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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 18 aprile 2019

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL COST. NN. 1585 E 1172, PDL N. 1616, PDL N. 682 E ABB. E DOC. XXII, NN. 36 E 17

Pdl cost. nn. 1585 e 1172 – Riduzione del numero dei parlamentari

Discussione sulle linee generali: 8 ore.

Relatori per la maggioranza 40 minuti (complessivamente)
Relatori di minoranza 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 30 minuti
Gruppi 6 ore
 MoVimento 5 Stelle 1 ora e 2 minuti
 Lega – Salvini premier 54 minuti
 Partito Democratico 53 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 53 minuti
 Fratelli d'Italia 47 minuti
 Liberi e Uguali 46 minuti
 Misto: 45 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 8 minuti
  Minoranze Linguistiche 8 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 8 minuti
  +Europa-Centro Democratico 7 minuti
  MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
7 minuti
  Sogno Italia – 10 Volte Meglio 7 minuti

Pdl n. 1616 – Applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari

Discussione sulle linee generali: 7 ore.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 25 minuti
Gruppi 5 ore e 35 minuti
 MoVimento 5 Stelle 52 minuti
 Lega – Salvini premier 50 minuti
 Partito Democratico 49 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 48 minuti
 Fratelli d'Italia 46 minuti
 Liberi e Uguali 45 minuti
 Misto: 45 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 9 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 9 minuti
  +Europa-Centro Democratico 6 minuti
  MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
6 minuti
  Sogno Italia – 10 Volte Meglio 6 minuti

Pdl n. 682 e abb. – Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica

Tempo complessivo: 12 ore, di cui:
• Discussione sulle linee generali: 6 ore;
• Seguito dell'esame: 6 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 15 minuti
Governo 20 minuti 10 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 57 minuti 54 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 13 minuti 4 ore e 11 minuti
 MoVimento 5 Stelle 46 minuti 59 minuti
 Lega – Salvini premier 39 minuti 42 minuti
 Partito Democratico 38 minuti 40 minuti
 Forza Italia – Berlusconi
 presidente
37 minuti 39 minuti
 Fratelli d'Italia 32 minuti 25 minuti
 Liberi e Uguali 31 minuti 22 minuti
 Misto: 30 minuti 24 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area
  Civica
6 minuti 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti 5 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 6 minuti 5 minuti
  +Europa-Centro Democratico 4 minuti 3 minuti
  MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
4 minuti 3 minuti
  Sogno Italia – 10 Volte Meglio 4 minuti 3 minuti

Doc. XXII, n. 36 e 17 – Istituzione di una Commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

Discussione sulle linee generali: 7 ore.

Relatori 40 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 47 minuti
Gruppi 5 ore e 3 minuti
 MoVimento 5 Stelle 1 ora e 2 minuti
 Lega – Salvini premier 48 minuti
 Partito Democratico 47 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 46 minuti
 Fratelli d'Italia 35 minuti
 Liberi e Uguali 32 minuti
 Misto: 33 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 6 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 6 minuti
  +Europa-Centro Democratico 5 minuti
  MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
5 minuti
  Sogno Italia – 10 Volte Meglio 5 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 18 aprile 2019.

  Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Manzato, Micillo, Migliore, Molinari, Molteni, Morassut, Morelli, Morrone, Muroni, Parolo, Pastorino, Picchi, Rampelli, Ribolla, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Trancassini, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zóffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Manzato, Micillo, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Pastorino, Picchi, Rampelli, Ribolla, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zóffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 17 aprile 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   CECCONI e TASSO: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché norme concernenti la determinazione e la revisione dei collegi uninominali» (1781);
   MOLINARI ed altri: «Introduzione dell'obbligo di presentazione annuale del certificato penale del casellario giudiziale e del certificato del casellario dei carichi pendenti da parte dei conducenti di mezzi adibiti al trasporto pubblico di persone» (1782);
   MICELI e ASCANI: «Disposizioni per l'inquadramento in ruolo degli insegnanti tecnico-pratici» (1783);
   ZÓFFILI: «Indicazione obbligatoria del contenuto di potassio e fosforo nelle etichette dei prodotti alimentari per motivi di salute pubblica» (1784);
   VILLANI ed altri: «Delega al Governo per l'introduzione sperimentale dell'educazione musicale come insegnamento curriculare nelle scuole primarie» (1785);
   GOLINELLI ed altri: «Introduzione dell'articolo 416-quater del codice penale, in materia di associazione per delinquere con finalità di eco-terrorismo, e modifiche agli articoli 513 e 635 del medesimo codice, in materia di turbativa dell'esercizio di attività economiche e di danneggiamento» (1786);
   DONNO: «Disposizioni concernenti il canone di abbonamento alle radioaudizioni e alla televisione e modifica all'articolo 49 del testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in materia di limite massimo delle retribuzioni erogate dalla società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale» (1787);
   RIZZO NERVO ed altri: «Introduzione dell'articolo 5-bis della legge 5 giugno 1990, n. 135, in materia di accesso dei minori agli accertamenti dell'infezione da virus dell'immunodeficienza umana (HIV)» (1788).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge CENNI ed altri: «Disposizioni concernenti l'etichettatura, la tracciabilità e il divieto della vendita sottocosto dei prodotti agricoli e agroalimentari, nonché delega al Governo per la disciplina e il sostegno delle filiere etiche di produzione» (1549) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Rizzo Nervo.

  La proposta di legge MELICCHIO ed altri: «Disposizioni in materia di armonizzazione dei contratti del personale ricercatore non permanente delle università e degli enti pubblici di ricerca» (1608) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Galizia.

Modifica del titolo di proposte di legge.

  La proposta di legge n. 1226, d'iniziativa dei deputati CARNEVALI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Modifiche al codice penale e altre disposizioni per il contrasto della violenza nei confronti dei medici, del personale sanitario e del personale dei servizi sociali nell'esercizio delle loro funzioni».

Trasmissione dal Senato.

  In data 18 aprile 2019 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   S. 1165. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 marzo 2019, n. 22, recante misure urgenti per assicurare sicurezza, stabilità finanziaria e integrità dei mercati, nonché tutela della salute e della libertà di soggiorno dei cittadini italiani e di quelli del Regno Unito, in caso di recesso di quest'ultimo dall'Unione europea» (approvato dal Senato) (1789).

  Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BUTTI e FOTI: «Modifica all'articolo 9 della Costituzione, in materia di diritto all'esercizio dell'attività sportiva» (1436) Parere della VII Commissione.

   II Commissione (Giustizia):
  BELOTTI ed altri: «Introduzione del comma 564-bis dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, in materia di estensione delle provvidenze previste per le vittime del dovere ai consulenti tecnici d'ufficio, ai curatori fallimentari e agli ufficiali giudiziari che siano deceduti o abbiano riportato un'invalidità permanente nello svolgimento delle loro funzioni» (1396) Parere delle Commissioni I e V.

   VI Commissione (Finanze):
  BOCCIA: «Modifica al testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, in materia di atti soggetti a registrazione in caso d'uso» (1372) Parere delle Commissioni I, II, V e X.

   VII Commissione (Cultura):
  GRIMOLDI ed altri: «Modifiche alla legge 28 marzo 1991, n. 113, concernenti la concessione di contributi alla Fondazione IDIS – Città della scienza, in Napoli, alla Fondazione Museo nazionale della scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci», in Milano, e all'Istituto e Museo di storia della scienza – Museo Galileo, in Firenze» (1417) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  BUTTI e FOTI: «Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione sportiva mediante l'adozione di un codice dello sport» (1437) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VIII, IX, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  NESCI ed altri: «Introduzione degli articoli 1-bis e 1-ter del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, concernenti l'insegnamento della storia del contrasto del fenomeno mafioso nelle scuole primarie e secondarie e l'istituzione del “Premio per il coraggio della verità”» (1536) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  LATTANZIO ed altri: «Modifica al decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per l'introduzione di percorsi relativi alla prevenzione e al contrasto della criminalità mafiosa nell'ambito dell'insegnamento denominato “cittadinanza e Costituzione”» (1555) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite III (Affari esteri) e IX (Trasporti):
  MAGI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui naufragi di imbarcazioni di migranti nel Mar Mediterraneo e sull'attuazione degli accordi di cooperazione tra la Repubblica italiana e la Libia» (1569) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

   Commissioni riunite IV (Difesa) e XII (Affari sociali):
  DEL MONACO ed altri: «Modifiche all'articolo 210 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di attività libero-professionale dei medici e degli psicologi militari» (1426) Parere delle Commissioni I, V e XI.

   Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali):
  BOCCIA: «Modifiche all'allegato XV al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di inclusione dei costi per indagini e prove di laboratorio sui materiali nella stima dei costi di sicurezza» (1378) Parere delle Commissioni I, V, VIII, X e XIV.

Adesione di deputati ad una proposta di modificazione al Regolamento.

  La proposta di modificazione al Regolamento, Doc. II, n. 8: «Articolo 22: Istituzione della XV Commissione permanente – Infrastrutture e Innovazioni digitali», presentata dai deputati Invidia e Amitrano (annunziata nella seduta del 7 marzo 2019), è stata successivamente sottoscritta anche dai deputati D'INCÀ, CAPITANIO, MURELLI, PALMIERI, BIANCOFIORE, DEL BARBA, BRUNO BOSSIO, ACUNZO, DAVIDE AIELLO, ALAIMO, ASCARI, AZZOLINA, BALDINO, MASSIMO ENRICO BARONI, BARZOTTI, BELLA, BENAMATI, BERGAMINI, BERLINGHIERI, BERTI, BILOTTI, BOLOGNA, BRUNO, BUOMPANE, BUSINAROLO, CADEDDU, CANNATELLI, LUCIANO CANTONE, CARABETTA, CARBONARO, CASA, CASSESE, CATALDI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CIMINO, COLLA, CORNELI, COSTANZO, ANDREA CRIPPA, CUBEDDU, CUNIAL, CURRÒ, DADONE, DALL'OSSO, D'AMBROSIO, D'ARRANDO, SABRINA DE CARLO, DEL MONACO, DE LORENZO, DI LAURO, DI SARNO, DI STASIO, DONINA, DONNO, DORI, D'ORSO, EHM, ERMELLINO, FARO, FIORAMONTI, FLATI, FORCINITI, FRASSINI, FRATE, FRUSONE, GIANNONE, GIARRIZZO, CONNY GIORDANO, GIULIANO, GIULIODORI, GRIMALDI, GUBITOSA, IORIO, IOVINO, LAPIA, LATTANZIO, LICATINI, LIUZZI, LOMBARDO, GABRIELE LORENZONI, LOVECCHIO, MACCANTI, MANIERO, MANZO, MARIANI, MARTINCIGLIO, MELICCHIO, MENGA, MIGLIORINO, MINARDO, MOR, NAPPI, NESCI, OLGIATI, ORRICO, PALLINI, PALMISANO, PAPIRO, PARISSE, PERANTONI, PERCONTI, PIGNATONE, PROVENZA, RADUZZI, RAFFA, RICCIARDI, RIZZONE, ROMANIELLO, ROBERTO ROSSINI, GIOVANNI RUSSO, SAITTA, SALAFIA, SAPIA, SCAGLIUSI, SCALFAROTTO, SCUTELLÀ, SEGNERI, SERRITELLA, SIRAGUSA, SODANO, SPORTIELLO, SUT, TERMINI, TESTAMENTO, TORTO, TRANO, TRAVERSI, TRIPIEDI, TROIANO, TUCCI, TUZI, VIANELLO, VILLANI, VIZZINI, LEDA VOLPI, ZANICHELLI, ZENNARO, ZOLEZZI.

Trasmissione dal Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

  Il Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), con lettera in data 8 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12 della legge 30 dicembre 1986, n. 936, un documento, approvato dall'assemblea del CNEL nella seduta del 27 marzo 2019, concernente osservazioni e proposte sui progetti di legge in tema di istituzione del salario minimo orario (atti Senato n. 310 e 658) (Doc. XXI, n. 1).

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), con lettera in data 8 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12 della legge 30 dicembre 1986, n. 936, un documento, approvato dall'assemblea del CNEL nella seduta del 27 marzo 2019, concernente osservazioni e proposte in tema di divario di genere e pari opportunità.

  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), con lettera in data 8 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12 della legge 30 dicembre 1986, n. 936, un documento, approvato dall'assemblea del CNEL nella seduta del 27 marzo 2019, concernente osservazioni e proposte relative al disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante «Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni» (atto Camera n. 1637).

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII (Affari sociali).

  Il Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), con lettera in data 11 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12 della legge 30 dicembre 1986, n. 936, un documento, approvato dall'assemblea del CNEL nella seduta del 29 novembre 2018, concernente il XX Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva (2017-2018).

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), con lettera in data 11 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12 della legge 30 dicembre 1986, n. 936, un documento, approvato dall'assemblea del CNEL nella seduta del 30 gennaio 2019, concernente osservazioni e proposte sul Pilastro europeo dei diritti sociali – criticità e opportunità.

  Questo documento è trasmesso alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali).

  Il Presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), con lettera in data 16 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12 della legge 30 dicembre 1986, n. 936, il programma delle attività del CNEL per il biennio 2019-2020, approvato dall'assemblea del CNEL nella seduta del 30 gennaio 2019.

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio), alla VI Commissione (Finanze), alla VII Commissione (Cultura), alla VIII Commissione (Ambiente), alla X Commissione (Attività produttive), alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministero della difesa.

  Il Ministero della difesa ha trasmesso decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 5 aprile 2019, ai sensi dell'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e dell'articolo 617, comma 2, del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66.

  Questi decreti sono trasmessi alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro per i beni e le attività culturali.

  Il Ministro per i beni e le attività culturali, con lettera in data 10 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, la relazione concernente gli interventi realizzati e avviati nell'ambito del Piano strategico «Grandi progetti beni culturali», riferita all'anno 2018 (Doc. CXI, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Commissario straordinario per la realizzazione dell'Universiade Napoli 2019.

  Il Commissario straordinario per la realizzazione dell'Universiade Napoli 2019, con lettera in data 10 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 382, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, e dell'articolo 61, comma 10, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, la prima relazione sulle attività svolte dal medesimo Commissario, corredata della rendicontazione contabile delle spese sostenute, riferita al periodo dal 26 luglio 2018 al 25 gennaio 2019 (Doc. CCXLVII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 17 aprile 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Legiferare meglio: bilancio e perseveranza nell'impegno (COM(2019) 178 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio – L'Unione europea, l'America latina e i Caraibi: unire le forze per un futuro comune (JOIN(2019) 6 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  La Commissione europea, in data 17 aprile 2019, ha trasmesso un nuovo testo della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Terza relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia (COM(2019) 174 final), già assegnata, in data 11 aprile 2019, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 10 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Frassinello Monferrato (Alessandria) e Senise (Potenza).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 17 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la comunicazione concernente il conferimento al dottor Lucio Bedetta, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, dell'incarico di direttore della Direzione generale del bilancio e della contabilità, nell'ambito del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero della giustizia.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, con lettera in data 12 aprile 2019, integrata da successiva comunicazione in data 17 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 25 della legge 24 gennaio 1979, n. 18, la richiesta di parere parlamentare sulle intese, raggiunte dal Governo italiano con i Paesi membri dell'Unione europea, per garantire le condizioni necessarie per l'esercizio del voto degli italiani residenti nei Paesi membri dell'Unione europea nelle elezioni per il Parlamento europeo (80).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri) che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 maggio 2019.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: LAZZARINI ED ALTRI; PINI ED ALTRI: DISPOSIZIONI PER IL RICONOSCIMENTO DELLA CEFALEA PRIMARIA CRONICA COME MALATTIA SOCIALE (A.C. 684-1109-A)

A.C. 684-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE USL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

A.C. 684-A – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.

  1. La cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l'effetto invalidante, è riconosciuta come malattia sociale, per le finalità di cui al comma 2, nelle seguenti forme:
   a) emicrania cronica e ad alta frequenza;
   b) cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici;
   c) cefalea a grappolo cronica;
   d) emicrania parossistica cronica;
   e) cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione;
   f) emicrania continua.

  2. Con decreto del Ministro della salute, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea nelle forme di cui al comma 1, nonché i criteri e le modalità con cui le regioni attuano i medesimi progetti.

DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2019 (DOC. LVII, N. 2)

Doc. LVII, n. 2 – Risoluzioni relative al Documento di economia e finanza 2019

RISOLUZIONI

   La Camera,
   premesso che:
    la legge di contabilità nazionale (legge n. 196/2009), come modificata dalla legge n. 163 del 2016, fissa al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del principale strumento di programmazione economica e finanziaria nazionale, ovverosia il Documento di Economia e Finanza (DEF), al cui interno è contenuto il Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR);
    la presentazione del DEF nella prima metà del mese di aprile è volta a consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per rinvio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di Stabilità e del PNR, che potrà, in questo modo, tener conto delle indicazioni fornite nell'Analisi annuale della crescita, predisposta all'inizio di ciascun anno dalla Commissione europea;
    nella tarda serata di mercoledì 10 aprile 2019 il Ministero dell'economia e delle Finanze ha pubblicato sul proprio sito internet il Documento di Economia e Finanza 2019, approvato dal Consiglio dei ministri il 9 aprile, dopo una riunione di appena mezz'ora, senza conferenza stampa e con poche righe prodotte dallo staff di comunicazione della Presidenza del Consiglio dei ministri;
    il DEF 2019 nel suo complesso, tracciando le linee guida della politica di bilancio e di riforma per il prossimo triennio, certifica in modo cristallino il fallimento di un'alleanza di Governo, di un contratto di Governo e, quindi, degli effetti della legge di bilancio approvata lo scorso dicembre e il mancato effetto positivo sull'economia delle due misure cardine dell'attuale maggioranza di Governo: il reddito di cittadinanza e quota cento;
    la previsione di crescita tendenziale è stata ridotta allo 0,1 per cento per l'anno in corso, in un contesto di debolezza economica internazionale che il Governo pretende di fronteggiare mettendo in campo due pacchetti di misure di sostegno agli investimenti (il decreto-legge crescita e il decreto-legge sblocca cantieri) che attualmente non esistono, non essendo stati ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale, ma che dalle bozze circolanti nell'ambiente dovrebbero prevedere per lo più interventi di carattere procedurale o correttivo degli errori contenuti nella legge di bilancio 2019. Del decreto crescita, in particolare, si sa ancora molto poco, essendo stato approvato con la formula «salvo intese», quindi senza accordo definitivo sui contenuti delle norme e del relativo impatto economico sul bilancio dello Stato. Ad ogni modo questi due provvedimenti dovrebbero contribuire al raggiungimento di un livello di Pil programmatico dello 0,2 per cento, che salirebbe allo 0,8 per cento nei tre anni successivi;
    il deficit di quest'anno si attesta al 2,4 per cento del PIL, sia nel quadro programmatico che in quello tendenziale. Il deficit strutturale si attesterebbe all'1,5 per cento del PIL. È prevista una salita del rapporto debito/PIL, già aumentato lo scorso anno, anche nei 2019;
    una crescita del PIL pari allo 0,2 per cento nel 2019, invece dell'1 per cento annunciato dai balconi e barconi di Roma neanche sei mesi fa, apre scenari pessimi per il Paese;
    per far fronte al rallentamento dell'economia e agli impegni eccessivi assunti da questa maggioranza, incombe sulla testa degli italiani il rischio di una patrimoniale e di un aumento dell'Iva dal 22 per cento al 25,2 per cento a partire dal prossimo gennaio;
    in questo momento nel bilancio dello Stato mancano più di 50 miliardi di euro di clausole di salvaguardia da coprire, ovvero tasse nel prossimo biennio 2020 e 2021. Dove il Governo intenda recuperare queste risorse non risulta dal DEF 2019, il che lascia presumere che il peggio debba ancora arrivare con l'innalzamento dell'IVA. Questa sì una tassa piatta, altro che flat tax, che impatterà sui consumi di ciascuno senza guardare in faccia a nessuno;
    il DEF 2019 appare, dunque, il principale documento programmatico di un Governo che, di fatto, si boccia da solo, visto che i numeri sbandierati dall'Esecutivo sono stati smentiti sonoramente dai fatti;
    il timore è che le coperture utilizzate da questo Governo con la prossima manovra di finanza pubblica siano rappresentate, nonostante le rassicurazioni del Ministro dell'Economia e delle Finanze, Professor Giovanni Tria, dall'introduzione di una nuova patrimoniale, aumento dell'IVA e nuove imposte sulla casa,
   considerato che
    con riferimento alla situazione economica italiana, la Commissione europea ha previsto che nel 2019 il Pil italiano «scenderà a +0,2 per cento, considerevolmente meno di quanto anticipato» nelle previsioni autunnali (+1,2 per cento) e meno anche di quanto stimato dal Governo in dicembre (+1 per cento);
    nell'Outlook di aprile sull'economia globale, l'Fmi vede per l'Italia una crescita dello 0,1 per cento, contro lo 0,6 per cento calcolato a gennaio e l'1 per cento di ottobre 2018. Per l'Fmi il deficit/Pil nell'anno in corso dovrebbe attestarsi al 2,7 per cento e non più all'1,7 per cento calcolato in autunno mentre il debito salirà al 133,4 per cento del Pil;
    il 1o aprile 2019 l'OCSE nel Rapporto economico sull'Italia prevede il Pil italiano in contrazione dello 0,2 per cento nel 2019 e un aumento dello 0,5 per cento nel 2020. Detto rapporto boccia in particolare le riforme dell'attuale Governo;
    in termini occupazionali, nei primi mesi del 2019 i dati hanno confermato una sostanziale stazionarietà del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione si è mantenuto sugli stessi livelli del trimestre precedente del 2018, segnando comunque un ulteriore lieve peggioramento nel mese di febbraio (10,7 per cento, cioè lo 0,1 per cento in più rispetto a gennaio). Come conferma l'ISTAT, i segnali per i prossimi mesi assumono un'intonazione negativa;
    il DEF 2019 reca anche gli effetti macroeconomici del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza prevedendo un sostanziale dopaggio delle dinamiche di consumo attraverso l'obbligo di spendere quasi totalmente l'importo del beneficio Rdc goduto. Ciononostante tale incremento previsionale appare di fatto sterilizzato dal comportamento dei soggetti non beneficiari del reddito di cittadinanza che manterrebbero la forte e tradizionale propensione al risparmio, anche e soprattutto a causa della costante incertezza e instabilità del quadro economico complessivo del Paese;
    la stessa occupazione si prevede in calo nel 2019 e nel 2020 del –0,2 per cento, almeno. Stante ai dati dichiarati da INPS i risultati del reddito di cittadinanza appaiono già scarsi e molto più limitati di quanto il Ministro del lavoro e delle politiche sociali abbia promosso finora: poco meno di 490 mila richieste lavorate e accolte dopo circa tre mesi dall'adozione del decreto-legge n. 4 del 2019, senza considerare le discutibili scelte operate da INPS e Governo volte a sollecitare e favorire i percorsi di uscita e liquidazione di pensione «quota 100» e la lavorazione delle domande di beneficio Rdc, a discapito degli altri servizi e delle altre richieste da parte di cittadini, famiglie e lavoratori che pur non rientrando nelle platee delle due misure devono comunque vedersi riconosciuto, tutelato e promosso il diritto all'accesso dei servizi erogati da INPS,

impegna il Governo

   a disattivare le clausole di salvaguardia relative all'aumento dell'IVA e delle accise sulla benzina e sui tabacchi previsto a legislazione vigente a partire dal 2020, senza fare ricorso a fonti di finanziamento fantasiose e pericolose, quali per esempio una imposta patrimoniale che andrebbe a incidere negativamente sul valore dei beni mobili e immobili degli italiani;
   a prevedere misure volte a ridurre l'impatto del cuneo fiscale e di quello contributivo al fine di alleggerire il costo del lavoro in capo ai datori e alle imprese e al tempo stesso garantire una maggiore disponibilità economica e finanziaria da parte dei lavoratori e delle famiglie, così da rilanciare con efficacia e immediatezza i consumi. Più soldi in tasca ai lavoratori, meno costi per le imprese che assumono. Solo così si può ottenere un mercato del lavoro più dinamico e inclusivo, garantire un processo di mobilità sociale necessario per aumentare le opportunità dei giovani e delle donne. In questa prospettiva, introdurre disposizioni volte a favorire l'occupazione e l'imprenditorialità femminile, combinate a misure volte a promuovere e garantire la parità retributiva di genere e una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata;
   a ridurre la pressione fiscale per famiglie e imprese attraverso l'eliminazione di accise «anacronistiche» sui carburanti e l'introduzione di una «vera» Flat Tax con un'aliquota unica per tutti al 23 per cento integralmente coperta attraverso la definizione di tutto il contenzioso e delle pendenze tributarie nel segno di una pace fiscale, la revisione delle tax expenditures e la riduzione della spesa pubblica improduttiva, a partire dal reddito di cittadinanza. Una rivoluzione fiscale, dunque, accompagnata dall'adozione di misure puntuali finalizzate alla riduzione dei costi della burocrazia e i tempi della giustizia;
   a tutelare il risparmio degli italiani come fonte di eventuale finanziamento di manovre economiche in caso di pretesa «emergenza nazionale», escludendo categoricamente il rischio di introduzione di un'imposta «patrimoniale»;
   a indennizzare con la massima sollecitudine i risparmiatori truffati assicurando la disponibilità delle risorse già previste dalla legge di bilancio 2019, ovvero un miliardo e 500 milioni di euro nell'arco del triennio 2019, 2020 e 2021, nella considerazione che il DEF prevede che la cifra che verrà erogata nel triennio fino al 2021 è la metà, ossia 750 milioni euro, con soli 50 milioni di euro in arrivo entro dicembre;
   a rafforzare le misure volte a contrastare la delocalizzazione e la «cannibalizzazione» delle imprese italiane, con l'adozione di nuovi strumenti che coinvolgano sia gli investitori, anche istituzionali, sia le parti sociali, e in tale quadro semplificare le norme che consentono agli enti territoriali il riuso delle aree e dei siti industriali dismessi sul proprio territorio a fini di insediamento di attività produttive con l'obiettivo di avviare proprie strategie di rilancio economico. A rafforzare, inoltre, le politiche che consentano il rimpatrio delle imprese italiane che hanno precedentemente delocalizzato, sul modello delle analoghe politiche adottate da altri Paesi europei (Francia, GB) e dagli Stati Uniti d'America;
   ad attuare un poderoso piano di investimenti in ricerca e sviluppo nei settori dei servizi collettivi ad alto contenuto tecnologico e innovativo, nell'ideazione di nuovi prodotti che realizzano un significativo miglioramento della protezione dell'ambiente per la salvaguardia dell'assetto idrogeologico e della prevenzione del rischio sismico, dello sviluppo di soluzioni per la gestione del ciclo dei rifiuti e per l'economia circolare, della progettazione di nuovi sistemi di mobilità ecologici e sostenibili;
   ad incrementare gli stanziamenti della cosiddetta Nuova Sabatini, misura di sostegno volta alla concessione alle micro, piccole e medie imprese di finanziamenti agevolati per investimenti in nuovi macchinari impianti e attrezzature, di cui all'articolo 2 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (legge n. 98 del 2013), semplificandone la possibilità di accesso. A rifinanziare il piano «Industria 4.0» per le imprese italiane;
   a rivedere il Codice degli appalti per rilanciare gli investimenti – con priorità per quelli immediatamente cantierabili – e l'occupazione, prevedendo misure volte a favorire la partecipazione alle gare delle micro e piccole imprese (che costituiscono il 99,4 per cento del tessuto produttivo italiano) e la semplificazione degli adempimenti a carico degli amministratori;
   a confermare senza esitazione la realizzazione delle grandi opere in corso quali la Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il Terzo Valico dei Giovi, il collegamento tra Brescia e Padova, la tratta Torino-Lione, anche al fine di evitare la perdita di finanziamenti dell'Unione europea;
   a contrastare l'emergenza demografica dell'Italia e il calo della natalità con un sistema di misure che favoriscano la famiglia come nucleo fiscale, incentivino il continuo passaggio lavoro-famiglia delle donne, sostengano il mantenimento dei bambini nei primi anni di età, incrementando le risorse destinate a rafforzare la rete dei servizi educativi per l'infanzia (0-3 anni) e delle scuole dell'infanzia (3-6 anni), in particolare nelle regioni meridionali, laddove questa rete appare più debole;
   a ridurre strutturalmente il debito pubblico attraverso una strategia di politica economica che consenta di attivare un circolo virtuoso di minori tasse, più investimenti e consumi, più crescita e minore deficit, e a rafforzare tale processo con introiti derivanti da piani di valorizzazione e di dismissione del patrimonio pubblico, ferma restando una valutazione di convenienza nel medio periodo. Le soluzioni basate sull'utilizzo di imposte patrimoniali risultano illusorie e pericolose, perché impoveriscono il Paese, rendendolo facile preda dei fondi «avvoltoio». Al contrario, occorre al più presto un cambio di indirizzo nei confronti del settore dell'edilizia abitativa, definendo un piano d'azione volto ad affrontare la crisi di uno dei settori chiave per l'occupazione e la crescita del Paese e a ridurre il carico fiscale sul settore immobiliare, nonché un grande piano di manutenzione dell'edilizia scolastica;
   ad attuare un grande Piano strategico per il Sud, che abbandoni le vecchie e fallimentari logiche assistenzialiste, e guidi il Meridione nel processo di riallineamento ai migliori standard nazionali ed europei, fondati sull'iniziativa e sul merito. In questo quadro appare quanto mai fondamentale adottare apposite iniziative per realizzare un vero shock fiscale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso la sterilizzazione dell'aliquota IRES favorendo le imprese estere, ma anche italiane che oggi delocalizzano, ad investire nel Mezzogiorno.
(6-00070) «Gelmini, Occhiuto, Mandelli, Prestigiacomo, Cannizzaro, D'Attis, D'Ettore, Pella, Paolo Russo, Brunetta».


   La Camera,
   premesso che:
    il Def approvato dal Consiglio dei ministri fotografa un'Italia in sostanziale stagnazione economica, con una crescita di pochi decimali superiore allo zero nonostante la spinta attesa da misure come il Reddito di Cittadinanza (RdC), Quota 100, il «Decreto crescita» e lo «Sblocca-cantieri». A settembre il Governo aveva previsto una crescita del Pil del 1,5 per cento; a dicembre era diventata +1 per cento; a gennaio +0,6 per cento; il DEF la fissa a +0,1 per cento (tendenziale). I numeri che compaiono nel Def certificano uno stato di salute dell'economia italiana cambiato drasticamente in peggio rispetto a tre mesi fa;
    è assai probabile che i valori della crescita (+0,2 per cento) e del deficit (2,4 per cento) previsti per il 2019 saranno peggiori, perché la previsione di una pur modesta crescita nella media del 2019 sconta una buona ripresa nella seconda parte dell'anno;
    la stagnazione dell'economia italiana è strettamente connessa con il rallentamento dell'Unione europea, dell'eurozona e, in particolare, della Germania, nostro principale mercato di esport del settore industriale;
    lo scenario macroeconomico di medio termine dell'economia italiana è soggetto a forti rischi prevalentemente orientati al ribasso sia di natura internazionale e finanziaria, sia di matrice interna. Tali rischi sono riconducibili principalmente a un ulteriore peggioramento del contesto internazionale con effetti sulla domanda estera, a un indebolimento da parte dell'offerta, a eventuali shock finanziari negativi, tali da indurre un rapido aumento dell'avversione al rischio degli operatori di mercato destinato a incidere sul livello dei tassi d'interesse in particolare per Paesi a basso rating come l'Italia;
    manca nel DEF una doverosa autocritica sull'impostazione della manovra 2019-2021 tutta concentrata su misure utili, ma effimere (RdC e Quota 100), in un quadro dove rimangono al loro minimo storico gli investimenti pubblici, la variabile economica a maggior moltiplicatore anticiclico;
    Liberi e Uguali aveva proposto nel corso della discussione sulla NADEF di affrontare il confronto con la Commissione europea per ottenere spazi, anche in deficit, ma per investimenti e per avviare la transizione ecologica del nostro Sistema-Paese. Il conflitto del Governo gialloverde con la Commissione di Bruxelles ha determinato una sostanziale ritirata, data l'assenza di una prospettiva strategica nei confronti delle regole neo-liberiste imposte dall'architettura del mercato unico ed in particolare dell'euro a partire dal Trattato di Maastricht;
    si registra una forte caduta dell'export dell'eurozona verso il resto del mondo. L'espansione economica export-led dell'eurozona ha terminato ampiamente il suo ciclo storico. La futura crescita dell'economia europea deve passare necessariamente dal mercato interno e da una ripresa degli investimenti in infrastrutture e beni capitali;
    un ulteriore elemento è rappresentato dall'inflazione, che soprattutto in Italia rimane lontanissima dall'obiettivo di tornare vicina, ma non superiore, al 2 per cento annuo. Nel DEF 2019 si conferma che lo scorso anno i prezzi al consumo sono aumentati solo dell'1,1 per cento, mentre quest'anno dovrebbero crescere ancor meno, dell'1 per cento netto. Questo fenomeno influisce negativamente sui rapporti deficit/Pil e debito/Pil quanto la bassa crescita reale. Le previsioni del Governo per il 2020, con una crescita reale dello 0,8 per cento, un deficit al 2,1 per cento, un avanzo primario all'1,5 per cento e un'invarianza del peso degli interessi al 3,6 per cento del Pil, dimostra che il minor deficit dipenderà solo dall'aumento del saldo primario;
    a causa (anche) dei rendimenti sul debito ancora elevati uniti al recente ampliamento del perimetro della PA da parte di Eurostat e di un deficit strutturale ancora elevato, il debito passa dal 132,2 per cento del 2018 al 132,8 per cento del Pil nel 2019. L'inversione di rotta (programmatica) con il 131,3 nel 2020 e con un calo sotto il 130 per cento, è rimandata ai prossimi anni: al 128,9 per cento nel 2022. Ciò grazie anche a altri 6 miliardi di privatizzazioni (0,3 per cento del Pil). Il deficit tendenziale è in rialzo al 2,4 per cento. Tale percentuale non viene superata anche grazie all'intervento dei 2 miliardi (0,1 per cento del Pil) congelati nella manovra per il 2019. Ma il disavanzo strutturale cresce dello 0,1 per cento rispetto al 2018;
    si conferma che i due miliardi di spesa congelati a dicembre dalla legge di bilancio saranno tagliati, perché questi tagli sono ormai indispensabili per non portare il deficit anche oltre il 2,4 per cento a cui è tornato a causa della gelata della crescita Ma questa decisione, si precisa, «non costituisce una manovra aggiuntiva». La manovra «aggiuntiva» era in realtà, per così dire, incorporata nella legge di bilancio;
    la spending review è attesa ancor più incisiva nei prossimi anni: le riduzioni di spesa corrente dai due miliardi del 2019, a 5 nel 2020 e 8 nel 2021. In 3 anni si tratta di 15 miliardi di tagli lineari;
    il Documento conferma le indicazioni generiche su flat tax e aumenti Iva. Anche perché, si legge nella premessa al Documento, alla manovra serviranno «coperture di notevole entità» anche per rispettare i nuovi obiettivi rifinanziando le spese obbligatorie per missioni di pace, pubblico impiego e così via. Anche il «no» all'aumento dell'Iva è tutt'altro che deciso. Il Documento spiega che la legislazione vigente in materia fiscale», quella che mette in calendario aumenti da 23,1 miliardi nel 2020 e da 28,8 nel 2021, «viene per ora confermata nell'attesa di definire le misure alternative di copertura e di riforma fiscale nel corso dei prossimi mesi, in preparazione della legge di bilancio 2020»;
    il DEF che viene presentato al Parlamento è quasi un documento-copertina, mentre il quadro internazionale e gli stessi dati tendenziali inseriti nel documento avrebbero dovuto allarmare e indurre a progettare misure di carattere strutturale;
    sia pure nella vaghezza dei contenuti del DEF 2019, vaghezza dovuta ai contrasti interni alla maggioranza, da quanto prospettato si deduce che il Governo si appresta per la manovra 2020 a ripetere gli errori della manovra approvata l'anno scorso: spese correnti (flat tax – abbassamento ulteriore dell'aliquota Ires), pochi investimenti, tagli di spesa lineari. Un sostanziale accodarsi alle richieste della Commissione di Bruxelles senza riuscire a creare i presupposti per un rilancio dell'occupazione;
    le due linee di intervento abbozzate sono problematiche: una politica fiscale iniqua ed irresponsabile e una politica degli appalti pubblici a dir poco sconcertante;
    la politica fiscale è tanto elettorale quanto irresponsabile: reiterate promesse di sterilizzazione degli aumenti programmati dell'IVA (la cui attendibilità risulta ogni giorno minore) sono accompagnate da una miriade di riduzioni dei carichi fiscali e previdenziali su lavoratori autonomi, piccole imprese e redditi inferiori ai 50 mila euro. Il quadro che ne esce è quello di un disperato taglio elettorale delle imposte che non razionalizza il sistema fiscale né lo rende maggiormente efficiente perché costruisce svariati effetti «soglia» che incentivano a dismisura elusione ed evasione mentre discriminano ingiustamente fra gruppi diversi di contribuenti;
    a fronte della riduzione di gettito fiscale che queste misure, se adottate, implicherebbero, troviamo solo una generica affermazione secondo cui un minor gettito sarebbe «probabile». Nessuna stima, anche solo approssimativa, viene fornita e, soprattutto, da alcuna parte vengono menzionati i sostanziali tagli di spesa che sarebbero necessari per evitare che questi provvedimenti generassero un aumento del deficit strutturale ben maggiore di quello 0,9 per cento che, comunque, anche questo documento ammette esser stato il frutto dei provvedimenti presi sino ad ora;
    la politica degli appalti si può riassumere nella decisione ad altissimo rischio di aprire le porte alla corruzione, all'illegalità e alle infiltrazioni criminali. Ora, mentre è chiaro a tutti che l'attuale regime impone costi inutili e crea barriere artificiose, è altrettanto ovvio che un secolo e mezzo di corruzione dilagante nel comparto degli appalti pubblici nazionali suggerirebbe ben altro meditato e studiato intervento che la congerie di cancellazioni, abrogazioni ed esenzioni che questo Def annuncia per il settore;
    servirebbe per la politica finanziaria ed economica del nostro Paese un orientamento strategico, una capacità di scelta senza farsi troppo condizionare dalle esigenze a breve della ricerca del consenso, tutte qualità del tutto assenti in questa maggioranza;
    il rischio è che il nostro Paese si trovi nella seconda metà dell'anno economicamente in recessione e finanziariamente vulnerabile;
    al nostro Paese servirebbe, una strategia di medio-lungo periodo per sostenere la crescita economica interna. Viceversa, l'attuale Governo fonda la sua politica su due ipotesi che si sono già rivelate in larga misura errate: una congiuntura economica favorevole e il cambiamento del quadro politico europeo. Ma senza la spinta dell'economia globale e senza la copertura europea, le politiche che puntano a mettere soldi direttamente nelle tasche degli italiani (peraltro in maniera non equa) creano consenso a breve ma non riescono a sostenere la ripresa;
    lo scenario programmatico prevede un aumento degli investimenti pubblici nel prossimo triennio, che dal 1,9 per cento del Pil registrato nel 2018 (minimo storico) si porterebbero ad un ambizioso 2,7 per cento nei 2022;
    la disoccupazione è prevista stabile al 10,5 per cento per quest'anno e in crescita (per un effetto contabile) all'11 per cento per l'effetto attivazione prodotto dal Reddito di cittadinanza che dovrebbe aumentare le persone in cerca di occupazione (senza scenderebbe al 9,6 per cento);
    intanto, entro la fine del 2019 si dovrebbero condurre in porto privatizzazioni per 18 miliardi che dovrebbero contribuire per l'1 per cento del Pil alla riduzione del debito pubblico. In assenza di queste entrate, il debito salirebbe dal 132,2 per cento del 2018 al 133,8 per cento nel 2019. Il che potrebbe invogliare i mercati a speculare di nuovo sull'Italia. Vendite per un ulteriore 0,3 per cento del Pil programmate nel 2020 (altri 5,5 miliardi). Ai 18 miliardi si aggiungono «dismissioni immobiliari per un ammontare di 1,25 miliardi nel triennio 2019-2021, oltre agli 1,84 miliardi già previsti». Ma a tutt'oggi non è stato incassato nel 2019 un solo euro dalle vendite di Stato e non ne è stata messa in cantiere nessuna;
    si affida il compito di bloccare la clausola di salvaguardia a spending review e tax expenditures, ma i tagli degli sconti fiscali dovrebbero entrare in gioco anche per finanziare la riforma dell'Irpef (flat tax). Si dovranno in realtà trovare altre coperture con altri tagli alla spesa pubblica con conseguenti effetti recessivi. Si parte nel 2019 con un taglio di 2 miliardi che sale a 8 nel 2021;
    in un Paese con 120 miliardi di evasione l'anno, la proposta della flat tax ha un sapore provocatorio. La prima fase della flat tax inserita nel contratto di Governo costerebbe circa 15 miliardi. Ma tante flat tax esistono già nel nostro sistema fiscale e determinano una perdita di gettito pari a 14,5 miliardi l'anno, e discriminano dipendenti e pensionati dai redditi dei quali proviene il grosso del gettito Irpef. Quello che occorre invece è un riequilibrio del carico fiscale a favore dei redditi più bassi e delle famiglie a partire dai lavoratori subordinati e dai pensionati. Da questo punto di vista una patrimoniale può contribuire, se associata ad una diminuzione del carico fiscale sulle categorie più deboli, a una maggiore equità fiscale;
    nel DEF il capitolo sugli impegni futuri per accelerare lo sviluppo delle aree meridionali e ridurre il gap con il resto del paese è latitante, alla base manca del tutto un progetto innovativo per il rilancio del nostro Sud. Non c’è traccia nel DEF – in questi tempi in cui si discute di regionalismo differenziato – dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) che, previsti nella legge n. 42/2009 sul federalismo fiscale, attendono ancora di essere definiti per poi essere messi in atto. Attualmente grazie al criterio della «spesa storica» le regioni del Nord già usufruiscono di un oggettivo vantaggio;
    manca un'indicazione relativa al credito d'imposta sui nuovi investimenti nel Mezzogiorno, un'agevolazione importante, molto utilizzata perché di facile accesso, in vigore dal gennaio 2016 e che scade il 31 dicembre 2019. Certo c’è tempo fino alla prossima legge di bilancio per introdurre la proroga, ma nel documento di programmazione non se ne parla;
    nel DEF si cita la norma per gli investimenti ordinari delle pubbliche amministrazioni centrali (con la quota riservata del 34 per cento, proporzionale alla popolazione residente), ma individuati in via sperimentale per soli 5 ministeri: Salute, Infrastrutture e Trasporti, Giustizia, Interno e Istruzione. La cui attuazione è peraltro rimandata ad un decreto, da emanarsi entro il 30 giugno, che stabilirà le modalità di verifica;
    i cambiamenti climatici in atto, come dimostrato dalla comunità scientifica internazionale riunita nell’Intergovernmental panal on climate change (Ipcc), sono determinati dall'attività umana, in particolare dall'uso dei combustibili fossili, e rischiano di compromettere in maniera irreversibile la sicurezza e la sopravvivenza stessa del pianeta e degli esseri viventi; eventi climatici estremi sono all'origine di conflitti e migrazioni di massa che sconvolgono la vita di milioni di persone, la distruzione delle risorse naturali e il livello di inquinamento degli oceani, del suolo e dell'aria e hanno impatti devastanti sulla salute umana e sulla qualità dell'ecosistema;
    la portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza, in Italia e in Europa, un più forte impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle disuguaglianze anche generazionali, derivanti dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici; la sostenibilità ambientale, ancora oggi percepita come vincolo, rappresenta al contrario, se interpretata in modo positivo e di concerto con gli attori economici e sociali, una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività per il tessuto industriale e produttivo;
    per raggiungere questi obiettivi bisogna attuare politiche mirate alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e al raggiungimento degli impegni assunti a livello internazionale, attraverso un programma di iniziative finalizzate:
     a) ad accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;
     b) a realizzare una fiscalità ambientale che riduca fino ad azzerarli gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi;
     c) a prevedere politiche mirate alla revisione delle norme sulle materie prime e seconde, e in particolare a quelle sul cosiddetto « End of Waste», a quelle sulla semplificazione delle procedure autorizzative per la promozione della filiera del riciclo in modo da accelerare nel nostro Paese la transizione verso un modello di economia circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua, su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti alla riduzione della loro produzione e al recupero di materia ed energia;
     d) investire in un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;
     e) avviare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai princìpi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana, di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio;
    nel Programma Nazionale di Riforma, nelle quattro paginette destinate all'ambiente e all'energia, vengono enunciati, come in un libro dei sogni, tutti gli interventi urgenti che il Governo intende compiere per contrastare l'inquinamento e i cambiamenti climatici senza menzionare, però, né il nodo fondamentale dei tempi di realizzazione, né dove reperire le risorse necessarie;
    al contrario è stato appena approvato dal CDM il decreto cd. sblocca cantieri, che introduce modifiche al codice degli appalti molto pericolose per l'ambiente e il territorio;
    in molte amministrazioni locali i conti non tornano, Reggio Calabria, Napoli, Catania fra tutte. Sono a rischio tutti i bilanci comunali che hanno rimodulato i piani in base alla possibilità di ripianare in decenni l'extra-deficit prodotto dalla cancellazione delle vecchie entrate non riscosse (multe e quant'altro) dai bilanci. La Corte costituzionale ha ritenuto che questa procedura violi l'articolo 119 della Costituzione che permette di indebitarsi solo per investimenti e non per spesa corrente;
    le scelte di finanza pubblica che emergono dalla lettura DEF delineano un quadro del tutto insufficiente per i settori della conoscenza. Il Governo non cambia la tendenza dei precedenti esecutivi reiterando una politica di de-finanziamento su scuola, università, ricerca e AFAM. Infatti, per quanto si prevede nel DEF, si rischia che questi settori possano diventare ancora una volta il bancomat dello Stato;
    le politiche di «sostegno ai redditi» pur indicate come via per la ripresa degli investimenti privati, non determinano uno stanziamento adeguato al rinnovo dei contratti pubblici. Nonostante i primi ottimistici annunci, le risorse previste sono sufficienti unicamente a coprire la stabilizzazione dell'elemento perequativo ereditato dal precedente contratto e a coprire l'indennità di vacanza contrattuale;
    preoccupa il dato della spesa sanitaria per il 2019, che, superando i 118 miliardi di euro, corrispondenti a una crescita del 2,3 per cento rispetto ai 115,41 miliardi del 2018, certifica un aumento di ben 2.651 milioni (in buona parte da destinare al personale sanitario) sull'anno precedente, rispetto al solo miliardo previsto dalla legge di Bilancio con un rischio di un aumento del deficit per la sanità nel 2019;
    le revisioni al ribasso dei Pil rispetto a quanto preventivato nell'autunno scorso dalla NaDef rendono poco credibili le previsioni per il triennio 2020-22, dove si ipotizza una crescita della spesa sanitaria ad un tasso medio annuo dell'1,4 per cento;
    si conferma la mancata inversione di tendenza della previsione del rapporto spesa sanitaria/Pil che si attesta, per il 2019, ad un livello pari al 6,6 per cento, in una condizione di decrescita per il prossimo triennio fino a risultare pari al 6,5 per cento nel 2021. Queste stime non consentono di fermare in modo strutturale il percorso di de-finanziamento della sanità pubblica, già da anni significativamente sotto la media dei rispettivi valori della UE a 15 con una stima di 40 miliardi dal 2010 al 2018, mettendo a rischio l'universalismo di accesso e il diritto alla cura per tutti i cittadini nel territorio nazionale;
    il nostro Paese è agli ultimi posti nel finanziamento UE-OCSE della spesa sanitaria, sotto la media dell'Europa occidentale tra il 25 e il 31,2 per cento;
    sull'erogazione dei LEA vi sono profonde disuguaglianze in tutto il territorio nazionale, e, anche nelle Regioni più efficienti, la qualità dei servizi offerti stenta; uno degli aspetti più critici, in condizione strutturale di emergenza, riguarda il personale sanitario, per il quale occorre la fine del tetto di spesa e lo sblocco delle assunzioni; le disparità riguardano anche l'accesso alle cure e le liste d'attesa; si valuta che diversi milioni di cittadini rinunciano alle cure per motivi economici; per ottenere i trattamenti crescono la spesa privata e la migrazione sanitaria dalle regioni del Sud, dove si riduce la speranza di vita;
    la proposta di regionalismo differenziato, in assenza della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), concernenti i diritti civili e sociali da garantire sul territorio nazionale, mette a rischio il principio sancito dalla Carta costituzionale all'articolo 5, ossia l'unità e indivisibilità della Repubblica, consolidando per il sistema sanitario un sistema di accesso alle cure a diverse velocità,

impegna il Governo:

   ad aprire un confronto con la Commissione europea per ottenere spazi anche in deficit ma per investimenti e per avviare la transizione ecologica del nostro Sistema-Paese, nonché per ottenere la riduzione del dumping fiscale esercitato, anche a danno del nostro Paese, dai paradisi fiscali europei quali l'Olanda, il Lussemburgo il Belgio e l'Irlanda;
   a fermare il riavvio del negoziato TTIP con gli Stati Uniti e a presentare gli atti necessari a esprimere la contrarietà del Parlamento alla ratifica del Ceta;
   a prevedere come asse centrale della propria politica economica l'attuazione di un Green New Deal;
   a finanziare, con risorse aggiuntive annuali per 0,5 per cento punti percentuali di Pil (circa 9 miliardi) un programma triennale di investimenti pubblici orientati ai principi di sostenibilità ambientale, un Green new deal, per la totale de-carbonizzazione del nostro Paese e per la transizione da un'economia lineare a una circolare. Un Piano Verde che si concretizzi altresì in un programma pluriennale di edilizia residenziale pubblica, di piccole opere per la messa in sicurezza del territorio, per la sicurezza anti-sismica e degli edifici scolastici, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici, con politiche di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio, per il trasporto pubblico locale, recuperando le risorse con una parte dei risparmi derivanti da un drastico ridimensionamento dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) di cui al Catalogo redatto dal Ministero dell'ambiente ai sensi dell'articolo 68 della legge n. 221 del 2015, sussidi pari complessivamente a più di 15 miliardi annui;
   a concentrare i suddetti programmi di investimento nel Mezzogiorno, per una quota di risorse complessive non inferiore al 45 per cento del totale;
   a prevedere, al fine della attuazione di tali programmi, le assunzioni necessarie per profili professionali nelle pubbliche amministrazioni centrali e territoriali, anche nei settori della Sanità, della ricerca, dell'università, del sistema formativo, del monitoraggio e della protezione del territorio;
   a predisporre una revisione delle politiche dei trasporti, specificando nel Programma nazionale che le misure e le strategie per la riduzione degli inquinanti vadano inserite tra le agevolazioni fiscali per gli interventi in materia di mobilità sostenibile, quali l'introduzione di un voucher sulla mobilità sostenibile di mille euro all'anno a chi rottama la vecchia auto, per almeno 2 anni, per acquistare abbonamenti e biglietti del trasporto pubblico, servizi sharing mobility, noleggio auto, moto, o l'acquisto di veicoli elettrici leggeri per uso personale, dalla micromobilità sino ai quadricicli leggeri, l'acquisto di veicoli adibiti al miglioramento dei servizi offerti per il trasporto pubblico locale e per veicoli ibridi plug-in e full-cell, la realizzazione di ciclovie turistiche, nonché la promozione ed il sostegno a forme di multiproprietà delle autovetture destinate ad essere utilizzate da più persone e al miglioramento dei servizi offerti per il trasporto pubblico locale;
   a predisporre le modifiche dell'attuate normativa, dopo l'approvazione da parte del Parlamento europeo del pacchetto sull'economia circolare, rivedendo le norme sulle materie prime e seconde, a quelle sul cosiddetto « End of Waste», fino a quelle sulla semplificazione delle procedure autorizzative per la promozione della filiera del riciclo in modo da accelerare nel nostro Paese la transizione verso un modello di economia circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua, su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti alla riduzione della loro produzione e al recupero di materia ed energia;
   ad avviare ogni utile iniziativa volta a favorire un reale processo di riqualificazione delle periferie attraverso progetti per il rilancio dell'economia territoriale sostenibile, il potenziamento e la creazione di servizi socio-culturali, di infrastrutture e di recupero edilizio, e la mobilità sostenibile, anche prevedendo un piano pluriennale per la rigenerazione delle periferie;
   a prevedere un piano di edilizia residenziale pubblica volto alla ristrutturazione dell'esistente ed al riutilizzo delle strutture pubbliche dismesse;
   ad articolare le politiche per favorire l'occupazione con la definizione di una normativa per la riduzione degli orari di lavoro a parità di salario;
   ad introdurre una normativa che estenda la validità dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, al fine di definire per tutti i lavoratori un salario minimo orario e rafforzare la normativa relativa all'equo compenso per i professionisti e i lavoratori con partita Iva;
   ad evitare l'applicazione della clausola di salvaguardia relativa all'Iva ed alle accise per gli anni 2020 e 2021;
   a non introdurre la flat tax e un'ulteriore riduzione dell'aliquota dell'Ires e viceversa a ridurre l'imposizione fiscale per i redditi più bassi e le famiglie con figli a carico e in difficoltà con il maggior gettito derivante:
    a rafforzare la Web Tax per le imprese senza stabile organizzazione in Italia;
    dallo sfoltimento delle imposte sostitutive dell'Irpef,
    da una rinnovata impostazione di lotta all'evasione fiscale utilizzando le tecnologie informatiche e il confronto tra tutte le banche dati a disposizione delle pubbliche amministrazioni con particolare riguardo all'Iva;
    ed anche dall'introduzione di un'imposta patrimoniale sui possessori di grandi patrimoni milionari che da questa crisi sono usciti più ricchi di prima;
   a procedere ad una revisione dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale, che appaiono, in tutto o in parte, ingiustificati o superati alla luce delle mutate esigenze sociali o economiche, con l'esclusione delle disposizioni a tutela dei redditi di lavoro dipendente, autonomo e da pensione, nonché a tutela della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, dell'acquisto dell'abitazione principale, dei patrimonio artistico e culturale, della ricerca e dell'ambiente;
   a far sì che nessun trasferimento di poteri e risorse a una Regione sia attivato finché non siano definiti i «livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale» (articolo 117, lettera m), della Costituzione) e che il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle Regioni sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza;
   a mettere in condizione il Parlamento di poter esaminare approfonditamente ed emendare ogni eventuale bozza di accordo tra ogni singola Regione e il Governo;
   ad utilizzare parte delle risorse derivanti dalla riallocazione dei sussidi dannosi di cui al «Catalogo dei sussidi dannosi e dei sussidi favorevoli» del Ministero dell'ambiente ai fini dell'operatività effettiva dell'accordo COP 21 di Parigi e per l'attuazione dell'Agenda 2030 dell'ONU per uno sviluppo sostenibile, anche definendo, con un apposito provvedimento normativo, le modalità per la riallocazione sostenibile dei sussidi dannosi all'ambiente, ai fini della fase di transizione;
   a modificare il decreto cd. sblocca cantieri sopprimendo le norme dannose per il nostro patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale, in particolare l'innalzamento al 50 per cento della soglia per i subappalti e da 150 mila a 200 mila euro l'importo per gli affidamenti diretti, la riduzione da 90 a 60 giorni del silenzio assenso per le opere che necessitano di valutazione paesaggistiche e urbanistiche e la possibilità di nomina di commissari con ampi poteri in deroga alle leggi sui contratti pubblici, tutela ambientale e paesaggistica e del patrimonio artistico;
   a rilanciare le politiche a tutela della Salute e dell'assistenza sanitaria, garantendo che non si scenda al di sotto del livello del 6,6 per cento del Pil e assicurando investimenti pubblici per il rinnovamento tecnologico e l'edilizia sanitaria e lo sblocco delle assunzioni per far fare alla sanità pubblica il salto di qualità necessario;
   in deroga a quanto stabilito nell'ultima Legge di bilancio, a prevedere che gli oneri per il rinnovo contrattuale del personale sanitario siano posti a carico del settore del pubblico impiego e non del Fondo per il Servizio Sanitario Nazionale;
   a prevedere investimenti nei settori dell'istruzione e dell'università pubbliche, anche attraverso:
    un piano pluriennale di stabilizzazioni nella scuola che garantisca un costante equilibrio tra immissioni dalle graduatorie e nuovo reclutamento, prevedendo l'introduzione dell'organico di potenziamento nella scuola dell'infanzia e rintracciando una immediata soluzione per tutti i docenti precari;
    misure per garantire l'innalzamento dell'obbligo di istruzione,
    l'aumento del numero dei laureati (soprattutto nelle lauree tecniche e scientifiche),
    la lotta alla dispersione scolastica e la formazione degli adulti;
    l'estensione dei servizi educativi per l'infanzia, che ne garantisca la presenza su tutto il territorio nazionale.
(6-00071) «Fornaro».


   La Camera,
   premesso che:
    il Documento di economia e finanza per il 2019 riporta una previsione di crescita media del PIL in termini reali per il 2019 all'1 per cento (con ipotesi all'1,2 per cento nel secondo semestre dell'anno), un indebitamento netto al 2,4 per cento del PIL (in peggioramento di circa 0,2 punti percentuali rispetto al 2018), un rapporto debito/PIL stimato al 132,8 per cento del PIL, e una spesa pubblica in aumento dell'1,7 per cento;
    sotto il profilo delle entrate tributarie, sono previsti: una discesa al 28,5 per cento anche per effetto della disattivazione delle clausole di salvaguardia IVA, l'estensione dell'ambito di applicazione del regime forfettario agevolato e la tassazione a favore delle imprese che reinvestono gli utili in beni strumentali e per l'incremento dell'occupazione nonché l'aumento della deducibilità dell'IMU sugli immobili strumentali e la proroga al 2019 delle detrazioni fiscali delle spese destinate all'efficientamento energetico;
    il DEF, quindi, certifica la sostanziale stagnazione in cui versa l'Italia, unico tra i ventotto Stati dell'Unione europea a trovarsi oggi in una fase di recessione, ampliando, peraltro, la distanza con gli altri ventisette, e confermando i dati diffusi dall'Istat sull'andamento dell'economia nazionale nel quarto trimestre 2018, che riportano una contrazione del PIL pari allo 0,2 per cento per il secondo trimestre consecutivo di calo, dopo un valore che si attestava su -0,1 per cento del periodo luglio-settembre;
    i principali effetti finanziari delle misure del Programma Nazionale di Riforma (PNR) per il triennio 2019-2021 risultano essere: maggiori spese complessive per circa 133 miliardi afferenti prevalentemente alle due misure «Reddito di cittadinanza» e «Quota 100»; minori spese per circa 16,6 miliardi per il bilancio dello Stato (al riguardo, tra le misure più rilevanti si segnala il concorso alla finanza pubblica delle regioni a statuto ordinario introdotto dalla legge di bilancio per il 2019); maggiori entrate per circa 50,8 miliardi riconducibili prevalentemente sia all'abrogazione del regime opzionale dell'imposta sul reddito d'impresa IRI che alle disposizioni della legge di bilancio 2019 relative all'aumento delle aliquote IVA e delle accise previsto dal 2020;
    a conferma di questi ultimi dati il Ministro dell'economia e delle finanze – nel corso della sua audizione in Parlamento nell'ambito dell'esame del DEF – ha confermato l'attivazione delle clausole di salvaguardia IVA che determinerà un'ulteriore contrazione dei consumi e un innalzamento del costo della vita che sarà ancora più insostenibile per migliaia di famiglie;
    nel quadro programmatico presentato nella Nota di aggiornamento dello scorso anno si evidenziava che le misure di politica economica, industriale e sociale che il nuovo Governo avrebbe messo in campo avrebbero determinato una rilevante crescita del PIL nel triennio successivo, ma, già allora, le stime di crescita si palesavano del tutto inverosimili, considerando che anche i principali istituti internazionali (OCSE, FMI, Commissione Europea) esprimevano più realistiche previsioni al ribasso, con un rallentamento della crescita che, nella stima più ottimistica, si attestava al +1,1 per cento per il 2019;
    la previsione di crescita media del PIL in termini reali per il 2019 – a legislazione vigente – si attesta allo 0,1 per cento (1,0 per cento nello scenario del più recente documento ufficiale), con una lieve accelerazione del tasso di crescita solo nel triennio successivo, mantenendosi comunque sotto l'1 per cento (0,6 per cento nel 2020, 0,7 per cento nel 2021 e 0,9 per cento nel 2022);
    incorporando peraltro gli effetti delle misure contenute nei due recenti provvedimenti annunciati e ad oggi non ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale (ossia il decreto «Crescita» e il decreto «Sblocca Cantieri») – il cui impatto complessivo sull'economia sarebbe di appena 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva del PIL reale nel 2019 rispetto allo scenario tendenziale (+0,2 punti percentuali nel 2020 e +0,1 punti nel 2021) – il debito pubblico, per quest'anno, si attesterebbe al 129,4 per cento (rispetto al 128,8 per cento del 2018), per poi scendere al 128,1 per cento nel 2020 e al 127,2 per cento nel 2021, ad un livello comunque ancora del tutto insostenibile;
    il taglio drastico delle previsioni di crescita – con contestuale flessione delle aspettative e degli indici di fiducia delle imprese e delle famiglie – è dovuto in larga parte alla minore domanda interna (circa tre quarti a fronte di un quarto derivante dalla contrazione di quella estera), con la forte contrazione dei consumi e degli investimenti pubblici e privati;
    la crescita dei consumi delle famiglie si è sostanzialmente arrestata a partire dal secondo trimestre del 2018, mentre gli investimenti fissi lordi si sono complessivamente ridotti nella seconda metà dell'anno, cosicché la loro crescita tendenziale è passata da una media del 5,7 per cento nel primo semestre a solo lo 0,9 per cento nella seconda metà dell'anno;
    tale tendenza – come emerge anche dai dati allarmanti diffusi dal Centro Studi Confindustria – è confermata nel primo trimestre di quest'anno, con una produzione industriale sostanzialmente ferma (calo dello 0,1 per cento, dopo il forte arretramento di fine 2018, -1 per cento), una domanda interna (specie degli investimenti) ancora molto debole e un calo significativo dei prezzi alla produzione (-0,1 per cento);
    la debolezza della crescita italiana, pur inserendosi in un contesto complessivo di indebolimento del ciclo internazionale condiviso da tutte le principali economie europee, fa registrare una flessione decisamente più accentuata che altrove, ampliando così nuovamente il divario di crescita rispetto all'area dell'euro, con un netto calo di fiducia delle famiglie e delle imprese e, conseguentemente, anche dei potenziali investitori;
    nei giorni scorsi anche l'OCSE ha ribadito che il rischio concreto per l'Italia è quello di chiudere l'anno in piena recessione, con un calo dello 0,2 per cento nel 2019, unica economia europea a segnare un risultato nettamente negativo;
    rispetto alle previsioni di ottobre 2018, il quadro economico e finanziario tendenziale che emerge dal DEF 2019 conferma i rischi di un drastico rallentamento e una profonda incertezza del ciclo economico e produttivo nazionale, e l'impatto negativo della frenata del PIL sui conti pubblici determinerà, in automatico, l'incremento del deficit nominale e del debito, che, se non compensato da massicci investimenti, rischia di avere effetti devastanti;
    occorre un deciso rilancio degli investimenti pubblici che, invece, sono scesi ulteriormente all'1,9 per cento del PIL, con un divario di 0,8 punti rispetto al 2,7 per cento della media UE, pari a quasi 15 miliardi di euro;
    le numerose fratture interne alla maggioranza anche sul tema dei lavori pubblici, tuttavia, stanno bloccando l'avvio e il completamento ai molti cantieri e scoraggiando gli investimenti privati su cui pesa, tra l'altro, la scarsa fiducia delle imprese, come emerge anche dai dati recenti diffusi da Confindustria;
    la Banca d'Italia ha rilevato che gli investimenti delle imprese in beni strumentali, cresciuti del 5,2 per cento nel 2018, caleranno drasticamente nel 2019 e nel 2020: un peggioramento dovuto soprattutto alle norme contenute nella legge di bilancio che hanno cancellato il super-ammortamento e rimodulato gli incentivi dell'iper-ammortamento in beni tecnologici;
    a tutto ciò si aggiunge che le imprese italiane continuano ad essere vessate da una tassazione abnorme e da una eccessiva burocrazia;
    la fatturazione elettronica, inoltre, si sta rivelando un vero disastro; l'entrata in vigore del relativo obbligo per tutte le operazioni tra partite IVA e con i consumatori, infatti, sta evidenziando notevoli criticità e scontando gravi inefficienze nella sua applicazione concreta (forti ritardi nella gestione telematica, con il rischio che la fattura possa non arrivare in tempi brevi al destinatario, inevitabili ritardi nell'esecuzione del pagamento dovuto) che stanno portando, in molti casi, addirittura alla chiusura delle attività commerciali di piccole dimensioni, non in grado di sostenere gli oneri (anche finanziari) derivanti dai nuovi adempimenti richiesti;
    in tale contesto – già duramente provato – il tasso di disoccupazione permane ancorato ad un valore decisamente troppo elevato, passando dal 10,6 per cento del 2018 all'11 per cento del 2019, per poi scendere solo lievemente nel biennio 2021-2022 (e attestandosi comunque sopra il 10 per cento e, dunque, ad un dato ancora molto lontano dai livelli pre-crisi, considerato che nel 2008 si attestava al 6,7 per cento);
    sull'occupazione stabile continua peraltro a pesare in modo drammatico – con grave pregiudizio soprattutto per le donne e i giovani – il costo del lavoro, che in Italia è il più alto d'Europa;
    il recente rapporto OCSE «Taxing Wages 2019», che analizza il livello e la dinamica del carico fiscale sul lavoro dipendente nei Paesi membri dell'OCSE, ha evidenziato come sulla determinazione del cuneo fiscale nel nostro Paese incidano – per il 16,7 per cento – l'imposta sui redditi, – per il 7,2 per cento – i contributi a carico del lavoratore e – per il 24 per cento – i contributi a carico del datore di lavoro: in Italia le imposte sul reddito e i contributi di sicurezza sociale combinate assieme rappresentano l'85 per cento del cuneo fiscale totale, rispetto al 77 per cento del cuneo fiscale medio dell'OCSE;
    sempre secondo l'OCSE, tra il 2017 e il 2018, il cuneo fiscale nel nostro Paese è, per il lavoratore medio single, in aumento dal 47,7 per cento al 47,9 per cento, attestandosi di quasi 12 punti sopra la media OCSE, che è del 36,1 per cento rispetto al 36,2 per cento del 2017 (questo effetto è ascritto all'incremento dell'imposta sui redditi, mentre non ha avuto variazioni l'incidenza dei contributi sociali) mentre, per le famiglie monoreddito con due bambini, è pari al 39,1 per cento, il secondo più alto dell'OCSE, superato solo da quello della Francia (39,4 per cento), decisamente sopra la media dei Paesi industrializzati che è del 26,6 per cento;
    inoltre il Total tax & contribution rate (uno degli indicatori presenti nel rapporto «Paying Taxes 2019» pubblicato dalla Banca Mondiale, particolarmente esemplificativo del dumping fiscale interno all'Unione europea e dell'eccessiva tassazione sulle imprese italiane e che misura il carico fiscale e contributivo che grava sulle imprese) in Italia è superiore di circa quindici punti rispetto alla media europea, dimostrando come per i nostri prodotti e per le nostre imprese esista un importante problema di competitività dovuto al differente peso fiscale;
    nell’«Analisi annuale della crescita 2019» elaborata dalla Commissione europea nel novembre 2018 – nel confermare che l'economia europea è entrata nel sesto anno di crescita ininterrotta – si ribadisce che «in diversi Stati membri il flebile impulso delle riforme, la bassa crescita della produttività e gli elevati livelli di debito gravano sul potenziale di crescita dell'economia», che vi sono notevoli differenze di produttività tra imprese, settori e regioni dell'Unione europea e che proprio le ampie disparità regionali e territoriali «rimangono un'importante fonte di preoccupazione»;
    nel citato documento si afferma, inoltre, che nonostante i progressi compiuti, «le sfide e i rischi esterni sono in aumento», tra i quali in primo luogo figurano l'ascesa economica della Cina e il crescente protezionismo commerciale praticato dagli Stati Uniti;
    in particolare, nel testo si citano tra le «vulnerabilità persistenti»: la bassa crescita della produttività, le persistenti disuguaglianze di reddito e la lenta diminuzione della povertà, le disparità regionali e territoriali, l'elevato debito pubblico e privato e altri squilibri macroeconomici persistenti all'interno della zona euro;
    tra le «sfide a breve termine» figurano, tra le altre, l'aumento del protezionismo e le tensioni geopolitiche che incidono sulle relazioni commerciali, l'instabilità sui mercati emergenti, e il graduale ritiro dello stimolo della Banca centrale, mentre tra le «sfide a medio/lungo termine» sono annoverati anche l'impatto dei cambiamenti demografici e il ruolo delle migrazioni;
    l'azione protezionistica avviata dagli Stati Uniti con la introduzione dei dazi su siderurgia e acciaio, come reazione al surplus commerciale tedesco, rischia di scatenare una guerra commerciale dagli esiti drammatici per le nostre aziende, oltre ad acuire la crisi di alcune economie emergenti che rappresentano per l'Italia importanti partner commerciali e mercati per le esportazioni;
    le imprese italiane sono già gravemente penalizzate a causa delle sanzioni commerciali imposte alla Russia, che – negli anni in cui sono state in vigore – hanno inflitto perdite al mercato delle esportazioni italiane per tre miliardi di euro annui, colpendo in particolar modo le imprese agroalimentari e il mercato delle tecnologie;
    la doverosa riduzione del debito pubblico non può essere realizzata con le cieche politiche di austerità che derivano dall'applicazione di regole stringenti che – come è evidente – hanno prodotto nel tempo effetti devastanti (mancata ripresa economica, crescente impoverimento dei cittadini, acuirsi delle disuguaglianze sociali) e hanno agito nel senso di una sistematica disintegrazione del sistema di protezione e inclusione sociale;
    la debolezza dell'economia italiana – attanagliata da un debito troppo pesante e da prospettive di crescita assolutamente deludenti – sta incidendo in maniera fortemente negativa sulla tenuta dell'intero sistema sociale del nostro Paese, oltre che sulla competitività e attrattività dei suoi assetti produttivi;
    le previsioni del Governo sono state clamorosamente smentite dall'attuale fase di recessione economica, produttiva e sociale, e le misure adottate finora non hanno avuto gli effetti auspicati, determinando anzi un sostanziale peggioramento delle condizioni complessive del Paese;
    i provvedimenti inerenti lo sviluppo economico e sociale del Paese messi in atto finora dall'Esecutivo – con particolare riferimento alla politica fiscale, occupazionale e industriale – non hanno neanche lontanamente raggiunto gli obiettivi prefissati e, anzi, hanno generato effetti negativi e recessivi, nonostante i clamorosi annunci di esponenti autorevoli che, ancora a gennaio di quest'anno, prefiguravano un «boom economico» paragonabile a quello degli anni Sessanta;
    invece che in un «miracolo produttivo» gli italiani si ritrovano oggi in una fase di piena recessione economica e sociale, con una stagnazione della produzione industriale e un enorme pregiudizio soprattutto per le famiglie e le imprese;
    è assolutamente necessario e urgente invertire la rotta e avviare nuove e più incisive politiche per lo sviluppo economico e sociale del Paese,

impegna il Governo

   1) ad assumere tutte le iniziative strutturali necessarie per disinnescare – in maniera definitiva e non solamente per l'anno 2020 – le clausole di salvaguardia che prevedono un aumento delle vigenti aliquote Iva, senza altresì prevedere aumenti della pressione fiscale;
   2) a realizzare una riforma complessiva del sistema fiscale, disponendo l'immediata introduzione della flat tax al 15 per cento, sia per famiglie che per le imprese, sul reddito incrementale, ovvero sul maggior reddito prodotto rispetto al periodo d'imposta precedente, al fine di far emergere i redditi sommersi ed ampliare la base imponibile delle diverse imposte e a prevedere, a partire dall'anno d'imposta successivo, l'applicazione del meccanismo della flat tax sull'intero reddito prodotto;
   3) ad avviare la progressiva riduzione delle accise sulla benzina;
   4) a promuovere l'adozione di un Piano nazionale di interventi – anche di natura fiscale – finalizzato a contrastare la crisi demografica in atto e incentivare la natalità, con provvedimenti strutturali e permanenti volti a promuovere, in primo luogo, la gratuità degli asili nido e gli assegni per i figli a carico;
   5) a promuovere politiche sociali volte a garantire il sostegno ai soggetti che per ragioni obiettive sono impossibilitati a lavorare, quali i minori, gli invalidi e gli ultrasessantenni privi di reddito;
   6) ad assumere le necessarie iniziative in ambito europeo volte a introdurre la golden rule per investimenti pubblici strategici che – consentendo di scomputare la relativa spesa dal calcolo del deficit ai fini del Patto di Stabilità – permetterebbe di realizzare un piano nazionale di investimenti infrastrutturali, materiali e immateriali, indispensabili per lo sviluppo dell'Italia;
   7) a destinare almeno il 3 per cento del PIL a investimenti pubblici e infrastrutture, per tornare a puntare sull'ammodernamento della Nazione, attraverso lo sviluppo e l'implementazione della rete digitale, la riqualificazione e il miglioramento del trasporto pendolare e il completamento dell'Alta Velocità;
   8) a garantire – in considerazione del gap infrastrutturale che scontano le regioni del Sud Italia rispetto al resto del Paese – che almeno il 50 per cento della quota del PIL destinata a investimenti pubblici e infrastrutture sia utilizzato per realizzare investimenti nelle regioni meridionali;
   9) ad adottare iniziative volte a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni insulari;
   10) a tutelare le imprese italiane e il Mode in Italy, sostenendo in ambito europeo l'introduzione di misure più stringenti volte a contrastare il dumping sociale e ambientale degli Stati extraeuropei, nonché ad intraprendere le necessarie iniziative volte a promuovere una maggiore armonizzazione tra gli Stati membri del sistema di tassazione gravante sulle imprese, al fine di compensare il dumping fiscale esistente;
   11) a realizzare una politica economica basata sulla difesa del lavoro, dell'industria e dell'agricoltura italiani da concorrenza sleale e normative europee che possono penalizzare il sistema-Italia, e volta a sostenere la produzione industriale e agricola riconoscibile come marchio-Italia e la graduale riconversione della produzione esposta alla concorrenza indiscriminata;
   12) ad assumere iniziative urgenti volte a contrastare la concorrenza fiscale sleale tra Stati membri e il fenomeno delle delocalizzazioni intracomunitarie;
   13) ad adottare politiche industriali efficienti volte a fronteggiare la minaccia all'economia e alla sicurezza del nostro Paese, attraverso la tutela delle aziende italiane di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico, spesso permeabili a manovre esterne indirizzate ad assumerne il controllo;
   14) rilanciare il piano di incentivi relativi a Industria 4.0, con particolare attenzione all'innovazione nelle piccole e medie imprese;
   15) ad adottare iniziative volte a ridurre e semplificare gli adempimenti burocratici che gravano sulle imprese;
   16) ad assumere le opportune iniziative volte a eliminare l'obbligo della fatturazione elettronica a carico delle piccole e medie imprese e ad escluderle dallo split payment;
   17) a revocare i contratti di concessione autostradale, aeroportuale, delle reti ferroviarie, delle reti idriche ed energetiche che non soddisfino l'interesse nazionale;
   18) ad avviare negoziati in ambito europeo per rivedere l'impostazione del complesso dei vincoli derivanti dal fiscal compact, al fine di avviare una politica di crescita sostenibile e di ripresa economica e produttiva, con l'impegno da parte italiana a utilizzare la maggiore flessibilità unicamente in investimenti pubblici e sicurezza;
   19) ad adottare una politica fiscale «di vantaggio» per le attività del comparto turistico, attraverso una sensibile riduzione dell'imposta sul valore aggiunto sulle prestazioni rese ai clienti alloggiati nelle strutture ricettive – in sintonia con quanto previsto dalla legislazione di altri Paesi nostri concorrenti diretti – tale da determinare una riduzione del prezzo finale per i consumatori, un aumento del ricavo unitario per gli operatori e, conseguentemente, un aumento dell'attività turistica (indotto sia da una crescita della domanda di turismo, in termini di maggiori presenze e di maggiore spesa, sia dai maggiori investimenti che potranno essere effettuati dal settore);
   20) a prevedere forme di sostegno diretto nei settori produttivi maggiormente trainanti per la nostra economia nazionale, e ridare centralità al contratto di lavoro a tempo indeterminato e alla tutela dei diritti dei lavoratori;
   21) a prevedere il rilancio del sistema bancario per assicurare l'accesso al credito a famiglie e imprese e – in questo contesto – accelerare il processo di riduzione dello stock di crediti deteriorati, rafforzare gli incentivi alla ristrutturazione e al risanamento dei bilanci, in particolare nel segmento delle banche soggette alla vigilanza nazionale, predisporre una revisione complessiva del quadro normativo in materia di insolvenza e di escussione delle garanzie e favorire una revisione della normativa sul sistema bancario al fine di prevedere la separazione tra banche commerciali e banche d'affari;
   22) a evitare ulteriori compressioni delle risorse correnti dei comuni, auspicando una prossima revisione delle regole contabili che consenta agli enti di trasformare in effettiva capacità di spesa almeno quota parte degli avanzi di amministrazione disponibili in bilancio;
   23) a promuovere la revisione della legge n. 56/2014 per dare una prospettiva certa alle Province e alle Città metropolitane, in coerenza con le disposizioni della Costituzione e della Carta europea delle autonomie locali, sia relativamente agli organi di governo e al loro sistema di elezione, sia relativamente ad una più precisa definizione delle loro funzioni fondamentali, al fine di ripristinare e consolidare, in maniera strutturale, l'equilibrio nei bilanci;
   24) ad assegnare risorse agli Enti locali da destinare alla riqualificazione urbana e alla sicurezza delle periferie, al fine di ricostruire e dare nuova vitalità al nostro immenso patrimonio artistico nonché contrastare l'abusivismo, le occupazioni illegali e il degrado;
   25) a proseguire nella creazione di aree di fiscalità di vantaggio, atte a sostenere e potenziare lo sviluppo dei territori, e in questo quadro:
    a) in ottemperanza alle previsioni di cui all'articolo 174 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea, ad assumere le iniziative volte a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni insulari;
    b) ad assumere ogni iniziativa utile a promuovere – in analogia con quanto previsto per le Zone economiche speciali (ZES) – una fiscalità di vantaggio in favore delle aree portuali delle regioni settentrionali che, ponendosi al crocevia dei principali corridoi europei ad alta velocità e capacità, possono costituire senza dubbio un partner strategico e di supporto per il sistema portuale del Mezzogiorno;
    c) individuare con rapidità quali comuni, tra quelli che ne abbiano fatto richiesta, abbiano i requisiti per costituire al proprio interno le zone franche urbane di cui alla legge 24 dicembre 2007, n. 244, al fine di rafforzare la crescita imprenditoriale e occupazionale delle micro e piccole imprese;
   26) a realizzare il monitoraggio delle risorse destinate dallo Stato e dall'unione europea al contrasto della disoccupazione e agli altri programmi di sviluppo in favore delle regioni dell'obiettivo convergenza, al fine di verificare che esse siano effettivamente impiegate per i fini previsti e non siano disperse, e al fine di contrastare la lentezza nelle procedure di spesa;
   27) a elaborare un programma per la messa in sicurezza dei territori, degli edifici, con particolare riguardo a quelli scolastici, di recupero dei centri urbani, attraverso opere di restauro degli edifici storici, per il completamento dei programmi già avviati nei settori dell'edilizia sanitaria, universitaria e carceraria;
   28) tra gli interventi considerati prioritari, ad assegnare precedenza assoluta alla realizzazione dei collegamenti, anche volti all'approvvigionamento energetico, con gli Stati esteri confinanti, per i quali risultano contratti già in essere e per i quali sono già state ultimate le tratte estere;
   29) rispetto alle azioni per l'emergenza sismica, e stante il fallimento delle strategie messe in campo sinora, ad assumere iniziative per semplificare le procedure e velocizzare la ricostruzione sia pubblica che privata, nonché prevedere una moratoria decennale sulla riorganizzazione dei servizi pubblici essenziali nelle zone colpite dagli eventi sismici, al fine di evitare lo spopolamento e il definitivo collasso del tessuto produttivo;
   30) ad abolire il limite all'uso del contante, considerato che non si è rivelato, nel tempo, uno strumento efficace di contrasto all'evasione fiscale e alle operazioni di riciclaggio da parte della criminalità organizzata, che, invece, andrebbero combattute con misure repressive e sanzionatorie più organiche e strutturali, e che, peraltro, non essendo previsto in molti Paesi europei, anche confinanti, rischia di essere solo un freno per i consumi e un ostacolo in termini anche di competitività;
   31) a riattivare i meccanismi di programmazione e regolamentazione dei flussi migratori regolari, rivitalizzando lo strumento, oramai del tutto depotenziato negli ultimi anni, del cosiddetto «decreto-flussi», al fine di assicurare «quote» mirate di immigrazione regolare e consentire, dunque, l'ingresso di stranieri nel territorio italiano esclusivamente sulla base di specifici criteri che tengano conto:
    1) dei fabbisogni occupazionali non reperibili nel territorio nazionale e delle caratteristiche della domanda di lavoro per settore economico e titolo di studio;
    2) dell'andamento tendenziale dei tassi di natalità, di fertilità e di invecchiamento della popolazione in Italia e, dunque, delle esigenze connesse al bilancio demografico negativo del nostro Paese e dell'effetto addizionale che l'ingresso di donne in età fertile può determinare sulla dinamica delle nascite;
    3) delle condizioni politiche, ambientali, sociali e demografiche dei Paesi di origine e di provenienza, con particolare riferimento alla capacità e alla propensione all'integrazione socio-culturale e al rispetto dei principi volti a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico;
   32) al fine di assicurare la più efficace esecuzione delle procedure di rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine ovvero di provenienza, incrementare le risorse del Fondo rimpatri e, in generale, gli stanziamenti destinati alle spese connesse alle procedure di espulsione, respingimento o allontanamento degli stranieri irregolari dal territorio dello Stato;
   33) ad assicurare maggiore efficienza e trasparenza al sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati per quanto concerne, in particolare, la gestione, il controllo e il monitoraggio della spesa, al fine di contrastare e prevenire efficacemente fenomeni lucrativi, dietro i quelli, il più delle volte, operano organizzazioni criminali;
   34) a razionalizzare la spesa connessa al sistema di accoglienza, eliminando gli sprechi e contrastando il conseguimento di indebiti profitti, soprattutto prevedendo un tetto al costo pro-capite mensile per ciascun migrante che non possa in ogni caso essere superiore all'importo massimo delle prestazioni economiche di natura socio-assistenziale erogate ai soggetti che si trovano in condizioni economiche disagiate e che lo Stato ritiene sufficienti ad assicurare una vita sostenibile e dignitosa;
   35) a incrementare le risorse destinate al comparto Difesa del 2 per cento, adeguando gli stanziamenti agli standard europei, soprattutto per quanto concerne la spesa per dotazioni e stipendi, prevedendo, altresì, che nei contratti del comparto difesa sicurezza vi sia un incremento per specificità;
   36) a destinare almeno il 50 per cento dei beni e proventi sottratti alle mafie alle forze di polizia e alle forze armate;
   37) a promuovere investimenti in attrezzature, tecnologie e sistemi informatici;
   38) ad adottare opportune politiche nel campo della cyber sicurezza;
   39) a potenziare i presidi istituzionali e delle forze dell'ordine sul territorio nazionale;
   40) a varare con urgenza un piano straordinario di edilizia carceraria con la creazione di nuovi posti detentivi e l'assunzione di nuovi agenti di Polizia Penitenziaria;
   41) ad assumere ogni iniziativa utile in ambito europeo ed internazionale volta alla stabilizzazione delle Nazioni estere i cui mercati da sempre costituiscono lo sbocco commerciale delle nostre esportazioni e ad assumere una posizione contraria alle sanzioni imposte dall'unione europea alla Russia.
(6-00072) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame è il primo documento di economia e finanza dell'attuale Esecutivo, e pertanto in via del tutto preliminare inizia ad includere all'interno di un'eredità difficile alcune delle più importanti misure previste dal contratto programmatico, da realizzare nel rispetto dei vincoli europei e tenuto conto dell'andamento dei conti pubblici;
    nel PNR allegato al documento in esame, sono illustrati gli ulteriori interventi da realizzare per il triennio 2019-2021 a completamento della politica economica innovativa avviata;
    due dei più importanti provvedimenti previsti dal Contratto di Governo, l'opzione pensionistica «quota cento» e il «reddito di cittadinanza», sono già state attuate e rappresentano misure di politica economica anti-ciclica, finalizzate al ricambio generazionale, la prima, e all'inclusione nel mondo del lavoro degli individui meno abbienti, la seconda;
    le due citate misure, apporteranno un impulso alla crescita del benessere sociale ed economico del nostro Paese (complessivamente + 0,2 per cento nel 2019 e +0,3 per cento nel 2020) e si ritiene che tali effetti qui stimati che, a consuntivo, registreranno risultati ancora più positivi. Queste misure inoltre contribuiscono a riequilibrare il modello di sviluppo dell'economia italiana, potenziando il ruolo della domanda interna e limitando le fragilità intrinseche del modello mercantilista perseguito da altri Paesi europei;
    le stime di crescita contenute nel Documento sono state riviste rispetto alle previsioni di settembre 2018, in quanto hanno risentito delle dinamiche congiunturali internazionali di segno negativo;
    la debolezza economica internazionale, infatti, che ha visto una decelerazione del tasso di crescita dei due maggiori drivers mondiali quali Stati Uniti e Cina si ripercuote, in generale, sull'area Euro e, nello specifico, sull'economia italiana: il FMI ha rivisto in ribasso di 0,4 punti percentuali (dal 3,6 per cento al 3,3 per cento) la stima della crescita mondiale, trascinata nel segno negativo, principalmente, a causa del rallentamento delle economie del G20 nonché di quelle emergenti, dovuto alla contrazione del commercio mondiale (in caduta al 3,4 per cento nel 2018 rispetto al 5,4 per cento del 2017);
    la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, le mutue sanzioni tra Paesi occidentali e Federazione Russa, la progressiva ridefinizione degli assetti geopolitici mondiali con il progressivo disimpegno americano da alcune delle aree più conflittuali, l'incertezza sulle modalità e le tempistiche della Brexit e le crescenti instabilità socio-economiche dei Paesi emergenti, hanno contribuito, dopo una lunga fase espansiva non adeguatamente colta dalla nostra economia, alla contrazione del commercio globale e al clima di fiducia degli investitori e dei mercati finanziari, con ripercussioni sulla domanda interna e sui consumi;
    inoltre, fattori economici, quali una dinamica sfavorevole dei tassi di cambio, le forti oscillazioni delle quotazioni petrolifere, le nuove normative sulle emissioni e le evoluzioni tecnologiche che hanno influenzato l'industria automobilistica (specie quella tedesca), hanno inciso fortemente sull'andamento della crescita italiana che, notoriamente, è un mercato aperto agli scambi con l'estero, soprattutto sul lato manifatturiero che, a sua volta, è stato investito da una nuova deriva protezionistica;
    le esportazioni, come si legge nel documento, sono cresciute solo dell'1,9 per cento nel 2018: la forte contrazione dell’export ha dunque influito sui programmi di investimento delle imprese ed ha generato un calo della produzione industriale, che, comunque, è stata lievemente più contenuto di quella registrata in Germania;
    tali dinamiche di natura non soltanto economica, ma anche politica, hanno influenzato l'andamento economico del nostro Paese nel secondo semestre del 2018, che si è comunque chiuso con un incremento del PIL reale dello 0,9 per cento, dispiegando lievemente i loro effetti negativi anche sulla tendenza del quadro macroeconomico dell'anno in corso;
    il nostro Paese, in questo generale clima di incertezza, rallentamento e tensioni, seguendo le ultime revisioni al ribasso della crescita delle maggiori economie, dopo una crescita moderata prevista allo 0,1 per cento nel 2019 (nello scenario tendenziale che incorpora gli effetti delle clausole di salvaguardia previsti a legislazione vigente), ridurrà nel 2020, anche secondo gli osservatori internazionali, il gap di crescita rispetto alla media dei Paesi dell'area euro e alle grandi economie europee come Francia e Germania;
    le misure di sostegno necessarie a sostenere la ripresa dell'economia dovranno essere comunque compatibili con gli sforzi per la salvaguardia delle finanze pubbliche. A tal fine, per ridurre l'indebitamento sarà necessario, tra l'altro, compiere un lavoro di revisione della spesa corrente dell'Amministrazione pubblica e delle agevolazioni fiscali. Tale lavoro porterà a un primo pacchetto di misure già nella legge di bilancio per il 2020, che comporterà risparmi cumulati di spesa corrente pari a 2 miliardi nel 2020, a 5 miliardi nel 2021 e a 8 miliardi nel 2022;
    per quanto riguarda le misure di incentivazione degli investimenti pubblici e privati, nel quadro programmatico gli investimenti pubblici salirebbero dal 2,1 per cento del PIL registrato nel 2018 fino al 2,6 per cento del PIL nel 2021 e 2022. Lo snellimento delle procedure per appalti pubblici e costruzioni private e il più elevato livello degli investimenti pubblici del quadro programmatico, pur in presenza di misure di copertura finanziaria, assicurano un differenziale positivo di crescita del PIL in confronto allo scenario tendenziale pari a 0,2 punti percentuali nel 2020 e 0,1 punti nel 2021. Solo nel 2022 la crescita del PIL risulterebbe inferiore a quella tendenziale per 0,1 punti percentuali;
    a sostegno della crescita, sono di imminente emanazione il decreto-legge «Crescita» e il decreto-legge «Sblocca cantieri» che, da un lato, punteranno ad incentivare l'accumulazione di capitale e la realizzazione di nuovi investimenti privati, dall'altro, stimoleranno la riapertura di cantieri pubblici e il rilancio delle costruzioni. Entrambi i provvedimenti, come stimati dal Governo, con il conforto delle analisi dell'ISTAT, avranno un impatto complessivo sulla crescita di + 0,1 per cento nel 2019 che si andrà ad aggiungere alla crescita già prevista, per un complessivo + 0,2 per cento nell'anno in corso e fino a + 0,8 per cento nel 2020;
    per lo sviluppo delle infrastrutture, che necessitano di manutenzione e modernizzazione e degli investimenti pubblici che lo scorso anno sono risultati pari all'1,9 per cento in rapporto al PIL rispetto ad una media del 3,0 per cento nel decennio precedente la crisi del debito nel 2011, la legge di bilancio 2019 ha già finanziato la creazione di unità di coordinamento per lo sviluppo delle infrastrutture e il supporto alle amministrazioni territoriali nell'attività di progettazione e gestione dei progetti. Saranno introdotte nuove norme per rimuovere gli ostacoli burocratici e legali che negli ultimi anni hanno frenato le opere pubbliche;
    in materia di riduzione della pressione fiscale a carico delle imprese, il decreto Crescita prevede la riduzione graduale dell'aliquota IRES dal 24 per cento al 20,5 per cento nel quadriennio in corso applicabile agli utili non distribuiti, in sostituzione della mini-Ires di complessa applicazione;
    in materie di politiche industriali, il Governo sostiene ed incentiva la promozione e l'internazionalizzazione delle imprese italiane tutelandone il Made in Italy e potenziando il Fondo di Garanzia delle PMI;
    per aumentare l'efficienza delle funzioni della pubblica amministrazione, la collaborazione tra Governo, Regioni ed Enti Locali è determinante, in quanto consente di realizzare obiettivi tangibili in termini di sburocratizzazione e semplificazione delle procedure per le imprese e cittadini. È dunque necessario definire una modulistica unica standardizzata e semplificata per l'attività d'impresa;
    tra le principali azioni del Governo in ambito sanitario vi è il superamento della carenza di organico nel SSN e a tal riguardo, al fine di non pregiudicare l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, è auspicabile la conclusione del percorso volto a incrementare la spesa per il personale degli Enti del SSN di ciascuna Regione. Il Documento richiama altresì il Patto per la salute per il triennio 2019-2021, definendone le specifiche misure tra le quali c’è anche la revisione del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli assistiti, al fine di promuovere equità nell'accesso alle cure. Nel merito, è auspicabile un intervento sul cosiddetto super ticket o comunque sulla compartecipazione dei cittadini al costo per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale o farmaceutica;
    infine, sempre in ambito sanitario, il DEF rileva la necessità di intervenire in materia di dirigenza sanitaria, apportando le necessarie modifiche al decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171;
    al fine di invertire il trend demografico avverso evitando che il drastico calo delle nascite comprometta, nel lungo-periodo, l'equilibrio delle finanze pubbliche e, di riflesso, indebolisca nel suo complesso il sistema di protezione sodale, con particolare riferimento alla sostenibilità della spesa previdenziale e socio-sanitaria, è nondimeno necessario adottare una strategia complessiva di riordino e potenziamento delle politiche per la famiglia; in particolare, il Governo, dopo i primi interventi già adottati in materia di rifinanziamento del Fondo per le politiche della famiglia, proroga e potenziamento dell'assegno di natalità, aumento del «bonus nido» ed estensione del congedo obbligatorio in favore dei padri, intende proseguire sulla strada dell'alleggerimento del carico fiscale sulle famiglie, destinando maggiori risorse finanziarie soprattutto a quelle numerose e con componenti in condizione di disabilità. Altre iniziative future verteranno prioritariamente sul riordino dei sussidi per la natalità e la genitorialità, la promozione del welfare familiare aziendale e il miglioramento del sistema scolastico e sanitario e delle relative infrastrutture;
    tra gli obiettivi strategici di riforma del Governo vi è anche il sostegno all'istruzione scolastica e universitaria e lo sviluppo della ricerca, attraverso misure di incentivazione, con particolare riguardo alla valorizzazione delle persone e al capitale infrastrutturale;
    per lo sviluppo dell'economia viene dato nel programma di riforma ampio risalto anche al settore dell'innovazione tecnologica e della ricerca. Il Governo concluderà il lavoro per la predisposizione delle Strategie Nazionali per l'Intelligenza Artificiale e per la Blockchain e parteciperà attivamente al programma «EuropaDigitale», che si indirizzerà all'intelligenza artificiale, alla sicurezza informatica, alla digitalizzazione dell'Amministrazione pubblica. Risorse significative saranno investite nella diffusione della banda larga e nello sviluppo della rete 5G;
    nell'ambito della politica industriale, al fine di rafforzare settori da tempo in crisi ma anche di rilanciare industrie che sono al centro della transazione verso un modello di sviluppo sostenibile, il Governo rafforzerà lo sviluppo della mobilità sostenibile attraverso l'incentivazione della produzione di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale e sosterrà lo sviluppo della green finance nell'ambito del Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima la cui proposta è stata presentata alla Commissione UE a gennaio 2019;
   considerato che:
    la situazione economica in Europa e quindi in Italia è peggiorata negli ultimi mesi, infatti le previsioni di crescita dell'Europa sono più basse rispetto alle più importanti aree economiche mondiali, segnale che l'Europa deve ripartire dalla consapevolezza della trasformazione della domanda e dell'offerta, investendo nella creazione di nuovi settori produttivi e attivando misure per un rapido processo di riconversione industriale verso produzioni ad elevata redditività;
    si sottovaluta da anni che è ormai necessaria una politica interna europea non basata esclusivamente sulla politica dei bilanci pubblici «in ordine», bensì una politica industriale europea finalizzata all'espansione della domanda interna, alla quale unire investimenti in produzioni innovative, che rispondano alle nuove esigenze e necessità sia individuali che collettivi dei cittadini;
    il Governo in carica ha già avviato questo percorso adottando dal suo insediamento una politica economica di cambiamento radicale rispetto alla politica di rigore dell'Unione europea, al fine di conseguire la crescita del PIL, trainata da maggiori investimenti, avendo cura nel contempo dei bisogni dei cittadini, il cui benessere ed evoluzione culturale contribuiranno allo sviluppo e modernizzazione del Paese;
    è necessario quindi adottare una «strategia industriale» di sviluppo, che, abbandonando i vecchi schemi, sia incentrata sul sostegno della domanda, perché destinare risorse ed incentivi alla domanda consente di promuovere lo sviluppo di produzioni ed imprese nuove,

impegna il Governo

   a) a conseguire i saldi programmatici di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al PIL, nonché il rapporto programmatico tra debito e PIL, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nel Documento di economia e finanza;
   b) ad adottare misure per il disinnesco delle clausole di salvaguardia fiscali del 2020;
   c) in linea con il Contratto di Governo a continuare, nel disegno di Legge di Bilancio per il prossimo anno, il processo di riforma delle imposte sui redditi (« flat tax») e di generale semplificazione del sistema fiscale, alleviando l'imposizione a carico dei ceti medi;
   d) ad adottare un piano di razionalizzazione, riqualificazione e di revisione della spesa pubblica ed in particolare delle amministrazioni pubbliche, di cui all'articolo 1, comma 2 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, degli enti pubblici, nonché delle società controllate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche che non emettono strumenti finanziari in mercati regolamentati;
   e) a non prevedere misure di incremento della tassazione sui patrimoni;
   f) a prevedere l'individuazione, in sede di legge di assestamento al Bilancio 2019, delle risorse destinate al trasporto pubblico locale, momentaneamente rese indisponibili a legislazione vigente al fine di fare fronte a specifiche esigenze economico-contabili;
   g) al fine di procedere, già dall'anno 2019, ad un piano di assunzioni che argini il fenomeno della cosiddetta «fuga dei cervelli» e supporti la promozione di innovazione e ricerca in campo sanitario, valorizzando la funzione dei centri sanitari di nuova generazione e investendo in politiche di formazione ed inserimento lavorativo delle nuove professionalità, ad aggiornare a livello regionale il parametro di riferimento della spesa per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale;
   h) a rafforzare le misure di tutela già adottate a sostegno della non autosufficienza e dei nuclei familiari, in particolare quelli con componenti disabili;
   i) in considerazione dello stato avanzato delle iniziative per la realizzazione dell'autonomia regionale ed in particolare della condivisione espressa dal Consiglio dei ministri dello spirito delle medesime iniziative, a dare seguito alla fase finale dei procedimenti avviati ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione ai fini dell'attuazione del cosiddetto «regionalismo differenziato»;
   j) in particolare, con riferimento al sistema scolastico nazionale e al diritto allo studio, a definire livelli essenziali delle prestazioni tali da garantirli in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale;
   k) in merito al rinnovo contrattuale dei lavoratori del comparto «istruzione e Ricerca», per il triennio 2019-2021, si ritiene opportuno prevedere un incremento salariale adeguato;
   l) a promuovere, in tutte le sedi opportune, l'introduzione della cosiddetta « Golden rule» affinché gli investimenti pubblici produttivi non siano soggetti agli stringenti vincoli della governance economica europea.
(6-00073) «Molinari, D'Uva».


   La Camera,
   premesso che,
    il Documento di economia e finanza 2019, il primo che incorpora negli andamenti tendenziali gli effetti dei provvedimenti approvati in questa prima fase della legislatura, certifica il fallimento della politica economica del Governo, riconoscendo ufficialmente un insuccesso previsto da tutti i più autorevoli istituti nazionali e internazionali già nello scorso autunno e rendendo evidente una pericolosa incapacità di programmazione degli obiettivi e di valutazione degli effetti economici delle proprie scelte;
    il Documento, infatti, stima una crescita tendenziale del Pil che crolla allo 0,1 per cento rispetto all'1,5 per cento (peraltro considerato «prudenziale») programmato dalla Nota di aggiornamento del settembre 2018 e ridotto all'1 per cento nella successiva revisione del quadro macroeconomico presentata a dicembre;
    interventi assolutamente insufficienti a fornire efficaci risposte al rallentamento della congiuntura economica, aggravati da ripetuti annunci destabilizzanti e contraddittori e da ingiustificata inerzia, sono stati la causa endogena del crollo di fiducia di famiglie, imprese e investitori internazionali, che ha contribuito, nel corso dell'ultimo anno, ad ampliare il divario di crescita con il resto dei partner europei e con i paesi maggiormente industrializzati, invertendo il percorso intrapreso nella precedente legislatura con conseguenze che si trascineranno anche nel lungo periodo, nonostante il goffo tentativo del Governo di attribuire le ragioni della caduta del nostro prodotto interno lordo esclusivamente al rallentamento dell'economia e del commercio a livello globale;
    gli andamenti dell'economia reale e dell'occupazione che, da maggio 2018 a febbraio 2019, ha registrato la perdita di oltre 116.000 posti di lavoro, sono largamente il frutto di errori di politica economica commessi da un Governo che, invece di predisporre una ampia e complessiva strategia di sviluppo, ha scommesso tutto su un decreto-legge i cui effetti sul mercato del lavoro sono molto controversi e, soprattutto, sulle due misure della Legge di bilancio 2019, la cosiddetta «Quota 100» e il Reddito di cittadinanza, che, come il DEF stesso riconosce, hanno effetti pressoché nulli sulla crescita e persino peggiorativi sul tasso di disoccupazione;
    nel DEF, la stima programmatica della crescita per quest'anno è superiore di 0,1 punti rispetto a quella tendenziale in virtù di provvedimenti di urgenza frettolosamente approvati dal Consiglio dei Ministri ma di cui, ad oggi, si conoscono solo le intenzioni, fra cui quella di correggere alcune disposizioni della stessa legge di bilancio in materia di superammortamento, IRES e PIR, e i cui effetti espansivi restano incerti, in particolare per l'anno in corso;
    non solo, pertanto, nel 2019 la crescita italiana ci colloca penultimi secondo il FMI tra i 39 Paesi avanzati, ma anche nell'orizzonte pluriennale si certifica la parabola fallimentare del Governo, che prevede un tasso di crescita programmatico che si attesta allo 0,8 per cento annuo nel triennio successivo, lievemente superiore al tendenziale per il 2020-2021, ma addirittura inferiore ad esso di 0,1 punti per il 2022;
    nel medesimo quadro programmatico del Governo, il tasso di disoccupazione sale dal 10,6 per cento del 2018 all'11 per cento dell'anno in corso e peggiora ulteriormente di 0,1 per cento nel 2020; la crescita degli investimenti fissi lordi si riduce dal 3,4 per cento del 2018 all'1,4 per cento nel 2019 e, per quanto riguarda la quota degli investimenti pubblici, non si ravvedono evidenze di quello che sarebbe dovuto essere il «più grande piano della storia italiana»; dopo una riduzione, fra il 2013 e il 2017, di 1,5 punti di PIL, che sale oltre i due considerando la misura degli «80 euro», la pressione fiscale torna invece a salire, dal 42,1 per cento del 2018 al 42,7 per cento nel biennio 2020-2021;
    oltre agli inconsistenti risultati sul versante della crescita, il DEF evidenzia un quadro allarmante di una finanza pubblica tornata fuori controllo nei pochi mesi di attività di Governo, con un indebitamento netto che dalla previsione del 2 per cento di dicembre aumenta al 2,4 per cento; questo peggioramento rende certa, per ammissione dello stesso Governo, l'attivazione del taglio della spesa, previsto dalla legge di bilancio 2019, di due miliardi di euro, tra cui 300 milioni per il trasporto pubblico locale, con evidenti ripercussioni sul livello delle prestazioni dei servizi essenziali per i cittadini;
    la scarsa credibilità delazione del Governo ha determinato un aumento dello spread, oggi stabilmente al di sopra dei 250 punti base rispetto ai 130 dell'inizio del 2018, costringendoci a finanziare una maggior spesa per interessi (secondo la Banca d'Italia, circa 1,5 miliardi quest'anno, 3,5 il prossimo e quasi 6 miliardi nel 2021 in più rispetto alla scorsa primavera, qualora i tassi restassero sui valori attesi dai mercati) che sottrae risorse per la crescita (ancora la Banca d'Italia stima che un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a lungo termine di 100 punti base determinerebbe una riduzione del prodotto pari a 0,1 punti percentuali dopo un anno e a 0,7 dopo tre) e fa registrare nel 2019 l'aumento complessivo fino al 132,6 per cento del debito in rapporto al PIL, un livello ottimistico, anche perché incorpora irrealistici proventi da privatizzazioni pari all'1 per cento del PIL e, tuttavia, il più alto mai raggiunto in Italia dal 1924;
    al contrario, l'ingente stock di debito, che impone di emettere titoli di Stato per oltre 400 miliardi di euro all'anno ed espone la nostra economia agli shock esterni, richiede necessariamente una gestione attenta dei conti pubblici – anche alla luce della revisione dell'obiettivo di medio termine per l'Italia proprio a causa del peggioramento delle analisi legate alla sostenibilità del quadro di finanza pubblica – per preservare la fiducia dei mercati che quel debito sono chiamati a finanziare;
    crescita anemica, peggioramento del deficit, incremento degli oneri sui titoli di Stato, debito su livelli più che critici concorrono ad innalzare in modo preoccupante il livello di vulnerabilità del Paese, circolo vizioso da cui ci eravamo faticosamente ma caparbiamente allontanati negli ultimi anni e rispetto al quale il Documento mette in mostra l'assenza di qualunque visione di politica economica, resa evidente anche dal rinvio di ogni decisione in merito al previsto aumento dell'IVA e delle accise, che viene pertanto scontato anche nel quadro programmatico, che determinerà l'innalzamento dell'aliquota agevolata dal 10 al 13 per cento e di quella ordinaria dal 22 al 25,2 per cento nel 2020;
    l'UPB ha stimato che, qualora si volessero neutralizzare le clausole di incremento dell'IVA e delle accise, finanziare le spese a politiche invariate e gli annunciati maggiori investimenti e mantenere gli obiettivi fissati nel DEF, dovrebbero essere individuate misure per circa 25 miliardi nel 2020, che salirebbero a circa 36 miliardi nel 2021 per raggiungere circa 45 miliardi a fine periodo;
    al di là degli annunci di onerosissime misure a soli fini elettorali come la flat tax, dal programmato aumento dell'avanzo primario di 3 decimi di punto nel 2020 sembra emergere, invece, l'intenzione di procedere a una manovra restrittiva;
   constatato che:
    per tornare su un sentiero di crescita sostenuta in un quadro di programmazione credibile, occorre dare avvio a una diversa politica economica e sociale, che sia in grado di restituire fiducia ai cittadini e alle imprese affinché aumentino la propensione al consumo e agli investimenti, agli investitori con l'obiettivo di ridurre i tassi di rendimento sui titoli di Stato, al sistema finanziario al fine di migliorare le condizioni di accesso al credito;
    in tale rinnovato contesto di politica economica, appare prioritario affrontare e risolvere la natura dei problemi strutturali del Paese a partire dalla ormai perdurante stagnazione della produttività, dall'eccessivo peso del debito pubblico sulle amministrazioni pubbliche, sui cittadini e sulle imprese e dal modello di sviluppo che risulta essere ormai insostenibile sia dal punto di vista ambientale sia sociale come evidenziato dai dati del BES, dall'OECD Better life index e dal Rapporto Asvis su Agenda 2030;
    gli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche rappresentano un volano di primaria importanza per lo sviluppo economico di un Paese. Le risorse impiegate per tali finalità, anche per le piccole opere, sono in grado di generare un moltiplicatore elevato di crescita, di creare occupazione e benessere per le comunità che beneficiano della realizzazione degli interventi. Lo sblocco delle grandi opere – a partire dalla TAV, dal Terzo valico e dalla Pedemontana – e l'effettivo utilizzo delle risorse già stanziate, oltre a mettere a disposizione di cittadini ed imprese infrastrutture moderne, garantirebbe maggiore interconnessione con la rete delle infrastrutture europee e il rilancio delle imprese operanti nel settore e l'occupazione;
    colmare il divario tra Nord e Sud e garantire uguali opportunità nelle diverse aree del Paese è la condizione indispensabile per una ripresa duratura dello sviluppo non solo del Mezzogiorno ma per l'intero Paese. In tale contesto occorre invertire le scelte finora adottate dall'esecutivo che rischiano di ampliare il divario in ragione dell'arresto della crescita economica in atto e dei tagli di risorse introdotti nella legge di bilancio per il 2019, e predisporre incentivi, politiche industriali e politiche del lavoro calibrate per creare imprese e nuova occupazione, arrestando l'emigrazione dei giovani e favorire il reinserimento in quei territori di chi oggi non lavora,

impegna il Governo

   ad eliminare dallo scenario programmatico gli aumenti delle imposte indirette, che avrebbero effetti distributivi regressivi nonché depressivi sui consumi e sull'attività economica, evitando di ricorrere interamente a maggior deficit per realizzare tale obiettivo e riportando il rapporto debito/PIL su un sentiero credibile di progressiva riduzione, condizione necessaria per determinare una stabile compressione degli oneri sui titoli di Stato e proteggere l'economia da possibili shock sistemici; al fine di ridurre il costo del lavoro, rilanciare la competitività e incrementare l'occupazione stabile, a realizzare una riduzione permanente del cuneo fiscale e contributivo nella misura sufficiente ad azzerare nell'arco dei prossimi cinque anni il differenziale di 12 punti con la media OCSE, destinando metà del vantaggio alla riduzione del costo aziendale e metà all'incremento del reddito disponibile dei lavoratori; a rafforzare ed intensificare gli interventi mirati al contrasto dell'evasione e all'elusione fiscale, evitando ogni forma di nuovi condoni, e le misure di revisione della spesa pubblica;
   ad avviare l'attuazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, coerentemente con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, intensificando gli interventi finalizzati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, con particolare riferimento alla promozione dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili, sostenere la rigenerazione urbana e la riqualificazione energetica e sismica energetica degli edifici (potenziando e stabilizzando gli incentivi fiscali), accelerare gli investimenti degli enti territoriali per il contrasto del dissesto idrogeologico e l'adattamento al cambiamento climatico, approvando a tal fine la legge contro il consumo di suolo, ridurre progressivamente i sussidi ambientalmente dannosi, promuovere la mobilità sostenibile, annullando il taglio di 300 milioni al trasporto pubblico locale previsto dalla legge di bilancio 2019 e confermato dal DEF, favorire lo sviluppo della green economy e la transizione verso un'economia circolare, anche introducendo forme di fiscalità agevolata;
   a garantire il rapido riavvio dei cantieri e il completamento delle grandi opere infrastrutturali, in gran parte bloccate per effetto della controversia relativa all'analisi costi/benefici o per mancati finanziamenti dei lotti, al fine di dotare il Paese di un sistema di infrastrutture moderno, connesso e integrato con il resto dell'Europa, e di incidere positivamente nei prossimi anni sul rilancio delle imprese operanti nel settore, sulla crescita dei posti di lavoro e sul tasso di sviluppo del nostro Paese; a garantire la stabilità della programmazione pluriennale delle risorse e delle procedure, riducendo i «tempi di attraversamento» e il contenzioso amministrativo; a rilanciare il piano Impresa 4.0 ripristinando integralmente, incrementando e rendendo permanenti gli incentivi fiscali agli investimenti privati; a rilanciare gli investimenti pubblici nelle aree del Mezzogiorno, garantendo l'applicazione rigorosa della clausola del 34 per cento per gli stanziamenti in conto capitale ordinario; ad intensificare nel Mezzogiorno le principali misure di politica industriale, in particolare quelle di Impresa 4.0, a dare concreta attuazione alle Zone economiche speciali, a rifinanziare e prorogare il credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno; al fine di aggredire alla radice i nodi che bloccano la produttività del nostro sistema economico e tornare a tassi di crescita sostenuti, duraturi e inclusivi, a rafforzare l'intera base produttiva nazionale eliminando ogni ostacolo agli investimenti e promuovendo politiche strutturali di valorizzazione e attrazione del capitale umano, materiale, immateriale e infrastrutturale, sostenendo il meccanismo di produzione e diffusione dell'innovazione;
   a garantire un sistema di welfare efficace ed efficiente, al fine di rafforzare la rete di protezione sociale e ridurre le disuguaglianze e la povertà; a riordinare e migliorare gli strumenti di sostegno alle famiglie con figli e non autosufficienti a carico, introducendo un assegno familiare universale e una dote per l'acquisto di servizi; a incrementare la dotazione del Fondo Sanitario Nazionale per garantire l'attuazione dei LEA, i rinnovi contrattuali, le borse di studio per gli specialisti e gli investimenti in edilizia sanitaria e in tecnologie; a incrementare progressivamente gli stanziamenti per la scuola, l'università e la ricerca, portando almeno al 4 per cento del PIL nell'arco dei prossimi cinque anni la spesa pubblica per istruzione, per potenziare il tempo pieno, sostenere l'innovazione digitale e la formazione dei docenti, rafforzare ulteriormente il sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni e le misure di sostegno alle giovani generazioni.
(6-00074) «Marattin, Padoan, Boccia, Boschi, De Micheli, Madia, Melilli, Navarra».