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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 2 aprile 2020

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 2 aprile 2020.

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Buffagni, Carfagna, Castelli, Cirielli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gelmini, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Mammì, Mauri, Molinari, Morassut, Orrico, Parolo, Rampelli, Rizzo, Scalfarotto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Villarosa, Raffaele Volpi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 1o aprile 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   PAOLO RUSSO: «Disposizioni in materia di tutela del personale direttamente impiegato nelle attività di contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19» (2453);
   CARFAGNA: «Disposizioni per favorire la partecipazione delle donne alla vita economica, sociale e politica del Paese» (2454).

  Saranno stampate e distribuite.

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 13 marzo 2020, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che il Governo ha attivato la predetta procedura in ordine all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 639 del 25 febbraio 2020, recante ulteriori interventi di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.

  Questa comunicazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 30 marzo 2020, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, l'accettazione da parte della Commissione europea della richiesta della procedura di urgenza e la chiusura della procedura di informazione in ordine all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 639 del 25 febbraio 2020, recante ulteriori interventi di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.

  Questa comunicazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 30 marzo 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, la richiesta di informazioni supplementari formulata dall'Estonia in ordine all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 639 del 25 febbraio 2020, recante ulteriori interventi di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.

  Questa comunicazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministro della salute.

  Il Ministro della salute, con lettera in data 31 marzo 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, l'ordinanza 28 marzo 2020, recante ulteriori interventi urgenti di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.
  Questa ordinanza è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A ai resoconti della seduta del 1o aprile 2020, a pagina 3, seconda colonna, ottava riga, dopo la parola: «II,» deve intendersi inserita la seguente: «IV,».

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative volte a garantire un adeguato e continuo approvvigionamento dei presidi sanitari e medico-chirurgici, con particolare riferimento alle operazioni di sdoganamento e assegnazione delle forniture provenienti dall'estero – 2-00700

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   a seguito dell'ordinanza del Commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 n. 1-02020, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli può disporre la requisizione presso soggetti pubblici o privati di presidi sanitari e medico-chirurgici e di beni mobili necessari per fronteggiare l'emergenza sanitaria;
   con successiva ordinanza del 28 marzo 2020, n. 6-02020, è stato altresì disposto che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli «tramite le proprie articolazioni territoriali, effettua un controllo sulle merci al fine di individuare quelle che possono essere svincolate ai soggetti indicati»;
   a causa dell'ingiustificato ritardo nell'approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, nonché della mancanza di coordinamento da parte del Governo centrale nella distribuzione degli stessi, alcuni presidenti di regioni hanno dovuto ordinare e acquistare autonomamente quanto necessario per far fronte all'emergenza in essere, ivi incluse le strumentazioni per le unità operative di terapia intensiva organizzate presso centri polifunzionali;
   le procedure e le tipologie di controlli ai quali sono sottoposte le scorte variano a seconda della loro origine e provenienza, oltre che della modalità di trasporto; qualora, infatti, si tratti di dispositivi provenienti da Paesi comunitari, questi sono sottoposti a controlli a campione, mentre quelli provenienti da Paesi terzi possono entrare, previe lunghe procedure di sdoganamento;
   agli interpellanti risultano ingenti ordini acquistati da Paesi esteri (ad esempio, Russia, Romania e India) ma requisiti da altri Paesi durante il transito; ancor più gravi sono i casi delle azioni requisitorie di merce sia presso gli scali aeroportuali che nelle piattaforme doganali portuali italiane in attesa di essere destinate alla Protezione civile e, quindi, alle regioni;
   predette denunce di ritardo, blocco e sdoganamento merci sono state manifestate proprio dalle regioni maggiormente provate dall'emergenza sanitaria: in Emilia-Romagna, il presidente della regione ha dichiarato come le consegne dalla Protezione civile nazionale siano ancora «insufficienti, incostanti e incerte», inoltre le forniture acquistate direttamente dalla regione all'estero «sono ferme in scali aeroportuali»;
   la regione Lombardia ha dovuto subire un ingiustificato blocco di merce in arrivo dall'Egitto e contenente 900.000 mascherine presso l'aeroporto di Malpensa. La restituzione, avvenuta con 24 ore di ritardo, è stata poi ingiustamente definita come atto donativo della Protezione civile;
   i ritardi e gli inconvenienti registrati rendono ancora più difficile la fase cautelativa nel rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;
   inoltre, sempre a causa del mancato coordinamento nell'approvvigionamento, ad alcune aziende nelle Marche sono state requisite le materie prime per creare i dispositivi di protezione individuale;
   il 26 marzo 2020 il presidente nazionale della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), a nome di tutti gli ordini dei medici italiani, ha dichiarato «per consentire di far fronte all'epidemia e una ripresa almeno parziale dell'erogazione delle prestazioni essenziali almeno ai soggetti più vulnerabili, occorre sbloccare immediatamente e senza ritardi le forniture di dispositivi di protezione individuale»;
   il 30 marzo 2020, a quanto consta agli interpellanti, anche il coordinamento della commissione speciale Protezione civile, a seguito di una riunione tecnica con le regioni, ha evidenziato carenze logistiche e operative; in particolare, un'insufficiente identificazione dell'uso e della destinazione del prodotto consegnato, indefinite tempistiche circa l'arrivo dei rifornimenti per ottimizzare al meglio la ripartizione finale, una mancata tracciabilità e registrazione di ciò che effettivamente viene consegnato e quanto atteso, nonché una puntuale certificazione di accompagnamento dei dispositivi di protezione individuale/materiali scaricati, utile soprattutto per sapere se possono essere destinati ad usi medico-sanitari o meno;
   ai sensi degli articoli 6 e 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, è stato attribuito al Capo del Dipartimento della Protezione civile e al Commissario straordinario – ovvero, all'Agenzia delle dogane e dei monopoli – il potere di disporre la requisizione in uso o in proprietà, tra i vari beni, di presidi sanitari e medico-chirurgici e di beni mobili necessari per fronteggiare l'emergenza sanitaria;
   l'urgenza della questione è difficilmente discutibile: è oramai necessaria, doverosa e improcrastinabile una ricognizione, catalogazione e pronta consegna della merce già sdoganata per l'eventuale trasferimento alle strutture disponenti;
   la crisi determinatasi suggerisce di valutare, inoltre, accanto alle soluzioni immediate e tempestive, anche quelle di controllo e di ispezione, con un sistema che impedisca non solo il sovrapprezzo del prodotto, ma anche la verosimile maggiorazione effettuata dai corrieri espressi per le importazioni registrate –:
   se non si ritenga che la procedura finora in essere abbia provocato pregiudizio nell'approvvigionamento delle forniture acquistate direttamente dalle regioni all'estero;
   se, a tal fine, non sia necessario istituire un ponte aereo quotidiano operante per le prossime tre settimane con i principali aeroporti cinesi, in considerazione del maggior flusso di ordini già recapitati;
   se siano in grado di fornire la stima dei beni ad oggi requisiti, nonché di indicare le modalità di consegna della merce al momento importata;
   se e quali iniziative intendano intraprendere al fine di consentire la piena operatività delle procedure di sdoganamento, garantendo, al contempo, più efficienti azioni di coordinamento e assegnazione delle forniture in arrivo.
(2-00700) «Bordonali, Locatelli, Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


Chiarimenti in relazione a dichiarazioni del Sottosegretario Ivan Scalfarotto in merito ai rapporti politico-commerciali con la Repubblica popolare cinese, nonché in ordine al rilancio del comparto del commercio estero italiano – 2-00696

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   in data 26 marzo 2020 è apparsa un'inquietante intervista del Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Ivan Scalfarotto su Il Foglio relativa alla sottoscrizione del memorandum della cosiddetta Via della Seta;
   nella predetta intervista il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale testualmente afferma: «mettere in relazione quel memorandum con gli aiuti sanitari arrivati da Pechino è assurdo, vista la successione temporale degli eventi. Ma sarebbe ancor più grave pensare di aver siglato quell'accordo in cambio di un futuribile sostegno umanitario. Confermerebbe quel che gli osservatori internazionali hanno sempre sospettato, e cioè che dietro la facciata di un accordo commerciale si nascondesse un tentativo di connubio diplomatico. Una sorta di genuflessione al Dragone, un assoggettamento politico che, per esempio, ti porta a dire, com’è purtroppo accaduto, che sulla repressione dei manifestanti di Hong Kong da parte del Governo cinese noi non ci intromettiamo»;
   tali affermazioni, condivise peraltro dagli interpellanti, sono gravissime, poiché attesterebbero, ove confermate e ove frutto della privilegiata conoscenza di dossier governativi da parte del Sottosegretario, una consapevole «sottomissione al Dragone», un «connubio politico» che ha condotto l'Italia a non avere una politica estera autonoma;
   in particolare, il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, nella predetta intervista, a giudizio degli interpellanti non esita a lasciare intendere che l'Italia avrebbe assunto una posizione anodina sulle repressioni dei manifestanti di Hong Kong perché «sottomessa al Dragone»;
   tali affermazioni sono condivise dagli interpellanti che, però, non sono membri del Governo e non hanno accesso a tutti i dossier governativi e a quella rete di rapporti diplomatici sotterranei che ogni Governo coltiva;
   ancora, il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, sempre nella predetta intervista, afferma categoricamente che «ci stiamo prestando ad un'operazione di propaganda davvero rischiosa»;
   in ultimo, il Sottosegretario Ivan Scalfarotto così conclude: «resto convinto che la ripartizione delle deleghe da parte del Ministro Di Maio sia stato un gesto di slealtà istituzionale e, soprattutto, un gesto che rischia di indebolire il comparto del commercio estero italiano»;
   il quadro complessivo rappresentato dal Sottosegretario Scalfarotto, forse con eccessivo candore, ad avviso degli interpellanti è drammaticamente inquietante, lambendo ipotesi di infedeltà e di attentato all'indipendenza dello Stato italiano;
   è necessario comprendere se le propalazioni del Sottosegretario siano frutto di considerazioni politiche in libertà – che in ogni caso, secondo gli interpellanti, segnerebbero una frattura insanabile nella maggioranza di Governo e nella conduzione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – o siano, viceversa, frutto dell'acquisizione di documenti e conoscenze privilegiati e determinati dall'ufficio ricoperto –:
   se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga opportuno vagliare con attenzione le dichiarazioni del Sottosegretario Ivan Scalfarotto per scongiurare l'ipotesi di una «sottomissione al Dragone» dell'Italia che ne menomerebbe l'indipendenza nella politica estera, al fine di verificarne la fondatezza e assumere ogni conseguente decisione per tutelare l'indipendenza e la sovranità italiana;
   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di una situazione qualificata dallo stesso Sottosegretario sopra citato di «slealtà istituzionale» del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, qualora fondata, se tale slealtà non possa ripercuotersi negativamente sulla conduzione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, in tal caso, quali iniziative intenda assumere nell'ambito dei propri poteri di direzione e coordinamento della politica del Governo;
   se il Presidente del Consiglio dei ministri consideri fondato il rischio denunciato dal Sottosegretario Ivan Scalfarotto in ordine all’«indebolimento del comparto del commercio estero italiano» e, in tal caso, quali urgenti iniziative intenda assumere per tutelare «il comparto del commercio estero italiano».
(2-00696) «Delmastro Delle Vedove, Deidda, Prisco, Rotelli, Ferro, Lucaselli, Mollicone, Bellucci, Butti, Varchi, Rampelli, Trancassini, Galantino, Ciaburro, Zucconi, Mantovani, Donzelli, Bignami, Caretta, Rizzetto, Bucalo, Montaruli, Meloni, Lollobrigida, Acquaroli, Baldini, Caiata, Luca De Carlo, Foti, Frassinetti, Gemmato, Maschio, Osnato, Silvestroni».


Iniziative per il riconoscimento di un trattamento economico aggiuntivo a favore degli agenti di polizia municipale in relazione all'emergenza COVID-19 – 2-00692

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   l'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020, contenente ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, prevede che – ai fini del monitoraggio sull'attuazione delle misure – il prefetto si avvalga, dove occorra, anche delle forze di polizia;
   nel novero delle forze di polizia chiamate ad assicurare l'esecuzione delle prescrizioni rientrano anche i corpi di polizia municipale;
   le direttive impartite alla polizia municipale sotto tale profilo sono equiparabili in concreto a funzioni di ordine pubblico, al pari di quanto svolto da altri corpi di polizia, carabinieri e Guardia di finanza;
   tuttavia, a differenza di quanto avviene per gli altri corpi di polizia, agli agenti di polizia municipale non è stata riconosciuta – né dal decreto-legge n. 6 del 2020, né dai successivi provvedimenti – alcuna indennità per lo svolgimento di funzioni di ordine pubblico;
   un simile riconoscimento economico, equiparabile ad un'indennità di funzione di ordine pubblico, non è neanche contemplato a livello di contrattazione collettiva nazionale della funzione pubblica;
   in tale contesto di emergenza, considerati l'esposizione al contagio e i rischi connessi allo svolgimento di tali funzioni, il mancato riconoscimento di un trattamento economico aggiuntivo anche nei confronti degli agenti di polizia municipale potrebbe rappresentare un'ingiustificata disparità di trattamento, in ragione delle mansioni ulteriori e dell'impegno profuso in prima linea –:
   se il Ministro interpellato non ritenga di valutare l'adozione di iniziative per riconoscere agli agenti di polizia municipale, nella contingenza impegnati a svolgere anche operazioni di ordine pubblico, la relativa indennità, adeguando il loro trattamento economico alle mansioni e ai compiti dagli stessi concretamente svolti;
   se intenda adottare iniziative per riconoscere ulteriori emolumenti, anche diversi da specifiche indennità di funzione, a favore degli agenti di polizia municipale effettivamente impegnati nell'attività di monitoraggio delle misure di contenimento dell'emergenza da COVID-19.
(2-00692) «Macina, Baldino, Alaimo, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Ambrosio, Sabrina De Carlo, Dieni, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Colletti, Corda, Costanzo, Currò, De Giorgi, De Girolamo, De Lorenzis, Del Grosso, Del Monaco, Di Lauro, Donno, D'Uva, Ehm, Emiliozzi, Ermellino, Faro, Ficara, Flati, Frusone, Galizia».


Chiarimenti in merito alla riprogrammazione dei fondi europei e di coesione, alla luce delle recenti decisioni assunte in ambito economico dalle istituzioni europee – 2-00686

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:
   la Commissione europea ha elaborato una serie di iniziative per contrastare gli effetti del COVID-19 (« Coordinated economic response to the COVID-19 outbreak») e, oltre ad allargare le maglie sugli aiuti di Stato (comunicazione n. 1863, «quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, per consentire agli Stati membri di sostenere maggiormente l'economia durante l'epidemia di COVID-19»), ha proposto la rimodulazione della spesa dei fondi dell'Unione europea, adesso approvata dal Parlamento europeo nel contesto di un'ampia iniziativa (« Coronavirus response investment initiative»);
   a queste misure, si aggiungono quelle intraprese dalla Banca europea per gli investimenti, con il programma di acquisto di titoli per far fronte all'emergenza pandemia (« Pandemic emergency purchase programme»), mediante il quale gli acquisti dei titoli di Stato e privato saranno operati in misura «necessaria e proporzionata» allo scopo di raggiungere gli «obiettivi del mandato»: raggiungimento di una crescita dei prezzi vicina ma inferiore al 2 per cento annuo e la stabilità del sistema finanziario dell'eurozona nel suo complesso, la disponibilità di credito per l'economia reale e in ultima analisi la difesa dell'euro;
   pare, ormai, imprescindibile l'adozione della scelta dell'emissione dei « bond europei per la ripresa» (European recovery bond) e, in tal senso, l'Europa deve dimostrare di restare fedele ai suoi fondamenti, superando egoismi ed anacronistici rigorismi;
   diversi programmi operativi regionali e nazionali prevedono la possibilità di utilizzare le risorse europee per sostenere le imprese in difficoltà, con strumenti di garanzia per garantire liquidità e con il finanziamento degli ammortizzatori sociali, come era accaduto dopo la crisi del 2011;
   al fine di indirizzare rapidamente 37 miliardi di euro di investimenti pubblici europei verso gli interventi necessari ad affrontare le conseguenze della crisi del Coronavirus, la Commissione europea ha proposto, trovando l'ampia condivisione del Parlamento europeo (1 solo voto contrario), di rinunciare per il 2020 all'obbligo di chiedere il rimborso dei prefinanziamenti che non sono stati spesi a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), del Fondo sociale europeo (Fse), del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp) e del Fondo di coesione (Fc) fino alla chiusura del programma;
   ne discende che gli Stati membri sono tenuti a utilizzare gli importi non recuperati nel 2020 per accelerare gli investimenti relativi all'epidemia di COVID-19 nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), del Fondo sociale europeo (Fse), del Fondo di coesione (Fc) e del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp). In considerazione dei tassi medi di cofinanziamento in tutti gli Stati membri, questi 8 miliardi di euro potranno sbloccare circa 29 miliardi di euro di finanziamenti strutturali in tutta l'Unione europea e consentirne l'uso;
   la lettera dei Commissari europei Elisa Ferreira e Nicolas Schmit al Governo italiano del 18 marzo 2020 ha confermato questa opportunità in favore di sanità, lavoro e sostegno alle imprese dei settori più colpiti, a partire dal turismo;
   il primo miliardo di euro potrà derivare dalla decisione della Commissione europea di lasciare a disposizione degli Stati membri maggiore liquidità attraverso una maggiore flessibilità nel meccanismo dei prefinanziamenti. Nel frattempo si sta aprendo la più consistente partita delle risorse non ancora impegnate della programmazione 2014-2020, ovvero quasi 25 miliardi di euro (pari al 46 per cento di 54 miliardi di euro totali, secondo l'ultimo monitoraggio dell'Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea – Ministero dell'economia e delle finanze);
   il punto cruciale di questa riforma dei fondi strutturali europei indotta dalla crisi pandemica è che le risorse sono assegnate in prevalenza alle regioni del Mezzogiorno, com’è nella logica e nelle finalità della politica di coesione, mentre in questo momento l'emergenza sanitaria e quella socio-economica dispiegano i propri drammatici effetti su gran parte del territorio nazionale;
   le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), le risorse del Fondo sociale europeo (Fse) e i fondi destinati all'agricoltura e alla pesca, oltre che quelle di programmi complementari e del Fondo di coesione, pur in questa tremenda congiuntura sanitaria, sociale ed economica, debbono mantenere la loro allocazione regionale e la funzione addizionale rispetto a misure straordinarie che lo Stato è chiamato a finanziare con la fiscalità generale, spingendo auspicabilmente il finanziamento in deficit sino a 100 miliardi di euro;
   occorre scongiurare quel che è avvenuto sino ad adesso e che la stessa Commissione europea, addirittura, ha dovuto contestare formalmente al Governo nell'ottobre 2019;
   i fondi europei destinati al Sud, in spregio alle previsioni dei regolamenti europei, sostituiscono l'intervento ordinario dello Stato, ad avviso degli interpellanti in violazione del «principio di addizionalità» sancito dai regolamenti dell'Unione europea, in base al quale i fondi europei debbono addizionarsi e non aggiungersi agli interventi ordinari degli Stati per realizzare il superamento del divario, ancora molto grave, che spacca il Paese;
   la riprogrammazione dei fondi europei e di coesione deve adesso contrastare gli effetti economici della pandemia e, nel contempo, assicurare l'addizionalità e in nessun modo sostituire l'intervento che va assicurato dallo Stato su tutto il territorio nazionale;
   se appare impensabile che tali risorse possano finanziarie iniziative al di fuori dei territori alle quali sono state assegnate, non lo è meno – ma su questo occorre, invece, far chiarezza da parte del Governo – che la riprogrammazione dei fondi europei e di coesione non potrà essere utilizzata per finanziarie, nei territori meridionali, gli interventi di contrasto agli effetti economici della pandemia, ai quali potranno soltanto aggiungersi per rafforzare la spinta nelle aree economicamente e socialmente più deboli;
   si tratta di regioni, già attraversate da un'immigrazione «di ritorno» di decine di migliaia di operai e studenti che, come ricordato nell'allarme lanciato dai giovani imprenditori siciliani di Confindustria, erano in recessione già prima dell'irrompere del COVID-19 e che vivranno, al termine della pandemia, mesi, se non anni, durissimi prima di incrociare la ripresa;
   è indubitabile che la crisi economica del Sud ha e avrà effetti più pervasivi e durevoli, proprio per l'intrinseca debolezza del tessuto socio-economico meridionale, sicché occorrerà adottare non solo misure per riprendere a fornire sostegno alle imprese, ma soprattutto iniziative di sostegno ai consumi e di assistenza alimentare –:
   se il Governo intenda precisare, dunque fugando ogni dubbio, se nella riprogrammazione dei fondi europei e di coesione per far fronte agli effetti dell'emergenza pandemica saranno pienamente rispettati:
    a) l'allocazione delle attuali dotazioni finanziarie e la loro destinazione regionale;
    b) il principio di addizionalità delle risorse europee e di coesione rispetto agli interventi ordinari e straordinari finanziati con la fiscalità generale.
(2-00686) «Bartolozzi, Gelmini, Prestigiacomo, Siracusano».


Misure di sostegno economico a favore delle imprese in relazione all'emergenza COVID-19 – 2-00701

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   l'emergenza Coronavirus, come apparso sulla stampa nazionale, porta alle aziende nuovi rischi industriali, come quello di dover chiudere l'intero stabilimento, o alcuni reparti di esso, perché un lavoratore si ammala di COVID-19, perdendo la commessa a vantaggio di aziende concorrenti. La conseguenza potrebbe essere drammatica: vedersi «soffiare» quel cliente per sempre, mettendo in forte crisi chi è costretto a sospendere l'attività a causa del virus. E dunque rischiando di perdere un «pezzo» della filiera produttiva italiana;
   come dichiarato da Confartigianato Imprese, «l'Italia è il primo produttore di moda del lusso al mondo e il primo produttore di moda in Europa ed in questo scenario l'eccellenza artigiana ne è protagonista che, tuttavia, sta soffocando a causa della chiusura dei mercati». «Si può affermare, a buon diritto, che tale settore è sicuramente tra i maggiormente danneggiati dall'emergenza dell'epidemia COVID-19. Per resistere a tutto ciò, salvaguardando il fulcro portante del made in Italy in termini di prodotto e di maestranze, è fondamentale evitare il default delle aziende»;
   Confindustria Moda è una federazione che rappresenta oltre 65 mila aziende del tessile, pelle, pelletteria, abbigliamento, calzature e dei settori collegati, un'industria questa da oltre 90 miliardi di euro di fatturato e che dà lavoro, direttamente, a più di 620 mila persone e da molti anni è trainata dall’export, che nel 2019 è cresciuto del 6,2 per cento raggiungendo 71,5 miliardi di euro;
   da un mese ormai arrivano le disdette di ordini dall'estero verso le aziende italiane e la maggior parte delle imprese della filiera sono piccole o medie; possono, quindi, reggere con le loro forze un paio di mesi, poi diventerà necessario, per farle sopravvivere, un intervento pubblico urgente;
   si tratta di un settore, quello tessile, in profonda crisi; secondo in Italia, con sessantaseimila imprese e ricavi per 95 miliardi di euro. Nel giro di pochi mesi dallo scoppio della pandemia COVID-19, sembra una discesa vorticosa negli inferi. Si teme il collasso. Come registrato dai dati diramati da Camera nazionale della moda italiana, in soli due mesi dall'inizio del 2020 si sono registrate perdite per l'1,8 per cento;
   il presidente di Confindustria Moda e Pitti Immagine Claudio Marenzi, in un'intervista sulla stampa nazionale, dichiarava apertamente «Questo ramo dell'industria italiana – il secondo per produttività, va detto – si trova in un momento storico di profonda crisi che non si registrava dal 2009». Marenzi, inoltre, parla di una lunga filiera, dislocata in tutto il territorio nazionale, in grave pericolo nel caso in cui non si riesca a mettere in campo misure idonee e tempestive in grado di arginare la crisi;
   un'altra tegola è caduta inesorabilmente sulla produttività italiana, quale il blocco dell’import cinese causato da una cessata, seppur temporanea, chiusura delle attività produttive in atto nel «Regno di mezzo» –:
   se i Ministri interpellati non ritengano opportuno adottare iniziative per prevedere il blocco dei pagamenti di tutte le scadenze nei confronti della pubblica amministrazione fino ai due mesi successivi alla dichiarazione della fine dello stato di emergenza e la possibilità di rateizzare tali scadenze in due anni;
   se i Ministri interpellati non ritengano utile adottare iniziative di competenza per la sospensione totale del pagamento delle rate per mutui e finanziamenti per almeno 12 mesi dalla dichiarazione della fine dello stato di emergenza con piani di rientro estensibili di almeno 24 mesi, senza comportare alcuna penalizzazione sugli indici di valutazione aziendali da parte del sistema creditizio (rating);
   se non ravvisino l'utilità di adottare iniziative di competenza volte ad attivare nuove misure per fornire liquidità a tutte le imprese, che siano esse in attività, in sospensione volontaria o sospese tassativamente per effetto dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, per rispondere ad ogni tipo di esigenza (pagamento di dipendenti, pagamento di materie prime, pagamento di subfornitura, pagamento di scadenze e altro) con modalità semplificate e accelerate, con tassi agevolati e con piani di rientro a lungo termine, definendo in pratica un programma straordinario per fornire liquidità alle imprese con controgaranzia dello Stato (Cassa depositi e prestiti), al fine di sostenere i pagamenti delle forniture direttamente necessarie legate al prodotto e alla produzione, comprese riparazioni e manutenzione ordinaria di macchinari.
(2-00701) «Mazzetti, Gelmini».


Iniziative volte a potenziare il personale impiegato nei controlli in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con particolare riferimento all'attuale fase di emergenza e al successivo riavvio delle attività – 2-00688

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   la sicurezza nei luoghi di lavoro è un problema molto serio per il nostro Paese, tanto che è riconosciuto ai più alti livelli istituzionali che si tratti di una «priorità sociale», con i suoi più di 1.000 morti l'anno (1.218 accertati nel 2018, fonte Inail) e quasi 645 mila incidenti denunciati;
   si tratta di un problema fortemente accentuato dalla diffusione del Coronavirus, tanto che in un accordo con il Governo, il 14 marzo 2020, sindacati e imprese hanno firmato un protocollo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori dal possibile contagio e garantire la salubrità dell'ambiente di lavoro;
   sulla base di quell'accordo le imprese si sono impegnate ad adottare nei luoghi di lavoro tutte le misure necessarie non solo per garantire la sicurezza dei loro dipendenti, ma anche per contribuire al contenimento della diffusione della pandemia;
   non appena le condizioni minime sanitarie lo permetteranno, conformemente alle norme che saranno via via decise dal Governo e dal Parlamento, sarà necessario riavviare tutte le attività imprenditoriali, attraverso un percorso graduale e controllato, per garantire requisiti massimi di sicurezza per i lavoratori;
   da tempo i sindacati denunciano una carenza di personale impegnato nei controlli, in particolare personale amministrativo e ispettori tecnici, questi ultimi necessari per tornare a svolgere appieno la vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, nonché mancanza di strumenti e di risorse –:
   quali iniziative intenda assumere per potenziare il personale impiegato nei controlli in modo da assicurare, soprattutto in questa fase di emergenza e poi nella fase di riavvio di tutte le attività, il rispetto delle normative già esistenti e di quelle messe in atto per l'emergenza COVID-19, anche al fine di integrarlo con l'istituzione di un tavolo nazionale per la sicurezza sul lavoro, quale riferimento di tavoli provinciali e territoriali, composto da rappresentanti di imprese, sindacati e Inail, per l'individuazione dei percorsi e delle azioni da assumere per la sicurezza dei lavoratori in relazione all'epidemia da Coronavirus.
(2-00688) «De Maria, Soverini, Serracchiani, Enrico Borghi».


Iniziative in ordine alla situazione presso le residenze per anziani in relazione all'emergenza COVID-19 – 2-00693

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   come tutte le ricerche e i dati oggettivi dimostrano, i più esposti alla minaccia del COVID-19 sono gli anziani d'Italia: circa il 60 per cento dei malati ha un'età superiore a 60 anni. Inoltre, il 99 per cento dei decessi avviene in persone con più di 60 anni e con patologie di base multiple;
   in Italia un anziano su dieci è ricoverato in una residenza sanitaria assistenziale (pubblica o privata e accreditata) o è ospitato in case di cura;
   in questi giorni moltissime di queste residenze per anziani, da Nord a Sud del Paese, si stanno trasformando in focolai e piccoli lazzaretti;
   a Nerola, ad esempio, non si entra e non si esce da oltre 24 giorni, perché qui, nella casa di riposo Santissima Maria Immacolata, 16 operatori su 40 sono risultati positivi al Coronavirus e con loro anche 56 degenti sui 63 ospitati dalla struttura. Ma non è un caso isolato, da Milano, Lecco, Brescia, Bergamo, Roma a Messina, passando per Cremona, Foggia, Lecce, Civitavecchia, Rieti, Cingoli, Pesaro: tante sono le residenze sanitarie assistenziali o le case di riposo che stanno registrando un'impennata di contagi. A Torino il 26 marzo 2020 è deceduto un medico di famiglia (il diciottesimo su scala nazionale) che era in pensione, ma prestava servizio in una casa di riposo;
   «Siamo presidenti, direttori, coordinatori, operatori sanitari e assistenziali delle case di residenza per anziani. Siamo quelli in trincea a combattere una battaglia senza dispositivi. Ne abbiamo un disperato bisogno. Da ormai tre settimane abbiamo scritto alla regione, all'azienda sanitaria locale di Bologna, al comune e alla Protezione civile per segnalare l'urgente necessità». Questo è l'accorato appello lanciato dall'Associazione nazionale strutture terza età per reperire mascherine chirurgiche monouso o di qualsiasi altro tipo e camici monouso;
   come dice Papa Francesco, citando le parole di Benedetto XVI: «La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune» –:
   quali iniziative intenda assumere affinché questa drammatica situazione nelle residenze per anziani venga affrontata con strumenti adeguati per arginare questa sorta di «deriva fatalista» in cui sembra che l'anziano non abbia lo stesso diritto alla salute di tutti i cittadini.
(2-00693) «Lupi, Colucci, Tondo, Sangregorio, Benigni, Gagliardi, Pedrazzini, Sgarbi, Silli, Sorte, Schullian».


Iniziative per consentire al personale ispettivo dell'Ispettorato nazionale del lavoro di coadiuvare l'attività di controllo sui luoghi di lavoro svolta dalle aziende sanitarie territoriali, in relazione all'emergenza COVID-19 – 2-00698

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   il nuovo Coronavirus, Sars-CoV-2, è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona infetta;
   la corretta applicazione di misure preventive può ridurre notevolmente il rischio d'infezione e di contagio, come da allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020;
   in data 14 marzo 2020 è stato sottoscritto da Governo e sindacati il Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento del virus COVID-19 per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori;
   ai sensi dell'articolo 13 del Protocollo, è costituito in azienda un comitato per l'applicazione e la verifica delle regole condivise con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
   in generale, la vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è attribuita all'azienda sanitaria locale competente per territorio e, per quanto di competenza, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 81 del 2008, e ai comitati regionali di coordinamento, di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008;
   non in tutte le aziende risultano essere costituite rappresentanze sindacali che possano vigilare sul rispetto delle misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus COVID-19;
   a causa dell'emergenza da Coronavirus il sistema sanitario è in grave sofferenza e, conseguentemente, difficilmente potrà essere predisposta l'attività di prevenzione e vigilanza;
   l'articolo 13, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di «vigilanza» prevede che il personale ispettivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali può vigilare sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in relazione ad attività «comportanti rischi particolarmente elevati, individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri del lavoro (...) e della salute (...) informandone preventivamente il servizio di prevenzione e sicurezza dell'azienda sanitaria competente per territorio» –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per rendere effettiva l'applicazione della sopra citata disposizione recata dall'articolo 13, comma 2, lettera c), del decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di consentire al personale ispettivo dell'Ispettorato nazionale del lavoro di coadiuvare l'attività di controllo a carico delle aziende sanitarie territoriali, già in sofferenza per l'emergenza sanitaria in corso.
(2-00698) «Barzotti, Siragusa, Segneri, Pallini, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Costanzo, Cubeddu, De Lorenzo, Invidia, Tucci, Tripiedi, Villani, Federico».


Iniziative volte a garantire un adeguato supporto tecnologico per il monitoraggio, la prevenzione e il controllo a distanza nei confronti dei pazienti in relazione all'emergenza sanitaria COVID-19 – 2-00697

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   il 30 gennaio 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l'epidemia da COVID-19 un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale e, con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, l'Italia ha dichiarato, per 6 mesi, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;
   il nostro Paese sta affrontando un'emergenza sanitaria impegnativa. Una pandemia dalle caratteristiche cruenti e che, per tanti aspetti «scientifici», non era forse immaginabile e prevedibile; in Italia, questa pandemia ha travolto duramente il servizio sanitario e gli operatori che vi lavorano, molti dei quali sono morti;
   tra i numerosi provvedimenti emergenziali, il decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14, recante disposizioni urgenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all'emergenza COVID-19, all'articolo 8, in relazione al potenziamento delle reti assistenziali, dispone che, per la durata dell'emergenza ed entro dieci giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge, le regioni istituiscano, presso una sede di continuità assistenziale già esistente, un'unità speciale ogni 50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. L'unità è attiva sette giorni su sette, dalle 8,00 alle 20,00, e ciascun medico di medicina generale o pediatra di libera scelta comunica all'unità, a seguito del triage telefonico, il nominativo e l'indirizzo dei pazienti affetti da COVID-19. I medici dell'unità devono essere dotati di ricettario del Servizio sanitario nazionale e di idonei dispositivi di protezione individuale e seguire tutte le procedure già all'uopo prescritte; non è prevista per tali unità alcuna dotazione tecnologica che consenta ai medici di garantire la continuità delle cure, contenendo al contempo il rischio di contagio per i medici e i professionisti sanitari ed evitando il più possibile gli spostamenti;
   ogni emergenza, inclusa una pandemia, richiede che ciascun Paese del mondo sia dotato, già in tempi di non emergenza, di un piano nazionale di preparazione e risposta, piano di cui l'Italia si è dotata già nel 2005;
   eppure nel citato piano del 2005, c’è un vulnus incomprensibile: manca totalmente l'ausilio e il supporto della tecnologia, che pure in questi giorni si sta dimostrando un fattore importantissimo per la risoluzione di tante e rilevanti problematiche; eppure, la tecnologia a distanza, applicata alla medicina, appare oggi lo strumento fondamentale, ancorché mancante, per arginare, contenere e affrontare questa pandemia;
   in questo contesto emergenziale appare più che mai necessario mantenere la continuità delle cure, contenendo il rischio di contagio per i medici e i professionisti sanitari, evitando il più possibile gli spostamenti; in tal senso, strumenti tecnologici innovativi, come, ad esempio, il sistema di videoconsulto, possono sicuramente fornire un considerevole supporto;
   la fase iniziale della patologia è importantissima e, forse, la si sta sottovalutando, visto che non si riesce ad agire tempestivamente, laddove si può ridurre il danno ed evitare ai pazienti di andare in terapia intensiva;
   per la gestione domiciliare dei casi di COVID-19, per il monitoraggio dagli asintomatici a quelli paucisintomatici e con presentazioni cliniche di bassa e media gravità, sono già disponibili sul mercato strumenti di monitoraggio dello stato di salute delle persone di rapido utilizzo, sia per medici sia per i pazienti, strumenti che consentono la rilevazione a distanza dei sintomi dei pazienti;
   tali innovazioni tecnologiche consentono di gestire rapidamente sia un monitoraggio manuale, ma strutturato, delle misurazioni fatte a domicilio dal paziente o anche dal paziente supportato a domicilio da caregiver o personale di assistenza domiciliare, sia il telemonitoraggio, attraverso device integrabili, come, ad esempio, saturimetri, elettrocardiogrammi, misuratori della pressione;
   questi sistemi sono configurati per generare alert e messaggi automatici in presenza di valori alterati o critici, circoscrivendo il più possibile le occasioni di contatto tra medico e paziente e quelle tra paziente e 112, consentendo di veicolare in caso di criticità, in modo istantaneo, il paziente ad andare dal medico o a rivolgersi al 112; questi sistemi consentono l'integrazione tra diversi professionisti che, dotati delle protezioni idonee, potranno recarsi, in caso di necessità, al domicilio dei pazienti per una valutazione clinica diretta, a cui potrà seguire, in modo coordinato e programmato, un ricovero in strutture idonee identificate;
   i fatti di questi giorni rivelano, o meglio confermano in maniera drammatica, un dato fondamentale del Servizio sanitario nazionale: l'impossibile sostenibilità del sistema sanitario a fronte dell'invecchiamento della popolazione e del progressivo aumento delle patologie croniche; al riguardo, proprio la telemedicina può rappresentare un utile strumento per la gestione delle malattie croniche non trasmissibili in pediatria, nell'adulto e nell'anziano fragile e durante la riabilitazione, che ancor più in situazioni emergenziali, come quella che si sta vivendo, rappresentano la principale debolezza del sistema sanitario nazionale;
   secondo uno studio del dipartimento per la salute del Governo britannico, l'introduzione della telemedicina e la teleassistenza nel sistema sanitario andrebbe a ridurre ben del 45 per cento il tasso di mortalità proprio per le patologie croniche e questo perché consente di ridurre il tasso di aggravamento grazie al monitoraggio. Le malattie croniche consentono al paziente di continuare a vivere nella propria abitazione ma senza adeguata protezione da rischi e complicanze; la telemedicina e la teleassistenza fornirebbero proprio la protezione da tali rischi e complicanze;
   è necessario, oggi, avere l'immediata disponibilità di tali tecnologie e strumenti che consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo del COVID-19 e che, secondo una visione di più lungo periodo, rendano permanentemente sostenibile e meglio gestibile il Servizio sanitario nazionale –:
   se, per l'emergenza sanitaria da COVID-19, siano stati attivati gli opportuni percorsi di acquisizione per dotare le unità assistenziali speciali delle tecnologie e degli strumenti che consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo, anche a distanza, contenendo al contempo il rischio di contagio per i medici e i professionisti sanitari e per i loro pazienti;
   se ritenga opportuno adoperarsi per garantire permanentemente il monitoraggio, la prevenzione e il controllo anche a distanza, attraverso una capillare diffusione degli strumenti della telemedicina, della teleassistenza e del teleconsulto presso tutti i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale.
(2-00697) «Provenza, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Alemanno».


Misure a favore degli studenti universitari in relazione alla sospensione delle attività didattiche conseguente all'emergenza COVID-19 – 2-00694

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   a causa dell'emergenza Coronavirus, cui ha seguito la sospensione delle attività didattiche universitarie, si stanno generando in diversi atenei del Paese situazioni problematiche per gli studenti e per la tutela dell'alta formazione e, in generale, del diritto allo studio;
   la sospensione delle attività didattiche comporta a livello universitario molteplici difficoltà riguardanti non solo le ordinarie lezioni ma anche le sessioni d'esame e di laurea, compensate solo in parte dalla modalità on line, oltre che disagi inevitabili nei servizi indirettamente collegati, quali laboratori, biblioteche, tirocini e molti altri ancora, in un momento coincidente proprio con il pagamento della terza rata della tassa universitaria;
   l'autonomia dei singoli atenei e le inevitabili peculiarità territoriali, nonché la competenza largamente regionale in termini di diritto allo studio, complicano il quadro in vista di una risposta unitaria a una situazione emergenziale nazionale, determinando perplessità e incertezze in merito a possibili differenti modalità di rispondere a studenti di un ateneo o di una regione rispetto ad altri –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per:
    a) sostenere gli studenti lavoratori, gli studenti fuori sede con contratti di locazione e quelli con Isee basso, ma non percettori di borsa, i quali vivono disagi socio-economici già per la situazione di emergenza, a cui si sommerebbe il pagamento della tassazione universitaria per servizi non pienamente ricevuti, rischiando senza proroghe o esenzioni almeno parziali di non poterli sostenere;
    b) promuovere e sostenere l'alta formazione, in particolare i dottorandi in corso e in conclusione di ciclo (dal 32esimo al 35esimo), nonché i dottorati industriali, che senza una proroga facoltativa di almeno di 6 mesi delle rispettive scadenze rischiano di non poter ottemperare ai propri obblighi formativi e di ricerca;
    c) garantire a studenti e neo-laureati, tra cui psicologi e giuristi, che necessitano di svolgere tirocini, praticantati e abilitazioni, un percorso quanto più stabile e chiaro per la loro carriera, prorogando scadenze quando necessario e facilitando invece processi più snelli, ove possibile, anche, ad esempio, esonerando gli studenti palesemente impossibilitati a frequentare i tirocini prima della laurea, convalidando i tirocini rimasti in sospeso o prorogando i termini entro i quali svolgerli;
    d) tutelare massimamente, attraverso specifiche iniziative, gli studenti che nel corrente anno accademico, a causa dell'emergenza da COVID-19, rischiano di non terminare gli esami in tempo, andando fuori corso e inficiando così il proprio personale percorso;
    e) rispondere uniformemente, sull'intero territorio nazionale, alle difficoltà derivanti dall'emergenza COVID-19 espresse in premessa, accogliendo le richieste delle principali rappresentanze studentesche, il Consiglio nazionale degli studenti universitari in primis, volte a tutelare l'alta formazione e il diritto allo studio universitario.
(2-00694) «Iovino, Melicchio, Vacca, Gallo, Acunzo, Villani, Bella, Carbonaro, Casa, Lattanzio, Mariani, Testamento, Tuzi, Valente, Giarrizzo, Giordano, Giuliodori, Grande, Grimaldi, Grippa, Gubitosa, Iorio, Gabriele Lorenzoni, Marino, Martinciglio, Marzana, Manzo, Migliorino, Misiti, Olgiati, Papiro, Parentela, Paxia, Penna, Perconti».


Iniziative, anche di carattere normativo, volte ad un efficace coordinamento sul territorio nazionale delle azioni di contrasto alla diffusione del COVID-19 nell'ambito del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti – 2-00695

M)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani e di quelli speciali, anche pericolosi, è definito dalla legge n. 146 del 1990 servizio pubblico essenziale e, come tale, non è stato soggetto ad alcuna misura di interruzione sul territorio nazionale;
   l'emergenza sanitaria connessa all'epidemia da COVID-19 ha imposto progressivamente l'adozione di misure precauzionali, al fine di garantire la salute dei soggetti impegnati nella raccolta, nel trattamento e nello smaltimento dei rifiuti, così come ha richiesto ai cittadini condotte diverse rispetto alle ordinarie in relazione alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani;
   si rileva, tuttavia, che a fronte dell'emergenza nazionale sanitaria la risposta è stata affidata prevalentemente a circolari, raccomandazioni e indicazioni tecniche da parte di istituti tecnici, agenzie ed enti locali;
   in riferimento a questi ultimi, talune regioni sono ricorse all'istituto delle ordinanze contingibili e urgenti ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti nel rispetto anche della circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 5982/2016;
   l'Istituto superiore di sanità, con il rapporto Iss COVID-19 n. 3 del 2020, intitolato «Indicazioni ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell'infezione da virus Sars-Cov-2», consiglia di adottare specifiche misure per il trattamento dei rifiuti provenienti da abitazioni in cui risiedono soggetti positivi al tampone o persone in quarantena, indicando di fatto l'interruzione della raccolta differenziata presso tali utenze e, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, consiglia che venga privilegiato l'incenerimento dell'indifferenziato;
   il presidente della regione Lazio, con ordinanza n. 15 del 24 marzo 2020, ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prendendo atto delle linee guida del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa) e dell'Istituto superiore di sanità, ha disposto la possibilità da parte dell'inceneritore di San Vittore del Lazio (Frosinone) di incenerire fino a 30 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati non trattati (tal quale) provenienti da abitazioni nelle quali risiedono persone positive al tampone per COVID-19 o in quarantena obbligatoria;
   il presidente della regione Emilia-Romagna, con ordinanza n. 43 del 20 marzo 2020, ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, ha disposto il riconoscimento come rifiuti indifferenziati di tutte le frazioni di rifiuti prodotte separatamente presso abitazioni in cui risiedono positivi al tampone per infezione da COVID-19 e di soggetti in quarantena, la modifica dei flussi di rifiuti indifferenziati negli ambiti regionali, la modifica delle autorizzazioni per impianti di discarica, consentendo loro di ricevere scarti derivanti da lavorazione dei rifiuti raccolti in maniera differenziata, l'incremento delle capacità di stoccaggio dei rifiuti fino al 20 per cento di quanto autorizzato, l'adeguamento delle capacità di termovalorizzazione;
   i comuni, o chi per essi gestisce il servizio di raccolta rifiuti urbani, non hanno la possibilità di tracciare e identificare le utenze per le quali attuare le disposizioni previste dalle linee guida dell'Istituto superiore di sanità e richiamate nelle ordinanze regionali;
   per i motivi sopra citati, gli impianti di trattamento meccanico della frazione secca indifferenziata proveniente da raccolta separata dei rifiuti urbani, non avendo fasi di biostabilizzazione dei rifiuti e non garantendo quindi di norma «l'igienizzazione del rifiuto nel corso del trattamento biologico (bioessicazione o stabilizzazione) e la protezione degli addetti dal rischio biologico» consigliato dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, non possono ricevere rifiuti provenienti da abitazioni nelle quali risiedono soggetti positivi al tampone o in regime di quarantena;
   il presidente della regione Lazio con ordinanza n. 14 del 24 marzo 2020, ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prendendo atto della nota del gestore del servizio idrico integrato di Acea Ato 2, nella quale venivano rappresentate criticità connesse alla gestione dei fanghi da depurazione a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e alla conseguente chiusura dei conferimenti per tutti i fanghi provenienti dall'Italia da parte di un impianto ubicato in Spagna, ha disposto di derogare alla durata dei depositi temporanei dei rifiuti derivanti dal trattamento dei fanghi;
   come noto, a livello nazionale è in vigore dal 28 marzo il decreto-legge n. 18 del 2020, conosciuto come decreto «Cura Italia», che prevede un fondo per la sanificazione degli ambienti di province, città metropolitane e comuni;
   è necessario coordinare la disposizione citata con il documento di indirizzo redatto da Ispra il 18 marzo 2020, dove è scritto che «l'uso di ipoclorito di sodio (...) per la disinfezione delle strade è associabile ad un aumento di sostanze pericolose per l'ambiente, con conseguente possibile esposizione della popolazione e degli animali (...) in grado di nuocere alla qualità delle acque superficiali arrecando anche un danno alla vita negli ambienti acquatici, nonché alla qualità delle acque sotterranee» nelle aree non servite di reti fognarie e che nelle aree servite da impianti di depurazione quantità eccessive possono avere un impatto «sulla funzionalità degli impianti biologici di trattamento delle acque», a dimostrazione della necessaria e uniforme predisposizione della norma d'intesa con gli organi tecnici –:
   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di uniformare le azioni di contrasto alla diffusione del COVID-19 nella gestione dei rifiuti;
   se, per la durata dello stato di emergenza sanitaria deliberato dal Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020 in relazione al COVID-19, ritenga di attivare presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un coordinamento per la gestione dei rifiuti urbani e speciali, con la partecipazione anche di rappresentanti dei comuni, delle province, delle città metropolitane e delle regioni e degli istituti tecnici e di ricerca nazionali, che possa eventualmente indicare iniziative di carattere normativo da assumere o proporre i contenuti delle circolari da adottare per chiarire l'applicazione della normativa vigente.
(2-00695) «Ilaria Fontana, Deiana, Daga, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Pignatone, Raduzzi, Raffa, Romaniello, Paolo Nicolò Romano, Roberto Rossini, Ruggiero, Giovanni Russo, Scagliusi, Scerra, Serritella, Sodano, Spadoni, Spessotto, Sut, Termini, Torto».


Iniziative per un piano straordinario di investimenti a favore del comparto industriale della difesa, al fine di riaffermarne il carattere strategico in vista del rilancio economico post emergenza sanitaria – 2-00702

N)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   nella gestione dell'emergenza sanitaria del COVID-19, le Forze armate hanno messo a disposizione tutte le risorse e le capacità disponibili per supportare i cittadini e il sistema Paese nella gestione di questa grave crisi;
   il comparto della difesa rappresenta uno dei settori più importanti e strategici per l'Italia: l'industria dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza registra un fatturato di circa 14 miliardi di euro – significativamente per quasi il 70 per cento destinato all’export – che si traduce in 4,5 miliardi di euro di valore aggiunto diretto e nell'occupazione di circa 16.000 addetti, lungo l'intera filiera produttiva;
   l'importanza dell'industria della difesa si evidenzia, soprattutto, sul piano qualitativo, poiché quello delle tecnologie avanzate è uno dei settori che il nostro Paese presidia con risultati eccellenti: nel comparto sono investiti annualmente circa 1,4 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, pari all'11 per cento circa degli investimenti complessivi delle imprese italiane;
   per fronteggiare la situazione emergenziale causata dal COVID-19, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, la business unit più importante dell'Agenzia industrie difesa, sta operando al servizio dei cittadini, producendo disinfettanti e sostanze ad attività germicida e battericida che in questo momento sono difficilmente reperibili sul mercato;
   a ciò si aggiunga che Leonardo, eccellenza italiana nonché primo gruppo industriale in aerospazio, difesa e sicurezza, ha intrapreso una serie di iniziative solidali per sostenere lo sforzo di tutti coloro che stanno garantendo con il loro impegno quotidiano le attività per il contenimento del contagio da COVID-19, nonché l'assistenza ai malati e alle loro famiglie. Nello specifico, la divisione velivoli ha messo a disposizione due aerei da trasporto (un C-27J e un Atr 72) per assicurare il trasporto di materiale medico, garantendo in tal modo autonomia e flessibilità operativa e significative capacità di carico; la divisione aerostrutture, presso lo stabilimento pugliese di Grottaglie, ha avviato la produzione tramite stampa 3D di valvole che supporteranno l'iniziativa dell'azienda Isinnova di Brescia e la divisione cyber, dal 6 aprile 2020, offrirà gratuitamente per due mesi un servizio di « threat intelligence» specificatamente progettato per supportare le aziende a migliorare la propria difesa cibernetica;
   quanto appena riportato si aggiunge al lavoro quotidiano svolto nello stabilimento di Cameri, cuore tecnologico dell'Aeronautica italiana e della difesa aerea nazionale, in cui si continua a lavorare, in favore della sicurezza nazionale, per la produzione dell'ala completa degli F-35 e l'assemblaggio finale dei caccia;
   quanto appena riportato mostra come il comparto dell'industria della difesa sia un settore strategico, soprattutto in una prospettiva di rilancio del sistema Paese al termine dell'emergenza sanitaria;
   per questo motivo, ad avviso degli interpellanti, risulta essenziale difendere gli asset strategici del nostro Paese, anche rafforzando la normativa sulla golden power, e presidiare eventuali scalate estere alle aziende italiane, autentiche eccellenze mondiali –:
   se i Ministri interpellati, in considerazione dell'emergenza in corso, non intendano intraprendere le opportune iniziative al fine di prevedere un piano straordinario di investimenti – quantificabile in 5 miliardi di euro – per il comparto industriale della difesa per riconvertire alcuni asset strategici del nostro Paese (innovazione, droni, nuove tecnologie, cyber-sicurezza) e contribuire, in questo modo, alla ricostruzione post-emergenziale, rilanciando il sistema Paese.
(2-00702) «Maria Tripodi, Gelmini, Fascina, Gregorio Fontana, Dall'Osso, Perego Di Cremnago, Ripani, Vito, Bartolozzi, Biancofiore, Calabria, Cannatelli, D'Ettore, Fatuzzo, Martino, Napoli, Orsini, Palmieri, Polverini, Paolo Russo, Rotondi, Ruggieri, Siracusano, Tartaglione, Valentini, Sisto, Squeri, Versace, Zangrillo, Zanettin».


Chiarimenti in ordine al recente invio in Lussemburgo di strutture e materiale sanitario dalla base Nato di Taranto, in considerazione dell'emergenza in atto in Italia e della mancata attivazione di analoghe iniziative – 2-00703

O)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   gli interpellanti hanno appreso dalla stampa estera e nazionale che una struttura logistico-sanitaria militare della Nato è partita il 19 marzo 2020 dalla base Nato di Taranto alla volta del Lussemburgo. Si tratta di un complesso di circa 50 container comprendente tende, docce, bagni campali e generatori con capacità ricettiva di 300 posti letto. Il Lussemburgo ha organizzato, con la compagnia Cargolux, un ponte aereo sull'aeroporto civile di Bari per il trasporto rapido dei materiali, mentre ha affiancato al personale Nato di Taranto una cospicua forza lavoro con personale civile lussemburghese per l'allestimento nei pressi del Centro ospedaliero lussemburghese (Chl);
   il Lussemburgo non versa in stato emergenziale, al contrario dell'Italia la cui situazione è tristemente nota;
   i vertici militari che fanno riferimento al Ministro interpellato, ad avviso degli interpellanti, non potevano non essere a conoscenza della disponibilità sul suolo italiano di detti preziosi assetti Nato –:
   come mai non si sia pensato di chiedere la disponibilità di tali importanti capacità Nato, alla luce del fatto che vi sono una pluralità di spese sostenute per far fronte all'emergenza COVID-19, come nel caso della regione Lombardia, che ha dovuto prendere in affitto strutture private come alberghi e spazi commerciali per poter porre persone in quarantena;
   se il Ministro interpellato sia stato messo a conoscenza della situazione e abbia dato disposizioni ai vertici militari su come procedere;
   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno, dopo aver accertato le dinamiche di dettaglio, porre in essere iniziative volte a verificare perché in ambito Nato, Alleanza nella quale il contributo militare italiano è tra i più alti in termini assoluti, la questione italiana non sia stata presa in considerazione, nonostante gli assetti fossero già prontamente disponibili sul suolo italiano.
(2-00703) «Battilocchio, Aprea, Barelli, Anna Lisa Baroni, Bond, Brambilla, Brunetta, Caon, Carrara, Casciello, Costa, Cristina, Della Frera, Fasano, Fiorini, Fitzgerald Nissoli, Mandelli, Marin, Milanato, Mugnai, Musella, Nevi, Novelli, Occhiuto, Pittalis, Polidori, Saccani Jotti, Sarro, Elvira Savino, Scoma, Spena».