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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 8 luglio 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'8 luglio 2019.

  Amitrano, Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Braga, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallo, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Invidia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Picchi, Rampelli, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 5 luglio 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   FIORINI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'affidamento di minori a comunità e istituti» (1958);
   MINARDO: «Agevolazioni e benefìci pensionistici in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili» (1959);
   ROSSELLO: «Abrogazione dell'articolo 323 del codice penale, concernente il reato di abuso d'ufficio» (1960);
   MELONI ed altri: «Disposizioni in materia di soppressione dei tribunali per i minorenni e istituzione di sezioni specializzate per la famiglia e per i minori presso i tribunali e le corti d'appello e di uffici specializzati della procura della Repubblica presso i tribunali» (1961).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

  In data 5 luglio 2019 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale:
  «Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocollo, fatta a Montevideo il 1o marzo 2019» (1962).

  Sarà stampato e distribuito.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 27 giugno 2019, ha comunicato che la 7a Commissione (Istruzione pubblica) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo – Spazio europeo della ricerca: far progredire insieme l'Europa della ricerca e dell'innovazione (COM(2019) 83 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 15).

  Questa risoluzione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministero dell'economia e delle finanze.

  Il Ministero dell'economia e delle finanze ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, di pertinenza del centro di responsabilità «Dipartimento del tesoro», autorizzate, in data 14 giugno 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero della difesa.

  Il Ministero della difesa ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 20 giugno 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha trasmesso un decreto ministeriale recante una variazione di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, di pertinenza del centro di responsabilità «Direzione generale del terzo settore e della responsabilità sociale delle imprese», autorizzata, in data 20 giugno 2019, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XII (Affari sociali).

Trasmissione di delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 27 giugno e 2 e 4 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
   n. 63/2018 del 28 novembre 2018, concernente «Interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa – Sistema di trasporto pubblico a capacità intermedia a servizio dei corridoi EUR-Tor de’ Cenci ed EUR-Tor Pagnotta – Autorizzazione all'utilizzo dei ribassi di gara e delle economie e rideterminazione contributo statale» – alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti);
   n. 7/2019 del 4 aprile 2019, concernente «Interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa – Città di Bologna – Sistema di trasporto pubblico a guida vincolata (TPGV) “Centro città-S. Lazzaro” – legge n. 211 del 1992. Realizzazione di opere integrative e collaterali al TPGV. Utilizzo contributo residuo» – alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti);
   n. 8/2019 del 4 aprile 2019, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443 del 2001). Strada provinciale (S.P.) ex strada statale (S.S.) 415 “Paullese”: Ammodernamento tratto Crema-Spino d'Adda – Lotto n. 3 «Nuovo ponte sul fiume Adda» – Lavori di raddoppio del ponte sul fiume Adda e dei relativi raccordi in provincia di Cremona e di Lodi. Modifica del soggetto aggiudicatore» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente);
   n. 11/2019 del 4 aprile 2019, concernente «Modifica del Programma operativo complementare “Città metropolitane” 2014-2020 (delibera CIPE n. 46 del 2016)» – alla V Commissione (Bilancio);
   n. 17/2019 del 4 aprile 2019, concernente «Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 – Progetti di ricerca da realizzare nelle regioni Calabria e Sicilia – Integrazione del Piano stralcio “Ricerca e innovazione” (delibera CIPE n. 1 del 2016)» - alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura);
   n. 18/2019 del 4 aprile 2019, concernente «Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI): assegnazione di risorse per il finanziamento agevolato dei contratti di filiera e di distretto ad integrazione delle risorse del Piano operativo agricoltura destinate alla medesima finalità» – alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura);
   n. 22/2019 del 4 aprile 2019, concernente «Relazione sull'attività svolta dal NARS nel 2018» – alla V Commissione (Bilancio);
   n. 23/2019 del 4 aprile 2019, concernente «Relazione sulle attività concernenti il partenariato pubblico privato (PPP) 2017-2018» – alla V Commissione (Bilancio) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 4 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione e i risultati del programma Pericle 2020 per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria nel 2018 (COM(2019) 287 final);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nel Comitato europeo per l'elaborazione di norme per la navigazione interna e nella Commissione centrale per la navigazione sul Reno sull'adozione di modelli nel settore delle qualifiche professionali nella navigazione interna (COM(2019) 307 final);
   Relazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del piano d'azione sulla mobilità militare (JOIN(2019) 11 final).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettera in data 28 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio comunale di Francavilla in Sinni (Potenza).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Trasmissione dalla Regione autonoma della Sardegna.

  La Regione autonoma della Sardegna, con lettere in data 28 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13, i decreti del Presidente della Regione di scioglimento dei consigli comunali di Tempio Pausania e di Siamaggiore.

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 27 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
   alla VII Commissione (Cultura) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali:
    al dottor Nicola Borrelli, l'incarico di consulenza, studio e ricerca nell'ambito del Segretariato generale;
   alla VIII Commissione (Ambiente) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
    al dottor Oliviero Montanaro, l'incarico di direttore della Direzione generale per lo sviluppo sostenibile, per il danno ambientale e per i rapporti con l'Unione europea e gli organismi internazionali.

  Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 2 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, il decreto ministeriale concernente la nomina del professor Antonio Zoccoli a presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN).

  Questo decreto è trasmesso alla VII Commissione (Cultura).

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 2 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento al dottor Biagio Mazzotta, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 19, dell'incarico di Ragioniere generale dello Stato.

  Questa comunicazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell’Allegato A ai resoconti della seduta del 5 luglio 2019, a pagina 3, seconda colonna, ventiseiesima riga, la parola: «, XIV» deve intendersi soppressa.

MOZIONI CILLIS, VIVIANI ED ALTRI N. 1-00213, SPENA ED ALTRI N. 1-00218 E INCERTI ED ALTRI N. 1-00219 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DEL COMPARTO CEREALICOLO

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    ancorché l'agroalimentare rappresenti un settore di estrema rilevanza per l'economia nazionale, come continuamente confermato dai dati positivi delle esportazioni, alcuni comparti, in particolare quello cerealicolo, mostrano difficoltà che rischiano di compromettere l'effettiva operatività di moltissime aziende, sia della produzione che della trasformazione;
    tra le criticità strutturali, specie con riferimento al grano duro, si segnalano senza dubbio l'obsolescenza del sistema degli impianti di stoccaggio, un'eccessiva polverizzazione dell'offerta, con moltissime aziende di piccole dimensioni e la necessità di migliorare la qualità tecnologica del grano duro sia in termini di valore molitorio, ovvero di resa in semola, sia di valore pastificante, ovvero di proprietà della pasta, anche in considerazione di un processo industriale che richiede un elevato tenore di proteine della materia prima;
    le suddette criticità, unitamente ad un'estrema variabilità delle condizioni di mercato sul mercato internazionale e le sfavorevoli condizioni climatiche che hanno interessato la penisola italiana, imponendo l'aumento delle importazioni, evidenziano la gravità della situazione in cui versano le imprese agricole nazionali, con intere aree votate alla produzione di grano diventate a scarsa redditività, con riflessi negativi sull'intera filiera della pasta nella quale, come noto, si riversa la quasi totalità della produzione di grano duro;
    il comparto cerealicolo opera, inoltre, in un contesto globale altamente specializzato e competitivo, la cui forte volatilità dei prezzi spesso non risulta strettamente correlata alla sola legge della domanda e dell'offerta, ma anche alle speculazioni finanziarie, all'andamento del costo del petrolio, alle oscillazioni delle valute, tutti elementi che causano distorsioni nella filiera e che danneggiano in modo significativo i produttori esposti, più degli altri anelli della catena, a repentine perdite di reddito;
    nel 1967 in Italia si producevano 1,4 milioni di tonnellate di pasta, quasi tutta destinata al consumo del mercato interno; oggi la produzione è più che raddoppiata, con 3,4 milioni di tonnellate circa, e per la metà è destinata all'esportazione: con ciò che ne consegue in termini di redditi e livelli occupazionali;
    è, pertanto, indispensabile intervenire con urgenza per predisporre misure adeguate a sostegno del comparto cerealicolo nazionale, attraverso interventi volti a tutelare il reddito dei produttori e a migliorare la qualità tecnologica del prodotto, specie del grano duro, anche al fine di soddisfare le esigenze dell'industria di trasformazione, i cui prodotti si collocano ai primi posti tra gli alimenti di eccellenza presenti nei mercati internazionali;
    l'attività di controllo è fondamentale per la tutela del made in Italy e per la certezza della qualità di ciò che arriva sulle nostre tavole e perché sia efficace è primario salvaguardare la nostra agricoltura,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere, con urgenza, ogni utile iniziativa volta a rimuovere le criticità che caratterizzano il comparto della cerealicoltura nazionale, anche alla luce di dinamiche internazionali di mercato spesso sfavorevoli che, incidendo negativamente sui fattori di debolezza strutturale, peggiorano le condizioni economiche ed occupazionali delle aziende cerealicole;

2) ad attivare gli interventi previsti dal Piano cerealicolo nazionale, nonché a mettere a punto una sua revisione alla luce delle mutate condizioni di mercato, dotandolo di adeguate risorse finanziarie;

3) a sostenere e incentivare lo strumento dei contratti di filiera, al fine di tutelare il reddito dei produttori e di promuovere una più equilibrata distribuzione della produzione sul territorio nazionale;

4) ad adottare iniziative per rafforzare la tutela e la protezione delle produzioni nazionali di grano duro di qualità, che costituiscono alcune delle più note eccellenze del made in Italy a livello globale;

5) ad incentivare il ricorso alla contrattazione tra le imprese e la premialità delle produzioni sulla base della qualità ottenuta, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di lavoro composto da rappresentanti del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative, al fine di individuare percorsi condivisi volti a favorire tutte quelle soluzioni idonee a migliorare l'equilibrio di mercato e la trasparenza nella rilevazione e nella formazione di prezzi;

6) a fronteggiare l'inadeguatezza del sistema produttivo nazionale del grano duro attraverso il sostegno alla ricerca scientifica finalizzata al miglioramento della qualità nella fase della coltivazione, nonché alla realizzazione di impianti idonei a consentire uno stoccaggio corretto e differenziato in funzione della qualità della materia prima;

7) a valutare la possibilità di assumere iniziative per introdurre misure di agevolazione fiscale, anche per un periodo transitorio, vista la situazione emergenziale determinatasi, volte a consentire alle aziende cerealicole di recuperare quei margini di redditività minimi che ne giustifichino la continuità operativa;

8) a valutare l'opportunità di porre in essere iniziative volte a sostenere la promozione dei controlli di qualità del sistema del made in Italy che contempli più efficaci controlli sulla provenienza del grano da Paesi terzi, anche nell'ottica di una maggiore tutela del consumatore finale e al fine di tutelare la filiera produttiva italiana e garantire alti standard di qualità;

9) ad assumere iniziative affinché non sia messo a rischio un prodotto simbolo del made in Italy a causa del ribasso dei prezzi del grano e dell'invasione dei prodotti stranieri a volte anche di scarsa qualità e privi di controllo, al fine di garantire reddito agli operatori del settore cerealicolo.
(1-00213) (Nuova formulazione) «Cillis, Viviani, L'Abbate, Parentela, Cadeddu, Lombardo, Del Sesto, Bella, Cassese, Cimino, Gagnarli, Gallinella, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Pignatone, Bubisutti, Coin, Gastaldi, Golinelli, Liuni, Lo Monte, Lolini, Loss».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia è il primo produttore in Europa di grano duro, con oltre 200 mila imprese agricole coinvolte. Eppure molti agricoltori, schiacciati dall'andamento dei prezzi della materia prima, non considerano più conveniente investire nella semina di questo cereale. In alcuni areali (Lazio, Toscana e Sicilia e Basilicata) si regista una perdita di superfici di quasi il 50 per cento negli ultimi dieci anni. La Sardegna in 14 anni ha perso i quattro quinti (-78 per cento) di terra investita a grano, passando dagli oltre 96 mila ettari del 2004 agli appena 20.600 del 2018;
    nonostante il miglioramento che si sta registrando nella campagna 2018-2019, il comparto nazionale del grano duro lavora ai limiti del sottocosto ormai da anni. Dai 300 euro mediamente pagati al produttore alla tonnellata nel 2014 si è scesi a 270 euro l'anno successivo. La «guerra del grano» del luglio 2016 ha portato nel giro di un anno le quotazioni del grano duro destinato alla pasta a perdere il 43 per cento del valore fino a 180 euro a tonnellata. Le quotazioni sono risalite attorno ai 210 euro nel 2017 e 2018, ma lo scorso anno in taluni casi si è scesi ulteriormente fino 150-160 euro alla tonnellata a causa delle continue piogge che hanno compromesso la qualità del prodotto;
    secondo il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) la semina del grano duro per la campagna 2018-19 è stata pari a circa 1,20 milioni di ettari, cioè il 6,5 per cento in meno rispetto alla campagna precedente. È particolarmente significativo il calo delle superfici al Nord (-25 per cento) e al Centro (-15 per cento), mentre tengono il Sud e le Isole. Crescono del 5 per cento le superfici a grano «bio». Il raccolto previsto per il 2019 è di circa 4 milioni di tonnellate, in calo rispetto all'anno scorso;
    ogni anno l'industria molitoria nazionale individua e seleziona circa 5,6 milioni di tonnellate di grano duro che trasforma in semola per il settore della pasta. La produzione interna di grano duro è sufficiente a coprire solo il 70 per cento del fabbisogno dei pastai. Ma non sempre e non tutti gli anni il grano italiano raggiunge gli standard qualitativi previsti dalla legge per la pasta. Secondo una analisi del Crea (periodo 2011-2016) circa il 30 per cento del grano italiano è poco adatto alla pastificazione, mentre solo il 35 per cento è di alta qualità. In particolare, una parte del grano duro italiano difetta nel contenuto proteico minimo necessario per ottenere semola di qualità (minore del 13 per cento);
    oltre che per il consumo (23 chilogrammi a testa), l'Italia è prima nel mondo per produzione (3,6 milioni di tonnellate annue) ed export di pasta (2 milioni di tonnellate), ma questo primato è a rischio per diversi motivi:
     1) la produzione di grano italiano è penalizzata da una eccessiva polverizzazione delle imprese produttive e la mancanza di strutture di stoccaggio adeguate rende difficile la valorizzazione e la classificazione della materia prima. La polverizzazione rende più difficile raggiungere la redditività minima. Quanto allo stoccaggio, le strutture, circa un migliaio su tutto il territorio nazionale, sono state modernizzate solo nelle regioni dove le superfici seminate a grano duro sono rimaste quasi invariate, come in Puglia e nelle Marche;
     2) il sostegno al settore da parte del sistema Paese in Italia non è stato sufficiente e ha sensibilmente concorso nel tempo a scavare un solco, in termini di competitività, crescita e sostegno all’export rispetto alla crescente concorrenza internazionale. Paesi come Turchia ed Egitto, pur con un prodotto di qualità inferiore, stanno erodendo quote di mercato alla pasta italiana, forti anche del supporto dei rispettivi Governi. Cresce anche la produzione di Usa e Brasile;
     3) è in costante calo l'impiego delle sementi certificate, il cui uso è diminuito del 12 per cento rispetto al 2018 (fonte: Crea). Le uniche aziende che hanno l'obbligo dell'uso del seme certificato sono quelle che hanno un contratto di filiera con i più importanti pastifici nazionali. Tutte le altre, circa l'80 per cento sono libere di usare anche semi non certificati, pratica vietata fino a qualche anno fa: per accedere ai contributi Pac occorreva produrre la fattura d'acquisto di seme certificato. Tal pratica colpisce anche le imprese sementiere che richiedono, per fare ricerca, la possibilità di incassare royalty sui semi che hanno costituito. In molti casi l'uso di sementi non certificate ha abbassato il livello qualitativo delle nostre produzioni;
    si registrano peraltro alcuni segnali favorevoli:
     1) il crescente sviluppo di contratti di filiera dove gli attori, ognuno per la propria specificità di ruolo, contribuiscono al miglioramento della competitività e a una più equilibrata distribuzione del valore; dal protocollo d'intesa per migliorare il grano dura italiano firmato nel dicembre 2017 dall'Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane (Aidepi), le associazioni agricole e l'Italmopa, Associazione industriali mugnai d'Italia (complessivamente poco meno della metà di tutta l'agroindustria italiana, per un valore di circa 60 miliardi di euro e per quanto riguarda il mondo agricolo, oltre 3 milioni di associati e 1,1 milioni di imprese), si sono sviluppati numerosi accordi, sino ai recentissimi «salva cerealicoltori» tra Coldiretti Sardegna e il Gruppo Casillo o all'accordo siglato da Filiera agricola italiana e il pastificio Casa Milo di Bitonto per la fornitura già da quest'anno di grano 100 per cento pugliese, che permetterà di produrre pasta secca e fresca certificata da Fdai (Firmato dagli Agricoltori italiani);
     2) grazie all'entrata in vigore dalla fine del 2017 dell'obbligo di indicare sui pacchi di pasta in etichetta l'origine della materia prima, si è assistito alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l'origine italiana al 100 per cento del grano impiegato. Il consumatore oggi è in grado di influenzare la grande distribuzione organizzata, poiché le sue scelte creano «imposizioni» al trasformatore e, a ritroso, all'agricoltore. Secondo Coldiretti è cresciuto di conseguenza del 20 per cento il valore del grano duro in Italia;
     3) sono stati positivi gli effetti del fondo di sostegno per la sottoscrizione dei contratti di filiera di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge n. 113 del 2016 successivamente rifinanziato dalla legge di bilancio 2017. il «Fondo grano duro» si è rivelato indubbiamente uno strumento valido per sviluppare e incentivare le relazioni contrattuali all'interno della filiera. Nella prima campagna 2016, il premio previsto è stato di 100 euro a ettaro agli agricoltori in contratti di filiera almeno triennali. La misura ha coinvolto 100 mila ettari e circa 9 mila aziende. La seconda campagna ha visto domande in linea con la prima ma con contributo raddoppiato, 200 euro. Si registrano però ritardi nei pagamenti;
     4) la ricerca italiana è sempre stata un'eccellenza soprattutto per i miglioramenti genetici. Il recente annuncio del completamento del genoma del grano duro (un progetto internazionale con a capofila Crea, Cnr e Università di Bologna e Salerno) avrà effetti importanti per il settore: l'industria sementiera potrà lavorare per nuove varietà più resistenti a malattie come le ruggini e la fusariosi. L'industria della trasformazione potrà, a medio termine, avere una materia prima sempre più calibrata e funzionale alle proprie esigenze produttive e ai gusti del consumatore. I ricercatori, in tempi più lunghi, avranno modo di riconoscere e tutelare le biodiversità, grazie al riconoscimento su basi genetiche delle diverse tipologie di frumento duro, sia esso farro, grano antico o moderno;
     5) quanto all'ammodernamento degli stoccaggi, nelle regioni dove i livelli produttivi sono stati mantenuti gli imprenditori hanno innovato. Con le nuove metodologie lo stoccaggio viene effettuato sia in silos metallici di nuova concezione sia in silobag sottovuoto. Il raccolto viene differenziato per tipologia (convenzionale e biologico) e per classi proteiche, colore, peso specifico e bianconatura. La differenziazione stimola gli agricoltori a coltivare grano di qualità. In Alta Murgia, nel 2018 ai produttori che hanno sottoscritto il contratto Grano Armando sono andati 285 euro/tonnellata più le premialità, sulla base della scala proteica. Anche per il Gruppo Santacroce, uno dei cui silos è stato recentemente oggetto di attentato, si è passati dallo stoccaggio indifferenziato alla separazione delle partite di grano duro e il successo non è tardato ad arrivare;
    va sfatato il falso mito della superiorità del grano estero per la pasta di qualità. I produttori nazionali sono in grado di realizzare semole con contenuto proteico sopra il 14 per cento. La scelta di grano coltivato sul territorio nazionale è una garanzia per la tutela della salute dei consumatori, perché in Italia è vietato l'utilizzo del glifosato sul grano in preraccolta, a differenza di quanto accade per quello straniero proveniente da Usa e Canada, dove ne viene fatto un uso intensivo per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato;
    in base ad una specifica normativa europea (Regolamento (UE) 1881/2006), il deossinivalenolo (Don), una micotossina del grano duro non trasformato è ammessa dalla Unione europea fino a 1750 ppb (parti per miliardo). Le micotossine sono sostanze dannose alla salute prodotte da alcuni funghi che albergano nelle derrate alimentari. La loro presenza negli alimenti è consentita solo entro certi limiti. Per la maggior parte dei Paesi del mondo i valori massimi del Don nei cereali sono compresi fra i 750 e 1000 ng/. Questo consente l'importazione di grano duro che in altri Stati dovrebbe essere considerato rifiuto. Dagli studi si apprende che nel meridione d'Italia, grazie al clima arido, le percentuali di Don sono al di sotto di 100 ppb se non assenti;
    per quanto riguarda gli effetti della speculazione sulle commodity alimentari, le previsioni per il 2019 prevedono prezzi stabili sui mercati internazionali. Quanto all'oscillazione delle valute, gli unici grani duri pagati in valuta estera sono l'americano, il canadese e kazaco per i quali le quotazioni sono espresse in dollari. Gli altri grani hanno origini comunitarie, quindi sono pagati in euro. La sola differenza consiste nei costi di produzione differenti tra i vari Paesi dell'Unione europea (vedi Grecia, Spagna, Francia, per non parlare dei Paesi dell'Est Romania, Bulgaria, Ungheria). Occorre invece considerare l'enorme incidenza del costo dei carburanti, che si abbattono sulla produzione e sui trasporti: costa più trasportare il grano da Catania a Foggia su gomma che da Vancouver a Bari su nave;
    nella riunione di fine dicembre 2018 tra il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e le organizzazioni agricole, le associazioni industriali e sementiere e i rappresentanti della distribuzione, il Ministro ha avanzato diverse proposte: 1) mantenimento nel 2020 e 2021 della dotazione del «Fondo filiera grano duro»; 2) sblocco immediato pagamenti 2019, nel limite degli aiuti de minimis, su contratti di filiera; 3) trasparenza sui prezzi realizzata mediante creazione di una commissione unica nazionale per il grano duro per favorire il dialogo interprofessionale e rendere più trasparente la formazione del prezzo; 4) promozione della pasta italiana di qualità sul mercato interno e internazionale. Impegni ripetuti nel tavolo di filiera grano duro-pasta tenutosi presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo il 27 giugno 2019,

impegna il Governo:

1) ad adottare, con urgenza, le iniziative necessarie a rimuovere le criticità che caratterizzano il comparto della cerealicoltura nazionale, al fine di incrementare la produzione nazionale anche per metterla al riparo dalle dinamiche internazionali di mercato e dalla concorrenza di Paesi terzi ed in particolare:
   a) a incentivare la disponibilità di grano duro nazionale di qualità e prodotto in modo sostenibile per venire incontro alle esigenze dell'industria molitoria e della pasta, mediante lo sviluppo e la generalizzazione degli accordi di filiera, prevedendo premi di produzione legati al raggiungimento di standard qualitativi del grano;
   b) a rafforzare gli interventi previsti dal piano cerealicolo nazionale, rivedendone i contenuti alla luce delle mutate condizioni di mercato, dotandolo di adeguate risorse finanziarie, promuovendo l'innovazione nella filiera italiana grano-semola-pasta e prevedendo la velocizzazione dei pagamenti e la sburocratizzazione delle procedure;
   c) a promuovere specifiche misure per il miglioramento e la modernizzazione e ove occorra, la concentrazione dei centri di stoccaggio, tenendo conto delle esperienze già maturate, con particolare riferimento ai siti di stoccaggio collegati ai contratti di filiera;
   d) a stimolare e sostenere il settore della ricerca nazionale sul grano duro, anche prevedendo che i diversi centri di ricerca adottino specifici orientamenti e piani di ricerca, al fine di renderla una eccellenza assoluta a livello internazionale;
   e) a promuovere e difendere, a livello nazionale e internazionale, in maniera coesa un'immagine forte della filiera della pasta italiana, garantendone la sicurezza anche attraverso la tracciabilità informatica dei vari passaggi dalla filiera al consumatore finale;
   f) a costituire in tempi rapidi la Commissione unica nazionale per il grano duro di cui all'articolo 6-bis del decreto-legge n. 51 del 2015, al fine di consentire ai produttori di collocare il proprio prodotto ad un prezzo congruo e di garantire la trasparenza nelle relazioni contrattuali tra gli operatori di mercato e nella formazione di prezzi;
   g) a valutare la possibilità di adottare iniziative per introdurre misure di agevolazione fiscale, anche per un periodo transitorio, con il fine di consentire alle aziende cerealicole di recuperare i margini di redditività minimi, prevedendo una riduzione delle accise sul gasolio agricolo e un aiuto al rimodernamento del parco mezzi meccanici aziendali, anche per garantire la sicurezza dei lavoratori e la diminuzione degli oneri contributivi;

2) a valutare la possibilità di modificare, in sede di attuazione dell'articolo 3-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 e con le modalità ivi previste, l'articolo 3 del decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 26 luglio 2017, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana 17 agosto 2017, n. 191, prevedendo che, per l'apposizione sull'etichettatura della pasta della dicitura «Italia e altri Paesi UE o non UE» la miscela utilizzata debba contenere almeno il 60 per cento di grano coltivato sul territorio nazionale, al fine di aumentare la richiesta di prodotto nazionale;

3) a mettere in moto tutte le iniziative utili per rivedere con la massima urgenza e determinazione, a difesa della salute dei consumatori italiani e del lavoro degli agricoltori italiani, il Regolamento (UE) 1881/2006, grazie al quale l'Unione europea permette la presenza di micotossine nel grano duro non trasformato fino a 1750 ppb (parti per miliardo), fatto che consente l'importazione di grano duro che in altri Stati dovrebbe essere considerato rifiuto, favorendo in tal modo la produzione di grano duro nel Meridione d'Italia, che, grazie al clima arido, presenta percentuali di micotossine al di sotto di 100 ppb o addirittura assenti.
(1-00218) «Spena, Nevi, Brunetta, Occhiuto, Labriola».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia è di gran lunga il primo Paese produttore di grano duro in Europa e, con una produzione che nel decennio 2008-2018 ha oscillato stabilmente tra 4 e 5 milioni di tonnellate, è arrivata a contendersi su base annuale il primato mondiale con il Canada;
    oltre il 65 per cento della produzione e più del 70 per cento delle superfici coltivate a grano duro nel nostro Paese, sono localizzate nelle regioni meridionali e nelle isole;
    il grano duro, in Italia, contribuisce in maniera significativa al miglioramento economico e sociale di vaste aree rurali, con un ruolo importante anche per la difesa, sotto il profilo dell'assetto idrogeologico, del territorio e la valorizzazione del paesaggio;
    da diversi anni si registrano dinamiche di mercato che determinano una crescente instabilità dei prezzi delle commodity agricole, incidendo in maniera rilevante sulla struttura della filiera cerealicola e sulle imprese del comparto;
    le filiere cerealicole sono influenzate nella formazione del prezzo da fattori esogeni, come l'andamento climatico, la variabilità del prezzo del petrolio e dei tassi di cambio;
    le quotazioni del grano duro si attestano spesso al di sotto dei costi di produzione senza portare nessun vantaggio per i consumatori considerato che i prezzi della semola e della pasta restano stabili se non in aumento;
    il settore cerealicolo del grano duro italiano mostra una complessità e una valenza strategica che emerge facilmente quando si valutano: la complessa articolazione della filiera; la primaria importanza nell'alimentazione, qualificandosi come matrice originaria del made in Italy; il ruolo e il peso dell'industria e dell'artigianato a valle del sistema produttivo primario; il ruolo agronomico – paesaggistico derivante dal carattere estensivo delle colture;
    in un contesto di prezzi bassi, determinati a livello globale da «guerre» commerciali tra grandi potenze e concorrenza con metodi produttivi meno costosi, per l'agricoltura italiana è decisivo poter gestire in maniera efficiente anche il post raccolta, cercando di soddisfare il più possibile la domanda per spuntare un prezzo soddisfacente;
    la capacità, la localizzazione e la qualità dei centri di stoccaggio per i cereali e, in particolare, per il grano duro rappresentano un vincolo strategico per l'ottimale valorizzazione del prodotto agricolo e, più in generale, per la razionalizzazione della filiera;
    l'organizzazione della filiera cerealicola, soprattutto per ragioni esterne, non sempre risulta essere in grado di garantire un'equa ripartizione del valore generato in tutte le fasi, comprimendo la redditività soprattutto degli anelli più deboli;
    il settore cerealicolo, considerato uno dei punti di forza dell'agroalimentare nazionale, ha sempre avuto grandi benefici da un forte investimento sia nella ricerca in campo agronomico e genetico per sviluppare sistemi colturali più efficienti e ottenere un costante miglioramento qualitativo delle produzioni, sia per quanto riguarda l'individuazione di procedure e tecniche di monitoraggio che garantiscano qualità e salubrità al prodotto lungo l'intera filiera;
    l'impiego di sementi certificate ha richiamato negli ultimi decenni l'interesse della ricerca pubblica e privata verso il settore cerealicolo, con la costituzione di numerose nuove varietà dotate di caratteristiche di pregio sia sotto gli aspetti qualitativi, per la produzione di pane e pasta, sia sotto gli aspetti quantitativi e produttivi;
    la stessa agricoltura di precisione si sta dimostrando una strada straordinaria e obbligata per ridurre i costi, migliorare l'ambiente, valorizzare la qualità e rendere più competitivo il settore cerealicolo, anche se ad oggi in Italia solo l'1 per cento dei terreni è coltivato con tecniche di agricoltura di precisione;
    il maggior punto di forza della filiera del frumento duro è rappresentato dall'immagine consolidata del prodotto «pasta», attorno al quale negli anni è stata costruita un'elevata cultura della produzione industriale e del consumo;
    nonostante una parte significativa delle materie prime utilizzate per la produzione della pasta sia di provenienza estera, l'immagine a livello mondiale di questo prodotto è legata in maniera indissolubile al made in Italy;
    l'industria italiana della pastificazione è infatti prima nel mondo per produzione, potenzialità produttiva installata, consumo nazionale e consumo pro-capite, esportazione;
    la pasta, per la rilevanza dei numeri che rappresenta, è considerata la portabandiera per eccellenza del « made in Italy», vantando una tradizione produttiva ultrasecolare, che unisce a ricerca tecnologica e sperimentazione, diffusa su tutto il territorio nazionale;
    l'esportazione ha superato il 55 per cento dell'intera produzione nazionale anche perché i valori nutrizionali e gastronomici della pasta sono considerati dagli esperti unici e frutto di una rigorosa politica di qualità;
    la pasta è, infatti, universalmente riconosciuta come il pilastro della dieta mediterranea; dietologi e medici nutrizionisti concordano nell'assegnare alla pasta un elevato contenuto dietetico e salutistico e ulteriori specificità del valore della pasta consistono nella gran quantità di formati diversi, che si prestano a molteplici preparazioni culinarie e che rappresentano il know how artigianale e industriale dei produttori pastai nazionali;
    nonostante i tentativi in alcuni Paesi esteri (ad esempio, Francia, Usa, ma anche alcuni Paesi del Sudamerica) di realizzare un'industria della pasta, l'Italia mantiene una leadership indiscutibile;
    l'industria italiana della pasta ha potuto raggiungere questa leadership mondiale anche per una politica di filiera sempre più disponibile a supportare il settore agricolo italiano e i produttori di grano duro attraverso il perfezionamento di accordi di filiera, che garantiscono l'acquisto di grano duro italiano con un'adeguata remunerazione e meccanismi premiali in presenza di parametri qualitativi prestabiliti;
    permangono diverse criticità all'interno della filiera del frumento duro, comuni a tutte le filiere cerealicole a partire dalla polverizzazione produttiva con la maggior parte delle aziende coltivatrici di frumento duro che non superano le dimensioni minime per garantire un minimo di redditività aziendale, la debolezza produttiva e di coltivazione;
    le strutture di stoccaggio oggi non sono in grado di immagazzinare il frumento duro in strutture separate secondo le caratteristiche qualitative, per questo il prodotto migliore viene spesso miscelato a quello di bassa qualità, provocando una perdita di spazio sul mercato;
    in questi anni è cresciuta, sostenuta dalla spinta della domanda, la produzione di grano biologico e, in alcune regioni italiane stanno tornando ad essere coltivati i cosiddetti «grani antichi» con diverse iniziative di ricerca e sperimentazione orientate a recuperare, conservare e valorizzare questi genotipi locali di frumento;
    negli scorsi anni, va riconosciuto il merito dei Governi di centrosinistra nel corso della XVII legislatura che hanno saputo affrontare una fase di crisi notevole per l'intera filiera cerealicola con il crollo dei prezzi e la perdita di valore della materia prima agricola, ponendo in essere, d'intesa con le organizzazioni di categoria del mondo agricolo e della trasformazione, un piano organico di tutela delle produzioni;
    con il decreto ministeriale 16 novembre 2017, n. 4259, recante criteri e le modalità di ripartizione delle risorse del fondo di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, sono state poste le basi per affrontare le questioni attinenti al ribasso del prezzo del grano che non poche difficoltà aveva creato al comparto cerealicolo italiano e, in particolare, a quello meridionale;
    il decreto era il risultato di un impegno, finalizzato a porre un argine strutturale alle speculazioni sul prezzo del grano e assicurare un sostegno ai coltivatori;
    l'obiettivo era quello di sostenere l'aggregazione e l'organizzazione economica dei produttori di grano duro e dell'intera filiera produttiva e favorire le ricadute positive sulle produzioni agricole, valorizzando i contratti di filiera nel comparto cerealicolo, puntando al miglioramento e alla valorizzazione della qualità del grano duro attraverso l'uso di sementi certificate, nonché favorendo investimenti per la tracciabilità e la certificazione della qualità del grano duro;
    gli accordi di filiera, infatti, rappresentano adesso una realtà già funzionante ed efficace proprio perché frutto di una negoziazione tra le parti con la funzione statale di controllo che si traduce in reciproci benefìci di qualità e commerciali in un patto tra produttori di grano duro e industria della trasformazione;
    le risorse del fondo di cui all'articolo 23-bis del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, da assegnare nel quadro dell'applicazione del citato decreto ammontano a 10 milioni di euro per l'anno 2018 e 10 milioni di euro per l'anno 2019;
    questo tipo di provvedimenti hanno reso possibile puntare alla certificazione e alla etichettatura finale dei prodotti della filiera cerealicola, come elemento di unicità in Europa;
    il conseguimento degli obiettivi prefissati dal piano cerealicolo nazionale, per la loro complessità ed articolazione, necessita di una ulteriore e aggiuntiva dotazione di risorse finanziarie in maniera particolare per quanto concerne le specifiche misure che riguardano il comparto del grano duro,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere iniziative volte a tutelare gli agricoltori operanti nel settore dei cereali e a valorizzare il grano duro di origine italiana, anche attraverso iniziative dirette ad aggiornare il piano cerealicolo nazionale secondo le seguenti linee guida:
   a) tutelare attraverso i contratti di filiera gli interessi economici degli agricoltori e fornire con continuità materia prima all'industria molitoria, con caratteristiche certificate, concordate e funzionali ad ottenere un prodotto di qualità;
   b) stimolare l'ottimizzazione delle strutture logistiche per migliorare la distribuzione e i trasporti;
   c) rinnovare e potenziare la rete dei siti di immagazzinamento e promuovere lo stoccaggio differenziato per partite omogenee di prodotto di qualità, attraverso strumenti di sostegno agli investimenti finalizzati all'ammodernamento e all'aumento della capacità di stoccaggio del frumento duro nella fase della produzione;

2) ad individuare, attraverso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e in coordinamento con il Ministero dello sviluppo economico, le azioni utili per affiancare le aziende italiane in un percorso di consolidamento e di rilancio;

3) a sostenere gli investimenti strutturali delle aziende del settore, in particolare nelle regioni del Sud, attraverso l'utilizzo delle risorse del Programma di sviluppo rurale;

4) a sostenere progetti di ricerca che mirano a sviluppare tecniche agronomiche a basso impatto per il controllo delle avversità e la riduzione degli input chimici;

5) a promuovere e finanziare la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica per il miglioramento genetico del frumento duro, sia in termini di produttività sia di qualità e di resistenza alle fitopatie;

6) a favorire la coltivazione e la produzione di varietà di frumenti con elevate caratteristiche nutrizionali e salutistiche;

7) a sostenere l'aumento di competitività delle aziende agricole di montagna e di alta collina attraverso la valorizzazione dell'agro-biodiversità cerealicola e la coltivazione di grano duro biologico;

8) ad adottare iniziative per sviluppare strategie di aggregazione a livello agricolo e sinergie nell'ambito della filiera – come si è già provveduto a fare con la sottoscrizione del protocollo di dicembre 2017 tra parte agricola, cooperazione e industria — per favorire lo sviluppo di un comparto di qualità che ha potenzialità importanti e potrebbe divenire tra i più redditizi della nostra agricoltura;

9) a sviluppare politiche di sistema in grado di favorire processi di innovazione e di adeguamento delle strutture logistiche (agricoltura 4.0) capaci di rendere più competitive le imprese agricole del settore;

10) a perseguire l'obiettivo della massima trasparenza delle borse merci con un ruolo maggiore dei rappresentanti degli agricoltori;

11) a valorizzare i grani antichi e quelli biologici perché dispongono di una nicchia di mercato in continua espansione;

12) a sostenere la competitività dell'intera filiera con l'individuazione di percorsi di concentrazione dell'offerta e di valorizzazione e incentivazione di frumento duro di qualità, nell'ottica di favorire una produzione di materia prima nazionale che tenda a riequilibrare la bilancia commerciale del settore attraverso il soddisfacimento in termini quantitativi e qualitativi della domanda di grano duro da parte dell'industria italiana della pasta;

13) a valutare, d'intesa con le regioni e con gli operatori della filiera cerealicola, l'inserimento nei piani di sviluppo rurale del sostegno a interventi di cooperazione per la diffusione dell'innovazione nella filiera cerealicola;

14) a rafforzare, con il coinvolgimento del Ministero della salute, i controlli nei principali porti italiani al fine di contrastare l'arrivo da Paesi terzi di grano di bassa qualità;

15) ad individuare un percorso condiviso con gli attori della filiera finalizzato ad aumentare la produzione di grano di alta qualità idoneo alla pastificazione, sviluppando modelli di contrattazione premiali, che tengano conto anche delle differenti condizioni di coltivazione sul territorio;

16) a prevedere campagne di promozione e valorizzazione della pasta italiana nel mondo, attraverso l'implementazione di una strategia di sostegno all’export e la costituzione di un tavolo di lavoro dedicato;

17) ad attivarsi presso le sedi europee affinché vengano definite norme comuni che rendano obbligatoria l'indicazione dell'origine del frumento duro sulle confezioni di pasta, anche al fine di contrastare dumping e forme di concorrenza sleale tra i vari Stati europei.
(1-00219) «Incerti, Gadda, Cenni, Critelli, D'Alessandro, Dal Moro, Portas, Enrico Borghi».