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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 16 ottobre 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli, nella seduta del 16 ottobre 2019.

  Amitrano, Ascani, Ascari, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Covolo, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Maria, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Muro, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Galizia, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Alessandro Pagano, Parolo, Rampelli, Ravetto, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Silli, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tateo, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Angiola, Ascani, Ascari, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Covolo, D'Incà, D'Uva, Dadone, Dal Moro, De Maria, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Muro, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Fusacchia, Galizia, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Alessandro Pagano, Parolo, Rampelli, Ravetto, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Silli, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tateo, Tofalo, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Leda Volpi, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 15 ottobre 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MURONI: «Modifiche agli articoli 9 e 117 della Costituzione, in materia di tutela dell'ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali» (2174);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE GELMINI e GIACOMONI: «Modifica all'articolo 53 della Costituzione, concernente i princìpi di progressività, semplicità, chiarezza e irretroattività del sistema tributario nonché l'introduzione di un limite al prelievo tributario complessivo» (2175);
   DAVIDE CRIPPA: «Disposizioni per la promozione dell'efficienza energetica e per l'utilizzo dell'energia elettrica e termica prodotta da fonti energetiche rinnovabili» (2176);
   ZENNARO e LATTANZIO: «Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, in materia di credito d'imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura» (2177);
   GABRIELE LORENZONI ed altri: «Modifiche al decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016, n. 229, per la semplificazione e l'accelerazione delle procedure di ricostruzione nelle aree dell'Italia centrale colpite dagli eventi sismici del 2016, nonché disposizioni per lo sviluppo economico e il contrasto dello spopolamento dei medesimi territori» (2178);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BARTOLOZZI: «Modifiche alla parte II della Costituzione per il superamento del bicameralismo paritario» (2179);
   CAPPELLANI: «Disposizioni in materia di sviluppo sociale ed economico nella transizione energetica e produttiva alla bioeconomia» (2180).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge LIUZZI ed altri: «Disposizioni in materia di svolgimento contemporaneo di tutte le consultazioni elettorali in un unico giorno dell'anno e di durata degli organi elettivi regionali» (1194) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Galizia.

  La proposta di legge PELLA ed altri: «Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e altre disposizioni in materia di status e funzioni degli amministratori locali, di semplificazione dell'attività amministrativa e di finanza locale» (1356) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Fragomeli e Melilli.

  La proposta di legge ROSPI ed altri: «Disciplina dello svolgimento dei corsi di formazione al salvataggio in acque marittime, acque interne e piscine e del rilascio delle abilitazioni all'esercizio della professione di assistente ai bagnanti» (1727) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Galizia.

  La proposta di legge VILLANI ed altri: «Delega al Governo per l'introduzione sperimentale dell'educazione musicale come insegnamento curriculare nelle scuole primarie» (1785) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Angiola.

  La proposta di legge SUT ed altri: «Introduzione dell'insegnamento della cultura della sicurezza nelle scuole secondarie» (1805) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Rizzone.

  La proposta di legge ROSPI ed altri: «Norme generali per la rigenerazione urbana e il recupero ecosostenibile del patrimonio edilizio» (1872) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Cassese.

  La proposta di legge SPADONI ed altri: «Modifica all'articolo 18 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in materia di inserimento delle donne vittime di violenza nelle categorie protette ai fini del collocamento obbligatorio al lavoro» (1891) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Angiola.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   II Commissione (Giustizia):
  BIGNAMI: «Introduzione dell'articolo 6-bis del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 novembre 2014, n. 162, in materia di procedure di negoziazione assistita tra conviventi di fatto» (1947) Parere delle Commissioni I e V;
  LOLLOBRIGIDA ed altri: «Modifiche al codice penale e altre disposizioni concernenti l'introduzione di reati di omicidio e di lesioni personali gravi o gravissime per inosservanza colposa delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro» (1980) Parere delle Commissioni I, V, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV;
  GAGLIARDI ed altri: «Modifiche all'articolo 634 del codice di procedura civile in materia di idoneità delle fatture elettroniche, estratte dal sistema di interscambio dell'Agenzia delle entrate, a costituire prova scritta nei procedimenti di ingiunzione» (1998) Parere delle Commissioni I, V e VI;
  VITIELLO ed altri: «Modifica all'articolo 123 del codice di procedura penale, in materia di comunicazione al difensore delle impugnazioni, dichiarazioni e richieste presentate dall'imputato detenuto o internato» (2034) Parere delle Commissioni I e V.

   IV Commissione (Difesa):
  DEL MONACO ed altri: «Delega al Governo per la revisione della disciplina concernente il reclutamento e la formazione dei volontari delle Forze armate, l'ammissione al servizio permanente e il collocamento lavorativo al termine del servizio» (2051) Parere delle Commissioni I, II, V, VI e XI.

   VII Commissione (Cultura):
  MICELI ed altri: «Disposizioni per l'inquadramento in ruolo degli insegnanti tecnico-pratici» (1783) Parere delle Commissioni I, V e XI.

   XII Commissione (Affari sociali):
  NAPPI ed altri: «Disposizioni in materia di assistenza sanitaria negli istituti scolastici in favore degli allievi affetti da malattie croniche» (2040) Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  GELMINI ed altri: «Disposizioni concernenti la concessione di un assegno mensile per ogni figlio a carico, per il sostegno della famiglia e della natalità» (2155) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e XI.

   XIII Commissione (Agricoltura):
  DEL SESTO ed altri: «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della lavorazione di alcune varietà di bambù» (1964) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 3 settembre 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2-bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, la relazione sullo stato di avanzamento del processo di ricostruzione post-sismica nella regione Abruzzo, aggiornata al 31 dicembre 2018 (Doc. XXXI, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Ministero della giustizia.

  Il Ministero della giustizia ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, nel periodo compreso tra il 1o agosto 2018 e il 30 giugno 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

  Questi decreti sono trasmessi alla II Commissione (Giustizia) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero dell'interno.

  Il Ministero dell'interno ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate nel periodo tra il 14 marzo e il 30 luglio 2019, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 e dell'articolo 1, comma 1262, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

  Questi decreti sono trasmessi alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, nel periodo dal 28 maggio al 21 giugno 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio), alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

  Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, di pertinenza del Dipartimento per le infrastrutture, i sistemi informativi e statistici, autorizzate, in data 4 e 17 luglio 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

  Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 31 luglio e 13 agosto 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Ministero dell'economia e delle finanze.

  Il Ministero dell'economia e delle finanze ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, di pertinenza del centro di responsabilità «Dipartimento del tesoro», autorizzate, in data 6 agosto 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

  Il Ministero dell'economia e delle finanze ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, di pertinenza del centro di responsabilità «Dipartimento del tesoro», autorizzate, in data 30 agosto 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero della difesa.

  Il Ministero della difesa ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 6 agosto 2019, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289.

  Questo decreto è trasmesso alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 16 ottobre 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9, comma 1-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il progetto di Documento programmatico di bilancio per l'anno 2020 (Doc. XI, n. 2).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Comando generale della guardia di finanza.

  Il Comando generale della guardia di finanza ha trasmesso decreti del Ministro dell'economia e delle finanze recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, di pertinenza del centro di responsabilità «Guardia di finanza», autorizzate, in data 26 settembre 2019, ai sensi dell'articolo 1, commi 182 e 350, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

  Questi decreti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 15 ottobre 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio riguardante la delega di potere a norma del regolamento (UE) n. 376/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3 aprile 2014, concernente la segnalazione, l'analisi e il monitoraggio di eventi nel settore dell'aviazione civile, che modifica il regolamento (UE) n. 996/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 2003/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 1321/2007 e (CE) n. 1330/2007 della Commissione (COM(2019) 465 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nella Commissione allargata di Eurocontrol per quanto riguarda i principi per la determinazione della base di calcolo dei canoni di rotta e per il calcolo dei tassi unitari, le condizioni di applicazione del sistema dei canoni di rotta e le condizioni di pagamento (COM(2019) 466 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nel Consiglio per gli scambi di merci dell'Organizzazione mondiale del commercio in riferimento al regolamento interno del comitato per l'agevolazione degli scambi commerciali (COM(2019) 469 final), corredata dal relativo allegato (COM(2019) 469 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla messa a punto, sulla convalida e sulla legalizzazione di metodi alternativi alla sperimentazione animale nel settore dei cosmetici (2018) (COM(2019) 479), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite X (Attività produttive) e XII Commissione (Affari sociali).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Tempi di adozione del decreto istitutivo della banca dati destinata alla registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento – 3-01027

   MAGI. — Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 419, della legge n. 205 del 2017, recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020, ha finanziato con 2 milioni di euro l'istituzione della banca dati delle disposizioni anticipate di trattamento, stabilendo che «entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge», il Ministero della salute avrebbe dovuto emanare un decreto per stabilire «le modalità di registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento presso la banca dati»;
   la scadenza sopra menzionata era il 30 giugno 2018;
   l'istituzione della banca dati consentirebbe una raccolta e conservazione affidabile delle disposizioni anticipate di trattamento su tutto il territorio nazionale, superando resistenze e boicottaggi da parte di comuni, regioni e strutture sanitarie;
   per la sua realizzazione, il Ministero della salute ha istituito, con decreto direttoriale del 22 marzo 2018, un gruppo di lavoro comprendente rappresentanti del Ministero, delle regioni e del Garante per la protezione dei dati personali;
   attraverso il parere del 31 luglio 2018 il Consiglio di Stato, cui è stato richiesto un parere dal Ministero della salute il 22 giugno 2018, si è espresso in modo chiaro sui quesiti posti in merito al gruppo di lavoro di cui sopra;
   a seguito di diffida dell'Associazione Luca Coscioni sono stati raccolti tutti i pareri necessari, ovvero quello della Conferenza permanente per i rapporti tra Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano e quello del Garante per la protezione dei dati personali, ma tali passaggi non sono stati finora sufficienti ad assicurare il rispetto della legge;
   una legge ottenuta grazie all'impegno di persone, che hanno pagato un prezzo personale di sofferenza, è oggi in parte vanificata a causa del ritardo nella sua attuazione;
   il giorno 16 dicembre 2019, a seguito di ricorso avanzato dall'Associazione Luca Coscioni, è stata fissata udienza dinanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio per interrompere la violazione di legge in atto; sarebbe opportuno che il Ministero intervenisse prima dei magistrati –:
   entro quale data sarà adottato il decreto istitutivo della banca dati destinata alla registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento al fine di garantire la piena operatività della relativa legge, la cui mancata istituzione pregiudica il diritto dei cittadini italiani a veder rispettate le proprie volontà nelle scelte di fine vita. (3-01027)


Iniziative, d'intesa con le regioni, per l'abolizione del cosiddetto «super ticket» sulle prestazioni sanitarie, al fine di evitare disparità di trattamento sul territorio nazionale – 3-01028

   FORNARO, ROSTAN, BERSANI, FEDERICO CONTE, EPIFANI, FASSINA, FRATOIANNI, MURONI, OCCHIONERO, PALAZZOTTO, PASTORINO e STUMPO. — Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   la legge 15 luglio 2011, n. 111, ha introdotto il cosiddetto « super ticket» sulle prestazioni sanitarie;
   si tratta di un ticket regionale aggiuntivo che prevede un costo di 10 euro sulle ricette di diagnostica e di visite specialistiche ambulatoriali, non obbligatorio, la cui applicazione è lasciata alla scelta delle singole regioni, in aggiunta al ticket ordinario;
   al momento il « super ticket» vede una applicazione non omogenea. Infatti, alcune regioni ne hanno disposto l'applicazione, mentre altre prevedono un importo variabile a seconda del reddito e altre ancora hanno deciso di non applicarlo;
   dall'approvazione della legge 15 luglio 2011, n. 111, infatti, ci sono state regioni che si sono opposte a questo ulteriore costo, come, ad esempio, la Valle d'Aosta, dove non ci sono costi aggiuntivi da sostenere oltre a quello del ticket sanitario, così come in Basilicata e Sardegna;
   ci sono altre regioni in cui questo è già stato abolito, quali la regione Toscana, che ha deciso di abolirlo dal 1o aprile 2019, o l'Emilia Romagna, che dal 1o gennaio 2019 ha deciso di lasciarlo solamente per coloro che hanno un reddito superiore ai 100.000 euro annui. La Lombardia ha stabilito l'esenzione per le sole ricette riguardanti le visite specialistiche richieste da cittadini con Isee inferiore ai 18.000 euro;
   in questo modo non viene garantita a tutti i cittadini e in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale la parità di accesso alle prestazioni di assistenza specialistica, ambulatoriale o farmaceutica, anzi si determina una grave disparità in materia di accesso alle prestazioni sanitarie a seconda del luogo di residenza, fatto che ad avviso degli interroganti rappresenta una contraddizione con l'articolo 32 della Costituzione;
   si è parlato ripetutamente di abolizione del « super ticket» e spesso i Governi che si sono succeduti hanno accolto atti parlamentari nei quali si chiedeva un intervento sul « super ticket» e comunque sulla compartecipazione dei cittadini al costo delle prestazioni –:
   quali iniziative intenda avviare al fine di definire, d'intesa con le regioni, un atto, anche di natura normativa, per procedere all'abolizione del cosiddetto « super ticket» in maniera uniforme sul territorio nazionale, al fine di garantire a tutti i cittadini italiani parità di accesso alle prestazioni sanitarie. (3-01028)


Iniziative volte a garantire l'operatività del fascicolo sanitario elettronico, la sicurezza dei dati sensibili e l'utilizzo del medesimo fascicolo per la programmazione sanitaria e la ricerca scientifica – 3-01029

   BOLOGNA, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, IANARO, LAPIA, LOREFICE, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO e TROIANO. — Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, ha istituito il fascicolo sanitario elettronico e l'Infrastruttura nazionale per l'interoperabilità fra i fascicoli sanitari elettronici regionali;
   il citato decreto-legge, poi modificato dalla legge di bilancio per il 2017, ha attribuito all'Agenzia per l'Italia digitale la progettazione dell'infrastruttura nazionale necessaria a garantire l'interoperabilità dei fascicoli sanitari elettronici regionali, la cui realizzazione è curata dal Ministero dell'economia e delle finanze mediante il Sistema tessera sanitaria;
   il modello attualmente operativo obbliga l'assistito ad accedere al proprio fascicolo sanitario elettronico secondo le modalità e le credenziali stabilite dalla regione di appartenenza e, in caso di trasferimento in altra regione, a riaccreditarsi al portale realizzato da quest'ultima;
   per favorire la fruibilità del servizio a livello nazionale attraverso un unico portale di accesso e identità digitali valide, si è provveduto alla reingegnerizzazione dei processi per eliminare duplicazioni e potenziali disallineamenti informativi, al potenziamento delle funzionalità dell'Infrastruttura nazionale per l'interoperabilità e all'istituzione del punto unico di accesso attraverso il portale nazionale www.fascicolosanitario.gov.it;
   con circolare n. 3 del 2 settembre 2019, l'Agenzia per l'Italia digitale ha, quindi, disciplinato la procedura di accesso da parte degli assistiti al fascicolo sanitario elettronico, anche attraverso il portale nazionale sopra citato e le funzionalità aggiuntive necessarie a garantire l'operatività del fascicolo sanitario elettronico su tutto il territorio nazionale;
   i processi informativi della sanità sono molto delicati poiché le informazioni trattate sono dati sensibili, in tal senso la blockchain è una tecnologia nell'utilizzo dei dati che garantisce immutabilità, decentralizzazione e incrociabilità dei dati per il controllo continuo della veridicità e dell'autenticità sia delle fonti che dei singoli accessi, circoscrivendo ogni tentativo di alterazione o di sottrazione –:
   se la recente evoluzione sul fascicolo sanitario elettronico, come descritta in premessa, sia adeguatamente sostenuta da metodi tecnologici innovativi, tali da assicurare, in riferimento ai dati sensibili trattati, l'immutabilità e l'incrociabilità dei dati per il controllo continuo della veridicità e dell'autenticità sia delle fonti che dei singoli accessi, e sia in grado di fornire dati utilizzabili anche per la programmazione sanitaria, la ricerca scientifica, epidemiologica e la valutazione della qualità delle cure. (3-01029)


Elementi e iniziative di competenza in merito all'attuazione del decreto-legge n. 35 del 2019 con riferimento alla possibilità di assunzione dei medici specializzandi e alle relative funzioni – 3-01030

   DE FILIPPO, NOJA, BOSCHI, MARATTIN, ANNIBALI, ANZALDI, CARÈ, COLANINNO, D'ALESSANDRO, DEL BARBA, MARCO DI MAIO, FERRI, FREGOLENT, GADDA, GIACHETTI, LIBRANDI, MIGLIORE, MOR, MORETTO, NOBILI, PAITA, PORTAS, ROSATO, TOCCAFONDI e UNGARO. — Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   aspettava di essere chiamata dall'ospedale di Vibo Valentia per essere sottoposta a un taglio cesareo, ma la chiamata non è mai arrivata: «Mancano gli anestesisti» si è sentita rispondere. Così una giovane donna di 32 anni, pochi giorni fa, ha perso il suo bambino alla 39a settimana;
   la carenza di medici è destinata a peggiorare; secondo l'ultimo studio dell'Anaao, da qui al 2025 andranno in pensione almeno 16.500 medici specialisti;
   i medici dipendenti del servizio sanitario nazionale oggi vanno in quiescenza intorno ai 65 anni di età e, nel triennio 2019-2021, sono previste uscite tra 6.000 e 7.000 medici l'anno, per un totale di circa 20.000 unità;
   con «quota 100», nello stesso triennio, con riduzione dell'età pensionabile a 62 anni, potrebbero lasciare 17.000/18.000 medici, per un totale di pensionamenti di circa 38.000 unità;
   il cosiddetto «decreto Calabria» (decreto-legge n. 35 del 2019), all'articolo 12, comma 2, ha introdotto l'ammissione alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza del ruolo sanitario i medici in formazione specialistica, nonché i medici veterinari iscritti all'ultimo anno e, qualora abbia durata quinquennale, al penultimo anno del relativo corso, anche se la successiva assunzione a tempo indeterminato è subordinata al conseguimento del titolo di specializzazione, nonché la possibilità per le aziende sanitarie di poter procedere, fino al 31 dicembre 2021, all'assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, con orario a tempo parziale in ragione delle esigenze formative, degli specializzandi che verranno inquadrati con qualifica dirigenziale;
   una soluzione che ha sollevato non poche problematiche, in particolar modo sul ruolo e sulle competenze che tali medici potrebbero assumere;
   fino al 2028, inoltre, andranno in pensione circa 33.292 medici di famiglia, contro soli 11 mila giovani che potranno accedere alla formazione delle regioni che rilasciano il «diploma di formazione specifica in medicina generale»;
   si va incontro, dunque, ad un'organica mancanza di medici, tra emergenza, pediatria e medicina di base –:
   se risulti quali regioni abbiano avviato l'attuazione del decreto-legge n. 35 del 2019, relativo alla possibilità per le aziende sanitarie di poter procedere all'assunzione, con contratto di lavoro subordinato e a tempo determinato, degli specializzandi e se non ritenga necessario, anche al fine di agevolare l'applicazione del decreto-legge medesimo, adottare iniziative volte a chiarire le modalità, le funzioni e i compiti che tali figure professionali sono chiamate a svolgere.
(3-01030)


Iniziative di competenza per il contrasto ad irregolarità e abusi nell'amministrazione della sanità, anche alla luce delle vicende giudiziarie in ambito sanitario che hanno interessato la regione Umbria – 3-01031

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, PRISCO, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
   negli ultimi decenni l'Italia è stata investita da numerosi scandali in ambito sanitario, che hanno interessato spesso la regione Umbria;
   la più recente inchiesta della Guardia di finanza sulla sanità umbra ha riguardato, appena pochi mesi fa, alcune irregolarità che sarebbero state commesse in un concorso per assunzioni all'azienda ospedaliera di Perugia e ha portato alla caduta del Governo regionale;
   dopo lo scandalo, e nonostante l'arrivo dei nuovi commissari straordinari, la sanità umbra rimane afflitta da gravi carenze e inefficienze, quali la mancanza di sufficiente personale sanitario in tutti gli ospedali della regione, la lunghezza dei tempi d'attesa per ottenere le prestazioni sanitarie, che ha fatto sì che il Tribunale del malato abbia recentemente messo l'Umbria all'ultimo posto in Italia per quanto riguarda alcune liste d'attesa, l'insufficienza dei posti letto nelle strutture di degenza, le liti tra gli organi competenti in merito agli affidamenti degli incarichi ai primari che spesso avvengono in violazione delle procedure regolamentari e gli immancabili buchi di bilancio;
   è notizia di oggi che nell'inchiesta «concorsopoli» risulta indagato – per abuso d'ufficio e falso in atto pubblico – anche il neocommissario dell'ospedale di Terni, nominato dalla giunta regionale appena due settimane fa –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di impedire le irregolarità e gli abusi nell'amministrazione della sanità, al fine di tutelare i diritti dei malati. (3-01031)


Iniziative del Governo volte a fronteggiare l'incremento degli sbarchi di migranti sulle coste italiane, nonché in materia di redistribuzione dei richiedenti asilo in ambito europeo – 3-01032

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   il 23 settembre 2019, in occasione del summit convocato a La Valletta, è stata sottoscritta una «Dichiarazione comune di intenti» su base volontaria e temporanea tra Italia, Francia, Germania, Malta, alla presenza della Finlandia, in qualità di Stato avente la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea, e della Commissione europea, su una procedura per garantire lo sbarco dei migranti che giungono illegalmente in Europa a bordo di navi, prevalentemente delle organizzazioni non governative, e la successiva ridistribuzione solo dei richiedenti asilo tra gli Stati europei eventualmente aderenti all'accordo;
   sebbene il meccanismo di redistribuzione ricalchi quello già sperimentato nel 2015 dalla Commissione europea, peraltro presente all'incontro di Malta, che prevedeva la redistribuzione di 160 mila richiedenti asilo, sbarcati in Italia e Grecia, tra gli altri Stati europei e conclusasi in modo fallimentare dopo anni con soli 34 mila richiedenti asilo ricollocati (21.999 dalla Grecia e 12.706 dall'Italia), l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, all'indomani del summit, dichiarò di aver compiuto «un passo avanti storico, che non era mai successo prima»;
   nonostante la proclamata «grande disponibilità» degli altri Stati membri dell'Unione europea da parte del Governo «giallorosso», tuttavia, ad oggi, la dichiarazione di intenti, proposta anche al Consiglio giustizia e affari interni tenutosi l'8 ottobre 2019 a Lussemburgo, non ha ottenuto alcuna fattiva adesione da altri Paesi europei ed è stata ribattezzata una mera «discussione (...) a livello tecnico»;
   per ora gli unici risultati di questo accordo «storico», divenuto poi un «pre-accordo», ma in realtà pur sempre una semplice «dichiarazione comune di intenti», è stato l'intensificarsi di sbarchi di immigrati sulle coste italiane;
   gli stessi dati del Ministero dell'interno enunciano un numero di ingressi illegali via mare a settembre 2019 quasi triplicato rispetto allo stesso mese del 2018, passati da 947 a 2.386;
   paradossale è che lo stesso Ministro interrogato, preoccupato dai risvolti per la crisi turca, abbia lanciato un appello all'Europa di non lasciare l'Italia sola, di fatto sconfessando il cosiddetto accordo di Malta –:
   se e quali reali e concrete iniziative il Governo intenda porre in essere per fronteggiare l’escalation di sbarchi e nei riguardi del mancato accordo in sede europea. (3-01032)


Iniziative di competenza in ordine alla situazione di degrado rilevata nel comune di Roma, con particolare riguardo alla gestione dei rifiuti, anche valutando la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale – 3-01033

   CALABRIA, GIACOMONI, BATTILOCCHIO, BARELLI, POLVERINI, MARROCCO, RUGGIERI e SPENA. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   Roma capitale, ormai da troppo tempo, versa in uno stato di profondo degrado nella completa inerzia dell'amministrazione comunale e, nello specifico, del sindaco, assolutamente inadeguato nell'approntare una concreta soluzione ad una vera e propria emergenza;
   la capitale d'Italia è sommersa da rifiuti, anche nel centro della città, con erbe infestanti sui marciapiedi e alberi caduti;
   alla situazione appena descritta si aggiunge l'incuria che sta travolgendo la capitale d'Italia con danni ingenti sul manto stradale, stazioni della metropolitana chiuse per mesi e le innumerevoli opere di valore che sono completamente abbandonate al degrado;
   la crisi dei rifiuti a Roma è fuori controllo, con cassonetti stracolmi che traboccano di immondizia in tutta la città, il proliferare di gabbiani, blatte, vermi e soprattutto di topi, per non parlare dei cinghiali che si affacciano sempre più spesso nelle periferie attratti dai cumuli di immondizia, causando un'evidente emergenza per la salute pubblica;
   da ultimo, grazie ad un servizio del programma Le Iene, la procura della Repubblica di Roma ha aperto un'inchiesta in relazione alla mancata raccolta dei rifiuti derivanti dalle attività commerciali da parte di una delle società appaltatrici: stando a quanto denunciato da alcuni operatori, la raccolta avviene nelle ore notturne, quando gli esercizi commerciali sono chiusi, e ciò rende impossibile raccogliere la differenziata. Nonostante ciò alcuni dipendenti strisciano con il palmare dell'azienda un codice a barre presente all'esterno dell'utenza e in questo modo risulta che la spazzatura è stata raccolta regolarmente;
   sull'emergenza rifiuti il Ministro Costa avrebbe inviato un « ultimatum» al sindaco di Roma per la realizzazione di un centro di stoccaggio entro il 31 dicembre 2019, quando chiuderà la discarica di Colleferro;
   a ciò si aggiunga che sembrerebbero essere a rischio i fondi mai utilizzati per la riqualificazione delle linee A e B della metro: ben 425 milioni di euro, che, se non saranno ultimati i contratti entro dicembre 2020, potrebbero essere dirottati al Nord;
   la situazione di forte degrado desta evidenti perplessità, soprattutto a causa della mancanza di interventi strategici da parte dell'Amministrazione comunale –:
   se il Ministro interrogato non intenda promuovere le opportune iniziative di competenza volte ad individuare immediate soluzioni finalizzate a contrastare il forte degrado di Roma capitale, nonché a procedere, tempestivamente, a valutare la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento dello stesso consiglio comunale, con conseguente ricorso al commissariamento al fine di ripristinare la legalità e la corretta gestione della capitale d'Italia.
(3-01033)


Iniziative, anche normative, in merito all'improprio uso da parte di terzi di divise e simboli appartenenti alle forze dell'ordine, anche in considerazione dei recenti episodi occorsi presso gli istituti penitenziari di Spoleto e San Gimignano – 3-01034

   CECCANTI, FIANO, DE MARIA, FRAGOMELI, MADIA, POLLASTRINI, RACITI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e BOLDRINI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha partecipato nella giornata di lunedì 14 ottobre 2019 ad una trasmissione televisiva indossando una polo della polizia penitenziaria, mentre, tra le altre cose, faceva campagna elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative in Umbria;
   l'uso disinvolto di divise e simboli appartenenti alle forze dell'ordine per fini politici di parte solleva forti perplessità, alla luce del fatto che gli appartenenti alle forze dell'ordine svolgono una funzione fondamentale al servizio dello Stato e dei cittadini, e appare quanto meno inopportuna l'utilizzazione delle loro divise o simboli per fini meramente politici da parte di singoli parlamentari;
   altrettanto preoccupante appare l'uso a fini di propaganda politica di partito fatto dal medesimo segretario della Lega Nord in occasione di due visite svolte agli agenti della polizia penitenziaria presso il carcere di Spoleto e precedentemente in quello di San Gimignano, che ancora una volta sembrano alludere, per le modalità con cui sono state svolte e per le conseguenze mediatiche che hanno determinano, ad una presunta vicinanza politica al segretario della Lega Nord di tali forze, con grave lesione della credibilità di immagine di un intero comparto, il cui compito è quello di assicurare la sicurezza di tutti i cittadini, e non certo di una singola parte politica;
   resta fermo il legittimo e fondamentale esercizio da parte di tutti i parlamentari dei poteri ispettivi loro riconosciuti nell'ambito dell'ordinamento –:
   se non intenda adottare iniziative, anche normative, che affermino l'illegittimità dell'uso di divise e simboli appartenenti alle forze dell'ordine da parte di terzi e se non ritenga di promuovere un'indagine amministrativa circa le modalità «mediatiche» con cui sono state effettuate le visite nelle carceri di Spoleto e San Gimignano. (3-01034)


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 17 E 18 OTTOBRE 2019

Risoluzioni

   La Camera,
   premesso che:
    la riunione del 17 e 18 ottobre 2019 del Consiglio europeo prevede di affrontare, all'ordine del giorno, una serie di importanti questioni: i Capi di Stato discuteranno del bilancio a lungo termine dell'Unione europea sulla base del lavoro della presidenza finlandese, discuteranno inoltre del seguito dell'agenda strategica e delle priorità dell'Unione europea per il periodo 2019-2024. La Presidente eletta della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sarà invitata a presentare le priorità della nuova Commissione; si dovrebbe discutere degli aspetti internazionali dei cambiamenti climatici, in seguito al vertice Onu sull'azione per il clima e in vista della conferenza sul clima in programma a Santiago del Cile a dicembre ed in funzione degli eventi ed infine i leaders dell'Unione europea potrebbero anche discutere di questioni di politica estera. Il Consiglio europeo (ex articolo 50) si riunirà nel formato Ue 27 per discutere dello stato di avanzamento della Brexit;
     a) in tema di bilancio a lungo termine dell'Unione europea:
   a maggio 2018, la Commissione ha avanzato la sua proposta di bilancio a lungo termine dell'Unione europea proponendo impegni per 1.135 miliardi di euro per il periodo 2012-2017 (in prezzi del 2018), pari all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dell'UE-27 (RNL);
   la Commissione, nel complesso, ha prospettato maggiori risorse per: i comparti della ricerca, dell'innovazione e dell'economia digitale (115,4 miliardi di euro, di cui 102,5 per ricerca e innovazione e 12,19 per agenda digitale (+60 per cento); la gestione delle frontiere e la migrazione (34,9 miliardi di euro (+154,7 per cento)); la sicurezza interna e la difesa (27,5 miliardi di euro); i giovani (si prevede il raddoppio dei programma Erasmus+ da 15 a circa 30 miliardi di euro); azione esterna (123 miliardi di euro (+22 per cento)); clima e ambiente (programma LIFE: 5,4 miliardi di euro (+70,3 per cento) – il 25 per cento (320 miliardi di euro) del bilancio pluriennale è destinato al raggiungimento degli obiettivi climatici rispetto al 20 per cento (206 miliardi di euro) del bilancio pluriennale in corso). Nel contempo, la Commissione vorrebbe realizzare risparmi in settori quali la politica agricola comune e la politica di coesione su cui ha proposto riduzione del 5 per cento circa per entrambi, in particolare, sulla politica di coesione, vorrebbe anche ricomprendere nuove priorità come il sostegno delle riforme strutturali e dell'integrazione a lungo termine dei migranti;
   la stessa Commissione ha anche avanzato l'ipotesi di rivedere il sistema di finanziamento dell'Unione europea, anche attraverso l'introduzione di nuove risorse proprie;
   il 9 luglio 2019, il Consiglio economia e finanza «Economia e finanza» ha preso in considerazione la possibilità di introdurre nuove fonti potenziali di entrate oltre a quelle proposte inizialmente dalla Commissione europea nel maggio 2018. Quest'ultime sarebbero: pagamento basato sui rifiuti di plastica (proposta che ha riscosso il maggior sostegno tra gli Stati), quota delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni (con il sostegno solo di alcuni) e quota della base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (proposta scartata in Commissione);
   la volontà di introdurre nuove fonti di risorse proprie, come riportato nel documento della Commissione sulle Risorse proprie e nuovi fonti potenziali di entrate, «consentirebbe un allineamento più stretto del bilancio dell'UE con i cicli economici nazionali e l'attuazione delle politiche dell'UE.». Si tratterebbe di nuove entrate per circa 22 miliardi di euro annui dal 2021 al 2027, pari al 12 per cento delle entrate del bilancio dell'Unione che, altrimenti, si legge nello stesso documento, «dovrebbero essere coperte dai contributi degli Stati membri sulla base del loro reddito nazionale lordo»;
   l'introduzione di nuove spese proprie dell'Unione europea non si tradurrebbe altro che in un nuovo livello di imposizione fiscale per le imprese e i cittadini europei, atteso che i trattati sull'Unione europea non prevedono alcuna competenza normativa esplicita di imposizione fiscale diretta, ma esclusivamente la facoltà di armonizzazione delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri (da approvare tra l'altro all'unanimità) che abbiano un'incidenza diretta sul mercato interno (articolo 115 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea);
   la proposta della Commissione di innalzare il livello globale del prossimo Quadro finanziario pluriennale non tiene conto del recesso del Regno Unito dall'Unione europea e di tutte le relative conseguenze finanziarie, con il possibile preoccupante effetto che, a politiche di bilancio invariate, si alzeranno necessariamente gli importi dei contributi nazionali da parte degli Stati membri;
   il comparto agricolo ha subito negli ultimi anni sostanziali cambiamenti che hanno comportato una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e una concorrenza spesso sleale dai Paesi terzi. È fondamentale, per questo, limitare gli effetti del taglio, pari al 5 per cento previsto dal bilancio europeo di programmazione 2021-2027 per le risorse destinate alla Politica agricola comune (Pac), che rischiano di causare una consistente riduzione sia dei pagamenti diretti, sia delle dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo;
     b) in tema Agenda strategica e prossimo ciclo istituzionale:
   nella nuova agenda strategica 2019-2024 vengono definiti gli orientamenti dei lavori delle istituzioni europee per i prossimi cinque anni ed uno dei pilastri individuati è la protezione dei cittadini e delle libertà, nell'ambito del quale, come già indicato nelle conclusioni del Consiglio europeo del 20 giugno 2019, il controllo efficace delle frontiere esterne è considerato condizione imprescindibile per garantire la sicurezza, mantenere l'ordine pubblico e assicurare il buon funzionamento delle politiche dell'Unione europea;
   parimenti alla cooperazione con i Paesi di origine e di transito, il controllo e la difesa delle frontiere esterne, di cui l'Italia con i suoi confini marittimi costituisce una parte rilevante e più esposta rispetto ad altri Paesi membri dell'Unione europea, è, altresì, imprescindibile per contrastare in modo effettivo l'immigrazione clandestina, la tratta degli esseri umani e tutte le altre attività criminali ad essere correlate e conseguenti, e ciò anche in un'ottica di prevenzione dei flussi migratori illegali verso il nostro Paese in particolare;
   occorre, pertanto, disincentivare e contrastare qualsiasi azione o elemento che costituisca un pull factor, ossia di attrazione, di flussi migratori illegali verso il nostro Paese, considerata l'improvvisa ed esponenziale crescita nell'ultimo mese degli arrivi dalla rotta del Mediterraneo centrale verso le nostre coste, proprio per effetto delle politiche attuate dall'attuale Governo poiché è notorio che le decisioni anche dei singoli Stati sono fondamentali per incentivare o meno le partenze;
   il 23 settembre 2019 a La Valletta è stata sottoscritta una «Dichiarazione comune di intenti» tra Italia, Francia, Germania, Malta, alla presenza di Finlandia (presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea) e della Commissione europea, per la ridistribuzione dei migranti soccorsi in mare, da sottoporre agli altri Stati europei;
   tale dichiarazione è stata allora ostentata dal nostro Governo con toni trionfalistici come un grande risultato e un superamento del cosiddetto Regolamento di Dublino, seppur ugualmente penalizzante per il nostro Paese quale, di fatto, ancora primo porto sicuro per gli sbarchi, e che successivamente tale proposta non ha neppure ottenuto l'adesione degli altri Paesi riuniti al Consiglio degli affari interni dell'8 ottobre 2019;
   affinché siano garantiti rimpatri effettivi, è di tutta evidenza che una efficace azione di contrasto all'immigrazione illegale, sia a livello nazionale che a livello europeo, e, dunque, una diminuzione degli arrivi è, altresì, condizione imprescindibile per consentire e rendere effettivi i rimpatri degli immigrati che giungono illegalmente e rimangono senza alcun titolo in Italia e, conseguentemente, anche in Europa, così come prescrive la direttiva 2008/115/CE, al fine di consentirne la sostenibilità da un punto finanziario e logistico;
   in merito ai «passi necessari garantire il buon funzionamento di Schengen», occorre sottolineare che appare opportuna, anche alla luce dei princìpi di responsabilità e solidarietà invocati in materia di immigrazione e asilo, una verifica delle pratiche attuate da alcuni Paesi, in particolare dalla Francia, la quale dal 2015 ad oggi ha avviato una politica di chiusura ingiustificata della frontiera con l'Italia, e che, per effetto di continue proroghe per la non attuazione dell'accordo di Schengen come riportato dalla stampa recentemente, continuano ad essere numerosi i casi di respingimento anche di minori stranieri non accompagnati o di persone vulnerabili che si trovano in territorio francese in violazione della normativa internazionale sul diritto di asilo;
     c) in tema di clima:
   il nostro pianeta, nella propria vita millenaria, ha attraversato un'alternanza, tra periodi di siccità, con aumento della temperatura, e periodi di glaciazione. Negli ultimi anni, l'alternarsi di periodi caldi e freddi e di periodi di piogge torrenziali con periodi di siccità, indipendentemente dalle cause, denotano un'alterazione climatica e squilibri a lungo termine, che incidono sull'innalzamento della temperatura del pianeta Terra, con conseguenze tragiche, come lo scioglimento dei ghiacciai, la crescita del livello dei mari, gli eventi atmosferici sempre più estremi, gli impatti sulla fauna e sull'agricoltura, che richiamano la necessità dell'intervento dell'uomo, della tecnologia e della ricerca scientifica;
   con l'accordo di Parigi (COP21) del dicembre 2015 (ratificato dall'Italia nel novembre 2016), sono state adottate da parte di 195 Paesi misure giuridicamente vincolanti per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2oC, attraverso la riduzione delle emissioni climalteranti, e per l'adattamento e mitigazione del cambiamento climatico al fine di preparare i Paesi e la popolazione ad adattarsi e affrontare gli effetti spesso irreversibili che tale cambiamento produce;
   fino ad oggi l'Unione europea, principale promotore degli interventi, ha ottenuto risultati soddisfacenti nel disaccoppiamento della crescita economica dalle emissioni, avendo conseguito dal 1990 al 2017 una crescita economia del 58 per cento a fronte ad emissioni totali di gas ad effetto serra diminuite del 22 per cento; l'Unione europea e i suoi Stati membri sono pertanto destinati a superare l'obiettivo di una riduzione dei gas ad effetto serra del 20 per cento a livello interno entro il 2020, già con le politiche esistenti nel quadro del pacchetto UE in materia di clima ed energia per il 2020;
   nella strategia della Commissione europea proposta nel novembre 2018 con la comunicazione «Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna e competitiva e climaticamente neutra» l'Unione europea ha posto l'obiettivo della neutralità climatica, ovvero dell'azzeramento o riduzione al minimo delle emissioni climalteranti a livello europeo entro il 2050; tale obiettivo rappresenta un traguardo ulteriore rispetto al mantenimento del riscaldamento globale entro l'1,5oC, come suggerito dai documenti del gruppo intergovernativo di esperti (IPCC);
   la neocostituita Commissione europea, intende aderire a tale obiettivo e mira di fare dell'Europa il primo continente a impatto climatico zero del mondo entro il 2050, a tal fine presentando, al più tardi entro il 2021, un piano completo che miri ad aumentare l'obiettivo UE per il 2030 avvicinandolo al 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, pertanto oltre il 40 per cento indicato quale contributo europeo all'accordo di Parigi; nell'ambito dei preparativi dell'Unione europea in vista delle riunioni della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) a Santiago del Cile (2-13 dicembre 2019), il Consiglio ha sottolineato l'importanza di un dibattito pubblico ampio, inclusivo ed esteso in tutta l'Unione europea e nei suoi Stati membri;
     d) in tema di Brexit:
   è in dirittura il processo che condurrà all'uscita effettiva del Regno Unito dall'Unione europea, esito finale di un esercizio di autodeterminazione della nazione britannica che tuttavia non dovrebbe perfezionarsi pregiudicando gli interessi dei cittadini italiani residenti Oltremanica o precipitando una crisi di maggiori proporzioni nell'Ulster;
   il cosiddetto «DL Brexit» – si ricorda – è stato varato nell'ottica di prevedere precauzioni a tutela dei nostri connazionali e delle imprese italiane operanti in Inghilterra, pur tuttavia lasciando irrisolte alcune questioni come quella di Borsa italiana, nostra infrastruttura strategica di mercato appartenente dal 2007 al gruppo London Stock Exchange;
   tramontato il deal tra la Borsa di Hong Kong e quella di Londra, permangono sul futuro di Borsa italiana rischi di diversa natura: dal rischio geopolitico a quello della riservatezza dei dati delle più importanti società italiane, nonché a quello di uno spostamento della principale attività di LSE, per effetto dell'acquisizione di Refinitiv, fornitore globale di dati e infrastrutture sui mercati finanziari, dalla gestione dei mercati borsistici a quello della gestione dati;
     e) in tema di politica estera:
   destano estrema preoccupazione i più recenti sviluppi della crisi in atto in Siria, aggravata dall'inizio di una pesante offensiva militare turca nei territori del Rojava che potrebbe anche preludere ad un tentativo di ingegneria etnica ai danni dei curdi locali e a vantaggio dei profughi arabo-siriani riparati nella Repubblica di Turchia a partire dal 2011;
   è di estrema importanza che dall'operazione intrapresa dalla Turchia nel Kurdistan siriano non derivino nuove e massicce violazioni dei diritti umani e che sia assicurata in ogni caso la custodia delle migliaia di miliziani del sedicente Califfato catturati dai curdo-siriani, che potrebbero sfruttare il disordine e i combattimenti in atto per fuggire, con conseguenti rischi per la sicurezza nazionale di numerosi Paesi, incluso il nostro;
   dal 2002 ad oggi la Turchia ha ricevuto oltre 10 miliardi di euro di fondi pre-adesione e circa 30 miliardi di euro di finanziamenti attraverso la Banca europea per gli investimenti (BEI);
   dal 2016 ad oggi sono stati messi a disposizione 6 miliardi di euro da parte di Unione e Stati membri per la gestione dello strumento per la Turchia a favore dei rifugiati;
   il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale prevede un incremento delle allocazioni per i fondi preadesione;
   il governo turco ancora non riconosce la sovranità della Repubblica di Cipro, la cui parte settentrionale è sotto occupazione turca dal 1974 e non è riconosciuta dalla comunità internazionale;
   vi sono state violazioni ripetute, e sempre più frequenti, delle acque territoriali e dello spazio aereo di Stati membri quali Grecia e di Cipro da parte della Turchia;
   nel febbraio 2018 la Marina militare turca aveva bloccato la nave Saipem 1200 di ENI in una zona a largo della costa sudorientale di Cipro, concessa in licenza alla compagnia italiana, che è stata costretta a rinunciare alle trivellazioni; considerando che a partire dal maggio 2019 la Turchia ha avviato una serie di trivellazioni in cerca di idrocarburi nel Mediterraneo orientale, a largo della Zona economica esclusiva (Zee) di Cipro, con le navi da perforazione Fatih e Yavuz;
   dopo la revoca dello stato di emergenza nel luglio 2018, la Turchia ha introdotto molti dei suoi elementi più repressivi nella legislazione vigente. Il nuovo sistema presidenziale ha abolito in gran parte il sistema preesistente di bilanciamento dei poteri, determinando un'ulteriore politicizzazione della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario; si è verificato, inoltre, un notevole arretramento per quanto riguarda la libertà di espressione, di riunione e di associazione;
   la Turchia continua a negare il riconoscimento del genocidio armeno perpetrato nell'impero ottomano, che ha causato oltre un milione e mezzo di vittime innocenti;
   l'Organizzazione mondiale del commercio ha riconosciuto l'illegittimità degli aiuti concessi al consorzio Airbus, di cui l'Italia non è parte, autorizzando gli Stati Uniti ad imporre contro l'Unione europea dazi compensativi per un importo totale pari a 7,5 miliardi di dollari, corrispondenti a 6,8 miliardi di euro;
   nel paniere dei beni che gli Stati Uniti hanno conseguentemente sottoposto a misure tariffarie figurano molti prodotti italiani, circostanza che costituisce una palese iniquità, considerato che dai successi commerciali di Airbus il nostro Paese non ha tratto alcun vantaggio economico,

impegna il Governo:

   1) a promuovere presso il Consiglio europeo le seguenti azioni:
    a) in tema di bilancio a lungo termine dell'Unione europea:
     1) a richiedere che siano ridotte le risorse del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 rispetto ai livelli attuali e che queste non superino l'1 per cento dell'RNL dell'UE-27;
     2) a ribadire l'esclusività nazionale della competenza legislativa in merito alla facoltà di imposizione fiscale diretta, tenuto conto che quest'ultima rappresenta uno dei pilastri della sovranità degli Stati membri e tenuto anche conto di quanto stabilito dall'articolo 115 del TFUE;
     3) ad opporsi fermamente all'uso di qualsiasi forma di condizionalità economica e politica dei finanziamenti che preveda il raggiungimento di determinati risultati economici o politici per l'ottenimento degli stessi (come previsto nella nuova rubrica 2 – Coesione e valori del QFP) affinché questo non si trasformi in uno strumento di «ricatto» politico e ingerenza sproporzionata dell'Unione europea nella sfera degli interessi nazionali dei singoli Stati membri, ma che piuttosto si valuti la necessità di individuare in modo adeguato quali fondi possano essere gestiti meglio a livello nazionale per garantire il pieno rispetto del principio di sussidiarietà;
     4) ad assicurare il mantenimento di adeguate risorse finanziarie in ambito PAC, volte a garantire un equo reddito ai produttori agricoli, con misure in grado di sostenere la competitività del settore;
     5) a porre la massima attenzione, al contempo, all'allocazione delle risorse, considerando come priorità l'inserimento di nuovi criteri per l'attribuzione delle stesse, al fine di tutelare gli interessi nazionali italiani, come d'altra parte auspicabile per l'intera programmazione del nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027;
    b) in tema Agenda strategica e prossimo ciclo istituzionale:
     1) ad assumere ogni e più opportuna iniziativa volta alla rapida adozione di misure, sia a livello europeo che coerentemente anche in ambito nazionale, per contrastare l'immigrazione illegale, il traffico di esseri umani e la criminalità organizzata, altresì incoraggiando la cooperazione con i Paesi di origine e di transito ed anche al fine di rendere effettivi i rimpatri degli immigrati che giungono o si trovano illegalmente in Europa e in Italia;
     2) in ordine alla riforma del cosiddetto Regolamento di Dublino (regolamento (UE) 604/2013) o a qualsiasi altra intesa, anche in abito europeo, volta a regolamentare i flussi migratori e contrastare l'immigrazione illegale, a ribadire e rendere effettiva anche la responsabilità dei diversi Paesi, di cui battono bandiera le navi interessate alle operazioni di ricerca e salvataggio in mare, ai fini dello sbarco e della accoglienza del migranti e a non penalizzare il nostro Paese quale porto sicuro di primo ingresso e attracco;
    c) in tema di clima:
     1) in ordine all'eventuale assunzione di decisioni importanti in tema di neutralità climatica e aumento degli obiettivi UE per il 2030 oltre il 40 per cento indicato nell'accordo di Parigi, che senz'altro sottoporrebbero le imprese europee ad ulteriori sforzi economici, maggiore costo del lavoro ed esposizione a distorsioni della concorrenza a livello internazionale, a promuovere soluzioni realistiche, richiedendo, nell'ambito della prossima Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) a Santiago del Cile, un bilancio sull'attuazione degli impegni presi e sui progressi compiuti sia da parte degli Stati sottoscrittori dell'accordo di Parigi sia a livello mondiale, allo scopo di mettere in luce i progressi compiuti e gli Stati inadempienti;
     2) rafforzare una posizione ferma dell'Unione europea verso una risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, nel contesto di uno sviluppo sostenibile, che individui le opportunità economiche in termini di nuova occupazione e competitività, sostenendo anche finanziariamente le aziende che manifestano l'intenzione di effettuare una transizione green e garantendo alle imprese europee tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti, nonché soglie minime che consentano di escludere le aziende più piccole che contribuiscono in misura non significativa in termini di emissioni climalteranti;
    d) in tema di Brexit:
     1) a favorire il perfezionarsi dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, senza esigere condizioni che il Governo e il Parlamento britannico hanno già dimostrato di non essere disponibili ad accettare, circoscrivendo piuttosto il negoziato alle sole questioni attinenti ai diritti acquisiti e agli interessi del cittadini italiani che hanno scelto di risiedere Oltremanica ed evitando al contempo di creare condizioni suscettibili di riaccendere il conflitto tra orangisti e cattolici che ha insanguinato l'Ulster;
     2) a tutelare il gruppo Borsa italiana che, includendo anche MTS, una delle principali piattaforme elettroniche per la trattazione all'ingrosso di titoli obbligazionari europei, e in particolare di titoli di Stato e di emittenti sovranazionali, rappresenta un asset strategico per il nostro Paese, facendosi garante per un ruolo di Piazza Affari non marginale nello scenario globale;
    e) in tema di politica estera:
     1) assumere tutte le iniziative politiche ritenute utili a porre fine all'attacco turco nei territori del Rojava, sia nell'ambito europeo che in quello atlantico, evitando tuttavia di imporre sanzioni che danneggerebbero gli interessi nazionali italiani, già colpiti dai dazi deliberati dagli Stati Uniti e dalle misure restrittive degli scambi adottate nei confronti dell'Iran e della Federazione Russa;
     2) rafforzare la vigilanza antiterroristica e il controllo sui flussi migratori irregolari, per adeguarli preventivamente al rischio che pericolosi estremisti, una volta fuggiti dai luoghi di detenzione in cui erano custoditi nei territori del Rojava, entrino nel territorio europeo per compiervi attentati di stampo jihadista;
     3) a richiedere l'interruzione definitiva del processo di adesione della Turchia all'Unione europea, alla luce degli ultimi eventi nel nord-est della Siria, oltre che delle ripetute azioni illegali nel Mediterraneo orientale e nel mar Egeo, lesive oltretutto degli interessi energetici italiani, e della grave situazione dello stato di diritto interno al Paese, in netto e progressivo peggioramento a seguito del tentativo di colpo di Stato del luglio del 2016, ribadendo che la Turchia non rispetta in alcun modo i criteri sanciti dall'articolo 2 e dall'articolo 49 del TUE per far parte dell'Unione;
     4) a richiedere, inoltre, la sospensione definitiva dell'erogazione dei fondi di preadesione e di altri contributi finanziari europei alla Turchia;
     5) ad adottare le iniziative più opportune finalizzate ad ottenere compensazioni in ambito europeo a ristoro del danno subito per l'ingiusto coinvolgimento di prodotti del nostro Paese nel paniere dei beni sottoposti a misure tariffarie da parte degli Stati Uniti, dal momento che l'Italia si trova a pagare il prezzo di aiuti comunitari concessi al consorzio Airbus dei cui frutti non ha mai goduto, non essendone parte.
(6-00087) «Molinari, Giglio Vigna, Bazzaro, Claudio Borghi, Formentini, Centemero, Zoffili, Bianchi, Coin, Andrea Crippa, Lorenzo Fontana, Maggioni».


   La Camera,
   premesso che:
    nel prossimo Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno importanti questioni inerenti il futuro dell'Unione europea, e in particolare: la definizione del quadro finanziario pluriennale 2021-2027; la nuova Agenda strategica 2019-2024 per l'Unione; le implicazioni dei cambiamenti climatici, messe in evidenza nel corso del Climate Action Summit del 23 settembre 2019; gli sviluppi delle trattative sul recesso del Regno Unito dall'Unione europea;
    il nostro Paese parteciperà a questo appuntamento in un clima di rinnovata fiducia nei confronti dell'Unione europea, in linea con il nostro status di Paese fondatore dell'Unione europea e di seconda potenza manifatturiera europea;
    lo scenario economico nel quale si svolge il prossimo Consiglio europeo risulta condizionato da nuove incertezze e rischi. Lo slancio espansivo dell'economia mondiale ha recentemente subito un deciso rallentamento, in gran parte determinato dalla ripresa delle tensioni commerciali internazionali, dall'acuirsi del rischio di uscita senza accordo del Regno Unito dall'Unione europea e dall'emergere di nuove tensioni geopolitiche, in particolare in medio oriente. In questo contesto l'Unione europea, e in particolare l'eurozona, soffre particolarmente in quanto basata su un modello di crescita fondato sulle esportazioni che genera un deficit cronico di domanda e stagnazione. Il rallentamento della crescita globale si è inevitabilmente riflesso sull'area dell'euro dove l'evoluzione del Pil risulta più debole rispetto alle attese, in particolare nei Paesi europei maggiormente integrati nelle catene globali del valore (Germania, Regno Unito, Italia). Una situazione che dovrà essere affrontata con iniziative che mettano al centro del dibattito, già a partire dal prossimo Consiglio europeo, l'esigenza di una nuova « governance economica» in ambito Unione europea, più incentrata sul conseguimento degli obiettivi di crescita economica da parte degli Stati membri, sul riconoscimento di maggiori spazi di flessibilità, sul sostegno alla domanda interna, sul rilancio degli investimenti, in particolare di quelli ambientali, da scomputare dal deficit al fine del rispetto dei parametri, e sul conseguimento di più elevati livelli di protezione sociale dei cittadini;
    il Consiglio europeo di ottobre tornerà, come sopra menzionato, ad affrontare la discussione in merito alle varie rubriche del bilancio a lungo termine dell'Unione, il cosiddetto Quadro finanziario pluriennale – integrato dalle proposte concernenti i futuri programmi di spesa settoriali – con cui si decide non solo il contributo degli Stati membri al bilancio europeo, ma soprattutto come saranno spese le risorse nei sette anni compresi tra il 2021 e il 2027;
    in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre la Commissione europea ha pubblicato il 9 ottobre 2019 una Comunicazione con la quale esorta i Capi di Stato o di governo dell'Unione europea a imprimere nuovo slancio ai negoziati, così da permettere il raggiungimento entro l'anno di un accordo su un bilancio a lungo termine dell'Unione europea equo, equilibrato e moderno per il periodo 2021-2027;
    la Commissione ha proposto un bilancio a lungo termine equivalente all'1,114 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea a 27. Il Parlamento chiede un budget maggiore fino all'1,3 per cento. Oggi, il bilancio a lungo termine dell'Unione europea per 28 Stati membri è equivalente all'1,03 per cento delle entrate lorde di tutti gli Stati membri dell'Unione europea, compreso il Fondo europeo di sviluppo. Tuttavia, secondo l'ultima Comunicazione della Commissione, rimuovendo dal bilancio il Regno Unito, il bilancio attuale arriva all'1,16 per cento del Reddito nazionale lordo dell'Unione europea a 27. Questo sarebbe il giusto punto di confronto e non quello proposto dalla presidenza finlandese a 28 (1,03 per cento del Rnl) che determinerebbe per l'Italia un saldo medio annuale di 2,284 miliardi di euro in meno;
    in particolare, a fronte della proposta della Commissione che prevede un innalzamento degli attuali livelli di finanziamento in settori considerati dalla Commissione prioritari e ad alto valore aggiunto europeo – quali la ricerca, l'innovazione e l'agenda digitale, giovani, migrazione e gestione delle frontiere, difesa e sicurezza interna, azione esterna, clima e ambiente – sono prefigurati, a titolo compensativo, risparmi soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti complessivi a favore della Pac è della politica di coesione che subirebbero una riduzione delle risorse;
    il quadro complessivo dei contenuti dell'attuale proposta della Commissione europea si ritiene vada implementato al fine di affrontare con successo le sfide future che attendono l'Europa; pertanto, è indispensabile proseguire i negoziati per finanziare non solo le nuove priorità (migrazioni, difesa, sicurezza) e i settori fondamentali per la competitività dell'Unione europea (ricerca e innovazione, infrastrutture, spazio, digitale), ma anche le politiche tradizionali (politica agricola comune (Pac) e politica di coesione), nell'assunto che una corretta distribuzione di entrambe le tipologie delle risorse abbia un concreto impatto sugli obiettivi e sulle sfide che ci attendono; particolare attenzione deve essere posta allo sviluppo di politiche di genere, nonché di politiche per potenziare l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro e nell'attività produttiva alle stesse condizioni degli uomini, anche tramite politiche mirate alla conciliazione dei tempi di cura e di lavoro;
    rimane ancora aperta la possibilità di evitare gli effetti dei tagli previsti e l'adozione di criteri svantaggiosi, ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l'assegnazione dei fondi che oltre al prodotto interno lordo pro capite come criterio principale tenga conto anche di altri fattori come ad esempio la disoccupazione (in particolare giovanile), per pervenire ad un quadro legislativo e finanziario il più possibile aderente agli interessi nazionali;
    per quanto riguarda le entrate, è fondamentale la modernizzazione delle modalità in cui l'Unione europea finanzia il proprio bilancio, in primis attraverso l'introduzione di nuove risorse proprie, quali ad esempio quelle derivanti da basi imponibili generate da attività su piattaforme elettroniche sottratte all'imposizione da parte dello Stato nel quale tali attività si svolgono. L'obiettivo è non solo allentare la dipendenza del quadro finanziario dai contributi degli Stati membri, ma contribuire a promuovere priorità politiche dell'Unione, quale il miglior finanziamento e funzionamento del mercato interno e la progressiva armonizzazione dei quadro fiscale in chiave anti-elusione e anti-dumping;
    i capi di Stato e di Governo discuteranno dell'implementazione all'Agenda strategica 2019-2024 per l'Unione, adottata in occasione della riunione del 20-21 giugno 2019, al fine di pianificare il lavoro del Consiglio europeo, definire le proprie priorità d'azione e orientare i programmi di lavoro delle altre istituzioni dell'Unione europea;
    la nuova agenda strategica indica le priorità dell'Unione europea per i prossimi cinque anni, definendo quattro principali tematiche che guideranno l'azione dell'Unione nel ciclo istituzionale in corso: proteggere i cittadini e le libertà; sviluppare una base economica forte e vivace; costruire un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero; promuovere gli interessi e i valori dell'Europa nel mondo;
    in particolare, con riferimento alla costruzione di un futuro più verde più equo e più inclusivo, l'agenda ribadisce la necessità di accogliere appieno i cambiamenti determinati dalla transizione green, dal progresso tecnologico e dalla globalizzazione, in un'ottica di inclusione e sostenibilità;
    l'agenda strategica per il periodo 2019-2024, ribadisce quindi i valori comuni su cui dovranno concentrarsi l'attenzione e l'azione dell'Unione europea nel lungo periodo e costituisce una base di partenza su cui i singoli Stati membri sono chiamati ad intervenire per attuare e declinare tali priorità;
    il 23 settembre 2019 si è svolto a New York il Climate Action Summit 2019 dedicato a raccogliere nuove iniziative e gli impegni di Governi, imprese e società civile per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e per orientare l'azione verso la sostanziale riduzione a zero delle emissioni entro il 2050;
    l'Unione europea sta, già, compiendo importanti passi avanti nella realizzazione degli obiettivi ambientali al 2030, ma per fornire un maggiore impulso e rafforzate certezze agli investitori appare necessaria la presentazione di una strategia a lungo termine che, in linea con gli Accordi di Parigi, definisca una serie di obiettivi chiave e misure di intervento, e valuti la possibilità di scorporare gli investimenti pubblici nel settore «green» dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/pil, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili;
    nel programma presentato dalla Presidente incaricata della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si delinea un Green deal europeo con azioni concrete in materia di cambiamenti climatici che possano portare a traguardi ambiziosi e giungere a metà secolo a un'Unione europea climaticamente neutrale, con una nuova politica industriale di transizione ecologica, un'economia circolare compiuta, cominciando questo percorso nel prossimo bilancio pluriennale fissando gli obiettivi di spesa ben più sfidanti di quelli attuali;
    il fenomeno migratorio rappresenta un tema centrale nell'agenda europea: prioritaria risulta nella gestione di tale fenomeno, una risposta coordinata e condivisa a livello dell'Unione europea che permetta di definire – sulla base di finanziamenti adeguati ad una gestione efficace e multilivello – una strategia comune in grado di coniugare il rigore nella lotta al traffico di esseri umani e all'immigrazione illegale, con il rispetto dei diritti umani e della solidarietà, che è alla base dell'integrazione;
    è necessario continuare ad affrontare il tema dei flussi migratori per esaminare lo stato di attuazione e avanzamento degli impegni assunti dai leader europei nei precedenti vertici, finalizzati a continuare a prevenire la migrazione illegale e a rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito, nel quadro di un più ampio partenariato politico e della cooperazione rafforzata. Per affrontare tale sfida è necessario affiancare un meccanismo vincolante di natura solidaristica per la redistribuzione dei migranti ad un rafforzamento delle politiche europee per la riammissione e il rimpatrio degli stessi, parallelamente ad un rinnovato impulso delle forme di partenariato con i Paesi di origine e transito;
    è altresì necessario, di conseguenza, rivedere il pacchetto di iniziative legislative europee sul Sistema comune di asilo, al fine di superare il cosiddetto regolamento di Dublino e in particolare il principio della responsabilità dello Stato membro di primo ingresso dei richiedenti asilo;
    l'intervento militare dell'Esercito turco nel nord-est della Siria controllato dalle forze curdo-siriane mette a repentaglio la stabilità dell'intera area, causando il ferimento e la morte di diversi civili tra cui donne e bambini e l'inizio di una nuova ondata migratoria in fuga dal conflitto: sarebbero già 130 mila gli sfollati, come riportato dall'Osservatorio per i diritti umani in Siria;
    i curdi sono stati e sono una delle forze politiche e militari che hanno sul campo maggiormente contribuito a sconfiggere Daesh, essi non rappresentando alcuna minaccia né per la Turchia né per la comunità internazionale;
    in particolare, le donne impegnate nelle forze armate curde hanno offerto al mondo un esempio di straordinario coraggio e valore nella difesa del loro popolo, del territorio e della loro dignità;
    tra le atrocità che si stanno consumando in questi giorni, non si può tacere l'omicidio di Hevrin Khalaf, a ulteriore riprova di quanto l'intera regione sia destabilizzata e sull'orlo del collasso. La donna, 35 anni, segretaria generale del Partito futuro siriano e tra le più note personalità politiche curdo-siriane, è stata barbaramente giustiziata durante un agguato dai miliziani filo-turchi, tra i quali risultano anche elementi jihadisti;
    attualmente sotto la custodia delle autorità delle Forze democratiche siriane Sdf si trovano più di 12.000 miliziani di Daesh e la loro fuga dai campi di detenzione rappresenterebbe una minaccia molto seria alla sicurezza della regione, nonché dei Paesi europei tutti;
    da ultimo si evidenzia come Recep Tayyip Erdogan, capo di Stato di un Paese formalmente candidato all'ingresso in Europa, ha paventato l'innesco di un flusso assai rilevante di profughi se le cancellerie europee ostacoleranno la sua iniziativa militare;
    in ultimo i Capi di Stato e di Governo, nella formazione a 27, faranno il punto sulle trattative per il recesso della Gran Bretagna dall'Unione europea;
    a poche settimane dalla data del 31 ottobre in cui dovrebbe formalizzarsi la Brexit sono in corso negoziati per evitare un'uscita senza accordo dall'Unione europea, per cui restano al momento insoluti alcuni nodi cruciali, tra cui il confine con l'Irlanda del Nord;
    la prospettiva di un no deal rischia di avere un impatto molto significativo sia per la comunità dei connazionali residente nel Regno Unito, la più numerosa in raffronto con gli altri paesi europei, calcolata in circa 700 mila persone, sia nel caso in cui l'intesa non dovesse tutelare l'integrità del Mercato interno, dal punto di vista commerciale se si considera che il Regno Unito si posiziona al quarto posto tra i mercati di destinazione del nostro export, con un valore complessivo dei beni esportati pari a circa 23 miliardi di euro, ed un avanzo commerciale di circa 11 miliardi,

impegna il Governo:

   1) a sostenere e promuovere, a partire dal prossimo Consiglio europeo, nell'interesse dell'Italia e degli altri Paesi membri, riforme e impegni concreti in ambito UE da realizzare nel corso dell'attuale ciclo istituzionale per ridurre le disuguaglianze esistenti tra economie e tra cittadini europei e per ridare un senso di marcia all'Unione europea più incentrato sul sostegno alla domanda interna e sugli aspetti sociali. A tal fine, ad ottenere da subito impegni concreti: di un «patto sociale per l'Europa» che crei le condizioni per migliorare l'accesso al lavoro, in particolare dei giovani; per la revisione degli strumenti della governance economica, al fine di conferire, una maggiore centralità nell'UE alla crescita economica sostenibile ed inclusiva; per gli investimenti pubblici, a partire da quelli ambientali, da scomputare dal deficit al fine del rispetto dei parametri; per l'occupazione in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico;
   2) con riferimento al nuovo quadro finanziario pluriennale, a sostenere un tempestivo avanzamento dei negoziati per il raggiungimento di un accordo sul QFP 2021-2027, con l'obiettivo prioritario di garantire un risultato finale di qualità, scongiurando ritardi nell'avvio dei diversi programmi;
   3) a negoziare una definizione del bilancio europeo che sia all'altezza delle sfide future dell'Ue che non penalizzi nella sostanza, eventualmente attraverso il ricorso a indici di natura qualitativa più che quantitativa come ad esempio l'indice di convergenza esterna o di prosperità relativa, le cosiddette politiche tradizionali che sostengono l'Ue – PAC e politica di coesione, garantendo fondi adeguati ed evitando riduzioni che vadano a colpire le regioni meno sviluppate, e che al contempo consenta livelli di finanziamento efficaci per le nuove politiche ritenute prioritarie per l'Italia nell'ambito della programmazione economica e strategica dell'Unione europea, quali il rafforzamento dei diritti sociali, gli investimenti per la crescita, il Green new deal, i nuovi meccanismi per l'occupazione e la digitalizzazione, sostenendo al contempo le proposte di integrare il quadro finanziario con nuove risorse proprie, che possano ridurre i trasferimenti dei bilanci nazionali e alleggerire il carico fiscale sui cittadini;
   4) a promuovere ogni azione tesa a garantire che nel nuovo QFP sia affermato il principio della condizionalità in particolare legata alle politiche di solidarietà europea e al rispetto dei valori e dei principi democratici fondanti l'Unione, con particolare riguardo alle politiche di sostegno al fine di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e promuovere la parità di genere nella vita lavorativa, nella conciliazione tra lavoro e vita familiare e nella retribuzione;
   5) con riferimento al seguito dell'Agenda strategica 2019-2024, a perseguire gli obiettivi ivi contenuti, opportunamente declinati in azioni, attraverso un processo ampio e inclusivo, che preveda un dialogo costante e multi-livello con i cittadini, con la società civile, con le parti sociali e con gli attori regionali e locali;
   6) a farsi altresì promotore, presso le competenti sedi europee, dell'adozione, nel quadro del prossimo ciclo istituzionale, di ulteriori priorità e indirizzi politici generali, orientati ad una gestione strutturale e multi-livello delle principali sfide dei prossimi cinque anni: crescita, lavoro, equità sociale, sicurezza, migrazione, rispetto dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, assicurando, al contempo, una coerente e tempestiva attuazione degli obiettivi contenuti nella medesima agenda;
   7) alla luce degli impegni ribaditi dall'Unione europea nella visione strategica a lungo termine per il clima e la promozione di politiche ambientali a sostegno dell'economia circolare, a farsi promotore presso le competenti sedi europee di negoziati efficaci che possano far convergere gli Stati membri sull'obiettivo dell'impatto climatico zero entro il 2050, volti a realizzare l'azzeramento delle emissioni nette di gas ad effetto serra entro quella data;
   8) in tema di cambiamenti climatici, a farsi promotore a livello europeo di ogni iniziativa finalizzata alla decarbonizzazione dell'economia fissando come obiettivo l'impatto climatico zero entro il 2050, ferma restando la necessità di conseguire tale obiettivo attraverso un percorso condiviso e sostenibile anche sul piano economico ed energetico, come indicato dalla strategia a lungo termine dell'UE per la riduzione delle emissioni di gas serra, contenuta nella comunicazione «Un pianeta pulito per tutti Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra» del 28 novembre 2018;
   9) ad attuare, nelle opportune sedi competenti e nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto dei benefìci ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni, se inserite all'interno di un progetto condiviso di sviluppo sostenibile;
   10) a promuovere ogni azione, anche compensativa, diretta a difendere dagli effetti di dazi e di politiche internazionali sfavorevoli o dalla contraffazione i produttori europei, in particolare delle produzioni agroalimentari di qualità tutelate dall'Unione con le indicazioni geografiche, che non possono pagare il costo di azioni di cui non hanno responsabilità;
   11) in riferimento al tema delle migrazioni, a promuovere, in tutte le competenti sedi europee, una gestione strutturale e multilivello del fenomeno migratorio, ispirata ad una concreta solidarietà nei confronti degli Stati membri maggiormente esposti alle pressioni migratorie, sostenendo a tal fine la necessità di una politica comune europea sulle migrazioni, che abbandoni l'approccio emergenziale, a favore di una logica della responsabilità condivisa che affronti il tema in modo strutturale;
   12) ad affermare, sulla base dei negoziati in corso tra gli Stati membri e dopo il progresso segnato dall'intesa del 23 settembre a Malta, la necessità di una revisione del cosiddetto Regolamento di Dublino che superi il principio della responsabilità dello Stato di primo ingresso dei richiedenti asilo e che definisca, tra le altre cose, un meccanismo di ricollocazione obbligatoria e vincolante pena la perdita di fondi europei per gli inadempienti, nell'ottica di affermazione del principio che chi sbarca in Italia sbarca in Europa, anche attraverso l'istituzione di nuovi strumenti che, come la promozione a livello europeo del ricorso a corridoi umanitari, consentirebbero di evitare lo sfruttamento e il traffico di esseri umani nel Mediterraneo;
   13) a negoziare, nell'ambito della definizione del prossimo Quadro finanziario pluriennale, l'attribuzione di risorse adeguate e di strumenti tecnici e finanziari stabili per la gestione del fenomeno migratorio, con particolare riferimento alla «dimensione esterna», che investe la collaborazione con i Paesi di origine e transito, con l'obiettivo di ricondurre ad unità le linee di finanziamento precedenti;
   14) relativamente all'invasione della Siria del Nord da parte della Turchia, ad impegnarsi affinché vi sia una condanna unanime, in sede internazionale, dell'azione militare della Turchia, collaborando attivamente in seno a tali organismi per ottenere l'immediato cessate il fuoco e il ripristino di condizioni di sicurezza nell'area, anche nell'interesse del contrasto allo Stato islamico;
   15) ad adoperarsi affinché tutte le misure necessarie, tra cui in via prioritaria l'immediata sospensione delle esportazioni di armamenti verso Ankara, di cui il nostro Governo si sta facendo promotore, vengano adottate rapidamente anche da tutti gli altri Stati membri dell'UE;
   16) sull'allargamento, a sostenere l'avvio dei negoziati di adesione per Albania e Macedonia del Nord;
   17) relativamente alla Brexit, a porre in essere tutte le azioni per garantire la piena tutela dei diritti acquisiti di tutti i cittadini, sia europei nel Regno Unito sia britannici nell'Unione Europea, incluso il mantenimento delle garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto europeo vigente; a lavorare con gli altri 26 Stati membri per un'uscita ordinata del Regno Unito dall'UE e per la conclusione di un accordo di recesso improntato ad un approccio solidale che tuteli l'integrità del mercato interno e salvaguardi le imprese italiane che si troverebbero esposte in caso di Brexit e di no deal a pesanti ricadute economiche, nonché la stabilità finanziaria, la continuità operativa dei mercati e del settore bancario e finanziario.
(6-00088) «Delrio, Francesco Silvestri, Boschi, Fornaro».


   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019 tratterà i seguenti temi all'ordine del giorno: quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021-2027, in aderenza alle conclusioni del precedente Consiglio europeo di giugno; prossimo ciclo istituzionale, indicante le priorità per i prossimi cinque anni, con la definizione dell'agenda strategica 2019-2024 per l'Unione; procedere alla nomina di Christine Lagarde a presidente della Banca centrale europea; concordare le azioni necessarie in tema di cambiamenti climatici; discutere dello stato di avanzamento della Brexit (ex articolo 50) e, alla luce dei recenti avvenimenti, affrontare le questioni di politica estera;
    l'inizio della nuova legislatura europea e l'insediamento della nuova Commissione pongono importanti sfide sia al Governo che al Parlamento italiano, in uno scenario che richiede un forte impegno, non solo per dare un contributo propositivo del nostro Paese al rinnovamento della politica e delle istituzioni europee, ma anche per poter portare sui tavoli negoziali le proposte dell'Italia sulle tematiche al centro dell'agenda 2019-2021, a cominciare dalla gestione dei flussi migratori e dal rafforzamento della governance economica dell'Unione per favorire crescita, innovazione, competitività e sviluppo;
    per poter incidere positivamente sui processi decisionali europei è pertanto fondamentale che il Governo mantenga un costante dialogo e raccordo, non solo con i rappresentanti italiani eletti al Parlamento europeo, ma anche con il Parlamento e le istituzioni italiane nella complessa fase ascendente, decisiva per la formazione delle politiche e degli atti dell'Unione; una maggiore presenza italiana in tale fase è cruciale per la difesa degli interessi strategici del nostro Paese;
    per quanto riguarda il Qfp 2021-2027 con la definizione del Bilancio a lungo termine dell'Unione europea;
    i leader proseguiranno la discussione sulla base del lavoro della presidenza finlandese. La maggiore frammentazione delle famiglie politiche europee, che sta caratterizzando la nuova composizione del Parlamento europeo, rischia di rendere maggiormente faticosi i negoziati sul Qfp, richiedendo per la sua approvazione la maggioranza assoluta dei parlamentari; d'altro canto, una ricomposizione delle diverse posizioni ed interessi, sarà possibile in sede di Consiglio, il quale avrà parola definitiva deliberando all'unanimità;
    nella primavera 2018 la Commissione uscente aveva presentato un Qfp con 1.279 miliardi di euro in impegni, che già teneva conto delle minori entrate dovute alla Brexit, con significative decurtazioni per la politica agricola (la Pac passa da 276 a 235 miliardi) e un taglio per la politica di coesione che, con i fondi strutturali, rappresenta la posta di bilancio che incide maggiormente sulla vita dei cittadini e che contribuisce a ridurre la distanza con le istituzioni comunitarie. I finanziamenti per la politica agricola comune (Pac) e della politica di coesione subirebbero una riduzione rispettivamente del 5 per cento e del 7 per cento. Per l'Italia la proposta riduce gli stanziamenti del 17 per cento, portando l'ammontare complessivo della dotazione a circa 32 miliardi;
    per gli altri capitoli di spesa, il Qfp individua positivamente «nuove priorità», per le quali si incrementano le risorse in favore di Erasmus+, investimenti in ricerca e innovazione, transizione digitale, rafforzamento della gestione delle frontiere esterne, politiche della migrazione e dell'asilo, rafforzamento della guardia di frontiera e costiera, Fondo per la difesa e per il finanziamento delle azioni esterne;
    come emerso già nelle conclusioni dei precedenti Consigli europei, si registrano posizioni divergenti sulla dotazione complessiva del prossimo Qfp, fra quei Paesi favorevoli a incrementarla e quelli che spingono per un bilancio ridotto che finanzi le nuove priorità e i settori che maggiormente possono supportare la competitività europea e globale, attraverso un ridimensionamento delle risorse destinate alle politiche tradizionali;
    in questo contesto è necessario contemperare il giusto equilibrio tra un adeguato finanziamento delle politiche tradizionali dell'Unione europea (politica di coesione e Pac) e le esigenze delle nuove priorità emerse negli ultimi anni e contenute nel programma del Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen;
    il Consiglio di ottobre dovrà valutare i progressi del prossimo Qfp e presentare prima della fine dell'anno uno schema di negoziato riveduto, contenente dati numerici, chiarire e semplificare le opzioni sul tavolo dei negoziati e facilitare le future discussioni tra i leader dell'Unione europea;
    un ruolo importante potrà essere svolto dalle nuove risorse proprie dell'Unione europea, destinate a compensare il mancato contributo del Regno Unito, a finanziare le politiche prioritarie dell'Unione, fra cui rilevano le entrate derivanti da una tassazione sui colossi del web o, come ipotizzato da taluni partner europei, da una tassazione sulla CO2 per le importazioni nel mercato interno europeo da paesi terzi che non rispettano le norme in materia di protezione del clima e dell'ambiente;
    il 9 luglio 2019 i ministri dell'Unione europea, circa il pacchetto legislativo sulle risorse proprie nel contesto del quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027, hanno preso in considerazione la possibilità di introdurre nuove fonti di entrate oltre a quelle proposte inizialmente dalla Commissione europea nel maggio 2018, includendo tra le proposte anche: A) pagamenti basati sui rifiuti di plastica; B) parte di introiti del sistema di scambio di quote di emissioni; C) parte di base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società;
   per quanto riguarda l'Agenda strategica e il prossimo ciclo istituzionale dell'Unione:
    i leader discuteranno del seguito dell'agenda strategica e delle priorità dell'Unione europea per il periodo 2019-2024, tenendo conto anche delle nuove priorità indicate dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen;
    il 16 luglio 2019, nell'aula plenaria del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen ha esposto la sua visione per il mandato conferitole, mediante un'agenda quinquennale di lavoro che affronta una molteplicità di urgenze economiche, sociali e ambientali, declinata in sei tematiche: un Green Deal europeo; un'economia che lavora per le persone; un'Europa pronta per Vera digitale; proteggere il nostro stile di vita europeo; un'Europa più forte nel mondo; un nuovo slancio per la democrazia europea;
    il Consiglio europeo del 20 giugno 2019 ha adottato la nuova agenda strategica per l'Unione 2019-2024 che definisce le priorità generali per i prossimi cinque anni, per rendere l'Europa più forte e capace di garantire un futuro migliore ai propri cittadini, in un sistema globale sempre più instabile e complesso; tale agenda è incentrata su quattro priorità principali: proteggere i cittadini, le libertà e sicurezza della Ue; sviluppare la base economica; costruire un futuro più verde, più equo, più inclusivo; promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo;
   per quanto riguarda il tema dei cambiamenti climatici:
    i leader proseguiranno il dibattito in relazione agli aspetti internazionali dei cambiamenti climatici, sulla base delle conclusioni del vertice ONU sull'azione per il clima, svoltosi nel settembre 2019 a New York, e in preparazione della Conferenza sul clima prevista per il prossimo dicembre a Santiago del Cile;
    già le conclusioni del Consiglio europeo di giugno, sotto la spinta del vertice Onu, avevano messo in rilievo l'urgenza di intensificare l'azione globale per il clima e raggiungere l'obiettivo dell'accordo di Parigi, proseguendo gli sforzi volti a limitare l'aumento della temperatura a 1,5oC rispetto ai livelli preindustriali. Il Consiglio ha invitato la Commissione ad assicurare una transizione verso un'Unione europea a impatto climatico zero, in linea con l'accordo di Parigi, che preservi la competitività europea, giusta e socialmente equilibrata, implementando le misure già convenute per l'obiettivo di riduzione per il 2030;
    in materia di ambiente e cambiamenti climatici per il periodo 2021-2030, la Commissione europea è chiamata a presentare l'ottavo programma d'azione per l'ambiente (PAA) entro l'inizio del 2020, un programma che dovrà essere ambizioso e mirato anche in materia di biodiversità, che insiste sull'impellente necessità di costruire un'Europa green, equa, sociale e a impatto climatico zero;
    il prossimo Consiglio europeo è dunque chiamato a definire i suoi orientamenti prima della fine dell'anno, in vista dell'adozione e della presentazione all'Unfccc (United Nations Framework Convention on Climate Change) e, a inizio 2020, della strategia a lungo termine dell'Unione europea. In tale contesto, il Consiglio europeo invita la Banca europea per gli investimenti a intensificare le sue attività a sostegno dell'azione per il clima e i suoi Stati membri affinché mantengano l'impegno ad aumentare la mobilitazione di finanziamenti internazionali provenienti da una molteplicità di fonti pubbliche e private, anche mediante l'utilizzo del Fondo verde per il clima (istituito nel 2010 dalla Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas a effetto serra);
   per quanto riguarda lo stato di avanzamento della Brexit (ex articolo 50):
    risulta sempre più complicato scongiurare l'ipotesi di un No-deal e approdare a un accordo sulla Brexit prima Consiglio europeo del 17 ottobre 2019, alla luce dell'uscita prevista per il 31 ottobre del Regno Unito dalla Unione europea; il percorso si presenta complesso e foriero di inconsueti colpi di scena, definito da molti analisti come un «negoziato tunnel» tra Unione europea e Regno Unito;
    le ultime vicende interne al Regno Unito hanno riservato più di un'incognita nella definizione del negoziato, tra cui rilevano: la cosiddetta «Prorogation», dal 9 settembre al 14 ottobre, dichiarata successivamente illegittima dalla Corte suprema e l'approvazione del Benn Bill (legge anti No-deal). Dopo il Congresso del Partito conservatore, Boris Johnson ha presentato una sua recente proposta che prevede che l'Irlanda del Nord rimanga, almeno in una prima fase a partire dal 2021, dentro un sistema di «unione regolamentarla» con l'Irlanda, trovando applicazione, quindi, le regole del mercato unico europeo ma solo relativamente ai beni. In pratica il nuovo confine tra Unione europea e Regno Unito verrebbe spostato nel mare del Nord, tra Irlanda e Gran Bretagna. Al termine del periodo transitorio l'Irlanda del Nord dovrebbe uscire dall'unione doganale insieme al resto del Regno Unito;
    per superare lo scoglio nordirlandese e arrivare a un accordo con l'Unione europea Boris Johnson ha avanzato in extremis il piano «Due frontiere per quattro anni», rinnovabili, che ripropone in parte l'accordo di Theresa May e l'Unione europea (poi bocciato dal Parlamento britannico) ma senza il backstop irlandese; per l'Irlanda del Nord sarebbe previsto un sistema di «doppia dogana», con Belfast temporaneamente agganciata alle regole europee, per preservare la pace al confine e proteggere il mercato unico europeo; una situazione transitoria che si applicherebbe senza limiti, a seconda delle necessità; tale piano è accolto favorevolmente dal primo ministro britannico e dal Partito unionista democratico (Dup), il partito protestante di destra dell'Irlanda del Nord, che lo definisce «un compromesso pragmatico per contribuire al raggiungimento di un accordo», ma che tuttavia non convince l'Irlanda e l'Unione europea;
    qualora non si riuscisse a ottenere un accordo sulla Brexit, ai sensi del Benn act il primo Ministro britannico Boris Johnson sarà costretto a chiedere una proroga di tre mesi all'articolo 50 dei Trattati Ue; ciò comporta che se anche i 27 paesi membri dovessero respingere il piano «Due frontiere per quattro anni», il Regno Unito non uscirà dalla Ue il 31 ottobre come previsto;
    occorre, in ogni caso, scongiurare sia l'ipotesi di un No-deal in favore di un'uscita ordinata e concordata; un'Hard Brexit avrebbe un impatto negativo sia per il Regno Unito che per l'Unione europea, con conseguenze rilevanti per l'Italia sul livello del nostro Pil di 0,4 punti percentuali nel 2020, come indicato nella Nota di aggiornamento del Def 2019;
   per quanto riguarda le questioni di politica estera:
    particolarmente grave è il riaccendersi di conflitti armati nell'area mediorientale, con la cosiddetta operazione «Fonte di pace», offensiva militare lanciata il 9 ottobre 2019 dal presidente turco Erdogan contro la Siria e i curdi del Rojava; un'operazione che l'arcivescovo greco-melkita di Aleppo, Mons. Jeanbart ha immediatamente definito come «un'altra fonte di guerra di cui avremmo fatto volentieri a meno»;
    secondo le parole del Presidente turco l'operazione mira a «neutralizzare le minacce terroristiche rivolte alla Turchia e porterà alla creazione di una safe zone (zona sicura) per facilitare il ritorno dei rifugiati siriani nelle loro case, nel rispetto dell'integrità territoriale della Siria e la liberazione delle comunità locali dai terroristi». In realtà, l'attacco turco si sta configurando sempre più sproporzionato, portando a una vera e propria «sostituzione etnica», con gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, che vede migliaia di vittime civili soccombere ai bombardamenti, che hanno colpito persino gli ospedali e costretto alla fuga la popolazione curda dalle proprie case e dai propri territori; il bilancio dell'ONU ad oggi sul massacro dei curdi è stimato in più di 500 morti e 100 mila sfollati;
    l'azione dell'esercito turco accende di nuovo le tensioni in Medio oriente, colpisce la popolazione civile di un Paese come la Siria, già provato da anni di guerra civile, e della popolazione curda che ha fronteggiato eroicamente l'avanzata dei combattenti dell'Isis a fianco della popolazione internazionale Anti-daesh; l'attacco militare turco rischia di consentire all'Isis di riorganizzarsi, sfruttando la liberazione di suoi esponenti e dei tanti foreign fighter prigionieri nelle carceri attualmente sotto il controllo delle unità curde (circa 10.000 detenuti); i guerriglieri jihadisti rischiano di tornare in libertà col precipitare degli eventi e transitare clandestinamente in Europa. La mossa di Erdogan potrebbe tradursi in un favore inatteso per gli estremisti islamici;
    a pagare il prezzo non sono solo le popolazioni curda e siriana, ma le intere comunità cristiane che vivono in quella parte della Siria; particolarmente grave la spietata esecuzione di Hevrin Khalaf, segretaria del Partito del Futuro siriano, paladina dei diritti delle donne, tessitrice di percorsi di pace e per il dialogo tra curdi, cristiani e arabi;
    l'attendismo dell'Unione europea e l'abbandono da parte degli USA delle proprie truppe dal confine siriano hanno spinto i curdi a chiedere aiuto all'esercito di Damasco; i militari di Bashar al-Assad stanno prendendo posizione nelle roccaforti curde di Kobane e Manbij, una mossa che scompagina ulteriormente gli assetti e le relazioni dell'area destabilizzandola ulteriormente;
    la Siria ha immediatamente condannato le intenzioni di Ankara di lanciare un'offensiva contro le milizie curde, definendola «una flagrante violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu» e dichiarandosi determinata a fronteggiare «con tutti i mezzi legittimi» quella che ha definito l’«aggressione turca», chiedendo alle Nazioni Unite di adottare misure per spingere la Turchia a fermare l'offensiva militare e ritirare le sue forze dalla Siria;
    un'invito alla prudenza e alla riflessione è giunto dalla Russia che ha esortato la Turchia a non compromettere gli sforzi congiunti per risolvere la crisi siriana;
    dichiarazioni di condanna sono state pronunciate da molti Paesi europei e dai principali Paesi della regione: Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Iran, Israele. Nella riunione straordinaria dei Ministri degli esteri della Lega Araba del 12 ottobre 2019 è stata espressa una ferma ed unanime condanna dell'operazione turca, definita nel comunicato finale come «un'invasione del territorio di uno Stato arabo e un'aggressione alla sua sovranità»;
    il recente Consiglio affari esteri dell'Unione europea ha sollecitato la Turchia ad un'immediata interruzione delle operazioni militari, espresso la ferma condanna di Ankara per l'azione intrapresa e le sue gravi conseguenze sotto il profilo umanitario, sottolineando i pericoli che essa rischia di generare anche nel più ampio contesto regionale; ha ribadito che non esiste una soluzione militare della crisi siriana, che deve essere perseguita esclusivamente attraverso le vie diplomatiche e nel pieno rispetto del diritto umanitario; ha invocato una ferma presa di posizione da parte della comunità internazionale, e in particolare del Consiglio di sicurezza dell'Onu, per fermare l'azione militare unilaterale; ha ribadito il rifiuto di qualsiasi assistenza da parte dell'Unione europea in ottica di stabilizzazione e sviluppo in quelle aree in Siria dove si registrano violazioni dei diritti della popolazione civile. Mentre sul blocco delle esportazioni di armamenti verso la Turchia i 28 Paesi membri hanno avviato solo una riflessione che apre alle decisioni dei singoli stati membri per una immediata sospensione o blocco delle forniture militari ad Ankara;
    l'Italia, in particolare, negli ultimi anni ha esportato armi per circa 500 milioni di euro, un rapporto di import-export attorno agli 8 miliardi ed è il quinto Paese nei rapporti con la Turchia; il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio ha annunciato, in occasione della recente informativa alla Camera, di aver dato immediate disposizioni per l'apertura di un'istruttoria inerente i contratti in essere e che il nostro Paese lavorerà per concordare con gli altri Paesi membri un embargo a livello europeo;
    l'Italia e la Francia hanno, inoltre, chiesto alla Turchia di cessare immediatamente le operazioni militari e condannano le operazioni nella Siria nord-orientale: è fondamentale che l'Unione europea mantenga una posizione unita sulla Siria e parli con una sola voce sull'attacco turco alla «Siria»;
    tuttavia, l'Europa si palesa ancora una volta come spettatrice passiva degli eventi in un momento cruciale per gli equilibri del Medioriente, procede in ordine sparso, con dichiarazioni d'intenti a livello di singoli Stati, senza il coraggio di assumere misure comuni e tempestive, evidenziando la mancanza di una leadership dell'Unione europea forte e coesa, l'assenza di un esercito comune, di una politica estera e di una linea strategica condivisa, insieme all'evidente debolezza nei rapporti con un partner forte come la Turchia, potenza militare che ricopre un ruolo cruciale in ambito Nato;
    il presidente turco Erdogan minaccia di rovesciare addosso all'Europa, attraverso i Balcani, i circa tre milioni di profughi siriani, usando ancora una volta la diaspora siriana, nonostante le ingenti risorse dell'Unione europea (3 miliardi di euro in parte già versati) per tenere a freno i flussi migratori verso l'Europa, facendo leva sulla debolezza politica dell'Unione e sulle sue più profonde insicurezze;
   in tema di allargamento, di processo di stabilizzazione e di associazione:
    il 18 giugno 2019 il Consiglio affari generali ha adottato conclusioni sulla politica di allargamento dell'Unione europea, comprendente Montenegro, Serbia e Turchia e sul processo di stabilizzazione e dell'associazione, che comprende Repubblica di Macedonia del Nord, Albania, Bosnia-Erzegovina e Kosovo;
    il Consiglio europeo del 20 giugno 2019 ha ribadito il suo impegno a favore dell'allargamento, che rappresenta «un investimento strategico per la pace, la democrazia, la prosperità la sicurezza e la stabilità d'Europa»; ha tuttavia differito ad ottobre la decisione sull'eventuale avvio dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord per l'ingresso nell'Unione;
    va ricordato che, nel recente vertice dell'Ince tenutosi a Trieste il 12 giugno 2019, i Ministri degli esteri di 17 Paesi europei hanno sottoscritto la «Dichiarazione di Trieste», confermando l'appoggio all'allargamento dell'Unione europea per i Balcani occidentali, al fine di implementare tutte le azioni necessarie alla costruzione di un'area più stabile;
    il prosieguo dei negoziati di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali, a cominciare da Albania e Macedonia del Nord, risulta cruciale non solo per i due Paesi, ma per l'intera regione e per l'Unione europea stessa, anche nell'ottica di scongiurare il ritorno di conflitti e guerre interetniche nella regione, potenzialmente rischiose per la stabilità e la sicurezza dell'intero continente;
    l'area balcanica riveste una particolare valenza strategica per l'intera Europa e in special modo per l'Italia. Fattivi progressi nei processi di integrazione e allargamento hanno positive ricadute sul versante della sicurezza, del contrasto dei flussi migratori illegali attraverso la cosiddetta «rotta balcanica» e nell'attenuare il riemergere di pulsioni nazionalistiche,

impegna il Governo:

   1) ad attivarsi, affinché il nostro Paese torni ad essere credibile e decisivo in Europa, all'altezza di un Paese membro fondatore, anche mediante la partecipazione attiva ai negoziati decisivi per gli interessi nazionali, a partire dalla definizione del bilancio Ue a lungo termine e dalla prossima agenda quinquennale europea;
   2) a favorire in tutte le sedi competenti europee il convergere di posizioni comuni affinché l'Europa parli con una voce unica, in particolar modo in tema di politica estera, anche alla luce del riaccendersi dei conflitti armati in Medioriente, condizione indispensabile per rilanciare il ruolo dell'Unione quale attore decisivo nel difficile contesto globale, contrassegnato dall'acuirsi di guerre commerciali tra gli attori globali (Usa-Cina), da chiusure e dazi doganali, per tornare a competere nei mercati internazionali;
   3) in particolare, in relazione alla definizione del Qfp-2021-2027:
    a) a difendere le politiche tradizionali dell'Unione, scongiurando ogni eventuale proposta volta a ridurre ulteriormente i fondi destinati alla Pac, opponendosi al ridimensionamento dei fondi per le politiche di coesione, ribadendo la necessità di un cambiamento dei meccanismi di assegnazione delle risorse dei fondi strutturali che penalizzino il nostro Paese;
    b) ad operare affinché la PAC, in termini di contenuto, dedichi particolare attenzione alla qualità degli alimenti, alla protezione dell'ambiente, alla garanzia del reddito degli agricoltori e al rilancio delle zone rurali nel loro complesso;
    c) ad operare affinché siano garantite adeguate risorse a quelle politiche e quegli interventi volti a proteggere e a integrare le componenti più deboli della società e destinate alla crescita di quelle regioni, in particolare del nostro Paese, che necessitano di politiche di sviluppo e convergenza;
    d) ad avviare una trattativa, nelle sedi europee competenti, in relazione alla necessità espressa dalla Commissione europea a che «il bilancio europeo di lungo termine sia sufficientemente flessibile in modo da poter essere efficacemente impiegato in situazioni di emergenza», per addivenire ad una più idonea ripartizione dei fondi e dei capitoli di bilancio della Ue da destinare ad opere infrastrutturali;

   4) in relazione al prossimo ciclo istituzionale e all'agenda strategica 2019-2024:
    a) a cogliere le opportunità e le sfide offerte dal programma della nuova Commissione europea, contribuendo alla definizione delle politiche europee per il rilancio dell'occupazione, della competitività e la produttività delle imprese europee a cominciare dalle piccole e medie imprese, per il loro determinante contributo nella creazione di posti di lavoro;
    b) a promuovere azioni indirizzate agli investimenti in infrastrutture, tecnologia, formazione, ricerca e innovazione, in favore delle industrie creative, per il digitale;
    c) a lavorare per il completamento del mercato unico e per una armonizzazione fiscale, con regole certe, eque ed efficaci che aiutino a contrastare le evasioni ed elusioni fiscali, e porre termine ai paradisi fiscali presenti anche all'interno dell'Unione (l'ultimo rapporto del FMI stima in ben 15 trilioni di dollari i fondi fantasma depositati nei Paesi offshore, anche membri dell'Unione europea) o agli inaccettabili benefici fiscali di cui godono alcuni giganti del web;
    d) ad attivarsi affinché venga avviato il processo volto a riformare alcune regole europee, a cominciare dalla governance economica e al patto di stabilità, al fine di creare uno spazio adeguato per gli investimenti pubblici, scorporando tali risorse dal computo delle spese ai fini del rispetto della disciplina dei bilanci nazionali;
    e) ad evitare che un'eventuale maggiore flessibilità concessa al nostro Paese in ragione di valutazioni meramente politiche, sia dissipata in una legge di bilancio che finanzi spesa corrente e in misure dall'impatto negativo sulle tasse pagate dagli italiani e sulle loro abitudini di spesa, favorendo, altresì, misure capaci di impattare sulla crescita del Paese;
   5) in relazione ai cambiamenti climatici:
    a) a sostenere le politiche europee per la mitigazione climatica, improntate a una strategia climatica a lungo termine dell'Unione europea per il 2050, attivandosi al fine di implementare tutte quelle misure Ue improntate sull'economia circolare e sulla transizione verso una società sostenibile;
    b) ad appoggiare il nuovo piano d'azione europeo per l'economia circolare con azioni mirate per agire a livello sistemico sull'intera catena del valore in settori chiave come quello alimentare, tessile, dei trasporti, dell'edilizia e delle demolizioni, nonché ad adottare ulteriori misure per quanto riguarda le batterie e le materie plastiche, ad ampliare l'ambito di applicazione delle misure di progettazione includendo criteri in materia di efficienza dei materiali quali la durabilità, la riparabilità, la riciclabilità e il contenuto riciclato;
    c) a incoraggiare l'implementazione dell'Unione dell'energia e a promuovere la riduzione delle emissioni, promuovere l'attuazione della strategia di bioeconomia, estendendo a nuovi settori politiche e metodologie dell'economia circolare; a sostenere una politica agricola comune che possa rispondere meglio ai cambiamenti climatici; a promuovere azioni per attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica; a promuovere l'uso sostenibile delle risorse naturali e il benessere degli animali; ad assicurare che anche i programmi del Quadro finanziano pluriennale (2021-2027) contribuiscano al conseguimento degli obiettivi climatici;
    d) a favorire piani d'investimento in ricerca e sviluppo al fine di implementare strumenti che riducano la quantità di CO2 immessa nell'atmosfera, nonché per la rigenerazione delle grandi città, anche in termini di efficientamento energetico;
   6) in relazione allo stato di avanzamento della Brexit:
    a) ad attivarsi, anche nell'ambito del prossimo Consiglio europeo, affinché si pervenga a un accordo fra Regno unito e Ue, in favore di un'uscita ordinata e di un eventuale accordo che eviti frontiere fisiche tra Irlanda e Irlanda del Nord, proteggendo così l’«Accordo del venerdì santo», il diritto internazionale, l'economia di tutta l'isola e l'integrità del mercato unico;
    b) a dare completa attuazione, eventualmente implementandole, alle misure adottate in protezione degli interessi dei nostri connazionali e delle nostre imprese che risiedono o operano nel Regno Unito e ad adottare tutte le misure necessarie volte a proteggere la numerosa comunità di italiani presente nel Regno Unito, composta sia da lavoratori che da studenti, tutelando rigorosamente tutti i diritti maturati dai cittadini europei nel Regno Unito in ogni fase del processo di attuazione della Brexit, in un contesto di piena reciprocità dei diritti dei cittadini britannici nei Paesi europei;
    c) ad appoggiare il progetto di regolamento, volto ad ampliare il campo di applicazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg) al fine di sostenere i lavoratori licenziati e i lavoratori autonomi la cui attività verrà cessata a seguito di perturbazioni economiche causate da una Brexit No-Deal;
   7) in relazione alle questioni di politica estera:
    a) ad attivarsi in favore di una presa di posizione unitaria dell'Europa in risposta all'operazione cosiddetta «Operazione fonte della pace» lanciata dal governo turco al confine siriano, utilizzando tutti gli strumenti, anche economici, a disposizione per spingere il Presidente Erdogan ad affrontare i problemi di sicurezza della sua nazione attraverso l'utilizzo del dialogo e della trattativa;
    b) ad attivarsi affinché venga condannata l'operazione militare unilaterale turca «Active Fence» da tutti gli organismi sovranazionali – Ue, Onu e Nato – collaborando in seno a tali organismi al fine di ottenere la cessazione immediata delle operazioni militari turche nel nord-est della Siria e il ripristino delle condizioni di sicurezza, nell'interesse comune a contrastare la ripresa armata dell'Isis-Daesh, insieme all'immediata messa in campo di strumenti di aiuto umanitario alla popolazione civile;
    c) a favorire una posizione unitaria in sede europea al fine di respingere le minacce della Turchia, pronta a riaprire la via balcanica con oltre 3,6 milioni di rifugiati che potrebbero fare rotta verso il Vecchio Continente e, contestualmente, a predisporre tutte le iniziative volte a supportare gli Stati membri più esposti ad un eventuale esodo di massa delle popolazioni civili interessate;
    d) a sostenere nelle competenti sedi europee la necessità di proseguire e intensificare il processo di integrazione europea in materia di politica estera e di difesa comune;
    e) a farsi parte attiva, nelle competenti sedi europee, per sottolineare la necessità e la assoluta urgenza di proseguire e intensificare fin da subito il processo di allargamento della UE ai Balcani Occidentali, sottolineando l'indispensabile integrazione europea di quei delicatissimi paesi che guardano alle iniziative del nostro Paese con immutata fiducia e confidano nella capacità dell'Italia di contrastare efficacemente la miope visione che sul punto altri partner europei ancora colpevolmente dimostrano.
(6-00089) «Gelmini, Occhiuto, Carfagna, Valentini, Rossello, Battilocchio, Biancofiore, Cappellacci, Fitzgerald Nissoli, Marin, Marrocco, Napoli, Orsini, Pettarin, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre,
   premesso che:
    tra i punti principali che il Consiglio europeo affronterà in quella sede, rientrano una serie di importanti questioni tra cui: il prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell'UE, il seguito dell'agenda strategica e delle priorità dell'UE per i prossimi cinque anni (2019-2024) e lo stato di avanzamento della Brexit;
    il Consiglio dovrà, inoltre, adottare una decisione relativa alla nomina della Commissione europea e del Presidente della Banca centrale europea, e discutere degli aspetti internazionali dei cambiamenti climatici in seguito al vertice ONU sull'azione per il clima e in vista della conferenza sul clima in programma a Santiago del Cile a dicembre;
    come emerge dall'ordine del giorno diffuso, il Consiglio europeo potrebbe – alla luce degli eventi – affrontare anche questioni specifiche di politica estera e, dunque, in questo contesto, occuparsi della grave situazione derivante dall'aggressione della Turchia alla Siria;
    la nuova Agenda strategica 2019-2024 è incentrata su quattro priorità principali: la protezione dei cittadini e delle libertà; lo sviluppo di una «base economica forte e vivace»; la costruzione di un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero, e la promozione di interessi e valori europei sulla scena mondiale;
    con riferimento al primo tema, l'UE deve difendere i diritti e le libertà fondamentali dei suoi cittadini e proteggerli dalle minacce attuali e da quelle emergenti, garantendo l'integrità territoriale soprattutto attraverso il «controllo efficace delle frontiere esterne», che viene riconosciuto espressamente come «una condizione imprescindibile per garantire la sicurezza, mantenere l'ordine pubblico e assicurare il buon funzionamento delle politiche dell'UE, nel rispetto dei nostri principi e valori»;
    per contrastare la migrazione illegale e la tratta di esseri umani, e garantire rimpatri effettivi nei Paesi di origine, è assolutamente urgente rafforzare alcune linee di intervento volte allo sviluppo di una politica europea efficace in materia di migrazione e di asilo, di lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, nonché attrezzarsi, in maniera adeguata, per fronteggiare le nuove e sempre crescenti «minacce ibride» provenienti da «attori statali e non statali ostili»;
    lo scorso 23 settembre si è tenuto a Malta un vertice tra i Ministri dell'interno di Francia, Germania, Italia, Malta e Finlandia (Nazione che ha la Presidenza di turno dell'Unione) e il Commissario europeo uscente per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Avramopoulos; scopo dell'incontro era quello di giungere ad una soluzione condivisa sull'adozione di un meccanismo «temporaneo» di gestione degli sbarchi nel Mediterraneo centrale, in attesa di progressi nel percorso di riforma del regolamento di Dublino;
    un accordo di massima è stato raggiunto, nel senso della redistribuzione su base volontaria dei richiedenti asilo salvati nel Mediterraneo centrale: in sostanza i migranti soccorsi che sbarcano da navi delle ONG e da quelle militari dovranno essere ridistribuiti direttamente negli Stati aderenti all'accordo, i quali poi si preoccuperanno di vagliare le domande di asilo;
    a fronte delle immediate dichiarazioni entusiastiche di autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza di Governo che, con toni eccessivamente trionfalistici, hanno annunciato il «grande passo in avanti» e una «svolta clamorosa» la riunione del Consiglio Affari interni di Lussemburgo dello scorso 8 ottobre – nel corso della quale le presunte intese raggiunte avrebbero dovuto essere verificate nella piena collegialità dell'Unione – si è conclusa con un nulla di fatto e con alcuna decisione e/o impegni formalizzati;
    gli ulteriori passaggi per verificare la possibile efficacia del meccanismo di redistribuzione dei migranti ipotizzato – ovvero, in particolare l'adesione di un maggior numero di Stati – sono rinviati ai prossimi mesi e non è ancora chiaro se il tema sarà inserito almeno nell'agenda del prossimo Consiglio europeo;
    dalle dichiarazioni stampa che si sono succedute all'indomani del Consiglio di Lussemburgo sono emerse, peraltro, una serie di criticità che renderebbero di fatto inefficace il meccanismo; come ha affermato anche il ministro tedesco Seehofer, lo «schema-Malta» funzionerà solo in caso di numeri limitati di sbarchi, una clausola dell'accordo prevede, infatti, che l'eventuale meccanismo temporaneo di ricollocamento dei migranti salvati in mare sarà condiviso solo se gli sbarchi saranno nell'ordine delle centinaia, «ma se diventassero migliaia, possiamo dichiarare terminato il meccanismo di emergenza»;
    tali dichiarazioni sono state confermate anche dal Ministro dell'interno Lamorgese, che ha ricordato come l'accordo prevede come condizione che il numero di sbarchi sia limitato, e ha ribadito che «adesso abbiamo numeri che sono abbastanza limitati, quindi possiamo ancora ragionarci»;
    in tale contesto va ad aggiungersi, con elementi di complicazione e di rischio non irrilevanti, la nuova emergenza sulla rotta del Mediterraneo orientale con la Turchia, anche a seguito del recente acuirsi delle tensioni in quell'area;
    tutto ciò conferma quanto Fratelli d'Italia già da tempo va affermando con forza, ossia che, per conseguire una gestione efficace del fenomeno migratorio e un alto grado di sicurezza interna, non è sufficiente concentrarsi sulla questione della redistribuzione dei migranti, ma occorre tener conto dell'esigenza prioritaria di controllo e protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea, anche attraverso la predisposizione – in accordo e collaborazione con le autorità governative locali – di un blocco navale davanti alle coste libiche per contrastare direttamente in loco le partenze di migranti irregolari e le attività spregiudicate dei trafficanti ad esse connesse;
    è altresì fondamentale incrementare, in modo significativo, il sostegno finanziario per bloccare i flussi migratori provenienti dalla rotta del Mediterraneo centrale, considerato che le risorse dell'UE stanziate finora al riguardo rappresentano una cifra decisamente irrisoria rispetto a quanto invece concesso alla Turchia; a fronte, infatti, dei 6 miliardi per la Turchia per la rotta balcanica (3 miliardi per il biennio 2015/2017 e ulteriori 3 per il successivo biennio 2018/2019) solo 500 milioni sono stati destinati per il Fondo fiduciario per l'Africa che coinvolge parecchi Stati, con un'evidente (e, peraltro, incomprensibile) disparità di trattamento;
    con riferimento allo sviluppo della base economica e all'individuazione di un modello europeo per il futuro, l'Agenda propone, tra l'altro, di rafforzare il mercato unico, anche attraverso il rilancio e il sostegno agli investimenti pubblici e privati, che garantiranno una sicura crescita economico-produttiva; parallelamente è fondamentale assicurare una concorrenza leale all'interno dell'Unione e a livello mondiale, combattere le pratiche sleali e i rischi per la sicurezza provenienti da Paesi terzi e rendere sicure le nostre catene di approvvigionamento strategiche;
    al riguardo sarebbe opportuno introdurre una golden rule per investimenti pubblici strategici che – consentendo di scomputare la relativa spesa dal calcolo del deficit ai fini del Patto di Stabilità – permetterebbe di realizzare un piano nazionale di investimenti infrastrutturali, materiali e immateriali, indispensabili per lo sviluppo del nostro Paese oltre che rafforzare le politiche di coesione per colmare le gravi disparità di sviluppo economico e sociale tra le diverse realtà locali;
    inoltre, per molti Stati europei un freno alla crescita economica, in tutti questi anni, è stato altresì determinato dall'adozione dell'euro: mentre alcuni, infatti hanno tratto enormi benefici dalla moneta unica – in primis Germania e Olanda – altri sono stati significativamente svantaggiati come confermato, peraltro, dal rapporto «20 anni di Euro: vincitori e vinti» del think tank tedesco Center for european policy: è stato stimato in 23 mila euro pro capite il beneficio della moneta unica per i cittadini tedeschi tra il 1999 e il 2017 (equivalenti a circa 1.893 miliardi di Pil complessivo), seguiti dagli olandesi con 21 mila euro; nello stesso periodo di tempo, l'ingresso nell'euro ha invece prodotto una perdita pro-capite stimata in 73.600 euro per i cittadini italiani, con una perdita complessiva in termini di Pil di 4.300 miliardi di euro;
    alla luce anche di tali dati risulta assolutamente indispensabile, per garantire la massima equità, prevedere strumenti efficaci per compensare le distorsioni e le disuguaglianze prodotte dall'introduzione dell'euro;
    inoltre, è di rilevanza strategica per gli Stati ad alto debito pubblico, tra cui l'Italia, poter continuare a godere di una politica monetaria espansiva da parte della Banca Centrale Europea, al fine di mettere al riparo i suddetti Stati e i loro rispettivi tessuti economico-sociali da possibili nuovi attacchi speculativi sui debiti sovrani, «costruire un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero», intensificando le azioni per la salvaguardia dell'ambiente e il contrasto degli effetti dei cambiamenti climatici (che stanno diventando sempre più visibili e pervasivi), è un obiettivo ambizioso e pienamente condivisibile, che offrirà, peraltro, una reale opportunità di modernizzazione e di competitività anche al nostro Paese;
    ciò comporterà inevitabilmente una serie di costi e di sfide anche a breve termine, per cui è importante coniugare misure di sostenibilità ambientale con efficaci e strutturali interventi di sostenibilità economico-sociale, anche prevedendo misure di contrasto all'importazione di prodotti da Stati extra UE che non rispettano gli standard ambientali, salariali e di sicurezza vigenti in ambito europeo e che alterano la concorrenza, con effetti distorsivi;
    sarebbe opportuno oltre che necessario, dunque, accompagnare la fase di transizione in atto verso un'economia «più verde e più inclusiva» con politiche mirate di sostegno alle imprese e ai cittadini che dovranno nel tempo adattarsi alle nuove regole; come viene evidenziato, la profonda trasformazione dell'economia e della società che l'Unione europea è chiamata ad intraprendere dovrà essere comunque realizzata «secondo modalità che tengano conto delle situazioni nazionali e che siano eque dal punto di vista sociale»;
    in questo contesto generale è pienamente condivisibile l'obiettivo della recente direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2019, sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente (Direttiva (UE) 2019/904 sulla plastica monouso – Single Use Plastics, SUP) che è quello di «prevenire e ridurre l'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, in particolare l'ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un'economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno»;
    sono state, a tal fine, individuate e definite specifiche misure di prevenzione e gestione dei rifiuti in relazione ai prodotti di plastica monouso rinvenuti più di frequente sulle spiagge e agli attrezzi da pesca contenenti plastica; in particolare, alcuni prodotti – per i quali sono facilmente disponibili soluzioni alternative – saranno messi al bando, mentre per quelli di cui non esistono valide alternative saranno previste sostanziali riduzioni del consumo a livello nazionale e per altri ancora, invece, stringenti requisiti di etichettatura e prodotto; ogni Stato membro dovrà ora adottare i necessari provvedimenti volti ad adeguarsi alle nuove regole europee;
    a quanto risulta, l'importazione extra UE di prodotti SUP (Single Use Plastics) è piuttosto marginale poiché la produzione è fortemente concentrata in Sud Europa (in particolare in Italia e Spagna); le stoviglie monouso in plastica per uso alimentare sono infatti prodotte principalmente in Italia (un recente studio di Confindustria ha evidenziato, nello specifico, la seguente situazione: aziende di produzione delle stoviglie di monouso: 25 – distribuite equamente tra Nord e Sud –; numero di addetti diretti: 3.000; fatturato diretto: 1 miliardo di euro; consumi destinati alla produzione di stoviglie monouso: circa il 35 per cento della domanda italiana di polistirolo compatto);
    il divieto di commercializzazione delle stoviglie monouso in plastica per uso alimentare determinerebbe, dunque, – soprattutto per il nostro Paese – un impatto significativamente negativo per le aziende produttrici di prodotti monouso in plastica nonché per le numerose imprese legate all'indotto;
    le disposizioni eccessivamente stringenti, peraltro, non consentono di predisporre e attuare un adeguato e tempestivo piano di riconversione e aggiornamento industriale nonché di riqualificazione professionale, per potersi adeguare alla nuova regolamentazione;
    lo scorso 10 settembre 2019 il Consiglio europeo, di comune accordo con la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha adottato l'elenco delle personalità che propone di nominare membri della Commissione fino al 31 ottobre 2024, selezionate in base alle proposte presentate dagli Stati membri;
    conformemente al trattato sull'Unione europea, il Presidente, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e gli altri membri della Commissione sono soggetti, collettivamente, a un voto di approvazione del Parlamento europeo e, in seguito a tale approvazione, la Commissione sarà nominata dal Consiglio europeo;
    sebbene sia stata bocciata la candidata francese, Sylvie Goulard, alla carica di Commissaria per il Mercato Interno, la Difesa, la nuova direzione Industria e Spazio e il Mercato Unico Digitale, permane nella futura Commissione una forte incidenza dell'asse franco-tedesco (i tre Vicepresidenti esecutivi designati – Timmermans, Dombrovskis e Verstager – infatti provengono da Paesi che si sono dimostrati il più delle volte molto vicini alle politiche francesi, e soprattutto a quelle tedesche); anche la Spagna è riuscita ad ottenere una posizione di grandissima rilevanza, esprimendo l'Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza (Josep Borrell);
    in questo quadro, è evidente che l'Italia è destinata a rivestire un ruolo del tutto marginale nella futura governance, per cui – trovandoci in una fase ancora aperta di definizione dei nuovi equilibri – è assolutamente necessario che il nostro Paese faccia pesare la propria posizione, riequilibrando il suo peso e riacquistando centralità nello scacchiere europeo;
    il Presidente turco Erdogan ha assunto da tempo una pericolosa deriva islamista che si traduce, nella politica interna, nella compressione dei più elementari diritti politici e sociali dei cittadini turchi, e, nella politica estera, nella costante incitazione ad uno scontro di civiltà in nome dell'islamismo politico che mette a serio rischio gli equilibri e la pace internazionale;
    l'attacco turco dei giorni scorsi alla Siria è da condannare con la massima fermezza, anche considerando la minaccia lanciata da Erdogan all'Unione europea di «aprire i confini e inviare 3,6 milioni di rifugiati in Europa», qualora si cercasse di descrivere l'operazione militare nel Nord della Siria come un'invasione;
    è necessario dunque rivedere complessivamente la posizione nei confronti della Turchia,

impegna il Governo:

   1) a sostenere in ambito europeo la necessità di:
    a) adottare ogni opportuna iniziativa per l'istituzione di una missione militare europea, con la partecipazione di tutti gli Stati membri, per la creazione di un blocco navale davanti alle coste libiche – in accordo e collaborazione con le autorità governative locali – per contrastare direttamente in loco le partenze di migranti irregolari e le attività speculative dei trafficanti di esseri umani;
    b) incrementare significativamente le risorse finanziarie da destinare alle misure volte a bloccare i flussi migratori provenienti dalla rotta del Mediterraneo centrale;
    c) scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti pubblici strategici, ivi compresi quelli per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici e per la sicurezza;
    d) ampliare gli ambiti di intervento del bilancio europeo, inserendo tra i settori prioritari le politiche a sostegno della famiglia e della natalità, anche al fine di contrastare la crisi demografica in atto con provvedimenti incentivanti strutturali e organici;
   e) rafforzare i meccanismi di coesione e di compensazione al fine di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo e di competitività delle varie regioni, attenuando il gap (anche infrastrutturale) di quelle che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali e demografici (quali le regioni insulari);

   2) ad assumere ogni iniziativa utile, anche in sede europea, al fine di garantire un efficace sostegno economico-finanziario alle aziende produttrici di articoli monouso in plastica (Single Use Plastics) per la riconversione industriale e la riqualificazione professionale, necessarie per l'adeguamento alla nuova normativa europea citata in premessa;
   3) a promuovere l'introduzione di dazi su prodotti esteri che non rispecchiano gli standard salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale vigenti in ambito europeo, per evitare un pericoloso dumping sociale e contrastare fenomeni di concorrenza sleale (cosiddetti «dazi di civiltà»);
   4) ad assumere tutte le iniziative di competenza affinché la nuova governance della Banca centrale europea garantisca la continuità e sostenga l'adozione di politiche monetarie espansive atte a supportare l'economia dei Paesi maggiormente indebitati e – insieme alle altre istituzioni europee – individui efficaci «meccanismi di compensazione» tra gli Stati che sono stati avvantaggiati e quelli che invece sono stati fortemente penalizzati dall'introduzione della moneta unica;
   5) ad esprimersi, in modo chiaro e netto, in sede di discussione sullo stato di avanzamento della Brexit:
    a) a tutela degli interessi nazionali e degli italiani residenti nel Regno Unito, nel senso che l'Italia non darà in ogni caso il proprio assenso ad un eventuale accordo di recesso senza una dichiarazione esplicita che consenta la reale salvaguardia solida, operativa e giuridicamente vincolante del nostro sistema economico-produttivo nel suo complesso;
    b) contro ogni ipotesi di adozione di politiche austere e punitive nei confronti del Regno Unito, nel rispetto del principio di sovranità nazionale;

   6) con riferimento alla Turchia, ad adottare ogni iniziativa in sede europea volta a:
    a) bloccare e annullare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea;
    b) sospendere tutti i fondi di preadesione e gli aiuti finanziari di cui essa ancora gode;
    c) prevedere l'adozione, sin da subito, di severe sanzioni «selettive» – anche di natura finanziaria e commerciale – contro Erdogan e ogni altro esponente dell'amministrazione turca che si rendano responsabili di violazioni dei diritti umani, azioni destabilizzanti per l'equilibrio europeo nonché operazioni volte a minacciare la pace, la sicurezza e la stabilità internazionale.
(6-00090) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».