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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 11 ottobre 2018

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DOC. LVII, N. 1-BIS

Doc LVII, n. 1-bis – Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018

Tempo complessivo: 3 ore e 30 minuti

Relatori per la maggioranza 30 minuti (complessivamente)
Relatori di minoranza 30 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Interventi a titolo personale 20 minuti
Gruppi 1 ora e 50 minuti
 MoVimento 5 Stelle
 Lega – Salvini premier
 Partito Democratico
 Forza Italia – Berlusconi presidente
 Fratelli d'Italia
 Liberi e Uguali 15 minuti
 Misto: 20 minuti
  MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 5 minuti
  Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Noi Con l'Italia-USEI 4 minuti
  +Europa-Centro Democratico 3 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'11 ottobre 2018.

  Battelli, Benvenuto, Bergamini, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Cavandoli, Ciprini, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Sabrina De Carlo, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Ehm, Fantinati, Fassino, Ferraresi, Ferri, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frassinetti, Fugatti, Fusacchia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maniero, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Orlando, Picchi, Rampelli, Ravetto, Rixi, Rosato, Ruocco, Scoma, Carlo Sibilia, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa, Raffaele Volpi.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Battelli, Benvenuto, Bergamini, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia Buffagni, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Cavandoli, Ciprini, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Fassino, Ferraresi, Ferri, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frassinetti, Fugatti, Fusacchia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Orlando, Picchi, Rampelli, Ravetto, Rixi, Rosato, Ruocco, Sarti, Scoma, Carlo Sibilia, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valbusa, Valente, Villarosa, Raffaele Volpi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 10 ottobre 2018 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
   ROSPI ed altri: «Modifica all'articolo 36 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, concernente l'inserimento del golfo di Taranto tra le aree di reperimento per l'istituzione di parchi o riserve marine» (1254).
  Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge BRAGA ed altri: «Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque» (773) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Enrico Borghi.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
   I Commissione (Affari costituzionali):
  FIANO ed altri: «Disposizioni in materia di conflitti di interessi» (702) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI e XIV.
   VII Commissione (Cultura):
  VILLANI ed altri: «Disposizioni per il potenziamento e la diffusione dell'educazione motoria nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria» (914) Parere delle Commissioni I, V e XI.
   Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
  GADDA ed altri: «Istituzione e disciplina del marchio italiano di qualità ecologica e di dermocompatibilità dei prodotti cosmetici» (640) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XII e XIV;
  MURONI: «Disposizioni per il riordino e la promozione delle attività nel settore dei beni usati e del riuso dei prodotti» (1224) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, XI, XII e XIV.

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 11 ottobre 2018, ha trasmesso il parere reso dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, nella seduta del 4 ottobre 2018, sul disegno di legge recante «Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2018» (atto Camera n. 1201).

  Questo parere è trasmesso alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 10 ottobre 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nel comitato di associazione nella formazione «Commercio» istituito dall'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, l'Ucraina, dall'altra (COM(2018) 672 final), corredata dal relativo allegato (COM(2018) 672 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea, nell'ambito dei comitati pertinenti della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite, per quanto riguarda le proposte di modifica dei regolamenti UNECE nn. 3, 4, 6, 7, 11, 14, 16, 17, 19, 23, 24, 27, 29, 34, 37, 38, 43, 44, 46, 48, 50, 53, 60, 67, 69, 70, 74, 77, 83, 86, 87, 91, 94, 95, 98, 99, 100, 101, 104, 105, 110, 112, 113, 119, 121, 123, 128, 129, 132 e 137 e del regolamento tecnico mondiale UNECE n. 9 e le proposte di tre nuovi regolamenti UNECE (COM(2018) 674 final), corredata dal relativo allegato (COM(2018) 674 final – Annex 1), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

PROPOSTA DI LEGGE: NESCI ED ALTRI: MODIFICHE AL TESTO UNICO DI CUI AL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30 MARZO 1957, N. 361, CONCERNENTE L'ELEZIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, E AL TESTO UNICO DI CUI AL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 MAGGIO 1960, N. 570, CONCERNENTE L'ELEZIONE DEGLI ORGANI DELLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI, NONCHÉ ALTRE NORME IN MATERIA ELETTORALE E DI REFERENDUM PREVISTI DAGLI ARTICOLI 75 E 138 DELLA COSTITUZIONE (A.C. 543-A)

A.C. 543-A – Questione pregiudiziale

QUESTIONE PREGIUDIZIALE DI COSTITUZIONALITÀ

  La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento all'esame dell'Aula prevede alcune modifiche del procedimento elettorale anche in riferimento ai componenti degli uffici elettorali di sezione (i cosiddetti seggi elettorali), ossia presidente, segretario e scrutatori stabilendo, rispetto al quadro normativo attualmente in vigore, ulteriori cause ostative alla funzione di componente dell'ufficio elettorale;
    nello specifico la proposta di legge stabilisce l'esclusione alla funzione di componente dell'ufficio elettorale per coloro che siano stati condannati anche in via non definitiva per i reati contro la pubblica amministrazione (disciplinati al libro II del Titolo II del Capo I del codice penale rubricato «Delitti contro la pubblica amministrazione») e per i delitti di cui agli articoli 416-bis (associazione mafiosa) e 416-ter (scambio elettorale politico-mafioso). L'esclusione si applica anche in caso di patteggiamento (articolo 444 del codice di procedura penale) e in caso di condanna per decreto a pena pecuniaria (articolo 459 del codice di procedura penale). Infine, sono esclusi anche coloro che sono stati condannati in via definitiva per reato non colposo, ovvero a pena detentiva uguale o superiore a due anni di reclusione per reato (rectius: delitto) colposo;
    gli articoli 1 e 3 della proposta di legge, nella parte in cui prevedono quanto testé riportato, sono censurabili per violazione del principio di uguaglianza (articolo 3 della Costituzione) poiché sanciscono un trattamento di sfavore nei confronti dell'imputato per cui non sia intervenuta una sentenza di condanna definitiva, ritualmente emanata da un giudice;
    viene dunque introdotta una forma di irragionevole disparità di trattamento e una evidente lesione anche di un principio cardine sancito dall'articolo 27 della Carta costituzionale: nel processo tutti gli imputati godono della medesima presunzione di non colpevolezza nonché delle medesime garanzie rispetto alla valutazione giudiziale del fatto;
    l'articolo 27 della nostra Carta suprema, infatti, al secondo comma, afferma che «L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva», eppure quanto previsto dal presente provvedimento sembra essere una nemesi rispetto al diritto di non colpevolezza poiché è sufficiente una condanna di primo grado per vedersi escluso dalla funzione di componente dell'ufficio elettorale;
    l'analisi approfondita ed obiettiva dell'articolo 27, secondo comma, della Costituzione, rende bene il profilo della norma, sia se intesa quale regola di giudizio sia come regola di trattamento: quale regola di giudizio, essa implica che l'eventuale inerzia probatoria dell'imputato, di per sé da sola, non è suscettiva di produrre conseguenze per lui sfavorevoli, poiché l'adempimento di una attività probatoria a propria difesa non può costituire un onere a carico dell'imputato, ma solo un suo diritto; come regola di trattamento, invece, essa comporta che l'imputato, anche se in custodia cautelare, non può essere trattato alla medesima stregua di un normale condannato «definitivo»;
    ciò nonostante, per il nostro ordinamento, il legislatore ordinario ha la facoltà di introdurre delle particolari norme in materia di reati di particolare gravità od efferatezza, come è avvenuto, ad esempio, in tema di reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, previsti dall'articolo 416-bis del codice penale, ipotesi peraltro contemplata nel provvedimento in esame, e/o per le connesse ipotesi di esigenza del carcere duro previste dall'articolo 41-bis della nostra legislazione in materia di ordinamento penitenziario, conseguenziali alle prime;
    dunque, se ancora non si può essere reputati colpevoli fino a quando non intervenga una sentenza definitiva di condanna, si può essere considerati solo imputati di un fatto costituente reato e «presunti non colpevoli» di quel fatto;
    la previsione per cui da una sentenza di condanna in primo grado, anche pronunciata da un giudice monocratico, derivi l'inibizione all'esercizio di diritti, una volta introdotta, sarà infatti suscettibile di essere estesa anche ad altre fattispecie;
    la Corte costituzionale con sentenza n. 107 del 1957 ha affermato chiaramente che «in confronto della disposizione contenuta nella seconda parte dell'articolo 27 della Costituzione, basta considerare che la disposizione stessa, nel dichiarare che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, contiene una norma tendente a garantire la esclusione della presunzione di colpevolezza nell'imputato durante tutto lo svolgimento del rapporto processuale (...)»;
    a ciò si aggiunge altresì il fatto che lo stesso diritto internazionale è chiaro e perentorio nel ribadire il principio della presunzione di non colpevolezza, sia all'articolo 6, paragrafo 2 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali («Ogni persona accusata di un reato è presunta innocente sino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente accertata»), sia all'articolo 48 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea: «Ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata. Il rispetto dei diritti della difesa è garantito ad ogni imputato»;
    sul punto è intervenuta altresì la Direttiva (UE) 2016/343 con la quale è riconosciuta alla persona indagata o imputata in un procedimento penale la presunzione di innocenza finché non ne sia dimostrata la colpevolezza. La direttiva specifica altresì gli Stati dell'Unione europea dovranno adottare misure per garantire che nelle dichiarazioni pubbliche da parte delle autorità procedenti non ci si riferisca alla persona come colpevole e dovranno altresì garantire che le persone indagate o imputate non siano presentate come colpevoli, in tribunale o in pubblico, attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica (a meno che tali misure non siano necessarie per garantire la sicurezza o evitare il pericolo di fuga),

delibera

di non procedere all'esame della proposta di legge n. 543-A.
N. 1. Sisto, Occhiuto, Silli.

A.C. 543-A – Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento in oggetto:

PARERE FAVOREVOLE

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 6.101, 7.100 e 7.102, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sulle restanti proposte emendative.

A.C. 543-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 1.
(Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361).

  1. Al testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) all'articolo 32, secondo comma, dopo le parole: «la votazione» sono inserite le seguenti: «sono di materiale semitrasparente, tale da consentire la verifica della sola presenza di schede elettorali al loro interno e impedire l'identificazione delle schede stesse, e»;
   b) all'articolo 35:
    1) al primo comma, le parole da: «quei cittadini che, a giudizio» fino a: «idonei all'ufficio» sono sostituite dalle seguenti: «i cittadini iscritti nell'elenco di cui al terzo comma»;

  2) il quinto comma è sostituito dal seguente:

  «In caso di impedimento del presidente, il Presidente della Corte d'appello, senza indugi e in pubblica adunanza, procede alla sostituzione tramite estrazione a sorte dall'elenco di cui al terzo comma»;

  3) sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

  «I presidenti non possono ricoprire tale incarico per due volte consecutive presso la medesima sezione elettorale.

  I presidenti devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
   a) godimento dei diritti civili e politici;
   b) età non inferiore a diciotto e non superiore a settanta anni;
   c) conseguimento di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria di secondo grado»;
   c) all'articolo 38:
    1) la lettera a) è abrogata;
    2) la lettera b) è sostituita dalla seguente:
   « b) i dipendenti del Ministero dell'interno, del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti»;
    3) alla lettera f) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «nonché, in relazione alle funzioni di presidente di Ufficio elettorale di sezione e di segretario, coloro che abbiano legami di parentela o affinità fino al secondo grado con i candidati medesimi»;
    4) dopo la lettera f) è aggiunta la seguente:
   « f-bis) coloro che abbiano subìto condanne, anche non definitive, anche in applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, o decreto penale di condanna a norma dell'articolo 459 del codice di procedura penale, per delitti contro la pubblica amministrazione, per i delitti di cui agli articoli 416-bis e 416-ter del codice penale nonché per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, nonché coloro che siano stati condannati in via definitiva per reato non colposo ovvero coloro che siano stati condannati per reati colposi con pena detentiva eguale o superiore a due anni di reclusione. Le cause di esclusione di cui alla presente lettera sono verificate d'ufficio»;
   d) all'articolo 42:
    1) al quinto comma sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Qualora sia necessario sostituire le cabine in dotazione, vi si provvede, anche attraverso il riadattamento di quelle esistenti, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, con cabine chiuse su tre lati, con il quarto lato aperto, privo di qualsiasi tipo di protezione o oscuramento, rivolto verso il muro. L'altezza delle cabine, oggetto di sostituzione ai sensi del periodo precedente, stabilita con decreto del Ministero dell'interno da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, deve garantire la segretezza delle operazioni di voto riparando il solo busto dell'elettore»;

  2) il sesto comma è sostituito dal seguente:

  «Le porte e le finestre che siano nella parete adiacente ai tavoli, a una distanza minore di due metri dal loro spigolo più vicino, o che si trovino nella parete adiacente o retrostante la cabina devono essere chiuse in modo da impedire la vista e ogni comunicazione dal di fuori».

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 1.
(Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361).

  Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente:
   a-bis) l'articolo 34 è sostituito dal seguente:

  Art. 34 – In ciascuna sezione è costituito un Ufficio elettorale composto di un presidente, di quattro scrutatori, di un vicepresidente e di un segretario.
  Il vicepresidente e il segretario sono scelti tramite sorteggio tra i quattro scrutatori salvo i casi in cui vi sia accordo unanime della commissione elettorale.
1. 101. Santelli, Ravetto.

  Al comma 1, lettera b), numero 1), dopo le parole: dalle seguenti: «aggiungere le seguenti:, tramite sorteggio, tra.

  Conseguentemente al medesimo comma, medesima lettera, dopo il numero 1) aggiungere il seguente:
   1-bis) il terzo comma è sostituito dal seguente: «Presso la cancelleria di ciascuna Corte di appello è tenuto un elenco di cittadini idonei all'ufficio di presidente del seggio elettorale. Le modalità e i criteri per la tenuta e l'aggiornamento dell'elenco sono stabiliti con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della giustizia».
1. 102. Santelli, Ravetto.

  Al comma 1, lettera b), numero 1), dopo le parole: dalle seguenti: «aggiungere le seguenti:, tramite sorteggio, tra.

  Conseguentemente al medesimo comma, medesima lettera, dopo il numero 1) aggiungere il seguente:
   1-bis) il terzo comma è sostituito dal seguente: «Presso la cancelleria di ciascuna Corte di appello è tenuto un elenco di cittadini idonei all'ufficio di presidente di seggio elettorale. Le modalità e i criteri per la tenuta e l'aggiornamento dell'elenco sono stabiliti con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della giustizia».

  Dopo il comma 1 inserire il seguente:
  1-bis. Il decreto del Ministro dell'interno previsto dal terzo comma dell'articolo 35 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, come sostituito dal numero 1-bis) della lettera b) del comma 1 del presente articolo è emanato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
1. 102.(Testo modificato nel corso della seduta) Santelli, Ravetto.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), numero 2), capoverso, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Nell'impossibilità di procedere ai sensi del periodo precedente, assume la presidenza un delegato del sindaco.
1. 103. Foti, Prisco, Donzelli, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera b), numero 3), sopprimere la lettera b).
1. 2. Prisco, Donzelli.

  Al comma 1, lettera c), numero 2), capoverso lettera b), sopprimere le parole:, del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
1. 3. Santelli, Ravetto.

  Al comma 1, lettera c), numero 3), aggiungere, in fine, le parole:; la disposizione relativa all'esclusione di coloro che abbiano legami di parentela o affinità con i candidati non si applica nei comuni con popolazione inferiore a 1000 abitanti.
1. 100. Migliore.

  Al comma 1, lettera c), numero 3), aggiungere, in fine, le parole:; nei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti la disposizione relativa all'esclusione di coloro che abbiano legami di parentela o affinità con i candidati può essere disapplicata laddove la sua applicazione rendesse impossibile la costituzione del seggio.
1. 4. Prisco, Donzelli, Zucconi, Deidda, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera c), numero 3), aggiungere, in fine, le parole:; nei comuni con popolazione fino a 1000 abitanti la disposizione relativa all'esclusione di coloro che abbiano legami di parentela o affinità con i candidati non si applica se si rende impossibile la costituzione del seggio.
1. 105. Macina.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera c), sostituire il numero 4) con il seguente:
  4) dopo la lettera f) sono aggiunte le seguenti:
   «f-bis) coloro che abbiano subito condanne definitive, anche in applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, o decreto penale di condanna a norma dell'articolo 459 del codice di procedura penale, per delitti contro la pubblica amministrazione, salvo l'articolo 323 del codice penale;
   f-ter) coloro che abbiano subìto condanne, anche non definitive, anche in applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, o decreto penale di condanna a norma dell'articolo 459 del codice di procedura penale, per i delitti di cui agli articoli 416-bis e 416-ter del codice penale nonché per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo;
   f-quater) Le cause di esclusione di cui alle lettere f-bis, f-ter sono verificate d'ufficio.
1. 106. Sisto, Ravetto.

  Al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente:
   d-bis): all'articolo 100:
    1) Al primo comma, le parole: «da due a cinque anni» sono sostituite dalle seguenti: « da tre a sei anni».
    2) Al secondo comma, le parole: «da uno a sei anni» sono sostituite dalle seguenti: «da due a otto anni» e le parole «da due a otto anni» sono sostituite dalle seguenti «da tre a dieci anni».
1. 107. Cirielli, Lollobrigida.

A.C. 543-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 2.
(Modifica alla legge 21 marzo 1990, n. 53).

  1. All'articolo 2, comma 1, della legge 21 marzo 1990, n. 53, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «e di età non superiore a sessantacinque anni».

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 2.
(Modifica alla legge 21 marzo 1990, n. 53).

  Sopprimerlo.
2. 1. Foti, Prisco, Donzelli.

  Al comma 1, sostituire la parola: sessantacinque con la seguente: settanta.
2. 2. Sisto, Gregorio Fontana, Ravetto.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. All'articolo 14, comma 1, secondo periodo, della legge 21 marzo 1990, n. 53, le parole «i consiglieri provinciali, i consiglieri metropolitani e i consiglieri comunali che comunichino la propria disponibilità, rispettivamente, al presidente della provincia e al sindaco», sono sostituite dalle seguenti: «gli avvocati che comunichino la propria disponibilità all'ordine professionale, i consiglieri regionali, i consiglieri provinciali, i consiglieri metropolitani e i consiglieri comunali che comunichino la propria disponibilità, rispettivamente, al presidente della regione, al presidente della provincia e al sindaco».

  Conseguentemente, alla rubrica, sostituire la parola: Modifica con la seguente: Modifiche.
2. 100. Vinci, Cavandoli, Piastra, Iezzi.
(Approvato)

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. All'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, dopo il comma 1, è inserito il seguente:
  «1-bis. Per eseguire le autenticazioni di cui alla legge 25 maggio 1970, n. 352, sono competenti altresì i cittadini designati dai promotori del referendum tra coloro che sono in possesso dei requisiti previsti per lo svolgimento delle funzioni di Presidente di seggio elettorale di cui all'articolo 35, ottavo comma, e che non incorrano nei casi di esclusione di cui all'articolo 38, lettera f-bis), del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361. A tal fine almeno tre promotori comunicano alla Corte di appello competente per territorio, con le modalità di cui all'articolo 65 del Codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, l'elenco dei soggetti designati, corredato dalle dichiarazioni sostitutive sul possesso dei requisiti di cui al primo periodo del presente comma, ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445».

  Conseguentemente, alla rubrica, sostituire la parola: Modifica con la seguente: Modifiche.
2. 101. Macina, Magi.

  Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
  1-bis. All'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, dopo il comma 1, è inserito il seguente:
  «1-bis. Per eseguire le autenticazioni di cui alla legge 25 maggio 1970, n. 352, sono competenti altresì i cittadini designati dai promotori del referendum tra coloro che sono in possesso dei requisiti previsti per lo svolgimento delle funzioni di Presidente di seggio elettorale di cui all'articolo 35, ottavo comma, e che non incorrano nei casi di esclusione di cui all'articolo 38, lettera f-bis), del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361. A tal fine almeno tre promotori comunicano alla Corte di appello competente per territorio, con le modalità di cui all'articolo 65 del Codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, l'elenco dei soggetti designati, corredato dalle dichiarazioni sostitutive sul possesso dei requisiti di cui al primo periodo del presente comma, ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445».
2. 101. Macina, Magi (parte non assorbita).
(Approvato)

A.C. 543-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 3.
(Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570).

  1. Al testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni comunali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) all'articolo 20:
    1) al secondo comma, le parole da: «quei cittadini che, a giudizio» fino a: «idonei all'ufficio» sono sostituite dalle seguenti: «i cittadini iscritti nell'elenco di cui al quarto comma»;
    2) il quinto comma è sostituito dal seguente:

  «In caso di impedimento di uno o più presidenti, il Presidente della Corte di appello, senza indugi e in pubblica adunanza, procede alla sostituzione tramite estrazione a sorte di un numero di nominativi pari a quello occorrente dall'elenco di cui al quarto comma»;
    3) sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

  «I presidenti non possono ricoprire tale incarico per due volte consecutive presso la medesima sezione elettorale.

  I presidenti devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
   a) godimento dei diritti civili e politici;
   b) età non inferiore a diciotto e non superiore a settanta anni;
   c) conseguimento di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria di secondo grado»;
   b) all'articolo 23:
    1) la lettera a) è abrogata;
    2) la lettera b) è sostituita dalla seguente:
   « b) i dipendenti del Ministero dell'interno, del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti»;
    3) alla lettera f) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «nonché, in relazione alle funzioni di presidente di Ufficio elettorale di sezione e di segretario, coloro che abbiano legami di parentela o affinità fino al secondo grado con i candidati medesimi»;
    4) dopo la lettera f) è aggiunta la seguente:
   « f-bis) coloro che abbiano subìto condanne, anche non definitive, anche in applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, o decreto penale di condanna a norma dell'articolo 459 del codice di procedura penale, per delitti contro la pubblica amministrazione, per i delitti di cui agli articoli 416-bis e 416-ter del codice penale nonché per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, nonché coloro che siano stati condannati in via definitiva per reato non colposo ovvero coloro che siano stati condannati per reati colposi con pena detentiva eguale o superiore a due anni di reclusione. Le cause di esclusione di cui alla presente lettera sono verificate d'ufficio»;
   c) all'articolo 37:
    1) al quarto comma sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Qualora sia necessario sostituire le cabine in dotazione, vi si provvede, anche attraverso il riadattamento di quelle esistenti, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, con cabine chiuse su tre lati, con il quarto lato aperto, privo di qualsiasi tipo di protezione o oscuramento, rivolto verso il muro. L'altezza delle cabine, oggetto di sostituzione ai sensi del periodo precedente, stabilita con decreto del Ministero dell'interno da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, deve garantire la segretezza delle operazioni di voto riparando il solo busto dell'elettore»;
    2) il quinto comma è sostituito dal seguente:

  «Le porte e le finestre che siano nella parete adiacente ai tavoli, a una distanza minore di due metri dal loro spigolo più vicino, o che si trovino nella parete adiacente o retrostante la cabina devono essere chiuse in modo da impedire la vista e ogni comunicazione dal di fuori».

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 3.
(Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570).

  Al comma 1, lettera a), numero 2), capoverso, aggiungere, in fine, il seguente periodo: Nell'impossibilità di procedere ai sensi del periodo precedente, assume la presidenza un delegato del sindaco.
3. 100. Foti, Prisco, Donzelli, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera a), numero 3), capoverso sesto comma, sostituire le parole: per due volte con le seguenti: per quattro volte.
3. 101. Foti, Prisco, Donzelli.

  Al comma 1, lettera a), numero 3), capoverso settimo comma, sopprimere la lettera b).
3. 1. Prisco, Donzelli.

  Al comma 1, lettera a), numero 3), capoverso settimo comma, lettera b), sopprimere le parole: e non superiore a settanta anni.
3. 102. Foti, Prisco, Donzelli, Ciaburro.

  Al comma 1, lettera b), sopprimere il numero 3).
3. 103. Foti, Prisco, Donzelli.

  Al comma 1, lettera b), numero 3), aggiungere, in fine, le parole:; nei comuni con popolazione fino a 1000 abitanti la disposizione relativa all'esclusione di coloro che abbiano legami di parentela o affinità con i candidati non si applica se si rende impossibile la costituzione del seggio.
3. 104. Macina.
(Approvato)

  Al comma 1, lettera b), sostituire il numero 4) con il seguente:
  4) dopo la lettera f) sono aggiunte le seguenti:
   «f-bis) coloro che abbiano subito condanne definitive, anche in applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, o decreto penale di condanna a norma dell'articolo 459 del codice di procedura penale, per delitti contro la pubblica amministrazione, salvo l'articolo 323 del codice penale;
   f-ter) coloro che abbiano subìto condanne, anche non definitive, anche in applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale, o decreto penale di condanna a norma dell'articolo 459 del codice di procedura penale, per i delitti di cui agli articoli 416-bis e 416-ter del codice penale nonché per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo;
   f-quater) le cause di esclusione di cui alle lettere f-bis, f-ter sono verificate d'ufficio.
3. 105. Sisto, Ravetto.

A.C. 543-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Modifiche alla legge 8 marzo 1989, n. 95).

  1. Alla legge 8 marzo 1989, n. 95, sono apportate le seguenti modificazioni:
   a) all'articolo 1, comma 2, dopo la lettera a) sono inserite le seguenti:
   «a-bis) godere dei diritti civili e politici;
   a-ter) avere un'età non inferiore a diciotto e non superiore a sessantacinque anni»;
   b) l'articolo 6 è sostituito dal seguente:
   «Art. 6. – 1. In occasione di ogni consultazione elettorale o referendaria che si svolge nel comune, la Commissione elettorale comunale, di cui all'articolo 12 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, con invito pubblicato anche nel sito internet del comune entro il quarantesimo giorno antecedente la data della votazione, chiede agli iscritti nell'albo degli scrutatori di confermare la disponibilità a svolgere la funzione di scrutatore. Tale conferma deve pervenire al comune entro il ventisettesimo giorno antecedente la data della votazione, anche a mezzo di posta elettronica all'indirizzo indicato nell'invito della Commissione. Sono cancellati dall'albo gli iscritti che non confermano la disponibilità a svolgere la funzione di scrutatore per due consultazioni consecutive.
  2. Tra il venticinquesimo e il ventesimo giorno antecedenti la data stabilita per la votazione, la Commissione elettorale comunale, in pubblica adunanza, preannunziata dieci giorni prima con manifesto affisso nell'albo pretorio del comune, alla presenza dei rappresentanti di lista della prima sezione del comune interessato, se designati, procede alle seguenti operazioni, per le quali prende in considerazione i soli iscritti nell'albo degli scrutatori che, a seguito della richiesta ai sensi del comma 1, hanno confermato la disponibilità a svolgere la funzione di scrutatore:
   a) al sorteggio, per ogni sezione elettorale del comune, di un numero di nominativi pari a quello occorrente;
   b) alla formazione, per sorteggio, di una graduatoria di nominativi per sostituire, secondo l'ordine di estrazione, gli scrutatori sorteggiati ai sensi delle lettere a) e c) in caso di eventuale rinuncia o impedimento;
   c) a riservare un numero pari alla metà, arrotondata per difetto, del numero di nominativi occorrente di cui alla lettera a), in favore di coloro che, al momento del sorteggio di cui al presente comma e nei trenta giorni precedenti, si trovano in stato di disoccupazione ai sensi dell'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150.

  3. Qualora il numero degli iscritti nell'albo degli scrutatori che hanno confermato la disponibilità a svolgere la funzione di scrutatore non sia sufficiente per gli adempimenti previsti dal comma 2, la Commissione elettorale comunale, per la copertura dei posti di scrutatore rimasti vacanti, procede a un nuovo sorteggio fra i restanti iscritti nell'albo che non hanno confermato la disponibilità e, ove necessario, a un ulteriore sorteggio fra gli iscritti nelle liste elettorali del comune stesso.
  4. Il sindaco o il commissario notifica ai sorteggiati l'avvenuta nomina nel più breve tempo e comunque entro il quindicesimo giorno precedente le elezioni. L'eventuale grave impedimento ad assolvere l'incarico deve essere comunicato, entro quarantotto ore dalla notifica della nomina, al sindaco o al commissario, che provvede a sostituire gli impediti con gli elettori compresi nella graduatoria di cui alla lettera b) del comma 2. La nomina è notificata agli interessati entro il terzo giorno precedente le elezioni.
  5. Gli scrutatori non possono essere nominati per due volte consecutive presso la medesima sezione elettorale.
  6. Con decreto del Ministro dell'interno sono definite le modalità atte ad assicurare, anche in collaborazione con gli uffici elettorali comunali, un'adeguata formazione on line ai soggetti nominati componenti dei seggi elettorali sulle corrette procedure di spoglio, anche in relazione alla materia dello scambio elettorale.
  7. All'attuazione del presente articolo, ad eccezione delle disposizioni di cui al comma 6, si provvede nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».

  2. Con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le modalità di attuazione della lettera c) del comma 2 dell'articolo 6 della legge 8 marzo 1989, n. 95, come sostituito dal comma 1 del presente articolo.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 4.
(Modifiche alla legge 8 marzo 1989, n. 95).

  Al comma 1, lettera a), alinea, sostituire le parole: sono inserite le seguenti con le seguenti: è inserita la seguente.

  Conseguentemente, al medesimo comma, medesima lettera, sopprimere il capoverso lettera a-ter).
4. 1. Foti, Prisco, Donzelli.

  Al comma 1), lettera a), capoverso lettera a-ter) sopprimere le parole: e non superiore a sessantacinque anni.
4. 102. Fatuzzo.

  Al comma 1), lettera a), capoverso lettera a-ter) sostituire la parola: sessantacinque con la seguente: settanta.
4. 2. Sisto, Gregorio Fontana, Ravetto.

  Al comma 1), dopo la lettera a), aggiungere la seguente:
   a-bis) all'articolo 3, comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Nella domanda il richiedente indica il proprio titolo di studio e il relativo voto conseguito.»

  Conseguentemente, al medesimo comma, lettera b), capoverso Art. 6, comma 2, lettera c), aggiungere, in fine, le seguenti parole: e in tale ambito prevedere un titolo preferenziale per coloro che dispongano del titolo di studio più alto.
4. 101. Baldelli.

  Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 6, comma 2, sopprimere la lettera c).
4. 4. Santelli, Gregorio Fontana, Ravetto, Fatuzzo.

  Al comma 1, lettera b), capoverso Art. 6, comma 4, secondo periodo, dopo le parole: notifica della nomina aggiungere le seguenti: o comunque senza indugio appena si sia verificato l'impedimento.
4. 100. Foti, Prisco, Donzelli.

A.C. 543-A – Articolo 5

ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 5.
(Modifica all'articolo 34 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223).

  1. All'articolo 34, secondo comma, del testo unico delle leggi per la disciplina dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, la parola: «500» è sostituita dalla seguente: «700».
  2. La disposizione di cui al comma 1 si applica a decorrere dal primo giorno del secondo semestre successivo a quello di entrata in vigore della presente legge.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 5.
(Modifica all'articolo 34 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223).

  Al comma 2, sostituire le parole: primo giorno del secondo semestre successivo a quello di entrata in vigore della presente legge con le seguenti: 31 gennaio 2019.
5. 100. Sisto, Ravetto.

A.C. 543-A – Articolo 6

ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 6.
(Divieto di assunzioni nelle società partecipate).

  1. Dopo il comma 2-bis dell'articolo 18 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è inserito il seguente:
  «2-ter. Ad eccezione dei casi in cui sia stato dichiarato lo stato di calamità o lo stato di emergenza, è fatto divieto di assunzioni di personale dipendente, a qualsiasi titolo, da parte delle aziende speciali, delle istituzioni e delle società a partecipazione pubblica locale o regionale, totale o di controllo, durante i sessanta giorni antecedenti e successivi alle elezioni comunali o regionali, limitatamente ai comuni o alle regioni interessati».

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 6.
(Divieto di assunzioni nelle società partecipate).

   Sopprimerlo.
6. 100. Prisco, Donzelli.

  Al comma 1, sostituire il capoverso 2-ter con il seguente:
  2-ter: È fatto obbligo di pubblicità e trasparenza relativamente alle assunzioni di personale dipendente, a qualsiasi titolo, da parte delle aziende speciali, delle istituzioni e delle società a partecipazione pubblica locale o regionale, totale o di controllo durante i sei mesi antecedenti e successivi alle elezioni comunali o regionali, limitatamente ai comuni e alle regioni interessati.
6. 101. Fusacchia.

  Al comma 1, capoverso comma 2-ter, sostituire la parola: sessanta con la seguente: novanta.
6. 2. Sisto, Ravetto.

  Al comma 1, capoverso comma 2-ter, sopprimere le parole: e successivi.
6. 102.  Foti, Prisco, Donzelli.

A.C. 543-A – Articolo 7

ARTICOLO 7 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 7.
(Norme in materia di espressione del voto fuori del comune di residenza in occasione dei referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione e delle elezioni europee).

  1. In occasione dei referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione gli elettori che, per motivi di lavoro, studio o cure mediche, si trovano in un comune di una regione diversa da quella del comune nelle cui liste elettorali risultano iscritti, possono dichiarare al comune di iscrizione elettorale, fino a trenta giorni prima della data della consultazione, che intendono esercitare il proprio diritto di voto presso il comune in cui lavorano, studiano o sono in cura. Alla dichiarazione sono allegati, oltre alla copia di un documento di riconoscimento valido, la documentazione rilasciata dal datore di lavoro o da un'istituzione scolastica, universitaria o formativa o da un istituto sanitario, pubblici o privati, attestante il motivo della temporaneità del domicilio, nonché copia della tessera elettorale personale o dichiarazione del suo smarrimento.
  2. Il comune di iscrizione elettorale verifica che nulla osti al godimento dell'elettorato attivo, dandone notizia, entro il settimo giorno antecedente la data della consultazione, al comune in cui l'elettore è domiciliato per motivi di lavoro, studio o cure mediche.
  3. Il comune di domicilio, entro il terzo giorno antecedente la data della consultazione, rilascia all'elettore una attestazione di ammissione al voto con l'indicazione della sezione elettorale presso cui recarsi a votare.
  4. L'elettore vota presso la sezione assegnatagli previa presentazione, oltre che di un documento di riconoscimento e della tessera elettorale personale, anche dell'attestazione di ammissione al voto di cui al comma 3, che viene trattenuta agli atti dell'ufficio elettorale della sezione. Del nominativo dell'elettore si prende nota nel verbale dell'ufficio medesimo.
  5. Le medesime procedure previste dai commi precedenti si applicano alle elezioni europee purché l'elettore dichiari di esercitare il proprio diritto di voto in una regione comunque rientrante tra le regioni della circoscrizione di appartenenza, come indicate dalla tabella A allegata alla legge 24 gennaio 1979, n. 18.
  6. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

PROPOSTE EMENDATIVE

ART. 7.
(Norme in materia di espressione del voto fuori del comune di residenza in occasione dei referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione e delle elezioni europee).

  Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: 138 della Costituzione, aggiungere le seguenti: nonché nelle elezioni politiche.
7. 100. Fusacchia.

  Al comma 1, sopprimere il secondo periodo.
7. 101. Fusacchia.

  Dopo il comma 5, aggiungere il seguente:
  5-bis. Le medesime procedure previste dai commi precedenti si applicano anche alle elezioni politiche nella circoscrizione Estero e, in particolare, ai cittadini italiani che, per un periodo nel quale ricade la data di svolgimento della medesima consultazione elettorale, si trovino in un paese estero in cui non sono anagraficamente residenti ai sensi della legge 27 ottobre 1988, n. 470. La richiesta per la circoscrizione estero deve contenere l'indirizzo postale al quale inviare il plico elettorale e una dichiarazione attestante il possesso dei requisiti di cui al comma 1, resa ai sensi degli articoli 46 e 47 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Con le stesse modalità possono votare i familiari conviventi con i cittadini di cui al primo periodo.
7. 102. Fusacchia, Ungaro, Quartapelle Procopio.

A.C. 543-A – Articolo 8

ARTICOLO 8 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 8.
(Norme in materia di espressione del voto, a favore del personale impegnato in operazioni di soccorso e di sostegno in luoghi colpiti da calamità naturali).

  1. In occasione di consultazioni elettorali o referendarie, coloro che sono impegnati in operazioni di soccorso e di sostegno alle vittime di terremoti o di altre calamità naturali sono ammessi a votare nel comune in cui operano, al pari di quanto già riconosciuto nell'ordinamento agli appartenenti al comparto delle Forze armate, della sicurezza e del soccorso in servizio fuori del comune di residenza. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

PROPOSTA EMENDATIVA

ART. 8.
(Norme in materia di espressione del voto, a favore del personale impegnato in operazioni di soccorso e di sostegno in luoghi colpiti da calamità naturali).

  Sostituirlo con il seguente:

ART. 8.
(Norme in materia di espressione del voto, a favore del personale impegnato in operazioni di soccorso e di sostegno in luoghi colpiti da calamità naturali nonché del personale impiegato presso piattaforme marine).

  1. L'articolo 49 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, si applica anche ai volontari appartenenti alle organizzazioni iscritte nell'elenco nazionale del volontariato di protezione civile di cui all'articolo 34 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, nonché ai volontari dei vigili del fuoco impegnati in operazioni di soccorso e di sostegno alle vittime di emergenze di cui all'articolo 7, comma 1, lettera c), del medesimo decreto legislativo.
  2. L'articolo 50 del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, si applica anche a coloro che sono impegnati per motivi di lavoro presso piattaforme marine.
  3. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
8. 100. Macina.
(Approvato)

A.C. 543-A – Articolo 9

ARTICOLO 9 DELLA PROPOSTA DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 9.
(Disposizioni finanziarie).

  1. Ai fini dell'attuazione dell'articolo 1, comma 1, lettera a), è autorizzata la spesa di euro 738.744 annui a decorrere dall'anno 2019. Ai fini dell'attuazione dell'articolo 6, comma 6, della legge 8 marzo 1989, n. 95, come sostituito dall'articolo 4, comma 1, lettera b), della presente legge, è autorizzata la spesa di euro 60.000 per l'anno 2019. Ai relativi oneri, pari complessivamente a euro 798.744 per l'anno 2019 e a euro 738.744 annui a decorrere dall'anno 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni, per gli anni 2019 e 2020, dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2018-2020, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2018, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
  2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 543-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,
   premesso che:
    la proposta di legge all'esame dell'Aula introduce modifiche al procedimento elettorale. La trasparenza nello svolgimento delle operazioni elettorali è senz'altro un principio che bisogna sostenere e divulgare. Tuttavia, altrettanto importante è creare una cultura della partecipazione politica;
    fino a quando non si riporterà tra i cittadini il senso della partecipazione democratica, dilagherà la disaffezione politica che si sta diffondendo in particolare nelle nuove generazioni;
    i giovani che si apprestano a compiere un atto fondamentale per la nostra democrazia, come il voto, devono vivere le elezioni e l'iscrizione alle liste elettorali con grande consapevolezza e proprio per questo motivo il legislatore è tenuto ad adottare tutti i provvedimenti necessari al fine di sensibilizzare la conoscenza dei principi cardine della nostra Costituzione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di istituire, all'interno delle ore curriculari, per gli alunni delle classi dell'ultimo anno delle scuole secondarie, delle giornate formative dedicate allo studio dei diritti e dei doveri del cittadino e al funzionamento delle istituzioni e delle regole democratiche, al fine di trasmettere alle prossime, generazioni l'importanza dell'iscrizione alle liste elettorali come momento di partecipazione civica alla vita democratica del Paese.
9/543-A/1Gregorio Fontana, Sisto, Fornaro, Baldelli.


   La Camera,
   premesso che:
    la tecnologia offre nuove e inedite opportunità per favorire la partecipazione democratica e modernizzare le procedure elettorali, rendendo sempre più possibile il concreto esercizio del diritto di voto;
    nello specifico, l'ormai quasi decennale tecnologia blockchain ha promosso un nuovo paradigma per la trasferibilità di un bene digitale e immateriale in maniera inconfutabile, irrevocabile, immutabile e senza intermediari;
    sebbene le prime applicazioni siano prevalentemente legate al mondo delle criptovalute e, più in generale, al mondo finanziario, è ormai evidente come questa tecnologia possa avere un considerevole impatto in diversi altri contesti. Come testimonia una ricerca dell'Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, infatti, nel 2017 si è registrato a livello globale un ampliamento degli ambiti applicativi che interessano anche la pubblica amministrazione (il 9 per cento) e la logistica (7,2 per cento);
    anche in Italia aumenta la diffusione di tale tecnologia in ambiti non esclusivamente finanziari. Si pensi ai progetti realizzati dall'Università di Pisa per la certificazione dei curricula accademici e dall'Università di Cagliari per garantire l'autenticità dei certificati europei di laurea oppure a «Notarchain», un modello di blockchain promosso dal Consiglio Nazionale del Notariato per un moderno sistema di archiviazione;
    più volte, e da ultimo, anche nella Nota di Aggiornamento al DEF 2018, il Governo ha manifestato l'intenzione di mettere in campo una strategia nazionale sulla tecnologia blockchain e di agevolare la sperimentazione di soluzioni basate sulla blockchain in settori strategici di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico, come la tutela del Made in Italy;
    nei giorni scorsi è stato presentato dal Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca, su iniziativa del viceministro Fioramonti, un meritorio progetto per il riconoscimento dei titoli dei rifugiati attraverso l'utilizzo della tecnologia blockchain;
    la rivoluzione informativa basata sulla blockchain potrebbe coinvolgere anche le procedure elettorali incoraggiando lo scambio di fiducia on-line e favorendo l'esercizio del diritto di voto almeno per alcune categorie di cittadini svantaggiate per ragioni legate alla ridotta mobilità sul territorio nazionale;
    in un recente rapporto del Parlamento Europeo, sono stati illustrati potenzialità e benefici della tecnologia blockchain applicata alle procedure di voto, proponendo diverse soluzioni sull'utilizzo di questa tecnologia;
    l'Italia ha tutte le carte in regola per contribuire concretamente al dibattito internazionale sul tema, sviluppando soluzioni innovative per modernizzare le procedure elettorali e le modalità di espressione del voto, sempre assicurando il rispetto dei principi costituzionali di segretezza, uguaglianza, personalità, libertà e territorialità del voto;
    per affrontare tale sfida il Governo potrebbe dunque promuovere iniziative di consultazione aperta con esperti sulle potenzialità della tecnologia blockchain in materia elettorale e unitamente avviare un tavolo interistituzionale preliminare con le principali istituzioni nazionali interessate, con l'obiettivo finale di definire modalità di sperimentazione e soluzioni, anche normative, per il voto con tecnologia blockchain da postazioni pubbliche,

impegna il Governo

ad istituire un tavolo tecnico di confronto tra il Ministero dell'interno, l'Agenzia per l'Italia Digitale, il Garante per la Protezione dei Dati personali e il Ministero per la Pubblica Amministrazione per l'adozione di linee guida per la sperimentazione del voto elettronico anche attraverso l'utilizzo della tecnologia blockchain in materia di procedimenti elettorali ed espressione del diritto di voto, tenendo conto delle iniziative di consultazione aperta di cui in premessa.
9/543-A/2Brescia, Macina, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    la legge n. 165 del 2017 (articolo 1, commi 18 e 19) ha introdotto il cosiddetto «tagliando antifrode» sulla scheda elettorale per contrastare i non rari casi di brogli elettorali con schede già votate, una misura che peraltro sarebbe auspicabile in riferimento alle consultazioni elettorali di ogni livello;
    intervenendo sull'articolo 58 del Testo Unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati (decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957), in particolare, la legge ha dunque modificato la procedura elettorale, prevedendo l'annotazione del codice progressivo alfanumerico del tagliando antifrode da parte del presidente di seggio prima del voto e la successiva verifica sull'identità del suddetto codice dopo aver staccato il tagliando;
    in sede di prima applicazione, in occasione delle ultime elezioni politiche, numerosi sono stati i disagi registrati ai seggi in virtù delle nuove procedure previste;
    al fine di eliminare nuovi disagi si potrebbe valutare l'opportunità di evitare la procedura di annotazione, prevedendo due tagliandi antifrode adesivi sulla scheda, uno da staccare e l'altro da apporre sul verbale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ogni soluzione idonea a quanto riportato in premessa.
9/543-A/3Forciniti, Brescia, Macina, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    con il provvedimento in esame viene introdotta la possibilità di votare, in occasione delle consultazioni referendarie di cui agli articoli 75 e 138 della Costituzione, nel luogo in cui il cittadino elettore si trovi, sempre nell'ambito del territorio nazionale, per ragioni di studio, lavoro o cure mediche, nonché in occasione delle elezioni europee, purché l'elettore si trovi, per le stesse ragioni, in una regione rientrante tra le regioni della circoscrizione di appartenenza, con ciò evitando che sia costretto ad esprimere il voto ritornando nel comune di residenza;
    a nostro avviso ciò costituisce un primo passo per introdurre nuove modalità di espressione del voto, volte, in particolare, ad incentivare l'affluenza degli elettori, anche utilizzando, a tal fine, le innovazioni offerte dalle tecnologie;
    l'opportunità del voto in loco per i cosiddetti «fuori sede» per le ragioni sopra indicate in occasione dei referendum e delle elezioni europee deve essere esercitata nei tempi e con le procedure disposte dal provvedimento in titolo,

impegna il Governo

a dare evidenza e preventivo avviso, sui siti internet delle amministrazioni pubbliche interessate, nonché sui canali radiotelevisivi, delle procedure e dei termini entro i quali l'elettore può esercitare il diritto di voto ai sensi delle nuove disposizioni introdotte dall'articolo 7 del provvedimento in titolo.
9/543-A/4Bilotti, Macina, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    il diritto di voto si acquista, ai sensi dell'articolo 48, I comma della Costituzione e del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967, Testo Unico sull'elettorato attivo, al compimento del 18o anno di età, sempre che non sussistano gli impedimenti previsti dall'ordinamento vigente;
    l'articolo 4-bis del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223 stabilisce che «alla tenuta e all'aggiornamento delle liste elettorali provvede l'Ufficio elettorale» e che «in ciascun comune l'Ufficiale elettorale è la Commissione elettorale prevista dagli articoli 12, 13, 14 e 15 del presente testo unico; nei comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti la Commissione elettorale può delegare e revocare le funzioni di Ufficiale elettorale al segretario comunale o a un funzionario del comune»;
    all'acquisizione del diritto, l'elettore viene iscritto nelle liste elettorali del comune di residenza, identificato con un numero di lista generale ed assegnato ad una sezione elettorale dove eserciterà il diritto di voto;
    la tessera elettorale, istituita con la legge 30 aprile 1999, n. 120, è il documento che permette l'esercizio del diritto di voto, unitamente a un valido documento di identità;
    in conformità ai principi e criteri direttivi contenuti nell'articolo 13, comma 1, della legge 30 aprile 1999, n. 120, con decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 2000, n. 299 è stata istituita la tessera elettorale personale, a carattere permanente, che sostituisce integralmente e svolge le medesime funzioni del certificato elettorale;
    ai sensi dell'articolo 4 del predetto decreto del Presidente della Repubblica n. 299 del 2000 «in caso di trasferimento di residenza di un elettore da un comune ad un altro, il comune di nuova iscrizione nelle liste elettorali provvede a consegnare al titolare una nuova tessera elettorale, previo ritiro di quella rilasciata dal comune di precedente residenza»;
    mentre il successivo articolo 7 stabilisce che «in occasione di consultazioni elettorali o referendarie, ove, per qualsiasi motivo, non sia possibile il rilascio, la sostituzione o il rinnovo immediato della tessera o del duplicato, è consegnato all'elettore un attestato del sindaco sostitutivo della tessera ai soli fini dell'esercizio del diritto di voto per quella consultazione»;
    l'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1989 stabilisce che «le dichiarazioni anagrafiche di cui al comma 1 devono essere rese nel termine di venti giorni dalla data in cui si sono verificati i fatti» e che «l'ufficiale d'anagrafe provvede alla comunicazione di avvio del procedimento nei confronti degli interessati»;
    il successivo articolo 18-bis stabilisce che «l'ufficiale d'anagrafe, entro quarantacinque giorni dalla ricezione delle dichiarazioni rese ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettere a), b) e c), accerta la effettiva sussistenza dei requisiti previsti dalla legislazione vigente per la registrazione. Se entro tale termine l'ufficiale d'anagrafe, tenuto anche conto degli esiti degli eventuali accertamenti svolti dal comune di provenienza, non invia all'interessato la comunicazione di cui all'articolo 10-bis della legge 7 agosto 1990, n. 241, quanto dichiarato si considera conforme alla situazione di fatto in essere alla data della ricezione della dichiarazione»; mentre il successivo articolo 19 prevede che «l'ufficiale di anagrafe è tenuto a verificare la sussistenza del requisito della dimora abituale di chi richiede l'iscrizione o la mutazione anagrafica. Gli accertamenti devono essere svolti a mezzo degli appartenenti ai corpi di polizia municipale o di altro personale comunale che sia stato formalmente autorizzato»;
    l'articolo 5, comma 5-bis, del decreto-legge n. 5 del 9 febbraio 2012, (rubricato «Cambio di residenza in tempo reale») prevede inoltre che «in occasione di consultazioni elettorali o referendarie, qualora l'ufficiale di anagrafe proceda al ripristino della posizione anagrafica precedente ai sensi del comma 5 in tempi non utili ai fini degli adempimenti di cui all'articolo 32, primo comma, numero 4), del testo unico delle leggi per la disciplina dell'elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, le conseguenti variazioni alle liste elettorali sono apportate non oltre il quindicesimo giorno antecedente la data della votazione»;
    come emerso da organi di stampa, ma come anche attestato da diverse segnalazioni pervenute alla titolare del presente atto, sembra essere ormai diffuso il fenomeno del massiccio cambio di residenza, che avviene esclusivamente per ragioni elettorali e per spostare gli equilibri tra le forze politiche in competizione;
    il rischio del verificarsi di tali fenomeni è ovviamente più alto (ed è in grado di incidere sul risultato elettorale) nei piccoli comuni dove anche decine di cambi di residenza posso determinare la vittoria di un candidato a scapito degli altri competitor;
    come si è visto la nuova disciplina prevista dall'articolo 5 del decreto-legge 9 febbraio 2012 (poi trasfusa nel suddetto articolo 18-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1989) ha introdotto il cosiddetto «cambio di residenza in tempo reale» attraverso il quale ai cittadini si permette di ottenere la residenza del comune prescelto entro 45 giorni dalla dichiarazione di trasferimento;
    a ridosso di competizioni elettorali si ritiene indispensabile, per il regolare svolgimento delle elezioni e per la correttezza, in generale, delle operazioni elettorali, che – in caso di mutamenti di residenza – sia la tessera elettorale che l'attestato sostitutivo di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 299 del 2000 vengano rilasciati da parte del comune di nuova residenza, esclusivamente all'esito degli accertamenti da parte degli appartenenti ai corpi di polizia municipale o di altro personale comunale che sia stato formalmente autorizzato,

impegna il Governo

a valutare, per quanto di competenza, di adottare un'iniziativa, anche legislativa, al fine di consentire, in caso di mutamenti di residenza, il rilascio della tessera elettorale nonché dell'attestato sostitutivo di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 299 del 2000, esclusivamente all'esito degli accertamenti da parte degli appartenenti ai corpi di polizia municipale o di altro personale comunale che sia stato formalmente autorizzato.
9/543-A/5Baldino, Macina, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    l'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223/1967, in materia di elettorato attivo e per la tenuta e la revisione delle liste elettorali, stabilisce che ogni comune è diviso in sezioni elettorali e che quando particolari condizioni di lontananza e viabilità rendono difficile l'esercizio del diritto elettorale, si possono costituire sezioni con numero di iscritti, di regola, non inferiore a 50;
    la frazione, intesa nella geografia amministrativa italiana come una entità appartenente ad un comune, ha un proprio seggio elettorale al fine di permettere agli abitanti di esprimere il voto durante le elezioni senza alcuna particolare difficoltà;
    in tali piccole aree del territorio comunale, costituite da un numero esiguo di abitanti, è alto il rischio di tracciabilità del voto;
    sarebbe opportuno introdurre una modalità di raccolta e scrutinio delle schede degli elettori della frazione al fine di garantire la maggior trasparenza ed allontanare il più possibile l'ipotesi della facile identificazione del voto,

impegna il Governo

ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative, anche legislative, finalizzate a prevedere che le urne contenenti le schede degli elettori votanti nel seggio della frazione di un comune siano trasferite alla sezione n. 1 del comune di appartenenza per procedere alle operazioni di scrutinio.
9/543-A/6Alaimo, Macina, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    con il provvedimento in esame viene introdotta la possibilità di votare, in occasione delle consultazioni referendarie di cui agli articoli 75 e 138 della Costituzione, nel luogo dove il cittadino elettore si trovi, all'interno dell'ambito territoriale nazionale, per ragioni certificate di studio, lavoro o cure mediche, nonché in occasione delle elezioni europee, purché, per gli stessi motivi, il cittadino elettore si trovi in una regione comunque rientrante tra le regioni della circoscrizione di appartenenza;
    ciò evita che gli elettori che si trovino nelle condizioni suindicate siano costretti ad esprimere il voto ritornando nel comune di residenza ed a nostro avviso ciò costituisce un primo passo per introdurre nuove modalità di espressione del voto, volte, in particolare, ad incentivare e ad agevolare l'affluenza degli elettori;
    sarebbe auspicabile introdurre l'opportunità disposta dal testo anche alle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le iniziative, anche legislative, finalizzate ad estendere la possibilità introdotta dal testo in titolo per i soggetti indicati con riguardo alle consultazioni referendarie ed alle elezioni europee, anche alle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, con modalità che garantiscano la territorialità del voto, al fine di consentire al cittadino elettore di esprimere il proprio voto come se operasse presso il luogo di residenza.
9/543-A/7Nesci, Dieni, Macina.


   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in titolo reca disposizioni inerenti al procedimento elettorale, anche preparatorio, finalizzate a garantire una maggiore trasparenza;
    la procedura di voto cosiddetto «fuori sede» introdotta dall'articolo 7, è finalizzata ad agevolare ed incentivare l'esercizio del diritto di voto;
    anche a tal fine, preme alle proponenti del presente atto di indirizzo segnalare l'esigenza di un accorpamento di tutte le consultazioni elettorali in un unico giorno dell'anno e di durata degli organi elettivi regionali;
    è auspicabile razionalizzare ed inserire all'interno di un unico testo normativo le disposizioni ad oggi vigenti in materia di durata e rinnovo degli organi elettivi delle regioni e tale esigenza si è fatta ancor più impellente successivamente all'emanazione e conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 25, in seguito al quale, le disposizioni in tema di rinnovo dei consigli regionali ed elezione dei presidenti di regione prevedono ben quattro ipotesi tra loro diverse;
    la legge n. 108 del 1968, infatti, all'articolo 3, stabilisce che le elezioni regionali si svolgano a far data dalla quarta settimana antecedente la scadenza del quinquennio; il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito con modificazioni nella legge 15 luglio 2011, n. 111, all'articolo 7, stabilisce che le elezioni regionali, quando possibile, debbano svolgersi in una data unica assieme alle elezioni politiche e amministrative che si svolgessero nel corso del medesimo anno; al fine di consentire un unico election-day nel quale svolgere le elezioni amministrative e regionali del 2015, la legge di stabilità 2015, all'articolo 1 comma 501, ha inoltre apportato una novella all'articolo 5 della legge n. 165 del 2004, stabilendo che le elezioni regionali si possano svolgere entro i sessanta giorni successivi alla data di scadenza della durata in carica dei consigli regionali;
    poiché a seguito di un errore di calcolo tale intervento normativo non sarebbe stato comunque in grado di consentire lo svolgimento di un election-day che accorpasse le elezioni amministrative e regionali previste per il 2015, il Governo prò tempore è intervenuto ulteriormente con un decreto-legge, in particolare prevedendo un'altra opzione rispetto al termine già previsto dal comma 501 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2015, ovvero che le elezioni regionali si potessero svolgere anche nella settimana seguente i sessanta giorni successivi alla scadenza della legislatura regionale, non limitandosi alle elezioni previste per l'anno 2015, ma apportando una modifica permanente;
    allo stato, dunque, le elezioni si possono svolgere in un periodo che va dalla quarta settimana antecedente alla scadenza della durata della legislatura regionale, al sessantaseiesimo giorno successivo a tale data e, al contempo, le disposizioni normative che riguardano la data del voto regionale sono contenute in tre leggi diverse; è evidente che sulla disciplina in materia di election day sarebbe auspicabile e urgente un intervento normativo teso a razionalizzare la normativa vigente, anche rispetto al voto regionale, ricomprendendovi, altresì, il voto per il referendum abrogativo, se in previsione nello stesso anno nel quale si svolgano elezioni di altra natura,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare le iniziative, anche legislative, finalizzate a razionalizzare la normativa in tema di election day secondo quanto illustrato in premessa.
9/543-A/8Liuzzi, Macina, Dieni.


   La Camera,
   premesso che:
    la disposizione introdotta nel disegno di legge in esame all'articolo 2, la quale prevede la competenza per l'autentica delle firme per i referendum altresì per i cittadini designati dai promotori fra coloro che sono in possesso dei requisiti previsti per lo svolgimento delle funzioni di presidente di seggio elettorale, rappresenta un'importante innovazione al fine di rimuovere gli ostacoli all'effettivo esercizio dei diritti politici dei cittadini promuovendo referendum e leggi di iniziativa popolare;
    è opportuno proseguire su questa strada, anche sfruttando le nuove possibilità offerte dal digitale;
    introducendo la possibilità di firmare in via telematica – come già avviene per le iniziative popolari dell'Unione europea e per la raccolta delle sottoscrizioni necessarie per la presentazione delle candidature e delle liste in occasione di consultazioni elettorali (articolo 3, comma 7 della legge 3 novembre 2017, n. 165) – si garantirebbe peraltro il pieno godimento dei diritti politici anche alle persone che per malattia o disabilità hanno difficoltà di movimento o di sottoscrizione,

impegna il Governo

a modificare la legge 25 maggio 1970, n. 352 prevedendo che le firme possano altresì essere raccolte con modalità telematiche attraverso l'utilizzo della firma digitale ovvero della firma elettronica qualificata.
9/543-A/9Magi, Macina, Dadone, Nesci.


NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2018 (DOC. LVII, N. 1-BIS)

Risoluzione sulla relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012

   La Camera,
   premesso che:
    la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 contiene come annesso, ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la Relazione al Parlamento di cui all'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243;
    la Relazione, tenuto conto della coerenza con le regole europee, contiene la richiesta di aggiornamento del piano di rientro in precedenza fissato;
    la Relazione fissa l'obiettivo di indebitamento netto al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020 e all'1,8 per cento nel 2021, al fine di utilizzare le maggiori risorse disponibili per adottare, nella legge di bilancio per il triennio 2019-2021, interventi finalizzati, da un lato, a potenziare il tasso di crescita economica, destinando maggiori risorse agli investimenti pubblici e privati, riducendo la pressione fiscale sulle imprese per incentivare le assunzioni e il reinvestimento degli utili e sostenendo la domanda di beni e servizi, nonché, dall'altro, interventi finalizzati al sostegno delle fasce più deboli per contrastare l'aumentata povertà e la disoccupazione giovanile e per favorire il ricambio generazionale attraverso la progressiva rimodulazione dell'accesso al trattamento pensionistico;
    considerato che le precedenti politiche di austerity hanno compromesso la crescita del PIL, il Governo intende adottare la strategia di cui sopra, allontanandosi nel breve periodo dal percorso di raggiungimento del pareggio di bilancio, al fine di ridurre il divario di crescita con gli altri Paesi europei, in particolare dell'Area euro e, nel medio-lungo termine, conseguire un miglior rapporto del debito/PIL intervenendo sulla crescita del denominatore;
    preso atto della comunicazione inviata dal Governo italiano alla Commissione europea in data 4 ottobre 2018;

autorizza il Governo,

ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, a dare attuazione a quanto indicato nella Relazione citata in premessa.
(6-00018) «Molinari, D'Uva».


Risoluzioni relative alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018

   La Camera,
   in sede di esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc LVII n. 1-bis), degli allegati e del relativo annesso;
   premesso che:
    la nota di aggiornamento è stata presentata alle Camere con una settimana di ritardo rispetto alla scadenza prevista dall'articolo 7, comma 2, lettera b) della legge n. 196 del 2009, comprimendo di fatto i tempi del suo esame da parte del Parlamento;
    non risulta che le modifiche apportate al quadro programmatico in merito all'indebitamento netto rispetto a quanto approvato dal Consiglio dei ministri del 27 settembre 2018 siano state assunte con un'ulteriore deliberazione formale da parte del Consiglio dei ministri stesso;
    come rilevato anche dal Servizio bilancio di Camera e Senato, nella Nota di aggiornamento mancano l'articolazione per sottosettori del quadro programmatico in relazione all'aggiornamento degli obiettivi;
    nel rispetto delle prerogative del Parlamento, il Governo si deve attenere in maniera puntuale a quando previsto dalla legge di contabilità e di finanza pubblica in vigore, sia per le scadenze temporali che per le procedure ivi previste;
    per il nostro Paese, i più importanti istituti economici e finanziari internazionali e nazionali (FMI, Commissione europea, ISTAT, S&P, OCSE) stimano per il 2019 una crescita economica inferiore alle proiezioni di inizio anno: le stime passano dall'1,6-1,5 per cento all'1,1 per cento per il 2018, dall'1,4 per cento allo 0,9 per cento per il 2019 a legislazione vigente;
    la caduta del saggio di crescita atteso è generalizzata per l'insieme dell'eurozona;
    inoltre, il nostro Paese continua ad avere performance delle principali variabili economiche intorno alla metà della media dell'eurozona;
    inoltre, complice la ripresa economica americana, cominciano ad affacciarsi le prime avvisaglie di una bolla finanziaria che, con la minore crescita del PIL mondiale, potrebbe innescare in Europa un effetto moltiplicatore ben più grave di quella del 2008;
    la guerra valutaria, i dazi, i vincoli europei e la Brexit, sono fenomeni sociali ed economici che amplificano le difficoltà dei singoli Paesi, i quali sarebbero indifesi se dovesse esplodere una nuova crisi non potendo contare né sulla BCE né sul sistema bancario oramai troppo saturo di titoli di Stato;
    si profila, infatti, un'inversione della politica monetaria da parte della BCE dopo il quasi raggiungimento del 2 per cento di inflazione (che Paesi come la Francia e l'Olanda hanno già superato);
    il QE ha dato liquidità alle banche grazie all'acquisto sul mercato secondario dei titoli di debito pubblico. Questo avrebbe dovuto spingerle a fornire credito alle imprese che avrebbero potuto utilizzare quelle risorse per investire, facendo ripartire il ciclo. Ciò è accaduto solo parzialmente perché le imprese stesse non registravano una domanda adeguata, stante il decremento dei redditi delle famiglie, gli alti tassi di disoccupazione, la diminuzione degli investimenti pubblici che, ad esempio in Italia, sono calati ad un terzo del periodo pre-crisi;
    l'agenda liberista delle cosiddette «riforme strutturali» va sostituita con un programma pluriennale keynesiano che faccia ripartire gli investimenti pubblici relegati dagli ultimi governi al livello più basso che la storia dell'Italia repubblicana ricordi, in particolare nel Mezzogiorno. Fra il 2008 ed il 2018 gli investimenti pubblici sono diminuiti del 46 per cento e nel 2018 essi rappresentano solo l'1,9 per cento del Pil;
    da anni le politiche di austerity strutturalmente recessive sono fra le cause delle specifiche difficoltà che l'Unione europea ha avuto ad emergere dalla crisi e del come ne è uscita (divergenza economica, marginalizzazione delle economie periferiche, impoverimento e svalutazione del lavoro e del welfare);
    nell'ottica di sostenere i soggetti maggiormente colpiti dalla crisi, la manovra intende anche potenziare il sostegno al reddito ai nuclei in condizioni di povertà e rafforzare le politiche attive del mercato del lavoro (ad esempio reddito di cittadinanza e riordino dei centri per l'impiego). Apprezzabile appare anche lo sforzo di rafforzare la lotta all'evasione attraverso l'adozione di misure più efficaci ed incisive basate sull'uso incrociato di banche dati e lo sviluppo di software informatici ad hoc (ad esempio la trasmissione elettronica dei corrispettivi). Su quest'ultimo aspetto, tuttavia, va detto che l'indirizzo del Governo in tema di contrasto all'evasione fiscale appare decisamente contraddittorio e inaccettabile laddove intravede la possibilità di poter proseguire con l'opera di recupero delle entrate attraverso la creazione di nuove occasioni di condono fiscale (cosiddetta «pace fiscale»);
    le spese fuori dai parametri per essere convincenti devono puntare risolutamente a finanziare gli investimenti pubblici. Inoltre, per sostenere il confronto con le istituzioni dell'Unione europea e l'ideologia deflazionistica dei gruppi dirigenti dell'eurozona, occorre costruire innanzitutto un'alleanza dei paesi euromediterranei, rifuggendo da ogni velleitario disegno di raccordo con i Paesi del Gruppo di Visegrad che perseguono politiche neo-liberiste che aggraverebbero ulteriormente la crisi dell'eurozona;
    misure come «Quota 100» o il portare le pensioni minime a 780 euro, insieme a misure di contrasto più deciso alla povertà (seppur parziali e fortemente condizionate), rappresentano provvedimenti condivisibili;
    dobbiamo rilevare però che tali provvedimenti sono caratterizzati da incertezza, confusione, e mancanza di trasparenza, che ne minano la potenziale efficacia. Sono misure parziali che nascondono alcuni sotterfugi e che sono poi negativamente compensate da interventi sul piano fiscale del tutto conservatori, a partire dalla proposta di flat-tax e della cosiddetta «pace fiscale» (invece che l'iniezione nel sistema fiscale di maggior progressività e l'introduzione di una tassa sui grandi patrimoni);
    dubbi sorgono anche in merito alle coperture dell'insieme dei provvedimenti delineati nella Nota di aggiornamento del DEF 2018 per i rischi di impatto regressivo dei previsti tagli di spese e aumenti di entrate;
    la previsione dell'impatto espansivo della manovra sul Pil, dalla crescita di 0,9 per cento nello scenario «tendenziale», all'1,5 per cento per il 2019 nel quadro programmatico, pur non negando l'effetto espansivo di alcune spese correnti volte ad incrementare i redditi e l'occupazione (rianimando la domanda interna si crea una protezione anche rispetto a shock finanziari che potrebbero colpire le esportazioni), può risultare pienamente credibile solo se accanto alle necessarie misure sociali si riservino cospicue risorse per gli investimenti pubblici, volano indispensabile per creare nuovo lavoro, nuovo sviluppo sostenibile e di conseguenza una reale e duratura diminuzione del rapporto debito/Pil tramite una crescita del denominatore;
   valutato che:
    il Governo dovrebbe dunque, ferme restando le esigenze di contrastare la povertà e di correggere almeno in parte le distorsioni sociali della Fornero, concentrare l’extra-deficit sugli investimenti pubblici, in particolare nel Mezzogiorno;
    gli investimenti pubblici devono, inoltre, essere rivolti non soltanto alle poche grandi opere ma anche a molte piccole opere di più rapida cantierabilità e di diretto impatto sui cittadini;
    in particolare, il nostro Paese necessita di una pluralità di interventi strutturali per la difesa del territorio e dell'ambiente, che richiedono un impegno dello Stato con un piano di investimenti pubblici che consenta: la promozione di un'economia a basse emissioni in linea con gli obiettivi della COP21; un programma di mobilità sostenibile e per la rigenerazione urbana che parta dalle periferie; la strategia «rifiuti zero»; una riduzione dei consumi, in particolare di quelli energetici; un radicale efficientamento di casa, mobilità e trasporti e la contestuale conversione dei consumi residui verso uno scenario al 100 per cento rinnovabile entro il 2050;
    occorre, dunque, una rete di piccole opere diffuse sul territorio che fanno capo in maggioranza agli enti locali. A questo riguardo è decisiva la riforma integrale del pareggio di bilancio per i Comuni, le Province e le Regioni risolvendo il problema degli avanzi di bilancio attualmente pari secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio a 16,2 miliardi (10,8 nelle Regioni e 5,3 negli enti locali, di cui 3,7 miliardi nei soli Comuni);
    significativamente nella Nota di aggiornamento la parola «Mezzogiorno» è appena accennata a proposito di spettacolo e beni culturali, e nonostante alcuni esponenti del Governo accennino agli sgravi contributivi per i disoccupati, alle misure per accelerare l'utilizzo dei fondi europei ed al programma di investimenti diffusi, manca una riserva adeguata di quest'ultimi per il Sud;
    inoltre, le modifiche intervenute sulle modalità di utilizzo delle risorse del cosiddetto Fondo periferie determinano un secco taglio di risorse a carico degli enti territoriali per investimenti già destinati per progetti in delicati settori, e spostare queste risorse al Fondo per finanziare gli avanzi di amministrazione significa che queste risorse andranno prevalentemente, ai Comuni del centro-nord, compiendo pertanto un'operazione di redistribuzione territoriale. Infatti l'80 per cento degli avanzi di amministrazione riguarda i comuni del centro-nord;
    non convince, poi, l'indicazione delle risorse che dovrebbero derivare nel biennio 2019-2020 dalle privatizzazioni (10 miliardi), sia per la contraddizione con l'enunciazione del proposito di nazionalizzare la gestione delle autostrade, che per le difficoltà incontrate dalle politiche di dismissione nel corso degli ultimi anni, difficoltà risolte con la vendita, da non proseguire, delle partecipazioni di Enel, Eni e altri asset del Tesoro alla Cassa Depositi e Prestiti;
    il capitolo della Nota di aggiornamento concernente i provvedimenti fiscali è il più insoddisfacente. Rappresenta l'anticamera dell'ennesima riduzione di tasse a favore delle fasce più ricche della popolazione e con effetti pesantemente regressivi e recessivi. Il Governo con la proposta della Flat Tax si accinge ora ad agevolare fiscalmente i redditi più alti, riducendo anche l'imposizione sui profitti, confermando in modo inequivocabile il senso di classe della riforma fiscale progettata;
    lo stesso allargamento del forfettone per le partite Iva a 65 mila euro, utile in termini di alleggerimento del carico burocratico e fiscale per una larga fascia di Partite Iva, rischia da un lato di allargare il ricorso ai pagamenti in nero da parte di autonomi e professionisti per rientrare nel limite dell'agevolazione e dall'altro di incentivare il ricorso da parte delle aziende al lavoro autonomo fittizio, creando altresì una iniqua sperequazione con il lavoro dipendente; peraltro, la stessa relazione tecnica allegata alla bozza del decreto-legge fiscale collegato alla legge di bilancio 2018 attribuisce alla rottamazione «ter» un gettito di 11 miliardi di euro in 5 anni (periodo di rateizzazione), ma con un minore incasso proprio nel 2018 dovuto sia all'attesa dei contribuenti dell'entrata in vigore di tali disposizioni che al minor gettito della stessa rottamazione «bis» determinato dalla preferenza dei contribuenti per la preannunciata rottamazione che prevede 5 anni di rateizzazione invece di due (si prevedono dunque importi pari a: 2018: –94 milioni; 2019: 255 milioni; 2020: 1.266 milioni; 2021: 1.682 milioni; 2022: 3,6 miliardi; 2023: 3,6 miliardi);
    preoccupante è il ricorso al condono fiscale ipotizzato fino a 500 mila euro di reddito evaso e lo stesso condono contributivo. Andare in deficit per tagliare le tasse rappresenta una politica neo-reaganiana e non keynesiana, e dunque una politica non solo iniqua socialmente ma inefficace per sostenere lo sviluppo;
    per il cosiddetto «reddito di cittadinanza» viene confermato l'ammontare di 780 euro a persona (pari alla soglia di povertà assoluta) che cresce al crescere dei componenti del nucleo familiare sulla base dei tabellari Istat. La misura si declina come l'integrazione di reddito necessaria per raggiungere tale soglia. Se si dovesse applicare tale provvedimento a tutti coloro che hanno un reddito inferiore a tale livello (si tratta di circa 5 milioni di persone che vivono in 778.000 famiglie), come è stato più volte calcolato anche in sede Istat, il costo complessivo risulterebbe superiore a 10 miliardi di euro. Le risorse si rivelano quindi insufficienti e per risolvere questo problema si sono introdotti dei limiti di accesso;
    con una tale impostazione si ignora un'elementare verità: la povertà non è sempre e non è solo legata a mancanza di lavoro. Una quota rilevante di famiglie povere sono composte da persone di età compresa fra i 18 e i 60 anni che già lavorano ma sono impiegate in attività precarie o così scarsamente remunerate da non garantire un reddito decoroso. Difficile pensare si tratti di persone che non hanno voglia di lavorare: secondo l'Istat, il 67 per cento dei part time nel nostro paese sono involontari;
    in altre famiglie ci sono persone adulte non occupabili, perché disabili gravi o gravemente invalidi o perché, e si tratta per lo più di donne, impegnate in lavori di cura: accudimento di minori e di anziani non autosufficienti. Si riduce così drasticamente la quota di famiglie povere in cui ci sono adulti attivabili al lavoro. Alla mancanza di reddito si associano altre difficoltà: scarsa qualificazione o mancanza di esperienze per l'inserimento lavorativo, disabilità, disagio abitativo (sempre più frequentemente legato a crisi familiari), emarginazione imputabile allo status di immigrato o a precedenti esperienze di vita come il carcere;
    per queste ragioni è sbagliato affidarne la gestione ai centri per l'impiego, e non, come avviene nel Rei, ai servizi sociali dei Comuni che, attraverso la «presa in carico», riconoscono le difficoltà specifiche dei singoli nuclei familiari e possono agire in collegamento non solo con i centri per l'impiego, come va fatto in tutti in casi in cui è possibile attivare percorsi di formazione e inserimento lavorativo, ma anche con la rete delle altre competenze presenti sul territorio: scuole, Asl, enti di volontariato, ecc.;
    la valutazione del superamento (parziale) della legge Fornero sulle pensioni e la cosiddetta «pensione di cittadinanza» dipende dai dettagli delle norme. È evidente che «quota 100» realizzata attraverso un abbattimento attuariale sarebbe iniqua verso le retribuzioni più basse. Cinque anni di mancati contributi possono anche significare una riduzione della pensione del 15-20 per cento rispetto a quella che si avrebbe andando in pensione a 67 anni. Per una pensione a 67 anni stimata in 1.500 euro mensili, il pensionamento a 62 può significare un assegno di 1200 euro. Ne consegue che potranno beneficiarne di più solo i percettori di pensioni più ricche;
    con riguardo invece alla pensione di cittadinanza, non si può che valutare positivamente questo provvedimento, anche alla luce della constatazione che l'Italia ha un livello medio della pensione tra le più basse d'Europa. Esiste però il problema di chi pur avendo versato contributi previdenziali ed avendo un trattamento pensionistico basso sarà equiparato a chi non ha fatto nessun versamento. Con il rischio, se non si inquadra tale disposizione in un riesame complessivo della materia previdenziale, di incrementare le spinte al lavoro in nero;
    ad una prima lettura mancano i fondi per l'istruzione così come mancano le risorse per gli aumenti legati ai rinnovi contrattuali del personale scolastico. Ci sono solo molte parole, buoni propositi, elenchi di cose già messe in cantiere e che non costano (revisioni esami, bandi di concorso già programmati e che forse con fatica andranno a buon fine come per i DSGA), forse un aumento del tempo pieno e prolungato (se ci sono le condizioni), la formazione per il personale ATA (a risorse invariate) e così andando. Non si fa nessun accenno alla generalizzazione della scuola dell'infanzia e all'inserimento dell'organico di potenziamento. È previsto un intervento sull'alternanza scuola-lavoro, oltre al differimento dello svolgimento da parte degli studenti del monte ore di alternanza quale requisito di ammissione agli esami di Stato – al fine di rendere i percorsi il più possibile orientativi e di qualità. In tal senso il monte ore globale verrà ridefinito in base al percorso scolastico; si passerebbe dalle attuali 200 ore del Liceo a 90 ore e dalle attuali 400 ore di Tecnici e Professionali a 150 per i tecnici e 180 per i professionali con un conseguente risparmio tra i 50 e 60 milioni di euro, altri 35 milioni provengono da fondi non spesi direttamente dal MIUR;
    si conferma la costante riduzione della previsione del rapporto spesa sanitaria/PIL che si attesta, per il 2019, ad un livello pari al 6,5 per cento, in una condizione di decrescita per il prossimo triennio fino a risultare pari al 6,4 per cento nel 2021. Queste stime non consentono di invertire in modo strutturale il percorso di definanziamento della sanità pubblica, già da anni significativamente sotto la media dei rispettivi valori della UE a 15, mettendo a rischio l'universalismo di accesso e il diritto alla cura per tutti i cittadini nel territorio nazionale;
    occorre maggiore certezza sulle risorse da investire per il rilancio del Servizio sanitario nazionale, anche perché le Regioni hanno lanciato un allarme avvertendo la necessità di più fondi per finanziare la spesa per i farmaci innovativi e per pagare gli aumenti dell'ultimo contratto nazionale per il settore;
    il Servizio sanitario nazionale deve essere universale. I ticket sono uno strumento di tassazione che non è eticamente accettabile e occorre procedere in modo rapido all'abolizione dei superticket;
    preoccupano le notizie confuse circa il possibile taglio delle detrazioni sanitarie come un'ipotetica fonte di copertura della manovra. È assolutamente evidente che ciò si scaricherebbe sulle famiglie, in particolare per i redditi medi o medio-bassi;
    da quello che è possibile leggere nella nota di aggiornamento del Def non vi è previsione, né quantificazione, delle risorse necessarie per rinnovare i contratti e per finanziare le assunzioni e fare investimenti nell'innovazione delle pubbliche amministrazioni. Dal momento che il ministro della Pubblica amministrazione e altri esponenti del Governo in queste settimane hanno dichiarato più volte che invece le risorse ci sarebbero state, il Governo deve chiarire al più presto tale questione,

impegna il Governo

   a finanziare, con risorse aggiuntive annuali per 0,5 per cento punti percentuali di Pil (circa 9 miliardi) un programma triennale di investimenti, un Green new deal, per la totale decarbonizzazione del nostro Paese e per la transizione da un'economia lineare a una circolare. Un Piano Verde che si concretizzi altresì in un programma pluriennale di edilizia residenziale pubblica, di piccole opere per la messa in sicurezza del territorio, per la sicurezza anti-sismica e degli edifici scolastici, recuperando le risorse anche:
    1) dal drastico ridimensionamento dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) di cui al Catalogo redatto dal Ministero dell'ambiente ai sensi dell'articolo 68 della legge n. 221 del 2015, sussidi pari complessivamente a più di 15 miliardi annui;
    2) dalla soppressione della cedolare secca sugli affitti, misura che non ha fatto emergere alcun affitto al nero ma che è costata all'erario 2,2 miliardi di cui 1,86 miliardi a favore del decimo di popolazione relativamente più ricco (dati dell'Agenzia delle entrate);
    3) da una rinnovata impostazione di lotta all'evasione fiscale con particolare riguardo all'Iva;
   a finanziare alcune spese sociali previste nella manovra («reddito di cittadinanza») anche con il maggior gettito derivante dall'introduzione di un contributo straordinario di solidarietà triennale (2019-2021) per i contribuenti con grandi patrimoni che da questa crisi sono usciti più ricchi di prima;
   a rilanciare le politiche a tutela della salute e dell'assistenza sanitaria, garantendo che non si scenda al di sotto del livello del 6,6 per cento del Pil e assicurando investimenti pubblici per il rinnovamento tecnologico e l'edilizia sanitaria;
   a concentrare i suddetti programmi di investimento nel Mezzogiorno, per una quota di risorse complessive non inferiore al 45 per cento del totale;
   a prevedere, al fine della attuazione di tali programmi, le assunzioni necessarie per profili professionali nelle pubbliche amministrazioni centrali e territoriali, anche nei settori della ricerca, dell'università, del sistema formativo, del monitoraggio e della protezione del territorio;
   in deroga a quanto stabilito nell'ultima Legge di bilancio, a prevedere che gli oneri per il rinnovo contrattuale del personale sanitario siano posti a carico del settore del pubblico impiego e non del Fondo per il Servizio sanitario nazionale;
   a chiedere una modifica del Fiscal compact che vada nella direzione di una golden rule relativa alle spese per investimenti, anche nazionali, nonché alle spese per Ricerca & Sviluppo e innovazione, escludendo le spese militari;
   a rafforzare in misura adeguata la Web tax ed a intensificare il contrasto all'evasione, in particolare delle imprese senza residenza fiscale in Italia, dedicando le maggiori risorse ad interventi:
    1) sul sistema pensionistico per completare la salvaguardia degli esodati, garantire «opzione donna» e una «quota rosa» inferiore a 100 per le donne, le più penalizzate dalla legge Fornero (con uno scalone di più di 5 anni) ed eliminare l'innalzamento automatico indifferenziato dell'età di pensionamento all'aspettativa media di vita;
    2) a modifiche del cosiddetto «reddito di cittadinanza» che consideri la realtà multidimensionale della povertà prevedendo un forte ruolo non solo dei Centri per l'impiego ma degli stessi enti locali e dei servizi sociali;
    3) ad investimenti nei settori dell'istruzione e dell'università pubbliche, anche attraverso: un piano pluriennale di stabilizzazioni nella scuola che garantisca un costante equilibrio tra immissioni dalle graduatorie e nuovo reclutamento, prevedendo l'introduzione dell'organico di potenziamento nella scuola dell'infanzia e rintracciando una immediata soluzione per tutti i docenti precari; misure per garantire l'innalzamento dell'obbligo di istruzione, l'aumento del numero dei laureati (soprattutto nelle lauree tecniche e scientifiche), la lotta alla dispersione scolastica, la formazione degli adulti; l'estensione dei servizi educativi per l'infanzia, che ne garantisca la presenza su tutto il territorio nazionale;
   a prevedere, in tempi molto rapidi, interventi atti ad implementare la bassa capacità di spesa attualmente registrata da parte degli enti locali e territoriali, e a stanziare le risorse compensative alternative per finanziare lo sblocco degli avanzi di gestione;
   ad avviare ogni utile iniziativa volta a favorire un reale processo di riqualificazione urbana delle periferie finanziando tutti i progetti del «Bando periferie» ed attraverso progetti per il rilancio dell'economia territoriale sostenibile, il potenziamento e la creazione di servizi socio-culturali, di infrastrutture e di recupero edilizio, e la mobilità sostenibile, anche prevedendo un piano pluriennale per la rigenerazione delle periferie;
   a far sì che nessun trasferimento di poteri e risorse a una Regione sia attivato finché non siano definiti i «livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale» (articolo 117, lettera m), della Costituzione) e che il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle Regioni sia ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori di ricchezza.
(6-00019) «Fornaro, Fassina, Pastorino, Bersani, Boldrini, Conte, Epifani, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Rostan, Speranza, Stumpo».


   La Camera,
   esaminata la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2018;
   premesso che:
    la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2018, che rappresenta uno dei passaggi fondamentali del ciclo di bilancio, è il primo documento con cui il Governo descrive la situazione economica e di finanza pubblica aggiornata agli ultimi dati disponibili e definisce la cornice entro cui si svolgerà l'azione programmatica nei prossimi mesi, a partire dalla legge di bilancio;
    la Nota è stata trasmessa alle Camere con estremo ritardo, contravvenendo al termine del 27 settembre previsto dall'articolo 7, comma 2, lettera b) della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e determinando, conseguentemente, una compressione del tempo necessario per l'esame parlamentare del documento;
    la Nota risulta altresì, per la prima volta, priva di alcuni elementi fondamentali, quali l'analisi di sensitività della dinamica del rapporto debito/PIL alle variabili macroeconomiche che ne determinano l'evoluzione e, nell'annesso relativo alla Relazione al Parlamento, il Piano di rientro di cui all'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, previsto in caso di scostamento dall'obiettivo di medio periodo (OMT);
    i giorni intercorsi tra la presunta approvazione, comunicata a seguito del Consiglio dei ministri n. 21 del 27 settembre, e il momento della effettiva trasmissione alle Camere, avvenuta nella tarda serata del 4 ottobre, hanno visto il susseguirsi di alcuni vertici governativi e di confusi e contraddittori annunci sugli obiettivi programmatici di indebitamento netto;
    anche il parziale ripensamento sull'obiettivo di deficit, che il 27 settembre il Governo sembrava orientato a fissare al 2,4 per cento del PIL per ciascun anno del triennio 2019-2021, non è servito a contenere le turbolenze finanziarie di questi giorni, che hanno condotto lo spread stabilmente attorno alla soglia critica dei 300 punti base, non determinate dai solidi fondamentali economici dell'Italia, ma certamente alimentate dalla scarsa credibilità internazionale del Governo e dalle irresponsabili dichiarazioni di alcuni dei suoi esponenti principali, costantemente alla ricerca di un conflitto con le autorità europee, con le strutture tecniche dello Stato, con le più autorevoli istituzioni indipendenti del paese;
    la Nota segna un'inversione di tendenza nella trasparenza e linearità che le diverse fasi del ciclo di bilancio nazionale imporrebbero al processo di condivisione degli obiettivi di finanza pubblica e rischia di compromettere la fiducia faticosamente acquisita grazie ai Governi della scorsa legislatura;
    il clima di incertezza ha determinato una componente di instabilità di natura endogena, che, peggiorando l'esposizione dell'Italia agli effetti dell'instabilità finanziaria, ha pesantemente concorso a determinare una revisione al ribasso della previsione di crescita del PIL per l'anno in corso (dall'1,5 per cento previsto in aprile dal Governo uscente, stima validata dall'Ufficio Parlamentare di bilancio e in linea con quella rilasciata dalla Commissione europea e dal Fondo monetario internazionale nel medesimo periodo, all'1,2 per cento della Nota) e desta forti preoccupazioni per il futuro del Paese;
    si rischia in tal modo di compromettere i risultati di uno straordinario sforzo collettivo che ha consentito di percorrere dal 2014 un chiaro sentiero di ripresa caratterizzato da tassi di crescita del PIL sempre maggiori (0,1 per cento nel 2014, 0,8 per cento nel 2015, 1,1 per cento nel 2016 e 1,6 per cento nel 2017 a fronte di una caduta del prodotto di più di 9 punti percentuali tra il 2007 e il 2013) e dalla progressiva riduzione dell'indebitamento netto (passato dal 3 per cento del PIL nel 2014 all'1,8 del 2018) e del debito pubblico, costantemente diminuito in rapporto al PIL;
    è in un contesto macroeconomico tornato però in salita, con la prima battuta di arresto dal 2014, che si colloca l'approvazione della Nota all'esame, che propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica che, per come configurati, non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita e occupazione e che sconta la necessità di far fronte a una spesa per interessi che viene programmata in aumento nel triennio di quasi 17 miliardi di euro rispetto al dato tendenziale stimato ad aprile;
    l'indebitamento netto nominale nel 2019 aumenta considerevolmente rispetto all'anno precedente, dall'1,8 al 2,4 per cento del PIL, e nel 2020 e 2021 si stima rispettivamente al 2,1 e all'1,8 per cento; in termini strutturali, questi dati corrisponderebbero ad un deficit dell'1,7 per cento per l'intero orizzonte programmatico, che per il 2019 registra un peggioramento dello 0,8 per cento rispetto all'anno in corso, segnando una brusca interruzione del percorso di convergenza verso l'obiettivo di Medio Periodo (MTO), una «deviazione significativa» riconosciuta, ancora prima che dalla lettera della Commissione europea del 5 ottobre, dalla stessa Nota;
    per tali ragioni, il Governo ha dovuto allegare alla Nota la Relazione al Parlamento di cui all'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243;
    le condizioni previste dal citato articolo 6 non sembrano, tuttavia, essere rispettate, sia perché tra i presupposti alla base del mutato orizzonte di programmazione non è esplicitato alcun tipo di evento eccezionale, né è fatta menzione delle condizioni che caratterizzano il ciclo economico nazionale, sia perché il Governo programma di raggiungere genericamente l'MTO «negli anni a venire», fuori dall'orizzonte di previsione, in luogo dell'obbligo di definire esattamente la durata degli scostamenti e, conseguentemente, l'esercizio finanziario di attuazione del piano di rientro;
    gli unici presupposti della Relazione presentata si baserebbero sul dichiarato scopo di dare attuazione a talune misure di spesa qualificanti del programma elettorale, e che sono state ostentate per anni come dotate di adeguata copertura finanziaria; questa scelta imprudente, che erode in modo significativo l'avanzo primario (che rispetto al dato tendenziale pari a 2,4 per cento scende all'1,3 nel programmatico 2019), indebolisce il Paese sia nel presente sia nella capacità di far fronte a future inversioni del ciclo economico e accresce l'instabilità, alimentando una fortissima, controproducente, conflittualità con l'Unione europea, esclusivamente motivata da meri calcoli elettoralistici che non tengono conto delle ricadute sulla percezione di rischio da parte degli investitori, piuttosto che favorire un dialogo costruttivo con le istituzioni europee in merito alle necessarie riforme della governance economica;
    è prioritario continuare a promuovere in sede europea l'urgenza di una revisione delle regole di bilancio volta a conferire una maggiore centralità alla crescita economica, all'occupazione e all'inclusione sociale in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico, nonché una reale condivisione dei rischi, favorendo sia il completamento dell'Unione bancaria sia la realizzazione di una vera Unione fiscale che superi la logica intergovernativa;
    al fine di ridurre il costo del lavoro, rilanciare i contenuti della Relazione non risultano, peraltro, coerenti con la risoluzione parlamentare sul DEF 2018 approvata dal Parlamento il 19 giugno scorso e che ha impegnato il Governo a riconsiderare il quadro di finanza pubblica «nel rispetto degli impegni europei per quanto riguarda i saldi di bilancio 2019-2021»;
    le prospettive a medio termine sull'andamento del ciclo economico e finanziario appaiono inoltre soggette a notevoli incognite di origine esterna che potrebbero indurre scenari sfavorevoli con esiti ancor più negativi per l'economia italiana di quelli che stiamo sperimentando nel secondo semestre dell'anno in corso; tali fattori potenziali di rischio riguardano, in particolare, una possibile escalation delle misure protezionistiche con una forte frenata del commercio internazionale, un probabile aumento dei premi al rischio richiesti dagli investitori internazionali e delle quotazioni petrolifere, nonché gli effetti della normalizzazione delle politiche monetarie in Europa, l'intonazione più restrittiva di quella americana e l'esito dei negoziati sulla Brexit;
    in ragione di tali rischi, dell'indebolimento dell'economia attribuibile all'azione del Governo in questi primi mesi di attività e della scarsa credibilità della strategia di politica economica che la Nota espone, appaiono eccessivamente ottimistiche le previsioni programmatiche di crescita del PIL, stimate a 1,5 per cento per il 2019, 1,6 per cento per il 2020 e 1,4 per cento per il 2021, ivi comprese quelle di riduzione del rapporto debito/PIL, che dal 131,2 per cento del 2017 è stimato al 126,7 per cento nel 2021, anche grazie a una ipotesi di proventi da privatizzazioni pari a 0,3 punti di PIL all'anno per il periodo 2019-2020 di difficile realizzabilità;
    un ulteriore fattore di rischio rispetto alla attendibilità dello scenario programmatico è che esso non incorpora gli effetti determinati da un livello di interessi sul debito pubblico – che inevitabilmente si riflette sui tassi a cui si finanziano le banche, sulla loro capacità di finanziare famiglie e imprese e, più in generale, sul livello di fiducia – stabilmente collocato ai valori critici di questi giorni, che potrebbero vanificare gli effetti espansivi della manovra stessa, determinando già dal prossimo anno un deficit più alto di quanto previsto dalla Nota, che comunque non appare sufficiente ad assicurare il finanziamento delle costose misure promesse dal Governo, anche alla luce della vaghezza nell'indicazione delle ulteriori coperture finanziarie che vengono genericamente rinviate a «tagli alle spese dei ministeri e altre revisioni di spesa» e a «modifiche di regimi agevolativi, detrazioni fiscali e percentuali di acconto di imposta»;
    in occasione della seconda audizione del Ministro Tria, richiesta ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 243 del 2012, sono stati forniti dettagli di massima sulle quantificazioni che ammonteranno a 15 miliardi di euro nel 2019, 7,8 miliardi di euro nel 2020 e 9,9 miliardi di euro nel 2021, articolati nel 2019 in tagli di spesa per 6,9 miliardi di euro e in aumenti di entrate per 8,1 miliardi di euro, che tuttavia il Governo non chiarisce come intenda realizzare, lasciando aperte le ipotesi di tagli che rischiano di colpire settori di strategica importanza sociale come quello sanitario, che andrebbe invece rafforzato;
    a rendere più opache e scarsamente attendibili le stime di crescita, contribuisce la composizione del programma di politica economica, che si fonda prevalentemente su interventi ancora non definiti nel dettaglio ma sulla cui rilevanza come fattori di sviluppo è già possibile esprimere seri dubbi, nonostante il Governo affermi in modo ottimistico ma del tutto illusorio che l'approvazione parlamentare del programma di politica economica possa dissolvere l'incertezza che ha gravato sul mercato dei titoli di Stato negli ultimi mesi, migliorando le proiezioni di crescita economica e di finanza pubblica;
    il piano degli investimenti pubblici annunciato dal Governo si riduce a soli 0,2 punti di PIL addizionali nel 2019 che saliranno a 0,3 punti nel 2021, ben poca cosa rispetto ai 150 miliardi di euro stanziati dai Governi Renzi e Gentiloni, e già scontati ai fini dell'indebitamento netto, come riconosce la stessa Nota a pagina 70; nessun passaggio di rilievo della Nota di aggiornamento è dedicato alle problematiche di sviluppo del Mezzogiorno mentre destano preoccupazione le modifiche annunciate agli interventi di Industria 4.0. La volontà del Governo di incrementare gli investimenti pubblici appare, peraltro, contraddetta dalle scelte del Ministro delle infrastrutture, che ha bloccato l'iter di una serie di grandi opere, ha cancellato i finanziamenti per le periferie e non ha ancora proceduto alla ripartizione dello stanziamento di 36,1 miliardi di euro previsto dalla legge di bilancio per il 2018;
    fermo restando l'obiettivo prioritario di contrastare la povertà, già riconosciuto dai precedenti Governi con la realizzazione del Reddito di inclusione, risulta difficilmente sostenibile attribuire al Reddito di cittadinanza, peraltro già dal 2019, un ruolo di leva per accrescere l'occupazione giovanile, anche in considerazione del fatto che i dettagli dell'istituto saranno demandati ad uno dei ben dodici disegni di legge collegati alla prossima legge di bilancio; analogamente, la teoria secondo cui sussisterebbe un tasso di sostituzione del cento per cento tra i lavoratori cessati e i nuovi assunti è particolarmente controversa, tuttavia costituisce la principale argomentazione utilizzata dalla Nota a favore dell'introduzione della cosiddetta «quota 100»;
    l'abrogazione dell'imposta sul reddito imprenditoriale (IRI) per reperire le risorse necessarie a finanziare l'innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato d'imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani, rischia di danneggiare i soggetti sopra soglia che non potranno beneficiare del nuovo regime, con evidenti effetti perversi in termini di incentivo all'evasione;
    i sostanziali rischi sull'effettiva realizzabilità degli effetti positivi in termini di crescita associati alle misure proposte, i ristretti margini di sicurezza che circondano il profilo discendente del rapporto debito/PIL, e, in estrema sintesi, la scarsa robustezza della traiettoria disegnata nel quadro previsionale – anche in base alle ipotesi ad esso sottese e in particolare riferite ai livelli di rendimento dei titoli di Stato, sottostimati in base agli andamenti delle ultime settimane – sono rilievi emersi prepotentemente nel corso di tutte le audizioni tenutesi nell'ambito dell'esame preliminare della Nota e tali da determinare la mancata validazione delle previsioni macroeconomiche programmatiche sul 2019 da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB);
    il Ministro dell'economia ha in ogni caso ritenuto di confermare quanto proposto nella Nota, decidendo irresponsabilmente di non tenere in alcuna considerazione i rilievi dell'UPB sui significativi e diffusi disallineamenti tra le principali variabili, sull'eccessivo ottimismo della previsione di crescita e sul mancato rispetto delle regole di finanza pubblica, nazionali ed europee, le perplessità anticipate in via preventiva dalle istituzioni sovranazionali, le osservazioni negative espresse in modo netto dalla Banca d'Italia e dalla Corte dei conti,

impegna il Governo

   al fine di ridurre il costo del lavoro, rilanciare la competitività e incrementare l'occupazione stabile, a realizzare una riduzione permanente del cuneo contributivo per tutti i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti nella misura di un punto all'anno per i prossimi quattro anni;
   al fine di favorire e accelerare la ripresa degli investimenti – avviata nell'ultimo quadriennio – ad accelerare la spendibilità effettiva delle ingenti risorse pubbliche stanziate dai Governi del PD, facendo partire subito le grandi opere infrastrutturali, continuando a garantire la stabilità della programmazione pluriennale delle risorse e delle procedure, riducendo i «tempi di attraversamento» e riducendo il contenzioso amministrativo, dando attuazione permanente alle sentenze n. 247/2017 e n. 101/2018 della Corte costituzionale in merito allo sblocco totale degli avanzi degli enti locali e rendendo permanenti (e incrementando) gli sconti fiscali agli investimenti privati realizzati dal piano Impresa 4.0;
   al fine di favorire la natalità e il sostegno economico alle famiglie, a realizzare una riforma complessiva dell'aiuto fiscale alle famiglie con figli, allargando le tutele ai lavoratori autonomi e agli incapienti Irpef e garantendo un assegno universale di 240 euro al mese per figlio a carico, da erogare a famiglie in cui il coniuge con reddito più elevato non superi la soglia di 100 mila euro annui;
   al fine di continuare a rafforzare la lotta alla povertà intrapresa nella scorsa legislatura con l'avvio del Reddito di Inclusione (entrato a regime il 1 luglio 2018), a incrementare di almeno 3 miliardi di euro le risorse previste su questo strumento, garantendone la continuità ed evitando di sostituirlo con strumenti meno favorevoli all'inclusione attiva e all'incremento della partecipazione al mercato del lavoro.
(6-00020) «Marattin, Padoan, Boccia, Boschi, De Micheli, Madia, Melilli, Navarra».


   La Camera,
   esaminato il Documento di economia e finanza 2018,
   premesso che:
    lo scenario tendenziale a legislazione vigente esposto nel Documento di economia e finanza di aprile aveva stimato una crescita del PIL, per l'anno in corso, pari all'1,5 per cento, invariata rispetto al 2017, a conferma di un dato assai modesto se rapportato a quello dell'economia globale, il cui PIL è passato dal 3,2 per cento del 2016 al 4 per cento del 2017, raggiungendo il picco massimo dell'ultimo decennio;
    rispetto a quanto indicato nel DEF, nella Nota di aggiornamento in esame viene triplicato il ricorso al deficit per realizzare le misure contenute nel programma di Governo e le promesse fatte in campagna elettorale dai due partiti che lo sostengono, con un deficit che raggiungerà il 2,4 per cento del Pil nel 2019, per poi scendere al 2,1 per cento nel 2020 e all'1,8 per cento nel 2021;
    per il 2019, il passaggio da un indebitamento dello 0,8 per cento del Pil previsto nell'ultimo Def (firmato da Gentiloni e Padoan) al 2,4 per cento previsto dalla Nota di aggiornamento comporterà un maggior deficit di circa 27 miliardi, arrivando ad un totale di oltre 40 miliardi: deficit che andrà ad alimentare lo stock del debito pubblico, con pagamento di interessi crescenti a causa dell'aumento dello spread dovuto all'ulteriore sforamento giudicato negativamente dai mercati;
    nel quadro programmatico presentato, le misure di politica economica messe in campo dovrebbero portare ad una rilevante crescita del Pil nei prossimi 3 anni con percentuali di crescita al momento inverosimili, considerando che i principali istituti internazionali (OCSE, FMI, Commissione europea) esprimono previsioni al ribasso, prevedendo un rallentamento della crescita che, nella stima più ottimistica, si attesta al +1,1 per cento per il 2019;
    la stessa Nota di aggiornamento – nel descrivere il quadro macroeconomico nazionale e internazionale – ne dà conferma, parlando per l'Italia di «un peggioramento del contesto macroeconomico di riferimento», affermando in riferimento all'Eurozona che «la maggior parte degli indicatori congiunturali europei suggerisce, inoltre, che la crescita sperimenterà ritmi relativamente modesti nei prossimi mesi» e, in riferimento alla situazione internazionale, che «per i prossimi anni, i rischi associati a un deterioramento ulteriore del quadro internazionale restano elevati»;
    il Governo, dunque, scommette sulla crescita, sfidando le previsioni e il futuro quadro macroeconomico, con un azzardo che potrebbe tramutarsi in un deficit decisamente più elevato, con tutte le conseguenze legate ai mercati e alla Commissione europea, conseguenze che di fatto pagheranno tutti gli italiani;
    in continuità con i precedenti Governi di centro-sinistra, si fanno previsioni ambiziose (per usare un eufemismo) per poi fare nei prossimi anni i conti con la realtà; continuità che, purtroppo, viene rafforzata anche dal modo di utilizzare il deficit aggiuntivo, aspetto più grave di tutti e deleterio per l'economia italiana: la linea della sinistra nel corso dei suoi disastrosi Governi, infatti, è stata quella di fare deficit per aumentare la spesa corrente, la stessa linea che, stando a quanto annunciato, verrà seguita dall'attuale compagine governativa nella imminente legge di bilancio;
    Fratelli d'Italia non è per l'austerità né contro gli interventi di politica sociale per aiutare gli italiani in difficoltà, ma sostiene che le politiche in deficit debbano tradursi in misure strutturali e organiche efficaci in grado di innescare un meccanismo virtuoso e stabile di crescita del Pil e dell'occupazione; le risorse finanziarie che si stima di recuperare e quelle aggiuntive derivanti dal maggior indebitamento non devono essere utilizzate per interventi di spesa corrente ma piuttosto per ridurre la pressione fiscale, sostenere le imprese e finanziare investimenti produttivi e infrastrutture;
    in definitiva, in assenza di una politica complessiva in grado di innescare un meccanismo incisivo e stabile di crescita del Pil e dell'occupazione, l'andamento del debito pubblico e dei tassi di interesse – unitamente ad altri fattori rilevanti quali le difficoltà di accesso al credito, l'eccessiva burocrazia, gli scarsi investimenti pubblici, l'utilizzo delle risorse finanziarie recuperate unicamente per interventi di spesa corrente – influenzerà in maniera negativa la propensione al consumo e agli investimenti di imprese e famiglie italiane;
    il rischio concreto – come emerso anche nel corso delle audizioni – è che la strategia programmatica di politica economica e finanziaria delineata dal Governo possa rivelarsi, negli anni, complessivamente inefficace sul versante dello stimolo alla crescita dell'intero sistema-Nazione, in quanto sostanzialmente insufficiente ad incidere sulla domanda e sulla competitività,
   considerato che:
    l'economia italiana sta attraversando, ancora oggi, una situazione di pesante disagio e di squilibri nel mercato del lavoro, registrando un'ampia perdita di reddito accumulata rispetto a dieci anni fa e acuiti problemi di povertà e di esclusione sociale;
    le stime ISTAT di giugno 2018 rilevano nel 2017, in povertà assoluta, 1 milione e 778 mila famiglie residenti in cui vivono 5 milioni e 58 mila individui; rispetto al 2016 l'incidenza della povertà assoluta è cresciuta sia per le famiglie che gli individui (passando rispettivamente dai 6,3 per cento al 6,9 per cento e dal 7,9 per cento all'8,4 per cento);
    la politica di welfare delineata dal Governo nella nota di aggiornamento al DEF si concentra esclusivamente sull'introduzione del «reddito di cittadinanza» e su deboli modifiche ai requisiti per l'accesso al pensionamento, mentre sarebbero quanto mai urgenti politiche incisive volte a creare lavoro stabile, aumentando il tasso di occupazione;
    anche sul versante della riduzione della pressione fiscale, gli strumenti delineati dal Governo (prima fase di attuazione della « flat tax», tramite l'innalzamento delle soglie minime per il regime forfettario semplificato d'imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani) risultano piuttosto insoddisfacenti;
    in assenza, infatti, di una riforma complessiva incentrata su una reale «tassa piatta» sui redditi incrementali per tutti (imprese e cittadini) – ossia sulla parte aggiuntiva di reddito prodotto rispetto all'anno precedente – il sistema produttivo italiano, privo dello slancio necessario per investimenti e consumi, stenterà a riprendersi;
    sarebbe quanto mai urgente una riforma organica ed equa di semplificazione del sistema fiscale, accompagnata e sostenuta da una sorta di patto tra Stato e Cittadino che, valorizzando il ruolo e la dignità del contribuente, lo renda partecipe ai meccanismi di conciliazione e risoluzione, in nome della legalità e della civile convivenza;
    la crescita di una Nazione è legata soprattutto alla capacità di investire in risorse e capitale umano; è necessario potenziare il sistema degli investimenti e valorizzare adeguatamente il settore turistico, vitale per la nostra Nazione; in quest'ottica è assolutamente improcrastinabile risolvere, in maniera definitiva, l'annosa questione delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo che, negli ultimi anni, per effetto di una errata applicazione della direttiva Bolkestein, ha generato allarme e bloccato gli investimenti in un settore che conta più di 30 mila aziende balneari con il loro indotto nonché un numero significativo di imprese di altro genere;
    per quanto concerne il comparto Sicurezza e Difesa, la nota di aggiornamento al DEF non contiene previsioni adeguate di sostegno reale, nemmeno con riguardo alla previsione di tutele contrattualistiche necessarie per gli operatori e al riordino dei ruoli; il settore della Difesa rappresenta, invece, un settore strategico di una Nazione in continua evoluzione aperta alle sfide geopolitiche globali che andrebbe dotato di maggiori risorse, anche a garanzia della sicurezza pubblica e del contrasto al terrorismo;
    la nota di aggiornamento non prevede, inoltre, adeguate misure per il contrasto all'immigrazione illegale, che pur costituirebbero un elemento di sicurezza importante per la nostra Nazione e le nostre famiglie né efficaci strumenti volti ad assicurare l'esecuzione delle procedure di rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine ovvero di provenienza,

impegna il Governo:

   1) ad avviare una profonda revisione del sistema fiscale italiano che – mettendo al centro le esigenze prioritarie delle imprese e dei cittadini, nell'ottica di un corretto ed equilibrato rapporto tra Fisco e contribuente – sia volta principalmente ad introdurre misure di semplificazione e di riduzione della pressione fiscale, anche attraverso la previsione di una reale flat tax al 15 per cento sui redditi incrementali per tutte le imprese e i cittadini;
   2) a promuovere efficaci misure di contrasto alla povertà e di sostegno alle famiglie e alle persone impossibilitate a lavorare (minori, invalidi e ultrasessantenni), attraverso la predisposizione di un apposito piano nazionale di interventi strutturali e permanenti (anche di natura fiscale), prevedendo, in particolare:
    a) l'aumento delle pensioni minime e il raddoppio dell'assegno di invalidità;
    b) il reale riconoscimento della funzione sociale di chi si prende cura di un familiare non autosufficiente (caregiver), con tutele normative concrete in ambito lavorativo;
    c) l'anticipo della pensione sociale per gli over 60 privi di reddito;
    d) l'istituzione di un «reddito d'infanzia»;
    e) agevolazioni fiscali (come la riduzione dell'imposta sul valore aggiunto sui prodotti per l'infanzia, quali pannolini, latte in polvere, ecc.);
    f) il rafforzamento dell'istituto del congedo parentale;
    g) l'implementazione dell'offerta di strutture e di servizi socio-educativi per l'infanzia (anche per la fascia neo-natale e pre-scolastica) gratuiti, a tempo pieno e con un sistema di apertura a rotazione anche nel periodo estivo;
    h) l'introduzione di incentivi per le imprese che assumono neomamme e giovani donne;
    i) il potenziamento degli strumenti di conciliazione famiglia-lavoro;

   3) a promuovere il rilancio dell'economia nazionale, la difesa del made in Italy delle produzioni nazionali nonché la tutela degli asset nazionali strategici, con misure strutturali e permanenti, e in tale ambito:
    a) a realizzare una politica economica basata sulla difesa del lavoro, dell'industria e dell'agricoltura italiani da concorrenza sleale e direttive UE penalizzanti, volta a sostenere la produzione industriale e agricola riconoscibile come marchio Italia;
    b) ad adottare politiche industriali efficienti finalizzate a fronteggiare la minaccia all'economia e alla sicurezza della Nazione attraverso la tutela delle aziende italiane di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico, spesso permeabili a manovre esterne indirizzate ad assumerne il controllo;
    c) ad intraprendere azioni di salvaguardia delle capacità produttive nazionali, del know how pregiato e dei livelli occupazionali e ad adottare politiche capaci di attrarre gli investimenti stranieri nel territorio nazionale, soprattutto nelle aree depresse;
    d) ad assicurare una celere programmazione ed avviamento del Piano Straordinario per il Made in Italy e il rifinanziamento dello stesso con incremento di risorse;
    e) a contrastare il fenomeno dell’italian sounding tramite iniziative atte a rafforzare la tracciabilità dei prodotti italiani e l'adozione di norme più stringenti sull'etichettatura dei prodotti realizzati in Italia;
    f) a mettere in atto un sistema di incentivi alla partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa come miglior antidoto alla delocalizzazione;
    g) a prevedere l'introduzione di un sistema fiscale per le imprese che premi le attività ad alta intensità di lavoro, attraverso una «super deduzione» del costo del lavoro per le imprese ad alta intensità di manodopera;
    h) a sostenere l'industria turistica, agevolando fiscalmente le aziende del settore, contrastando l'abusivismo, investendo sull'accessibilità dei territori, garantendo la continuità aziendale delle imprese balneari minacciate (al pari di quelle del commercio ambulante) da un'errata applicazione della direttiva Bolkestein;

   4) a promuovere investimenti pubblici per lo sviluppo infrastrutturale, la prevenzione e il contrasto del dissesto idrogeologico e del rischio sismico, nonché la tutela del territorio e dell'ambiente, con misure strutturali e permanenti, e in tale ambito:
    a) a destinare almeno il 3 per cento del Pil a investimenti pubblici e infrastrutture, per tornare a puntare sull'ammodernamento della Nazione, partendo dalla rete digitale, passando dal miglioramento del trasporto pendolare, arrivando all'alta velocità;
    b) ad attivare piani di riqualificazione edilizia, in collaborazione con soggetti privati, volti ad eliminare gli edifici sorti in seguito a fenomeni di abusivismo edilizio e ripristinare i territori, con particolare riferimento alle fasce costiere, individuando altresì gli interventi infrastrutturali di primaria importanza, anche ai fini del rilancio turistico, e le relative misure per garantire la loro tempestiva realizzazione;
    c) a rifinanziare il programma per la partecipazione italiana alla capitalizzazione del Fondo verde per il Clima, istituito dalla Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, stanziando apposite risorse per il triennio 2018-2020;
    d) a rilanciare gli investimenti in infrastrutture, ricerca e innovazione di cui il nostro sistema-Nazione ha evidente bisogno anche al fine di ridurre sensibilmente i divari di crescita nei confronti dell'Europa e, in particolare, quelli nazionali territoriali fra Nord, Centro e Sud.
    e) a provvedere allo sblocco dei finanziamenti previsti per le grandi opere in corso, nello specifico la Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il Terzo valico, il collegamento tra Brescia e Padova e la tratta Torino-Lione;
    f) a garantire il potenziamento della rete infrastrutturale viaria e ferroviaria nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia, al fine di assicurare un adeguato sviluppo economico e commerciale delle stesse;

   5) a stabilizzare la cedolare secca del 10 per cento per le locazioni abitative a canone calmierato, al fine di favorire l'accesso alla casa, e introdurre una cedolare secca per le locazioni immobiliari non abitative, anche al fine di contrastare l'abbandono dei locali commerciali;
   6) a scongiurare i paventati tagli al settore della Difesa e investire, piuttosto, maggiori e più adeguate risorse finanziarie nell'intero Comparto sicurezza e difesa, al fine di ottenere una migliore efficacia operativa, provvedendo, altresì, al riordino dei ruoli e delle assunzioni, in vista della prossima scadenza contrattuale per gli oltre 470.000 operatori;
   7) ad incrementare le risorse del Fondo rimpatri e, in generale, gli stanziamenti destinati alle spese connesse alle procedure di espulsione, respingimento e allontanamento degli stranieri irregolari dal territorio dello Stato, e a promuovere iniziative urgenti, a garanzia della sicurezza pubblica sul territorio nazionale, con particolare riguardo alle comunità ove è maggiore la concentrazione di immigrati.
(6-00021) «Lollobrigida, Crosetto, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,
   premesso che:
    il World Economie Outlook dell'FMI, presentato a Bali, registra il deterioramento del contesto globale con una frenata della crescita, che nel 2018 e 2019 si fermerà al 3,7 per cento, con una correzione al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto alle stime di luglio. I rischi geopolitici internazionali e le incognite relative ai venti di guerre commerciali, insieme al ciclo di rialzo dei tassi della Federal Reserve Usa, rallentano l'economia mondiale. Per l'Italia, in linea con le previsioni precedenti, il Pil è stimato all'1,2 per cento nel 2018 e all'1 per cento nel 2019;
    le stime di crescita del Pil italiano inserite dal Governo nella Nota di aggiornamento del DEF, rispettivamente pari a +1,5 per cento nel 2019, +1,6 per cento nel 2020, +1,4 per cento nel 2021, risultano di molto distanti non solo da quelle del Fondo Monetario Internazionale ma anche da quelle di tutti gli altri organismi nazionali e internazionali di previsione, e pertanto irraggiungibili;
    non si ritiene realistico che un misero 0,2 per cento incrementale di investimenti pubblici nel 2019, pur con effetto traino sugli investimenti privati, possa generare la florida crescita prevista dal Governo, né tanto meno si può ritenere investimento produttivo l'introduzione del reddito di cittadinanza;
    ne derivano dei rapporti deficit/Pil (pari al 2,4 per cento nel 2019; 2,1 per cento nel 2020 e 1,8 per cento nel 2021) e debito/Pil (130 per cento nel 2019; 128,1 per cento nel 2020 e 126,7 per cento nel 2021) artatamente più bassi rispetto a quelli che effettivamente si realizzeranno, per cui è possibile fin da ora immaginare che saranno richiesti interventi correttivi già dalla prossima primavera o al massimo nell'autunno 2019;
    l'Ufficio Parlamentare di bilancio non ha utilizzato mezzi termini per bocciare il quadro macroeconomico del Governo, definendo «ottimistiche» le stime in esso contenuto, irrealizzabili le privatizzazioni e sottolineando il mancato blocco dell'aumento dell'Iva negli anni successivi al 2019;
    sempre l'Ufficio parlamentare di bilancio sostiene che «nelle motivazioni addotte per richiedere alle Camere l'aggiornamento del piano di rientro, si fa riferimento al peggioramento della congiuntura per l'anno in corso e i successivi, ma manca una esplicita analisi del ciclo economico, che costituisce la dimensione a cui fa diretto riferimento il comma 5 dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012»;
    oltre all'Ufficio parlamentare di bilancio, nonostante le critiche del quale il Governo ha deciso di voler andare avanti, anche Banca d'Italia, Corte dei Conti e Istat si sono espressi negativamente sull'impianto complessivo della manovra;
    il rischio che il Paese corre è quello di un eventuale commissariamento da parte della Troika (Fondo Monetario Internazionale, Commissione europea, Banca centrale europea) e/o l'introduzione di una patrimoniale sui beni mobili e immobili degli italiani;
    il clima e il contesto economico italiani e, soprattutto, la credibilità del Paese sono ai minimi storici. Caduta di credibilità che si riassume in 140 miliardi di euro di fuga dei capitali, 120 miliardi di euro in meno di capitalizzazione in borsa e aumento dello spread. In altri termini, una tassa che il Governo ha già imposto all'Italia e che costa oltre 6 miliardi per il 2019;
    dallo scorso 1o ottobre il Quantitative Easing della Banca Centrale Europea è stato dimezzato. L'impegno del Governo italiano era di ridurre il rapporto deficit/Pil ma non lo ha mantenuto. Autorevoli esponenti dell'Esecutivo attaccano in continuazione l'Europa e i mercati, dimenticando che è l'Italia ad avere bisogno dei mercati e non il contrario;
    nelle prossime settimane l'Italia rischia il tracollo, dopo la bocciatura della Nota di aggiornamento del DEF da parte della Commissione europea, l'aumento irreversibile dello spread e il probabile downgrade da parte delle agenzie di rating;
    secondo i calcoli di Banca d'Italia, per ogni 100 punti di spread in più, si riduce dell'8 per cento la liquidità del sistema bancario, riducendo di conseguenza l'erogazione di prestiti e finanziamenti a famiglie e imprese per investimenti e consumi;
    dopo un periodo di sostanziale stabilità il prezzo del petrolio registra una rapida ascesa. Diversi i fattori, sia geopolitici che strutturali, spingono verso una riduzione dell'offerta globale di greggio: il collasso della produzione del Venezuela, l'acuirsi delle sanzioni USA all'Iran, il non decollo della produzione di shale oil negli Stati Uniti, l'incognita della produzione dell'Arabia Saudita, l'unico Paese che può realisticamente aumentare l'offerta in pochi mesi. Se, attualmente, il prezzo oscilla intorno agli 80$/barile, non è da escludere il formarsi di una bolla speculativa che potrebbe spingere il prezzo fino ai 100$/barile nei prossimi mesi, con un indubbio effetto impattante sul Pil;
   considerato che:
    i previsti aumenti di IVA e accise verranno sterilizzati solamente per il 2019, mentre per gli anni 2020 e 2021 l'Esecutivo intende cancellarli solo parzialmente, rinviando ancora una volta al prossimo Programma di Stabilità la definizione di interventi che consentano la definitiva eliminazione delle clausole di salvaguardia;
    il Governo ha rinunciato ad avviare da subito la riforma dell'imposta sui redditi delle famiglie con la graduale introduzione di una flat tax, limitandosi ad un intervento sul regime dei contributi minimi, che prevede l'innalzamento a 65 mila euro della soglia di ricavi per accedere alla tassazione sostitutiva del 15 per cento, senza, ad oggi, peraltro chiarire la presenza o meno di eventuali modifiche sui coefficienti di redditività e dei limiti per compensi e investimenti. Per quanto attiene la rimodulazione delle aliquote Irpef per le persone fisiche non è presente neppure una minima indicazione di un cronoprogramma di sua attuazione;
    l'introduzione del cosiddetto Reddito di Cittadinanza dovrebbe avere il duplice scopo di sostenere il reddito di chi si trova al di sotto della soglia di povertà relativa e di fornire un incentivo al reinserimento nel mercato del lavoro, attraverso percorsi formativi vincolanti con l'obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro «eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore»;
    tale previsione richiederebbe, da un lato, la capillare presenza sul territorio di centri per l'impiego funzionanti e coordinati con il livello di governo regionale; dall'altro di un sistema di controlli efficiente in grado di prevenire ogni forma di abuso. È del tutto evidente che entrambe le condizioni non sono attualmente presenti, ne è ipotizzabile che siano pienamente operative nei tempi prospettati dall'Esecutivo per attivare un intervento che si tradurrebbe esclusivamente in un'ennesima forma di assistenzialismo;
    prerequisito indispensabile è, tuttavia, che vi siano posti di lavoro da poter offrire. Diventa pertanto fondamentale puntare, più che su un reddito di cittadinanza, su un reddito di ricerca e innovazione sfruttando le opportunità fornite dalle nuove tecnologie e investendo in innovazione e nuove competenze. In tale contesto, occorre rendere definitivamente operativo il credito d'imposta per le spese di formazione 4.0 del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 e a prevedere il rifinanziamento, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2019, delle agevolazioni previste dal Piano nazionale Impresa 4.0, strumento fondamentale per ridurre il gap competitivo delle imprese italiane;
    occorre dare priorità a quegli interventi volti a creare e favorire l'occupazione, come l'introduzione di una completa detassazione e decontribuzione per le nuove assunzioni di giovani o l'eliminazione degli oneri fiscali e contributivi per gli over 55 che, perso il lavoro, riescono a reinserirsi in altre imprese. Sotto tale profilo si evidenzia, altresì, che non sussistono al momento prove evidenti, né previsioni attendibili che permettano di considerare una corrispondenza tra il numero di quanti lasciano il lavoro accedendo alla pensione e il numero di nuovi assunti. Più specificatamente i dati OCSE dimostrano che in molti paesi sussistono contemporaneamente lavoratori anziani e tassi di occupazione giovanile sostenuti;
    a tre anni dall'introduzione obbligatoria dell'alternanza scuola-lavoro va stimolato un nuovo e più intenso rapporto tra studio e lavoro al fine di avvicinare ulteriormente e far dialogare il mondo della scuola con quello delle attività produttive. Sono stati migliaia di progetti di eccellenza realizzati e per questo ogni idea di ridurre ore e risorse, specie negli istituti tecnici, è da scongiurare. È fondamentale per il pieno successo formativo degli studenti poter meglio conoscere il mondo dell'impresa, anche per una scelta consapevole del proprio futuro lavorativo, soprattutto in un contesto in cui la manifattura ha bisogno di quasi 300 mila tecnici nei prossimi anni;
    la rapida evoluzione del mercato del lavoro, il combinato disposto della globalizzazione delle merci, del lavoro e degli uomini, per un verso, e la diffusione sempre più universale delle nuove tecnologie della comunicazione, della produzione e del commercio, per l'altro verso, hanno reso superato e obsoleto il paradigma formativo che sta alla base dell'attuale organizzazione dell'istruzione terziaria richiedendo viceversa profili professionali specifici e specializzati. Lo spostamento negli anni passati di tutta l'istruzione e formazione professionale superiore radicata nei territori e nel tessuto economico nazionale sull'università e sulla rigidità dei suoi ordinamenti sempre più centralizzati ha, fin dall'inizio, comportato il progressivo distanziamento tra teoria e pratica e tra cultura/ricerca scientifica ed esercizio professionale determinando la separazione cronologica e logica tra i tempi della formazione teorica e quelli del successivo impegno professionale pratico e ha introdotto nel sistema la nobilitazione del prestigio sociale della prima contro la subalternità del secondo;
    per quanto attiene alle infrastrutture, è fondamentale rilanciare una politica industriale e delle infrastrutture che permetta alle imprese italiane di accrescere la produttività e che consenta all'Italia di restare inserita nei flussi commerciali tra l'Europa e il resto del mondo. Per questo il rilancio infrastrutturale del Paese è una sfida non ulteriormente rimandabile. Un grande Paese che vuole guardare al futuro deve investire nella progettazione di nuove opere e nella riqualificazione delle infrastrutture esistenti, cominciando dal completamento, senza ulteriori ritardi e veti ideologici, delle grandi opere strategiche attualmente in corso (Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il terzo valico, il collegamento tra Brescia e Padova e la tratta Torino-Lione). Occorre realizzare un grande piano infrastrutturale che assieme alle grandi opere riguardi una diffusa attività di manutenzione ordinaria, senza tralasciare il grande tema della rigenerazione urbana. In questo contesto va rivisto il Codice degli appalti per rilanciare gli investimenti e l'occupazione, prevedendo anche una corsia preferenziale per le micro e piccole imprese, che costituiscono il 99,4 per cento del tessuto produttivo italiano;
    in continuità con il cosiddetto «Contratto di governo» e con le linee programmatiche esposte dal Presidente del Consiglio dei ministri e, nonostante la presenza di uno specifico dicastero, la Nota di aggiornamento non contiene una strategia generale di intervento per il Mezzogiorno, né è ipotizzabile che ci si limiti alla proroga della decontribuzione per i neoassunti. È invece fondamentale dare attuazione di un grande Piano per il Sud, da realizzarsi, tra le altre cose, attraverso uno sviluppo infrastrutturale e industriale del Sud Italia ed un uso più efficiente dei fondi europei. Investimenti, infrastrutture e garanzia di adeguati livelli nei servizi, nei trasporti, nella scuola, nell'università, nell'assistenza sanitaria, devono essere le leve per far decollare il Sud,

impegna il Governo

   1) a prevedere la disattivazione delle clausole di salvaguardia relative all'aumento dell'IVA e delle accise sulla benzina e sui tabacchi previsto a legislazione vigente non solo per l'anno 2019, ma anche per i successivi anni 2020 e 2021, senza fare ricorso a fonti di finanziamento fantasiose e pericolose, quali per esempio una imposta patrimoniale che andrebbe a incidere negativamente sul valore dei beni mobili e immobili degli italiani;
   2) a ridurre la pressione fiscale per famiglie e imprese attraverso l'eliminazione di accise «anacronistiche» sui carburanti e l'introduzione di una «vera» Flat Tax — di cui non si ravvisa minimamente il sentore — con un'aliquota unica per tutti al 23 per cento integralmente coperta attraverso la definizione di tutto il contenzioso e delle pendenze tributarie nel segno di un «condono fiscale», la revisione delle tax expenditures e la riduzione della spesa pubblica improduttiva: una rivoluzione fiscale, dunque, accompagnata dall'adozione di misure puntuali finalizzate alla riduzione dei costi della burocrazia e i tempi della giustizia;
   3) a deflazionare il contenzioso civile e penale, come raccomandato dal Rapporto OCSE, adottando ogni iniziativa normativa volta a garantire: maggiori investimenti in informatizzazione; l'implementazione di tecniche di caseflow management (ovverosia di tecniche di raccolta, gestione e analisi dei dati all'interno degli uffici giudiziari al fine di consentire l'elaborazione di best practices per la fissazione e la gestione di scadenze, l'esame preventivo dei procedimenti in entrata e la loro assegnazione a iter procedurali differenziati in base alle loro caratteristiche, la precoce identificazione e gestione dei casi più complessi e potenzialmente più problematici. Tra le tecniche di gestione dei flussi considerate nell'analisi, la precoce identificazione e gestione dei casi più complessi e potenzialmente più problematici è associata a durate minori dei procedimenti. La disponibilità di informazioni sui flussi, le durate, i carichi di lavoro e altre dimensioni operative è condizione necessaria per la programmazione del lavoro all'interno degli uffici e per la successiva verifica dei risultati, per la valutazione della performance dei giudici e del personale amministrativo); la creazione di sezioni specializzate, specialmente in ambito commerciale; l'assegnazione al magistrato responsabile dell'ufficio giudiziario di maggiori poteri e responsabilità di gestione delle risorse (ciò a tendenziale preferenza dei sistemi dualistici che prevedono anche la figura di manager amministrativi); la presenza di filtri nel giudizio in appello la creazione di una «task force di riserva» di magistrati, distaccata di volta in volta nei distretti dove si registrano tassi più elevati di arretrato giudiziario; tempi stretti e perentori per il deposito delle CTU (consulenze tecniche d'Ufficio); l'introduzione di apposite disposizioni che impongano al giudice di tentare, nelle varie fasi del processo, la conciliazione delle parti o la soluzione transattiva della vicenda; l'introduzione di rimedi disciplinari effettivi contro i magistrati che registrino performance inadeguate in termini di tempistiche processuali; la presenza di appositi URP (uffici di relazioni con il pubblico) nei tribunali, che sgravano le cancellerie di una serie di adempimenti non necessari di interfaccia con avvocati e utenti;
   4) a tutelare il risparmio degli italiani come fonte di eventuale finanziamento di manovre economiche in caso di pretesa «emergenza nazionale», nonché a implementare la detassazione degli strumenti di risparmio da cui le imprese italiane hanno tratto maggior beneficio nel corso del 2017: ci si riferisce, fra l'altro, ai PIR (Piani individuali di Risparmio) che nel primo anno di attivazione hanno registrato la raccolta di circa 11 miliardi di euro. Sotto tale profilo appare opportuno adottare puntuali iniziative volte ad aumentare le risorse che i risparmiatori privati ed istituzionali possono investire nei PIR, semplificando e riducendo i costi per consentire alle PMI di quotarsi e di emettere obbligazioni e consentendo, infine, ai PIR la possibilità di sottoscrivere anche quote di fondi immobiliari e di fondi infrastrutturali nella prospettiva di offrire la possibilità di sottoscrivere quote di un Fondo Immobiliare ad hoc in cui far confluire il patrimonio pubblico, cosicché il risparmio degli italiani, oltre al rilancio dell'economia reale, potrà essere utilizzato anche per abbattere il debito pubblico;
   5) a innalzare il tasso di occupazione del Paese, quale obiettivo strategico per conseguire un mercato del lavoro più dinamico e più inclusivo, per sostenere un sistema di welfare più equo, per garantire un processo di mobilità sociale necessario al fine di aumentare le opportunità dei giovani, anche mettendo in competizione i centri per l'impiego e le agenzie interinali ed evitando inutili restrizioni normative alle dinamiche del mercato del lavoro, promuovendo i processi di reindustrializzazione con robuste politiche attive fondate sulla cooperazione tra Stato e Regioni, accompagnando le nuove organizzazioni del lavoro con strumenti capaci di tutelare i lavoratori, incentivare gli investimenti delle imprese, aumentare i posti di lavoro;
   6) a introdurre una completa detassazione e decontribuzione per sei anni delle nuove assunzioni di giovani e rafforzare i percorsi di transizione scuola-lavoro, evitando nel modo più assoluto di tornare indietro di almeno 15 anni qualora, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2019, dovessero risultare ridotti del 50 per cento i tetti orari e i finanziamenti della misura relativa all'alternanza scuola lavoro. Sotto tale profilo appare quanto mai necessario prevedere investimenti e l'impegno di risorse finanziarie volte allo sviluppo di percorsi duali scuola-lavoro nonché misure volte a qualificare le nuove generazioni e riqualificare quanti espulsi dal mercato del lavoro invece di impegnare ingenti risorse pubbliche in favore di misure di mero sussidio quali il reddito di cittadinanza;
   7) a intervenire a valorizzare la formazione superiore tecnica al di fuori dell'istruzione superiore universitaria fondata sul paradigma integrativo tra teoria e pratica, tra cultura generale e specifica (professionale), tra competenze trasversali e specialistiche, tra formazione umana e formazione professionale, tra studio, imprese e territorio, potenziando la rete di istituzioni superiori di istruzione e formazione non universitarie, affinché attui l'alleanza tra istruzione tecnica, territori, imprese e forze sociali, al fine di formare profili professionali strettamente correlati con le esigenze derivanti dalle trasformazioni del mondo del lavoro;
   8) a introdurre la decontribuzione dei percorsi formativi volti all'acquisizione delle qualifiche professionali di I e II livello nell'ambito del quadro europeo delle qualifiche, nonché dei percorsi di apprendistato formativo di III livello;
   9) a intervenire sulle norme previdenziali della cosiddetta riforma Fornero per consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di accedere con maggiore flessibilità al trattamento pensionistico senza penalizzazioni e al tempo stesso sviluppare e rafforzare misure che offrano alle imprese strumenti di trasferimento delle esperienze da parte dei lavoratori in uscita verso quelli in entrata quali l'apprendistato e l'alternanza scuola lavoro;
   10) a permettere alle lavoratrici e ai lavoratori che non possano proseguire nel mondo del lavoro e abbiano necessità di andare in pensione, di accedere al trattamento previdenziale senza penalizzazioni, grazie al ricorso a fondi di solidarietà che non gravino sulle risorse pubbliche;
   11) a provvedere alla realizzazione di una anagrafe unica dei beneficiari delle misure assistenziali al fine di conoscere l'effettivo status delle famiglie e dei singoli che in Italia ricevono assistenza così da permettere una attenta analisi delle dinamiche di allocazione delle risorse pubbliche e perseguire le dovute politiche di efficientamento del sistema assistenziale;
   12) a rivedere la nuova disciplina sul lavoro occasionale, introdotta dall'articolo 54-bis del decreto-legge n. 50 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96 del 2017, che ha sostituito lo strumento del voucher — e che di fatto si è rivelata decisamente insoddisfacente — al fine di renderlo funzionale e concretamente utilizzabile quale strumento di semplificazione ed emersione, valutando la possibilità di introdurre, alla stregua del modello tedesco, gli istituti del lavoro intermittente e del lavoro a orario ridotto;
   13) a rivedere il Codice degli appalti per rilanciare gli investimenti — con priorità per quelli immediatamente cantierabili — e l'occupazione, prevedendo la piena applicazione delle norme del Codice volte a favorire la partecipazione alle gare delle micro e piccole imprese (che costituiscono il 99,4 per cento del tessuto produttivo italiano) e a contrastare l'artificiosa crescita del valore degli appalti, sia la semplificazione degli adempimenti a carico degli amministratori specie per le procedure sotto-soglia, al contempo garantendo un'adeguata formazione degli stessi, funzionale a dotarli delle competenze necessarie a «maneggiare» la complessa normativa di settore;
   14) a confermare senza esitazione la realizzazione delle grandi opere in corso quali la Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il Terzo Valico dei Giovi, il collegamento tra Brescia e Padova, la tratta Torino-Lione, anche al fine di evitare la perdita di finanziamenti dell'Unione Europea, nonché il Gasdotto Tap;
   15) a procedere all'effettivo pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti di cittadini e imprese, con l'obiettivo di convergere verso la media europea, nel rispetto della direttiva comunitaria «Late Payments», anche al fine di scongiurare la procedura di infrazione in corso, prevedendo l'adozione di misure volte a generalizzare il principio di compensazione automatica tra crediti e debiti;
   16) ad adeguare ai parametri medi occidentali gli stanziamenti per la Difesa, e provvedere concretamente a reperire le necessarie risorse da destinare ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, nell'ambito delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, tenuto conto delle specifiche richieste volte a fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza e urgenza, data la necessità di rendere più efficaci i servizi di controllo del territorio e di tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica, nonché per la contrattazione collettiva, i miglioramenti economici e l'adeguata dotazione di mezzi e tecnologie adeguati al contrasto al crimine e al terrorismo per il medesimo personale;
   17) ad assicurare la continuità degli investimenti in sistemi d'arma Camm-er per 545 milioni di euro, nonché l'acquisto di 20 Droni Piaggio per 766 milioni di euro considerata la possibilità del loro utilizzo anche in ambito civile e la loro rilevanza cruciale per la sicurezza del Paese, il nostro comparto industriale e gli impegni assunti a livello internazionale;
   18) a trasformare il reddito di cittadinanza in un reddito di ricerca e innovazione, partendo innanzitutto dalla rivoluzione digitale che sta trasformando il modo di operare delle aziende che occorre sostenere con appositi incentivi anche per aiutare a comprendere il percorso di trasformazione digitale; e ancora investire nella formazione e prevedere il rifinanziamento integrale, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2019, delle agevolazioni previste dal Piano nazionale Impresa 4.0, che devono considerarsi strumento fondamentale per ridurre il gap competitivo delle imprese italiane. In tale quadro appare altresì necessario attuare un poderoso piano di investimenti in ricerca e sviluppo nei settori del risparmio energetico, dei servizi collettivi ad alto contenuto tecnologico, nell'ideazione di nuovi prodotti che realizzano un significativo miglioramento della protezione dell'ambiente per la salvaguardia dell'assetto idrogeologico e della prevenzione del rischio sismico, dei processi di produzione o di valorizzazione di prodotti, dello sviluppo di soluzioni per la gestione del ciclo dei rifiuti, della progettazione di nuovi sistemi di mobilità ecologici e sostenibili;
   19) ad incrementare gli stanziamenti della cosiddetta Nuova Sabatini, misura di sostegno volta alla concessione alle micro, piccole e medie imprese di finanziamenti agevolati per investimenti in nuovi macchinari impianti e attrezzature, di cui all'articolo 2 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (legge n. 98 del 2013);
   20) a rafforzare le misure volte a contrastare la delocalizzazione e la «cannibalizzazione» delle imprese italiane, implementando le politiche avviate con la Delibera Cipe n. 14 del 28 febbraio 2018 e il decreto-legge n. 87 del 2018, con l'adozione di nuovi strumenti che coinvolgano sia investitori, anche istituzionali, sia le parti sociali, valutando altresì di estendere gli ambiti di applicazione della golden share e in tale quadro di semplificare le norme che consentono agli enti territoriali il riuso delle aree e dei siti industriali dismessi sul proprio territorio a fini di insediamento di attività produttive con l'obiettivo di avviare proprie strategie di rilancio economico. Contestualmente a rafforzare le politiche che consentano il rimpatrio delle imprese italiane che hanno precedentemente delocalizzato sul modello delle analoghe politiche adottate da altri Paesi europei (Francia, GB);
   21) a prorogare i regimi di incentivazione fiscale, rivolti a cittadini e imprese, in materia di efficienza energetica e di ristrutturazione edilizia, con particolare riferimento alla ristrutturazione antisismica;
   22) a sostenere la nascita di imprese operanti nei settori delle tecnologie innovative, favorendo lo sviluppo dei processi di ricerca comuni tra imprese, università e centri di ricerca;
   23) a rimettere al centro dell'agenda del Governo le liberalizzazioni, la concorrenza e la tutela dei consumatori in settori nevralgici per il Paese come quello dell'energia, dei trasporti e dei rifiuti;
   24) ad interrompere il trend decrescente in termini reali del rapporto spesa sanitaria/PIL impedendo che la percentuale della spesa sanitaria scenda sotto la soglia di quel 6,5 per cento che l'OMS individua come livello minimo, pena l'impossibilità di garantire la piena erogazione da parte delle regioni dei livelli essenziali di assistenza, attuando altresì un principio di parità pubblico-privato per quanto attiene alle condizioni contrattuali dei lavoratori che operano in ambito sanitario, stante l'assenza di alcuna copertura economica per i lavoratori privati del servizio sanitario nazionale che vanno tutelati al pari dei dipendenti pubblici e assolvono ad una funzione essenziale per il soddisfacimento di un pubblico interesse, il diritto alla salute, garantito dalla nostra Carta Costituzionale;
   25) in merito alle politiche in materia di disabilità, ad attivarsi fattivamente sul fronte della inclusione sociale delle persone con disabilità. La Convenzione dell'ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, in particolare, dispone che sia necessario «Assicurare che le persone con disabilità abbiano l'opportunità di organizzare, sviluppare e partecipare ad attività sportive e ricreative specifiche per le persone con disabilità e, a questo scopo, incoraggiare la messa a disposizione, sulla base di eguaglianza con gli altri, di adeguati mezzi di istruzione, formazione e risorse». Sotto tale profilo appare, dunque, indispensabile provvedere con le risorse necessarie — anche aggiornando i LEA — per fornire gli ausili di nuova tecnologia necessari alla pratica sportiva;
   26) a contrastare l'emergenza demografica dell'Italia e il calo della natalità con un sistema di misure che favoriscano la famiglia come nucleo fiscale, incentivino il continuo passaggio lavoro-famiglia delle donne, sostengano il mantenimento dei bambini nei primi anni di età, incrementando le risorse destinate a rafforzare la rete scuole dell'infanzia (3-6 anni), in particolare nelle regioni meridionali, laddove questa rete appare più debole;
   27) a promuovere un Piano contro l'esclusione sociale che abbia l'obiettivo di azzerare la povertà nell'arco del quinquennio, attraverso una modularità di interventi sia di carattere monetario sia di carattere reale e che si fondi sull'introduzione di un reddito di dignità (imposta negativa sul reddito) che è dimostrato essere più efficace del reddito di cittadinanza poiché non crea distorsioni nel mercato del lavoro e implica una minore complessità burocratica, oltre che ad essere culturalmente basato sul concetto di società attiva e non di società passiva;
   28) a ridurre il deficit strutturale e nominale al fine di azzerarli entro l'anno 2020, nel rispetto degli impegni presi con l'Unione europea;
   29) a ridurre strutturalmente il debito pubblico attraverso una strategia di politica economica che consenta di attivare un circolo virtuoso rappresentato da minori tasse, più investimenti e consumi, più crescita e minore deficit, e ad accompagnare e rafforzare tale processo in forza degli introiti derivanti dai piani di valorizzazione e di dismissione del patrimonio pubblico, fermo restando una valutazione di convenienza nel medio periodo. Le soluzioni basate sull'utilizzo di imposte patrimoniali sono, al contrario, illusorie e pericolose, perché impoveriscono il Paese, rendendolo facile preda dei fondi «avvoltoio»;
   30) ad attuare un grande Piano strategico per il Sud, che abbandoni le vecchie e fallimentari logiche assistenzialiste, e guidi il Meridione nel processo di riallineamento ai migliori standard nazionali ed europei, fondati sull'iniziativa e sul merito. Il Piano deve realizzarsi attraverso misure che rilancino incisivamente lo sviluppo infrastrutturale e industriale del territorio, catalizzino gli investimenti pubblici e privati al Meridione, risolvano le non più tollerabili criticità connesse alla disoccupazione dei giovani e delle donne, rendano finalmente effettivo il circuito scuola-formazione-lavoro. Nella prospettiva di rivitalizzare il tessuto sociale ed economico del Sud, fra l'altro, si ritiene necessario estendere l'obbligo di destinare una quota di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionato alla popolazione di riferimento, attualmente previsto solo per le amministrazioni centrali, anche alle società e imprese a partecipazione pubblica, anche adottando ogni iniziativa di competenza al fine di elevare tale quota (cosiddetta «del 34 per cento»), sino al 45 per cento, in analogia alla cosiddetta «Clausola Ciampi». Questa misura fungerebbe da fondamentale volano degli investimenti pubblici e dello sviluppo infrastrutturale sul territorio da parte dei principali operatori economici della realtà italiana. Per il raggiungimento delle finalità così delineate, è fondamentale un uso più efficiente dei fondi europei e un approccio più concreto alle politiche di coesione. In questa direzione, l'obiettivo, assolutamente alla portata, è quello di ottenere dalle competenti Istituzioni sovranazionali gli indispensabili margini di flessibilità, essenzialmente in ambito tributario, da utilizzare per accompagnare e sostenere le misure del Piano strategico per il Sud. In questo quadro appare quanto mai fondamentale adottare apposite iniziative per realizzare un vero shock fiscale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso la sterilizzazione dell'aliquota IRES favorendo le imprese estere ma anche italiane che oggi delocalizzano ad investire nel Mezzogiorno attraverso l'utilizzo di risorse oggi mal orientate, nonché prevedere l'integrale rifinanziamento della misura relativa al cosiddetto «Bonus Sud» e potenziare il funzionamento dell'Agenzia per la coesione. Infine, nel quadro del rilancio e dello sviluppo del Sud, al fine di dare una risposta a migliaia di persone che oggi versano in stato di ingenza e non possono accedere alle cure, appare indispensabile introdurre un reddito di salute accompagnato dall'essenziale miglioramento della rete sanitaria;
   31) a sostenere una politica industriale e delle infrastrutture che permetta alle imprese italiane di accrescere la produttività, adottando misure volte a velocizzare l'utilizzo delle risorse per le infrastrutture previste dal Def dell'aprile 2018, valutate in 137,4 miliardi di euro, di cui 103 già disponibili, al fine di consentire all'Italia di restare inserita nei flussi commerciali tra l'Europa e il resto del mondo, abbattendo così i costi di trasporto e le strozzature della logistica che sono un freno anche alla localizzazione di nuove imprese, permetta di puntare all'obiettivo strategico di fare del nostro Paese il primo paese manifatturiero in Europa, in questo modo garantendo la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro;
   32) a valorizzare gli strumenti del partenariato pubblico privato per garantire il coinvolgimento dell'iniziativa e dei capitali privati nella cura dell'interesse pubblico, in una prospettiva di sussidiarietà orizzontale e responsabilizzazione della società civile;
   33) ad adottare disposizioni affinché le pubbliche Amministrazioni (e i gestori di pubblici servizi ex articolo 6-ter del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82) non possano richiedere ai contribuenti e ai loro intermediari i documenti di cui siano già in possesso e siano conservati dalla stessa o da altra Amministrazione, in modo tale che i contribuenti e i loro intermediari possano consultare e richiedere copia dei documenti da loro trasmessi e conservati dalle pubbliche Amministrazioni;
   34) a prevedere, nell'ambito della valorizzazione della socialità nelle grandi Città e nelle periferie, la promulgazione di un pacchetto di leggi che consti di agevolazioni nella realizzazione, gestione e manutenzione di impianti sportivi polivalenti mediante la creazione di uno Sportello Unico per lo Sport in ogni provincia, che provveda a seguire direttamente tutte le iniziative imprenditoriali utili allo sviluppo del settore;
   35) ad escludere la materia delle concessioni demaniali dall'applicazione della direttiva 2006/123/CE, partendo da un semplice presupposto: la direttiva Bolkestein è una normativa dell'Unione europea relativa ai servizi nel mercato europeo comune e non ai «beni» ed escludere il commercio su aree pubbliche dall'applicazione della direttiva citata ovvero delimitarne l'applicazione mediante l'individuazione di criteri per la concessione delle autorizzazioni;
   36) a istituire il Ministero dell'agricoltura e dell'agroalimentare, cui affidare le competenze su tutta la filiera nazionale della produzione e trasformazione agricola, di export e turismo agroalimentare, di contrasto all’Italian sounding alle sofisticazioni alimentari, di promozione dei prodotti e della cucina italiana nel mondo: istituzione su cui si registra il consenso delle forze politiche di maggioranza e opposizione, anche in considerazione di rafforzare in contributo che l'agroalimentare apporta al reddito nazionale;
   37) a rafforzare le politiche sia di rilancio del Made in Italy, sia di tutela, con particolare riferimento alla lotta alla contraffazione di prodotto ed alla tutela della proprietà industriale, in considerazione il peso preminente svolto nel nostro sistema economico dal settore manifatturiero e il contributo crescente dell’export nella formazione del PIL nazionale e alla sua tenuta;
   38) rilanciare il settore turistico-alberghiero, sostenendone le attività e gli investimenti, implementando la dotazione finanziaria, a partire dal 2019, del credito di imposta per la riqualificazione delle strutture ricettive; alleggerendo l'imposizione patrimoniale attraverso l'integrale deducibilità dell'IMU dalle imposte sui redditi e dall'Irap per gli immobili strumentali delle imprese turistico ricettive; rimodulando la Tari per le aree scoperte e pertinenziali; rivedendo il regolamento sugli affitti brevi, al fine di individuare un insieme di tutele che devono assicurare i soggetti non imprenditori; consolidando l'occupazione nel settore turismo, attraverso apposite misure di agevolazione contributiva;
   39) mettere in campo un insieme di disposizioni per il rilancio del settore immobiliare, da sempre motore di sviluppo e di crescita del Paese, a partire da un serio e strutturato piano di rigenerazione urbana legato a una mirata semplificazione normativa, prevedendo, inoltre, una revisione generale della tassazione che ha penalizzato il settore in questi ultimi sette anni e introducendo la cedolare secca per gli immobili adibiti ad uso commerciale.
(6-00022) «Brunetta, Mandelli, Occhiuto, Prestigiacomo, Cannizzaro, D'Attis, D'Ettore, Pella, Paolo Russo, Lupi».


   La Camera,
   esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF) 2018;
   premesso che:
    la crisi esplosa nel 2008 è stata la più grave dal secondo dopoguerra e i suoi effetti si sono rivelati particolarmente acuti e duraturi anche per i ritardi e le difficoltà con i quali a livello europeo si sono adottati gli interventi diretti a promuovere una ripresa degli investimenti e a stabilizzare i mercati finanziari, al punto che alla BCE, con il Quantitative easing, si deve l'intervento più consistente e coraggioso posto in essere per fronteggiare l'impatto della crisi;
    con la crisi si sono accentuati i divari all'interno dell'Unione europea ed è aumentata, in molti paesi dell'area euro, la quota di popolazione a rischio povertà e in condizioni di precarietà;
    sul piano nazionale, le politiche economiche e di finanza pubblica perseguite negli scorsi anni si sono rivelate del tutto inadeguate rispetto alla gravità dei problemi emersi; con la crisi, cui si è aggiunta l'accentuazione della concorrenza delle cosiddette economie emergenti, si è infatti registrata una drastica contrazione del settore manifatturiero e una caduta verticale degli investimenti che hanno costretto l'Italia in un circolo vizioso di stagnazione e decrescita, con conseguente aumento della disoccupazione che ha raggiunto livelli allarmanti, specie tra i più giovani;
    il sostanziale fallimento delle politiche perseguite negli scorsi anni è testimoniato dal fatto che il nostro Paese continua a registrare un vistoso scarto nel tasso di crescita del Pil e nelle più significative grandezze economiche rispetto ai maggiori partner dell'Unione europea;
    occorre, quindi, invertire le tendenze inerziali e realizzare una netta discontinuità rispetto alle scelte operate negli scorsi anni ponendo al centro delle strategie di politica economica l'obiettivo di un tasso di crescita più consistente e duraturo che affronti la questione della caduta della domanda interna attraverso l'aumento del reddito disponibile, con particolare riguardo alle fasce di popolazione in condizioni più disagiate, e una forte ripresa degli investimenti anche per rimediare ai gravi ritardi accumulati negli anni per quanto concerne la modernizzazione e la messa in sicurezza delle opere e delle infrastrutture pubbliche, come evidenziato tragicamente dalle vicende di Genova;
    il programma di politica economica e finanziaria del Governo illustrato nella Nota di aggiornamento al DEF 2018, coerente con il contratto di Governo e con la risoluzione parlamentare al DEF 2018 approvata il 19 giugno scorso, rappresenta il primo documento di programmazione economica del Governo in carica, finalizzato ad attuare i punti chiave del contratto di Governo, fornendo, quindi, le risposte da tempo attese dai cittadini;
    le riforme e le diverse policy prospettate nel documento si inseriscono in un quadro coerente e organico di interventi che rispondono all'obiettivo di semplificare e ridurre il carico tributario, anche accumulato negli anni di crisi, e dare maggiore certezza nei rapporti fra fisco e contribuenti, alla cancellazione dell'aumento dell'Iva programmato per il 2019 e, in parte, già per gli anni 2020 e 2021, dai precedenti Governi, insieme all'introduzione di misure importanti per il contrasto alla disoccupazione giovanile promuovendo il ricambio generazionale all'interno del sistema produttivo mediante la previsione di ulteriori canali di accesso al pensionamento modificando la Legge Fornero;
    altresì, per il sostegno dell'inserimento dei lavoratori esclusi dal ciclo produttivo, il Governo intende intervenire attraverso l'introduzione del reddito di cittadinanza accompagnata dalla riforma e dal potenziamento dei centri per l'impiego, l'avvio del processo di cittadinanza digitale, e il sostegno alle fasce deboli della popolazione (pensione di cittadinanza);
    sono altresì previsti interventi fondamentali per migliorare la competitività e la produttività del Paese, nonché per realizzare un piano complessivo di messa in sicurezza e di modernizzazione delle infrastrutture e delle opere pubbliche, con particolare riguardo a scuole, ospedali, strade e ponti;
    trova attuazione la prima fase dell'introduzione della flat tax tramite l'innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato di imposizione su professionisti e artigiani, e si prevede la detassazione degli utili per le imprese (taglio IRES) che reinvestono o ampliano la base occupazionale rispetto all'anno precedente mediante nuove assunzioni;
    viene definito, altresì, un piano di investimenti pubblici per il rafforzamento delle capacità tecniche delle amministrazioni centrali e locali nella fase di progettazione e valutazione dei progetti e per incrementare l'efficienza dei processi decisionali a tutti i livelli della pubblica amministrazione, anche attraverso opportune modifiche al Codice degli appalti e la standardizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato, così promuovendo un percorso virtuoso di semplificazione e riduzione della burocrazia per gli adempimenti amministrativi a carico delle imprese;
    il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di competenza potrà aumentare fino a 68,5 miliardi di euro nel 2019, 56,5 miliardi nel 2020 e 45,5 miliardi nel 2021. Il corrispondente saldo netto da finanziare di cassa potrà aumentare fino a 147 miliardi di euro nel 2019, 110,5 miliardi nel 2020 e 96 miliardi nel 2021;
    per quanto riguarda la riduzione del debito pubblico, lo scenario programmatico, pur con previsioni di crescita prudenziali e di rendimenti sui titoli di Stato elevati, traccia in ogni caso un percorso di significativa riduzione del rapporto debito/Pil, che dal 131,2 per cento del 2017 scenderà al 126,7 per cento nel 2021. Una riduzione ancor più accentuata sarà possibile se si realizzerà la maggior crescita a cui il Governo punta come obiettivo prioritario,

impegna il Governo

  nella prossima legge di bilancio e più in generale con ulteriori provvedimenti di carattere economico-finanziario:
   a conseguire i saldi programmatici del bilancio dello Stato e quelli di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al PIL, nonché il rapporto programmatico debito/PIL, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e nella Relazione ad essa annessa;
   a prevedere una rimodulazione incisiva del sistema di tassazione riferita alle imprese che preveda innanzitutto la sostanziale, riduzione dell'aliquota IRES di 9 punti percentuali (dall'attuale 24 per cento al 15 per cento) sugli utili reinvestiti in acquisto di macchinari e attrezzature innovative e nuove assunzioni;
   a porre in essere interventi che migliorino la capacità competitiva delle piccole e medie imprese italiane favorendone l'internazionalizzazione, soprattutto nel settore manifatturiero, attraverso incentivi per lo sviluppo di nuovi progetti imprenditoriali sia in forma singola che aggregata, nonché ad individuare politiche industriali volte alla migliore valorizzazione del «made in Italy», fermo restando il rifinanziamento del fondo di garanzia delle piccole e medie imprese, strumento imprescindibile per sostenere l'accesso al credito delle realtà produttive di minori dimensioni;
   ad ampliare la platea dei contribuenti a cui è concessa l'opzione del regime forfettario, mediante la previsione di una aliquota flat al 15 per cento a cui anche i liberi professionisti, gli artigiani e le ditte individuali possano aderire in sostituzione del regime ordinario e, al contempo, a prevedere una riduzione del carico fiscale per quelle piccole e medie imprese che non potranno optare per il nuovo regime forfettario ampliato;
   a prevedere un regime speciale per le nuove partite Iva e per le start up innovative promosse dai giovani under 35;
   a prevedere l'estensione della cedolare secca agli affitti dei locali commerciali, a partire dai cosiddetti «esercizi di vicinato»;
   in materia di semplificazione amministrativa, ad adottare un piano di riduzione degli adempimenti a carico delle imprese e di maggiore qualificazione dei servizi erogati, nell'ambito del percorso, già avviato, di efficientamento e digitalizzazione della pubblica amministrazione e di riduzione dei tempi della giustizia. In particolare, si ravvisa la necessità di prevedere nella prossima legge di bilancio disposizioni volte a diminuire gli oneri burocratici che ostacolano la libera iniziativa imprenditoriale;
   a porre in essere iniziative finalizzate all'attrazione del capitale umano altamente qualificato ed al rientro di lavoratori altamente specializzati;
   a prevedere:
    il potenziamento degli investimenti pubblici e privati nell'intelligenza artificiale e nelle tecnologie strettamente connesse e per dotare il paese di una rete digitale capillare e tecnologicamente all'avanguardia;
    misure di riduzione del cuneo fiscale correlata all'offerta di rapporti di lavoro stabili con i giovani più meritevoli;
    azioni di contrasto al calo demografico ed al fenomeno delle cosiddette «Culle vuote», anche mediante misure incentivanti per l'istruzione scolastica e la formazione universitaria;
    l'introduzione della cosiddetta «quota 100» quale somma di età anagrafica e anzianità contributiva nell'ambito di un superamento delle vigenti rigidità di accesso al pensionamento imposte dall'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, comunemente noto come Riforma Fornero;
    l'avvio del reddito di cittadinanza, della pensione di cittadinanza e la riforma e rafforzamento dei centri dell'impiego;
    una revisione dell'attuale modello di difesa riducendo le spese militari, razionalizzando i sistemi di difesa, ad esclusione dei settori di ricerca ad alto contenuto tecnologico e di utilizzo duale, anche per scopi civili, salvaguardando i livelli occupazionali;
    una cabina di regia unica presso il MEF in coordinamento con la Presidenza del Consiglio dei ministri, che procederà ad una rapida e concreta attuazione del processo di revisione, razionalizzazione e riduzione della spesa;
    una cabina di regia per monitorare lo stato di attuazione dei programmi d'investimento infrastrutturali al fine di prevenire eventuali ritardi e rimuovere le criticità che dovessero emergere;
    un graduale azzeramento a partire dal 2019 del contributo del Fondo per il pluralismo – quota del Dipartimento informazione editoria assicurando il pluralismo dell'informazione e la libertà di espressione;
    a proseguire nel percorso della piena attuazione dell'articolo 116 della Costituzione, continuando il percorso che dà seguito al referendum di Lombardia e Veneto;
    ad includere tra i disegni di legge collegati alla manovra di bilancio 2019-2021, i seguenti provvedimenti:
     disegno di legge per la riforma e il riordino della disciplina in materia di tutela e promozione dei diritti delle persone con disabilità;
     disegno di legge delega recante disposizioni in materia di riassetto della struttura organizzativa e amministrativa dell'Avvocatura dello Stato, nonché della giustizia amministrativa;
     disegno di legge delega recante disposizioni per la riforma di alcuni istituti disciplinati dal Codice civile,

impegna altresì il Governo:

   a promuovere iniziative, a livello europeo, per correggere l'unione bancaria e il processo di unificazione dei mercati dei capitali in termini tali da assicurare maggiori garanzie ai risparmiatori italiani e da non esporre il sistema finanziario nazionale a condizioni di precarietà;
   a porre in essere interventi volti alla riqualificazione economica, industriale e ambientale della città di Taranto e delle zone limitrofe;
   a procedere all'implementazione, in tempi rapidi, della Banca per gli Investimenti, anche prevedendo un coinvolgimento di Banca d'Italia e Cassa Depositi e Prestiti, anche al fine di gestire ed erogare direttamente incentivi e finanziamenti all'economia reale.
(6-00023) (Nuova formulazione)  «D'Uva, Molinari».


   La Camera,
   premesso che:
    la Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF) rischia complessivamente di colpire, de facto, i lavoratori dipendenti e quindi di indebolire ulteriormente il ceto medio del Paese, con un conseguente ulteriore sfaldamento del tessuto sociale;
    la combinazione delle misure contenute nella NADEF – cosiddetto «reddito di cittadinanza» associato alle misure relative alle Partite Iva – se attuate contestualmente con quelle contenute nel cosiddetto «Decreto Dignità», che ha limitato la possibilità di rinnovo dei contratti a tempo determinato, rischia seriamente di incoraggiare il lavoro nero, con una chiara conseguenza anche sul Pil e sulla possibilità di crescita economica;
    la spesa pensionistica italiana rimane tra le più alte d'Europa (equivalente al 15,2 per cento del Pil nel 2018) e che un ulteriore aumento – previsto dalla cosiddetta «Quota 100» – graverebbe ulteriormente sui giovani e sulle prossime generazioni incidendo sulle risorse pubbliche che potrebbero essere investite a loro beneficio;
    l'esperienza passata mostra – sia in Italia sia all'estero – che l'allentamento dei criteri di pensionamento non genera aumenti significativi dell'occupazione giovanile perché vi è pochissima sovrapposizione in termini di ruoli e competenze tra il personale in uscita e quello potenzialmente in entrata. Non è in alcun modo provato che mandare lavoratori in pensione crea «effetti sostituzione» per cui viene assunto un numero di giovani equivalenti. La rivisitazione del sistema pensionistico si tradurrebbe invece senza dubbio in un aumento del carico fiscale e contributivo sui lavoratori presenti e futuri, soprattutto i più giovani;
    l'introduzione di un reddito minimo garantito, che si chiami reddito di inclusione o reddito di cittadinanza, potrebbe consentire l'uscita dallo stato di povertà e l'emancipazione di fasce di popolazione che oggi sono escluse dal mondo del lavoro. Nella definizione della proposta, non si è posta però sufficiente attenzione alle condizioni del mercato del lavoro e alla condizione di sviluppo delle imprese, in particolar modo in quei territori in cui il tasso di disoccupazione è molto elevato. In mancanza di interventi che creino le condizioni per un maggiore sviluppo e quindi per un incremento delle possibilità di lavoro, i beneficiari del reddito di cittadinanza non potranno neppure migliorare le proprie condizioni professionali e occupazionali. Le modalità previste dal Governo pongono dei rischi di sbilanciamento del mercato del lavoro, soprattutto a causa della scarsa efficacia – allo stato attuale – dei centri per l'impiego, che richiederanno anni per essere riformati e non saranno quindi nelle condizioni, in fase di attuazione, di assolvere alle funzioni loro attribuite e collegate all'erogazione del cosiddetto «reddito di cittadinanza». Inoltre, un contesto come quello italiano di bassi salari ed elevata disoccupazione, un reddito di cittadinanza garantito rischia di disincentivare ulteriormente la ricerca di lavoro, specialmente nelle aree del Paese in cui il mercato del lavoro è meno dinamico. Senza un efficace sistema di accompagnamento al lavoro, il reddito di cittadinanza rischia di costituire un mero disincentivo alla ricerca di un'occupazione o, peggio, un incentivo all'adozione di pratiche scorrette e/o illegali, come il lavoro in nero;
    l'incremento degli investimenti pubblici è limitato allo 0,2 per cento del Pil nel 2019 con un aumento limitato fino allo 0,3 per cento nel 2021 e che la NADEF è gravemente carente in merito ai dettagli relativi alla destinazione delle aree di investimento;
    la previsione dell'aumento del deficit strutturale dello 0,8 per cento previsto dal NADEF ha già causato un aumento significativo del differenziale di rendimento tra i Btp e i Bund e il conseguente crollo delle valutazioni borsistiche del comparto bancario italiano, con rischi per la sua solidità;
    le precedenti misure in materia fiscale (legge di stabilità 2015-2016) avevano già introdotto un regime forfettario al 15 per cento per le Partite Iva fino a un monte ricavi massimo di 50 mila euro annui e un'aliquota agevolata del 5 per cento fino ai primi 5 anni di vita;
    in materia di sicurezza, l'immigrazione entra nella NADEF solo relativamente alla sicurezza nazionale mentre non si fa alcuna menzione dei problemi e del disagio sociale delle periferie e alcun riferimento alla necessità di integrazione che sono tra l'altro funzionali alla sicurezza;
    la NADEF riconosce la necessità di una riforma della Pubblica amministrazione al fine di garantire migliori servizi a cittadini e imprese, e a tal fine intende ammodernare la dirigenza pubblica nazionale a locale;
    è auspicabile un riordino e rafforzamento delle numerose e poco significative forme di sostegno alle famiglie e alle giovani coppie nonché alle altre forme di previdenza sociale volte a contrastare la disoccupazione e l'emarginazione sociale;
    non ci sono misure significative a favore di scuola e università, e in generale a sostegno del capitale umano;
    la NADEF trascura pesantemente il ruolo della ricerca nel Paese, e non disegna una strategia di crescita capace di mettere la ricerca al centro dei processi di sviluppo economico e sociale,

impegna il Governo a:

   in materia di previdenza, rinunciare all'introduzione della «Quota 100» come criterio di pensionamento anticipato rispetto alla legislazione vigente e usare tutte le risorse attualmente destinate all'aumento dei costi pensionistici per investimenti in istruzione e ricerca – le uniche vie sostenibili per la creazione di lavoro di qualità – e per il sostegno alle famiglie e giovani coppie;
   in materia di politica fiscale, mantenere l'attuale regime forfettario per le partite Iva e non estenderlo a redditi superiori a quelli già previsti dall'attuale normativa, che comporterebbe una riduzione non giustificata della progressività fiscale e un trattamento eccessivamente favorevole rispetto ai lavoratori dipendenti con conseguenti migrazioni dal lavoro dipendente al lavoro autonomo, con disincentivi alla crescita aziendale e quindi alla creazione di lavoro di qualità, e con aumento del sommerso (nel tentativo di non fatturare «troppo» e rimanere nel regime forfettario); nonché a riallocare le risorse inizialmente a questo destinate per innalzare gradualmente la « no-tax area» per tutti i redditi da lavoro;
   mantenere in vigore il regime di deduzione fiscale cosiddetto «Aiuto alla Crescita Economica» introdotta con decreto-legge n. 201 del 2011 per favorire la patrimonializzazione delle aziende, la riduzione del ricorso al debito bancario per investimenti e la crescita;
   in materia di Concessioni e società partecipate, procedere con il piano di dismissione delle società partecipate dagli enti locali come previsto dal decreto legislativo n. 100 del 2017; e a intervenire nei casi di grave dissesto finanziario e di disservizio come ATAC; ad assicurare in ogni caso concorrenza mirata a promuovere i benefici per i consumatori;
   in materia di sicurezza, rivedere le politiche sul disagio sociale delle periferie e sulla necessità di integrazione degli immigrati, funzionali al miglioramento della sicurezza cui fa costante appello il Governo;
   in materia di investimenti pubblici, destinare risorse alla riparazione delle condotte idriche che attualmente hanno tassi di dispersione altissimi, nonché al potenziamento degli impianti di depurazione, ancora insufficienti in molte parti d'Italia;
   assicurare che la riforma della dirigenza pubblica punti su una vera valutazione ex post dell'operato dei dirigenti, assicurando contestualmente una de-burocratizzazione del loro lavoro e un aumento della loro discrezionalità, in contro-tendenza con il progressivo ingessamento della funziona pubblica di questi ultimi anni, che rende impossibile affrontare i problemi dei cittadini nel mondo complesso e in rapido e costante cambiamento di oggi, e al fine di sviluppare servizi pubblici disegnati a partire dalle esigenze e aspettative dei cittadini;
   in materia di settore bancario, tutelare e rafforzare la solidità del sistema bancario italiano attraverso una politica di bilancio responsabile e una vigilanza efficace – per tutelare i contribuenti e i risparmiatori, e anche per mettere le nostre banche in condizione di giocare un ruolo da protagonista e non da preda nel round di fusioni bancarie internazionali che accompagnerà il completamento dell'Unione bancaria europea;
   continuare il consolidamento delle banche popolari e cooperative al fine di costruire un sistema bancario realmente più solido e moderno;
   prevedere una seria riforma e potenziamento dei centri per l'impiego per evitare che il reddito di cittadinanza finisca per disincentivare la ricerca di un lavoro; rendere più omogenea l'efficacia dei centri per l'impiego in tutto il Paese, dato che tendono ad essere meno efficienti proprio laddove sarebbero più necessari. Parallelamente, rafforzare il ruolo di coordinamento dell'ANPAL;
   dare una definizione chiara di cosa si intenda per un'offerta di lavoro equa e non lontana dal luogo di residenza, al fine di evitare un'esplosione del contenzioso;
   evitare che il cosiddetto «reddito di cittadinanza» sostituisca le altre forme di sostegno alla famiglia e alle giovani coppie, di cui devono poter beneficiare anche i lavoratori;
   in ogni caso, differenziare l'importo del sussidio sulla base del costo della vita e dunque dei diversi livelli della soglia di povertà, che l'ISTAT calcola in maniera differenziata per città metropolitane, piccoli comuni, zone rurali, aree geografiche del Paese;
   introdurre in parallelo un salario minimo orario – inclusivo di tutele previdenziali per tutti i lavoratori – come peraltro previsto nei programmi di Governo di tutte le maggiori forze rappresentate attualmente nell'arco parlamentare;
   innalzare gradualmente la « no-tax area» per tutti i redditi da lavoro in modo da aumentare il beneficio marginale dell'ingresso nel mondo del lavoro. Il salario minimo dovrà essere sufficientemente più elevato del reddito minimo e ugualmente differenziato su base territoriale per fornire ovunque nel Paese sufficienti incentivi alla partecipazione al mercato del lavoro;
   prevedere il finanziamento del reddito cittadinanza almeno parzialmente tramite un sistema contributivo – in linea con quanto accade nella maggior parte dei Paesi europei per questo genere di strumenti;
   semplificare la vita dei cittadini unificando sotto il nuovo strumento REI, NASPI e CIG e assicurarsi che l'ammontare del sussidio tenga conto anche della situazione economica complessiva del nucleo familiare, misurato tramite l'ISEE;
   assicurare che la manovra non sottragga risorse alla scuola, all'università e alla ricerca, contribuendo così ad un ulteriore danno nei confronti delle nuove generazioni; valutare ogni possibile misura per potenziare la filiera formativa del Paese.
(6-00024) «Fusacchia, Tabacci, Magi».