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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 3 marzo 2020

COMUNICAZIONI

TESTO AGGIORNATO AL 4 MARZO 2020

Missioni valevoli nella seduta del 3 marzo 2020.

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Berlinghieri, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mammì, Maniero, Marrocco, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 27 febbraio 2020 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa della deputata:
   CORNELI: «Introduzione dell'articolo 3-ter del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, e altre disposizioni per la prevenzione e il controllo delle infezioni correlate all'assistenza» (2408).

  In data 28 febbraio 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   POTENTI: «Introduzione degli articoli 1099-bis e 1100-bis del codice della navigazione, in materia di rifiuto di obbedienza e di resistenza a una nave militare o in servizio di polizia» (2409);
   CAON: «Agevolazioni fiscali per la ristrutturazione e la ricostruzione degli immobili strumentali destinati alle attività produttive ed esenzione dei medesimi immobili dai tributi locali nel periodo di sospensione dell'attività per lavori di ristrutturazione» (2410);
   PORCHIETTO ed altri: «Disposizioni per la promozione delle start-up di elevato contenuto tecnologico e agevolazioni per favorire l'accesso delle medesime al mercato del capitale di rischio» (2411);
   MURONI: «Modifica alla disciplina in materia di bottiglie e vaschette per alimenti in polietilentereftalato, per la promozione del riciclo della plastica» (2412).

  In data 2 marzo 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   BARZOTTI e TERMINI: «Modifiche alla legge 22 maggio 2017, n. 81, in materia di disciplina del lavoro agile, e altre disposizioni per la sua diffusione» (2417);
   UNGARO: «Disposizioni per l'introduzione di misure premiali condizionate all'affidabilità fiscale del contribuente» (2418);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BORGHESE: «Modifica all'articolo 38 della Costituzione in materia di diritto al trattamento pensionistico e di determinazione dei suoi limiti minimo e massimo» (2419);
   BORGHESE: «Introduzione dell'articolo 580-bis del codice penale, concernente il reato di istigazione a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia o la bulimia, nonché disposizioni in materia di prevenzione e diagnosi precoce dei disturbi alimentari» (2420);
   BORGHESE: «Introduzione dell'articolo 16-ter del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di credito d'imposta per la vendita di pacchetti turistici a turisti stranieri o italiani residenti all'estero» (2421).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

  In data 28 febbraio 2020 sono stati presentati alla Presidenza i seguenti disegni di legge:
   dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale:
    «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ruanda, con Allegati, fatto a Kigali il 20 agosto 2018» (2413);
    «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica delle Filippine, con Allegati, fatto a Roma il 30 ottobre 2017» (2414);
    «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018» (2415);
    «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Seychelles, con Allegati, fatto a Victoria il 1o aprile 2016» (2416).

  Saranno stampati e distribuiti.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge ROSPI ed altri: «Modifica all'articolo 36 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, concernente l'inserimento del golfo di Taranto tra le aree di reperimento per l'istituzione di parchi o riserve marine» (1254) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Angiola.

  La proposta di legge SUT ed altri: «Introduzione dell'insegnamento della cultura della sicurezza nelle scuole secondarie» (1805) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Romaniello.

  La proposta di legge SERRACCHIANI e VISCOMI: «Modifica all'articolo 18 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, in materia di obbligo contributivo dei liberi professionisti appartenenti a categorie dotate di una propria cassa di previdenza» (1823) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Pettarin.

  La proposta di legge MAMMÌ ed altri: «Istituzione della figura professionale dell'infermiere di famiglia e di comunità» (2021) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Barzotti.

  La proposta di legge MELICCHIO ed altri: «Istituzione del Consiglio superiore della ricerca e dell'innovazione» (2092) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Girolamo.

Modifica del titolo di proposte di legge.

  La proposta di legge n. 462, d'iniziativa dei deputati CARNEVALI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana».

Ritiro di sottoscrizioni a proposte di legge.

  La deputata Sportiello ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:
   DEL MONACO ed altri: «Disposizioni in materia di trattamento previdenziale e di invalidità per il personale appartenente al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico nonché di benefìci in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata e delle vittime del dovere» (2224).

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:  

   II Commissione (Giustizia):
  CIPRINI ed altri: «Modifiche all'articolo 92 del codice di procedura civile, in materia di compensazione delle spese di giudizio, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, in materia di esenzione delle controversie individuali di lavoro e pubblico impiego nonché di previdenza e assistenza obbligatorie dal contributo unificato di iscrizione a ruolo» (521) Parere delle Commissioni I, V e XI.

   VII Commissione (Cultura):
  CONTE: «Riconoscimento del Centro studi internazionale sulla dieta mediterranea “Angelo Vassallo” in Pollica quale centro di ricerca e formazione delle comunità emblematiche della dieta mediterranea» (2274) Parere delle Commissioni I, III, V, XII, XIII e XIV.

   VIII Commissione (Ambiente):
  TERZONI ed altri: «Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, in materia di esercizio delle funzioni di guardaparco da parte dei dipendenti degli organismi di gestione di aree naturali protette ai fini della sorveglianza sui territori delle medesime» (70) Parere delle Commissioni I, II, V, XI, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  MOLINARI ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di bonifica di siti contaminati, nonché al codice penale e al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in materia di reati ambientali» (1853) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XI Commissione (Lavoro):
  INVIDIA: «Istituzione e disciplina del contratto di lavoro a chiamata digitale» (2052) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX e XIV.

   XII Commissione (Affari sociali):
  CARNEVALI ed altri: «Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana» (462) Parere delle Commissioni I, V, VII, IX, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  LAPIA ed altri: «Disposizioni sui percorsi assistenziali scolastici di carattere sanitario per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie croniche dei minori in età scolare» (2337) Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XIII Commissione (Agricoltura):
  PEREGO DI CREMNAGO: «Divieto di detenzione degli animali nei centri zoologici» (2323) Parere delle Commissioni I, V, VIII, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri):
  MURONI: «Modifiche alla disciplina in materia di immigrazione e condizione dello straniero. Ratifica ed esecuzione del capitolo C della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, fatta a Strasburgo il 5 febbraio 1992» (2226) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):
  CIABURRO ed altri: «Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e altre disposizioni in materia di status e funzioni degli amministratori locali, di semplificazione dell'attività amministrativa e di finanza locale» (2240) Parere delle Commissioni II, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite X (Attività produttive) e XII (Affari sociali):
  BALDINI ed altri: «Modifiche alla legge 24 ottobre 2000, n. 323, e altre disposizioni per la promozione e la valorizzazione del settore termale» (2317) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Assegnazione di proposta di inchiesta parlamentare a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali):
  SCOMA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione del lavoro in Italia e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro» (Doc XXII, n. 40) – Parere delle Commissioni I, II e V.

Annunzio di una proposta di modificazione al Regolamento.

  In data 3 marzo 2020 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di modificazione al Regolamento d'iniziativa del deputato:
   INVIDIA: «Articoli 88, 89, 99, 114, 115, 116, 122 e 143: Abolizione degli ordini del giorno» (Doc. II n. 13).

  Sarà pubblicata e trasmessa alla Giunta per il Regolamento.

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 28 febbraio 2020, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, concernente la procedura d'informazione nel settore delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell'informazione, che il Governo ha attivato la predetta procedura in ordine al progetto di disciplinare di produzione – Filiera suina.

  Questa comunicazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 14 febbraio 2020, ha trasmesso la seguente relazione concernente il seguito dato dal Governo agli indirizzi definiti dalle Camere in merito a progetti di atti dell'Unione europea o atti preordinati alla formulazione degli stessi:
   relazione, predisposta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, concernente il seguito del documento finale della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera (atto Camera Doc. XVIII, n. 12) sulla comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – UE-Cina – Una prospettiva strategica (JOIN(2019) 5 final).

  Questo documento è trasmesso alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 febbraio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, le seguenti relazioni concernenti progetti di atti dell'Unione europea, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
   proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo per una transizione giusta (COM(2020) 22 final) – alla V Commissione (Bilancio), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti (COM(2020) 23 final) – alla V Commissione (Bilancio), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 24 febbraio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, secondo periodo, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, un documento concernente la posizione del Governo nell'ambito della procedura di consultazione pubblica avviata dalla Commissione europea sulla valutazione del Fondo sociale europeo di sostegno all'istruzione.

  Questo documento è trasmesso alla VII Commissione (Cultura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione di delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 25 febbraio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
   n. 65/2019 del 15 ottobre 2019, concernente «Nodo ferrostradale di Casalecchio di Reno (Bologna) Progetto stradale – stralcio Nord Proroga della dichiarazione di pubblica utilità» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 66/2019 del 15 ottobre 2019, concernente «Approvazione dei criteri di riparto e ripartizione tra le regioni e le province autonome del Fondo nazionale per la montagna – annualità 2016-2017-2018-2019: legge n. 97 del 1994» – alla V Commissione (Bilancio);
   n. 77/2019 del 20 dicembre 2019, concernente «Metropolitana di Napoli – Linea 1 tratta Centro direzionale-Capodichino modifica nell'assegnazione delle risorse» – alla V Commissione (Bilancio), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla IX (Trasporti).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 27 e 28 febbraio 2020, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea in sede di consiglio internazionale dei cereali con riguardo all'adesione della Repubblica di Serbia alla convenzione sul commercio dei cereali del 1995 (COM(2020) 73 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Relazione per paese relativa all'Italia 2020 che accompagna il documento Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea e all'Eurogruppo Semestre europeo 2020: valutazione dei progressi in materia di riforme strutturali, prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici e risultati degli esami approfonditi a norma del regolamento (UE) n. 1176/2011 (SWD(2020) 511 final), che è assegnato in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Libro Bianco sull'intelligenza artificiale – Un approccio europeo all'eccellenza e alla fiducia (COM(2020) 65 final), che è assegnato in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una strategia europea per i dati (COM(2020) 66 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Plasmare il futuro digitale dell'Europa (COM(2020) 67 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sullo stato di avanzamento dei preparativi per la piena attuazione delle nuove basi giuridiche per il sistema d'informazione Schengen (SIS) a norma dell'articolo 66, paragrafo 4, del regolamento (UE) 2018/1861 e dell'articolo 79, paragrafo 4, del regolamento (UE) 2018/1862 (COM(2020) 72 final), che è assegnata alla I Commissione (Affari costituzionali);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea e all'eurogruppo Semestre europeo 2020: valutazione dei progressi in materia di riforme strutturali, prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici e risultati degli esami approfonditi a norma del regolamento (UE) n. 1176/2011 (COM(2020) 150 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dalla Regione Emilia-Romagna.

  La Regione Emilia-Romagna, in qualità di commissario delegato titolare di contabilità speciale, con lettere dal 20 gennaio al 3 febbraio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 27, comma 4, del codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, i rendiconti, per l'anno 2019, relativi:
   alla contabilità speciale n. 3020, concernente le attività connesse agli eventi alluvionali che hanno colpito la regione Emilia-Romagna nei mesi di ottobre e novembre 2002, di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3258 del 2002;
   alla contabilità speciale n. 5699, concernente le attività connesse agli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012, di cui al decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 1o agosto 2012, n. 122.
   alla contabilità speciale n. 5757, concernente le attività connesse agli eventi meteorologici che hanno colpito la regione Emilia-Romagna nel periodo compreso tra il 31 ottobre e il 12 novembre 2012, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 marzo 2013 e all'ordinanza del Presidente della regione Emilia-Romagna n. 1 del 26 luglio 2019;
   alla contabilità speciale n. 5862, concernente le attività connesse alle eccezionali avversità atmosferiche che hanno colpito il territorio delle province di Parma e Piacenza nei giorni 13 e 14 ottobre 2014, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 202 del 2014;
   alla contabilità speciale n. 5942, concernente le attività connesse alle eccezionali avversità atmosferiche che hanno colpito la regione Emilia-Romagna nei giorni dal 4 al 7 febbraio 2015, di cui alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile n. 232 del 2015 e n. 350 del 2016;
   alla contabilità speciale n. 5981, concernente le attività connesse agli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito il territorio delle province di Parma e Piacenza nei giorni 13 e 14 settembre 2015, di cui alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile n. 292 del 2015 e n. 402 del 2016;
   alla contabilità speciale n. 6017, concernente le attività connesse alle eccezionali avversità atmosferiche che hanno colpito la regione Emilia-Romagna nel periodo compreso tra il 27 febbraio e il 27 marzo 2016, di cui alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile n. 351 del 2016 e n. 477 del 2017;
   alla contabilità speciale n. 6059, concernente le attività connesse ai primi interventi di protezione civile finalizzati a contrastare la crisi di approvvigionamento idropotabile nel territorio delle province di Parma, Piacenza, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Ravenna, Reggio-Emilia e Rimini, di cui alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile n. 468 del 2017 e n. 497 del 2018;
   alla contabilità speciale n. 6080, concernente le attività connesse agli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 8 al 15 dicembre 2017 nei territori delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Forlì-Cesena, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 503 del 2018;
   alla contabilità speciale n. 6097, concernente le attività connesse ai primi interventi di protezione civile in conseguenza delle ripetute e persistenti avversità atmosferiche verificatesi in varie aree della regione Emilia-Romagna nel periodo dal 2 febbraio al 19 marzo 2018, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 533 del 2018;
   alla contabilità speciale n. 6110, concernente le attività connesse agli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nella regione Emilia-Romagna nel periodo compreso tra il 27 ottobre e il 5 novembre 2018, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 558 del 2018;
   alla contabilità speciale n. 6128, concernente le attività connesse agli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nelle province di Bologna, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia nel mese di febbraio 2019, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 590 del 2019;
   alla contabilità speciale n. 6156, concernente le attività connesse agli eccezionali eventi meteorologici verificatisi nel mese di maggio 2019 nei territori della regione Emilia-Romagna, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 600 del 2019;
   alla contabilità speciale n. 6159, concernente le attività connesse agli eventi meteorologici di eccezionale intensità verificatisi il giorno 22 giugno 2019 nel territorio delle province di Bologna, Modena e Reggio Emilia, di cui all'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 605 del 2019.

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Garante del contribuente per la Calabria.

  Il Garante del contribuente per la Calabria, con lettera in data 11 febbraio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Calabria, riferita all'anno 2019.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal Garante del contribuente per la Sardegna.

  Il Garante del contribuente per la Sardegna, con lettera in data 24 febbraio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Sardegna, riferita all'anno 2019.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal Garante del contribuente per la Campania.

  Il Garante del contribuente per la Campania, con lettera pervenuta in data 26 febbraio 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Campania, riferita all'anno 2019.

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A ai resoconti della seduta del 27 febbraio 2020, a pagina 10, devono intendersi espunte le parole dalla decima riga a fine pagina.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1664 – CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 9 GENNAIO 2020, N. 1, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER L'ISTITUZIONE DEL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE E DEL MINISTERO DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2407)

A.C. 2407 – Questioni pregiudiziali

QUESTIONI PREGIUDIZIALI

  La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 9 gennaio 2020, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'istituzione dei Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca, è riconducibile alla materia dell'ordinamento e della organizzazione amministrativa dello Stato e degli altri enti pubblici nazionali, di esclusiva competenza statale ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera g), della Costituzione;
    nello specifico, il testo prevede l'istituzione di due distinti Ministeri, il Ministero dell'istruzione (MI) e il Ministero dell'università e della ricerca (MUR) in luogo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), e a tal fine novella il decreto legislativo 30 luglio 1999. n. 300; che reca l'organizzazione del Governo e adotta le necessarie disposizioni finanziarie;
    la Relazione tecnica al decreto-legge in esame evidenzia che dalla modifica introdotta, posto che l'indennità spettante ai membri del Governo non parlamentari è la medesima, sia che si tratti di ministri sia di sottosegretari o vice ministri, dal momento che il numero complessivo dei membri del Governo rimane invariato non si avranno maggiori oneri di personale per i vertici politici, mentre si avrà un maggior onere di personale conseguente alla nomina di un numero doppio di responsabili di alcuni degli uffici di diretta collaborazione: capo di gabinetto; capo ufficio legislativo; capo ufficio stampa; capo segreteria tecnica;
    si evidenzia, inoltre, che i trasferimenti di cui all'articolo 3, comma 4, modificato dal Senato, con riferimento al Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali, unitamente alla novellata ripartizione delle competenze amministrative, comportano un incremento degli oneri a carico della finanza pubblica come evidenziato dal comma 1 dell'articolo 5 che traccia gli oneri derivanti dall'attuazione delle norme, pari a 3.483.000 per l'anno 2020 e 5.374.000 a decorrere dall'anno 2021;
    il contenuto del provvedimento, quindi, reca in primo luogo uno sconsiderato aumento degli oneri, ulteriormente aggravato da una lunga serie di emendamenti approvati durante l'esame al Senato, assolutamente contrario al dovere per la pubblica amministrazione di concorrere all'equilibrio del bilancio dello Stato sancito dall'articolo 97 della nostra Costituzione;
    in secondo luogo, come appare evidente da quanto sin qui esposto, il provvedimento contiene in maniera quasi esclusiva norme di carattere ordinamentale, volte a definire una nuova configurazione delle competenze e dell'organizzazione della previgente struttura del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, che sono per loro natura estranee al contenuto di un provvedimento d'urgenza;
    malgrado negli anni sia stata operata una razionalizzazione sul versante della configurazione del numero dei ministeri, come disposto dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 – (legge finanziaria 2008) – che all'articolo 1, comma 376 stabiliva, tra le altre cose, la riduzione del numero dei dicasteri, passati da 18 a 12, a distanza di tredici anni si è inteso abrogare la disposizione che ne fissa il limite, per ragioni che esulano la funzionalità amministrativa e l'opportunità istituzionale ma si collocano nella sola ed unica prospettiva di assecondare gli equilibri e le esigenze della maggioranza governativa;
    la suddivisione del Ministero disposta attraverso il decreto in esame, oltre a determinare un incomprensibile e deleterio incremento di costi a carico della finanza pubblica, in primis a causa dello sdoppiamento delle sedi dei due Ministeri, comporterà un inevitabile riverbero in termini di sovrapposizioni burocratico-amministrative in ragione della variazione delle intestazioni di tutti i registri e dei documenti del ministero dell'Istruzione e delle dinamiche correlate al trasferimento materiale di competenze, settori e personale, appare molto distante da una logica di ottimizzazione della funzionalità amministrativa;
    non si possono trascurare, inoltre le criticità correlate al fatto che in passato l'esperienza amministrativa della duplice configurazione ministeriale non si è rivelata positiva, non avendo prodotto un valore aggiunto in termini istituzionali tanto da condurre alla costituzione del MIUR con il decreto legislativo n. 300 del 1999 che nel contesto della riorganizzazione delle strutture ministeriali, definì l'accorpamento del Ministero della pubblica istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica;
    si evidenzia ulteriormente che il riordino delle attribuzioni dei ministeri non si qualifica come evento straordinario, e nello specifico non sussistono elementi che ne confermino il carattere straordinario o la connotazione di urgenza che legittimi l'approdo ad uno strumento di decretazione d'urgenza come quello in esame;
    si tratta ancora una volta di un decreto-legge emanato con urgenza, sancendo un ricorso continuo e ingiustificato alla decretazione di urgenza che già in passato ha ampiamente minato il mantenimento di un corretto equilibrio fra gli organi costituzionali, non soltanto perché produce uno squilibrio istituzionale tra Parlamento e Governo, attraverso il vulnus all'articolo 70 della Costituzione che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere, ma anche perché priva l'opposizione della facoltà di esercitare la sua funzione di indirizzo e di controllo politico;
    nel corso dell’iter di approvazione del provvedimento in Senato, sono state introdotte ulteriori e differenti misure che hanno contribuito ulteriormente ad incrementare gli oneri e che avrebbero potuto essere trattate in provvedimenti specifici di natura ordinaria, nei quali sarebbe stato possibile attuare un legittimo quanto opportuno confronto parlamentare che questo provvedimento, date anche le esigenze di conversione, non consente;
    costituiscono un esempio in tal senso le disposizioni introdotte in materia di reclutamento e valorizzazione del personale della ricerca e le disposizioni inerenti l'istituzione dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica;
    appare pertanto evidente che tali interventi delineati nel provvedimento non siano espressione di urgenze indifferibili ma si qualifichino come punto di approdo di valutazioni anche di natura politica, ben distanti dalla conditio legittimante l'approdo alla decretazione di Urgenza di cui al citato dettato costituzionale;
    si evidenzia che il criterio di omogeneità nel contenuto dei provvedimenti oggetto di decretazione d'urgenza rappresenta una delle conditio imprescindibili sulle quali sono definite le argomentazioni della Corte costituzionale in merito alla legittima sussistenza dei casi straordinari di necessità e di urgenza, di cui all'articolo 77 comma 2 della Costituzione;
    la Corte costituzionale già con la sentenza n. 22 del 2012, aveva evidenziato che «l'inserimento di norme eterogenee all'oggetto o alla finalità del decreto spezza il legame logico-giuridico tra la valutazione fatta dal Governo dell'urgenza del provvedere ed “i provvedimenti provvisori con forza di legge”, di cui alla norma costituzionale citata»;
    nella citata sentenza la Corte costituzionale ha richiamato l'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, recante «Disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri», nel punto in cui prescrive che il contenuto del decreto-legge «deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo»;
    in quella sede la Corte ha evidenziato che la norma «pur non avendo, in sé e per sé, rango costituzionale, e non potendo quindi assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti a questa Corte, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza, che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa senza previa delegazione da parte del Parlamento»;
    appare evidente che il provvedimento in esame rappresenta un palese abuso della decretazione d'urgenza, attraverso cui si è inteso operare una interpretazione discrezionale ed arbitraria del dettato dell'articolo 77 comma 2 della Costituzione;
    pertanto il provvedimento in oggetto appare viziato sotto il profilo della legittimità costituzionale sia in ragione del carattere disomogeneo e disarmonico del contenuto delle disposizioni, sia: perché carente dei requisiti straordinari di necessità e urgenza,

delibera

di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2407.

N. 1. Lollobrigida, Prisco, Donzelli, Frassinetti.

  La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge in esame, attraverso la soppressione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, realizza la suddivisione degli uffici tra il Ministero dell'Università e della ricerca e il Ministero dell'istruzione, stabilendo di conseguenza che, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, verranno apportate le variazioni di bilancio occorrenti per l'adeguamento del bilancio di previsione dello Stato alla nuova articolazione del governo;
    viene fissato al 30 giugno 2020 il termine per l'emanazione dei regolamenti di organizzazione dei due Ministeri, compresi gli uffici di diretta collaborazione dei ministri;
    nel provvedimento in esame si ravvisano problemi di legittimità costituzionale, in primo luogo riconducibili ai requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione ed appare contraddittorio ed incoerente l'utilizzo di questo strumento legislativo da parte di gruppi politici che, fino a pochi mesi fa, stigmatizzavano il ricorso ingiustificato alla decretazione d'urgenza, soprattutto sulla materia relativa al riordino di un Ministero;
    resta, infatti, difficile ravvisare nel provvedimento quei presupposti oggettivi di necessità è urgenza che hanno portato all'emanazione di questo decreto legge; quanto piuttosto: è fin troppo facile ravvisarne di soggettivi e contingenti;
    la Corte costituzionale ha più volte qualificato la possibilità per il Governo di adottare atti con forza di legge come un'ipotesi eccezionale, subordinata al rispetto di condizioni precise, in quanto derogatoria rispetto all'attribuzione dell'ordinaria funzione legislativa del Parlamento, che costituisce un tratto essenziale della forma di governo disegnata dalla Costituzione e dei conseguenti equilibri istituzionali;
    lo spacchettamento dei Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in due Ministeri autonomi – Ministero della pubblica istruzione e Ministero dell'università e della ricerca – risale al II Governo Prodi (7 maggio 2006-6 maggio 2008), prima che gli interventi di contenimento della spesa pubblica, determinati dalla congiuntura economica internazionale del 2008 che ha colpito pesantemente anche l'Italia, procedessero ad una razionalizzazione del numero dei ministeri con portafoglio;
    con l'articolo 1, comma 376, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), è stato riunificato il Ministero della pubblica istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca nel MIUR ed è stato fissato a 13 il numero complessivo di ministeri;
    la situazione economica non può certo dirsi mutata e non si può comprendere questo intervento legislativo nell'ottica del contenimento della spesa pubblica che ormai da anni caratterizza il Paese, se non leggendolo, invece, nell'ottica della mera opportunità politica;
    non si tratta di una soluzione criticabile nel merito, ma pecca, di scarsa opportunità per il periodo economico che sta vivendo ancora il Paese, infatti, come ben si evince dall'articolo 5 del decreto che reca disposizioni finanziarie, dai trasferimenti di personale e competenze da un dicastero all'altro, derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, pari a euro 3.483.000 per l'anno 2020 e a euro 5.374.000 annui a decorrere dall'anno 2021;
    il decreto-legge in esame, all'articolo 4, comma 10, abrogando il precedente limite fissato a 13 dicasteri dalla legge finanziaria per il 2008, oltre a lasciare praticamente aperta la possibilità di ulteriore duplicazione dei ministeri, rende permeabile l'organizzazione della compagine governativa a logiche spartitorie, a scelte non maturate secondo un preciso indirizzo politico, ma piuttosto per cercare di tenere unita una maggioranza, distribuendo posti di potere;
    infine un ulteriore problema non di poco conto, in una dinamica di efficienza organizzativa e di buona amministrazione, è costituito dalle difficoltà legate alle procedure di interpello per l'attribuzione degli incarichi dirigenziali che potrebbe portare ad avere un'amministrazione acefala per un lungo periodo, tenendo anche in debito conto tutto il tempo che ci e voluto per riunificare la struttura ed essendo prevedibile che ce ne vorrà altrettanto, ora, per attuare di nuovo la divisione, con conseguenti disguidi e rallentamenti nell'azione decisionale,

delibera

di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2407.

N. 2. Iezzi. Belotti, Molinari, Bordonali, De Angelis, Invernizzi, Maturi, Molteni, Stefani, Tonelli, Vinci, Basini, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Patelli, Racchella, Sasso.

  La Camera,
   premesso che:
    il decreto-legge 9 gennaio 2020 prevede l'istituzione di due distinti Ministeri, il Ministero dell'istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca, sopprimendo conseguentemente il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
    il provvedimento all'esame dell'Aula interviene altresì prevedendo specifiche modifiche relative all'ordinamento dei due Ministeri del tutto estranee ai requisiti di necessità e di urgenza, sanciti dall'articolo 77 della Costituzione, ponendosi in pieno contrasto con le regole giuridiche, anche di rango costituzionale, che presiedono alla redazione dei provvedimenti d'urgenza;
    la puntuale giurisprudenza costituzionale in materia, con le sentenze della Corte n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008, ha stabilito che l'utilizzazione del decreto-legge e l'assunzione di responsabilità che ne consegue per il Governo secondo l'articolo 77 della Costituzione «non può essere sostenuta dall'apodittica enunciazione dell'esistenza delle ragioni di necessità e di urgenza, né può esaurirsi nella constatazione della ragionevolezza della disciplina che è stata introdotta» sottolineando che la valutazione della sussistenza dei presupposti di costituzionalità non può essere meramente soggettiva – riferita cioè all'urgenza delle norme ai fini dell'attuazione del programma di Governo o alla loro mera necessità – ma deve invece fondarsi anche su riscontri oggettivi, secondo un giudizio che non può ridursi alla valutazione in ordine alla mera, ragionevolezza od opportunità delle norme introdotte;
    nello specifico con la sentenza n. 128/2008, la Corte ha precisato «richiamando una precedente decisione (sentenza n. 29 del 1995), che la preesistenza di una situazione di fatto comportante la necessità e l'urgenza di provvedere tramite l'utilizzazione di uno strumento eccezionale, quale il decreto-legge, costituisce un requisito di validità costituzionale dell'adozione del predetto atto, di modo che l'eventuale evidente mancanza di quel presupposto configura in primo luogo un vizio di illegittimità costituzionale del decreto-legge che risulti adottato al di fuori dell’àmbito applicativo costituzionalmente previsto.»;
    con particolare riferimento alle norme in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, mancano del tutto i presupposti di necessita e urgenza sanciti dall'articolo 77 della Costituzione: si tratta di norme che sarebbe stato sicuramente più opportuno inserire all'interno di un disegno di legge destinato a seguire l'ordinario iter parlamentare così come stabilito dall'articolo 95 della Costituzione che affida chiaramente e puntualmente alla legge l'ordinamento della Presidenza del Consiglio, il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei Ministeri;
    lo strumento della decretazione d'urgenza dovrebbe essere per sua natura eccezionale, temporaneo e, soprattutto, tendenzialmente non ripetibile; ma la circostanza che l'attuale Esecutivo se ne avvalga, conferma per l'ennesima volta una forma di sbilanciamento e di forzatura degli equilibri dei poteri previsti dal dettato Costituzionale vigente, un vulnus all'articolo 70 della Carta costituzionale che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere e, soprattutto, uno svuotamento e una mortificazione del ruolo del Parlamento;
    il provvedimento risulta, altresì, caratterizzato da un contenuto disorganico ed eterogeneo – soprattutto alla luce delle modifiche apportate durante l'esame al Senato che vertono in modo particolare sulla ripartizione delle strutture e degli uffici dei due Ministeri – che costituisce uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha fondato i percorsi argomentativi legati alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione dei decreti legge. In particolare, con la sentenza n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ha ritenuto tout court illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità, vincolo esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
    a ciò si aggiunga che come riportato dalla Relazione tecnica del provvedimento, la modifica della struttura del Governo comporterà «un maggior onere di personale conseguente alla nomina di un numero doppio di responsabili di alcuni uffici di diretta collaborazione: capo di gabinetto; capo ufficio legislativo; capo ufficio stampa; capo segreteria tecnica»;
    si evidenzia ulteriormente che oltre alle figure appena citate, l'articolo 4 del provvedimento prevede altresì che «nelle more dell'adozione dei regolamenti di organizzazione, il contingente di personale degli Uffici di diretta collaborazione è stabilito transitoriamente in centotrenta unità per il Ministero dell'istruzione e in sessanta unità per il Ministero dell'università e della ricerca» stabilendo un superfluo e ingiustificabile incremento dei costi a carico della finanza pubblica;
    si ravvisa infatti una moltiplicazione delle strutture e degli uffici che, come previsto dall'articolo 5 del presente provvedimento, comporta una spesa pari a 3.483.000 per l'anno 2020 e 5.374.00 euro annui a decorrere daranno 2021 contravvenendo al principio dell'economicità nonché del buon funzionamento dell'amministrazione, con conseguente aggravio in termini di adempimenti burocratici e amministrativi, sancito dall'articolo 97 della Costituzione;
    non possono tralasciarsi gli effetti distorsivi derivanti dallo sdoppiamento delle sedi dei due Ministeri, già operata durante il Governo Prodi II, che non avendo prodotto alcun effetto positivo sull'assetto istituzionale ha comportato, nel IV Governo Berlusconi, l'istituzione del Ministero unificato (MIUR);
    risulta piuttosto contraddittorio il tentativo da parte del Governo di farsi promotore, secondo pubblici propositi, di un'azione di risparmio dei costi, e al contempo di prevedere l'istituzione di un ulteriore Ministero suscettibile di incrementare i costi a scapito dell'efficienza amministrativa;
    il perpetuarsi di deroghe alle procedure ordinarie di predisposizione di provvedimenti normativi, che, anche nel corso della presente legislatura, stanno assumendo la forma di decretazione d'urgenza, attraverso la continua e reiterata composizione di decreti «omnibus», oltre a rappresentare un'alterazione degli equilibri istituzionali riconducibili al rapporto tra Governo e Parlamento determinano una evidente lesione delle prerogative parlamentari nell'esercizio della funzione legislativa;
    in tale quadro sono quindi emerse rilevanti perplessità in merito al profilo della legittimità costituzionale del provvedimento in esame nonché in merito ad una attività legislativa, proposta dal Governo, in spregio alle prerogative delle Camere sulla funzione legislativa sancita dall'articolo 70 della Costituzione,

delibera

di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2407.

N. 3. Sisto, Aprea, Calabria, Milanato, Ravetto, Sarro, Tartaglione, Casciello, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Occhiuto.

MOZIONI BOLDRINI, ASCARI, BOSCHI, MURONI, GIANNONE ED ALTRI N. 1-00334 E GELMINI, LOCATELLI, MELONI ED ALTRI N. 1-00335 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A PROMUOVERE LA PARITÀ DI GENERE E A PREVENIRE E CONTRASTARE LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    secondo il Global gender gap report 2020 del World economic forum, la parità tra uomini e donne a livello globale, in assenza di radicali cambiamenti, non sarà raggiunta prima di un centinaio di anni;
    il mondo in cui si vive continua, pertanto, a proporre persistenti divari tra uomini e donne, sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista economico;
    negli ultimi anni, nel nostro Paese, la questione di genere è stata affrontata con numerosi provvedimenti legislativi intervenuti sia sugli aspetti culturali, come l'inserimento dell'educazione alla parità tra i sessi nelle scuole o il congedo obbligatorio per i padri, sia sugli aspetti civili come il divorzio breve. Importanti misure sono state adottate per il sostegno alla maternità (bonus bebé, voucher per baby sitter o asili nido, dimissioni in bianco), così pure per la parità di genere nella rappresentanza e per il contrasto al femminicidio e il sostegno delle vittime di violenza;
    purtuttavia, si riconosce che la strada è ancora lunga, restano nodi da sciogliere e ostacoli da superare, ma la si sta percorrendo nell'assoluta convinzione che solo quando la parità sarà pienamente raggiunta si potrà definire l'Italia un Paese civile e maturo a tutti gli effetti;
    il nostro Paese, sulla base dell'ultimo report sul gender gap del World economic forum, si colloca ancora al 76o posto su 153 Paesi della classifica mondiale;
    tale posizione è dovuta a molteplici fattori. Uno di questi si rinviene nella scarsa rappresentanza femminile nei ruoli emergenti, in quanto, anche laddove le donne siano professionalmente adeguate per dei ruoli, non sono sufficientemente rappresentate. Le donne manager in Italia sono, infatti, solo il 27 per cento dei dirigenti: un valore molto al di sotto di quello medio europeo (33,9 per cento). Non solo le donne sono sottorappresentate nelle posizioni apicali, ma quando lavorano spesso svolgono mansioni per cui sarebbe sufficiente un titolo di studio più basso di quello che possiedono. Del resto, il 48,2 per cento degli italiani è convinto che le donne, per raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, debbano studiare più di loro (Censis, 21 novembre 2019);
    tornando al Global gender gap report, sull'Italia pesa anche la differenza salariale fra uomini e donne a parità di livello e di mansioni. E più le donne studiano, più aumenta il divario: se un laureato guadagna il 32,6 per cento in più di un diplomato, una laureata guadagna solo il 14,3 per cento in più;
    la situazione dell'Italia, alla luce dei dati forniti dal World economic forum, riflette ancora una ripartizione di ruoli tradizionale. Il Paese, infatti, risale posti in classifica sul fronte dell'istruzione, dove si colloca al 55esimo posto in tema di partecipazione delle donne, ma crolla al 117esimo quando si parla di inclusione economica e addirittura al 125esimo se ci si confronta in equiparazione salariale;
    la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati ha avviato, sul tema della parità salariale, dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile, l'esame di alcune proposte di legge che intervengono sulla materia e delle quali si auspica una rapida approvazione;
    sempre secondo il Censis, in Italia le donne che lavorano sono il 42,1 per cento degli occupati complessivi. Con un tasso di attività femminile del 56,2 per cento (rispetto al 75,1 per cento di quella maschile) si è all'ultimo posto tra i Paesi europei. Per le giovani donne la situazione è drammatica. Nell'ultimo anno il tasso di disoccupazione in Italia è pari all'11,8 per cento per le donne e al 9,7 per cento per gli uomini. Ma tra le giovani di 15-24 anni si arriva al 34,8 per cento, mentre per i maschi della stessa età si ferma al 30,4 per cento. In questo caso è abissale la distanza con l'Europa, dove il tasso medio di disoccupazione giovanile per le donne è del 14,5 per cento;
    la situazione peggiora quando arrivano i figli, stanti le difficoltà a conciliare i tempi di lavoro e quelli della famiglia. Per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono ancora oggi due percorsi paralleli e spesso incompatibili. In Italia l'11,1 per cento delle madri con almeno un figlio non ha mai lavorato. Un dato che è quasi tre volte la media dell'Unione europea, pari al 3,7 per cento. Il tasso di occupazione delle madri tra 25 e 54 anni che si occupano di figli piccoli o parenti non autosufficienti è del 57 per cento, a fronte dell'89,3 per cento dei padri. Ma a guardare bene lo spaccato per livello di educazione, il divario è davvero notevole fra l'80 per cento del tasso di occupazione delle laureate e il 34 per cento di coloro che hanno la terza media o meno ancora, secondo i dati diffusi dall'Istat dal titolo «Conciliazione tra lavoro e famiglia/Anno 2018», pubblicato a metà novembre 2019;
    la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro emerge dalla preponderanza femminile nei lavori part time: una donna occupata su tre (il 32,4 per cento, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) lavora part time, a fronte dell'8,5 per cento degli uomini. Lungi dal rappresentare una forma di emancipazione e una libera scelta, il lavoro a tempo parziale è subito per mancanza di alternative da circa 2 milioni di lavoratrici (è involontario per il 60,2 per cento delle donne che hanno un impiego part time). Del resto, il 63,5 per cento degli italiani riconosce che a volte può essere necessario o opportuno che una donna sacrifichi parte del suo tempo libero o della sua carriera per dedicarsi alla famiglia (Censis, 21 novembre 2019);
    il riconoscimento della parità di genere non è solo una questione di diritti, ma anche un investimento per il sistema Paese. Ad affermarlo è anche il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che ha evidenziato come «negli ultimi 20 anni numerosi studi, inclusi quelli prodotti in Banca d'Italia, hanno messo in luce i molteplici benefici che derivano da una maggiore presenza e una più piena valorizzazione del contributo delle donne nell'economia e nella società», aggiungendo che «il raggiungimento della parità di genere nel mercato del lavoro è ancora lontano»;
    la cosiddetta «legge Golfo-Mosca», da ultimo modificata con la legge di bilancio per il 2020 che ha portato, per le società quotate in borsa, la quota da riservare al genere meno rappresentato da un terzo (33 per cento) a due quinti (40 per cento), ha fatto sì che la percentuale di donne nei board delle società quotate italiane salisse al 36,4 per cento. Tuttavia, non ha avuto un impatto significativo, neanche indiretto, sull'aumento della percentuale femminile nel management;
    la questione della parità salariale ed economica tra uomo e donna diventa ancor più prioritaria nei casi di violenza domestica. Nel processo di fuoriuscita dalla violenza, le donne che denunciano dispongono di scarsi strumenti – in termini di welfare – a sostegno del loro percorso di libertà e autonomia. Fatto che, sovente, le obbliga a tornare dal partner violento per l'impossibilità di far fronte alle difficoltà economiche;
    una forma di violenza molto diffusa e difficile da riconoscere, esplicitamente citata nella Convenzione di Istanbul, è la violenza economica. Una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze subite nello stesso ambito familiare sono le difficoltà economiche legate a percorsi di fuoriuscita dalla relazione, soprattutto quando il partner detiene il potere economico e sociale e il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari, cosicché molte donne, se denunciano il partner violento e lasciano la relazione, rischiano di ritrovarsi senza una casa, senza risorse economiche, impossibilitate alla riorganizzazione materiale della propria vita, con la paura che le difficoltà economiche possano incidere anche nel rapporto con i figli;
    ancora troppe sono le donne vittime di violenza e anche il luogo di lavoro spesso diventa il luogo di molestie e discriminazioni. Si stima che siano il 43,6 per cento le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale. E la percezione della gravità delle molestie fisiche subite è molto diversa tra i generi: il 76,4 per cento delle donne le considera molto o abbastanza gravi contro il 47,2 per cento degli uomini (Istat, Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro, 13 febbraio 2018);
    per questo è importante che si proceda alla ratifica della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro contro la violenza e le molestie nei luoghi di lavoro;
    nell'ultimo rapporto sull'Italia redatto da Grevio, organo del Consiglio d'Europa che valuta come gli Stati applicano la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, si dà conto delle permanenti resistenze nei confronti di una piena attuazione della parità di genere;
    il rapporto esprime tutta la sua preoccupazione per «l'emergere di una tendenza a reinterpretare le politiche d'uguaglianza tra i sessi come politiche della famiglia e della maternità», trascurando tutta un'altra sfera della parità nel lavoro o nella vita sociale;
    nell'analisi del Consiglio d'Europa, secondo Grevio, la scuola italiana non fa abbastanza per colmare il gender gap: «Molte scuole subiscono crescenti pressioni perché rinuncino a condurre attività educative sul tema, ma anche a livello di ricerca universitaria esiste una delegittimazione degli studi sulle questioni di genere, mentre a livello locale alcune città hanno “censurato” eventi che si dovevano tenere in biblioteche pubbliche e miravano ad accrescere la consapevolezza sulle questioni di genere». L'organismo del Consiglio d'Europa interviene, inoltre, sul cosiddetto disegno di legge Pillon in materia di affido condiviso e mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità, sostenendo che «Se fosse stato approvato questo disegno di legge avrebbe comportato gravi regressioni nella lotta contro le disuguaglianze tra i sessi»;
    molti passi avanti sono però stati fatti: il rapporto mette anche in evidenza provvedimenti e misure che considera esempi a cui altri Paesi potrebbero addirittura ispirarsi: la legge n. 80 del 2015 che dà alle donne vittime di violenza speciali congedi dal lavoro; la legge n. 4 del 2018 per gli orfani delle vittime di femminicidio, così pure l'istituzione della Commissione d'inchiesta sul femminicidio al Senato viene considerata «lodevole»;
    purtroppo, la violenza sulle donne rimane una drammatica realtà. In vista della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il 12 novembre 2019 è stata approvata dalla Camera dei deputati una mozione in cui, pur riconoscendo i numerosi passi avanti sul tema, grazie all'adozione di un complessivo quadro giuridico che interviene in tema di violenza sia dal punto di vista dell'educazione sia della prevenzione, del supporto e della punizione, si è impegnato il Governo ad adottare tutte le ulteriori e necessarie iniziative per proseguire lungo la strada intrapresa;
    il problema, come rileva l'Istat, è anche di tipo culturale. Nell'ultimo rapporto si dà conto dei più diffusi stereotipi di genere in cui si riconosce il 58,8 per cento della popolazione (di 18-74 anni), senza particolari differenze tra uomini e donne, e diventano più diffusi al crescere dell'età (65,7 per cento dei 60-74enni e 45,3 per cento dei giovani) e tra i meno istruiti. Per il 10,3 per cento della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7 per cento, che donne, 7,9 per cento); per il 7,2 per cento «di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì», per il 6,2 per cento donne serie non vengono violentate;
    per aiutare a superare tali stereotipi, appare con ogni evidenza un punto di snodo imprescindibile quello di valorizzare le presenze femminili a ogni livello: strategico è, dunque, lo scenario pubblico, in tutte le sue varie declinazioni, iniziando dal mondo dei mass media, specie per quanto riguarda l'aspetto della rappresentazione dell'immagine della donna;
    fondamentale risulta, inoltre, un'educazione scolastica che non trasmetta l'immagine stereotipata della donna, a partire dai testi scolastici adottati,

impegna il Governo:

1) a rafforzare le iniziative per la parità tra i sessi e per i diritti delle donne, anche a prescindere dalle politiche per la famiglia e la maternità;

2) ad adottare ogni iniziativa utile per favorire l'accesso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, elemento fondamentale per la crescita del Paese;

3) a sostenere, in ogni sede, le iniziative volte a garantire la parità di genere nelle retribuzioni e nelle carriere;

4) a rafforzare strategie volte a prevenire e perseguire ogni forma di violenza fisica, psicologica e sessuale, che può affliggere le donne nel contesto di un rapporto di lavoro;

5) ad adottare ulteriori iniziative volte alla prevenzione e al contrasto della violenza economica;

6) ad adottare ulteriori iniziative per introdurre strumenti di welfare volti a sostenere economicamente le donne nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza e a favorirne l'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia abitativa;

7) a promuovere la formazione sulla prevenzione della violenza di genere per le professionalità che, in ragione delle attività lavorative svolte, possono entrare a contatto con tali casi, quali medici, infermieri, psicologi, avvocati, assistenti sociali, polizia municipale, nonché a promuovere la formazione sulla prevenzione della discriminazione di genere nei luoghi di lavoro, anche pubblici;

8) a promuovere la parità e la prevenzione della violenza di genere attraverso l'educazione scolastica, anche mediante l'aggiornamento dei materiali didattici, volto a garantire che i nuovi libri di testo e i suddetti materiali didattici siano realizzati in modo da rimuovere gli stereotipi presenti in tali strumenti di formazione e assumendo conseguenti iniziative per destinare a tale scopo nuove risorse finanziarie, nonché assicurando che, nei metodi di insegnamento e all'interno delle materie di studio, in particolar modo l'educazione civica, siano compresi il rispetto di genere e l'educazione al riconoscimento della violenza di genere, anche domestica;

9) ad assumere iniziative per dare attuazione all'articolo 17 della Convenzione di Istanbul, anche attraverso l'adozione di misure per la promozione da parte dei media della soggettività femminile e l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo, che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;

10) a promuovere l'equilibrio di genere nelle candidature, così come nell'ambito delle cariche istituzionali e del management delle società pubbliche.
(1-00334) «Boldrini, Ascari, Boschi, Muroni, Giannone, Bruno Bossio, Sarli, Gribaudo, Martinciglio, Prestipino, Spadoni, Cenni, Ciampi, Incerti, De Giorgi, Pezzopane, Deiana, Giordano, Occhionero, Ciprini, Casa, Benedetti, D'Arrando, Palmisano, Madia, Schirò».


   La Camera,
   premesso che:
    la scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro costituisce ancora oggi un freno al pieno sviluppo sociale del Paese, persistendo ancora diversi ostacoli che impediscono a moltissime donne la completa realizzazione di sé stesse nella società;
    secondo gli ultimi dati resi noti dal Censis, l'Italia è l'ultimo Paese in Europa per quanto riguarda l'occupazione femminile, con 9.768.000 lavoratrici che rappresentano il 42,1 per cento degli occupati complessivi e un tasso di attività femminile al 56,2 per cento, lontanissimo dall'81,2 per cento della Svezia, prima tra gli Stati europei;
    in Italia, il numero delle donne occupate è lontanissimo da quello relativo agli uomini, che registrano un tasso di attività pari al 75,1 per cento: il tasso di occupazione nella fascia di età 15-64 anni è del 49,5 per cento per le donne e del 67,6 per cento per gli uomini;
    nel confronto europeo riferito alla fascia d'età 20-64 anni, il tasso di disoccupazione in Italia è pari all'11,8 per cento per le donne e al 9,7 per cento per gli uomini, tra le giovani di 15-24 anni si arriva al 34,8 per cento, mentre per i maschi della stessa età si ferma al 30,4 per cento, con una distanza abissale con l'Europa, dove il tasso medio di disoccupazione giovanile per le donne è del 14,5 per cento;
    anche tra le donne in attività i numeri sono preoccupanti: in Italia le donne manager sono solo il 27 per cento dei dirigenti, valore molto al di sotto di quello medio europeo del 33 per cento;
    ancora oggi, purtroppo, per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono due percorsi paralleli e spesso incompatibili: per questo una donna occupata su tre (il 32,4 per cento, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) ha un impiego part time (nel caso degli uomini questa percentuale si riduce all'8,5 per cento), che molto spesso viene scelto per mancanza di alternative da circa due milioni di lavoratrici ed è involontario per il 60,2 per cento delle donne che, invece, lo richiede;
    sono quasi 6 milioni le donne italiane che hanno figli minori e che allo stesso tempo lavorano e tra quelle occupate con almeno tre figli quasi 1,3 milioni lavora a tempo pieno e 171.000 (l'85 per cento del totale delle occupate) sono dirigenti, quadri o imprenditrici;
    la condizione di diseguaglianza tra donne e uomini comporta anche una differenza nei redditi da pensione: nel 2017 le donne che percepivano una pensione da lavoro erano più di cinque milioni, con un importo medio annuo di 17.560 euro, mentre per i quasi sei milioni di pensionati uomini l'importo medio era di 23.975 euro;
    alla Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati sono giacenti una serie di proposte, sul tema della parità salariale, dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile, degli incentivi per l'assunzione di donne, nonché di una maggiore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, presentate da esponenti delle opposizioni, che meritano maggiore attenzione e condivisione da parte della maggioranza per un rapido iter e approvazione;
    una misura fortemente apprezzata, ad esempio, è stato l'istituto sperimentale per il pensionamento anticipato delle donne (cosiddetta opzione donna), introdotto nell'ordinamento dal centrodestra al Governo e da ultimo prorogato dall'attuale maggioranza governativa con la legge di bilancio per il 2020, estendendone la possibilità di fruizione alle lavoratrici che abbiano maturato determinati requisiti entro il 31 dicembre 2019;
    purtroppo, però, le misure introdotte dal legislatore negli ultimi anni sono sempre state caratterizzate da transitorietà e temporaneità; invero, è necessario insistere con l'adozione di misure strutturali volte a favorire la creazione di un quadro certo su cui le donne possono fare affidamento per la costruzione del loro progetto di vita;
    in questa prospettiva, due sembrano le criticità sulle quali è doveroso operare in maniera strutturale e di lungo periodo: il problema dei carichi familiari e la scarsa copertura dei servizi di asili nido e di scuole per l'infanzia, attuando politiche della famiglia indirizzate alla piena possibilità di poter armonizzare la vita familiare con la vita sociale, lavorativa e relazionale, affinché l'indispensabile sostegno al contrasto alla denatalità possa svilupparsi anche attraverso l'implementazione di politiche di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia e di strategie family friendly;
    secondo l'Istat le donne presentano, infatti, una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1 per cento) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e familiare (46,6 per cento nel caso degli uomini);
    la presenza di forti carichi familiari si riverbera in modo decisivo sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro in ogni suo segmento: dall'ingresso alla progressione di carriera;
    un altro dato assolutamente degno di nota è quello che riguarda la copertura territoriale dei servizi di asili nido e di scuole per l'infanzia e le relazioni che intercorrono fra questo aspetto e l'occupazione femminile;
    la copertura dei servizi di asilo nido e di scuola per l'infanzia nel nostro Paese è scarsa: la media nazionale dei bambini che ne fruiscono è del 20 per cento, con riduzioni drastiche al Meridione, pari al 7 per cento circa dei bambini, a fronte di una media europea del 40 per cento circa;
    come rilevato anche dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), esiste un nesso causale immediato e diretto fra la scarsa disponibilità di servizi pubblici per l'infanzia e la disoccupazione femminile: è di tutta evidenza, infatti, che le madri che non possono affidare il bambino ad altri componenti del nucleo familiare o sostenere il costo di servizi di asilo nido privati o di baby-sitting non abbiano altra scelta che rinunciare in tutto o in parte al proprio lavoro. Dati statistici dimostrano in modo incontrovertibile che i Paesi con il tasso di disoccupazione femminile più basso (Francia, Danimarca e Paesi scandinavi) sono quelli con la più alta copertura di servizi per l'infanzia;
    il principio della parità di genere, nonostante il significativo riconoscimento ottenuto con la cosiddetta legge Golfo-Mosca (legge n. 120 del 2011), e il recente aumento, per le società quotate in borsa, della quota da riservare al genere meno rappresentato da un terzo (30 per cento) a due quinti (40 per cento), è ancora ben lontano dalla sua piena attuazione;
    la mancata occupazione o una retribuzione inadeguata costituiscono, per la donna, anche una forma di violenza di genere, di tipo economico, che drammaticamente si affianca a quella di tipo fisico e/o psicologico, impedendo alla donna stessa che subisce violenza in ambito domestico il coraggio di denunciare;
    purtroppo, la violenza sulle donne è una piaga che non accenna a fermarsi: quasi sette milioni di donne italiane dai 16 ai 70 anni hanno subito almeno una volta nella vita una forma di violenza; su un totale di tre milioni di donne, la violenza è stata perpetrata nel 5,2 per cento dei casi dall'attuale partner e nel 18,9 per cento da un ex partner. Oltre a partner ed ex partner, si rilevano violenze da parte dei colleghi di lavoro nel 2,5 per cento dei casi, da parenti nel 2,6 per cento, da amici nel 3 per cento e da conoscenti nel 6,3 per cento dei casi;
    il 12 novembre 2019 è stata approvata dalla Camera dei deputati una mozione volta a riconoscere i passi in avanti compiuti nel contrasto alla violenza sulle donne e allo stesso tempo ad impegnare il Governo ad aumentare le misure volte a contrastare e prevenire tale fenomeno;
    dal punto di vista legislativo, in passato sono state poste in essere diverse iniziative positive e meritorie nella direzione del rafforzamento delle misure di tutela contro la violenza sulle donne; non ci si può esimere, a tal riguardo, dal dare atto di quanto realizzato durante i Governi di centrodestra, quando, per la prima volta, è stato posto in essere un piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking (reato introdotto nell'ordinamento nel 2009), finanziato con oltre 18 milioni di euro e teso a realizzare una strategia di contrasto su scala nazionale, con l'obiettivo di ottenere una positiva collaborazione tra i centri antiviolenza delle regioni, il numero verde 1522 e le diverse professionalità esistenti nelle fila delle forze dell'ordine;
    oggigiorno non si parla soltanto di violenza fisica e psicologica ma anche di quella economica, prevista dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dall'Italia nel 2013: tra le vittime ci sono donne di ogni età e di ogni ceto sociale; la spirale in cui cadono le porta a indebitarsi, a non avere liquidità, fino ad arrivare a vivere di stenti, a non poter mandare i figli all'università e non poter acquistare loro da mangiare o da vestire; i comportamenti degli uomini che perpetrano la violenza economica non solo generano una forma di controllo che impedisce l'indipendenza della donna, ma creano anche uno stato di soggezione;
    un fenomeno in crescita è quello delle donne che ricevono molestie o minacce sul luogo di lavoro: i dati Istat – basati sulla rilevazione effettuata negli anni 2015-2016 – danno atto che le donne che hanno subito un ricatto sessuale nel corso della loro vita lavorativa sono un milione e 404 mila (rappresentano la quota dell'8,9 per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione); rilevano, altresì, che, quando una donna subisce violenza, nell'80,9 per cento dei casi non ne parla con nessuno e che solo la quota dello 0,7 per cento si è rivolta alle forze di polizia; i ricatti sessuali si verificano nel momento in cui le donne si trovano più in difficoltà e subiscono la situazione asimmetrica, presente soprattutto nei settori professionali tradizionalmente maschili;
    il sessismo non risparmia neanche le donne con disabilità, anzi le rende doppiamente vittime: se la donna è spesso vista come un «oggetto», il fatto di essere disabile la rende ancora più indifesa e bersaglio di atteggiamenti discriminatori e violenti;
    per raggiungere la parità effettiva tra uomini e donne occorre il superamento di stereotipi e pregiudizi di genere, accompagnato da misure, anche a carattere normativo, tese a sostenere le reali necessità delle donne, madri e lavoratrici,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative volte a sostenere e valorizzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, nonché misure strutturali di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le lavoratrici;

2) ad adottare iniziative per colmare il divario retributivo tra donne e uomini prevedendo sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello al fine di introdurre, attraverso accordi tra datori di lavoro e lavoratori, misure ad hoc di monitoraggio e di valutazione delle condizioni di lavoro e di retribuzione dei due sessi;

3) ad adottare iniziative per introdurre strumenti di welfare volti a supportare le donne nel rientro al lavoro dopo il parto e nella gestione dei figli, con particolare riguardo per le mamme single o che abbiano subito violenza;

4) a prevedere le opportune iniziative volte a superare le condizioni di organizzazione e distribuzione del lavoro che siano, di fatto, pregiudizievoli per l'avanzamento professionale di carriera ed economico della donna;

5) ad adottare iniziative per avviare programmi di controllo interno ai luoghi di lavoro al fine di rilevare eventuali condizioni di discriminazione, individuate ai sensi del codice delle pari opportunità, ed al contempo individuare apposite misure che incentivino i datori di lavoro ad assumere le donne lavoratrici con il profiling adeguato alla mansione da svolgere, senza penalizzarne come spesso accade la professionalità e la competenza;

6) ad adottare iniziative per riconoscere specifiche agevolazioni fiscali per le lavoratrici residenti nei territori con minore capacità fiscale e per sostenere il lavoro femminile anche nelle realtà più svantaggiate dal punto di vista economico e sociale, dove il divario occupazionale tra i sessi è ancora maggiore;

7) a promuovere misure organiche e permanenti per il potenziamento e la riqualificazione di strutture destinate agli asili nido e alle scuole dell'infanzia e ad adottare iniziative per reperire le occorrenti risorse finanziarie per conseguire l'obiettivo di copertura in tutto il territorio nazionale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, anche valutando orari prolungati corrispondenti alla chiusura di uffici e negozi e coperture nel periodo estivo per le madri lavoratrici;

8) a sostenere il potenziamento dell'offerta pubblico-privata degli asili nido, anche attraverso l'incentivazione dei nidi condominiali, sui luoghi di lavoro e in case private secondo il modello tedesco delle Tagesmutter, nell'ambito delle politiche per la famiglia ed a sostegno delle madri-lavoratrici;

9) a promuovere il rilancio dell'occupazione femminile, facilitando l'accesso al lavoro part time e al telelavoro previsto dalla legge n. 81 del 2017, con l'obiettivo di garantire una più ampia flessibilità nella scelta dell'orario di lavoro, consentendo ai genitori l'opportunità di trascorrere più tempo a casa con i propri figli;

10) ad adottare iniziative per prevedere incentivi in favore delle imprese che privilegiano le assunzioni di donne, neomamme e donne vittime di violenza;

11) a promuovere la parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere nelle scuole;

12) a prevedere le opportune iniziative normative al fine di attuare quanto previsto dall'articolo 40 della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dall'Italia nel 2013, per quanto attiene alle molestie perpetrate in ambito lavorativo, al fine di prevedere forme di responsabilità anche del datore di lavoro quale garante della correttezza del comportamento dei propri dipendenti;

13) a prevedere ogni iniziativa atta a far emergere il fenomeno delle molestie in ambito lavorativo e favorire al più presto l'adozione di accordi specifici nel settore privato;

14) a promuovere la parità di genere nell'ambito delle cariche istituzionali e dell'attività politica, delle società pubbliche o a prevalente partecipazione pubblica e per le società quotate in borsa;

15) a intraprendere le opportune iniziative al fine di adottare misure di prevenzione e di sensibilizzazione contro il sessismo, la misoginia in generale e l'utilizzo degli stereotipi che alimentano la vittimizzazione secondaria a tutti i livelli;

16) ad adottare iniziative volte ad incrementare l'occupazione femminile come elemento fondamentale di emancipazione e liberazione da ogni tipo di violenza, intesa soprattutto quale strumento di inclusione sociale;

17) ad assumere le opportune iniziative al fine di stanziare risorse adeguate destinate alla formazione del personale impiegato nelle strutture di pubblica sicurezza, chiamato ad interagire con le donne che hanno subito maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate, per incentivare una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima.
(1-00335) «Gelmini, Locatelli, Meloni, Gagliardi, Carfagna, Foscolo, Frassinetti, Prestigiacomo, Murelli, Bellucci, Calabria, Boldi, Baldini, Marrocco, Eva Lorenzoni, Bucalo, Aprea, Lazzarini, Caretta, Anna Lisa Baroni, Legnaioli, Ciaburro, Bartolozzi, Andreuzza, Ferro, Bergamini, Bisa, Lucaselli, Biancofiore, Bordonali, Mantovani, Brambilla, Bubisutti, Montaruli, Cristina, Castiello, Fascina, Vanessa Cattoi, Ferraioli, Cavandoli, Fiorini, Colmellere, Fitzgerald Nissoli, Comaroli, Labriola, Covolo, Mazzetti, De Angelis, Milanato, Fantuz, Polidori, Fogliani, Polverini, Frassini, Porchietto, Gava, Ravetto, Gerardi, Ripani, Giacometti, Rossello, Gobbato, Ruffino, Latini, Saccani Jotti, Loss, Santelli, Lucchini, Elvira Savino, Patelli, Sandra Savino, Piccolo, Siracusano, Raffaelli, Spena, Saltamartini, Tartaglione, Tateo, Maria Tripodi, Tomasi, Versace, Valbusa, Vietina, Zanella».