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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 1 aprile 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 1o aprile 2019.

  Amitrano, Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Bianchi, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Campana, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colucci, Comencini, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frailis, Galli, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Iovino, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Occhionero, Orlando, Parolo, Picchi, Rampelli, Rixi, Ruocco, Saltamartini, Scagliusi, Carlo Sibilia, Sisto, Sodano, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 29 marzo 2019 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa della deputata:
   PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BARTOLOZZI: «Introduzione degli articoli 110-bis e 110-ter della Costituzione, in materia di autonomia e di esercizio della professione di avvocato, e modifica all'articolo 135, in materia di composizione della Corte costituzionale» (1719).

  Sarà stampata e distribuita.

Annunzio di disegni di legge.

  In data 29 marzo 2019 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
   dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai Ministri delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
    «Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel Comune di Cogoleto» (1718).

  Sarà stampato e distribuito.

Modifica del titolo di proposte di legge.

  La proposta di legge n. 1031, d'iniziativa dei deputati PALLINI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni in materia di requisiti per la partecipazione ai concorsi per l'accesso ai pubblici impieghi».
  La proposta di legge n. 1696, d'iniziativa dei deputati BRUNETTA e APREA, ha assunto il seguente titolo: «Istituzione dell'insegnamento della storia e della cultura delle eccellenze enogastronomiche italiane come materia di educazione civica».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   VI Commissione (Finanze):
  BIANCHI ed altri: «Istituzione di un regime fiscale incentivante per i lavoratori residenti nelle aree di confine e dipendenti da imprese aventi sede nelle medesime aree» (971) Parere delle Commissioni I, II, III, V, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
  FIORINI ed altri: «Modifiche all'articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, in materia di detrazioni fiscali per spese finalizzate all'adozione di misure antisismiche, e altre disposizioni volte a favorire gli interventi di miglioramento e adeguamento sismico degli immobili, compresi quelli a destinazione produttiva o commerciale» (1441) Parere delle Commissioni I, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VII Commissione (Cultura):
  ASCANI: «Modifica all'articolo 142 del testo unico di cui al regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592, concernente la soppressione del divieto di iscrizione contemporanea a diverse università, a diverse facoltà o scuole della stessa università e a diversi corsi di laurea o diploma della stessa facoltà o scuola» (1350) Parere delle Commissioni I e V;
  BRUNETTA e APREA: «Istituzione dell'insegnamento della storia e della cultura delle eccellenze enogastronomiche italiane come materia di educazione civica» (1696) Parere delle Commissioni I, V, XI, XII, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   X Commissione (Attività produttive):

   CATALDI ed altri: «Agevolazioni fiscali e contributive per l'incentivazione di investimenti da parte di imprese estere nelle aree economicamente depresse del territorio nazionale» (897) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

   MOR ed altri: «Disposizioni per la promozione delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali, incentivi agli investimenti e all'occupazione e misure di semplificazione» (1239) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XIII Commissione (Agricoltura):
  BRUNETTA ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione della produzione enologica e gastronomica italiana» (1682) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, VIII, IX, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio e Tesoro):
  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE FASSINA ed altri: «Modifiche agli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione, concernenti l'eliminazione del principio del pareggio di bilancio e la salvaguardia dei diritti fondamentali delle persone nelle decisioni finanziarie e nell'organizzazione dei pubblici uffici» (1292) Parere delle Commissioni VI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite II (Giustizia) e IV (Difesa):
  ARESTA ed altri: «Modifiche al codice penale militare di pace, concernenti la definizione del reato militare nonché la disciplina e la procedibilità di alcune fattispecie di reato militare» (1402) Parere delle Commissioni I, V e VI.

   Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
  GERMANÀ: «Istituzione della Zona di interesse strategico turistico ambientale nazionale della Valle del Mela nella città metropolitana di Messina» (1197) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Presidente del Senato

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 26 marzo 2019, ha comunicato che la 7a Commissione (Istruzione pubblica) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni per il proseguimento delle attività di mobilità in corso ai fini dell'apprendimento a titolo del programma Erasmus+ nel quadro del recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord («Regno Unito») dall'Unione europea (COM(2019) 65 final) (atto Senato Doc. XVIII, n. 12).

  Questa risoluzione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 29 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del regolamento per l'organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, la deliberazione n. 4/2019 del 14-29 marzo 2019, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente la programmazione dei controlli per l'anno 2019 e per il triennio 2019-2021.

  Questo documento è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro per i beni e le attività culturali.

  Il Ministro per i beni e le attività culturali, con lettera in data 21 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 15 dicembre 1998, n. 444, la relazione in ordine agli immobili adibiti a teatro ammessi ai contributi di cui alla medesima legge n. 444 del 1998, agli obiettivi perseguiti e ai risultati raggiunti, riferita all'anno 2018.

  Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 27 marzo 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della legge 3 agosto 1985, n. 411, la relazione sull'attività svolta dalla società Dante Alighieri nell'anno 2018 e il suo bilancio consuntivo per la medesima annualità.

  Questa relazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla VII Commissione (Cultura).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 29 marzo 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla I Commissione (Affari costituzionali), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla direttiva 2011/98/UE relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro (COM(2019) 160 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della direttiva 2003/109/CE relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo (COM(2019) 161 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto al ricongiungimento familiare (COM(2019) 162 final).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI BRAGA, MURONI ED ALTRI N. 1-00152, COLUCCI ED ALTRI N. 1-00154, ILARIA FONTANA, LUCCHINI ED ALTRI N. 1-00155 E MAZZETTI ED ALTRI N. 1-00158 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI CAMBIAMENTI CLIMATICI E PER LA PROMOZIONE DELLA CANDIDATURA DELL'ITALIA QUALE PAESE OSPITANTE DELLA COP 26 NEL 2020

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il 15 marzo 2019 i giovani e gli studenti di tutto il mondo, sull'esempio della studentessa svedese Greta Thunberg, hanno invaso le piazze per chiedere ai rispettivi Capi di Stato un impegno più forte per contrastare i cambiamenti climatici e salvare il pianeta; in Italia centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi hanno dato vita a cortei e manifestazioni, interpretando un messaggio potente di cambiamento e chiedendo con urgenza azioni concrete e radicali;
    i cambiamenti climatici in atto, come dimostrato dalla comunità scientifica internazionale riunita nell’Intergovernmental panal on climate change (Ipcc), sono determinati dall'attività umana, in particolare dall'uso dei combustibili fossili, e rischiano di compromettere in maniera irreversibile la sicurezza e la sopravvivenza stessa del pianeta e degli esseri viventi; eventi climatici estremi sono all'origine di conflitti e migrazioni di massa che sconvolgono la vita di milioni di persone, la distruzione delle risorse naturali e il livello di inquinamento degli oceani, del suolo e dell'aria e hanno impatti devastanti sulla salute umana e sulla qualità dell'ecosistema;
    secondo importanti pubblicazioni specialistiche entro il 2100 varie zone del globo diverranno addirittura inabitabili, proprio a causa di un abbinamento, letale per gli esseri umani, di umidità e calore, generati dai cambiamenti climatici. I Paesi interessati da questi fenomeni potrebbero essere addirittura territori altamente popolati come la parte orientale di Cina e Stati Uniti, oltre che l'Amazzonia, l'India del nord e, per quanto riguarda le coste, vaste zone dell'Africa;
    secondo l'ultimo rapporto dell’Intergovernmental panal on climate change (Ipcc) si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; l'organismo scientifico dell'Onu ha invitato tutti i legislatori e i Governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente: la riduzione delle emissioni di gas serra e, in particolare, di anidride carbonica attraverso il ricorso alle energie rinnovabili, alla mobilità elettrica, all'efficienza energetica, al riciclo dei rifiuti e alla riduzione del consumo di carne, puntando sulla rimozione della anidride carbonica attraverso la riforestazione di vaste aree del pianeta, fino a consigliare la cattura dell'anidride carbonica e il suo stoccaggio in depositi sotterranei;
    l'Accordo di Parigi sul clima, raggiunto il 12 dicembre 2015 nell'ambito della COP 21 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, ha riunito per la prima volta 195 Paesi del mondo in un accordo globale e giuridicamente vincolante per combattere il cambiamento climatico; l'accordo ha definito un piano d'azione per contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 gradi centigradi rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale e per puntare a contenere tale incrementi entro l'1,5 gradi. L'accordo ha poi definito un processo di monitoraggio e revisione periodica degli obiettivi, necessario a indirizzare i singoli contributi nazionali determinati volontariamente verso l'obiettivo condiviso di ridurre le emissioni climalteranti;
    nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico;
    nella recente COP 24 (Conferenza delle parti della Convenzione internazionale sui cambiamenti climatici) tenutasi a Katowice, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti dai membri della comunità internazionale; elemento positivo è stato aver dotato l'Accordo del 2015 di linee guida (rulebook) per la sua attuazione dal 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso;
    nel mese di dicembre 2018 Germanwatch ha pubblicato il Climate change performance index 2019, dal quale si evince che l'Italia esce dal gruppo dei Paesi migliori. Il nostro Paese presenta buone performance in tutti e tre gli indicatori quantitative – emissioni, rinnovabili e consumi energetici – posizionandosi al terzo posto nel G20. Tuttavia, il nostro Paese presenta un trend e delle prospettive di crescita del tutto insufficienti a rispettare gli impegni di Parigi, anche a causa della scarsa ambizione della strategia energetica nazionale, su cui si è completamente basato anche il piano integrato energia e clima predisposto dall'attuale Governo. Retrocedono con noi la Francia, in 21esima posizione, e la Germania, in 27esima, ma hanno fatto passi indietro anche Paesi solitamente molto virtuosi, come la Norvegia e la Finlandia;
    il piano nazionale integrato per l'energia e il clima, siglato dai tre Ministeri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato inviato in bozza a Bruxelles l'8 gennaio 2019, avviando la procedura che porterà entro dicembre 2019, alla fine dell’iter europeo, all'approvazione definitiva del suddetto piano che avrà valore normativo vincolante e sanzionabile;
    l'attuale proposta di piano nazionale integrato per l'energia e il clima appare inadeguata per realizzare le ambizioni di un Paese come l'Italia che aspira a collocarsi come capofila nella transizione energetica e che intende sostenere il suo sistema di imprese a sviluppare maggiore competitività, a risparmiare nei costi energetici e ad autoprodurre l'energia di cui ha bisogno, nonché a sviluppare politiche efficaci di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
    il piano nazionale integrato per l'energia e il clima contiene obiettivi nazionali inferiori a quelli già fissati in sede europea e necessari per rispettare i contenuti dell'Accordo di Parigi: il target di riduzione delle emissioni europeo al 2030 è del 40 per cento, mentre quello fissato dal piano italiano si ferma al 37 per cento; l'obiettivo quantitativo di energia prodotta da fonti rinnovabili a copertura dei consumi finali lordi è previsto dall'Europa al 32 per cento, mentre l'Italia fissa un obiettivo più basso e si ferma al 30 per cento;
    nel piano adottato dal Governo italiano non si prevede poi alcun obiettivo di phase-out dai veicoli a benzina e diesel, manca un traguardo di lungo periodo e ogni impegno rispetto all'orientamento assunto dal Parlamento europeo di arrivare alla carbon neutrality entro il 2050; si rileva al contrario come l'Italia sia stata riluttante su quest'ultimo punto, in occasione proprio del Consiglio europeo del 22 marzo 2019;
    infine si evidenzia che la proposta di piano riporta un elenco articolato di misure senza la quantificazione di tutte le misure specifiche e delle relative coperture economiche, rendendo impossibile valutare l'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati;
    nonostante le preoccupanti risultanze dell'ultimo rapporto dell'Onu sul clima, l'Alleanza per lo sviluppo sostenibile, nel documento presentato a febbraio 2019 alla Camera dei deputati, esaminando i provvedimenti adottati dal Governo e la situazione dell'Italia rispetto ai 17 obiettivi dell'Agenda 2030, osserva come nella legge di bilancio per il 2019 non si riscontri quell'inversione di tendenza in grado di garantire i giusti investimenti per la transizione ecologica del Paese. In particolare, si rileva come nel principale documento di programmazione del Governo non si trovino misure in grado di avviare un quadro strategico per l'adattamento ai cambiamenti climatici, per il quale pur esiste un piano nazionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    inoltre, la mancata attuazione della direttiva firmata il 16 marzo 2018 dal Presidente del Consiglio dei ministri – che prevedeva la costituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della «Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile» e l'indicazione di molte delle iniziative previste dalla strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata dal Cipe nel dicembre 2017 – ha di fatto bloccato ogni sviluppo in tale direzione;
    la portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza, in Italia e in Europa, un più forte impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle disuguaglianze anche generazionali, derivanti dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici; la sostenibilità ambientale, ancora oggi percepita come vincolo, rappresenta al contrario, se interpretata in modo positivo e di concerto con gli attori economici e sociali, una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività per il tessuto industriale e produttivo;
    l'Italia, nel contesto europeo, può giocare un ruolo da protagonista sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibili ed ecologiche, coniugandole con il sostegno alle nuove tecnologie e alle azioni delle comunità locali, della società civile, delle istituzioni universitarie;
    la COP 26 che si terrà nel 2020 rappresenta una delle ultime occasioni per assumere decisioni vincolanti e intraprendere azioni efficaci e misurabili per contenere l'aumento della temperatura entro 1,5 gradi centigradi, ridurre le emissioni di anidride carbonica e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, dando così piena operatività all'Accordo di Parigi del 2015;
    l'Italia può raccogliere la leadership nel contrasto ai cambiamenti climatici con un suo contributo importante e concreto, costruito in sinergia con gli altri partner europei, candidandosi con il massimo impegno ad ospitare la prossima Conferenza sul clima nel 2020, così come annunciato dal Governo italiano in occasione della COP 24 di Katowice,

impegna il Governo:

1) a perseguire con la massima efficacia ogni iniziativa utile a sostenere la candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP 26 nel 2020, coinvolgendo il Parlamento nel percorso da intraprendere per il raggiungimento di questo importante obiettivo;

2) ad attuare politiche necessarie alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e al raggiungimento degli impegni assunti a livello internazionale, attraverso un programma di iniziative finalizzate a:
   a) accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;
   b) realizzare una fiscalità ambientale che riduca fino ad azzerarli gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi;
   c) investire in un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;
   d) avviare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai princìpi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana, di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio;
   e) accompagnare la transizione verso un modello di economia circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua, su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti alla riduzione della loro produzione e al recupero di materia ed energia;
   f) favorire la transizione verso la mobilità elettrica, destinando il 50 per cento degli investimenti in infrastrutture per la mobilità sostenibile nelle città e per il trasporto pubblico collettivo e condiviso;

3) a modificare il piano nazionale integrato per l'energia e il clima al fine di approvare nei tempi previsti uno strumento coerente con gli obiettivi europei e internazionali stabiliti dall'Accordo di Parigi del 2015 in materia di contrasto ai cambiamenti climatici; in particolare, a fissare un target di riduzione delle emissioni al 2030 pari o superiore a quello europeo del 40 per cento e una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili significativamente superiore al 32 per cento entro il 2030 oggi prevista a livello europeo; a quantificare tutte le misure specifiche e le relative fonti di copertura al fine di rendere possibile la valutazione sull'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati; a sostenere a livello europeo la proposta di arrivare alla carbon neutrality entro il 2050;

4) ad attuare la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo pienamente operativa la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile già prevista dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018 e ottemperando all'impegno assunto dai Ministeri competenti a condurre un'analisi circa la coerenza tra le azioni programmate per il triennio successivo, i contenuti della strategia nazionale e i risultati della valutazione annuale della sua attuazione;

5) ad assumere le iniziative normative volte a promuovere l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione.
(1-00152) «Braga, Muroni, Orlando, Pezzopane, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Enrico Borghi, Fiano, Fornaro».


   La Camera,
   premesso che:
    lo sviluppo sostenibile è definito come lo sviluppo che risponde alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie;
    oggi ci si trova invece ad un punto in cui addirittura è a rischio la sopravvivenza del genere umano e di tutte le forme di vita presenti sulla terra;
    il modello di sviluppo che si è affermato in particolare negli ultimi decenni ha comportato lo sfruttamento intensivo e indiscriminato delle risorse naturali del pianeta, che sono con tutta evidenza risorse finite o non sempre rapidamente rinnovabili;
    l'utilizzo esponenzialmente sempre più diffuso di combustibili fossili per l'approvvigionamento energetico, la produzione di beni e la mobilità ha causato eccessive emissioni in atmosfera di CO2, innescando un meccanismo di surriscaldamento che, in una serie di reazioni a catena, sta letteralmente modificando i «connotati» della vita sulla terra attraverso fenomeni climatici sempre più estremi e imprevedibili;
    un sistema climatico stabile è fondamentale per la sicurezza alimentare, la produzione di energia, l'approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari, le infrastrutture, il mantenimento della biodiversità e degli ecosistemi terrestri e marini, nonché per la pace e la prosperità nel mondo;
    oltre 9 milioni di persone, ogni anno, muoiono per l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e dei terreni destinati all'agricoltura;
    nel solo 2016 ben 24 milioni di persone sono state costrette a fuggire da 118 Paesi colpiti da siccità o alluvioni, da catastrofi idriche, rispetto ai «soli» 7 milioni fuggiti per conflitti armati, guerre e violenze politiche. Si prevede che da qui al 2050 saranno almeno 200/250 milioni le persone costrette a migrare per ragioni legate a catastrofi ambientali;
    l'accordo sottoscritto a conclusione della COP 21 di Parigi nel dicembre 2015 da 195 Paesi del mondo ha stabilito per la prima volta un quadro di azioni e obiettivi vincolanti allo scopo di contenere l'aumento di temperatura entro la soglia di 2 gradi – con l'obiettivo di non superare l'1,5 per cento – rispetto ai livelli preindustriali;
    in precedenza, l'Unione europea aveva già assunto l'impegno di ridurre dell'80-95 per cento le proprie emissioni di gas serra entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990, e – con l'approvazione nel 2014 del pacchetto clima-energia al 2030 – ha stabilito quattro importanti obiettivi:
     riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
     consumo di energie rinnovabili di almeno il 27 per cento nel 2030;
     miglioramento dell'efficienza energetica di almeno il 27 per cento nel 2030;
     completamento urgente, non oltre il 2020, del mercato interno dell'energia, realizzando l'obiettivo del 10 per cento per le interconnessioni elettriche esistenti, in particolare per gli Stati baltici e la penisola iberica, al fine di arrivare a un obiettivo del 15 per cento entro il 2030;
    nel gennaio 2019 la Commissione europea ha prodotto un documento di riflessione (Reflection paper) «Verso un'Europa Sostenibile entro il 2030». Utilizzando gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite come strumento di orientamento, il documento di riflessione individua gli strumenti chiave per favorire la transizione verso la sostenibilità. Nello stesso documento sono delineati tre diversi scenari sul modo migliore per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda 2030;
    l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell'Onu. Essa ingloba 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d'azione per un totale di 169 « target» o traguardi. L'avvio ufficiale degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile ha coinciso con l'inizio del 2016, indicando la strada da percorrere in tale arco di tempo, per raggiungerli entro il 2030;
    per quanto riguarda il nostro Paese il quadro complessivo presenta luci ed ombre: sono stati compiuti molti passi avanti nell'incentivazione delle fonti rinnovabili, nelle ristrutturazioni edilizie per evitare nuovo consumo di suolo, nell'efficientamento energetico degli edifici, nella raccolta differenziata dei rifiuti e nel riuso, nella messa in sicurezza del territorio, in generale nella diffusione di una consapevolezza più ampia dei problemi ambientali e della necessità di rispetto per il territorio e di un uso più sobrio delle risorse;
    contemporaneamente, ancora molti impegni risultano disattesi e il nostro territorio (e anche il nostro mare, i laghi, i corsi d'acqua) presenta situazioni di grave rischio per inquinamento, abusivismo, compromissione dell'assetto idrogeologico, inadeguatezza delle infrastrutture o loro eccessivo impatto sul territorio;
    nel marzo 2018 il Governo italiano pro tempore ha emanato una direttiva contenente gli indirizzi per l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal Cipe nel 2017, ma tale direttiva ad oggi non ha ancora trovato applicazione;
    la Strategia energetica nazionale (SEN) e il Piano nazionale per la decarbonizzazione, approvati nel 2013, risultano attualmente inadeguati e andrebbero sostanzialmente modificati;
    il 19 marzo 2019 il Ministro dello sviluppo economico e del lavoro Luigi Di Maio e il Ministro dell'ambiente Sergio Costa hanno presentato il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec). Il Piano è lo strumento con il quale ogni Stato stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull'efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili e quali sono i propri obiettivi in tema di sicurezza energetica, mercato unico dell'energia e competitività;
    il Pniec è stato inviato alla Commissione europea come proposta già nei primi giorni del 2019 e dovrà essere adottato, previa accettazione dell'Unione europea, entro il 31 dicembre 2019; è strutturato in 5 sezioni: decarbonizzazione; efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell'energia; ricerca, innovazione e competitività;
    a detta di esperti, docenti, esponenti di associazioni ambientaliste tale piano risulterebbe però – nella formulazione attuale – carente sul piano del dettaglio delle misure e delle risorse da investire e comunque insufficiente ad «invertire la rotta» in modo significativo rispetto alle emissioni di gas serra;
    le manifestazioni del 15 marzo 2019 in molte città del mondo hanno evidenziato l'urgenza di interventi globali e la grande preoccupazione con cui le giovani generazioni guardano al loro futuro e a quello del pianeta;
    come è stato recentemente ricordato del Presidente della Repubblica «siamo sull'orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello planetario»;
    lo stesso Pontefice Papa Francesco, con l'enciclica Laudato Si, ha richiamato l'attenzione sui problemi ambientali che intersecano aspetti economici, sociali, morali e coinvolgono l'intero sviluppo della società;
    il Governo italiano ha presentato la propria candidatura per ospitare, nel 2020, la 26a sessione della Conferenza ONU (COP 26) sui cambiamenti climatici,

impegna il Governo:

1) a dare immediata e piena attuazione alla direttiva del marzo 2018, istituendo la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri affinché si attuino la regia e il coordinamento delle politiche di sostenibilità, attraverso anche aggiornamenti periodici della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e le politiche inerenti all'attuazione della strategia stessa;

2) ad assumere iniziative affinché i provvedimenti legislativi e attuativi della strategia contengano una relazione tecnica sugli impatti attesi sui singoli obiettivi per lo sviluppo sostenibile;

3) ad assumere iniziative per rendere obbligatorio l'impegno del Governo entro il febbraio di ogni anno a presentare al Parlamento una relazione sull'attuazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione all'attuazione del Piano nazionale di sviluppo sostenibile, sia in relazione agli impatti della legge di bilancio dello Stato;

4) ad avviare una campagna nazionale, anche in coordinamento con altre istituzioni pubbliche e scientifiche, con enti e associazioni private, di informazione rivolta ai cittadini, al mondo delle imprese e della finanza, sugli obiettivi da raggiungere contenuti nell'Agenda 2030 e sulla responsabilità che ricade su ogni cittadino o impresa;

5) ad avviare un tavolo permanente con le regioni, le province autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali per coordinare le azioni a favore dello sviluppo sostenibile di competenza dello Stato, delle regioni, delle province e dei comuni;

6) ad avviare un'ampia consultazione nel Paese e tra le istituzioni per costruire una proposta programmatica e politica che sostenga la candidatura dell'Italia ad ospitare la 26a Cop nel 2020 a Milano;

7) ad avviare un ampio confronto sul tema della sostenibilità in relazione anche al documento di riflessione predisposto dalla Commissione europea «Verso un'Europa sostenibile entro il 2030», tenendo conto che il prossimo Consiglio europeo sarà chiamato ad esprimersi su tale documento;

8) ad avviare, nel Paese, un ampio percorso-confronto al fine di definire iniziative normative volte ad introdurre, attraverso le opportune procedure, nella Carta costituzionale il principio dello sviluppo sostenibile come principio fondamentale della Repubblica.
(1-00154) «Colucci, Lupi, Schullian».


   La Camera,
   premesso che:
    la transizione energetica e ambientale verso un modello di società virtuosa e sostenibile è diventato nel corso degli anni non solo un concetto proprio della comunità scientifica prima e dei decisori politici nazionali ed internazionali poi, bensì uno strumento ampiamente condiviso e richiesto a gran voce dalla cittadinanza, a partire dalle fasce più giovani della popolazione, preoccupate di fronte ad un cambiamento climatico tangibile e destinato ad un repentino peggioramento in assenza di interventi di conversione dell'attuale sistema economico e produttivo globale;
    la necessità di adottare senza ritardo provvedimenti concreti contro i cambiamenti climatici si evince anche dalla elevata partecipazione dei cittadini a movimenti e manifestazioni spontanee in tutto il mondo che hanno registrato una straordinaria eco soprattutto tra i giovani;
    il cambiamento climatico perdura e continuerà ad esserci a causa dell'attività posta in essere dall'uomo, in grado di provocare effetti drammatici su vasta scala, quali l'aumento della temperatura, la variazione repentina delle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare, l'acidificazione degli oceani e l'aggravamento delle condizioni di dissesto idrogeologico del territorio;
    a tale proposito, il rapporto Ispra 2018 riferisce cifre allarmanti relative al dissesto idrogeologico: il 91 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico (88 per cento nel 2015), più di 3 milioni di nuclei familiari risiedono in queste aree ad alta vulnerabilità (+2,9 per cento rispetto al 2015); il 16,6 per cento del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50 mila km2); il 4 per cento degli edifici italiani (oltre 550 mila) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata; più del 9 per cento (oltre 1 milione) degli edifici italiani si trova in zone alluvionabili nello scenario medio; il 21,1 per cento dei beni culturali (oltre 42 mila) si trova in un territorio a rischio idrogeologico; il 14,1 per cento delle industrie e servizi (più di 650 mila imprese) si trova in una zona a rischio idrogeologico;
    l'azione dell'uomo provoca l'aumento delle concentrazioni di gas a effetto serra nell'atmosfera, soprattutto tramite l'utilizzo di combustibili fossili, modificando negativamente la qualità della vita e l'esistenza stessa degli essenziali ecosistemi naturali, con gravi conseguenze sulla salute pubblica;
    secondo le rilevazioni, diciassette dei diciotto anni più caldi registrati dal 1880 si sono verificati tutti a partire dal 2000. Secondo i dati rilevati e analizzati dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), il 2018 è stato l'anno più caldo mai registrato dal 1880, con un'anomalia sopra la media di 1,58 oC, rispetto al periodo di riferimento dal 1971 al 2000. Il 2018 supera quindi il precedente record del 2015 con +1,44 oC;
    la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione quadro per la lotta contro il cambiamento climatico, svoltasi a Parigi nel 2015, ha adottato l'Accordo di Parigi, con il quale si è posto come obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 oC e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1,5 oC, rispetto ai livelli preindustriali; l'Italia, in particolare, ha firmato l'accordo il 22 aprile 2016 e lo ha ratificato l'11 novembre del 2016;
    il rapporto Intergovernmental Panel on Climate Change – (Ipcc) sul cambiamento climatico indica che la temperatura del Pianeta aumenterà di 1,5 oC entro pochi anni e che le emissioni globali devono essere necessariamente dimezzate entro il 2030;
    il Quadro clima energia 2030 ha come obiettivo la riduzione di gas serra di almeno il 40 per cento a livello europeo rispetto all'anno 1990, articolata in una riduzione del 43 per cento per il settore Emission Trading System (Ets) ed una del 30 per cento per i settori non soggetti a Emission Trading System (Ets), calcolate rispetto all'anno 2005: per questi ultimi il fine della riduzione non viene applicato a livello europeo ma suddiviso tra i vari Stati membri e, per l'Italia, l'obiettivo al 2030 è pari al –33 per cento;
    il predetto accordo prevede sia misure di mitigazione per la riduzione delle cause delle emissioni, che misure di adattamento agli effetti del cambiamento climatico;
    va considerato che l'Italia si trova in una condizione molto delicata non solo dal punto di vista idrogeologico ma anche sotto altri profili ritenuti ancor più critici; infatti, a causa delle fluttuazioni climatiche, secondo Steffen e Rockstrom (Science 2015), l'Italia vede un record negativo di sovvertimento del ciclo geochimico del fosforo, dell'azoto e della captazione idrica. A tale proposito, si ricorda che è stata costituita la «piattaforma italiana del fosforo», presentata il 26 marzo 2019 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
    il Governo italiano ha elaborato uno strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell'Unione europea per i prossimi 10 anni, una proposta di piano nazionale integrato per l'energia ed il clima (Pniec) che sarà sottoposto a pubblico dibattito attraverso la Vas (Valutazione ambientale strategica), oltre ad un confronto attraverso tavoli tematici di lavoro che coinvolgeranno tutti i player del settore,

impegna il Governo:

1) a promuovere, in sinergia con regioni e comuni, nei rispettivi livelli di competenza, campagne di sensibilizzazione volte a rendere consapevoli i cittadini e, in particolar modo, gli studenti, sui rischi ambientali connessi al cambiamento climatico, anche promuovendo pratiche e accorgimenti essenziali al fine di salvaguardare l'ecosistema;

2) ad attuare tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto del potenziale e dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni;

3) ad adottare iniziative per raggiungere l'obiettivo di una decarbonizzazione dell'economia attraverso la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo il graduale abbandono delle fonti fossili per la generazione elettrica, utilizzabile a sua volta per alimentare vettori termici in sistemi efficienti di riscaldamento/raffrescamento di ambienti o per sistemi moderni di autotrazione elettrici;

4) a proseguire nel percorso di raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica in tutti settori, anche attraverso iniziative che prevedano la ristrutturazione edilizia, sismica ed impiantistica di edifici e quartieri finalizzata alla riqualificazione energetica al fine di favorire imprese e consumatori;

5) a porre in essere ogni iniziativa volta a favorire l'autoconsumo, rafforzando il ruolo del consumatore quale soggetto attivo in grado di avere maggiore consapevolezza dei propri consumi di energia, autoproducendo e offrendo servizi di rete, adottando sistemi puntuali di accumulo e di gestione efficiente, anche attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali, e favorendo la realizzazione di piccoli impianti;

6) a sostenere il «Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione» finalizzato anche alla riduzione delle emissioni inquinanti;

7) a sviluppare un modello di economia circolare, anche attraverso la cultura del riuso e del riciclo, ove ogni materiale può essere visto come risorsa e fonte di ricchezza, nell'ottica di una progressiva riduzione del rifiuto tesa al perseguimento della cosiddetta strategia «rifiuti zero», che non può prescindere:
   a) dal monitoraggio puntuale della produzione dei rifiuti urbani e speciali;
   b) dall'incentivazione di una filiera corta di gestione dei rifiuti urbani e speciali, evitando il ricorso a forme di trattamento o smaltimento di rifiuti lontano dai luoghi di produzione che comportino un aumento del traffico veicolare della gestione;
   c) dalla corretta gestione della parte organica del rifiuto che, in assenza di adeguati trattamenti, è potenzialmente responsabile di emanazione di gas climalteranti, come metano e anidride carbonica, con grave pregiudizio per l'atmosfera;

8) a valutare l'opportunità di promuovere, in sinergia con regioni ed enti locali, programmi di educazione ambientale e di sensibilizzazione dei giovani sulla corretta gestione dei rifiuti e sulle problematiche ambientali, nonché sull'importanza della salvaguardia dell'ambiente ai fini del mantenimento degli standard di qualità della vita in società;

9) a valutare l'opportunità di adottare, anche in considerazione del sistema di condizionalità stabilito dalla Politica agricola comune (Pac) 2021-2027 in tema di benessere animale e buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni, iniziative specifiche volte a limitare l'impatto della zootecnia intensiva sulle risorse naturali;

10) a promuovere interventi restitutivi dell'integrità del territorio a seguito delle emergenze sviluppatesi a causa del cambiamento climatico, ponendo in essere interventi per la prevenzione del rischio e la messa in sicurezza del Paese dal rischio idrogeologico, attraverso una stretta collaborazione con gli enti territoriali interessati;

11) a favorire ricerca ed innovazione in direzione di processi e prodotti a basso impatto di emissioni di carbonio, trasferendo la conoscenza di tali processi e metodologie virtuose ai Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico;

12) a promuovere il ruolo dell'Italia nell'ambito delle politiche comunitarie ed internazionali per la lotta al cambiamento climatico, sviluppando politiche di cooperazione con i Paesi più soggetti agli effetti del cambiamento climatico, con particolare riferimento al continente africano e agli arcipelaghi del Pacifico, anche sostenendo la propria candidatura quale ospite di summit internazionali a partire dal COP 26 del 2020, nonché di sedi ed uffici di Paesi esteri più esposti al cambiamento climatico, al fine di farsi parte attiva di misure per la responsabilizzazione internazionale sul tema.
(1-00155) «Ilaria Fontana, Lucchini, Federico, Benvenuto, Licatini, Badole, Zolezzi, D'Eramo, Daga, Gobbato, Deiana, Parolo, D'Ippolito, Raffaelli, Alberto Manca, Valbusa, Maraia, Vallotto, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Accordo di Parigi, approvato il 12 dicembre 2015 nella XXI sessione della Conferenza delle parti della convenzione sul clima (COP21), è stato un importante passo avanti di un percorso ancora molto lungo e accidentato per contrastare il surriscaldamento globale;
    il rapido processo verso un'economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio, come chiedono gli accordi sottoscritti a Parigi, con l'obiettivo prioritario di limitare l'aumento della temperatura terrestre a 1,5 oC rispetto ai livelli preindustriali, mantenendolo in ogni caso ben al di sotto dei 2 oC, deve tradursi in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione anche attraverso lo sviluppo di tecnologie pulite e dell'innovazione;
    nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Convenzione sul clima, Unfccc), l'accordo ha compreso elementi per una riduzione progressiva delle emissioni globali di gas serra e si è basato, per la prima volta, su principi comuni validi per tutti i Paesi senza distinzione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo;
    uno degli obiettivi principali è stato quello di orientare i flussi finanziari privati e statali verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e a migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici;
    successivamente a quest'importante tappa, si sono svolti in ordine: la Conferenza di Marrakech nel 2016 (COP22), la Conferenza di Bonn nel 2017 (COP 23) e per ultima, nel dicembre 2018, la Conferenza sul clima di Katowice (COP24) nella quale sono state stabilite delle regole per mettere in pratica entro il 2020, quanto deciso durante la COP21, la conferenza sul clima di Parigi del 2015;
    in particolare, sono stati decisi i criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica (CO2) e, valutare le misure per contrastare il cambiamento climatico delle singole nazioni. Alla conferenza hanno partecipato i rappresentanti di 196 Paesi, compresi gli Stati Uniti, nonostante il Presidente Donald Trump abbia ritirato gli Stati Uniti d'America dall'accordo di Parigi;
    il principale contrasto emerso durante la conferenza ha riguardato l'ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite, che si occupa di analizzare scientificamente l'andamento del clima e di produrre modelli sulla sua evoluzione. Nel rapporto, l'Ipcc ha confermato che un aumento medio della temperatura globale di almeno 1,5 oC sui livelli pre-industriali è ormai inevitabile – avverrà nei prossimi 12 anni – e che, per tenersi entro i 3 oC di aumento complessivo, sarà necessario tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2020. In mancanza di azioni radicali, la temperatura media aumenterà oltre i 2 oC, portando a eventi climatici più estremi e cambiando il clima di intere aree geografiche, con conseguenze per milioni di persone;
    nonostante il rapporto dell'Ipcc fosse stato commissionato dalla COP21, diversi delegati alla conferenza, tra cui Russia e Stati Uniti, si sono opposti all'adozione delle sue conclusioni da parte della COP24;
    sebbene due tra i maggiori Paesi al mondo (Usa e Russia) abbiano espresso notevoli perplessità sulle scelte da assumere in relazione al futuro del nostro pianeta, sono state adottate delle decisioni tecniche sul modo in cui i diversi Paesi, a seconda del proprio livello di sviluppo, dovranno ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica, su come i Paesi più ricchi dovranno aiutare quelli più poveri a rispettare i propri obiettivi e sui sistemi con cui monitorare che i diversi Paesi stiano rispettando gli impegni assunti. I Paesi in via di sviluppo hanno ottenuto, inoltre, una maggiore flessibilità nella messa in pratica delle regole in modo da poterle rispettare più facilmente;
    i cambiamenti climatici, quale causa e moltiplicatore di altri rischi, rappresentano una sfida importante per l'umanità e tutti i Paesi e gli attori a livello mondiale devono fare del loro meglio per contrastarli mediante azioni individuali incisive;
    una tempestiva cooperazione internazionale, la solidarietà e un coerente e costante impegno a favore di un'azione comune rappresentano l'unica soluzione per onorare la responsabilità collettiva di preservare l'intero pianeta e la sua biodiversità per le generazioni presenti e future;
    in questo quadro, gli impegni assunti dall'Italia, in occasione degli importanti appuntamenti internazionali, sono sempre stati chiari e netti circa la volontà di contribuire ad un miglioramento delle condizioni climatiche ed ambientali;
    tuttavia, nonostante i buoni proclami dei passati Governi, il nostro Paese risulta essere ancora carente sul fronte della riduzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili e sull'emissione di biossido di azoto (NO2);
    è di queste settimane la notizia che la Commissione europea ha deferito il nostro Paese alla Corte di giustizia europea per la ripetuta violazione dei limiti annuali di biossido di azoto (NO2) nell'aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme dell'Unione europea dei sistemi di trattamento delle acque di scarico di oltre 700 agglomerati e 30 aree sensibili dal punto di vista ambientale;
    i troppi superamenti dei limiti previsti di biossido di azoto riguardano molte delle nostre città. Come riportato nei report dell'Agenzia ambientale europea (Eea), nel nostro Paese le morti premature attribuibili all'inquinamento atmosferico sono oltre 60 mila l'anno. Senza contare i costi collegati alla salute derivanti dall'inquinamento;
    il vigente protocollo d'intesa con Anci e le regioni, per migliorare la qualità dell'aria e avviare delle azioni coordinate e per le iniziative condivise tese a contenere il fenomeno dell'inquinamento dell'aria, può contare su una quantità di risorse assolutamente insufficiente per mettere in campo credibili misure di contrasto all'inquinamento atmosferico;
    in quest'ottica, bisogna avere ben presente che, senza modificare profondamente l'attuale sistema produttivo, non sarà possibile mitigare il riscaldamento globale. E va da sé che il sistema produttivo lo si modifica solo con interventi a monte, in primo luogo con una nuova politica energetica che favorisca l'utilizzazione di tecnologie e fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e definisca una vera e propria road map di decarbonizzazione che riguardi tutti i settori, attraverso investimenti pubblici, incentivi fiscali e semplificazione;
    un ambiente economico caratterizzato da un sistema fiscale «leggero» è foriero di crescita ed investimenti a lungo termine e, quindi, di maggiori risorse fiscali;
    risulta evidente che oggi le fonti fossili costituiscono uno dei problemi e si dovrà arrivare al loro superamento, rispetto alla semplice riduzione di oggi, per rispettare i livelli di riduzione di emissioni che sono stati decisi a Parigi;
    il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici non passa attraverso azioni isolate o solo dagli accordi decisivi e importanti che si sono sottoscritti a Parigi e nelle altre conferenze internazionali, ma ha senso in un'ottica di sistema in cui ognuno svolge il proprio ruolo specifico e coordinato: gli enti locali, i cittadini e le loro forme organizzate, le regioni, lo Stato, l'Unione europea, le università e gli enti di formazione e soprattutto il Governo centrale e il legislatore;
    queste sono scelte di programmazione indispensabili per favorire uno sviluppo economico in chiave di sostenibilità, e su cui l'attuale Governo ha il dovere di dare segnali chiari e coerenti;
    un altro grande tema sul quale è importante porre attenzione è quello di una nuova fiscalità ambientale quale imperativo delle prossime politiche economiche. Solo così ci si potrà collocare pienamente dentro al processo europeo disegnato con la nuova direttiva sull'economia circolare, spostando la tassazione dal lavoro all'inquinamento dei processi produttivi e dei prodotti dopo e durante il loro uso;
    la reindustrializzazione europea si può basare unicamente su imprese innovative ed efficienti sotto il profilo delle risorse. Il cambiamento deve iniziare con urgenza ed incentivare sistemi fiscali che avvantaggino l'uso di risorse ambientali rinnovabili e sostenibili per l'ambiente;
    un capitolo fondamentale riguarda, inoltre, la fiscalità ambientale in materia di beni e prodotti. In questo ambito, la direzione è quella di una revisione dell'imposta sul valore aggiunto con l'obiettivo di orientare il mercato verso modi di produzione e consumo sostenibili, prevedendo, ad esempio, un regime dell'imposta sul valore aggiunto agevolata per i manufatti realizzati con una percentuale minima di materiale riciclato, spostando cioè la tassazione dal lavoro all'inquinamento;
    l'8 gennaio 2019, è stata resa nota la proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec) inviata a Bruxelles dal Ministero dello sviluppo economico in concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
    come previsto dal regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio 2018/1999/UE, il documento sarà oggetto di discussione in sede europea nei prossimi mesi, per arrivare a una versione definitiva entro la fine del 2019;
    il piano, strutturato secondo le seguenti dimensioni, decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell'energia, ricerca, innovazione e competitività, può rappresentare per il nostro Paese un passaggio decisivo per la lotta al cambiamento climatico globale;
    il Pniec contiene gli obiettivi per l'energia e il clima che gli Stati Membri si impegnano a raggiungere entro il 2030. Il documento dovrebbe anche indicare gli strumenti – le politiche, le misure e le relative coperture economiche – attraverso i quali, credibilmente, si intendono raggiungere tali obiettivi;
    in questa prospettiva, l'Italia può svolgere una funzione trainante a livello europeo nella direzione di una accelerazione della transizione energetica verso l'utilizzo di fonti rinnovabili e l'efficientamento energetico dei processi produttivi;
    cogliere questa possibilità, non significa rallentare il processo infrastrutturale e tecnologico, quanto piuttosto significa un impegno dinamico finalizzato a concepire gli investimenti in grandi opere – come il Tav e l'ammodernamento della rete ferroviaria – più concorrenziali e più convenienti, sotto il profilo dell'impatto ambientale, e della riduzione del trasporto su gomma, soprattutto per quanto riguarda le merci;
    un Paese responsabile che guarda al progresso ed alla crescita economica deve prevedere tra i suoi piani di investimento azioni che riguardino la rigenerazione delle grandi città in un'ottica di efficientamento energetico, lo sviluppo delle reti metro-ferro-tranviarie, un coerente programma di gestione del ciclo dei rifiuti e la non trascurabile esigenza di una più compiuta sinergia tra lo Stato ed i privati;
    l'obiettivo deve essere quello di realizzare: un'energia sicura, economica, efficiente e sostenibile; un'economia in espansione e, allo stesso tempo, sempre più decarbonizzata; un approccio neutrale nei confronti di tutte le fonti energetiche, che parta da un'analisi dell'intero ciclo di vita e che premi le fonti effettivamente in grado di assicurare i maggiori vantaggi per l'ambiente, per la salute dei nostri cittadini e per l'economia del nostro Paese;
    durante la Cop24, un gruppo di 415 investitori che gestiscono risorse per oltre 30 miliardi di dollari, hanno rilasciato una dichiarazione che esorta i governi ad affrontare il divario tra ciò che dovrebbe essere fatto e le misure attuali. «È fondamentale per la pianificazione a lungo termine e le decisioni di asset allocation che i governi lavorino a stretto contatto con gli investitori per incorporare gli scenari climatici con gli obiettivi di Parigi nelle decisioni politiche e nelle strategie di transizione energetiche»;
    nel nostro Paese sono oltre 345.000 le imprese italiane dell'industria e dei servizi che hanno investito nel periodo 2014-2017, o prevedono di farlo nei prossimi anni, in prodotti e tecnologie green. In pratica una su quattro, il 24,9 per cento dell'intera imprenditoria extra-agricola;
    per ogni chilogrammo di risorsa consumata, il nostro Paese genera (a parità di potere d'acquisto) 4 euro di Pil, contro una media europea di 2,2 e valori tra 2,3 e 3,6 di tutte le altre grandi economie continentali, come stima l'Istituto di ricerche Ambiente Italia. Siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali etc., inclusi quelli minerari) e questo anche grazie a modalità innovative di gestione dei rifiuti e sistemi avanzati per il loro recupero;
    nell'ambito della gestione dei rifiuti e dell'incentivo all'utilizzo delle materie prime seconde, il codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006), all'articolo 184-ter, prevede la definizione di «cessazione della qualifica di rifiuto»;
    la norma stabilisce che «l'operazione di recupero può consistere semplicemente nel controllare i rifiuti per verificare se soddisfano i criteri elaborati conformemente alle predette condizioni», conformandosi a quanto già suggerito dal legislatore comunitario attraverso la direttiva europea direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008;
    questo comporta che il controllo effettuato su un materiale qualificato come rifiuto che sia volto a verificarne le caratteristiche affinché esso possa cessare di essere tale è un'operazione di recupero a tutti gli effetti e necessita di essere autorizzata secondo le procedure previste dal citato decreto legislativo n. 152 del 2006;
    la recente sentenza del Consiglio di Stato n. 1229 del 2018, ha fornito un'interpretazione molto restrittiva in relazione alla possibilità per l'autorità competente (regione o provincia da questa delegata) di valutare «caso per caso» la sussistenza delle condizioni previste dalla citata norma;
    arrestare questo processo virtuoso, anche attraverso la mancata possibilità di consentire alle regioni di definire i criteri per la cessazione di qualifica di rifiuto «caso per caso», getta un'ombra di incertezza sulle numerose autorizzazioni ordinarie integrate che oggi abilitano il recupero di rifiuti non disciplinati a livello comunitario e ministeriale;
    i mutamenti climatici sono collegati anche all'utilizzo di materie prime. Il 62 per cento delle emissioni di gas a effetto serra avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime. Ogni anno l'economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime, ma solamente il 9 per cento di queste vengono riutilizzate;
    il potenziale di crescita e di nuove opportunità per l'economia e le imprese legate allo sviluppo dell'economia circolare è enorme e deve essere sfruttato;
    affinché la transizione sia realmente efficace, è bene che gli aggiustamenti per la lotta al cambiamento climatico siano anche equi e giusti. La transizione climatica deve infatti avvenire nei tempi decisi a livello internazionale, ma si devono tenere in considerazione anche le implicazioni che un rapido cambiamento del modello di sviluppo come lo si è conosciuto fino ad oggi ha inevitabilmente su una parte del mondo produttivo e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella necessaria e «obbligata» riconversione, e che quindi sarà necessario sostenerli nel processo di adattamento produttivo,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per farsi carico, tra i Paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, dell'adozione di un codice che esiga un livello elevato di trasparenza, con solide norme vincolanti per tutte le Parti al fine di misurare accuratamente i progressi e consolidare la fiducia tra le Parti che partecipano al processo internazionale;

2) a candidare l'Italia quale Paese ospitante della conferenza sul clima, COP26 del 2020;

3) ad adottare con urgenza iniziative per favorire la riduzione dei limiti di biossido di azoto (NO2), anche per non incorrere in procedure di infrazione da parte dell'Unione europea;

4) ad assumere iniziative per garantire un'autonomia finanziaria degli enti locali che impegnano le risorse derivanti dalla tassazione alle imprese in investimenti nel settore energetico-ambientale per la riduzione delle emissioni di CO2, e per il miglioramento del trattamento della gestione del ciclo dei rifiuti e delle acque di scarico;

5) ad assumere iniziative per prevedere, d'intesa con regioni ed enti locali, le necessarie risorse volte a finanziare credibili ed efficaci misure di contrasto all'inquinamento atmosferico, che secondo i report dell'Agenzia ambientale europea (Eea), provoca nel nostro Paese 60 mila morti premature l'anno;

6) a dare impulso all'economia circolare, anche prevedendo, tra l'altro, l'individuazione dei criteri per definire la cessazione della qualifica di rifiuto, al fine di favorire lo sviluppo delle filiere legate al recupero e l'uso dei materiali e dei beni riciclati;

7) a prevedere un piano di investimenti pubblici finalizzato a:
   a) favorire il mondo sempre più numeroso delle startup e delle aziende che innovano sui prodotti esistenti e sulla loro modalità di produzione;
   b) sostenere nel rapido processo di adattamento produttivo quella parte importante del mondo industriale e dei lavoratori maggiormente coinvolti nella necessaria e «obbligata» riconversione;
   c) promuovere un nuovo modello energetico-ambientale fondato sulle seguenti priorità: 1) efficienza energetica nell'edilizia, nell'industria e nei trasporti, anche attraverso la digitalizzazione delle reti, la diffusione della mobilità elettrica, lo sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale; 2) impulso per le fonti rinnovabili e realizzazione di un Programma nazionale per la mobilità urbana ecosostenibile, attraverso l'introduzione di incentivi fiscali per cittadini e imprese nonché di misure di semplificazione; 3) aumento delle percentuali di riciclaggio e del trattamento dei rifiuti, anche attraverso un incremento della dotazione impiantistica necessaria alla corretta gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
   d) accelerare il processo per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, e la loro dotazione di impianti fotovoltaici, d'intesa con gli enti territoriali;
   e) ad adoperarsi per garantire il completamento del capacity market, finalizzato ad una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ed il sostegno all'idroelettrico quale fonte rinnovabile e programmabile, sostenendo gli investimenti di manutenzione e modifica (repowering/revamping) e di aumento della capacità degli invasi.
(1-00158) «Mazzetti, Cortelazzo, Casino, Gagliardi, Giacometto, Labriola, Ruffino, Barelli, Prestigiacomo, Occhiuto».


MOZIONI MANDELLI ED ALTRI N. 1-00085, LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00156, MOLINARI E D'UVA N. 1-00157 E DE LUCA ED ALTRI N. 1-00159 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A SOSTENERE LA CANDIDATURA DI MILANO A SEDE DI SEZIONE SPECIALIZZATA DEL TRIBUNALE UNIFICATO DEI BREVETTI

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il regolamento n. 1257/2012 del Parlamento e del Consiglio dell'Unione europea e il regolamento n. 1260/2012 del Consiglio, adottati il 17 dicembre 2012, entrati in vigore il 20 gennaio 2013, istituiscono una tutela brevettuale unitaria e il regime di traduzione applicabile;
    il 19 febbraio 2013 è stato firmato a Bruxelles l’Agreement istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti, pubblicato in Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il 20 giugno 2013, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella primavera 2018, ma è tuttora in attesa di ratifica da parte della Germania, uno dei tre Paesi, insieme con la Francia e la Gran Bretagna, la cui adesione è condizione per l'avvio della nuova giurisdizione;
    il Tribunale è un organismo a composizione multinazionale, dotato di personalità giuridica internazionale e ampia capacità di agire;
    l’Agreement prefigura in primo grado una «biforcazione» geografica tra la divisione centrale con sede principale a Parigi e sezioni «tematiche» a Londra e Monaco, sulle quali andranno distribuiti gli affari litigiosi secondo otto classi merceologiche tra quelle riportate nella classificazione brevettuale Wipo5 e le divisioni locali/regionali;
    le divisioni locali sono istituite presso ciascuno Stato contraente a sua richiesta e potranno superare l'unità (fino ad un massimo di 4 divisioni) per ogni 100 procedimenti per anno civile calcolati nel triennio precedente o successivo all'entrata in vigore dell'Accordo;
    l'Italia ha adottato tutti gli atti di competenza nazionale relativi al Tribunale unificato dei brevetti ed è pronta a partire la divisione locale italiana, che sarà a Milano, quindi vicina al mondo imprenditoriale più forte del Paese, per l'avvio delle attività del nuovo sistema brevettuale;
    per tale divisione è stata individuata una sede di 850 metri quadrati in via Barnaba 50;
    la natura di trattato multilaterale dell'Accordo sul Tribunale unificato e il già avvenuto deposito dello strumento di ratifica fanno ritenere alla Gran Bretagna di poter mantenere a Londra, anche in caso di piena attuazione della «Brexit», la sezione della sede principale del tribunale specializzata sulle controversie in tema di brevetti chimici e farmaceutici, oltre che per la cura della persona e la metallurgia;
    il Tribunale unificato dei brevetti è chiamato ad applicare integralmente ed esclusivamente il diritto europeo e, posto che i giudici della sezione, nonché gli avvocati e consulenti costituiti nei giudizi in rappresentanza delle parti, dovranno essere cittadini dell'Unione europea, sarebbe preferibile che la sezione specializzata della sede del Tribunale unificato sia dislocata in uno Stato appartenente all'Unione europea;
    l'Italia, tuttavia, è il quarto Paese europeo per numero di brevetti depositati annualmente, per una quantità superiore al 10 per cento del totale europeo di 1,8 milioni;
    il criterio quantitativo è stato determinante per la scelta della sede principale e delle due sezioni della stessa sede principale, con relativa ripartizione di competenze per materia;
    il precedente Governo aveva intrapreso iniziative volte a trasferire la sede principale specializzata sulle controversie in tema di brevetti chimici e farmaceutici, oltre che per la cura della persona e la metallurgia da Londra (sede deputata dall’Agreement) a Milano;
    la sede individuata per la divisione locale di Milano, per dimensioni e caratteristiche strutturali, risulterebbe adeguata anche nell'ipotesi di assegnazione di una sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti;
    la scelta di trasferire la sezione centrale specializzata in metallurgia, life sciences e chimica farmaceutica rafforzerebbe la vocazione industriale e l'indotto di servizi avanzati di Milano, della Lombardia e dell'Italia,

impegna il Governo

1) a sostenere concretamente la candidatura di Milano, già sede di una divisione locale del Tribunale unificato brevetti e in possesso di tutti i requisiti logistici e delle competenze giurisdizionali, professionali e imprenditoriali, a sede della sezione specializzata sulle controversie in tema di metallurgia, life sciences e chimica farmaceutica del Tribunale unificato dei brevetti e a porre in essere tutte le iniziative necessarie in tal senso, affinché non venga sprecata un'occasione unica di crescita, di prestigio internazionale e di indotto occupazionale per l'intero Paese.
(1-00085) «Mandelli, Gelmini, Orsini, Palmieri, Perego Di Cremnago, Rossello, Saccani Jotti, Squeri, Colucci, Lupi».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Unione europea ha adottato i regolamenti 1257/2012 e 1260/2012, entrati in vigore il 20 gennaio 2013, con i quali si è istituita una tutela brevettuale unitaria e definito il regime di traduzione applicabile;
    in quella fase l'Italia, quarto Stato dell'Unione europea per numero di brevetti registrati annualmente, aveva intrapreso una serrata trattativa per il riconoscimento di un regime linguistico favorevole; l'Italia, seppure tra i firmatari, ha quindi ufficialmente aderito nell'ottobre del 2015;
    il 19 febbraio 2013 è stato firmato a Bruxelles l'Accordo istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), secondo cui il Tribunale sarebbe diventato operativo soltanto previa ratifica da parte della Francia, del Regno Unito e della Germania, ossia dei tre Stati membri che nell'anno successivo alla ratifica hanno depositato il maggior numero di brevetti europei;
    ad oggi sono 16 gli Stati membri che hanno ratificato l'accordo e, dei tre la cui adesione è vincolante, la Francia ha ratificato l'accordo poco dopo la firma, mentre la ratifica da parte del Regno Unito è avvenuta solo il 26 aprile 2018, e la legge di ratifica tedesca è tuttora sospesa a causa di un ricorso costituzionale;
    il Tub rappresenterà il foro competente per la risoluzione delle dispute sulla contraffazione e per le cause di revoca/annullamento dei brevetti; la struttura sarà costituita dal Registro, dalla Corte di prima istanza – a sua volta suddivisa in divisioni centrali, locali e regionali – e dalla Corte d'appello;
    secondo l'Accordo le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera, mentre la Corte d'appello avrà sede in Lussemburgo;
    in particolare, sotto la giurisdizione della sezione distaccata di Londra dovrebbero ricadere le dispute legate alla chimica e alle scienze biologiche (codici A e C della classificazione internazionale dei brevetti – International Patent Classification, Ipc), mentre a Monaco di Baviera saranno assegnati i casi relativi all'ingegneria meccanica (classe F della Ipc) e nella competenza della sede centrale di Parigi rientreranno tutti gli altri casi;
    l'Italia ha adottato tutti gli atti di competenza nazionale relativi al Tub ed è pronta a partire la divisione locale italiana, che sarà a Milano presso una sede di 850 metri quadrati ubicata in via San Barnaba 50;
    a seguito del processo di fuoriuscita del Regno Unito dall'Unione europea (Brexit), si rende necessario individuare una diversa sede sul territorio di un altro Stato membro;
    l'Italia è il quarto Stato europeo per numero di brevetti depositati annualmente, per una quantità superiore al 10 per cento del totale europeo di 1,8 milioni, a testimonianza della forte vocazione del sistema industriale italiano all'innovazione e alla creatività, e il criterio quantitativo è stato determinante per la scelta della sede principale e delle due sezioni della stessa sede principale, con relativa ripartizione di competenze per materia;
    per tali ragioni, l'Italia, e Milano in particolare, la cui vocazione nelle materie di competenza della suddetta sezione del Tub è internazionalmente riconosciuta, risultano senza possibilità di smentita la sede naturale di questa sezione del Tub, e a ciò si aggiunge il dato che la sede individuata per la divisione locale di Milano, per dimensioni e caratteristiche strutturali, risulterebbe adeguata anche nell'ipotesi di assegnazione di una sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale;
    tale richiesta, già formulata dal precedente Governo, deve trovare un rinnovato slancio anche a seguito della mancata assegnazione all'Italia e a Milano della sede dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), assegnata ad Amsterdam per sorteggio e ivi mantenuta nonostante i lunghissimi ritardi connessi alla predisposizione della sede fisica indicata nel dossier di candidatura, a testimonianza di quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano una blanda ed inefficace azione diplomatica del precedente Governo che non è riuscito ad assicurare all'Italia un riconoscimento dovuto;
    il Regno Unito ritiene di voler mantenere sul proprio territorio tale sede, opponendo la natura di trattato multilaterale dell'Accordo sul Tribunale unificato e il già avvenuto deposito dello strumento di ratifica;
    di contro, è bene ribadire che il Tribunale unificato dei brevetti è chiamato ad applicare il diritto europeo e i giudici della sezione, nonché gli avvocati e consulenti costituiti nei giudizi, dovranno essere cittadini dell'Unione europea, e appare quindi irricevibile la richiesta britannica di mantenimento della sezione a Londra,

impegna il Governo

1) ad attivarsi con decisione, in tutte le sedi competenti e in concomitanza con i negoziati finali sulla Brexit, per ottenere l'assegnazione all'Italia e alla città di Milano della sezione specializzata del Tribunale unificato dei brevetti in tema di metallurgia, scienze biologiche e chimica farmaceutica, ad oggi assegnata a Londra.
(1-00156) «Lollobrigida, Meloni, Fidanza, Frassinetti, Osnato, Mantovani, Butti, Montaruli, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    con il regolamento (UE) n. 1257/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2012, e il regolamento n. 1260/2012 del Consiglio del 17 dicembre 2012, relativi all'attuazione di una cooperazione, rafforzata nel settore dell'istituzione di una tutela brevettuale unitaria, unitamente all'Accordo internazionale per il Tribunale unificato dei brevetti (Accordo Tub), l'Unione europea si è dotata di un nuovo regime brevettuale unificato, incentrato sulla creazione di un titolo unitario e di una protezione uniforme a valere per tutto il territorio dell'Unione europea;
    tali provvedimenti sono stati adottati sulla base dell'articolo 118 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) che dispone che il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria nell'ambito dell'instaurazione o del funzionamento del mercato interno, stabiliscano le «misure per la creazione di titoli europei al fine di garantire una protezione uniforme dei diritti di proprietà intellettuale nell'Unione e per l'istituzione di regimi di autorizzazione, di coordinamento e di controllo centralizzati a livello di Unione»;
    obiettivo dell'effetto unitario, introdotto a livello di Unione europea con i richiamati provvedimenti, è quello di rendere l'accesso al sistema brevettuale più facile, economicamente meno oneroso e giuridicamente sicuro, favorendo nel contempo il progresso scientifico e tecnologico e il funzionamento del mercato interno;
    il 19 febbraio 2013, a seguito di una lunga trattativa in seno alle istituzioni europee, è stato raggiunto a Bruxelles un accordo sull'istituzione del tribunale unificato dei brevetti, a cui l'Italia, se pure tra i firmatari, ha ufficialmente aderito nell'ottobre del 2015;
    25 Stati membri dell'Unione europea (tutti tranne Polonia e Spagna, mentre la Croazia non faceva all'epoca ancora parte dell'Unione europea) hanno quindi siglato l'Accordo istitutivo di un Tribunale unificato dei brevetti con allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013, ratificato e reso esecutivo con la legge 3 novembre 2016, n. 214, con lo scopo principale di ridurre i costi delle controversie e assicurare che il sistema brevettuale europeo funzioni più efficacemente;
    tale Accordo, oltre a prevedere norme di diritto sostanziale sul brevetto europeo, introduce anche norme processuali, istituendo una giurisdizione comune per tutti i Paesi partecipanti all'Accordo con competenza esclusiva sulle azioni di violazione, contraffazione, revoca, accertamento di nullità o non violazione dei brevetti europei, con o senza effetto unitario, nonché le misure provvisorie e cautelari correlate, le domande riconvenzionali, le azioni di risarcimento danni, anche in relazione ai certificati complementari di protezione rilasciati sulla base di un brevetto europeo;
    l'introduzione del brevetto unitario, il titolo brevettuale unico che sarà immediatamente efficace nei 25 Stati membri dell'Unione europea aderenti, è subordinato alla ratifica dell'Accordo Tub in almeno 13 Paesi dell'Unione europea, tra cui Francia, Regno Unito e Germania, la cui adesione è vincolante: hanno finora completato l'iter di ratifica e depositato lo strumento di ratifica 16 Paesi dell'Unione europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Finlandia Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia e Regno Unito), mentre la ratifica da parte della Germania è tuttora sospesa a causa di un ricorso costituzionale;
    l'Italia ha completato tutti gli adempimenti necessari all'avvio del Tub: il 10 febbraio 2017 ha depositato lo strumento di ratifica dell'Accordo Tub presso il segretariato generale del Consiglio; il 20 febbraio 2017 ha firmato il protocollo per l'applicazione provvisoria; il 20 aprile 2018 ha depositato lo strumento di ratifica del Protocollo sui privilegi e le immunità;
    con il decreto legislativo 19 febbraio 2019, n. 18, entrato in vigore il 27 marzo 2019, il Governo italiano ha infine adottato alcune disposizioni di adeguamento, coordinamento e raccordo della normativa nazionale al Regolamento (UE) n. 1257/2012 sul Brevetto unitario e all’agreement istitutivo del Tribunale unificato europeo dei brevetti;
    con l'entrata in vigore del suddetto decreto, che completa quello operato con la legge 3 novembre 2016, n. 214 di ratifica dell’agreement sul Tub, l'Italia è dunque pronta sotto ogni profilo all'entrata in vigore del nuovo sistema;
    la partecipazione dell'Italia all'Accordo Tub è garantita da un Tavolo interministeriale, coordinato dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio e composto i Ministeri della giustizia, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'economia e delle finanze nonché dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio;
    il Tub, che sostituirà gradualmente le giurisdizioni nazionali per le controversie in materia brevettuale, si articolerà su due livelli: il Tribunale di primo grado e la Corte d'appello, cui si affiancherà la cancelleria (Registry): In particolare, per il Tribunale di primo grado, sono previste diverse divisioni: la divisione centrale e le divisioni locali o regionali;
    le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera. In particolare, sotto la giurisdizione della sezione distaccata di Londra dovrebbero ricadere le dispute legate alla chimica e alle scienze biologiche (codici A e C della classificazione internazionale dei brevetti – International Patent Classification, IPC), mentre a Monaco di Baviera saranno assegnati i casi relativi all'ingegneria meccanica (classe F della IPC) e nella competenza della sede centrale di Parigi rientreranno tutti gli altri casi. La Corte d'appello avrà invece sede in Lussemburgo;
    la piena operatività del Tub è stata ritardata anche a causa del processo di recesso del Regno Unito dall'Unione europea e della mancata ratifica dell'Accordo istitutivo da parte della Germania: per l'entrata in vigore dell'Accordo è infatti necessaria la ratifica di almeno 13 Stati firmatari, inclusi i tre con il maggior numero di brevetti europei, ovvero Germania, Francia e Regno Unito;
    sebbene il Tub non faccia parte delle istituzioni dell'Unione europea, poiché frutto di un Accordo multilaterale fra i Paesi aderenti, l'Accordo istitutivo prevede che «il tribunale applica il diritto dell'Unione nella sua integralità e ne rispetta il primato (...) Coopera con la Corte di giustizia dell'Unione europea per garantire la corretta applicazione e l'interpretazione uniforme del diritto dell'Unione»;
    l'eventuale mantenimento a Londra di una sezione della divisione centrale del Tribunale – nonostante dalla Brexit non derivino conseguenze automatiche per il TUB – potrebbe manifestare alcune anomalie nel quadro delle future relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito, tenuto anche conto che con l'uscita del Regno Unito l'Italia è sul podio dei Paesi europei per numero di brevetti depositati, con una stima di circa 110.000 depositi di brevetti e marchi a livello nazionale;
    alla luce dell'esito del referendum britannico e della conseguente uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, sarebbe opportuno che la sezione distaccata di Londra fosse trasferita in una diversa sede, situata nel territorio di un altro Stato membro,

impegna il Governo

1) considerata l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 18 del 2019 e in vista della piena operatività del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), anche alla luce del futuro nuovo assetto delle relazioni post-Brexit tra Unione europea e Regno Unito in materia di tutela della proprietà intellettuale, a mettere in atto tutte le iniziative concrete – facendo valere, nelle opportune sedi istituzionali, il peso del nostro Paese nell'attuale panorama brevettuale europeo – affinché l'Italia, in qualità di Paese europeo sul «podio» degli Stati membri per numero di brevetti depositati, possa ottenere il trasferimento della sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti (Tub) ad oggi assegnata a Londra, al fine di garantire la piena funzionalità dello stesso Tub.
(1-00157) «Molinari, D'Uva».


   La Camera,
   premesso che:
    il Tub è disciplinato dall'Accordo istitutivo del Tribunale unificato europeo dei brevetti, (Regolamento n. 1257/2012 e Regolamento n. 1260 del 2012, entrambi promulgati dal Parlamento e dal Consiglio dell'Unione europea il 17 dicembre 2012) il quale è stato ratificato dall'Italia con la legge n. 214 del 3 novembre 2016. La legge n. 201 del 2017, del 4 dicembre 2017 ha inoltre ratificato il Protocollo sui privilegi e le immunità del tribunale unificato dei brevetti, necessario per conferire uno status giuridico al Tribunale unificato dei brevetti in territorio italiano. Ratifiche che sono arrivate nel corso della passata legislatura dopo anni di ritardi ed hanno dato piena attuazione agli accordi sul Tribunale unificato dei brevetti;
    il Tub si articola su due livelli: il Tribunale di primo grado e la corte d'appello, cui si affianca la cancelleria (Registry);
    per il Tribunale di primo grado sono previste diverse divisioni: la divisione centrale (con sede a Parigi e sezioni specializzate a Londra, per i brevetti chimici e farmaceutici, e a Monaco, per i brevetti meccanici) e le divisioni locali o regionali;
    le divisioni locali sono istituite presso ciascuno Stato contraente, su sua richiesta. Sono considerate larger divisions (per volume di affari) quelle istituite in Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Olanda, smaller divisions quelle dei rimanenti Stati contraenti;
    le divisioni regionali sono invece istituite tra due o più Paesi e destinate a trattare casi di diversa localizzazione entro la regione di competenza che può riguardare anche Paesi non confinanti tra loro (per adesso c’è solo una corte regionale baltica per Svezia, Estonia, Lituania e Lettonia e un'altra per Bulgaria e Romania);
    la corte d'appello sarà unica ed avrà sede in Lussemburgo. Presso la corte d'appello vi è inoltre il Registry (Cancelleria), con sottosezioni nelle varie divisioni locali;
    è previsto anche un centro di mediazione e arbitrato che avrà sede a Lisbona;
    il Tub non rientra nell'architettura istituzionale dell'Unione europea: è un organismo definito da un accordo intergovernativo tra 25 Stati membri dell'Unione ma ad oggi, non ha ancora iniziato a funzionare, perché mancante della ratifica da parte della Germania; per l'entrata in vigore dell'accordo è infatti necessaria la ratifica di almeno 13 Stati firmatari, inclusi i tre con il maggior numero di brevetti europei, cioè Germania, Francia e Regno Unito. Nel testo dell'accordo, inoltre, che determina anche le varie sedi del Tub, è menzionata esplicitamente la capitale britannica; di conseguenza, il futuro della sezione di Londra richiede una revisione dell'accordo stesso, all'unanimità;
    le problematiche relative all'entrata in vigore della Brexit, indipendentemente dalle sue condizioni di applicazione, al momento in corso di definizione, pongono il problema della sede centrale nella capitale britannica: è comunque compito del tribunale l'applicazione del diritto comunitario in materia, per cui il mantenimento della sede londinese risulterebbe perlomeno incongruo;
    Milano è già stata individuata come sede della divisione locale del tribunale, con una sede prestigiosa in Via Barnaba di circa 850 metri quadrati;
    la sede assegnata alla divisione locale risulterebbe, per dimensioni e caratteristiche strutturali, adeguata anche nell'ipotesi di assegnazione di una sede specializzata, della divisione centrale del Tub, quale quella attualmente stabilita a Londra, in particolare in materia chimica e farmaceutica, ed inoltre, con il venir meno della Gran Bretagna, l'Italia, dall'attuale quarto posto, passerebbe al terzo per numero di brevetti presentati annualmente, con una percentuale superiore al 10 per cento sul totale europeo di 1,8 milioni,

impegna il Governo:

1) a sostenere in tutte le sedi competenti la candidatura di Milano quale sede centrale della sezione specializzata delle controversie in tema di metallurgia, life sciences e chimica farmaceutica del Tribunale unificato dei brevetti, al momento assegnata a Londra;

2) ad assumere iniziative per concludere quanto prima l'accordo per la sede locale con le competenti autorità comunitarie, al fine di dimostrare l'effettiva capacità dello Stato italiano di tener fede agli impegni presi, premessa indispensabile per l'assegnazione della sede della sezione centrale specializzata.
(1-00159) «De Luca, Quartapelle Procopio, Berlinghieri, Delrio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Scalfarotto».