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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 15 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    le malattie neoplastiche rappresentano la seconda causa di morte in Italia;

    più nello specifico, dai dati relativi al 2021 elaborati in collaborazione dall'Associazione italiana di oncologia medica («Aiom»), dall'Associazione italiana registri tumori («Airtum»), dalla Fondazione Aiom e Passi (Progressi nelle aziende sanitarie per la salute in Italia), risulta che ogni anno si registrano 377 mila nuove diagnosi di malattie neoplastiche;

    sebbene i dati sui nuovi casi diagnosticati e sui decessi esprimano ancora una significativa incidenza e mortalità del cancro, per il Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (in seguito «Cipomo»), nella cura dei pazienti affetti da tumori maligni sono stati ottenuti notevoli progressi sia in termini di aumento del numero dei guariti sia di allungamento della sopravvivenza e miglioramento della qualità della vita nel periodo pre-pandemico. Infatti, i tassi di mortalità per tutti i tumori in Italia nel 2021 sono stati decisamente più bassi rispetto alla media europea, e nel corso degli ultimi sei anni sono diminuiti del 9,7 per cento negli uomini e dell'8 per cento nelle donne;

    anche le stime relative alla sopravvivenza dei malati di tumore sono confortanti: a cinque anni dalla diagnosi di tumore è ancora in vita il 59,4 per cento degli uomini (la stima del 2020 era del 54 per cento) e il 65 per cento delle donne (63 per cento nel 2020). I dati mostrano che per alcuni tumori il tasso di sopravvivenza supera il 90 per cento (tiroide e melanoma nelle donne; testicolo, tiroide e prostata negli uomini) e che anche per i tumori abitualmente più difficili da curare (polmone, esofago, mesotelioma e pancreas) ci sono stati comunque miglioramenti superiori al 2 per cento. Per i tumori pediatrici il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è pari all'84,3 per cento, rispetto a una media europea del 78 per cento;

    questi progressi dipendono, essenzialmente, dagli avanzamenti nella prevenzione (screening), nella ricerca tecnica, biologica e farmacologica, nonché da strategie di cura multi-professionale;

    purtroppo, l'emergenza sanitaria da COVID-19 ha causato una inversione di rotta del trend positivo descritto, provocando ritardi significativi nella prevenzione e nell'erogazione di prestazioni sanitarie e cure. Il peso di questi ritardi è stato tanto più evidente per i pazienti oncologici, rallentando l'attuazione dei programmi di screening e, più in generale, lo svolgimento dell'attività diagnostica e terapeutica dei tumori. Conferma questo rallentamento l'European Cancer Organization (E.c.o.), secondo cui ammontano a 100 milioni i test di screening oncologici non eseguiti in Europa durante la pandemia. Più nello specifico, secondo l'Osservatorio nazionale screening si registrano in media cinque mesi di ritardo per lo screening del tumore del collo dell'utero, per quello del tumore della mammella e per lo screening colorettale; e ancora, sono «sfuggiti» ai controlli, nel 2020 rispetto al 2019, in termini di mancate diagnosi oltre 3.300 carcinomi mammari, 2.782 lesioni cervicali CIN2+, quasi 1.300 carcinomi colorettali e oltre 7.400 adenomi avanzati;

    queste drammatiche lacune nella nostra offerta di salute sono state determinate dalla mancata strutturazione dell'assistenza territoriale e dalle inefficienze del nostro Servizio sanitario nazionale, variamente riconducibili a disparità regionali e a carenza di personale e di strutture. In particolare, negli ultimi tre anni, il S.s.n. ha perso quasi 21 mila medici specialisti: infatti, dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l'ospedale 8 mila camici bianchi per dimissioni volontarie e scadenza del contratto a tempo determinato e 12.645 per pensionamenti, decessi e invalidità al 100 per cento. Alla progressiva perdita di personale si sommano la chiusura e il ridimensionamento di alcune strutture, anche oncologiche, in diverse regioni;

    le conseguenze di questi ritardi si riflettono sullo stato di avanzamento della patologia e sulla efficacia della relativa terapia. Secondo il Presidente della Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce), è inevitabile nel prossimo futuro assistere ad un aumento di mortalità per queste patologie che potrà annullare i benefici prodotti da ricerca e innovazione negli ultimi venti anni;

    pertanto, appare necessario favorire il recupero delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche riorganizzando l'oncologia. In particolare, sulla base delle indicazioni della Cipomo, occorre aumentare il numero dei posti nelle scuole di specializzazione, potenziare le reti oncologiche, creando un «tessuto connettivo» che colleghi agevolmente tutte le realtà oncologiche distribuite sul territorio, rafforzare la medicina territoriale per migliorare la risposta ai bisogni del malato e ridurre del carico attuale che pesa sul sistema ospedaliero, puntando sulla digitalizzazione, sul fascicolo sanitario elettronico, sulla telemedicina, sul collegamento digitale tra strutture;

    del resto, nel senso dell'implementazione dei servizi sanitari a livello territoriale e di prossimità si dirige anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nello specifico, la componente 1 della missione 6 è specificamente rivolta al rafforzamento delle prestazioni erogate sul territorio, attraverso la creazione e il potenziamento di strutture e presidi territoriali nonché dell'assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari. Invece, la componente 2 è dedicata alla innovazione, ricerca e digitalizzazione del S.s.n., dirette a migliorare la capacità di erogazione e monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza anche attraverso più efficaci sistemi informativi e destinando risorse alla ricerca scientifica. A questo scopo è stato previsto l'impiego di circa 15,6 miliardi di euro a valere sul Rrf, 1,71 miliardi dal React-EU, 2,89 miliardi dal Fondo complementare, per un totale di circa 20 miliardi di euro;

    inoltre, rappresenta un impegno politico di rilievo e a sostegno dei malati colpiti da malattia oncologica il piano europeo di lotta contro il cancro, altro passo avanti verso un'Unione europea della salute forte e più sicura, meglio preparata e più resiliente, le cui indicazioni auspichiamo che vengano recepite e attuate dal «Piano oncologico nazionale 2022-2027» attraverso lo stanziamento di fondi necessari e adeguati per la realizzazione degli obiettivi previsti;

    nello specifico, il piano europeo di lotta contro il cancro, presentato nel febbraio 2021 e che sarà riesaminato entro la fine del 2024, sostiene l'attività svolta dagli Stati membri per prevenire il cancro e garantire un'elevata qualità della vita ai pazienti, ai guariti, ai loro familiari e a chi li assiste fornendo un valore aggiunto più rilevante in termini di prevenzione, diagnosi precoce, diagnosi e terapie, qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti;

    in relazione a questo ultimo profilo è da segnalare che per i sopravvissuti al cancro, dopo un duro e lungo percorso che li ha provati fisicamente e psicologicamente, essere stati destinatari di una diagnosi di patologia tumorale dalla quale sono guariti è causa di disparità di trattamento per effetto di normative e pratiche contrattuali che, nel lavoro, nella richiesta di mutui, prestiti o assicurazioni nonché nell'adozione di un minore, consentono di indagare sullo stato di salute. Al contrario, dovrebbe loro essere riconosciuto un diritto all'oblio, per il quale non si è tenuti a dichiarare la pregressa patologia, trascorso un certo periodo di tempo dalla diagnosi e dalla conclusione del percorso terapeutico,

impegna il Governo:

1) a promuovere campagne di prevenzione dei tumori e di sensibilizzazione in materia, anche all'interno delle scuole e nei luoghi di lavoro;

2) con riferimento al cosiddetto «Piano oncologico nazionale 2022-2027», a definirne in maniera dettagliata i tempi di attuazione e ad adottare iniziative volte a stanziare adeguate risorse finanziarie per la sua realizzazione;

3) nell'ambito della progressiva definizione di un sistema di prevenzione e diagnosi precoce, ad adottare iniziative per potenziare sul territorio nazionale la rete oncologica, incrementando in particolare il numero di centri di screening per la diagnosi e la cura delle malattie neoplastiche, anche recuperando e ammodernando le strutture esistenti ed eventualmente dismesse;

4) a potenziare, con ogni misura e sostegno economico, la lotta al cancro infantile, garantendo l'assistenza adeguata alle famiglie;

5) ad adottare iniziative per investire sulla formazione in materia di malattie oncologiche e sull'assunzione di personale medico, di psicologi e di altri professionisti sanitari;

6) nel quadro degli interventi per potenziare la prevenzione e la cura dei tumori, ad adottare iniziative per rivedere i criteri di accesso alla facoltà di medicina e agli altri corsi di istruzione universitaria per le professioni sanitarie, privilegiando il merito, in modo da risolvere la stortura dovuta alla differenza tra laureati in medicina e posti di specializzazione disponibili (cosiddetto «imbuto formativo»);

7) ad assumere le opportune iniziative per favorire la ricerca scientifica, anche in relazione alle terapie e ai farmaci innovativi, e per promuovere lo sviluppo della telemedicina, predisponendo le risorse economiche necessarie;

8) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire lo sviluppo di modelli predittivi e proattivi che consentano la stratificazione della popolazione, il monitoraggio dei fattori di rischio e la gestione integrata di patologie oncologiche, anche mediante lo stanziamento di risorse economiche e/o di incentivi;

9) a garantire ogni iniziativa necessaria, nelle competenti sedi, finalizzata all'effettiva attivazione delle principali misure contenute nel «Piano europeo di lotta contro il cancro»;

10) a promuovere il riconoscimento del cosiddetto «diritto all'oblio» per i guariti da neoplasia, al fine di garantire la tutela dei diritti delle persone guarite da malattie oncologiche.
(1-00670) «Bellucci, Ferro, Gemmato, Lucaselli, Rizzetto, Foti, Galantino, Zucconi, Bucalo, Frassinetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 26 marzo 2021, all'esito della procedura di assegnazione dei diritti tv della Lega Serie A per il triennio 2021-2024, DAZN è risultato aggiudicatario per una cifra di 840 milioni di euro a stagione; il passaggio alla trasmissione in streaming degli eventi sportivi comporterà una forte pressione sul traffico internet rischiando di impattare il regolare funzionamento delle reti degli operatori di telecomunicazioni. Il problema attualmente è infatti rappresentato dal modello di distribuzione centralizzato proposto da DAZN agli operatori che prevede la distribuzione del segnale da pochi punti di origine – principalmente a Roma e Milano – che risultano quindi lontani dalla maggioranza dei clienti;

   DAZN ha comunicato che per la prossima stagione calcistica offrirà agli utenti due tipologie di abbonamento a costi diversi per attivare un profilo «standard» (29,99 euro) oppure «plus» (39,99 euro) che varia per il numero dei dispositivi registrabili e degli utenti contemporaneamente connessi;

   la novità principale è l'introduzione di una nuova tipologia di abbonamento chiamata «DAZN Plus», quella che permetterà di registrare fino a sei dispositivi, di cui due in contemporanea;

   DAZN interviene dunque, con un repricing, su una pratica usata inizialmente dalla stessa piattaforma anche come motivazione d'acquisto importante in un contesto di cambiamento sia dell'operatore di riferimento per la Serie A, sia della modalità principe di visione dei contenuti sportivi (lo streaming al posto del satellite);

   le nuove condizioni di utilizzo della piattaforma prevedono sostanzialmente il raddoppio del prezzo di abbonamento;

   la società già durante lo svolgimento del campionato aveva provato a modificare le condizioni contrattuali di abbonamento, giustificando la decisione in ragione della pirateria audiovisiva, piaga quest'ultima che il Parlamento sta affrontando con un provvedimento di legge ad hoc e che oggi più che mai deve essere rapidamente approvato;

   considerati gli innumerevoli disservizi registrati sulla piattaforma e le tante proteste dei tifosi, a parere dell'interrogante, il rincaro delle tariffe appare ingiustificato ed artatamente preordinato a meri fini commerciali, in quanto i costi della fallimentare operazione di acquisizione dei diritti sportivi verrebbe scaricata sugli utenti;

   come dianzi esposto la stagione sportiva si è contraddistinta soprattutto per i ripetuti e diffusi disservizi che hanno reso estremamente problematico usufruire appieno dell'abbonamento televisivo e che solo in parte possono essere ricondotti a problemi strutturali della rete Internet;

   per porre un limite a questi disservizi l'Autorità garante per la comunicazione ha imposto a DAZN di implementare nella sua app un sistema per misurare la qualità delle trasmissioni in live streaming delle partite, il Garante ha individuato infatti parametri oggettivi minimi sotto i quali l'utente potrà chiedere un risarcimento;

   è noto come, a normativa vigente, gli assegnatari di diritti sportivi non sono assoggettati alle disposizioni già previste per i fornitori di servizi di comunicazione elettronica, con riferimento alle condizioni contrattuali, alla qualità del servizio e alle procedure di risoluzione extragiudiziaria delle controversie, nonché a meccanismi di indennizzo in caso di disservizi;

   nel nostro Paese il calcio viene vissuto come fenomeno sociale, costituendo un importante momento di svago per milioni di persone –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare, anche sul piano normativo, per tutelare gli interessi di milioni di tifosi a fronte dell'annunciato aumento dei prezzi per la visione delle partite del prossimo campionato di calcio di serie A, per salvaguardare la concorrenza nel settore e la più ampia possibilità di scelta dell'operatore da parte degli utenti.
(5-08250)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2020, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono state definite «Modalità e criteri di attivazione e gestione del servizio It-Alert»;

   «IT-Alert» è il sistema di allarme pubblico per l'informazione diretta alla popolazione, che dirama ai telefoni cellulari presenti in una determinata area geografica messaggi utili in caso di gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso;

   il servizio di avvisi «IT-alert» è riservato alle sole gravi emergenze o eventi catastrofici imminenti o in corso e prevede l'invio di messaggi di allerta agli utenti da parte del Dipartimento della protezione civile;

   la direttiva dell'Unione europea 2018/1972 che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, recepite nell'ordinamento giuridico nazionale con il decreto legislativo n. 207 8 novembre 2021, prevede all'articolo 110 che entro il 21 giugno 2022 gli Stati membri si dotino di un sistema di allerta pubblico;

   Il servizio, in via sperimentale, doveva essere avviato a ottobre 2020 per affiancare gli strumenti di comunicazione nazionali, regionali e comunali già attivi;

   la piattaforma per l'attivazione del servizio, pensata e realizzata dal Dipartimento della protezione civile, in collaborazione con la Fondazione Cima e la Fondazione Acrotec, ha superato le prime sessioni di test funzionali nel dicembre 2020. Come riportato dal sito della Fondazione Cima, già nel 2021 era previsto l'inizio della fase di sperimentazione operativa del servizio;

   il sistema «IT-alert» e stato testato per la prima volta in un contesto operativo nel corso, dell'esercitazione «Vulcano 2022» svolta sull'isola di Vulcano dal 7 al 9 aprile 2022;

   non vi è a oggi alcuna informazione ufficiale relativa alle tempistiche, allo stato di avanzamento o alle cause di eventuali ritardi connessi all'avvio effettivo del servizio –:

   quali siano le cause del ritardo nell'adozione del servizio «IT-Alert» e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di accelerare la realizzazione di tale sistema al fine di rispettare le tempistiche previste dalla direttiva 2018/1972/UE che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche.
(4-12345)


   ALBANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   sul sito www.sport.governo.it il 24 maggio 2022 è stato pubblicato l'avviso «Sport e Periferie 2022», per la selezione, con procedura a sportello, di interventi da finanziare nell'ambito del Fondo Sport e Periferie per l'anno 2022;

   al suddetto bando è destinato un finanziamento complessivo pari ad euro 50.000.000,00, a valere sulle risorse del Fondo Sport e Periferie annualità 2022, che potranno essere integrate con ulteriori risorse eventualmente disponibili nel corso dell'anno e che le risorse finanziarie sono assegnate ai progetti ritenuti ammissibili e valutati positivamente sulla base dell'ordine cronologico di presentazione;

   il bando ha le seguenti finalità:

    a) realizzazione e rigenerazione di impianti sportivi finalizzati all'attività agonistica o allo sviluppo della relativa cultura, localizzati nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane;

    b) completamento e adeguamento di impianti sportivi esistenti da destinare all'attività agonistica nazionale e internazionale;

    c) diffusione di attrezzature sportive che richiedono comunque un livello di progettazione e sono necessarie per l'allestimento di strutture e impianti sportivi al fine di rimuovere gli squilibri economici e sociali;

   la domanda di partecipazione al bando dovrà essere presentata utilizzando esclusivamente la piattaforma informatica, aperta dalle ore 12,00 del giorno 15 giugno 2022, provvedendo, previa registrazione, a compilare tutti i campi previsti ed il termine finale per la presentazione delle domande: ore 12,00 del giorno 14 ottobre 2022, sul sito si precisa inoltre che l'avviso verrà chiuso in anticipo rispetto al suindicato termine nel caso di esaurimento delle risorse disponibili;

   a quanto risulta, l'accesso ai fondi sarà subordinato all'ordine di presentazione delle domande, che corrisponde al momento di caricamento delle stesse sulla piattaforma;

   ad oggi la piattaforma stessa non appare funzionante, e il link riportato nel bando fa riferimento alle domande del bando Sport e Periferie 2020, con problemi per le credenziali di accesso (forse valide quelle precedenti), ma soprattutto non appare possibile di scaricare il manuale utente aggiornato, necessario per poter seguire le procedure di accreditamento in tempi utili per velocizzare la presentazione e preparare la documentazione necessaria –:

   se corrisponda a verità quanto riportato in premessa rispetto all'ordine di presentazione della domanda di partecipazione al bando e se ad oggi sia ancora non accessibile il manuale utente per la presentazione della stessa, il che potrebbe penalizzare i soggetti presentatori nella compilazione della stessa; quali iniziative intenda intraprendere per evitare disparità di trattamento, qualora alcuni soggetti presentatori fossero preventivamente in possesso dello stesso.
(4-12350)


   ROMANIELLO, DORI e MENGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano «Corriere della Sera» il 5 giugno 2022, in un articolo intitolato «Influencer e opinionisti. Ecco i putiniani d'Italia» ha pubblicato un elenco di persone, con tanto di fotografie, tra cui giornalisti, fotoreporter, blogger e un senatore della Repubblica, che costituirebbero, si legge nell'articolo, una «rete filo-Putin», che «si attiva nei momenti chiavi del conflitto attaccando i politici schierati con Kiev e sostenendo quelli che portano avanti tesi favorevoli alla Russia» e «tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del Governo»;

   dallo stesso articolo sarebbe emerso che il materiale raccolto dal Copasir, riguarderebbe un'indagine su tv, giornali, social network per fare chiarezza su un'eventuale minaccia «ibrida» russa che tenterebbe di influenzare il dibattito nei Paesi occidentali con propaganda, disinformazione, fake news;

   il Presidente del Copasir pur avendo successivamente dichiarato che «in merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica rileva di non aver mai condotto proprie indagini su presunti influencer», avrebbe reso noto «di aver ricevuto un report specifico che per quanto ci riguarda, come sempre, resta classificato», evitando di specificare in che modo tale documento sia stato acquisito, aspetto che, ad avviso degli interroganti, andrebbe chiarito;

   sempre da organi di stampa si apprende che il rapporto oggetto dell'articolo del «Corriere della Sera», che raccoglierebbe le opinioni sulla guerra di alcuni cittadini, come il fotoreporter Giorgio Bianchi, il docente Alessandro Orsini o l'ex presidente della commissione esteri del Senato, Vito Petrocelli, sarebbe stato prodotto nel corso di un tavolo aperto al quale avrebbero partecipato membri del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) e rappresentanti dei Ministeri dell'interno, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'Agcom;

   in assenza di notizie di reato la pubblicazione su un quotidiano di nomi e foto di persone, che sarebbero stati oggetto di attività di intelligence riguardo alla libera espressione del pensiero, costituisce, ad avviso degli interroganti, una grave violazione di norme a tutela dei cittadini;

   successivamente il sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega ai servizi segreti Franco Gabrielli, nel corso della conferenza stampa del 10 giugno 2022 ha reso noto di aver declassificato il bollettino, precisando che le attività di monitoraggio su fonti aperte svolto dal Dis, atterrebbe ad una attività di ricognizione delle disinformazioni in atto già dal 2019 e che non ci sarebbe alcuna attività d'investigazione nei confronti delle persone citate nel documento –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intenda fugare, per quanto di competenza, i dubbi di cui in premessa;

   se intenda chiarire, per quanto di competenza, a quale scopo verrebbero monitorate e raccolte in un bollettino le libere opinioni pubblicamente espresse da cittadini su diversi mezzi di comunicazione, pur non essendo oggetto di specifica attività di intelligence e infine come il bollettino, quando ancora era classificato riservato, sarebbe arrivato agli organi di stampa, che ne hanno pubblicato i contenuti.
(4-12355)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Roma detiene in termini di presenza sul suo territorio, di un numero impareggiabile di strutture di ineguagliabile valore artistico, edificate nell'arco di quasi tre millenni di storia: monumenti dell'antichità oggi simbolo della città, fortificazioni sviluppate nei secoli, progetti urbanistici del Rinascimento e dell'età barocca, edifici civili e religiosi, sculture e dipinti;

   Porta Maggiore è una delle porte delle mura aureliane che cingevano la città antica di Roma. Si trova nel punto in cui convergevano otto degli undici acquedotti che portavano l'acqua alla città, nella zona vicina al vecchio tempio dedicato nel 477 a.C. alla dea Speranza. Tutta l'area nelle vicinanze è ricca di reperti antichi: piccoli monumenti funebri, colombari, ipogei e, una basilica sotterranea;

   l'area è anche attraversa quotidianamente da migliaia di persone essendo una zona cruciale di snodo trasportistico tra il centro e il quadrante est della città;

   secondo fonti di stampa alle ore 6.15 del mattino del 14 giugno 2022, si sarebbero staccati dagli archi perimetrali delle mura della famosa Piazza di Porta Maggiore alcuni blocchi di tufo abbastanza grandi e pesanti. Alcuni di essi si sarebbero anche sbriciolati durante la caduta, in una zona molto frequentata della Piazza, interessata da un momentaneo stallo di autobus per lavori sulla linea tramviaria;

   risulta all'interrogante che per tramite della consigliera del primo Municipio di Roma Federica Festa, in data 5 maggio 2022 via email, sarebbe stata sottoposta all'attenzione del funzionario responsabile dei beni archeologici del Rione Esquilino della Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali – Direzione interventi su edilizia monumentale, la situazione di abbandono in cui versa l'acquedotto in questione e richiesto un intervento;

   per quanto fortunatamente non sia accaduto nulla ai passanti e la Soprintendenza romana affermi che non si tratti di un crollo grave, si parla comunque di una tratta della zona dell'acquedotto che passa sopra un arco antico, le cui cause di cedimento ancora non si conoscono. Certamente, è plausibile pensare che la presenza di grosse piante rigogliose e pesanti cresciute dentro le intercapedini della struttura muraria non aiutino la sua conservazione –:

   se il Ministro intenda adoperarsi per chiarire nel più breve tempo possibile, le cause che hanno portato al crollo;

   se non ritenga che l'attuale governance multilivello di funzioni amministrative non risulti eccessivamente frammentaria e poco adatta a gestire con la necessaria efficacia, l'inestimabile patrimonio storico-culturale della città di Roma.
(4-12356)


   AMITRANO. — Al Ministro della cultura, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Valle del Primiero è una valle Dolomitica di alto pregio storico, paesaggistico e naturalistico del Trentino orientale che confina con il Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino, patrimonio dell'Unesco, e all'interno di essa si trova la Comunità di Primiero che comprende cinque comuni, tra cui l'importante stazione sciistica del comune di San Martino di Castrozza e il comune di Imer, caratterizzato dalla presenza di una rilevante area produttiva che ospita, tra le altre realtà imprenditoriali, un'attività di lavorazione del legno;

   la predetta attività di lavorazione del legno sul territorio del comune di Imer si è espansa a dismisura negli ultimi 11 mesi a causa del progressivo allargamento dell'impianto principale di una segheria che in poco tempo è passata da uno stabilimento di volumetria da circa 5 mila metri cubi con un camino, ad uno ben cinque volte più esteso, tanto più che nell'area interessata si contano oggi 13 camini, inclusi quelli che servono le caldaie alimentate a cippato che, data l'elevata potenza, sono suscettibili di produrre un maggior livello di inquinamento, soprattutto sonoro, con grave pregiudizio per la salute degli abitanti delle zone limitrofe che, a causa della progressiva espansione della fabbrica, hanno progressivamente visto comprimere aree verdi ad essi preventivamente destinate secondo quanto originariamente previsto dalla programmazione urbanistica;

   il Piano Territoriale della Comunità, previsto dalla legge provinciale 4 agosto 2015 n. 15, legge provinciale per il governo del territorio, è «lo strumento di pianificazione territoriale che definisce, sotto il profilo urbanistico e paesaggistico, le strategie per lo sviluppo della comunità, con l'obiettivo di conseguire un elevato livello di sostenibilità e competitività del sistema territoriale, di stretta integrazione tra gli aspetti paesaggistici, insediativi e socio-economici, di valorizzazione delle risorse e delle identità locali»;

   in merito alla Comunità di Primiero, lo stesso prevedeva, per la zona in cui si trova l'insediamento industriale in premessa, un ampio progetto di riconversione della zona, con divieto di ulteriore espansione dell'attività industriale e con un ritorno alla valorizzazione delle aree residenziali e delle zone di verde pubblico, previsioni che sono state ampiamente violate dalla situazione in essere, dato che sull'area vi è un progetto di ulteriore ampliamento della segheria; l'insediamento industriale in premessa, si trova conglobato in una zona cerniera tra l'espansione residenziale e le superfici agricole con grave compromissione dell'equilibrio e della sicurezza, anche in merito alle implicazioni sanitarie derivanti dall'inquinamento acustico in essere, della popolazione che abita nelle zone residenziali limitrofe;

   il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) prevede, agli articoli 133 e seguenti, il fondamentale principio della pianificazione congiunta dei beni paesaggistici tra regione e Ministero; inoltre, la Corte costituzionale ha di recente ribadito questo principio con la sentenza n. 164/2021 stabilendo che le regioni non possono pianificare lo sviluppo del proprio territorio con scelte di carattere urbanistico non rispettose dei vincoli posti dallo Stato a tutela dei beni paesaggistici;

   ad avviso dell'interrogante, appare altresì necessario verificare eventuali implicazioni sanitarie derivanti dall'inquinamento acustico prodotto dall'attività –:

   se i Ministri siano a conoscenza della situazione in premessa e se ritengano necessario adottare iniziative, per quanto di competenza per assicurare il rispetto del principio della pianificazione congiunta nell'elaborazione dei Piani paesaggistici relativi alla Valle del Primiero.
(4-12360)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CORNELI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   Monte Stabiata è sito provincia di L'Aquila, all'interno del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. Si tratta di una località dall'indiscusso pregio naturalistico;

   nel comprensorio del Monte insiste un'area di 3.378 ettari di cui circa 2/3 del demanio e 1/3 appartenente a privati cittadini utilizzata per esercitazioni dall'Esercito che ricade, oltre che su terreni di uso civico, in pieno parco e in zone di protezione speciale. Nel comprensorio di Monte Stabiata è possibile svolgere le seguenti attività: lancio di bombe a mano e lezioni di tiro con armi portatili individuali e di reparto, diurne e notturne; esercitazioni di guida di mezzi militari; tiri con mortai ed esercitazioni a fuoco di plotone fucilieri appiedato, diurne e notturne, durante le quali vengono effettuate in combinazione le attività sopraelencate. Tutta la valle è segnata dal movimento dei mezzi;

   lo scorso anno giungeva la notizia del nuovo piano di indagini per il poligono di Monte Stabiata. Il piano prevedeva l'estensione dei campionamenti per valutare gli scenari di rischio e le necessarie bonifiche per eventuali conseguenze delle attività del poligono. A prescriverle era stata la conferenza di servizi del gennaio 2020 cui parteciparono il Comune di L'Aquila, l'Arta, l'Asl, la stessa amministrazione della Difesa, il 9° Reggimento Alpini e lo Stato maggiore dell'Esercito ed erano invitati il Parco, la Regione e l'Asbuc di Collebrincioni;

   le attività risultano attualmente regolamentate da un disciplinare sottoposto ad una valutazione di incidenza ambientale aperta a dicembre 2021 e ancora in corso (screening Vinca);

   nella zona di tiro e in tutto il perimetro di sicurezza è previsto ovviamente che non entri nessuna persona nei giorni di utilizzo. Anche per gli animali sono previste misure di sicurezza. Nella Vinca, per mitigare gli effetti sulla fauna, in particolare nel periodo in cui la maggior parte delle specie procede agli accoppiamenti, è prevista una calendarizzazione delle attività. Nell'area del poligono sono decine, secondo la carta degli habitat del Parco, le specie presenti, anche l'orso e dei lupi. Ci sono altresì uccelli migratori;

   la Stazione ornitologica abruzzese ha recentemente diffuso un comunicato in cui dichiara che nel sito è accertata da anni la presenza di metalli pesanti oltre le concentrazioni soglia di contaminazione. Difatti, nel 2014 le analisi del suolo hanno accertato ufficialmente il superamento nell'area delle concentrazioni soglia di contaminazione per diversi metalli pesanti, come il piombo, con apertura di una procedura di bonifica sulla base del Testo unico dell'ambiente che risulterebbe mai effettuata. Inoltre, è evidente a chiunque la presenza ancora attuale di rifiuti di materiale bellico (proiettili, bossoli e contenitori) tra i prati al poligono usato dall'esercito, con sostanze dai colori poco rassicuranti che si disperdono sul terreno –:

   se il Governo sia al corrente della situazione di pericolo ambientale attualmente esistente sul Monte Stabiata, anche nelle aree soggette ai più stringenti vincoli ambientali e naturalistici, e quali iniziative di competenza intenda mettere in atto per completare il procedimento di bonifica aperto nel 2014, restituendo l'area esclusivamente agli animali, alle piante e al turismo sostenibile e ponendo fine alle esercitazioni militari.
(4-12361)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LUCASELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 7 giugno 2022 è il tax freedom day, il giorno in cui gli italiani, purtroppo solo in linea teorica, «finiscono» di lavorare per pagare le tasse e i contributi previdenziali allo Stato ed è considerata la soglia indicativa che individua per quanti giorni il contribuente medio in Italia ha bisogno di lavorare per pagare tutte le tasse: 157 giorni, inclusi i sabati e le domeniche;

   secondo l'ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha effettuato il calcolo, lo stesso serve a dimostrare come l'eccessivo peso fiscale gravi sugli italiani con il record registrando, non tanto perché i prelievi fiscali fossero aumentati, ma a causa del rimbalzo del Pil nel 2021 nazionale oltre il 6,5 per cento, provocando una crescita repentina delle entrate per famiglie e aziende, dopo il crollo del 2020 al -9 per cento per effetto del COVID-19;

   è ormai fatto noto che l'Italia non sia messa bene in termini di pressione fiscale: sesta in Europa per maggiore richiesta di contributi fiscali, con il 43,5 per cento di tasse pagate, dietro soltanto a Svezia (43,7 per cento), Austria (43,8 per cento), Belgio (44,9 per cento), Francia (47,2 per cento) e Danimarca (48,1 per cento) che guida la classifica;

   fatta eccezione per il valore simbolico del tax freedom day, però, i contribuenti italiani a giugno hanno davvero poco da festeggiare, perché oltre ad essere tartassati, non sono secondi a nessuno nemmeno sul fronte della burocrazia, dei suoi tempi e dei suoi costi esagerati: a giugno arrivano 141 scadenze fiscali da rispettare, e di queste 122 (l'86,5 per cento del totale) sono pagamenti;

   un calendario fiscale, come definito dalla Cgia di Mestre «da far tremare i polsi, che solleva ancora una volta un grande problema: in Italia non solo subiamo un prelievo fiscale eccessivo, ma anche le modalità di pagamento delle imposte provocano un costo burocratico che non ha eguali nel resto d'Europa» e che non è certo un buon biglietto di presentazione per attrarre investimenti;

   la burocrazia non soltanto porta via tempo alle imprese italiane, ma che è anche onerosa dal punto di vista economico: una vera e propria tassa mascherata;

   se è vero che secondo il Ministero dell'economia e delle finanze nel 2022 lo Stato dovrebbe incassare quasi 40 miliardi di euro di imposte e contributi in più rispetto al 2021, è irrinunciabile dovere delle istituzioni, in un periodo straordinario come quello che stiamo vivendo, dopo due lunghi anni di emergenza pandemica, con famiglie che oggi «stanno subendo dei rincari spaventosi che rischiano di far crollare i consumi interni» restituire «parte di questo extra gettito con meccanismi di fiscal drag. Una misura che rafforzerebbe il potere d'acquisto dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, dando un sensibile sollievo soprattutto a coloro che attualmente si trovano in serie difficoltà economiche» –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per semplificare il sistema fiscale, consentendo all'Italia di competere con il resto d'Europa e a livello globale;

   se il Governo non ritenga di accogliere la proposta della Cgia di Mestre, adottando iniziative per restituire, parte dell'extra gettito stimato nel 2022 con meccanismi di fiscal drag, al fine di rafforzare il potere d'acquisto delle famiglie in grave difficoltà economica.
(5-08248)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRAGUSA, ROMANIELLO, DORI, PAOLO NICOLÒ ROMANO e MENGA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il comparto edile e artigiano del nostro Paese versa in condizioni di forte criticità, non più sostenibile nemmeno nel brevissimo periodo. La cifra dei crediti edilizi non accettati dalle banche, secondo le stime del Governo, ammonterebbe a 5 miliardi di euro, mentre secondo la Confederazione nazionale artigiana, sarebbero pari a 2,6 miliardi i crediti fiscali relativi al Superbonus 110 per cento anticipati, attraverso lo sconto in fattura, che le aziende non riuscirebbero più a incassare;

   a fronte di queste cifre, sempre la Cna parla di ben 33 mila imprese artigiane a rischio fallimento, con una potenziale perdita di 150 mila posti di lavoro, di oltre 60 mila aziende che, pur avendo un cassetto fiscale pieno di crediti, si trovano oggi senza liquidità. Quasi un'impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori; il 30 per cento rinvia tasse e imposte; una su cinque non riesce a erogare gli stipendi;

   il 47,2 per cento dichiara inoltre «di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti mentre il 34,4 per cento lamenta tempi di accettazione dei documenti contrattuali eccessivamente lunghi» (Col blocco della cessione dei crediti per il superbonus a rischio 33 mila imprese, AGI, 4 giugno 2022);

   non devono quindi destare sorpresa i risultati del sondaggio effettuato sempre dal Centro studi della Confederazione: il 48,6 per cento del campione esaminato — pari a duemila aziende — «paventa lo stop ai lavori dei cantieri e la loro chiusura, mentre il 48,6 delle aziende teme addirittura il fallimento» («Crediti bloccati, aziende in crisi di liquidità», La Nazione, 8 giugno 2022);

   le molteplici modifiche al decreto-legge n. 34 del 2020 che si sono succedute nel tempo (se ne contano ben 14 e in particolari quelle introdotte dal cosiddetto decreto antifrodi (decreto-legge 11 novembre del 2021, n. 157, poi trasfuso nella legge di bilancio 2022) hanno di fatto bloccato il meccanismo di cessione dei crediti, imponendo vincoli che lo rendono più complesso anche per le banche;

   il quadro già critico dei bonus edilizi si sarebbe ulteriormente complicato negli ultimi giorni dopo che l'ultimo report di Enea avrebbe posto in rilievo come le detrazioni del Superbonus 110 per cento già concesse, abbiano sforato le risorse messe a deposizione dal Governo per la misura: per i 172.450 interventi edilizi in corso, aggiornati al 31 maggio 2022 sono stati spesi 33,7 miliardi di euro a fronte di 33,3 miliardi stanziati;

   il rischio più che concreto è che le imprese edili decidano legittimamente di fermare gli interventi e di smantellare i cantieri, con la conseguenza che i soggetti che hanno già incassato parte del credito potrebbero vedersi arrivare la richiesta di restituzione dell'importo erogato da parte dell'Agenzia delle Entrate, comprensivo di sanzioni ed interessi;

   per riparare alla gravissima situazione fin qui esposta, servirebbe, come già avvenuto in passato, un rifinanziamento dell'incentivo e una proroga di tempo, almeno fino a dicembre 2023, per effettuare le cessioni del credito maturato agli istituiti bancari. Oltre ad una soluzione attuabile nell'immediato, si rende necessaria una modifica dell'attuale meccanismo di cessione consentendo l'apertura delle cessioni ad altri enti o partite Iva e la possibilità da parte delle banche di compensare i crediti entro 10 anni o convertirli in Buoni del Tesoro poliennali, anche alla luce dell'annuncio dell'Unione europea dello stop agli acquisti dei titoli di stato dei Paesi membri –:

   quali iniziative intenda mettere in atto il Governo al fine di sbloccare il meccanismo di cessione dei crediti, per evitare che la crisi di liquidità delle imprese artigiane ed edili si traduca nel fallimento per centinaia di aziende, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.
(4-12357)


   SPESSOTTO e COLLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   domenica 29 maggio 2022 è stata trasportata a Roma, presso il Comando generale della Guardia di finanza, la statua della Madonna Pellegrina del Santuario di Fatima;

   all'arrivo a Roma vi è stata una cerimonia liturgica alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il Capo di Stato Maggiore, Generale di Divisione Francesco Greco, ed una rappresentanza di Ufficiali del Comando Generale oltre al Cardinale Dominique Francois Joseph Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica;

   la statua della Madonna ha viaggiato a bordo di un elicottero della Guardia di finanza. In seguito è stata collocata su una lettiga trasportata da 4 Allievi marescialli della Scuola ispettori e Sovrintendenti del Corpo, e dalla caserma «Piave» è partita la processione diretta verso la Parrocchia di Sant'Ippolito di Roma;

   la Costituzione italiana garantisce il diritto di libertà religiosa (articolo 19 della Costituzione) e il principio dell'eguale libertà di tutte le confessioni religiose (articolo 8, primo comma della Costituzione). Nonostante manchi una chiara ed espressa previsione del principio di laicità, è indubbio che lo Stato italiano è una Repubblica democratica laica e aconfessionale e non ha una religione ufficiale. La normativa vigente, compresa quella che disciplina l'assistenza spirituale alle Forze armate e al Corpo della Guardia di finanza, è in via di revisione e, comunque, riguarda soltanto il rapporto con la Chiesa cattolica; il codice dell'ordinamento militare (COM) prevede, altresì, la facoltà della partecipazione alle funzioni-religiose in luoghi militari (articolo 1471, comma 2) e la piena libertà di culto per i militari di qualsiasi fede religiosa, che possono ricevere l'assistenza spirituale dei propri ministri (articolo 1471, comma 1) ma al di fuori di un servizio strutturato e stabile a carico dello Stato;

   è bene ricordare, inoltre, che nelle amministrazioni Militari sono già integrati i cappellani militari, i quali percepiscono uno stipendio dallo Stato Italiano e, per di più, con il grado di ufficiali, per una spesa annuale che si aggira intorno ai 5 milioni di euro;

   il lavoro del personale della Guardia di finanza in giornate festive, prevede il pagamento di straordinario e di indennità compensativa;

   a parere dell'interrogante l'iniziativa appare lesiva della Costituzione e degli accordi vigenti tra Stato e Chiesa cattolica –:

   se possa chiarire di chi è stata la decisione di trasportare la statua della Madonna utilizzando mezzi e personale militare;

   sulla base di quali motivazioni il Comando della Guardia di finanza, o chiunque sia stato il decisore dell'iniziativa, si sia prestato all'iniziativa con onori in una caserma dello Stato e relativa processione per il trasporto in parrocchia, costringendo personale militare a prestare servizio addirittura in giorni festivi;

   a quanto ammontino le spese complessive dell'evento, comprensive di trasporto della statua e di straordinari ed indennità pagati al personale, visto che il fatto si è compiuto di domenica.
(4-12359)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 492-bis del codice di procedura civile, (ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare), inserito dall'articolo 9, comma 1, lettera d), decreto-legge 12 settembre 2014, n. 132, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 novembre 2014, n. 162, prevede che su istanza del creditore, il presidente del tribunale del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, verificato il diritto della parte istante a procedere ad esecuzione forzata, autorizza la ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare;

   il procedimento appena descritto, che pure sarebbe prezioso e di portata eclatante nell'ambito dell'esecuzione forzata, mancando i decreti attuativi e le regole tecniche, è rimasto ancora inattuato. Il legislatore, conscio del fallimento delle amministrazioni pubbliche, incapaci di fornire strumenti sia complessi (piattaforme informatiche che dialoghino fra loro) che minimali (livello minimale previsto dall'articolo 155-quater delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile: basterebbero – a livello elementare – le autorizzazioni ad accedere e la distribuzione agli ufficiali giudiziari delle credenziali), si è trovato costretto a definire una disposizione (articolo 155-quinquies delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile) secondo la quale, quando le strutture tecnologiche, necessarie a consentire l'accesso diretto da parte dell'ufficiale giudiziario alle banche dati di cui all'articolo 492-bis del codice, non sono funzionanti, il creditore, previa autorizzazione a norma dell'articolo 492-bis, primo comma, del codice, può ottenere dai gestori delle banche dati previste dal predetto articolo e dall'articolo 155-quater le informazioni nelle stesse contenute;

   in altre parole, il creditore può presentare istanza, con l'aggravio del pagamento del contributo unificato (istanza da indirizzare al presidente del tribunale del luogo in cui il debitore ha la residenza (il domicilio, o la dimora o la sede) a prescindere dall'eventuale localizzazione dei beni che verranno individuati con la ricerca telematica, ed ottenuta la potrà rivolgersi direttamente al gestore della banca dati –:

   se e quali semplificazioni intenda promuovere in relazione al sistema descritto, per agevolare il recupero del credito da parte di coloro i quali siano beneficiari di un titolo esecutivo con definitività;

   quali motivi siano alla base della mancata disponibilità, ancora e ad oggi, da parte dell'Unep, delle strutture tecnologiche, necessarie a consentire l'accesso diretto da parte dell'ufficiale giudiziario.
(4-12346)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 2 giugno 2022 si è verificato un grave episodio, che ha avuto grande risalto sugli organi di stampa a livello nazionale (www.repubblica.it del 3 giugno 2022 www.ilfattoquotidiano.it del 6 giugno 2022) che ha coinvolto circa duemila giovani, tra i sedici e i venti anni (ma anche di età inferiore), la maggior parte di origine africana, provenienti dalle province di Milano, Brescia e Bergamo i quali, dopo essersi dati appuntamento sui social, si sono ritrovati in una sorta di rave party sulla spiaggia a Peschiera del Garda (Vr), dove hanno poi scatenato una mega rissa;

   la situazione, documentata con diversi video trasmessi sui social, è diventata via via ingestibile, con gruppi di ragazzi che si sono riversati sul lungolago di Peschiera del Garda, iniziando ad infastidire i clienti seduti al tavoli dei bar, distruggendo sedie e tavoli, spaccando vetrine e che poi hanno preso di mira il trenino turistico, disturbando i passeggeri;

   sui disordini, avvenuti tra Peschiera del Garda e Castelnuovo del Garda, è intervenuto il sindaco di Peschiera del Garda, Orietta Gaiulli, sottolineando che già in una lettera in data 30 maggio 2022, indirizzata al Governo, al prefetto e al questore, aveva segnalato il primo allarme per possibili problemi di ordine pubblico;

   nella stessa giornata del 2 giugno 2022, intorno alle ore 17,00, i giovani hanno raggiunto la stazione di Peschiera dei Garda per fare ritorno alle proprie città, creando nuovamente tensione, sedendosi ovunque e addirittura occupando binari;

   in tale frangente si è verificato un ulteriore episodio, di enorme gravità, denunciato da un gruppetto di ragazze tutte dei milanese, che dopo aver trascorso- una giornata di divertimento a Gardaland sarebbero state importunate, con molestie pesanti, da alcuni giovani di origine africana, per cui hanno vissuto momenti di panico e di ansia proseguite per giorni;

   sulla vicenda relativa alle violenze avvenute nella zona del lago di Garda sono state aperte due inchieste su cui sta lavorando la procura di Verona: la prima, relativa ai disordini avvenuti tra Peschiera del Garda e Castelnuovo del Garda, per cui è stato aperto un fascicolo con l'ipotesi di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina, mentre il secondo filone delle indagini si concentra sulle molestie denunciate dalle giovani ragazze sul treno per Milano per cui sembrerebbe che si stia valutando l'aggravante dell'odio razziale –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di prevenire episodi come quello descritto in premessa, anche attraverso un controllo più capillare e un'attenta attività di monitoraggio del territorio;

   se non si ritenga necessario valutare l'adozione di iniziative normative per un inasprimento delle pene previste per le ipotesi di reato sopracitate, compiute da minorenni.
(5-08247)


   SILLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte di domenica 12 giugno 2022 in piazza dei Cinquecento, un tassista di 56 anni, mentre era fermo allo stallo e stava facendo salire a bordo una coppia di turisti che dovevano rientrare in albergo, è stato aggredito e picchiato da alcuni uomini, di origine non identificata che pretendevano di effettuare la corsa prima dei due turisti;

   secondo i testimoni gli aggressori, visibilmente alterati, hanno prima attaccato il tassista verbalmente e poi, dopo averlo spinto, lo hanno preso a pugni al volto;

   purtroppo, nella colluttazione sono stati coinvolti anche i due turisti che hanno reagito e tentato di difendere il malcapitato e sono stati a loro volta picchiati;

   è stato necessario l'intervento di un'ambulanza del 118 che ha trasportato in ospedale sia il tassista che la giovane turista e il conducente ha riportato contusioni al volto, all'occhio sinistro e alla mandibola giudicate guaribili in 10 giorni. Solo successivamente sul posto è arrivata una volante della Polizia che sta indagando sulla vicenda;

   oltre al prezioso lavoro degli inquirenti che individueranno gli aggressori e cercheranno di ricostruire la dinamica dei fatti, è tuttavia gravissimo che un lavoratore debba rischiare la vita, mentre sta svolgendo la sua professione e che chi visita il nostro Paese debba temere per la propria incolumità –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative intenda intraprendere ai fini dell'adozione di un piano di prevenzione di episodi di tale gravità.
(5-08251)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i vigili del fuoco di Reggio Emilia lamentano da tempo che sono costretti a operare senza autoscala e autogru per le rotture meccaniche che ne pregiudicano il funzionamento e la loro sistemazione prevede costi alti e tempi lunghi;

   si tratta di due mezzi essenziali e indispensabili per interventi tecnici: l'autoscala è l'unico mezzo per soccorso-salvataggio di persone in caso di incendi in appartamento; l'autogru è necessaria per estrarre le persone da autovetture dopo incidenti stradali, assicurando la sicurezza sia agli operatori che alle vittime;

   per tale carenza la copertura del soccorso provinciale è assicurata dai comandi limitrofi di Parma e Modena con tempistiche di intervento che si allungano;

   di conseguenza, i vigili del fuoco di Reggio Emilia sono costretti, in alcune circostanze, a trovare soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del soccorso, adattando tecniche sostitutive in attesa dell'arrivo dei mezzi adatti;

   dunque, la sicurezza di quasi mezzo milione di persone nella provincia è in dubbio a causa di queste gravissime mancanze non più sostenibili secondo gli operatori che, per poter dare alla cittadinanza un servizio efficiente ed efficace, hanno necessità di questi automezzi;

   l'interrogante, con un precedente atto di sindacato ispettivo, aveva evidenziato la preoccupante sequenza di rotture ai mezzi di soccorso a causa dell'anzianità e del logorio –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare, urgentemente, per sanare la preoccupante situazione illustrata in premessa che limita l'operatività del comando provinciale dei Vigili del fuoco di Reggio Emilia;

   se sia attuabile la sostituzione dei mezzi in questione con altri di nuova generazione mettendo definitivamente fuori servizio quelli usurati.
(4-12344)


   FERRARI e FOGLIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Lecco nei giorni scorsi si è verificato un forte intasamento nelle operazioni di riconsegna delle schede delle elezioni amministrative e dei referendum sulla giustizia al tribunale cittadino;

   la polizia locale e i funzionari comunali hanno dovuto aspettare, in alcuni casi, in coda fino all'alba, per svolgere il loro compito;

   non si comprende cosa abbia causato questo abnorme rallentamento delle operazioni — tanto più se si considera il numero di votanti decisamente ridotto ai referendum e l'esiguo numero di comuni, solo tre, chiamati al voto nella provincia — ma non sembra da escludersi che il caos possa essere legato a un blocco temporaneo del sistema informatico del Ministero dell'interno –:

   cosa abbia dato origine al rallentamento della riconsegna del materiale elettorale presso il tribunale di Lecco e quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare il ripetersi dell'incidente.
(4-12347)


   COVOLO, FOGLIANI, PRETTO e RACCHELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 giugno 2022 un uomo di origine marocchina avrebbe fatto incursione nella sede bassanese del Giornale di Vicenza, spaccando il vetro della porta finestra con l'intento di introdursi nella redazione; già nelle scorse settimane gli spazi esterni della redazione del Giornale di Vicenza, erano già stati oggetto di piccoli danneggiamenti; come riportato dalla stampa e secondo la ricostruzione dei carabinieri, poco prima delle 4 del mattino l'uomo si sarebbe arrampicato fino al primo piano armato di un oggetto metallico, ma, feritosi a un braccio durante l'effrazione, avrebbe poi desistito dal continuare l'azione e sarebbe stato costretto a richiedere l'aiuto del 118; gli operatori sanitari hanno dunque allertato le forze dell'ordine che intervenute sul posto avrebbero identificato l'uomo come Mustapha El Hajii, già pregiudicato, rilasciato alla fine dello scorso marzo dopo due anni di detenzione nel carcere di Treviso; sempre secondo la stampa, l'uomo sarebbe arrivato in Italia nel 2008 con un permesso di soggiorno, poi non rinnovato e revocato nel 2013 a seguito di diverse denunce tra cui anche per resistenza a pubblico ufficiale per il ferimento di un poliziotto di Bassano; nel 2016 avrebbe sposato una cittadina di Bassano e dunque allora non venne espulso dall'Italia e risulta inoltre che il matrimonio finì poco dopo, pertanto non avrebbe acquisito la cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 5 della legge 5 febbraio 1992, n. 91; successivamente l'uomo tra il 2018 e il 2019 avrebbe ricevuto ulteriori e numerose denunce che vanno dall'aggressione al danneggiamento, ai furti e alle minacce e dunque sarebbe un soggetto pericoloso per l'ordine e la sicurezza pubblica per il quale avrebbe dovuto essere disposto il trattenimento ai sensi dell'articolo 4, comma 1.1. del decreto legislativo n. 268 del 1998 di quanto accaduto alla redazione bassanese del Giornale di Vicenza, dopo la formazione della denuncia, sarebbero stati informati anche il questore di Vicenza e il Ministero dell'interno –:

   quali iniziative abbia attivato a seguito dei fatti di cui in premessa; quali iniziative di competenza siano state adottate nei confronti dell'autore del danneggiamento alla sede del Giornale di Vicenza per il suo trattenimento e allontanamento dal territorio nazionale; quali siano i motivi per i quali non sia stato disposto già in passato il suo trattenimento in un Cpr ai sensi dell'articolo 14, comma 1.1 del decreto legislativo n. 286 del 1998.
(4-12351)


   BRESCIA, BALDINO e D'ORSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle elezioni comunali e dei referendum abrogativi, tenutisi domenica 12 giugno 2022, si sono registrati diversi disagi nella costituzione dei seggi in numerose città italiane, a seguito delle rinunce di presidenti di seggio e scrutatori;

   nel comune di Palermo, la città in cui ha votato il Presidente della Repubblica, decine di seggi non sono stati aperti fino alle ore 13 e migliaia di elettori non hanno potuto esercitare il diritto di voto. A ciò si aggiunga la comunicazione del Ministero dell'interno che, in un primo momento, aveva previsto l'accorpamento dei seggi non costituiti;

   preoccupa, inoltre, il fenomeno dell'astensionismo involontario, vale a dire la non partecipazione al voto di quegli elettori che lavorano o studiano in luoghi diversi dalla provincia o città metropolitana di residenza, stimati in circa 4,9 milioni nel Rapporto elaborato dalla commissione di studio istituita dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, D'Incà;

   per contrastare tale fenomeno è urgente adottare soluzioni innovative e alternative, da sempre proposte dal Movimento 5 Stelle e sempre a parere degli interroganti osteggiate o rallentate dal Viminale;

   altri interventi risultano necessari, quali l'abolizione della tessera elettorale cartacea e il passaggio alla tessera digitale. Per realizzare tale innovazione, il Ministero dell'interno deve ancora adottare, da circa un anno, un decreto ministeriale per permettere il trasferimento delle liste elettorali nell'Anagrafe nazionale della popolazione residente;

   occorre, poi, una riflessione circa l'adeguatezza del numero delle sezioni elettorali, attualmente oltre 60 mila. Con la proposta di legge cosiddetta «Elezioni Pulite», approvata alla Camera in data 11 ottobre 2018 e ora all'esame del Senato (A.S. 859), si è voluto aumentare il numero minimo di elettori (da 500 a 700) necessari per costituire una sezione elettorale per ridurre il rischio dell'identificabilità del voto;

   tale intervento potrebbe essere accompagnato, inoltre, da un aumento del numero massimo degli elettori, oggi fissato a 1.200, anche alla luce dell'andamento demografico, con una conseguente riduzione del numero del seggi;

   è necessario, poi, un investimento sulla formazione dei componenti degli uffici elettorali di sezione impegnati in operazioni fondamentali per il gioco democratico e a volte individuati con urgenza tra gli operatori dei servizi pubblici di trasporto e della raccolta di rifiuti, con inevitabili negative conseguenze sul regolare svolgimento degli stessi –:

   quali iniziative intenda promuovere, alla luce di quanto esposto in premessa, in vista dei ballottaggi che si terranno il 26 giugno 2022 e, soprattutto, delle prossime elezioni politiche, al fine di risolvere in via strutturale le criticità emerse e contrastare il fenomeno dell'astensionismo involontario.
(4-12354)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RACCHELLA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, prevede l'organizzazione delle classi iniziali di ciclo delle scuole con riferimento al numero complessivo degli iscritti e assegnando ad esse gli alunni sulla base del piano dell'offerta formativa;

   il numero minimo e massimo di alunni costitutivo delle classi può essere incrementato o ridotto del 10 per cento, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, che prevede, per la scuola primaria, un minimo di 15 e un massimo di 26 alunni e, per la scuola secondaria di 1° grado, un minimo di 18 e un massimo di 27 alunni, salvi i casi di presenza di alunni disabili;

   con la legge di bilancio 2020 (articolo 1, comma 978, della legge n. 178 del 2020) si era prevista, per l'anno scolastico in corso, una deroga affinché potessero sopravvivere le istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 500 unità, ridotto fino a 300 per quelle situate nelle piccole isole e nei comuni montani benché conferite in reggenza a dirigenti titolari di incarico presso altri istituti autonomi;

   la legge di bilancio per il 2022, al comma 343, proroga tale possibilità fino all'anno scolastico 2023/2024, ma fa un passo avanti prevedendo (ai commi 344 e 345) che l'effettiva portata della deroga ai limiti numerici venga decisa da un successivo decreto ministeriale, da emanarsi entro il mese di febbraio di ciascun anno, che dovrà stabilire gli indicatori di status sociale, economico, culturale e di dispersione scolastica da utilizzare per individuare le scuole beneficiarie della deroga e la quota massima dell'organico del personale docente da destinare alle classi costituite in deroga e conseguentemente il numero delle predette classi;

   ad oggi tale decreto non è ancora stato emanato e in moltissimi centri delle provincie italiane si teme di non poter formare le prime classi di ciascun ciclo di istruzione, arrecando, così, un grave pregiudizio agli alunni che si troverebbero in una pluriclasse;

   vi è di più, si assiste ad un costante ridimensionamento delle risorse tale che in molti comuni si stanno sopprimendo delle classi procedendo ad unificarle arrivando così ad avere 27 alunni per ciascuna classe ivi inclusi alunni diversamente abili;

   l'ufficio scolastico provinciale di Vicenza, infatti, ha comunicato all'Istituto comprensivo di Nove, sede di Cartigliano, che le due prime classi formate nell'anno scolastico 2021/2022 saranno accorpate in una unica seconda classe composta da 27 alunni fra cui un diversamente abile con certificazione ex articolo 3, comma 3, legge n. 104 del 1992;

   tale condizione preclude a questi 27 bambini la possibilità di ricevere un'educazione adeguata proprio adesso, in un momento di grave emergenza sociale connessa alla pandemia, che si ripercuote soprattutto sui giovanissimi, che sarebbe fondamentale garantire loro un insegnamento il più possibile personalizzato che difficilmente può esserci in classi «pollaio»;

   lo scrivente ritiene infatti che in queste condizioni sia pressoché impossibile raggiungere pienamente sia gli obiettivi didattici, che quelli metacognitivi anche per come descritti dalle riforme di cui al PNRR;

   ad avviso dell'interrogante inoltre, la condizione sopra descritta diventerebbe lesiva dei diritti sia dell'alunno diversamente abile che degli altri bambini, tanto da necessitare una segnalazione al Tribunale dei Minori –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente delle circostanze sopra evidenziate e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire un adeguato dimensionamento delle classi.
(4-12352)


   GIANNONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   attualmente l'ora di religione a scuola è regolata dal Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica del 1929, aggiornato nella seconda metà degli anni ottanta – soprattutto in termini di laicità –, e prevede che in tutte le scuole italiane siano riservate lezioni settimanali facoltative e non più obbligatorie all'insegnamento della religione cattolica. La scelta di seguire tali lezioni viene comunicata all'inizio del ciclo di studi e può essere liberamente modificata in sede di iscrizione agli anni scolastici successivi al primo;

   essendo un'ora facoltativa è previsto l'esonero per coloro che non intendono seguirla perché professano altre fedi o semplicemente perché non interessati. Coloro che vengono esonerati hanno diritto ad un'ora di lezione in una materia alternativa, spesso difficile da attuare in modo efficace per scarsità di mezzi e risorse da parte degli istituti scolastici;

   secondo quanto riportato da diversi articoli di stampa, cinque bambini di una scuola elementare di San Donà di Piave, in provincia di Venezia, sono stati lasciati sui gradini del Duomo della città mentre i loro compagni di classe partecipavano a una visita all'interno della chiesa. La curiosa esclusione, secondo il Corriere della Sera, sarebbe stata imposta dalle maestre perché quei bambini non frequentano l'ora di religione;

   l'intera classe aveva fatto tappa al Duomo di San Donà per ammirare i mosaici realizzati da padre Marko Rupnik e dal suo gruppo di artisti. In programma quindi non ci sarebbe stata alcuna funzione religiosa;

   due mamme hanno denunciato quanto accaduto con una lettera alla dirigente scolastica: «A mia figlia – ha spiegato una madre ad un quotidiano veneto – sono state consegnate delle parole crociate come passatempo». Al telefono la coordinatrice scolastica avrebbe risposto che «che i mosaici rappresentano scene di Eucarestia e per questo motivo ha deciso, assieme alle altre maestre, di escludere tutti i bambini che non frequentano l'ora di religione». Ora la stessa dirigente sarebbe in attesa di una ricostruzione puntuale della vicenda, prima di prendere eventuali provvedimenti contro le maestre –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare il ripetersi di tali vicende, poiché, sebbene nel sistema scolastico italiano, ad avviso dell'interrogante, viga nei fatti un insegnamento ancora prettamente confessionale, questo non significa escludere degli studenti, che si sono avvalsi del loro diritto di scelta, dalla visita ad un'importantissima chiesa dal valore non solo religioso ma soprattutto artistico, avendo tra l'altro la scuola come istituzione compito primario di educare all'integrazione e non all'emarginazione.
(4-12353)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'impennata dei prezzi dei carburanti, con in particolare l'aumento del gasolio, anche a seguito della guerra russa sul territorio ucraino, ha investito pesantemente l'intero settore della pesca, producendo effetti drammatici per le tante aziende ittiche e per le migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore;

   gli addetti partecipano della crisi e degli effetti negativi della fase economica, con ricadute dirette sulle loro buste paga dal momento che il salario ha al suo interno una quota parte che collega l'istituto retributivo a una sorta di compartecipazione all'andamento aziendale; ciò avviene nei benefìci del pescato, ma anche nei costi energetici che l'impresa ittica deve affrontare per uscire in mare e che, in questa fase, com'è noto, sono aumentati a dismisura;

   per il mondo imprenditoriale del settore della pesca, il Governo ha previsto dei ristori economici per far fronte alle ingenti perdite economiche dovute alla crisi; la parte dei lavoratori, invece, ha visto solamente crollare il proprio potere di acquisto, senza poter usufruire di alcuno strumento di sostegno al reddito;

   in data 9 giugno 2022, i sindacati di categoria Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil pesca hanno inviato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali una comunicazione chiedendo un incontro urgente per discutere le problematiche del settore e per rappresentare la necessità inderogabile di un sostegno economico per le lavoratrici e i lavoratori del comparto ittico;

   incontri tra il Governo e le organizzazioni sindacali sono già avvenuti presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con l'obiettivo di far ottenere anche ai lavoratori della pesca la garanzia dell'accesso alla cassa integrazione salariale degli operai agricoli Cisoa pesca;

   i lavoratori della pesca sono una categoria particolare: fanno i conti da sempre con il divieto di pescare il sabato e la domenica, con «fermo biologico» che varia per Gsa con una media di 45 giorni annui, con le condizioni meteo-marine che possono essere avverse nel periodo invernale e per tutte queste ragioni, nella migliore delle ipotesi, finiscono per lavorare non più di 160 giorni l'anno;

   il caro gasolio ha portato dal marzo 2022 a diverse manifestazioni in molte marinerie italiane con agitazioni anche violente da parte di frange estreme, compresa la serrata, cioè non far uscire più le imbarcazioni dai porti lasciando in molti casi i lavoratori senza alcun reddito –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, per affrontare con le organizzazioni sindacali di categoria, il tema della crisi del lavoro nel comparto della pesca italiano, diventato particolarmente allarmante negli ultimi mesi a causa del rincaro dei carburanti.
(4-12343)


   ROSTAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) è un ente pubblico non economico che gestisce l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sodali;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 419, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, l'Inail è autorizzato a valutare, in via eccezionale, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, la realizzazione di investimenti immobiliari nel settore termale e alberghiero-termale, con esclusivo riferimento alle aree che presentano significative condizioni di crisi economico-industriale;

   con nota dell'11 novembre 2019 la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha comunicato all'Istituto di aver individuato i seguenti territori: per il Nord la Provincia di Bologna (area Alto Reno); per il centro la provincia di Pescara; per il Sud la provincia di Napoli (Pozzuoli);

   Federterme, con lettera dell'8 giugno 2020, ha comunicato per la procedura di cui sopra, l'individuazione dei seguenti siti termali: Tema Srl (Terme di Porretta); Gruppo Alberghiero Helvetia Srl (Hotel Helvetia Thermal S.p.A. di Porretta), Società delle Terme S.p.A. (Pescara – Terme di Caramanico e Terme di Popoli), Terme di Agnano S.p.A. (Pozzuoli);

   è in corso da alcuni anni una interlocuzione tra il Comune di Napoli e Inail per valutare l'acquisto da parte di quest'ultimo delle Terme di Agnano Spa;

   con due comunicazioni del settembre 2020 e del gennaio 2021, il direttore generale dell'Inail ha informato Terme di Agnano S.p.A. in liquidazione dell'interesse a investire «in codesto sito termale ai sensi dell'articolo 1, comma 419, della legge n. 145 del 2018», comunicando «l'avvio dell'istruttoria per la verifica della compatibilità tecnica, sanitaria ed economico-finanziaria dell'investimento, nonché della situazione relativa alla concessione di sfruttamento delle acque termali»;

   l'Istituto ha così comunicato l'intenzione di «acquistare terreni e fabbricati utilizzati per l'esercizio dell'impresa alberghiero-termale, da concedere successivamente in locazione allo stesso soggetto esercente l'impresa, ad un canone compatibile con il rendimento minimo atteso dagli investimenti ai sensi del proprio Regolamento per gli investimenti e i disinvestimenti, adottato con determina presidenziale n. 27 del 20 gennaio 2016», precisando altresì che «eventuali lavori di ristrutturazione o miglioramento necessari per il rilancio delle attività e quindi del flusso dei ricavi presi a base per la realizzazione del piano economico finanziario, dovranno essere realizzati dalla società Terme di Agnano prima della conclusione dell'atto di compravendita»;

   l'Inail ha chiesto, infine, alla Società Terme di Agnano, di formulare un'offerta economica di vendita degli immobili;

   la procedura di cui sopra non pare essersi mai conclusa mentre - come documentato dal quotidiano il Mattino con un servizio di Paolo Barbuto in data 15 giugno 2022 – le condizioni della Terme di Agnano S.p.A. sono di abbandono e devastazione e l'intenzione del comune di Napoli sarebbe ancora quella di riattivare l'interesse dell'Inail all'acquisto –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per verificare presso l'Inail lo stato della procedura di cui in premessa.
(4-12348)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 ha avuto importanti ripercussioni sui processi produttivi di numerose filiere, portando a rallentamenti e difficoltà in termini di approvvigionamento di materie prime, materiali e prodotti di base;

   in particolare, tra i materiali più colpiti da tale shortage ci sono i semiconduttori e le materie ferrose e plastiche, indispensabili in molti settori, tra cui quello della meccanizzazione agricola;

   a questo riguardo, l'amministratore delegato di Intel, Patrick Gelsinger, ha in più occasioni dichiarato che prevede il perdurare della penuria di semiconduttori fino al 2024. La filiera produttiva dei microchip risente, inoltre, degli ulteriori squilibri nelle catene di approvvigionamento delle materie prime utilizzate per la loro realizzazione che si sono acuiti a causa della crisi Russia-Ucraina e che si aggiungono alle difficoltà di reperimento dei macchinari per produrre i semiconduttori;

   in aggiunta nel settore dei semiconduttori si assiste anche ad un fenomeno speculativo dettato dal fatto che in molti casi la loro reperibilità avviene attraverso delle società di intermediazione con rincari ingiustificati e legati a dinamiche per lo più speculative;

   per sua natura, l'attività agricola è scandita da una rigida aderenza alle tempistiche stagionali di semina e raccolta, operazioni che non possono essere posposte o rimandate;

   conseguentemente, gli investimenti per l'acquisto e il rinnovo dei macchinari agricoli seguono lo stesso andamento ciclico;

   la crisi di approvvigionamento di tali materiali sta causando però forti ritardi nella consegna di tali macchinari, mettendo a rischio la crescita e lo sviluppo della produzione agricola del Paese;

   tale rischio è amplificato dalle ulteriori pressioni che il conflitto russo-ucraino sta apportando al comparto agricolo, tra cui l'incremento dei costi energetici e dei prodotti finiti, così come la sensibile riduzione delle importazioni di prodotti agricoli, quali grano, mais e soia e il crollo delle forniture dei fertilizzanti da Russia e Ucraina con conseguente rialzo dei prezzi;

   i semiconduttori nella meccanica agricola richiamano anche la tematica dell'agricoltura intelligente e dell'uso scientifico dei fattori produttivi, anche per contrastare l'emergenza ambientale –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per far fronte alle problematiche esposte in premessa, garantiscono le forniture di materiali sensibili e strategici;

   quali strumenti intendano adottare in particolare a supporto dell'industria agromeccanica, al fine di sostenere il processo di sviluppo delle tecnologie agricole, in particolar modo a fronte del difficile scenario economico che interessa il settore.
(5-08249)

Interrogazione a risposta scritta:


   CORNELI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 settembre 2021 è stato pubblicato dalla regione Abruzzo il decreto commissariale a firma del Presidente della Regione Marco Marsilio, in qualità di Commissario delegato, e del vicepresidente della giunta regionale con delega all'agricoltura, Emanuele Imprudente, per l'attivazione delle procedure di erogazione dei contributi alle aziende agricole che in Abruzzo, in particolare in provincia di Teramo, nel gennaio 2017, in concomitanza del terremoto del Centro Italia del 2016 e 2017, hanno subìto danni per le abbondanti nevicate;

   il contributo complessivo è di 8,7 milioni di euro, e riguarda cifre che vanno dai 5.000 ai 50.000 euro per lo svolgimento di ogni attività necessaria in conseguenza alle calamità, in particolare per riparare i tetti dei capannoni degli allevatori indeboliti dal sisma e distrutti dal peso della neve;

   i percorsi amministrativi individuati dal decreto prevedono che siano i comuni di appartenenza delle aziende agricole a recepire le singole istanze e a quantificare i danni e i connessi contributi che saranno poi erogati dalla struttura commissariale Smea (Struttura di missione per il superamento emergenze di protezione civile regionale) in base alle disponibilità. I comuni coinvolti sono Cocullo, Carpineto Sinello, Abbateggio, Arsita, Frisa, Bolognano, Atri, Poggiofiorito, Caramanico Terme, Bellante, Ripa Teatina, Carpineto della Nora, Bisenti, Rosello, Civitella Casanova, Canzano, Tollo, Corvara, Castellalo, Vacri, Elice, Castiglione Messer Raimondo, Moscufo, Castilenti, Penne, Cellino Attanasio, Sant'Eufemia a Maiella, Cermignano, Spoltore, Montefino, Tocco da Casauria, Morro d'Oro, Villa Celiera, Mosciano Sant'Angelo, Notaresco, Penna Sant'Andrea, Sant'Egidio alla Vibrata e Torano Nuovo;

   le tempistiche per l'iter istruttorio delle domande di contributo sono le seguenti:

    presentazione della domanda presso il comune sede dell'attività produttiva entro il 45° giorno dalla data di pubblicazione del decreto e trasmissione da parte delle amministrazioni comunali territorialmente competenti entro il 10 dicembre 2021 della deliberazione di Giunta comunale di approvazione delle risultanze istruttorie delle domande ricevute alla SMEA;

   ciononostante, risulta che, ad oggi, vi siano diversi aventi diritto che ancora non percepiscono materialmente il contributo regionale. In particolare, la gravità della situazione è stata evidenziata in un servizio del TG Regionale (Rai3) del 5 giugno 2022;

   è noto che la competenza in materia sia regionale, tuttavia la situazione che si è venuta a creare a causa della mancata erogazione dei contributi promessi dalla regione Abruzzo rischia di mettere definitivamente la parola fine alla vita di diverse aziende agricole del teramano, che costituiscono un importante comparto economico delle aree interne e producono prodotti eccellenti noti in tutta la regione e nel Paese. Pertanto, si reputa necessario un interessamento del Governo finalizzato a sbloccare la procedura, senza escludere l'esercizio dei poteri sostitutivi –:

   se sia al corrente della situazione descritta, inerente la mancata erogazione dei fondi statali di cui in premessa alle aziende agricole, che in Abruzzo, in particolare in provincia di Teramo, nel gennaio 2017, in concomitanza del terremoto del Centro Italia del 2016 e 2017, hanno subìto danni per le abbondanti nevicate; quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di consentire l'immediata erogazione dei contributi.
(4-12358)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCARI e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa locale che in regione Emilia-Romagna, sul solco di quanto accaduto in altre regioni, quali Piemonte, Sardegna e Veneto, si starebbe facendo sempre più ricorso ai cosiddetti medici a gettone per sopperire alla nota e cronica carenza di personale nei reparti ospedalieri;

   l'azienda Usl di Modena e quella di Reggio Emilia, in particolare, hanno pubblicato avvisi per la fornitura di servizi medici ospedalieri, seguendo il modello adottato per l'emergenza-urgenza di Ferrara, nonostante in data 29 aprile 2022 fosse stato siglato un verbale d'intesa da tutte le sigle sindacali della dirigenza medica e sanitaria, nel quale venivano individuate diverse misure dirette ad affrontare le criticità dell'emergenza-urgenza;

   quello che – secondo quanto dichiarato dall'assessore regionale – doveva rappresentare «un unicum da non ripetere», sarebbe diventata la soluzione per l'emergenza: il ricorso da parte delle aziende Usl alla pubblicazione di avvisi di gara per la fornitura temporanea in via d'urgenza di servizi medici ospedalieri da parte di Agenzie Private, le quali fornirebbero, quindi, personale medico per coprire turni negli ambulatori di pronto soccorso e/o sui mezzi di soccorso avanzato (Automedica);

   prestando attività di natura occasionale all'interno dei dipartimenti ospedalieri, tali figure – sostengono i sindacati – non potrebbero mai diventare parte della rete organizzativa e potrebbero svolgere le stesse delicatissime prestazioni dei medici dipendenti ma con retribuzioni molto più alte, creando, oltretutto, situazioni di grande disomogeneità economica nei confronti dei medici ospedalieri;

   la temuta conseguenza di questo sistema consisterebbe in un inevitabile peggioramento della qualità del servizio offerto ai cittadini e la demotivazione del personale dipendente (o persino le dimissioni);

   la carenza di alcune specializzazioni mediche e di alcune professioni sanitarie – lamentano i sindacati – sarebbe solo il frutto di decenni di insufficiente programmazione della formazione medica specialistica che ha seguito la politica dei tagli al nostro sistema sanitario;

   per «potenziare la sanità pubblica» e fronteggiare il fenomeno della carenza di personale, particolarmente grave nel pronto soccorso, i sindacati ritengono che sarebbe necessario procedere ad assunzioni ordinarie da concorso pubblico invece di soluzioni «tampone», ritenute assolutamente inadeguate e insufficienti, che rischiano di creare un precedente pericoloso anche per il futuro della sanità pubblica regionale;

   secondo l'interrogante non è tollerabile che in una regione che vanta di livelli di sanità pubblica importanti, che coordina la commissione salute della Conferenza delle regioni, vengano appaltati pezzi di sanità pubblica, «la sanità pubblica non si appalta» –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito della propria competenza, sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare al fine di fronteggiare le problematiche connesse alla carenza di personale medico di ruolo, oramai divenuta evidente e pericolosa, nei citati reparti ospedalieri.
(5-08252)

Interrogazione a risposta scritta:


   LEDA VOLPI, MASSIMO ENRICO BARONI, SPESSOTTO e SAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è del 9 giugno la notizia apparsa sul sito web: imperiapost.it che ha riportato la vicenda definita: «un vero pasticcio all'italiana»;

   nello specifico in soli due mesi l'Asl 1 imperiese ha raccolto circa un migliaio di segnalazioni di errori da parte di utenti che hanno ricevuto l'avviso di accertamento e multa per mancata vaccinazione, nonostante siano in regola con quest'ultima;

   tutto ciò è dipeso dalla mancanza dell'incrocio di dati tra i database del Ministero della salute e quelli dell'Agenzia dell'entrate;

   la stessa Asl 1 imperiese ha comunicato che: «Purtroppo si tratta di un errore nella comunicazione tra i sistemi. All'Agenzia delle entrate non risultano molte vaccinazioni, nonostante siano state effettuate. Inoltre, mancano anche i vaccinati all'estero, i guariti o alcuni esenti»;

   ma il suddetto «incidente» non è nuovo né alle cronache né tantomeno al Governo. Infatti, dall'entrata il vigore del decreto-legge n. 1 del 2022, le comunicazioni del Ministero della salute hanno raggiunto e continuano a raggiungere anche chi è perfettamente in regola con le somministrazioni dei vaccini. Ciò che più colpisce è che le multe attingono non solo coloro che hanno ritardato la terza dose (oltre la data limite del primo febbraio) perché hanno contratto il COVID-19 prima del booster ma anche i cosiddetti «frontalieri della sanità», ossia i medici e gli infermieri italiani che sono stati immunizzati nelle strutture sanitarie estere presso cui lavorano e che tuttavia non risultano nei database vaccinali del Ministero della salute, perché la comunicazione del loro vaccino non è stata trasmessa oltre confine;

   ma vi è di più. La stessa cosa è accaduta in Veneto per una fattispecie diversa: gli over 50 che risultano aver effettuato solo due dosi di vaccino, essendosi ammalati di COVID-19 a fine 2020. Costoro hanno potuto completare il ciclo vaccinale primario con una sola somministrazione a cui hanno aggiunto la dose booster tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022. Ma negli elenchi periodicamente predisposti e trasmessi dal Ministero, tali soggetti risultano non in regola, perché per il sistema hanno saltato una dose e ciò li fa rientrare in una delle tre ipotesi previste dal decreto-legge n. 1 del 2022 per l'irrogazione della sanzione;

   eppure, le segnalazioni sulla mala gestio e sulla scarsa qualità dei sistemi informativi non è una novità;

   difatti, nel novembre dello scorso anno, è stata presentata un'interrogazione a risposta scritta, la n. 4-10648, rimasta senza risposta, che riportava quanto emerso da un'inchiesta condotta dalla trasmissione «Le iene», ossia una falla nel sistema di verifica della certificazione verde, che consentiva di mantenere il green pass attivo a coloro che avevano contratto il virus e risultavano ancora positivi;

   è evidente che, a parere dell'interrogante, i sistemi informativi del Ministero non siano adeguati ovvero organizzati per gestire al meglio quanto previsto dalle innumerevoli regole imposte per fronteggiare la pandemia;

   inoltre, risulta per nulla agevole la burocrazia da seguire per contestare l'avvio del procedimento sanzionatorio. Infatti, chi lo riceve deve comunicare alla Asl territoriale di competenza la propria giustificazione e in contemporanea deve inviare notizia di tale comunicazione all'Agenzia delle entrate, accedendovi tramite portale del sito web. Dalla ricezione della comunicazione, successivamente, sarà l'Asl a dover comunicare alla Agenzia delle entrate se l'annullamento della sanzione è giustificabile –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'ennesima criticità nel controllo sull'obbligo vaccinale e se abbia intenzione di adottare iniziative il prima possibile per rendere più agevole la procedura per l'annullamento della sanzione;

   se, ormai giunti alla fine dello stato di emergenza, ritenga di adottare iniziative normative per evitare che continuino a essere comminate sanzioni e provvedere alla revoca delle sanzioni già comminate ai del citato decreto-legge n. 1 del 2022.
(4-12349)

TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Enit della direzione generale del turismo e del commissario nazionale gioventù italiana con apporto economico da parte dello Stato a titolo di fondo di dotazione;

   è ente morale (decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948), su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per gli affari esteri, è ente assistenziale a carattere nazionale come definito con decreto del Ministro dell'interno ed ente culturale ai sensi del decreto-legge n. 97 del 1995;

   l'Associazione, in particolare, non ha finalità di lucro e nel corso degli anni ha ricevuto contributi statali per la realizzazione dei propri scopi istituzionali;

   tra i così detti «membri di diritto» figurano i rappresentanti dei Ministeri competenti in materia di istruzione, politiche giovanili e turismo;

   essa rientra tra le Organizzazioni non governative segnalate dall'Onu nell'ambito degli Enti di sviluppo sociale e realizza gli scopi sociali mediante convenzioni con gli enti locali con cui stipula, per altro, contratti di locazione a prezzi calmierati o di comodato;

   quanto sopra esposto attesta la natura pubblica della Associazione la quale, conseguentemente, è sottratta all'applicazione della legge fallimentare (ai sensi dell'articolo 1 legge fallimentare);

   la Corte di cassazione (S.U. 3 maggio 2005 n. 9096) ha affermato che «la valutazione circa la natura pubblicistica della istituzione comporta senza dubbio il concorso di considerazioni di carattere giuridico e di considerazioni di fatto [...] la qualificazione di un ente come società di capitale non è di per sé sufficiente ad escludere la natura di istituzione pubblica dell'ente stesso ma si deve procedere ad una valutazione concreta in fatto»;

   l'Italia, per mezzo dell'Aig è membro della International Youth Hostel Federation;

   l'Aig dal 1° luglio 2019, è sottoposta a procedura fallimentare (n. 492/2019) avviata dal Tribunale di Roma;

   con atto n. 9/2305/99, la Camera ha impegnato il Governo ad adottare misure a salvaguardia;

   nella seduta del 21 ottobre 2019 della 5a Commissione Bilancio del Senato, in conversione del decreto-legge n. 101 del 2019, il Ministero dell'economia e delle finanze ha riformulato gli emendamenti da 15.0.13 a 15.0.19 riguardanti la trasformazione in ente pubblico non economico dell'Associazione alberghi per la gioventù esprimendo parere favorevole;

   tale norma è stata approvata all'unanimità dalle Commissioni 10a e 11a del Senato per essere successivamente stralciata per mancanza di copertura con l'impegno del Sottosegretario per l'economia e le finanze di turno a riaffrontare il problema in un successivo provvedimento;

   la situazione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù, aggravata dalla pandemia, rischia di peggiorare ulteriormente a causa anche dell'avvio – da parte della curatela – della procedura per la dismissione del patrimonio immobiliare con il conseguente rischio di depauperamento del patrimonio – sia mobiliare sia immobiliare – dell'Ente;

   i gruppi parlamentari hanno, anche recentemente nell'ambito dell'esame degli A.C. 3614 e A.S. 2598, presentato proposte emendative in linea con le norme sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, concretamente e nell'immediatezza, a tutela del marchio storico, del personale, del patrimonio mobiliare e immobiliare e delle funzioni sociali dell'ente.
(5-08253)

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lapia n. 1-00427, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 463 del 3 marzo 2021

   La Camera,

   premesso che:

    l'associazione italiana di oncologia medica (Aiom), nell'ultimo rapporto denominato «I numeri del cancro in Italia» presentato nel mese di ottobre 2020 all'Istituto superiore di sanità, ha stimato 377 mila nuove diagnosi di cancro in Italia per tutto il 2020: di queste 195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne (nel 2019 erano, rispettivamente, 196.000 e 175.000). Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2020, è stato il carcinoma della mammella (54.976, pari al 14,6 per cento di tutte le nuove diagnosi), seguito dal colon-retto (43.702), polmone (40.882), prostata (36.074) e vescica (25.492);

    lo stesso rapporto, che è stato curato da Aiom, dall'Associazione italiana registri tumori (Airtum), dalla Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica (Siapec-lap), dalla Fondazione Aiom, da Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) e Passi d'argento, fornisce tuttavia ulteriori ed importanti dati che denotano anche i progressi effettuati nella lotta al cancro. L'efficacia delle campagne di prevenzione già adottate nel nostro Paese negli ultimi anni e delle terapie innovative messe a disposizione dalla ricerca scientifica contro il cancro ha determinato un complessivo aumento del numero delle persone che, dopo la diagnosi, con un'aspettativa e una qualità di vita in linea con quelle della popolazione generale: si parla di circa 3,6 milioni di persone in più (il 5,7 per cento dell'intera popolazione italiana), con un incremento del 37 per cento rispetto a 10 anni fa. Inoltre, almeno un paziente su quattro (quasi un milione di persone) è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito;

    se diagnosticato precocemente, il cancro ha più probabilità di essere curato con successo. Si stima che all'interno dell'Unione europea circa il 40 per cento dei tumori possa essere prevenuto e che vi siano più di 12 milioni di sopravvissuti al cancro. I dati rivelano inoltre che circa il 50 per cento delle morti per tumore e il 40 per cento dei nuovi casi di tumore – come riportato sul sito del Parlamento europeo – siano potenzialmente prevenibili, in quanto causate da fattori di rischio modificabili;

    un altro dato importante, stimato nel 2020 e messo a confronto con i numeri del 2015, è quello relativo alla riduzione complessiva dei tassi di mortalità: sono in diminuzione sia negli uomini (-6 per cento) che nelle donne (-4,2 per cento). Nelle donne, infatti, la sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 63 per cento, superiore rispetto a quella degli uomini (54 per cento): il dato è legato al fatto che nel sesso femminile il tumore più frequente sia quello della mammella e che la stessa neoplasia sia caratterizzata da una prognosi migliore rispetto ad altre neoplasie;

    spostando lo sguardo a livello europeo, attualmente l'Europa pur rappresentando meno di un decimo della popolazione mondiale, conta un quarto dei casi totali di cancro nel mondo: il numero di vite perse a causa delle malattie oncologiche, a livello europeo, è destinato ad aumentare di oltre il 24 per cento entro il 2035 (dall'International Agency for Research on Cancer – WHO), rendendo il cancro la prima causa di morte in tutta l'Unione europea. Oltre all'impatto sanitario, non da meno è quello economico: tale impatto, sempre secondo le stime, ammonterebbe a 100 miliardi di euro annui in tutto il continente;

    ai numeri citati, nell'ultimo anno, si è aggiunta l'emergenza sanitaria che dal febbraio del 2020 sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari di tutti gli Stati membri dell'Unione europea. La pandemia da COVID-19 ha avuto infatti forti ripercussioni negative non solo sulla cura del cancro, ma soprattutto sulla prevenzione e sui trattamenti di cura, ritardando di fatto molte diagnosi e incidendo sull'accesso alle terapie. L'apparente diminuzione dei casi accertati di cancro da inizio pandemia lascia inoltre presagire un futuro drastico aumento delle nuove diagnosi che, riscontrate in stadi avanzati della malattia, ridurranno ulteriormente la possibilità di trattamento e sopravvivenza dei pazienti e moltiplicheranno i costi economici dell'assistenza a carico dei sistemi sanitari nazionali;

    a livello nazionale il COVID-19 ha drammaticamente colpito la capacità della rete oncologica in alcune regioni di rispondere tempestivamente ed efficacemente ai bisogni di cura dei pazienti, in particolar modo in quelle dove non esiste un sistema adeguato di rete oncologica operativa, si sono registrati casi – oltre che di ritardata diagnosi – di sospensione della continuità diagnostica e terapeutica o addirittura di mancata somministrazioni delle terapie, il tutto collegato ad un calo degli acquisti dei farmaci antitumorali su scala nazionale. Nonostante durante il lockdown si sia cercato di garantire una continuità nella presa in carico dei pazienti, con importanti sforzi da parte del personale sanitario, alcuni decisivi processi di screening (mammella, colon-retto, cervice uterina e altro) sono stati ritardati, interrotti o completamente sospesi. In altre realtà regionali, invece, grazie a reti oncologiche attive ed efficienti, seppur la lotta al cancro ed il sostegno alla prevenzione abbiano subito una brusca frenata, sono stati costituiti nuovi e diversi modelli organizzativi per la prevenzione del tumore e la presa in carico del paziente;

    in modo particolare, l'emergenza da COVID-19 ha sottolineato nel nostro Paese la forte sofferenza delle reti di cura territoriali e lo scarso sviluppo della sanità digitale. La scelta strategica italiana di riservare l'ospedalità all'acuzie (con un numero di posti letto ospedalieri che è tra i più bassi tra i Paesi europei a prodotto interno lordo equiparabile) comporterebbe inevitabilmente la necessità di potenziare l'assistenza territoriale, garantendo adeguate risposte assistenziali extraospedaliere al paziente cronico (tra cui è ormai assai spesso annoverato il paziente oncologico). L'utilizzo delle potenzialità della sanità digitale e della telemedicina ha invece consentito alle regioni italiane più vocate all'innovazione di attenuare l'impatto negativo del COVID-19 sull'accessibilità alle cure ospedaliere, consentendo di mantenere da remoto le attività di continuità assistenziale;

    la pandemia ha inciso anche sulla prevenzione delle patologie HPV-correlate, con riduzioni degli screening e delle vaccinazioni che potrebbero tradursi nel giro di pochi anni in aumento di lesioni precancerose, o tumori da papillomavirus;

    per prevenire forme tumorali oltre agli screening è necessario adottare, fin da giovani, corretti stili di vita. Sicuramente è una grande sfida, per la salute mondiale, educare i più giovani e sensibilizzarli su quanto sia fondamentale assumere comportamenti che possano prevenire malattie oncologiche. È difficile pensare a interventi di prevenzione poiché, nella maggior parte dei casi, i tumori infantili non dipendono da stili di vita ma da fattori non del tutto noti;

    è però possibile proteggere i bambini dallo sviluppo di alcuni tipi di tumori attraverso specifiche vaccinazioni: quella contro il virus dell'epatite B, per evitare il cancro del fegato a cui predispone questa malattia, e la vaccinazione contro l'HPV, a partire dai 12 anni, per prevenire insieme all'infezione i tumori, tra gli altri, del collo dell'utero, del pene, dell'ano e del cavo orale;

    quel che è molto diverso per i tumori pediatrici e che è decisamente cambiato, negli ultimi quarant'anni, è il tasso di mortalità, che è in netta diminuzione: nel 2008 i decessi erano circa un terzo di quelli registrati nei primi anni Settanta, e oggi oltre l'80 per cento dei pazienti guarisce;

    pur essendo guariti però, molti ex pazienti oncologici pediatrici definiscono sé stessi come «long term survivor» o sopravviventi di lungo corso;

    gli ultimi dati dicono che, dopo la diagnosi, tre bambini su quattro guariscono completamente. Crescendo, queste persone (il cui numero in Europa oggi si stima tra 300.000 e 500.000, di cui appunto circa 50.000 in Italia, con un'età media di 25-29 anni) escono dalle competenze dell'oncologo pediatra, ma, purtroppo, non esiste ancora una figura professionale che le possa accompagnare nell'età adulta, non per praticare cure o esami particolari, possono infatti condurre una vita del tutto normale ma perché possono avere dei problemi clinici causati dalle cure cui sono stati sottoposti da bambini;

    una minoranza di bambini guariti dal tumore subisce da adulti le conseguenze della malattia o gli effetti secondari delle cure;

    ancora non è del tutto noto quanto le terapie somministrate in età pediatrica possano incidere sulla crescita o sulla possibilità di avere figli, o sulla possibilità di sviluppare malattie del cuore, o sul rischio di sviluppare un secondo tumore indotto dai trattamenti per la cura della neoplasia primitiva; sono necessari farmaci sempre più mirati alle specificità dell'organismo in crescita, limitando le sequele nella successiva vita adulta e «su misura» per ogni bambino;

    per ottimizzare i livelli di salute e di qualità di vita dei lungo sopravviventi e per evitare che l'aderenza ai programmi di follow-up (FU) venga meno nel periodo di passaggio dall'infanzia all'età adulta, è fondamentale sviluppare un programma di sorveglianza che continui anche oltre la maggiore età. Nella crescita dall'età pediatrica all'età adulta si realizza il passaggio dal familiare ambiente pediatrico, in cui la responsabilità per le cure e il FU è dei genitori, a un ambiente per adulti sconosciuto, in cui è il lungo sopravvivente stesso che si deve prendere la responsabilità primaria del proprio stato di salute. In questa fascia di età la sovrapposizione di competenze di specialisti pediatrici e medici dell'adulto rende ulteriormente difficile una pianificazione di Long-Term Follow-Up (LTFU), in quanto non c'è un accordo chiaro su chi debba gestire questi pazienti. Per questi motivi spesso si assiste all'abbandono del programma di sorveglianza da parte dei pazienti e alla perdita del follow-up, rendendo sempre più meno frequenti con l'avanzare dell'età i controlli presso i centri;

    in questo quadro l'Europa si è fatta promotrice di un rinnovato impegno a favore della prevenzione del cancro, sfruttando questo importante momento di totale rivoluzione dei sistemi sanitari regionali e nazionali, puntando a modelli di trattamento e assistenza dei pazienti oncologici che siano moderni ed adeguati alle nuove sfide;

    per far ciò una prima, importante risposta è stata fornita il 3 febbraio 2021: la Commissione europea, in un documento inviato al Parlamento europeo ed al Consiglio europeo, ha infatti elaborato il nuovo «Piano europeo di lotta contro il cancro» che riflette l'impegno politico a non lasciare nulla di intentato, agendo contro la malattia, mobilitando il potere collettivo dell'Unione europea verso un cambiamento a vantaggio della popolazione, approvato poi il 15 febbraio 2021;

    il «Piano europeo di lotta contro il cancro» si propone di essere la risposta dell'Unione europea alle esigenze sino ad ora descritte nella presente mozione. Esso contiene azioni concrete e ambiziose, come lo stesso Piano le definisce, che mirano a sostenere, coordinare ed integrare gli sforzi profusi da tutti gli Stati membri per ridurre le conseguenze causate dal cancro sui pazienti e sulle loro famiglie, ed in maniera generale in tutta la società, sia a livello sanitario che a livello economico; obiettivo primario del Piano è quello di far fronte all'intero decorso della patologia ed è strutturato su quattro ambiti di intervento: la prevenzione, l'individuazione precoce delle neoplasie, la diagnosi ed il trattamento, la qualità di vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia. A questi si aggiungono nuovi obiettivi strategici, sostenuti da dieci iniziative faro e da molteplici azioni di sostegno, per aiutare gli Stati membri ad invertire la tendenza nella lotta contro il cancro e per fare in modo che si realizzi una suddivisione delle competenze e delle risorse in tutta l'Unione europea. Il Piano sarà inoltre sostenuto dal nuovo programma EU4Health che, con altri strumenti messi a disposizione dall'Unione europea, si propone di fornire agli Stati membri 4 miliardi di euro per coadiuvare gli sforzi nel rendere i propri sistemi sanitari più solidi e più efficaci nell'affrontare il cancro;

    per quanto concerne la prevenzione il Piano punta, altresì, sulla combinazione intelligente di dati sanitari e nuove tecnologie che consentirebbero lo sviluppo esponenziale della medicina personalizzata, la quale diventa un potente strumento per contrastare il cancro mediante strategie di prevenzione e trattamento su misura: i pazienti, in sintesi, ricevono terapie studiate e proposte su misura per il loro caso specifico. Questo, oltre a determinare una migliore risposta al trattamento, determina un calo della spesa per eventuali tentativi di cura e conseguenti possibili errori frutto di imprecise valutazioni della diagnosi del paziente;

    la medicina personalizzata ha radicalmente cambiato la prognosi dei pazienti e, insieme alla ricerca e all'innovazione, con l'ausilio dalle tecnologie digitali, si sono raggiunti notevoli traguardi nella comprensione dei tumori; sussistono però ancora troppi ostacoli nell'accesso ai test di diagnostica molecolare, necessari per indirizzare i pazienti verso le terapie appropriate. I test diagnostici non sono sempre disponibili e dunque garantiti in maniera omogenea in tutte le regioni, creando forti disparità tra i cittadini italiani. È necessario perciò adottare un approccio trasversale, basato sulla centralità del paziente e sull'utilizzo delle nuove tecnologie, che rafforzi la cooperazione e migliori gli esiti clinici dei malati, ponendo fine alle disparità di accesso in termini di conoscenza, prevenzione, diagnosi e cure;

    in particolare, si evidenzia come l'articolo 19-octies del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con legge 18 dicembre 2020, n. 176, allocava 5 milioni di euro per l'anno 2021 destinati al potenziamento dei test NGS, strumenti di prevenzione innovativi che, individuando le alterazioni molecolari all'origine dei tumori, garantiscono diagnosi precoce e terapie efficaci, prevedendo al secondo comma l'emanazione di un decreto attuativo; in seguito, l'articolo 1, commi 684 e seguenti della legge n. 30 dicembre 2021, n. 234, ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute un nuovo fondo, con dotazioni pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, rinviando ad un ulteriore decreto attuativo la definizione di criteri, modalità attuative e sistema di monitoraggio;

    tuttavia, ad oggi, nonostante la scadenza dei termini, il decreto in questione non risulta ancora adottato e i pazienti oncologici sono non di rado costretti a sostenere a proprie spese i costi per l'accesso ai suddetti screening;

    la difficoltà di accesso ai servizi riguarda, altresì, particolari categorie di pazienti oncologici: tra queste, figurano senz'altro le donne con disabilità, interessate da tassi di patologie oncologiche femminili estremamente più elevati rispetto al resto della popolazione femminile generale, a causa della mancanza di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi progettate per rispondere ai vari bisogni di accessibilità;

    in merito al quarto ambito di intervento relativo al miglioramento della vita dei pazienti oncologici sopravvissuti alla malattia, inoltre, va sottolineato come le persone guarite dal tumore debbano spesso affrontare ostacoli e discriminazioni dovuti per lo più ad una sorta di stigma sociale che impedirebbe agli stessi di accedere ad alcuni servizi considerati ad oggi un privilegio per persone sane;

    basti pensare che nel nostro Paese, un milione di persone sebbene considerate guarite dal cancro, subiscono discriminazioni per accendere un mutuo, per adottare un bambino, per l'avanzamento di carriera, per chiedere un prestito personale, per aprire un'attività, per richiedere una copertura assicurativa, per il reinserimento lavorativo. In tal senso il Piano europeo di lotta contro il cancro mira non solo a garantire che i pazienti oncologici sopravvivano alla malattia, ma che vivano una vita lunga e soddisfacente, senza discriminazioni e ostacoli iniqui;

    il riconoscimento del diritto della persona guarita, ad esempio, nell'accesso ai servizi bancari, finanziari e assicurativi, dovrebbe garantire che ad esse non potranno essere richieste informazioni sullo stato di salute relative a malattie oncologiche pregresse, quando sia trascorso un certo periodo di tempo da individuare dalla fine del trattamento attivo in assenza di recidive o ricadute della patologia;

    tali informazioni non potranno più essere considerate ai fini della valutazione del rischio o della solvibilità del cliente e ciò dovrà valere anche per l'accesso alle adozioni;

    negli ultimi 3 anni, tra l'aprile 2019 e il febbraio 2022, ben cinque Paesi europei hanno approvato norme che garantiscono agli ex pazienti oncologici il diritto a non essere discriminati, a non essere «rappresentati» dalla malattia: Belgio, Portogallo, Francia e Olanda hanno varato appositi provvedimenti legislativi mentre nel caso del Lussemburgo si è optato per una convenzione stipulata tra il Ministero della salute e l'Associazione delle compagnie assicurative;

    al di là dei diversi strumenti legislativi che ciascun Paese ha scelto per eliminare una tale discriminazione, il contenuto delle normative è sostanzialmente analogo e pressoché identiche le soglie temporali, superate le quali si ha diritto all'oblio: 5 anni dalla fine del protocollo terapeutico nel caso di tumori insorti prima del ventunesimo anno di età; 10 anni per quelli sviluppati dopo il compimento dei 21 anni di età (18 nel caso del Lussemburgo);

    il legislatore francese, dopo un accordo trovato in commissione bicamerale paritetica, è andato persino oltre, stabilendo una soglia di 5 anni per tutte le persone guarite da un tumore, indipendentemente dall'età in cui questo è stato contratto;

    in ambito UE, una risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 su rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro – Verso una strategia globale e coordinata (2020/ 2267(INI)) nell'enunciazione dei campi di azione – al paragrafo 125 – «chiede che entro il 2025, al più tardi, tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all'oblio a tutti i pazienti europei»;

    in definitiva le dieci iniziative «faro» che sosterranno il nuovo Piano europeo, sono state così individuate:

     1. inaugurazione, nel 2021, del nuovo centro di conoscenze sul cancro presso il centro comune di ricerca, allo scopo di agevolare il coordinamento delle iniziative scientifiche e tecniche;

     2. avvio dell'iniziativa europea sull'imaging dei tumori nel 2022 per compilare un «atlante UE» di immagini relative al cancro, che metterà a disposizione di una vasta gamma di portatori di interessi nell'intero ecosistema di ospedali, ricercatori ed innovatori, immagini anonimizzate di diagnosi di neoplasie;

     3. sostenere gli sforzi della vaccinazione sistemica contro i papillomavirus umani di ragazze e ragazzi, in modo da puntare a debellare il carcinoma della cervice uterina e altri tumori causati da tali virus. In merito a tale punto si mira a sostenere gli sforzi degli Stati membri volti ad estendere in maniera significativa la vaccinazione contro il papillomavirus nei ragazzi e nelle ragazze, con l'obiettivo di vaccinare almeno il 90 per cento della popolazione bersaglio entro il 2030, coerentemente con quanto previsto dalla Strategia globale dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'eliminazione del cancro della cervice uterina;

     4. proposta di un nuovo programma di screening dei tumori sostenuto dall'Unione europea per aiutare gli Stati membri a garantire che il 90 per cento della popolazione dell'Unione europea che soddisfa i requisiti per lo screening del carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon retto, abbia la possibilità di sottoporvisi entro il 2025;

     5. istituzione, entro il 2025, della rete dell'Unione europea che collegherà i centri oncologici integrati nazionali riconosciuti in ogni Stato membro. Questo servirà a facilitare la diffusione di diagnosi e trattamenti di qualità garantita in tutta l'Unione europea;

     6. avviare entro il 2021 la nuova iniziativa di diagnosi e trattamento del cancro per tutti, al fine di contribuire a migliorare l'accesso a diagnosi e trattamenti innovativi dei tumori;

     7. avviare l'iniziativa europea per comprendere le neoplasie (UNCAN.eu) nell'ambito della prevista missione contro il cancro, per migliorare la comprensione dell'insorgenza dei tumori;

     8. utilizzo dei fondi del programma EU4Health per migliorare la vita dei malati di tumore per fornire, entro il 2022, una smart card del «sopravvissuto al cancro», al fine di riassumere la storia clinica dei pazienti e facilitare e monitorare le cure di follow-up;

     9. istituire, entro il 2021, un registro delle disuguaglianze di fronte al cancro, il cui scopo sarà quello di individuare le tendenze, le disparità e le disuguaglianze tra Stati membri e regioni. Il registro individuerà le criticità e le specifiche aree di intervento per orientare gli investimenti e gli interventi a livello nazionale e dell'Unione europea nell'ambito del piano europeo di lotta contro tutte le neoplasie;

     10. mettere in primo piano, entro il 2021, il cancro infantile, avviando l'iniziativa per aiutare i bambini affetti da tumore allo scopo di garantire che i minori abbiano accesso a un'individuazione, una diagnosi, un trattamento ed una cura rapidi e ottimali. Tale iniziativa sarà finanziata nell'ambito del futuro programma EU4Health;

    a sostegno del Piano saranno messi a disposizione ulteriori fondi, oltre a quelli previsti dal programma EU4Health come quelli del quadro di ricerca ed innovazione Orizzonte Europa che potrebbe erogare fino a 2 miliardi di euro a sostegno di progetti di prevenzione e ricerca sul cancro; ed ancora, quelli del programma Erasmus+ (con Istituto europeo di innovazione e tecnologia e azioni Marie Sklodowska-Curie) che potrebbe mettere a disposizione fino a 500 milioni di euro per progetti di istruzione e formazione;

    inoltre, vi saranno fondi per 250 milioni di euro derivanti dal programma Europa digitale per sostenere iniziative volte a investire in programmi digitali come i dati elettronici, la sicurezza informatica e le competenze digitali per il settore sanitario. I fondi della politica di coesione (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo di coesione e Fondo sociale europeo Pus), infine, sosterranno gli Stati membri e le rispettive regioni, affinché migliorino la resilienza, l'accessibilità e l'efficacia dei rispettivi sistemi sanitari;

    un altro importante strumento attraverso il quale gli Stati membri potrebbero decidere di sostenere la lotta al cancro ed i progressi della ricerca scientifica, è il Next Generation EU, con una dotazione complessiva di 672,5 miliardi di euro: un fondo del quale, al nostro Paese, spetta la parte più cospicua e che ammonta ad oltre 200 miliardi di euro;

    è inoltre importante menzionare anche il piano d'azione «Samira», presentato il 5 febbraio 2021, volto a migliorare il coordinamento europeo nell'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari per la cura dei tumori e di altre malattie, garantendo altresì ai cittadini europei elevati standard di qualità nel trattamento della patologia e parità di accesso alla medicina personalizzata;

    in questa prospettiva «Samira» si propone di raggiungere 3 obiettivi fondamentali: a) garantire l'offerta di radioisotopi per uso indico dando vita a un'iniziativa europea che riunirà i centri specializzati nei radioisotopi (Ervi – European radioisotope valley initiative), al fine di mantenere la leadership mondiale dell'Europa nell'offerta di radioisotopi; b) migliorare la qualità e la sicurezza delle radiazioni in medicina, ponendo in essere una specifica iniziativa europea sulla qualità e sulla sicurezza delle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti; c) agevolare l'innovazione e lo sviluppo tecnologico delle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti;

    al fine inoltre di agevolare il ricorso degli Stati membri agli strumenti di finanziamento messi a disposizione dall'Unione europea, la Commissione si propone altresì di istituire un meccanismo di condivisione delle conoscenze per informare tutti i Paesi sui diversi meccanismi di accesso alle risorse;

    nel prossimo futuro, come riportato dal documento consegnato dalla Commissione al Parlamento europeo ed al Consiglio, verrà istituito il gruppo di attuazione del Piano contro il cancro dell'Unione europea, che si riunirà costantemente per discutere e riesaminare l'attuazione del Piano strategico europeo contro il cancro e della prevista missione di Orizzonte Europa;

    il Piano europeo di lotta contro il cancro sarà riesaminato entro la fine del 2024;

    è opportuno ora più che mai, soprattutto in questo periodo di stravolgimenti a livello globale che stanno mettendo a dura prova la tenuta del tessuto sociale e dei sistemi sanitari dei Paesi di tutto il mondo, che l'Italia sostenga il Piano strategico europeo contro il cancro, facendosi promotrice di azioni concrete ed immediate, occupando all'interno del gruppo di attuazione del piano di cui in premessa una posizione di prima linea;

    appare dunque più che mai necessario un rinnovato impegno a favore della prevenzione, del trattamento e della presa in carico e dell'assistenza ai malati oncologici, per evitare l'aumento di vite perse a causa delle malattie neoplastiche;

    la cura del cancro non può e non deve essere più esclusiva responsabilità del nostro sistema sanitario e del personale sanitario e socio-sanitario: occorre l'impegno di tutte le istituzioni, ad ogni livello, e di una vasta gamma di settori e portatori di interessi;

    negli ultimi 7 anni, a cavallo delle ultime due legislature, l'intergruppo parlamentare «Insieme per un impegno contro il cancro», frutto della volontà del Gruppo «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da Salute donna onlus, ha favorito il dialogo fra il Parlamento e molte associazioni di pazienti presenti nel campo dell'oncologia, portando all'evidenza di numerosi parlamentari la necessità di intervenire in modo organico e strategico sulla materia. Un accordo di legislatura in 15 punti è stato redatto e condiviso dalle 36 associazioni di pazienti che hanno aderito al Gruppo, è stato condiviso con tutti i gruppi politici in lizza per le elezioni del 2018 e successivamente i relativi contenuti sono confluiti in atti di indirizzo politico approvati con voto unanime sia alla Camera che al Senato (LSP);

    rendere la cura e l'assistenza omogenee su tutto il territorio, con particolare riferimento al nostro Paese, è oggi una necessità non più differibile e l'Italia può raggiungere questo obiettivo anche e soprattutto utilizzando, per avviare immediatamente il processo, le risorse del Recovery Plan: risulta necessario pensare alla rete oncologica italiana come ad una emergenza cui dover far fronte in tempi brevi, puntando al sostegno della qualità della vita dei pazienti. È un processo, questo, che mira a rendere il nostro un Paese più civile, solidale e promotore di una gestione delle patologie oncologiche moderna ed avanzata. Per tale motivo è importante che le istituzioni prendano spunto dalle best practice già esistenti sul nostro territorio per ridisegnare i modelli di governance dell'assistenza sanitaria e della presa in carico del paziente oncologico;

    a livello nazionale inoltre, già il Ministro della salute, durante la discussione del question time alla Camera del 18 maggio 2022, ha anticipato che il Piano oncologico nazionale, atteso da anni, è ormai pronto per l'esame da parte delle Regioni; si tratta di un documento che affronta tutte le problematiche per la prevenzione, la cura e l'assistenza ai malati di cancro con rinnovata attenzione ai percorsi assistenziali grazie a un approccio globale e intersettoriale, con una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico e con il grande obiettivo della riduzione fino all'eliminazione delle disuguaglianze nell'accesso agli interventi di prevenzione e cura;

    il nuovo Piano oncologico nazionale 2022-2027, intende recepire le indicazioni del Piano europeo contro il cancro e, in linea con le aree di intervento del menzionato piano europeo, si basa su: prevenzione, percorsi di cura chiari ed omogenei nonché totale attenzione al malato e a chi lo assiste; in caso di fondato sospetto esenzione temporanea dal ticket che decada qualora la diagnosi non venga confermata, digitalizzazione per snellire la burocrazia, assistenza sempre più domiciliare e integrata con l'ospedale e i servizi territoriali; formazione degli operatori sanitari e campagne informative per i cittadini; supporto nutrizionale e psicologico, ampliamento delle fasce di età per gli screening; cure palliative a domicilio e potenziamento delle coperture vaccinali;

    proprio in merito ai processi di screening inoltre, l'Osservatorio Nazionale Screening (ONS) si è proposto di monitorare l'andamento dei programmi di screening durante la pandemia e uno degli strumenti preposti allo scopo è stata la conduzione di una indagine per misurare quantitativamente il ritardo accumulato e le capacità di recupero di ogni regione, con particolare riguardo allo screening cervicale, mammografico e colorettale; i dati hanno fornito un aggiornamento della stima quantitativa dei ritardi che si stanno accumulando nei programmi di screening oncologico;

    particolare attenzione deve essere inoltre prestata alla presa in carico dei pazienti, in quest'ottica, in tema di carcinoma mammario: i centri di senologia (Breast Unit) garantiscono una presa in carico del paziente multidisciplinare, riunendo funzionalmente tutti i servizi che sono coinvolti nella diagnosi, cura e riabilitazione delle pazienti con carcinoma mammario; questi centri intervengono, annualmente, in media, nel trattamento della patologia di almeno 150 nuovi casi di carcinoma mammario;

    la Conferenza Stato-Regioni, tramite intesa (n. 185ZCSR), il 18 dicembre 2014, ha approvato le «linee di indirizzo sulle modalità organizzative e assistenziali della rete dei centri di senologia». L'intesa ha previsto, al punto 2, l'istituzione di un tavolo di coordinamento presso il Ministero della salute, con la partecipazione di esperti dello stesso Ministero, dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) e delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano. Tuttavia, ad oggi, il tavolo di coordinamento nazionale non ha esercitato compiutamente le proprie funzioni, e nonostante gli impegni presi dalle regioni, si continuano a rilevare difformità territoriali e regionali nell'attuazione delle Breast Unit;

    l'attuazione di questa intesa non è completata perché ancora molte strutture non rispettano tutti i requisiti previsti: mancano servizi essenziali come chirurgia plastica, oncogenetica, psico-oncologia; non vengono svolte attività come la gestione del follow-up, la formazione del personale e la ricerca; nelle Breast Unit strutturate in più sedi manca una gestione centralizzata del percorso delle pazienti e le sedi secondarie non garantiscono sufficienti standard di qualità;

    la commissione tecnica del Ministero della salute, incaricata del coordinamento e del monitoraggio delle reti dei centri di senologia, non è mai stata resa operativa, con il risultato che permangono forti disparità tra le Breast Unit delle diverse regioni, generando iniquità e irragionevole disparità di trattamento;

    appare dunque auspicabile che la bozza del Piano oncologico nazionale possa al più presto essere approvata dalle regioni, dunque possa essere definita e trovare attuazione;

    le patologie tumorali producono un impatto significativo non soltanto sulla salute fisica, ma altresì sulla salute psichica o mentale delle persone che ne sono coinvolte: pertanto, da più parti viene evidenziata la necessità che i pazienti oncologici abbiano accesso a supporti psicologici adeguati, al momento della diagnosi e durante e dopo i trattamenti sanitari a cui devono sottoporsi;

    infine, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (larc) ha più volte sottolineato come, nella prevenzione delle patologie oncologiche, rivestano un ruolo fondamentale gli stili di vita e i comportamenti individuali la cui applicazione, dati scientifici alla mano, eviterebbe la metà dei tumori che ogni anno colpiscono milioni di persone;

    se una delle voci più autorevoli in ambito di ricerca sui tumori considera il cambiamento dello stile di vita come lo strumento più importante nella lotta contro il cancro, occorre uno sforzo, anche in termini di risorse investite, idoneo a mettere in campo una strategia di prevenzione adeguata ai differenti contesti territoriali e ai relativi diversi fattori ambientali;

    è necessario che il nuovo piano sia centrato sulla persona e sulla sua presa in carico, sul suo percorso terapeutico che, come sancito nell'accordo Stato-regioni del 2019, individui nella rete oncologica il miglior modello organizzativo per un adeguato livello di accoglienza ed integrazione tra assistenza territoriale ed ospedaliera, assicurando per tutti un equo accesso alle cure e superando un sistema attualmente incentrato solo sull'assistenza ospedaliera;

    in ragione della rilevanza economica e sociale del cancro, l'adozione del nuovo piano oncologico nazionale (PON) rappresenta una priorità per l'intero sistema, anche in considerazione di quanto viene richiesto agli Stati membri e stanziato (4 miliardi di euro) dal Piano europeo di lotta contro il cancro,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative utili per l'immediata attivazione delle principali misure contenute nel «Piano oncologico contro il cancro dell'Unione europea» e nel Piano «Samira» sull'impiego delle tecnologie radiologiche e nucleari, declinandoli in un Piano oncologico nazionale (PON) che coinvolga il Ministero della salute e le regioni in un'ottica one-health;

2) ad assumere iniziative affinché sia perfezionata al più presto l'adozione definitiva del Piano nazionale oncologico, in linea con il Piano europeo, e si possano raggiungere gli obiettivi che esso si propone, adottando una road map per la sua concreta attuazione contenente, tra l'altro, una cogente tempistica di attuazione (time table) e precisi, misurabili ed ineludibili elementi di verifica della sua attuazione nelle diverse regioni, in particolare facendo sì che il nuovo Piano oncologico nazionale provveda a:

  a) completare il percorso istitutivo del Registro nazionale tumori e della rete dei registri regionali, assicurando un corretto conferimento dei dati regionali in unico e funzionante database nazionale, anche definendo gli standard di funzionamento dei registri tumori attraverso requisiti organizzativi, tecnologici e strumentali, nonché dei flussi informativi;

  b) investire nella prevenzione, sviluppando forme di comunicazione sui corretti stili di vita dalla scuola fino ai luoghi di lavoro e aumentando le coperture vaccinali, come quelle contro l'Hpv che hanno percentuali molto basse;

  c) contrastare i fattori ambientali, incluso l'inquinamento, ritenuti in base alle evidenze disponibili corresponsabili dell'aumento del rischio di ammalarsi di tumore e sostenere politiche ambientali in linea con gli obiettivi della transizione verde enunciati all'interno del green deal europeo;

  d) potenziare l'attività di screening, ovvero la cosiddetta prevenzione secondaria, verificando lo stato di attuazione in Italia degli screening oncologici e delle reti oncologiche (in base all'accordo Stato-regioni del 17 aprile 2019);

  e) implementare la prevenzione terziaria per le persone sopravvissute ad un tumore con il miglioramento dei follow-up e dei corretti stili di vita per evitare il rischio di recidive anche coinvolgendo le famiglie dei pazienti;

  f) garantire la cura a partire dalla presa in carico dei pazienti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e potenziare l'assistenza per chi è affetto da un tumore raro e per le persone fragili malate di cancro;

  g) prevedere nel medesimo Piano oncologico nazionale specifiche sezioni dedicate alla presa in carico e cura dei pazienti metastatici;

  h) applicare effettivamente le norme che riconoscono i caregiver oncologici per i quali è stato creato un apposito fondo da 30 milioni annui fino al 2023;

  i) prevedere interventi formativi fortemente dinamici perché riguardano un settore in continua devoluzione per quanto riguarda i modelli assistenziali, le innovazioni tecnologiche e gli aspetti indispensabili di umanizzazione e di rispetto della persona: nello specifico si raccomanda la definizione di indirizzi di formazione in oncologia partendo dalla definizione di profili di ruolo del personale sanitario dedicato all'oncologia in termini di competenze necessarie a garantire l'efficacia dei percorsi di diagnosi e cura;

3) ad assumere tutte le iniziative opportune tese a colmare le differenze dei servizi assistenziali per la cura del cancro, tra regioni caratterizzate dall'esistenza di reti oncologiche efficienti e all'avanguardia e regioni caratterizzate da una eccessiva mobilità passiva sull'oncologia, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno, prevedendo, altresì, un meccanismo di monitoraggio per la concreta attuazione del Piano stesso, includendovi indicatori predefiniti e misurabili per la valutazione delle attività regionali rispetto alla presa in carico e cura del paziente e della sua famiglia;

4) a promuovere e a facilitare la ricerca clinica sui farmaci oncologici innovativi e sulle nuove tecnologie, quali l'immunoterapia, le Car-t e le terapie radiocellulari di ultima generazione, anche al fine di attrarre investimenti presso le eccellenze scientifiche del nostro Paese;

5) ad adottare iniziative di competenza per rendere più brevi possibili i tempi per l'accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi;

6) ad adottare iniziative per incentivare la medicina di precisione attraverso l'adozione dei test Ngs (Next Generation sequencing), rivolti a caratterizzare la neoplasia ed assicurare trattamenti personalizzati (LSP), promuovendo altresì, in raccordo con le regioni, l'adozione dei Molecular Tumor Board, team multidisciplinari disegnati per colmare l'enorme disparità tra conoscenza clinica e potenzialità della diagnostica molecolare nella pratica oncologica;

7) ad adottare le iniziative di competenza per istituire in ogni unità complessa di oncologia un servizio di psiconcologia riservato ai pazienti e ai familiari, procedendo, il prima possibile, al riconoscimento della psiconcologia come professione sanitaria;

8) ad adottare iniziative finalizzate ad omogeneizzare in tutto il contesto nazionale gli interventi in materia di rafforzamento dell'assistenza territoriale e di potenziamento delle reti di telemedicina, valorizzando il ruolo di tali strumenti nella piena attuazione dei processi di deospedalizzazione, che rivestono ruolo fondamentale per la gestione sanitaria dell'intera cronicità e di quella oncologica in particolare;

9) ad adottare iniziative affinché in caso di fondato sospetto, sia assicurata l'esenzione temporanea dalla compartecipazione alla spesa sanitaria (ticket) anche nelle fasi di indagine che decada qualora la diagnosi non venga confermata e a promuovere l'uniforme accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi approvati dall'Aifa su tutto il territorio nazionale;

10) a varare un Piano straordinario organizzativo e informativo per il recupero delle vaccinazioni contro il papillomavirus, per mantenere l'obiettivo di copertura del 95 per cento dei ragazzi e delle ragazze all'interno del Piano nazionale per la prevenzione vaccinale;

11) a sostenere il piano d'azione «Samira» per migliorare l'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari – in particolare le terapie radiocellulari di ultima generazione – per la cura dei tumori e di altre malattie;

12) a promuovere, utilizzando gli strumenti finanziari messi a disposizione dall'Unione europea, ogni campagna di prevenzione necessaria a prevenire nuove diagnosi di cancro, soprattutto quelle relative allo screening tumorale fortemente compromesse durante l'emergenza sanitaria, verificando altresì che le risorse messe a disposizione dall'Unione europea possano supportare la realizzazione degli obiettivi del piano oncologico europeo ed anche nazionale, e che siano investite anche risorse aggiuntive, certe e necessarie per l'attuazione del Piano nazionale oncologico;

13) a promuovere, per quanto di competenza, l'adeguamento dei servizi e dei percorsi terapeutici assistenziali alle esigenze dei pazienti affetti da neoplasie, compresi i processi relativi alle cure palliative, sostenendo le reti locali degli hospice e utilizzando altresì modelli centrati sulle esigenze individuali unitamente ai nuovi strumenti della medicina personalizzata, adottando iniziative per garantire, anche attraverso attività di monitoraggio, che tutti i centri delle reti oncologiche operino secondo elevati standard di qualità per il trattamento della patologia, anche nell'ottica di un approccio alla medicina personalizzata e di precisione;

14) ad adottare le iniziative necessarie, per quanto di competenza, volte a evitare che le persone guarite da patologie oncologiche subiscano discriminazioni e ostacoli iniqui, e a assicurare un loro effettivo ritorno a una vita normale, produttiva e «di qualità», attraverso riabilitazione oncologica tempestiva;

15) ad adottare iniziative di competenza volte ad assicurare alle persone guarite da patologie oncologiche l'accesso a servizi finanziari, assicurativi e di altra natura, nonché a percorsi di adozione in condizioni di uguaglianza e non discriminazione rispetto al resto della popolazione, secondo quanto previsto dalla risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022;

16) a prevedere iniziative per la conservazione del posto di lavoro, il diritto al lavoro agile e un pieno reinserimento al lavoro dei pazienti oncologici;

17) ad adottare iniziative per sensibilizzare, nel limite delle proprie competenze e con apposite campagne di informazione, la popolazione alla cultura della «guarigione dal cancro», nonché ad adottare iniziative normative volte al riconoscimento giuridico di una «guarigione dal cancro»;

18) ad adottare iniziative affinché la mancata tutela del diritto all'oblio oncologico integri un'ipotesi discriminatoria in ambito lavorativo censurabile da parte degli organi preposti al controllo;

19) ad adottare un approccio multidisciplinare ed integrato volto a garantire ai pazienti oncologici un percorso serio e mirato di riabilitazione, adottando all'uopo tutte le iniziative per rendere effettivo il ritorno a una vita normale, produttiva e «di qualità» attraverso la riabilitazione oncologica tempestiva, condicio sine qua non per un pieno recupero fisico, nutrizionale, cognitivo, psicologico e sociale, definendo ed organizzando, per quanto di competenza, anche per i pazienti oncologici adulti, degli «ambulatori dei guariti», da attuare in accordo con la medicina del territorio in strutture extraospedaliere per ridurre l'impatto psicologico negativo delle strutture di cura oncologica, operando su un unico progetto condiviso e utilizzando un unico sistema integrato;

20) ad adottare iniziative per prevedere e trattare attraverso un programma personalizzato, che tenga conto dei diversi aspetti dei deficit funzionali, i problemi più comuni cui devono far fronte le persone guarite dal cancro, derivanti da complicanze, più o meno invalidanti, conseguenti alla malattia in sé o ai trattamenti (chirurgia, chemioterapia, radioterapia, farmaci);

21) a prevedere altresì l'adozione di una modalità condivisa di registrazione delle informazioni cliniche, in particolare di una cartella unica informatizzata che rappresenta lo strumento ottimale per garantire continuità degli interventi, omogeneità delle prestazioni ed evitare duplicazioni delle procedure rendendo gli strumenti tecnologici «più efficienti e più facili da usare e promuoverne l'accettazione, coinvolgendo sia gli operatori sanitari che i pazienti nelle scelte strategiche e nella progettazione e attuazione»;

22) ad assumere tutte le iniziative di competenza volte a garantire ai pazienti oncologici, in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale, l'accesso ai più moderni sistemi di medicina personalizzata, e, in particolare, agli screening oncologici innovativi, quali i test diagnostici NGS, dando anzitutto pronta e piena attuazione all'articolo 19-octies del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con legge 18 dicembre 2020, n. 176 e all'articolo 1, commi 684 e seguenti, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

23) a promuovere campagne di screening per le popolazioni maggiormente a rischio al fine di recuperare gli esami non eseguiti durante la pandemia e di incentivare l'attività di prevenzione secondaria;

24) a valutare l'adozione di iniziative per l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza (Lea) dei test di diagnostica molecolare per patologie per le quali esistano farmaci di precisione disponibili, per indirizzare i pazienti verso le terapie più appropriate;

25) a valorizzare le best practice esistenti per promuovere, a livello territoriale, un approccio multidisciplinare che investa diversi specialisti con l'obiettivo di garantire e migliorare l'assistenza, la prevenzione, anche con la valutazione nutrizionale e della salute ossea, ed il benessere psicofisico complessivo del paziente oncologico;

26) a promuovere la realizzazione di un'infrastruttura telematica che possa implementare i benefici dati dal sostegno e dai trattamenti tradizionali, ridisegnando i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) anche in un'ottica di integrazione ospedale-territorio e considerando le sedi più appropriate – ospedaliere o domiciliari – per lo svolgimento o per l'erogazione dei bisogni clinici e riabilitativi;

27) ad adottare iniziative per garantire l'implementazione e il monitoraggio delle Breast Unit, anche mediante il tavolo di coordinamento ministeriale che verifichi, con la collaborazione delle regioni, i casi di inadempienza dei servizi offerti, allo scopo di garantire l'accessibilità delle donne in centri che rispondano a requisiti specifici secondo linee guida condivise e standard di qualità;

28) ad adottare iniziative per lo screening mammografico sia per realizzare nuove strategie di comunicazione su scala nazionale per informare e fidelizzare le donne, sia per predisporre nuovi protocolli che prevedano la valutazione del livello di rischio individuale e percorsi specifici per le donne ad alto rischio, sia per redigere report ravvicinati e costanti sull'attività dello screening nelle varie regioni da parte dell'Osservatorio nazionale screening;

29) a promuovere l'oncologia di precisione attraverso l'istituzione dei Molecular Tumor Board (MTB) nell'ambito delle Reti oncologiche regionali (ROR) e l'istituzione dei centri di profilazione genomica (Next Generation Sequencing – NGS), secondo quanto previsto dall'articolo 8, commi 1-bis-1-quater del decreto-legge n. 152 del 2021 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021 n. 233, invitando l'AIFA a rendere nuovamente disponibile, a tutti gli oncologi o almeno ai MTB, l'Osservatorio delle sperimentazioni cliniche, per garantire una reale equità di potenziale accesso a terapie innovative, ancorché non ancora convenzionali;

30) ad adottare iniziative di competenza per attuare quanto previsto dall'intesa Stato-regioni del 26 ottobre 2017 sul documento «Piano per l'innovazione del sistema sanitario basata sulle scienze omiche» nell'ottica di garantire il più ampio accesso alla medicina di precisione, sollecitando le conclusioni del tavolo di coordinamento inter-istituzionale con il compito di attuare il piano, con particolare riferimento agli investimenti necessari per assicurare la multidisciplinarietà, strutture adeguate e personale altamente specializzato;

31) ad adottare iniziative per promuovere la ricerca in campo oncologico: da quella di base preclinica ad approcci traslazionali ed epidemiologici, sino alle sperimentazioni cliniche;

32) ad attivare in sede europea, di concerto con gli altri Stati membri, ogni iniziativa utile a implementare la lotta al cancro e sostenere la ricerca scientifica per la scoperta di terapie sempre più innovative, mirate ed adatte ai casi specifici di ogni paziente;

33) a sostenere la lotta al cancro infantile, facendone assoluta priorità e valutando l'istituzione di un fondo permanente per il sostegno ai piccoli pazienti oncologici, alle loro famiglie e a tutte le associazioni del terzo settore impegnate all'interno degli istituti oncologici pediatrici, nonché a definire ed organizzare, per i pazienti oncologici pediatrici guariti, programmi di controllo per la gestione del «guarito» e degli eventuali effetti a distanza nonché a definire misure per la presa in carico durante il periodo di transizione tra l'età pediatrica e quella adulta;

34) a favorire una sempre maggiore connessione fra le autorità sanitarie e regolatorie nazionali e le associazioni dei pazienti, al fine di assicurare un regolare utilizzo dei Patient reported outcomes (Pro), ovvero gli esiti riferiti al paziente, un approccio metodologico volto a cogliere il punto di vista fisico, mentale e sociale del paziente su un trattamento o una tecnologia sanitaria;

35) ad adottare le iniziative di competenza per dare completa attuazione alla legge n. 29 del 22 marzo 2019 recante l'istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione completando il Registro nazionale tumori assicurandone un corretto funzionamento anche attraverso un corretto e completo trasferimento dei dati regionali al data base nazionale;

36) a dare piena attuazione all'accordo Revisione delle linee guida organizzative e delle raccomandazioni per la Rete oncologica che integra l'attività ospedaliera per acuti e post acuti con l'attività territoriale, dal momento che uno dei principali obiettivi della Rete oncologica è costituito dalla condivisione e dallo scambio di informazioni cliniche al suo interno, valutando la possibilità di superare l'automatica applicazione del modello Hub&Spoke, che fino ad oggi ha impedito una reale attivazione delle reti oncologiche in molte regioni e proponendo modelli alternativi, come quello del Comprehensive Cancer Network, basato su PDTA regionali vincolanti, attraverso una armonizzazione normativa dei rimborsi regionali, attribuiti al percorso diagnostico terapeutico e non solo alla singola prestazione, che potrebbe essere resa al cittadino, in maniera coordinata, in uno dei centri assistenziali previsti nel percorso diagnostico-terapeutico del network assistenziale a lui più agevolmente accessibili;

37) ad assumere iniziative volte a promuovere scambi di informazioni scientifiche e terapeutiche tra le varie strutture sanitarie al fine di migliorare l'appropriatezza dell'offerta sanitaria relativa alle specificità dei diversi tumori e a favorire lo sviluppo di lettura scientifica nazionale confrontabile con dati europei e internazionale;

38) a porre in essere, per quanto di competenza, iniziative volte a consentire l'effettivo e facile accesso delle persone con disabilità ai servizi di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie oncologiche, assicurando l'adozione di misure organizzative e la disponibilità di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi idonee a rispondere ai differenti bisogni di accessibilità, anche promuovendo progetti per favorire lo sviluppo di macchine per l'effettuazione di test diagnostici che risultino adeguate alle esigenze delle donne con disabilità;

39) ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative per garantire ai pazienti oncologici adeguati strumenti di sostegno psicologico, sia al momento della diagnosi, sia durante e in seguito ai trattamenti sanitari a cui devono sottoporsi;

40) ad assumere le iniziative opportune a realizzare campagne di informazione e raccolta di dati che consentano di mettere in campo strategie di prevenzione mirate, tenuto conto anche delle specificità territoriali che influiscono su abitudini di vita, fattori ambientali, qualità dell'aria e dell'ambiente urbano e di lavoro.
(1-00427) (Nuova formulazione) «Lapia, Bologna, Villani, Vanessa Cattoi, Carnevali, Bagnasco, Noja, Rospi, Stumpo, Schullian, Rizzone, Ruggiero, Nappi, Misiti, Penna, Sportiello, Mammì, D'Arrando, Lorefice, Provenza, Comaroli, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Panizzut, Paolin, Sutto, Tiramani, Zanella, Fiorini, Lorenzin, Siani, De Filippo, Ianaro, Rizzo Nervo, Pini, Lepri, Versace, Novelli, Elvira Savino, Bond, Brambilla, Rostan, Baldini, Fregolent, Ungaro, Marco Di Maio, Occhionero, Vitiello, Annibali, Del Barba, Gadda, Giachetti, Librandi, Marino, Moretto, Nobili, Silli, Benigni, Della Frera, Gagliardi, Napoli, Pedrazzini, Ruffino, Sorte, Termini, Berardini, Trizzino, Lombardo, Ermellino, Cardinale, Sapia, Costanzo, De Girolamo, Sarli, Menga, Paxia, Pezzopane, Ferri, Ciagà, Boldrini».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Molinari n. 1-00639, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 687 del 4 maggio 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    la peste suina africana è una malattia infettiva altamente contagiosa causata da un virus che colpisce solo i suini domestici e selvatici; è altamente contagiosa con un tasso di letalità del 90-100 per cento, capace di sterminare interi allevamenti suinicoli poiché ha un alto tasso di diffusione a causa della notevole capacità di resistenza nell'ambiente esterno;

    la peste suina africana è una malattia virale che, non essendo una zoonosi, non minaccia direttamente la salute umana e non crea alcun tipo di contagio o ripercussioni sull'uomo e quindi non deve creare un allarmismo ingiustificato per i consumatori e le persone;

    il virus, oltre a muoversi per contiguità, è anche capace di compiere veri e propri «balzi» e trasferire la malattia a centinaia di chilometri dal fronte endemico, come dimostrato dalle recenti analisi svolte dall'Istituto zooprofilattico sperimentate di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta e confermate dal Centro di referenza nazionale per le pesti suine dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche;

    sono i suini selvatici a rivestire un ruolo di primo piano, diventando uno dei fattori di persistenza dell'infezione soprattutto nei Paesi del Nord e dell'Est Europa;

    dal 7 gennaio 2022, è stata accertata la presenza della peste suina africana nelle popolazioni di cinghiali nei territori delle regioni Piemonte e Liguria; il Piemonte, alla luce degli ultimi aggiornamenti, veste la «maglia nera» di regione più colpita con 91 positività accertate su un totale complessivo di 169, dei quali 55 in Liguria e 23 nel Lazio, concentrati soprattutto a Roma dove sono stati accertati 22 casi;

    le conseguenze legate alla diffusione del virus su tutto il territorio nazionale hanno effetti economici ingentissimi e a lungo termine, mettendo in seria crisi il lavoro degli allevatori italiani, degli agricoltori nonché delle attività con finalità turistico-ricettive;

    in Italia, come in larga parte d'Europa, la popolazione dei cinghiali risulta in costante aumento da almeno venti anni, e appaiono evidenti i problemi che possono derivare da tale situazione anche in relazione al rischio di introduzione del virus peste suina africana nelle regioni attualmente indenni;

    la diffusione della peste suina africana e il grande rischio di espansione della stessa sono infatti legati prevalentemente al proliferare dei cinghiali, riconosciuti come principali vettori della malattia; si contano alcuni milioni di esemplari, con un sostanziale decuplicamento della presenza della specie sul territorio rispetto al 2010-2011;

    l'eccessivo aumento di alcune specie di fauna selvatica è un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale che, oltre a essere un rischio per la sicurezza delle persone nei centri abitati, nelle campagne comporta gravi danni alle colture agricole, ai campi e agli allevamenti; i cinghiali allo stato brado e in branchi si aggirano nelle aree rurali invadendo i campi e devastando i raccolti;

    ad oggi il problema dei danni alle coltivazioni, arrecati dagli ungulati, sta assumendo una rilevanza notevole a livello nazionale, soprattutto per l'impatto economico per le attività agricole delle zone interessate maggiormente dal fenomeno della loro proliferazione;

    gli agricoltori lamentano la necessità di interventi concreti che vadano anche al di là dei rimborsi dei danni seppur fondamentali per continuare l'attività e compensare i mancati guadagni; le misure fin ora adottate si stanno rivelando però insufficienti rispetto all'entità del problema. In particolare, in caso di macellazione forzata o di abbattimento di suini allevati, è necessario prevedere per gli allevatori un ristoro a titolo di risarcimento del danno subito ed anche il rimborso del mancato guadagno;

    allo scopo di prevenire ed eliminare i gravi pericoli per l'incolumità pubblica e la sicurezza della circolazione, e di limitare i danni causati dalla fauna selvatica alle attività agricole e zootecniche, nonché alle attività con finalità turistico-ricettive, è necessaria l'adozione di un piano di gestione della fauna selvatica che abbia l'obiettivo di rendere compatibile la presenza degli ungulati con le attività agricole, umane ed il paesaggio circostante;

    all'aumentata presenza di cinghiali in zone abitate è corrispondentemente aumentato anche il numero di incidenti stradali provocati, ponendo le vittime nell'ingiusta condizione di dover affrontare lunghi, complessi e costosi iter processuali, caratterizzati da aleatorietà e lunghezza del giudizio per poter ottenere un risarcimento dei danni subiti. Inoltre, la presenza contemporanea, in una data area, di più soggetti preposti al risarcimento dei danni causati dal cinghiale può comportare notevoli disomogeneità per quanto concerne i parametri di rilevamento, la quantificazione e il risarcimento del danno ordinario;

    un'azione tempestiva e coordinata di monitoraggio e controllo della peste suina africana risulta fondamentale per avere maggiori probabilità di contenere il contagio, atteso che la diffusione della malattia, soprattutto nelle fasi iniziali, può dipendere dalla densità delle popolazioni di cinghiali, oltre che dalla presenza di corridoi che consentono di superare eventuali barriere geografiche;

    è necessario intervenire per fermare il proliferare dei cinghiali per scongiurare pesanti ripercussioni sull'attività agricola, in particolare facendo ricorso al prelievo faunistico e al controllo della popolazione;

    ma soprattutto sulla sicurezza degli allevamenti di suini, in quanto esiste un reale rischio che la malattia si propaghi e infligga gravi danni al comparto suinicolo italiano, che conta circa 9 milioni di capi;

    la diffusione della peste suina africana, causata dai cinghiali, deve essere contrastata anche tramite un'opportuna gestione faunistico-venatoria, improntata sulla riduzione generalizzata della loro densità, sia numerica che spaziale, svolta tramite le attività venatorie, modificando le azioni di controllo previste dalla legge n. 157 del 1992;

    l'aggiornamento rapido e costante delle banche dati a cura dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale appare fondamentale per valutare l'effettiva consistenza numerica dei cinghiali selvatici diffusi ormai anche nelle aree urbane, e per promuovere misure straordinarie di contenimento e abbattimento, che possono attuarsi anche attraverso la modifica dei calendari venatori per situazioni di eccezionalità;

    la criticità della situazione è stata evidenziata dalla stessa Corte costituzionale in occasione della sentenza n. 21 del 2021, con la quale ha confermato la legittimità dell'impiego di soggetti ulteriori rispetto a quelli, ex lege, abilitati alle operazioni di controllo e contenimento delle popolazioni di cinghiale, purché questi risultino adeguatamente formati, anche al perseguimento di finalità di tutela ambientale. Tale possibilità è stata peraltro confermata anche dal Ministro della transizione ecologica, che lo scorso 1° giugno (in risposta a un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea) ha riconosciuto la necessità di agire con ulteriori interventi straordinari, rilevando come il «confronto politico con le regioni per una revisione dell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992» sia stato già avviato, al fine di «promuovere la revisione delle norme di controllo delle specie di fauna selvatica da parte delle regioni verso la tutela della sicurezza e dell'incolumità pubblica, permettendo l'attivazione di interventi anche in contesti urbani, nonché impiegando tecniche più funzionali allo scopo, fermo restando il coinvolgimento di ISPRA», e quanto già previsto dal decreto-legge n. 203 del 2005, riguardo alla deroga di orari e periodi per il prelievo degli ungulati rientranti nelle specie cacciabili;

    l'esplosione dei costi delle materie prime per l'alimentazione e dell'energia e gli effetti dell'emergenza sanitaria per la comparsa del virus della peste suina africana, la necessità di trovare nuovi sbocchi per l'export, hanno mutato le condizioni in cui operano gli allevatori e determinato uno scenario allarmante, che rischia di mettere a rischio la prosecuzione dell'attività nei prossimi mesi di numerosi allevamenti con conseguenti ripercussioni anche sul commercio internazionale;

    dall'inizio dell'anno sono giunti i primi stop alle importazioni di carni suine e prodotti derivati made in Italy. A bloccare precauzionalmente gli acquisti dall'Italia sono stati Cina, Giappone, Taiwan, Kuwait, Cuba. Per i Paesi terzi che hanno riconosciuto la regionalizzazione come USA, Canada o che non hanno formalizzato alcuna sospensione è possibile sottoscrivere certificazioni di Attestazione Sanitaria Integrativa per gli allevamenti e Certificazione export/pre-export di carni e prodotti;

    la propagazione della peste suina africana sta creando un danno incalcolabile agli allevamenti e conseguenze sul commercio delle carni suine italiane, con la possibilità che i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione possano imporre il divieto di importazione di tutti i prodotti suini dell'intero Paese in cui la peste suina africana si è manifestata;

    a preoccupare gli allevatori di suini e l'industria di trasformazione, infatti, è il fatto che i canali di commercializzazione e i Paesi terzi destinatari delle esportazioni di carni e prodotti a base di carne suina non riconoscano, in maniera ingiustificata, il principio della regionalizzazione vietando l'ingresso delle produzioni suine italiane; è fondamentale che i Paesi terzi riconoscano che le misure adottate dalle autorità italiane e comunitarie sono sufficienti a fornire tutte le garanzie necessarie per mantenere aperto il canale commerciale con il nostro Paese;

    le regole del commercio internazionale e la stessa Commissione europea prevedono, infatti, l'applicazione di severe restrizioni in caso di infezioni da virus peste suina africana, quali il blocco delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati dalla suinicoltura, con un evidente impatto sul nostro settore zootecnico nonché sulla possibilità di commercializzare ed esportare prodotti di eccellenza del made in Italy;

    si teme un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prodotti Dop e Igp che rappresentano il fiore all'occhiello del made in Italy. Si ricorda l'importanza economica dell'export del settore, poiché vale circa 1,7 miliardi di euro, con un incremento nel 2021 del 12,2 per cento rispetto al 2020. Le mancate transazioni comprometterebbero le quote di mercato e i posizionamenti concorrenziali raggiunti dai nostri imprenditori sui mercati esteri, lasciando campo libero all'italian sounding, fenomeno che notoriamente colpisce principalmente i migliori prodotti alimentari del settore;

    anche la domanda interna potrebbe subire un'ulteriore forte battuta di arresto. Sarebbe, quindi, necessario predisporre messaggi informativi dedicati alla cittadinanza per fornire un servizio pubblico che li rassicuri sull'innocuità della peste suina africana per l'uomo;

    il 75-80 per cento dei suini è allevato nell'Italia settentrionale, e le regioni a più intensa suinicoltura sono, nell'ordine, la Lombardia, l'Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto; nel comparto suinicolo italiano operano circa 25.000 aziende agricole e circa 3.500 aziende di trasformazione. Il patrimonio suinicolo italiano è costituito da circa 8,5 milioni di capi, di cui 1 milione e 350 mila solo in Piemonte; la produzione italiana di carne è di circa 1,4 milioni di tonnellate, quella importata dall'estero è di 1,1 milioni di tonnellate;

    il comparto in Italia vanta un fatturato di circa 3 miliardi di euro per la fase agricola e di circa 8 miliardi di euro per quella industriale, incidendo per il 5,8 per cento sul totale agricolo e agroindustriale nazionale. Nel solo Piemonte operano circa 3.500 aziende che producono un fatturato di circa 400 milioni di euro annui; c'è bisogno di arginare un fenomeno che, se si diffondesse ai grandi allevamenti di suini del Nord Italia, potrebbe mettere a rischio 1 punto o 2 del prodotto interno lordo, circa 6 miliardi di euro solo per l'esportazione della carne suina italiana;

    il decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto decreto Sostegni-ter), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 25 del 28 marzo 2022, prevede all'articolo 26, ristori per un totale di 50 milioni di euro, dei quali: 35 milioni di euro per tutelare gli allevamenti suinicoli dal rischio di contaminazione dal virus responsabile della peste suina africana e ad indennizzare gli operatori della filiera suinicola danneggiati dal blocco alla movimentazione degli animali e delle esportazioni di prodotti trasformati, e 15 milioni di euro per il rafforzamento degli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza e biosorveglianza;

    il decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 29 del 7 aprile 2022 recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (Psa), prevede, oltre alla nomina di un commissario straordinario con compiti di coordinamento e monitoraggio delle azioni e delle misure poste in essere per prevenire, contenere ed eradicare la peste suina africana, altre disposizioni, tra le quali il contrasto all'espansione del virus attraverso la costruzione di recinzioni attorno all'area infetta, una vera e propria regionalizzazione dell'area;

    inoltre, per prevenire ed evitare l'espansione del focolaio, anche in altre aree, sono previste una delega alle regioni di programmazione e attuazione di piani di contenimento e, infine, misure volte a tutelare gli allevamenti attraverso l'implementazione della biosicurezza e, quindi, mettere un freno a quella che può essere una pandemia devastante per il comparto suinicolo nazionale;

    in particolare, il comma 2-bis dell'articolo 2 del suddetto decreto-legge prevede che le regioni e le province autonome, unitamente agli interventi urgenti previsti dal decreto, attuino le ulteriori misure disposte dal commissario straordinario, ivi inclusa la messa in opera di recinzioni o altre strutture temporanee ed amovibili idonee al contenimento dei cinghiali selvatici, autorizzando la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2022;

    tali risorse, però, non sono nuovi stanziamenti bensì si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di parte corrente per il sostegno alla filiera suinicola, previsto dall'articolo 26, comma 1, del suddetto decreto-legge cosiddetto Sostegni-ter, ovvero i 35 milioni di euro previsti per indennizzare gli operatori della filiera suinicola danneggiati dal blocco alla movimentazione degli animali e delle esportazioni di prodotti trasformati;

    il 29 aprile 2022, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, in seguito all'intesa raggiunta in Conferenza Stato-regioni, ha sottoscritto il decreto di ripartizione del «Fondo di parte capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza» per il controllo della diffusione della Peste Suina Africana con un finanziamento pari a 15 milioni di euro. Il decreto oltre a stabilire i criteri per la ripartizione del Fondo di parte capitale distribuisce le risorse in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, per arginare le gravi ripercussioni sulla salute della popolazione animale dei suini e le pesantissime perdite economiche per tutta la filiera suinicola italiana. Sono stati inoltre definiti i criteri specifici per la ripartizione dei contributi concessi come aiuti de minimis, quali la consistenza del patrimonio suinicolo e le differenti tipologie di allevamenti di suini e la classificazione dei territori interessati;

    gli stanziamenti appaiono del tutto insufficienti, considerando il numero di allevamenti potenzialmente interessati. Si tratta di 28.525 aziende, di cui quelli aderenti ai circuiti Dop, che rappresentano circa l'80 per cento della produzione nazionale, sono 3.640. Le aziende che allevano suini all'aperto, quelle più vulnerabili ma anche le più preziose, perché conservano il patrimonio di biodiversità delle razze suine autoctone, sono circa 500. Nel complesso la filiera suinicola è lunga e composita, a partire dai produttori di mangimi, passando per gli allevamenti, per poi articolarsi negli stadi di prima e seconda lavorazione, carni fresche ed elaborate e salumi, fino ad arrivare alla distribuzione e al consumo finale. L'ultimo anello della filiera sul mercato interno è rappresentato dalla fase di distribuzione finale, distinta tra «retail» e «horeca». Dopo le lunghe sofferenze subite a causa del COVID-19, si devono garantire a tutti gli attori della filiera ulteriori misure di contenimento sanitarie, soprattutto i fondi necessari a proseguire tutte le l'attività di impresa della filiera, per non perdere alcuna delle nostre eccellenze alimentari, per non perdere quote di mercato e ricchezza nazionale, per non perdere preziosi posti di lavoro;

    le associazioni di categoria chiedono misure che non aggiungano ulteriori incombenze per gli allevatori che si trovano a fronteggiare, in questa fase, una grave crisi geopolitica internazionale, e che sia valutato attentamente sia il rischio sanitario che l'impatto economico del danno provocato dalla presenza dei cinghiali; per il piano di eradicazione dei cinghiali, le associazioni di categoria chiedono fondi sufficienti a sostenere le spese di abbattimento e recupero dell'esemplare morto; chiedono, soprattutto, iniziative e risorse sufficienti a mettere in sicurezza il patrimonio suinicolo e ristori adeguati per indennizzare al 100 per cento allevatori ed agricoltori che si trovano nelle zone sottoposte a restrizioni e che devono sostenere costi ingenti per adeguarsi alle nuove normative igienico-sanitarie, per la macellazione d'emergenza dei suini, per il divieto di movimentazione e commercializzazione di carni e foraggi; talune associazioni denunciano i ritardi nell'adeguamento e nell'applicazione dei Piani regionali di intervento, e che gli indennizzi per le imprese nelle aree infette non siano ancora arrivati;

    è indispensabile attuare immediatamente le misure adottate a sostegno delle imprese della filiera suinicola, interessate dalla crisi legata alla peste suina africana e che ne stanno subendo gli effetti, nonché incrementare le risorse da mettere a disposizione del settore, in quanto, solo per fare un esempio, se dovesse comparire un caso di peste suina africana nella provincia di Cuneo, che è composta da 950 mila suini, si avrebbe un costo, in regime di fermo stalla, di un milione di euro al giorno solo per l'alimentazione dei maiali, senza considerare poi i danni causati dal blocco delle esportazioni verso Paesi terzi, come Cina, Taiwan e Giappone, i danni alla silvicoltura, i danni al turismo e alle attività ludiche della zona compresa nel focolaio;

    se la malattia dovesse sconfinare nelle regioni limitrofe, e quindi in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, i danni sarebbero devastanti non solo per il comparto suinicolo italiano ma anche per le attività e l'indotto ad esso collegato;

    a tal proposito si ricorda che il Governo si è impegnato a «un incremento dei fondi stanziati al fine di realizzare le recinzioni o le altre strutture temporanee ed amovibili non solo nelle zone in cui la peste suina africana è già stata individuata, ma in tutto il territorio nazionale, o almeno nelle regioni limitrofe a quelle in cui i focolai sono già stati individuati, al fine di prevenire con maggior efficacia la diffusione nelle zone attualmente immuni, poiché le strutture realizzate dove la peste suina africana è già presente rischiano di avere scarsa efficacia preventiva, al contempo estendendo agli imprenditori zootecnici la possibilità di usufruire dei medesimi mezzi di contenimento per evitare ulteriori danni economici all'intera filiera produttiva, già in grande sofferenza a causa dell'aumento dei costi di produzione, delle materie prime e dell'energia in particolare, della spirale inflattiva conseguente e dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime a causa del conflitto in atto»;

    da una stima fatta sulla base dei dati forniti dal Ministero della salute e dall'Ismea, nel caso in cui si dovesse verificare tale sconfinamento, sarebbe necessario stanziare risorse pari a circa 1.441.490.120, a titolo di indennità di abbattimento degli animali;

    il comparto suinicolo, a causa in primo luogo della presenza della peste suina africana, e anche dell'incessante aumento dei costi dell'energia e delle materie prime, e della crisi derivante dal conflitto tra Russia e Ucraina, sta subendo danni per circa 20 milioni di euro a settimana;

    per salvaguardare dalle minacce della peste suina africana lo sviluppo del comparto suinicolo italiano, che è uno tra i riferimenti più importanti per la promozione dell'agroalimentare «made in Italy» in tutto il mondo, nonché le attività e l'indotto, sarebbero opportuni adeguati indennizzi rivolti a tutte quelle attività economiche e professionali della filiera agricola e zootecnica, ma anche per quelle silvo-pastorale e per quelle con finalità turistico-ricettive, che operano nelle «zone infette», che risultano provate dagli effetti della diffusione della peste suina africana;

    tramite un'ordinanza del Ministro della salute del 13 gennaio 2022, emanata dal Ministro della salute, d'intesa con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con il coinvolgimento di Ministero della transizione ecologica, regioni, province autonome di Trento e Bolzano, Protezione civile, forze di polizia ed istituti tecnici di supporto, è stato disposto sul territorio del Piemonte e della Liguria, il divieto dell'attività venatoria nella zona stabilita come infetta, salvo la caccia di selezione al cinghiale; inoltre, non si possono raccogliere funghi e tartufi, la pesca è interdetta, e più in generale sono vietate le attività sportive e ludiche, come il trekking e la mountain bike, e le altre attività che prevedono un'interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, nonché le attività connesse alla salute e cura degli animali detenuti e selvatici nonché alla salute e cura delle piante, comprese le attività selvicolturali, in quanto ogni forma di disturbo favorisce lo spostamento dei cinghiali e di conseguenza la diffusione dell'epidemia di peste suina africana;

    molto probabilmente, a causa dell'urbanizzazione dei cinghiali, il 5 maggio 2022 è stato scoperto a Roma il primo caso di peste suina africana dall'istituto zooprofilattico del Lazio e confermato poi da quello di Umbria e Marche, il centro di riferimento nazionale per questa malattia. L'infezione sarebbe stata causata da scarti di cibo di carne suina infetta proveniente dall'estero, di cui si è nutrito il cinghiale rovistando tra la spazzatura;

    quindi il 7 maggio 2022 è stata emanata un'ordinanza regionale per adottare le prime misure di regolamentazione per il contenimento della peste suina africana nel territorio. Successivamente sono stati trovati altri casi nel territorio della Capitale e un caso nel reatino, a Borgo Velino;

    nelle ulteriori ordinanze che si sono succedute al l'aumentare dei casi di ritrovamento di cinghiali malati, nel Lazio in totale 23, sono state adottate misure analoghe tra le quali si ricordano le maggiori: programmazione della macellazione immediata dei suini detenuti all'interno di allevamenti e divieto di ripopolamento per sei mesi, divieto di movimentazione di suini, di sottoprodotti di origine animale, di partite di carni fresche e prodotti a base di carne, e divieto di movimentazione fuori dalla zona infetta di fieno e paglia;

    nella giornata di martedì 14 giugno la Regione Lazio ha approvato il piano regionale per interventi urgenti per la gestione, il controllo e l'eradicazione della PSA, previsto dal decreto-legge n. 9 del 2022 come convertito, con modificazioni, dalla legge 19 maggio 2022, n. 52;

    nelle «zone infette» esiste anche un problema legato alla socialità delle persone. Si sta uscendo, malgrado tutto, dalla pandemia da COVID-19, ma in quelle zone ci sono restrizioni per i nostri concittadini, e ciò sta diventando realmente qualcosa che non si riesce più a sopportare;

    le chiusure conseguenti all'adozione delle misure di contenimento della peste suina africana danneggiano fortemente, seppur in modo indiretto, il turismo legato anche all'escursionismo in molti comuni piemontesi e liguri. Il settore del turismo e dell'outdoor è messo a dura prova e sta subendo limitazioni dalle disposizioni dettate dalla suddetta ordinanza, le quali nonostante le recenti deroghe introdotte dalle stesse direttive commissariali, mettono a dura prova il settore del turismo e dell'outdoor che rischia di essere nuovamente colpito da questa crisi dopo quella generata dalla pandemia;

    la chiusura prolungata di interi territori montani, per le misure adottate per il contenimento della peste suina africana, stanno causando un impatto economico significativo soprattutto per le attività alberghiere e di ristorazione, che sono site nelle «zone infette», in quanto nonostante queste continuino, per la maggior parte, a lasciare aperte le proprie attività la preoccupazione principale degli operatori è quella della possibile mancanza di fruitori di tali servizi, soprattutto adesso che si sta avvicinando la stagione estiva, che porterebbe alla chiusura di innumerevoli attività;

    la regione Piemonte sta valutando di stanziare circa 8 milioni di euro per la messa in sicurezza delle aree a rischio ed in particolare per il posizionamento delle reti di recinzione; ciò consentirà di riattivare non solo le attività outdoor ma anche quelle lavorative che, per effetto delle ordinanze nazionali, sono state di fatto bloccate. Le risorse potranno essere successivamente rimborsate dal Commissario per la peste suina africana, con gli specifici finanziamenti previsti dal decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9;

    la regione Piemonte, inoltre, ha già stanziato 1,8 milioni di euro di aiuti straordinari a ristoro dei danni subiti dalle aziende piemontesi suinicole operanti nelle aree ricomprese nella zona infetta (zona rossa) e nella zona buffer interessate dalla peste suina africana, stanziamento finalizzato a ricoprire le perdite di reddito dovute al deprezzamento dei capi macellati a causa della peste suina africana, compensando la differenza tra il prezzo di mercato registrato a dicembre (ex-ante l'evento infettivo) e quello effettivamente realizzato al momento della macellazione e il divieto di ripopolamento per 6 mesi dopo l'abbattimento a causa della peste suina africana,

impegna il Governo:

1) al fine di sostenere la suinicoltura italiana e tenuto conto della gravità degli effetti lungo tutta la filiera, scaturiti anche dall'aumento dei prezzi energetici e delle materie prima in particolare quelle per l'alimentazione degli animali, nonché dal conflitto Russia-Ucraina, ad adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse per reintegrare il Fondo di parte corrente, di cui all'articolo 26 del decreto-legge n. 4 del 2022, necessarie ad indennizzare gli operatori della filiera colpiti dalle restrizioni sulla movimentazione degli animali e sulla commercializzazione dei prodotti derivati, in particolare destinando adeguate risorse finalizzate al ristoro degli allevatori che abbiano dovuto sopprimere i suini allevati, prevedendo un risarcimento sia per il danno subito che per il mancato guadagno;

2) ad adottare iniziative per incrementare gli stanziamenti previsti all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge n. 9 del 2022, in quanto 10 milioni di euro risultano essere una dotazione esigua a disposizione del commissario straordinario, visto che le regioni Piemonte e Liguria, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna, per installare le recinzioni fondamentali per contenere la diffusione della peste suina africana anche alle regioni limitrofe, potrebbero avere necessità di somme ben al di sopra di quelle stanziate dal suddetto decreto-legge;

3) ad adottare iniziative per prevedere misure di sostegno economico rivolte a tutte le attività economiche, professionali e turistico-ricettive, comprese quelle relative alle attività outdoor e legate all'ospitalità, che operano nelle «zone infette» e che hanno subito un danno economico diretto o indiretto con le chiusure dovute alle misure via via adottate per arginare la diffusione della peste suina africana e che rischiano gravi ripercussioni economiche, che si andranno ad aggiungere a quelle subite nell'ultimo biennio per le restrizioni dovute alla pandemia da COVID-19;

4) ad intraprendere in sede europea iniziative tese a cofinanziare l'eradicazione della peste suina africana;

5) ad adottare iniziative per attuare un'incisiva politica di prevenzione per il contenimento dei cinghiali, anche attraverso una revisione della legge n. 157 del 1992 che, in un'ottica di salvaguardia della biodiversità e di ripristino del corretto equilibrio dei rapporti tra fauna selvatica, uomo e ambiente circostante, adotti strumenti di contrasto all'eccessiva proliferazione di cinghiali, ritenuti i principali vettori della peste suina africana;

6) ad assicurare celerità all'aggiornamento della banca dati relativa alla effettiva consistenza numerica dei cinghiali a partire dai capi abbattuti nonché dei danni registrati sul territorio (già annunciato come imminente dal Ministro della transizione ecologica lo scorso 1° giugno, in risposta a un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea), valutando la modifica dei calendari venatori laddove esigenze straordinarie, come quella attuale, lo rendano indispensabile;

7) ad adottare, per quanto di competenza, ulteriori iniziative urgenti al fine di contenere la proliferazione dei cinghiali, anche prevedendo norme che consentano un più efficace controllo faunistico su tutto il territorio nazionale, estendendo il novero dei soggetti autorizzati purché in possesso dell'abilitazione venatoria e di apposita formazione, da affiancare ad altri sistemi di controllo numerico della popolazione basati su metodi scientifici riconosciuti;

8) ad adottare iniziative per prevedere misure finanziarie per ristorare i danni causati alle aziende agricole e zootecniche dal proliferare incontrollato della fauna selvatica, in particolare per quelle site nelle zone maggiormente colpite dal fenomeno;

9) ad adottare iniziative per prevedere che le recinzioni, di cui al comma 2-bis dell'articolo 2 del decreto-legge n. 9 del 2022 possano essere posizionate anche nelle aree di restrizione I di cui all'allegato I del regolamento di esecuzione (UE) 2021/605 (zona di sorveglianza), al fine utilizzando la dotazione finanziaria, allo scopo integrata, affidata al commissario e di intesa con le regioni interessate;

10) ad adottare iniziative per incrementare le risorse destinate alle recinzioni di cui al comma 2-bis dell'articolo 2 del decreto-legge n. 9 del 2022 con particolare riferimento alle reti di contenimento elettrosaldate o altre misure di comprovata equivalente efficacia, prevedendone il posizionamento a protezione diretta delle imprese suinicole, in particolare gli allevamenti di maiali bradi e semibradi in tutto il Paese o almeno nelle regioni in cui è presente una particolare concentrazione di imprese suinicole, in particolare realizzando gli impegni già assunti richiamati in premessa;

11) ad adottare iniziative per garantire la massima trasparenza nella determinazione dei prezzi indicativi da parte delle Commissioni uniche nazionali (Cun) del settore suinicolo, al fine di assicurare una stabilizzazione del mercato e scongiurare le eventuali e dannose speculazioni che si possano venire a creare, che potrebbero generare un grave squilibrio del mercato;

12) ad adottare iniziative per prevedere forme di ristori per il settore suinicolo a causa delle perdite dovute al deprezzamento delle carni con modalità automatiche e facilmente computabili, prevedendo, ad esempio, delle cifre forfetarie per unità di misura, determinabili anche in base ai listini delle Cun nazionali della suinicoltura;

13) ad adottare iniziative per prevedere contributi commisurati all'unità di peso della carne di suino prodotta, calcolata sulla media degli ultimi 3 anni, da destinare a tutti gli anelli attori della filiera produttiva;

14) in ragione della perdurante condizione di difficoltà e costante esposizione a rischi, ad adottare iniziative per erogare prontamente una quota di contribuzione ai costi di certificazione delle denominazioni di origine protetta e indicazioni geografiche protette del settore;

15) ad adottare iniziative per rafforzare i rapporti di filiera nel settore suinicolo anche attraverso il sostegno dei contratti di filiera e delle organizzazioni interprofessionali e professionali del settore;

16) ad adottare tutte le iniziative necessarie al fine di liberare il mercato agroalimentare da limitazioni, per evitare ripercussioni sulla percezione della sicurezza della filiera della carne suina da parte dei consumatori e le ricadute economiche sui settori danneggiati;

17) ad adottare iniziative per rafforzare l'attività negoziale per giungere a regole condivise con i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione;

18) ad adottare, nelle opportune sedi, iniziative diplomatiche per sostenere le esportazioni nei confronti dei Paesi stranieri che hanno adottato ingiustificate misure precauzionali, a tutela del comparto suinicolo italiano, contro le speculazioni di mercato, del patrimonio faunistico e zootecnico suinicolo nazionale, del sistema economico ed occupazionale e degli interessi economici connessi allo scambio extra Unione europea e alle esportazioni verso i Paesi terzi di suini e prodotti derivati;

19) ad adottare, per quanto di competenza e in relazione al settore di cui in premessa, iniziative di contrasto all'aumento del fenomeno detto italian sounding a causa della mancata esportazione dei migliori prodotti della dieta mediterranea, per tutelare le quote di mercato e i posizionamenti concorrenziali ottenuti sui mercati esteri;

20) a farsi portatore di una campagna di informazione pubblica dedicata alla peste suina africana, al fine di tranquillizzare la popolazione ed evitare timori infondati di rischi per la salute umana, garantendo alla cittadinanza la sicurezza della produzione nazionale.
(1-00639) (Nuova formulazione) «Molinari, Gagnarli, Incerti, Nevi, Gadda, Ripani, Fornaro, Golinelli, Viviani, Gastaldi, Liuni, Lolini, Bubisutti, Loss, Manzato, Germanà, Romanò, Di Muro, Foscolo, Rixi, Benvenuto, Boldi, Caffaratto, Giaccone, Giglio Vigna, Gusmeroli, Maccanti, Patelli, Pettazzi, Tiramani, Cadeddu, Cassese, Cillis, Gallinella, L'Abbate, Alberto Manca, Maglione, Parentela, Pignatone, Del Sesto, Spena, Anna Lisa Baroni, Bond, Caon, Sandra Savino, Paolo Russo, D'Attis, Elvira Savino, Schullian, Fregolent, Paita, Nobili, Anzaldi, Giachetti, Carnevali, Casu, Avossa, Cappellani, Cenni, Critelli, Frailis, De Filippo, Ianaro, Lepri, Pini, Rizzo Nervo, Siani, Pizzetti, Zardini, Ciampi».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Bologna n. 1-00444 del 26 marzo 2021;

   mozione Vanessa Cattoi n. 1-00464 del 14 aprile 2021;

   mozione Incerti n. 1-00642 del 6 maggio 2022;

   mozione Nevi n. 1-00646 del 9 maggio 2022;

   mozione Villani n. 1-00660 del 13 giugno 2022;

   mozione Trizzino n. 1-00661 del 13 giugno 2022;

   mozione Carnevali n. 1 -00663 del 13 giugno 2022;

   mozione Noja n. 1-00665 del 13 giugno 2022;

   mozione Ripani n. 1-00667 del 14 giugno 2022.

ERRATA CORRIGE

  Mozione Barelli e altri n. 1-00669 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 707 del 14 giugno 2022. Alla pagina 26930, seconda colonna, dalla riga ottava alla riga nona, deve leggersi: «Cattaneo, Caon, Anna Lisa Baroni, Sandra Savino, Pentangelo», e non come stampato.