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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 4 aprile 2019

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: MOZIONE N. 1-00163 E DDL DI RATIFICA NN. 1468 E 1681, DDL DI RATIFICA N. 1638

Mozione n. 1-00163 – Iniziative a favore della famiglia e per l'incremento della natalità

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 59 minuti
(con il limite massimo di 11 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 21 minuti
 MoVimento 5 Stelle 1 ora e 3 minuti
 Lega – Salvini premier 44 minuti
 Partito Democratico 42 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 40 minuti
 Fratelli d'Italia 26 minuti
Liberi e Uguali 23 minuti
 Misto: 23 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 5 minuti
  +Europa-Centro Democratico 4 minuti
  MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl di ratifica nn. 1468 e 1681

Tempo complessivo: 2 ore, per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 16 minuti
(con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 24 minuti
 MoVimento 5 Stelle 17 minuti
 Lega – Salvini premier 13 minuti
 Partito Democratico 15 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 14 minuti
 Fratelli d'Italia 8 minuti
Liberi e Uguali 7 minuti
 Misto: 10 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 2 minuti
  +Europa-Centro Democratico 2 minuti
  MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 2 minuti

Ddl di ratifica n. 1638

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatori 10 minuti
(complessivamente)
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 11 minuti
(con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 24 minuti
 MoVimento 5 Stelle 17 minuti
 Lega – Salvini premier 13 minuti
 Partito Democratico 15 minuti
 Forza Italia – Berlusconi presidente 14 minuti
 Fratelli d'Italia 8 minuti
Liberi e Uguali 7 minuti
 Misto: 10 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 2 minuti
  +Europa-Centro Democratico 2 minuti
  MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 2 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 4 aprile 2019.

  Ascari, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Migliore, Migliorino, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Napoli, Nesci, Parolo, Picchi, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Santelli, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Tonelli, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zóffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Ascari, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Migliore, Migliorino, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Napoli, Nesci, Parolo, Picchi, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Santelli, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tateo, Tofalo, Tonelli, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zóffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 3 aprile 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   SIANI ed altri: «Disposizioni concernenti la diagnosi e la cura delle immunodeficienze congenite e l'assistenza delle persone che ne sono affette» (1733);
   MULÈ e SCOMA: «Agevolazioni tariffarie per assicurare il diritto alla mobilità dei residenti e dei lavoratori della provincia di Trapani» (1734);
   LATTANZIO e CARBONARO: «Modifiche alla legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di intermediazione e gestione dei diritti d'autore e per la liberalizzazione del settore» (1735).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di proposte di legge d'iniziativa regionale.

  In data 3 aprile 2019 è stata presentata alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, la seguente proposta di legge:
   PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE: «Modifica al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267» (1736).

  Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge FOTI e BUTTI: «Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività» (1059) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Silvestroni.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  RAMPELLI ed altri: «Modifica all'articolo 3 della legge 30 marzo 2004, n. 92, concernente l'estensione del diritto di chiedere il riconoscimento previsto per i congiunti degli infoibati, nonché concessione di un contributo alla Società di studi fiumani» (1049) Parere delle Commissioni III, V e VII.
   II Commissione (Giustizia):

  VINCI ed altri: «Norme in materia di facoltatività dei corsi di formazione periodica per i soggetti che esercitano professioni regolamentate» (1407) Parere delle Commissioni I, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   III Commissione (Affari esteri):
  BENEDETTI ed altri: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione sugli inquinanti organici persistenti, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001» (1360) Parere delle Commissioni I, V, VII, VIII, X, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
   IV Commissione (Difesa):
  PAGANI ed altri: «Modifiche al codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo» (1702) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX, XI e XII.
   VI Commissione (Finanze):

  FRASSINI ed altri: «Modifica all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, concernente la detrazione per l'acquisto di strumenti di autodifesa» (1347) Parere delle Commissioni I e V.

Trasmissione dalla Corte dei conti

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 2 aprile 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 5/2019 del 20 febbraio-29 marzo 2019, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente «Le opere previste dal piano irriguo nazionale per il Mezzogiorno. Misure consequenziali adottate dal Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo».

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla XIII (Agricoltura).

Annunzio di risoluzioni del Parlamento europeo

  Il Parlamento europeo ha trasmesso le seguenti risoluzioni, approvate nella tornata dal 30 al 31 gennaio 2019, che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) n. 952/2013 che istituisce il codice doganale dell'Unione (Doc. XII, n. 269) – alla VI Commissione (Finanze);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1305/2013 e (UE) n. 1307/2013 per quanto riguarda alcune norme sui pagamenti diretti e sul sostegno allo sviluppo rurale per gli anni 2019 e 2020 (Doc. XII, n. 270) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Consiglio relativa all'associazione dei paesi e territori d'oltremare all'Unione europea, comprese le relazioni tra l'Unione europea, da un lato, e la Groenlandia e il Regno di Danimarca, dall'altro («Decisione sull'associazione d'oltremare») (Doc. XII, n. 271) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla messa in opera e al funzionamento del nome di dominio di primo livello .eu e che abroga il regolamento (CE) n. 733/2002 e il regolamento (CE) n. 874/2004 della Commissione (Doc. XII, n. 272) – alla IX Commissione (Trasporti);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'armonizzazione del reddito nazionale lordo ai prezzi di mercato («regolamento RNL») che abroga la direttiva 89/130/CEE, Euratom del Consiglio e il regolamento (CE, Euratom) n. 1287/2003 del Consiglio (Doc. XII, n. 273) – alla V Commissione (Bilancio);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Consiglio che autorizza l'Austria, Cipro, la Croazia, il Lussemburgo, il Portogallo, la Romania e il Regno Unito ad accettare, nell'interesse dell'Unione europea, l'adesione della Repubblica Dominicana alla convenzione del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori (Doc. XII, n. 274) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Consiglio che autorizza l'Austria ad accettare, nell'interesse dell'Unione europea, l'adesione dell'Ecuador e dell'Ucraina alla convenzione dell'Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori (Doc. XII, n. 275) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Consiglio che autorizza l'Austria e la Romania ad accettare, nell'interesse dell'Unione europea, l'adesione dell'Honduras alla convenzione del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori (Doc. XII, n. 276) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione legislativa sulla proposta di decisione del Consiglio che autorizza l'Austria, il Lussemburgo e la Romania ad accettare, nell'interesse dell'Unione europea, l'adesione della Bielorussia e dell'Uzbekistan alla convenzione del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori (Doc. XII, n. 277) – alla III Commissione (Affari esteri);
   Risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che modifica la decisione di esecuzione 2013/327/UE per quanto riguarda il rinnovo dell'autorizzazione all'immissione in commercio di mangimi contenenti o costituiti da colza geneticamente modificata Ms8, Rf3 e Ms8 × Rf3, a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 278) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
   Risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da granturco geneticamente modificato 5307 (SYN-Ø53Ø7-1) a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati (Doc. XII, n. 279) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
   Risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da granturco geneticamente modificato MON 87403 (MON-874Ø3-1), a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 280) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
   Risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da cotone geneticamente modificato GHB614 × LLCotton25 × MON 15985 a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio (Doc. XII, n. 281) – alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
   Risoluzione sulla relazione annuale sulla politica di concorrenza (Doc. XII, n. 282) – alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Difensore civico della regione Lazio.

  Il Difensore civico della regione Lazio, con lettera in data 29 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso Difensore civico nell'anno 2018 (Doc. CXXVIII, n. 12).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 26 marzo 2019, ha trasmesso la comunicazione concernente la revoca dell'incarico di livello dirigenziale generale, conferito al dottor Paolo Pennesi, di consulenza, studio e ricerca nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

  Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XI Commissione (Lavoro).

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 26 e 27 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
   alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
    alla dottoressa Patrizia Nardi, l'incarico di direttore della Direzione della comunicazione istituzionale, nell'ambito del Dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi;
    alla dottoressa Paola Noce, l'incarico di direzione dell'Ufficio centrale del bilancio presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
   alla XI Commissione (Lavoro) e alla XII Commissione (Affari sociali) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali:
    alla dottoressa Agnese De Luca, l'incarico di responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza e responsabile per l'autorità di audit dei Fondi europei.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

PROPOSTA DI LEGGE: MASSIMO ENRICO BARONI ED ALTRI: DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TRASPARENZA DEI RAPPORTI TRA LE IMPRESE PRODUTTRICI, I SOGGETTI CHE OPERANO NEL SETTORE DELLA SALUTE E LE ORGANIZZAZIONI SANITARIE (A.C. 491-A)

A.C. 491-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1.

A.C. 491-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

  Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:

   All'articolo 5, comma 9, sostituire le parole: 50.000 euro con le seguenti: 50.413 euro.

  All'articolo 6, sostituire le parole: al conseguimento delle finalità della presente legge con le seguenti: alle attività di vigilanza di cui al comma 8.

  Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sull'emendamento 6.101 e sull'articolo aggiuntivo 6.01, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative.

A.C. 491-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Princìpi generali)

  1. Le disposizioni della presente legge, nell'ambito della tutela della salute, in attuazione dei princìpi contenuti negli articoli 32 e 97 della Costituzione, determinano, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, il livello essenziale delle prestazioni concernenti il diritto alla conoscenza dei rapporti tra le imprese e i soggetti operanti nel settore della salute.
  2. Le disposizioni della presente legge, per finalità di trasparenza, di prevenzione e contrasto della corruzione e del degrado dell'azione amministrativa, garantiscono il diritto alla conoscenza dei rapporti, aventi rilevanza economica o di vantaggio, intercorrenti tra le imprese produttrici di farmaci, strumenti, apparecchiature, beni e servizi, anche non sanitari, e i soggetti che operano nel settore della salute o le organizzazioni sanitarie.
  3. Resta comunque salva l'applicazione delle disposizioni del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62, recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici, nonché delle disposizioni del titolo VIII del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 1.
(Princìpi generali)

  Al comma 1, dopo le parole: articoli 32 aggiungere la seguente:, 41.
*1. 100. Ubaldo Pagano.
(Approvato)

  Al comma 1, dopo le parole: articoli 32 aggiungere la seguente:, 41.
*1. 102. Pedrazzini, Mugnai, Bagnasco, Bond, Brambilla, Novelli, Versace.
(Approvato)

  Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: nel rispetto, riguardo agli obblighi di pubblicità, dei principi di proporzionalità, correttezza, minimizzazione, e di limitazione della permanenza online delle informazioni, di cui al Regolamento generale sulla protezione dei dati (UE) 2016/679 e al decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101, quale disciplina nazionale di adeguamento.
1. 2. Pedrazzini, Mugnai, Bagnasco, Bond, Brambilla, Novelli, Versace.

  Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
  2-bis. Le disposizioni della presente legge garantiscono, nell'ambito dell'esercizio dell'attività economica da parte delle imprese di cui al comma 2, la tutela dell'utilità sociale ai sensi dell'articolo 41 della Costituzione.
1. 101. Ubaldo Pagano.

  Al comma 3, sostituire le parole da: nonché fino alla fine del comma, con le seguenti: delle disposizioni del titolo VIII del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, nonché per i medici, anche il rispetto del Codice di Deontologia Medica.
1. 3. Mugnai, Bagnasco, Bond, Brambilla, Novelli, Pedrazzini, Versace.

  Al comma 3, sostituire le parole da: nonché fino alla fine del comma, con le seguenti: delle disposizioni del titolo VIII del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, nonché delle disposizioni recate dall'articolo 30 del Codice di Deontologia Medica, in materia di conflitto di interesse.
1. 1. Rostan.

A.C. 491-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Definizioni)

  1. Ai fini della presente legge si intende:
   a) per «impresa produttrice»: qualunque soggetto, anche appartenente al Terzo settore, che, direttamente o nel ruolo di intermediario o di impresa collegata, esercita un'attività diretta alla produzione o all'immissione in commercio di farmaci, strumenti, apparecchiature, beni o servizi, anche non sanitari, ivi compresi i prodotti nutrizionali, commercializzabili nell'ambito della salute umana e veterinaria ovvero all'organizzazione di convegni e congressi riguardanti i medesimi oggetti;
   b) per «soggetti che operano nel settore della salute»: i soggetti appartenenti all'area sanitaria o amministrativa ovvero coloro che operano, a qualsiasi titolo, nell'ambito di un'organizzazione sanitaria, pubblica o privata, e che, indipendentemente dall'incarico ricoperto, esercitano responsabilità nella gestione e nell'allocazione delle risorse o intervengono nei processi decisionali in materia di farmaci, dispositivi, tecnologie e altri beni, anche non sanitari, nonché di ricerca, sperimentazione e sponsorizzazione. Sono equiparati ai soggetti che operano nel settore della salute i professionisti iscritti nell'Albo nazionale obbligatorio dei componenti delle commissioni giudicatrici nelle procedure di affidamento dei contratti pubblici, di cui all'articolo 78 del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, gestito dall'Autorità nazionale anticorruzione, e selezionabili per le procedure ad evidenza pubblica per l'acquisto e la produzione di beni e servizi nel settore sanitario;
   c) per «organizzazione sanitaria»: le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliere universitarie, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e qualunque persona giuridica pubblica o privata che eroga prestazioni sanitarie, i dipartimenti universitari, le scuole di specializzazione, gli istituti di ricerca pubblici e privati e le associazioni e società scientifiche del settore della salute, gli ordini o collegi professionali delle professioni sanitarie e le associazioni tra operatori sanitari, anche non aventi personalità giuridica, i soggetti pubblici e privati che organizzano attività di educazione continua in medicina (ECM) nonché le società, le associazioni di pazienti, le fondazioni e gli altri enti istituiti o controllati dai soggetti di cui alla presente lettera ovvero che li controllano o ne detengono la proprietà o che svolgono il ruolo di intermediazione per le predette organizzazioni sanitarie.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 2.
(Definizioni)

  Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le parole: o che sia, o sia stato negli ultimi tre anni, titolare di rapporti contrattuali con un'organizzazione sanitaria o con un operatore di cui alla lettera b).
2. 5. Ubaldo Pagano, De Filippo.

  Al comma 1, lettera b), primo periodo, sostituire le parole: ovvero coloro con le seguenti: e gli altri soggetti.
2. 100. Lorefice, Lapia, Leda Volpi, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Misiti.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera c), sopprimere le parole:, gli ordini o collegi professionali delle professioni sanitarie e.
2. 2. Rostan.

A.C. 491-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Pubblicità delle erogazioni e degli accordi)

  1. Sono soggette a pubblicità secondo le disposizioni del presente articolo le convenzioni e le erogazioni in denaro, beni, servizi o altre utilità effettuate da un'impresa produttrice in favore:
   a) di un soggetto che opera nel settore della salute, quando abbiano un valore unitario maggiore di 50 euro o un valore complessivo annuo maggiore di 500 euro;
   b) di un'organizzazione sanitaria, quando abbiano un valore unitario maggiore di 500 euro o un valore complessivo annuo maggiore di 2.500 euro.

  2. Sono altresì soggetti a pubblicità gli accordi tra le imprese produttrici e i soggetti che operano nel settore della salute o le organizzazioni sanitarie, che producono vantaggi diretti o indiretti, consistenti nella partecipazione a convegni, eventi formativi, comitati, commissioni, organi consultivi o comitati scientifici ovvero nella costituzione di rapporti di consulenza, docenza o ricerca.
  3. La pubblicità delle erogazioni e degli accordi di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo è effettuata a cura dell'impresa produttrice mediante comunicazione dei dati relativi all'erogazione o all'accordo, da inserire nel registro pubblico telematico istituito ai sensi dell'articolo 5. La comunicazione di cui al presente comma è trasmessa in formato elettronico secondo le modalità stabilite dal decreto del Ministro della salute di cui all'articolo 5, comma 7. Qualora l'impresa produttrice abbia sede all'estero, l'adempimento può essere eseguito dal rappresentante locale definito ai sensi dell'articolo 1, comma 1, lettera t), del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, e dell'articolo 1, comma 1, lettera q), del decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 193.
  4. La comunicazione di cui al comma 3 indica, per ciascuna erogazione o accordo:
   a) i seguenti dati identificativi del beneficiario dell'erogazione o della controparte dell'accordo:
    1) il cognome e il nome, il domicilio professionale e la qualifica, qualora il beneficiario sia una persona fisica;
    2) la ragione sociale, la sede e la natura dell'attività, qualora il beneficiario sia una persona giuridica;
   b) il codice fiscale o la partita dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) del beneficiario;
   c) la data dell'erogazione o il periodo di riferimento dell'accordo;
   d) la natura dell'erogazione o dell'accordo;
   e) l'importo o il valore dell'erogazione ovvero la remunerazione dell'accordo; nel caso di beni, servizi o altre utilità, è indicato il valore di mercato;
   f) la causa dell'erogazione o dell'accordo;
   g) il soggetto, identificato mediante i dati di cui alle lettere a) e b), che, in qualità di intermediario, abbia definito le condizioni dell'erogazione o i termini dell'accordo o, comunque, intrattenuto i rapporti con il beneficiario o controparte per conto dell'impresa produttrice, anche qualora si tratti di un dipendente dell'impresa medesima;
   h) il numero di iscrizione del beneficiario o controparte al proprio ordine professionale.

  5. La comunicazione prevista dal comma 3 è eseguita, per le erogazioni effettuate e gli accordi instaurati in ciascun semestre dell'anno, entro la conclusione del semestre successivo. In caso di superamento dei limiti annui di valore indicati al comma 1 nel corso dell'anno, la comunicazione è eseguita entro il semestre successivo a quello nel quale è intervenuto il superamento.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 3.
(Pubblicità delle erogazioni e degli accordi)

  Al comma 1, alinea, dopo le parole: o altre utilità aggiungere le seguenti: , fatta eccezione per le attività che rientrano in un rapporto di tipo commerciale, regolarmente contrattualizzate,.
3. 21. Gemmato, Ciaburro, Caretta.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: 50 euro fino alla fine della lettera, con le seguenti: 200 euro o un valore complessivo annuo maggiore di 2000 euro.
3. 100. Gemmato, Ciaburro, Caretta.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: 50 euro fino alla fine della lettera, con le seguenti: 100 euro o un valore complessivo annuo maggiore di 1000 euro.

  Conseguentemente, al medesimo comma, lettera b), sostituire le parole: 500 euro con le seguenti: 1.000 euro.
3. 101. Rostan.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole: 50 euro con le seguenti: 150 euro.
3. 102. Novelli, Bagnasco, Pedrazzini, Bond, Brambilla, Mugnai, Versace.

  Al comma 1, lettera b), sostituire le parole da: 500 euro fino alla fine della lettera, con le seguenti: 1000 euro o un valore complessivo annuo maggiore di 5000 euro.
3. 110. Gemmato, Ciaburro, Caretta.

  Al comma 2, sopprimere le parole: convegni, eventi formativi,.
3. 10. Mugnai, Bagnasco, Bond, Brambilla, Novelli, Pedrazzini, Versace.

  Al comma 2, sopprimere le parole:, eventi formativi,.
3. 6. Rostan.

  Al comma 4, sopprimere la lettera b).
3. 11. Versace, Pedrazzini, Mugnai, Bond, Bagnasco, Brambilla, Novelli.

  Al comma 5, primo periodo, sostituire le parole da: gli accordi instaurati fino alla fine del comma, con le seguenti: le relazioni d'interesse instaurate in ciascun anno, entro la conclusione dell'anno successivo.
3. 111. Ubaldo Pagano, De Filippo, Gemmato, Bagnasco.

  Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  6. Al fine di favorire la partecipazione alle attività di formazione continua (ECM), costituente requisito indispensabile per svolgere attività professionale in qualità di dipendente o libero professionista, per conto delle aziende ospedaliere, delle università, delle unità sanitarie locali e delle strutture private, senza ulteriori oneri derivanti dal versamento di una quota di iscrizione o dal sostenimento di costi di trasporto o di soggiorno, gli obblighi di pubblicità delle erogazioni e delle relazioni di interesse di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo non si applicano alle attività di formazione continua previste ai sensi del comma 2 dell'articolo 16-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, così come modificato dal decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, qualora tali attività siano attinenti al profilo professionale del soggetto.
3. 20. Ubaldo Pagano, De Filippo, Siani, Carnevali, Pini, Campana, Schirò, Rizzo Nervo, Gemmato, Bond, Bagnasco.

A.C. 491-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Comunicazione delle partecipazioni azionarie, dei titoli obbligazionari e dei proventi derivanti da diritti di proprietà industriale o intellettuale)

  1. Le imprese produttrici costituite in forma societaria, entro il 31 gennaio di ogni anno, comunicano al Ministero della salute i dati identificativi di cui all'articolo 3, comma 4, lettere a) e b), dei soggetti che operano nel settore della salute e delle organizzazioni sanitarie per i quali ricorra una delle seguenti condizioni:
   a) siano titolari di azioni o di quote del capitale della società ovvero di obbligazioni dalla stessa emesse, iscritti per l'anno precedente, rispettivamente, nel libro dei soci o nel libro delle obbligazioni;
   b) abbiano percepito dalla società, nell'anno precedente, corrispettivi per la concessione di licenze per l'utilizzazione economica di diritti di proprietà industriale o intellettuale.

  2. La comunicazione di cui al comma 1 indica, per ciascun titolare:
   a) per le azioni o quote del capitale e per le obbligazioni quotate in mercati regolamentati, il valore determinato ai sensi dell'articolo 9, comma 4, lettera a) o b), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;
   b) per le obbligazioni non quotate in mercati regolamentati, il valore nominale complessivo dei titoli posseduti, distinto per ciascuna emissione, con l'indicazione del rendimento annuo;
   c) i proventi da azioni, quote di capitale e obbligazioni percepiti dal titolare nell'anno;
   d) i proventi da diritti di proprietà industriale o intellettuale percepiti dal titolare nell'anno.

  3. Nella comunicazione di cui al comma 1 del presente articolo è altresì indicato se il valore complessivo delle azioni o delle quote costituisca una partecipazione qualificata definita ai sensi dell'articolo 67, comma 1, lettera c), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
  4. La comunicazione di cui al comma 1 è trasmessa in formato elettronico secondo le modalità stabilite dal decreto del Ministro della salute di cui all'articolo 5, comma 7.
  5. Nel caso previsto dal comma 3 del presente articolo, la comunicazione di cui al comma 1 è pubblicata a cura del Ministero della salute in un'apposita sezione del registro pubblico telematico istituito ai sensi dell'articolo 5.
  6. Qualora le azioni, quote od obbligazioni di cui al presente articolo siano attribuite al soggetto che opera nel settore della salute dall'impresa produttrice a titolo gratuito o quale corrispettivo, anche parziale, di prestazioni rese dallo stesso, resta fermo l'obbligo di comunicazione previsto dall'articolo 3. A tale fine, il valore della partecipazione o dell'obbligazione è determinato ai sensi delle disposizioni del comma 2 del presente articolo.
  7. Qualora le condizioni previste al comma 1, con esclusivo riferimento, per quanto riguarda la lettera a), a condizioni che configurino una partecipazione qualificata nelle società, ai sensi dell'articolo 67 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, si verifichino nei riguardi del coniuge, del convivente o di un parente fino al secondo grado del soggetto che opera nel settore della salute, alla comunicazione dei dati previsti dai commi 2 e 3 è tenuto quest'ultimo.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 4.
(Comunicazione delle partecipazioni azionarie, dei titoli obbligazionari e dei proventi derivanti da diritti di proprietà industriale o intellettuale)

  Sopprimere il comma 7.
4. 100. Boldi, Panizzut, Tiramani, Foscolo, De Martini, Lazzarini.
(Approvato)

  Al comma 7, sostituire le parole:, del convivente o di un parente fino al secondo grado con le seguenti: o del convivente
4. 2. Pedrazzini, Bagnasco, Bond, Brambilla, Mugnai, Novelli, Versace.

A.C. 491-A – Articolo 5

ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 5.
(Registro pubblico telematico)

  1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge è istituito nel sito internet istituzionale del Ministero della salute il registro pubblico telematico denominato «Sanità trasparente». La data di inizio del funzionamento del registro è comunicata mediante avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
  2. Nel registro pubblico telematico sono pubblicate le comunicazioni di cui all'articolo 3 e, in distinte sezioni, i dati risultanti dalle comunicazioni di cui all'articolo 4 e gli atti di irrogazione delle sanzioni di cui all'articolo 6, comma 7.
  3. Il registro pubblico telematico è liberamente accessibile per la consultazione ed è provvisto di funzioni che permettano la ricerca e l'estrazione dei dati previsti dall'articolo 3, comma 4.
  4. Le comunicazioni pubblicate ai sensi del presente articolo sono consultabili per cinque anni dalla data della pubblicazione. Decorso tale termine esse sono cancellate dal registro pubblico telematico.
  5. I dati pubblicati nel registro pubblico telematico possono essere riutilizzati solo alle condizioni previste dalla normativa sul riutilizzo di documenti nel settore pubblico, di cui al decreto legislativo 24 gennaio 2006, n. 36, di attuazione della direttiva 2003/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003. Resta fermo che, ove si tratti di informazioni riferite a persone fisiche, il riutilizzo dei dati pubblicati deve avvenire in termini compatibili con gli scopi originari per i quali le stesse sono state raccolte dal Ministero della salute.
  6. Con l'accettazione dell'erogazione ovvero dei vantaggi derivanti da accordi, di cui rispettivamente ai commi 1 e 2 dell'articolo 3, da parte dei soggetti che operano nel settore della salute e delle organizzazioni sanitarie, nonché con l'acquisizione delle partecipazioni azionarie, dei titoli obbligazionari e dei proventi derivanti da diritti di proprietà industriale o intellettuale, di cui all'articolo 4, comma 1, s'intende prestato il consenso alla pubblicità e al trattamento dei dati da parte dei predetti soggetti e organizzazioni, per le finalità di cui al presente articolo. Le imprese produttrici sono comunque tenute a fornire un'informativa ai soggetti che operano nel settore della salute e alle organizzazioni sanitarie, specificando che le comunicazioni di cui ai commi precedenti sono oggetto di pubblicazione nel sito internet istituzionale del Ministero della salute. Sono fatti salvi i diritti degli interessati di cui agli articoli 15, 16, 17, 18, 19 e 21 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, nonché le forme di tutela di natura giurisdizionale e amministrativa ivi previste.
  7. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute, sentite l'Agenzia per l'Italia digitale, l'Autorità nazionale anticorruzione, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) e il Garante per la protezione dei dati personali, sono determinati la struttura e le caratteristiche tecniche del registro pubblico telematico nonché i requisiti e le modalità per la trasmissione delle comunicazioni e l'inserimento dei dati, secondo i seguenti criteri:
   a) facilità di accesso;
   b) semplicità della consultazione;
   c) comprensibilità dei dati e omogeneità della loro presentazione;
   d) previsione di funzioni per la ricerca semplice e avanzata e per l'estrazione dei dati.

  8. Con il decreto di cui al comma 7 sono altresì stabiliti i modelli per le comunicazioni di cui agli articoli 3 e 4 ed eventuali ulteriori elementi da indicare nelle medesime comunicazioni.
  9. Agli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo, pari a 300.000 euro per l'anno 2019 e a 50.000 euro annui a decorrere dall'anno 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2019-2021, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2019, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della salute.
  10. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 5.
(Registro pubblico telematico)

  Al comma 4, primo periodo, sostituire le parole da: cinque anni fino alla fine del comma, con le seguenti: tre anni dalla data di pubblicazione. Decorso tale termine, le suddette comunicazioni sono cancellate dal registro pubblico telematico, e per ulteriori due anni sono unicamente conservate, ma non pubblicate, presso il Ministero della salute, in apposito archivio.
5. 2. Mugnai, Pedrazzini, Bagnasco, Bond, Brambilla, Novelli, Versace.

  Al comma 7, dopo le parole: con decreto del Ministro della salute, sentite aggiungere le seguenti: le Regioni,.
5. 6. Pedrazzini, Bagnasco, Mugnai, Bond, Brambilla, Minardo, Novelli, Versace.

  Al comma 7, sopprimere le parole:, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS).
5. 100. Massimo Enrico Baroni, Lapia, Menga, D'Arrando, Leda Volpi, Lorefice, Mammì, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Misiti.
(Approvato)

  Al comma 7, sostituire le parole: e il Garante per la protezione con le seguenti: e previo parere favorevole del Garante per la protezione.
5. 5. Pedrazzini, Bagnasco, Mugnai, Bond, Brambilla, Novelli, Versace.

  Al comma 7, dopo le parole: le caratteristiche tecniche del registro pubblico telematico, aggiungere le seguenti:, le modalità per la garanzia della privacy,.
5. 1. Rostan.

  Al comma 7, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
   e) definizione di misure tecniche volte a prevenire il rischio di riproduzione, cancellazione o alterazione dei dati resi pubblici.
5. 7. Bond, Mugnai, Pedrazzini, Bagnasco, Brambilla, Novelli, Versace

  Al comma 7, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
   e) previsione dell'esclusione dell'indicizzazione dei dati personali pubblicati sul registro da parte di motori di ricerca, consentendo la ricerca ai soli motori interni al sito.
5. 8. Pedrazzini, Bond, Mugnai, Bagnasco, Brambilla, Novelli, Versace.

  Al comma 8, aggiungere, in fine, le parole: e sono individuate le tipologie di erogazioni e relazioni di interesse di rilevanza più limitata, per le quali prevedere il solo obbligo di comunicazione al Ministero della salute.
5. 9. Bagnasco, Mugnai, Bond, Pedrazzini, Brambilla, Novelli, Versace.

  Al comma 9, sostituire le parole: 50.000 euro con le seguenti: 50.413 euro
5. 200. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)

A.C. 491-A – Articolo 6

ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 6.
(Vigilanza e sanzioni)

  1. Le imprese produttrici sono responsabili della veridicità dei dati contenuti nelle comunicazioni di cui agli articoli 3 e 4.
  2. All'impresa produttrice che omette di eseguire la comunicazione telematica di cui all'articolo 3, nel termine ivi previsto, si applica, per ciascuna comunicazione omessa, la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma di 1.000 euro aumentata di venti volte l'importo dell'erogazione alla quale si riferisce l'omissione.
  3. All'impresa produttrice che omette di trasmettere la comunicazione di cui all'articolo 4, comma 1, nel termine ivi indicato, ovvero omette, ricorrendone i presupposti, l'indicazione di cui al comma 3 del medesimo articolo, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 5.000 a 50.000 euro.
  4. Nel caso in cui l'impresa produttrice fornisca informazioni incomplete relativamente alle comunicazioni di cui agli articoli 3 e 4, le stesse devono essere integrate entro il termine di novanta giorni. Nel caso in cui l'integrazione non venga effettuata nel termine stabilito, si applica la sanzione prevista dal comma 3.
  5. Salvo che il fatto costituisca reato, all'impresa produttrice che fornisce notizie false nelle comunicazioni di cui agli articoli 3 e 4 si applica la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da 5.000 a 100.000 euro.
  6. All'impresa produttrice con un fatturato annuo inferiore a un milione di euro, le sanzioni di cui ai commi 2, 3 e 5 si applicano in misura pari alla metà degli importi definiti dai predetti commi, purché tale impresa non sia controllata, collegata o vincolata da rapporti di fornitura o subfornitura con altre imprese produttrici.
  7. Gli atti di irrogazione delle sanzioni previste dal presente articolo sono pubblicati in un'apposita sezione del registro pubblico telematico di cui all'articolo 5. Il Ministero della salute pubblica, in formato aperto, tali atti nella prima pagina del proprio sito internet istituzionale, per un periodo non inferiore a novanta giorni, con l'indicazione dei nomi delle imprese produttrici che non abbiano trasmesso le comunicazioni dovute ovvero che abbiano fornito notizie false nelle comunicazioni.
  8. Il Ministero della salute esercita le funzioni di vigilanza sull'attuazione della presente legge, avvalendosi del Comando Carabinieri per la tutela della salute, e applica le sanzioni amministrative previste dal presente articolo.
  9. In conformità alle disposizioni di cui alla legge 30 novembre 2017, n. 179, è consentita la segnalazione al Ministero della salute delle condotte poste in essere in violazione della presente legge. Con il decreto di cui all'articolo 5, comma 7, sono disciplinate le modalità per l'attuazione del presente comma.
  10. L'amministrazione finanziaria e il Corpo della Guardia di finanza, nell'ambito delle attività di controllo effettuate nei riguardi delle imprese produttrici, verificano l'esecuzione degli obblighi previsti dalla presente legge. Qualora accertino irregolarità od omissioni, salvo che il fatto costituisca reato, ne informano il Ministero della salute per i fini di cui al comma 8.
  11. Per l'accertamento, la contestazione e l'irrogazione delle sanzioni amministrative di cui al presente articolo si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni contenute nel capo I, sezioni I e II, della legge 24 novembre 1981, n. 689.
  12. Gli introiti derivanti dall'irrogazione delle sanzioni di cui al presente articolo sono versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati a un apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero della salute ed essere destinati, in misura pari alla metà, al conseguimento delle finalità della presente legge.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 6.
(Vigilanza e sanzioni)

  Al comma 4, secondo periodo, sostituire le parole: si applica la sanzione prevista dal comma 3 con le seguenti: si applicano le sanzioni previste, rispettivamente, dai commi 2 e 3.
6. 100. Bologna, Lapia, Menga, D'Arrando, Leda Volpi, Massimo Enrico Baroni, Lorefice, Mammì, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Misiti.
(Approvato)

  Dopo il comma 6, aggiungere il seguente:
  6-bis. Al fine di rendere efficiente la vigilanza del Ministero della salute, entro il mese di marzo di ciascun anno l'AIFA pubblica sul proprio sito l'elenco degli informatori scientifici impiegati nel corso dell'anno precedente, con l'indicazione del titolo di studio e della tipologia di contratto di lavoro con l'azienda farmaceutica, nonché il numero dei sanitari visitati dai medesimi che, ai sensi dell'articolo 122 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, ciascuna impresa farmaceutica deve comunicare all'AIFA entro il mese di gennaio di ogni anno.
6. 101. Menga.

  Al comma 12, sostituire le parole: al conseguimento delle finalità della presente legge con le seguenti: alle attività di vigilanza di cui al comma 8.
6. 200. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento)
(Approvato)

  Dopo l'articolo 6, aggiungere il seguente:

Art. 6-bis.
(Istituzione del Registro unico dei portatori e dei rappresentanti di interessi particolari)

  1. È istituito presso il Ministero della salute, previa intesa con il Garante per la protezione dai dati personali, con apposito decreto da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Registro unico dei portatori e dei rappresentanti di interessi particolari, di seguito denominato «Registro».
  2. I portatori di interessi particolari e i rappresentanti di interessi particolari, anche stranieri, che intendono svolgere attività di lobbying e di relazioni istituzionali devono essere iscritti nel Registro con le modalità e i criteri fissati nel decreto di cui al comma 1 del presente articolo.
  3. L'iscrizione al Registro ha durata di dodici mesi e può essere rinnovata alla scadenza.
  4. Il Ministro della salute assicura l'aggiornamento del Registro a cadenza annuale.
6. 01. Rostan.

  Dopo l'articolo 6, aggiungere il seguente:

Art. 6-bis.
(Relazione al Parlamento)

  1. Il Ministro della salute trasmette al Parlamento, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni della presente legge.
6. 0100. Ubaldo Pagano.
(Approvato)

A.C. 491-A – Articolo 7

ARTICOLO 7 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 7.
(Disposizioni finali)

  1. Gli obblighi di comunicazione previsti dall'articolo 3 si applicano a decorrere dal terzo trimestre successivo a quello in corso alla data di pubblicazione dell'avviso previsto dall'articolo 5, comma 1.
  2. Gli obblighi di comunicazione previsti dall'articolo 4 si applicano a decorrere dal secondo anno successivo a quello in corso alla data di pubblicazione dell'avviso previsto dall'articolo 5, comma 1.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 7.
(Disposizioni finali)

  Al comma 1, sostituire le parole: terzo trimestre con le seguenti: secondo semestre
7. 100. D'Arrando, Lapia, Leda Volpi, Massimo Enrico Baroni, Bologna, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Misiti.
(Approvato)

A.C. 491-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 5 del provvedimento in esame, prevede l'istituzione nel sito internet istituzionale del Ministero della salute, del registro pubblico telematico denominato «Sanità trasparente»; nel citato registro pubblico telematico, saranno pubblicate le comunicazioni relative alle convenzioni ed erogazioni in denaro, beni, servizi ed altre utilità effettuate da un'impresa produttrice in favore di un soggetto che opera nel settore della salute, o di un'organizzazione sanitaria, nonché i dati risultanti dalle comunicazioni di cui all'articolo 4 nonché gli atti di irrogazione delle previste sanzioni;
    il registro pubblico telematico è liberamente accessibile per la consultazione ed è provvisto di funzioni che permettono la ricerca e l'estrazione dei dati. Le comunicazioni sono consultabili per cinque anni;
    viene quindi demandata ad un decreto del Ministro della salute, l'individuazione delle caratteristiche tecniche del registro pubblico telematico nonché i requisiti e le modalità per la trasmissione delle comunicazioni e l'inserimento dei dati;
    come ha ben sottolineato anche il Garante della privacy nella sua audizione in Commissione referente, è necessario dare effettive garanzie ai soggetti coinvolti visto che molti dati vengono resi pubblici e disponibili sul web, evitando, tra l'altro, il rischio dell'indiscriminata reperibilità in rete delle informazioni contenute nel Registro, suscettibile di determinare conseguenze negative per gli interessati,

impegna il Governo

a prevedere che il decreto attuativo del registro pubblico telematico:
   a) definisca anche le misure tecniche volte a prevenire il rischio di riproduzione, cancellazione o alterazione dei dati resi pubblici;
   b) provveda all'esclusione dell'indicizzazione, ossia il modo in cui il sito viene acquisito e interpretato dai motori di ricerca, dei dati personali pubblicati sul registro medesimo da parte di motori di ricerca generalisti, consentendo la ricerca ai soli motori interni al sito, al fine di evitare la decontestualizzazione dei dati stessi.
9/491-A/1Pedrazzini, Mugnai, Bagnasco, Bond, Brambilla, Novelli, Versace.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento all'esame promuove la trasparenza dei dati d'interesse pubblico riguardanti le transazioni finanziarie e gli accordi intercorrenti tra le imprese e i soggetti operanti nel settore della salute;
    più precisamente, per finalità di trasparenza, di prevenzione e contrasto della corruzione, intende garantire il diritto alla conoscenza dei rapporti, aventi rilevanza economica o di vantaggio, intercorrenti tra le imprese produttrici di farmaci, strumenti, apparecchiature, beni e servizi, anche non sanitari, e i soggetti che operano nel settore della salute o le organizzazioni sanitarie;
    l'Agenas, audita nel corso dell'esame del provvedimento in sede referente, ha confermato l'opportunità e l'urgenza di interventi normativi specifici, nello specifico ambito della sanità, finalizzati a stabilire regole chiare, rivolte anche a prevenire i fenomeni corruttivi e ad intervenire efficacemente sui comportamenti di chi li produce o li facilita, nonché a tutelare coloro che li ostacolano e li denunciano. Ha dunque accolto con favore la proposta di legge in discussione, perché la sua applicazione contribuirà a ridurre anche i rischi connessi alla cattiva gestione, ad annullare l'improvvisazione amministrativa, l'opacità dei processi e l'indifferenza di chi con il proprio silenzio, di fatto, accompagna i percorsi illeciti, troppo spesso perché privo di tutele;
    l'Agenas ha sottolineato come le considerazioni svolte nelle premesse alla proposta di legge e gli interventi previsti nel testo, coincidono in buona parte con le motivazioni che hanno ispirato la collaborazione inter-istituzionale promossa da AGENAS e avviata a partire dal 2014, assieme al Ministero della salute ed all'ANAC, con la stipula di un Protocollo d'intesa tra l'Autorità Nazionale Anticorruzione e l'Agenzia, che ha dato luogo alle diverse iniziative sinteticamente esposte nel corso dell'audizione;
    la collaborazione interistituzionale sopracitata ha altresì previsto l'istituzione, presso la sede di AGENAS, del Nucleo Operativo di Coordinamento (NuOC), composto da tre rappresentanti rispettivamente del Ministero della salute, di ANAC e di AGENAS, con funzioni consultive, propositive e di supporto nei confronti dell'ANAC, per la realizzazione di attività ispettive di competenza dell'Autorità e, in particolare, per la redazione di un programma di verifica specifico per il settore sanitario e per l'individuazione delle strutture da sottoporre a ispezione;
   considerato che:
    il ruolo di AGENAS quale «organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, che svolge attività di ricerca e di supporto nei confronti del Ministro della Salute, delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano», ai sensi dell'articolo 2, comma 357 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, nonché l'esperienza maturata dall'AGENAS in tema di rafforzamento della trasparenza e della prevenzione della corruzione e del conflitto di interessi in sanità, ben si conciliano con le finalità della proposta di legge all'esame;
    l'Agenzia ha confermato la propria disponibilità a fornire il proprio contributo per rendere gli obiettivi sottesi alla proposta di legge in esame, ancora più incisivi e prontamente realizzabili, anche al fine di non vanificare il lavoro sino ad oggi svolto in collaborazione con il Ministero della salute e l'ANAC,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di avvalersi, anche nell'emanazione del decreto attuativo previsto dalla proposta di legge all'esame, dei contributi e dell'esperienza maturata dall'AGENAS in tema di rafforzamento della trasparenza e della prevenzione della corruzione e del conflitto di interessi in sanità.
9/491-A/2Bologna, Leda Volpi, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano.


   La Camera,
   in relazione alle previsioni legislative di cui all'articolo 3, comma 1, lettere a) e b) della proposta di legge in esame,

impegna il Governo

a volere richiedere ai competenti uffici del Ministero di effettuare un monitoraggio semestrale nei primi due anni di vigenza della detta norma al fine di verificarne l'efficacia.
9/491-A/3Gemmato.


MOZIONI BRAGA, MURONI ED ALTRI N. 1-00152, COLUCCI ED ALTRI N. 1-00154, ILARIA FONTANA, LUCCHINI ED ALTRI N. 1-00155, MAZZETTI ED ALTRI N. 1-00158 E LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00164 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI CAMBIAMENTI CLIMATICI E PER LA PROMOZIONE DELLA CANDIDATURA DELL'ITALIA QUALE PAESE OSPITANTE DELLA COP 26 NEL 2020

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il 15 marzo 2019 i giovani e gli studenti di tutto il mondo, sull'esempio della studentessa svedese Greta Thunberg, hanno invaso le piazze per chiedere ai rispettivi Capi di Stato un impegno più forte per contrastare i cambiamenti climatici e salvare il pianeta; in Italia centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi hanno dato vita a cortei e manifestazioni, interpretando un messaggio potente di cambiamento e chiedendo con urgenza azioni concrete e radicali;
    i cambiamenti climatici in atto, come dimostrato dalla comunità scientifica internazionale riunita nell’Intergovernmental panal on climate change (Ipcc), sono determinati dall'attività umana, in particolare dall'uso dei combustibili fossili, e rischiano di compromettere in maniera irreversibile la sicurezza e la sopravvivenza stessa del pianeta e degli esseri viventi; eventi climatici estremi sono all'origine di conflitti e migrazioni di massa che sconvolgono la vita di milioni di persone, la distruzione delle risorse naturali e il livello di inquinamento degli oceani, del suolo e dell'aria e hanno impatti devastanti sulla salute umana e sulla qualità dell'ecosistema;
    secondo importanti pubblicazioni specialistiche entro il 2100 varie zone del globo diverranno addirittura inabitabili, proprio a causa di un abbinamento, letale per gli esseri umani, di umidità e calore, generati dai cambiamenti climatici. I Paesi interessati da questi fenomeni potrebbero essere addirittura territori altamente popolati come la parte orientale di Cina e Stati Uniti, oltre che l'Amazzonia, l'India del nord e, per quanto riguarda le coste, vaste zone dell'Africa;
    secondo l'ultimo rapporto dell’Intergovernmental panal on climate change (Ipcc) si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; l'organismo scientifico dell'Onu ha invitato tutti i legislatori e i Governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente: la riduzione delle emissioni di gas serra e, in particolare, di anidride carbonica attraverso il ricorso alle energie rinnovabili, alla mobilità elettrica, all'efficienza energetica, al riciclo dei rifiuti e alla riduzione del consumo di carne, puntando sulla rimozione della anidride carbonica attraverso la riforestazione di vaste aree del pianeta, fino a consigliare la cattura dell'anidride carbonica e il suo stoccaggio in depositi sotterranei;
    l'Accordo di Parigi sul clima, raggiunto il 12 dicembre 2015 nell'ambito della COP 21 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, ha riunito per la prima volta 195 Paesi del mondo in un accordo globale e giuridicamente vincolante per combattere il cambiamento climatico; l'accordo ha definito un piano d'azione per contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 gradi centigradi rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale e per puntare a contenere tale incrementi entro l'1,5 gradi. L'accordo ha poi definito un processo di monitoraggio e revisione periodica degli obiettivi, necessario a indirizzare i singoli contributi nazionali determinati volontariamente verso l'obiettivo condiviso di ridurre le emissioni climalteranti;
    nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico;
    nella recente COP 24 (Conferenza delle parti della Convenzione internazionale sui cambiamenti climatici) tenutasi a Katowice, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti dai membri della comunità internazionale; elemento positivo è stato aver dotato l'Accordo del 2015 di linee guida (rulebook) per la sua attuazione dal 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso;
    nel mese di dicembre 2018 Germanwatch ha pubblicato il Climate change performance index 2019, dal quale si evince che l'Italia esce dal gruppo dei Paesi migliori. Il nostro Paese presenta buone performance in tutti e tre gli indicatori quantitative – emissioni, rinnovabili e consumi energetici – posizionandosi al terzo posto nel G20. Tuttavia, il nostro Paese presenta un trend e delle prospettive di crescita del tutto insufficienti a rispettare gli impegni di Parigi, anche a causa della scarsa ambizione della strategia energetica nazionale, su cui si è completamente basato anche il piano integrato energia e clima predisposto dall'attuale Governo. Retrocedono con noi la Francia, in 21esima posizione, e la Germania, in 27esima, ma hanno fatto passi indietro anche Paesi solitamente molto virtuosi, come la Norvegia e la Finlandia;
    il piano nazionale integrato per l'energia e il clima, siglato dai tre Ministeri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato inviato in bozza a Bruxelles l'8 gennaio 2019, avviando la procedura che porterà entro dicembre 2019, alla fine dell’iter europeo, all'approvazione definitiva del suddetto piano che avrà valore normativo vincolante e sanzionabile;
    l'attuale proposta di piano nazionale integrato per l'energia e il clima appare inadeguata per realizzare le ambizioni di un Paese come l'Italia che aspira a collocarsi come capofila nella transizione energetica e che intende sostenere il suo sistema di imprese a sviluppare maggiore competitività, a risparmiare nei costi energetici e ad autoprodurre l'energia di cui ha bisogno, nonché a sviluppare politiche efficaci di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
    il piano nazionale integrato per l'energia e il clima contiene obiettivi nazionali inferiori a quelli già fissati in sede europea e necessari per rispettare i contenuti dell'Accordo di Parigi: il target di riduzione delle emissioni europeo al 2030 è del 40 per cento, mentre quello fissato dal piano italiano si ferma al 37 per cento; l'obiettivo quantitativo di energia prodotta da fonti rinnovabili a copertura dei consumi finali lordi è previsto dall'Europa al 32 per cento, mentre l'Italia fissa un obiettivo più basso e si ferma al 30 per cento;
    nel piano adottato dal Governo italiano non si prevede poi alcun obiettivo di phase-out dai veicoli a benzina e diesel, manca un traguardo di lungo periodo e ogni impegno rispetto all'orientamento assunto dal Parlamento europeo di arrivare alla carbon neutrality entro il 2050; si rileva al contrario come l'Italia sia stata riluttante su quest'ultimo punto, in occasione proprio del Consiglio europeo del 22 marzo 2019;
    infine si evidenzia che la proposta di piano riporta un elenco articolato di misure senza la quantificazione di tutte le misure specifiche e delle relative coperture economiche, rendendo impossibile valutare l'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati;
    nonostante le preoccupanti risultanze dell'ultimo rapporto dell'Onu sul clima, l'Alleanza per lo sviluppo sostenibile, nel documento presentato a febbraio 2019 alla Camera dei deputati, esaminando i provvedimenti adottati dal Governo e la situazione dell'Italia rispetto ai 17 obiettivi dell'Agenda 2030, osserva come nella legge di bilancio per il 2019 non si riscontri quell'inversione di tendenza in grado di garantire i giusti investimenti per la transizione ecologica del Paese. In particolare, si rileva come nel principale documento di programmazione del Governo non si trovino misure in grado di avviare un quadro strategico per l'adattamento ai cambiamenti climatici, per il quale pur esiste un piano nazionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    inoltre, la mancata attuazione della direttiva firmata il 16 marzo 2018 dal Presidente del Consiglio dei ministri – che prevedeva la costituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della «Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile» e l'indicazione di molte delle iniziative previste dalla strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata dal Cipe nel dicembre 2017 – ha di fatto bloccato ogni sviluppo in tale direzione;
    la portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza, in Italia e in Europa, un più forte impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle disuguaglianze anche generazionali, derivanti dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici; la sostenibilità ambientale, ancora oggi percepita come vincolo, rappresenta al contrario, se interpretata in modo positivo e di concerto con gli attori economici e sociali, una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività per il tessuto industriale e produttivo;
    l'Italia, nel contesto europeo, può giocare un ruolo da protagonista sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibili ed ecologiche, coniugandole con il sostegno alle nuove tecnologie e alle azioni delle comunità locali, della società civile, delle istituzioni universitarie;
    la COP 26 che si terrà nel 2020 rappresenta una delle ultime occasioni per assumere decisioni vincolanti e intraprendere azioni efficaci e misurabili per contenere l'aumento della temperatura entro 1,5 gradi centigradi, ridurre le emissioni di anidride carbonica e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, dando così piena operatività all'Accordo di Parigi del 2015;
    l'Italia può raccogliere la leadership nel contrasto ai cambiamenti climatici con un suo contributo importante e concreto, costruito in sinergia con gli altri partner europei, candidandosi con il massimo impegno ad ospitare la prossima Conferenza sul clima nel 2020, così come annunciato dal Governo italiano in occasione della COP 24 di Katowice,

impegna il Governo:

1) a perseguire con la massima efficacia ogni iniziativa utile a sostenere la candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP 26 nel 2020, coinvolgendo il Parlamento nel percorso da intraprendere per il raggiungimento di questo importante obiettivo;

2) ad attuare politiche necessarie alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e al raggiungimento degli impegni assunti a livello internazionale, attraverso un programma di iniziative finalizzate a:
   a) accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;
   b) realizzare una fiscalità ambientale che riduca fino ad azzerarli gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi;
   c) investire in un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;
   d) avviare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai principi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana, di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio;
   e) accompagnare la transizione verso un modello di economia circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua, su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti alla riduzione della loro produzione e al recupero di materia e energia;
   f) favorire la transizione verso la mobilità elettrica, destinando il 50 per cento degli investimenti in infrastrutture per la mobilità sostenibile nelle città e per il trasporto pubblico collettivo e condiviso;

3) a modificare il piano nazionale integrato per l'energia e il clima al fine di approvare nei tempi previsti uno strumento coerente con gli obiettivi europei e internazionali stabiliti dall'Accordo di Parigi del 2015 in materia di contrasto ai cambiamenti climatici; in particolare, a fissare un target di riduzione delle emissioni al 2030 pari o superiore a quello europeo del 40 per cento e una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili significativamente superiore al 32 per cento entro il 2030 oggi prevista a livello europeo; a quantificare tutte le misure specifiche e le relative fonti di copertura al fine di rendere possibile la valutazione sull'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati; a sostenere a livello europeo la proposta di arrivare alla carbon neutrality entro il 2050;

4) ad attuare la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo pienamente operativa la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile già prevista dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018 e ottemperando all'impegno assunto dai Ministeri competenti a condurre un'analisi circa la coerenza tra le azioni programmate per il triennio successivo, i contenuti della strategia nazionale e i risultati della valutazione annuale della sua attuazione;

5) ad assumere le iniziative normative volte a promuovere l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione.
(1-00152) «Braga, Muroni, Orlando, Pezzopane, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Enrico Borghi, Fiano, Fornaro, Cenni, Carnevali».


   La Camera,
   premesso che:
    il 15 marzo 2019 i giovani e gli studenti di tutto il mondo, sull'esempio della studentessa svedese Greta Thunberg, hanno invaso le piazze per chiedere ai rispettivi Capi di Stato un impegno più forte per contrastare i cambiamenti climatici e salvare il pianeta; in Italia centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi hanno dato vita a cortei e manifestazioni, interpretando un messaggio potente di cambiamento e chiedendo con urgenza azioni concrete e radicali;
    i cambiamenti climatici in atto, come dimostrato dalla comunità scientifica internazionale riunita nell’Intergovernmental panal on climate change (Ipcc), sono determinati dall'attività umana, in particolare dall'uso dei combustibili fossili, e rischiano di compromettere in maniera irreversibile la sicurezza e la sopravvivenza stessa del pianeta e degli esseri viventi; eventi climatici estremi sono all'origine di conflitti e migrazioni di massa che sconvolgono la vita di milioni di persone, la distruzione delle risorse naturali e il livello di inquinamento degli oceani, del suolo e dell'aria e hanno impatti devastanti sulla salute umana e sulla qualità dell'ecosistema;
    secondo importanti pubblicazioni specialistiche entro il 2100 varie zone del globo diverranno addirittura inabitabili, proprio a causa di un abbinamento, letale per gli esseri umani, di umidità e calore, generati dai cambiamenti climatici. I Paesi interessati da questi fenomeni potrebbero essere addirittura territori altamente popolati come la parte orientale di Cina e Stati Uniti, oltre che l'Amazzonia, l'India del nord e, per quanto riguarda le coste, vaste zone dell'Africa;
    secondo l'ultimo rapporto dell’Intergovernmental panal on climate change (Ipcc) si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; l'organismo scientifico dell'Onu ha invitato tutti i legislatori e i Governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente: la riduzione delle emissioni di gas serra e, in particolare, di anidride carbonica attraverso il ricorso alle energie rinnovabili, alla mobilità elettrica, all'efficienza energetica, al riciclo dei rifiuti e alla riduzione del consumo di carne, puntando sulla rimozione della anidride carbonica attraverso la riforestazione di vaste aree del pianeta, fino a consigliare la cattura dell'anidride carbonica e il suo stoccaggio in depositi sotterranei;
    l'Accordo di Parigi sul clima, raggiunto il 12 dicembre 2015 nell'ambito della COP 21 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, ha riunito per la prima volta 195 Paesi del mondo in un accordo globale e giuridicamente vincolante per combattere il cambiamento climatico; l'accordo ha definito un piano d'azione per contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 gradi centigradi rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale e per puntare a contenere tale incrementi entro l'1,5 gradi. L'accordo ha poi definito un processo di monitoraggio e revisione periodica degli obiettivi, necessario a indirizzare i singoli contributi nazionali determinati volontariamente verso l'obiettivo condiviso di ridurre le emissioni climalteranti;
    nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico;
    nella recente COP 24 (Conferenza delle parti della Convenzione internazionale sui cambiamenti climatici) tenutasi a Katowice, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti dai membri della comunità internazionale; elemento positivo è stato aver dotato l'Accordo del 2015 di linee guida (rulebook) per la sua attuazione dal 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso;
    il piano nazionale integrato per l'energia e il clima, siglato dai tre Ministeri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato inviato in bozza a Bruxelles l'8 gennaio 2019, avviando la procedura che porterà entro dicembre 2019, alla fine dell’iter europeo, all'approvazione definitiva del suddetto piano che avrà valore normativo vincolante e sanzionabile;
    la portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza, in Italia e in Europa, un più forte impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle disuguaglianze anche generazionali, derivanti dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici; la sostenibilità ambientale, ancora oggi percepita come vincolo, rappresenta al contrario, se interpretata in modo positivo e di concerto con gli attori economici e sociali, una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività per il tessuto industriale e produttivo;
    l'Italia, nel contesto europeo, può giocare un ruolo da protagonista sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibili ed ecologiche, coniugandole con il sostegno alle nuove tecnologie e alle azioni delle comunità locali, della società civile, delle istituzioni universitarie;
    la COP 26 che si terrà nel 2020 rappresenta una delle ultime occasioni per assumere decisioni vincolanti e intraprendere azioni efficaci e misurabili per contenere l'aumento della temperatura entro 1,5 gradi centigradi, ridurre le emissioni di anidride carbonica e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, dando così piena operatività all'Accordo di Parigi del 2015;
    l'Italia può raccogliere la leadership nel contrasto ai cambiamenti climatici con un suo contributo importante e concreto, costruito in sinergia con gli altri partner europei, candidandosi con il massimo impegno ad ospitare la prossima Conferenza sul clima nel 2020, così come annunciato dal Governo italiano in occasione della COP 24 di Katowice,

impegna il Governo:

1) a perseguire con la massima efficacia ogni iniziativa utile a sostenere la candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP 26 nel 2020, coinvolgendo il Parlamento nel percorso da intraprendere per il raggiungimento di questo importante obiettivo;

2) ad attuare politiche necessarie alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e al raggiungimento degli impegni assunti a livello internazionale, attraverso un programma di iniziative finalizzate a:
   a) accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;
   b) realizzare una fiscalità ambientale che riduca fino ad azzerarli gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi;
   c) investire in un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;
   d) avviare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai principi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana, di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio;
   e) favorire la transizione verso la mobilità elettrica, destinando il 50 per cento degli investimenti in infrastrutture per la mobilità sostenibile nelle città e per il trasporto pubblico collettivo e condiviso.
(1-00152)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Braga, Muroni, Orlando, Pezzopane, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Enrico Borghi, Fiano, Fornaro, Cenni, Carnevali».


   La Camera,
   premesso che:
    lo sviluppo sostenibile è definito come lo sviluppo che risponde alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie;
    oggi ci si trova invece ad un punto in cui addirittura è a rischio la sopravvivenza del genere umano e di tutte le forme di vita presenti sulla terra;
    il modello di sviluppo che si è affermato in particolare negli ultimi decenni ha comportato lo sfruttamento intensivo e indiscriminato delle risorse naturali del pianeta, che sono con tutta evidenza risorse finite o non sempre rapidamente rinnovabili;
    l'utilizzo esponenzialmente sempre più diffuso di combustibili fossili per l'approvvigionamento energetico, la produzione di beni e la mobilità ha causato eccessive emissioni in atmosfera di CO2, innescando un meccanismo di surriscaldamento che, in una serie di reazioni a catena, sta letteralmente modificando i «connotati» della vita sulla terra attraverso fenomeni climatici sempre più estremi e imprevedibili;
    un sistema climatico stabile è fondamentale per la sicurezza alimentare, la produzione di energia, l'approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari, le infrastrutture, il mantenimento della biodiversità e degli ecosistemi terrestri e marini, nonché per la pace e la prosperità nel mondo;
    oltre 9 milioni di persone, ogni anno, muoiono per l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e dei terreni destinati all'agricoltura;
    nel solo 2016 ben 24 milioni di persone sono state costrette a fuggire da 118 Paesi colpiti da siccità o alluvioni, da catastrofi idriche, rispetto ai «soli» 7 milioni fuggiti per conflitti armati, guerre e violenze politiche. Si prevede che da qui al 2050 saranno almeno 200/250 milioni le persone costrette a migrare per ragioni legate a catastrofi ambientali;
    l'accordo sottoscritto a conclusione della COP 21 di Parigi nel dicembre 2015 da 195 Paesi del mondo ha stabilito per la prima volta un quadro di azioni e obiettivi vincolanti allo scopo di contenere l'aumento di temperatura entro la soglia di 2 gradi – con l'obiettivo di non superare l'1,5 per cento – rispetto ai livelli preindustriali;
    in precedenza, l'Unione europea aveva già assunto l'impegno di ridurre dell'80-95 per cento le proprie emissioni di gas serra entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990, e – con l'approvazione nel 2014 del pacchetto clima-energia al 2030 – ha stabilito quattro importanti obiettivi:
    riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
    consumo di energie rinnovabili di almeno il 27 per cento nel 2030;
    miglioramento dell'efficienza energetica di almeno il 27 per cento nel 2030;
    completamento urgente, non oltre il 2020, del mercato interno dell'energia, realizzando l'obiettivo del 10 per cento per le interconnessioni elettriche esistenti, in particolare per gli Stati baltici e la penisola iberica, al fine di arrivare a un obiettivo del 15 per cento entro il 2030;
    nel gennaio 2019 la Commissione europea ha prodotto un documento di riflessione (Reflection paper) «Verso un'Europa sostenibile entro il 2030». Utilizzando gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite come strumento di orientamento, il documento di riflessione individua gli strumenti chiave per favorire la transizione verso la sostenibilità. Nello stesso documento sono delineati tre diversi scenari sul modo migliore per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030;
    l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'Onu. Essa ingloba 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d'azione per un totale di 169 « target» o traguardi. L'avvio ufficiale degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile ha coinciso con l'inizio del 2016, indicando la strada da percorrere in tale arco di tempo, per raggiungerli entro il 2030;
    per quanto riguarda il nostro Paese il quadro complessivo presenta luci ed ombre: sono stati compiuti molti passi avanti nell'incentivazione delle fonti rinnovabili, nelle ristrutturazioni edilizie per evitare nuovo consumo di suolo, nell'efficientamento energetico degli edifici, nella raccolta differenziata dei rifiuti e nel riuso, nella messa in sicurezza del territorio, in generale nella diffusione di una consapevolezza più ampia dei problemi ambientali e della necessità di rispetto per il territorio e di un uso più sobrio delle risorse;
    contemporaneamente, ancora molti impegni risultano disattesi e il nostro territorio (e anche il nostro mare, i laghi, i corsi d'acqua) presenta situazioni di grave rischio per inquinamento, abusivismo, compromissione dell'assetto idrogeologico, inadeguatezza delle infrastrutture o loro eccessivo impatto sul territorio;
    nel marzo 2018 il Governo italiano pro tempore ha emanato una direttiva contenente gli indirizzi per l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal Cipe nel 2017, ma tale direttiva ad oggi non ha ancora trovato applicazione;
    la Strategia energetica nazionale (SEN) e il Piano nazionale per la decarbonizzazione, approvati nel 2013, risultano attualmente inadeguati e andrebbero sostanzialmente modificati;
    il 19 marzo 2019 il Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa hanno presentato il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec). Il Piano è lo strumento con il quale ogni Stato stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull'efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili e quali sono i propri obiettivi in tema di sicurezza energetica, mercato unico dell'energia e competitività;
    il Pniec è stato inviato alla Commissione europea come proposta già nei primi giorni del 2019 e dovrà essere adottato, previa accettazione dell'Unione europea, entro il 31 dicembre 2019; è strutturato in 5 sezioni: decarbonizzazione; efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;
    a detta di esperti, docenti, esponenti di associazioni ambientaliste tale piano risulterebbe però – nella formulazione attuale – carente sul piano del dettaglio delle misure e delle risorse da investire e comunque insufficiente ad «invertire la rotta» in modo significativo rispetto alle emissioni di gas serra;
    le manifestazioni del 15 marzo 2019 in molte città del mondo hanno evidenziato l'urgenza di interventi globali e la grande preoccupazione con cui le giovani generazioni guardano al loro futuro e a quello del pianeta;
    come è stato recentemente ricordato del Presidente della Repubblica «siamo sull'orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario»;
    lo stesso Pontefice Papa Francesco, con l'enciclica Laudato Si, ha richiamato l'attenzione sui problemi ambientali che intersecano aspetti economici, sociali, morali e coinvolgono l'intero sviluppo della società;
    il Governo italiano ha presentato la propria candidatura per ospitare, nel 2020, la 26a sessione della Conferenza ONU (COP 26) sui cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

1) a dare immediata e piena attuazione alla direttiva del marzo 2018, istituendo la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri affinché si attuino la regia e il coordinamento delle politiche di sostenibilità, attraverso anche aggiornamenti periodici della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e le politiche inerenti all'attuazione della strategia stessa;

2) ad assumere iniziative affinché i provvedimenti legislativi e attuativi della strategia contengano una relazione tecnica sugli impatti attesi sui singoli obiettivi per lo sviluppo sostenibile;

3) ad assumere iniziative per rendere obbligatorio l'impegno del Governo entro il febbraio di ogni anno a presentare al Parlamento una relazione sull'attuazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione all'attuazione del Piano nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione agli impatti della legge di bilancio dello Stato;

4) ad avviare una campagna nazionale, anche in coordinamento con altre istituzioni pubbliche e scientifiche, con enti e associazioni private, di informazione rivolta ai cittadini, al mondo delle imprese e della finanza, sugli obiettivi da raggiungere contenuti nell'Agenda 2030 e sulla responsabilità che ricade su ogni cittadino o impresa;

5) ad avviare un tavolo permanente con le regioni, le province autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali per coordinare le azioni a favore dello sviluppo sostenibile di competenza dello Stato, delle regioni, delle province e dei comuni;

6) ad avviare un'ampia consultazione nel Paese e tra le istituzioni per costruire una proposta programmatica e politica che sostenga la candidatura dell'Italia ad ospitare la 26a Cop nel 2020 a Milano;

7) ad avviare un ampio confronto sul tema della sostenibilità in relazione anche al documento di riflessione predisposto dalla Commissione europea «Verso un'Europa sostenibile entro il 2030», tenendo conto che il prossimo Consiglio europeo sarà chiamato ad esprimersi su tale documento;

8) ad avviare, nel Paese, un ampio percorso-confronto al fine di definire iniziative normative volte ad introdurre, attraverso le opportune procedure, nella Carta costituzionale il principio dello sviluppo sostenibile come principio fondamentale della Repubblica.
(1-00154) «Colucci, Lupi, Schullian».


   La Camera,
   premesso che:
    lo sviluppo sostenibile è definito come lo sviluppo che risponde alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie;
    oggi ci si trova invece ad un punto in cui addirittura è a rischio la sopravvivenza del genere umano e di tutte le forme di vita presenti sulla terra;
    il modello di sviluppo che si è affermato in particolare negli ultimi decenni ha comportato lo sfruttamento intensivo e indiscriminato delle risorse naturali del pianeta, che sono con tutta evidenza risorse finite o non sempre rapidamente rinnovabili;
    l'utilizzo esponenzialmente sempre più diffuso di combustibili fossili per l'approvvigionamento energetico, la produzione di beni e la mobilità ha causato eccessive emissioni in atmosfera di CO2, innescando un meccanismo di surriscaldamento che, in una serie di reazioni a catena, sta letteralmente modificando i «connotati» della vita sulla terra attraverso fenomeni climatici sempre più estremi e imprevedibili;
    un sistema climatico stabile è fondamentale per la sicurezza alimentare, la produzione di energia, l'approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari, le infrastrutture, il mantenimento della biodiversità e degli ecosistemi terrestri e marini, nonché per la pace e la prosperità nel mondo;
    oltre 9 milioni di persone, ogni anno, muoiono per l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e dei terreni destinati all'agricoltura;
    nel solo 2016 ben 24 milioni di persone sono state costrette a fuggire da 118 Paesi colpiti da siccità o alluvioni, da catastrofi idriche, rispetto ai «soli» 7 milioni fuggiti per conflitti armati, guerre e violenze politiche. Si prevede che da qui al 2050 saranno almeno 200/250 milioni le persone costrette a migrare per ragioni legate a catastrofi ambientali;
    l'accordo sottoscritto a conclusione della COP 21 di Parigi nel dicembre 2015 da 195 Paesi del mondo ha stabilito per la prima volta un quadro di azioni e obiettivi vincolanti allo scopo di contenere l'aumento di temperatura entro la soglia di 2 gradi – con l'obiettivo di non superare l'1,5 per cento – rispetto ai livelli preindustriali;
    in precedenza, l'Unione europea aveva già assunto l'impegno di ridurre dell'80-95 per cento le proprie emissioni di gas serra entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990, e – con l'approvazione nel 2014 del pacchetto clima-energia al 2030 – ha stabilito quattro importanti obiettivi:
    riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
    consumo di energie rinnovabili di almeno il 27 per cento nel 2030;
    miglioramento dell'efficienza energetica di almeno il 27 per cento nel 2030;
    completamento urgente, non oltre il 2020, del mercato interno dell'energia, realizzando l'obiettivo del 10 per cento per le interconnessioni elettriche esistenti, in particolare per gli Stati baltici e la penisola iberica, al fine di arrivare a un obiettivo del 15 per cento entro il 2030;
    nel gennaio 2019 la Commissione europea ha prodotto un documento di riflessione (Reflection paper) «Verso un'Europa sostenibile entro il 2030». Utilizzando gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite come strumento di orientamento, il documento di riflessione individua gli strumenti chiave per favorire la transizione verso la sostenibilità. Nello stesso documento sono delineati tre diversi scenari sul modo migliore per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030;
    l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'Onu. Essa ingloba 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d'azione per un totale di 169 « target» o traguardi. L'avvio ufficiale degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile ha coinciso con l'inizio del 2016, indicando la strada da percorrere in tale arco di tempo, per raggiungerli entro il 2030;
    per quanto riguarda il nostro Paese il quadro complessivo presenta luci ed ombre: sono stati compiuti molti passi avanti nell'incentivazione delle fonti rinnovabili, nelle ristrutturazioni edilizie per evitare nuovo consumo di suolo, nell'efficientamento energetico degli edifici, nella raccolta differenziata dei rifiuti e nel riuso, nella messa in sicurezza del territorio, in generale nella diffusione di una consapevolezza più ampia dei problemi ambientali e della necessità di rispetto per il territorio e di un uso più sobrio delle risorse;
    contemporaneamente, ancora molti impegni risultano disattesi e il nostro territorio (e anche il nostro mare, i laghi, i corsi d'acqua) presenta situazioni di grave rischio per inquinamento, abusivismo, compromissione dell'assetto idrogeologico, inadeguatezza delle infrastrutture o loro eccessivo impatto sul territorio;
    nel marzo 2018 il Governo italiano pro tempore ha emanato una direttiva contenente gli indirizzi per l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal Cipe nel 2017, ma tale direttiva ad oggi non ha ancora trovato applicazione;
    la Strategia energetica nazionale (SEN) e il Piano nazionale per la decarbonizzazione, approvati nel 2013, risultano attualmente inadeguati e andrebbero sostanzialmente modificati;
    il 19 marzo 2019 il Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa hanno presentato il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec). Il Piano è lo strumento con il quale ogni Stato stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull'efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili e quali sono i propri obiettivi in tema di sicurezza energetica, mercato unico dell'energia e competitività;
    il Pniec è stato inviato alla Commissione europea come proposta già nei primi giorni del 2019 e dovrà essere adottato, previa accettazione dell'Unione europea, entro il 31 dicembre 2019; è strutturato in 5 sezioni: decarbonizzazione; efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;
    le manifestazioni del 15 marzo 2019 in molte città del mondo hanno evidenziato l'urgenza di interventi globali e la grande preoccupazione con cui le giovani generazioni guardano al loro futuro e a quello del pianeta;
    come è stato recentemente ricordato del Presidente della Repubblica «siamo sull'orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario»;
    lo stesso Pontefice Papa Francesco, con l'enciclica Laudato Si, ha richiamato l'attenzione sui problemi ambientali che intersecano aspetti economici, sociali, morali e coinvolgono l'intero sviluppo della società;
    il Governo italiano ha presentato la propria candidatura per ospitare, nel 2020, la 26a sessione della Conferenza ONU (COP 26) sui cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative affinché i provvedimenti legislativi e attuativi della strategia contengano una relazione tecnica sugli impatti attesi sui singoli obiettivi per lo sviluppo sostenibile;

2) ad assumere iniziative per rendere obbligatorio l'impegno del Governo entro il febbraio di ogni anno a presentare al Parlamento una relazione sull'attuazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione all'attuazione del Piano nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione agli impatti della legge di bilancio dello Stato;

3) ad avviare una campagna nazionale, anche in coordinamento con altre istituzioni pubbliche e scientifiche, con enti e associazioni private, di informazione rivolta ai cittadini, al mondo delle imprese e della finanza, sugli obiettivi da raggiungere contenuti nell'Agenda 2030 e sulla responsabilità che ricade su ogni cittadino o impresa;

4) ad avviare un'ampia consultazione nel Paese e tra le istituzioni per costruire una proposta programmatica e politica che sostenga la candidatura dell'Italia ad ospitare la 26a Cop nel 2020 a Milano;

5) ad avviare un ampio confronto sul tema della sostenibilità in relazione anche al documento di riflessione predisposto dalla Commissione europea «Verso un'Europa sostenibile entro il 2030», tenendo conto che il prossimo Consiglio europeo sarà chiamato ad esprimersi su tale documento.
(1-00154)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Colucci, Lupi, Schullian».


   La Camera,
   premesso che:
    la transizione energetica e ambientale verso un modello di società virtuosa e sostenibile è diventato nel corso degli anni non solo un concetto proprio della comunità scientifica prima e dei decisori politici nazionali ed internazionali poi, bensì uno strumento ampiamente condiviso e richiesto a gran voce dalla cittadinanza, a partire dalle fasce più giovani della popolazione, preoccupate di fronte ad un cambiamento climatico tangibile e destinato ad un repentino peggioramento in assenza di interventi di conversione dell'attuale sistema economico e produttivo globale;
    la necessità di adottare senza ritardo provvedimenti concreti contro i cambiamenti climatici si evince anche dalla elevata partecipazione dei cittadini a movimenti e manifestazioni spontanee in tutto il mondo che hanno registrato una straordinaria eco soprattutto tra i giovani;
    il cambiamento climatico perdura e continuerà ad esserci a causa dell'attività posta in essere dall'uomo, in grado di provocare effetti drammatici su vasta scala, quali l'aumento della temperatura, la variazione repentina delle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare, l'acidificazione degli oceani e l'aggravamento delle condizioni di dissesto idrogeologico del territorio;
    a tale proposito, il rapporto Ispra 2018 riferisce cifre allarmanti relative al dissesto idrogeologico: il 91 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico (88 per cento nel 2015), più di 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità (+2,9 per cento rispetto al 2015); il 16,6 per cento del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2); il 4 per cento degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata; più del 9 per cento (oltre 1 milione) degli edifici italiani si trova in zone alluvionabili nello scenario medio; il 21,1 per cento dei beni culturali (oltre 42 mila) si trova in un territorio a rischio idrogeologico; il 14,1 per cento delle industrie e servizi (più di 650 mila imprese) si trova in una zona a rischio idrogeologico;
    l'azione dell'uomo provoca l'aumento delle concentrazioni di gas a effetto serra nell'atmosfera, soprattutto tramite l'utilizzo di combustibili fossili, modificando negativamente la qualità della vita e l'esistenza stessa degli essenziali ecosistemi naturali, con gravi conseguenze sulla salute pubblica;
    secondo le rilevazioni, diciassette dei diciotto anni più caldi registrati dal 1880 si sono verificati tutti a partire dal 2000. Secondo i dati rilevati e analizzati dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), il 2018 è stato l'anno più caldo mai registrato dal 1880, con un'anomalia sopra la media di 1,58 oC, rispetto al periodo di riferimento dal 1971 al 2000. Il 2018 supera quindi il precedente record del 2015 con +1,44 oC;
    la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro per la lotta contro il cambiamento climatico, svoltasi a Parigi nel 2015, ha adottato l'Accordo di Parigi, con il quale si è posto come obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 oC e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1,5 oC, rispetto ai livelli preindustriali; l'Italia, in particolare, ha firmato l'accordo il 22 aprile 2016 e lo ha ratificato l'11 novembre del 2016;
    il rapporto Intergovernmental Panel on Climate Change – (Ipcc) sul cambiamento climatico indica che la temperatura del Pianeta aumenterà di 1,5 oC entro pochi anni e che le emissioni globali devono essere necessariamente dimezzate entro il 2030;
    il Quadro clima energia 2030 ha come obiettivo la riduzione di gas serra di almeno il 40 per cento a livello europeo rispetto all'anno 1990, articolata in una riduzione del 43 per cento per il settore Emission Trading System (Ets) ed una del 30 per cento per i settori non soggetti a Emission Trading System (Ets), calcolate rispetto all'anno 2005: per questi ultimi il fine della riduzione non viene applicato a livello europeo ma suddiviso tra i vari Stati membri e, per l'Italia, l'obiettivo al 2030 è pari al –33 per cento;
    il predetto accordo prevede sia misure di mitigazione per la riduzione delle cause delle emissioni, che misure di adattamento agli effetti del cambiamento climatico;
    va considerato che l'Italia si trova in una condizione molto delicata non solo dal punto di vista idrogeologico ma anche sotto altri profili ritenuti ancor più critici; infatti, a causa delle fluttuazioni climatiche, secondo Steffen e Rockstrom (Science 2015), l'Italia vede un record negativo di sovvertimento del ciclo geochimico del fosforo, dell'azoto e della captazione idrica. A tale proposito, si ricorda che è stata costituita la «piattaforma italiana del fosforo», presentata il 26 marzo 2019 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    il Governo italiano ha elaborato uno strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell'Unione europea per i prossimi 10 anni, una proposta di piano nazionale integrato per l'energia ed il clima (Pniec) che sarà sottoposto a pubblico dibattito attraverso la valutazione ambientale strategica, oltre ad un confronto attraverso tavoli tematici di lavoro che coinvolgeranno tutti i player del settore,

impegna il Governo:

1) a promuovere, in sinergia con regioni e comuni, nei rispettivi livelli di competenza, campagne di sensibilizzazione volte a rendere consapevoli i cittadini e, in particolar modo, gli studenti, sui rischi ambientali connessi al cambiamento climatico, anche promuovendo pratiche e accorgimenti essenziali al fine di salvaguardare l'ecosistema;

2) ad attuare tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto del potenziale e dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni;

3) ad adottare iniziative per raggiungere l'obiettivo di una decarbonizzazione dell'economia attraverso la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo il graduale abbandono delle fonti fossili per la generazione elettrica, utilizzabile a sua volta per alimentare vettori termici in sistemi efficienti di riscaldamento/raffrescamento di ambienti o per sistemi moderni di autotrazione elettrici;

4) a proseguire nel percorso di raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica in tutti settori, anche attraverso iniziative che prevedano la ristrutturazione edilizia, sismica ed impiantistica di edifici e quartieri finalizzata alla riqualificazione energetica al fine di favorire imprese e consumatori;

5) a porre in essere ogni iniziativa volta a favorire l'autoconsumo, rafforzando il ruolo del consumatore quale soggetto attivo in grado di avere maggiore consapevolezza dei propri consumi di energia, autoproducendo e offrendo servizi di rete, adottando sistemi puntuali di accumulo e di gestione efficiente, anche attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali, e favorendo la realizzazione di piccoli impianti;

6) a sostenere il «Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione» finalizzato anche alla riduzione delle emissioni inquinanti;

7) a sviluppare un modello di economia circolare, anche attraverso la cultura del riuso e del riciclo, ove ogni materiale può essere visto come risorsa e fonte di ricchezza, nell'ottica di una progressiva riduzione del rifiuto tesa al perseguimento della cosiddetta strategia «rifiuti zero», che non può prescindere:
   a) dal monitoraggio puntuale della produzione dei rifiuti urbani e speciali;
   b) dall'incentivazione di una filiera corta di gestione dei rifiuti urbani e speciali, evitando il ricorso a forme di trattamento o smaltimento di rifiuti lontano dai luoghi di produzione che comportino un aumento del traffico veicolare della gestione;
   c) dalla corretta gestione della parte organica del rifiuto che, in assenza di adeguati trattamenti, è potenzialmente responsabile di emanazione di gas climalteranti, come metano e anidride carbonica, con grave pregiudizio per l'atmosfera;

8) a valutare l'opportunità di promuovere, in sinergia con regioni ed enti locali, programmi di educazione ambientale e di sensibilizzazione dei giovani sulla corretta gestione dei rifiuti e sulle problematiche ambientali, nonché sull'importanza della salvaguardia dell'ambiente ai fini del mantenimento degli standard di qualità della vita in società;

9) a valutare l'opportunità di adottare, anche in considerazione del sistema di condizionalità stabilito dalla Politica agricola comune (Pac) 2021-2027 in tema di benessere animale e buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni, iniziative specifiche volte a limitare l'impatto della zootecnia intensiva sulle risorse naturali;

10) a promuovere interventi restitutivi dell'integrità del territorio a seguito delle emergenze sviluppatesi a causa del cambiamento climatico, ponendo in essere interventi per la prevenzione del rischio e la messa in sicurezza del Paese dal rischio idrogeologico, attraverso una stretta collaborazione con gli enti territoriali interessati;

11) a favorire ricerca ed innovazione in direzione di processi e prodotti a basso impatto di emissioni di carbonio, trasferendo la conoscenza di tali processi e metodologie virtuose ai Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico;

12) a promuovere il ruolo dell'Italia nell'ambito delle politiche comunitarie ed internazionali per la lotta al cambiamento climatico, sviluppando politiche di cooperazione con i Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico, con particolare riferimento al continente africano e agli arcipelaghi del Pacifico, anche sostenendo la propria candidatura quale ospite di summit internazionali a partire dal COP 26 del 2020, nonché di sedi ed uffici di Paesi esteri più esposti al cambiamento climatico, al fine di farsi parte attiva di misure per la responsabilizzazione internazionale sul tema.
(1-00155) «Ilaria Fontana, Lucchini, Federico, Benvenuto, Licatini, Badole, Zolezzi, D'Eramo, Daga, Gobbato, Deiana, Parolo, D'Ippolito, Raffaelli, Alberto Manca, Valbusa, Maraia, Vallotto, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Parentela».


   La Camera,
   premesso che:
    la transizione energetica e ambientale verso un modello di società virtuosa e sostenibile è diventato nel corso degli anni non solo un concetto proprio della comunità scientifica prima e dei decisori politici nazionali ed internazionali poi, bensì uno strumento ampiamente condiviso e richiesto a gran voce dalla cittadinanza, a partire dalle fasce più giovani della popolazione, preoccupate di fronte ad un cambiamento climatico tangibile e destinato ad un repentino peggioramento in assenza di interventi di conversione dell'attuale sistema economico e produttivo globale;
    la necessità di adottare senza ritardo provvedimenti concreti contro i cambiamenti climatici si evince anche dalla elevata partecipazione dei cittadini a movimenti e manifestazioni spontanee in tutto il mondo che hanno registrato una straordinaria eco soprattutto tra i giovani;
    il cambiamento climatico perdura e continuerà ad esserci a causa dell'attività posta in essere dall'uomo, in grado di provocare effetti drammatici su vasta scala, quali l'aumento della temperatura, la variazione repentina delle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare, l'acidificazione degli oceani e l'aggravamento delle condizioni di dissesto idrogeologico del territorio;
    a tale proposito, il rapporto Ispra 2018 riferisce cifre allarmanti relative al dissesto idrogeologico: il 91 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico (88 per cento nel 2015), più di 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità (+2,9 per cento rispetto al 2015); il 16,6 per cento del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2); il 4 per cento degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata; più del 9 per cento (oltre 1 milione) degli edifici italiani si trova in zone alluvionabili nello scenario medio; il 21,1 per cento dei beni culturali (oltre 42 mila) si trova in un territorio a rischio idrogeologico; il 14,1 per cento delle industrie e servizi (più di 650 mila imprese) si trova in una zona a rischio idrogeologico;
    l'azione dell'uomo provoca l'aumento delle concentrazioni di gas a effetto serra nell'atmosfera, soprattutto tramite l'utilizzo di combustibili fossili, modificando negativamente la qualità della vita e l'esistenza stessa degli essenziali ecosistemi naturali, con gravi conseguenze sulla salute pubblica;
    secondo le rilevazioni, diciassette dei diciotto anni più caldi registrati dal 1880 si sono verificati tutti a partire dal 2000. Secondo i dati rilevati e analizzati dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), il 2018 è stato l'anno più caldo mai registrato dal 1880, con un'anomalia sopra la media di 1,58 oC, rispetto al periodo di riferimento dal 1971 al 2000. Il 2018 supera quindi il precedente record del 2015 con +1,44 oC;
    la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro per la lotta contro il cambiamento climatico, svoltasi a Parigi nel 2015, ha adottato l'Accordo di Parigi, con il quale si è posto come obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 oC e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1,5 oC, rispetto ai livelli preindustriali; l'Italia, in particolare, ha firmato l'accordo il 22 aprile 2016 e lo ha ratificato l'11 novembre del 2016;
    il rapporto Intergovernmental Panel on Climate Change – (Ipcc) sul cambiamento climatico indica che la temperatura del Pianeta aumenterà di 1,5 oC entro pochi anni e che le emissioni globali devono essere necessariamente dimezzate entro il 2030;
    il Quadro clima energia 2030 ha come obiettivo la riduzione di gas serra di almeno il 40 per cento a livello europeo rispetto all'anno 1990, articolata in una riduzione del 43 per cento per il settore Emission Trading System (Ets) ed una del 30 per cento per i settori non soggetti a Emission Trading System (Ets), calcolate rispetto all'anno 2005: per questi ultimi il fine della riduzione non viene applicato a livello europeo ma suddiviso tra i vari Stati membri e, per l'Italia, l'obiettivo al 2030 è pari al –33 per cento;
    il predetto accordo prevede sia misure di mitigazione per la riduzione delle cause delle emissioni, che misure di adattamento agli effetti del cambiamento climatico;
    va considerato che l'Italia si trova in una condizione molto delicata non solo dal punto di vista idrogeologico ma anche sotto altri profili ritenuti ancor più critici; infatti, a causa delle fluttuazioni climatiche, secondo Steffen e Rockstrom (Science 2015), l'Italia vede un record negativo di sovvertimento del ciclo geochimico del fosforo, dell'azoto e della captazione idrica. A tale proposito, si ricorda che è stata costituita la «piattaforma italiana del fosforo», presentata il 26 marzo 2019 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    il Governo italiano ha elaborato uno strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell'Unione europea per i prossimi 10 anni, una proposta di piano nazionale integrato per l'energia ed il clima (Pniec) che sarà sottoposto a pubblico dibattito attraverso la valutazione ambientale strategica, oltre ad un confronto attraverso tavoli tematici di lavoro che coinvolgeranno tutti i player del settore,

impegna il Governo:

1) a promuovere, in sinergia con regioni e comuni, nei rispettivi livelli di competenza, campagne di sensibilizzazione volte a rendere consapevoli i cittadini e, in particolar modo, gli studenti, sui rischi ambientali connessi al cambiamento climatico, anche promuovendo pratiche e accorgimenti essenziali al fine di salvaguardare l'ecosistema;

2) ad attuare tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto del potenziale e dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni;

3) ad adottare iniziative per raggiungere l'obiettivo di una decarbonizzazione dell'economia attraverso la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo il graduale abbandono delle fonti fossili per la generazione elettrica, utilizzabile a sua volta per alimentare vettori termici in sistemi efficienti di riscaldamento/raffrescamento di ambienti o per sistemi moderni di autotrazione elettrici;

4) a proseguire nel percorso di raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica in tutti settori, anche attraverso iniziative che prevedano la ristrutturazione edilizia, sismica ed impiantistica di edifici e quartieri finalizzata alla riqualificazione energetica al fine di favorire imprese e consumatori;

5) a porre in essere ogni iniziativa volta a favorire l'autoconsumo, rafforzando il ruolo del consumatore quale soggetto attivo in grado di avere maggiore consapevolezza dei propri consumi di energia, autoproducendo e offrendo servizi di rete, adottando sistemi puntuali di accumulo e di gestione efficiente, anche attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali, e favorendo la realizzazione di piccoli impianti;

6) a sostenere il «Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione» finalizzato anche alla riduzione delle emissioni inquinanti;

7) a sviluppare un modello di economia circolare, anche attraverso la cultura del riuso e del riciclo, ove ogni materiale può essere visto come risorsa e fonte di ricchezza, nell'ottica di una progressiva riduzione del rifiuto tesa al perseguimento della cosiddetta strategia «rifiuti zero», che non può prescindere:
   a) dal monitoraggio puntuale della produzione dei rifiuti urbani e speciali;
   b) dall'ottimizzazione della filiera di gestione dei rifiuti urbani e speciali, evitando il ricorso a forme di trattamento o smaltimento di rifiuti lontano dai luoghi di produzione che comportino un aumento del traffico veicolare della gestione;
   c) dalla corretta gestione della parte organica del rifiuto che, in assenza di adeguati trattamenti, è potenzialmente responsabile di emanazione di gas climalteranti, come metano e anidride carbonica, con grave pregiudizio per l'atmosfera;

8) a valutare l'opportunità di promuovere, in sinergia con regioni ed enti locali, programmi di educazione ambientale e di sensibilizzazione dei giovani sulla corretta gestione dei rifiuti e sulle problematiche ambientali, nonché sull'importanza della salvaguardia dell'ambiente ai fini del mantenimento degli standard di qualità della vita in società;

9) a valutare l'opportunità di adottare, anche in considerazione del sistema di condizionalità stabilito dalla Politica agricola comune (Pac) 2021-2027 in tema di benessere animale e buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni, iniziative specifiche volte a limitare l'impatto della zootecnia intensiva sulle risorse naturali;

10) a promuovere interventi restitutivi dell'integrità del territorio a seguito delle emergenze sviluppatesi a causa del cambiamento climatico, ponendo in essere interventi per la prevenzione del rischio e la messa in sicurezza del Paese dal rischio idrogeologico, attraverso una stretta collaborazione con gli enti territoriali interessati;

11) a favorire ricerca ed innovazione in direzione di processi e prodotti a basso impatto di emissioni di carbonio, trasferendo la conoscenza di tali processi e metodologie virtuose ai Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico;

12) a promuovere il ruolo dell'Italia nell'ambito delle politiche comunitarie ed internazionali per la lotta al cambiamento climatico, sviluppando politiche di cooperazione con i Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico, con particolare riferimento al continente africano e agli arcipelaghi del Pacifico, anche sostenendo la propria candidatura quale ospite di summit internazionali a partire dal COP 26 del 2020, nonché di sedi ed uffici di Paesi esteri più esposti al cambiamento climatico, al fine di farsi parte attiva di misure per la responsabilizzazione internazionale sul tema.
(1-00155)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Ilaria Fontana, Lucchini, Federico, Benvenuto, Licatini, Badole, Zolezzi, D'Eramo, Daga, Gobbato, Deiana, Parolo, D'Ippolito, Raffaelli, Alberto Manca, Valbusa, Maraia, Vallotto, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Parentela».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Accordo di Parigi, approvato il 12 dicembre 2015 nella XXI sessione della Conferenza delle parti della convenzione sul clima (COP21), è stato un importante passo avanti di un percorso ancora molto lungo e accidentato per contrastare il surriscaldamento globale;
    il rapido processo verso un'economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio, come chiedono gli accordi sottoscritti a Parigi, con l'obiettivo prioritario di limitare l'aumento della temperatura terrestre a 1,5 oC rispetto ai livelli preindustriali, mantenendolo in ogni caso ben al di sotto dei 2 oC, deve tradursi in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione anche attraverso lo sviluppo di tecnologie pulite e dell'innovazione;
    nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Convenzione sul clima, Unfccc), l'accordo ha compreso elementi per una riduzione progressiva delle emissioni globali di gas serra e si è basato, per la prima volta, su principi comuni validi per tutti i Paesi senza distinzione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo;
    uno degli obiettivi principali è stato quello di orientare i flussi finanziari privati e statali verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e a migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici;
    successivamente a quest'importante tappa, si sono svolti in ordine: la Conferenza di Marrakech nel 2016 (COP22), la Conferenza di Bonn nel 2017 (COP 23) e per ultima, nel dicembre 2018, la Conferenza sul clima di Katowice (COP24) nella quale sono state stabilite delle regole per mettere in pratica entro il 2020, quanto deciso durante la COP21, la conferenza sul clima di Parigi del 2015;
    in particolare, sono stati decisi i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica (CO2) e, valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico delle singole nazioni. Alla conferenza hanno partecipato i rappresentanti di 196 Paesi, compresi gli Stati Uniti, nonostante il Presidente Donald Trump abbia ritirato gli Stati Uniti d'America dall'accordo di Parigi;
    il principale contrasto emerso durante la conferenza ha riguardato l'ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite, che si occupa di analizzare scientificamente l'andamento del clima e di produrre modelli sulla sua evoluzione. Nel rapporto, l'Ipcc ha confermato che un aumento medio della temperatura globale di almeno 1,5 gradi centigradi sui livelli pre-industriali è ormai inevitabile – avverrà nei prossimi 12 anni – e che, per tenersi entro i 3 gradi centigradi di aumento complessivo, sarà necessario tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2020. In mancanza di azioni radicali, la temperatura media aumenterà oltre i 2 gradi centigradi, portando a eventi climatici più estremi e cambiando il clima di intere aree geografiche, con conseguenze per milioni di persone;
    nonostante il rapporto dell'Ipcc fosse stato commissionato dalla COP21, diversi delegati alla conferenza, tra cui Russia e Stati Uniti, si sono opposti all'adozione delle sue conclusioni da parte della COP24;
    sebbene due tra i maggiori Paesi al mondo (Usa e Russia) abbiano espresso notevoli perplessità sulle scelte da assumere in relazione al futuro del nostro pianeta, sono state adottate delle decisioni tecniche sul modo in cui i diversi Paesi, a seconda del proprio livello di sviluppo, dovranno ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica, su come i Paesi più ricchi dovranno aiutare quelli più poveri a rispettare i propri obiettivi e sui sistemi con cui monitorare che i diversi Paesi stiano rispettando gli impegni assunti. I Paesi in via di sviluppo hanno ottenuto, inoltre, una maggiore flessibilità nella messa in pratica delle regole in modo da poterle rispettare più facilmente;
    i cambiamenti climatici, quale causa e moltiplicatore di altri rischi, rappresentano una sfida importante per l'umanità e tutti i Paesi e gli attori a livello mondiale devono fare del loro meglio per contrastarli mediante azioni individuali incisive;
    una tempestiva cooperazione internazionale, la solidarietà e un coerente e costante impegno a favore di un'azione comune rappresentano l'unica soluzione per onorare la responsabilità collettiva di preservare l'intero pianeta e la sua biodiversità per le generazioni presenti e future;
    in questo quadro, gli impegni assunti dall'Italia, in occasione degli importanti appuntamenti internazionali, sono sempre stati chiari e netti circa la volontà di contribuire ad un miglioramento delle condizioni climatiche ed ambientali;
    tuttavia, nonostante i buoni proclami dei passati Governi, il nostro Paese risulta essere ancora carente sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili e sull'emissione di biossido di azoto (NO2);
    è di queste settimane la notizia che la Commissione europea ha deferito il nostro Paese alla Corte di giustizia europea per la ripetuta violazione dei limiti annuali di biossido di azoto (NO2) nell'aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme dell'Unione europea dei sistemi di trattamento delle acque di scarico di oltre 700 agglomerati e 30 aree sensibili dal punto di vista ambientale;
    i troppi superamenti dei limiti previsti di biossido di azoto riguardano molte delle nostre città. Come riportato nei report dell'Agenzia ambientale europea (Eea), nel nostro Paese le morti premature attribuibili all'inquinamento atmosferico sono oltre 60 mila l'anno. Senza contare i costi collegati alla salute derivanti dall'inquinamento;
    il vigente protocollo d'intesa con Anci e le regioni, per migliorare la qualità dell'aria e avviare delle azioni coordinate e per le iniziative condivise tese a contenere il fenomeno dell'inquinamento dell'aria, può contare su una quantità di risorse assolutamente insufficiente per mettere in campo credibili misure di contrasto all'inquinamento atmosferico;
    in quest'ottica, bisogna avere ben presente che, senza modificare profondamente l'attuale sistema produttivo, non sarà possibile mitigare il riscaldamento globale. E va da sé che il sistema produttivo lo si modifica solo con interventi a monte, in primo luogo con una nuova politica energetica che favorisca l'utilizzazione di tecnologie e fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e definisca una vera e propria road map di decarbonizzazione che riguardi tutti i settori, attraverso investimenti pubblici, incentivi fiscali e semplificazione;
    un ambiente economico caratterizzato da un sistema fiscale «leggero» è foriero di crescita ed investimenti a lungo termine e, quindi, di maggiori risorse fiscali;
    risulta evidente che oggi le fonti fossili costituiscono uno dei problemi e si dovrà arrivare al loro superamento, rispetto alla semplice riduzione di oggi, per rispettare i livelli di riduzione di emissioni che sono stati decisi a Parigi;
    il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici non passa attraverso azioni isolate o solo dagli accordi decisivi e importanti che si sono sottoscritti a Parigi e nelle altre conferenze internazionali, ma ha senso in un'ottica di sistema in cui ognuno svolge il proprio ruolo specifico e coordinato: gli enti locali, i cittadini e le loro forme organizzate, le regioni, lo Stato, l'Unione europea, le università e gli enti di formazione e soprattutto il Governo centrale e il legislatore;
    queste sono scelte di programmazione indispensabili per favorire uno sviluppo economico in chiave di sostenibilità, e su cui l'attuale Governo ha il dovere di dare segnali chiari e coerenti;
    un altro grande tema sul quale è importante porre attenzione è quello di una nuova fiscalità ambientale quale imperativo delle prossime politiche economiche. Solo così ci si potrà collocare pienamente dentro al processo europeo disegnato con la nuova direttiva sull'economia circolare, spostando la tassazione dal lavoro all'inquinamento dei processi produttivi e dei prodotti dopo e durante il loro uso;
    la reindustrializzazione europea si può basare unicamente su imprese innovative ed efficienti sotto il profilo delle risorse. Il cambiamento deve iniziare con urgenza ed incentivare sistemi fiscali che avvantaggino l'uso di risorse ambientali rinnovabili e sostenibili per l'ambiente;
    un capitolo fondamentale riguarda, inoltre, la fiscalità ambientale in materia di beni e prodotti. In questo ambito, la direzione è quella di una revisione dell'imposta sul valore aggiunto con l'obiettivo di orientare il mercato verso modi di produzione e consumo sostenibili, prevedendo, ad esempio, un regime dell'imposta sul valore aggiunto agevolata per i manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato, spostando cioè la tassazione dal lavoro all'inquinamento;
    l'8 gennaio 2019, è stata resa nota la proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec) inviata a Bruxelles dal Ministero dello sviluppo economico in concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
    come previsto dal regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio 2018/1999/UE, il documento sarà oggetto di discussione in sede europea nei prossimi mesi, per arrivare a una versione definitiva entro la fine del 2019;
    il piano, strutturato secondo le seguenti dimensioni, decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell'energia, ricerca, innovazione e competitività, può rappresentare per il nostro Paese un passaggio decisivo per la lotta al cambiamento climatico globale;
    il Pniec contiene gli obiettivi per l'energia e il clima che gli Stati Membri si impegnano a raggiungere entro il 2030. Il documento dovrebbe anche indicare gli strumenti – le politiche, le misure e le relative coperture economiche – attraverso i quali, credibilmente, si intendono raggiungere tali obiettivi;
    in questa prospettiva, l'Italia può svolgere una funzione trainante a livello europeo nella direzione di una accelerazione della transizione energetica verso l'utilizzo di fonti rinnovabili e l'efficientamento energetico dei processi produttivi;
    cogliere questa possibilità, non significa rallentare il processo infrastrutturale e tecnologico, quanto piuttosto significa un impegno dinamico finalizzato a concepire gli investimenti in grandi opere – come il Tav e l'ammodernamento della rete ferroviaria – più concorrenziali e più convenienti, sotto il profilo dell'impatto ambientale, e della riduzione del trasporto su gomma, soprattutto per quanto riguarda le merci;
    un Paese responsabile che guarda al progresso ed alla crescita economica deve prevedere tra i suoi piani di investimento azioni che riguardino la rigenerazione delle grandi città in un'ottica di efficientamento energetico, lo sviluppo delle reti metro-ferro-tranviarie, un coerente programma di gestione del ciclo dei rifiuti e la non trascurabile esigenza di una più compiuta sinergia tra lo Stato ed i privati;
    l'obiettivo deve essere quello di realizzare: un'energia sicura, economica, efficiente e sostenibile; un'economia in espansione e, allo stesso tempo, sempre più decarbonizzata; un approccio neutrale nei confronti di tutte le fonti energetiche, che parta da un'analisi dell'intero ciclo di vita e che premi le fonti effettivamente in grado di assicurare i maggiori vantaggi per l'ambiente, per la salute dei nostri cittadini e per l'economia del nostro Paese;
    durante la Cop24, un gruppo di 415 investitori che gestiscono risorse per oltre 30 miliardi di dollari, hanno rilasciato una dichiarazione che esorta i governi ad affrontare il divario tra ciò che dovrebbe essere fatto e le misure attuali. «È fondamentale per la pianificazione a lungo termine e le decisioni di asset allocation che i governi lavorino a stretto contatto con gli investitori per incorporare gli scenari climatici con gli obiettivi di Parigi nelle decisioni politiche e nelle strategie di transizione energetiche»;
    nel nostro Paese sono oltre 345.000 le imprese italiane dell'industria e dei servizi che hanno investito nel periodo 2014-2017, o prevedono di farlo nei prossimi anni, in prodotti e tecnologie green. In pratica una su quattro, il 24,9 per cento dell'intera imprenditoria extra-agricola;
    per ogni chilogrammo di risorsa consumata, il nostro Paese genera (a parità di potere d'acquisto) 4 euro di Pil, contro una media europea di 2,2 e valori tra 2,3 e 3,6 di tutte le altre grandi economie continentali, come stima l'Istituto di ricerche Ambiente Italia. Siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali etc., inclusi quelli minerari) e questo anche grazie a modalità innovative di gestione dei rifiuti e sistemi avanzati per il loro recupero;
    nell'ambito della gestione dei rifiuti e dell'incentivo all'utilizzo delle materie prime seconde, il codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), all'articolo 184-ter, prevede la definizione di «cessazione della qualifica di rifiuto»;
    la norma stabilisce che «l'operazione di recupero può consistere semplicemente nel controllare i rifiuti per verificare se soddisfano i criteri elaborati conformemente alle predette condizioni», conformandosi a quanto già suggerito dal legislatore comunitario attraverso la direttiva europea direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008;
    questo comporta che il controllo effettuato su un materiale qualificato come rifiuto che sia volto a verificarne le caratteristiche affinché esso possa cessare di essere tale è un'operazione di recupero a tutti gli effetti e necessita di essere autorizzata secondo le procedure previste dal citato decreto legislativo n. 152 del 2006;
    la recente sentenza del Consiglio di Stato n. 1229 del 2018, ha fornito un'interpretazione molto restrittiva in relazione alla possibilità per l'autorità competente (regione o provincia da questa delegata) di valutare «caso per caso» la sussistenza delle condizioni previste dalla citata norma;
    arrestare questo processo virtuoso, anche attraverso la mancata possibilità di consentire alle regioni di definire i criteri per la cessazione di qualifica di rifiuto «caso per caso», getta un'ombra di incertezza sulle numerose autorizzazioni ordinarie integrate che oggi abilitano il recupero di rifiuti non disciplinati a livello comunitario e ministeriale;
    i mutamenti climatici sono collegati anche all'utilizzo di materie prime. Il 62 per cento delle emissioni di gas a effetto serra avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime. Ogni anno l'economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime, ma solamente il 9 per cento di queste vengono riutilizzate;
    il potenziale di crescita e di nuove opportunità per l'economia e le imprese legate allo sviluppo dell'economia circolare è enorme e deve essere sfruttato;
    affinché la transizione sia realmente efficace, è bene che gli aggiustamenti per la lotta al cambiamento climatico siano anche equi e giusti. La transizione climatica deve infatti avvenire nei tempi decisi a livello internazionale, ma si devono tenere in considerazione anche le implicazioni che un rapido cambiamento del modello di sviluppo come lo si è conosciuto fino ad oggi ha inevitabilmente su una parte del mondo produttivo e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella necessaria e «obbligata» riconversione, e che quindi sarà necessario sostenerli nel processo di adattamento produttivo,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per farsi carico, tra i Paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, dell'adozione di un codice che esiga un livello elevato di trasparenza, con solide norme vincolanti per tutte le Parti al fine di misurare accuratamente i progressi e consolidare la fiducia tra le Parti che partecipano al processo internazionale;

2) a candidare l'Italia quale Paese ospitante della conferenza sul clima, COP26 del 2020;

3) ad adottare con urgenza iniziative per favorire la riduzione dei limiti di biossido di azoto (NO2), anche per non incorrere in procedure di infrazione da parte dell'Unione europea;

4) ad assumere iniziative per garantire un'autonomia finanziaria degli enti locali che impegnano le risorse derivanti dalla tassazione alle imprese in investimenti nel settore energetico-ambientale per la riduzione delle emissioni di CO2, e per il miglioramento del trattamento della gestione del ciclo dei rifiuti e delle acque di scarico;

5) ad assumere iniziative per prevedere, d'intesa con regioni ed enti locali, le necessarie risorse volte a finanziare credibili ed efficaci misure di contrasto all'inquinamento atmosferico, che secondo i report dell'Agenzia ambientale europea (Eea), provoca nel nostro Paese 60 mila morti premature l'anno;

6) a dare impulso all'economia circolare, anche prevedendo, tra l'altro, l'individuazione dei criteri per definire la cessazione della qualifica di rifiuto, al fine di favorire lo sviluppo delle filiere legate al recupero e l'uso dei materiali e dei beni riciclati;

7) a prevedere un piano di investimenti pubblici finalizzato a:
   a) favorire il mondo sempre più numeroso delle startup e delle aziende che innovano sui prodotti esistenti e sulla loro modalità di produzione;
   b) sostenere nel rapido processo di adattamento produttivo quella parte importante del mondo industriale e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella necessaria e «obbligata» riconversione;
   c) promuovere un nuovo modello energetico-ambientale fondato sulle seguenti priorità: 1) efficienza energetica nell'edilizia, nell'industria e nei trasporti, anche attraverso la digitalizzazione delle reti, la diffusione della mobilità elettrica, lo sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale; 2) impulso per le fonti rinnovabili e realizzazione di un Programma nazionale per la mobilità urbana ecosostenibile, attraverso l'introduzione di incentivi fiscali per cittadini e imprese nonché di misure di semplificazione; 3) aumento delle percentuali di riciclaggio e del trattamento dei rifiuti, anche attraverso un incremento della dotazione impiantistica necessaria alla corretta gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
   d) accelerare il processo per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, e la loro dotazione di impianti fotovoltaici, d'intesa con gli enti territoriali;
   e) ad adoperarsi per garantire il completamento del capacity market, finalizzato ad una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ed il sostegno all'idroelettrico quale fonte rinnovabile e programmabile, sostenendo gli investimenti di manutenzione e modifica (repowering/revamping) e di aumento della capacità degli invasi.
(1-00158) «Mazzetti, Cortelazzo, Casino, Gagliardi, Giacometto, Labriola, Ruffino, Barelli, Prestigiacomo, Occhiuto».


   La Camera,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per farsi carico, tra i Paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, dell'adozione di un codice che esiga un livello elevato di trasparenza, con solide norme vincolanti per tutte le Parti al fine di misurare accuratamente i progressi e consolidare la fiducia tra le Parti che partecipano al processo internazionale;

2) a candidare l'Italia quale Paese ospitante della conferenza sul clima, COP26 del 2020;

3) ad assumere iniziative per garantire un'autonomia finanziaria degli enti locali che impegnano le risorse derivanti dalla tassazione alle imprese in investimenti nel settore energetico-ambientale per la riduzione delle emissioni di CO2, e per il miglioramento del trattamento della gestione del ciclo dei rifiuti e delle acque di scarico;

4) a prevedere un piano di investimenti pubblici finalizzato a:
   a) favorire il mondo sempre più numeroso delle startup e delle aziende che innovano sui prodotti esistenti e sulla loro modalità di produzione;
   b) sostenere nel rapido processo di adattamento produttivo quella parte importante del mondo industriale e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella necessaria e «obbligata» riconversione;
   c) promuovere un nuovo modello energetico-ambientale fondato sulle seguenti priorità: 1) efficienza energetica nell'edilizia, nell'industria e nei trasporti, anche attraverso la digitalizzazione delle reti, la diffusione della mobilità elettrica, lo sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale; 2) impulso per le fonti rinnovabili e realizzazione di un Programma nazionale per la mobilità urbana ecosostenibile, attraverso l'introduzione di incentivi fiscali per cittadini e imprese nonché di misure di semplificazione; 3) aumento delle percentuali di riciclaggio e del trattamento dei rifiuti, anche attraverso un incremento della dotazione impiantistica necessaria alla corretta gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
   d) accelerare il processo per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, e la loro dotazione di impianti fotovoltaici, d'intesa con gli enti territoriali;
   e) ad adoperarsi per garantire il completamento del capacity market, finalizzato ad una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ed il sostegno all'idroelettrico quale fonte rinnovabile e programmabile, sostenendo gli investimenti di manutenzione e modifica (repowering/revamping) e di aumento della capacità degli invasi.
(1-00158)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Mazzetti, Cortelazzo, Casino, Gagliardi, Giacometto, Labriola, Ruffino, Barelli, Prestigiacomo, Occhiuto».


   La Camera,
   premesso che:
    non è più procrastinabile un efficace piano di interventi per contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici che, come denuncia da tempo la comunità scientifica, rappresenta un grave pericolo a livello mondiale: le temperature aumentano rispetto alle medie stagionali degli anni precedenti, i regimi delle precipitazioni atmosferiche si modificano, il conseguente scioglimento dei ghiacciai determina l'innalzamento del livello medio globale del mare;
    l'impatto e i fattori di vulnerabilità per la natura, per l'economia e per la salute variano a seconda delle regioni, dei territori e dei settori economici; ad ogni modo, le previsioni delineate sono decisamente critiche e preoccupanti;
    l'aumento delle concentrazioni di gas serra in atmosfera, dovuto alle emissioni antropogeniche, è la maggiore causa dell'intensificazione dei fenomeni legati al cambiamento climatico, che è già in atto e continuerà nei prossimi decenni, incidendo sull'ambiente e la vivibilità dei territori;
    per contrastare il fenomeno in questione, oltre all'adozione di provvedimenti da parte delle istituzioni, a livello globale, è necessario che ogni individuo assuma consapevolezza dei gravi effetti del cambiamento climatico, affinché anche lo stile di vita complessivo dei gruppi sociali incominci a tendere concretamente a scelte più sostenibili, da un punto di vista ambientale;
    il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc), organismo delle Nazioni Unite che fornisce una valutazione scientifica sul cambiamento climatico e i suoi potenziali impatti ambientali e socio-economici, ha pubblicato, ad ottobre 2018, un report che mostra ai decisori politici la necessità di un'azione urgente per il clima, allo scopo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 oC. Il documento sollecita un'azione che acceleri la transizione verso un'economia a zero carbonio in tutti i settori: quello energetico, dei trasporti e alimentare. Ad oggi, l'impegno dei governi per ridurre le emissioni di anidride carbonica non è stato sufficiente e continuare a rimandare adeguate iniziative, determinerà enormi impatti per gli ecosistemi e soluzioni future sempre più costose;
    il rapporto dell'Ipcc è stato commissionato dai governi con l'Accordo sul clima di Parigi, raggiunto il 12 dicembre 2015, nell'ambito della COP21, che, dopo lunghissimi negoziati durati oltre un decennio, ha impegnato i 195 Stati sottoscrittori ad intraprendere misure per contenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2 oC rispetto ai livelli pre-industriali, con l'intento di mantenere una soglia entro l'1,5 oC. Mediante tale Accordo, inoltre, i governi si sono impegnati ad individuare ed attuare obiettivi di riduzione dei gas serra prodotti dalle attività umane: anidride carbonica in primo luogo, nonché metano e refrigeranti Hfc. Tuttavia, di fatto, l'Accordo di Parigi, è rimasto una dichiarazione di intenti, poiché il percorso di riduzione delle emissioni stenta a procedere, e, a distanza di più di tre anni, molti Stati si sono attivati con iniziative del tutto insufficienti;
    a dicembre 2018, si è tenuta a Katowice, in Polonia, la Conferenza delle Parti promossa dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP24). In tale sede sono state stabilite delle regole per mettere in pratica, entro il 2020, quanto deciso durante la conferenza sul clima di Parigi del 2015. Sul punto, è stato approvato il manuale operativo per l'attuazione dell'Accordo, il « rulebook» che ha stabilito, fra l'altro, l'utilizzo delle nuove linee guida con cui misurare le emissioni di anidride carbonica e valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico dei singoli Stati;
    in attuazione del regolamento (UE) 2018/1999 dell'11 dicembre 2018 sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, l'Italia ha inviato alla Commissione europea, in data 8 gennaio 2019, la propria proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), elaborato dal Ministero dello sviluppo economico, in concerto con il Ministero dell'ambiente e quello dei trasporti;
    il documento contiene gli obiettivi per l'energia e il clima che l'Italia si impegna a raggiungere entro il 2030 e sarà oggetto di discussione in sede europea nei prossimi mesi, per arrivare a una versione definitiva entro la fine del 2019;
    si ritiene che il piano sia carente e inadeguato rispetto a più profili. Al riguardo, considerando che il primo obiettivo che ogni Stato dovrebbe proporsi per la lotta ai cambiamenti climatici è una rapida transizione energetica, il Piano non appare efficace per svolgere tale compito, poiché non prevede un'apprezzabile espansione delle energie rinnovabili. In generale, è assente un approccio organico al tema dell'energia, rispetto al quale devono essere pienamente coinvolti tutti i livelli di governo: centrale, regionale e locale. In particolare, risulta assente una specifica attenzione alla riqualificazione energetica degli edifici, che necessiterebbe di un aumento delle risorse e di un riconoscimento strutturale alle relative misure;
    anche nel settore dei trasporti le politiche del Pniec sono deludenti, eppure, proprio in tale ambito si riscontra un'urgente necessità di intervento, considerando che il parco autoveicoli in Italia è fra i più obsoleti d'Europa e, dunque, caratterizzato da una forte produzione di emissioni;
    ed ancora, si rileva, che il Pniec individua un elenco articolato di misure da adottare, che, anche laddove possano apparire meritevoli, non sono suscettibili di un'adeguata valutazione in relazione agli obiettivi che si prefigge il Piano, poiché gli impatti attesi sono presentati per lo più in maniera aggregata ed in mancanza di una quantificazione di tutte le misure e delle relative coperture economiche quando necessarie;
    alla luce dello scenario fin qui delineato, dunque, si evince l'esigenza di adottare ulteriori e importanti provvedimenti affinché l'Italia assuma un ruolo primario nell'attuazione delle strategie volte alla mitigazione del fenomeno dei cambiamenti climatici;
    in questo quadro appare opportuno la candidatura dell'Italia ad ospitare la Conferenza delle parti (COP) del 2020, ritenuta cruciale per la piena operatività dell'accordo di Parigi del 2015 verso la riduzione delle emissioni di CO2 e la decarbonizzazione, per contenere nei 2 gradi l'aumento medio della temperatura globale entro fine secolo rispetto all'era preindustriale,

impegna il Governo:

1) a proporre e sostenere la candidatura dell'Italia quale Nazione ospitante della Conferenza delle parti – COP 26 nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, prevista per il 2020;

2) ad assumere specifiche iniziative che favoriscano una fiscalità ambientale di vantaggio, al fine di incentivare la riconversione degli attuali sistemi energetici ed industriali verso modelli a basse emissioni;

3) a promuovere iniziative volte a ridurre gli incentivi, rispetto all'uso di combustibili fossili;

4) ad adottare iniziative che promuovano ogni forma di recupero dei rifiuti per produrre energia attraverso forme incentivanti, da riconoscere anche ai privati per favorire azioni virtuose di riciclo;

5) a promuovere investimenti per supportare la mobilità sostenibile, il trasporto pubblico, l'uso di biocombustibili di seconda e terza generazione, in modo da conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore dei trasporti;

6) a promuovere politiche locali finalizzate alla riduzione di emissioni, tramite lo sviluppo del trasporto urbano a basso inquinamento, l'utilizzo di energie alternative e di una economia dei rifiuti e del riciclo;

7) ad assumere iniziative per stabilizzare lo sgravio fiscale riconosciuto per gli interventi di riqualificazione energetica;

8) a promuovere ogni utile iniziativa al fine di favorire la diffusione in agricoltura di attività che utilizzino le tecnologie più avanzate così da adattarla ai cambiamenti e agli eventi climatici estremi, migliorando le condizioni del suolo e delle acque, conservando la diversità biologica e utilizzando nuovi metodi produttivi più efficienti e meno inquinanti, proteggendo il suolo dal sovrasfruttamento e aumentando la capacità di stoccaggio di anidride carbonica dei terreni agricoli;

9) a porre in essere misure urgenti per ridurre drasticamente l'uso della plastica a favore di altri materiali caratterizzati da un minore impatto ambientale;

10) ad adottare iniziative di risanamento e tutela dell'ambiente marino attraverso il recupero di rifiuti solidi marini dispersi, anche avvalendosi degli imprenditori ittici, riconoscendo agli stessi degli incentivi, per conferire i rifiuti rinvenuti durante l'attività di pesca all'isola ecologica;

11) ad assumere iniziative per favorire ulteriormente la diffusione e l'utilizzo di fonti rinnovabili presso gli edifici pubblici e privati;

12) ad adottare iniziative per incentivare i sistemi di stoccaggio autonomo di energia;

13) ad assumere iniziative finalizzate a promuovere l'educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado, affinché gli studenti possano comprendere la complessità delle relazioni tra natura e attività umane e tra risorse ereditate da risparmiare e da trasmettere alle future generazioni, allo scopo di educare a stili di vita e comportamenti corretti verso l'ambiente.
(1-00164) «Lollobrigida, Meloni, Rizzetto, Foti, Butti, Trancassini, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rotelli, Silvestroni, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    non è più procrastinabile un efficace piano di interventi per contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici che, come denuncia da tempo la comunità scientifica, rappresenta un grave pericolo a livello mondiale: le temperature aumentano rispetto alle medie stagionali degli anni precedenti, i regimi delle precipitazioni atmosferiche si modificano, il conseguente scioglimento dei ghiacciai determina l'innalzamento del livello medio globale del mare;
    l'impatto e i fattori di vulnerabilità per la natura, per l'economia e per la salute variano a seconda delle regioni, dei territori e dei settori economici; ad ogni modo, le previsioni delineate sono decisamente critiche e preoccupanti;
    l'aumento delle concentrazioni di gas serra in atmosfera, dovuto alle emissioni antropogeniche, è la maggiore causa dell'intensificazione dei fenomeni legati al cambiamento climatico, che è già in atto e continuerà nei prossimi decenni, incidendo sull'ambiente e la vivibilità dei territori;
    per contrastare il fenomeno in questione, oltre all'adozione di provvedimenti da parte delle istituzioni, a livello globale, è necessario che ogni individuo assuma consapevolezza dei gravi effetti del cambiamento climatico, affinché anche lo stile di vita complessivo dei gruppi sociali incominci a tendere concretamente a scelte più sostenibili, da un punto di vista ambientale;
    il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Ipcc), organismo delle Nazioni Unite che fornisce una valutazione scientifica sul cambiamento climatico e i suoi potenziali impatti ambientali e socio-economici, ha pubblicato, ad ottobre 2018, un report che mostra ai decisori politici la necessità di un'azione urgente per il clima, allo scopo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 oC. Il documento sollecita un'azione che acceleri la transizione verso un'economia a zero carbonio in tutti i settori: quello energetico, dei trasporti e alimentare. Ad oggi, l'impegno dei governi per ridurre le emissioni di anidride carbonica non è stato sufficiente e continuare a rimandare adeguate iniziative, determinerà enormi impatti per gli ecosistemi e soluzioni future sempre più costose;
    il rapporto dell'Ipcc è stato commissionato dai governi con l'Accordo sul clima di Parigi, raggiunto il 12 dicembre 2015, nell'ambito della COP21, che, dopo lunghissimi negoziati durati oltre un decennio, ha impegnato i 195 Stati sottoscrittori ad intraprendere misure per contenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2 oC rispetto ai livelli pre-industriali, con l'intento di mantenere una soglia entro l'1,5 oC. Mediante tale Accordo, inoltre, i governi si sono impegnati ad individuare ed attuare obiettivi di riduzione dei gas serra prodotti dalle attività umane: anidride carbonica in primo luogo, nonché metano e refrigeranti Hfc. Tuttavia, di fatto, l'Accordo di Parigi, è rimasto una dichiarazione di intenti, poiché il percorso di riduzione delle emissioni stenta a procedere, e, a distanza di più di tre anni, molti Stati si sono attivati con iniziative del tutto insufficienti;
    a dicembre 2018, si è tenuta a Katowice, in Polonia, la Conferenza delle Parti promossa dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP24). In tale sede sono state stabilite delle regole per mettere in pratica, entro il 2020, quanto deciso durante la conferenza sul clima di Parigi del 2015. Sul punto, è stato approvato il manuale operativo per l'attuazione dell'Accordo, il « rulebook» che ha stabilito, fra l'altro, l'utilizzo delle nuove linee guida con cui misurare le emissioni di anidride carbonica e valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico dei singoli Stati;
    in attuazione del regolamento (UE) 2018/1999 dell'11 dicembre 2018 sulla governance dell'Unione dell'energia e dell'azione per il clima, l'Italia ha inviato alla Commissione europea, in data 8 gennaio 2019, la propria proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), elaborato dal Ministero dello sviluppo economico, in concerto con il Ministero dell'ambiente e quello dei trasporti;
    il documento contiene gli obiettivi per l'energia e il clima che l'Italia si impegna a raggiungere entro il 2030 e sarà oggetto di discussione in sede europea nei prossimi mesi, per arrivare a una versione definitiva entro la fine del 2019;
    alla luce dello scenario fin qui delineato, dunque, si evince l'esigenza che l'Italia assuma un ruolo primario nell'attuazione delle strategie volte alla mitigazione del fenomeno dei cambiamenti climatici;
    in questo quadro appare opportuno la candidatura dell'Italia ad ospitare la Conferenza delle parti (COP) del 2020, ritenuta cruciale per la piena operatività dell'accordo di Parigi del 2015 verso la riduzione delle emissioni di CO2 e la decarbonizzazione, per contenere nei 2 gradi l'aumento medio della temperatura globale entro fine secolo rispetto all'era preindustriale,

impegna il Governo:

1) a proporre e sostenere la candidatura dell'Italia quale Nazione ospitante della Conferenza delle parti – COP 26 nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, prevista per il 2020;

2) ad assumere specifiche iniziative che favoriscano una fiscalità ambientale di vantaggio, al fine di incentivare la riconversione degli attuali sistemi energetici ed industriali verso modelli a basse emissioni;

3) a promuovere iniziative volte a ridurre gli incentivi, rispetto all'uso di combustibili fossili;

4) a promuovere investimenti per supportare la mobilità sostenibile, il trasporto pubblico, l'uso di biocombustibili di seconda e terza generazione, in modo da conseguire gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore dei trasporti;

5) a promuovere politiche locali finalizzate alla riduzione di emissioni, tramite lo sviluppo del trasporto urbano a basso inquinamento, l'utilizzo di energie alternative e di una economia dei rifiuti e del riciclo;

6) ad assumere iniziative per stabilizzare lo sgravio fiscale riconosciuto per gli interventi di riqualificazione energetica;

7) a promuovere ogni ulteriore iniziativa in tema di benessere animale e buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni, al fine di favorire l'utilizzo di nuovi metodi produttivi più efficienti e meno inquinanti, proteggendo il suolo dal sovrasfruttamento e aumentando la capacità di stoccaggio di anidride carbonica dei terreni agricoli;

8) a porre in essere misure urgenti per ridurre drasticamente l'uso della plastica a favore di altri materiali caratterizzati da un minore impatto ambientale;

9) ad adottare iniziative di risanamento e tutela dell'ambiente marino attraverso il recupero di rifiuti solidi marini dispersi, anche avvalendosi degli imprenditori ittici, riconoscendo agli stessi degli incentivi, per conferire i rifiuti rinvenuti durante l'attività di pesca all'isola ecologica;

10) ad assumere iniziative per favorire ulteriormente la diffusione e l'utilizzo di fonti rinnovabili presso gli edifici pubblici e privati;

11) ad adottare iniziative per incentivare i sistemi di stoccaggio autonomo di energia;

12) ad assumere iniziative finalizzate a promuovere l'educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado, affinché gli studenti possano comprendere la complessità delle relazioni tra natura e attività umane e tra risorse ereditate da risparmiare e da trasmettere alle future generazioni, allo scopo di educare a stili di vita e comportamenti corretti verso l'ambiente.
(1-00164)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Lollobrigida, Meloni, Rizzetto, Foti, Butti, Trancassini, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rotelli, Silvestroni, Varchi, Zucconi».