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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 19 dicembre 2018

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 dicembre 2018.

  Ascari, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Caiata, Cancelleri, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Ciprini, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 18 dicembre 2018 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   MAZZETTI ed altri: «Modifica all'articolo 184-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di disciplina transitoria per l'adozione dei criteri relativi alla cessazione della qualifica di rifiuto» (1456);
   ANNIBALI: «Modifiche all'articolo 90-ter del codice di procedura penale, in materia di comunicazione dell'evasione e della scarcerazione alla persona offesa, e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione di benefìci penitenziari e di trattamento psicologico del condannato, per la tutela delle vittime e la prevenzione della recidiva per gravi reati contro la persona» (1457).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:  
  II Commissione (Giustizia):
   SCALFAROTTO ed altri: «Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia» (868) Parere della I Commissione;
   BIGNAMI: «Modifica all'articolo 73 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di spaccio di sostanze stupefacenti in luogo pubblico o aperto al pubblico» (891) Parere delle Commissioni I, V e XII;
  VI Commissione (Finanze):
   MARIN ed altri: «Modifica all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detrazione delle spese sostenute per l'iscrizione e la partecipazione ad attività sportive dei minori da tre a diciotto anni» (936) Parere delle Commissioni I, V, VII e XII;
   MARIN ed altri: «Disposizioni concernenti il pagamento in misura ridotta delle sanzioni pecuniarie irrogate alle associazioni sportive dilettantistiche senza scopo di lucro per violazioni di norme tributarie» (937) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V e VII;
   MARIN ed altri: «Agevolazioni per la costruzione, la ristrutturazione e l'adeguamento degli impianti sportivi» (938) Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), VIII, X e XIV;
  XI Commissione (Lavoro):
   MARIN ed altri: «Disposizioni per sostenere l'inserimento lavorativo degli atleti italiani che hanno partecipato ai giochi olimpici e paralimpici» (939) Parere delle Commissioni I, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e X;
  Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti):
   FIANO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione intenzionale e massiva di informazioni false attraverso la rete internet e sul diritto all'informazione e alla libera formazione dell'opinione pubblica» (1056) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III e V.

Assegnazione di proposta di inchiesta parlamentare a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, la seguente proposta di inchiesta parlamentare è assegnata, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
  Commissioni riunite X (Attività produttive) e XIII (Agricoltura):
   GALLINELLA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria nel settore agroalimentare» (Doc XXII, n. 24) – Parere delle Commissioni I, II, V e IX.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 12 dicembre 2018, ha comunicato che la 14a Commissione (Politiche dell'Unione europea) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo e che abroga il regolamento (UE) n. 439/2010 – Contributo della Commissione europea alla riunione dei leader di Salisburgo del 19-20 settembre 2018 (COM(2018) 633 final) (Atto Senato Doc. XVIII-bis, n. 1).

  Questa risoluzione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Il Presidente del Senato, con lettera in data 12 dicembre 2018, ha comunicato che la 9a Commissione (Agricoltura) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera alimentare (COM(2018) 173 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 9).

  Questa risoluzione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive), alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Sentenze della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
  sentenza n. 235 del 9 ottobre-14 dicembre 2018 (Doc. VII, n. 175),
   con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 7, comma 5, della legge della regione Puglia 13 luglio 2017, n. 28 (Legge sulla partecipazione) e dell'articolo 7, comma 2, della medesima legge, nella parte in cui prevede che il dibattito pubblico regionale si svolga anche sulle opere nazionali;
    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 7, comma 12, della legge della regione Puglia n. 28 del 2017, promossa, con riferimento agli articoli 97, primo comma, 117, secondo comma, lettera m), e terzo comma, e 118 della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:
   alla VIII Commissione (Ambiente);
  sentenza n. 176 del 7 novembre-14 dicembre 2018 (Doc. VII, n. 176),
   con la quale:
    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274 (Disposizioni sulla competenza penale del giudice di pace, a norma dell'articolo 14 della legge 24 novembre 1999, n. 468), come modificato dall'articolo 2, comma 4-bis, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93 (Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province), convertito, con modificazioni, nella legge 15 ottobre 2013, n. 119, nella parte in cui non esclude dai delitti, consumati o tentati, di competenza del giudice di pace anche quello di lesioni volontarie, previsto dall'articolo 582, secondo comma, del codice penale, per fatti commessi contro l'ascendente o il discendente di cui al numero 1) del primo comma dell'articolo 577 del codice penale;
    dichiara, in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 274 del 2000, nella parte in cui non esclude dai delitti, consumati o tentati, di competenza del giudice di pace anche quello di lesioni volontarie, previsto dall'articolo 582, secondo comma, codice penale, per fatti commessi contro gli altri soggetti elencati al numero 1) del primo comma dell'articolo 577 del codice penale, come modificato dall'articolo 2 della legge 11 gennaio 2018, n. 4 (Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici):
   alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 18 dicembre 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   proposta di decisione del Consiglio sulla posizione da adottare a nome dell'Unione europea nel comitato congiunto istituito a norma dell'articolo 41, paragrafo 1, dell'accordo tra l'Unione europea e il Regno di Norvegia riguardante la cooperazione amministrativa, la lotta contro la frode e il recupero dei crediti in materia di imposta sul valore aggiunto (COM(2018) 832 final), corredata dai relativi allegati (COM(2018) 832 final – Annexes 1 to 6), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione della Direttiva 2010/64/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 ottobre 2010, sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali (COM(2018) 857 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);
   relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione della direttiva 2012/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, sul diritto all'informazione nei procedimenti penali (COM(2018) 858 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 18 dicembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio e alla Banca centrale europea – Terza relazione sui progressi compiuti nella riduzione dei crediti deteriorati e nell'ulteriore riduzione del rischio nell'Unione bancaria (COM(2018) 766 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione sulla valutazione del quadro dell'Unione europea per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020 (COM(2018) 785 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo sull'attuazione della direttiva 2014/54/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, relativa alle misure intese ad agevolare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione dei lavoratori (COM(2018) 789 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione della comunicazione «Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo» (COM(2018) 794 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano coordinato sull'intelligenza artificiale (COM(2018) 795 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio a norma dell'articolo 4 della decisione n. 562/2014/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, relativa alla partecipazione dell'Unione europea all'aumento di capitale del Fondo europeo per gli investimenti (COM(2018) 815 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Attuazione del terzo programma d'azione dell'Unione in materia di salute nel 2015 (COM(2018) 818 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo – Secondo piano d'azione 2018-2022 per la lotta contro il commercio illecito di tabacco (COM(2018) 846 final).

Annunzio di risoluzioni e dichiarazioni dell'Assemblea parlamentare della NATO.

  L'Assemblea parlamentare della NATO ha trasmesso, in data 27 novembre 2018, le seguenti risoluzioni, approvate dall'Assemblea nel corso della sessione plenaria, svoltasi a Halifax il 19 novembre 2018, che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:
   risoluzione n. 445 – Aggiornare le risposte alle tattiche ibride della Russia (Doc. XII-quater, n. 10) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   risoluzione n. 446 – Sicurezza e cooperazione nel Grande Nord (Doc. XII-quater, n. 11) – alla III Commissione (Affari esteri);
   risoluzione n. 447 – Ripartizione degli oneri: nuovi impegni in una nuova era (Doc. XII-quater, n. 12) – alla IV Commissione (Difesa);
   risoluzione n. 448 – Rafforzare la deterrenza della NATO a Est (Doc. XII-quater, n. 13) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   risoluzione n. 449 – Potenzialità e sfide in un settore spaziale in mutamento (Doc. XII-quater, n. 14) – alla X Commissione (Attività produttive);
   risoluzione n. 450 – Sicurezza energetica: una sfida strategica per l'Alleanza (Doc. XII-quater, n. 15) – alla X Commissione (Attività produttive);
   risoluzione n. 451 – Rafforzare il contributo della NATO per affrontare le sfide provenienti da Sud (Doc. XII-quater, n. 16) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa);
   risoluzione n. 452 – Proteggere le elezioni nei Paesi dell'Alleanza (Doc. XII-quater, n. 17) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   risoluzione n. 453 – Mantenere il primato scientifico e tecnologico e aumentare l'agilità dell'Alleanza (Doc. XII-quater, n. 18) – alle Commissioni riunite IV (Difesa) e X (Attività produttive).

Trasmissione dalla regione autonoma della Sardegna.

  La Regione autonoma della Sardegna, con lettera in data 12 dicembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della legge regionale 7 ottobre 2005, n. 13, il decreto del Presidente della Regione di scioglimento del consiglio comunale di Sinnai (Cagliari).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Richiesta di parere parlamentare su proposta di nomina.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 13 dicembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Nicola Zaccheo a presidente dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) (13).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 11 dicembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 148 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale concernente la ripartizione per l'anno 2018 del fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato da destinare a iniziative a vantaggio dei consumatori (61).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla X Commissione (Attività produttive), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 gennaio 2019.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 9 luglio 2018, a pagina 4, seconda colonna, dalla quindicesima alla diciottesima riga, le parole: «e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205» devono intendersi soppresse.

MOZIONI MELONI ED ALTRI N. 1-00080, SCALFAROTTO ED ALTRI N. 1-00089, FORNARO ED ALTRI N. 1-00095, EMANUELA ROSSINI ED ALTRI N. 1-00096, GREGORIO FONTANA ED ALTRI N. 1-00099 E D'UVA E MOLINARI N. 1-00102 CONCERNENTI LA SOTTOSCRIZIONE DEL COSIDDETTO GLOBAL COMPACT IN MATERIA DI MIGRAZIONI

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    il Global Compact, ovvero il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», viene presentata come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione, nata sulla spinta della Dichiarazione di New York, sottoscritta in sede Onu il 5 agosto 2016, e ne traccia gli obiettivi fondamentali;
    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund;
    l'11 dicembre 2018 a Marrakech 164 nazioni hanno sottoscritto il Global Compact for safe, orderly and regular migration;
    Stati Uniti, Australia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Lettonia, Cile, Croazia, Svizzera e Israele non hanno sottoscritto e non sottoscriveranno il Global Compact sulle migrazioni, sul presupposto che il documento non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale ed illegale,

impegna il Governo

1) a non sottoscrivere il Global Compact for safe, orderly and regular migration.
(1-00080)
(Ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Fidanza, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    l'11 dicembre 2018 a Marrakech, in Marocco, al summit delle Nazioni Unite è prevista la firma del Global Compact for migration, il trattato proposto dall'Onu per favorire una migrazione a livello globale che «sia sicura, ordinata e regolare», firmato da 193 Paesi nel 2016, nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York, come base per arrivare alla firma definitiva del mese di dicembre 2018;
    il principale obiettivo del Global Compact è creare una rete internazionale per l'accoglienza di migranti e rifugiati. Il punto di partenza è il principio che la questione delle migrazioni debba essere affrontata a livello globale tramite una rete di collaborazione internazionale, attraverso una lunga serie di impegni da parte di tutti i Paesi per tutelare «diritti e bisogni» di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese;
    oltre a ribadire principi fondanti quali la lotta alla xenofobia, la lotta allo sfruttamento, il contrasto del traffico di esseri umani, il potenziamento dei sistemi di integrazione, l'assistenza umanitaria, i programmi di sviluppo, le procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, a iniziare dalla Convenzione sui rifugiati del 1951, il Global Compact afferma uno dei principi più invisi alle forze politiche di destra, a partire dagli Usa di Donald Trump, ossia quello concernente «il riconoscimento e l'incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo sviluppo sociale». Il Patto prevede, inoltre, un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati;
    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;
    esso ha una rilevanza politica importantissima soprattutto a livello internazionale, perché può essere un'occasione per cambiare il modo con cui ci si approccia alle migrazioni, proponendo modelli di cooperazione e rimettendo al centro il multilateralismo, approccio da tutte le parti politiche di questo Parlamento sempre riconosciuto come fondamentale per sostenere e governare il fenomeno migratorio;
    il Global Compact for migration servirebbe all'Italia per una definizione complessiva, coerente e lungimirante della propria politica migratoria, superando un approccio emergenziale e settoriale che ha caratterizzato negli ultimi decenni le politiche migratorie internazionali; esso sarebbe utile come strumento per rafforzare le proprie ragioni nelle relazioni e nelle negoziazioni con gli altri Paesi europei, diventando uno strumento di conciliazione e un filo conduttore su cui poggiare le priorità e le scelte, rafforzando così anche la richiesta italiana di una maggiore cooperazione e solidarietà e di decisioni maggiormente condivise in sede europea e internazionale; esso costituirebbe un tramite per facilitare le trattative nella definizione degli accordi con i Paesi di provenienza e di transito che occorrerà moltiplicare nel prossimo futuro;
    l'attuale Governo ha messo l'immigrazione tra i principali punti del contratto di maggioranza e della propria propaganda politica, ma affronta il tema con un approccio settoriale, emergenziale, non all'altezza della complessità del fenomeno e contribuisce a creare un clima di tensione e paura nei confronti dello straniero e della diversità;
    il fenomeno migratorio non si arresterà a breve, ma sarà un tema strutturale, come è sempre stato anche nel passato: le migrazioni dei popoli sono sempre esistite e hanno interessato da vicino il nostro Paese con la grande migrazione verso le Americhe dei primi decenni del secolo scorso. È e sarà un tema vitale per le nostre società presenti e future. Come avviene per le più rilevanti questioni di politica estera, esso dovrebbe imporre a tutti di trovare una base comune, che garantisca le legittime differenti convinzioni, sensibilità, priorità e scelte, mantenendole però lungo un comune filo conduttore per il bene dell'Italia, indipendentemente dalle alternanze politiche;
    il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha dichiarato: «sono assolutamente contrario al Global Compact. Ne discuteremo con gli alleati del MoVimento 5 Stelle, però non vedo perché delegare ad organismi sovranazionali scelte che spettano ai singoli Paesi, non vedo perché mettere sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici». Ha poi aggiunto dinanzi a quest'Aula che «il Governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà alcunché (...) ma deve essere quest'Aula a discutere del Global Compact»;
    in una nota diramata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, invece, il Ministro Enzo Moavero Milanesi ha fornito una versione ben diversa, dichiarando che «per quanto riguarda l'orientamento circa questo accordo detto Global Compact ricordo che il Presidente del Consiglio dei ministri aveva espresso un orientamento favorevole; in ogni caso avremo un approfondimento in sede di Governo, prima di procedere alla conclusione eventuale dell'accordo stesso, tenendo conto, anche, degli stimoli parlamentari (...). Nell'ambito dei negoziati che si sono sin qui svolti su questo atto, nei mesi e negli anni che ci pretendono, l'Italia ha sempre tenuto presente l'elemento importante di arrivare a una condivisione di oneri nella gestione dei fenomeni migratori e a una cooperazione rafforzata con i Paesi di origine e di transito»;
    un autorevole esponente del MoVimento 5 Stelle ha affermato: «il Global Compact ? Va sottoscritto assolutamente», dichiarando di condividere le parole del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale a «prescindere dalla partecipazione del nostro Governo alla Conferenza di Marrakech. Abbiamo bisogno di una gestione globale dell'immigrazione. L'Europa ha fallito e ha lasciato da soli i singoli Stati. Ora che facciamo ? Rifiutiamo un tentativo più ambizioso ?»;
    in un recente report del Centro studi Machiavelli si evidenzia che l'approccio del Global Compact sarebbe «nettamente in contrasto con gli obbiettivi del Governo italiano», innanzitutto perché «si propone di gestire una migrazione continua, senza mai affrontare questioni numeriche», mentre l'obiettivo dichiarato dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, è quello di ridurre il più possibile i flussi migratori verso l'Italia, attraverso politiche restrittive;
    il Global Compact for migration ritiene le migrazioni fondamentali per favorire lo sviluppo dei Paesi di destinazione, mentre la Lega «rifiuta l'utilizzo dell'elemento migratorio come compensazione demografica», respingendo anche il principio del «diritto di migrare» perché «potrebbe rivelarsi pericoloso e controproducente per l'Italia accettare ciecamente questo ordinamento»;
    un autorevole esponente della Lega ha affermato che «il Global Compact non è altro che l'ennesimo tentativo di ingerenza nelle politiche nazionali. È anacronistico e socialmente pericoloso limitare la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori. Allo stesso tempo è falso che il fenomeno della migrazione di massa sia positivo e vantaggioso per tutti». Tuttavia, tali affermazioni non trovano alcun fondamento nello spirito e nella lettera del documento, tanto che non solo il Global Compact for migration non è assolutamente vincolante, ma specifica nelle sue linee guida che la sovranità nazionale sarà garantita, con i singoli Paesi che potranno continuare a operare e «definire l'immigrazione regolare o irregolare» in base alle proprie leggi e «in conformità al diritto internazionale»;
    nel dibattito di alcuni giorni fa in Aula in merito al «decreto-sicurezza», il Governo ha dato parere contrario ad un ordine del giorno del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia volto a impegnare il Governo a non sottoscrivere il Global Compact;
    il Presidente del Consiglio dei ministri ha incontrato il 27 settembre 2018 il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, dando la sua parola per la partecipazione dell'Italia al meeting di Marrakech;
    il Presidente del Consiglio dei ministri nei mesi scorsi è intervenuto in Parlamento, chiedendo «un governo europeo delle migrazioni», lasciando intendere che, grazie all'Italia, finalmente l'Europa si faceva carico di un problema globale;
    in tutte le occasioni di dibattito relative al fenomeno della gestione delle migrazioni, il MoVimento 5 Stelle ha sostenuto che, per governare le migrazioni, serve una soluzione condivisa internazionale ed europea;
    sin dal suo insediamento, questo Esecutivo, e soprattutto il Ministro dell'interno, non ha perso occasione per lamentare come l'Europa avesse lasciato sola l'Italia nella gestione dell'accoglienza e degli arrivi dei migranti, ma, proprio quando si presenta l'occasione di trovare una soluzione condivisa con la comunità internazionale, ha annunciato di non partecipare al meeting;
    così come scritto proprio nel testo del Global Compact for migration, «nessuno Stato può affrontare il fenomeno migratorio da solo, proprio per la sua natura transnazionale». La non adesione italiana al Global Compact for migration, finirebbe per accentuare ancora di più l'isolamento internazionale del nostro Paese, complicando i rapporti bilaterali e multilaterali nella gestione di tematiche, come quella in esame, di approccio così globale,

impegna il Governo

1) ad aderire al Global Compact for migration che verrà discusso l'11 dicembre 2018 a Marrakech.
(1-00089) «Scalfarotto, Quartapelle Procopio, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Ascani, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Cantini, Carnevali, Marco Di Maio, Giachetti, Librandi, Morani, Morgoni, Noja, Pezzopane, Rosato, Andrea Rossi, Siani, Ungaro, Viscomi, De Luca».


   La Camera,
   premesso che:
    il 10 dicembre 2018 a Marrakech la comunità internazionale ha adottato il Global compact for safe, orderly and regular migration promosso dalle Nazioni Unite, con la sottoscrizione di 164 Paesi. Si tratta di un insieme di atti che derivano dalla Dichiarazione di New York su rifugiati e migranti del 2016;
    l'obiettivo del Global Compact è quello di creare una rete internazionale per un'accoglienza «sicura e di sostegno» di migranti e rifugiati;
    i principi fondamentali a cui esso si ispira sono quelli della lotta alla xenofobia, allo sfruttamento e al traffico di esseri umani, del potenziamento dei sistemi di integrazione, dell'assistenza sanitaria, di programmi di sviluppo, di procedure di frontiera che rispettino la Convenzione di Ginevra del 1951;
    si prevede, inoltre, un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati;
    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;
    esso si fonda su un approccio multilaterale al tema delle migrazioni, attraverso modelli di cooperazione tra le nazioni;
    il Global Compact rappresenta un importante passo in avanti. L'approccio multilaterale, infatti, è irrinunciabile, sebbene sia da evitare l'errore di una sterile riproposizione dei paradigmi della regolazione liberista dei mercati, che in questi anni hanno finito per accentuare le diseguaglianze economiche, sociali e territoriali, anziché ridurle. Nella gestione del governo dei processi migratori non è possibile, infatti, prescindere, in particolare per la mobilità del lavoro, ad esempio, dai livelli di disoccupazione e di progressivo indebolimento del welfare dei Paesi di destinazione;
    nel corso dell'incontro tenutosi al Palazzo di Vetro il 27 settembre 2018, il Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte – secondo una nota ufficiale delle Nazioni Unite – «hanno discusso questioni relative alla migrazione e Conte ha espresso il suo sostegno al Global Compact per la migrazione»;
    in occasione della seduta dell'Assemblea, dedicata alle interrogazioni a risposta immediata, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha affermato che: «Per quanto riguarda l'orientamento circa questo accordo detto Global Compact, ricordo che il Presidente del Consiglio dei ministri aveva espresso un orientamento favorevole; in ogni caso avremo un approfondimento in sede di Governo, prima di procedere alla conclusione eventuale dell'accordo stesso, tenendo conto, anche, degli stimoli parlamentari»;
    successivamente con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-01011 si interrogava il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla posizione del Governo italiano in merito al Global Compact. Il Sottosegretario Manlio Di Stefano, rispondendo all'interrogazione citata, ha evidenziato che, considerata la vastità e la delicatezza dei temi contenuti nel Global Compact, il Governo, con un atto di grande responsabilità, ha ritenuto opportuno sottoporre la materia al vaglio del Parlamento, al fine di definire una posizione forte e condivisa;
    in occasione della discussione sul «decreto-legge sicurezza» il Ministro dell'interno Matteo Salvini ha dichiarato che: «il Governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà alcunché, perché il dibattito è così importante che non merita di essere una scelta solo del Governo, ma deve essere quest'Aula a discutere del Global Compact (...) Le due forze politiche del Governo – uscirà un comunicato stampa del Presidente del Consiglio dei ministri in questi minuti – per disponibilità e responsabilità, lasciano che sia il Parlamento a decidere che cosa l'Italia farà o non farà sul Global Compact.». Questa autentica retromarcia del Governo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, nuoce al prestigio internazionale dell'Italia;
    il Governo italiano non ha partecipato alla Conferenza di Marrakech, non consentendo in tal modo all'Italia di poter influire sull'elaborazione, sull'orientamento generale del Global Compact e sulle decisioni prese in quella sede, evidenziando così un atteggiamento di distacco e ostilità;
    la mancata partecipazione dell'Italia alla Conferenza di Marrakech, al pari dei Paesi del gruppo di Visegrad, ha inoltre contribuito alla divisione dell'Unione europea;
    l'Italia, negli ultimi decenni, è stata protagonista del passaggio di diversi flussi migratori, anche in considerazione della collocazione geografica;
    è impensabile che il nostro Paese possa da solo avere una gestione funzionale del fenomeno;
    il Global Compact servirebbe al nostro Paese al fine di una definizione complessiva e coerente del fenomeno migratorio, diventando pertanto uno strumento utile per concordare gli interventi in collaborazione con gli altri Paesi, proprio mentre la scarsa collaborazione nell'ambito dell'Unione europea ha prodotto i maggiori problemi all'Italia nella gestione del fenomeno;
    il Global Compact non è vincolante, ma vuole solamente essere un forum per trovare le soluzioni; in ogni caso, non avendo carattere giuridicamente vincolante, non inciderà sugli ordinamenti interni dei singoli Stati;
    il fenomeno migratorio sarà strutturale nel prossimo futuro, obbligando la comunità internazionale a pensare a politiche comuni e integrate di intervento. Tale decisione, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo grave e sbagliata, produce ulteriore isolamento dell'Italia nel contesto internazionale sul tema dei flussi migratori, acuendo i già difficili problemi di gestione dei flussi in modo ordinato, nella sicurezza dei migranti e delle comunità che li accolgono,

impegna il Governo

1) ad aderire al Global Compact for migration.
(1-00095) «Fornaro, Boldrini, Bersani, Federico Conte, Epifani, Fassina, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Pastorino, Rostan, Speranza, Stumpo».


   La Camera,
   premesso che:
    il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare» (Global Compact for safe, orderly and regular migration) è un'iniziativa dell'Onu, assunta dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri in una dichiarazione congiunta, nel contesto dell'Assemblea generale a New York il 19 settembre 2016;
    dopo una fase di consultazioni ed incontri, la bozza finale del Global Compact è stata presentata 1'11 luglio 2018 e condivisa da 164 Paesi nella Conferenza intergovernativa dell'Onu a Marrakech il 10 e 1'11 dicembre 2018;
    il Global Compact è un protocollo politico-programmatico che ha valore d'indirizzo per gli Stati aderenti. Esso non ha natura normativa, non traducendosi in una vera e propria convenzione internazionale. Non è vincolante poiché la sua violazione non comporta alcuna sanzione da parte di nessun organismo;
    il Global Compact si propone di affrontare il fenomeno della migrazione in modo organico, sulla base di analisi e dati empirici sulla migrazione, condivisi tra tutti i Paesi, al fine di evitare migrazioni incontrollate e che Paesi singoli si trovino da soli a gestire un fenomeno che, viene ribadito nel documento, è «transnazionale». Da qui il riconoscimento di una «responsabilità condivisa» a cui fa appello il Global Compact nella sua premessa;
    nelle dichiarazioni d'intenti del Global Compact contenute nel preambolo si trovano alcuni punti di grande interesse e rassicurazione per il nostro Paese:
     a) al punto 4 si ribadisce che i rifugiati e migranti sono due gruppi distinti regolati da quadri giuridici diversi e che solo i rifugiati hanno diritto alla specifica protezione internazionale, come definita dagli accordi internazionali. Questo smentisce i rischi paventati il 27 novembre 2018 dal Ministro Salvini, secondo il quale il Global Compact «mette sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici»;
     b) al punto 6, si legge che il Global Compact non è giuridicamente vincolante, non impone nessuna politica migratoria agli Stati che lo sottoscrivano, violandone così la sovranità nazionale, ma offre un quadro per la cooperazione internazionale, lasciando agli Stati la libertà di determinare la politica migratoria sul proprio territorio;
     c) al punto 12, si smentisce la tesi che il documento possa incoraggiare le migrazioni. L'accordo, infatti, impegna i Governi d'origine dei migranti a «mitigare quei fattori avversi e strutturali che impediscono alle persone di realizzare e mantenere uno stile di vita sostenibile nei rispettivi Paesi d'origine». Questo impegno di superare le necessità delle popolazioni a emigrare è in linea anche con l'impegno preso dal Governo in sede di Consiglio europeo. Si ricorda che tra i Paesi che il 10 e 11 dicembre 2018 hanno aderito al Global Compact vi sono anche i Paesi da cui provengono le quote maggiori di migranti in Italia, ovvero Tunisia, Egitto, Eritrea, Pakistan, Bangladesh e Nigeria;
    tra i 23 obiettivi del Global Compact a cui dovrebbero mirare gli Stati che sottoscriveranno il patto, vengono previste possibili intese che vanno palesemente a beneficio di un Paese di primo approdo come l'Italia, tra le quali:
     a) il punto 4 mira ad assicurare che tutti i migranti siano in possesso di documenti legali di identità;
     b) il punto 5 promuove i canali regolari di immigrazione;
     c) il punto 6 contrasta lo sfruttamento dei lavoratori immigrati;
     d) il punto 9 rafforza la risposta transnazionale al traffico dei migranti;
     e) il punto 11 prevede di mettere in sicurezza i confini degli Stati, contrastando l'immigrazione irregolare e favorendo quella leale;
     f) il punto 21 promuove accordi di rimpatrio dei migranti;
    la posizione del Governo italiano in materia di migrazioni è stata sin dal suo insediamento una posizione in linea con i sopra citati obiettivi, molti dei quali sono diventati anche punti concordati dal Consiglio europeo di giugno e di ottobre 2018;
    l'Italia ha partecipato a tutte le fasi del negoziato nel corso degli ultimi due anni che ha portato alla stesura del Global Compact. Rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea alla Camera deputati, il 21 novembre 2018, il Ministro Enzo Moavero Milanesi ha difeso l'accordo programmatico Global Compact, sostenendo che «non sarà un atto giuridicamente vincolante» e che nel documento ci sono principi di responsabilità condivisa nella gestione degli oneri dell'immigrazione;
    la stessa linea ha manifestato anche il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano: «Siamo fiduciosi che il Global Compact sarà uno strumento utile per massimizzare l'impatto delle risorse disponibili nella gestione dei flussi migratori»;
    in sede di conversione in legge del decreto-legge 10 luglio 2018, n. 84, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia Costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libico, il Sottosegretario per l'interno Nicola Molteni, intervenuto nell'aula della Camera, ha dichiarato: «coloro che arrivano in Italia e in Europa, che hanno diritto ad avere una forma di protezione internazionale, devono arrivare con forme di legalità e di sicurezza, perché solo attraverso le forme della legalità e della sicurezza noi possiamo accettare, condividere e apprezzare un principio di civiltà, che è la precondizione che sta alla base dell'azione di questo Governo. La tutela dei diritti umani (...) è un elemento totalmente fondante dell'attività di questo Governo. Il rispetto delle convenzioni internazionali, il rispetto dei diritti umani, il rispetto di principi di umanità è la precondizione dell'azione politica di questo Governo nei confronti del contrasto al traffico dell'immigrazione clandestina e nei confronti del contrasto agli scafisti»,

impegna il Governo

1) ad aderire al Global Compact for safe, orderly and regular migration anche successivamente alla data del 19 dicembre 2018.
(1-00096) «Emanuela Rossini, Schullian, Gebhard, Plangger, Benedetti, Lorenzin, Toccafondi».


   La Camera,
   premesso che:
    il patto mondiale sulla migrazione dell'Onu, Global Compact, è stato formalmente approvato alla Conferenza di Marrakech, in Marocco, dove si sono riuniti i leader e i rappresentanti di circa 150 Paesi;
    il Global Compact, presentato come la più ampia strategia di revisione dei flussi migratori e della loro gestione per «una migrazione sicura, ordinata e regolare», non rappresenta altro che la palese violazione della sovranità degli Stati, poiché volto ad imporre delle linee in materia di immigrazione;
    l'Italia, per la sua posizione geografica, vive più di altri Stati le difficoltà causate da flussi migratori incontrollati, originati dalla crescita demografica del continente africano e dai contesti politici mutevoli, carichi di tensioni, che caratterizzano l'area nordafricana e mediorientale;
    nel documento approvato dal Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione nella seduta del 16 dicembre 2015, sono emersi alcuni filoni di indagine prevalenti sui quali sarebbe opportuno intraprendere quanto prima gli opportuni interventi, tra i quali: un'applicazione più puntuale del regolamento di Dublino, oltre che di una sua necessaria modifica che si ritiene comunque non più procrastinabile; ripercorrere la strada della conclusione di accordi di partenariato con alcuni Paesi del nord Africa, in cui sia possibile contare su una maggiore stabilità politica, ovvero, laddove questa difetti, istituire comunque una cabina di regia nazionale per il coordinamento delle azioni necessarie a fronteggiare l'emergenza migratoria in atto in Europa, attraverso l'Italia;
    l'Accordo di Schengen del 1985, concluso con il fine di creare uno spazio comune tanto per le persone quanto per le merci e con la volontà di rendere più veloci la mobilità ed il commercio all'interno dello spazio condiviso, impone agli Stati membri – ciascuno nella propria assoluta autonomia – di proteggere le frontiere esterne. L'Accordo di Schengen, nell'inderogabile rispetto di tali fondamentali principi, non può e non deve in alcun modo essere messo in discussione;
    nel 2009, durante l'ultimo Governo Berlusconi, quando sono stati siglati accordi con i Paesi del nord Africa e, nel contempo, è stata dettata una linea di massima severità nei confronti dell'immigrazione clandestina, si registrarono 9.573 sbarchi e nel 2010 furono 4.406 per l'intero anno;
    successivamente, è stato messo in moto un processo inverso, in continuo crescendo, giunto nel 2017 alla punta massima di 180 mila migranti in un anno;
    i Governi di centro-sinistra della XVII legislatura hanno, infatti, attuato politiche di apertura che hanno facilitato l'ingresso di immigrati in Italia, con costi giganteschi a carico del nostro Paese, che non ha ricevuto l'adeguato sostegno da parte dell'Unione europea e della comunità internazionale nel suo complesso;
    tuttora sono assolutamente scarse le iniziative europee e internazionali che aiutino realmente l'Italia nel controllo dei flussi migratori nell'area mediterranea;
    i confini terrestri e marittimi italiani sono confini d'Europa, dei quali l'Unione europea poco si cura, visto anche l'esito deludente delle operazioni «EunavFor Med» e di altre iniziative internazionali in corso da tempo nel Mediterraneo;
    il Global Compact, affrontando in maniera teorica e generale tutti gli aspetti dell'immigrazione, contiene sia impegni che devono essere sviluppati in maniera positiva per l'Italia, ma anche molti altri impegni che potrebbero rendere ancora più forte la pressione migratoria sul nostro Paese, la cui condizione è assolutamente unica per la collocazione dell'Italia nel cuore del Mediterraneo;
    nello specifico, il patto conferisce ad ogni persona il diritto di migrare, indipendentemente dalle ragioni che la spingono a spostarsi con la conseguenza che i migranti diventerebbero una massa indistinta e verrebbe a cadere lo stato di rifugiato, rendendo, dunque, irrilevante anche l'articolo 10 del dettato costituzionale;
    ci sono, nel Global Compact, indicazioni che potrebbero rilanciare le iniziative delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo, con riflessi positivi per i trafficanti di persone ed estremamente negativi per un Paese come l'Italia, che ha già accolto un numero enorme di immigrati;
    pur comprendendo la necessità di un intervento di natura internazionale, certamente urgente, si ritiene insuperabile la tutela dei confini italiani e l'affermazione del ruolo e dell'interesse nazionale;
    per molti aspetti, il Global Compact, per l'interpretazione che se ne sta dando a livello interno e internazionale, costituirebbe, di fatto, un incoraggiamento a politiche di accoglienza indiscriminate, da un lato, e di esodo generalizzato, dall'altro;
    è necessario far precedere ogni decisione internazionale da un'approfondita discussione all'interno del nostro Paese e del nostro Parlamento, per adottare strumenti legislativi che consentano di rimpatriare le centinaia di migliaia di persone che illegalmente continuano a sostare in Italia e che nemmeno le recenti norme, che pure rappresentano una parziale inversione di rotta, consentono di immaginare lontane dal territorio italiano;
    è necessario che l'annunciata e mai concretizzata solidarietà dell'Unione europea si manifesti, sia in termini finanziari adeguati e cospicui, sia in termini organizzativi;
    non ci sono le condizioni per assumere impegni così ampi, così generali e a tratti così contraddittori, come quelli indicati nel Global Compact,

impegna il Governo

1) a non sottoscrivere il Global Compact.
(1-00099) «Gregorio Fontana, Ravetto, Silli, Occhiuto».


   La Camera,
   premesso che:
    il 16 settembre 2016, in occasione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stata adottata all'unanimità la Dichiarazione di New York per i migranti e rifugiati;
    la Dichiarazione scaturisce dalla riflessione sulla complessità delle migrazioni quale fenomeno globale da cui deriverebbe l'impossibilità per qualsiasi Stato da solo, di affrontare la questione migratoria. In questo contesto il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration (Global Compact) si ripropone di fissare principi e obiettivi generali da raggiungere;
    come stabilito nella Dichiarazione stessa, a partire da aprile 2017 si è aperta una fase di consultazione e successivamente di negoziazione del testo, durata fino a luglio del 2018. La stesura definitiva del Global Compact: stabilisce principi, impegni e intese tra gli Stati Membri in materia di migrazione internazionale in tutte le sue dimensioni; offre un contributo alla governance globale e rafforza il coordinamento intergovernativo rispetto ai fenomeni migratori;
    presenta politiche di cooperazione internazionale in materia di mobilità umana; affronta in maniera congiunta le molteplici dimensioni della migrazione internazionale;
    il Global Compact è un atto che mira ad intensificare la collaborazione internazionale fra tutti gli attori coinvolti e la condivisione a livello multilaterale delle sfide migratorie, pur ribadendo la sovranità degli Stati e la valenza dei loro obblighi in base al diritto internazionale vigente;
    l'opinione pubblica italiana si è divisa sull'opportunità di aderire al Global Compact e il Governo ha deciso di non partecipare alla conferenza di Marrakech per la sua adozione;
    il Global Compact si compone di 54 paragrafi e tratta questioni quali ad esempio la riduzione dei fattori negativi che innescano i processi di migrazione e la ricerca di metodi per fornire vie di accesso legali ai migranti e cercare così di porre fine all'annoso problema della tratta di esseri umani e ridurre le vittime (dal 1993 ad oggi, sono più di 35.000 le persone morte solo nel tentativo di raggiungere l'Europa);
    tuttavia, come specificato nel Global Compact, migranti e rifugiati sono gruppi distinti regolati da quadri giuridici separati, il Global Compact definisce un quadro di cooperazione che affronta la migrazione in tutte le sue dimensioni (anche quella dei migranti economici), definendola una fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile;
    ciascuno Stato manterrebbe il diritto di non prendere parte a qualsiasi disposizione del Global Compact che potrebbe confliggere con i propri interessi nazionali, la legislazione o gli obblighi internazionali presi in altre sedi;
    si osserveranno l'attuazione concreta del meccanismo di follow up e di riesame periodico previsti,

impegna il Governo

1) a rinviare la decisione in merito all'adesione dell'Italia al Global Compact for Safe, Orderly and Regular migration, in seguito ad una ampia valutazione con riferimento alla sua effettiva portata.
(1-00102) «D'Uva, Molinari».


RELAZIONE DELLE COMMISSIONI III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) SULLA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN MERITO ALLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA A ULTERIORI MISSIONI INTERNAZIONALI DA AVVIARE PER IL PERIODO DAL 1o OTTOBRE AL 31 DICEMBRE 2018, ADOTTATA IL 28 NOVEMBRE 2018 (DOC. XXV, N. 1) E SULLA RELAZIONE ANALITICA SULLE MISSIONI INTERNAZIONALI IN CORSO E SULLO STATO DEGLI INTERVENTI DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE, RIFERITA AL PERIODO 1o GENNAIO-30 SETTEMBRE 2018, ANCHE AL FINE DELLA RELATIVA PROROGA PER IL PERIODO 1o OTTOBRE-31 DICEMBRE 2018, DELIBERATA IL 28 NOVEMBRE 2018 (DOC. XXVI, N. 1) (DOC. XVI, N. 1)

Doc. XVI, n. 1 – Risoluzioni

RISOLUZIONI

   La Camera,
   udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc. XVI, n. 1) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri, in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali da avviare per il periodo dal 1o ottobre al 31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018 (Doc. XXV, n. 1), nonché sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o gennaio-30 settembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, deliberata il 28 novembre 2018 (Doc. XXVI, n. 1);
   premesso che:
    la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (Doc. XXV, n. 1) prevede, per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, la partecipazione dell'Italia ad una nuova missione internazionale, denominata Nato Mission in Iraq, con l'obiettivo di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo di matrice fondamentalista in tutte le sue forme e manifestazioni;
    la Deliberazione prevede, altresì, la prosecuzione, per il trimestre 1o ottobre-31 dicembre 2018, delle missioni internazionali in corso e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione già autorizzate, per il periodo 1o gennaio-30 settembre 2018 (Doc. XXVI, n. 1), con le risoluzioni della Camera dei deputati n. 6-00382 e del Senato della Repubblica Doc. XXIV, n. 93 e n. 94, adottate rispettivamente il 15 e il 17 gennaio 2018 a seguito della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017;
    è intenzione del nuovo Governo mantenere, nelle operazioni per il ripristino della stabilità internazionale, un ruolo di primo piano al fine di dare risposte e fronteggiare le diverse minacce che caratterizzano l'attuale contesto geopolitico di riferimento;
    in tale contesto, la NATO rimane per il nostro Paese l'organizzazione regionale di riferimento per garantire un'adeguata cornice di sicurezza all'intera area euro-atlantica ed esercitare la dissuasione, la deterrenza e la difesa militare contro le varie minacce;
    è prevista anche un'attiva partecipazione del Paese alle iniziative di Politica di sicurezza e difesa comune dell'Unione europea, nonché agli sforzi nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite;
    la nuova missione NATO Mission in Iraq, che si inserisce nel solco dell'azione di contrasto al Daesh, è finalizzata, in particolare, ad addestrare istruttori iracheni per affinare la professionalità delle loro forze di sicurezza e contribuire a sostenere strutture e istituzioni di sicurezza nazionale più efficaci, trasparenti ed inclusive;
    la prosecuzione delle missioni in corso per l'ultimo trimestre dell'anno 2018 trova fondamento nell'esigenza di assicurare la loro continuità sotto il profilo operativo e funzionale;
    la Relazione analitica evidenzia l'opportunità di avviare una riflessione strategica che comporti la rivalutazione della nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per gli interessi nazionali, sulla base di scelte ponderate sia sull'effettività e concretezza di tali interessi, sia in tema di impiego delle risorse;
    la Relazione analitica sottolinea, altresì, con riferimento alla missione EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, in scadenza il 31 dicembre 2018, che il nuovo mandato dovrà necessariamente prevedere una revisione approfondita con particolare riguardo all'attuale meccanismo di sbarco dei migranti tratti in salvo dagli assetti di SOPHIA, nello spirito delle conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018;
    l'impegno dell'Italia, la cui Carta costituzionale sancisce il ripudio della guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali, si fonda su un approccio onnicomprensivo alle crisi, che correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze. Non a caso, l'Italia è attiva, insieme ai partner europei e agli alleati transatlantici, nel finanziamento delle missioni dell'Onu, ed è presente in un'ampia gamma di scenari segnati non solo da crisi conclamate ma anche da conflitti congelati, nonché ovunque sia opportuno contribuire a consolidare processi di pacificazione, democratizzazione e stabilizzazione in funzione di prevenzione dei conflitti;
    i documenti in esame sottolineano la vocazione transatlantica ed europeista della nostra politica estera; una vocazione corroborata, da un lato, dalla nuova proiezione della NATO verso la direttrice del Mediterraneo e dell'Africa, dall'altro, dal ruolo-guida che l'Italia sta assumendo nel processo di sviluppo delle cooperazioni strutturate permanenti (PESCO) nell'ambito della politica estera e di difesa dell'UE;
    occorre proseguire nell'azione di supporto per la stabilizzazione dei Balcani Occidentali e del Partenariato Orientale, a sostegno del consolidamento delle istituzioni democratiche;
    quanto agli interventi di cooperazione allo sviluppo, è auspicabile che il Parlamento possa accedere ad informazioni di maggior dettaglio sulle relative caratteristiche, mediante una ripartizione per paese dei singoli progetti, in un esercizio di trasparenza e anche di riorganizzazione dei contenuti che sia il più possibile simmetrico e speculare alle schede concernenti la partecipazione alle missioni,
    autorizza la prosecuzione per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018 delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui all'Allegato 1 della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 (Doc. XXVI, n. 1), di seguito riportate:
  Europa
   NATO Joint Enterprise (scheda n. 1);
   European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo – personale militare (scheda n. 2);
   EUFOR ALTHEA (scheda n. 6);
   United Nations Peacekeeping in Cyprus UNFICYP (scheda n. 8);
   NATO Sea Guardian (scheda n. 9);
   EUNAVFOR MED operazione SOPHIA (scheda n. 10);
  Asia
   NATO Resolute Support Mission in Afghanistan (scheda n. 11);
   United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (scheda n. 12);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda n. 13);
   Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (scheda n. 14);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 15);
   European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (scheda n. 16);
   Coalizione Internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 19);
   United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (scheda n. 20);
   impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 21);
  Africa:
   United Nations Support Mission in Lybia-UNSMIL (scheda n. 23);
   EUNAVFOR operazione Atalanta (scheda n. 25);
   EUTM Somalia (scheda n. 26);
   EUCAP Somalia (scheda n. 27);
   Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 28);
   Impiego di personale militare presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 29);
   United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (scheda n. 30);
   EUTM Mali (scheda n. 31);
   EUCAP Sahel Mali (scheda n. 32);
   EUCAP Sahel Niger (scheda n. 33);
   Multinational Force and Observers in Egitto-MFO (scheda n. 34);
   Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1/2018);
   Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 2/2018);
   Missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze delle Forze armate tunisine (scheda n. 3/2018);
   United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda n. 4/2018);
   European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (EUTM RCA) (scheda n. 5/2018);
   Potenziamento di dispositivi nazionali e della NATO;
   Dispositivo aeronavale nazionale «Mare Sicuro», apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, comprensivo della missione in supporto alla Guarda costiera libica richiesta dal Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico (scheda n. 36);
   Dispositivo «NATO Support to Turkey» a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza (scheda n. 37);
   Dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 38);
   Dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 39);
   Dispositivo NATO in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 40);
   NATO Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 6/2018);
   Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze Armate per il periodo 1o ottobre 2018-31 ottobre 2018 (scheda n. 43);
   Supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);
   Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione;
   Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
   Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
   Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
   Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49).

  autorizza per il periodo 1o ottobre 2018-31 dicembre 2018 la partecipazione dell'Italia alla seguente missione internazionale, di cui all'Allegato 2 alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 (Doc. XXV, n. 1):
   NATO Mission in Iraq (scheda n. 7/2018).
(6-00039) «Ferrari, Corda, Formentini, Sabrina De Carlo, Belotti, Aresta, Fantuz, Chiazzese, Furgiuele, Del Monaco, Marchetti, Ermellino, Paolini, Frusone, Pettazzi, Galantino, Gubitosa, Toccalini, Iorio, Zicchieri, Iovino, Rizzo, Roberto Rossini, Giovanni Russo, Traversi, Billi, Cabras, Caffaratto, Cappellani, Coin, Carelli, Comencini, Colletti, Del Grosso, Di San Martino Lorenzato di Ivrea, Di Stasio, Grimoldi, Ehm, Ribolla, Grande, Emiliozzi, Zoffili, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».


   La Camera,
   discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018 (Doc. XXV, N. 1) e la relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 novembre 2018 (Doc. XXVI, N. 1);
   premesso che:
    con l'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, l'Italia si è dotata di uno strumento normativo che ha innovato il procedimento di deliberazione delle missioni internazionali, pur restando nelle funzioni del Parlamento il fondamentale potere di «autorizzare» nuove missioni internazionali o la loro proroga (articolo 2, comma 2);
    la legge ha trasferito al Governo, nella fase di programmazione e istruttoria, la scelta delle missioni internazionali da avviare o da prorogare, ma la fase decisionale è rimasta nella disponibilità esclusiva delle Camere che possono negare l'autorizzazione o definire gli impegni in senso difforme da quanto programmato dal Governo (articolo 2, comma 2);
    allo stesso modo, il nuovo strumento legislativo ha previsto che il Ministero dell'economia e delle finanze possa disporre l'anticipazione alle Amministrazioni interessate di una somma non superiore al 75 per cento delle somme necessarie «per assicurare l'avvio delle missioni», entro dieci giorni dalla data di presentazione alle Camere delle deliberazioni e delle relazioni annuali (Art. 2, comma 4-bis). Tale previsione, tuttavia, è da interpretarsi come misura che consente di svolgere previamente l'attività burocratica e amministrativa degli apparati dello Stato in funzione di una velocizzazione delle procedure connesse all'impegno all'estero dell'Italia, fermo restando che l'effettivo impegno di spesa da parte delle Amministrazioni interessate e l'avvio delle relative missioni può essere disposto solo e esclusivamente dopo l'autorizzazione delle missioni da parte del Parlamento, nel rispetto dell'articolo 2, comma 2;
   con riferimento alle missioni internazionali prorogate:
    le spese per missioni che nel 2017 erano già aumentate del 17 per cento rispetto al 2016, rimangono sostanzialmente invariate nel 2018. Di tutte le risorse per missioni, gli stanziamenti destinati alle iniziative di cooperazione allo sviluppo e al sostegno ai processi di pace e stabilizzazione ammontano solo a poco più del 10 per cento. Il restante 90 per cento è speso per interventi di tipo militare;
    è evidente come si mantiene lo spostamento dell'interesse geo-strategico dell'Italia dal medio-oriente all'Africa, ma le missioni sullo scenario africano non sembrano mirare alla sicurezza né alla tutela delle persone che migrano, lasciando trasparire una prospettiva neocoloniale ispirata da interessi economici, che avrà delle conseguenze e ricadute che non possiamo immaginare;
    le missioni in territorio africano consolidano, come già accaduto sul fronte libico, un pericoloso legame tra l'intervento militare e l'azione di contrasto delle migrazioni nella loro dimensione esterna. Sembra emergere un pericoloso trasferimento del finanziamento dei progetti di esternalizzazione delle frontiere che coinvolge dal Ministero degli Interni a quello degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale fino al recente coinvolgimento di quello della Difesa in chiara chiave repressiva e di controllo degli arrivi già dai paesi di transito;
    da quanto emerge (scheda 1-2018), le attività in Libia si focalizzano nel «rafforzamento delle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale» nell'obbiettivo di potenziare la Guardia Costiera Libica affinché proceda ad operazione di intercettazione che riportino i migranti in quello che è stato definito un «inferno» da molti osservatori istituzionali e internazionali. Finanziare e supportare il sistema d'intercettazione e di controllo della Guardia Costiera Libica rende il nostro Governo compartecipe e corresponsabile delle sistematiche violazioni dei diritti, delle violenze e delle torture subite dai migranti nei centri di detenzione in cui vengono portati una volta a terra. Risulta altrettanto pericolosa la formazione di personale della Guardia Costiera Libica che, come emerso nel rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, vede un alto rischio di infiltrazione e di legami con milizie che gestiscono spesso anche il traffico di esseri umani. Ancora più grave che l'Italia contribuisca a rafforzare il contrasto alla cosiddetta immigrazione illegale di migranti in transito che provengono da Paesi retti da regimi autocratici o dittatoriali ed è che sono intrappolate per mesi e a volte anni in un Paese, la Libia, che non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati e dove non sono garantiti i diritti umani. Il Governo Italiano è passato dal finanziare, con il suo budget destinato alle forze militari, operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, come «Mare Nostrum», ad attività di contrasto e di indiretto respingimento verso la Libia;
    la Missione in Niger (scheda 2-2018) risulta militarmente e politicamente pericolosa. Il contributo militare dell'Italia si inserisce in modo subordinato in un più ampio intervento che vede il coordinamento della Francia a sostegno delle forze del G5 Sahel con finalità che vedono mischiarsi pericolosamente gli obbiettivi di lotta al terrorismo, di traffico di essere umani e di stabilizzazione della regione;
    i progetti di controllo della frontiera nel deserto del Teneré, finanziati con i fondi allo sviluppo confluiti nel Fondo Fiduciario Africano, hanno già dimostrato il loro impatto nefasto. Come conseguenza dell'attuazione di questi progetti, i migranti si sono visti obbligati ad affidarsi a reti più organizzate e quindi più spietate di traffico che, per raggiungere la Libia sfuggendo dai posti di controllo, hanno obbligato i migranti a seguire rotte che si spostano verso Algeria e Mali, rendendo quelle zone ancora più instabili;
    la priorità del Governo appare essere ancora una volta quella di esternalizzare il controllo delle frontiere, disattendendo uno dei principi cardine della nostra Costituzione, l'articolo 10 comma 3, secondo il quale «Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.»;
    in Afghanistan le Forze armate italiane sono oramai presenti nel Paese da più di 17 anni e rappresentano il secondo contingente dopo gli Stati Uniti d'America. Qui la missione Resolute support che avrebbe dovuto avere l'obiettivo di svolgere attività di consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afghane e delle istituzioni governative è tornata ad essere, dopo quattro anni dalla fine della missione combat ISAF-NATO, ad essere in prima linea al fronte, l'avanzata dei talebani ha di fatto costretto le truppe straniere a tornare ad assistere le truppe afghane che combattono al fronte insieme alle truppe statunitensi;
    l'Afghanistan è classificato al penultimo posto nel Global Peace Index 2017: in condizioni peggiori a livello mondiale c’è soltanto la Siria, avendo «scavalcato» rispetto all'anno precedente Sud Sudan e Iraq; l'Institute for Economics and Peace rileva, inoltre, che il Paese è secondo solo all'Iraq (su 163 Paesi monitorati), sempre su scala globale, per attività terroristiche all'interno del paese (Global Terrorism Index 2017);
    l'ultima strage compiuta dagli estremisti è avvenuta il 20 novembre 2018 a Kabul, ed ha provocato oltre 40 morti e almeno 60 feriti. Le vittime continuano ad essere soprattutto civili e da mesi a Kabul, che dovrebbe essere la città più sicura, si susseguono copiosamente attentati drammatici, tanto che diversi stati, Gran Bretagna in testa, vogliono spostare la propria ambasciata dalla capitale ad un'area più sicura;
    dopo la disfatta in Siria e Iraq, molti analisti ritengono che i militanti dell'Isis si siano spostati in altri Paesi, Afghanistan in testa;
    al di là della situazione drammatica in cui continua ad essere l'Afghanistan (come documentato in un rapporto dell'EASO nel 2015, dopo più di un decennio di guerra si sono registrate la cifra record di 11 mila civili vittime di violenza), sembra cambiata radicalmente anche la strategia statunitense, il progressivo disimpegno in favore del supporto alla ricostruzione della nazione è stato infatti sostituito con un nuovo interventismo militare nello stato, in disprezzo anche del fragile Governo Afghano, che seppur non troppo inviso alla maggioranza degli afghani, continua ad essere facile preda per la propaganda dei nazionalisti e dei talebani, poiché privo di legittimità e dipendente dai militari e da soldi stranieri;
    dal suo inizio la guerra in Afghanistan è costata complessivamente all'Italia più di 8mld di euro una cifra astronomica che richiederebbe un serio bilancio in termini di efficacia dell'azione militare in relazione anche ai risultati ottenuti sul terreno della stabilizzazione del Paese;
    il Governo propone per il 2018 il proseguimento della missione di assistenza alla Guardia costiera libica che ha quindi la responsabilità dei salvataggi e di riportare i migranti sulla costa libica. Come ben documentato in questi mesi, i libici mettono in atto i loro salvataggi attraverso torture e maltrattamenti per riportare poi i migranti a riva destinandoli a uno stato di prigionia nei centri di permanenza, spazi affollati dove abusi e violenze sono all'ordine del giorno. In alcune occasioni i libici avrebbero addirittura ostacolato le operazioni di soccorso in mare e in alcuni casi, come accertato da testimonianze e video, sarebbero direttamente responsabili della tragica sorte di numerosi migranti, dispersi in mare;
    le decisioni della NATO, prese al vertice tenuto a Varsavia nell'estate del 2016, ha comportato l'adozione di una serie di misure politiche e militari preventive nei confronti della Russia, le più importanti dalla fine della Guerra Fredda. Come previsto dalla Deliberazione l'Italia ha poi dislocato mezzi e uomini in diversi dispositivi di protezione e sorveglianza dell'Alleanza;
    con la presenza della NATO in Lettonia, Estonia, Lituania e Polonia con mezzi e uomini pronti a rispondere a minacce esterne lungo il confine orientale dell'Alleanza, addirittura si è superato l'accordo stipulato con la Russia nel 1997, in cui si stabiliva che l'alleanza atlantica non può mantenere le proprie truppe da combattimento in modo permanente nei Paesi a est della Germania, a meno che le condizioni di sicurezza degli Stati alleati non siano in pericolo;
    evidentemente, i rappresentanti dei Paesi dell'Alleanza atlantica considerano cambiate queste condizioni, e nei fatti programmano delle azioni militari lungo quello che viene chiamato «fronte orientale» e a cui il nostro Paese risponde con una rinnovata presenza in Lettonia di 160 unità e 50 mezzi terrestri;
    l'Italia oggi continua ad essere presente in Turchia nella missione «Active fence» che prevede 130 soldati dislocati lungo il confine turco-siriano, con batterie antimissile;
    una presenza nel territorio della Turchia che, da paese membro della Nato, ha favorito negli scorsi anni il passaggio di migliaia di foreign fighter europei, mentre al tempo stesso conduceva una «guerra sporca» contro le organizzazioni curde in Siria e in Iraq, che hanno contribuito in maniera determinante alla liberazione di Raqqa e di Mosul dalla presenza di Daesh, continuando ad attaccare i cantoni liberati nella Federazione della Siria del Nord dove si è dato vita ad un'esperienza di convivenza pacifica e democratica tra curdi, arabi, assiri, caldei, aramaici, turcomanni, armeni e ceceni e altre minoranze, un'esperienza che dovrebbe essere tutelata dalla comunità internazionale come patrimonio per la ricostruzione dell'intero Paese;
    con riferimento alle proroghe relative agli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, va sottolineato che occorrono maggiori risorse e va modificata la qualità della spesa. Le risorse per la cooperazione devono essere utilizzate unicamente per colpire le cause profonde delle migrazioni (lotta ai governi corrotti, alle carestie, allo sfruttamento delle risorse da parte dei paesi occidentali che poco o nulla lasciano alle popolazioni dei territori eccetera);
   con riferimento alla nuova missione internazionale deliberata:
    per quanto attiene alla nuova missione denominata NATO Mission in Iraq che ha l'obiettivo di offrire al Governo iracheno il sostegno per stabilizzare il Paese in particolare con interventi di addestramento e consulenza dei funzionari iracheni nel settore contro gli ordigni esplosivi improvvisati della pianificazione civile militare, della manutenzione dei veicoli blindati, della medicina militare si conferma sostanzialmente la nostra presenza in Iraq nell'ambito delle missioni per il contrasto al terrorismo. Tuttavia si segnala la necessità di avviare una riflessione sul bilancio della missione di contrasto al Daesh e sulle prospettive future di tale missione;
   alla luce delle considerazioni che precedono:
    si ritiene che occorra un cambiamento radicale, che si sostanzi a partire dalla discontinuità alla partecipazione alle missioni internazionali, pertanto autorizza le seguenti missioni e attività di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018:
   Joint Enterprise (missione NATO – scheda 1);
   EULEX Kosovo (personale militare) (missione UE – scheda 2);
   EUFOR ALTHEA (missione UE – scheda 6);
   United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP (missione ONU – scheda 8);
   United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (missione ONU – scheda 12);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda 13);
   Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (missione multilaterale - scheda 14);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda 15);
   European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (missione UE – scheda 16);
   Partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 19);
   United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (missione ONU – scheda 20);
   Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medioriente e Asia (scheda 21);
   United Nations Support Mission il Libya UNSMIL (missione ONU – scheda 23);
   Missione UE antipirateria denominata ATALANTA (missione UE – scheda 25);
   Missione UE denominata EUTM Somalia (missione UE – scheda 26);
   Missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (missione UE – scheda 27);
   Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda 28);
   Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti (scheda 29);
   Missione UN denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (missione ONU – scheda 30);
   Missione UE denominata EUTM Mali (missione UE – scheda 31);
   Multinational Force and OBSERVERS in Egitto MFO (scheda 34);
   le esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2018 (scheda n. 43);
   il supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);
   Partecipazione di personale militare alla missione UN denominata United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (Minurso) (scheda 4-2018);
   Proroga della partecipazione di personale militare alla missione UE denominata European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (scheda 5-2018);
   Partecipazione di personale militare alla missione NATO Mission in Iraq (Scheda 7-2018);
    non autorizza le missioni di cui alle schede:
   Sea Guardian (missione NATO – scheda 9);
   EUNAVFORMED SOPHIA (missione UE – scheda 10);
   Resolute Support Mission (missione NATO – scheda 11);
   Missione UE denominata EUCAP Sahel Mali (missione UE – scheda 32);
   Missione UE denominata EUCAP Sahel Niger (missione UE – scheda 33);
   Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo Centrale (operazione Mare Sicuro) (scheda 36);
   Partecipazione al dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «Active Fence» (scheda 37);
   Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda 38);
   Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda 39);
   Partecipazione al dispositivo NATO in Lettonia Enhanced Forward Presence (scheda 40);
   Partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda 1-2018);
   Partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di assistenza e supporto nella Repubblica del Niger (scheda 2-2018);
   Partecipazione di personale militare alla missione NATO di supporto in Tunisia (scheda 3-2018).
(6-00040) «Boldrini, Palazzotto».


   La Camera,
   discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 28 novembre 2018, in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (Doc. XXV, n. 1) e alla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga, (Doc. XXVI, n. 1), adottata ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
   premesso che:
    con l'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, l'Italia si è dotata di uno strumento normativo che ha innovato il procedimento di deliberazione delle missioni internazionali, pur restando nelle funzioni del Parlamento il fondamentale potere di «autorizzare» nuove missioni internazionali o la loro proroga (articolo 2, comma 2);
    la legge ha trasferito al Governo, nella fase di programmazione e istruttoria, la scelta delle missioni internazionali da avviare o da prorogare, ma la fase decisionale è rimasta nella disponibilità esclusiva delle Camere che possono negare l'autorizzazione o definire gli impegni in senso difforme da quanto programmato dal Governo (articolo 2, comma 2);
    l'impegno internazionale che l'Italia profonde ricorrendo alla leva delle missioni militari e degli interventi di natura civile negli scenari di crisi costituisce la necessaria risposta a persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico – il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti – e a fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euromediterranea. Tale impegno si fonda su un approccio onnicomprensivo alle crisi, proprio dell'Unione europea e pienamente condiviso dall'Italia, che correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze; l'impianto della legge n. 145 del 2016 rispecchia in profondo questa impostazione. Tale strumento normativo innovativo di riordino e di razionalizzazione ha fin qui assicurato all'interazione tra Governo e Parlamento, finalizzata alla decisione sulle missioni internazionali, un inedito grado di trasparenza e di profondità, permettendo di contemperare il doveroso carattere democratico della dinamica decisionale su una materia tanto delicata anche sul piano dell'impatto finanziario, alla necessaria celerità del relativo processo decisionale, nel superiore interesse alla tutela della pace, nonché della vita e dell'integrità degli uomini e delle donne impegnati sul terreno nei numerosi teatri operativi;
    la vocazione transatlantica ed europeista della nostra politica estera, ideale nel quale crediamo fortemente, è stata più volte messa in discussione dall'azione del nuovo Governo con attacchi nei confronti e all'interno delle istituzioni europee, dal legame poco trasparente della Lega con la Russia e da episodi gravi e inumani come ad esempio la scellerata chiusura dei porti alle navi delle Ong della scorsa estate;
    suscita stupore vedere riproposta la continuazione delle missioni internazionali così come approntate nello scorso gennaio dal precedente Governo e aspramente criticate dal Movimento 5 stelle che votò contro tale provvedimento e la Lega che si astenne; nel merito infatti di alcune di queste missioni in particolare, il giudizio del Movimento 5 stelle fu critico non solo negli interventi dei suoi esponenti in Aula e in Commissione, ma anche nella risoluzione alternativa che gli stessi depositarono;
    in particolare, la missione in Niger, fu definita, nel gennaio 2018, dall'allora esponente dell'opposizione Manlio Di Stefano all'opposizione come «un regalo ai francesi» con l'invio dei nostri militari a «presidiare il deserto», salvo successivamente, l'attuale ministro della Difesa Trenta, abbia salutato lo sblocco della missione – dopo un iniziale stand-by – come «un grandissimo risultato di questo Governo»;
    continuiamo a credere che l'Africa rivesta un interesse strategico prioritario per la sicurezza dell'Italia, che, oltre a dover gestire i flussi migratori provenienti da tale continente, deve affrontare il rischio che un rallentamento del processo di pacificazione e di consolidamento delle istituzioni politiche della Libia sfoci in un nuovo fattore di minaccia per i propri interessi nazionali e per la sicurezza del bacino del Mar Mediterraneo. Gli interventi previsti in Africa si concentrano su attività utili a incrementare la sicurezza e la stabilità internazionali a favore di Paesi impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali, e in questo la missione in Niger può aiutare a definire e sostenere nuove strategie, anche alla luce del fatto che la situazione in Sud Sudan resta drammatica e continuano a preoccupare le tensioni esistenti tra l'Eritrea e i Paesi confinanti. In tale contesto, l'operato delle missioni civili UE in ambito PSDC ha rivestito un ruolo di rilievo; il rafforzamento della nostra presenza nelle operazioni attive in tale teatro – EUCAP Niger, EUCAP Mali, EUTM Mali – cui va aggiunto anche il comando della Cellula di Coordinamento Regionale delle tre missioni stesse, testimonia la rilevanza che il nostro Paese attribuisce alla pace e la stabilità in questo quadrante;
    l'impegno italiano in Libia e Niger è intimamente connesso sul piano strategico alla fondamentale azione a tutela dei diritti umani della popolazione civile, di migranti e di profughi esercitata dalle organizzazioni internazionali presenti, nello specifico l'OIM e l'UNHCR, che l'Italia sostiene convintamente; occorre ricordare che da tempo in quell'area operano gruppi terroristici jihadisti (come Al-Quaeda nel Maghreb arabo (AQIM) e Al-Morabitun) che traggono nuovi fondamentali canali di finanziamento, diretto e indiretto, grazie a vari tipi di traffici, tra cui quello di migranti: le missioni in Libia ed in Niger sono, quindi, strategicamente rivolte anche a contrastare l'endemizzazione di questo fenomeno, che sovrappone terrorismo e attività criminale;
    anche per questo, abbiamo sostenuto con il precedente Governo e durante l'esame iniziale della legge di bilancio, gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, anche grazie alle risorse stanziate con il cosiddetto Fondo Africa, con l'obiettivo di promuovere il controllo del territorio ed il contrasto dei traffici illeciti, a partire da quello di esseri umani. Fondo non rifinanziato dall'attuale Governo, e che non ha provveduto neanche sinora ad incrementare le risorse per l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo, nonostante che nei 5 anni della scorsa legislatura, almeno una delle componenti della attuale compagine governativa, abbia sempre sostenuto la necessità dell'impegno per l'Italia a favore della pace anche e soprattutto attraverso la cooperazione allo sviluppo;
    ulteriore elemento di contraddittorietà dell'azione dell'attuale Governo, è evidenziato dal richiamo alla importanza della partecipazione italiana, insieme agli altri partners europei ed atlantici, al «finanziamento delle missioni dell'Onu», stante la decisione, nella legge di bilancio in corso di esame, di diminuire il contributo alle spese dell'Onu, e di respingere gli emendamenti e gli ordini del giorno delle opposizioni che ne ricordavano la rilevanza;
    ancora, desta preoccupazione l'annunciata «approfondita revisione che vorrà essere fatta intorno a EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, in scadenza il 31 dicembre 2018», preoccupazione corroborata dalle continue dichiarazioni del Ministro dell'interno negli ultimi mesi a riguardo della missione Sophia, deciso a fermare definitivamente la missione in attesa di sviluppi sui negoziati delle regole di Dublino, riguardo l'individuazione dei porti europei che possono essere considerati sicuri;
    va ricordato che EUNAVFOR MED ha salvato dal 2015 circa 45 mila vite umane dai pericoli del mare e dei trafficanti di uomini e che l'impegno per la stabilità del Mediterraneo hanno confermato la vocazione multilaterale della politica estera e di difesa dell'Italia, il convinto sostegno al processo di integrazione europea e al legame transatlantico, l'impegno per la difesa dei diritti umani, nel segno di una cifra identitaria mediterranea che guida l'azione internazionale del nostro Paese;
    il Mediterraneo è stato parte essenziale della nostra presidenza del G7 e del mandato in Consiglio di Sicurezza, oltre che della nostra azione nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e nella NATO, facendo sì che tali organizzazioni perseguissero l'impegno comune nella lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio, come pure di tutte quelle altre sfide (come tragedie umanitarie e odio settario) che contribuiscono a rendere l'area del Mediterraneo allargato uno degli epicentri del disordine globale;
    si rileva positivamente la volontà espressa dal Governo di proseguire nel solco dell'azione del precedente, in merito al ruolo dell'Italia nella partecipazione alle missioni internazionali,
   si propone all'Assemblea di autorizzare, per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, la prosecuzione delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui al punto 5 della Relazione analitica DOC XXVI n. 1, di seguito riportate:

  EUROPA
   Joint Enterprise nei Balcani (scheda n. 1);
   European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo (scheda n. 2);
   EUFOR ALTHEA in Bosnia Erzegovina (scheda n. 6);
   United Nations Peacekeeping in Cyprus UNFICYP (scheda n. 8);
   NATO Sea Guardian nel Mar Mediterraneo (scheda n. 9);
   EUNAVFORMED operazione SOPHIA (scheda n. 10);

  ASIA
   NATO Resolute Support Mission in Afghanistan (scheda n. 11);
   United Nations Interim Force in Lebanon-UNIFIL (scheda n. 12);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda n. 13);
   Temporary International Presence in Hebron-TIPH2 (scheda n. 14);
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 15);
   European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (scheda n. 16);
   Coalizione Internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 19);
   United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (scheda n. 20);
   personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 21).

  AFRICA
   United Nations Support Mission in Lybia-UNSMIL (scheda n. 23);
   UE Atalanta (scheda n. 25);
   European Union Training Mission Somalia-EUTM Somalia (scheda n. 26);
   EUCAP Somalia (scheda n. 27);
   Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 28);
   Impiego di personale presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 29);
   MINUSMA in Mali (scheda n. 30);
   European Union Training Mission Mali-EUTM Mali (scheda n. 31);
   EUCAP Sahel Mali (scheda n. 32);
   EUCAP Sahel Niger (scheda n. 33);
   Multinational Force and Observers in Egitto-MFO (scheda n. 34);
   Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia [scheda 1(2018)];
   Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger [scheda 2(2018)];
   Missione NATO di supporto in Tunisia [scheda 3(2018)];
   United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara-MINURSO [scheda 4(2018)];
   European Union Training Mission Repubblica Centrafricana – EUTM RCA [scheda 5(2018)];

POTENZIAMENTO DI DISPOSITIVI NAZIONALI E DELLA NATO
   «Mare Sicuro» Dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo nel cui ambito è inserita la missione bilaterale in supporto alla Guardia costiera libica (scheda n. 36);
   Dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «NATO Support to Turkey» (scheda n. 37);
   Dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 38);
   Dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 39);
   Dispositivo NATO in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 40);
   NATO Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'alleanza (scheda 6(2018)];
   Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze Armate (scheda n. 43);
   Supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);

  Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione:
   Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
   Interventi di sostegno al processo di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
   Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
   Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49);

  si propone, altresì, all'Assemblea di autorizzare per il periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018 la partecipazione dell'Italia alla seguente missione, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 (Doc. XXV, n. 1), di seguito riportata:
   NATO Mission in Iraq [scheda 7(2018)].
(6-00041) «Pagani, Quartapelle Procopio, Enrico Borghi, Scalfarotto, Losacco, Carè, De Menech, Rosato, Lotti, La Marca, Fassino, De Maria, Minniti, Guerini».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Chiarimenti in merito alle modalità di selezione del personale da assumere nei centri per l'impiego, valorizzando in particolare le competenze maturate nell'ambito dell'attività di intermediazione in contesti ad alto tasso di innovazione tecnologica – 3-00393

   FUSACCHIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel disegno di legge di bilancio per il 2019 è prevista all'articolo 1, comma 141, l'assunzione di 4.000 unità nei centri per l'impiego come misura volta al rafforzamento della capacità degli stessi di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro;
   il mercato del lavoro è cambiato profondamente negli ultimi anni e molto continuerà a cambiare nei prossimi per effetto di molteplici fattori, a partire dall'impatto delle nuove tecnologie sulle professioni, dell'automazione, della trasformazione delle filiere produttive;
   il mercato del lavoro chiede continuamente competenze sempre nuove e in molti casi non codificate sulla base di titoli formali;
   esiste anche grazie alle nuove tecnologie, un crescente settore di imprese innovative – start up e non – che si occupano di facilitare il raccordo, anzitutto di informazioni, tra domanda e offerta di lavoro;
   non c’è una sufficiente e adeguata formazione del personale attualmente impiegato presso i centri per l'impiego per stare costantemente al passo con le evoluzioni del mercato del lavoro e, quindi, per svolgere con successo la missione ad essi affidata;
   i centri per l'impiego necessitano di un ripensamento radicale. Una semplice aggiunta di personale all'interno delle dinamiche, delle strutture, delle gerarchie e del meccanismo di funzionamento attuali sarebbe non solo inutile, ma anche potenzialmente dannosa;
   le assunzioni dovrebbero avvenire in modo da portare competenze che ripensino complessivamente il funzionamento dei centri per l'impiego, il loro modo di operare, i processi decisionali –:
   come il Governo intenda selezionare il personale da assumere nei centri per l'impiego, dando priorità assoluta a chi può dimostrare – da un lato – competenze, esperienza e risultati concreti maturati in ambito di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro con imprese o altre realtà ad alto tasso di innovazione e uso di tecnologie e – dall'altro – competenze avanzate in ambito di service design, così da riconsiderare il complessivo funzionamento dei centri stessi.
(3-00393)


Iniziative volte a stabilizzare i precari di Anpal servizi, nell'ambito delle politiche di rafforzamento dei servizi per l'impiego – 3-00394

   POLVERINI, ZANGRILLO, CANNATELLI, FATUZZO, MUSELLA, ROTONDI e SCOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 150 del 2015 ha istituito l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), sulla quale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha potere di indirizzo e vigilanza. Ai sensi dell'articolo 4, comma 13, l'Agenzia subentra nella titolarità delle azioni di Italia lavoro s.p.a.;
   con la legge n. 232 del 2016 (legge di stabilità per il 2017) Italia lavoro diventa Anpal servizi s.p.a., società per azioni in house dell'Anpal e parte integrante della rete dei servizi per il lavoro istituita dal richiamato decreto legislativo;
   la società opera sotto il controllo di Anpal, che ne determina gli obiettivi per la promozione dell'occupazione in Italia, supportando l'Agenzia e il Ministero stesso nella realizzazione delle politiche attive del lavoro, nel rafforzamento dei servizi per l'impiego, nella ricollocazione dei disoccupati percettori di trattamenti di sostegno al reddito. Quotidianamente i precari di Anpal servizi prestano assistenza tecnica presso i centri per l'impiego del territorio nazionale in programmi come Garanzia giovani o per le misure di respiro nazionale o regionale di politica attiva del lavoro o ancora nei programmi di ricollocazione dei lavoratori in esubero per crisi aziendali, nonché nelle politiche di contrasto alla povertà;
   Anpal servizi impiega di 1.103 addetti. Nonostante svolgano una funzione strategica nell'ambito delle politiche attive del lavoro, 654 di questi (circa il 60 per cento) sono lavoratrici e lavoratori precari assunti per mezzo di selezioni a evidenza pubblica: 134 con contratti a tempo determinato e ben 520 con contratti di collaborazione. L'anzianità di servizio dei precari arriva fino a 12 anni, con una media di almeno 5 anni, grazie a proroghe e rinnovi contrattuali o nuove selezioni in assenza di riserva di posti o di misure di maggior favore per chi già impiegato;
   il Governo ha confermato la volontà di rafforzare i centri per l'impiego, soprattutto in funzione del reddito di cittadinanza, a tal fine prevedendo nel disegno di legge di bilancio per il 2019 un miliardo di euro e l'assunzione da parte delle regioni di 4.000 unità presso i centri per l'impiego;
   di fatto, da anni, il paradosso di personale precario impiegato per il ricollocamento di disoccupati in cerca di lavoro sembra descrivere il fosco quadro delle politiche pubbliche italiane –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere, quale primo passo verso il rafforzamento dei servizi per l'impiego, iniziative volte a stabilizzare i precari di Anpal servizi nelle varie realtà regionali.
(3-00394)


Iniziative volte a rafforzare il reddito di inclusione, ai fini di un più efficace contrasto alla povertà e all'esclusione sociale – 3-00395

   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, DE FILIPPO, CARNEVALI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, ROMINA MURA, VISCOMI, ZAN, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il disegno di legge di bilancio per il 2019, presentato alla Camera dei deputati il 31 ottobre 2019, prevedeva circa 9 miliardi di euro per la realizzazione della misura denominata «reddito di cittadinanza», della quale, a causa della totale mancanza di atti parlamentari dedicati, non è ancora possibile capire se si tratti di una politica attiva del lavoro, di una politica contro la povertà o in quale forma vengano coniugate queste due intenzioni;
   delle risorse stanziate, circa 1 miliardo di euro, per i soli anni 2019 e 2020, è stato genericamente destinato al potenziamento del sistema dei centri per l'impiego e di cui solo una minima parte finalizzata alla copertura degli oneri per le nuove assunzioni;
   si apprende da fonti stampa e dalle dichiarazioni dei membri del Governo che, a causa della trattativa in corso con l'Unione europea per evitare la procedura d'infrazione, il deficit passerà dal 2,4 per cento al 2,04 per cento, con una riduzione di circa 4 miliardi di euro dei fondi a disposizione per le pensioni e per il reddito di cittadinanza; in particolare, il fondo per il reddito di cittadinanza dovrebbe essere ridotto di circa 2 miliardi di euro;
   dei 9 miliardi di euro inizialmente stanziati per il reddito di cittadinanza, 2,5 provengono dai fondi già stanziati dal Governo Gentiloni per il reddito di inclusione sociale;
   sottratte le cifre suddette dal fondo di 9 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza, le risorse aggiuntive stanziate dal Governo ammonterebbero a soli 3,5 miliardi di euro;
   le previsioni iniziali del costo del reddito di cittadinanza effettuate dal MoVimento 5 Stelle, in particolare nelle dichiarazioni e nel materiale della campagna elettorale per le elezioni politiche, erano di 17 miliardi di euro;
   il Ministro interrogato ha ripetuto più volte agli organi di informazione che, nonostante i tagli al fondo per il reddito di cittadinanza, la platea degli aventi diritto, stimata da esponenti del Governo in 6 milioni di persone, non cambierà; vale a dire che lo stanziamento consentirà l'erogazione di poche decine di euro mensili a persona –:
   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per rafforzare il reddito di inclusione sociale istituito nella XVII legislatura, che non necessita di costosi e disorientanti cambi di nome e di struttura, per combattere più efficacemente ed efficientemente l'esclusione sociale e la povertà nel nostro Paese. (3-00395)


Iniziative normative volte a garantire l'omogeneità sul territorio nazionale dei prezzi delle polizze assicurative relative alla responsabilità civile auto – 3-00396

   ROSTAN, FORNARO e BERSANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, meglio noto come «decreto Bersani», ha introdotto una particolare deroga alla formula bonus/malus delle polizze assicurative auto;
   la legge, nel perseguire il fine della sicura e completa risarcibilità del danno da incidente stradale, impone una copertura assicurativa che dovrebbe essere indenne da eventuali effetti distorsivi del mercato, primo dei quali il forte squilibrio territoriale determinato dal marcato differenziale tra l'importo del premio medio applicato in alcune città, prevalentemente del Sud, e l'importo di gran lunga superiore a quello di altre città, prevalentemente del Nord. Infatti, posto pari a 419 euro il prezzo medio annuo nazionale di una polizza rc auto nel terzo trimestre del 2018, il medesimo costo sale a 539 euro in Campania e sfiora i 303 euro in Valle d'Aosta;
   il motivo addotto dalle compagnie di assicurazione a giustificazione di tale sperequazione è da ricondurre alla maggiore entità dei sinistri liquidati in alcune parti del territorio, attraverso un perverso meccanismo che scarica il peso non solo sugli assicurati che attivano le procedure di risarcimento, attraverso il successivo aumento del loro premio, ma anche su quelli virtuosi, che, nonostante non commettano sinistri, pagano tariffe più alte per la sola ragione di essere residenti in comuni ad «alta sinistrosità»;
   nel corso della XVII legislatura, in occasione dell'esame in sede referente del cosiddetto «decreto concorrenza», fu approvato un emendamento denominato «tariffa Italia», che consentiva agli automobilisti residenti nelle regioni dove il costo medio del premio è superiore alla media nazionale, e che non avessero fatto incidenti per 5 anni consecutivi, di accedere alla migliore tariffa d'Italia, a prescindere dalla provincia di residenza;
   nel corso del successivo esame al Senato della Repubblica il contenuto del suddetto emendamento è stato eliminato su iniziativa dei relatori del provvedimento;
   il Ministro interrogato, che all'epoca sottoscrisse l'emendamento, si è più volte impegnato a voler superare l'eccessivo squilibrio territoriale dei prezzi delle polizze, preannunciando perfino un intervento normativo in tal senso da inserire nella stessa manovra di bilancio per il 2019 –:
   se il Governo non ritenga più eludibile un'iniziativa normativa atta a cancellare la discriminazione territoriale nelle tariffe assicurative della rc auto, dando vita ad una tariffa unica nazionale per gli automobilisti virtuosi, sul modello della «tariffa Italia» di cui in premessa.
(3-00396)


Orientamenti del Governo in ordine all'introduzione di una tassazione agevolata a favore dei pensionati attualmente residenti all'estero che si trasferiscono nelle regioni del Mezzogiorno – 3-00397

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, BUCALO, FERRO, GEMMATO, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di luglio 2018 il Gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia ha presentato un disegno di legge, atto Senato n. 407, recante «Introduzione dell'articolo 24-ter del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di regime fiscale agevolato per i pensionati che trasferiscono la loro residenza in Italia, in uno dei comuni delle regioni dell'ex obiettivo “Convergenza”»;
   come si legge nella relazione, il «disegno di legge – prendendo spunto dall'attuale normativa fiscale di favore vigente in alcuni Paesi, anche europei, per i cittadini stranieri che decidano di trasferirsi in essi (è il caso, in particolare, della disciplina portoghese dei cosiddetti “residenti non abituali”) – intende introdurre, anche nel nostro ordinamento, un sistema fiscale speciale agevolato per talune categorie di “nuovi residenti”, ossia per i pensionati stranieri che si trasferiscano in uno dei comuni italiani ricadenti nelle regioni dell'ex obiettivo “Convergenza” (Puglia, Calabria, Campania, Sicilia)»;
   secondo i proponenti la misura costituirà un efficace strumento di sostegno all'economia generale dell'Italia, in grado di attivare un processo di sviluppo locale anche grazie all'incremento dei consumi e degli investimenti atteso dal reinsediamento delle aree meridionali, colmando il divario (anche in termini competitivi) esistente tra Nord e Sud e favorendo e incentivando lo sviluppo delle aree più disagiate della nostra nazione;
   durante il mese di agosto 2018 il Ministro dell'interno e leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato la medesima idea, ipotizzando la possibilità di favorire il trasferimento in Italia dei pensionati residenti all'estero, ribadendo pochi giorni dopo che «ci sono migliaia di pensionati italiani che vanno in Spagna e Portogallo per non pagare la tassa su pensioni. Io penso che alcune zone del nostro Paese siano molto più belle, accogliente e ospitali. Proporrò una zona di esenzione fiscale anche in Italia»;
   ora la Lega avrebbe presentato un emendamento al disegno di legge di bilancio per il 2019 al Senato della Repubblica, con il quale avrebbe formalizzato l'iniziativa, prevedendo di realizzarla attraverso il riconoscimento di una tassazione agevolata forfettaria in favore dei pensionati attualmente residenti all'estero che si trasferiscano o ritrasferiscano in Italia, ma solo nelle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia;
   il contenuto del citato disegno di legge ha già formato oggetto di alcuni emendamenti presentati al disegno di legge di bilancio per il 2019 durante l'esame presso la Camera dei deputati, ma nessuno di questi è stato accolto, atteggiamento poco chiaro se si considera che l'iniziativa sarebbe sostenuta anche da ambienti della maggioranza –:
   quale sia l'orientamento del Governo in merito alla concreta realizzazione dell'iniziativa di cui in premessa.
(3-00397)


Intendimenti in merito alla riforma della dirigenza pubblica e alle iniziative volte a incrementare l'efficienza della pubblica amministrazione – 3-00398

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, ALBERTO STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   la scorsa estate, in un'intervista a Il Messaggero, il Ministro interrogato aveva dichiarato «rigore e merito, cambierò la pubblica amministrazione partendo dai capi», evidenziando la volontà di affrontare il tema della dirigenza pubblica revisionandola in toto;
   il passaggio culturale intorno al concetto stesso di pubblica amministrazione, da puro espletamento di funzioni, ovvero mera burocrazia, a servizi resi al cittadino, ha portato all'idea di una dirigenza intesa come staff management, dotata di specifiche competenze e capacità organizzative, con previsione di premi correlati ai risultati;
   la riforma della dirigenza della pubblica amministrazione è stata oggetto di attenzione già dai due precedenti Governi;
   la cosiddetta riforma Brunetta era proiettata a garantire al dirigente l'indipendenza e l'imparzialità dell'azione amministrativa; la «riforma Madia» alla soppressione delle fasce e all'istituzione di tre ruoli unici (dirigenti dello Stato, dirigenti regionali e dirigenti degli enti locali), sulla quale peraltro si è espressa negativamente la Corte costituzionale –:
   se e in che termini intenda attuare la riforma della dirigenza pubblica e, in particolare, come intenda contrastare l'inerzia della pubblica amministrazione.
(3-00398)


Intendimenti in ordine alla proroga della validità e dell'efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici – 3-00399

   DIENI, MACINA, ALAIMO, BERTI, BILOTTI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, DAVIDE AIELLO, ELISA TRIPODI, PALLINI, PIERA AIELLO, AMITRANO, CIPRINI, COSTANZO, CUBEDDU, DE LORENZO, GIANNONE, INVIDIA, PERCONTI, SEGNERI, SIRAGUSA, TRIPIEDI, TUZI e VIZZINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   in ordine al comparto delle pubbliche amministrazioni, negli ultimi anni il blocco del turn over e le limitazioni di spesa hanno di fatto procrastinato l'assunzione dei vincitori di moltissimi concorsi pubblici pregressi, nonché lo scorrimento delle relative graduatorie;
   onde evitarne la decadenza, si è proceduto disponendo di anno in anno la proroga della validità e dell'efficacia delle graduatorie medesime –:
   se e quali iniziative intenda adottare in ordine alle graduatorie dei concorsi pubblici, la cui validità ed efficacia risultano vigenti fino al termine del 2018 e, dunque, decadute a decorrere dal 1o gennaio 2019. (3-00399)