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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 19 luglio 2022

ATTI DI CONTROLLO

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PATASSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013 istituisce e disciplina il credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo;

   le caratteristiche dei progetti, finalizzate all'ottenimento dei benefici fiscali, sono state dettagliatamente descritte nella comunicazione della CE 2014/C/198/;

   nel corso degli anni, l'Amministrazione finanziaria ha fornito diversi chiarimenti, indicando – talvolta – criteri più stringenti per l'individuazione delle caratteristiche che devono avere i progetti sviluppati dagli imprenditori;

   all'Agenzia delle entrate è demandata l'attività di controllo sul legittimo impiego dell'agevolazione da parte dei beneficiari; in particolare, a essa è stata riconosciuta la possibilità di richiedere un «parere tecnico» qualora, nell'ambito delle attività di verifica e controllo, si rendessero necessarie valutazioni tecniche in ordine all'ammissibilità di specifiche attività, ovvero alla pertinenza e congruità dei costi sostenuti;

   tuttavia, negli ultimi tempi, gli accertamenti non si sono limitati a constatarne l'effettiva esistenza, ma sono intervenuti nella valutazione di aspetti prettamente tecnici e scientifici, con un successivo e inspiegabile sindacato sulla qualità e tipologia dell'attività innovativa svolta;

   a parere dell'interrogante, la valutazione postuma di un prodotto innovativo – dopo che è stato sviluppato e immesso nel mercato – non sempre permette di verificare la sussistenza del reclamato requisito di «novità» poiché, dopo poco tempo, il frutto dell'innovazione viene assorbito dal mercato;

   inoltre, la modalità operativa utilizzata dall'Agenzia delle entrate è stata già oggetto di innumerevoli contenziosi presso le Commissioni tributarie generando, talvolta, ulteriori confusioni applicative circa i potenziali benefici dei validi progetti di sviluppo opportunamente creati –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia garantita l'effettiva fruizione delle agevolazioni ivi previste, fornendo, altresì, le opportune garanzie ai beneficiari di soggiacere a un'attività di controllo imparziale e non discrezionale.
(5-08437)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TATEO, CAVANDOLI e MURELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa) è da oltre un mese che non funziona correttamente;

   il Mepa è una piattaforma elettronica, gestita da Consip, attraverso la quale le pubbliche amministrazioni italiane possono affidare a soggetti privati lavori, servizi e forniture per importi a partire da 5.000 euro fino alla soglia comunitaria stabilita anno per anno dal codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 50 del 2016, articolo 35);

   la facoltà di avvalersi del Mepa diviene un obbligo per le gare di servizi e forniture bandite da Amministrazioni centrali e periferiche entro gli importi comunitari, con l'esclusione degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, nonché degli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale pubblici e delle Agenzie fiscali di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300;

   l'articolo 1, comma 130, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 ha, infatti, modificato l'articolo 1, comma 450, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 stabilendo che «(...) Le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, nonché gli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale pubblici e le agenzie fiscali di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, per gli acquisti di beni e servizi di importo pari o superiore a 5.000 euro e al di sotto della soglia di rilievo comunitario, sono tenute a fare ricorso al mercato elettronico della pubblica amministrazione»;

   i problemi sono iniziati fin dal 18 maggio 2022, quando venne pubblicato l'avviso per l'invio delle domande di pre-abilitazione ai bandi Mepa e Sdapa nel nuovo sistema di e-procurement. Già il giorno dopo sul sito Mepa compariva la seguente nota: «Per consentire l'avvio delle attività di manutenzione straordinaria necessarie al go live del nuovo sistema previsto per il 25 maggio, è stato pianificato un fermo della piattaforma Acquisti in rete dalle ore 20:00 di venerdì 20 maggio alle ore 8:00 di mercoledì 25 maggio»;

   il 26 maggio, è la stessa Mepa ad ammettere sul proprio sito che «sulla piattaforma telematica si stanno verificando rallentamenti e malfunzionamenti che potrebbero impedire l'accesso al sistema. Sono in corso tutte le attività necessarie per la risoluzione della problematica»;

   il 19 giugno viene pubblicata, infine, la comunicazione che «la piattaforma di e-procurement potrebbe non essere disponibile dalle ore 08.00 alle ore 14.00 di domenica 19 giugno per attività manutenzione ordinaria»;

   questi sono soltanto una parte dei problemi riscontrati, senza contare quelli causati dal nuovo sistema e dalle procedure di abilitazione che, vecchi e nuovi utenti, dovevano seguire dal 26 maggio scorso quando è stata inaugurata la nuova piattaforma www.acquistinretepa.it attraverso la quale Stato ed enti locali possono comprare beni e servizi;

   in totale, la piattaforma ha gestito l'anno scorso circa 19 miliardi di euro, 6,5 dei quali sono transitati su Mepa. Inoltre, da quest'anno sulla piattaforma passeranno anche numerosi bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, nonostante le rassicurazioni di Consip, i problemi restano irrisolti;

   la difficoltà riguarda centinaia di imprenditori e professionisti che non riescono ad accedere ed è stata confermata da numerose associazioni di categoria;

   diventare fornitori sul Mercato elettronico della pubblica amministrazione apre alle aziende la possibilità di ottenere ordini sicuri e remunerati –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di verificare i fatti sopra descritti e garantire il rapido ripristino del corretto funzionamento della piattaforma per il Mercato elettronico della pubblica amministrazione, anche al fine di evitare danni alle imprese ed al mercato.
(4-12624)


   PATASSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'articolazione territoriale dell'Agenzia delle accise dogane e monopoli (Adm) la regione Marche è ricompresa nella direzione Emilia-Romagna e Marche con sede a Bologna;

   la struttura della regione Marche attualmente si compone: dell'Ufficio delle dogane di Ancona, articolato nell'area assistenza e informazione agli utenti, Sot di Fabriano, Sot di Falconara Aeroporto, Sot di Fano, Sot di Pesaro; dell'ufficio delle dogane di Civitanova Marche cui afferisce la sezione tributi e Urp e la Sot di S. Benedetto del Tronto; dell'ufficio dei Monopoli delle Marche con Ancona, Ascoli Piceno (con sede in Ancona), Macerata (con sede a Civitanova Marche) e Pesaro;

   in data 5 maggio 2022 si è tenuto l'incontro dell'organismo paritetico per l'innovazione in Adm avente per oggetto il riassetto organizzativo dell'Agenzia; nell'ipotesi di riorganizzazione, le Marche dovrebbero acquisire una propria autonomia gestionale ed operativa, con indubbi vantaggi per il sistema economico regionale, beneficiando di un rapporto più diretto con l'amministrazione doganale;

   le Marche, si evidenzia, hanno una forte propensione all'export: nel primo trimestre 2022 sono stati raggiunti quasi 4 miliardi di euro, in aumento anche rispetto al periodo pre-pandemia;

   da notizie riportate a mezzo stampa (La Gazzetta di Ascoli 9 maggio 2022) potrebbe verificarsi l'eventualità che la sede di San Benedetto del Tronto, al momento classificata come Sot e ricompresa nell'ufficio delle dogane di Civitanova Marche, diventi ufficio doganale;

   si evidenzia, in proposito, il ruolo fondamentale ed indispensabile svolto dall'ufficio delle dogane di Civitanova Marche per il sistema imprenditoriale inserito in un ampio comprensorio che interessa molti distretti industriali, dalla calzatura, al legno, all'elettronica, localizzati tra le provincie di Macerata e Fermo; peraltro, deve tenersi conto anche che la forte vocazione all'export è definita anche dalla qualificata presenza di operatori doganali rispetto ad altre città: ad esempio, in provincia di Macerata se ne contano oltre 25 rispetto all'unico operatore della provincia di Ascoli Piceno;

   è evidente che i rapporti internazionali sono un driver strategico per lo sviluppo di un sistema economico; in particolare dopo l'emergenza da COVID-19, la presenza dell'Udt di Civitanova Marche diventa fondamentale per le imprese che possono disporre di competenze qualificate e celerità del servizio;

   inoltre, considerevoli interventi sulla viabilità basata sull'importante arteria della strada statale 77 compresa nel progetto quadrilatero Spa, configura Civitanova Marche come un qualificato punto di riferimento per un sistema territoriale che arriva fino in Umbria ed Alto Lazio;

   per l'interrogante sarebbe, pertanto, opportuno un potenziamento dell'ufficio doganale di Civitanova Marche, con l'attribuzione di nuove competenze come, ad esempio, in una logica di riorganizzazione generale, il trasferimento del laboratorio chimico da Bologna; non sarebbe certamente giustificabile sul piano operativo un eventuale declassamento a Sot, stante la dimensione dei traffici che interessano il comprensorio di Civitanova Marche, non comparabili con altre realtà che caratterizzano le zone più a sud della regione Marche –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori dettagli circa il piano di riorganizzazione dell'Agenzia delle dogane Emilia-Romagna e Marche, con la relativa riperimetrazione territoriale e i conseguenti processi di riassegnazione interna;

   se, comunque, stante quanto riportato in premessa, intenda confermare l'importanza e la strategicità dell'Udt di Civitanova Marche, implementandolo con ulteriori servizi e competenze.
(4-12625)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento n. 183/2022, il Tribunale di Nola ha disposto il rinvio di tutte le udienze civili e penali dell'ufficio del giudice di pace di Sant'Anastasia (Na) dal 27 giugno 2022 al 12 settembre 2022;

   tale decreto scaturisce dalle gravi carenze di personale ed è soltanto l'ultimo di una serie che si sono succeduti nei mesi passati a seguito dell'applicazione di una misura cautelare nei confronti di alcuni soggetti che lavoravano presso questa struttura, dove, attualmente, risulta essere in servizio un solo dipendente con mansioni di commesso;

   l'ufficio del giudice di pace di Sant'Anastasia rientra tra i 16 che, pur non essendo dislocati nelle sedi circondariali di Tribunale, non sono stati soppressi: esso estende la propria competenza territoriale su 7 comuni: Sant'Anastasia, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Cercola e Volla, con un bacino di utenza di circa 170 mila abitanti;

   quanto sta accadendo a Sant'Anastasia non ha precedenti nella storia giudiziaria italiana. I disagi sono gravi e inevitabili: si registrano la mancata pubblicazione delle sentenze, l'impossibilità di eseguire notificazioni tramite pec, rinvii delle udienze civili e penali. Di fatto, ad oggi, si registra una assoluta paralisi di ogni attività giudiziaria e si è in presenza di un ufficio giudiziario che esiste soltanto sulla carta;

   sono evidenti le preoccupanti ripercussioni sull'attività tanto degli avvocati quanto dei cittadini che a Sant'Anastasia sono, di fatto, privati del servizio giustizia –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di implementare la pianta organica dell'ufficio del giudice di pace di Sant'Anastasia, garantendo la regolare ripresa dell'attività giudiziaria e la necessaria tutela dei diritti di tutti quei cittadini si debbono rivolgere a questo ufficio.
(3-03093)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i magistrati onorari sono essenziali per l'andamento della giustizia; un andamento che si bloccherebbe del tutto se privato dell'opera dei circa seimila «lavoratori precari», che operano sia nel penale che nel civile e ai quali è affidato il 40 per cento dei procedimenti civili e oltre il 50 per cento di quelli penali;

   nonostante ciò, come noto, al fondamentale ruolo dei magistrati onorari non corrisponde un'adeguata tutela legale; i giudici di pace, i vice procuratori onorari e giudici onorari di tribunale sono chiamati ad applicare il diritto, ma sono essi stessi privati dei diritti: destinatari di un contratto pluriennale a tempo determinato, rinnovabile per tre volte, non godono di ferie retribuite, né di un trattamento assistenziale e previdenziale, analogamente a quanto previsto dai magistrati ordinari, ivi compresa la tutela della salute, della maternità e della famiglia;

   la condizione lavorativa dei magistrati onorari è un calvario senza fine, sul quale pende una procedura d'infrazione avviata a luglio 2021 e ancora oggi aperta;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, con sentenza del 7 aprile 2022 (causa C-236/20) ha riconosciuto ai giudici di pace, ma di conseguenza a tutta la magistratura onoraria, il diritto a ferie retribuite, trattamento pensionistico e tutele assistenziali comparabile a quelli dei magistrati ordinari e ritenuto incompatibile con il diritto dell'Unione europea il rinnovo degli incarichi a termine, pratica da sanzionare, previsto dal cosiddetto decreto Orlando n. 116 del 2017;

   è di questi giorni, poi, la notizia che la Commissione europea ha «bocciato» gli interventi normativi di correzione, considerati insufficienti, perché non mettono «pienamente rimedio alle violazioni del diritto dell'Unione individuate inizialmente e determinino anzi nuove criticità» e invece del parere motivato ha inviato una lettera di messa in mora supplementare –:

   quali siano le indicazioni della Commissione europea riportate nella citata recente messa in mora e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire una riforma della magistratura onoraria in linea con la normativa europea e nazionale, garantendo certezza e diritti agli interessati.
(5-08442)


   SIANI, LATTANZIO, DI GIORGI e VERINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da agenzia di stampa si apprende la notizia che una donna incinta ha perso il proprio bambino dopo essersi sentita male nel carcere di San Vittore, dove era arrivata in esecuzione di un ordine di arresto;

   il neonato è morto nell'ospedale in cui era stata trasportata in seguito al malessere avvenuto all'interno dell'istituto penitenziario;

   il fatto è accaduto nei giorni scorsi dopo che il 30 maggio 2022 è entrata in vigore un'ordinanza della procura di Milano in base alla quale è diventato obbligatorio l'ingresso negli istituti di pena delle donne incinte o con bimbi di un anno di età in presenza dell'ordine di esecuzione di un arresto;

   si tratta di una svolta che ha provocato le proteste della Camera penale in quanto la procura ha revocato una precedente circolare del 2016 nella quale si raccomandava al contrario di non eseguire questi ordini di arresto che seppur trattandosi di permanenze brevi, di solito non più di 24 ore, in attesa che il Tribunale di sorveglianza prenda atto delle condizioni che impediscono la permanenza di madri e bambini, come previsto dal codice penale andrebbe evitato perché nel momento in cui le donne e i bambini entrano in carcere, si ha il dovere di custodirli ma in carcere non c'è un servizio di ginecologia o di pediatria;

   inoltre, seppur per poche ore, la detenzione comporta i costi dell'immatricolazione e viola i diritti dell'infanzia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché tali accadimenti non si verifichino;

   se non ritenga doveroso, in considerazione della nuova circolare della procura di Milano che obbliga l'ingresso negli istituti di pena delle donne incinte o con bimbi di un anno di età in presenza di un ordine di esecuzione di un arresto, adottare iniziative normative al fine di evitare tali situazioni.
(5-08443)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI, CAVANDOLI, CESTARI, GOLINELLI, MURELLI, PIASTRA, RAFFAELLI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI e MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane, davanti agli istituti penitenziari di Reggio Emilia, si è svolto un nuovo sit-in di protesta delle organizzazioni sindacali rappresentative della Polizia penitenziaria per denunciare le gravi condizioni in cui versano gli istituti;

   dette organizzazioni in particolare lamentano:

    una forte carenza di personale, di circa 50 unità su 240, peraltro rispetto ad una pianta organica vecchia e di per sé inadeguata alle nuove esigenze e all'aumentato lavoro;

    il notevole sotto-organico, unito al sovrannumero di detenuti ed all'aumento negli anni delle sezioni detentive, senza corrispondente aumento della pianta organica degli agenti di polizia penitenziaria, porta ad una sistematica violazione dei diritti del personale, che, nello specifico costringe a turni estenuanti nei quali lo straordinario diviene necessario, doveroso e programmato per salvaguardare l'incolumità di agenti e reclusi, quindi a non poter godere nemmeno i riposi settimanali e le ferie;

   in tale situazione non stupisce la triplicazione dal 2014 degli eventi critici, tanto che nella casa circondariale di Reggio Emilia, nel 2021, ci sono stati 213 episodi di autolesionismo tra i detenuti, 96 aggressioni e 23 tentativi di suicidio;

   inoltre, si aggiunge un'altissima percentuale di detenuti con problemi psichici, riversati sulla struttura reggiana dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, e una forte percentuale di detenuti stranieri: situazione a costante rischio;

   lamentano, infine, la costante mancanza di manutenzioni, le infiltrazioni piovane, e chiedono il ripristino delle minime condizioni igieniche-sanitarie nei locali wc e cucina; lamentano, inoltre, l'inadeguatezza del servizio mensa per la Polizia penitenziaria, che agli agenti in turno al pomeriggio e di notte spesso non riesce ad erogare una cena degna di tale nome;

   tutto ciò porta pesanti conseguenze sia fisiche che psicologiche sui lavoratori che sono allo stremo e che si troveranno nell'impossibilità di organizzare un piano-ferie, perdurando l'attuale situazione;

   l'interrogante ha già presentato in passato altri atti di sindacato ispettivo sollecitato da sindacati, operatori e comunità locali preoccupati della situazione aggravata anche dalla crisi pandemica degli ultimi anni –:

   quali imminenti iniziative di competenza si intendano adottare per risolvere le criticità denunciate in premessa e se si intenda almeno procedere ad un'assegnazione straordinaria di trenta agenti per i mesi di agosto e settembre 2022, onde permettere ad operatori allo stremo di organizzare un piano-ferie.
(4-12627)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dopo solamente una settimana dagli ultimi episodi di violenza avvenuti nel carcere di Sollicciano a Firenze, dove gli agenti di polizia penitenziaria sono stati aggrediti con il lancio di olio bollente e con un tentativo di strangolamento, episodi oggetto di precedente interrogazione presentata dall'interrogante, nella giornata di domenica 17 luglio, nel medesimo carcere, si è registrato un tentativo di stupro ai danni di un'infermiera dell'istituto, cui sono seguite percosse all'agente intervenuto in suo soccorso;

   un detenuto di origini marocchine, in attesa di Rems (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza), e attualmente ristretto presso il reparto articolazione salute mentale, nel fingere di necessitare di cure mediche, è entrato nell'infermeria e ha subitamente tentato di abusare della dipendente;

   il recluso si è quindi scagliato contro la vittima, facendola dapprima cadere a terra, per poi palparla nelle parti intime;

   allertato dalle urla dell'infermiera, un agente in servizio è immediatamente intervenuto per allontanare il detenuto, subendo tuttavia diversi colpi al volto e al ginocchio. Solamente grazie all'intervento di altri colleghi si è potuto porre fine alla violenza e, nel riportare in cella il ristretto, questo ha tentato la fuga, venendo immediatamente bloccato dagli agenti;

   le vittime dell'aggressione verranno poi trasportate in ospedale, in quanto accusavano dolori causati dall'atto violento subito;

   il Sindacato autonomo polizia penitenziaria è intervenuto sulla questione con una nota nella quale si ritrova a lamentare nuovamente della gravissima criticità presenti all'interno dell'istituto fiorentino, laddove i membri del Corpo di polizia penitenziaria devono operare completamente sprovvisti di qualsiasi strumento utile a garantire la propria incolumità fisica dalle reiterate aggressioni che si verificano con cadenza allarmante;

   il sindacato fa notare, infatti, come, ad esempio, la fornitura di pistole taser agli agenti non rappresenti un concreto rischio per i detenuti affetti da particolari condizioni fisiche e mediche, in quanto si è a conoscenza delle stesse da parte degli agenti, potendo in tal modo limitarne l'utilizzo unicamente verso quei detenuti i quali non rischiano complicazioni effettive. Tale ragionevole richiesta, tuttavia, è rimasta lettera morta, dimostrando così non solo il proprio disinteresse sulle sorti dei rappresentanti dello Stato all'interno delle patrie galere, bensì anche l'implicita ammissione di sfiducia nei confronti degli stessi, laddove se ne tema un utilizzo non conforme;

   giova far notare, inoltre, come la recrudescenza delle aggressioni nelle carceri italiane si sia vieppiù concretizzata dal momento in cui è stato introdotto il sistema di vigilanza dinamica e il regime penitenziario «aperto», grazie al quale i detenuti passano la maggior parte del tempo al di fuori delle proprie celle, liberi di girare nelle diverse sezioni detentive, con controlli sporadici ed occasionali del personale penitenziario, a riprova dell'inconfutabile iniquità della suddetta disposizione, prevista unicamente a favore dei detenuti e senza alcun riguardo alle problematiche e alle esigenze dei nostri uomini e donne in divisa in servizio presso gli istituti;

   anche la presenza di numerosi detenuti con patologie psichiatriche, come si è potuto tristemente appurare dal caso citato, contribuisce largamente a rendere del tutto impossibile il mantenimento dell'ordine all'interno degli stessi;

   alla luce dei casi sempre più frequenti di aggressioni a discapito del Corpo di polizia penitenziaria, è necessaria l'adozione di quelle misure urgenti, indifferibili e assolutamente necessarie che i nostri agenti attendono oramai da anni, in modo tale da porre fine quanto prima a quella che appare all'interrogante una gestione indegna del sistema penitenziario italiano, dimostrando così la dovuta riconoscenza dello Stato verso l'irreprensibile impegno dei suoi agenti i quali, privi di qualsiasi tutela istituzionale nell'espletamento dei propri doveri verso la collettività, continuano tuttavia a mantenere la legalità all'interno delle patrie galere –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di porre repentinamente rimedio alle criticità espresse in premessa.
(4-12629)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   TIRAMANI e BENVENUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la grave siccità di questa estate ha richiamato i cittadini di Romagnano Sesia e Gattinara lungo le sponde del fiume Sesia quasi in secca, sulla spiaggia che si è creata lungo l'alveo;

   nei giorni scorsi un gruppo di bagnanti ha diffuso sui social le foto di uno dei piloni che reggono la struttura d'acciaio del ponte provvisorio tra Romagnano e Gattinara, inaugurato lo scorso dicembre per consentire il ripristino della circolazione lungo la strada statale 142 – «Biellese», in seguito al crollo del ponte originale causato dalla piena del fiume di ottobre 2020;

   le foto evidenziano le fondamenta del pilone con i micropali della struttura a vista e hanno creato grande allarmismo tra la popolazione;

   tuttavia, da quanto si apprende dai media, sembra che la segnalazione non preoccupa né l'amministrazione comunale di Romagnano Sesia né l'Anas;

   anzi, si apprende che Anas ha tranquillizzato tutti diffondendo una nota ufficiale chiarificatrice, pubblicata anche sul sito internet del comune di Romagnano Sesia il 7 luglio 2022, che precisa l'assenza di anomalie;

   in particolare la nota chiarisce che: «tali immagini mostrano la porzione fuori terra delle fondazioni, così come realizzate secondo progetto esecutivo e che risultano particolarmente visibili dall'alveo. La parte fuori terra delle fondazioni, nei periodi di secca del fiume, si evidenzia in modo più significativo. Le pile costruite in alveo sono state infatti realizzate su pali infissi nel sottostante substrato roccioso che adempiono in maniera efficiente al sostegno dell'impalcato. Occorre precisare che l'intero sistema di fondazione, in accordo con gli studi idraulici, è stato dimensionato per resistere, in condizioni eccezionali di piena, anche a un eventuale scalzamento rispetto all'attuale quota di fondo alveo»;

   nonostante le rassicurazioni, e anche per la grande diffusione sui social, la popolazione e i pendolari locali che attraversano quotidianamente il ponte, già provati dai disagi cui sono stati sottoposti in seguito al crollo del ponte originario, nutrono perplessità in merito alla situazione della struttura e temono per la propria sicurezza –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per appurare la reale situazione dei piloni che reggono la struttura d'acciaio del ponte provvisorio di Romagnano sulla strada statale 142, allo scopo di tranquillizzare gli utenti e garantire la sicurezza della popolazione.
(4-12630)


   SIRACUSANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2022, a Messina, in occasione dell'inaugurazione della nave Iginia, il Ministro interrogato aveva annunciato, con un eccesso di ottimismo, che i tempi di traghettamento dei treni da Messina a Villa San Giovanni e viceversa, sarebbero stati ridotti di un'ora, e che entro questa estate si sarebbero avuti locomotori dotati di batterie elettriche in grado di accorciare le fasi di manovra dei convogli così da risparmiare decine di minuti preziosi;

   il primo step è stato avviato da metà dello scorso mese di giugno, quando sono state introdotte nuove soluzioni nella composizione dei treni Intercity giorno, che viaggiano con due locomotori. La seconda tappa, dovrebbe ora prevedere la realizzazione del primo prototipo di locomotore alimentato anche a batterie che agevolerà le operazioni di traghettamento in un'ottica di una sempre maggiore sostenibilità, perché sostituirà gli attuali locomotori diesel;

   in realtà, nulla di quanto anticipato dal Ministro è ancora avvenuto e le «macchine» sono ancora in fase di sperimentazione. Nel frattempo, i disagi continuano e i cittadini calabresi e siciliani e le centinaia di migliaia di turisti che arrivano e arriveranno nell'isola saranno costretti ad una vera e propria Via Crucis per potersi spostare in treno da una parte all'altra dello Stretto. La triste realtà è che ancora nel 2022 si deve ancora discutere di come attraversare un tratto di mare di 3 chilometri laddove esiste da anni un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di un Ponte di collegamento –:

   quali iniziative si stiano mettendo in atto per garantire realmente quanto promesso, circa una decisa riduzione dei tempi di traghettamento dei treni da Messina a Villa San Giovanni e viceversa.
(4-12631)


   FIORINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la siccità e le elevate temperature delle ultime settimane affliggono l'Italia intera mettendo a rischio i prodotti agricoli e più in generale l'agroalimentare, fiore all'occhiello del made in Italy;

   si è stimato che in Italia circa l'89 per cento dell'acqua piovana si perde annualmente e l'attuale deficit idrico è tra i 30 e i 40 milioni di metri cubi annui;

   l'acqua, che nei periodi invernali crea anche disagi per le piene dei fiumi, potrebbe essere stoccata per essere poi preziosa nei momenti di siccità e rispondere alle esigenze degli agricoltori;

   purtroppo, la secca dei fiumi rischia di far scattare varie ordinanze sull'intero territorio nazionale per limitare e razionalizzare l'utilizzo della risorsa idrica;

   il quadro climatico dell'estate 2022 riaccende le problematiche legate alla costruzione di dighe, invasi, laghi, e altro;

   in particolare, in Emilia-Romagna, la pianura padana è assetata ed è preoccupante la situazione che affligge il fiume Po, ove il cuneo salino è salito alla foce per la mancanza di adeguate portate del fiume;

   tra le innumerevoli opere che si potrebbero realizzare per cercare di risolvere la problematica c'è la diga di Vetto di cui si parla da decenni e che torna prepotentemente all'attualità adesso che le sponde del fiume sono ridotte ai minimi termini per la siccità;

   i lavori della diga di Vetto sono stati iniziati ad ottobre del 1988 per interrompersi ad agosto del 1989; nonostante il Ministro dell'ambiente pro-tempore Carlo Ripa Di Meana, abbia scritto alla Regione che il progetto avrebbe dovuto ripartire, l'effettiva ripresa dei lavori non è mai stata autorizzata;

   la ripartenza del progetto è fortemente voluta dai cittadini che attraverso un comitato hanno raccolto, al momento, circa seimila firme, con l'obiettivo di arrivare a diecimila per presentarle al Presidente della Regione;

   gli organi di stampa locali riportano che secondo i dati Arpa Emilia-Romagna la pluviometria è discesa del 40-50 per cento negli ultimi trent'anni; pertanto, se il progetto iniziale della diga era calibrato su piogge da 1200 millimetri cubici all'anno circa, oggi lo scenario è diverso perché si ragiona nell'ordine dei 700-750 millimetri cubici all'anno;

   in merito, è a conoscenza dell'interrogante, da notizie di stampa, che una società di ingegneria di dighe a livello mondiale ha affermato che il progetto è perfettamente adeguabile alle nuove normative vigenti e che la capacità idrica del fiume Enza è in grado di riempire quasi tre volte all'anno la diga;

   invece, sembra che si intenda procedere con lo studio di fattibilità che, secondo l'interrogante, durerebbe circa tre anni, e con un nuovo progetto che impiegherebbe circa sette anni, a cui occorrerebbe aggiungere tre anni di appalti e di pratiche autorizzative ai fini della realizzazione dell'opera –:

   se e quali iniziative urgenti di competenza si intendano assumere, per far luce in merito al progetto illustrato in premessa;

   se siano previste iniziative per un monitoraggio nazionale al fine di verificare i progetti da poter realizzare in tempi brevi per sopperire all'emergenza idrica.
(4-12633)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto Luigi Ridolfi di Forlì, seppure riaperto di recente, sta diventando uno scalo di riferimento per numerose tratte aeree: sono in numero considerevole, infatti, le partenze e gli arrivi, anche extra Schengen, che si susseguono tra le ore 7 e le ore 23;

   un tale traffico aereo, con una portata di passeggeri non irrilevante anche dal punto di vista della sicurezza, richiede un presidio di Polizia sin dalle ore 5 del mattino;

   le forze di Polizia del territorio non hanno, però, unità di personale sufficienti a garantire, contemporaneamente, la sicurezza dell'aeroporto forlivese e lo svolgimento delle attività presso la questura e di presidio del territorio;

   causa primaria di tale difficoltà è il recente taglio del personale che ha interessato i presìdi di Polizia del territorio nazionale; anche gli appelli dei sindacati competenti, che chiedevano l'assegnazione di ulteriori unità di personale, sono rimasti inascoltati;

   l'unica soluzione ad oggi individuata dagli uffici territoriali è quella di chiudere gli uffici della questura e ridurre drasticamente le volanti: è evidente come questo comporti gravi ripercussioni nel controllo del territorio, in termini di soccorso, sicurezza e ordine pubblico –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di destinare nuove e ulteriori unità di personale presso la provincia di Forlì-Cesena, da assegnare in particolare all'aeroporto «Ridolfi» di Forlì, o comunque consentirne la necessaria copertura senza sguarnire il presidio del territorio, ciò al fine di evitare di ridurre i già esigui organici dei presìdi della provincia e garantire un corretto svolgimento di tutte le attività e i servizi a cui le forze di polizia sono preposte.
(5-08441)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Cgil e Uil PA del Corpo dei vigili del fuoco della Toscana hanno indetto un'agitazione per protestare contro la nuova organizzazione dei nuclei sommozzatori, in particolare di quello di Livorno;

   l'organizzazione fin qui adottata era ritenuta, dalle summenzionate sigle sindacali, essere equilibrata è efficiente per capillarità e copertura sul territorio toscano e altresì perché consentiva un regolare svolgimento del servizio;

   con l'applicazione pretestuosa della circolare n. 8 EM2015 il nucleo di Livorno si ritrova a essere l'unico a orario 12/36 a livello nazionale, perdendo così i due turni di copertura notturna;

   l'amministrazione competente dei vigili del fuoco non si è presentata al tentativo di conciliazione chiesto dinnanzi al Prefetto di Firenze –:

   alla luce di quanto riportato in premessa, quali iniziative intenda adottare per venire incontro alle richieste dei nuclei sommozzatori toscani.
(4-12626)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi Alghero è stata teatro di un altro atto intimidatorio di natura incendiaria che ha preso di mira un ristorante sul lungomare; ignoti avrebbero posizionato e poi fatto esplodere una bomba carta in prossimità dell'esercizio commerciale;

   già con precedente atto di sindacato ispettivo (n. 4-12189), tuttora privo di risposta gli interroganti richiamavano l'attenzione del Ministro interrogato sul fatto che nei mesi scorsi, ad Alghero, si fosse registrati numerosi atti incendiari che hanno interessato, con l'eccezione di uno di essi, i commercianti del centro storico;

   questo atto criminoso rappresenta un trauma per una piccola città come Alghero, estranea a simili dinamiche di intimidazione e violenza –:

   di quali elementi disponga in ordine alla possibile matrice comune degli attentati incendiari ai danni dei commercianti nel comune di Alghero e quali iniziative voglia adottare per garantire una maggior sicurezza nel comune di Alghero, anche assumendo le necessarie iniziative per incrementare il numero del personale delle forze dell'ordine e il potenziamento dei presidi esistenti sul territorio.
(4-12632)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, a determinate categorie di lavoratori è riconosciuto un pensionamento semplificato rispetto alla generalità dei lavoratori. Tra queste categorie atipiche rientrano i cosiddetti «lavori usuranti», in riferimento a coloro che svolgono prestazioni lavorative particolarmente pesanti e faticose. I lavori riconosciuti come usuranti sono indicati in una lista nell'ambito del decreto legislativo n. 67 del 2011;

   al riguardo, si ritiene debba rientrare nel novero delle attività lavorative in questione quella espletata dai lavoratori aeroportuali che svolgono servizi nel settore dell'handling. Si tratta di personale di terra adibito, manualmente e/o con l'ausilio di specifici mezzi, alla movimentazione di bagagli, merci e posta, nelle fasi di carico e scarico degli aerei. L'attività di questo personale si svolge all'aperto, in prossimità degli aerei e con qualsiasi condizione meteorologica. Gli stessi, per garantire la continuità del servizio pubblico, effettuano le proprie mansioni su turni di 24 ore, tutti i giorni della settimana;

   oltretutto, tra le prestazioni lavorative a cui è già stato attribuito il riconoscimento di lavoro usurante sono individuabili attività assimilabili a quelle svolte dal personale aeroportuale di terra;

   pertanto, si ritiene necessario estendere anche a detta categoria di lavoratori il regime di pensionamento anticipato previsto attualmente per talune tipologie di lavori, definiti usuranti, ai sensi dell'articolo 1, comma 1 del decreto legislativo n. 67 del 2011 –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare per procedere al riconoscimento di lavoro usurante/gravoso alla categoria di lavoratori aeroportuali che operano nel settore dell'handling, come esposto in premessa.
(5-08438)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dal Consorzio della birra italiana in relazione all'attuale stato di siccità che sta affliggendo la penisola italiana, l'attuale contesto climatico sta portando al taglio di varie produzioni agroalimentari, tra cui il 20 per cento del raccolto di orzo per la produzione del malto da birra sui trentamila ettari coltivati a livello nazionale;

   sul punto, nonostante lo sforzo per aumentare l'areale coltivato ad orzo sul territorio italiano, l'Italia perde ogni anno l'89 per cento dell'acqua piovana, circa 270 miliardi di metri cubi, che cade sul proprio territorio; il caldo anomalo alternato ad eventi estremi come grandinate e bufere di vento e pioggia, ha provocato il fenomeno che ha impedito il completo sviluppo dell'orzo, riducendo le rese, che in periodi normali possono raggiungere anche i 55 quintali per ettaro, anche se le importazioni dall'estero coprono ancora 60 per cento del malto necessario alla produzione nazionale di birra;

   alla luce dell'aumento dei costi di produzione della birra di almeno il 30 per cento a causa del caro energia e del rincaro delle materie prime, date le problematiche legate alla crisi ucraina, le filiere necessitano di interventi per sopravvivere in queste condizioni di crisi, con forme di sostegno particolari per i piccoli produttori di birra artigianale italiana, particolarmente esposti all'attuale contesto di crisi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per stabilizzare il taglio delle accise in favore dei piccoli produttori di birra artigianale e per sostenere le filiere produttive, alla luce della situazione delineata in premessa.
(4-12628)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 24 luglio 1985, n. 409, si istituiva la professione sanitaria di odontoiatra esercitabile da coloro che erano in possesso del diploma di laurea in odontoiatria e protesi dentaria e della relativa abilitazione all'esercizio della professione conseguita a seguito di apposito esame di Stato;

   il Tribunale di Sassari, con ordinanza n. 1491/2021, ha riconosciuto valenza specialistica al citato diploma di laurea, in quanto integra già una specializzazione, appunto, in odontoiatria. In tal senso, il titolo dei laureati in odontoiatria e protesi dentaria assorbe, quindi, quello di specializzazione in odontoiatria richiesto ai laureati in medicina e chirurgia. Ne deriva che la specializzazione per i predetti laureati è insita nel diploma di laurea;

   il sistema attuale richiede, però, il possesso del diploma di specializzazione come requisito indispensabile ai fini dell'accesso ai concorsi per dirigente medico e alle funzioni di specialista ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale;

   questo comporta, come è evidente, l'esclusione dei laureati in odontoiatria e protesi dentaria dalla possibilità di accesso alle graduatorie per specialistica ambulatoriale e di partecipazione a bandi di concorso interni ed esterni alle Asl in quanto non in possesso di un diploma di specializzazione;

   allo stesso modo, nessuna rilevanza – a titolo di requisito di accesso – assume l'aver svolto attività lavorativa presso le aziende sanitarie locali per svariati anni –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative al fine di riconoscere la valenza specialistica della laurea in odontoiatria e protesi dentaria, che consentirebbe ai titolari di detto diploma di accedere alle graduatorie per specialistica ambulatoriale e di partecipare a bandi di concorso, nonché di riconoscere, come requisito per l'accesso a graduatorie e bandi, lo svolgimento di attività ambulatoriale presso le Asl.
(5-08439)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le cooperative operanti nel settore delle costruzioni sono vittime da anni, in particolare in Emilia-Romagna, della grande crisi che, talvolta anche per errori di gestione aziendale, ha condotto inevitabilmente alla chiusura;

   alcune di queste esistono sul territorio di più di cento anni. Tra di esse, la Cooperativa muratori cementisti (Cmc) di Ravenna: fondata nel 1901 da 35 muratori, oggi conta 3.800 lavoratori e 15.000 imprese dell'indotto. Da quattro anni versa in stato di crisi e di concordato condiviso a causa di un debito accumulato pari a 2 miliardi di euro: la crisi di liquidità che colpisce l'azienda non permette di mettere in atto il piano predisposto dagli advisor;

   negli ultimi mesi, numerose sono state le trattative con le istituzioni competenti per cercare di tutelare la cooperativa e l'indotto a essa collegata, senza però arrivare ad alcun risultato che potesse concretamente risollevarne le sorti e dare una prospettiva;

   la chiusura della cooperativa rappresenterebbe una perdita rilevante per il territorio, sia per quanto ne concerne lo sviluppo che a livello occupazionale. Inoltre, comporterebbe, oltre ai costi sociali, anche un ingente danno per l'Erario –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato, anche in vista del tavolo di crisi fissato al Ministero per i prossimi giorni, intenda adottare per sanare la gravissima crisi aziendale, con lo scopo di dare una prospettiva alle persone e alle imprese coinvolte, direttamente e indirettamente, e limitare l'impatto negativo di quest'annosa vicenda.
(5-08440)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   EHM, SURIANO, SARLI, BENEDETTI e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 marzo 2022 il Governo ha incaricato Snam a elaborare un progetto per la collocazione di due navi rigassificatrici sulle coste della penisola. Il Porto di Piombino è stato individuato quale possibile destinazione di uno dei due impianti, per il quale Snam ha avviato indagini tecniche;

   occorre considerare le dimensioni del rigassificatore e tenere conto che l'impianto di accompagnamento al suo funzionamento non sarebbe in grado di garantire il rischio zero con riferimento al pericolo incendi e al pericolo di scoppio. Ne è prova la circostanza che i rigassificatori «off shore» sono collocati per regola a 12 miglia dalla costa;

   il Porto di Piombino risulta il secondo porto italiano per traffico passeggeri e costituisce uno snodo imprescindibile per l'Arcipelago Toscano e per l'isola d'Elba;

   i pericoli rappresentati dal rigassificatore in argomento non sembrano compatibili né con la vicinanza alle migliaia di persone che lavorano e transitano nel porto di Piombino, né con gli impianti metallurgici ancora funzionanti e adiacenti al Porto di Piombino;

   parimenti, un impianto di rigassificazione, per le interdizioni che implica, rischia di risultare da freno per lo sviluppo di insediamenti produttivi nell'area industriale e nell'area affacciante sul Porto di Piombino;

   il Canale di Piombino e il Golfo di Follonica sono aree marine di altissimo pregio ambientale, collocate all'interno del cosiddetto «Santuario dei Cetacei»;

   dagli studi più moderni e accreditati, risulta che un impianto di rigassificazione implichi forti inquinamenti ambientali per le immissioni di composti di cloro nelle acque marine, ciò determinando la presenza di sostanze incompatibili con l'allevamento del pesce e dei mitili;

   il mare di Piombino è uno dei siti più importanti a livello nazionale per allevamenti agro ittici, con il forte rischio quindi che il funzionamento di un impianto di rigassificazione implichi inquinamenti ambientali, danneggiando gravemente un settore economicamente significativo;

   l'Italia ha bisogno di completare nel più breve tempo possibile il percorso che la porti a una transizione ecologica vera, indirizzata verso l'utilizzo di fonti rinnovabili realmente ecosostenibili finalizzate a un reale risparmio energetico;

   la decisione succitata ha visto parere contrario della cittadinanza e del PD locale, nonostante il via libera del Presidente della regione Toscana Giani che ne è, peraltro, commissario nazionale per i rigassificatori –:

   quali siano i motivi che hanno indotto il Governo a scegliere il porto di Piombino per la collocazione di una nave rigassificatrice e del complementare impianto di trasferimento e conduzione del gas;

   quali accorgimenti si intenderebbero adottare per assicurare l'incolumità di tutte le persone che lavorano e transitano nel porto di Piombino e che dovrebbero impedire disagi se non addirittura la perdita di traffici da detto porto;

   quali sarebbero le condizioni volte a garantire la sicurezza dei lavoratori e al tempo stesso la salvaguardia dei posti di lavoro delle fabbriche adiacenti al porto di Piombino, così come la possibilità dello sviluppo di imprese nelle aree portuali e retro portuali;

   quali sarebbero gli accorgimenti volti a garantire la tutela delle falde acquifere della Val di Cornia in seguito alle opere di escavo delle zone del SIN piombinese durante e dopo l'installazione della tubazione di conduzione del gas dal porto di Piombino alla rete nazionale di distribuzione del gas;

   quali condizioni, di dignità scientifica, impedirebbero all'inquinamento delle acque marine di interagire negativamente con gli impianti agro ittici esistenti nel mare tra Piombino e Follonica;

   quali siano le iniziative che il Governo intende intraprendere per garantire la sicurezza di tutti i cittadini Piombinesi e non, e quale il piano di evacuazione in caso di incidente.
(3-03094)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI e EHM. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ex sito di interesse nazionale Pianura, individuato e perimetrato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con decreto ministeriale prot. n. 4458/QdV/M/DI/B dell'11 aprile 2008, è relativo a una vasta area ubicata nell'estrema periferia nord-ovest del comune di Napoli e a nord-est di quello di Pozzuoli;

   l'area perimetrata, che si estende per una superficie complessiva di circa 156 ettari nei territori dei comuni di Napoli e Pozzuoli, raggruppa due sub-aree. La prima, posizionata nel settore occidentale, occupa una superficie complessiva di circa 142 ettari ed è caratterizzata da cavità createsi a seguito dell'estrazione di pozzolana adibite a discarica. La seconda area, posizionata a nord-est del SIN e di superficie complessiva pari a circa 14 ettari, è contraddistinta a monte da un'ex cava di pozzolana e a valle da una depressione artificiale parzialmente riempita da materiali non controllati;

   con l'entrata in vigore del decreto ministeriale Ambiente n. 7/2013 il SIN Napoli Pianura è stato declassato da Sito d'interesse nazionale per la bonifica a Sito d'interesse regionale, pur non essendo intervenuta alcuna bonifica, neppure parziale;

   la situazione ambientale dell'ex SIN Pianura è fortemente critica; resta l'incognita della prova del nesso di causalità con le continue morti per tumore che nei pressi del sito;

   un articolo del 4 giugno 2022 del sito del Tg3 Campania riporta la notizia che continuano a verificarsi gli sversamenti di rifiuti in una discarica abusiva di via provinciale Pianura, a Napoli, in località Zampaglione; l'estensione della discarica abusiva è di 1700 metri quadrati. Quest'area si aggiunge a quelle delle discariche dell'ex SIN –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere, in raccordo con la regione Campania, per verificare lo stato di attuazione delle procedure di bonifica dell'ex SIN di Pianura;

   se non valutino, eventualmente, di rivedere il decreto ministeriale 11 gennaio 2013 per verificare se vi siano le condizioni per una riclassificazione del sito di Pianura, dichiarandolo d'interesse nazionale;

   se siano a conoscenza di quale sia il grado d'incidenza delle morti per tumore che si verificano nell'area territoriale dell'ex SIN di Pianura, alla luce dei dati contenuti dal registro nazionale dei tumori.
(5-08444)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Delmastro Delle Vedove n. 4-12593, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 luglio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Romaniello n. 1-00695, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 725 del 13 luglio 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    nelle ultime settimane l'assenza di precipitazioni e le temperature sempre più alte in tutta Italia, hanno causato una gravissima siccità in molte aree del Paese, che ha messo in forte difficoltà diverse regioni italiane, soprattutto nel Nord-Ovest, dove un deficit di pioggia e neve invernale rispettivamente del -60 per cento e del -80 per cento rispetto alla media stagionale, hanno determinato il minimo storico in 70 anni del fiume Po, con grave pregiudizio dell'intero ecosistema della pianura padana, dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e la metà dell'allevamento;

    la siccità che sta colpendo il nostro Paese è il segnale inequivocabile degli effetti gravissimi che il cambiamento climatico sta determinando, assieme alla perdita di ghiacciai, alla crisi alimentare, alla desertificazione, alla perdita di biodiversità e alla compromissione degli ecosistemi;

    sebbene l'Unione europea lo scorso marzo avesse inviato al ministro Cingolani un rapporto dal titolo «Drought in northern Italy», elaborato sulla base dei dati Copernicus, sistema satellitare UE, nel quale veniva posto in evidenza come le condizioni di grave siccità legate ad una persistente mancanza di precipitazioni da dicembre 2021, potesse determinate condizioni di gravi emergenza per il nostro Paese, il lavoro di concerto tra Governo ed Enti locali non è stato risolutivo per l'adozione di provvedimenti necessari e tempestivi per fronteggiare un'emergenza annunciata;

    nonostante la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC) approvata nel 2015, l'Italia non ha mai approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici attuativo della SNAC, sebbene sul sito del Mite sia consultabile una versione che risale a giugno del 2018;

    la situazione del nostro Paese è caratterizzata da un elevato livello di dispersione delle risorse idriche e che secondo l'ultimo rapporto ISTAT sui cambiamenti climatici un terzo dell'acqua viene sprecata nelle reti di distribuzione. In particolare al Sud e sulle Isole solo il 50 per cento dell'erogazione idrica arriva nelle case dei cittadini, mentre nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia e di città metropolitana, dove si convoglia circa il 33 per cento dell'acqua complessivamente movimentata in Italia, nel 2020 a fronte dei 2,4 miliardi di metri cubi di acqua (370 litri per abitante al giorno) ne sono stati erogati agli utenti finali soltanto 1,5 miliardi di metri cubi (236 litri) per gli usi autorizzati (fatturati o ad uso gratuito), con una perdita totale in distribuzione di 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2 per cento dell'acqua immessa in rete;

    benché il PNRR, nell'ambito della Misura M2C4-4, abbia posto particolare attenzione alle perdite della rete idrica e l'estrazione illegale di acqua, si è limitato a stanziare modeste risorse (900 milioni) dedicate alla riduzione delle perdite nelle reti per l'acqua potabile (-15 per cento target su 15k di reti idriche), quando l'OCSE nel 2013 stimava che dovremmo spendere 2,2 miliardi euro/anno per i prossimi 30 anni per far fronte alle necessità del Paese, per metterci in pari con il livello di investimenti per il mantenimento delle reti del resto d'Europa;

    lo stesso sistema degli allevamenti e delle colture intensive, oltre ad avere impatti importanti sul clima del Pianeta, consuma oltre un terzo di tutta l'acqua usata dal settore agricolo, anche per le grandi estensioni di terreni irrigui dedicati alla produzione di mangimi. Queste percentuali mostrano che stiamo utilizzando in modo poco efficace risorse naturali sempre più scarse come l'acqua e questo rende quanto mai urgente ripensare il sistema degli allevamenti e delle colture intensive, compresi i metodi tradizionali irrigui a forte dispendio idrico;

    secondo stime ANBI in Italia all'agricoltura sono imputabili 14,5 miliardi di mc di acqua l'anno, pari al 54 per cento dei consumi totali e in tale contesto appare quanto mai necessario, a fronte non solo delle crisi idriche ma di quelle sistemiche che rendendo sempre più difficile e costoso l'accesso ai fattori su cui si è basata la produttività agricola, ripensare a quali siano le produzioni agricole meritevoli di essere incentivate e quali invece da disincentivare, in un'ottica di sicurezza alimentare, privilegiando ad esempio le colture meno idroesigenti all'interno del nuovo Piano strategico nazionale della PAC (PSP);

    per incrementare la sostenibilità della produzione agricola è fondamentale poi ridefinire l'organizzazione dei paesaggi agrari e delle pratiche agronomiche, con l'adozione di misure mirate all'incremento della funzionalità ecologica dei territori agrari e della loro capacità di trattenere e far infiltrare le acque meteoriche e prevenire il degrado dei suoli, come: la ricostituzione della rete di siepi interpoderali e del reticolo idraulico minuto; l'adozione generalizzata di pratiche colturali che implementino il contenuto di sostanza organica nei suoli e la loro capacità di assorbire le piogge e trattenere umidità e nutrienti e la de-impermeabilizzazione delle aree urbane;

    la forte cementificazione del territorio e l'impermeabilizzazione dei suoli ha ridotto progressivamente la capacità di rigenerazione delle falde idriche, mentre il nostro reticolo idrografico oltre ad essere sottoposto a prelievi abusivi e all'eccessivo sfruttamento anche ai fini idroelettrici, in molti casi vede fortemente compromesso il deflusso ecologico e le funzioni vitali dell'ecosistema fluviale;

    il luogo migliore dove stoccare l'acqua è la falda, la cui ricarica controllata determina un ventaglio ampio di benefici oltre quello dello stoccaggio, con costi di capacità d'infiltrazione annua in media dell'1,5 euro/metro cubo, contro 5-6 euro/metro cubo di costo per l'accumulo negli invasi artificiali, senza contare i benefici in termini ambientali. Le falde più alte sono di sostegno a numerosi indispensabili habitat umidi, lentici e lotici e la loro ricarica previene la subsidenza indotta dall'abbassamento della falda; inoltre falde più elevate rilasciano lentamente acqua nel reticolo idrografico sostenendo le portate di magra, oltre a contrastare l'intrusione del cuneo salino; infine i sistemi di ricarica controllata consumano molto meno territorio e per essi è più facile trovare siti idonei;

    il perdurare dei fenomeni siccitosi uniti alle temperature record stanno facendo segnare un record assoluto d'incendi, che stanno devastando l'ambiente e l'economia di Paesi europei come Spagna, Portogallo, Francia e Italia. Da gennaio a oggi il nostro Paese conta finora 205 incendi, dato a dir poco allarmante se confrontato con la media di 99 all'anno degli ultimi 16 anni, con un aumento del +153 per cento rispetto alla media storica, che hanno divorato 22.930 ettari di foreste, una cifra più alta della media degli ultimi 15 anni, periodo durante il quale sono andati in fumo 15 mila ettari di foreste, con danni incalcolabili ad ambiente, produzioni agricole e biodiversità;

    a fronte dell'aumento di questi eventi incendiari cresciuti nell'ultimo anno di frequenza ed intensità le stesse organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco denunciano la carenza di uomini e mezzi adeguati per far fronte ai piani operativi nazionali e regionali per la lotta agli incendi boschivi, in particolare a causa delle ridotte risorse umane disponibili tra il personale dei ruoli sia direttivi, sia operativi, che logistico-gestionali, con carenze di livello preoccupante nelle stesse figure cardine componenti le squadre operative, quali capi reparto, capi squadra, autisti di mezzi speciali e personale specializzato,

impegna il Governo:

1) ad approvare rapidamente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici quale strumento attuativo della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici;

2) a istituire una cabina di regia nazionale per l'emergenza idrica, al fine di monitorare costantemente lo stato di attuazione degli interventi di risanamento delle reti idriche, lo stato di salute della rete idrografica del paese e coordinare le misure di emergenza delle diverse regioni coinvolte;

3) a valutare la necessità di una rimodulazione del PNRR prevedendo la riallocazione delle risorse per far fronte alla crisi climatica ed energetica in atto, anche attraverso una nuova trattativa in sede europea;

4) a dare priorità ai sistemi di ricarica controllata delle falde al posto dello stoccaggio in bacini artificiali dell'acqua, economicamente ed ecologicamente più dispendioso;

5) ad arrestare la costruzione di nuovi grandi invasi artificiali e di nuove dighe lungo i corsi d'acqua e l'escavazione in alveo, che pregiudicano il deflusso ecologico dei fiumi determinando un fortissimo impatto sul sistema idrografico e in generale sulle funzioni vitali dell'ecosistema fluviale;

6) a recepire in tempi rapidi il Regolamento UE 741/2020 sul riuso irriguo delle acque reflue e stanziare adeguati fondi per l'efficiente utilizzo di questa risorsa;

7) a non prevedere la costruzione di nuovi impianti industriali che per il loro funzionamento o peggio per il raffreddamento richiedano milioni di metri cubi di acqua che potrebbero venir sottratti all'agricoltura o peggio al consumo umano;

8) ad avviare una grande opera di riqualificazione morfologica ed ecologica dei corsi d'acqua e del reticolo idraulico minuto con l'obiettivo della conservazione e il miglioramento dello stato degli ecosistemi fluviali;

9) a promuovere la diffusione di misure mirate all'incremento della funzionalità ecologica dei territori agrari e della loro capacità di trattenere e far filtrare le acque meteoriche e prevenire il degrado dei suoli;

10) ad approvare uno strumento normativo sulla protezione e l'uso sostenibile del suolo;

11) a recepire le misure previste dalle strategie per la «Biodiversità 2030» e «From farm to fork» nell'ambito del New Green Deal dell'UE e riprese dalla recente proposta normativa «il Pacchetto Natura» presentata lo scorso 22 giugno dalla Commissione Europa;

12) ad adottare obiettivi vincolanti e relative misure necessarie per ridurre significativamente gli sprechi alimentari dal campo alla tavola;

13) ad adottare una strategia nazionale indirizzata alla trasformazione del nostro sistema agro-alimentare, ripensando il sistema delle colture e degli allevamenti intensivi che, oltre ad avere impatti importanti sul clima del Pianeta, consuma oltre un terzo di tutta l'acqua usata dal settore agricolo, anche per le grandi estensioni di terreni irrigui dedicati alla produzione di mangimi;

14) a verificare le dotazioni organiche di tutti i comandi italiani dei vigili del fuoco in funzione del potenziamento del personale nei ruoli direttivi, operativi e logistico-gestionali e ad adottare iniziative volte a disporre uno stanziamento straordinario per garantire l'approvvigionamento di adeguati mezzi, equipaggiamenti, attrezzature e dispositivi per tutte le squadre operative dei vigili del fuoco impegnate quotidianamente nella lotta agli incendi, con particolare riferimento ai mezzi ad elevazione utili per gli interventi nelle aree interne, montane, boschive e comunque impervie.
(1-00695) (Nuova formulazione) «Romaniello, Dori, Menga, Paolo Nicolò Romano, Siragusa, Fratoianni, Fioramonti, Testamento, Sarli, Suriano, Ehm, Benedetti, Termini».