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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 8 ottobre 2019

TESTO AGGIORNATO AL 20 NOVEMBRE 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'8 ottobre 2019.

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, D'Incà, D'Uva, Dadone, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Maggioni, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Leda Volpi, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

  Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, D'Incà, D'Uva, Dadone, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Guerini, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Pastorino, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Leda Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 7 ottobre 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   EVA LORENZONI ed altri: «Modifica all'articolo 11 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, in materia di computo dei periodi di lavoro a tempo parziale ai fini previdenziali» (2147);
   SERRACCHIANI ed altri: «Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, in materia di congedo obbligatorio di paternità e di flessibilità della prestazione lavorativa, per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza» (2148);
   BENVENUTO: «Disposizioni per la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana e ambientale» (2149);
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MELONI ed altri: «Modifica all'articolo 9 della Costituzione, in materia di tutela dell'ambiente» (2150).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   II Commissione (Giustizia):
  GAGLIARDI ed altri: «Modifiche al testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, in materia di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, di liquidazione dei compensi degli avvocati e di accelerazione del loro pagamento» (1889) Parere delle Commissioni I, V e VI;
  COSTA ed altri: «Modifiche alla legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di prescrizione del reato» (2059) Parere delle Commissioni I e V;
  BAZOLI ed altri: «Delega al Governo per la revisione delle disposizioni concernenti l'affidamento dei minori» (2102) Parere delle Commissioni I, V, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   III Commissione (Affari esteri):

  S. 1137. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che istituisce la Fondazione internazionale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, ed i Paesi dell'America latina e dei Caraibi, dall'altra, fatto a Santo Domingo il 25 ottobre 2016» (approvato dal Senato) (2122) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XII e XIV;
  S. 1139. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka sulla cooperazione nei campi della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia, fatto a Roma il 16 aprile 2007» (approvato dal Senato) (2123) Parere delle Commissioni I, V, VII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VI Commissione (Finanze):
  CENTEMERO ed altri: «Modifiche all'articolo 162 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di definizione della sede fissa di affari e di esclusione della rilevanza dell'utilizzo di un gestore di investimenti per il riconoscimento della stabile organizzazione dell'impresa non residente» (1971) Parere delle Commissioni I, II, V, X e XI.
   VIII Commissione (Ambiente):
  D'IPPOLITO: «Istituzione del Parco nazionale della Sila e delle Valli Cupe» (2037) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   IX Commissione (Trasporti):
  SPESSOTTO ed altri: «Soppressione del pubblico registro automobilistico e disposizioni concernenti il regime giuridico degli autoveicoli, motoveicoli e rimorchi» (1634) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   X Commissione (Attività produttive):
  MINARDO: «Disposizioni per promuovere lo sviluppo del turismo nella Regione siciliana e istituzione del marchio turistico regionale» (1974) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, IX, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   XII Commissione (Affari sociali):

  RIZZO NERVO ed altri: «Disposizioni concernenti l'organizzazione e il funzionamento delle strutture residenziali e semiresidenziali di tipo familiare destinate all'accoglienza di anziani e adulti con disabilita fisica o psichica» (1841) Parere delle Commissioni I, II, V, VIII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  MAMMÌ ed altri: «Disposizioni in materia di procreazione medicalmente assistita e di prevenzione, diagnosi e cura dell'infertilità femminile e maschile» (1906) Parere delle Commissioni I, II, VII, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti):
  BOSCHI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione seriale e massiva di contenuti illeciti e di informazioni false attraverso la rete internet, le reti sociali telematiche e le altre piattaforme digitali» (2103) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III e V.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI

Iniziative di competenza a salvaguardia delle coltivazioni olivicole, con particolare riferimento alla provincia di Matera, in relazione al batterio Xylella fastidiosa – 3-00904

A)

   LOSACCO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto ha reso noto la Coldiretti, continua la preoccupante avanzata della Xylella fastidiosa in territorio di Puglia;
   risultano essere stati trovati altri 366 ulivi infetti nelle province di Brindisi e Taranto, con il virus che sembrerebbe andare in direzione di Matera, con 45 nuovi casi accertati a Taranto, 35 a Montemesola e 10 a Monteiasi;
   sulla base del VII aggiornamento del monitoraggio 2018/2019, il numero di piante infette sale a 885, dopo campionamenti e analisi;
   le organizzazioni di categoria del mondo agricolo sono preoccupate e chiedono alle competenti istituzioni di conoscere strategie e modalità di azione per intensificare le attività di monitoraggio e abbattimento, in modo da salvare il patrimonio degli ulivi già gravemente compromesso;
   preoccupa questo avanzamento in direzione di Matera e, in particolare, sono in allarme i territori a maggiore vocazione di tale coltura, a partire dal comune di Ferrandina;
   in questo territorio è nota la coltivazione della «majatica», per la quale è in corso il riconoscimento dop;
   lo stesso discorso vale per tutta la fascia jonica metapontina –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere, in particolare in relazione al territorio materano, al fine di contrastare efficacemente l'avanzata della Xylella e preservare pregiate coltivazioni olivicole, a partire da quelle presenti in territorio di Ferrandina.
(3-00904)


Iniziative volte a rafforzare gli organici delle forze dell'ordine in provincia di Matera, con particolare riferimento alla stazione dei carabinieri di Ferrandina – 3-00631

B)

   LOSACCO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   intorno alle ore 3,30 del 16 marzo 2019 si è registrato un nuovo assalto con esplosivo avente come obiettivo lo sportello bancomat della filiale della «Banca popolare di Bari» situata a Ferrandina in corso Vittorio Emanuele, zona centrale del paese;
   sulla base delle ricostruzioni, quattro uomini a volto coperto hanno raggiunto la banca a bordo di un'auto e hanno fatto esplodere il bancomat, portando via un'ingente somma di denaro contenuta all'interno;
   sull'episodio stanno indagando i carabinieri della stazione di Ferrandina;
   purtroppo, non è la prima volta che si registrano episodi del genere, in provincia di Matera, e questo desta preoccupazione nell'opinione pubblica;
   Ferrandina è un centro molto importante della provincia di Matera, la cui stazione ferroviaria è di fatto la stazione ferroviaria di accesso a Matera, e ha un'area industriale vasta e importante, nella quale purtroppo si registrano con frequenza furti e azioni contro il patrimonio;
   per tali ragioni è importante che si attenzioni adeguatamente la domanda di sicurezza proveniente da cittadini e imprese, anche alla luce dell'ultimo inquietante episodio dell'assalto al bancomat –:
   quali iniziative intenda assumere per rafforzare gli organici delle forze dell'ordine in servizio in provincia di Matera e se sia intenzione del Governo, anche in relazione all'evento di Matera capitale europea 2019, aumentare la dotazione organica del personale in servizio presso la stazione dell'Arma dei carabinieri di Ferrandina. (3-00631)


Iniziative di competenza volte a favorire l'accessibilità degli utenti sordi ai programmi televisivi, in attuazione del vigente contratto di servizio della Rai – 3-00659

C)

   DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 1o marzo 2019 si è svolta davanti a Palazzo Montecitorio una manifestazione nazionale promossa dal Comitato permanente dei cittadini sordi, che si occupa dei diritti umani e civili sull'accessibilità in tutti i contesti e, nel caso, dell'offerta complessiva di servizio pubblico della Rai;
   durante la manifestazione i cittadini presenti hanno sottolineato che sono utenti sordi paganti per intero il canone Rai e non vogliono sconti, ma piena accessibilità al servizio televisivo pubblico;
   l'articolo 3 della Costituzione e la Convenzione dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006, la cui ratificata è stata autorizzata con legge 3 marzo 2009, n. 18, impegnano le istituzioni a promuovere la piena uguaglianza e opportunità per tutti i cittadini, a maggior ragione per i portatori di disabilità nell'accesso ai servizi;
   il contratto di servizio Rai, per il quadriennio 2018/2022, sottoscritto dal Ministero dello sviluppo economico e dalla Rai, all'articolo 2, comma 3), lettere b, d, e, i, m, contempla che, nell'adempimento della sua mission, la Rai è tenuta a promuovere la crescita della qualità della propria offerta complessiva;
   all'articolo 10 del medesimo contratto di servizio, la Rai è tenuta ad assicurare l'adozione di idonee misure di tutela delle persone portatrici di disabilità sensoriali, in attuazione dell'articolo 32, comma 6, del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici e dell'articolo 30, comma 1, lettera b), della Convenzione-Onu sui diritti delle persone con disabilità, la cui ratificata è stata autorizzata con legge 3 marzo 2009, n. 18;
   il Comitato permanente dei cittadini sordi denuncia da tempo la scarsa qualità dei sottotitoli e l'insufficiente utilizzo degli stessi nei programmi televisivi in tutte le reti generaliste e nei canali digitali, ivi compresi i telegiornali e i programmi per i bambini e ragazzi, nonché l'informazione politica culturale e didattica e gli insufficienti servizi in lingua dei segni italiana –:
   quali iniziative di competenza si intendano assumere per favorire e migliorare l'accessibilità delle persone sorde ai programmi televisivi, in considerazione del vigente contratto di servizio con la Rai, relativamente al servizio pubblico.
(3-00659)


Iniziative di competenza volte a contrastare il fenomeno dei siti internet non ufficiali che vendono a prezzi maggiorati i biglietti di ingresso ai musei italiani – 3-01007

D)

   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
   a seguito di un tweet datato 9 luglio 2019, il giornalista radiofonico francese Laurent Marsick, @Imarsick, ha denunciato apertamente l'esistenza di siti web che propinano prezzi esorbitanti per accedere alla Galleria degli Uffizi di Firenze;
   motivo scatenante di tale denuncia è stato l'acquisto di quattro biglietti per gli Uffizi al prezzo complessivo di 74 euro, e cioè 14 euro in più di quanto si sarebbe speso nella piattaforma ufficiale del museo;
   è stata immediata la reazione via social network della Galleria degli Uffizi che ha affermato che «purtroppo è incappato in un sito non ufficiale dove i prezzi dei biglietti sono molto più cari (...)»;
   anche il sindaco di Firenze Nardella ha immediatamente reagito ai fatti, dichiarando sempre via social che «quello che ha trovato non è il prezzo del biglietto ma sembra un'offerta commerciale». Attraverso diversi articoli comparsi il 10 luglio 2019 in vari siti on line tra cui La Nazione, Il Corriere fiorentino ed altri si è potuto apprendere come anche l'assessore alla cultura del capoluogo toscano, Sacchi, si sia attivato dando mandato all'avvocatura comunale per studiare come fronteggiare tali spiacevoli accadimenti che costituiscono «un vero e proprio inganno sulla pelle dei turisti». Tutto alla «luce del web»: si apprende che, digitando, per esempio, la parola «Uffizi» nel più noto motore di ricerca, il sito ufficiale del polo museale appare soltanto al quinto posto, essendo preceduto da altri siti di acquisto biglietti non ufficiali e che applicano prezzi maggiorati;
   il direttore degli Uffizi, Schmidt, rincarando la dose, ha affermato che «il bagarinaggio on line è inaccettabile, da tempo abbiamo predisposto una black list di questi siti e abbiamo cause in corso (...)» –:
   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione sopra esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere per fronteggiare tale inaccettabile «bagarinaggio on line», sia a Firenze sia nelle altre realtà museali dove tutto ciò accade alla luce del sole. (3-01007)


Iniziative per la messa in sicurezza, il recupero e la fruizione della Rocca di Ripafratta nel comune di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa – 3-01008

E)

   CIAMPI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
   la Rocca di Ripafratta è un castello medioevale facente parte del sistema difensivo di confine della Repubblica pisana nei confronti della Repubblica di Lucca;
   si tratta di un monumento di rilevante valore storico e architettonico, caratterizzato da un recinto a pianta poligonale irregolare, occupato al centro da una torre quadrangolare e da altre due torri adiacenti alle mura, la cui struttura originaria risale al 970;
   il complesso, che risiede nel territorio comunale di San Giuliano Terme (provincia di Pisa), versa da anni in condizioni fatiscenti, tali da impedire ogni tipologia di utilizzo, valorizzazione e fruizione;
   la fortificazione è circondata dalla vegetazione e in attesa di urgenti interventi di messa in sicurezza e conservazione. Gli stessi rinvenimenti archeologici, affiorati con gli scavi, sono stati gravemente danneggiati dall'incuria. Una serie di crepe si sono aperte nelle mura perimetrali e il versante del fiume è soggetto ad un movimento franoso che a lungo andare potrebbe mettere a rischio l'incolumità della struttura;
   il recupero della Rocca, per il suo valore identitario, storico e comunitario e la sua importanza per la crescita turistica, economica e occupazionale del territorio, rappresenta un'opportunità di sviluppo significativa per l'intera comunità;
   in questi anni la comunità locale e le istituzioni territoriali hanno promosso progetti e iniziative al fine di recuperare e valorizzare la «Rocca di Ripafratta»;
   sono andati però falliti, negli ultimi anni, tutti i tentativi promossi per recuperare tale struttura;
   gli attuali proprietari della Rocca, pur non attivando alcun recupero funzionale dell'area, hanno rifiutato di donare tale bene al comune;
   sono comunque in corso progetti di recupero e gestione della struttura, promossi, tra l'altro, anche in collaborazione con l'Università di Pisa;
   il consiglio comunale di San Giuliano Terme, il 26 luglio 2018, ha votato all'unanimità una mozione che impegna la giunta a sostenere la candidatura della Rocca di Ripafratta come «luogo del cuore Fai» e a coinvolgere la regione e il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nel percorso di recupero;
   in una lettera inviata successivamente il sindaco di San Giuliano Terme ha, quindi, chiesto alla regione Toscana e al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo «di entrare in possesso della Rocca di Riprafatta, dei terreni limitrofi e degli spazi di accesso e parcheggio necessari alla sua futura fruibilità, al fine di avviare un percorso di recupero, restauro e valorizzazione che possa intercettare anche fondi di finanziamento europei, statali, regionali»;
   la Rocca di Ripafratta è riconosciuta (ai sensi della legge n. 1089 del 1939 e successivamente del decreto legislativo n. 490 del 1999) come bene culturale nazionale sottoposto a vincolo;
   l'articolo 30, comma 3, del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio) dispone che «I privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali sono tenuti a garantirne la conservazione»;
   gli articoli 32, 33 e 34 del medesimo decreto legislativo dispongono comunque che il Ministero, in seguito ad una relazione tecnica del soprintendente territorialmente competente, può imporre al proprietario gli interventi necessari per assicurare la conservazione dei beni culturali. In determinati casi di urgenza, il soprintendente può adottare immediatamente le misure conservative necessarie e il Ministero può concorre, in tutto o in parte, alla relativa spesa;
   la tematica relativa al restauro e alla fruizione di beni culturali di proprietà di soggetti privati è oggetto di discussione di molte aree dell'Italia e sono già sorte problematiche sulla mancanza di finanziamenti pubblici adeguati –:
   se sia a conoscenza delle problematiche relative alla Rocca di Ripafratta e ai tentativi di recupero promossi in questi anni;
   quali iniziative urgenti intenda assumere per garantire la messa in sicurezza dell'edificio e promuovere il recupero e la fruizione di tale bene artistico nazionale;
   se non ritenga necessario assumere iniziative volte a destinare le risorse ad oggi stanziate per le misure conservative urgenti e inderogabili di cui il sovrintendente territorialmente competente può disporre, come prevede il decreto legislativo n. 42 del 2004, agli interventi volti ad assicurare la conservazione dei beni culturali di proprietà privata in stato di pericoloso degrado. (3-01008)


MOZIONI CUNIAL ED ALTRI N. 1-00183, SCAGLIUSI, BRUNO BOSSIO, PAITA, STUMPO ED ALTRI N. 1-00251, PALMIERI ED ALTRI N. 1-00253, LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00255 E CAPITANIO ED ALTRI N. 1-00256 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA TUTELA DELLA SALUTE IN RELAZIONE AI CAMPI ELETTROMAGNETICI A RADIOFREQUENZA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA TECNOLOGIA DI QUINTA GENERAZIONE, NOTA COME 5G

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    le radiofrequenze del wireless di quinta generazione, meglio conosciute come 5G, dal 2019 sono considerate pericolose dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Comunità europea (Scheer), notoriamente negazionista sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Lo Scheer afferma che il «5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche»;
    i campi elettromagnetici a radiofrequenza (Cem-Rf) promuovono lo stress ossidativo, una condizione implicata nello sviluppo del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell'omeostasi vascolare. Recenti studi hanno anche suggerito effetti sulla riproduzione, metabolici e neurologici in grado di alterare la resistenza batterica agli antibiotici. Quest'anno l'Alleanza contro il cancro (fondata nel 2002 dal Ministero della salute e di cui fa parte l'Istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un progetto di studio sul glioblastoma, tumore maligno del cervello, per il quale sono ipotizzate correlazioni con le onde elettromagnetiche;
    la Carta Costituzionale sancisce all'articolo 9, secondo comma, e all'articolo 32, primo comma, lo sviluppo della ricerca scientifica, la tutela e la salvaguardia della salute umana e ambientale considerandoli beni inalienabili; la normativa nazionale in materia, prevista dalla legge n. 36 del 2001, «legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», nasce con lo scopo di assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione, nonché la tutela dell'ambiente e del paesaggio, mediante la promozione sia dalla ricerca scientifica per la valutazione degli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sia dell'innovazione tecnologica finalizzata a minimizzare l'intensità e gli effetti dell'esposizione; ai sensi dell'articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la responsabilità primaria di proteggere la popolazione dai potenziali effetti nocivi dei campi elettromagnetici appartiene agli Stati membri, inclusa la scelta delle misure da adottare in base a età e stato di salute;
    sebbene alcune evidenze scientifiche siano tuttora controverse, lo Iarc dell'Oms nel 2011 ha classificato i Cem-Rf come «possibile cancerogeno per l'uomo». Proprio in questi giorni nelle «Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la Monografia IARC», lo Iarc ha ufficializzato una rivalutazione della classificazione generale sulla cancerogenesi che potrebbe comportare l'innalzamento dei Cem-Rf in classe 2B come «probabile agente cancerogeno», se non nella classe 1, cioè in quella dei cancerogeni certi. L'esito finale della riclassificazione è previsto entro i prossimi cinque anni;
    un ampio studio del 2018 a cura del programma nazionale di tossicologia degli Usa (National toxicology program), ha dimostrato un aumento significativo dell'incidenza del cancro cerebrale e di tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori a quelli fissati nelle attuali linee guida della Commissione internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp);
    peraltro, è necessario evidenziare come proprio «le Linee guida sulla protezione della popolazione mondiale dall'esposizione alle radiofrequenze e microonde» considerano solo gli effetti termici a breve termine simulati sui cosiddetti phantoms, manichini riempiti di gel. Tra l'altro, è opportuno ricordare che le linee guida derivano proprio dalla Icnirp, ovvero da un organismo privato con sede in Germania, già al centro di numerose polemiche e attacchi da parte di scienziati, medici e ricercatori di mezzo mondo. Organismo spesso accusato di conflitti d'interesse, contiguità con la lobby delle telecomunicazioni e scarsa trasparenza nell'operato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo fermo su parametri obsoleti e superati dalla letteratura biomedica più recente e sostenitore di una tesi negazionista sui cosiddetti effetti non termici a medio-lungo termine dei Cem-Rf;
    nel 2017, il medico svedese Lennart Hardell, il ricercatore più eminente al mondo sui rischi di tumore del cervello connessi all'uso a lungo termine dei telefoni cellulari, pubblicò sulla rivista scientifica International Journal of Oncology una dura critica all'Icnirp, avallata da alcuni esponenti politici del Consiglio d'Europa, sostenendo che non ci sono prove che l'Icnirp sia un'associazione di scienziati indipendenti e che proprio l'Icnirp sia l'interlocutore privilegiato per minimizzare le prove degli effetti biologici, cioè dei danni alla salute umana esposta alle radiofrequenze che se portati i valori soglia a 61 V/m (come hanno lasciato intendere esponenti dell'attuale maggioranza e del Governo) sarebbero addirittura circa 300.000 volte più permissive di quanto non sia necessario;
    Martin Pali, professore emerito di biochimica e scienze mediche di base della Washington State University (USA) nonché tra più esperti al mondo in materia di interazione tra campi elettromagnetici e salute, nel commento dell'8 ottobre 2018 alle «Linee Guida» dell'Icnirp e alle relative «Appendici sui limiti per l'esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo (da 100 kHz a 300 GHz)» ha denunciato il pericolo per la salute umana derivabile dalle radiofrequenze e dal 5G, puntando su storture, falle metodologiche e grossolani limiti di contenuto evidenziati nel controverso documento diffuso dell'Icnirp;
    secondo la sua analisi ci sono almeno otto pericoli dimostrati correlati alle esposizioni alle radiazioni del 5G: danni cellulari al Dna – rottura al filamento singolo del Dna, rottura del filamento doppio, ossidazione delle basi del Dna; diminuzione della fertilità maschile e femminile, aumento di aborti spontanei, abbassamento di ormoni come estrogeni, progesterone e testosterone, abbassamento della libido; danni neurologici e neuropsichiatrici; apoptosi e morte cellulare; stress ossidativo e aumento dei radicali liberi (responsabili della maggior parte delle patologie croniche); effetti ormonali; aumento del calcio intracellulare; effetto cancerogeno sul cervello, sulle ghiandole salivari, sul nervo acustico;
    Olle Johansson, neuroscienziato del Karolinska Institute (che assegna il premio Nobel per la fisiologia e la medicina) ha affermato che la prova del danno causato dai campi elettromagnetici a radiofrequenza «è schiacciante», mentre il dottor Ronald Powell, un fisico laureato ad Harvard che ha lavorato presso la National Science Foundation e l'Istituto nazionale degli standard e della tecnologia, condivide preoccupazioni simili riguardo al potenziale danno diffuso dalle radiazioni a radiofrequenza;
    recenti studi, pubblicati nel 2018, del Centro per ricerca sul cancro dell'Istituto Ramazzini, evidenziano poi un aumentato rischio, sia per i tumori alla testa sia per gli schwannomi, il più pericoloso dei quali è il tumore cardiaco. Tali risultati, basati sulla sperimentazione animale su cavie uomo-equivalenti, insieme agli ultimi studi epidemiologici sugli utilizzatori di cellulari condotti dall'oncologo Lennart Hardell, fanno concludere agli studiosi che è tempo di aggiornare la classificazione Iarc;
    nel 2019 la Direzione generale per le politiche europee del dipartimento tematico per le politiche economiche, scientifiche e di qualità della vita, incaricata dalla Commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo di analizzare lo sviluppo del 5G in Europa, ha affermato che: «i campi (elettromagnetici) sono altamente focalizzati dai raggi, variano rapidamente con il tempo e il movimento e per questo imprevedibili. I livelli e i modelli del segnale interagiscono come un sistema a circuito chiuso (...). Il problema è che al momento non è possibile simulare o misurare accuratamente le emissioni di 5G al di fuori del laboratorio, nel mondo reale»;
    un ulteriore rischio per la salute pubblica causato dal 5G è l'elettrosensibilità. Già nel 2004 l'Organizzazione mondiale della sanità ha organizzato a Praga un convegno sull'elettrosensibilità, una sindrome altamente invalidante e fortemente in crescita nei paesi occidentali e industrializzati, malattia definita come «... un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici»;
    l'elettrosensibilità è poi dimostrata in quattro studi (Rea 1991 Havas 2006, 2010, McCarty et al. 2011) in cui è possibile identificare persone con ipersensibilità elettromagnetica e dimostrare che possono essere testati usando risposte obiettive, misurabili, dimostrando che questi cittadini sono realmente ipersensibili se confrontati con i normali controlli; ci sono veri e propri cambiamenti fisiologici nei soggetti con elettrosensibilità e diverse ricerche (De Luca, Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme 2018) hanno dimostrato che le persone elettrosensibili hanno alti livelli di stress ossidativo e una prevalenza di alcuni polimorfismi genetici, che potrebbero suggerire una predisposizione genetica;
    i ricercatori stimano che circa il 3 per cento della popolazione mondiale ha gravi sintomi associati all'elettrosensibilità, mentre un altro 35 per cento della popolazione ha sintomi moderati come deficit del sistema immunitario o malattie croniche, mentre in Italia la sindrome è stata riconosciuta dalla regione Basilicata secondo la decodifica ICD9-CM e ricompresa nell'elenco delle malattie rare con delibera di giunta n. 1296 del 15 ottobre 2013;
    in questo scenario in evoluzione, sebbene gli effetti biologici dei sistemi di comunicazione 5G siano scarsamente studiati mancando uno studio preliminare degli effetti sulla salute, è iniziato un piano d'azione internazionale per lo sviluppo di reti 5G con un prossimo incremento nel numero di dispositivi e nella densità di piccole celle e con l'uso di onde millimetriche (mmW);
    in Italia è stata avviata la sperimentazione nelle città di Prato, L'Aquila, Matera, Bari, Milano, a cui si sono aggiunte Roma, Torino e in ultimo Genova e Cagliari;
    con delibera n. 231/18/CONS l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha poi individuato un'ulteriore lista di 120 piccoli comuni d'Italia in cui, nei prossimi mesi, è prevista l'estensione della fase sperimentale del 5G;
    osservazioni preliminari hanno mostrato che le mmW aumentano la temperatura della pelle, alterano l'espressione genica, promuovono la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo, processi infiammatori e metabolici, possono generare danni oculari e influenzare le dinamiche neuromuscolari. Sono necessari ulteriori studi per esplorare meglio e in modo indipendente gli effetti sulla salute dei Cem-Rf in generale e delle mmW in particolare;
    secondo diversi scienziati sono necessari ulteriori studi per esplorare in modo migliore e indipendente gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza in generale e delle microonde millimetriche del 5G in particolare. Tuttavia, i risultati disponibili appaiono essere sufficienti per dimostrare l'esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti esistenti;
    in questa direzione le parole del Sottosegretario Micillo: «il nostro Paese ha fondato la disciplina in materia sul principio di precauzione, con specifico riferimento agli impianti, ai sistemi e alle apparecchiature per usi civili e militari e delle forze di polizia, che possono comportare rischi per la salute con specifico riferimento alla frequenza da zero a 300 miliardi di Hertz. L'individuazione dei valori limite, rimessa dalla legge a decreti successivi, è stata poi operata con due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri l'8 luglio 2003. Il primo si applica alle sorgenti fisse e ad alta frequenza e stabilisce i valori limite al fine della protezione della popolazione dagli effetti indotti dai campi elettromagnetici e gli obiettivi di qualità ai fini della progressiva minimizzazione del rischio, nonché le tecniche di misurazione, di rilevamento dei livelli di immissione elettromagnetica. Il secondo fissa i valori limite relativi alle sorgenti di frequenza estremamente basse, in particolare agli elettrodotti»;
    più di 200 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello alle istituzioni dell'Unione europea per chiedere il blocco della tecnologia 5G a causa delle crescenti preoccupazioni per l'aumento delle radiazioni da radiofrequenza e dei relativi rischi per la salute. Un altro appello sottoscritto da 54.000 cittadini, ha raccolto le adesioni di ricercatori e organizzazioni di 168 Paesi al mondo e mette a disposizione una bibliografia ricchissima che attesta numerosi rischi biologici da elettrosmog;
    l'Alleanza Italiana Stop 5G ha organizzato recentemente a Roma il 1omeeting nazionale dal titolo «Emergenza politica di precauzione» a cui hanno aderito e partecipato parlamentari di diversi schieramenti, consiglieri regionali, sindaci, assessori, consiglieri comunali, avvocati, scienziati, medici, tecnici, giornalisti, movimenti e partiti politici, associazioni di malati, comitati civici, gruppi di consumatori e di ecologisti/ambientalisti/animalisti oltre che numerosi cittadini. Anche grazie ad una petizione sottoscritta da 11.000 cittadini italiani il meeting ha avuto un grande successo mediatico. L'evento, patrocinato dall'Istituto Ramazzini, Associazione medici per l'ambiente Isde Italia, Assimas Associazione italiana di medicina ambiente e salute, Icems International Commission for Electromagnetic Safety, ha fatto il punto sulle preoccupazioni riguardo agli effetti del 5G sulla salute umana e ha portato alla redazione di una serie di atti certamente utili per Governo e Parlamento;
    tra l'altro, un'adeguata conoscenza dei meccanismi patofisiologici che collegano l'esposizione Cem-Rf al rischio per la salute dovrebbe essere utile anche nell'attuale pratica clinica, in particolare in considerazione di evidenze che indicano fattori estrinseci come elementi che contribuiscono pesantemente al rischio di cancro e alla progressiva crescita epidemiologica di malattie non trasmissibili,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l'innocuità;

2) a mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d'irradiazione elettromagnetica, puntando sulla minimizzazione del rischio proprio come indicato nei report del Bioinitiative Group, dal Parlamento europeo nella risoluzione del 2009 e l'Assemblea del Consiglio d'Europa con la risoluzione n. 1815 del 2011, e a valutare tutte le opinioni critiche e i giudizi negativi giunti dalla comunità scientifica in merito agli effetti di un eventuale innalzamento dei limiti di legge;

3) ad adottare iniziative per minimizzare il rischio sanitario promuovendo uno studio epidemiologico sui campi elettromagnetici che sia sviluppato da enti indipendenti non riconducibili alle aziende di telecomunicazione interessate a sviluppare la tecnologia 5G anche a discapito della salute della popolazione;

4) ad adottare iniziative per integrare i contratti d'asta da stipulare e/o già stipulati con l'industria aggiudicataria delle nuove bande 5G con l'inserimento di una clausola per un contributo economico con finalità risarcitoria per eventuali danni cagionati alla salute della popolazione;

5) a promuovere uno studio preliminare nazionale sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d'interessi con l'industria, attesa la disponibilità dell'Istituto Ramazzini;

6) ad adottare iniziative per istituire una commissione di vigilanza permanente per il monitoraggio degli effetti dei campi elettromagnetici, individuando membri della scienza e della medicina indipendente, unitamente ad un coordinamento tra le associazioni dei malati;

7) a promuovere la ricerca di tecnologie più sicure, meno pericolose ed alternative al wireless come il cablaggio e il «Li-Fi» – quest'ultimo non utilizzando radiofrequenze ma lo spettro della luce solare – che hanno indubbi vantaggi e possono superare le criticità date dal 5G;

8) a farsi promotore, in sede comunitaria, di una revisione complessiva di tutta la normativa europea relativa alla protezione della salute pubblica dalle radiazioni non ionizzanti ispirata alle raccomandazioni della «Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp)», e in particolare della raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio, del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz.
(1-00183) «Cunial, Benedetti, Vizzini, Giannone, Schullian».


   La Camera,
   premesso che:
    la tecnologia 5G costituisce una piattaforma abilitante per realizzare servizi capaci di sostenere un nuovo modello di società e costituisce una tecnologia dalle grandi potenzialità che potrà essere applicata in diversi settori come la salute (e-health), l'istruzione (e-learning), le pubbliche amministrazioni, l'industria, l'agricoltura, determinando cambiamenti radicali, e la cosiddetta trasformazione digitale dovrebbe garantire un miglioramento dell'efficienza nella comunicazione tra le diverse piattaforme, con evidenti vantaggi nella gestione di servizi complessi;
    la tecnologia 5G rappresenta la nuova e più avanzata frontiera degli standard per le connessioni da dispositivi mobili, in quanto capace di assicurare una velocità di download e upload molto elevata;
    le tecnologie e i sistemi di telecomunicazione che sono stati sviluppati impiegano campi elettromagnetici a frequenze appartenenti alla banda che, non a caso, è definita radiofrequenza perché consentono la trasmissione e la ricezione di segnali per le radiocomunicazioni;
    il 5G è considerato essere una «tecnologia abilitante», in quanto, grazie all'altissima ampiezza di banda e la bassissima latenza, permette di sviluppare soluzioni innovative di utilizzo della rete internet, favorirà lo sviluppo del Paese quale base di soluzioni tecnologiche e driver dell'innovazione;
    nel 2018 l'Italia, con grande anticipo anche rispetto al resto dei Paesi europei – ponendosi al secondo posto nell'indice Desi 2019 in termini di 5G Readiness – ha proceduto ad assegnare le bande di frequenza 5G attraverso l'asta pubblica indetta dal Ministero dello sviluppo economico, generando introiti pari a 6 miliardi e 550 milioni di euro – nettamente superiori ai 2,5 miliardi di euro previsti dalla legge di bilancio per il 2018;
    le procedure per definire i nuovi standard per il 5G sono attualmente all'attenzione delle istituzioni nazionali ed europee e alcune di queste, in particolare quelle all'attenzione dei comitati tecnici, sono in via di conclusione;
    una recente analisi della società di consulenza Ernst & Young evidenzia come le implicazioni economiche correlate alla disponibilità di reti e servizi 5G sul sistema Paese siano pari a circa lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo all'anno in media per i primi 15 anni a partire dal 2020, con un impatto di circa 5-6 miliardi di euro all'anno, tenendo conto sia dei maggiori investimenti generati dalle piattaforme 5G-enabled nei vari ambiti applicativi, sia dei risparmi conseguenti all'utilizzo di tali piattaforme;
    lo sviluppo del 5G si inserisce in una strategia europea condivisa, come espresso bene dal 5G for Europe action plan e dalla direttiva 1972/18 relativa al nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. Quest'ultimo ribadisce che gli Stati europei possono prevedere limitazioni per sviluppo delle reti, che siano però proporzionate e non discriminatorie e tenendo nella massima considerazione la raccomandazione 1999/519/CE;
    la stessa Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha incluso la definizione di standard comuni per il 5G tra gli obiettivi principali sulla governance digitale del nuovo corso dell'Europa e che diversi comitati tecnici europei come il 3GPP stanno sviluppando soluzioni e standard comuni per il 5G, alcuni di questi in via di conclusione;
    nell'ambito dell'indagine conoscitiva avviata dalla IX Commissione della Camera dei deputati per quanto riguarda i dati disponibili e le preoccupazioni emerse in alcuni segmenti della società rispetto a possibili danni per la salute della popolazione connessi alla introduzione del 5G, è stato lo stesso Istituto superiore di sanità a smentirle;
    allo scopo di proteggere la popolazione da eventuali effetti sulla salute provocati dall'esposizione ai campi elettromagnetici, sono state formulate, dagli organismi preposti, apposite linee guida internazionali che individuano limiti di esposizione cautelativi valutati e fissati sulla base di verifiche ed evidenze scientifiche circa gli effetti di tale esposizione;
    le richiamate linee guida individuano i limiti per tutte le gamme di frequenza riservate ai servizi mobili (100 MHz-300GHz). La tecnologia di rete non ha alcuna rilevanza rispetto ai limiti definiti che dipendono soltanto dalla potenza trasmessa dagli impianti e dalla frequenza utilizzata. Tutte le frequenze utilizzate dal 5G, incluse le spesso citate onde millimetriche, ricadono ampiamente all'interno di quelle considerate dalle linee guida;
    le normative nazionali sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici a radiofrequenza hanno sempre seguito un approccio cautelativo, tale da portare alla definizione e all'emanazione di leggi che prevedono limiti di esposizione per la popolazione più restrittivi rispetto a quanto riportato nelle linee guida di riferimento internazionali definite dalla Commissione scientifica internazionale, denominata International commission on non-ionizing radiation protection (Icnirp), e dalla raccomandazione 1999/512/CE;
    a livello nazionale, la materia dei limiti di emissioni elettromagnetiche ha trovato la sua regolamentazione nella legge 22 febbraio 2001, n. 36, recante «Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», la cui impostazione riflette il principio di precauzione di cui all'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
    con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 luglio 2003 sono stati fissati i limiti di esposizione e i valori di attenzione per la prevenzione degli effetti a breve termine e dei possibili effetti a lungo termine nella popolazione dovuti all'esposizione ai campi elettromagnetici generati da sorgenti fisse con frequenza compresa tra 100 kHz e 300 GHz;
    l'articolo 6, comma 1, della legge 22 febbraio 2001, n. 36, ha istituito il Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, presieduto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare o da un Sottosegretario da questi delegato, che, tra le funzioni, annovera: quelle della promozione di attività di ricerca e sperimentazione tecnico-scientifica, la realizzazione di accordi di programma con gestori di elettrodotti, con i proprietari dei medesimi o delle reti di trasmissione finalizzati alla promozione di tecnologie e tecniche di costruzione di impianti in grado di ridurre le emissioni ambientali; la promozione di intese e accordi di programma con imprese produttrici di apparecchiature di uso domestico o lavorativo e con gestori di servizi trasporto pubblico che producono campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici al fine di favorire e sviluppare tecnologie che consentano di ridurre al minimo le emissioni ambientali;
    a suddetto Comitato è inoltre riconosciuta una funzione consultiva sugli atti di competenza del Governo, nonché funzione di monitoraggio sugli adempimenti previsti dalla medesima legge n. 36 del 2001;
    le funzioni svolte dal Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico appaiono di grande utilità ai fini dell'opportuna tutela dell'ambiente e della salute e della sicurezza delle persone dal fenomeno dell'inquinamento elettromagnetico;
    la base per i regolamenti nazionali dei diversi Paesi europei sono dettate dalle linee guida stabilite dall'Icnirp, che sono state sottoposte a revisione nel corso del 2018 dopo un lungo lavoro di rassegna e valutazione della letteratura internazionale intervenuta negli ultimi vent'anni. La conclusione di tale revisione è attesa per la fine dell'anno e ci si attende una sostanziale riconferma delle linee guida già pubblicate nel 1998;
    l'Icnirp ha pubblicato una nota in cui viene testualmente affermato che: «Sono stati pubblicati due recenti studi sugli animali che indagano il potenziale carcinogenico dell'esposizione a lungo termine ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (EMF) associati ai telefoni cellulari: uno dal Programma nazionale di tossicologia degli Stati Uniti (NTP 2018a, b) e l'altro dall'Istituto Ramazzini (Falcioni et al. 2018). Questi studi, tra gli altri, sono stati presi in considerazione durante la revisione delle linee guida sull'esposizione alla radiofrequenza di Icnirp. Tuttavia, entrambi gli studi hanno incongruenze e limitazioni, che influenzano l'utilità dei loro risultati per la definizione di linee guida sull'esposizione, ed entrambi devono essere considerati nel contesto di altre ricerche di cancerogenicità su animali e persone. Complessivamente, sulla base delle considerazioni esposte di seguito, Icnirp conclude che questi studi non forniscono una base affidabile per la revisione delle linee guida esistenti sull'esposizione alla radiofrequenza»;
    le grandezze fisiche di riferimento utilizzate per fissare i limiti sono il sar (specific absorption rate) misurato in w/kg (watt per chilogrammo), che misura la potenza assorbita dal corpo, e la densità di potenza (p) in w/m2 (watt per metro quadro), che è la grandezza fisica caratterizzante la propagazione dell'onda elettromagnetica nell'ambiente. Il fattore di sicurezza applicato dalle linee guida internazionali è pari a 50 per la popolazione generale esposta al campo. E dunque i limiti fissati dalle raccomandazioni sono 50 volte inferiori rispetto ai valori di soglia minima per i quali sono stati osservati degli effetti sanitari;
    a livello europeo, solo l'Italia, la Bulgaria, la Polonia e il Belgio (sia pur con alcune diversità) hanno adottato un limite pari a 6 v/m, laddove tutti gli altri Paesi si attestano in media su limiti che oscillano tra i 41 e i 58 v/m;
    anche se la numerosità di studi relativi alle frequenze specifiche del 5G è relativamente limitata, non ci sono ragioni scientifiche o logiche per prevedere effetti diversi da quelli legati alle tecnologie precedenti, in quanto gli effetti dei campi elettromagnetici sui biosistemi sono stati studiati da Icnirp per le bande di frequenza fino a 300 GHz, incluse dunque le frequenze già utilizzate e/o che saranno utilizzate dalle tecnologie delle telecomunicazioni radio-mobili di tutte le generazioni dal 2G al 5G;
    il Ministero della salute ha finanziato, presso il Centro nazionale di controllo delle malattie, il progetto triennale Camelet, sviluppato dall'Istituto superiore di sanità, che, tra le altre cose, ha creato un sito tematico, finalizzato a fornire ai cittadini un quadro globale dei risultati delle ricerche delle più innumerevoli organizzazioni nazionali e internazionali delle normative di protezione e delle strutture preposte al controllo dei campi elettromagnetici;
    nel corso della memoria consegnata in Commissione trasporti nel febbraio 2019, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in essere promossa dalla stessa Commissione, per l'Istituto superiore di sanità le esposizioni delle persone ai campi attualmente utilizzati per le telecomunicazioni sono infatti molto inferiori ai limiti di esposizione fissati per prevenire gli effetti termici (a loro volta molto inferiori alle soglie di esposizione effettivamente in grado di produrre tali effetti) ed è prevedibile che sarà così anche nel caso del 5G e, se è vero che con il 5G saranno utilizzate molte più antenne, per l'Istituto superiore di sanità non vi è motivo di ritenere che le esposizioni delle persone aumenteranno significativamente;
    un aspetto di particolare novità della tecnologia 5G è che, oltre alla comunicazione tra persone, sarà finalizzata anche al cosiddetto « internet delle cose», in cui sono i vari dispositivi wireless a comunicare direttamente tra loro utilizzando le frequenze nella banda 24-28 GHz attualmente molto poco, o quasi per niente, utilizzata;
    per il 5G serviranno le cosiddette small cells, aree di territorio dal raggio che può andare da poche decine di metri a circa 2 chilometri. Per coprire queste celle di dimensioni più piccole di quelle attualmente utilizzate per la telefonia cellulare saranno necessarie potenze di emissione più basse di quelle attuali, con una distribuzione dei livelli di esposizione più uniforme e con picchi di emissione più bassi nelle zone in prossimità delle antenne rispetto a quanto avviene attualmente;
    bisogna scongiurare che una cattiva informazione che spesso si propaga attraverso i social network possa compromettere un avanzamento tecnologico del nostro Paese, creando incertezze anche nell'ambito degli investimenti in corso,

impegna il Governo:

1) a proseguire con l'approfondimento degli studi e delle ricerche sull'elettromagnetismo – con riferimento alle tecnologie di comunicazione radio e non solo 5G – accompagnando le riforme normative necessarie con adeguate iniziative istituzionali di comunicazione volte a soddisfare le esigenze di informazione chiara ed esaustiva per l'opinione pubblica;

2) a garantire un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, di cui alla legge 22 febbraio 2001, n. 36, che tenga conto dei risultati della ricerca scientifica internazionale in tema di elettromagnetismo;

3) a tener conto dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle telecomunicazioni e delle opportunità di crescita e competitività che tale sviluppo offre al Paese;

4) ad adoperarsi nelle sedi più opportune, facendo ove necessario ricorso a iniziative di tipo legislativo per rivedere e migliorare l'impianto normativo alla base della realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali di rete mobile, perseguendo l'obiettivo di una maggiore omogeneità e semplificazione normativa a livello locale.
(1-00251) «Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo, Barbuto, Cantini, Luciano Cantone, Carinelli, Chiazzese, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Gariglio, Grippa, Marino, Nobili, Pizzetti, Raffa, Andrea Romano, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Rizzo Nervo, Carnevali, Siani».


   La Camera,
   premesso che:
    la rete 5G è la rete di nuova generazione, l'evoluzione dell'attuale 4G lte in uso attualmente. Con velocità maggiori nel trasferimento dei dati, dispositivi sempre connessi, fino al cosiddetto internet delle cose (internet of things – l'estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi fisici), la rete 5G promette di rivoluzionare la telefonia mobile;
    cittadini, associazioni e personalità scientifiche hanno firmato un appello internazionale nel quale si denunciano i rischi sanitari legati al fatto che la rete 5G utilizza frequenze del campo elettromagnetico più elevate rispetto al 4G. In questo modo aumenterebbe in maniera importante l'esposizione alle radiofrequenze che potrebbe causare effetti gravi e irreversibili sulla salute delle persone e per l'ambiente;
    attualmente non ci sono ricerche sufficienti circa gli effetti dell'esposizione alla tecnologia 5G. Comunque sull'effetto dei campi elettromagnetici sui biosistemi esistono migliaia di studi, i cui risultati sono considerati in gran parte validi anche per le frequenze utilizzate dal 5G;
    secondo il dottor Polichetti, primo ricercatore presso l'Istituto superiore di sanità al Centro nazionale per la protezione dalle radiazioni, è necessario approfondire gli studi per capire meglio quali potrebbero essere i reali effetti del 5G sulla salute, anche se per il momento non ci sono ragioni che sostengano i timori, come non ce ne erano in passato quando sono state installate le altre tecnologie;
    l'Istituto superiore di sanità ha prodotto un rapporto dove si sottolinea come non ci siano motivi per attendersi effetti diversi del 5G rispetto alle tecnologie precedenti;
    il 26 febbraio 2019, nel corso dell'audizione nella IX Commissione della Camera relativa all’«Indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G», l'Istituto superiore di sanità ha depositato delle memorie dove si ricorda che la tecnologia 5G utilizzerà bande di frequenza diverse da quelle utilizzate attualmente per la telefonia cellulare. Uno degli aspetti di particolare novità è il suo utilizzo non solo per la comunicazione tra persone, ma anche per la comunicazione tra dispositivi (« internet delle cose»), per la quale saranno utilizzate onde a frequenze comprese nella banda 24-28 GHz, molto vicina a quella delle «onde millimetriche» (30-300 GHz);
    gli studi fatti su queste frequenze (per esempio dall'Agenzia francese per la sicurezza, la salute e l'ambiente) dimostrano che gli effetti immediati sulle cellule sono meno rilevabili rispetto a quelli per l'uso delle attuali frequenze 2G/3G/4G (che pure danno effetti scarsamente percettibili di riscaldamento cellulare);
    onde elettromagnetiche di così elevata frequenza, durante la loro propagazione, non riescono a penetrare attraverso edifici o comunque a superare ostacoli ed inoltre vengono facilmente assorbite dalla pioggia o dalle foglie. Per questo motivo l'utilizzo di tali onde renderà necessario installare numerosi ripetitori che serviranno le cosiddette small cells, aree di territorio dal raggio che può andare da poche decine di metri a circa 2 chilometri. La previsione di una proliferazione di antenne sembra essere la principale causa di preoccupazione riguardo all'introduzione del 5G. In realtà le dimensioni più piccole delle celle rispetto a quelle attualmente utilizzate per la telefonia cellulare comporteranno delle potenze di emissione più basse di quelle attuali, con una distribuzione dei livelli di esposizione più uniforme e con picchi di emissione più bassi nelle zone in prossimità delle antenne rispetto a quanto avviene attualmente;
    in pratica il segnale su frequenze elevate penetra e si diffonde meno bene, ecco perché le celle devono essere più piccole e più capillari. Ma questo vuol dire anche, come sottolinea l'Istituto superiore di sanità, che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a livello molto superficiale (della pelle);
    il 5G implica lunghezze d'onda più corte e maggiori antenne per renderlo efficiente. Molte antenne consentono di coprire territori più piccoli, quindi potenze molto piccole. Così sarà per tutte le antenne del 5G: avranno potenze molto basse;
    dal 2022 il 5G userà anche le frequenze a 700 MHz, che però sono le stesse usate dai televisori e su cui nei decenni non sono emersi rischi dimostrabili per la salute;
    in realtà, come ha sottolineato Pietro Guindam, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni (l'associazione delle imprese delle telecomunicazioni aderente a Confindustria), riguardo agli allarmi che ruotano intorno alle cosiddette frequenze millimetriche, queste frequenze non sono una novità, ma «sono utilizzate in altri campi da anni e regolate da normative a tutela della salute umana. E a titolo di curiosità scientifica, si ricorda che le frequenze della luce solare visibile sono nanometriche, quindi 1.000 più corte delle temute frequenze millimetriche»;
    ad oggi chiaramente non si dispone di studi scientifici di durata pluriennale svolti su un ampio gruppo di persone, né di studi sulla sovrapposizione degli effetti dei campi elettromagnetici dovuti al 5G con quelli delle tecnologie precedenti. Per avere questi dati servirebbe molto tempo e un'ampia popolazione su cui svolgere l'indagine. Allo stato attuale non sembrano esserci indizi di pericolosità tali da far invocare con forza il principio di precauzione;
    peraltro, a proposito del citato principio di precauzione e dei limiti di emissione elettromagnetica, il 6 novembre 2018, il Sottosegretario di Stato pro tempore per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Micillo, rispondendo a un'interrogazione alla Camera, ricordava come nel nostro Paese, i limiti di emissione «sono inferiori e non allineati a quelli in vigore negli altri Paesi europei e sono stati stabiliti in ottica prudenziale, nel dubbio di effetti negativi di lungo periodo per la salute umana derivanti da esposizione prolungata ai campi elettromagnetici. A ciò si aggiunga, pertanto, che la richiamata normativa nazionale prevede che un apposito comitato interministeriale preveda l'aggiornamento dello stato delle conoscenze conseguenti alla ricerca scientifica prodotta a livello nazionale e internazionale sul tema. Il Ministero della salute ha fatto, inoltre, presente che la valutazione del rischio sanitario associato all'esposizione ai campi elettromagnetici è basata su migliaia di studi condotti negli ultimi decenni in ambito epidemiologico e sperimentale. Tali studi, sia in vivo che in vitro, hanno prodotto un ricchissimo quadro di riferimento e un elevato grado di condivisione a livello mondiale delle politiche di protezione e concordano nel ritenere che il rischio di eventuali effetti sanitari a lungo termine associato all'esposizione ai campi elettromagnetici e alle radiofrequenze, inclusi i telefoni cellulari, rivesta, allo stato dell'arte, un carattere del tutto ipotetico e non di certezza»;
    gli standard internazionali di protezione definiscono limiti di esposizione ai campi elettromagnetici il cui rispetto garantisce ampiamente, grazie anche all'introduzione di opportuni fattori di riduzione, che la soglia degli effetti termici non venga superata. Tali standard sono stati recepiti anche in Italia dove per i sistemi fissi per le telecomunicazioni e radiotelevisivi sono previsti limiti di esposizione e valori di attenzione più restrittivi dei limiti internazionali, in quanto finalizzati alla tutela della salute anche da eventuali effetti a lungo termine;
    nel panorama mondiale, solo l'Italia, la Bulgaria e il Belgio (sia pur con alcune diversità) hanno adottato un limite di esposizione pari a 6 v/m, laddove tutti gli altri Paesi si attestano in media su limiti che oscillano tra i 41 e i 58 v/m;
    le reti 5G, salvo intervento normativo e/o regolamentare, dovranno rispettare gli attuali limiti emissivi: per cui dire che il 5G provocherà di per sé un innalzamento delle soglie massime è quindi falso;
    peraltro, nel corso della suddetta indagine conoscitiva alla Camera, gli esperti hanno unanimemente confermato in audizione che ciò su cui davvero occorre prestare attenzione sono i dispositivi: su questo va fatta una campagna informativa per spingere le persone ad un uso responsabile dello smartphone;
    esiste una sostanziale condivisione all'interno della comunità scientifica sul fatto che gli effetti dei campi elettromagnetici non dipendono dalle diverse generazioni di tecnologie adottate, ovvero dall'uso nelle telecomunicazioni dalle tecnologie 2G, 3G, 4G o 5G, ma solo dalle diverse bande di frequenza utilizzate per la propagazione delle onde elettromagnetiche. Anche se la numerosità di studi relativi alle frequenze specifiche del 5G è relativamente scarsa, non ci sono ragioni scientifiche per prevedere effetti diversi da quelli legati alle tecnologie precedenti, in quanto gli effetti dei campi elettromagnetici sui biosistemi sono stati studiati dall’International commission on non-ionizing radiation protection (Icnirp) per le bande di frequenza fino a 300 GHz, incluse dunque le frequenze già utilizzate e/o che saranno utilizzate dalle tecnologie delle telecomunicazioni radio-mobili di tutte le generazioni dal 2G al 5G;
    sempre con riguardo agli effetti sanitari, nel luglio 2019, l'Istituto superiore di sanità ha ribadito che resta valido il parere dell'Organizzazione mondiale della sanità e di numerosi panel internazionali di esperti, ossia che «le evidenze scientifiche correnti, sebbene non consentano di escludere completamente la possibilità di effetti a lungo termine dell'esposizione prolungata a bassi livelli di campi a radiofrequenza, non giustificano modifiche sostanziali all'impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute». Ovvero non esistono fondati motivi per ritenere che l'utilizzo dei campi elettromagnetici secondo le regole vigenti a livello internazionale crei danni per la salute;
    secondo il rapporto Istisan 19/11 dell'Istituto superiore di sanità in merito al rischio di tumori cerebrali in relazione all'esposizione a radiofrequenze da telefoni mobili, i dati ad oggi disponibili suggeriscono che l'uso comune del cellulare non sia associato all'incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale. Inoltre, le indagini condotte in diversi Paesi, tra i quali Usa, Paesi nordici e Australia, non mostrano una correlazione tra i due fenomeni: mentre la telefonia mobile e l'utilizzo dei telefoni cellulari è cresciuto esponenzialmente, l'incidenza di tumori su larga scala è rimasta pressoché costante nello stesso arco di tempo. Tra i più recenti studi si può citare quello a prima firma Ken Karipids dell'Arpansa (l'Agenzia australiana per la protezione dalle radiazioni e la sicurezza nucleare), che ha indagato i dati epidemiologici australiani dei tumori del cervello, gliomi e glioblastomi nei periodi 1982-1992, 1993-2002, 2003-2013, non rilevando correlazione con l'uso dei telefoni mobili;
    secondo il Ministero della salute, le evidenze scientifiche attualmente disponibili, che includono numerosi studi svolti dopo il 2011, non esaminati dal gruppo di lavoro della Iarc (l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'Organizzazione mondiale della sanità), tendono a deporre contro l'ipotesi che l'uso dei telefoni cellulari comporti un incremento del rischio di tumori intracranici, ma diversi studi sono in corso per chiarire le incertezze che permangono;
    in ogni caso, al di là dei singoli studi che possono essere sempre criticabili, appaiono scientificamente più rilevanti gli studi che compiono una revisione completa di numerose ricerche. Uno di questi, che ha preso in esame 94 pubblicazioni sia in vitro che in vivo, mostra che il 58 per cento delle prime ha dimostrato effetti, mentre nelle seconde solo l'8 per cento. Ma rivela anche che nessuna di queste fornisce sufficienti informazioni sugli effetti che vanno oltre a quelli termici;
    come precedentemente ricordato, la legge n. 36 del 2001 ha istituito, altresì, un Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, che, tra le altre funzioni, annovera quelle della promozione di attività di ricerca e sperimentazione tecnico-scientifica, nonché di coordinamento dell'attività di raccolta, elaborazione e diffusione dei dati. Il Comitato è chiamato, tra le altre cose, ad esprimere il parere sui decreti del Presidente del Consiglio dei ministri relativi alla definizione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità, delle tecniche di misurazione e rilevamento dell'inquinamento elettromagnetico;
    la stessa legge quadro n. 36 del 2001 prevede comunque la necessità di rivedere il quadro normativo alla luce delle evidenze che emergono dalla comunità scientifica,

impegna il Governo:

1) ad agevolare lo sviluppo della nuova tecnologia 5G, anche attraverso la revisione dei limiti delle emissioni elettromagnetiche vigenti in Italia, attualmente decisamente più bassi rispetto a quelli stabiliti nella gran parte degli altri Paesi, al fine di non penalizzare la diffusione della tecnologia;

2) ad affiancare all'introduzione della tecnologia 5G un monitoraggio dei livelli di esposizione, come del resto avviene già attualmente per le attuali tecnologie di telefonia mobile;

3) ad assumere iniziative per adeguare la normativa del settore sulla base dello sviluppo tecnologico in atto, al fine di garantire al nostro Paese un adeguato livello di competitività;

4) ad avviare efficaci campagne informative sull'uso corretto e responsabile dei dispositivi e degli smartphone, anche incentivando l'utilizzo degli auricolari.
(1-00253) «Palmieri, Zanella, Bagnasco, Sozzani, Novelli, Bergamini, Mulè, Rosso, Mugnai, Versace, Bond, Brambilla».


   La Camera,
   premesso che:
    il cosiddetto «5G» è la quinta generazione di tecnologie mobili (wireless) che offre importanti vantaggi tecnologici, riconducibili sinteticamente: alla velocità della connessione, esponenziale rispetto all'attuale; alla riduzione dei tempi di latenza – ovvero l'intervallo che passa tra l'invio di un segnale e la sua ricezione – fatto che dovrebbe permettere applicazioni che richiedono immediatezza tra stimolo e risposta; alla maggiore «densità» di dispositivi connessi, condizione essenziale per gestire il cosiddetto Internet of things, vale a dire l'estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti; alla maggiore longevità delle batterie dei dispositivi, grazie al minor consumo energetico; ad altri benefici in termini di sicurezza del trasferimento dati e flessibilità di accesso;
    per altro verso, tuttavia, la nuova tecnologia pone seri problemi sotto alcuni profili: quello industriale, posto che per il reperimento delle necessarie risorse per gli investimenti i più grandi players del settore in Italia hanno preferito fare accordi industriali (come ad esempio Tim e Vodafone nell'operazione Inwit per l'ottimizzazione della gestione delle torri di trasmissione), e che la riconversione del nostro sistema produttivo e di erogazione dei servizi, sia pubblici che privati, sconta ritardi nella digitalizzazione; quello ambientale, con particolare riferimento alle preoccupazioni per l'aumento del cosiddetto elettrosmog; quello della sicurezza civile ed industriale dei dati e più in generale, con riferimento a gestori e componentistica, che potrebbero compromettere la sicurezza nazionale che pone nuove sfide sotto l'aspetto della cybersecurity;
    da ultimo, inoltre, stanno emergendo rilevanti problemi relativi alla regolazione del sistema, sia con riferimento ai protocolli di trasmissione che alla gestione ed ai costi delle aste di assegnazione dei canali;
    il dibattito sul 5G attualmente si sviluppa attorno a tre temi fondamentali: in primo luogo, l'aumento di competitività industriale del sistema Paese Italia, in secondo luogo la sicurezza ambientale della nuova tecnologia, e, infine, i problemi di sicurezza intorno alla raccolta e alla gestione dei dati, al fine di evitare che il sistema fortemente orientato al digitale rimanga esposto ad attacchi criminali e di potenze straniere;
    in tema di competitività occorre tener conto sia di una prospettiva di impatto economico diretto per la realizzazione delle infrastrutture, che di un impatto economico indiretto, generato da nuovi servizi che il 5G è in grado di favorire, un aspetto sul quale in tempi più recenti si sono incentrati numerosi studi che hanno stimato per l'economia italiana valori aggiunti per oltre cento miliardi a partire dal 2025;
    occorre, tuttavia, anche essere consapevoli dei costi che possono derivare dai ritardi nella realizzazione o nell'uso della nuova tecnologia e, in particolare, da una carente e/o inadeguata visione industriale e da un gap culturale che vede l'Italia al secondo posto nell'avanzamento delle tecnologie 5G ma solo al ventiquattresimo posto nella digitalizzazione dell'economia e della società, ed esiste un rischio concreto che l'investimento sulla infrastruttura 5G non porti i risultati sperati;
    in tema di sicurezza ambientale non sono ancora disponibili dati in quantità e di qualità sufficiente anche con riferimento al valore complessivo delle emissioni elettromagnetiche, e quindi non solo riferibili al 5G, ma a tutte quelle altre emissioni già presenti o in via di emissione;
    allo stato, le agenzie sanitarie nazionali ed internazionali hanno escluso pericoli diretti per la salute umana e, anzi, indicano la nuova tecnologia 5G come meno inquinante e dannosa delle precedenti tecnologie 3G e 4G, mentre i principali enti nazionali di protezione ambientale, quali l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e le Agenzie regionali per la protezione ambientale, non sembrano avere ancora avere avviato dei monitoraggi ambientali territoriali;
    il principio di precauzione impone di continuare a monitorare e vigilare, posto che la questione della sicurezza è un punto essenziale e gli studi ed i monitoraggi ambientali vanno intensificati ove già avviati, ovvero avviati senza indugio;
    per quanto attiene il tema della sicurezza delle infrastrutture, la gestione «geopolitica» del 5G, che riguarda anche i sistemi commerciali e militari di alleanze internazionali e la nazionalità delle imprese che producono i beni ed i servizi necessari alla realizzazione della infrastruttura 5G, costituisce una questione di primaria importanza, tanto da aver indotto il Governo a provvedere sulla Golden power estesa anche all'acquisto dei materiali e servizi e non solo alle quote delle società di gestione;
    alla questione geo-strategica si sovrappone almeno in parte anche il problema della cybersecurity che, per altro verso, è riconducibile alla tutela dei diritti economici (uso dei dati personali) civili (diritto alla privacy e collegati) e politici (profilazioni elettorali, libertà di informazione e di espressione dei cittadini, questioni che occorre affrontare coinvolgendo l'Agenzia per le garanzie nelle comunicazioni, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il Garante della privacy e gli altri enti ed agenzie, anche europei, competenti in materia,

impegna il Governo:

1) a promuovere la digitalizzazione dell'economia, sostenendo l'ammodernamento dei processi industriali e di produzione dei servizi pubblici e privati, e, in particolare, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, e a garantire il rinnovato sostegno ai programmi di industria 4.0;

2) ad avviare campagne di informazione volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle potenzialità della rete 5G;

3) a promuovere un programma pubblico di studio e di monitoraggio ambientale, coinvolgendo tutte le Arpa regionali e l'Ispra oltre all'Istituto superiore di sanità e Asl, per quanto di competenza sugli studi epidemiologici, per il rilievo delle emissioni dei nuovi impianti per il 5G e di tutte le altre emissioni elettromagnetiche presenti sui territori, al fine di avere una completa conoscenza della situazione ed una valutazione di adeguatezza di interventi che possa determinare l'adozione di un'unica posizione nazionale in materia, che tutte le regioni e i comuni dovranno rispettare onde evitare discriminazioni;

4) a predisporre linee guida per la tutela dei diritti economici, civili e politici dei cittadini esposti, a parere dei firmatari del presente atto, allo strapotere dei grandi gestori dei servizi informatici (Google, Facebook, Amazon e altri).
(1-00255) «Lollobrigida, Meloni, Silvestroni, Butti, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    la tecnologia 5G (acronimo di 5th Generation) costituisce il prossimo standard tecnologico per lo sviluppo delle reti mobili;
    l'ampiezza della banda e una latenza inferiore agli standard precedenti, rappresentano una vera e propria rivoluzione per la connettività;
    per tali caratteristiche le reti mobili di quinta generazione saranno in grado di trasmettere dati con una velocità 14 volte maggiore rispetto alle reti 4G, consentendo di coprire capillarmente il territorio e di connettere un elevatissimo numero di dispositivi in modo affidabile;
    il 5G non comporta solo un miglioramento significativo della qualità delle reti mobili, ma costituirà l'infrastruttura portante per lo sviluppo delle cosiddette « smart city» e della mobilità connessa, rendendo quindi possibile la realizzazione di ecosistemi che rivoluzioneranno una molteplicità di settori economici (industria, sanità, agricoltura, e altro);
    secondo quanto indicato nel white paper della Next Generation Mobile Networks, la tecnologia di quinta generazione si dovrebbe radicare a partire dall'anno 2020 con l'aspettativa che «abiliti una società pienamente connessa e mobile, consentendo trasformazioni socio-economiche in molte direzioni, molte delle quali non immaginabili ad oggi, ivi inclusi gli ambiti della produttività, della sostenibilità e del benessere»;
    la rivoluzione innescata dal 5G sarà sempre più evidente a mano a mano che nasceranno applicazioni e dispositivi in grado di sfruttarne le peculiarità. Cambieranno il modo di gestire le comunicazioni e la copertura, rendendo le reti più intelligenti ed in grado di integrare realmente le persone ed il cosiddetto internet delle cose all'interno di un unico ecosistema informativo;
    tra i campi di applicazione del 5G vi saranno una più efficiente gestione della banda e delle connessioni, con la positiva conseguenza di un'alta velocità sia in aree cittadine che in quelle rurali;
    le applicazioni in campo sanitario verrebbero implementate con la possibilità di rendere istantanea la comunicazione tra due punti lontani: il monitoraggio a distanza dei parametri legati ad uno stato di salute, la possibilità di tracciarne l'evoluzione nel tempo, la possibilità di comunicare problemi in tempo reale con centraline di allarme e di controllo;
    secondo i dati forniti da Ericsson, tra i leader mondiali nella costruzione di infrastrutture di reti, il traffico mobile è destinato a quintuplicare entro il 2023 e pertanto solo un passaggio al 5G consentirebbe di non giungere al punto di esaurimento delle possibilità del 4G;
    una delle principali cause di preoccupazione nella popolazione, circa possibili rischi per la salute connessi alle emissioni elettromagnetiche, è risultata essere l'ipotesi di una «proliferazione di antenne»;
    gli effetti sui biosistemi dei campi elettromagnetici a radio-frequenza fino a 300 GHz, ossia tutte le bande di frequenza impiegate nelle tecnologie delle telecomunicazioni, sono stati studiati dalla commissione scientifica internazionale denominata International Commission on Non-Iomzing Radiation Protection (Icnirp) il cui operato è riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della sanità. L'Incirp è finanziato dal Ministero federale tedesco dell'ambiente, la conservazione della natura e la sicurezza nucleare, dalla direzione generale per l'occupazione, gli affari sociali e l'inclusione dell'Unione europea (sicurezza sul lavoro) e dall’International Radiation Protection Association. Secondo l'Incirp, gli unici effetti scientificamente accertati delle radiazioni sotto i 300 GHz sono quelli termici, cioè conseguenti a un riscaldamento dei tessuti per effetto dell'assorbimento dell'energia elettromagnetica;
    secondo i dati forniti dalla direzione del servizio di polizia postale e delle comunicazioni del Ministero dell'interno, dal 2017 al 2018 i dati sottratti al sistema sanitario sono aumentati del 99 per cento, i crimini cibernetici finanziari, dal 2017 al 2018 hanno registrato un aumento degli attacchi del 320 per cento per importi sottratti aumentati del 170 per cento;
    l'Istituto superiore di sanità, ha osservato che «Il 5G, come le attuali tecnologie di telefonia mobile di seconda, terza e quarta generazione (2G, 3G e 4G), non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti, per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici. Questo è vero anche in considerazione sia della natura particolarmente restrittiva della normativa italiana, sia dei margini di cautela impliciti negli standard internazionali per la protezione dagli effetti termici nell'ipotesi che il quadro normativo italiano venga allineato ad essi per evitare che già esistenti problemi di istallazione degli impianti di telecomunicazione mobile possano essere accentuati con l'avvento del 5G. Non solo i livelli di esposizione della popolazione saranno molto inferiori alle soglie per gli effetti a breve termine di natura termica, ma la temuta «proliferazione di antenne» non dovrebbe comportare aumenti generalizzati delle esposizioni in quanto le ridotte dimensioni delle small cells comporteranno delle potenze di emissione più basse di quelle utilizzate per coprire le macrocelle. D'altra parte, come già avviene per le small cells già utilizzate dalle tecnologie attuali di telefonia cellulare, le antenne fisse saranno presumibilmente poste a distanza più ridotte dalle persone di quanto lo sia, per esempio, la distanzia di una stazione radiobase posta sulla sommità di un edificio. Inoltre, le tecnologie 5G si affiancheranno, almeno inizialmente, alle tecnologie esistenti, per cui qualche aumento dei livelli di esposizione potrebbe verificarsi in prossimità delle antenne. Sarà comunque compito delle autorità delegate ai controlli delle emissioni verificare il rispetto della normativa. In conclusione, i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all'introduzione del 5G (...). Tuttavia è importante che l'introduzione di questa tecnologia sia affiancata da un attento monitoraggio dei livelli di esposizione (come del resto avviene già attualmente per le attuali tecnologie di telefonia mobile) e in proseguano le ricerche sui possibili effetti a lungo termine»,

impegna il Governo:

1) a procedere senza indugio all'assunzione degli atti di competenza e comunque di ogni utile iniziativa volta a consentire la rimozione degli ostacoli ingiustificati allo sviluppo delle reti 5G, in particolare adottando iniziative, di semplificazione normativa più volte sollecitate anche dalle associazioni di categoria;

2) ad adottare un indirizzo a livello nazionale al fine di uniformare l’iter autorizzativo da seguire in caso di realizzazione di impianti di telecomunicazione, definendo chiaramente le procedure e i moduli da utilizzare e assumendo iniziative per chiarire le disposizioni che possono dar luogo a dubbi interpretativi e applicativi idonei a rallentare gli investimenti;

3) a implementare il coinvolgimento degli enti territoriali, in primis comuni e regioni, nella fase operativa di realizzazione delle infrastrutture digitali;

4) a predisporre – per il tramite di forme di «pubblicità progresso» insieme alla Rai, società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo – una adeguata campagna informativa che abbracci la conoscenza delle nuove tecnologie ma anche che fornisca adeguata e oggettiva informazione sull'impatto ambientale e su eventuali effetti dei campi elettromagnetici sulla salute dei cittadini;

5) ad adottare, di conseguenza, le opportune iniziative di monitoraggio dei livelli di esposizione, per verificare eventuali rischi sanitari;

6) ad assumere iniziative di carattere normativo volte a prevedere per le infrastrutture standard di sicurezza certificati, coniugando l'imperativo della protezione dei dati con la necessità di rapportarsi ai dispositivi di sicurezza già adottati dalle imprese e agli standard internazionali.
(1-00256) «Capitanio, Molinari, Cecchetti, Donina, Giacometti, Maccanti, Rixi, Tombolato, Zordan».