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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 3 agosto 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANCASSINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la circolare del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 luglio 2022 in materia di disbrigo di affari correnti, ha delineato con chiarezza il perimetro delle limitate attività che è possibile eseguire nelle more della imminente competizione elettorale e dell'insediamento del nuovo Governo;

   tra gli atti che, anche per ovvie ragioni di opportunità politica, non è più possibile effettuare, rientrano espressamente le nomine e le designazioni, a meno che non siano necessarie perché vincolate nei tempi da leggi o regolamenti, ovvero da esigenze funzionali non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi;

   da informazioni riportate dalla stampa, sembra che invece siano in corso, sia nei Ministeri che presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, grandi movimenti per ricoprire incarichi di direzione generale di I fascia, in alcuni casi addirittura vacanti da mesi;

   ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 tali incarichi dirigenziali devono essere correlati ad obiettivi prefissati e avere una durata non inferiore a tre anni; se, quindi, si desse corso a tale inopportuna copertura dei posti vacanti, si ritiene che si andrebbero a ledere pesantemente le prerogative di organizzazione del futuro nuovo Governo che, appena insediato, si troverebbe di fronte ad incarichi assegnati in questi ultimi giorni con obiettivi già prefissati da Ministri uscenti, senza poter quindi discrezionalmente programmare la propria azione di governo e la copertura delle funzioni apicali, essenziali – come sappiamo – per il buon andamento complessivo dell'azione amministrativa;

   tantomeno si comprenderebbe come un Ministro uscente possa oggi conferire un incarico apicale attribuendo obiettivi che devono essere prefissati per un triennio, visto che tra meno di tre mesi sarà in carica una nuova compagine governativa –:

   se non ritenga di monitorare e vigilare, in questa fase così delicata, la gestione delle nomine dei direttori di prima fascia, onde prevenire iniziative inopportune e politicamente scorrette, oltre che, a parere dell'interrogante, palesemente elusive della ratio legis.
(4-12697)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 13-bis del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 convertito con modificazioni dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, autorizza le Autorità di Sistema Portuale (AdSP) a riconoscere una progressiva diminuzione dei canoni di concessione per i concessionari di aree demaniali interessate da attività terminalistiche;

   tale beneficio è stabilito in funzione del raggiungimento di specifici obiettivi di traffico ferroviario generato da ciascuna area portuale. L'individuazione degli obiettivi di traffico ferroviario da conseguire, l'entità dello sconto e le modalità di applicazione sono stabilite dalle singole AdSP;

   la stessa norma dispone che le AdSP debbano assicurare, in fase di attuazione, la compatibilità con gli equilibri del proprio bilancio e il rispetto dei limiti minimi dei canoni di cui all'articolo 18 della legge n. 84 del 1994;

   viene altresì previsto il divieto, per le AdSP, di utilizzare l'avanzo di bilancio e di recare nuovi oneri o maggiori spese per l'erario;

   la misura agisce in analogia con quanto previsto dall'articolo 199 comma 1 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, che, in considerazione del calo dei traffici nei porti italiani derivanti dall'emergenza COVID-19, stabiliva la possibilità per le AdSP, compatibilmente con le proprie disponibilità di bilancio, di disporre la riduzione dei canoni concessori di cui all'articolo 36 del codice della navigazione, agli articoli 16, 17 e 18 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, e di quelli relativi alle concessioni per la gestione di stazioni marittime e servizi di supporto a passeggeri;

   l'attuazione della suddetta disposizione potrebbe apportare un vantaggio competitivo all'intero comparto del trasporto merci su ferro;

   il trasporto merci su ferro produce un impatto ambientale di gran lunga inferiore rispetto al trasporto su strada, come emerge dalla tabella estratta dal Libro UE 2019 sui costi esterni prodotti dalle diverse modalità di trasporto nella Unione europea;

   il settore del trasporto ferroviario delle merci è, ad oggi, gravato dall'aumento del prezzo di energia da trazione che, su rete tradizionale a 3kVcc, si attesta, mediamente, al + 30 per cento rispetto ai valori del trimestre precedente e al + 190 per cento in rapporto allo stesso periodo dello scorso anno;

   l'articolo 18 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2022, n. 25, ha sancito l'abolizione dell'agevolazione di cui alla Tabella A, n. 4, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, che prevedeva l'aliquota ridotta, pari al 30 per cento di quella ordinaria, dell'accisa sul gasolio usato per la trazione ferroviaria nell'attività di trasporto merci e passeggeri;

   tale norma comporterà un sensibile e inevitabile aumento dei già elevati costi di ultimo miglio in quanto, per la trazione sulle tratte non elettrificate e per la manovra nei raccordi, ad oggi il settore ferroviario non dispone di alternative al diesel;

   tali extra-costi non risultano assorbibili internamente dalle imprese né riversabili sul mercato, a meno di un'inevitabile perdita di competitività rispetto alle altre modalità di trasporto;

   lo sviluppo del trasporto ferroviario delle merci riveste un ruolo centrale nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità fissati all'interno del Green Deal europeo e nel pacchetto FitFor55 dell'Unione europea;

   secondo gli ultimi dati Eurostat, il trasporto ferroviario delle merci in Italia rappresenta anche l'11,9 per cento di quota modale, a fronte di una media Ue pari al 16,8 per cento –:

   se il Governo intenda fornire un chiarimento circa le effettive possibili modalità di attuazione, da parte delle Autorità di Sistema Portuale, dell'articolo 13-bis del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 convertito con legge 20 maggio 2022, n. 51, e se comunque non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a dar seguito alle finalità proprie di tale disciplina, anche a fronte dell'estrema urgenza di misure che contribuiscono al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale ed energetica.
(4-12700)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è finitala favola di Pinocchio e con essa l'icona di un popolo e di un pezzo di storia italiana: è di questi ultimi giorni, in particolare del 28 luglio 2022, la triste notizia che il papà di Pinocchio, la Bartolucci srl, la fabbrica di burattini artigianali di Belvedere Fogliense, a Tavullia, ha chiuso le storiche botteghe di Firenze e Roma, lì dal 1996 e dal 2002;

   anche Michelle Obama, durante la visita ufficiale a Roma del presidente Barack, accettò che le figlie andassero a conoscere Pinocchio e un mese dopo al responsabile del punto vendita romano arrivò una lettera con il sigillo della Casa Bianca: «Grazie per tutto quello che hai fatto, le mie figlie sono state felici. I ricordi del nostro tempo a Roma resteranno con noi a lungo»;

   come amaramente racconta Bartolucci, schiacciato, come molti altri imprenditori, da una crisi senza fine: «Mi sono trovato spiazzato perché la pandemia ha fermato tutto. Siamo rimasti gli unici a non produrre in Cina sottocosto, facciamo tutto a mano con i nostri operai. Solo così si ottiene l'autenticità di un oggetto, che si sente al tatto, con la levigatura di certe rifiniture»;

   amare anche le parole di Mariagrazia Stocchi, amministratrice delegata dell'azienda: «Con la ripresa del pagamento dei mutui la situazione è diventata drammatica. Per risollevare il fatturato due anni fa avevamo preso anche un locale in affitto in Corso Vittorio a Roma, ma è stato aperto solo quattro giorni, poi c'è stato il lockdown. Lo avevamo allestito con tanta speranza. Invece sì è rivelato un boomerang»;

   i motivi che hanno costretto la storica bottega del legno a procedere con il fallimento volontario dopo gli anni di crisi sono stati molteplici: dalle misure di restringimento dei contagi da COVID-19 che ha fatto passare il numero dei visitatori, soprattutto stranieri, da 600 al giorno a 60 a settimana, assolutamente insostenibile; all'aumento del costo del legno, quasi triplicato, dovuto ai rincari delle materie prime;

   quella di Pinocchio è una favola senza tempo, che da burattino parlante, venduto in più di un milione di pezzi, è diventato famoso in tutto il mondo con 150 punti vendita, tanto che una prestigiosa rivista Usa aveva inserito l'azienda tra i primi 15 negozi di giocattoli al mondo;

   Pinocchio è il simbolo di artigianato made in Italy, invidiato in tutto il mondo, che si è scontrato con una crisi economica eccezionale, ma anche con l'indifferenza delle istituzioni e adesso generazioni di bambini, saranno costretti a crescere senza il Pinocchio più famoso del mondo –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per scongiurare il fallimento della Bartolucci Srl, simbolo dell'eccellenza italiana e dell'artigianato made in Italy, riconosciuto in tutto il mondo, affinché questa favola continui ad emozionare grandi e bambini.
(4-12698)


   FERRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo Pinocchio, con il fallimento della Bartolucci Srl, anche il panno del Casentino, icona di tradizione e di stile italiano nel mondo, rischia di sparire per sempre dai mercati e dalla storia; era il 1961 e l'antica e robusta stoffa di lana ingentilita dai caratteristici riccioli, dovuti al processo di ratinatura, ha sedotto il gusto internazionale degli appassionati della moda, diventando uno dei simboli del più esclusivo made in Italy;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, infatti, il 29 luglio 2022, sarebbero partite le lettere di licenziamento per i 18 dipendenti della Manifattura del Casentino di Soci (Bibbiena), l'unica produttrice del «panno» destinato alle due manifatture rimaste, Tacs e Tessilnova, che lo trasformano in abiti; un oblio che si aggiunge alla perdita di circa cento posti di lavoro;

   diversamente dal burattino più famoso al mondo, però, la lana del Casentino paradossalmente rischia di sparire per un groviglio burocratico, nonostante la domanda del mercato sia forte e le commesse non manchino;

   come denunciato dall'imprenditore pratese, Roberto Malossi, la vicenda ha inizio con il fallimento della Cooperativa di Soci, i cui curatori affittano l'immobile dove si svolge la lavorazione della lana alla Manifattura Casentinese, società creata da Malossi sulle ceneri della cooperativa per non disperdere la lavorazione del panno: «Verso la fine del 2017 qualcosa si rompe nel rapporto con la curatela che fino ad allora era sempre stato collaborativo e costruttivo. Fondiamo una nuova società, chiamata Manifattura del Casentino, 100 per cento di proprietà della Manifattura Casentinese, con la quale stipula un contratto d'affitto di ramo d'azienda. In quell'anno siamo stati costretti a comprare i macchinari perché i curatori dovevano iniziare a rientrare dei soldi per gestire il fallimento. Con grossi sacrifici li abbiamo comprati. Poi è iniziata la crisi del tessile che ci ha messi in difficoltà ulteriori, ma non sacrifichiamo la nostra idea di fondo: riuscire a comprare l'immobile. Abbiamo chiesto alla curatela una riduzione del canone di affitto, secondo noi legittima perché nel canone pieno pagavamo anche i macchinari che però nel frattempo avevamo acquistato. Avevamo sempre pagato regolarmente l'affitto dal 2012. Viene fuori un contenzioso che ancora oggi è aperto perché la sentenza non c'è stata e il contratto ha valenza fino al 2024. Ma nel 2018 i curatori della cooperativa mettono all'asta l'immobile»;

   come si evince da fonti di stampa, secondo quanto riferiscono due fonti informate della vicenda, l'asta si è svolta nel novembre 2018 secondo le procedure della liquidazione coatta amministrativa (trattandosi di una cooperativa) con base un milione, successivamente ribassata del 25 per cento, e ad aggiudicarsi l'immobile sarebbe stato il colosso digitale aretino Aruba, che però ancora dovrebbe stipulare il rogito, per una cifra di circa 780 mila euro;

   nel novembre del 2021 il curatore ha presentato istanza di fallimento alla Manifattura Casentinese per gli affitti non pagati e, volendo chiudere tutto entro settembre avrebbe persino respinto la richiesta avanzata dal prefetto di concedere un po' più di tempo; eppure la società ha un grosso cliente che si sarebbe reso formalmente disponibile a comprare l'immobile per conto di Malossi;

   l'aspetto davvero assurdo di questa vicenda è che, nonostante il perdurare della crisi pandemica e le gravi conseguenze economiche dell'invasione bellica, compresa la crisi del tessile, la richiesta di panno del Casentino è alta, tanto che a maggio la Manifatture Casentinese aveva già fatturato più del totale dell'anno precedente, oltre 700 mila euro –:

   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per scongiurare il rischio che il panno del Casentino, icona di tradizione e di stile italiano nel mondo, rischi di sparire per sempre dai mercati e dalla storia del made in Italy per un mero cavillo burocratico, salvaguardando al contempo i livelli occupazionali.
(4-12699)