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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 20 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 21, comma 2, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, definisce i lavoratori impiegati nelle attività stagionali come coloro che vengono assunti per svolgere una delle attività che sono individuate, rispettivamente:

     a) con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali; oppure

     b) dai contratti collettivi, nazionali, territoriali o aziendali (Ispettorato nazionale del lavoro, nota 10 marzo 2021, n. 413);

    il decreto ministeriale sopra citato, ad oggi, non è mai stato emanato e, di conseguenza, continuano a trovare applicazione le norme del decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 2, lettera a), della legge n. 230 del 1962, abrogata nel 2001;

    il sopra citato decreto del Presidente della Repubblica contiene, prevalentemente, attività riferite al settore agricolo o industriale ad esso correlato (ad esempio, raccolta, cernita, spedizione dei prodotti ortofrutticoli freschi e dei relativi imballaggi), molte delle quali, oggi, sono desuete;

    tuttavia, nel corso degli anni, è intervenuta la contrattazione collettiva ad individuare nuove attività definite «stagionali» rispetto alle quali è possibile giungere alla stipula di contratti che hanno, sotto l'aspetto normativo, una disciplina, sostanzialmente, parallela a quella degli ordinari contratti a termine;

    è necessario precisare che il termine «stagionalità» non può che far riferimento ad attività che si ripetono annualmente e che, in determinati periodi, comportano un incremento delle stesse;

    basti pensare agli accordi nel settore del trasporto aereo e dei servizi aeroportuali (ex articolo 17 della legge n. 84 del 1994), oppure nel commercio ove, secondo la previsione dell'articolo 66-bis del contratto collettivo nazionale di lavoro, a livello territoriale sono state definite come stagionali alcune attività ripetitive negli anni che comportano incrementi significativi, o anche nel settore della ristorazione;

    più specificatamente si considera come lavoro stagionale quell'attività lavorativa che non si svolge in modo continuativo, ma solo in determinati periodi dell'anno; la legge e la contrattazione collettiva individuano dette tipologie di attività in modo tassativo, legandole per lo più al settore agricolo e al turismo. In particolare, per il contratto collettivo del turismo si considerano aziende stagionali quelle che osservano, nel corso dell'anno, uno o più periodi di chiusura al pubblico;

    secondo il rapporto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali «I rapporti di lavoro stagionale attivati nel 2020 da datori di lavoro privati», il numero di rapporti di lavoro stagionale attivati nel 2020 da datori di lavoro privati risulta essere 1.798.953 (di cui 61,8 per cento relativi a maschi e 38,2 per cento a femmine); coinvolti 1.113.285 lavoratori (di cui 59,3 per cento maschi e 40,7 per cento femmine);

    prendendo in considerazione la cittadinanza dei lavoratori coinvolti, il 75,4 per cento sono lavoratori italiani, il 16,2 per cento coinvolge lavoratori non appartenenti all'Unione europea e, infine, l'8,3 per cento riguarda lavoratori appartenenti all'Unione europea;

    in particolare, prendendo in considerazione i settori di attività economica, risulta che il 45,5 per cento dei rapporti di lavoro stagionale attivati riguarda il settore agricolo; il 26,9 per cento il settore alberghi e ristoranti; il 12,4 per cento riguarda altri servizi pubblici, sociali e personali; il 5,5 per cento l'industria in senso stretto; il 5,1 per cento commercio e riparazioni; il 3,8 per cento il settore dei trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e altri servizi alle imprese; lo 0,6 per cento la pubblica amministrazione, istruzione e sanità; e, infine, lo 0,2 per cento le costruzioni;

    è evidente che la maggioranza dei rapporti di lavoro stagionale è concentrata nelle componenti delle attività economiche del settore agricolo e del settore alberghi e ristoranti (attività tipicamente turistiche) e altri servizi pubblici, sociali e personali;

    entrambi i settori economici – quello agricolo e quello turistico – sono caratterizzati da un'occupazione quasi esclusivamente a tempo determinato e dunque da una certa discontinuità lavorativa e da alcune criticità, quali la presenza di lavoro cosiddetto sommerso e la difficoltà di incrociare la domanda e l'offerta di lavoro;

    con riferimento al settore agricolo, la precarietà del lavoro è una caratteristica dell'agricoltura e questo dipende dallo svolgersi dei cicli della natura: un'esigenza produttiva, quindi, che provoca però delle ricadute retributive e di tipo pensionistico sui lavoratori, che viene in parte arginata con la contrattazione, nazionale e aziendale, e con la previsione di alcuni istituti giuridici di sostegno al reddito come la disoccupazione agricola;

    la contrattazione integrativa e la disoccupazione agricola sono due strumenti fondamentali di sostegno per i lavoratori di questo settore, che riescono così ad integrare la retribuzione precaria, nell'attesa del successivo contratto;

    sempre in relazione all'agricoltura, il Crea (Centro per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) ha pubblicato nel 2022 un rapporto dal titolo «L'impiego dei lavoratori stranieri in agricoltura». L'indagine svolta ha una storia piuttosto lunga, avviata nei primi anni '90, quando la presenza degli stranieri nell'agricoltura italiana era ancora un fenomeno limitato, fino ad oggi, quando il contesto internazionale, con flussi di migranti sia dall'Est Europa che dalle aree nordafricane, hanno alimentato il bacino cui attingere manodopera a buon mercato per mansioni poco qualificate e fisicamente impegnative;

    l'indagine evidenzia che all'inizio del nuovo secolo la percentuale di lavoratori stranieri in agricoltura era ancora piuttosto contenuta, il 4,3 per cento nel 2004 (primo anno in cui l'Istat distingue la cittadinanza nelle forze di lavoro), ma in lento aumento. Con l'ingresso di Romania e Bulgaria il ritmo di crescita diventa sostenuto, nel 2010 la percentuale è già più che raddoppiata, arrivando al 9,2 per cento, ma è ancora in linea con l'incidenza degli stranieri sul totale dell'occupazione italiana (9,3 per cento). Dopo il 2008, invece, si assiste in agricoltura a una progressiva sostituzione dei lavoratori italiani con cittadini stranieri che, nel 2020, arrivano a rappresentare il 18,5 per cento del totale;

    i dati mostrano che dal 2008 al 2018 i lavoratori complessivamente erano in numero inferiore ai 900 mila (tra italiani e stranieri), mentre per gli anni 2019 e 2020 il numero complessivo ha superato le 900 mila unità; ciononostante, i lavoratori stranieri conservano una posizione di debolezza contrattuale che si riflette sulle condizioni di lavoro e genera marginalità, creando zone d'ombra che minacciano la sostenibilità sociale del settore agricolo italiano e ne danneggiano l'immagine internazionale;

    con la legge n. 199 del 2016, infatti, è stata avviata una serie positiva di strumenti ed interventi a sostegno e a tutela dei lavoratori agricoli stagionali, compresa una più robusta strumentazione repressiva dello sfruttamento del lavoro e del caporalato, promuovendo altresì la Rete del lavoro agricolo di qualità con l'obiettivo di diffondere una migliore cultura della legalità, senza però riscuotere il successo sperato, probabilmente per la carenza di un fattore incentivante efficace;

    in relazione al periodo di impiego, l'occupazione straniera prevalente nel corso del periodo considerato è di tipo stagionale, mentre i lavoratori impiegati per l'intero anno rappresentano una minoranza, in modo particolare tra gli stranieri comunitari. Questo è prevalentemente legato al carattere periodico di una grande quantità di operazioni agricole, in particolare quelle di raccolta. Il maggiore numero di stranieri comunitari impiegati in lavori stagionali è probabilmente attribuibile a una loro maggiore facilità, rispetto agli extracomunitari, a tornare nella terra di origine una volta completata l'attività lavorativa e ritornare in Italia qualora richiamati per la successiva. A livello territoriale nelle regioni centrali, tuttavia, si nota una maggiore presenza di impiego continuativo rispetto alle altre aree del Paese, che in alcuni anni raggiunge il 50 per cento del totale lavoro straniero fisso e stagionale;

    tra le forme contrattuali di impiego, i contratti regolari, sia a tempo fisso sia stagionale, rappresentano la maggioranza e registrano un andamento crescente dal 2008 al 2020, passando da circa meno del 70 per cento a oltre l'80 per cento. I contratti informali sono più diffusi al Sud e nelle Isole, ma mostrano una diminuzione nel corso del periodo 2008-2020 anche in queste aree;

    sempre secondo l'indagine elaborata dal Crea, l'offerta di manodopera straniera risulta fondamentale a causa dell'effettiva mancanza di offerta nazionale e i comparti agricoli che manifestano i maggiori fabbisogni di manodopera straniera sono in primis l'orticolo/ortofloricolo, segue il settore zootecnico, poi l'olivicolo e il vitivinicolo e infine il frutticolo. Vi è sicuramente un problema culturale, in quanto il lavoro agricolo è visto come povero e poco dignitoso. Per quanto riguarda i punti di forza della manodopera straniera, sicuramente la disponibilità è una caratteristica molto apprezzata dai datori di lavoro. Spesso viene richiesto un supplemento di ore di lavoro giornaliero/mensile, specialmente nei periodi di maggior bisogno e i lavoratori stranieri risultano più disponibili a venir incontro alle esigenze del datore di lavoro rispetto ai lavoratori locali. Altro punto di forza emerso dall'indagine è l'impegno, l'affidabilità e la flessibilità dei lavoratori stranieri. I lavori stagionali richiedono affidabilità nello svolgimento e, solitamente, gli imprenditori ricorrono, ove possibile, agli stessi addetti per più anni, confidando non solo in un rapporto di fiducia consolidato, ma anche in un grado di apprendimento e specializzazione sempre maggiore;

    sempre nel settore agricolo si registra che i due anni di pandemia 2020 e 2021, oltre dalle difficoltà negli spostamenti, sono stati caratterizzati da una minor richiesta di forza lavoro per le attività di raccolta per via delle avversità climatiche che hanno ridotto di molto e in alcuni areali quasi azzerato le rese. Molti stagionali, quindi, hanno cercato alternative, trovandole soprattutto in Germania, Olanda e Inghilterra, Paesi tra l'altro più attrattivi, perché le aziende che li assumono beneficiano di sgravi fiscali e contributivi e, a parità di costi, i guadagni sono maggiori rispetto all'Italia;

    si rilevano altresì esigenze manifestate dalle aziende e dalle associazioni di categoria del settore primario relativamente alla necessità di procedere urgentemente al reclutamento di personale per determinati lavori a carattere stagionale e considerate le difficoltà di reperimento;

    in questo contesto però è utile rilevare che l'andamento demografico negativo, europeo e in particolar modo quello italiano, prevede che al 2040 (dati Nazioni Unite) il numero della popolazione in età lavorativa (20-64 anni) diminuirà sensibilmente. Facciamo qualche esempio: senza flussi migratori, ad esempio la Germania si avranno 9,5 milioni di lavoratori in meno, l'Italia 8 milioni in meno, la Spagna 5,4 milioni in meno e la Francia –2,3. Se invece si considerano i flussi migratori previsti, si avrà rispettivamente un numero sempre significativamente negativo di 6,9, 6,3, 4,7 e 1,3. Nel complesso in Europa mancheranno circa 47 milioni di lavoratori, considerando i flussi migratori, e 61 se si bloccano le frontiere;

    come riportato dall'Istat nel comunicato stampa su «Occupati e disoccupati – marzo 2022» pubblicato il 2 maggio 2022, il numero di occupati torna a superare i 23 milioni. L'aumento osservato rispetto all'inizio del 2022, pari a quasi 170 mila occupati, si concentra soprattutto tra i dipendenti. Rispetto a marzo 2021, la crescita del numero di occupati è pari a 800 mila unità, in oltre la metà dei casi riguarda i dipendenti a termine, la cui stima raggiunge i 3 milioni 150 mila, il valore più alto dal 1977. Il tasso di occupazione si attesta al 59,9 per cento (record dall'inizio delle serie storiche), quello di disoccupazione all'8,3 per cento, tornando ai livelli del 2010, e il tasso di inattività, al 34,5 per cento, scende ai livelli prepandemici. Si è, infatti, di fronte a una contrazione del numero dei disoccupati, tra i quali sono inseriti i percettori del reddito di cittadinanza, a una contestuale crescita degli occupati e a un decremento significativo degli inattivi (le persone tra i 15 e i 64 anni che non hanno un lavoro e non lo cercano), in media pari a circa 170.000 unità rispetto al 2018;

    dall'entrata in vigore del reddito di cittadinanza – secondo i dati Inps, aggiornati a dicembre 2021, sono 1,2 milioni i nuclei familiari beneficiari di reddito di cittadinanza in Italia (l'86 per cento di nazionalità italiana) e l'importo medio dell'assegno mensile è di 587 euro – non si rileva una flessione del numero dei lavoratori a disposizione del sistema agricolo; infatti (dati Istat elaborati dal Crea), nel 2018 si registrano 857 mila occupati per un totale di ore pari a 604.072, nel 2019 si registrano 891 mila occupati per un totale di ore pari a 613.121; nel 2020 si registrano 909 mila occupati per un totale di ore pari a 597.767 (in linea con il blocco del lavoro dovuto alla pandemia) e per il 2021 si registrano 916 mila occupati per un totale di ore pari a 620.295;

    sempre nel settore agricolo, è altresì vero che dei circa 900 mila occupati, 100 mila hanno contratti a tempo indeterminato, mentre gli altri lo hanno di tipo stagionale. Di questi, circa 350 mila (italiani e stranieri) non raggiungono i requisiti minimi per la disoccupazione. Questi dati, protetti da privacy, sono a disposizione dell'Inps e sono divisi per comune come si può vedere dal sito dell'Inps;

    relativamente a quest'ultimo punto preme segnalare due iniziative, quella di Veneto lavoro e i centri dell'impiego e quella di Ebat a Siracusa, così come altre iniziative autonome delle associazioni di categoria o «io resto in campo» del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che tentano di mettere insieme domanda e offerta con varie tecniche;

    il turismo è uno dei principali motori per l'economia mondiale: la sua filiera vale quasi il 10 per cento del prodotto interno lordo globale e occupa più di 300 milioni di persone (10,6 per cento del totale);

    in Italia il turismo, settore fondamentale per l'economia del Paese, ha visto nel decennio precedente la crisi connessa allo scoppio della pandemia un'espansione forte e continua;

    nel 2019 il comparto del turismo registra un record assoluto di arrivi e presenze negli esercizi ricettivi (rispettivamente 131,4 milioni e 436,7 milioni, con una crescita, del +2,6 per cento e dell'+1,8 per cento rispetto al 2018) e dal punto di vista macroeconomico il suo peso sull'economia vale circa il 7 per cento del prodotto interno lordo e il 7,1 per cento degli occupati (quasi 1,7 milioni di addetti). Includendo effetti diretti e indiretti, genera quasi il 14 per cento del valore aggiunto totale e dell'occupazione;

    la crisi economica derivante dal dilagare della pandemia ha, pertanto, colpito un settore nevralgico dell'economia italiana, riflettendosi negativamente tanto sulle condizioni occupazionali che sul fatturato del settore, con effetti più marcati rispetto agli altri comparti;

    anche il turismo – come l'agricoltura – è un settore caratterizzato da un'elevata variabilità dovuta alla diversità delle realtà locali e alla notevole influenza esercitata dalle forze economiche e sociali che sottopongono il settore a continue oscillazioni;

    questa variabilità costringe le aziende a dotarsi di un'organizzazione flessibile, anche relativamente all'organizzazione delle risorse umane; infatti nel contratto di lavoro stagionale, in particolar modo nel settore turistico anche per effetto della contrattazione collettiva, molte delle limitazioni previste per il contratto di lavoro a termine subiscono delle deroghe;

    nonostante le ulteriori incertezze derivanti dalla guerra in Ucraina e dal connesso rialzo dei prezzi dei beni energetici, il 2022 è l'anno della ripartenza del settore: la nota redatta congiuntamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dalla Banca d'Italia e dall'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal) del mese di maggio 2022, che utilizza come fonti informative le comunicazioni obbligatorie (dati aggiornati al 30 aprile 2022) e le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro (dati aggiornati al 31 marzo 2022), conferma un'accelerazione del turismo dal punto di vista occupazionale. La domanda di lavoro nel turismo sospinge l'occupazione delle donne e del Mezzogiorno;

    com'è noto il comparto del turismo – che si ricorda è assai ampio, ricomprendendo alberghi, campeggi, bar, ristoranti, stabilimenti balneari e termali, discoteche e agenzie di viaggi e parchi divertimento – è strutturalmente caratterizzato da una forte componente stagionale, i cui effetti sulla dinamica dell'occupazione sono importanti;

    la stagionalità, anche se è vissuta come fisiologica del lavoro, comporta delle criticità sia per i lavoratori che per le aziende;

    per i lavoratori rappresenta un fattore di criticità, soprattutto in termini di sicurezza pensionistica e di continuità economica;

    per le aziende le principali difficoltà sorgono sia nella fase di reclutamento di personale con competenze adeguate che in quella di costruzione di rapporti fiduciari stabili;

    l'impatto della pandemia sul settore ha messo ancor più in evidenza tali criticità, che si ritrovano certificate nel XIII Rapporto dell'Osservatorio sul mercato del lavoro del turismo – 2021, il quale evidenziava un dato allarmante: la contrazione tra il 2019 e il 2020 dei contratti a tempo indeterminato (anche nel periodo in cui essi venivano protetti dal blocco dei licenziamenti), accompagnata dalla tendenza dei lavoratori ad abbandonare il settore;

    il trend è stato confermato anche dagli ultimi dati disponibili: il settore turistico – in particolare il segmento alberghiero – ha perso tantissimi lavoratori, che hanno deciso di puntare su professioni più sicure e meno «sacrificanti» dal punto di vista degli orari;

    adesso che, con l'allentamento delle restrizioni, il settore vede una ripresa, si assiste al paradosso della crescita della domanda di lavoro, ma si fatica a trovare personale, in particolare quello stagionale: si parla di un fabbisogno occupazionale di circa 300-350 mila profili, una larga fetta dei quali introvabili;

    tra maggio e luglio 2022 Unioncamere e Anpal certificano un fabbisogno di 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici;

    si tratta di una perdita che va considerata non solo in termini economici, ma soprattutto di competenze;

    con il tasso di disoccupazione all'8,3 per cento, che per i giovani tocca il 24,5 per cento, alle ultime posizioni tra i 27 Paesi dell'Unione europea, la mancanza di personale nell'industria del turismo evidenzia tutti i limiti del nostro mercato del lavoro, le carenze del sistema formativo e un insufficiente collegamento con il mondo scolastico;

    la fetta più consistente di carenze riguarda il comparto dei pubblici esercizi: mancano all'appello 194 mila lavoratori per tornare ai livelli del 2019. Secondo l'ufficio studi di Fipe-Confcommercio si sono persi 244 mila lavoratori nel 2020, di cui 116 mila con contratti a tempo indeterminato, nel 2021 si sono recuperati poco meno di 50 mila unità. Tra le figure più difficili da reperire, il personale di sala, l'aiuto cuoco e il barman;

    le associazioni datoriali di categoria denunciano la mancanza di politiche attive e di servizi di orientamento e, di contro, gli effetti distorsivi – a loro modo di vedere – di generose politiche di sussidio;

    i dati, tuttavia, delineano una situazione ben diversa, riguardo a quest'ultimo punto, ovvero che i lavoratori stagionali non vengono sottratti dal lavoro perché percepiscono il reddito di cittadinanza: il report dell'Osservatorio dell'Inps chiarisce che nel 2021 sono state fatte 920 mila assunzioni di questo tipo, 263 mila in più del 2020, 187 mila in più del 2019 e 260 mila in più rispetto al 2018, quando non c'era il reddito di cittadinanza;

    dunque, il vero punto è che la ripresa delle assunzioni nei comparti dei servizi, turismo-commercio, si scontra con il tema del mismatch, vale a dire la difficoltà di reperimento del personale occorrente e di un mercato del lavoro asimmetrico e caratterizzato da lacune informative tra chi cerca e chi offre lavoro;

    esiste anche un problema culturale, perché ancora in molti associano il lavoro al bar o al ristorante con un «lavoretto». In Italia raramente il mestiere del cameriere viene visto come una professione di alto livello, ma spesso è interpretato come un lavoro di ripiego. Si sottolineano spesso i sacrifici, in termini di orari, anche se i contratti di lavoro prevedono riposi e ferie, e per determinate figure, come il cuoco o il direttore di sala, le retribuzioni sono di tutto rilievo;

    la carenza di personale è generalizzata per tutte le figure professionali, ma l'area che al momento è in maggiore sofferenza è quella del F&B (food & beverage), soprattutto per quanto riguarda il personale di sala: dal restaurant manager, al commis di sala, dal maître allo chef de rang, tutte figure praticamente introvabili per strutture del segmento. Inoltre, se per la figura del cuoco il richiamo mediatico delle tante trasmissioni televisive ha avvicinato il grande pubblico a questa professione, così non è stato per la figura del cameriere: a differenza dell'executive chef, la figura del restaurant manager non è mai stata pubblicizzata;

    la «fuga» dall'occupazione nel settore del turismo ha la sua matrice, altresì, nell'alta percentuale di «irregolarità» contrattuale che caratterizza il comparto. Non è un mistero, ed è opinione comune, che nei settori del turismo e della ristorazione si ricorre a rapporti di lavoro quantomeno «in grigio», approfittando della stagionalità per portare gli addetti ad accettare contratti part time con orari a tempo pieno. A questo proposito il rapporto dell'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) dell'estate 2021, che fa riferimento alle ispezioni e ai controlli effettuati nelle aziende turistiche e della ristorazione, segnalava come su circa 200 aziende controllate solo il giorno di Ferragosto su tutto il territorio nazionale, il 70 per cento fosse risultato irregolare, con una percentuale che non diminuiva a fronte di oltre 10 mila controlli effettuati nei mesi estivi: sette aziende su dieci vedevano la presenza di lavoratori in nero, con violazioni in materia di busta paga e di tracciabilità dei pagamenti, con irregolarità in merito alla sicurezza del lavoro, a forme spurie di cooperative, agli orari di lavoro, all'illecita somministrazione di manodopera e ai trattamenti contrattuali applicati ai lavoratori. Sempre secondo i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro, il 46 per cento delle violazioni totali avvengono nel comparto del turismo, mentre un altro 12 per cento riguarda l'orario di lavoro;

    i dati evidenziano come il lavoro nel turismo sia il più precario: il 41 per cento dei lavoratori rispetto al 22 per cento del totale dell'economia nazionale; così come è forte l'incidenza della stagionalità, il 14 per cento rispetto al 2 per cento del dato di riferimento a livello nazionale;

    precarietà e instabilità contrattuale sono le caratteristiche di un comparto nel quale più del 55 per cento dei lavoratori sono a chiamata; lo dimostrano anche i dati relativi alle assunzioni a tempo indeterminato, nettamente inferiori nel turismo rispetto agli altri settori: il 59 per cento a tempo indeterminato rispetto all'82 per cento del totale economia;

    i lavoratori stagionali e gli altri lavoratori mobili sono spesso assunti con contratti di lavoro a tempo determinato, tramite agenzie di lavoro interinale e agenzie di collocamento o catene di subappalto. Specie se non assunti direttamente dal datore di lavoro, spesso non ricevono spiegazioni sufficientemente chiare, né protezione in materia di informazioni, obblighi e diritti;

    a tutto ciò si aggiungono le basse retribuzioni (nel turismo sono pari ai due terzi del totale economia), l'orario di lavoro ridotto (il 54 per cento di part time rispetto al 29 per cento del totale economia) e la dequalificazione professionale (82 per cento di qualifiche «operaie» rispetto al 53 per cento del totale economia);

    recentemente il Governo, considerate le difficoltà del settore del turismo, ha previsto (articolo 4, comma 2, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 25) il riconoscimento di un esonero contributivo per i contratti di lavoro dipendente a tempo determinato – ivi compresi quelli per lavoro stagionale – stipulati nel primo trimestre del 2022, limitatamente al periodo del rapporto di lavoro previsto dal contratto e comunque sino ad un massimo di tre mesi, nei settori del turismo e degli stabilimenti termali; tale beneficio concerne i contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro – relativi al rapporto di lavoro a termine in oggetto e con esclusione dei premi e contributi dovuti all'Inail – ed è riconosciuto nel rispetto di una misura massima dello sgravio, relativo al singolo dipendente assunto, pari a 8.060 euro su base annua – riparametrato e applicato su base mensile; il medesimo beneficio è riconosciuto, altresì, in caso di conversione a tempo indeterminato dei contratti di lavoro dipendente a termine nei suddetti settori, per un periodo massimo di sei mesi (decorrenti dalla conversione),

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di carattere normativo a sostegno dei lavoratori del settore del turismo e del comparto agricolo, finalizzate a:

   a) migliorare l'approccio delle politiche nazionali/regionali, soprattutto nella gestione dei flussi (politiche nazionali con il «decreto flussi») e nell'attenzione e nel controllo dell'impiego di manodopera sul territorio (politiche regionali), proprio in considerazione del forte fabbisogno stagionale, soprattutto in alcune aree regionali;

   b) dare maggiore efficacia alla legge n. 199 del 2016, promuovendo anche azioni di analisi e verifica della coerenza tra fabbisogno di manodopera ed entità del lavoro contrattualizzato, con l'ausilio di strumenti e metodi dalla solida base scientifica;

   c) attivare misure incentivanti per la rete del lavoro agricolo;

   d) promuovere con gli istituti agrari relazioni con le aziende agricole e del settore agroalimentare, al fine di favorire l'incontro tra le richieste del mercato e gli istituti formativi, anche attraverso il potenziamento degli istituti tecnici superiori operanti nell'agroalimentare;

   e) promuovere una piattaforma per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche migliorando quanto realizzato da Anpal, integrando le informazioni presenti sia nei database di Agea e dell'Inps, in modo che le imprese, con facilità, possano contattare direttamente, o tramite un corpo intermedio, il personale necessario, anche selezionandolo tra coloro che non raggiungono i requisiti minimi per la disoccupazione agricola;

   f) rafforzare e prorogare le normative volte ad introdurre specifici incentivi per le assunzioni con contratto di lavoro stagionale e nel settore del turismo, anche sostenendo la formazione prevista dalla normativa nazionale e regionale nei casi di assunzioni con apprendistato professionalizzante, anche con contratto stagionale;

   g) adottare il decreto di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 81 del 2015 e individuare le attività stagionali, attraverso un aggiornamento delle stesse, previste dal decreto del Presidente della Repubblica 7 ottobre 1963, n. 1525, emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 2, lettera a), della legge n. 230 del 1962, abrogata nel 2001;

   h) attivare una piattaforma informatica, quale strumento tecnologico per favorire i percorsi di incrocio tra domanda e offerta di lavoro anche di tipo stagionale;

   i) dotare i centri per l'impiego e gli organismi autorizzati alle attività di intermediazione in materia di lavoro, in ogni sede aperta al pubblico, di uno sportello dedicato al lavoro stagionale, anche stipulando convenzioni non onerose con le associazioni di categoria con il compito di raccogliere le domande e le offerte di lavoro stagionale, fornire le relative informazioni ai lavoratori ed alle imprese che ne facciano richiesta e fornire informazioni relative ai diritti e alle tutele previsti per il lavoro stagionale;

   l) garantire, supportare e finanziare forme di upskilling e formazione continua anche del lavoratore stagionale, nel periodo di non lavoro, dando priorità a corsi di qualità, innovativi ed esperienziali;

   m) assicurare, nell'ambito di una riforma degli ammortizzatori sociali, adeguate misure di sostegno al reddito per i lavoratori stagionali nei periodi di non lavoro, tenendo conto della peculiarità e specificità del lavoro stagionale;

   n) prevedere misure per incentivare nei citati comparti l'emersione spontanea, vantaggiosa del lavoro nero, sia per il datore di lavoro, sia per il lavoratore;

   o) rafforzare le azioni di contrasto al lavoro nero e irregolare, nel settore stagionale;

   p) ridurre in via sperimentale il costo del lavoro nel settore del turismo, della ristorazione e dell'agricoltura, incentivando altresì contratti di lavoro duraturi;

   q) introdurre delle premialità per le aziende dei settori di cui in premessa, che dimostrano particolare attenzione all'etica del lavoro;

   r) rafforzare la collaborazione fra imprese ed enti formativi, in particolar modo istituti tecnici superiori, gli enti che organizzano corsi di istruzione e formazione professionale (IeFP), istituti alberghieri e agrari.
(1-00672) «Manzo, Gallinella, Masi, Invidia, Gagnarli, Sut, Barzotti, Palmisano, Orrico, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Bilotti, Cadeddu, Cassese, Cillis, L'Abbate, Maglione, Alberto Manca, Parentela, Pignatone».


   La Camera,

   premesso che:

    il comparto turistico–ricettivo torna nuovamente al centro della scena politica nazionale necessitando di un intervento concreto; infatti, a seguito di due anni di restrizioni derivanti dalla lotta alla pandemia COVID e dei recenti effetti della guerra, anche e soprattutto sul fronte energetico, il settore registra un ulteriore rallentamento dato dalla difficoltà di reperire personale e addetti che consentano di erogare i diversi servizi per l'intera stagione;

    negli ultimi mesi anche la situazione dell'agricoltura italiana, impegnata in una fase di delicata ripresa dopo la crisi dovuta alla pandemia, si è ulteriormente aggravata a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia e per il conflitto Russia-Ucraina, che stanno comportando il rincaro delle materie prime essenziali per i processi produttivi della filiera agroalimentare;

    nel comparto turistico–alberghiero le stime parlano di una carenza di personale di circa 300.000 unità, nelle diverse mansioni (camerieri, cuochi, baristi, receptionist, animatori turistici, agenti di viaggio e altri), che contribuisce a frenare la crescita che stava registrando il comparto turistico al decadere delle restrizioni da COVID-19;

    nel settore agricolo da stime servirebbero almeno 100.000 lavoratori stagionali per garantire le campagne di raccolta estive di frutta e verdura; l'arrivo del grande caldo accelera la maturazione nei campi e rende ancora più urgente far fronte alla carenza di manodopera; dal Trentino-Alto Adige al Veneto, passando per l'Emilia-Romagna, fino ad arrivare in Basilicata la situazione è divenuta seria con il rischio concreto di perdere i prodotti ormai maturi;

    è utile sottolineare che il settore turistico-alberghiero in questione valeva circa tredici punti di prodotto interno lordo, un valore economico che gli esperti ritenevano replicabile proprio nel 2022, in quella che doveva essere l'estate della ripartenza;

    per il settore agricolo il «caro energia» ha già determinato una revisione al ribasso della percentuale di crescita del prodotto interno lordo in Italia prevista per il 2022, percentuale che risultava essere tra le più elevate nell'Unione europea e a livello mondiale;

    gli operatori del settore turistico-alberghiero, imprenditori e associazioni di categoria, in più occasioni hanno individuato le responsabilità di questa carenza di personale nella poca disponibilità ad andare a lavorare in città o regioni lontane dal proprio luogo di residenza e, soprattutto, nelle prestazioni di sostegno al reddito, a partire dal reddito di cittadinanza, che hanno l'effetto in questa fase di disincentivare la ricerca di lavoro;

    quanto detto va poi posto in diretta correlazione con le conseguenze della recente pandemia; infatti, lavoratori stagionali, in precedenza abituati a questa tipologia di lavoro, a seguito del COVID hanno preferito allontanarsi dal settore turistico per ricercare un mercato del lavoro ritenuto più stabile, in grado di concedere maggiori garanzie ritenute necessarie per affrontare eventuali crisi future. A ciò si aggiunga la «concorrenza» estera che, nelle località di confine riconosce paghe e stipendi più alti, qui non replicabili a causa della pressione fiscale e dell'elevata tassazione;

    il mercato del lavoro, nel settore, quindi si dimostra vetusto e inefficace, come più volte denunciato dagli imprenditori. Forme di sostegno come il reddito di cittadinanza e la Naspi non consentono al settore di crescere, con il paradosso di registrare un deficit di offerta lavorativa a fronte di un tasso di disoccupazione all'8,3 per cento, che per i giovani tocca il 24,5 per cento, alle ultime posizioni tra i 27 Paesi dell'Unione europea. Solo negli hotel, dicono i dati del centro studi di Federalberghi, ad aprile 2022 risultavano persi 84.000 posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura rispetto allo stesso mese del 2019 (-66,8 per cento). In media nel 2021 la perdita è stata di 55.000 lavoratori (-41,7 per cento sul 2019);

    lo strumento dei «buoni lavoro» era stato introdotto nel 2003 con la cosiddetta «riforma Biagi» per facilitare, da un lato, e regolarizzare, dall'altro, il ricorso a prestazioni di lavoro occasionale, riservato a specifici settori e platee di soggetti;

    il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, attuativo della riforma cosiddetta del Jobs Act, nel sostituire integralmente la disciplina previgente in materia di prestazioni di lavoro accessorio, ha di fatto esteso il campo di applicazione dei voucher ad una tipologia contrattuale di lavoro non più meramente occasionale, prevedendone il ricorso in tutti i settori produttivi, per tutti i committenti e per tutti i lavoratori;

    successivamente tramite un decreto-legge venivano abrogati i voucher tout court, senza prevedere alcun regime transitorio e senza alcuna preoccupazione del vuoto normativo che si sarebbe creato per tutti gli utilizzatori che, alla data di entrata in vigore di quel decreto-legge, il 17 marzo 2017, avevano già acquistato i «buoni lavoro»;

    con il decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, il lavoro accessorio è stato sdoppiato in due parti: il contratto di prestazione occasionale per i committenti esercenti attività imprenditoriale, commerciale o istituzionale e il libretto di famiglia per i committenti persone fisiche;

    infine, il cosiddetto «decreto dignità», al fine di fornire una risposta concreta alle richieste di specifici settori come quello agricolo, quello alberghiero e quello turistico-ricettivo, prevede che i nuovi voucher potranno essere utilizzati dalle aziende agricole, alberghiere o strutture ricettive operanti nel settore del turismo, con massimo 8 dipendenti, nonché dagli enti locali; potranno essere utilizzati come forma di pagamento per il lavoro di pensionati, disoccupati, studenti fino a 25 anni se regolarmente iscritti a un ciclo di studi, disoccupati e percettori di forme di sostegno al reddito. La durata massima dell'utilizzo è di 10 giorni. Il limite di compenso per una prestazione occasionale è di 5.000 euro lordi annui, superato il quale il rapporto di prestazione occasionale si trasforma automaticamente in rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato;

    con riguardo al settore agricolo è stato introdotto l'obbligo per il prestatore di autocertificare la non iscrizione nell'anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli. Ferma restando la responsabilità dell'utilizzatore, ciascuno utilizzatore può versare le somme dovute per l'attivazione del contratto di prestazione occasionale anche attraverso un consulente del lavoro. Inoltre, è stato previsto che l'1 per cento degli importi versati sia destinato al finanziamento degli oneri gestionali a favore dell'Inps;

    le imprese turistico-alberghiere e agricole stanno lamentando, in ogni parte d'Italia, le forti difficoltà nel reperimento della manodopera, soprattutto con riferimento ai profili operativi, perché la fruizione del reddito di cittadinanza in confronto al reddito da lavoro costituirebbe un deterrente per accettare nuove occupazioni, mettendo così in seria difficoltà l'organizzazione delle riaperture nel settore turistico-alberghiero e la raccolta nei campi, minando le aspettative di recupero delle aziende dei suddetti settori;

    non vi è dubbio che un simile effetto, del tutto paradossale, contrasta con la ratio che era stata l'ispiratrice dello strumento del reddito di cittadinanza, che non era certamente quella di scoraggiare il reimpiego dei disoccupati, ma semmai essere, oltre che un mezzo di contrasto alla povertà, uno strumento di politica attiva del lavoro;

    la prevista decadenza dalla percezione del sussidio, in caso di mancata accettazione di un'offerta di lavoro congrua, non costituisce, allo stato attuale, un deterrente efficace, anche perché l'incontro tra domanda e offerta di lavoro avviene, in larga parte, nel mercato privato e al di fuori dell'intermediazione pubblica;

    lo stesso Ministro Garavaglia ritiene fondamentale «rivedere la disciplina del reddito di cittadinanza in modo da rimodularla per agevolare l'effettivo inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro, piuttosto che fornire una fonte di reddito non finalizzata in concreto a tale scopo». A tal fine il Ministro si è spinto a proporre di lasciare metà del reddito di cittadinanza a chi accetta un lavoro stagionale. L'ipotesi consentirebbe di risolvere il problema di alberghi e ristoranti che non trovano camerieri e addetti;

    si tenga, altresì, in debito conto che la denunciata carenza di personale viene attualmente affrontata in via emergenziale, ma palesa un orizzonte temporale molto più lungo di quello in corso; il dramma dell'occupazione estiva comprende anche il dimezzamento degli iscritti negli istituti scolastici che formano camerieri e cuochi, passati da 60 mila a 30 mila in 5 anni. Di più: solo il 20 per cento dei diplomati all'alberghiero resta nel comparto. Lo stesso Ministro Garavaglia ha lanciato l'allarme sulla mancanza di personale e sulle conseguenze che questa potrebbe avere, non solo sul settore del turismo, ma su tutta l'economia;

    il problema reale, come sempre in questi casi, ruota attorno ai numeri; secondo stime di Assoturismo Confesercenti, la difficoltà nel reperire 300.000 stagionali mette a rischio circa 6,5 miliardi di euro di consumi e potrebbe causare una perdita di 3,2 miliardi di euro di investimenti delle imprese del comparto e di 7,1 miliardi di euro di prodotto interno lordo. Un danno difficilmente immaginabile in un Paese come l'Italia che fa del turismo, delle bellezze territoriali ed enogastronomiche e del marchio made in Italy un vanto e conseguente volano economico. La ripercussione sul piano del prestigio e della capacità del Paese di rendersi attrattivo all'estero sono evidenti. L'Istat ha certificato che nel 2021 il fatturato del comparto ricettivo ha subito una riduzione del 32,2 per cento sul 2019, mentre nel 2020 la riduzione era stata del 54,2 per cento. Nel primo quadrimestre del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2019, i pernottamenti totali sono diminuiti del 20,1 per cento. Nel 2021 le presenze totali sono state 156 milioni in meno rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019 (-35,8 per cento), di cui 118 milioni relative ai turisti stranieri;

    in tale contesto il rischio principale, negli anni, è quello di perdere flusso di turisti nel mercato nazionale e internazionale, attesa la volontà degli stessi di orientare le proprie scelte verso altri luoghi e mete, con conseguente impoverimento del comparto italiano;

    negli ultimi mesi la situazione dell'agricoltura italiana si è aggravata a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia, ai quali si sono aggiunte le conseguenze della guerra in Ucraina in termini di approvvigionamento e di mercato, che rischiano di vanificare il rilancio del settore agricolo;

    i rincari dell'energia hanno un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola; si stima un aumento medio di un terzo dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale, per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al precedente anno. Questo mette a rischio coltivazioni, allevamenti e industria di trasformazione nazionale, ma anche gli approvvigionamenti alimentari;

    le aziende segnalano quotidianamente una crescita esponenziale dei costi legati all'energia elettrica e al gas, ma anche un aumento dei prezzi di carburanti, fertilizzanti, mangimi, macchinari e sementi;

    il prezzo del gasolio agricolo utilizzato anche per la pesca e acquacoltura, da Nord a Sud varia, ed ha superato quota 1,20 euro al litro, quando nel 2021 si poteva acquistare per meno di 0,60 euro al litro;

    l'aumento del gasolio per la pesca mette a rischio la sopravvivenza dei 12.000 pescherecci italiani e 28.000 lavoratori, con un vasto indotto ad essa collegato; inoltre, sta danneggiando ulteriormente la produzione italiana a favore di un import che, in molti casi, non è affatto sinonimo di garanzia, sostenibilità sociale, ambientale, né tantomeno di sicurezza alimentare;

    il blocco dell'intero comparto ittico comporta inevitabilmente che sparisca dai banchi delle pescherie italiane, dei mercati, dei supermercati il prodotto ittico nostrano, sostituito con quello straniero, proveniente non solo dai vicini diretti concorrenti, come Croazia, Francia, Grecia, Spagna, Tunisia ma anche dai Paesi terzi, come ad esempio, le orate dalla Tanzania, i pangasi dal Vietnam e le seppie dalle Seychelles, a danno anche della salute dei consumatori;

    oltre al «caro gasolio» negli anni la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca. Nel 2022, gli operatori sono stati costretti a ridurre ulteriormente le giornate di pesca, arrivando a diminuire le uscite in mare a 120-130 giorni, andando di fatto al di sotto della soglia di sostenibilità e facendo registrare una riduzione del 20 per cento di fatturato; con meno giornate di pesca e costi superiori ai ricavi si va incontro ad un danno irrecuperabile al settore, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    gli aiuti del Governo disposti dai vari provvedimenti o stanno arrivando con lentezza, come i pagamenti per il fermo biologico del 2021, o risultano insufficienti, come il credito d'imposta del 20 per cento previsto del decreto-legge n. 21 del 2022 per il solo primo trimestre 2022; contributi che avrebbero permesso ai pescatori di pagare qualche debito e allungare l'agonia;

    risulta, inoltre, che in Francia il prezzo del carburante per la pesca è di 0,85 euro al litro, a cui vanno tolti 0,15 euro pagati alla pompa dallo Stato e 0,20 euro dagli oneri sociali, per un costo finale di 0,50 euro al litro, mentre in Grecia e Spagna risulta essere circa la metà rispetto a quello italiano;

    i costi legati all'energia elettrica e al gas hanno comportato un aumento dei prezzi anche dei fertilizzanti, dei mangimi, dei prodotti fitosanitari, degli antiparassitari, dei diserbanti e delle sementi, fattore che ha comportato un inevitabile aumento dei costi di produzione; i rincari dei mangimi rendono antieconomico l'allevamento e in alcuni casi si sono addirittura registrati problemi nell'approvvigionamento;

    il 30 per cento delle imprese agricole è costretta a ridurre i raccolti, mettendo a rischio le forniture alimentari e la sovranità alimentare del Paese che è già obbligato ad importare il 64 per cento del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 44 per cento del grano duro per la pasta e il 27 per cento dell'orzo, ma anche il 16 per cento del latte consumato, il 49 per cento della carne bovina e il 38 per cento di quella suina, senza dimenticare il mais (47 per cento) e la soia fondamentali per l'alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53 per cento e il 73 per cento;

    i costi aziendali, oramai, sono fuori controllo, riducono fortemente il profitto degli agricoltori portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica: il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Il Crea ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese, con un impatto di 15.700 euro di aumento medio dei costi annui;

    il primo problema, infatti, dell'agricoltura italiana è soprattutto il reddito delle aziende agricole;

    un eccezionale aumento del costo delle materie prime indispensabili per le attività agricole e per l'allevamento accresce i costi aziendali, riducendo fortemente il profitto degli agricoltori, portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica;

    se un'azienda agricola ha un reddito adeguato, ha le risorse necessarie per sostituire le trattrici, investire in stalle più moderne, investire nell'agricoltura di precisione e, quindi, in maggiore sostenibilità ambientale allo stesso tempo e riduzione degli input, che sono un costo produttivo;

    in questo momento essere quanto più possibile autonomi nella produzione agricola e agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più complessi della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

    più di un quarto del territorio nazionale (28 per cento) è a rischio desertificazione a causa della gravissima siccità di quest'anno, che rappresenta solo la punta dell'iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città. Dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo, Puglia e Calabria, la siccità è diventata la calamità più rilevante per l'agricoltura italiana con danni stimati per il 2022 pari a circa 2 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti, con diminuzioni dei raccolti che costringeranno gli allevatori a comprare fieno e mangimi a prezzi, aumentati in modo vertiginoso, che vedono rincari di oltre il 100 per cento per effetto delle speculazioni sulla guerra in Ucraina;

    il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a –3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni, ma a preoccupare è anche l'avanzare del cuneo salino per la risalita dell'acqua di mare, che rende impossibile la coltivazione nelle zone del delta;

    risulta essere in sofferenza anche il lago Maggiore, con un grado di riempimento del 22,7 per cento, così come quello di Como al 30,6 per cento. Nel bacino padano per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e la metà dell'allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo, ma in alcune zone di Piemonte e Lombardia non piove da quasi tre mesi e in certi Paesi si ricorre alle autobotti per l'uso civile, mentre sui ghiacciai del Trentino-Alto Adige è stata misurata una quantità di neve compresa tra il 50 per cento e il 60 per cento del valore medio della serie storica;

    la situazione è però difficile su tutto il territorio italiano, dove le precipitazioni sono praticamente dimezzate e hanno portato a cambiare anche le scelte di coltivazione sul territorio con un calo stimato di 10.000 ettari delle semine di riso che ha più bisogno di acqua a favore della soia, con un impatto economico, occupazionale ma anche ambientale;

    a preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo, come il grano che fa segnare quest'anno un calo del 15 per cento delle rese alla raccolta, ma in difficoltà ci sono anche girasole, mais e altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l'alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere;

    l'Italia è già vulnerabile sotto il profilo della dipendenza dall'estero, come si è visto a seguito delle conseguenze derivanti dal «caro energia» e dal conflitto Russia-Ucraina, ma in combinata con la siccità, che è la calamità più rilevante per l'agricoltura italiana, si rischiano di innescare effetti davvero devastanti, fino ad arrivare ad un punto di non ritorno, per la sopravvivenza delle aziende agricole italiane,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte ad attenuare gli effetti distorsivi nel mercato del lavoro nei comparti turistico-alberghiero e agroalimentare, al fine di incentivare il collocamento e la ricollocazione dei percettori della misura del reddito di cittadinanza, anche per contratti di lavoro stagionale, per rispondere più efficacemente ai fabbisogni espressi dalle imprese turistiche e agricole;

2) ad assumere iniziative volte a migliorare e potenziare il mercato del lavoro, nonché le politiche attive al fine di affrontare in concreto il problema della carenza di personale nel settore turistico;

3) ad intervenire per controllare gli effetti negativi del reddito di cittadinanza, della Naspi e di ogni altro sistema di sostegno al reddito, sul mercato del lavoro nel comparto turistico–ricettivo;

4) al fine di superare le criticità relative al reperimento di manodopera stagionale nei settori del turismo e dell'agricoltura ed evitare che misure di contrasto alla povertà come il reddito di cittadinanza possano costituire un ostacolo al reperimento della stessa, a rivedere la normativa in materia di offerte lavorative per i percettori del reddito di cittadinanza, di cui al decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, disponendo l'utilizzo di tali soggetti per il lavoro stagionale, demandando all'Inps il compito di sottrarre dall'importo del beneficio economico del reddito di cittadinanza gli accrediti derivanti dalle prestazioni di lavoro accessorio e, al contempo, prevedendo che il rifiuto a prestazioni di lavoro accessorio e occasionale da parte di tali soggetti costituisce rifiuto di offerta congrua, con conseguente applicazione delle disposizioni in materia di décalage e di revoca di cui all'articolo 1, comma 76, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

5) ad individuare misure mirate alla defiscalizzazione del costo del lavoro al fine di operare una riduzione del cuneo fiscale che consenta alle imprese di proporre retribuzioni maggiormente competitive per il settore di riferimento;

6) a individuare, mediante appositi interventi normativi, modalità di sostegno e incentivazione della formazione dei giovani, al fine di incrementare le conoscenze nel comparto turistico-ricettivo mediante percorsi di studio e lavoro maggiormente professionalizzanti;

7) a regolamentare in maniera certa e uniforme il settore delle guide turistiche, con interventi che consentano agli operatori del settore di svolgere in modo professionale e continuativo tale attività;

8) a predisporre interventi volti a tutelare il comparto del made in Italy migliorando e incrementando forme di incentivazione alle imprese del settore, al fine predisporre un'offerta turistica maggiormente competitiva in grado di spingere i turisti a scegliere il territorio nazionale come meta principale;

9) ad individuare strumenti di sostegno al reddito dei pescatori, anche sotto forma di indennizzi diretti delle giornate di pesca perse a causa del fermo delle attività dovute al rincaro del costo del gasolio, magari utilizzando il nuovo strumento del Feampa, nonché a procedere, nel più breve tempo possibile, al pagamento dell'arresto obbligatorio e non obbligatorio 2021, che i lavoratori della pesca ancora oggi stanno attendendo, per dare un giusto ristoro economico ai pescatori;

10) ad accelerare i tempi per consentire ai pescatori l'accesso alla Cisoa, la cassa integrazione, istituita con la legge di bilancio per il 2022, che da gennaio 2022 spetta anche ai lavoratori del settore della pesca;

11) ad adottare iniziative volte a calmierare o determinare un prezzo fisso alla pompa del gasolio agricolo utilizzato dal comparto ittico per lo svolgimento delle proprie attività, basato sul modello francese, al fine di evitare il blocco del comparto ittico, settore fondamentale per l'economia nazionale, nonché ad effettuare i dovuti e necessari controlli capillari sui prezzi applicati dai distributori di gasolio agricolo affinché vengano arginati e bloccati eventuali fenomeni speculativi che si possano venire a creare ai danni dei pescatori, in occasione delle variazioni dei prezzi determinate dall'andamento del mercato, al fine di tutelare pescatori e imprese, la cui sostenibilità economica e sociale non sembra essere più assicurata;

12) a prevedere l'estensione a tutto il 2022 del contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, previsto dal decreto-legge n. 21 del 2022, riconosciuto alle imprese esercenti attività agricola e della pesca, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e benzina per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio della propria attività, ed applicarlo anche per l'approvvigionamento dei concimi chimici utilizzati in agricoltura, come urea e nitrato di ammonio;

13) ad adottare scelte strutturali per rendere il nostro Paese autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti, aumentando la produzione nazionale che porterebbe ad una drastica riduzione della dipendenza del Paese dalle importazioni, che sono sempre più esposte a tensioni internazionali e di mercato che mettono a rischio la sovranità alimentare del nostro Paese;

14) a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità, nonché a favorire, onde evitare di dover costantemente rincorrere l'emergenza, interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell'acqua e la successiva ottimizzazione nella gestione, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo.
(1-00673) «Andreuzza, Viviani, Molinari, Binelli, Bubisutti, Carrara, Gastaldi, Colla, Germanà, Fiorini, Golinelli, Galli, Liuni, Micheli, Lolini, Pettazzi, Loss, Piastra, Manzato, Saltamartini, Romanò, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Eva Lorenzoni, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Marchetti, Mariani, Maturi, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    il contributo delle aziende al perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in Agenda 2030 e degli obiettivi di decarbonizzazione rappresenta un fattore strategico che richiede un costante impegno da parte degli Stati nell'individuazione di modelli sostenibili di produzione e di consumo, necessari alla transizione verso l'economia circolare e al raggiungimento della carbon neutrality in Europa entro il 2050;

    come noto, la produzione e il consumo di beni e servizi contribuiscono all'emissione di gas a effetto serra. L'impatto di un'attività o di un processo sui cambiamenti climatici può essere quantificato attraverso la cosiddetta «l'impronta ecologica» (per citare l'esempio dei trasporti, un aereo emette 285 g di CO2 per chilometro, rispetto ai 104 g di una macchina e ai 14 g di un treno, e lo stesso meccanismo di quantificazione è applicabile a qualunque prodotto o servizio);

    come rilevato dall'organizzazione internazionale Global Footprint Network (Gfn), al 15 maggio l'Italia ha già raggiunto l'Earth Overshoot Day, il giorno in cui l'impronta ecologica, calcolata in termini di domanda di risorse e servizi ecologici, ha superato la quantità di risorse che si generano in un anno; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha avviato nel 2011 un programma sull'impronta ambientale di prodotti e servizi con l'obiettivo di sperimentare su vasta scala e ottimizzare, in collaborazione con il settore produttivo italiano, le differenti metodologie di misurazione delle prestazioni ambientali, al fine di poterle armonizzare e rendere replicabili. Le metodologie e gli indicatori di sostenibilità si basano principalmente sul Life Cycle Assessment (Uni-En-Iso 14044), sulla Carbon Footprint (Uni Iso/dis 14067) e sulla Water footprint (Iso/cd 14046);

    con la legge n. 221 del 2015 è stato istituito uno schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell'impronta ambientale dei prodotti, denominato «Made Green in Italy». Il regolamento di attuazione, adottato con decreto ministeriale n. 56 del 2018, prevede che la certificazione, gestita dal Ministero della transizione ecologica, sia basata sulla metodologia europea Pef – Product Environmental Footprint, come definita dalla Commissione europea nella raccomandazione 2013/179/UE, associandovi aspetti di tracciabilità, qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale;

    come rappresentato dal Governo nella risposta all'interpellanza urgente n. 2-01497, con la raccomandazione (UE) 2021/2279 della Commissione europea, sull'uso dei metodi dell'impronta ambientale per misurare e comunicare le prestazioni ambientali del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni, che ha sostituito quella del 2013, «è stata aggiornata la metodologia PEF al fine di integrare gli sviluppi tecnici della fase pilota condotta dalla Commissione, in particolare riguardo l'elaborazione di norme settoriali e di categoria, e di fornire una solida base per l'ulteriore sviluppo ed attuazione delle politiche. Difatti, nella fase pilota, svoltasi dal 2013 al 2018, con la partecipazione attiva dei portatori di interessi, è stata sperimentata l'elaborazione di regole specifiche per prodotto e per settore. La nuova metodologia è volta a facilitare le imprese nel calcolo delle proprie prestazioni ambientali sulla base di informazioni affidabili, verificabili e comparabili, e facilitare l'accesso a tali informazioni da parte di altri soggetti (ad esempio, amministrazioni pubbliche, ONG, partner commerciali)»;

    il «Made Green in Italy» ha l'obiettivo di promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo, di contribuire al miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dei prodotti, mediante la riduzione degli impatti ambientali che questi generano durante il loro ciclo di vita, di favorire scelte informate e consapevoli da parte dei cittadini e di rafforzare l'immagine dei prodotti «Made in Italy»;

    la quantificazione delle prestazioni ambientali di un prodotto è basata su uno studio Pef completo, verificato e validato da un ente terzo indipendente. Tuttavia, il presupposto affinché un'azienda possa aderire allo schema è che sussistano le «Regole di categoria di prodotto» (Rcp), consistenti in regole e requisiti obbligatori e facoltativi necessari alla conduzione di studi relativi all'impronta ambientale per quella specifica categoria. Qualora vi sia una Product Environmental Footprint Category Rules a livello europeo, deve essere recepita ed integrata nella Rcp, in caso contrario, viene elaborata una Rcp a livello nazionale;

    apposite linee guida ministeriali, adottate nel 2014, hanno normato le fasi di comunicazione dei progetti di valutazione dell'impronta ambientale e relativa divulgazione per i soggetti che intendono aderire al Programma nazionale per la valutazione dell'impronta ambientale ma che, per ragioni strutturali, principalmente imputabili alla mancanza di Rcp di riferimento, non possono aderire allo schema «Made Green in Italy»;

    inoltre, si prevede che il Ministero utilizzi nei Cam l'adesione allo schema «Made Green in Italy» come strumento di verifica del rispetto delle specifiche tecniche da parte delle stazioni appaltanti, laddove pertinenti e riguardanti il ciclo di vita del prodotto, in base agli articoli 34 e 87 del codice dei contratti pubblici;

    la Francia dal 1° marzo 2022 ha avviato una nuova piattaforma per la notifica dei progetti che intendono accedere al sistema di etichettatura low carbon label e ha presentato il piano d'azione per lo sviluppo del sistema. L'acquisto di crediti di carbonio volontari generati dall'etichetta consente alle aziende che aderiscono di creare campagne di comunicazione e marketing per condividere le loro azioni con gli stakeholder e contestualmente di soddisfare le nuove esigenze dei consumatori. Il Ministro della transizione ecologica francese ha lanciato una serie di App e piattaforme per permettere a bambini e adulti di intervenire in questo processo: per i bambini attraverso sistemi interattivi basati sul gaming che facilitano la comprensione di concetti come «sostenibilità ambientale», «budget di carbonio», «impronta ecologica», per gli adulti mediante piattaforme che consentono di acquistare prodotti low carbon ricevendo in cambio premialità, come è stato fatto in Italia con il meccanismo del cashback;

    a conferma della crescente propensione dei consumatori alla condivisione, anche all'interno di comunità virtuali, di stili di vita e scelte consapevoli socialmente e ambientalmente sostenibili, si assiste, infatti, alla diffusione, nei siti web, di applicazioni che facilitano l'acquisizione di informazioni aggiornate su aziende, prodotti e servizi che aderiscono a tali sistemi di etichettatura, con la previsione di meccanismi premiali che alimentano il circuito virtuoso;

    così come previsto per il sistema del Product Environmental Footprint avviato nel 2011, è necessario implementare anche in Italia soluzioni e metodologie che consentano di attribuire a prodotti e servizi un'etichetta facilmente identificabile da parte del consumatore, che ne renda riconoscibile il fattore di neutralità carbonica e il livello di sostenibilità ambientale. Solo disponendo di tali informazioni il consumatore può contribuire e partecipare in modo attivo al complesso processo della transizione ecologica;

    la nuova Strategia nazionale per l'economia circolare prevista nell'ambito della Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), componente M2C1, Riforma 1.1, che verrà adottata entro giugno 2022, integrerà nelle aree di intervento l'ecodesign, ecoprodotti, blue economy, bioeconomia, materie prime critiche. Ad essa si affianca la riforma 3.3 che prevede investimenti (per un importo pari a 30 milioni di euro) per aumentare il livello di cultura e consapevolezza sulle tematiche ambientali e sulle opzioni a disposizione per l'adozione di stili di vita e consumi più sostenibili, anche a livello di comunità;

    il comma 61 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2022 ha stabilito le risorse disponibili sul fondo per il Green New Deal, destinate alla copertura delle garanzie sui finanziamenti anche per progetti volti a favorire l'integrazione dei cicli produttivi con tecnologie a basse emissioni per la produzione di beni e servizi, nella misura di 565 milioni di euro per il 2022;

    ulteriore strumento finanziario legato agli obiettivi di neutralità climatica al 2050 è il Fondo per la transizione giusta (JTF), istituito con regolamento (UE) 2021/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021, con risorse disponibili, per il periodo 2021-2027, che ammontano complessivamente a 17,5 miliardi di euro (936 milioni per l'Italia);

    in risposta alla citata interpellanza n. 2-01497 è stato inoltre precisato che, in merito alle azioni di supporto alla strategia Made Green in Italy, il Ministero della transizione ecologica ha promosso un primo bando, conclusosi nel 2020, ed uno ulteriore nel mese di dicembre 2021, che sarà attivo fino al 10 luglio, volti al finanziamento per l'elaborazione di regole di categoria di prodotto. Inoltre, per la promozione dello schema di Made Green sono stati stanziati 410 milioni di euro per la predisposizione delle Rcp;

    ad oggi tuttavia risultano pubblicate solo 15 Rcp, di cui 7 afferenti al settore agroalimentare (il Grana Padano, il Provolone Tutela Valpadana, l'aceto, la pasta secca, le carni fresche di suino e di bovino e i gelati) e le rimanenti 8 riferite al settore industriale (borse in PE, i servizi di lavanderia industriale, la lana cardata, la fabbricazione di imballaggi in legno, l'acciaio, i geotessili e i prodotti correlati, il tabacco greggio e le grandi casse in polietilene);

    per contribuire in modo concreto alle sfide ambientali del Green Deal europeo e conseguire la neutralità climatica entro il 2050 è dunque necessario potenziare la strategia complessiva legata al sistema di assegnazione dei marchi di eccellenza ambientale di beni e servizi che siano in grado di soddisfare elevati standard ambientali durante l'intero ciclo di vita;

    l'industria può offrire un valido contributo nell'offerta di alternative ecologiche, ambientalmente sostenibili rispetto ai prodotti e servizi convenzionali, consentendo ai consumatori, attraverso informazioni accurate e non ingannevoli, di operare scelte informate e svolgere un ruolo attivo nella transizione verde e, allo stesso tempo, alle aziende che vogliano comunicare le performance ambientali raggiunte di aumentare la propria visibilità e promuovere un confronto tra prodotti funzionalmente equivalenti;

    a gennaio si è conclusa la prima fase dell'iniziativa denominata Green Consumption Pledge avviata dalla Commissione europea nel 2021, nell'ambito della New Consumer Agenda, con l'obiettivo di accelerare il contributo delle imprese a una ripresa economica sostenibile e rafforzare la fiducia dei consumatori nelle prestazioni ambientali delle aziende e dei loro prodotti,

impegna il Governo:

1) ad adottare, in tempi rapidi, iniziative volte a implementare apposite piattaforme e applicazioni digitali, valutando anche la possibilità di potenziare la piattaforma PagoPA, che agevolino i consumatori e gli utenti nell'acquisto di beni e servizi che aderiscono a sistemi di etichettatura low carbon, prevedendo a tal fine incentivi o soluzioni premiali, quali il già sperimentato cash back, dedicati ai prodotti green, e garantendo che le informazioni relative alla impronta di carbonio siano di facile accesso, accurate e aggiornate;

2) ad adottare iniziative per prevedere l'assegnazione delle risorse necessarie affinché, mediante appositi bandi, vengano realizzate App e piattaforme informatiche, ideate anche per i bambini attraverso sistemi interattivi basati sul gaming, che consentano a famiglie e consumatori di comprendere l'impatto ambientale delle proprie abitudini e scelte di consumo e di orientarsi verso comportamenti virtuosi e stili di vita a basse emissioni di carbonio;

3) ad adottare iniziative volte ad accrescere la diffusione del marchio Made Green in Italy e l'adesione da parte delle imprese, anche mediante l'elaborazione di ulteriori regole di categoria di prodotto (Rcp) che consentano di effettuare gli studi relativi all'impronta ambientale per un numero maggiori prodotti;

4) a individuare una strategia basata su un sistema integrato di azioni e misure, anche di carattere normativo, che rafforzi la collaborazione e il coordinamento tra i Ministeri competenti, anche ai fini della partecipazione ai tavoli nazionali ed europei dove vengono definiti gli standard e le procedure per la implementazione dei sistemi di etichettatura low-carbon;

5) ad accompagnare le misure finalizzate alla riduzione dell'impronta di carbonio dei processi, dei prodotti e dei servizi con adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte ai consumatori e agli operatori del mercato.
(1-00674) «Gallo, Sut, Federico, Masi, Torto, Chiazzese, Zolezzi, Manzo, Buompane, Palmisano».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    diffuso in Italia in modo capillare, quello delle Corporate Art Collection è un fenomeno complesso e variegato di grande impatto, sia in termini culturali sia in termini economici;

    basate sull'investimento delle imprese (banche, assicurazioni, industrie di ogni comparto dal siderurgico al tessile) in opere d'arte, le Corporate Art Collection rappresentano quindi una realtà privata importante nella gestione e valorizzazione dei beni culturali;

    la natura frammentata ed eterogenea di questo fenomeno però, ha generato difformità nei livelli di gestione. Per tale motivo esse necessiterebbero di linee guida e di standard qualitativi di gestione così come già avviene per i musei a gestione pubblica;

    l'associazione Tutela — impegnata nella salvaguardia del patrimonio nazionale — per colmare un vuoto normativo in un settore la cui importanza è strategica per l'intero comparto dei beni culturali in Italia, ha elaborato uno standard di qualità sulla gestione dei patrimoni culturali di enti privati. Lo standard Tutela, dal nome dell'associazione, si presenta come una certificazione, che ricalca la struttura della Iso 9001, e tiene in considerazione gli attuali standard di riferimento sulla gestione di qualità delle strutture museali (standard Mibact e Musei Impresa), addentrandosi in quello che è la complessità di un organismo corporate. Inoltre, si qualifica come soggetto aggregatore delle Corporate Art Collection nazionali, le quali adottando lo standard si associano tra di loro creando il primo network di collezioni private in Italia. In Europa esiste già l'Association of Corporate Collections of Contemporary Art in cui l'Italia è assente e con cui potrebbe dialogare, in modo innovativo, perché i partecipanti condividono uno standard qualitativo uniforme, l'associazione Tutela;

    l'iniziativa mira, quindi, a sensibilizzare sull'importanza della tutela e della valorizzazione della più grande risorsa nazionale, i beni culturali, coinvolgendo il settore privato che detiene grandi patrimoni in nome di un interesse più ampio per l'intera collettività;

    nell'ambiente imprenditoriale, dove le certificazioni stanno assumendo un valore estremamente rilevante, l'assenza di uno standard di gestione, all'interno del settore dei beni culturali privati, fa scaturire quindi l'esigenza di una normativa la cui applicazione possa essere garanzia di qualità e best practice oltre che strumento di evidenza dell'impegno e degli investimenti applicati in tal senso;

    l'applicazione di questo standard avrebbe anche un impatto sul mercato del lavoro, poiché gli audit di certificazione sarebbero condotti da professionisti del settore a seguito di una formazione specifica. Per le imprese, invece, rappresenterebbe uno strumento di tutela e valorizzazione del proprio patrimonio, inserendolo all'interno di un sistema di gestione dinamica che ne valuti, tra l'altro, anche il valore economico, ai fini di ottimizzazione del bilancio, e si inserisca come azione virtuosa nei progetti di sostenibilità aziendale,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per l'innovazione dei sistemi di certificazione dei beni culturali, basandosi sullo standard di «Tutela», come richiamato in premessa.
(7-00856) «Mollicone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   CASU, GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, ANDREA ROMANO, DEL BASSO DE CARO, PIZZETTI, CANTINI e PRESTIPINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   Dazn Group, controllata da Access Industries, è uno dei leader mondiali nello streaming a pagamento di contenuti sportivi sia in diretta che on demand;

   è presente in oltre 200 Paesi e, tra gli eventi sportivi che offre, c'è tutta la Serie A TIM, la Serie BKT, la UEFA Europa League, la UEFA Conference League, LaLiga, FA Cup, Carabao Cup, Copa Libertadores, Copa Sudamericana, MotoGP, Moto2 e Moto, i canali Eurosport 1 HD ed Eurosport 2 HD con tennis, basket, ciclismo, sport invernali ed altro;

   nel marzo 2021, con un'offerta di 840 milioni di euro a stagione, si è aggiudicata i diritti per tutte le partite di campionato di Serie A, di cui 7 in esclusiva e 3 in co-esclusiva con altro operatore, per il triennio 2021-2024 in partnership con TIM;

   stando a quanto si apprende da numerose testate giornalistiche, a partire da metà dicembre non sarà più possibile utilizzare due utenze con un unico abbonamento, così come previsto dal punto 8.3 delle condizioni di utilizzo della piattaforma, e agli utenti abbonati sarà garantito il diritto di recesso, entro 30 giorni;

   tale decisione, non prevista dalle condizioni generali di contratto, potrebbe arrecare notevole pregiudizio nella fruizione del servizio e sta, pertanto, generando in centinaia di migliaia di tifosi e appassionati molte critiche e preoccupazioni;

   nei mesi scorsi, a causa di continui malfunzionamenti e ripetuti disservizi della piattaforma, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha comunicato di aver avviato un'istruttoria per «definire i parametri di qualità dei servizi di trasmissione», nonché «le soglie ed i criteri per la quantificazione e la corresponsione di indennizzi nei confronti degli utenti a fronte dei disagi subiti»;

   il 22 settembre 2021, la Commissione Trasporti ha approvato una risoluzione proposta dalla Presidente e sottoscritta dai componenti dei gruppi parlamentari che impegna il Governo ad adottare tutte le iniziative di competenza, anche normative, volte ad assicurare che Dazn e tutti gli altri operatori che offrono servizi analoghi garantiscano agli utenti piena tutela in materia di trasparenza, informazione, indennizzi, reclami e assistenza tecnica, a valutare l'opportunità di un rafforzamento dei poteri conferiti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e prescrivere alle piattaforme e agli operatori di individuare modalità di trasmissione dei contenuti audiovisivi idonee al miglioramento della qualità del servizio al cliente finale –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, anche sul piano normativo, al fine di tutelare gli interessi di milioni di tifosi.
(3-03031)


   LACARRA e CASU. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Dazn è un servizio a pagamento di video streaming online, sia in diretta che on demand, di eventi sportivi fondato a Londra nel 2015;

   la piattaforma è disponibile in Italia dal 1° luglio 2018 e operativa dalla stagione calcistica 2018-2019, trasmettendo in esclusiva tutte le partite della serie B di calcio, 3 partite per turno della Serie A e un certo numero di altri eventi calcistici e sportivi;

   il 26 marzo 2021, Dazn si è aggiudicata i diritti per la trasmissione di tutte le 380 partite stagionali del campionato di Serie A per il triennio 2021-2024, di cui 266 in esclusiva e 114 in condivisione con Sky. Sempre dalla corrente stagione 2021-2022, non in esclusiva, l'emittente trasmette gli incontri dell'Europa League e alcune partite della Conference League organizzati dalla Uefa;

   il calcio ha un seguito di milioni di persone nel nostro Paese, è praticato da oltre 1,4 milioni di cittadini e rappresenta un elemento caratterizzante della cultura e dell'identità nazionale;

   a differenza di altri competitor, Dazn non è una piattaforma televisiva tradizionale ma, come detto, trasmette i suoi contenuti in streaming. Ciò implica rilevanti criticità che attengono alle possibilità di accesso ai servizi e alla capacità di fruizione dei prodotti video venduti;

   in particolare, gli utenti che acquistano l'abbonamento Dazn sono anche obbligati a dotarsi di un televisore (cosiddetta smart tv) ovvero di un decoder di ultima generazione, senza il quale l'accesso ai contenuti può avvenire solo mediante altri dispositivi come computer, pc o smartphone;

   come segnalato in una precedente interrogazione (n. 5-06731), soprattutto nelle prime giornate di campionato, la trasmissione delle partite di serie A ha subito rallentamenti e interruzioni anche prolungate, impedendo agli abbonati di fruire di un servizio a pagamento;

   in data odierna si apprende da articoli di stampa della volontà di Dazn di privare gli utenti della possibilità di collegare due utenze al medesimo abbonamento e di vedere contemporaneamente lo stesso contenuto sulla piattaforma, malgrado il punto 8.3. delle condizioni di utilizzo sulla cui base gli utenti hanno sottoscritto l'abbonamento disponga testualmente che quest'ultimo «dà diritto all'utilizzo del Servizio DAZN su un massimo di due (2) dispositivi contemporaneamente»;

   la decisione di Dazn, ancora non smentita, avrebbe efficacia a partire da dicembre 2021 –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se, per quanto di competenza, non intenda assumere iniziative normative volte ad evitare quello che all'interrogante appare un inaccettabile pregiudizio a danno di milioni di utenti.
(3-03032)


   BELOTTI, DONINA, FURGIUELE, FOGLIANI, MACCANTI e TOMBOLATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Dazn è un servizio di streaming online di eventi sportivi, attivo in Italia dal 1° luglio 2018, con sede principale nel Regno Unito;

   il 26 marzo 2021, all'esito della procedura di assegnazione dei diritti tv della Lega Serie A per il triennio 2021-2024, Dazn è risultato aggiudicatario per una cifra di 840 milioni di euro a stagione; il passaggio alla trasmissione in streaming degli eventi sportivi comporterà una forte pressione sul traffico internet rischiando di impattare il regolare funzionamento delle reti degli operatori di telecomunicazioni. Il problema attualmente è infatti rappresentato dal modello di distribuzione centralizzato proposto da Dazn agli operatori che prevede la distribuzione del segnale da pochi punti di origine – principalmente a Roma e Milano – che risultano quindi lontani dalla maggioranza dei clienti;

   il 24 giugno 2021 il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato un atto di indirizzo finalizzato a evitare fenomeni di congestione della rete, conseguente ai picchi di traffico, che potrebbero verificarsi in corrispondenza della trasmissione simultanea di uno o più eventi calcistici e prevenire i disservizi per gli abbonati e contrastare il degrado della qualità del servizio di accesso ad Internet per tutti gli utenti;

   l'Autorità prendendo atto della situazione e dei rischi per tutti gli utenti di Internet ha quindi imposto a Dazn una modalità diversa di distribuzione del segnale ossia un modello distribuito attraverso una cosiddetta «content delivery network», che consenta di minimizzare il ritardo nella fruizione dei contenuti richiesti preservandone la qualità. Mediante l'installazione di server presso un numero di nodi di ciascun operatore il traffico internet generato potrà essere gestito dagli operatori che rafforzeranno la propria capacità sulle tratte di rete più esposte;

   non è al momento noto di quali strumenti possa avvalersi l'Autorità in caso di inadempimenti da parte di Dazn, non essendo stato ancora pubblicato il suddetto atto di indirizzo;

   l'Autorità ha inteso adottare un preventivo provvedimento anche in ragione del fatto che, ad avviso del Consiglio, è necessario vigilare «sulle decisioni e sulle iniziative assunte dalle parti valutandone gli effetti, per i profili di competenza, sulle dinamiche concorrenziali e sulla qualità del servizio riservandosi di intervenire anche in via d'urgenza, ricorrendone i presupposti, a tutela degli utenti e del mercato»;

   è noto come, a normativa vigente, gli assegnatari di diritti sportivi non sono assoggettati alle disposizioni già previste per i fornitori di servizi di comunicazione elettronica, con riferimento alle condizioni contrattuali, alla qualità del servizio e alle procedure di risoluzione extragiudiziaria delle controversie, nonché a meccanismi di indennizzo in caso di disservizi;

   l'intervento dell'Autorità è, quindi, indicativo della necessità di tutelare gli utenti nei confronti degli operatori della comunicazione che offrono i prodotti audiovisivi oggetto di assegnazione, a prescindere dalla piattaforma utilizzata per la diffusione degli stessi –:

   se il Governo intenda assumere iniziative normative al fine di fornire all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni i necessari poteri atti ad assicurare il rispetto dell'indicazione formulata, anche al fine di garantire il corretto funzionamento delle reti di comunicazioni elettroniche, tutelando al tempo stesso i consumatori.
(3-03033)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 novembre 2021, su molte testate giornalistiche nazionali, sono emerse indiscrezioni circa la possibilità da parte di Dazn – la piattaforma di streaming sportivo che ha in esclusiva, in partnership con Tim, i diritti delle partite di calcio della Serie A per il triennio 2021-2024 – di procedere unilateralmente alla modifica delle condizioni contrattuali relative al servizio di abbonamento attualmente in essere;

   nello specifico, a partire dalla metà del mese di dicembre 2021, sarebbe prevista la cancellazione della «concurrency» come prevista dall'articolo 8.3 delle Condizioni di utilizzo del servizio, che recita esplicitamente che «L'abbonamento dà diritto all'utilizzo del Servizio Dazn su un massimo di due dispositivi contemporaneamente»;

   la presunta decisione di bloccare gli abbonamenti multiuso, peraltro mai smentita dalla società interessata, è pervenuta all'attenzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, attraverso anche le associazioni di consumatori, affinché venga accertata la correttezza dell'operato della società che eroga il servizio;

   il cambio dei termini di servizio del contratto sottoscritto con gli abbonati in corso di campionato, se confermato, rappresenta, a parere dell'interrogante, una violazione e compromissione dei diritti dei consumatori, alla cui difesa il Governo non può sottrarsi, oltre a un'ulteriore e palese violazione delle regole di concorrenza, essendo la concurrency uno degli elementi sulla base dei quali si orienta la scelta dell'utente di abbonarsi;

   pur essendo prevista, da parte degli abbonati, la possibilità di recedere dal contratto entro trenta giorni dalla proposta di modifica unilaterale delle condizioni di contratto in corso di servizio, si profila comunque un danno per gli utenti che hanno attivato abbonamenti sulla base di precise condizioni proposte dalla società, ora venute meno;

   seppur sia comprensibile l'esigenza di contrastare la pirateria, come addotto da Dazn, appare quantomeno scorretto per l'interrogante impedire di utilizzare il servizio alle condizioni previste al momento dell'acquisto, e in ogni caso la misura andrebbe a penalizzare proprio chi non ricorre ad atti illeciti provvedendo ad abbonarsi;

   le legittime osservazioni pervenute dalle associazioni dei consumatori non possono rimanere inascoltate, anche alla luce del fatto che, per l'interrogante, quello in parola è soltanto l'ultimo, in ordine di tempo, episodio discutibile nella condotta di Dazn –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo, anche sul piano normativo, a fronte della modifica unilaterale delle condizioni di erogazione del servizio prospettata da parte di Dazn, che provocherebbe una grave lesione dei diritti dei consumatori.
(4-12393)


   BUTTI, SILVESTRONI, ROTELLI e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da quanto appreso da fonti stampa, l'attuale situazione che si è venuta a creare sulle modalità di visione delle partite di calcio di Serie A per il prossimo triennio appare sempre più confusa, con notevoli disagi per milioni di consumatori che devono sapere per tempo e con chiarezza come poter vedere le partite dal prossimo agosto;

   nel nostro Paese il calcio viene vissuto come fenomeno sociale, costituendo un importante momento di svago per milioni di persone soprattutto in un momento difficile come quello attuale;

   l'operatore Dazn si è recentemente aggiudicato i diritti per tutte le partite della Serie A, che saranno trasmesse in prevalenza via internet, con il rischio di possibili disservizi dovuti anche al digital device e all'attuale ritardo delle reti broadband nel nostro Paese. Ciò rischia di creare forti disagi a milioni di cittadini;

   per scongiurare tale rischio si è proposto in Lega Serie A di trasmettere i 10 match in 10 momenti diversi: una proposta che rischia di creare ulteriori disagi nella fruizione degli eventi e nelle abitudini dei consumatori;

   stante l'assegnazione dei diritti del campionato di Serie A a Dazn, la partnership siglata tra Tim e Dazn sembrerebbe vedere Tim come possibile distributore esclusivo da luglio 2021. Se ciò fosse confermato senza che vi siano ulteriori soggetti incaricati della distribuzione, questo vorrebbe dire limitare fortemente i canali distributivi della partite di Serie A, con forti svantaggi diretti per i consumatori;

   sempre secondo fonti di stampa, una parte di operatori alternativi avrebbe partecipato il 3 giugno 2021 a un tavolo tecnico gestito dalla Direzione reti e servizi di comunicazione elettronica dell'Agcom per esaminare il tema della tenuta delle reti internet in vista dei prossimi match della Serie A in streaming su Dazn;

   anche Vodafone avrebbe già adito le vie legali a seguito della volontà di Dazn di rescindere il contratto con Vodafone fino ad agosto 2022 per la fruizione dei propri contenuti sulla propria Vodafone TV;

   le società di telecomunicazioni avrebbero scritto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per chiedere chiarimenti in merito al contenuto dell'accordo tra Dazn e Tim, nel timore che possa essere utilizzato per sbaragliare la concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni;

   Sky avrebbe offerto a Dazn mezzo miliardo di euro l'anno per poter distribuire le restanti 7 partite di Serie A su Sky Q attraverso l'app Dazn e tramite un canale lineare via satellite, consentendo in questo modo agli abbonati di avere accesso a tutte le partite, ampliando la scelta degli utenti ed evitando problemi di potenziale «tenuta» della rete internet, attraverso una diversificazione delle modalità trasmissive;

   tale offerta non sarebbe in esclusiva, lasciando dunque piena libertà a Dazn di offrire le partite su altre piattaforme e ad altri operatori, a vantaggio dei consumatori; tuttavia Dazn avrebbe rifiutato l'offerta;

   tale decisione rende del tutto incerto il destino dei diritti audiovisivi per i prossimi tre anni, il tutto nell'ottica di evitare che il consumatore finale venga penalizzato dalla frammentazione dell'offerta e dall'incertezza sulle piattaforme disponibili –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in specie di carattere normativo, al fine di tutelare gli interessi di milioni di cittadini tifosi di calcio, salvaguardando da un lato la concorrenza e dall'altro lato tutelando i diritti degli utenti, nel rispetto della normativa italiana e della tutela dei consumatori.
(4-12394)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 120, secondo comma 9, della Costituzione, dell'articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131, dell'articolo 4, commi 1 e 2, del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, dell'articolo 2, commi 80, 83, 88, 88-bis, e successivi, la Regione Calabria è sottoposta al commissariamento per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali;

   il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Calabria, ha comunicato, in data 31 maggio 2022, di aver sottoscritto, con il Ministro della salute, Roberto Speranza, il contratto istituzionale di sviluppo (Cis) del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Missione 6 «Salute» della Regione Calabria;

   il Dca n. 59/2022 della Regione Calabria, denominato «Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – Missione 6 – Componenti 1 e 2. Approvazione del piano operativo regionale – Pnrr», prevede la realizzazione di 61 case della comunità di 14 hub e 47 Spoke;

   il Dpgr – C.A., n. 135 del 21 dicembre 2011 individua i siti delle case della salute e precisamente: Trebisacce, San Marco Argentano, Praia a Mare, Cariati, Mesoraca, Chiaravalle, Scilla, e Siderno, come integrato e modificato dal Dpgr – C. A. n. 185 del 2012;

   la Dgr n. 647 del 29 dicembre 2017, a valere sulla dotazione finanziaria prevista dalla Dgr n. 40 del 2016 (PAC 2007/2013), pari a 49.315.529,20, con la quale è stata approvata la nuova scheda di salvaguardia n. 4 «Rete regionale case della salute», ha confermato la realizzazione delle case della salute di San Marco Argentano, Cariati, Mesoraca, Chiaravalle, Scilla e Siderno prevedendo il differimento della tempistica di attuazione del progetto al 31 dicembre 2020;

   la Dgr n. 216 del 28 luglio 2020 ha confermato il progetto case della salute per un importo complessivo pari a 49.315.529,20 a valere sul Pac 2007/2013;

   il Dca 35 del 24 febbraio 2021 ha ad oggetto il Piano di azione e coesione (Pac) – «Rete Regionale case della salute» – differimento al 31 dicembre 2021 del termine di scadenza delle convenzioni stipulate;

   i cronoprogrammi degli interventi afferenti al Progetto «Rete regionale case della salute» non risultano compatibili con il termine di chiusura del Pac 2007/2013, da ultimo fissato al 31 dicembre 2022; il decreto dirigenziale del dipartimento tutela della salute della regione Calabria n. 2242 del 4 marzo 2022 ha disposto il disimpegno della somma di 49.315.529,20;

   il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Calabria ha dichiarato alla stampa, in data 4 giugno 2022, che i progetti relativi alla rete regionale delle case della salute in Calabria restano tutti in piedi e che saranno finanziati attraverso l'azione 9.3.8 del Por Calabria Fesr 2014/2020, per un ammontare massimo di 48.952.332,43 euro;

   va tenuto conto delle tipologie assistenziali erogate, rispettivamente, dal modello delle case della comunità e da quello delle case della salute;

   i siti identificati per la realizzazione delle case della comunità hub e spoke non coincidono con quelli afferenti al progetto della rete regionale delle case della salute;

   gli 8 siti delle case della salute non sono menzionati dal suddetto piano operativo regionale neppure tra quelli finanziati con fondi regionali diversi dal Pnrr –:

   se la realizzazione della rete regionale delle case della salute della Regione Calabria risulti ancora attuabile, ancorché compatibile con il piano operativo regionale, approvato con il decreto del Commissario ad acta del 24 maggio 2022, n. 59.
(4-12395)


   ALAIMO e D'ORSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Palermo, come riportato da numerose agenzie di stampa, si sono registrate gravi criticità nello svolgimento delle operazioni di voto per l'election day indetto in occasione delle elezioni amministrative e dei referendum sulla giustizia del 12 giugno 2022;

   a far esplodere il caos è stato il forfait di quasi un terzo dei presidenti designati nei 600 seggi per le amministrative, in concomitanza con l'attesa partita casalinga del Palermo con il Padova per la promozione in serie B che ha registrato il «tutto esaurito»;

   da quanto si apprende, già nel pomeriggio di sabato 11 giugno sarebbero mancati oltre 170 presidenti di seggio sul totale di 600 della città;

   a nulla sarebbe valsa la corsa notturna contro il tempo dei funzionari del Comune e l'intervento della Prefettura: all'apertura dei seggi, domenica mattina, non si erano ancora insediati cinquanta presidenti;

   successivamente, alle 11, una parte dei presidenti mancanti all'appello sarebbe stata sostituita, ma all'appello ne sarebbero mancati ancora 20. Solo dopo le 12 fonti del Ministero dell'interno facevano sapere che stavano insediandosi gli ultimi 13, ma la normalità nelle operazioni di voto sarebbe arrivata solo dopo le 14, ben sette ore dopo l'apertura dei seggi;

   in sintesi, mentre la maggior parte dei seggi domenica alle 7 ha aperto le porte agli elettori, nel resto delle sezioni senza presidente si è registrato il caos: centinaia di elettori hanno trovato le porte chiuse e sono stati invitati dagli scrutatori a tornare più avanti nella giornata tra rabbia e stupore. In altri termini, non sarebbe stato dunque garantito il regolare svolgimento delle operazioni di voto ed a centinaia di cittadini sarebbe stato di fatto impossibile esercitare il proprio diritto di voto;

   si ritiene che la causa principale delle tante rinunce da parte dei presidenti di seggio sia stata la citata partita serale Palermo-Padova, poi vinta dal Palermo. Una partita che, nonostante fosse del tutto prevedibile che avrebbe causato disordini in concomitanza delle operazioni elettorali, non sarebbe stata tuttavia rinviata a causa di un rimpallo di competenze tra la Federcalcio e la Prefettura;

   ad aggravare la situazione sarebbe stato l'attacco hacker subito dal Comune di Palermo nei giorni scorsi che avrebbe mandato in tilt anche la ricezione delle mail via pec. Alcuni presidenti incaricati avrebbero informato della rinuncia per tempo, ma l'e-mail non sarebbe arrivata al Comune;

   a seguito di tali disordini sono esplose le polemiche politiche e le denunce penali; il Comune ha depositato un esposto in procura contro i presidenti rinunciatari e l'Ordine degli avvocati di Palermo ha invocato addirittura l'annullamento delle elezioni;

   sarebbero oltre 200 le persone segnalate alla procura di Palermo, che valuterà gli eventuali profili di responsabilità. Agli assenti ingiustificati potrebbero essere imputati reati come l'interruzione di pubblico servizio o il rifiuto di atti d'ufficio: i magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, hanno aperto una inchiesta per accertare la legittimità o meno delle rinunce agli incarichi, molte delle quali sarebbero arrivate a poche ore dal voto;

   in ragione dell'accaduto si ritiene del tutto probabile – ove non già annunciato – il ricorso alle vie legali contro l'esito delle operazioni di voto nella città di Palermo –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative urgenti di carattere organizzativo preventivo siano state poste in essere al fine di evitare i disservizi, poi infine verificatisi, con riguardo alle operazioni di voto in occasione dell'election day del 12 giugno 2022 nella città di Palermo, in particolare vista la conoscenza e la prevedibilità degli eventi e delle circostanze da cui i medesimi sono poi scaturiti, ovvero la programmata partita Palermo-Padova valida per la promozione in serie B ed il recente attacco hacker al Comune di Palermo;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere in merito ai gravi fatti verificatisi nel corso delle operazioni di voto nel capoluogo siciliano.
(4-12397)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in base alla determinazione direttoriale prot. n. 151294 del 18 maggio 2021 dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, alla successiva determina del 1° giugno e alle relative circolari inerenti alle nuove regole tecniche per gli apparecchi di cui al comma 7 dell'articolo 110 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto n. 773 del 1931, sono stati sottoposti a certificazione onerosa giochi come i calciobalilla, carambole, biliardi, flipper, freccette e dondolanti per bambini senza vincita, come gli apparecchi di cui al comma 6 del medesimo articolo ovvero video-lottery e Awp o slot dei bar;

   l'Agenzia ha quindi proceduto al riordino dei giochi senza vincita in denaro, applicando norme equivalenti a quelle degli apparecchi a vincita e introducendo nuove regole tecniche per la produzione, importazione, verifica e gestione; a seguito della revisione normativa, sono stati inclusi nel riordino anche i calciobalilla con gettoniera, i calciobalilla senza gettoniera con un utilizzo a tempo e le pool;

   la norma prevede che tali giochi, destinati a luoghi pubblici, devono essere dotati di una certificazione rilasciata da un ente certificatore e del relativo nullaosta per la messa in distribuzione; nonostante le norme siano già entrate in vigore, non sono ancora state attivate le procedure e le piattaforme telematiche che consentono di attivare la procedura di omologa e quindi di fatto per gli esercenti non è possibile regolarizzare la loro posizione;

   sono state sospese le vendite di calciobalilla destinati ai luoghi pubblici e tali prodotti possono essere venduti solo se destinati ad un uso domestico, con relativa dichiarazione riportata sui documenti di vendita;

   tale tema è stato oggetto di atti di sindacato ispettivo rimasti ad oggi senza risposta;

   nel frattempo, l'ultima circolare dell'Agenzia delle accise, dogane e monopoli (Adm) n. 14 del 26 aprile 2022, impone al punto 1 a qualsiasi tipo di gioco, anche gratuito, come i calciobalilla, pingpong, carambole ed altri giochi ad uso gratuito negli oratori e nei circoli Acli e Anspi, di essere certificato e quindi di dover pagare la tassa sugli intrattenimenti (ISI);

   il fatto di dover censire anche gli apparecchi gratuiti si scontra con la norma del pagamento dell'imposta sugli intrattenimenti (ISI), che comporta l'assolvimento dell'imposta: «il pagamento è effettuato dal soggetto passivo d'imposta in unica soluzione, secondo le modalità previste dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 18 luglio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 172 del 26 luglio 2003, entro il giorno 16 del mese, ovvero entro il giorno 16 del mese successivo a quello di prima installazione, in ragione della frazione di anno residua. I soggetti passivi d'imposta sono quelli già definiti nell'articolo 1, comma 2, del decreto direttoriale 22 marzo 2004»;

   non si comprende come a causa delle consuete lentezze burocratiche e dello scarso dialogo fra il Ministero e l'Adm non si sia ancora giunti ad adeguati chiarimenti sul discorso fiscale, dove per installare un calciobalilla, secondo quanto previsto dal comma 7, lettera c-bis), dell'articolo 110 del Tulps, lo si debba pagare come ex AM3 (categoria AM3 – Apparecchi attivabili a moneta o a gettone), ovvero apparecchi affittati a tempo (calcio balilla, bigliardino e apparecchi similari), come da decreto con riferimenti a diversa tipologia di giochi e apparecchi;

   ciò che era, e continua ad essere puro divertimento, è diventato improvvisamente una pericolosa minaccia legata al mondo dell'azzardo, per cui invece di colpire il gioco d'azzardo o il gioco illegale si andava a colpire il gioco di puro intrattenimento, disincentivando ulteriormente questa tipica attività di aggregazione sia per i giovani che per i meno giovani;

   il problema del nuovo regime si pone anche nei confronti degli eSport, sport elettronico praticato migliaia di appassionati, che entrerà prossimamente nel novero degli sport olimpici, per cui l'Adm, anziché tenere conto del fatto che si tratta di un settore del tutto nuovo, ancora non disciplinato, è recentemente intervenuta imponendo la chiusura di alcune sale dove si praticavano sport elettronici, contestando la mancata omologazione degli apparecchi e irrogando rilevanti sanzioni pecuniarie agli esercenti;

   è evidente che si tratta di attività che, proprio per il loro carattere eminentemente sportivo, non possono e non devono essere in alcun modo confuse con i videogiochi tradizionali o con le scommesse sportive –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative volte a rivedere la normativa per dettarne una più corretta che escluda il gioco di puro intrattenimento dalle categorie a cui si richiede una nuova omologa e un nuovo nullaosta e si impongono correttamente nuovi e più adeguati vincoli fiscali.
(2-01544) «Bagnasco».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 13 del decreto legislativo n. 504 del 1992 prevedeva la possibilità per il contribuente di richiedere il rimborso della maggiore imposta versata e non dovuta (ICI), entro il termine di tre anni dal giorno del pagamento ovvero da quello in cui è stato definitivamente accertato il diritto alla restituzione; l'articolo 1, comma 164, della legge n. 296 del 2006, ha modificato la disciplina dei rimborsi, ampliandone il termine da tre a cinque anni;

   l'articolo 21 del decreto legislativo n. 546 del 1992 concede al contribuente la possibilità di proporre ricorso avverso il diniego alla restituzione;

   per la generalità dei tributi il termine è decennale, mentre per i tributi locali la Corte di cassazione si è espressa più volte (Cassazione n. 4283/10 e n. 26013/2014) per un termine di prescrizione quinquennale;

   risulta all'interrogante, il caso di una società contribuente che aveva presentato ad un comune istanze di rimborso dell'ICI versata negli anni dal 1994 al 1998 a seguito della sentenza passata in giudicato con la quale è stata determinata – nell'anno 2005 – la rendita catastale (di importo inferiore rispetto a quello utilizzato ai fini ICI e determinato sulla base del valore contabile contabilizzato per gli immobili del gruppo catastale «D») di un fabbricato a seguito di contenzioso instaurato dalla società nei confronti dell'Agenzia del territorio nell'anno 1999;

   all'uopo, si ricorda che il contenzioso era stato avviata in quanto l'Agenzia del territorio aveva provveduto a rettificare una rendita proposta in data 27 giugno 1998 mediante procedura informatica Docfa «per ampliamento, ristrutturazione e diversa distribuzione degli spazi esterni»;

   il valore dei fabbricati in questione deve essere determinato sulla base della capitalizzazione della rendita catastale (proposta con la procedura Docfa a decorrere dall'anno di imposizione successivo a quello nel corso del quale è stata attribuita la rendita ovvero sia stata messa in «atti catastali» la «rendita proposta»;

   va evidenziata la necessità di chiarire se il termine prescrizionale del rimborso sia quinquennale, ovvero sia triennale, stante la specifica disciplina prevista dall'articolo 13 del citato decreto legislativo n. 504 del 1992;

   si sottolinea inoltre l'opportunità di chiarire se, anche nel caso di specie, viga il principio più volte sancito della «intangibilità dei cosiddetti rapporti esauriti» trattandosi di annualità già divenute definitive nell'anno 2005, essendo state già oggetto di liquidazione e/o accertamento –:

   se intenda fornire chiarimenti per una corretta interpretazione in ordine alla problematica di cui in premessa e alla legittimità dell'istanza richiamata.
(5-08269)


   MARTINCIGLIO, TERZONI, SUT, FRACCARO, GRIMALDI, ALEMANNO, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, RUOCCO, SCERRA e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il «superbonus 110 per cento» rappresenta una misura anticiclica che in questo periodo di crisi, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, sta risultando determinante per il rilancio economico del Paese;

   la vetustà del patrimonio edilizio italiano è causa di scarsissime performance ambientali che si riflettono sui costi per il riscaldamento e di raffrescamento delle unità abitative e delle emissioni clima-alteranti;

   tale condizione si ripercuote sulla capacità dei cittadini di far fronte all'esplosione dei prezzi energetici e aumenta la vulnerabilità del «sistema Italia» a eventuali crisi per l'approvvigionamento energetico;

   la stessa Commissione europea ha recentemente lodato le misure di efficientamento del patrimonio edilizio, con provvedimenti che dovrebbero essere di lungo periodo per dare certezze al comparto dell'edilizia in materia di investimenti e miglioramento del know-how e industriale, per ottimizzare le produzioni e gli stock nel breve-medio e lungo periodo, sia per i cittadini che possono programmare gli interventi sui propri edifici;

   con il decreto «Aiuti» è stata prorogata la scadenza per il completamento del 30 per cento degli interventi per gli edifici unifamiliari, mantenendo la scadenza del 31 dicembre 2022 per terminare l'intervento;

   un recente articolo de Il Sole 24 Ore prospetta la possibilità per i cittadini proprietari di villette unifamiliari che non sono certi di concludere il 30 per cento dei lavori entro il 30 settembre 2022 di usufruire comunque dell'agevolazione del 110 per cento anche solo versando le somme relative agli interventi previsti entro il 30 giugno 2022, considerato che la disposizione prevede che i benefici fiscali si maturano sulla base dei saldi di spesa del contribuente piuttosto che sullo stato effettivo dei lavori, fermo restando che il completamento degli stessi deve comunque essere asseverato entro 48 mesi, pena la comunicazione da parte dell'Enea all'Agenzia delle entrate della mancata conclusione dei lavori e la conseguente rivalsa da parte dell'erario sul committente, pari all'importo del beneficio fiscale maggiorato del 30 per cento;

   tale possibilità sicuramente rende più flessibile il sistema, garantendo un numero maggiore di interventi, fondamentali in un periodo così difficile per le famiglie e le imprese –:

   se l'interpretazione del dato normativo di cui in premessa sia rispondente all'ambito applicativo dell'agevolazione fiscale e conforme alla disciplina in vigore, con particolare riferimento agli adempimenti richiesti ai contribuenti rispettivamente per la data del 30 giugno 2022 e del 30 settembre 2022 ai fini del riconoscimento del beneficio del 110 per cento.
(5-08270)


   SANGREGORIO e VIANELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ordine del giorno n. G/2448/71/5 (presentato al Senato nel 2021) riferisce della sottoposizione della «Banca Popolare di Bari alla procedura di amministrazione straordinaria», evidenziando anche che «a seguito di tale decisione moltissimi investitori e risparmiatori hanno registrato ingenti perdite del valore dei titoli azionari vanificando in alcuni casi i risparmi di una vita»;

   il Governo si è impegnato a «valutare la possibilità di istituire presso il Ministero dell'economia e delle finanze un fondo destinato al ristoro i risparmiatori e soci della Banca popolare di Bari che hanno registrato perdite del valore dei titoli azionari posseduti alla data del 1° dicembre 2019»;

   non risulta agli interroganti che tale impegno sia stato ancora attuato;

   inoltre, è noto il coinvolgimento della banca in un'indagine penale relativa a due aumenti di capitale varati tra il 2013 ed il 2015 (strumentale all'acquisto della Tercas), attraverso una falsa rappresentazione alla Consob della propria situazione finanziaria (confronta il sito della Confconsumatori della Regione Puglia, l'articolo «Popolare di Bari, azionisti pronti a costituirsi in giudizio»);

   la liquidazione della banca (favorita dalla situazione sopra descritta) potrebbe comportare «l'azzeramento del valore delle azioni che esacerberebbe il contenzioso legale con i soci, già elevato a motivo delle modalità di collocamento degli aumenti di capitale 2014-15 (...)ritenute dalla Consob non coerenti con la normativa sui servizi di investimento e da essa sanzionate (...). Anche gli impatti occupazionali (circa 2.700 dipendenti) sarebbero rilevanti e difficilmente assorbibili dalla debole economia locale» (confronta l'approfondimento della Banca d'Italia del 16 dicembre 2019);

   ad aggravare ulteriormente il quadro in esame contribuisce il segno negativo del bilancio dell'istituto che risulta avere chiuso l'anno 2021 con una perdita di 170,8 milioni di euro;

   in conclusione, si profilano conseguenze economico-sociali negative a carico dei dipendenti, nonché degli azionisti e degli investitori appartenenti alle fasce più deboli e fragili della popolazione (come invalidi, lavoratori e pensionati), senza trascurare (come appurato dallo stesso interrogante) chi si è ritrovato titolare di azioni senza avere mai sottoscritto nulla –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare al fine di risolvere la situazione descritta in premessa (anche alla luce dell'impegno sopra richiamato), allo scopo di tutelare dipendenti, azionisti ed investitori (soprattutto quelli non qualificati o appartenenti alle fasce più deboli della popolazione) della Banca Popolare di Bari.
(5-08271)


   MARTINO e PELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   La «Tremonti Ambiente» (TA) è un'agevolazione fiscale introdotta dall'articolo 6, commi 13-19, della legge n. 388 del 2008 destinata a incentivare gli investimenti ambientali. La norma prevede che, a partire dall'esercizio in corso al 1° gennaio 2001, la «quota di reddito delle piccole e medie imprese destinata a investimenti ambientali non concorre a formare il reddito imponibile ai fini delle imposte sui redditi»;

   numerosi imprenditori collettivi piemontesi hanno realizzato i suddetti investimenti. Nell'incerto contesto circa la cumulabilità delle agevolazioni TA con quelle dei cosiddetti «Conti energia» non hanno iscritto la detassazione nella dichiarazione dei redditi dell'anno d'imposta in cui gli investimenti erano stati realizzati;

   alla luce dei chiarimenti recati dal cosiddetto «Quinto conto energia» (decreto ministeriale 5 luglio 2012), detti imprenditori hanno proceduto alla riapprovazione dei bilanci relativi presentando, alle competenti direzioni provinciali dell'Agenzia delle entrate, dichiarazione dei redditi integrativa a favore ovvero apposita istanza al fine di ottenere il rimborso delle maggiori imposte versate all'Erario, per non aver usufruito della detassazione;

   l'Agenzia delle entrate, con risoluzione n. 58/E/2016, ha chiarito il diritto alla cumulabilità delle due agevolazioni, entro il limite del 20 per cento del costo dell'investimento. Tuttavia in Piemonte le direzioni provinciali dell'Agenzia delle entrate hanno rifiutato il riconoscimento della detassazione. I contribuenti hanno perciò adito il competente giudice tributario reclamando il diritto all'agevolazione;

   il Gestore dei servizi energetici (Gse) con nota del 22 novembre 2017 ha affermato che la TA non è cumulabile le tariffe incentivanti spettanti ai sensi del III, IV e V Conto energia. Consiglio di Stato e Tar hanno annullato questa interpretazione;

   il legislatore, con il decreto-legge n. 124 del 2019, per superare le problematiche applicative derivanti dal divieto di cumulo delle agevolazioni del III, IV e V Conto energia, ha introdotto un meccanismo di «definizione agevolata» per la restituzione della TA con contestuale obbligo di rinuncia ai giudizi pendenti. Anche questa disposizione e i relativi atti applicativi, sono stati oggetto di ricorsi amministrativi, giunti ormai al vaglio della Corte di Cassazione –:

   quale orientamento il Ministro intenda esprimere, per quanto di competenza, sulla vicenda esposta in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative per dettare disposizioni a tutela del legittimo affidamento dei contribuenti indicati in premessa la cui posizione procedimentale è pienamente conforme alle indicazioni della risoluzione dell'Agenzia delle entrate n. 58/E/2016.
(5-08272)


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare n. 34/E del 2013, l'amministrazione finanziaria ha precisato che è necessario valutare caso per caso per stabilire se le somme elargite da pubbliche amministrazioni costituiscano «corrispettivi» per prestazioni di servizi, soggetti a Iva ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del decreto Iva, oppure si configurino come mere movimentazioni di denaro, fuori campo Iva ai sensi dell'articolo 2, terzo comma, lettera a) del medesimo decreto;

   a seguito di istanza d'interpello n. 904-400/2022, l'Agenzia delle entrate ha evidenziato la sussistenza di un rapporto sinallagmatico tra i finanziamenti corrisposti da un ente pubblico non economico — l'Ufficio d'ambito — preposto alla programmazione, regolazione e controllo del Servizio idrico integrato e gli obblighi assunti dal gestore nell'ambito territoriale ottimale (Ato), in particolare concernenti la realizzazione degli interventi programmati, e ha pertanto chiarito, in relazione al caso concreto, che i finanziamenti erogati a seguito dei costi sostenuti dal gestore sono da ritenersi rilevanti ai fini Iva;

   non appare ampiamente condivisibile, a giudizio degli interroganti, la sussistenza del rapporto sinallagmatico evidenziato dall'Agenzia delle entrate, in quanto trattasi di contributi in conto capitale diversificati su numerosi interventi e non riconducibili pertanto al corrispettivo per la prestazione di uno specifico servizio; pertanto, la finalità del contributo non è ascrivibile alla singola opera (individuazione singola prestazione), ma è di ordine generale e di miglioramento della qualità ambientale e sociale;

   dal momento che in passato era stato chiarito che i contributi per la realizzazione di opere pubbliche fossero esenti dall'applicazione dell'Iva, qualora questa esenzione non dovesse essere applicabile, sarebbe necessario prevedere un aumento del contributo erogato in misura corrispondente all'importo dell'imposta dovuta, in quanto, con questa decisione dell'Agenzia delle entrate, molte opere pubbliche in corso di esecuzione rischiano di rimanere bloccate per carenza di risorse;

   nella risposta a una precedente interrogazione n. 5-08028, è stato evidenziato che le strutture centrali dell'Agenzia delle entrate — nell'ambito dell'attività di monitoraggio ordinariamente svolta al fine di garantire l'uniformità dell'interpretazione delle norme tributarie sul territorio nazionale — verificano la correttezza dei pareri resi dalle direzioni regionali e, ove questi ultimi non siano condivisibili, ne propongono la rettifica –:

   quale sia l'esito dell'esame dello specifico caso richiamato in premessa al fine di rettificare la risposta resa al contribuente e ribadire l'esenzione Iva sui contributi erogati in seguito alla completa realizzazione dell'opera alla quale si riferiscono.
(5-08273)


   ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 33 del decreto-legge n. 50 del 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 17 maggio 2022, ed entrato in vigore il giorno successivo, ha istituito il Fondo per l'indennità una tantum per i lavoratori autonomi e i professionisti;

   con il medesimo articolo veniva demandato a un successivo decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia, la definizione dei criteri e delle modalità di concessione;

   tale decreto attuativo tarda ad arrivare, essendo la scadenza fissata per il 17 giugno;

   non si conoscono ancora le istruzioni per ottenere l'indennità una tantum contro il caro prezzi, riconosciuta alle altre categorie di beneficiari e beneficiarie per un importo pari a 200 euro e, in alcuni casi, già a luglio;

   il ritardo della definizione delle modalità per ottenere concretamente tale beneficio produrrà una notevole differenza cronologica nella percezione del bonus tra beneficiari dipendenti e parasubordinati e lavoratori autonomi;

   tale differenza va contro il principio di equità orizzontale, più volte condiviso dalla stessa maggioranza attualmente al Governo;

   oltre alle modalità applicative, non si conoscono nemmeno i requisiti nel dettaglio, per cui permane l'incognita dell'importo del bonus che per gli altri percettori è già stabilita nella misura di duecento euro –:

   se si convenga sull'urgenza dell'emanazione del decreto attuativo dell'articolo 33 del decreto-legge n. 50 del 2022, e in quali tempi sarà emanato e se l'importo dell'indennità prevista per i lavoratori autonomi sarà pari a quella percepita dalle altre categorie di lavoratori beneficiari.
(5-08274)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2019, n. 160, all'articolo 1, comma 682, ha previsto che, per le attività di analisi del rischio di comportamenti attuati dai contribuenti in violazione di norme di natura tributaria o in contrasto con i princìpi o con le finalità dell'ordinamento tributario, «l'Agenzia delle entrate, anche previa pseudonimizzazione dei dati personali, possa avvalersi di tecnologie, elaborazioni e interconnessioni con altre banche dati di cui dispone al fine di individuare criteri di rischio utili a far emergere posizioni da sottoporre a controllo e incentivare l'adempimento spontaneo»;

   lo schema di decreto attuativo del suddetto articolo 1, comma 683, è stato sottoposto dal Ministero dell'economia e delle finanze al parere del Garante per la protezione dei dati personali con nota del 15 novembre 2021 e in data 22 dicembre 2021 il Garante ha espresso parere favorevole con condizioni sullo schema del sopra menzionato decreto attuativo. Da notizie di stampa si apprende che il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe trasmesso al Garante un nuovo schema di decreto che tiene conto delle predette condizioni;

   la riforma dell'amministrazione finanziaria, abilitante e funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nel suo complesso, inclusa nella Missione 1 Componente 1 del PNRR, prevede tra gli adempimenti da espletare entro il primo semestre del 2022 l'entrata in vigore di atti di diritto primario e derivato e di disposizioni regolamentari nonché il completamento delle procedure amministrative per incoraggiare il rispetto della tax compliance e migliorare gli audit e i controlli;

   in particolare, tra gli obiettivi da raggiungere entro il prossimo 30 giugno figura il «completamento del processo di pseudonimizzazione dei dati di cui all'articolo 1, commi 681-686, della legge n. 160 del 2019, e l'istituzione dell'infrastruttura digitale per l'analisi dei mega-dati generati attraverso l'interoperabilità della banca dati completamente pseudonimizzata, al fine di aumentare l'efficacia dell'analisi dei rischi alla base del processo di selezione» –:

   quali siano i contenuti dello schema di decreto attuativo relativo all'articolo 1, comma 682, della legge n. 160 del 2019, ed in particolare in che modo venga garantito l'equilibrio tra la tutela della privacy e l'effettivo incremento della capacità di analisi e di contrasto all'evasione fiscale da parte dell'Agenzia delle entrate.
(5-08275)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RADUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si sono susseguite una serie di modifiche agli articoli 119 e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34. Le suddette modifiche sono state apportate mediante l'articolo 1, commi da 28 a 30, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, gli articoli da 28 a 28-quater del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 (decreto «Sostegni-ter»), convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 25, l'articolo 1 del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 13 (di seguito decreto Frodi), l'articolo 3-sexies del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 (di seguito «decreto Milleproroghe»), l'articolo 29-bis del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17 («decreto Energia»), l'articolo 14 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50; inoltre, in materia di cessione dei crediti d'imposta, si sono susseguite delle modifiche tramite l'articolo 23-bis del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 («decreto Ucraina»), convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51;

   ad oggi molti istituti di credito e altri intermediari finanziari, risultano aver bloccato o aver messo in stand-by o l'acquisto di crediti derivanti da «Superbonus» nonché da altri bonus minori;

   ad oggi molti operatori del settore, in seguito alle modifiche normative che hanno posto fine alle cessioni illimitate, lamentano l'impossibilità di cedere i propri crediti;

   ad aprile 2022 Enea ha pubblicato i dati riguardanti il solo «SuperEcobonus 110 per cento» quantificando che sono state prodotte n. 155.543 asseverazioni per un totale investimenti ammessi alla detrazione, ovvero con onere a carico dello Stato, pari a 27.446.194.587,41 di euro –:

   quanti crediti fiscali siano stati «generati» in totale, ovvero inseriti nel «Cassetto fiscale» della piattaforma di cessione crediti dell'Agenzia delle entrate, da un privato contribuente o da professionista abilitato all'apposizione del «visto di conformità», per tutti i bonus fiscali, per i lavori eseguiti negli anni 2020, 2021, 2022, distinguendo ciascun importo per tipologia di incentivo, tra cui, in particolare, quelli relativi al «Superbonus 110 per cento»;

   quanti dei sopracitati crediti fiscali totali siano stati oggetto del cosiddetto «sconto in fattura» ai sensi dell'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020 e successive modificazioni e integrazioni, nonché quale importo esatto di questi crediti totali, inseriti nella piattaforma di cessione dei crediti dell'Agenzia delle entrate, siano riferibili a soggetti con partita Iva, ovvero imprese individuali, società e professionisti che siano stati pagati per le loro prestazioni con la cessione di crediti fiscali per gli anni 2020, 2021 e 2022 e distinguendo per tipologia di incentivo fiscale;

   quanti dei suddetti crediti fiscali totali siano stati ceduti con cessione andata a buon fine, ovvero esplicitamente accettata dal cessionario, ad un istituto di credito e finanziario, ad una compagnia assicurativa, a Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti;

   quanti crediti fiscali delle presunte frodi dichiarate dall'Agenzia delle entrate (circa 4,4 miliardi di euro a fine 2021 secondo comunicazioni ufficiali) siano stati poi effettivamente ceduti e «monetizzati» con una cessione andata a buon fine, ovvero esplicitamente accettata dal cessionario, ad un istituto di credito e finanziario, ad una compagnia assicurativa, a Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti;

   a quanto ammontino le richieste di cessione e gli importi totali corrispondenti, registrate sulla piattaforma di cessione dei crediti dell'Agenzia delle entrate per contribuenti privati, imprese e professionisti, che siano state esplicitamente rifiutate da Poste Italiane e da Cassa depositi e prestiti negli anni 2021 e 2022.
(5-08268)

Interrogazione a risposta scritta:


   LUPI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come innumerevoli società, così un'importante azienda di facility management nel settore metalmeccanico/edile/manutentivo, destinataria di appalti della pubblica amministrazione operante in territorio nazionale, con varie commesse è costretta a richiedere lo stato di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico a causa di ripetuti ritardi di pagamento della pubblica amministrazione, che, a partire dal mese di gennaio 2022, hanno comportato l'oggettiva impossibilità di pagare «una» rata delle rateazioni dell'Azienda entrate e riscossioni (AdER);

   a causa di tale condizione, così, la Globalgest (GG), con sede legale a Roma, è entrata nella condizione di soggetto sotto verifica a partire dal mese di aprile 2022, con la conseguenza di perdere tutti i pagamenti relativi alle commesse di affidamenti pubblici in corso;

   permanendo tale incresciosa situazione di blocco, in data 16 maggio 2022, alla stessa società venivano notificate nuove cartelle per un valore di euro 116.000,00, pari al totale delle rateazioni precedenti; a seguito di tale notifica la Globalgest presentava una nuova richiesta di rateazione, ma dopo due mesi di totale silenzio della AdER, e senza poter ricevere alcun pagamento, solo il 30 maggio 2022 veniva comunicato ai clienti della GA, committenti pubblici, l'avvio di pignoramenti presso terzi per l'intera somma;

   nonostante il valore totale dei pignoramenti sia decisamente maggiore della somma dovuta (euro 116.000,00), emergevano ulteriori problemi: altri ritardi di pagamento e diniego dell'INPS nel rilascio DURC, a causa delle summenzionate pendenze fiscali;

   ad oggi la Globalgest è totalmente paralizzata, avendo ottenuto il rifiuto del rinnovo dell'iscrizione all'albo dei gestori ambientali; costretta a procedere al licenziamento collettivo di oltre trenta dipendenti, più subappaltatori, non riuscendo più ad eseguire gli appalti pubblici già affidati ed in corso di esecuzione: di fatto il sistema vigente di rottamazione non permette di sanare, pagando in bonis gli adempimenti scaduti;

   la mancanza di liquidità dovuta al mancato pagamento della committenza pubblica, ha causato a sua volta il mancato pagamento degli stipendi e dei fornitori, nonché della rata AdER che ha originariamente generato il blocco, -lasciando l'azienda in una sorta di tempesta perfetta;

   ad oggi sono circa 500 mila le imprese che non sono state in grado di pagare le rate delle imposte pregresse e sospese a seguito della normativa emergenziale, e che da qualche giorno, senza alcun cuscinetto e preavviso, si stanno vedendo notificare a tempo di record le intimazioni di pagamento del residuo dovuto, secondo quanto riportato dalle principali testate nazionali (vedasi tra le altre Italia Oggi del 7 marzo 2022);

   la conseguenza più ovvia per le aziende in crisi, come per la Globalgest, è innanzitutto quella di lasciare migliaia di famiglie senza stipendio, in un periodo post-Covid, ulteriormente aggravato dalla crisi internazionale, e ciò lascia gravi e pesanti preoccupazioni;

   come ha denunciato Cappadona, Presidente associazione generale cooperative italiane Sicilia, c'è una «confusione tra evasori e soggetti in difficoltà. È inopportuno l'annuncio di nuove inflative per la riscossione massiva indiscriminata verso cittadini e imprese ora, dopo il Covid, con la crisi energia che si aggrava. Servono pace fiscale e strategie di sviluppo» (Gazzettino di Sicilia, 6 giugno 2022) –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza della situazione in premessa e come intenda dirimere questa incresciosa vicenda che potrebbe, ed in tempi rapidissimi, mettere sul lastrico queste trenta famiglie, così come altre migliaia di famiglie coinvolte nelle crisi aziendali di cui in premessa.
(4-12398)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e GRIPPA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione delle carceri italiane è allarmante: fonti di stampa, con cadenza quasi quotidiana, raccontano di episodi di violenza, aggressioni e persino di suicidi;

   nel carcere romano di Regina Coeli, un detenuto è stato sequestrato e violentato da altri due detenuti;

   all'interno dello stesso carcere alcuni detenuti hanno cercato di disarmare e sequestrare un agente penitenziario;

   nel carcere milanese di San Vittore un detenuto ventunenne, in attesa di trasferimento in Rems, si è ucciso con inalazioni di gas, a distanza di una settimana dal suicidio di un altro detenuto di 24 anni;

   tutto ciò è sintomatico della gravissima carenza di organico che si ripercuote inevitabilmente sulla sicurezza, nonché dell'elevata presenza nei penitenziari di pazienti psichiatrici, destinati alle Rems; i dati fotografano un sistema al collasso:

    il personale della Polizia penitenziaria è allo stremo, costretto a lavorare con mezzi e strumenti inadeguati e all'interno di strutture vetuste, non adeguatamente formato nella gestione e controllo dei detenuti con problemi psichiatrici;

   su un organico decretato di circa 41.200 unità circa (di cui quasi 38.000 previsti per gli istituti ed il resto per tutte le specializzazioni e servizi diversi ma essenziali al funzionamento del Corpo) mancano all'appello oltre 4000 unità. Di 37.760 unità previste per il funzionamento degli istituti penitenziari negli 11 distretti con cui è stata divisa la geografia penitenziaria, sono in servizio circa 33.040 unità;

   un numero di persone almeno pari a quelle attualmente ospitate in Rems – compreso tra le 670 (secondo i calcoli effettuati dal Ministero della salute e dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome) e le 750 (secondo i calcoli del Ministero della giustizia) – si trovano allo stato in attesa di essere collocate in una Rems; la permanenza media in una lista di attesa è pari a circa dieci mesi;

   molte strutture, quale quella di Regina Coeli, nascono quali carceri circondariali, ovvero per accogliere detenuti per brevi reclusioni. Vengono, invece, utilizzate per detenuti con pene definitive, senza che ci siano le attrezzature adatte a questo scopo;

   gli interroganti, che hanno potuto constatare personalmente a seguito di una recente visita nel carcere di Regina Coeli, l'inaccettabile condizione in cui versano gli istituti penitenziari, ritengono che non sia più tollerabile ciò, che si verifichino aggressioni, atti di autolesionismo e persino suicidi. È doveroso che vengano adottate tutte le misure per assicurare la tutela dell'incolumità fisica e psichica del personale di Polizia penitenziaria e dei detenuti –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative ritenga opportuno adottare per fronteggiare questa emergenza all'interno delle carceri di tutto il territorio nazionale;

   se e quali prossimi provvedimenti si intendano adottare al fine di ampliare l'organico di polizia penitenziaria ed implementarne la relativa formazione, con particolare riguardo alla gestione dei detenuti con problemi psichiatrici;

   se e quali iniziative intenda intraprendere al fine di promuovere l'attività di coordinamento con le regioni per monitorare ed implementare il funzionamento delle Rems.
(4-12396)


   ASCARI e SPADONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo del Corriere del Veneto datato 14 giugno 2022, si apprende della storia di una donna, vittima di violenza sessuale da parte del marito nel 2011, la cui denuncia è rimasta in fase di indagini per almeno 11 anni. La richiesta di rinvio a giudizio ed il conseguente processo a carico dell'imputato, infatti, sarebbero stati richiesti dalla Procura di Vicenza solo di recente, a febbraio di quest'anno, dopo ben undici anni dalla perpetrazione della violenza, con l'immediata conseguenza che il reato risulta prescritto e l'imputato prosciolto;

   la fonte citata riporta quanto subito dalla moglie dell'imputato: costrizione al rapporto sessuale, minacce di morte, lesioni (corredate da certificati di Pronto Soccorso) – tutte situazioni incorporate in denunce reiterate, rimaste poi prive di riscontro giudiziale. Da quanto narrato dalla signora e poi successivamente riportato, il giorno 18 settembre 2011, infatti, «il marito 43enne l'avrebbe costretta con la forza a salire in auto e, raggiunto un luogo appartato a Comedo (in provincia di Vicenza), l'aveva aggredita, costringendola a subire un rapporto sessuale. L'avrebbe presa a schiaffi, le sarebbe salito sopra per bloccarla, l'avrebbe spogliata e minacciata di morte se si fosse rifiutata». Ad oggi, nonostante la sentenza di proscioglimento, l'ex imputato rimane comunque libero ed irreperibile, anche per il suo avvocato difensore;

   quello narrato è solo l'ultimo dei casi in cui la denuda di una donna non viene prontamente seguita da un protocollo urgente di protezione e accertamento della colpevolezza. Si rende pertanto necessario operare una indagine al fine di tutelare la posizione delle donne che hanno subito violenza, specialmente da parte del compagno, e che abbiano avuto poi la forza di denunciare;

   l'indagine è ulteriormente necessaria se si pensa che da gennaio 2022 ad oggi sono stati depositati presso la medesima Procura di Vicenza almeno 34 fascicoli di cosiddetto «codice rosso», ovvero di procedimenti da attivarsi a seguito di denuncia per richiesta di misure protettive contro la violenza nelle relazioni familiari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative ritenga opportuno adottare per quanto di competenza, al fine di tutelare le donne vittime di violenza;

   se il Ministro interrogato intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso la procura competente in relazione al caso di cui in premessa.
(4-12400)


   ASCARI e ELISA TRIPODI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda in esame è stata trattata da più fonti giornalistiche nel corso del tempo e trae origine da un episodio del 2010, quando la signora G.G. decideva di lasciare il marito a seguito del comportamento di quest'ultimo, ritenuto aggressivo dalla signora, anche in presenza del figlio minorenne. In seguito, la signora acconsentiva al procedimento consensuale per la separazione, a conclusione del quale la signora otteneva l'affidamento ed il collocamento del figlio;

   sei mesi dopo, il padre del minore chiedeva la modifica delle condizioni chiedendo che gli venissero assegnati la casa e l'affidamento del figlio minore. Il giudice negava quanto richiesto, e confermava i provvedimenti presi in sede di separazione. Il padre ricorreva quindi in appello, chiedendo, tra le altre cose, l'affidamento del minore ad una casa-famiglia. Ai fini del giudizio, la Corte disponeva l'espletamento di una c.t.u. affinché venisse analizzato il nucleo familiare, nonché il rapporto tra genitori e figlio. A conclusione del procedimento, la Corte rigettava il ricorso del padre, disponendo invece incontri protetti padre-figlio, nell'ottica di un graduale ripristino della loro relazione. Da ultimo, si disponeva l'affidamento del minore ai servizi sociali, mantenendone la collocazione presso la casa familiare affidata alla madre;

   successivamente, il padre denunciava la madre per abbandono di minore, portando così all'apertura di un nuovo procedimento presso il Tribunale per i minorenni di Roma, ove il giudice disponeva un'altra c.t.u.. Nella relazione peritale, il padre veniva descritto come «impossibilitato ad esercitare in maniera efficace i compiti genitoriali nei riguardi del figlio,» e la madre era vista come simbiotica nella relazione con il minore, da cui il minore riscontrava difficoltà a separarsi. Su tali basi, il PM procedente richiedeva la decadenza della madre dalla responsabilità genitoriale e la possibilità di inserire il figlio in casa-famiglia, richiesta poi accolta dal Tribunale. Per dare esecuzione al predetto provvedimento, a fronte della resistenza del minore, su richiesta dell'allora tutore, il minore veniva prelevato dalla sua scuola con l'ausilio della forza pubblica dell'anticrimine. Come riportato dallo stesso minore in un tema di sua produzione, dopo ore di pianti, gli agenti hanno trasportato il minore per i corridoi della scuola, posto in un'auto di servizio, e collocato nella casa famiglia designata dal giudice. Successivamente, con decreto del 2017, il Tribunale per i minorenni autorizzava la permanenza del minore presso la casa della nonna materna;

   nel 2019, su ricorso del padre, il Tribunale di Roma affidava il minore al padre, con il tentativo di restaurare il rapporto genitore-figlio. Tale affidamento sarebbe risultato altresì contrario anche alla volontà stessa del figlio minorenne, mai audito in sede giurisdizionale, anche dopo il compimento del dodicesimo anno di età il quale avrebbe voluto vivere insieme alla madre, a causa del timore provato nei confronti del padre, ritenuto violento. La signora rappresenta che – ad oggi – non vede il figlio dalla emanazione del provvedimento del 2019;

   occorrerebbe anche verificare l'operato dei servizi sociali e le scelte da questi adottate in relazione al caso di cui in premessa –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, al fine di tutelare i figli di donne vittime di violenza;

   se il Ministro della giustizia intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione.
(4-12403)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in relazione al contesto del mercato di segnalamento europeo, Rfi si è impegnata in questi mesi ad avviare un consistente numero di procedure di gara nel settore del segnalamento, Ertms;

   il giorno 30 agosto 2021 Rfi ha indetto il bando di gara DAC.0155.2021: «Accordo quadro per la progettazione esecutiva e la realizzazione sulle linee oggetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del sistema ERTMS», per un valore complessivo di 0,5 miliardi di euro;

   il giorno 24 dicembre 2021 Rfi ha indetto il bando di gara DAC.255.2021: «Accordo Quadro per la progettazione esecutiva e la realizzazione sulle linee oggetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del sistema ERTMS... Omissis...» per un valore complessivo stimato di 2,8 miliardi di euro;

   il giorno 28 luglio 2021 Rfi ha indetto il bando di gara DAC.0154.2021: «Accordo Quadro multi-fornitore per progettazione, configurazione e messa in servizio delle componenti Hardware e Software necessarie alla internalizzazione tecnologica degli ACC/ACC-M ... omissis ...», per un valore complessivo di 0,55 miliardi di euro;

   rispetto ad alcune segnalazioni pervenute dal settore, i bandi di gara presentano alcune criticità: 1) assenza di un minimo garantito ordinabile, poiché la firma del accordo quadro non conferisce all'appaltatore alcuna garanzia in ordine all'affidamento di un ammontare minimo di prestazioni. L'efficacia dell'Accordo è subordinata all'emissione dei contratti applicativi e l'appaltatore dovrà stipulare i vari contratti applicativi per effettuare la programmazione dei singoli interventi, senza poter effettuare una pianificazione complessiva delle opere da eseguire e degli acquisti materiali. 2) obbligo dell'emissione di una cauzione definitiva pari ad almeno il 5 per cento dell'importo complessivo dell'Accordo Quadro, in evidente contrasto con la clausola che esclude un minimo importo garantito per gli aggiudicatari dei lotti, i quali dovranno emettere fideiussioni con un importante impegno finanziario senza avere le necessarie garanzie sui ricavi;

   in assenza di previsioni circa «un minimo garantito», l'accordo quadro, per sua natura, non vincola la stazione appaltante nei confronti dell'appaltatore, poiché si basa solo su una stima, preliminare e di larga massima. Viceversa, l'accordo quadro vincola l'appaltatore, aggiudicatario dell'accordo quadro, nei confronti della stazione appaltante;

   per le aziende aggiudicatarie sussiste un concreto rischio di mancata copertura degli investimenti e delle spese derivanti anche dall'acquisto delle materie prime, dei semilavorati e soprattutto della componentistica elettronica da effettuare per ottemperare ai requisiti di gara e molto più probabilmente l'impossibilità di realizzare effettivamente le opere nei tempi previsti dai bandi in un periodo di grave carenza di componenti elettronici e di materie prime, (si pensi ad esempio al chip shortage globale, che determina tempi di approvvigionamento e di produzione che in alcuni casi è pari a due anni);

   di fatto, si determina il trasferimento del rischio unicamente alle imprese appaltatrici, nonostante si tratti di investimenti Pnrr e quindi finalizzati invece ad «attenuare l'impatto economico e sociale della pandemia e rendere l'Italia un Paese più equo, verde e inclusivo, con un'economia più competitiva, dinamica e innovativa». Risulta, peraltro, che RFI abbia stipulato, nel corso degli ultimi anni, contratti quadro, per tecnologie meno critiche e con importi paragonabili a quelli citati con un impegno di spesa sino al 70 per cento del relativo importo, sebbene con fondi non finanziati dal Pnrr –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti su esposti e, in ogni caso, quali iniziative di competenza intenda avviare al fine di valutare le criticità esposte, migliorare alcuni aspetti dell'accordo quadro e andare incontro alle esigenze delle società che si sono aggiudicati i lotti.
(5-08277)

Interrogazione a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Olbia, con avviso datato 31 maggio 2022, ha reso noto che la «Tibula Energia S.R.L.» ha chiesto il rilascio della concessione demaniale marittima di durata quarantennale, finalizzata all'installazione di un impianto eolico offshore per la produzione di energia;

   il suddetto impianto arriverebbe ad avere una superficie complessiva di oltre 3 milioni di metri quadri e sarebbe situato in un'area ubicata nel mar Tirreno, al largo della costa nordorientale della Sardegna, tra il comune di Olbia (SS) e il comune di Siniscola (NU);

   il progetto prevederebbe la realizzazione di una parte offshore per un totale di 65 aerogeneratori eologici e di una parte onshore caratterizzata da 4 cavidotti situati a terra, una stazione di sezionamento delle linee, una stazione utente di trasformazione per la connessione al nodo di Terna S.p.A., una stazione di trasformazione elettrica AT/TA;

   per quanto in premessa, di cui l'interrogante aveva già presentato l'interrogazione a risposta scritta in data 23 maggio 2022 chiedendo di adottare tutte le iniziative utili al fine di tutelare i territori interessanti dalla nascita del nuovo impianto eolico, la Capitaneria ha invitato chiunque ne avesse interesse a presentare per iscritto entro e non oltre il 30 giugno 2022 le osservazioni/opposizioni;

   si fa notare che le aree interessate dalla nascita del nuovo impianto si caratterizzano per un elevato grado di biodiversità ambientale e paesaggistica, nonché da siti di interesse naturale, culturale e storico, sovente sottoposti a tutela e protezione: qui si fonda uno sviluppo socio-economico e turistico di importanti proporzioni, che caratterizza buona parte del sostentamento economico delle aree coinvolte;

   sulle coste al largo delle quali dovrebbe sorgere il nuovo parco eolico nasce inoltre il Parco Regionale Naturale di Tepilora con circa 8 mila ettari di paesaggi incontaminati, sentieri, sorgenti e corsi d'acqua: si tratta di coste caratterizzate da immense e suggestive spiagge, tra le mete più gettonate di tutta la regione Sardegna;

   la realizzazione del suddetto progetto avrebbe pesanti ricadute dal punto di vista di impatto ambientale sia sugli ecosistemi di terra che sugli ecosistemi marini, oltre a causare un impatto socio-economico con ricadute fortemente negative sull'immagine del territorio e sullo sviluppo dell'intera comunità, la cui economia è fondata principalmente sul turismo di qualità e sull'offerta data dalla elevata valenza delle risorse naturalistico-ambientali, paesaggistiche, storiche e culturali;

   l'approvazione di una siffatta opera, pertanto, altererebbe in maniera grave il paesaggio e l'ambiente circostante, dal momento che va tenuto altresì conto dell'impatto visivo che causerebbe la costruzione di un impianto eolico a pochi chilometri dalla costa;

   i parchi eolici offshore, anche se posti in proiezioni spaziali molto ampie ed esterne al perimetro delle aree specificamente sottoposte al vincolo paesaggistico, devono essere ugualmente valutati in rapporto a ogni componente dell'ambiente in grado di evidenziare un possibile pregiudizio che la realizzazione delle pale eoliche causa sull'ambiente e sul paesaggio –:

   se non si intenda bloccare e revocare, con urgenza, le procedure avviate dalla Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Olbia, per evitare inutili contenziosi alle pubbliche amministrazioni che si sono già pubblicamente opposte a questa procedura;

   se non si intenda, con immediatezza, revocare motu proprio i procedimenti relativi alle richieste di concessione e alla convocazione di conferenze di servizio che impegnano oltremisura le strutture della Capitaneria di Porto della Sardegna, per progetti che appaiono all'interrogante destituiti di un fondamento giuridico, tecnico, ambientale e paesaggistico, capaci di deturpare a dismisura il mare della Sardegna, provocando danni gravissimi sul piano della sicurezza marina, della navigabilità e della stessa economia legata alla pesca;

   quali iniziative si intendano adottare nell'immediato, per fermare la costruzione di questa opera, sollevando dinanzi alla società proponenti tutte le eccezioni rappresentate nel presente atto.
(4-12399)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, CASO, GRIPPA, VILLANI e DI SARNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo dell'Ansa datato 14 giugno 2022 si apprende della notizia di un pizzaiolo della città di Napoli, signor Mario Granieri, costretto a chiudere la propria attività a seguito di una aggressione perpetrata a suo danno da alcuni affiliati alla camorra. La scena di violenza ha avuto luogo dinnanzi agli occhi della figlia e della moglie dell'imprenditore (quest'ultima incinta di otto mesi), poi anch'esse aggredite, e di alcuni clienti che – intimoriti – fuggivano dal luogo. A seguito dell'episodio, si rendeva necessario l'intervento della forza pubblica, comunque insufficiente – sulla base di quanto detto dal titolare – a far sentire protetti i soggetti aggrediti e gli astanti;

   l'episodio narrato è solo l'ultimo in ordine di accadimento, sintomo di una problema endemico della situazione sociale napoletana. A Napoli, infatti, specialmente nei quartieri più periferici, la popolazione cerca di far fronte ad episodi di estrema violenza, a cui le forze dell'ordine cercano di contrastare con ogni mezzo, con evidenti problemi di gestione dovuti alla carenza di organico e di fondi, con profonde ripercussioni sulla tutela dei cittadini e sul loro senso di sicurezza. La posizione periferica e dislocata di alcuni quartieri non può e non deve, pertanto, essere d'ostacolo nella salvaguardia dei diritti fondamentali dei cittadini, specialmente di quelli che denunciano le associazioni di tipo mafioso, come nel caso del signor Granieri, offrendo un inestimabile contributo nella lotta alla criminalità organizzata;

   la tutela dei cittadini, specialmente per quanto riguarda la sicurezza, l'ordine pubblico ed i diritti fondamentali, dovrebbe essere una delle principali prerogative di uno Stato, non potendo permettere che le persone rimangano prive di sostegno e tutela dinnanzi ad episodi di lampante violenza ed ingiustizia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se, ed in che modo, il Ministro interrogato intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di far luce sui fatti accaduti ed assicurare alla giustizia i responsabili dell'aggressione;

   se il Ministro interrogato intenda disporre, a mezzo di una pronta risposta, un piano di immediata esecuzione per il controllo capillare del territorio, col fine ultimo di evitare il perpetrarsi (ed il reiterarsi) di continui e ulteriori fenomeni criminali nelle periferie della città di Napoli.
(4-12401)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dai media che due comuni in provincia di Torino (Vigone e Torre Pellice) abbiano richiesto il test di gravidanza per poter partecipare al concorso per un posto da commissario dei vigili urbani;

   il test di gravidanza servirebbe, secondo le regole del concorso, per partecipare ad una prova fisica e in particolare effettuare mille metri di corsa in 6 minuti e 30 secondi. Oltre al certificato di idoneità sportiva, le donne devono quindi esibire anche il test di gravidanza fatto 5 giorni prima e qualora le donne risultassero in stato di gravidanza la prova verrebbe rimandata;

   la richiesta del test di gravidanza ha suscitato molte critiche e perplessità: i sindacati hanno minacciato esposti in Procura segnalando che tali richieste sono di fatto discriminatorie nei confronti delle donne;

   per le associazioni sindacali infatti i concorsi per i vigili non prevedono test fisici particolarmente impegnativi come ad esempio per le selezioni per accedere nell'esercito o nelle altre Forze dell'Ordine;

   esperti di diritto amministrativo, tra cui l'avvocato Vittorio Barosio, hanno dichiarato che «il bando non assegna agli aspiranti vigili funzioni tali da richiedere come requisito di ammissione al concorso una prova di efficienza fisica consistente nel poter correre 1.000 metri, e per di più in un tempo limitato. Mi pare quindi che la fissazione di questo requisito non sia legittima»;

   i comuni di Vigone e Torre Pellice, in data 11 giugno 2022, hanno emanato un comunicato stampa congiunto in cui hanno precisato che «il bando di concorso in oggetto, per come originariamente pensato, prevede lo svolgimento di una prova di efficienza fisica in analogia a quanto richiesto da numerosi enti locali per i profili della Polizia Locale. Ciò nasce dall'esigenza di garantire l'efficienza fisica ma anche la sicurezza del personale che, qualora eventualmente impegnato in attività d'ordinanza fisicamente importanti, deve essere in grado di affrontarle in modo sicuro ed efficace». Secondo la nota stampa «la produzione di un test di gravidanza» nasce dall'impossibilità di produrre un'autocertificazione relativa allo stato di salute. «La produzione di un test positivo non è causa di esclusione dal concorso, bensì di “agevolazione” della serenità e della sicurezza delle stesse, in quanto comporta il differimento della prova in un periodo successivo. Non si tratta di una previsione riservata solamente alla gravidanza, bensì di una applicazione del generale principio per cui qualunque candidato si dovesse trovare, al momento della prova, in condizioni di salute certificate come temporaneamente ostative alla stessa, la potrebbe esperire in una sessione differita»;

   «In ogni caso, tenuto conto della necessità di concludere celermente lo svolgimento della procedura concorsuale e di procedere alle assunzioni di personale – conclude il comunicato stampa – si sta valutando di rettificare il bando di concorso de quo eliminando lo svolgimento della prova di efficienza fisica, pur ritenendo questa coartata decisione potenzialmente foriera di rischi per la salute e l'integrità fisica del personale in futuro assunto in esecuzione di questo concorso»;

   appare evidente che il bando in oggetto preveda aspetti discriminatori nei confronti delle donne, come peraltro testimoniato dalla parziale ma palese «marcia indietro» delle amministrazioni interessate sullo svolgimento delle prove fisiche;

   è inoltre palese, ad avviso dell'interrogante, che la terminologia utilizzata dal comunicato stampa ufficiale dei due comuni, che paragona esplicitamente la gravidanza ad una malattia, sia gravemente lesiva dei diritti delle donne;

   le amministrazioni devono garantire parità e pari opportunità tra uomini e donne per l'accesso e il trattamento sul lavoro, nel rispetto del decreto legislativo n. 198 del 2006 e del decreto legislativo n. 165 del 2001 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano conseguentemente necessario assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, affinché le norme vigenti per garantire parità e pari opportunità per l'accesso e il trattamento sul lavoro siano realmente rispettate anche nei concorsi indetti dai comuni per la polizia locale.
(5-08276)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in seguito all'incendio divampato nella discarica di Malagrotta, è stata emanata un'ordinanza del Sindaco di Roma a tutela della salute dei cittadini con la quale si dispongono, tra le altre, le seguenti misure «(...) 2. Il divieto di consumo di prodotti alimentari di origine animale e vegetale nell'area individuata. 3. Il divieto di razzolamento degli animali da cortile. 4. Il divieto di utilizzo di foraggi e cereali destinati agli animali raccolti nell'area individuata. (...)»;

   le misure di sicurezza sono state prontamente e opportunamente e adottate. Si ritiene conseguentemente necessaria anche un'opera ulteriore e successiva di monitoraggio e verifica attenta delle conseguenze prodotte dall'incendio nello spazio e nel tempo, in particolare valutando l'impatto sanitario negativo sul territorio, con particolare riferimento alla produzione ortofrutticola e lattiera in modo attento e responsabile al fine di evitare non solo i pericoli effettivi, ma anche quelli solo ipotizzati ma non scientificamente comprovati a causa della diffusione di notizie allarmistiche tra la cittadinanza, notizie che potrebbero ulteriormente penalizzare gli imprenditori agricoli sottoposti al rispetto dalle misure descritte perché non preventivamente verificate dalle autorità pubbliche preposte ai controlli;

   per gli imprenditori agricoli l'incendio ha causato conseguenze economicamente e imprenditorialmente rovinose poiché non potranno commercializzare a fini di consumo la propria produzione di frutta e verdura, perdendo quindi tutto il prodotto in campo ormai quasi prossimo alla raccolta e anche, a esempio, la perdita del latte delle mucche;

   appare quindi analogamente urgente quantificare il danno arrecato agli imprenditori agricoli stessi per adottare misure volte a erogare prontamente ristori vitali per gli imprenditori stessi e i lavoratori dipendenti delle aziende agricole, i quali già versano in una situazione di particolare difficoltà a causa dell'aumento abnorme dei costi delle materie prime e delle fonti energetiche a cui si sono aggiunti i danni provocati dall'eccezionale siccità e a causa dei quali rischiano di non poter proseguire l'attività lavorativa, nel caso in cui mancasse un pronto intervento del Governo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per dare soluzione ai problemi esposti in premessa, in particolare per quanto riguarda la quantificazione del danno subito dagli imprenditori interessati dai divieti di consumo dei loro prodotti e delle conseguenti misure di ristoro necessarie a compensare il gravissimo danno subito al fine di evitare il fallimento delle imprese agricole, la conseguente perdita di posti di lavoro e anche la perdita del gettito fiscale nell'entrate dell'erario.
(5-08278)


   NEVI, SPENA, ANNA LISA BARONI, BOND, CAON, SANDRA SAVINO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la siccità eccezionale in atto ha causato il razionamento d'acqua con autobotti in numerose città. I fiumi, e il Po in particolare, hanno la portata minore degli ultimi 70 anni, come i laghi, quindi i campi sono arsi provocando danni per due miliardi di euro e i raccolti diminuiranno proprio quando avremmo necessità, invece, di maggiore produzione alimentare, e ciò accadrà nonostante l'aumento delle superfici coltivate;

   le falde acquifere sono ridotte ovunque perché nel 2022 le precipitazioni sono dimezzate; gli storici problemi di gestione degli invasi sono aggravati dal cambiamento climatico. Il 40 per cento dell'acqua della rete idrica nazionale si disperde, l'acqua piovana viene captata solo per il 10 per cento; parte dei fondi del Pnrr dovrebbero essere destinati a risolvere questi problemi;

   la siccità ha ridotto le rese previste delle coltivazioni di riso, grano e altri cereali, girasole, mais, foraggi per animali, ortaggi e frutta;

   la fertilità del suolo è quindi messa in pericolo e nell'attuale situazione di incertezza economica, si rischia la perdita di produzioni, reddito, posti di lavoro;

   l'aumento delle temperature e la carenza idrica faranno quindi aumentare le importazioni di grano tenero, mais, grano duro dell'orzo, per l'alimentazione umana e animale;

   secondo l'Ispra, i danni causati dall'emergenza idrica alla fertilità dei suoli riguardano circa il 28 per cento della penisola. Al Sud, in alcuni casi, si superano il 40 per cento delle superfici. Si segnala che negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all'agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per erogare fondi a ristoro del danno subito dagli imprenditori agricoli coinvolti a causa degli eventi di cui in premessa e quali iniziative di competenza si intendano assumere per limitare l'emergenza idrica potenziando le infrastrutture per la captazione e la distribuzione dell'acqua, in particolare di quella per uso irriguo.
(5-08279)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPENA, NEVI, ANNA LISA BARONI, BOND, CAON, SANDRA SAVINO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2022 è stato scoperto in Italia il primo caso di cinghiale morto a causa della Peste suina africana, a Ovada, in Piemonte. Dopo i controlli è stata delimitata una zona infetta composta di 114 comuni tra Liguria e Piemonte adottando misure di contenimento della malattia;

   il Governo ha quindi adottato norme per contenere la diffusione della Psa. In particolare il Parlamento, in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 9 del 2022, ha integrato le misure previste trasferendo risorse per la realizzazione di protezione, in particolare recinzioni, nei territori in cui sono stati verificati i casi di cinghiali morti a causa dell'infezione da Psa, al fine di impedire la libera circolazione degli animali sul territorio e prevenire in questo modo il contagio diffuso sia tra i suini selvatici che quelli allevati. Ad avviso dell'interrogante, appare opportuno e necessario incrementare le misure adottate, in particolare si ritiene necessario che le recinzioni di protezione vengano poste non solo per delimitare le zone rosse individuate, estendendone l'uso a protezione di tutti gli allevamenti suinicoli del Paese;

   purtroppo il 4 maggio 2022 anche a Roma è stato scoperto un cinghiale morto a causa della Psa. Si tratta del primo caso di Psa registrato fuori dall'area dell'Italia settentrionale originariamente interessata, estesa dalla provincia di Genova fino a quella di Alessandria. Successivamente, alla fine di maggio è stato rinvenuto un ulteriore cinghiale positivo al virus in provincia di Rieti, nel Comune di Borgo Velino;

   ad avviso dell'interrogante, si dovrebbe impedire con misure più efficaci che l'infezione si propaghi nelle migliaia si allevamenti suinicoli presenti sul territorio nazionale, per evitare danni irreparabili all'intera filiera. L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea. Un'ulteriore dimostrazione della grande qualità delle nostre produzioni, e del forte legame che lega le eccellenze agroalimentari italiane al proprio territorio di origine. Proprio il settore produttivo delle dop e igp è quello maggiormente a rischio, e si ritiene sia da tutelare con ogni mezzo poiché non solo rappresentano il fiore all'occhiello del made in Italy alimentare ma producono profitti e posti di lavoro considerando il fatto che l'export vale circa 1,7 miliardi di euro annui;

   si consideri che nella seduta del 6 aprile 2022 il Governo si è impegnato con l'ordine del giorno n. 9/3547/005 presentato da Forza Italia a garantire «un incremento dei fondi stanziati al fine di realizzare le recinzioni o le altre strutture temporanee ed amovibili non solo nelle zone in cui la peste suina africana è già stata individuata, ma in tutto il territorio nazionale, o almeno nelle regioni limitrofe a quelle in cui i focolai sono già stati individuati, al fine di prevenire con maggior efficacia la diffusione nelle zone attualmente immuni, poiché le strutture realizzate dove la peste suina africana è già presente rischiano di avere scarsa efficacia preventiva, al contempo estendendo agli imprenditori zootecnici la possibilità di usufruire dei medesimi mezzi di contenimento per evitare ulteriori danni economici all'intera filiera produttiva, già in grande sofferenza a causa dell'aumento dei costi di produzione delle materie prime e dell'energia in particolare, della spirale inflattiva conseguente e dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime a causa del conflitto in atto» –:

   se, e quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare la filiera suinicola, anche tenuto conto dell'impegno assunto dal Governo con l'ordine del giorno richiamato in premessa.
(4-12402)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Lacarra n. 5-07029, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casu.

Apposizione di una firma ad una interrogazione a risposta in Commissione e cambio di presentatore.

  Interrogazione a risposta in Commissione Capitanio n. 5-07731, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2022, è da intendersi sottoscritta dal deputato Belotti che ne diventa il primo firmatario.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Vianello n. 5-07998 del 2 maggio 2022;

   interrogazione a risposta scritta Terzoni n. 4-12284 del 13 giugno 2022;

   interrogazione a risposta scritta Cunial n. 4-12328 del 13 giugno 2022;

   interrogazione a risposta scritta Mazzetti n. 4-12331 del 13 giugno 2022.

Ritiro di una firma da una risoluzione.

  Risoluzione in Commissione Pellicani e altri n. 7-00853, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 giugno 2022: è stata ritirata la firma della deputata Rotta.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Butti e altri n. 5-06270 del 21 giugno 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-12394;

   interrogazione a risposta in Commissione Lacarra e Casu n. 5-07029 del 9 novembre 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-03032;

   interrogazione a risposta in Commissione Casu e altri n. 5-07054 del 10 novembre 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-03031;

   interrogazione a risposta orale Montaruli n. 3-02611 dell'11 novembre 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-12393;

   interrogazione a risposta in Commissione Belotti e altri n. 5-07731 del 17 marzo 2022 in interrogazione a risposta orale n. 3-03033.

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in Commissione Pellicani e altri n. 7-00853 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 709 del 17 giugno 2022. Alla pagina 27048, prima colonna, dalla riga diciottesima alla riga ventesima, deve leggersi: «(7-00853) «Pellicani, Braga, Rotta, Morassut, Buratti, Ciagà, Morgoni, Pezzopane, Avossa, Cappellani, Cenni, Critelli, Frailis»», e non come stampato.