli oneri burocratici che economicamente; in ragione di ciò sono state assunte in questi anni, nel quadro del Piano e con successivi interventi normativi, diverse iniziative per semplificare i permessi ed alleggerire gli oneri burocratici per gli operatori, in particolare implementando il Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture nel tentativo di rendere più veloce l'esecuzione del Piano;
    i dati disponibili, sia con riferimento agli obiettivi di sistema, sia con riferimento alla realizzazione degli interventi nelle aree bianche, non sembrano assicurare il raggiungimento degli obiettivi del piano Bul (100 per cento della popolazione per quanto riguarda le connessioni a 30 Mb/s e 50 per cento della popolazione per connessioni da almeno 100 Mb/s che ad un Gb/s entro il 2020) e richiedono un coinvolgimento del Governo per conseguire gli obiettivi che l'Italia si è data;
    il 15 maggio 2020 è infatti stato pubblicato il report sullo stato di avanzamento del piano strategico Banda ultralarga; il report dà conto separatamente degli interventi realizzati con la posa di fibra ottica ed interventi che invece sono realizzati con la tecnologia Fwa; i dati del report confermano la sussistenza di una situazione di difficoltà nel completamento delle procedure burocratiche che portano alla possibilità di avviare i servizi;
    in una recente intervista l'amministratore di Infratel, che ha il compito di vigilare sull'attuazione del Piano banda ultra larga, resa a margine di una riunione del Cobul, ha affermato che: «per ragioni varie, dai ricorsi alla mancanza delle autorizzazioni, siamo indietro nella realizzazione del Piano e dobbiamo imprimere insieme una decisa accelerazione. Ci sono oltre 300 milioni di opere ordinate e non realizzati»;
    inoltre il Cobul, nella riunione del 5 maggio 2020, ha tracciato alcuni indirizzi in merito all'utilizzo dei fondi, pari a 1.146 milioni di euro, per l'erogazione a famiglie e imprese di voucher a sostegno della domanda di connettività (oltre a 400 milioni di euro destinati ad assicurare la connettività ultraveloce, a velocità superiori a 1 Gb/s per gli istituti scolastici, coerentemente con gli obiettivi europei per il 2025, sopra ricordati);
    l'Italia, anche alla luce dell'esperienza del lock-down, nel corso del quale le reti fisse e mobile sono state fortemente sollecitate da un improvviso picco della domanda di connettività per famiglie e imprese derivante dalle modalità di organizzazione del lavoro, dei servizi e della istruzione da remoto, deve assumere ogni iniziativa per accelerare significativamente il dispiegamento delle reti di connessione ad alta capacità su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo in una logica di sistema tutti gli operatori. Tale progetto deve partire da un'analisi dei mutamenti dei fabbisogni di connettività, anche alla luce dell'esperienza del lock-down, e deve coinvolgere in uno sforzo comune e coordinato i diversi operatori di rete per correggere le attuali tendenze di mercato in base alle quali si registra il sotto-investimento in reti ad altissima capacità nelle aree meno densamente popolate del Paese e il sovra-investimento complessivo, con duplicazione inefficiente di tali reti, nelle aree a maggior densità e livelli di reddito, ovvero il cosiddetto «digital divide»;
    la realizzazione di una rete in fibra ottica comporta senza dubbio notevolissimi investimenti e, in questo quadro, come del resto avviene anche per le reti mobili in 5G, in cui sono stati conclusi diversi accordi di co-towering, è pienamente condivisibile l'orientamento manifestato dal Governo e diretto a favorire un dialogo e una maggiore integrazione tra tutti gli operatori del settore, per garantire un'adeguata e rapida infrastrutturazione del Paese, nel rispetto del quadro regolatorio nazionale ed europeo;
    la posizione esposta dal Ministro dell'economia e delle finanze secondo la quale «il Governo incoraggia un costruttivo confronto tra le parti per delineare le condizioni per integrare le infrastrutture, potenziare e ottimizzare gli investimenti, andando incontro alle aspettative del sistema Paese nel dar vita a un'infrastruttura integrata, aperta a tutti gli operatori e non discriminatoria, nel rispetto delle regole di mercato e delle migliori pratiche regolatorie e di concorrenza» indica un percorso per rispondere alle esigenze di ottimizzazione degli investimenti e accelerazione del dispiegamento della fibra ottica. È importante, a tal fine, che si avvii senza indugio un tavolo di lavoro istituzionale con gli operatori del settore per condividere le modalità di perseguimento delle suddette politiche pubbliche nonché piani di investimento e modelli efficaci di integrazione delle diverse reti infrastrutturali, in una logica di sistema che contemperi le strategie di mercato delle imprese con l'interesse strategico nazionale, sottolineato vieppiù dalla disciplina del golden power, a conseguire gli obiettivi di copertura e connettività, in condizioni di stabilità e sicurezza delle infrastrutture;
    in questo quadro risulta essenziale il ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche alla luce del nuovo codice delle comunicazioni approvato in sede europea, per assicurare un'attenta vigilanza sul mercato in merito all'accesso e all'utilizzo dell'infrastruttura da parte di tutti i soggetti interessati senza restrizioni, individuando adeguati meccanismi regolatori e di governance dell'infrastruttura che garantiscano il rispetto della concorrenza a valle tra i soggetti operanti sul mercato delle Telecomunicazioni, coerentemente con quanto previsto dalla disciplina europea e nazionale sulla materia,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni utile iniziativa per accelerare la realizzazione armonica delle reti in fibra ottica;

2) a continuare nel perseguimento degli obiettivi dettati dall'Agenda digitale europea e declinati dalla Strategia italiana per la banda ultra larga, al fine di promuovere l'inclusione sociale, le competenze digitali dei cittadini e della pubblica amministrazione, nonché la competitività delle aziende, agevolando le fatturazioni e i pagamenti elettronici;

3) a monitorare il corretto utilizzo dei fondi stanziati al fine di assicurare l'ottimizzazione degli investimenti già realizzati nonché favorire la programmazione di ulteriori stanziamenti al fine di creare, insieme alle risorse comunitarie in materia, un effetto moltiplicatore per assicurare condizioni infrastrutturali e servizi digitali di avanguardia sul territorio nazionale;

4) a promuovere un apposito tavolo di coordinamento, tra tutti gli operatori economici che investono, a vario titolo, per la realizzazione di reti a banda ultralarga nel Paese, assicurando la tutela dell'interesse nazionale;

5) ad adottare iniziative per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura integrata capace di recepire gli indirizzi di una politica pubblica di promozione degli investimenti e di inclusione sociale attraverso una nuova cittadinanza digitale;

6) ad individuare forme adeguate di coordinamento con le amministrazioni locali volte a superare l'attuale frammentazione amministrativa, a ridurre il contenzioso e a favorire la rapida realizzazione delle infrastrutture per le connessioni di nuova generazione, sia fisse che mobili, anche attraverso la diffusione di una informazione corretta e responsabile, al fine di accelerare lo sviluppo del 5G;

7) ad assicurare che la realizzazione di una infrastruttura integrata ad alta capacità, anche nella prospettiva di una integrazione con il sistema 5G, offra adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza, ai sensi della disciplina sul cosiddetto golden power e del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, in relazione alla raccolta ed elaborazione dei dati personali dei cittadini, alla sicurezza delle informazioni delle imprese e, più in generale, alla sicurezza di tutte le reti e i servizi di comunicazione elettronica utili a conseguire quell'auspicabile approccio integrato di salvaguardia e sicurezza di persone, processi e informazioni, di tutela di tutti gli asset strategici del Paese, nonché per la tutela della salute, alla luce del fatto che l'Italia ha limiti di emissione molto più restrittivi degli altri Paesi europei e la trasmissione 5G mirata ai dispositivi e non a largo spettro.
(1-00364) «Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo, Scagliusi, Nobili, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Spessotto, Termini».


   La Camera,
   premesso che:
    la realizzazione delle reti a banda ultralarga, coerentemente con gli obiettivi europei per il 2025, rappresenta per il nostro Paese un'importante sfida da vincere per assicurare la base infrastrutturale indispensabile allo sviluppo socio-economico del complesso mosaico tecnologico che costituirà il volano economico del prossimo futuro;
    la creazione di una moderna rete in fibra ottica costituisce, infatti, non solo l'elemento caratterizzante delle connessioni internet ad altissima capacità e velocità sulla rete fissa, ma è indispensabile anche per assicurare lo sviluppo dell'ecosistema 5G e di tutte le applicazioni più innovative che discendono da questa tecnologia anche per il rilancio di politiche pubbliche che riguardano la fruizione innovativa di servizi sanitari, il monitoraggio ambientale, la salvaguardia del territorio, l'istruzione, il turismo, i beni culturali, la coesione sociale;
    gli obiettivi di infrastrutturazione digitale a livello europeo prendono le mosse dalla comunicazione «Un'agenda digitale europea» (COM(2010)245) che la Commissione europea aveva adottato, il 19 maggio 2010. L'Agenda rappresenta una delle sette «iniziative faro» della Strategia per la crescita «Europa 2020». Tale comunicazione prevedeva tre obiettivi in tema di banda larga ed ultra larga, con diverse scadenze temporali: banda larga di base per tutti entro il 2013; banda larga veloce (pari o superiore a 30 Mbps) per tutti entro il 2020; banda larga ultraveloce (velocità superiore a 100 Mbs) per almeno il 50 per cento degli utenti domestici europei entro il 2020. Nel 2016, con la comunicazione COM(2016) 587 final «Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea» la Commissione europea ha annunciato gli obiettivi per il 2025: connettività di almeno 1 Gbps per scuole, biblioteche e uffici pubblici; connettività di almeno 100 Mbps, espandibile a Gigabit, per tutte le famiglie europee; copertura 5G ininterrotta in tutte le aree urbane e lungo i principali assi di trasporto terrestre;
    la Commissione europea ha presentato recentemente un pacchetto di proposte sull'innovazione digitale (in particolare, in materia di big data e intelligenza artificiale), introdotte da una comunicazione quadro – «Plasmare il futuro digitale dell'Europa (CCM(2020)67 final)». In questa comunicazione, oltre ad essere tracciata la strategia generale europea diretta a costruire un orizzonte comune per lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali, viene ribadito come il presupposto essenziale di tale sviluppo sia proprio una connettività affidabile e sicura sia con riferimento sia alla banda ultralarga fissa in fibra sia con riferimento alle infrastrutture per le reti 5G (e per le future reti 6G);
    in Italia lo sviluppo dell'infrastruttura in fibra ottica è stato programmato nell'ambito del Piano banda ultralarga (piano Bul) tenendo conto delle specificità del nostro Paese. L'obiettivo di copertura definito nel piano è il seguente: per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps fino all'85 per cento della popolazione, mentre al 100 per cento della popolazione deve essere assicurata una connessione ad almeno 30 Mbps;
    l'Italia è stato il primo Paese europeo a recepire per intero la direttiva 2014/61/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, attraverso l'emanazione del decreto legislativo n. 33 del 2016 e successivamente con decreto ministeriale 11 maggio 2016 il Mise ha stabilito le modalità tecniche per la definizione del contenuto del Sinfi (Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture), con tutte le misure di incentivo e aiuto per lo sviluppo della banda ultralarga;
    le risorse disponibili per la realizzazione del piano sono state definite, già nel corso della precedente legislatura, con la delibera n. 65-2015 del Cipe che ha programmaticamente destinato, a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC) 2014-2020, 3,5 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione; con la delibera n. 71 del 7 agosto 2017 il Cipe, sempre a valere sul Fondo sviluppo e coesione ha approvato, per il completamento del Piano banda ultralarga, l'assegnazione di 1,3 miliardi di euro per interventi a sostegno della domanda degli utilizzatori (ancora non utilizzati). Ulteriori risorse, fino a 1,4 miliardi di euro, potranno essere conferite al Piano strategico per la banda ultra larga, con successivi provvedimenti normativi (previo reperimento delle coperture finanziarie) per un totale di 4,9 miliardi di euro;
    la prima fase del piano ha focalizzato l'intervento pubblico nelle aree a fallimento di mercato, le cosiddette «aree bianche», nelle quali la realizzazione della rete in fibra è stata affidata con tre bandi pubblici, aggiudicati all'operatore economico Open Fiber spa;
    il modello scelto nei bandi riguardava la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di una rete passiva e attiva di accesso in modalità wholesale, data in concessione per 20 anni e che rimarrà di proprietà pubblica, tale da consentire agli operatori di telecomunicazione di fornire servizi agli utenti finali a 100 Mbps e comunque non al di sotto dei 30 Mbps;
    la realizzazione di tale rete è risultata sin da subito estremamente complessa sia sotto il profilo degli oneri burocratici che economicamente; in ragione di ciò sono state assunte in questi anni, nel quadro del Piano e con successivi interventi normativi, diverse iniziative per semplificare i permessi ed alleggerire gli oneri burocratici per gli operatori, in particolare implementando il Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture nel tentativo di rendere più veloce l'esecuzione del Piano;
    i dati disponibili, sia con riferimento agli obiettivi di sistema, sia con riferimento alla realizzazione degli interventi nelle aree bianche, non sembrano assicurare il raggiungimento degli obiettivi del piano Bul (100 per cento della popolazione per quanto riguarda le connessioni a 30 Mb/s e 50 per cento della popolazione per connessioni da almeno 100 Mb/s che ad un Gb/s entro il 2020) e richiedono un coinvolgimento del Governo per conseguire gli obiettivi che l'Italia si è data;
    il 15 maggio 2020 è infatti stato pubblicato il report sullo stato di avanzamento del piano strategico Banda ultralarga; il report dà conto separatamente degli interventi realizzati con la posa di fibra ottica ed interventi che invece sono realizzati con la tecnologia Fwa; i dati del report confermano la sussistenza di una situazione di difficoltà nel completamento delle procedure burocratiche che portano alla possibilità di avviare i servizi;
    in una recente intervista l'amministratore di Infratel, che ha il compito di vigilare sull'attuazione del Piano banda ultra larga, resa a margine di una riunione del Cobul, ha affermato che: «per ragioni varie, dai ricorsi alla mancanza delle autorizzazioni, siamo indietro nella realizzazione del Piano e dobbiamo imprimere insieme una decisa accelerazione. Ci sono oltre 300 milioni di opere ordinate e non realizzati»;
    inoltre il Cobul, nella riunione del 5 maggio 2020, ha tracciato alcuni indirizzi in merito all'utilizzo dei fondi, pari a 1.146 milioni di euro, per l'erogazione a famiglie e imprese di voucher a sostegno della domanda di connettività (oltre a 400 milioni di euro destinati ad assicurare la connettività ultraveloce, a velocità superiori a 1 Gb/s per gli istituti scolastici, coerentemente con gli obiettivi europei per il 2025, sopra ricordati);
    l'Italia, anche alla luce dell'esperienza del lock-down, nel corso del quale le reti fisse e mobile sono state fortemente sollecitate da un improvviso picco della domanda di connettività per famiglie e imprese derivante dalle modalità di organizzazione del lavoro, dei servizi e della istruzione da remoto, deve assumere ogni iniziativa per accelerare significativamente il dispiegamento delle reti di connessione ad alta capacità su tutto il territorio nazionale, coinvolgendo in una logica di sistema tutti gli operatori. Tale progetto deve partire da un'analisi dei mutamenti dei fabbisogni di connettività, anche alla luce dell'esperienza del lock-down, e deve coinvolgere in uno sforzo comune e coordinato i diversi operatori di rete per correggere le attuali tendenze di mercato in base alle quali si registra il sotto-investimento in reti ad altissima capacità nelle aree meno densamente popolate del Paese e il sovra-investimento complessivo, con duplicazione inefficiente di tali reti, nelle aree a maggior densità e livelli di reddito, ovvero il cosiddetto «digital divide»;
    la realizzazione di una rete in fibra ottica comporta senza dubbio notevolissimi investimenti e, in questo quadro, come del resto avviene anche per le reti mobili in 5G, in cui sono stati conclusi diversi accordi di co-towering, è pienamente condivisibile l'orientamento manifestato dal Governo e diretto a favorire un dialogo e una maggiore integrazione tra tutti gli operatori del settore, per garantire un'adeguata e rapida infrastrutturazione del Paese, nel rispetto del quadro regolatorio nazionale ed europeo;
    la posizione esposta dal Ministro dell'economia e delle finanze secondo la quale «il Governo incoraggia un costruttivo confronto tra le parti per delineare le condizioni per integrare le infrastrutture, potenziare e ottimizzare gli investimenti, andando incontro alle aspettative del sistema Paese nel dar vita a un'infrastruttura integrata, aperta a tutti gli operatori e non discriminatoria, nel rispetto delle regole di mercato e delle migliori pratiche regolatorie e di concorrenza» indica un percorso per rispondere alle esigenze di ottimizzazione degli investimenti e accelerazione del dispiegamento della fibra ottica. È importante, a tal fine, che si avvii senza indugio un tavolo di lavoro istituzionale con gli operatori del settore per condividere le modalità di perseguimento delle suddette politiche pubbliche nonché piani di investimento e modelli efficaci di integrazione delle diverse reti infrastrutturali, in una logica di sistema che contemperi le strategie di mercato delle imprese con l'interesse strategico nazionale, sottolineato vieppiù dalla disciplina del golden power, a conseguire gli obiettivi di copertura e connettività, in condizioni di stabilità e sicurezza delle infrastrutture;
    in questo quadro risulta essenziale il ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche alla luce del nuovo codice delle comunicazioni approvato in sede europea, per assicurare un'attenta vigilanza sul mercato in merito all'accesso e all'utilizzo dell'infrastruttura da parte di tutti i soggetti interessati senza restrizioni, individuando adeguati meccanismi regolatori e di governance dell'infrastruttura che garantiscano il rispetto della concorrenza a valle tra i soggetti operanti sul mercato delle Telecomunicazioni, coerentemente con quanto previsto dalla disciplina europea e nazionale sulla materia,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni utile iniziativa per accelerare la realizzazione armonica delle reti in fibra ottica;

2) a continuare nel perseguimento degli obiettivi dettati dall'Agenda digitale europea e declinati dalla Strategia italiana per la banda ultra larga, al fine di promuovere l'inclusione sociale, le competenze digitali dei cittadini e della pubblica amministrazione, nonché la competitività delle aziende, agevolando le fatturazioni e i pagamenti elettronici;

3) a monitorare il corretto utilizzo dei fondi stanziati al fine di assicurare l'ottimizzazione degli investimenti già realizzati nonché favorire la programmazione di ulteriori stanziamenti al fine di creare, insieme alle risorse comunitarie in materia, un effetto moltiplicatore per assicurare condizioni infrastrutturali e servizi digitali di avanguardia sul territorio nazionale;

4) a valutare l'opportunità di promuovere un apposito tavolo di coordinamento, nei limiti delle proprie competenze, tra gli operatori economici che investono, a vario titolo, per la realizzazione di reti a banda ultralarga nel Paese, assicurando la tutela dell'interesse nazionale;

5) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura integrata, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica e nei limiti delle proprie competenze, capace di recepire gli indirizzi di una politica pubblica di promozione degli investimenti e di inclusione sociale attraverso una nuova cittadinanza digitale;

6) ad individuare forme adeguate di coordinamento con le amministrazioni locali volte a superare l'attuale frammentazione amministrativa, a ridurre il contenzioso e a favorire la rapida realizzazione delle infrastrutture per le connessioni di nuova generazione, sia fisse che mobili, anche attraverso la diffusione di una informazione corretta e responsabile, al fine di accelerare lo sviluppo del 5G;

7) ad assicurare, nell'ambito delle proprie competenze, che la realizzazione di una infrastruttura integrata ad alta capacità, anche nella prospettiva di una integrazione con il sistema 5G, offra adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza, ai sensi della disciplina sul cosiddetto golden power e del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, in relazione alla raccolta ed elaborazione dei dati personali dei cittadini, alla sicurezza delle informazioni delle imprese e, più in generale, alla sicurezza di tutte le reti e i servizi di comunicazione elettronica utili a conseguire quell'auspicabile approccio integrato di salvaguardia e sicurezza di persone, processi e informazioni, di tutela di tutti gli asset strategici del Paese, nonché per la tutela della salute, alla luce del fatto che l'Italia ha limiti di emissione molto più restrittivi degli altri Paesi europei e la trasmissione 5G mirata ai dispositivi e non a largo spettro.
(1-00364)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo, Scagliusi, Nobili, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Spessotto, Termini».