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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 16 ottobre 2018

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 16 ottobre 2018.

  Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Ciprini, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Guerini, Guidesi, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rampelli, Rixi, Rosato, Ruocco, Carlo Sibilia, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa, Raffaele Volpi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Caiata, Cancelleri, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Ciprini, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Galli, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Guerini, Guidesi, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rampelli, Rixi, Rosato, Ruocco, Carlo Sibilia, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa, Raffaele Volpi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 15 ottobre 2018 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   SPERANZA ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni concernenti la vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro e la determinazione dei premi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali» (1266);
   D'INCÀ: «Disposizioni concernenti l'identificazione e la disciplina degli ostacoli al volo, per la sicurezza dell'esercizio degli aeromobili ad ala rotante» (1267);
   RUGGIERI: «Modifica all'articolo 114 del codice di procedura penale, concernente il divieto di pubblicazione del nome e dell'immagine dei magistrati» (1268).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

   A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
  VIII Commissione (Ambiente):
   FOTI e BUTTI: «Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività» (1059) Parere delle Commissioni I, V e XII.
  XII Commissione (Affari sociali):
   FORNARO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'uso dell'amianto e sulla bonifica dei siti contaminati» (836) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII e XI.
  Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali):
   ZANELLA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo» (643) Parere delle Commissioni I, V, VII e IX.

Assegnazione di proposte di inchiesta parlamentare a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, le seguenti proposte di inchiesta parlamentare sono assegnate, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
  Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali):
   ZANELLA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo» (Doc XXII, n. 15) – Parere delle Commissioni I, V, VII e IX.
  XII Commissione (Affari sociali):
   TRIZZINO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni di corruzione e di cattiva gestione sanitaria e amministrativa nell'ambito del Servizio sanitario nazionale» (Doc XXII, n. 31) – Parere delle Commissioni I, II e V.

Trasmissione dal Ministro della salute.

  Il Ministro della salute, con lettera in data 8 ottobre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 3-bis, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2017, n. 119, la prima relazione, predisposta dall'Agenzia italiana del farmaco, sui risultati del sistema di farmacovigilanza e sui dati degli eventi avversi per i quali è stata confermata un'associazione con la vaccinazione, riferita all'anno 2017 (Doc. CCXXXII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 16 ottobre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9, comma 1-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il progetto di Documento programmatico di bilancio per l'anno 2019 (Doc. XI, n. 1).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 15 ottobre 2018, ha trasmesso la seguente relazione concernente il seguito dato dal Governo agli indirizzi definiti dalle Camere in merito a progetti di atti dell'Unione europea o atti preordinati alla formulazione degli stessi:
   Relazione concernente il seguito del documento finale della VII Commissione (Cultura) della Camera (Atto Camera Doc. XVIII, n. 4) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce «Erasmus»: il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga il regolamento (UE) n. 1288/2013 (COM(2018) 367 final).

  Questo documento è trasmesso alla VII Commissione (Cultura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Commissario del Governo per la ricostruzione nei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016.

  Il Commissario del Governo per la ricostruzione nei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016, con lettera in data 9 ottobre 2018, ha trasmesso copia della relazione finale sulle attività svolte dal medesimo Commissario, riferita al periodo settembre 2017-ottobre 2018.

  Questo documento è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 15 ottobre 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la proposta di decisione del Consiglio relativa ai contributi finanziari che gli Stati membri devono versare per finanziare il Fondo europeo di sviluppo, compresi il massimale per il 2020, l'importo annuo per il 2019, la prima quota per il 2019 e una previsione indicativa non vincolante degli importi annui dei contributi per gli anni 2021 e 2022 (COM(2018) 688 final), corredata dal relativo allegato (COM(2018) 688 final - Annex 1), che è assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

  Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera pervenuta in data 11 ottobre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 40, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, e dell'articolo 32, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nel capitolo 1261 dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'anno 2018, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (50).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VII Commissione (Cultura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 5 novembre 2018.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI

Iniziative volte a migliorare le infrastrutture irrigue in agricoltura, anche in relazione al Piano operativo «Agricoltura» e al Piano irriguo nazionale – 3-00119; 3-00238

A)

   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   la tutela delle risorse idriche è una delle maggiori sfide dell'agricoltura per la realizzazione di uno sviluppo di aree agricole sempre più sostenibili, volte al perseguimento di un maggiore grado di efficienza nella gestione della risorsa, anche in riferimento ai mutamenti climatici in atto;
   la concentrazione delle precipitazioni, infatti, e la modifica delle temperature medie rendono ancora più centrale il ruolo dell'acqua in agricoltura, soprattutto in un territorio come quello italiano dove la pratica irrigua, dal prelievo alla distribuzione in campo, è fondamentale per le produzioni agricole italiane;
   la tutela delle risorse idriche, per queste ragioni, è indicata, nella programmazione per lo sviluppo rurale 2014-2020, come una tra le maggiori sfide da affrontare per uno sviluppo sostenibile e competitivo insieme all'introduzione di pratiche innovative ed efficienti nell'uso dell'acqua in agricoltura;
   a supporto delle innovazioni per l'agricoltura irrigua e la lotta al cambiamento climatico il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo ha intrapreso in questi anni molteplici azioni e, in particolare, significativi sono stati i finanziamenti per l'efficientamento degli investimenti irrigui:
    a) il programma di sviluppo rurale nazionale, che ha previsto una dotazione finanziaria di euro 291.000.000,00 per interventi sulle infrastrutture irrigue a carattere collettivo ed interaziendale realizzati da enti irrigui;
    b) il piano irriguo nazionale, finanziato dalle delibere Cipe 74/2005 (legge n. 350 del 2003) e Cipe 92/2010 (legge n. 244 del 2007), che ha l'obiettivo di realizzare e modernizzare i sistemi di irrigazione esistenti in aree vaste, insieme alla creazione di grandi bacini idrici e alla difesa dei territori da eventi meteorologici estremi. Negli anni sono state realizzate circa l'80 per cento delle opere previste dal «piano» (in particolare, l'86 per cento al Centro-Nord e il 73 per cento al Centro-Sud) per un importo complessivo erogato pari a 1.095 milioni di euro;
    c) il fondo di sviluppo e coesione, finanziato dalla delibera Cipe n. 25 del 10 agosto 2016, con una dotazione finanziaria iniziale di 295 milioni di euro per interventi nel campo delle infrastrutture irrigue, bonifica, idraulica, difesa dalle esondazioni, bacini di accumulo e programmi collegati di assistenza tecnica e consulenza, e poi dalla delibera Cipe del 28 febbraio 2018 con l'approvazione dell’addendum al piano operativo «Agricoltura» del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo e l'assegnazione di ulteriori risorse pari a 12,6 milioni di euro. Il fondo di sviluppo e coesione finanzia interventi per la riduzione e il contenimento della desertificazione e per la salvaguardia degli ecosistemi, l'adattamento ai cambiamenti climatici nelle aree agricole a rischio di inondazioni, il miglioramento della qualità e della quantità dei corpi idrici superficiali e sotterranei;
    d) la legge di bilancio per il 2018 che ha fortemente coinvolto il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo per promuovere misure normative e coordinare le azioni a sostegno delle regioni e delle altre pubbliche amministrazioni in relazione ai progetti che riguardano le grandi reti di distribuzione idrica, le dighe multiuso, gli interventi urgenti di manutenzione straordinaria, le problematiche relative agli aspetti di protezione del suolo, prevenzione da dissesto idrogeologico e sismico;
   negli anni, quindi, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo ha previsto per gli interventi di ammodernamento del sistema irriguo nazionale e di tutela dell'acqua un'importante quantità di risorse, insieme agli strumenti normativi utili ad accompagnare la realizzazione degli investimenti –:
   se il Governo intenda fornire elementi sullo stato d'avanzamento del piano operativo «Agricoltura»;
   se il Governo intenda assumere iniziative per accelerare l'attuazione del piano irriguo nazionale e del piano nazionale invasi;
   se intenda assumere iniziative per rafforzare la dotazione finanziaria del piano irriguo nazionale. (3-00119)


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo per raggiungere gli obiettivi di tutela delle risorse idriche ha intrapreso in questi anni molteplici azioni e stanziato ingenti risorse per finanziarie il piano irriguo nazionale –:
   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative utili ad accelerare l'attuazione del piano irriguo nazionale, rafforzandone eventualmente la dotazione finanziaria.
(3-00238)


Iniziative volte a tutelare il comparto agroalimentare nazionale in relazione al cosiddetto fenomeno dell’italian sounding, con particolare riferimento ai vini con denominazione Collio – 3-00239

B)

   RIZZETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   i vini dalla denominazione Collio goriziano o Collio doc sono prodotti di eccellenza del made in Italy, conosciuti anche a livello internazionale, che traggono il loro nome dall'area geografica del Collio, una delle più importanti aree vitivinicole della regione Friuli Venezia Giulia;
   è stato recentemente segnalato un grave caso di pratica commerciale ingannevole che danneggia i produttori dei vini a denominazione Collio, posta in essere da un'azienda canadese, con sede nella città di Missisagua, che produce una gamma di vini, dal Pinot grigio allo Chardonnay, denominati Colio wines;
   si tratta palesemente del cosiddetto fenomeno dell’italian sounding, attraverso il quale viene imitato un prodotto o un marchio con il richiamo alla presunta italianità dello stesso;
   il falso made in Italy produce al nostro Paese danni per decine e decine di miliardi di euro, con la vendita di prodotti proposti e venduti sul mercato con simboli o diciture ingannevoli che evocano l'italianità degli stessi, sebbene di italiano non sia presente nulla. Ciò avviene in tutto il mondo, dagli Usa all'Olanda, dall'Argentina alla Germania; si ritiene dunque necessario adottare urgenti provvedimenti per contrastare tale grave e sleale pratica che adesso sta colpendo i produttori del Collio, che con un duro lavoro nei vigneti, dedizione e competenza in cantina, imbottigliano ogni anno vini di eccellenza;
   per contrastare l’italian sounding, in particolare, vanno introdotte incisive azioni a tutela del made in Italy, che possano essere efficaci anche al di fuori dell'Unione europea, poiché è proprio oltre tali confini che risulta ancora più difficile intervenire a salvaguardia delle eccellenze agroalimentari italiane colpite dalle pratiche di concorrenza sleale in questione –:
   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per tutelare gli interessi dei produttori di vini a denominazione Collio, che rischiano la perdita di importanti quote su un mercato strategico, oltre al danno di immagine;
   se e quali iniziative intenda promuovere per contrastare il fenomeno dell’italian sounding che danneggia il made in Italy agroalimentare, sfruttandone illegalmente la fama. (3-00239)


Iniziative di competenza per assicurare efficienti collegamenti telefonici presso i rifugi di alta montagna, con particolare riferimento al rifugio Sonino al Coldai nelle Dolomiti bellunesi – 3-00031

C)

   BOND, BARATTO, BENDINELLI e CORTELAZZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il rifugio Sonino al Coldai è situato presso il comune di Zoldo Alto, nelle Dolomiti bellunesi, a 2.130 metri d'altezza. Si tratta di un vero rifugio di alta montagna, punto di riferimento anche per il soccorso alpino, ma soprattutto riferimento telefonico per gli alpinisti, in un'area dove è scarsa la copertura telefonica dei cellulari;
   da anni il rifugio è vittima di gravi disservizi imputabili alla compagnia telefonica Telecom Italia, dovuti al malfunzionamento o addirittura all'isolamento completo (per settimane, in un caso anche per 45 giorni) della linea telefonica fissa con grave disagio per gestori ed utenza. Di recente si è verificata una nuova interruzione di 10 giorni, nonostante la rassicurazione di intervento a breve del call center;
   in considerazione delle necessità del soccorso alpino è stata interessata anche la stazione dei carabinieri della Val di Zoldo che ha contattato, a quanto consta agli interroganti, senza esito il call center della Telecom;
   la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, recante «codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale. Il contenuto del servizio universale è esaminato periodicamente dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato delle comunicazioni;
   ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera n. 479/17/CONS del 5 dicembre 2017), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che Telecom Italia si deve impegnare a raggiungere. Tali tempi mediamente non devono superare le 48 ore;
   la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis della legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi;
   la società Telecom Italia non è nuova a disattendere i propri obblighi di servizio universale: con la delibera n. 163/17/CONS – l'Autorità ha emanato un'ordinanza di ingiunzione nei confronti della società Telecom per il mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità del servizio universale per l'anno 2015 fissati ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259 (contestazione n. 26/16/DTC);
   il problema della mancanza di collegamento telefonico interessa anche la struttura turistica: i clienti chiamano, nessuno risponde perché la linea è guasta (pur suonando il telefono) e si convincono che il rifugio sia ancora chiuso e quindi non vengono o non prenotano, con il danno economico notevole –:
   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di assicurare ai rifugi di alta montagna, in particolare al rifugio Sonino al Coldai, un servizio telefonico certo e costante, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, in considerazione del servizio di sicurezza pubblica che tali rifugi svolgono.
(3-00031)


Iniziative di competenza volte a garantire l'efficienza e l'adeguatezza della rete viaria e ferroviaria nelle province di Lecco e Bergamo, in relazione alla chiusura del ponte San Michele d'Adda – 3-00174; 3-00240

D)

   MANDELLI, SACCANI JOTTI, ROSSELLO e DELLA FRERA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   a partire dalle 22,00 del 14 settembre 2018 è stata disposta da Rete ferroviaria italiana la chiusura urgente del ponte di San Michele D'Adda;
   il ponte di San Michele d'Adda è una costruzione realizzata 130 anni fa, candidata a patrimonio dell'Unesco e rappresenta un collegamento fondamentale tra la provincia di Bergamo e il Lecchese, con un traffico giornaliero di migliaia di persone;
   sul ponte passano sia la strada provinciale 54 (che sulla sponda bergamasca diventa provinciale 166) sia la linea Milano-Bergamo via Carnate;
   i lavori di consolidamento sarebbero dovuti iniziare nel 2019, con uno stanziamento pari a 25 milioni di euro, ma verifiche strutturali hanno determinato la chiusura immediata ed urgente;
   la chiusura della rete viaria comporta che il traffico automobilistico è stato deviato verso gli altri ponti sull'Adda, con un aggravio di traffico sui ponti di Brivio e Trezzo, e comporta enormi disagi per i lavoratori pendolari che si spostano ogni giorno tra le provincie di Bergamo e di Lecco, molti dei quali facevano affidamento su quella strada provinciale;
   la conseguente interruzione della linea ferroviaria che congiunge Milano-Monza-Carnate-Bergamo comporta la divisione della rete in due tronconi: i treni circolano tra le stazioni di Milano e Paderno e tra Calusco e Bergamo. I viaggiatori da e per Calusco, Terno e Ponte S. Pietro verso Milano sono stati invitati a utilizzare i collegamenti alternativi via Bergamo-Treviglio-Pioltello-Milano, mentre le stazioni di Calusco e Paderno d'Adda saranno collegate da un servizio di bus navetta, soggetto alle condizioni del traffico stradale, per un tempo medio di percorrenza non inferiore ai 45 minuti;
   da notizie di stampa si legge che la chiusura per restauro comporterà lavori di consolidamento che potrebbero durare circa 2 anni e per la parziale riapertura si stimano interventi per circa 6 mesi –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato sullo stato delle infrastrutture citate;
   quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire la sicurezza della rete viaria e ferroviaria;
   quali risorse si intendano mettere in campo per alleviare il disagio dei cittadini che utilizzavano la rete viaria e ferroviaria del ponte San Michele d'Adda. (3-00174)


   FRAGOMELI e CARNEVALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
   il ponte ferroviario e stradale San Michele è posto a superamento di una gola del fiume Adda e unisce i comuni di Paderno d'Adda (provincia di Lecco) e Calusco d'Adda (provincia di Bergamo) per mezzo di una strada provinciale, posta nella parte superiore dello stesso, che vede il transito giornaliero di circa 20 mila veicoli. L'impalcato mediano della struttura è, invece, sede della linea ferroviaria Milano-Bergamo (via Carnate), tratta di notevole importanza – in termini di utilizzazione da parte dei pendolari, sia studenti che lavoratori – che corre a sud della provincia di Lecco;
   il ponte, bene monumentale che rappresenta un pregiato esempio di archeologia industriale, è vincolato con specifico decreto della soprintendenza del 14 luglio 1980 e, nel 2017, è stato candidato a essere inserito nella lista Unesco del patrimonio dell'umanità;
   nel 1992 è stato eseguito un intervento di manutenzione straordinaria allo scopo di alleggerirne la struttura, con istituzione del divieto di transito agli automezzi di portata superiore alle 3,5 tonnellate. Successivamente a tale intervento, non sono più state eseguite opere di manutenzione o conservazione della struttura;
   dall'anno 2012, l'amministrazione comunale di Paderno d'Adda ha più volte inoltrato a Rete ferroviaria italiana, alle province di Lecco e di Bergamo, alla soprintendenza e a regione Lombardia molteplici richieste allo scopo di sollecitare interventi di manutenzione e di conservazione della struttura del ponte, ormai pesantemente compromessa, che non hanno avuto esito positivo;
   dal 2015, alcuni deputati del Partito Democratico e i rappresentanti degli enti locali interessati, si sono impegnati nel ricercare un accordo, con il Ministro competente e con Rete ferroviaria italiana, per il finanziamento di una serie di interventi manutentivi, ormai non più rinviabili, sulla struttura del ponte San Michele. Tale accordo è stato finalmente raggiunto nel 2016 e ha portato alla progettazione di una serie di opere finalizzate ad un restauro conservativo dell'intera struttura, che prevede, tra l'altro, la sostituzione delle parti metalliche, sia strutturali, sia complementari, ormai compromesse; l'investimento complessivo richiesto è di circa 20 milioni di euro, finanziati da Rete ferroviaria italiana, a cui si aggiungono 1,6 milioni di euro della regione Lombardia;
   a seguito del completamento delle analisi sullo stato del ponte, volto al monitoraggio delle vibrazioni e dei sondaggi e ai rilievi sui terreni di imposta, il 15 settembre 2018 è stata decretata la chiusura del ponte al traffico automobilistico e ferroviario;
   nonostante tale chiusura fosse stata prevista con ampio anticipo, essa sta comunque causando enormi disagi a migliaia di persone che utilizzavano il ponte quotidianamente –:
   se il Governo non ritenga necessario intervenire per accelerare lo svolgimento della prevista conferenza di servizi, in modo tale da giungere quanto prima alla validazione definitiva del progetto di restauro, alla successiva attività negoziale per l'affidamento dei lavori e quindi all'avvio dei lavori di consolidamento della struttura del ponte, allo scopo di avere il minor disallineamento tra tempi di chiusura al traffico e durata dei lavori;
   come il Governo intenda monitorare lo stato di avanzamento dei lavori di ripristino del manto stradale in maniera tale da velocizzarne la tempistica e consentire, almeno per la primavera 2019, la riapertura del ponte al traffico leggero;
   se il Governo non ritenga opportuno operare, in sinergia con i soggetti gestori Trenord e regione Lombardia, per mantenere inalterata la frequenza e gli orari dei treni, definendo al contempo le tratte dei pullman sostitutivi verso la provincia di Bergamo, suddividendoli tra quelli per studenti e quelli verso la stazione di Calusco d'Adda;
   se non si ritenga opportuno fornire informazioni aggiornate sullo stato di avanzamento dei lavori ai comuni coinvolti, affinché gli stessi possano comunicare la situazione delle opere ai cittadini interessati. (3-00240)


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 18 OTTOBRE 2018

Risoluzioni

   La Camera,
   in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles il 17 e 18 ottobre prossimi venturi in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno quattro principali argomenti iscritti all'ordine del giorno, migrazione, sicurezza interna, Vertice Euro e stato delle trattative sulla Brexit e ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio,
   premesso che:
    dopo le conclusioni adottate nel precedente vertice del 28 giugno 2018, il Consiglio Europeo tornerà ad affrontare nuovamente la questione delle pressioni migratorie, valutando lo stato di attuazione degli impegni assunti in quella occasione in vista di soluzioni condivise ed eque per tutti gli Stati membri;
    le cronache dei mesi estivi hanno nuovamente riportato all'attenzione dell'opinione pubblica e dell'agenda politica l'evidente vulnus nel sistema di accoglienza dei migranti a livello europeo che assegna ai Paesi di primo arrivo dei migranti un fardello ingiustificato che consiste nell'identificazione e nell'avvio di tutte le procedure per la richiesta di asilo, in un contesto in cui altrettanto deficitaria risultata essere la condivisione della fase preliminare all'accoglienza, vale a dire quella relativa alla ricerca e salvataggio dei migranti in mare;
    è di tutta evidenza che tale vulnus sia conseguenza di un'ottica ancora emergenziale con cui viene gestita la questione migratoria a livello europeo, e che prioritaria risulta, invece, l'adozione condivisa e immediata di una efficace politica dissuasiva e di contrasto all'immigrazione clandestina, al fine di smantellare il traffico di esseri umani ad esso notoriamente collegato e per impedire tragiche morti negli attraversamenti illegali delle frontiere, soprattutto marittime, per raggiungere l'Europa;
    il controllo dei flussi migratori, infatti, è strettamente correlato con la messa in sicurezza delle frontiere esterne dell'Unione europea ed occorre anche disincentivare qualsiasi ulteriore iniziativa che possa con ciò interferire e costituire, invece, un fattore di attrazione dei fenomeni migratori clandestini;
    è evidente la scarsa propensione e solidarietà da parte degli Stati membri a una risposta collettiva e condivisa di tutela e gestione integrata delle frontiere esterne e all'esigenza di salvare le vite umane, condizione di fatto che rende necessaria una rimodulazione dei mandati delle operazioni europee nel Mediterraneo;
    chi arriva nel nostro mare, non arriva in uno Stato membro, arriva in Europa. Il Mar Mediterraneo è la frontiera meridionale di ingresso in Europa, ed è proprio il principio di frontiera europea che va consolidato in un'ottica di condivisione ed equa distribuzione su tutto il territorio dell'Unione delle pressioni dei flussi migratori in ogni loro fase, indipendentemente dalle situazioni di emergenza;
    è necessario trovare un consenso ampio al fine di riformare il c.d. regolamento di Dublino sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito delle operazioni di ricerca e soccorso e creando, come condiviso dai leader europei nelle conclusioni del Consiglio Europeo del giugno scorso, centri di protezione e identificazione europei nei Paesi di origine e transito, che operino in stretto accordo e coordinatamente con le organizzazioni internazionali competenti quali ad esempio UNHCR e OIM, nel rispetto dei diritti umani e della dignità umana, per esplicare le procedure di identificazione e una veloce separazione tra migranti economici e quelli bisognosi di protezione internazionale;
    occorre altresì intensificare, in un'ottica condivisa, la cooperazione con i Paesi di origine e transito, in particolare dove operano le organizzazioni di trafficanti di esseri umani, con l'obiettivo di contrastare le partenze illegali da tali Paesi, in particolare per motivi economici, attualmente di gran lunga il numero maggiore, al fine di non strumentalizzare il diritto di asilo che deve, invece, essere finalizzato alla tutela di persone realmente bisognose di protezione internazionale;
    stante le attuali disposizioni previste dal regolamento di Dublino e dalla normativa comunitaria in materia di rimpatri, così come già condiviso al precedente Consiglio/Europeo, risulta necessaria una efficace politica a livello europeo che consenta di accelerare le procedure per il rimpatrio dei migranti clandestini e irregolari, anche in un'ottica dissuasiva dell'immigrazione illegale e dello sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri;
    nel vertice informale di Salisburgo dello scorso 20 settembre insieme al rafforzamento del controllo delle frontiere, i leader europei hanno ribadito la volontà di contrastare tutte le forme di cyber-criminalità che si configurano in diverse modalità: gli attacchi contro i sistemi di informazione che seguono un modello di attività «Crime-as-a-Service» (attività criminale come servizio) e facilitano la criminalità online; la lotta alle attività dei gruppi criminali organizzati, coinvolti nel traffico all'ingrosso di droghe; i gruppi che agevolano l'immigrazione illegale, offrendo servizi on line, documenti falsi e favorendo gli spostamenti dei migranti irregolari lungo le principali rotte migratorie che attraversano le frontiere esterne e interne dell'Unione europea, mettendo spesso in pericolo le vite umane; infine la lotta contro la tratta degli esseri umani nell'Unione europea finalizzata allo sfruttamento sessuale e del lavoro e la tratta dei minori;
    i leader europei faranno il punto anche sul prossimo Vertice Euro del dicembre prossimo venturo in cui si approfondirà l'avanzamento dell'Unione economica e monetaria;
    il vertice di dicembre deve essere occasione per riflettere sul futuro di tutta l'Unione europea e del suo assetto istituzionale, delle sue politiche fiscali che devono guardare non solo alla stabilità monetaria, ma anche al benessere dei cittadini europei che mostrano di aver perso fiducia nel futuro dell'alleanza europea;
    la teoria economica deve lasciare spazio alla prevalenza della politica nell'offerta europea, in questo contesto è necessario definire i passi da compiere per migliorare il benessere di tutti i cittadini europei, rilanciando gli investimenti capaci di creare economie esterne alle imprese e benessere sociale, come strumento per la crescita del reddito e dell'occupazione;
    è opportuno rivedere la governance europea che, in mancanza di un prestatore di ultima istanza, pone alcune economie dell'Eurozona in una intollerabile posizione di debolezza nei confronti delle altre economie mondiali e, cosa forse ancora più grave, amplia le divergenze all'interno di un'area costruita con l'intento della convergenza;
    il Consiglio europeo si riunirà nuovamente in formazione ex articolo 50 per fare il punto della situazione sulle trattative per la Brexit: se sono stati trovati degli accordi di massima per quanto riguarda la tutela dei diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, sulla cooperazione giudiziaria e sul regolamento delle pendenze finanziarie del Regno Unito, resta ancora insoluta la questione relativa al confine tra Irlanda e l'Irlanda del Nord, nonché l'individuazione del tipo di partenariato economico-commerciale post Brexit nel quadro delle future relazioni commerciali tra Unione europea e Regno Unito post Brexit. Aspetti questi molto controversi che rendono difficili le trattative;
    nell'incontro informale di Salisburgo i leader europei hanno convenuto in maniera unitaria su tre punti delle trattative con il Regno Unito: non si arriverà a nessun accordo di recesso senza "una salvaguardia solida, operativa e giuridicamente vincolante per l'Irlanda"; il quadro di cooperazione economica e doganale avanzato dal governo britannico, noto come piano «Chequers», è stato ritenuto non funzionale e capace di minare il mercato unico e di non favorire la facilitazione degli scambi per l'Irlanda. In ultimo, passaggio chiave di questa fase finale del negoziato rimarrà il Consiglio europeo di ottobre, dal cui esito dipenderà anche la scelta di convocare o meno un Vertice straordinario a novembre per finalizzare l'accordo di recesso o eventualmente stabilire una strategia in caso di no-deal;
    nel caso la contingenza dell'agenda politica lo richiedesse, all'ordine del giorno del Consiglio europeo, è prevista anche una sessione dei lavori dedicata alle relazioni esterne;
    su questo si evidenzia come l'Alleanza Atlantica continui ad essere una garanzia importante per la difesa dell'Europa, e la sua politica estera, rispetto a qualsiasi genere di aggressione o minaccia maggiore esterna, dato che l'Unione europea dispone ancora di capacità del tutto marginali in materia, in ragione del fatto che al suo interno le competenze relative alla difesa e alla conduzione della politica estera continuano a rimanere nel perimetro delle sovranità nazionali degli Stati membri;
    l'opzione primaria in favore dell'Alleanza Atlantica non è in contraddizione con un rinnovato dialogo con la Federazione Russa, interrottosi nel 2014 e tuttora a livelli di gran lunga inferiori a quelli teoricamente raggiungibili, ad esempio nel contrasto alla comune minaccia terroristica,

impegna il Governo

   1) ad adoperarsi affinché si delinei una strategia europea strutturata su politiche comuni nell'immigrazione, con una condivisione da parte degli Stati membri sia delle operazioni di ricerca e salvataggio che quelle di accoglienza per un'equa ripartizione delle pressioni derivanti dai flussi migratori, in particolare dei salvati in mare;
   2) a promuovere un rafforzamento delle frontiere esterne dell'Unione europea per evitare tragedie in mare e contrastare la criminalità organizzata, incoraggiando una cooperazione attiva tra le forze di polizia, le guardie di frontiera, le dogane, le autorità giudiziarie e amministrative nonché con le istituzioni e le agenzie dell'Unione europea e, in tale ottica, ad adottare iniziative per rivedere le attuali regole di ingaggio dei mandati delle operazioni europee nel Mediterraneo;
   3) a sostenere politiche di partenariato e di cooperazione con i Paesi di origine e transito dei migranti che abbiano il primario obiettivo di favorire uno sviluppo onnicomprensivo di questi Paesi e che includano iniziative finalizzate ad attuare una efficace politica condivisa che velocizzi le procedure di rimpatrio dei migranti che abbiano fatto ingresso illegalmente o il cui soggiorno sia irregolare;
   4) a condividere a livello europeo misure finalizzate alla lotta alla cybercriminalità per smantellare le attività criminali connesse agli attacchi contro i sistemi di informazione, le attività dei gruppi criminali organizzati coinvolti nel traffico all'ingrosso di droghe e quelle dei gruppi criminali organizzati che agevolano l'immigrazione illegale;
   5) ad assumere tutte le iniziative utili per dare vita a un gruppo di lavoro ad alto livello, che esamini la rispondenza dell'architettura istituzionale europea vigente e della politica economica e che proponga soluzioni in linea con gli obiettivi di crescita nella stabilità e di piena occupazione esplicitamente previsti dai Trattati miranti ad un accrescimento del benessere di tutti i cittadini europei;
   6) ad adottare iniziative per garantire, nell'accordo sull'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, adeguata protezione degli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea a tutela anche dell'ampia comunità italiana residente nelle diverse città britanniche e lavorare al fine di trovare soluzioni condivise per evitare un «confine rigido» tra Irlanda e Irlanda del Nord e per definire un quadro delle relazioni future Unione europea-Regno Unito ampio e ambizioso, senza compromettere il funzionamento del Mercato interno;
   7) ad approfondire il completamento dell'Unione bancaria includendo anche la realizzazione dello schema di garanzia dei depositi e le regole, come la dotazione finanziaria, della risoluzione della crisi, nonché una più adeguata e tempestiva azione di contrasto degli attacchi speculativi.
(6-00025) «Molinari, D'Uva».


   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 18 ottobre,
   premesso che:
    all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previsti i seguenti argomenti:
     migrazione;
     sicurezza interna;
     relazioni esterne;
    i leader dell'Unione europea si occuperanno inoltre della Brexit ed esamineranno lo stato di avanzamento dei negoziati sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM) in vista del Vertice euro di dicembre (nel formato UE 27);
   osservato che:
    risulta evidente che la riunione del Consiglio europeo è il momento finale di un processo politico nel quale pochi margini avanzano per discutere o rimettere in discussione quanto è stato già deciso oppure non accettato;
    non ha un'utilità concreta, quindi, affidare indirizzi su specifici argomenti a risoluzioni approvate dal Parlamento nell'imminenza del Consiglio europeo. Tali indirizzi e orientamenti del Parlamento andrebbero manifestate e approvate in un momento precedente, quando ancora sia possibile vincolare o indirizzare le scelte del Governo in ambito europeo;
   considerato che:
    sul tema della migrazione, nelle conclusioni adottate dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno viene previsto che «nel territorio dell'Unione europea coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell'Unione europea, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà»;
    il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, cosiddetto decreto Sicurezza, invece di affrontare con lungimiranza e umanità il fenomeno storico dell'immigrazione, oppone una risposta inaccettabile che peggiora lo status di migrante e richiedente asilo e cancella valide conquiste giuridiche a difesa dei diritti costituzionali della dignità dell'essere umano, oltre che delle libertà individuali e sociali;
    negli ultimi mesi la questione dei flussi migratori è stata gestita con cinismo e spregiudicatezza da parte del Governo italiano come nei casi delle navi Aquarius, Diciotti e Maersk. Un atteggiamento inaccettabile da parte del Governo che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha utilizzato la vita e la dignità di centinaia di persone per aprire lo scontro in sede europea sulla questione migratoria. Secondo un recente rapporto di Amnesty International, l'Unione europea sarebbe da incolpare per la morte di 721 persone in mare solo a giugno e luglio di quest'anno. L'UNHCR rileva che il numero di morti/dispersi in mare nel 2018 si è attestato a oltre 1.700. La chiusura dei porti da parte dell'Italia ha portato a un'interruzione delle operazioni di pattugliamento e soccorso, comprese le missioni e le operazioni dell'Unione europea, e l'Unione europea non dovrebbe tollerarlo ulteriormente;
    l'Unione europea ha indubbiamente urgenza di intraprendere una seria riflessione sulla gestione dei flussi e sul diritto di asilo: come ribadito da Amnesty international, infatti, la normativa dell'Unione europea ha caricato di responsabilità sproporzionate gli Stati membri della frontiera marittima. La propensione xenofoba di alcuni Governi da un lato – ricordiamo Visegrad, l'asse di Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia – e l'ipocrisia di chi, come la Francia, pretende di dare lezioni di solidarietà dopo aver sistematicamente respinto con violenza decine di migliaia di migranti alla frontiera, ha creato una situazione esplosiva, contribuendo a creare la falsa percezione di un Paese invaso dai migranti e dai rifugiati;
    nonostante l'Italia sia agli ultimi posti tra i Paesi europei per numero di rifugiati ogni mille abitanti, non è possibile negare come il nostro Paese si sia ritrovato a gestire una situazione estremamente complessa senza la collaborazione e la solidarietà degli altri Stati membri dell'Unione;
    i flussi migratori verso l'Italia risultano in diminuzione nel 2018 (-77,2 per cento rispetto al 2017 e –71,4 per cento sul 2016): un elemento che non deve far pensare ad un affievolimento del fenomeno, essendo legato agli scellerati accordi – che il precedente Governo ha stretto con la Libia e che l'attuale Esecutivo ha confermato – che non assicurano alcuna garanzia circa il rispetto dei diritti umani;
    tra l'altro, l'ulteriore irrigidimento della distinzione giuridica tra rifugiato e migrante economico male si adatta alla complessità attuale. È proprio l'UNHCR a parlare, già ora, di flussi misti, per indicare migranti che fuggono da guerra, violenza, fame, siccità. È evidente infatti come i fenomeni di sfruttamento, crisi finanziarie, catastrofi ecologiche non siano meno rilevanti della possibile minaccia personale;
    il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 ha stabilito inoltre che, per affrontare alla radice il problema della migrazione, è necessario un partenariato con l'Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano sulla base dei principi e degli obiettivi definiti dai Paesi africani nella loro Agenda 2063, prestando particolare attenzione all'istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all'innovazione, al buon governo e all'emancipazione femminile;
   osservato che:
    per quanto concerne il tema della sicurezza interna, il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 ha invitato l'Alta rappresentante e la Commissione a presentare entro dicembre 2018, in cooperazione con gli Stati membri e in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2015, un piano d'azione con proposte specifiche per una risposta coordinata dell'Unione europea al problema della disinformazione, ha sottolineato la necessità di rafforzare le capacità contro minacce alla cybersecurity provenienti dall'esterno dell'Unione europea e invitato a dare rapida attuazione alle misure concordate a livello europeo;
    nel vertice informale di Salisburgo del 20 settembre, i capi di Stato o di Governo hanno concordato di far progredire in modo prioritario la proposta della Commissione relativa al rafforzamento della guardia costiera e di frontiera europea, di intensificare la lotta a tutte le forme di cibercriminalità, manipolazione e disinformazione e di approfondire ulteriormente le questioni relative alla sovranità e alle dimensioni di Frontex;
   rilevato che:
    nelle conclusioni il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno ha, inoltre, concordato sulla necessità di prolungare al 31 gennaio 2019 le sanzioni economiche alla Federazione Russa relative all'accesso ai mercati dei capitali, della difesa, dei beni a duplice uso e tecnologie sensibili in scadenza il 31 luglio 2018. A partire dal marzo 2014, l'Unione europea ha introdotto misure restrittive volte al congelamento dei beni e a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;
   rilevato, inoltre, che:
    sulla Brexit, a partire dalle conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 che ha espresso preoccupazione per la mancanza di progressi sostanziali per quanto riguarda una soluzione «di salvaguardia» (backstop) per il confine tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord e ha chiesto al Regno Unito una maggiore chiarezza e proposte realistiche in merito alla sua posizione sulle relazioni future con l'Unione europea, al fine di consentire il completamento della procedura di adozione dell'accordo di recesso da parte delle istituzioni dell'Unione europea entro il 29 marzo del 2019, data limite di due anni prevista dall'articolo 50 del TUE, il capo negoziatore dell'Unione europea Michel Barnier ha recentemente affermato che un accordo risulta di facile realizzazione entro il 17 ottobre, ma che, nonostante che i negoziati abbiano registrato progressi in vari ambiti, i nodi aperti sono i controlli alla frontiera irlandese sulle merci e la tutela delle indicazioni geografiche protette per i prodotti agroalimentari europei;
   considerato, inoltre, che:
    occorre essere consapevoli che proseguendo con le politiche di austerità e senza un piano di sviluppo, il rischio che si scateni una deflazione da debiti e una conseguente deflagrazione della zona euro sarà altissimo;
    la Commissione europea – che non sembra consapevole di questo rischio – ha invece presentato il 6 dicembre scorso una proposta di direttiva con le seguenti proposte:
     trasformare il Meccanismo europeo di stabilità (ESM) in un Fondo monetario europeo prevedendo un organismo comunitario con il compito di intervenire sia a sostegno dei Paesi in difficoltà finanziarie sia degli istituti di credito, ma non per tutelare i depositanti;
     inglobare il Fiscal compact (attualmente trattato intergovernativo) nella legislazione comunitaria, rendendo giuridicamente più stringenti gli impegni per deficit strutturale e debito;
     istituire un Ministro delle finanze e dell'economia europeo trasformando il Presidente dell'Eurogruppo in Vice Presidente dell'Esecutivo comunitario, con nessun compito di rilancio dell'economia e degli investimenti ma come controllore delle politiche di bilancio dell'eurozona,

impegna il Governo:

  1) sul rapporto tra Presidenza del Consiglio dei ministri e il Parlamento in merito alle riunioni del Consiglio europeo:
   a) a svolgere le comunicazioni del Presidente del Consiglio in Parlamento almeno due o tre settimane prima della data di convocazione di ogni Consiglio europeo;

  2) in materia di migrazioni:
   a) a promuovere il rispetto delle regole sul soccorso in mare previsto dalle convenzioni internazionali, riaffermando che l'omissione di soccorso è un reato e che ogni mezzo navale è tenuto a compiere azione di salvataggio in presenza di persone in pericolo, evitando così una politica indiscriminata di respingimenti verso i Paesi di origine e di transito;
   b) a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire «canali di accesso legali e controllati» attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani, anche con visti e ammissioni umanitarie;
   c) a sostenere una riforma più generale del diritto d'asilo finalizzata a rendere più strutturale il concetto di ricollocamento dei rifugiati e a proporre quindi un reale «diritto di asilo europeo», capace di superare il «Regolamento di Dublino»;
   d) a sostenere l'implementazione rapida del programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo con la creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo, e la previsione di adeguate sanzioni ai Paesi dell'Unione europea che si oppongono ai ricollocamenti dei migranti come l'Ungheria, la Polonia e la Repubblica ceca, e a porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei principi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai Trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli Stati membri;
   e) a reperire, in sede europea, le risorse finanziarie adeguate a coprire i trasferimenti sociali in favore dei rifugiati, soprattutto con riguardo ai Paesi meno ricchi, realizzando altresì ulteriori interventi di sostegno sia in favore dei richiedenti asilo che delle aree poste maggiormente sotto la pressione dei flussi migratori;
   f) a ribadire in sede di Consiglio europeo che i fondi previsti dall'Africa Trust Fund siano destinati solo ed esclusivamente agli obiettivi della cooperazione allo sviluppo e con il coinvolgimento diretto delle popolazioni interessate nei progetti e non siano destinati ad iniziative di contrasto dell'immigrazione o al finanziamento di armi e materiale militare;
   g) ad adottare iniziative per sospendere gli accordi in atto con Paesi come la Libia e il Sudan fino a quando non sarà garantito il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, nonché delle relative convenzioni internazionali, richiedendo altresì lo smantellamento immediato dei campi lager dove vengono reclusi i migranti;
   h) a subordinare la stipula di qualunque accordo con tali Paesi alla previa autorizzazione parlamentare prevista dall'articolo 80 della Costituzione per i Trattati che abbiano natura politica o comportino oneri finanziari e condizionando la medesima stipula alla verifica sul campo del rispetto degli standard internazionali in materia di tutela dei diritti umani;

  3) in materia di sicurezza interna:
   a) ad approfondire nell'ambito dell'Unione della sicurezza: la revisione del quadro penale europeo in materia di terrorismo; le misure volte a sottrarre alle organizzazioni criminali e terroristiche gli strumenti necessari alle loro attività (accesso alle risorse finanziarie, alle armi, utilizzo di Internet e di documenti contraffatti); le politiche in materia di prevenzione e contrasto ai processi di radicalizzazione; il rafforzamento dei dispositivi di sicurezza impiegati nella gestione delle frontiere interne ed esterne dell'Unione europea; le misure di prevenzione e contrasto del cybercrime; il miglioramento dei sistemi di scambio di informazioni tra autorità di contrasto (polizia e magistratura penale) e di intelligence tra Stati membri; le misure volte a rafforzare la resilienza dei possibili obiettivi degli attacchi terroristici; la dimensione esterna della lotta contro il terrorismo;

  4) in materia di relazione esterne:
   a) a rifiutare qualsiasi ipotesi che prefiguri una riedizione dell'accordo con la Turchia e l'esternalizzazione delle frontiere, sia con i Paesi del Nordafrica che con gli Stati dell'area balcanica: è evidente, infatti, come qualsiasi gestione condivisa dei rapporti con gli Stati esterni all'Unione, in primis in materia di immigrazione, non possa condurre ad alcun – neanche minimo – arretramento sul fronte della tutela dei diritti umani e dei migranti;

  5) sulla Brexit:
   a) a sostenere il proseguimento dei negoziati sulla base delle risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati il 27 aprile 2017, e dei seguenti princìpi: l'integrazione delle linee guida del Consiglio europeo con gli orientamenti votati dal Parlamento europeo per i negoziati con il Regno Unito; che sia assicurata la tutela dei diritti delle centinaia di migliaia di cittadini italiani residenti nel Regno Unito (circa 600.000) e dei circa tre milioni di cittadini dei Paesi europei, garantendo la reciprocità per i cittadini britannici residenti negli Stati membri dell'Unione europea; che siano altresì garantiti i diritti acquisiti fino ad oggi dai cittadini italiani ed europei residenti nel Regno Unito (diritti sociali e previdenziali, salvaguardia delle famiglie composte da membri di diversa nazionalità, mantenimento delle stesse rette scolastiche e tasse universitarie, libero accesso alle borse di studio e ai sussidi attualmente concessi ai ricercatori italiani ed europei in Gran Bretagna, riconoscimento dei titoli di studio e delle certificazioni professionali validi all'interno dell'Unione europea, diritto di voto attivo e passivo per le elezioni di carattere locale) scongiurando le derive burocratiche e discriminatorie di cui già si registrano molteplici casi;

  6) in materia di regole di bilancio europee;
   a) a sostenere con forza l'aggiornamento delle regole che disciplinano l'Unione economica e monetaria (UEM) per rafforzare l'efficacia e la capacità di perseguire obiettivi comuni, al fine di superare le notevoli diseguaglianze territoriali economiche e sociali, determinate dalla, sin qui, colpevole trascuratezza del necessario, ripensamento del funzionamento dell'UEM;
   b) a sostenere in sede europea l'opposizione all'incorporazione definitiva del Fiscal compact nell'ordinamento giuridico europeo, come previsto da alcune mozioni e da vari pareri espressi dal Parlamento nel corso della precedente legislatura, ed il contestuale avvio di un suo superamento ad iniziare dall'introduzione di una golden rule ovvero la possibilità di ricorrere all'indebitamento per finanziare spese di investimento nazionali, spese per ricerca, sviluppo e innovazione, ad esclusione di quelle militari;
   c) ad adottare iniziative per soprassedere all'istituzione di un Ministero del Tesoro unico dell'Eurozona nei termini proposti dalla Commissione;
   d) a rifiutare la trasformazione del meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo dotato dei poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali e dei connessi automatismi per la ristrutturazione dei debiti sovrani;
   e) ad adottare iniziative volte all'introduzione tra gli indicatori utilizzati, ai fini della verifica del rispetto delle regole europee, anche del criterio del saldo commerciale, puntando alla riduzione almeno al 3 per cento del limite massimo per il saldo positivo e negativo di bilancia commerciale di ciascun Paese membro e la contestuale predisposizione di un apparato sanzionatorio analogo a quello già previsto in caso di mancato rispetto per i deficit di bilancio eccessivi e dei vigenti parametri di natura fiscale;
   f) a proporre la ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea come prestatrice di ultima istanza;
   g) a proporre una soluzione condivisa per la gestione dei titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del QE in una prospettiva di stabilizzazione dei debiti pubblici;
   h) a proporre l'emissione di titoli di debito europei garantiti mutualmente da tutti gli Stati membri ovvero l'introduzione di nuovi strumenti finanziari per l'emissione di titoli garantiti da obbligazioni sovrane (sovereign bond-backed securities);
   i) a promuovere l'adozione di nuove direttive per il raccordo delle normative fiscali nazionali, soprattutto per quanto riguarda l'IVA, al fine di recuperare il gap di evasione attuale, altissimo per l'Italia, pari a 35 miliardi e per scongiurare i meccanismi di elusione;
   l) a proporre che l'Eurozona si doti di un piano di investimenti pubblici destinato a interventi medio-piccoli, attivabili rapidamente e modulabili in modo coerente con le esigenze del ciclo economico, come progetti di riqualificazione e ripristino del territorio, delle periferie urbane, della sostituzione di edifici sismicamente insicuri ed energivori con edifici sicuri e «verdi»;
   m) a proseguire con forza, in sede europea, l'azione in corsa per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo che comporti anche un ripensamento dei fondamenti dell'imposizione tradizionale e attivarsi concretamente affinché, in caso di assenza del consenso generale a livello europeo, i Paesi favorevoli operino comunque in coordinamento tra loro anche con cooperazioni rafforzate;
   n) a sostenere l'introduzione di una vera ed incisiva « Tobin tax» che assicuri un gettito rilevante e limiti in modo drastico le speculazioni finanziarie, di una Web tax e di un'imposta unica a livello europeo sul reddito delle imprese, in modo da evitare che alcuni Paesi si comportino come paradisi fiscali interni alla Unione europea e, tramite una parte del gettito derivante delle imposte sopra citate, ad adottare iniziative per finanziare l'introduzione di un'indennità europea di disoccupazione;
   o) a rifiutare le proposte di ulteriori vincoli al possesso di titoli di Stato nei bilanci degli istituti di credito e della previsione di ulteriori incrementi dei requisiti minimi di capitale delle banche per la gestione degli NPL, nonché di procedure per il cosiddetto « default ordinato» dei titoli pubblici;
   p) a promuovere il completamento accelerato dell'Unione bancaria europea tramite, in particolare, una garanzia comune europea dei depositi bancari e l'attivazione della garanzia fiscale per il fondo di risoluzione delle banche.
(6-00026) «Fornaro, Boldrini».


   La Camera,
   premesso che:
    nel prossimo Consiglio europeo del 18 ottobre, i Capi di Stato e di Governo esamineranno alcune questioni centrali inerenti l'immigrazione, la sicurezza interna e le relazioni esterne dell'Unione, anche alla luce dei recenti sviluppi;
    l'Europa resta il mercato unico più grande del mondo, la principale potenza commerciale su scala globale, il primo donatore di aiuti umanitari e allo sviluppo; il più vasto territorio guidato da democrazia e stato di diritto. E l'euro è la seconda moneta più utilizzata nell'economia globale. La diplomazia dell'Unione ha un peso reale e contribuisce a rendere il mondo più sicuro e sostenibile; per giocare un ruolo centrale in un mondo sempre più complesso l'Unione europea deve definire una nuova visione del proprio futuro, capace di misurarsi con le sfide della globalizzazione economica, dell'interdipendenza politica, dei mercati aperti, della sostenibilità dello sviluppo, delle disuguaglianze che ancora affliggono il pianeta;
    lo scenario economico nel quale si svolge il Consiglio risulta condizionato da nuove incertezze e rischi. Nel corso del 2018, la ripresa dell'economia internazionale è stata meno omogenea rispetto all'anno scorso, con un indebolimento della domanda mondiale e della crescita del commercio internazionale. La maggior parte degli indicatori congiunturali europei indicano che la crescita avrà ritmi relativamente modesti nei prossimi mesi;
    l'evoluzione del quadro internazionale risente di altri fattori di rischio globale, come la volatilità delle quotazioni del petrolio e l'incertezza relativa alla Brexit. Per quest'ultima, non sembrano essersi verificati progressi significativi sulle questioni più spinose;
    per i prossimi anni, i rischi associati a un deterioramento ulteriore del quadro internazionale restano molto elevati. Le misure protezionistiche attuate dagli Stati Uniti a partire dai primi mesi dell'anno e le contromisure adottate dall'Unione europea e dai Paesi asiatici coinvolti hanno aumentato le tensioni sui mercati internazionali. Sebbene ci siano stati alcuni sviluppi positivi dei negoziati degli Stati Uniti con l'Unione europea e alcuni progressi in ambito Nafta non il Messico e il Canada (l'accordo è stato firmato alla fine di settembre, ma deve ancora essere ratificato dal Congresso), l'incertezza rimane elevata, soprattutto con la Cina;
    in questo quadro il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento dello spread, e dall'aumento della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Ad aggravare il quadro, si aggiungono le forti tensioni che hanno caratterizzato in questi mesi i rapporti tra l'Esecutivo in carica e le istituzioni europee;
    negli ultimi anni l'Italia è stata in prima fila nella battaglia per la tutela e la promozione dello stato di diritto e delle libertà fondamentali all'interno dell'Unione, la democratizzazione della governance e delle procedure dell'Unione europea e per la modifica sostanziale delle politiche di austerità, riuscendo a ottenere una significativa flessibilità in favore degli investimenti e delle riforme e a invertire il ciclo recessivo della nostra economia;
    il patrimonio prezioso di credibilità politica, internazionale ed europea, del nostro Paese faticosamente ricostruito negli anni precedenti, non può essere dilapidato con inutili tensioni e provocazioni con iniziative scoordinate ed avventurose che stanno isolando l'Italia, anziché rafforzarne il ruolo;
    in questo senso la recente presentazione alle Camere della Nota di aggiornamento al Documento economia e finanze propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica finanziati in deficit e ancora non definiti nel dettaglio, che non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, confermato da tutti i previsori internazionali. La Nota di aggiornamento al Def costituisce, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un'aperta ed inutile sfida alle istituzioni europee ed ai parametri di stabilità e crescita fissati negli ultimi anni;
    le dichiarazioni dei vertici delle Istituzioni europee all'indomani della presentazione della manovra economica preludono, in assenza di modifiche sostanziali del Def, ad una bocciatura dei conti del nostro Paese da parte della Unione europea, che potrebbe realisticamente sfociare in una procedura di infrazione;
   considerato che, quanto alle problematiche inerenti la gestione del fenomeno migratorio:
    a) le conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane. Al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà, accettato dal Presidente del Consiglio dei ministri Conte e poi sostenuto, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, irresponsabilmente dal Ministro degli affari esteri Moavero Milanesi, rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015 che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi dell'Unione europea in applicazione del principio di solidarietà esplicitamente ad una presa in carico dei migranti. In particolare i Governi del «gruppo di Visegrad», anche di fronte alla minaccia delle sanzioni, si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi e saranno oggi ancor meno indotti ad una reale collaborazione sulla base di adesione volontaria;
    b) la questione cruciale che doveva essere trattata e risolta, punto ineludibile per ogni strategia relativa alla gestione ordinata degli arrivi e cioè il riconoscimento che si tratta di una questione europea, non riconducibile alla responsabilità di singoli Paesi, non è stata di fatto analizzata. Il tema della necessità di procedere ad una revisione del regolamento di Dublino – da cui deriva l'urgenza di un ricollocamento strutturale e solidale di tutti i migranti che giungono nei territori degli Stati membri – non solo non è stato approfondito in occasione del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018, ma è stato addirittura peggiorato, laddove si è stabilito che sarà necessaria l'unanimità per procedere ad una sua revisione, nonostante il diritto dell'Unione europea permetta di decidere a maggioranza qualificata;
    c) al riguardo, il 16 novembre 2017, dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo – con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle e l'astensione della Lega – aveva approvato una proposta di revisione proprio del regolamento di Dublino e delle politiche relative al diritto di asilo – alla cui elaborazione aveva contribuito fortemente la delegazione italiana – che introduceva finalmente una responsabilità condivisa nella gestione degli arrivi e delle richieste di asilo, anche al fine di evitare per il futuro la situazione venutasi recentemente a creare con la Germania sulla questione del rimpatrio dei migranti di primo approdo in Italia;
    d) le conclusioni del Consiglio europeo di giugno costituiscono, invece, a giudizio dei firmatari al presente atto di indirizzo, una vera e propria vittoria dei Paesi del gruppo di Visegrad, ai quali paradossalmente sembra benevolmente guardare il Governo. Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema del ricollocamento obbligatorio voluto dall'Unione europea e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei Paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna e Malta). Ragion per cui la posizione del Governo italiano vicina alle posizioni del gruppo di Visegrad è andata dunque contro gli stessi interessi del nostro Paese;
    e) il 24 luglio 2018 la Commissione europea ha formulato alcune ipotesi per la realizzazione dei centri controllati nell'Unione europea previsti dalle conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo, che dovrebbero migliorare il processo di distinzione tra le persone bisognose di protezione internazionale e i migranti irregolari (cosiddetti economici) e saranno oggetto di discussione nella riunione del prossimo Consiglio; allo stesso modo, la Commissione ha proposto di rafforzare la cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione con i Paesi terzi;
    f) la scorsa estate, inoltre, è stata caratterizzata da una dura campagna, in particolare da parte del Ministro dell'interno, contro il sistema di accoglienza e solidarietà dei migranti, che ha avuto, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, per obiettivo il tentativo di criminalizzare l'opera delle organizzazioni non governative, sulle quali peraltro non è emerso nulla di penalmente rilevante, e che ha approfondito l'isolamento dell'Italia ed irritato i partner europei. Un crescendo di tensione che ha raggiunto il suo apice in occasione del noto caso della nave Diciotti, tale da indurre il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ad affermare di smetterla di utilizzare il problema dell'immigrazione per ottenere vantaggi politici;
    g) la chiusura dei porti decisa la scorsa estate dal Ministro dell'interno e la politica dei respingimenti delle navi delle Organizzazioni non governative e la conseguente crisi internazionale con i partner europei che ne è scaturita, ha provocato anche tensioni all'interno della compagine governativa non solo tra lo stesso Ministro Salvini ed il responsabile del dicastero dei trasporti, il Ministro Toninelli, sulle attribuzioni e le competenze tra i due Ministeri, ma anche con il Ministro degli esteri Moavero Milanesi che ha recentemente dichiarato: «Tripoli non può essere considerato un porto sicuro». Soprattutto, le inutili provocazioni del caso Diciotti, hanno totalmente isolato l'Italia che si è, di fatto, esclusa dalle recenti iniziative di solidarietà e redistribuzioni automatiche in caso di salvataggi nel Mediterraneo promosse in particolare da Francia, Malta e Spagna;
    h) i dati forniti dalle stesse istituzioni europee in occasione del vertice informale dei Capi di Stato e di Governo del 19 e 20 settembre 2018 a Salisburgo indicano che, grazie a importanti decisioni e misure prese e attuate negli anni scorsi sotto la spinta dei Governi italiani di centrosinistra, l'Italia non è più la principale porta d'ingresso dei migranti in Europa, superata dal sistema di accoglienza di Spagna e Grecia. In Italia, dunque, quando il Governo Conte è entrato in carica, non c'era alcuna emergenza, ma anzi, grazie al lavoro svolto dal Ministro Minniti, nei primi quattro mesi del 2018 sono approdati in Italia circa 9.300 migranti, ossia l'86 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017;
    i) secondo l'Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite i migranti illegali che hanno attraversato i confini europei sono diminuiti da 1.822.637 (agosto 2015) a 91.267 (agosto 2018). I numeri forniti dalle agenzie internazionali indicano che i flussi maggiori oggi sono sulla rotta orientale dell'Europa, verso la Grecia e quella occidentale verso la Spagna. Le persone che sono giunte via mare in Italia illegalmente nei primi sei mesi di quest'anno sono diminuite da 95.200 (2017) a 18.500 (2018), quest'ultimo dato del tutto indipendente dalla politica del Governo Conte che è entrato in carica nel giugno scorso, ma pienamente ascrivibile alla politica dei Governi di centro-sinistra della scorsa legislatura. Vero è, invece, che si registra un più alto numero di morti e scomparsi in mare da quando, due anni e mezzo fa, le agenzie internazionali hanno iniziato a tenere questi tragici conti;
    l) nel citato vertice informale di Salisburgo, inoltre, è stata avanzata dal Presidente della Commissione europea Juncker la proposta – supportata dai principali Stati europei – di potenziare la Guardia europea di frontiera con 10.000 unità supplementari; è stata, altresì, ribadita l'importanza del rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e transito nel quadro di un più ampio partenariato, favorendo l'iniziativa per investimenti e occupazione sostenibili in Africa;
    m) la posizione dell'Italia critica nei confronti di tali proposte ha aggravato l'isolamento del nostro Paese nell'ambito dell'Unione europea, tale da indurre il Presidente francese Macron ha minacciare che «I Paesi che non vogliono rafforzare Frontex usciranno da Schengen». Tale affermazione è in sintonia con il testo della proposta legislativa presentata dalla Commissione che, all'articolo 43, prevede che questa ha il potere di inviare uomini della guardia costiera dell'Unione europea in uno Stato e, se questo non coopera, Bruxelles può disporre la sospensione di Schengen;
    n) la linea di intransigente regressione nella gestione del fenomeno dell'immigrazione è confermata, anche sul fronte nazionale, dai recenti provvedimenti che sconfessano la nostra tradizione culturale e giuridica, riducendo i casi di riconoscimento del titolo di soggiorno, eliminando quello per motivi umanitari – così trasformando in irregolari le tante migliaia che finora hanno potuto accedere a tale istituto – e tagliando drasticamente il sistema di accoglienza pubblica degli Sprar, da tutti riconosciuta come la più efficace e trasparente, anche da punto di vista dell'utilizzo delle risorse finanziarie, ed improntata ad un'accoglienza dignitosa e indirizzata all'obiettivo della responsabilità e dell'autonomia degli ospiti, con strumenti per l'integrazione e personale qualificato;
   considerato che, in materia di sicurezza interna:
    a) il Consiglio europeo svoltosi il 28-29 giugno 2018, nelle sue conclusioni, ha richiamato la necessità che l'Europa assuma maggiori responsabilità per la sua stessa sicurezza e rafforzi il proprio ruolo di partner credibile e affidabile nel settore della sicurezza e della difesa nell'ambito di un quadro di iniziative che accrescano la sua autonomia, integrando e rafforzando, nel contempo, le attività della Nato;
    b) nel corso del vertice informale di Salisburgo, un particolare focus è stato dedicato proprio ai temi della sicurezza interna; a seguito delle decisioni del summit di Bratislava di due anni fa che ha individuato i principali temi della cosiddetta Agenda dei leader; infatti, obiettivo dell'Unione europea in questo campo è rafforzare gli sforzi tesi ad assicurare la sicurezza interna, combattere il terrorismo, e garantire una risposta di lungo termine dell'Europa ai pericoli emergenti e futuri, quale parte della nuova Agenda strategica per l'Unione europea da adottare al Consiglio europeo di giugno 2019;
    c) l'Unione europea ha tra i suoi compiti fondamentali quello di proteggere i propri cittadini, salvaguardare l'area di libera circolazione e, in un tempo ed uno scenario mutevoli, essere in grado di rispondere in maniera intelligente a pericoli di natura ibrida, dove la linea di divisione tra sicurezza interna ed esterna è spesso sfumata;
    d) a partire dai progressi compiuti negli scorsi anni per rafforzare la sicurezza collettiva dei cittadini europei si rende necessario assicurare la effettiva attuazione delle decisioni prese, rafforzarle e migliorarle, ma anche estendere le politiche comuni per fronteggiare le sfide nuove, ad esempio nel campo della cybersicurezza e del rafforzamento della resistenza alle minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari, anche alla luce dei recenti attacchi;
    e) per quanto riguarda la lotta al terrorismo, dove la minaccia rimane immediata e dove molti casi sono transnazionali, resta essenziale il ruolo dell'Unione europea. Va sostenuta, a tal proposito, la proposta della Commissione europea di estendere le competenze della procura europea anche ai reati di terrorismo transfrontaliero. Tale organismo, la cui piena operatività è prevista entro la fine del 2020, è un ufficio indipendente dell'Unione europea composto da magistrati aventi la competenza di individuare, perseguire e rinviare a giudizio gli autori di reati a danno del bilancio dell'Unione europea, come la frode, la corruzione o le gravi frodi transfrontaliere in materia di IVA. Il suo ruolo potrà divenire centrale anche nel contrasto ad altre forme gravi di criminalità;
    f) nella cooperazione di polizia, giudiziaria e di intelligence, l'Unione ha compiuto molti passi in avanti, in particolare, nella direzione della integrazione dei sistemi di informazione e sullo scambio di informazioni; è però divenuto estremamente urgente migliorare la interoperabilità dei database degli Stati membri al fine di procedere ulteriormente su questa strada. Lo scambio di intelligence su sospetti e individui radicalizzati attraverso Europol è migliorato nel corso degli ultimi anni in maniera considerevole; gli Stati membri si sono accordati per una legislazione comune contro i foreign fighters; per il contrasto della radicalizzazione, l'Unione europea rappresenta oggi uno dei maggiori canali per lo scambio di informazioni e di best practices;
    g) per quanto riguarda il rafforzamento della sicurezza delle frontiere, emerge che uno dei rari elementi di accordo in chiave di sicurezza interna è da un lato la necessità del contenimento della migrazione illegale, e dall'altro la necessità di rafforzamento delle frontiere esterne, che dovrebbe avvenire sia attraverso una maggiore cooperazione con i Paesi terzi, incentrato sulla lotta contro trafficanti e su un concetto molto ampio di partenariato, sia attraverso il rafforzamento del controllo comune delle frontiere. Negli anni scorsi, sono state concordate e realizzate numerose misure per migliorare tale controllo comune, includendovi anche migliori sistemi di informazione e controllo, come il sistema EES, il sistema Etias, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Ebcg, la «nuova» Frontex). La Commissione ha ora avanzato una proposta tesa a rafforzare ulteriormente la Guardia costiera e di frontiera, proponendo, in particolare, un nuovo corpo con 10.000 operatori entro il 2020 e una estensione del mandato;
    h) contrastare le reti di trafficanti di esseri umani e di contrabbando di migranti deve essere compito comune delle istituzioni europee, anche attraverso una maggiore cooperazione tra le forze di polizia nazionali, oltre ad un rafforzamento del lavoro con i Paesi terzi finalizzato alla cattura e alla condanna dei trafficanti;
    i) per quanto riguarda la capacità di garantire la sicurezza del cyberspazio, è ormai evidente che assicurare un alto livello di sicurezza ai cittadini europei significa andare oltre il controllo delle frontiere fisiche e dello spazio. I cyberattacchi, il cybercrimine e il terrorismo non conoscono infatti frontiere fisiche. Il loro impatto sul mondo reale ha ormai superato una soglia limite, cosicché ogni minaccia di carattere cibernetico e ibrido – sia da parte di singoli individui che da parte di Stati, motivati dal profitto o da obiettivi politici o strategici, pone un chiaro e crescente rischio per la società e l'economia. La risposta europea a tali minacce è stata a lungo troppo lenta, e per prima cosa è necessario monitorarle e controllarle in maniera più continuativa e più solida. In tal senso, sono state avanzate dalla Commissione europea alcune proposte relative alla rapida rimozione dei contenuti on-line di stampo terroristico, sulla cybersicurezza europea, sulle modalità per assicurare elezioni libere e trasparenti, specialmente nel contesto delle prossime elezioni per il Parlamento europeo, contro le campagne di disinformazione e l'utilizzo illegale di dati personali;
    l) altrettanto essenziale risulta approntare misure comuni per prevenire la diffusione di contenuti terroristici on-line e, più in generale, per raggiungere il giusto equilibrio tra il combattere efficacemente la disinformazione e le attività illegali nel cyberspazio e il continuare a garantire diritti fondamentali quali la libertà di espressione; è necessario approntare a livello europeo ogni misura finalizzata ad assicurare la resistenza dei sistemi democratici dell'Unione;
    m) per quanto riguarda la capacità di risposta alle crisi, come hanno anche dimostrato i più diversi eventi meteorologici e catastrofici verificatisi in Europa nel corso dell'ultimo anno, la sicurezza interna dell'Unione dipende anche dalla capacità di fornire una risposta comune adeguata ai disastri naturali e a quelli causati dall'uomo. In occasione dei recenti incendi estivi, l'accresciuto coordinamento e la mutua assistenza hanno dimostrato il valore della solidarietà europea; rimane la necessità non solo di assumere decisioni per prevenire lo specifico evento calamitoso ma anche di affrontare la questione del cambiamento climatico che ne è alla base. Deve essere rafforzata la capacità comune di gestione delle crisi generali e la coerenza e l'effettività dei meccanismi di risposta alle crisi, anche attraverso il buon funzionamento di un meccanismo europeo di protezione civile, unitamente all'adozione di misure adatte a fronteggiare i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, attraverso strategie adattive;
   considerato che, nel panorama delle relazioni internazionali:
    a) il 23 giugno 2016 la Gran Bretagna ha deciso con un referendum di lasciare l'Unione europea e le trattative della cosiddetta Brexit sono da mesi in fase di stallo, secondo quanto poi si apprende dalle dichiarazioni del capo negoziatore europeo per la «Brexit» Michel Barnier, così come dalle posizioni del Governo britannico, caratterizzate peraltro anche dall'acuirsi di frizioni politiche interne, vi è il rischio che i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea si concludano senza un preciso accordo tra le due parti, ovvero con il « no deal»;
    b) anche il recente vertice informale di Salisburgo non ha sbloccato le questioni alla base del rallentamento delle trattative, in particolare le problematiche inerenti i confini fra Irlanda del Nord britannica e Repubblica d'Irlanda. I citati contrasti all'interno dello stesso partito conservatore tra le posizioni più inclini alla cosiddetta « soft Brexit» ed una posizione più intransigente contribuiscono alla mancata soluzione a pochi mesi dalla data limite del 29 marzo 2019. La comunità italiana nel Regno Unito consta di oltre 600.000 persone ed è plausibile ritenere che in caso di mancato accordo su quanto sta attualmente accadendo ai cittadini dell'ex colonie britanniche, che si sono visti negare lavoro, cure mediche e altri servizi fondamentali, possa verificarsi anche nei confronti dei nostri connazionali, per cui è perfino spesso difficile documentare gli anni di presenza in Gran Bretagna;
    c) il vertice Asem in programma la prossima settimana è il più rilevante incontro Europa/Asia nel 2018 ed affronterà importanti questioni tra cui quelle finanziarie ed economiche, nonché le questioni internazionali e regionali che richiedono un impegno comune. La positiva intensificazione dei rapporti con i Paesi asiatici aderenti all'Asem è indirizzata alla costruzione di un sistema internazionale maggiormente aperto e cooperativo, basato su regole comuni e finalizzata ad accrescere gli scambi e la cooperazione tra il continente asiatico e l'Europa. Nel corso degli ultimi anni, i partner europei ed asiatici dell'Asem si sono confrontati su importanti temi quali la governance, il multilateralismo effettivo e le sfide globali, tra cui il cambiamento climatico e la cooperazione per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. È interesse del nostro Paese intensificare i rapporti di cooperazione tra l'Asia e l'Europa allo scopo di rafforzare le relazioni con particolare riguardo ai settori del commercio e degli investimenti, nonché in tema di sicurezza, terrorismo, cybersicurezza, migrazione irregolare;
    d) nel corso dell'ultimo anno le relazioni commerciali internazionali hanno attraversato momenti di particolare tensione, che allo stato attuale non sembrano superate. All'innalzamento delle barriere commerciali tra Stati Uniti e Cina, si sono aggiunte in corso di anno misure protezionistiche adottate dagli Usa, in particolare delle importazioni di prodotti dell'acciaio e dell'alluminio;
    e) gli Stati Uniti d'America rappresentano, nel contesto internazionale, il principale partner commerciale per l'Unione europea. Il sistema economico europeo, e in questo contesto, quello italiano, si è trovato ad affrontare problematiche commerciali mai vissute in passato. L'Unione europea ha risposto a tale iniziativa nel quadro delle procedure previste dal Wto, con misure di rebalancing, imponendo, a sua volta, dazi all'importazione su alcuni prodotti simbolo dell’export Usa. Tale situazione, soprattutto per risvolti che può implicare in caso di mancato accordo tra le parti, preoccupa profondamente il mondo delle imprese, che si trovano ad operare in un nuovo, non preventivato e più rischioso scenario commerciale internazionale. A seguito dell'incontro informale tra il Presidente degli Stati Uniti d'America e Juncker, sono stati avviati negoziati fra l'Unione europea e Usa finalizzati a superare le difficoltà insorte. Allo stato attuale nonostante alcune dichiarazioni distensive, le trattative non sembrano ancora aver raggiunto risultati da tutti attesi;
    f) il nuovo scenario commerciale rappresenta un problema prioritario per il nostro Paese, soprattutto in considerazione del rallentamento in atto del nostro export;
   considerato, per quanto attiene alle relazioni esterne:
    a) l'evoluzione della situazione economica internazionale meno favorevole rispetto allo scorso anno suggerisce una più intensa attività di collaborazione economica anche con i Paesi del continente africano, dove, tra l'altro, negli ultimi anni si è registrata un'intensa azione di penetrazione da parte della potenza economica cinese, attraverso massicci investimenti infrastrutturali ed industriali e significativi insediamenti di popolazione. L'Europa non può arretrare nel suo tradizionale ruolo di interlocutore prioritario con particolare riguardo ai Paesi del Nord Africa e, al contrario, deve rafforzare le iniziative già avviate sul fronte dello sviluppo economico e sociale dell'Africa, procedendo ad un significativo incremento delle risorse stanziate per il Fondo Africa;
    b) quanto ai rapporti con la Russia, a fronte di un sostanziale stallo rispetto agli accadimenti che avevano giustificato l'adozione delle sanzioni, e agli eventi recentemente intercorsi, si ribadisce l'esigenza di evitare iniziative unilaterali e velleitarie che rischiano di indebolire le posizioni comuni dell'Unione e di compromettere i rapporti con i partner tradizionali del nostro Paese,

impegna il Governo:

  1) sui temi delle migrazioni:
   a) a sostenere in sede europea le modifiche alle norme del regolamento di Dublino, sulla base della proposta approvata a larga maggioranza dal Parlamento europeo, la quale è fondata sulla redistribuzione permanente e strutturale dei richiedenti asilo e introduce dunque il principio della responsabilità condivisa e solidale, prevedendo – nel rispetto di quanto sancito dall'articolo 80 Tfue – che l'onere di procedere all'esame delle domande di asilo non gravi solo ed esclusivamente sul Paese di primo ingresso, ma riguardi tutti gli Stati membri dell'Unione, sulla base di criteri oggettivi calcolati in relazione al prodotto interno lordo e alla popolazione, stabilendo altresì un meccanismo sanzionatorio, già proposto dall'Italia nel 2016 e fondato su limitazioni all'accesso ai fondi dell'Unione europea, per i Paesi che rifiutino di rispettare tale programma;
    b) ad affiancare la Commissione nell'apertura di un ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia dell'Unione europea nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato le decisioni obbligatorie del 2015 sul ricollocamento dei richiedenti asilo;
    c) a sollecitare l'attuazione di un programma europeo di controllo efficace delle frontiere esterne, che implementi gli sforzi per combattere le reti criminali di trafficanti di uomini compiuti dal 2015 ad oggi, rafforzando i poteri e le competenze dell'Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera e incentivando le azioni di dialogo e collaborazione messe in campo dall'Italia con le autorità dei Paesi di origine e di transito, che hanno consentito di ridurre nel 2018 gli sbarchi dell'86 per cento rispetto all'anno precedente;
     d) a sostenere lo sviluppo dei Paesi africani di origine e di transito mediante la previsione di dotazioni finanziarie adeguate, superando così l'asimmetria contributiva che vede poche centinaia di milioni per contenere i flussi sulla rotta mediterranea a fronte di quelli erogati per contenere i flussi sulla rotta balcanica;
    e) a sostenere un maggior coordinamento nelle politiche di accoglienza evitando di utilizzare la pratica della chiusura dei porti come strumento di pressione negoziale e a sostenere la creazione di piattaforme di sbarco regionali (hotspot) gestite a livello europeo, con risorse comunitarie, per procedere alla prima accoglienza ed identificazione dei migranti;
    f) a promuovere e sostenere l'apertura di corridoi umanitari per quanti fuggono da guerre e conflitti; a sostenere tutte le iniziative assunte dall'Unione e dalla comunità internazionale per fermare guerre e conflitti armati e costruire soluzioni politiche fondate su dialogo e negoziato;
    g) a promuovere ogni forma di collaborazione con l'Unhcr, con l'Oim e il Consiglio dei diritti umani dell'Onu, per l'apertura di centri di accoglienza nei Paesi di origine e soprattutto di transito; a promuovere l'adozione di una normativa europea sul diritto di asilo, applicabile in modo omogeneo e uniforme da tutti i Paesi dell'Unione; a sostenere e incentivare programmi nazionali di affidi familiari, con cui dare un focolare e una vita sicura agli stranieri minori non accompagnati;
    h) ad accompagnare politiche coordinate e condivise a livello europeo di rimpatri umanitari volontari dei migranti irregolari;
    i) a promuovere accordi bilaterali tra l'Unione europea e i Paesi africani per l'apertura di canali legali per la gestione dell'immigrazione economica;
   2) sui temi della sicurezza interna:
    a) a favorire la prosecuzione del percorso delle iniziative intraprese in ambito Unione europea al fine di rafforzare il contrasto al terrorismo e alla diffusione dei contenuti terroristici on-line. In particolare: a sollecitare l'adozione di nuove regole per eliminare rapidamente i contenuti terroristici dal web a partire dall'introduzione di un termine vincolante di brevissima durata (un'ora) per la rimozione dei contenuti di stampo terroristico a seguito di un ordine di rimozione emesso dalle autorità nazionali competenti;
    b) a favorire un quadro di cooperazione rafforzata tra prestatori di servizi di hosting, Stati membri ed Europol, per facilitare l'esecuzione degli ordini di rimozione dei messaggi di natura terroristica; a prevedere meccanismi di salvaguardia per garantire che siano colpiti esclusivamente i contenuti terroristici, nonché un meccanismo sanzionatorio per i prestatori di servizi nel caso di mancato rispetto o omissione sistematica degli ordini di rimozione;
    c) a sostenere l'ampliamento dei compiti della Procura europea al fine di includervi la lotta contro i reati di terrorismo transfrontalieri;
    d) ad adottare iniziative per concentrare le competenze in materia di antiriciclaggio in relazione al settore finanziario in seno all'Autorità bancaria europea e a rafforzarne il mandato per garantire una vigilanza efficace e coerente sui rischi di riciclaggio di denaro da parte di tutte le autorità pertinenti e la cooperazione e lo scambio di informazioni tra queste autorità; a rafforzare ogni iniziativa in ambito europeo tesa a migliorare lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità antiriciclaggio e quelle prudenziali, favorendo l'adozione da parte delle autorità europee di vigilanza di linee guida per aiutare le autorità di vigilanza prudenziale ad integrare gli aspetti relativi all'antiriciclaggio nei loro diversi strumenti e ad assicurare la convergenza in materia di vigilanza; a sostenere le iniziative tese alla conclusione di un protocollo d'intesa multilaterale sullo scambio di informazioni entro il 10 gennaio 2019 tra le autorità di vigilanza antiriciclaggio;
    e) a promuovere ogni sforzo teso a migliorare la cooperazione a livello europeo per contrastare efficacemente l'estremismo violento, combattere la radicalizzazione, ostacolare le forme di finanziamento al terrorismo, sostenendo in particolare la cooperazione attraverso lo scambio di informazioni tra Stati membri e autorità di polizia, giudiziaria e di intelligence;
    f) a migliorare la interoperabilità dei diversi database, in particolare favorendo la positiva conclusione dei negoziati sull'interoperabilità entro il 2018, al fine di renderla operativa entro il 2020, ovvero di garantire ai fini della sicurezza interna la capacità a livello di Unione di sistemi informatici diversi e sviluppati separatamente di scambiare dati e condividere informazioni;
    g) ad assicurare l'appoggio ad ogni opportuna misura di carattere europeo relativa alla resistenza dei sistemi democratici dell'Unione contro le campagne di disinformazione, gli attacchi informatici e l'utilizzo illegale di dati personali, assicurando ogni forma di contrasto alle attività illegali nel cyberspazio in occasione delle prossime elezioni europee; a sostenere gli sforzi della Commissione per presentare entro dicembre 2018, un piano d'azione per una risposta coordinata dell'Unione europea al problema della disinformazione, comprensivo di mandati appropriati e risorse sufficienti per le pertinenti squadre di comunicazione strategica del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE); a garantire anche attraverso la sua azione in sede europea che sia raggiunto il giusto equilibrio tra una efficace azione di contrasto alla disinformazione e alle attività illegali nel cyberspazio e la tutela dei diritti fondamentali quali la libertà di espressione, il rispetto della vita privata dei cittadini e la tutela dei dati personali, con una attenzione particolare a social network e piattaforme digitali;
    f) a favorire ogni azione che permetta di accelerare i lavori sul meccanismo europeo di protezione civile, assieme alla predisposizione a livello europeo di ulteriori e più efficaci misure atte a fronteggiare i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, attraverso politiche adattive al cambiamento climatico;
   3) per quanto riguarda il rafforzamento della sicurezza delle frontiere:
    a) a garantire più risorse e una maggiore collaborazione con gli altri Paesi dell'Unione per le operazioni transfrontaliere contro le reti di trafficanti di esseri umani, anche attraverso l'uso degli strumenti informatici e della rete, cosicché la cooperazione sia intensificata e resa più multidisciplinare;
    b) a sostenere la proposta di rafforzamento della Guardia di frontiera e costiera europea, sia in termini di personale impegnato sia in termini di estensione delle responsabilità, in chiave di un ampliamento delle funzioni di carattere più largamente comunitario;
    c) a proseguire nell'attuazione della dichiarazione de La Valletta, in particolare sui rimpatri volontari e assistiti e sulla cooperazione tra Unione europea e Paesi di origine per creare migliori condizioni economiche per diminuire i flussi e scoraggiare traffici illegali;
    d) a proseguire nel sostegno all'iniziativa Onu di stabilizzazione della Libia e nell'attuazione del piano Minniti, questione chiave per ridurre i flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale e rafforzare la sicurezza e la stabilità nella regione;
   4) sui temi delle relazioni esterne:
    a) a mantenere una posizione ragionevole e costruttiva, il più possibile incline a un accordo meno penalizzante possibile tra Unione europea e Regno Unito, ovvero per il cosiddetto soft Brexit, adoperandosi nel contempo per difendere le priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla « Brexit», stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente e nominando infine il responsabile del coordinamento tecnico interministeriale per l’«addio a Londra» a Palazzo Chigi, incarico vacante da mesi;
    b) a mettere in atto misure di emergenza in caso di mancato accordo tra Unione europea e Regno Unito con il fine di proteggere i diritti dei cittadini italiani che rientreranno in Italia, salvaguardare i diritti dei cittadini britannici in Italia, assicurare la circolazione di merci e persone e soprattutto chiedere al Governo britannico reciprocità delle misure, quali la salvaguardia dei diritti acquisiti degli oltre 600 mila cittadini italiani residenti nel Regno Unito;
    c) a sostenere, in ambito dell'Unione europea, la prosecuzione del dialogo e la cooperazione tra l'Asia e l'Europa allo scopo di rafforzare le relazioni tra i due continenti in un'ampia gamma di settori, tra cui il commercio, l'energia, i trasporti e gli investimenti, la connettività, lo sviluppo sostenibile e il clima, le sfide per la sicurezza, come il terrorismo, la non proliferazione, la cybersicurezza, la migrazione irregolare;
    d) a sostenere ogni iniziativa utile alla soluzione dei negoziati in corso tra i rappresentanti delle istituzioni dell'Unione europea e quelli dell'amministrazione Usa al fine di superare le problematiche commerciali insorte tra le due aree nonché ad adoperarsi al fine di rendere effettivi gli accordi informali del luglio 2018, finalizzati all'incremento degli acquisti dagli Usa di prodotti provenienti dai Paesi europei, con particolare riguardo a quelli dell'agricoltura e dell'energia;
    e) a considerare lo sviluppo dell'Africa una priorità della politica dell'Unione europea, dotando di adeguate risorse finanziarie e strumenti operativi l’Africa Plan varato dalla Commissione europea e sollecitando gli Stati membri a incrementare le proprie politiche di cooperazione e aiuto allo sviluppo;
    f) a escludere, quanto ai rapporti con la Russia, ogni iniziativa unilaterale che possa generare l'indebolimento della posizione dell'Unione e compromettere i rapporti con i partner tradizionali del nostro Paese.
(6-00027) «Delrio, De Luca, Berlinghieri, Ungaro, Quartapelle Procopio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo dei prossimi 17 e 18 ottobre,
   premesso che:
    l'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio europeo reca i temi della migrazione, della sicurezza interna e delle relazioni esterne;
    sono, inoltre, previste una riunione informale a 27 Stati per discutere dello stato dei negoziati per l'uscita dall'Unione europea della Gran Bretagna, la cosiddetta Brexit, e una riunione, sempre nel formato a 27 Stati, per esaminare lo stato di avanzamento dei negoziati sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM) in vista del vertice euro del prossimo mese di dicembre;
    in esito al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018 il presidente Donald Tusk aveva dichiarato che il «testo di compromesso» adottato sul tema dei migranti accoglieva essenzialmente tre proposte: le piattaforme di sbarco al di fuori dall'Europa ma senza che fosse definito dove allestirle, un budget dedicato al contrasto dell'immigrazione illegale nel prossimo quadro finanziaria pluriennale e un rafforzamento del supporto europeo alla Guardia costiera libica, affermando, però, al contempo: «Sulla questione dei migranti è fin troppo presto per parlare di un successo. Abbiamo trovato un accordo, ma questa è solo parte più facile di quello che ci aspetta.»;
    nonostante alcuni Stati abbiano già assunto l'iniziativa in merito all'istituzione dei centri sorvegliati, ad oggi, il Governo italiano non ha, invece, ancora provveduto, e, pertanto, i migranti che continuano ad arrivare illegalmente in Italia non sono trattenuti, ma vengono lasciati liberi di muoversi senza limitazioni di libertà sul territorio nazionale, non essendo sottoposti alfa sorveglianza dello Stato;
    l'ingresso di immigrati illegali, dei quali non solo è spesso difficile accertare le generalità, ma anche determinare con certezza lo stato di provenienza, rappresenta un serio pericolo per la sicurezza degli Stati europei, anche in considerazione delle notizie più volte pervenute dall’intelligence di alcuni Stati membri, che segnalavano il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti;
    in occasione del discorso sullo stato dell'unione del 12 settembre 2018, la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva rimpatri volta ad accelerare le procedure di rimpatrio e ad aumentare i rimpatri effettivi delle persone prive del diritto di soggiorno nell'Unione europea;
    tuttavia, tale proposta di revisione, puntando a una sorta di temperamento del principio dello Stato di primo approdo, attraverso l'introduzione di un meccanismo di ricollocazione di richiedenti asilo per quote obbligatorie, per l'ennesima volta non accoglie le richieste dell'Italia per la revisione del principio dello Stato di primo approdo;
    inoltre, il meccanismo di ricollocazione ha fallito clamorosamente sin dalla sua istituzione e, seppur trasformato in obbligatorio, senza adeguate sanzioni è destinato a fallire nuovamente;
    nel frattempo continuano senza sosta i «viaggi della speranza» dei migranti irregolari che tentano di raggiungere le nostre coste, spesso raccolti in acque internazionali da navi appartenenti a organizzazioni non governative che poi li trasportano in modo altrettanto irregolare fino nei nostri porti, e il divieto di attracco nei porti italiani negli ultimi mesi a più riprese espresso dall'Italia sta ponendo il tema della lotta al traffico di esseri umani al centro del dibattito in sede europea;
    ciononostante, la proposta in dieci punti presentata dall'Italia nell'ambito dell'ultima riunione del Consiglio europeo e mirata a realizzare finalmente una gestione condivisa del fenomeno migratorio tra gli Stati dell'Unione, non è stata accolta se non in minima parte e solo a parole;
    l'approccio a tali problematiche secondo la logica del cosiddetto burden sharing è stato, infatti, sinora carente, con il già citato fallimento delle ricollocazioni e le iniziative di singoli Stati membri che hanno disposto la chiusura delle proprie frontiere e la sospensione dell'accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone;
    il calo degli arrivi di migranti irregolari, registrato nel 2017, non è stato accompagnato dalla diminuzione delle presenze nelle strutture di accoglienza, le quali hanno continuato a registrare un andamento crescente, e lo stesso documento ha previsto che, nel 2018, la spesa per operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, accoglienza e istruzione sarà compresa tra 4,6 e 5 miliardi di euro, continuando a gravare sul nostro prodotto interno lordo per circa lo 0,3 per cento l'anno;
    tutti questi elementi dimostrano chiaramente la necessità e l'urgenza di un'inversione di rotta nella quale l'Italia non sia più lasciata sola rispetto al fenomeno migratorio ma l'Unione europea diventi finalmente parte attiva nella soluzione del problema;
    nel marzo 1997 il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Romano Prodi stipulò un accordo con il premier albanese per la realizzazione di un blocco navale della Marina militare per il respingimento dei migranti diretti in Italia, in cambio di aiuti come cibo e medicinali e l'impegno per la ricostruzione delle strutture statali albanesi;
    per quanto attiene il tema della sicurezza interna, stando alla bozza di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe prevedere un ulteriore potenziamento delle capacità dell'Unione europea di affrontare le minacce informatiche, come anche quelle chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari;
    è opportuno, inoltre, che l'unione intervenga in materia di controllo e sicurezza informatica, in particolar modo a contrasto della diffusione di contenuti terroristici on line;
    nell'ambito della discussione sulle relazioni esterne si tornerà a discutere dei rapporti tra l'Unione europea e la Russia, improntati sinora alla cosiddetta politica del doppio binario tra iniziative sanzionatorie e la ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina orientale;
    le sanzioni commerciali imposte alla Russia continuano a danneggiare gravemente le imprese italiane, infliggendo, sinora, al mercato delle esportazioni italiane perdite per tre miliardi di euro ogni anno, colpendo in particolar modo le imprese agroalimentari e il mercato delle tecnologie;
    nel dibattito parlamentare che ha preceduto il Consiglio europeo del giugno 2018 la risoluzione di maggioranza impegnava in modo esplicito il Governo «ad agire in sede europea affinché si riaprano spazi di collaborazione e dialogo con la Federazione Russa, ad esempio prospettando una rimodulazione delle sanzioni che escluda dal loro campo di applicazione le piccole e medie imprese o il settore agroalimentare e valorizzando la cooperazione nel contrasto alle minacce comuni, come quelle rappresentate dal terrorismo e dalla propaganda estremista»;
    nell'ambito del medesimo dibattito, anche altre risoluzioni di gruppi di opposizione avevano espresso la medesima chiara indicazione al Governo, come quella presentata dal gruppo di Fratelli d'Italia, che impegnava il Governo «a promuovere in sede europea l'immediata cessazione delle sanzioni economiche imposte alla Russia, il prolungamento delle quali avrebbe il solo effetto di ampliare le già pesanti ricadute negative sulle nostre imprese»;
    nel Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018 il Governo ha, invece, clamorosamente disatteso queste indicazioni dando il proprio consenso al rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia;
    sono in vista altre decisioni in merito che potrebbero aggravare la situazione e peraltro si profilano altre e più gravi misure sanzionatorie come quelle recentemente presentate al Congresso degli Stati Uniti;
    il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che si recherà in Russia nei prossimi giorni, ha affermato anche lunedì 15 ottobre 2018, a Monza in una assemblea pubblica di imprenditori, di essere contrario al proseguimento del sistema sanzionatorio che tanto danno ha già arrecato al sistema economico italiano e che, peraltro, si è dimostrato in tanti casi uno strumento assolutamente inefficace nel raggiungere i proponimenti per cui è realizzato;
    il programma del prossimo Consiglio europeo prevede, per il giorno precedente al Consiglio, quindi per il 17 ottobre 2018, un incontro informale tra i leader dell'Unione europea a 27 per discutere della Brexit;
    il negoziato è giunto alle fasi cruciali, come emerge anche dalla cronaca di queste ore, con ogni possibile soluzione, tanto da immaginare possa essere decisivo il previsto pranzo di lavoro, alla presenza anche del premier britannico;
    durante tale incontro, saranno esaminati lo stato dei negoziati con il Regno Unito in merito all'uscita dall'Unione europea e le future relazioni tra le parti per il dopo Brexit, anche alla luce delle conseguenze che ne scaturiranno sull'economia globale e sull'economia dei singoli Stati membri;
    durante le più recenti riunioni del Consiglio europeo sono state esaminate le intese di massima raggiunte tra i negoziatori della Commissione europea e del Regno Unito su larga parte dell'accordo di recesso, mentre, il 29 giugno 2018, il Consiglio europeo ha sottolineato come i negoziati possano progredire «solo a condizione che tutti gli impegni assunti finora siano pienamente rispettati»;
    nella riunione di follow-up del Consiglio europeo, svoltasi il 5 luglio 2018, il gruppo ad hoc ha fornito un aggiornamento sullo stato dei negoziato con il Regno Unito ed ha indicato, tra i temi su cui manca un'intesa, quello relativo alle tremila indicazioni geografiche attualmente protette nei 28 Paesi dell'Unione europea, che i britannici hanno intenzione di affrontare solo, in occasione del successivo accordo commerciale e quindi non in sede di accordo di recesso;
    il XV «Rapporto sulla competitività dell'agroalimentare italiano», presentato il 23 luglio 2018 da Ismea, ha confermato il primato mondiale dell'Italia per numero di prodotti Dop Igp, con 818 indicazioni geografiche registrate a livello europeo, e con i risultati più alti di sempre anche sui valori produttivi con 14,8 miliardi di euro di valore alla produzione e 8,4 miliardi di valore all’export;
    il settore agroalimentare nazionale va difeso e valorizzato rappresentando la punta di diamante dell’export nazionale, in termini commerciali e di posti di lavoro: 61 miliardi di euro di valore aggiunto, 1.4 milioni di occupati, oltre 1 milione di imprese e 41 miliardi di euro di esportazioni;
    il sistema delle Dop Igp in Italia garantisce qualità e sicurezza anche attraverso una rete che, alla fine del 2017, conta 264 consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero per le politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo e oltre diecimila interventi annui effettuati dagli organismi di controllo pubblici;
    numeri di fronte ai quali il Ministro delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, ha commentato: «Abbiamo un potenziale enorme in termini di valore della produzione, denominazioni registrate, crescita del bio. Ma dietro le cifre c’è di più. C’è tutto il “peso” della qualità. Ci sono la passione, la storia, la tradizione che rendono unico il Made in Italy agroalimentare nel mondo»;
    la tutela di questo patrimonio costituisce una battaglia storica italiana – sia in ambito WTO sin dal round negoziale di Doha del 2001, sia negli accordi commerciali bilaterali (apripista, nel 2005, l'accordo dell'Unione europea con il Cile, poi con la Corea del sud, Canada, e nel prossimo futuro, in dirittura d'arrivo, con Giappone, Singapore e Messico) – grazie alla quale l'Unione europea non può concludere accordi bilaterali se le indicazioni geografiche non vengono preventivamente riconosciute e non ne viene garantito un alto livello di protezione sia in termini di disciplina, che di sanzioni in caso di violazione, ove possibile ex officio;
    anzi, con riferimento al Canada, l'annosa questione relativa all'approvazione o meno del Ceta riguarda, inter alia, proprio l'insufficiente livello di protezione delle indicazioni geografiche garantito da Ottawa, che ha, sin qui, rifiutato di fornire la lista dei « prior users» delle denominazioni e ha omesso di specificare quali siano le sanzioni amministrative previste in caso di uso misleading;
    il Regno Unito è il quarto mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano, dopo Germania, Francia e Stati Uniti, con un valore superiore ai tre miliardi di euro, e quasi un terzo delle vendite di food&beverage, « Made in Italy» riguardano prodotti Dop/Igp ed è il primo mercato per prosecco, pelati e polpe di pomodoro;
    con un valore vicino ai 56 miliardi di euro, il Regno Unito rappresenta il sesto mercato al mondo per import di prodotti agroalimentari e il secondo per consumi a livello europeo ed, in tale ambito, l'Italia figura come il sesto fornitore, con una quota a valore vicina al 6 per cento dell’import britannico;
    un mercato che, solo nell'ultimo decennio, ha aumentato i propri acquisti di prodotti del « Made in Italy» del +43 per cento, ben più di quanto fatto nei confronti dei concorrenti francesi o olandesi;
    l'eventuale rinuncia ad imporre la tutela delle indicazioni geografiche in sede di accordo di recesso costituirebbe una serissima minaccia per l'Italia e per il suo sistema produttivo;
    la questione è già stata rilevata in Parlamento, nelle commissioni riunite esteri e politiche dell'Unione europea del Senato, il 31 luglio 2018, in occasione dell'audizione informale dell'ambasciatore del Regno Unito, Jill Morris;
    naturalmente è parimenti importante per l'Italia che, nell'accordo siano previste sia la liberalizzazione tariffaria per le merci e l'apertura del mercato dei servizi, degli appalti e degli investimenti, sia un coté di carattere regolatorio (standard tecnici e ostacoli non tariffari) e di convergenza normativa (proprietà intellettuale, tutela dell'ambiente et similia) sui cosiddetti ostacoli non tariffari per evitare che, successivamente, sorgano ostacoli strumentali nella esportazione di prodotti da parte delle imprese italiane e della commercializzazione della produzione nazionale sul territorio della Gran Bretagna;
    le basi per un tale accordo dovrebbero auspicabilmente essere previste nel testo relativo al recesso, con specifici riferimenti ad un'architettura delle future relazioni commerciali;
    infine, a margine della riunione del Consiglio, in vista del vertice europeo di dicembre 2018, sarà esaminato lo stato di avanzamento dei negoziati sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM), con il completamento dell'unione bancaria, sulla base di una garanzia unica dei depositi, da associare a una vigilanza unica e a una risoluzione unica delle banche in crisi;
    temi di importanza strategica per l'Italia, soprattutto se inseriti in un contesto che vede la fine delle politiche monetarie ultraespansive della Banca centrale europea, con la graduale uscita del quantitative easing, che si concluderà entro il 2018, e la risalita dei tassi di riferimento prevista per la seconda metà del 2019;
    sembrerebbe poi che aleggi una proposta di trasformare l'attuale Meccanismo europeo di stabilità (Esm) in urta sorta di Fondo monetario europeo, anche qui con condizioni da discutere; l'Italia è il terzo euroazionista dell'Esmv, contribuendo con 125 miliardi di euro (pari al 5,5 per cento del suo debito pubblico) dei quali finora non ha usufruito nemmeno in minima parte, essendo stati utilizzati negli anni per interventi di sostegno in favore di altri Paesi,

impegna il Governo:

   1) con riferimento al tema delle migrazioni:
    a) ad attivare immediatamente i centri sorvegliati nei quali trattenere chi entra illegalmente in Italia, nelle more del vaglio della domanda di protezione e al fine di eseguire tutti gli opportuni accertamenti di sicurezza, rispettando il principio che, per chi entra illegalmente in uno Stato europeo, non possa essere sufficiente dichiararsi richiedente asilo per non essere sottoposto ad alcuna forma effettiva di controllo o restrizione;
    b) ad adottare ogni opportuna iniziativa per Istituzione urgente di una missione militare europea, con la partecipazione di tutti gli Stati membri, per la creazione di un blocco navale davanti alle coste libiche che possa impedire il passaggio delle imbarcazioni cariche di migranti irregolari. La missione dovrà essere realizzata in accordo e collaborazione con entrambe le autorità di governo presenti sul territorio libico, qualificandole come interlocutori dell'Unione europea e fornendo alle stesse sostegno economico e operativo per il controllo del proprio territorio e della rotta attraverso il deserto sfruttata dai trafficanti;
    c) ad adottare iniziative per garantire la immediata creazione di centri hot spot nei Paesi del Nord Africa;
    d) a promuovere la creazione di un fondo europeo, alimentato con risorse dell'Unione, con una dotazione di tre miliardi di euro per la realizzazione di accordi di riammissione con i Paesi di origine dei migranti e il potenziamento delle operazioni di rimpatrio;
    e) a promuovere il potenziamento del ruolo dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, con particolare riguardo alle attività di rimpatrio dei migranti irregolari, alla cooperazione con gli Stati terzi, al sostegno agli Stati membri nella gestione delle frontiere, e all'aumento delle risorse impiegate in termini di personale e di equipaggiamento;
    f) a promuovere e sostenere l'urgente adozione di misure volte a potenziare e rendere effettivi i rimpatri dei migranti irregolari che non hanno titolo ad alcuna forma di protezione internazionale, anche attraverso la stipula di accordi di riammissione con gli Stati di provenienza, dando priorità a quelli dai quali originano i maggiori flussi;
   2) con riferimento al tema della sicurezza interna:
    a) a sostenere con forza la necessità che l'Unione europea adotti rapidamente strumenti efficaci per la lotta al terrorismo internazionale, sia attraverso la protezione delle reti di informazione, sia attraverso il controllo delle stesse e il contrasto alla diffusione di contenuti estremistici e terroristici on line, sia attraverso l'implementazione dello scambio di informazioni e di collaborazione tra i vari organismi preposti;
   3) con riferimento al tema delle relazioni esterne, in particolare ai rapporti tra l'Unione europea e la Russia:
    a) a promuovere in Consiglio europeo la immediata cessazione delle sanzioni economiche imposte alla Russia, il prolungamento delle quali avrebbe il solo effetto di ampliare le già pesanti ricadute negative sulle nostre imprese;
   4) con riferimento ai negoziati sulla Brexit:
    a) ad esprimersi, da subito, in modo chiaro e netto, in sede di Consiglio europeo, a tutela dei nostri interessi nazionali, nel senso che l'Italia non darà il proprio assenso all'Accordo di recesso senza una dichiarazione esplicita che consenta la reale salvaguardia solida, operativa e giuridicamente vincolante delle indicazioni geografiche, stante la rilevanza che esse rivestono per il sistema produttivo del nostro Paese, essendo peraltro inaccettabile che tale questione venga semplicemente rinviata – senza adeguate garanzie per l'Italia – ad un successivo accordo commerciale, quando la stessa Unione europea non avrà più sufficiente potere contrattuale una volta approvato il documento di recesso;
    b) ad assicurarsi – nell'interesse delle esportazioni e della commercializzazione dei prodotti italiani – che l'accordo preveda garanzie adeguate per l'accesso al mercato attraverso la liberalizzazione tariffaria per le merci e l'apertura del mercato dei servizi, degli appalti e degli investimenti e per il superamento dei cosiddetti ostacoli non tariffari.
(6-00028) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
   premesso che:
    il prossimo Consiglio europeo del 18 ottobre avrà come punti all'ordine del giorno la migrazione, la sicurezza interna e le relazioni esterne;
    i leader dell'Unione europea si riuniranno per l’Euro summit nel formato inclusivo di 27 Stati ed esamineranno lo stato di avanzamento dei negoziati sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM) in vista del Euro summit di dicembre;
    il 17 ottobre, in sede di Consiglio europeo (Articolo 50) i leader dell'Unione europea a 27 esamineranno lo stato dei negoziati con il Regno Unito in tema di Brexit;
    in tema di politiche migratorie, sarà presentata una relazione sui progressi compiuti, come convenuto nelle conclusioni del Consiglio europeo di giugno, mentre in tema di sicurezza interna verranno adottate conclusioni a seguito del dibattito tematico tenutosi il 20 settembre 2018 a Salisburgo, nel quadro dell'agenda dei leader;
    il vertice si inserisce in un clima fortemente influenzato dalle dinamiche politiche interne ai singoli Stati membri, già proiettate verso le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 26 maggio 2019;
    in vista del prossimo 29 marzo 2019 sarà necessario raggiungere il massimo dei progressi e dei risultati nei negoziati sulla Brexit, al fine di rendere possibile la convocazione di un vertice straordinario per finalizzare e formalizzare l'accordo, in modo da consentire ai Parlamenti nazionali e al Parlamento europeo di provvedere alle ratifiche previste;
   con riferimento al fenomeno migratorio,
    la gestione dei flussi migratori, sia relativa ai «movimenti primari» dai Paesi terzi verso l'Unione europea, sia a quelli «secondari» all'interno della stessa Unione europea rimane centrale nell'agenda europea e in cima all'attenzione dell'opinione pubblica europea;
    secondo i dati Unhcr, tra il 1o gennaio e il 30 settembre 2018 sono sbarcate in Italia 20.571 persone, l'80 per cento in meno rispetto ai primi nove mesi del 2017. Il mese di settembre 2018 è stato il mese con il minor numero di persone sbarcate degli ultimi anni;
    rispetto al 2017 risultano in crescita gli arrivi dalla Tunisia, mentre sono drasticamente diminuite le partenze dalla Libia;
    a livello europeo, gli sbarchi via mare tra il 1o gennaio e il 30 settembre 2018 sono stati circa 87 mila, di cui 23 mila sono sbarcati in Grecia e 43 mila in Spagna, che risulta ormai il nuovo paese europeo con il maggior numero di arrivi via mare a cui va aggiunta una quota via terra nelle enclave di Ceuta e Melilla confinanti con il Marocco;
    questi dati non fanno che confermare quanto la questione migratoria abbia rilevanza europea e, pertanto, come anche le soluzioni non possono che essere condivise a livello comunitario, evitando che gli Stati membri più esposti siano lasciati soli ad affrontare i problemi legati a flussi migratori eccezionali, come è accaduto nel recente passato al nostro Paese;
    le iniziative poste in essere dal Governo italiano volte a disincentivare e impedire gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste hanno rappresentato un forte segnale all'Europa, di indubbia valenza politica, che però non costituiscono la soluzione decisiva, ma richiedono risposte condivise e coordinate a livello di Unione europea, evitando che interessi nazionali – seppur legittimi – e posizioni meramente conflittuali portino all'implosione di fatto di Schengen, con la messa in discussione di principi fondanti come quello della libera circolazione europea;
    giova, altresì, sottolineare che la risoluzione di Forza Italia del 27 giugno 2018, presentata in occasione del precedente Consiglio europeo del 28 giugno, indicava tra gli impegni ritenuti prioritari, la necessità di abolire il permesso di soggiorno per motivi umanitari, misura ora contenuta nel decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 in materia di sicurezza e immigrazione, attualmente all'esame del Senato della Repubblica;
    la trattazione delle problematiche relative alla migrazione è divenuta indice emblematico dello stato attuale dell'Unione, in cui l'attenuarsi del vincolo solidaristico tra gli Stati membri sta conducendo ad una paralisi decisionale, che non potrà che proseguire nei prossimi mesi che ci separano dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo;
    è ormai acclarato che il sistema della gestione dei flussi non ha funzionato e anzi, ha contribuito a palesare e acuire le latenti divisioni tra i Paesi membri. Tale situazione si è apertamente manifestata lo scorso 4 giugno, quando i governi hanno deciso di sospendere i negoziati per la riforma dei meccanismi di Dublino, peraltro condotti su un testo persino peggiorativo rispetto al sistema attuale e in netta opposizione al progetto di riforma approvato dal Parlamento europeo;
    il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 ha ribadito, nelle sue conclusioni, che il buon funzionamento della politica dell'Unione europea presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell'Unione europea, il rafforzamento dell'azione esterna e la dimensione interna, evidenziando come tale questione rappresenti una sfida, non solo per i singoli Stati membri, ma per l'Europa intera;
    il Consiglio europeo ha preso quindi consapevolezza che le operazioni di salvataggio in mare e di prima accoglienza, così come le procedure per l'identificazione dei flussi migratori provenienti dall'Africa, non possono continuare a ricadere solo sull'Italia. È stata, inoltre, espressa la determinazione di proseguire e rafforzare le politiche volte ad evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e a contenere ulteriormente la migrazione illegale, in particolare – per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale – intensificando gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri Paesi e assicurando nel contempo che l'Unione europea resterà al fianco dell'Italia e degli altri Stati membri coinvolti;
    va dato atto che è stata proposta la possibilità di percorrere un nuovo approccio agli sbarchi, introducendo il concetto di piattaforme di sbarco regionali, pur dovendo riconoscere come tale strada presenti non poche difficoltà;
    nell'ottica di un «Piano Marshall europeo per l'Africa» il Consiglio europeo di giugno ha concordato il trasferimento al Fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa di 500 milioni di euro, invitando gli Stati membri a contribuire ulteriormente. Se pur ancora del tutto insufficiente, si tratta di un importante segnale di attenzione verso il vero tema da affrontare a livello europeo, quello numericamente più consistente e legato alle migrazioni economiche, in particolare dall'Africa;
    il Consiglio europeo ha, quindi, prefigurato l'ulteriore intensificazione del ruolo di sostegno svolto da Frontex (anche nella cooperazione con i Paesi terzi) attraverso maggiori risorse e un mandato rafforzato;
    nessun passo avanti è stato invece compiuto nell'ambito della creazione di un nuovo sistema europeo comune di asilo. Il Consiglio si è infatti limitato a ribadire la necessità di trovare un consenso sulla modifica del regolamento di Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, mentre sui cosiddetti movimenti secondari all'interno dell'Unione europea si è limitato ad invitare gli Stati membri ad adottare tutte le misure legislative e amministrative volte a contrastare tali movimenti e a cooperare strettamente tra di loro a tal fine;
    nella lettera di intenti al Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e al Cancelliere Sebastian Kurz, allegata allo Stato dell'Unione 2018, alla «Priorità 8: Verso una nuova politica della migrazione», la Commissione ha indicato le iniziative che dovrebbero essere adottate prima delle elezioni del Parlamento europeo. In particolare, l'adozione della riforma del sistema Dublino e del regolamento sulle procedure di asilo e dei fascicoli correlati; la proposta relativa all'ulteriore rafforzamento delle capacità dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera; la proposta relativa all'ulteriore rafforzamento dell'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo; la proposta volta a rafforzare e potenziare ulteriormente la coerenza ed efficacia della politica di rimpatrio; la proposta sull'ingresso e il soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente specializzati («Carta blu»); le proposte di revisione del codice dei visti, del sistema di informazione visti e del regolamento relativo ai funzionari di collegamento; la proposta relativa all'aggiornamento del codice frontiere Schengen;
    risulta evidente che l'avvicinarsi della prossima scadenza elettorale rende il tema delle politiche di contrasto alla migrazione clandestina centrale nella campagna elettorale dei singoli Stati membri e difficilmente Consiglio e Parlamento saranno in grado di prendere decisioni che, nel bene e nel male, non potranno che influenzare una campagna elettorale in cui il sentimento di sfiducia prevalente verso le istituzioni comunitarie rischia di trasformarsi in un voto che potrebbe mettere a repentaglio l'intera Europa, il suo rilancio e il processo di integrazione;
    questa paralisi è emersa anche dal vertice informale di Salisburgo del 19 e 20 settembre 2018, in cui i 27 Stati membri non hanno voluto forzare le tappe per trovare un accordo sulla riforma del diritto di asilo dell'Unione europea entro fine anno, non volendo rischiare di essere oggetto di critiche per soluzioni non gradite alle rispettive opinioni pubbliche e decidendo di limitare la discussione sui soli punti che uniscono, in particolare sul rafforzamento delle frontiere esterne nonché sulla cooperazione con i Paesi terzi;
    va tuttavia sottolineato che, accanto ad una posizione di chiusura delle frontiere nei confronti dei migranti per motivazioni economiche, sarebbe necessario che l'Unione europea e i singoli Stati collaborassero per garantire quei canali di accesso legali e controllati per i rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti. In questo contesto è da apprezzare la volontà del Ministro dell'interno di riaprire corridoi umanitari per donne e bambini in fuga da zone di guerra, in collaborazione con il volontariato e l'associazionismo cristiano;
   con riferimento alle relazioni esterne, gli scontri dei mesi scorsi nella capitale Tripoli testimoniano la permanente precarietà della situazione libica e del governo di accordo nazionale guidato da Fayez Serraj. In tale situazione di insicurezza appaiono sempre più improbabili le elezioni previste per il 10 dicembre 2018, come stabilito nel vertice di Parigi del 29 maggio, peraltro già fortemente compromesse dall’impasse del processo legislativo interno che avrebbe dovuto portare all'approvazione di una legge elettorale;
    tale cronica instabilità è motivata da molteplici fattori, interni ed internazionali: la multipla identità libica con regionalismi, localismi e tribalismi esasperati; fenomeni di polarizzazione e radicalizzazione politico-religiosa conseguenze del fallimento delle cosiddette Primavere arabe; l'azione di numerosi attori internazionali, che, nel perseguire propri interessi particolari, alimentano caos e instabilità, contribuendo all'ulteriore destabilizzazione della regione;
    a seguito della situazione di stallo politico, l'inviato ONU, Ghassan Salamé, il 5 settembre scorso davanti al Consiglio di Sicurezza Onu ha avanzato una serie di alternative percorribili, qualora una adeguata legislazione elettorale non venga prodotta in tempi rapidi al fine di evitare il rischio di dividere ulteriormente il paese, peggiorando la già precaria situazione attuale;
    in tale percorso di mediazione internazionale non può che essere valutata positivamente l'azione intrapresa dal Governo italiano che ha convocato per il 12 e il 13 novembre a Palermo una conferenza che prevede la più ampia partecipazione di esponenti internazionali e di leader libici;
    l'Italia, anche in considerazione degli storici legami con lo Stato nordafricano, deve intensificare il proprio impegno per la normalizzazione della situazione e il rilancio economico della Libia – anche in relazione alle notizie di questi giorni che riportano un forte interesse della Repubblica popolare cinese nel mettere piede, con investimenti dell'ordine dei milioni di dollari, in terra libica – contribuendo a riportare il Paese nell'alveo della comunità internazionale;
    lo scorso 5 luglio 2018 il Consiglio europeo ha prorogato ulteriormente le sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell'economia russa fino al 31 gennaio 2019. Tale decisione fa seguito all'aggiornamento del presidente Macron e della cancelliera Merkel al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018 in merito allo stato di attuazione degli accordi di Minsk;
    le sanzioni vigenti da marzo 2014 vennero stabilite in seguito all'annessione della penisola della Crimea da parte della Federazione Russa e al ruolo di Mosca a supporto dei movimenti separatisti ucraini; le misure si applicano a persone e società residenti in Unione europea e includono divieto di import in Europa di prodotti originati in Crimea o Sebastopoli, di investimenti e restrizioni nei servizi al turismo;
    i forti interessi economici ed energetici dell'Italia (nel periodo 2014-2016 l'interscambio con la Russia è passato dai 26 miliardi di euro del 2014 ai 17,4 del 2016) fanno sì che un rilancio del dialogo con Mosca sia preferibile a uno scenario di crescente scontro diplomatico e commerciale, insieme alla necessità di tornare a normalizzare quel rapporto, nato nel 2002 quando con l'accordo di Pratica di Mare, venne dato l'avvio ad una partnership strategica tra la NATO e la Federazione stessa che permise di favorire processi distensivi in tutto il mondo, in particolare nei Paesi del Mediterraneo;
    in vista della prossima scadenza del gennaio 2019 è necessario riaprire una seria discussione sull'opportunità di giungere ad una revisione delle sanzioni, anche mediante una loro diminuzione progressiva, con particolare riguardo alle sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa, valutando in che modo ciò possa determinare effetti negativi per la Repubblica di Ucraina, al fine di sostenere un accordo soddisfacente per entrambe le parti e per l'Unione europea e la normalizzazione dei rapporti amichevoli con un partner importante quale la Federazione Russa. La politica di apertura con la Russia dovrà tenere conto delle norme che disciplinano i contesti sovranazionali, con i doveri che discendono, evitando di isolare l'Italia e indebolire la forza negoziale del nostro Paese;
   con riferimento alla sicurezza interna, obiettivo dell'Unione in questo settore è sostenere gli Stati membri nel garantire la sicurezza interna e combattere il terrorismo. L'Unione europea deve contribuire a proteggere i propri cittadini, salvaguardare gli spazi pubblici e lo spazio Schengen e rispondere in modo intelligente e rapido alle nuove minacce di natura ibrida in cui la linea di separazione tra sicurezza interna ed esterna risulta notevolmente sfumata;
    per rafforzare la sicurezza collettiva è necessario garantire l'attuazione piena ed efficace delle decisioni europee, soprattutto in materia di sicurezza informatica (cybersecurity) e rafforzare la resilienza ai rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari;
     a) cooperazione di polizia e cooperazione giudiziaria
    molto è già stato fatto sui sistemi di informazione (come il Schengen Information System) e sullo scambio di informazioni (come nel caso di registrazioni di nomi di passeggeri, Passenger Name Records). Occorre ora migliorare l'interoperabilità dei diversi database;
    in tema di lotta contro il terrorismo lo scambio di informazioni su sospetti e individui radicalizzati attraverso Europol è notevolmente migliorato. La Commissione ha appena presentato un'iniziativa per estendere le competenze della Procura europea per coprire i reati di terrorismo transfrontaliero;
    in tema di traffico di migranti e tratta di esseri umani occorre intensificare la lotta contro tali reti monitorando e interrompendo le loro comunicazioni online e sostenendo la cooperazione regionale tra le forze di polizia europee. Va, inoltre, intensificata la cooperazione con i Paesi terzi in merito allo scambio di informazioni e all'arresto di trafficanti e contrabbandieri.
     b) Rafforzare la sicurezza delle frontiere esterne
    la sicurezza interna dipende in parte da una frontiera esterna adeguatamente gestita, in cui sia negato l'accesso a chi costituisce una chiara minaccia o è sprovvisto dei requisiti per accedere allo spazio europeo;
    nel suo discorso annuale sullo Stato dell'Unione europea, il Presidente Junker ha proposto di aumentare il personale della Guardia di frontiera e costiera europea (EBCS), portandolo dalle 1.300 unità odierne a 10.000 unità entro il 2020. Tale personale agirebbe a complemento delle attività di intercettazione alle frontiere messe in atto da ciascuno Stato membro in caso di flussi migratori particolarmente significativi e potrebbe essere utilizzato nell'assistenza dei Paesi dell'Unione europea nell'effettuare rimpatri. La Commissione ha precisato che solo 1.500 persone rientrano nel personale EBCG entro il 2020 (per raggiungere le 3.300 unità nei sette anni successivi), Le restanti unità (8.500 nel 2020 e 6.700 nel 2027) saranno guardie costiere o di frontiera già in attività nei singoli Paesi dell'Unione europea che verranno assunte per periodi più o meno brevi dall'EBCG;
    siamo lontani, comunque, dalla creazione di un corpo di guardie costiere e di frontiera propriamente europeo. L'ultima proposta della Commissione specifica, infatti, che la responsabilità di proteggere le frontiere esterne dell'Unione è e rimarrà una prerogativa dei singoli Paesi membri e che l'EBCG ricoprirà solo un ruolo di supporto. Nonostante tali precisazioni, già nel corso della riunione informale di Salisburgo, alcuni Stati membri hanno sollevato perplessità, tanto che il Presidente Tusk nella dichiarazione finale ha dovuto precisare che «è altresì chiaro che dovremo discutere ulteriormente le questioni concernenti la sovranità e le dimensioni di Frontex»;
     c) Cybersecurity
    gli attacchi informatici, il crimine e il terrorismo in rete non conoscono frontiere. Le minacce cibernetiche e ibride – provenienti da individui o entità statali; motivate dal profitto o da obiettivi politici e strategici – rappresentano un crescente rischio per le nostre società ed economie. Occorre, nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali di libertà di parola, espressione e stampa, giungere alla rapida approvazione di norme che consentano la rimozione di contenuti online legati al terrorismo che continuano a circolare e rappresentano un rischio reale per i cittadini europei;
   con riferimento alla Brexit,
    il 29 giugno scorso, il Consiglio europeo (articolo 50) pur accogliendo con favore i progressi conseguiti su alcune parti del testo giuridico dell'accordo di recesso, ha rilevato tuttavia come «non si siano ancora registrati progressi sostanziali in merito all'accordo su una soluzione “di salvaguardia” (backstop) per l'Irlanda/Irlanda del Nord», e su altri aspetti importanti, compresa l'applicazione territoriale dell'accordo di recesso, segnatamente per quanto riguarda Gibilterra, ha sottolineato come i negoziati potranno progredire «solo a condizione che tutti gli impegni assunti finora siano pienamente rispettati». Ha altresì rilevato come occorra «accelerare i lavori volti a preparare una dichiarazione politica sul quadro delle relazioni future», invitando gli Stati membri le istituzioni dell'Unione e tutte le parti interessate «a intensificare i lavori per prepararsi a tutti i livelli e a tutti gli esiti possibili»;
    il 12 luglio 2018, il Governo britannico ha presentato al Parlamento il White Paper, (noto anche come piano Chequers), il Libro bianco sulle relazioni future tra il Regno Unito e l'Unione europea. Il piano propone un «accordo di associazione» tra Gran Bretagna e Unione europea che mantenga stretti rapporti di cooperazione economica creando un'area di libero scambio per i prodotti agricoli e alimentari, che renderebbe non necessari i controlli alla frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord, superando così il cosiddetto « backstop» (mantenimento dell'Irlanda del Nord nel territorio doganale dell'Unione europea e allineamento regolamentare con l'Unione europea per quanto riguarda le merci, al fine di evitare controlli alla frontiera tra le due Irlande);
    nel corso della riunione del Coreper articolo 50 del 18 luglio 2018, la Vice Capo negoziatore Weyand ha fornito una lettura politica dell'attuale situazione del negoziato, nonché una valutazione del Libro bianco da parte della Task Force. In particolare, a seguito dell'approvazione talune di proposte emendative da parte della Camera dei Comuni a disegni di legge governativi (obbligo di considerare l'Irlanda del Nord parte del territorio doganale britannico e creazione di un regime IVA per il Regno Unito separato da quello dell'Unione), hanno limitato lo spazio negoziale del primo ministro May. Sui contenuti, la valutazione – pur essendo cautamente positiva per alcuni aspetti – è stata invece fortemente negativa nella parte in cui si prevede un «sistema doganale agevolato» che consentirebbe ai britannici di godere dei benefici di un'unione doganale con l'Unione europea senza però essere assoggettati ai relativi obblighi. Tale proposta costituirebbe, inoltre, un modo alternativo per risolvere arbitrariamente il problema irlandese, rispetto al « backstop» proposto a fine febbraio dall'Unione;
    nella sessione di negoziati tenutasi a Bruxelles tra il 24 e il 26 luglio 2018, il negoziatore Bamier ha registrato significativi passi avanti del Governo britannico per quanto attiene, tra l'altro, al ruolo della Corte di giustizia e alla cooperazione in materia di sicurezza interna ed esterna e di scambio di dati. Rimane il serio problema relativo al backstop irlandese e le proposte in materia doganale;
    nel corso del vertice informale del Consiglio europeo di Salisburgo la discussione sulla Brexit è continuata nel formato UE 27. Nelle sue dichiarazioni e osservazioni finali, il Presidente Tusk ha sottolineato che:
     1. non vi sarà un accordo di recesso senza una salvaguardia solida, operativa e giuridicamente vincolante per quanto riguarda l'Irlanda;
     2. i 27 Stati hanno convenuto di presentare una dichiarazione politica comune che faccia chiarezza sulle future relazioni con il Regno Unito. Tutti sono concordi nell'affermare che, sebbene la proposta di Chequers contenga elementi positivi, il quadro di cooperazione economica proposto non solo non funzionerà, ma rischia di minare il mercato unico;
     3. è stato discusso il calendario degli ulteriori negoziati che prevede per ottobre il raggiungimento del massimo dei progressi e dei risultati nei negoziati con il Regno Unito. Successivamente verrà valutato se sussistano le condizioni per convocare un vertice straordinario a novembre al fine di finalizzare e formalizzare l'accordo;
    sul lato britannico, forte risonanza hanno avuto due recenti appuntamenti politici. Da un lato la mozione approvata in occasione del congresso del Partito laburista, lo scorso 25 settembre, nella quale si indica, nel caso il Governo del Regno Unito non raggiunga un accordo con l'Unione europea o l'accordo stesso venga respinto dal Parlamento, e non vi sia la possibilità di nuove elezioni politiche, che il Partito laburista si impegni a valutare diverse opzioni, inclusa quella di un secondo Referendum sul recesso dall'Unione; dall'altro il discorso conclusivo tenuto da Theresa May al congresso dei conservatori, a Birmingham il 3 ottobre, in cui ha ribadito che con lei «non ci sarà un secondo Referendum», perché sarebbe «un voto dei politici che chiedono un risultato differente» e non un «voto popolare»;
    il permanere di elementi di contrasto tra le parti rende non più remota la possibilità che il Regno Unito lasci l'Unione europea senza un accordo di recesso, come ribadito dal premier britannica, Theresa May, intervenendo al congresso dei Tory;
    per garantire un'uscita ordinata occorrerà, innanzitutto, trovare una corretta soluzione al problema dei 3 milioni di cittadini dell'Unione che vivono nel Regno Unito e, parallelamente, al milione di cittadini britannici residenti nel continente, in modo da sgombrare il campo dal senso di incertezza che si è creato tra i cittadini;
    qualsiasi accordo futuro tra l'Unione europea e il Regno Unito è subordinato al costante rispetto, da parte di quest'ultimo, delle norme previste dagli obblighi internazionali, anche in materia di diritti umani, e dalla legislazione e dalle politiche dell'Unione riguardanti, tra l'altro, l'ambiente, la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali, la concorrenza leale, il commercio e i diritti sociali, in particolare le salvaguardie contro il dumping sociale;
    sempre in tema Brexit, si ricorda che il 20 novembre 2017, in sede di Consiglio Affari Generali, i rappresentanti degli Stati membri hanno svolto le votazioni per il trasferimento e l'assegnazione delle agenzie dell'Unione Europea ubicate a Londra: l’European Banking Authority (EBA, che andrà a Parigi) e l’European Medicines Agency (EMA). Per quest'ultima, dopo due turni di voti in cui Milano ha ricevuto più voti di tutte le altre città, al terzo e ultimo turno è finita in parità con Amsterdam, con 13 voti ciascuna e l'astensione della Slovacchia. Dopodiché si è lanciata la monetina;
    sul punto, è in atto un ricorso del Governo italiano (C-59/18) e del Comune di Milano alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea contro il Consiglio (causa C-182/18 R), avente ad oggetto una domanda di sospensione dell'esecuzione ai sensi dell'articolo 278 TFUE, depositata il 30 gennaio 2018; l'audizione delle parti è stata svolta lo scorso 16 maggio;
    al momento, sia per EMA che per EBA sono in corso i triloghi (procedure di collaborazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione per la scrittura dei testi normativi, nello specifico qui si tratta di modificare i regolamenti di EMA ed EBA affinché consentano i traslochi). Va rilevato che EMA perderà oltre il 30 per cento del personale e ciò comporterà una ridotta capacità operativa dell'agenzia ovvero difficoltà a garantire il corretto ed efficace perseguimento della sua missione per la tutela della salute dei cittadini europei. Inoltre, la società che affitta i locali ad EMA, e che aveva un contratto fino al 2039, chiede una penale di più di 300 milioni per la rescissione del contratto. Il Parlamento europeo ha vincolato la luce verde al trasferimento di EMA al fatto che i locali provvisori siano disponibili dal 1o gennaio 2019, ma i lavori sono in estremo ritardo;
   dell'Unione economica e monetaria (UEM) in vista dell'Euro Summit di dicembre,
    l’Euro Summit del 29 giugno 2018 ha convenuto che l'accordo in sede di Consiglio sul pacchetto per il settore bancario dovrebbe consentire ai colegislatori di adottare i relativi atti entro fine anno, mantenendo nel contempo l'equilibrio generale, ciò dovrebbe consentire di iniziare a lavorare a una tabella di marcia al fine di avviare negoziati politici sul sistema europeo di assicurazione dei depositi;
    nelle conclusioni del citato Euro Summit si sottolinea come il Meccanismo europeo di stabilità (MES) fornirà il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico (SRF) e sarà rafforzato operando sulla base di tutti gli elementi di una riforma del meccanismo stesso indicati nella lettera del presidente dell'Eurogruppo. L'Eurogruppo preparerà i termini di riferimento per il sostegno comune e concorderà la lista di condizioni per l'ulteriore sviluppo del MES entro il dicembre 2018;
    la citata lettera del 25 giugno 2018 del presidente dell'Eurogruppo, riprendeva alcuni elementi contenuti nella dichiarazione congiunta franco-tedesca di Meseberg del 19 giugno 2018. La lettera afferma, tra l'altro, che la condizionalità deve rimanere un principio di base del nuovo MES e di tutti i suoi strumenti, anche per quanto riguarda gli strumenti precauzionali, e che i criteri di eleggibilità ex-ante dovrebbero essere resi più efficaci, anche per valutare la buona performance economica e finanziaria dello Stato membro. Il MES riformato potrebbe assumere un ruolo più rilevante nella valutazione e nel monitoraggio dei programmi di aiuto in favore degli Stati membri, in stretta cooperazione con la Commissione europea e in collegamento con la BCE e avere anche la capacità di valutare la situazione economica complessiva degli Stati senza sovrapporsi al ruolo della Commissione europea;
    l'esito della roadmap sulla governance economica dell'Unione avrà un impatto decisivo per l'Italia, anche alla luce della conclusione del Quantitative easing, programma di acquisto dei titoli di stato da parte della BCE, che terminerà il 31 dicembre 2019 e del cambio al vertice della BCE, a seguito del termine del mandato di Mario Draghi, che potrebbe passare in mano tedesca, aprendo numerose incognite per il nostro Paese;
    è importante, per una sana ripresa dell'economia, che l'Unione europea agevoli politiche in grado di determinare occupazione di lungo periodo ed attrarre e produrre investimenti: politiche rivolte alla crescita e alla competitività, dalle quali tutte le imprese e i cittadini possano utilizzare al meglio le opportunità offerte dall'economia dell'Unione europea e dall'economia globale;
    è necessario che qualsiasi proposta riguardi il futuro dell'Europa nei prossimi decenni debba essere concordata da tutti i leader europei: senza forti accordi politici alla base, condivisi da tutti gli Stati e non solo a livello bilaterale tra questo e quel Paese rischiano di fare implodere l'intero progetto europeo. Come è già successo, per esempio, per la stessa moneta unica, l'euro, rimessa in discussione nei momenti più bui del recente passato, oppure con il « bail in», approvato prima di aver ben completato l'unione bancaria;
    se l'intento è quello di proseguire sulla strada dell'integrazione politica e istituzionale, occorre porsi nell'ottica di rilanciare una Europa federale, veramente degna di questo nome, e completare le quattro unioni che rappresentano le fondamenta dell'attuale assetto comunitario (bancaria, di bilancio, economica e politica);
    fallire le riforme dell'Unione europea in questa fase storica sarebbe un errore imperdonabile, perché l'Europa intera cadrebbe in una crisi istituzionale che getterebbe altra benzina sul fuoco dei movimenti populisti;
    la soluzione non può essere quella di trasformare l'attuale MES in una istituzione monetaria che ragiona secondo il meccanismo delle concessioni, ma semmai in uno strumento che, assieme alla Banca Europea degli Investimenti (BEI), opportunamente rafforzata, eroghi risorse per grandi progetti europei;
    anche per quanto riguarda il completamento dell'Unione bancaria europea, occorre creare un meccanismo di garanzia dei risparmi unico a livello europeo. Da questo punto di vista, l'Europa dovrebbe aver capito la lezione della ultima lunga crisi, allorché, per colpa degli egoismi di alcuni Stati membri, non è intervenuta immediatamente e pervasivamente per salvare le banche in difficoltà;
   con riferimento alle proposte sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027,
    il Consiglio europeo 28-29 giugno 2018 ha preso atto del pacchetto di proposte sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, presentato dalla Commissione il 2 maggio 2018, nonché delle proposte legislative settoriali per i programmi a sostegno delle politiche europee presentate dopo tale data, invitando il Parlamento europeo e il Consiglio a esaminare tali proposte in modo esaustivo e prima possibile,

impegna il Governo

  nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027:
   1) ad attivarsi e vigilare al fine di respingere le ipotesi di taglio alle risorse previste per la PAC che incidono sull'agricoltura italiana, e la cui riduzione, bocciata dal Parlamento europeo, è tale da mettere a rischio il ruolo della politica agricola nelle sfide sui cambiamenti climatici, la messa in sicurezza del territorio e la salute dei cittadini europei, nonché al fine di garantire una equa distribuzione delle risorse per la spesa agricola tra gli Stati membri;
   2) a mettere in campo ogni iniziativa utile al fine di far inserire i territori ricompresi nel cratere delle aree interessate dagli eventi sismici che si sono susseguiti dal 24 agosto 2016 in poi nelle regioni Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, fra quelli che possono accedere ai benefici delle aree depresse, così come individuate dalla normativa vigente, ed essere ammesse agli interventi dei Fondi strutturali ex obiettivo 1;
   3) a porre all'attenzione del Consiglio europeo per quanto riguarda le politiche sull'immigrazione – ribadendo la necessità di dare concreta attuazione a quanto stabilito nel corso del Consiglio di giugno – la necessità di:
    a) riprendere celermente il negoziato per il superamento del regolamento di Dublino III, al fine di alleggerire gli oneri a carico dei Paesi di primo approdo, partendo dal testo approvato dal Parlamento europeo;
    b) proseguire sulla strada nella verifica di fattibilità della creazione di Centri di smistamento e protezione a livello europeo nei Paesi di origine o transito;
    c) accelerare il rafforzamento di Frontex e l'implementazione di un'efficiente Guardia costiera europea, affrontando e superando le questioni concernenti la sovranità e le dimensioni di Frontex emerse nel recente vertice informale di Salisburgo, al fine di dotare l'Unione europea di uno strumento efficace per il contrasto alle reti criminali di trafficanti di essere umani;
    d) prevedere, nell'ambito del Quadro Finanziario Pluriennale, maggiori stanziamenti per le politiche migratorie per affrontare le cause profonde delle migrazioni;
    e) rafforzare in modo concreto e attraverso una adeguata copertura finanziaria l'efficacia delle politiche di rimpatrio, prevedendo responsabilità e condizioni comuni per il rimpatrio volontario e forzato, la detenzione e le scadenze, includendo anche queste dotazioni finanziarie nei maggiori oneri per la gestione del fenomeno migratorio da rivendicare nei confronti della Unione europea;
    f) rafforzare, anche alla luce degli ultimi dati Unhcr, gli accordi di collaborazione con la Tunisia al fine di contrastare e fermare la nuova rotta migratoria illegale;
    g) intensificare le attività di intelligence e di collaborazione tra gli Stati dell'Unione europea e quelli di transito e per prevenire il probabile tentativo di rientro in Europa dei cosiddetti « foreign fighters»;
    h) prevedere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa, al fine di garantire canali di accesso legali, sicuri e controllati attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti;
    i) rafforzare la Politica europea di vicinato (PEV) con i 16 Paesi vicini, meridionali e orientali, al fine di promuovere l'integrazione economica e la pacificazione nelle aree di conflitto;
   4) per quanto riguarda le relazioni esterne, ad adottare iniziative per:
    a) sostenere la necessaria azione diplomatica in vista della Conferenza sulla Libia che si terrà a Palermo del 12 e 13 novembre;
    b) garantire, nell'ambito delle iniziative volte alla stabilizzazione della Libia, un ruolo primario all'Unione europea e all'Italia in particolare, anche in considerazione degli storici legami con lo Stato nordafricano, in particolare per il sostegno alla ricostruzione delle istituzioni militari e civili e del tessuto sociale e politico del Paese;
    c) riaffermare l'opportunità di aprire una seria riflessione – in vista della scadenza del gennaio 2019 – in merito ad una revisione delle sanzioni, con particolare riguardo a quelle economiche nei confronti della Federazione Russa, tenendo in debita considerazione effetti negativi per la Repubblica di Ucraina, al fine di addivenire ad un accordo soddisfacente per entrambe le parti e per l'Unione europea, e alla normalizzazione dei rapporti con la Federazione Russa;
   5) per quanto riguarda la sicurezza interna, ad adottare iniziative per:
    a) proseguire sulla strada di un migliore coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, concludendo entro la fine dell'anno i negoziati sull'interoperabilità e promuovendo una più stretta cooperazione tra i servizi di intelligence nazionali e potenziando a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza;
    b) assegnare maggiori priorità e risorse alle operazioni transfrontaliere contro il traffico di persone e le reti di traffico di esseri umani: internamente, esternamente e online;
   6) per quanto riguarda la Brexit, ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a:
    a) garantire che, in ogni caso, lo status giuridico dei cittadini dell'Unione europea-27 che risiedono o hanno risieduto nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito che risiedono o hanno risieduto in altri Stati membri, e altre disposizioni concernenti i loro diritti siano soggetti ai principi di reciprocità, equità, simmetria e non discriminazione; garantendo la certezza del diritto per le persone giuridiche, incluse le imprese;
    b) garantire la protezione dell'integrità del diritto dell'Unione, compresa la Carta dei diritti fondamentali e i diritti legati alla libera circolazione, soprattutto in relazione all'accesso al diritto di soggiorno;
    c) sostenere la volontà di cooperare con il Regno Unito e mantenere un partenariato economico nel reciproco vantaggio;
    d) in merito al trasferimento da Londra dell’European Medicines Agency (EMA) – anche a fronte della perdita di staff che si configura – a garantire la continuità del lavoro dell'Agenzia e la salute dei cittadini europei; sul punto, si impegna il Governo a sottolineare in sede di Consiglio europeo il fatto che il ritardo nello svolgere i lavori ad Amsterdam non garantisce l'operatività dell'agenzia a partire dal 1o gennaio 2019 e fa venire meno una delle premesse per il suo effettivo trasferimento, mentre Milano rimane una soluzione praticabile in tempi brevi. È necessario poi ribadire l'importanza del ricorso presentato dal Governo italiano e dalla Città di Milano alla Corte di Giustizia europea;
   7) per quanto riguarda la UEM:
    a) a ribadire l'importanza di porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa, utilizzando appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi sulla flessibilità di bilancio, nella prospettiva di rafforzare e completare realmente l'Unione economica e monetaria, impostando un'economia europea che, pur non dimenticando una gestione rigorosa e solida dei conti pubblici, privilegi maggiormente la crescita e la creazione di posti di lavoro, riparando i guasti di troppi anni di austerità.
(6-00029) «Gelmini, Valentini, Orsini, Ravetto, Rossello, Battilocchio, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina, Lupi, Colucci, Tondo».


PROPOSTA DI LEGGE: GALLINELLA ED ALTRI: NORME PER LA VALORIZZAZIONE E LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI E ALIMENTARI PROVENIENTI DA FILIERA CORTA, A CHILOMETRO ZERO O UTILE (A.C. 183-A)

A.C. 183-A – Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1.

A.C. 183-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione:

   all'articolo 1, sostituire il comma 3 con il seguente:
  3. All'attuazione del presente articolo si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

   all'articolo 4, comma 1, apportare le seguenti modificazioni:
   al primo periodo sostituire le parole: da emanare con le seguenti: da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
   al secondo periodo aggiungere, in fine, le seguenti parole:, anche al fine di assicurare il rispetto della clausola di invarianza finanziaria di cui al seguente periodo;
   al terzo periodo, sostituire la parola: comma con la seguente: articolo.

  Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 1.15, 1.102, 3.2, 6.6 e 6.9, e sull'articolo aggiuntivo 2.010,in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative.

A.C. 183-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Finalità).

  1. La presente legge è volta a valorizzare e a promuovere la domanda e l'offerta dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero o utile e di quelli provenienti da filiera corta, favorendone il consumo e la commercializzazione e garantendo ai consumatori un'adeguata informazione sulla loro origine e sulle loro specificità.
  2. Ai fini di cui al comma 1, le regioni e gli enti locali possono adottare le iniziative di loro competenza per assicurare la valorizzazione e la promozione dei prodotti di cui al medesimo comma 1.
  3. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 1.
(Finalità).

  Sopprimerlo.
1. 16. Gadda, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas.

  Al comma 1, sostituire parole da: valorizzare fino a: chilometro zero con le seguenti: promuovere la valorizzazione qualitativa delle produzioni agricole a chilometri zero.

  Conseguentemente, al medesimo comma,
    sostituire le parole:
e di quelli con le seguenti: , di quelle;
   sostituire le parole da: e garantendo fino alla fine del comma con le seguenti:, garantendo ai consumatori una maggiore trasparenza dei prezzi e assicurando un'adeguata informazione ai consumatori sull'origine e le specificità di tali prodotti.
1. 12. Luca De Carlo, Caretta, Ciaburro.

  Al comma 1, dopo le parole: e alimentari aggiungere le seguenti: , trasformati all'interno dell'azienda agricola,.
1. 100. Caretta, Luca De Carlo, Ciaburro.

  Al comma 1, dopo le parole: e alimentari aggiungere le seguenti:, se trasformati presso l'azienda agricola di produzione della materia agricola primaria utilizzata nella trasformazione del prodotto,.
*1. 17. Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino.

  Al comma 1, dopo le parole: e alimentari aggiungere le seguenti:, se trasformati presso l'azienda agricola di produzione della materia agricola primaria utilizzata nella trasformazione del prodotto,.
*1. 103. Gadda, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas.

  Al comma 1, sopprimere le parole: o utile.

  Conseguentemente:
   all'articolo 2, comma 1, lettera a), sopprimere le parole:
o utile;
   all'articolo 3:
    comma 1
, sopprimere le parole: o utile;
    comma 2, sopprimere le parole: o utile;
    alla rubrica, sopprimere le parole: o utile;
   all'articolo 4:
    al comma 1
, primo periodo, sopprimere le parole: o utile;
   alla rubrica, sopprimere le parole: o utile;
   all'articolo 5:
    al comma 1, capoverso comma 1, quarto periodo, sopprimere le parole
: o utile;
    alla rubrica sopprimere le parole: o utile
   all'articolo 7, comma 1, sopprimere le parole: o a chilometro utile;
   al titolo, sopprimere le parole: o utile.
1. 18. Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino.

  Al comma 1, dopo le parole: filiera corta aggiungere le seguenti: , dei prodotti agricoli di origine locale, stagionali e di qualità, anche certificati, nonché dei prodotti provenienti da sistemi di garanzia partecipativa.
1. 11. Cenni, Gadda, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas.

  Al comma 1, dopo le parole: filiera corta aggiungere le seguenti: di origine locale.
1. 101. Squeri, Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino, Spena.

  Al comma 1, dopo le parole: ai consumatori aggiungere le seguenti: una maggiore trasparenza dei prezzi e.
1. 14. Luca De Carlo, Caretta, Ciaburro.

  Al comma 2, sostituire le parole: possono adottare con la seguente: adottano.
1. 15. Caretta, Luca De Carlo, Ciaburro.

  Al comma 2, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Tali iniziative sono adottate in conformità a quanto previsto dalla presente legge, prevedendo il coinvolgimento degli operatori su base esclusivamente volontaria.
*1. 5. Gadda, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas.

  Al comma 2, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Tali iniziative sono adottate in conformità a quanto previsto dalla presente legge, prevedendo il coinvolgimento degli operatori su base esclusivamente volontaria.
*1. 20. Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino.

  Sostituire il comma 3 con il seguente:
  3. A decorrere dall'anno 2019, è istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo un Fondo per la valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile, con una dotazione pari a 10 milioni di euro annui. All'onere derivante dall'attuazione del presente comma, pari a 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2019, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.
1. 102. Gadda, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas.

  All'articolo 1, sostituire il comma 3 con il seguente:
  3. All'attuazione del presente articolo si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
1. 300. (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento).
(Approvato)

A.C. 183-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Definizioni).

  1. Ai fini e per gli effetti della presente legge, si intendono per:
   a) prodotti agricoli, di cui all'allegato I al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e alimentari, di cui all'articolo 2 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, a chilometro zero o utile: i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento, compresa l'acquacoltura, provenienti da luoghi di produzione e di trasformazione della materia prima o delle materie prime agricole primarie utilizzate posti a una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita o dal luogo di consumo del servizio di ristorazione di cui al comma 1 dell'articolo 144 del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, come sostituito dall'articolo 5 della presente legge, ovvero provenienti dalla stessa regione del luogo di vendita, e i prodotti freschi della pesca in mare e nelle acque interne, provenienti da punti di sbarco posti a una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita;
   b) prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta: i prodotti la cui filiera produttiva risulti caratterizzata dall'assenza di intermediari commerciali, ovvero composta da un solo intermediario tra il produttore, singolo o associato in diverse forme di aggregazione, e il consumatore finale. Le cooperative e i loro consorzi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, le organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali non sono considerate intermediari.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 2.
(Definizioni).

  Sopprimerlo.
2. 26. Gadda, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas.

  Al comma 1, sostituire le lettere a) e b) con le seguenti:
   a) per «prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta» si intendono i prodotti agricoli e alimentari provenienti da una filiera di approvvigionamento formata da un numero limitato di operatori economici che si impegnano a promuovere la cooperazione, lo sviluppo economico locale e stretti rapporti socio-territoriali tra produttori, trasformatori e consumatori;
   b) per «prodotti agricoli e alimentari a chilometro utile» si intendono i prodotti agricoli di cui all'allegato I al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e i prodotti alimentari di cui all'articolo 2 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, provenienti da un luogo di produzione o da un luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola primaria utilizzata nella trasformazione dei prodotti, situato entro un raggio di 70 chilometri dal luogo di vendita, nonché i prodotti per i quali è dimostrato un limitato apporto delle emissioni inquinanti derivanti dal trasporto, calcolato dalla fase di produzione fino al momento del consumo finale. Ai fini della dimostrazione del limitato apporto delle emissioni inquinanti, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, stabilisce i criteri e i parametri che i produttori agricoli e agroalimentari devono osservare per attestare il possesso di tale requisito da parte delle relative produzioni a chilometro utile.
2. 103. Gadda, Enrico Borghi, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: di cui all'allegato fino alla fine della lettera, con le seguenti: a chilometro zero o utile: i prodotti agricoli e agroalimentari destinati all'alimentazione umana che rientrano nelle seguenti categorie:
   1) prodotti tradizionali di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 30 aprile 1998, n. 173 «Disposizioni in materia di contenimento dei costi di produzione e per il rafforzamento strutturale delle imprese agricole, a norma dell'articolo 55, commi 14 e 15, della legge 27 dicembre 1997, n. 449»;
   2) prodotti stagionali: i prodotti messi in vendita o consegnati allo stato fresco per il consumo o la preparazione dei pasti nelle attività di ristorazione a condizione che la messa in vendita o la consegna alle imprese utilizzatrici avvenga nel periodo di produzione tipico delle zone agricole;
   3) prodotti di comprovata sostenibilità ambientale: i prodotti il cui trasporto dal luogo di produzione al luogo previsto per il consumo produce meno di 25 kg di CO2 equivalente per tonnellata;.
2. 21. Luca De Carlo, Caretta, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: di cui all'allegato fino alla fine della lettera, con le seguenti: e alimentari a chilometro zero i prodotti agricoli di cui all'allegato I al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e i prodotti alimentari di cui all'articolo 2 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, provenienti da un luogo di produzione o da un luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola primaria utilizzata nella trasformazione dei prodotti, situato entro un raggio di 70 chilometri dal luogo di vendita, nonché i prodotti per i quali è dimostrato un limitato apporto delle emissioni inquinanti derivanti dal trasporto, calcolato dalla fase di produzione fino al momento del consumo finale ai sensi dell'articolo 11, comma 2, lettera b) della legge 6 ottobre 2017, n. 158.
2. 104. Squeri.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: e alimentari fino alla fine della lettera, con le seguenti: a chilometro zero: i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento, inclusa l'acquacoltura, la cui vendita avviene sul luogo di produzione o in luoghi posti a una distanza non superiore a 30 chilometri dal luogo di produzione.
2. 28. Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino.

  Al comma 1, lettera a), dopo le parole: e alimentari aggiungere le seguenti: trasformati all'interno dell'azienda agricola.
2. 22. Caretta, Luca De Carlo, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole:, di cui all'articolo 2 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002,.

  Conseguentemente, all'articolo 6, comma 1, sopprimere le parole: o alimentari
2. 110. Squeri.

  Al comma 1, lettera a), dopo le parole: del 28 gennaio 2002, aggiungere le seguenti: , se trasformati presso l'azienda agricola di produzione della materia agricola primaria utilizzata nella trasformazione del prodotto,.
2. 27. Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: o dal luogo di consumo fino a: dalla stessa regione del luogo di vendita, con le seguenti: o non superiore ai 200 chilometri dal centro di cottura del pasto dell'azienda che gestisce il servizio di ristorazione di cui all'articolo 5.
2. 105. Gadda.

  Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole:, ovvero provenienti dalla stessa regione del luogo di vendita,.
*2. 100. Gallinella.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole:, ovvero provenienti dalla stessa regione del luogo di vendita,.
*2. 106. Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino, Spena.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera a) sostituire la parola: regione con la seguente: provincia.
2. 111. Caretta, Luca De Carlo, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole: nelle acque interne con le seguenti della pesca nelle acque interne e lagunari, catturate rispettivamente da imbarcazioni iscritte negli R.N.M.G. tenuti presso le autorità marittime competenti territorialmente e da imprenditori ittici iscritti nel registro delle licenze di pesca tenuto presso le province competenti.

  Conseguentemente, alla medesima lettera, aggiungere, in fine le parole:, o dal luogo di consumo del servizio di ristorazione come sopra definito
2. 107. Viviani, Liuni, Gastaldi, Golinelli, Coin, Lo Monte, Lolini, Vallotto, Zanotelli.

  Al comma 1, lettera a), sostituire le parole da: nelle acque interne fino alla fine della lettera, con le seguenti della pesca nelle acque interne e lagunari, provenienti da punti di sbarco posti a una distanza non superiore a 70 chilometri di raggio dal luogo di vendita, o dal luogo di consumo del servizio di ristorazione come sopra definito, catturati da imbarcazioni iscritte nei registri degli Uffici marittimi delle Capitanerie di Porto competenti per i punti di sbarco, e da imprenditori ittici iscritti nel registro delle licenze di pesca tenuti presso le Province competenti.
2. 107.(Testo modificato nel corso della seduta). Viviani, Liuni, Gastaldi, Golinelli, Coin, Lo Monte, Lolini, Vallotto, Zanotelli.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera a), dopo le parole: acque interne aggiungere le seguenti: pescati entro 12 miglia marine dal punto di sbarco.
2. 102. Benedetti.

  Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le parole: , o dal luogo di consumo del servizio di ristorazione come sopra definito.
2. 108. Viviani, Liuni, Gastaldi, Golinelli, Coin, Lo Monte, Lolini, Vallotto, Zanotelli.

  Al comma 1, lettera b), dopo le parole: e alimentari inserire la seguente: nazionali.
2. 30. Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino.

  Al comma 1, lettera b), dopo le parole: e alimentari aggiungere le seguenti: trasformati all'interno dell'azienda agricola.
2. 24. Caretta, Luca De Carlo, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera b), dopo le parole: e alimentari aggiungere le seguenti: , se trasformati presso l'azienda agricola di produzione della materia agricola primaria utilizzata nella trasformazione del prodotto,.
2. 29. Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino, Spena.

  Al comma 1, lettera b) sostituire le parole da: la cui filiera fino alla fine della lettera, con le seguenti: agricoli e alimentari provenienti da una filiera di approvvigionamento formata da un numero limitato di operatori economici che si impegnano a promuovere la cooperazione, lo sviluppo economico locale e stretti rapporti socio-territoriali tra produttori, trasformatori e consumatori.
2. 109. Squeri.

  Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere la seguente:
   c)
al fine della valutazione e comunicazione dell'impronta ambientale, e in particolare delle emissioni di anidride carbonica nel corso del ciclo di vita, i prodotti di cui alle lettere a) e b) aderiscono allo schema nazionale volontario denominato «Made green in Italy» di cui al decreto ministeriale 21 marzo 2018, n. 56, di attuazione dell'articolo 21 della legge 28 dicembre 2015, n. 221.
2. 101. Benedetti.

  Dopo l'articolo 2, aggiungere il seguente:
  Art. 2-bis. – 1. Lo Stato e le regioni incentivano, con canali e strumenti informativi e informatici, nonché attraverso i PIF dei propri Piani di Sviluppo Rurale, la costruzione di piattaforme per l'incontro diretto tra agricoltori produttori di cui all'articolo 2, e i soggetti gestori, pubblici e privati, della ristorazione collettiva.
2. 010. Cenni.

  Dopo l'articolo 2 aggiungere il seguente:

Art. 2-bis.

  1. Lo Stato, le regioni e gli enti locali possono prevedere misure per favorire l'incontro diretto tra agricoltori produttori, di cui all'articolo 2, e i soggetti gestori, pubblici e privati, della ristorazione collettiva.
2. 0400. La Commissione.