Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 27 luglio 2022

ATTI DI CONTROLLO

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia, storicamente, è caratterizzata da importanti disparità territoriali. Per questo il legislatore, con la riforma del Titolo V, mirava a compensare questi divari, prevedendo l'introduzione di un fondo perequativo, che consentisse alle Amministrazioni più svantaggiate di garantire ai propri cittadini i servizi fondamentali;

   il fondo perequativo è stato poi ricondotto nell'ambito di una misura più ampia: il Fondo di solidarietà comunale, istituito con legge 24 dicembre 2012, n. 228;

   sul funzionamento del fondo hanno però inciso in maniera determinante le disposizioni dettate, in materia di fabbisogni standard e spending review, dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95;

   a partire dal 2015, una componente del fondo inizia ad essere distribuita in base a criteri perequativi; per ciascun comune vengono stimati fabbisogni standard e capacità fiscale, che vengono poi messi a confronto: se la differenza tra queste due componenti è positiva, all'ente spettano risorse aggiuntive per lo svolgimento delle sue funzioni fondamentali in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici;

   l'applicazione, spesso distorta, dei criteri di riparto di cui supra ha comportato, nel tempo, una riduzione dei trasferimenti in favore dei comuni compresi nella fascia demografica fino a 10.000 abitanti;

   tale riduzione è divenuta talmente evidente da spingere il legislatore, con decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, a destinare risorse aggiuntive e straordinarie – per il solo 2019 – proprio a quei comuni che «hanno subito tagli dei trasferimenti del fondo di solidarietà comunale, per effetto delle disposizioni sul contenimento della spesa pubblica»;

   l'intervento una tantum, pur lodevole, non ha risolto le criticità strutturali del fondo, i cui trasferimenti rimangono insufficienti e mettono a repentaglio la tenuta dei bilanci dei comuni. Si consideri che ad oggi sono quasi 400 gli enti compresi nella fascia demografica fino a 10.000 abitanti che hanno subito tagli dei trasferimenti del Fondo di solidarietà comunale e che hanno, quindi, beneficiato del contributo straordinario;

   emblematica è la drammatica situazione in cui versa il comune di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, il quale nel 2015 si determinava ad esternalizzare la R.S.A. comunale, costituendo un'apposita fondazione, alla quale veniva trasferito il ramo d'azienda costituito dalla R.S.A. e dal relativo centro di costo. A questo comportamento virtuoso da parte dell'amministrazione comunale, non è corrisposto un adeguamento del trasferimento di risorse da parte del Fondo di solidarietà;

   rispetto ad una media di trasferimenti annuali verso comuni italiani dalle medesime consistenze demografiche di circa 700 mila euro, infatti, gli stanziamenti in favore del comune di Brembate ammontano a meno di 300 mila euro;

   tale situazione impedisce ai comuni interessati di garantire ai cittadini servizi essenziali;

   le criticità evidenziate appaiono ancor più gravi ed evidenti in un periodo storico, come quello che stiamo vivendo, nel quale all'emergenza sanitaria si sono aggiunti gli aumenti di costi legati alle fonti energetiche;

   sarebbe, pertanto, necessario adottare immediate iniziative, da un lato, per sostenere in via straordinaria – come già fatto nel 2019 – i comuni che hanno subito tagli ai trasferimenti dal Fondo di solidarietà, stanziando risorse ad hoc; dall'altro, ripristinare strutturalmente e in modo effettivamente perequativo il livello dei trasferimenti statali del Fondo di solidarietà a favore di quei comuni che ne sono stati indebitamente privati, anche alla luce del ruolo cruciale che il Piano nazionale di ripresa e resilienza gli affida –:

   quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda il Governo adottare per ripristinare in modo perequativo il livello dei trasferimenti statali del Fondo di solidarietà a favore dei comuni di cui in premessa, in modo da garantire l'effettivo equilibrio della gestione corrente, e stanziare risorse ad hoc straordinarie per ripianare i tagli operati.
(4-12674)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sul quotidiano Libero dell'11 luglio 2022 è comparsa la notizia del caso di un padre di 4 figli residente in Brianza che, mentre era in corso il processo di separazione dalla moglie, iniziato nel gennaio del 2020, si è visto destinatario di una querela per maltrattamenti (il cosiddetto «codice rosso»);

   nelle scorse settimane il pubblico ministero ha chiesto di non procedere contro l'imputato perché il fatto non sussiste;

   nondimeno la querela negli ultimi due anni e mezzo ha avuto un peso negativo sulla posizione del padre nel processo civile di separazione, che è ancora in corso;

   in particolare, a detta del padre, la querela avrebbe influito sulle valutazioni svolte dai servizi sociali preposti (il cui personale è fornito da una Coop locale), i quali, nonostante la ferma volontà dei figli di andare a vivere con il padre, fanno di tutto per allontanarlo;

   invero il più grande dei figli rischia addirittura di finire in una comunità, nonostante vanti dei brillanti risultati in ambito scolastico;

   il padre riferisce inoltre che la psicologa nominata dal giudice non ha incontrato i minori neanche una volta in 16 mesi;

   nell'ambito dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori sono emersi diversi casi riguardanti bambini allontanati dalla famiglia d'origine a motivo di maltrattamenti subiti, senza che poi le accuse di maltrattamento trovassero alcun riscontro sul piano processuale penale;

   le medesime dinamiche di false accuse nei confronti dei genitori si sono potute riscontrare in diverse vicende relative al sistema degli affidi in Val d'Enza da cui è scaturita l'inchiesta Angeli e Demoni e il relativo processo;

   detti fenomeni sono stati oggetto di dibattito in ambito parlamentare anche nel corso della discussione del disegno di legge di riforma del processo civile, tanto che nella delega è stata inserita la specifica previsione che nelle relazioni redatte dai servizi sociali debbano essere tenuti distinti con chiarezza i fatti accertati, le dichiarazioni rese dalle parti e le valutazioni formulate dagli operatori;

   nondimeno ancora troppe volte le accuse di violenze, ancorché archiviate o comunque prive di riscontro in ambito penale, vengono assunte da servizi sociali e magistrati come indice di pericolosità dei genitori nei confronti dei figli, tali da giustificare provvedimenti che hanno ricadute gravi, oltreché inique, sulle parti in causa –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza per ribadire e chiarire che le accuse per il reato di maltrattamento contro familiari o conviventi ex articolo 572 c.p., quando queste si dimostrino manifestamente infondate, non possono pesare negativamente sulla posizione del destinatario nei procedimenti riguardanti minori e famiglia che lo vedono coinvolto in ambito civile; se il Ministro intenda valutare iniziative normative, in particolare alla luce della delega richiamata in premessa, volte a pervenire ad un'armonizzazione della disciplina per stabilire una corrispondenza tra gli elementi assunti in sede civile e quelli accertati in sede penale, ovvero nel corso delle indagini.
(4-12673)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende di un nuovo inverecondo caso di aggressione contro gli agenti penitenziari avvenuto il 26 luglio 2022 all'interno del carcere di Noto durante un tentativo di rivolta da parte dei detenuti;

   da quanto si apprende da un articolo apparso su «SiracusaNews», due o tre reclusi avrebbero dapprima attirato l'attenzione di un agente il quale, rifiutando di acconsentire alle richieste dei detenuti, si sarebbe dovuto difendere dal tentativo di vedersi sottrarre le chiavi delle celle, rendendosi necessario l'intervento dei colleghi al fine di sedare la ressa venutasi così a creare;

   i quattro poliziotti coinvolti, due dei quali hanno riportato profonde lesioni al volto e alla testa, verranno tradotti nell'ospedale per gli accertamenti del caso;

   la situazione all'interno del carcere è risultata tanto problematica da richiedere la sorveglianza della zona circostante l'istituto da parte di diverse pattuglie di Polizia e Carabinieri;

   l'episodio è stato subitamente denunciato dai sindacati Cgil e Sappe, i quali hanno lamentato come oramai i casi di violenza contro il personale penitenziario si verifichino con una cadenza allarmante, richiedendo, inoltre, l'apertura del carcere di Pianosa o di Asinara, in quanto la forte presenza di detenuti aggressivi e violenti non riesce ad essere gestita adeguatamente dagli agenti in servizio in costante carenza di organico all'interno di un istituto non idoneo al loro contenimento come quello di Noto;

   quello delle aggressioni a danno degli agenti di Polizia penitenziaria continua a manifestarsi in tutta la sua recrudescenza lungo tutto il territorio nazionale, con un'amministrazione penitenziaria che, evitando sistematicamente di intervenire con i dovuti strumenti, abbandona completamente i nostri uomini e donne in divisa ad una carneficina che risulta tanto inaccettabile e ingiustificabile quanto più si tiene conto che gli stessi, privi anche degli strumenti più basilari per la difesa della propria persona e lontano dagli occhi dell'opinione pubblica, svolgono le proprie funzioni con turni estenuanti che, a causa della penuria di agenti, sovente superano di molto il normale orario di servizio;

   si richiede, pertanto, il repentino intervento del Ministero della giustizia e del Capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria al fine di risolvere immediatamente le costanti criticità presenti negli istituti di pena italiani, anche al fine di dimostrare la vicinanza delle istituzioni ai membri del corpo di polizia penitenziaria –:

   quali misure intenda adottare il Governo al fine di porre rimedio agli innumerevoli casi di aggressione da parte dei detenuti violenti a danno degli agenti di polizia penitenziaria;

   se il Governo intenda adottare iniziative atte alla riapertura degli istituti penitenziari di Pianosa o di Asinara al fine di tradurvi al suo interno i detenuti più problematici attualmente ristretti all'interno del carcere di Noto.
(4-12675)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo regolamento su modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario costituisce la base normativa funzionale al dichiarato potenziamento del sistema del territorio, in corso attraverso la Componente 1 della Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, intanto dedicata alle reti di prossimità, alle strutture e alla telemedicina per l'assistenza predetta, con una dotazione complessiva di 7 miliardi di euro;

   la bozza del nuovo «DM 70» sugli standard ospedalieri ripropone, invece, i dettami del decreto originario dei 3,7 posti letto per mille abitanti, definito dal criterio economicistico dei costi standard;

   in sintesi, il riassunto indirizzo si sostanzia in una separazione degli ambiti territoriale, ospedaliero – e, si aggiunge, della prevenzione, sottoposta a riordino autonomo –, che, anche alla luce di quanto previsto dalla Misura 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza in relazione agli interventi per gli ospedali sul fronte della sicurezza e dell'ammodernamento tecnologico, appare peraltro sbilanciata verso l'aspetto delle tecnostrutture e distante dalla considerazione dei processi, di cui, invece, la pandemia da COVID-19 ha dimostrato l'importanza;

   peraltro, il cosiddetto «DM 71» sull'assistenza territoriale articola alcuni standard organizzativi e di personale ma non interviene nell'organizzazione dei servizi nei territori, lasciando spazio all'autonomia regionale, così prefigurandosi una disparità ovvero una disomogeneità tra le diverse aree del Paese;

   si intravede, come effetto futuro di queste riforme, un crollo del sistema pubblico e la conseguente surrogazione da parte del settore privato;

   in ordine agli standard dell'assistenza ospedaliera e di quella territoriale andrebbero agevolate le aree più svantaggiate in termini di viabilità, rigidità climatiche, deprivazione sanitaria, maggiore incidenza di patologie croniche, povertà e vulnerabilità sociale, poiché, soprattutto laddove interne a regioni in piani di rientro dai disavanzi sanitari, in taluni casi esse hanno subito una forte compressione dei Lea, come per esempio in Calabria, che nell'ultimo rilevamento è ferma a 125 punti;

   recentemente, in occasione dello svolgimento di una interrogazione presso la XII Commissione della Camera dei deputati, il Sottosegretario Costa ha indicato che è attualmente in corso la revisione del «DM 70» con l'obiettivo di potenziare l'offerta ospedaliera –:

   se, con riguardo al nuovo «DM 70», non intenda promuovere un aumento del numero di posti letto e una revisione degli standard dell'assistenza ospedaliera in modo da agevolare le aree più svantaggiate nei termini di cui in premessa, in ragione del fatto che, specie laddove interne a regioni sottoposte a piani di rientro dai disavanzi sanitari regionali, esse hanno subito grave deprivazione sanitaria che potrebbe non trovare compensazione con l'attuazione, anche ove completa, della Misura 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   quali iniziative di competenza intenda assumere perché sia disciplinata l'organizzazione dei servizi nei territori.
(4-12676)