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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 16 maggio 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante – da articoli di stampa nazionale e locale anche non recenti – la necessità di costruzione di un nuovo secondo ponte di collegamento tra le due sponde del fiume Piave in località Vidor, in provincia di Treviso;

   una questione che si aggiunge proprio per quell'area a quella della rapida messa in sicurezza idraulica di tutto il corso del fiume Piave: temi che occupano da tempo il dibattito pubblico locale e nazionale;

   la citata infrastruttura viaria costituisce un nodo strategico per la viabilità interprovinciale e a lunga percorrenza da e per il Quartier del Piave nella direttrice est ovest, da e per Milano nonché per l'accesso alla non ancora ultimata Superstrada Pedemontana Veneta;

   per lo sviluppo economico e antropico di quel territorio il solo ponte esistente risulta oggi essere insufficiente e poco sicuro, peraltro con una ricaduta di traffico ed emissioni climalteranti di forte impatto per l'area dei comuni di Vidor, Cornuda, Crocetta del Montello, Pederobba e Valdobbiadene così come per tutta l'area delle Colline dell'UNESCO. Si consideri che il solo ponte esistente fu costruito nel 1911 per sopportare una pressione veicolare ed economica coerente con i tempi di allora;

   l'11 febbraio 2013 la giunta regionale approvò lo schema di Protocollo d'Intesa tra regione Veneto, Provincia di Treviso, Comune di Vidor e Società Veneto Strade S.p.A., in merito alla progettazione preliminare dell'intervento denominato «Nuova viabilità di collegamento della destra e sinistra Piave alla Superstrada Pedemontana Veneta». Il 17 luglio 2014 la Società Veneto Strade completa la bozza del progetto preliminare. Da ottobre 2020, dopo l'ultimo protocollo d'intesa tra i comuni interessati, nessun altro passo formale è stato realizzato dalla regione Veneto per la localizzazione del secondo nuovo ponte tant'è che ancora se ne dibatte;

   proprio nella stessa area insiste il sito di importanza comunitaria SIC-ZPS noto come Grave di Ciano. Il DPCM del 14 luglio 2016 ha finanziato uno degli interventi per la messa in sicurezza idraulica del fiume Piave, ex nota DG MITE Sicurezza suolo e acqua del 13 febbraio 2020 n. 0010170, per cui la regione Veneto, con delibera 302/2021, prevede la realizzazione di casse di espansione nell'alveo del Piave che comporterà la distruzione di oltre 550 ettari di un territorio di grande valore ambientale;

   un progetto contrastato da cittadini, associazioni ambientaliste, comitati e sindaci di ogni parte politica e per cui l'amministrazione di Crocetta del Montello ha peraltro presentato un ricorso contro la citata delibera della Giunta regionale del Veneto al Tribunale nazionale delle acque pubbliche;

   la lunga gestazione dei progetti in località Ciano, che si tratti del ponte o della sicurezza idraulica non tiene conto: per la costruzione del nuovo secondo ponte di un inserimento paesaggistico e, secondo quanto si apprende, delle migliori soluzioni progettuali per un'area ambientale di pregio. Per le casse di Ciano non sono poi contemplate opportunità di intervento meno impattanti su tutta l'asta del fiume che consentirebbero anche di avere riserve d'acqua per la sempre più frequente siccità dovuta al cambiamento climatico –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per attivare i poteri sostitutivi affinché sia avviata dopo anni la messa in sicurezza del fiume Piave, considerato tutto il suo prezioso ecosistema fluviale e le migliori tecniche idrauliche disponibili, e al contempo si arrivi alla realizzazione del secondo ponte di Vidor con la migliore soluzione tecnico-progettuale, anche per tramite dello strumento della consultazione pubblica e prevedendo, nel caso, forme di cofinanziamento con risorse nazionali.
(4-12091)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo del 2021 l'interrogante presentò un atto di sindacato ispettivo (l'interrogazione n. 4-08702) ai Ministri interrogati, domandando se il Governo avesse intenzione di intraprendere iniziative propedeutiche alla firma di un accordo bilaterale tra Italia e Spagna, volto a concedere ai nostri connazionali residenti in Spagna la possibilità di beneficiare della doppia cittadinanza italo-spagnola;

   lo spunto per tale quesito venne dal vertice franco-spagnolo di Montaubani, bilaterale durante il quale venne firmato un accordo volto a permettere ai cittadini francesi residenti in Spagna di ottenere anche il passaporto iberico, senza per questo rinunciare al proprio;

   nella risposta del Sottosegretario Della Vedova, pubblicata il 10 agosto dello stesso anno, si affermava che «l'esigenza di intervenire sulla disciplina degli effetti delle naturalizzazioni – e in particolare di stipulare un eventuale accordo bilaterale tra Italia e Spagna che riconosca specificamente, per i nostri connazionali residenti in Spagna, lo status di doppia cittadinanza italo-spagnola – è vista con interesse dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche come strumento di possibile ulteriore integrazione tra le rispettive comunità nei due Paesi»;

   il Sottosegretario rivelava, inoltre, di aver lui stesso sollevato la questione con il Segretario di Stato spagnolo per gli affari europei, Juan Gonzalez Barba, nel giugno 2021. In particolare, proponendo al suo omologo spagnolo «l'avvio di discussioni bilaterali per la possibile conclusione di un accordo sulla doppia cittadinanza italiana e spagnola, sulla falsariga dell'accordo recentemente concluso tra la Spagna e la Francia»;

   al riguardo, Gonzalez Barba pare avesse preso «buona nota della richiesta italiana», precisando che, ove l'opzione dell'accordo bilaterale non sarebbe risultata praticabile da parte del suo Paese, si sarebbero potuti studiare «possibili miglioramenti della legislazione spagnola esistente, ad esempio a partire dai diritti previsti dalla cittadinanza europea» –:

   se vi siano novità in merito a quanto esposto in premessa, al fine di raggiungere un accordo che conceda ai nostri connazionali residenti in Spagna la possibilità di beneficiare della doppia cittadinanza italo-spagnola.
(4-12088)


   GRIMOLDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Villa Reale di Monza è stata costruita per volontà dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria tra il 1777 e il 1780 come residenza estiva per il figlio Ferdinando d'Asburgo, governatore generale della Lombardia austriaca, lungo la direttrice Milano-Vienna; l'architetto prescelto fu il Piermarini, allievo del Vanvitelli, l'autore della reggia di Caserta; con l'incoronazione di Napoleone nel 1805, la Villa divenne residenza del figliastro Eugenio di Beauharnais. La caduta di Napoleone riconsegnò la Villa Reale nelle mani degli austriaci, tra il 1857 e il 1859 il palazzo ritornò a essere sede di una corte sfarzosa durante il breve soggiorno monzese dell'ultimo rappresentante della casa d'Austria, Massimiliano I d'Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe; quando il Lombardo-Veneto venne annesso allo Stato del Piemonte, la storia della Villa finì per incrociarsi inevitabilmente con il destino dei Savoia, diventando residenza privilegiata di Umberto I e ritornando così al suo ruolo originario di residenza di villeggiatura. Nel 1900 Umberto fu assassinato proprio a Monza da Gaetano Bresci mentre assisteva a una manifestazione sportiva; in seguito al luttuoso evento il nuovo re Vittorio Emanuele III non volle più utilizzare la Villa Reale, facendola chiudere e trasferire al Quirinale gran parte degli arredi; nel 1934 con regio decreto Vittorio Emanuele III fece dono della Villa ai Comuni di Monza e di Milano. Le vicende dell'immediato dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale provocarono occupazioni, ulteriori spoliazioni e decadimento del monumento; nel 2003 la Regione Lombardia, il Comune di Monza, proprietari pro quota parte del complesso Villa Reale di Monza, indicono un Concorso internazionale di progettazione per il recupero e la valorizzazione della Villa Reale e dei Giardini di pertinenza. Partono i lavori di restauro conservativo delle nove sale di rappresentanza del primo piano nobile che si concludono nel 2007 con l'apertura straordinaria al pubblico. Il 30 luglio 2008 è stato siglato un accordo strategico per Villa Reale e il Parco di Monza. L'accordo riguardava il restauro e la successiva valorizzazione culturale della Villa Reale e del Parco di Monza e prevedeva di destinare l'intero complesso monumentale a finalità culturali e di alta rappresentanza istituzionale. La conclusione dei lavori di restauro viene salutata con una cerimonia pubblica il 26 giugno 2014. Oggi la Villa, con i Giardini Reali e il Parco sono gestiti dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, ente partecipato dalle istituzioni proprietarie di Villa Reale e Parco: il Ministero della cultura, la regione Lombardia, il comune di Monza e il comune di Milano;

   risulta all'interrogante che alcuni arredi della Villa Reale si trovino presso sedi istituzionali italiane, tra cui ministeri, prefetture, oltre che presso ambasciate italiane all'estero; sarebbe opportuno che questi arredi fossero riassegnati alla Villa Reale per fare in modo che, almeno una parte degli stessi possa tornare alla sua sede storica –:

   se sia vero che presso sedi istituzionali italiane ed estere si trovino arredi della Villa Reale di Monza e se non ritengano i Ministri interrogati, per quanto di competenza, di assumere le necessarie iniziative per la restituzione di questi arredi, ritenendola una giusta battaglia di civiltà e correttezza storico-artistico-culturale;

   quale sia stato l'esito della ricognizione sui beni dati in uso alle ambasciate italiane all'estero, dalla quale potrebbero emergere ulteriori utili elementi riguardanti gli arredi oggetto di indagine, da riportare nel capoluogo brianzolo.
(4-12095)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   OCCHIONERO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, al fine di contrastare e contenere la diffusione pandemica è stato disposto l'arruolamento eccezionale, per il 2020, di militari dell'Esercito italiano in servizio temporaneo, con una ferma eccezionale della durata di un anno, di 120 ufficiali medici, con il grado di tenente, e di 200 sottufficiali infermieri, con il grado di maresciallo, in possesso rispettivamente della laurea magistrale in medicina e chirurgia, della laurea in infermieristica e della relativa abilitazione professionale;

   successivamente, con l'articolo 19 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, si è previsto l'arruolamento di ulteriori complessivi 70 ufficiali medici con il grado di tenente o grado corrispondente, di cui 30 della Marina militare, 30 dell'Aeronautica militare e 10 dell'Arma dei carabinieri e 100 sottufficiali infermieri con il grado di maresciallo, di cui 50 della Marina militare e 50 dell'Aeronautica militare;

   più di recente, con gli articoli 22 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, e 4, comma 8-novies, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, si è prorogata la ferma di tali militari dapprima sino al 31 dicembre 2021 e, infine, sino al 30 giugno 2022;

   vale ricordare che durante la crisi pandemica questi medici e infermieri sono stati a sostegno della popolazione civile, con gli ospedali da campo, con i Drive Through, ma anche negli ospedali civili in supporto del sistema sanitario nazionale e, successivamente, impegnati nelle vaccinazioni, in tutta Italia, per garantire una veloce ripresa del Paese;

   in aggiunta a tali considerazioni, risulterebbe all'interrogante, che il numero di tali professionisti sanitari inquadrati ora nelle nostre Forze armate e ancora in servizio, sarebbe assai più contenuto di quello inizialmente previsto nei provvedimenti legislativi e, pertanto una ulteriore proroga o stabilizzazione di tale personale sarebbe auspicabile, al fine, da un lato, di non disperdere le professionalità e l'esperienza acquisite, dall'altro di ridurre i maggiori costi derivanti dalle procedure concorsuali che certamente si renderanno necessarie nei prossimi anni, in considerazione dell'anzianità di molti degli ufficiali medici e sottufficiali infermieri ad oggi in servizio permanente effettivo –:

   se il Ministro interrogato ritenga di adottare iniziative affinché in un prossimo e imminente provvedimento normativo, si proceda alla stabilizzazione o almeno ad una ulteriore proroga del richiamato personale.
(5-08091)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIBOLLA e CECCHETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il contributo di solidarietà di regione Lombardia si qualifica come una misura di tipo solidaristico, finalizzata a sostenere i nuclei familiari già assegnatari dei servizi abitativi pubblici, impossibilitati a far fronte ai costi della locazione sociale, dati dalla somma delle spese per il canone di locazione e delle spese per i servizi comuni;

   l'orientamento dominante espresso dall'Agenzia delle entrate nel corso degli anni è l'indeducibilità dei costi rappresentati dal «contributo di solidarietà», corrisposto agli assegnatari degli alloggi di edilizia residenziale pubblica che non sono in grado di far fronte al pagamento del canone di locazione (vedere avviso di accertamento n. T9V03F500619/2018, notificato all'A.L.E.R. Pavia-Lodi);

   ad avviso dell'AdE, infatti, tale contributo non è deducibile, ai sensi del combinato disposto degli articoli 90, comma secondo, e 185, comma terzo, del TUIR, in quanto costo afferente a fabbricati non strumentali, detenuti dall'A.L.E.R. nell'ambito del regime di impresa, locati in regime di determinazione legale del canone, per i quali sussiste il divieto assoluto di deducibilità di tutti i componenti negativi relativi agli immobili stessi;

   il contenzioso tributario che ne è derivato (sentenza CTR-Lombardia del 25 febbraio 2022 e sentenza CTP di Pavia n. 198 del 2020) ha posto in risalto la natura e le attività svolte dall'A.L.E.R., quale ente pubblico economico proprietario e gestore di patrimoni di edilizia pubblica;

   all'uopo, si ricorda che la natura e la funzione del «contributo di solidarietà» disciplinate dall'articolo 35 della legge della regione Lombardia n. 27 del 4 dicembre 2009, di fatto, correla il contributo di solidarietà alla gestione amministrativa/assistenziale affidata all'ente e non a quella strettamente fiscale, tant'è che tale contributo è attribuito non in base al valore reddituale del fabbricato o della sua rendita catastale, ovvero a ristoro di interventi effettuati sullo stesso, ma sulla base delle condizioni economiche, oggettive e soggettive, degli assegnatari;

   il contrastante orientamento giurisprudenziale che si sta formando sul punto, inevitabilmente, sta precludendo anche la portata applicativa del contributo di solidarietà che rappresenta per molte famiglie una misura di aiuto economico –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere al fine di garantire che il contributo di solidarietà sia consideralo deducibile, quale componente negativo del reddito di impresa, in base agli ordinari principi di cui all'articolo 109 TUIR, non sussistendo alcun nesso diretto tra tale erogazione ed il bene immobile in sé.
(5-08092)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in base a quanto previsto dalla legge n. 124 del 2017, le imprese sono tenute a dare evidenza delle «sovvenzioni, sussidi, vantaggi, contributi o aiuti» ricevuti dalla pubblica amministrazione, e di ammontare superiore ad euro dieci mila, entro e non oltre il 30 giugno;

   si tratta di un obbligo che viene adempiuto attraverso modalità differenti a seconda che si tratti di enti non profit ovvero di imprese o cooperative sociali;

   in particolare, mentre i primi provvedono all'adempimento dell'obbligo di rendicontazione attraverso la pubblicazione sui propri siti web, le imprese e le cooperative sociali vi provvedono invece nella nota integrativa del bilancio d'esercizio e di quello consolidato ove esistente;

   si rileva come la diversa modalità di regolarizzazione degli obblighi pubblicitari risulti, dunque, più gravosa per le imprese e per le cooperative sociali, concretizzando, di fatto, un'irragionevole disparità di trattamento;

   invero, provvedendo all'adempimento in questione per mezzo dell'approvazione del bilancio, il termine entro il quale assolvere all'obbligo informativo non coinciderà con quello di cui alla legge n. 124 del 2017 (30 giugno di ogni anno), ma con quello ordinario previsto per l'approvazione dei bilanci –:

   se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per chiarire l'effettiva portata della normativa su richiamata, nonché al fine di consentire un'equiparazione tra enti no profit e imprese e cooperative sociali sul fronte delle modalità di regolarizzazione delle inosservanze degli obblighi informativi.
(4-12085)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo apparso sul quotidiano «Verità e Affari» del 13 maggio 2022, il Presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro, Rosario De Luca, pone dei legittimi dubbi sull'attuale riforma del catasto, denunciando come, dietro alla dichiarata volontà di recuperare il sommerso, si celi, nei fatti, una nuova patrimoniale;

   quella dell'aggiornamento del catasto è una manovra che sovente suscita legittima preoccupazione ai legittimi proprietari di case regolarmente denunciate e acquistate con grandi sacrifici ed esposizione bancaria;

   l'origine di tale ragionevole irrequietezza è originata dalla pesante incidenza che siffatte manovre comportano sui bilanci familiari, già gravati da due anni di ammortizzatori sociali, nel caso dei lavoratori dipendenti, o da mancati introiti, per i lavoratori autonomi, a cui si deve aggiungere, nel periodo ultimo, il costo triplicato delle bollette dell'energia elettrica;

   l'auspicio dei cittadini, quindi, è quello di non veder introdurre misure che incidano negativamente sulle famiglie, in quanto è noto come l'aumento della rendita catastale dei fabbricati comporti una lievitazione non solo dei tributi da pagare, quali Imu, tassa di registro, di successione e di donazione, ma anche del valore Isee, il quale ricomprende anche gli immobili e che viene richiesto per stabilire i livelli di accesso ai servizi e il loro relativo costo, come la mensa e le tasse scolastiche e universitarie, i sussidi comunali e gli sconti energetici, nonché al fine di stabilire ed ottenere gli importi dell'Assegno Unico Universale, misura che ha sostituito da pochi mesi gli assegni familiari e le detrazioni per figli minori assieme ad altri bonus, alleggerendo notevolmente le buste paga dei cittadini italiani;

   dal mese di marzo 2022, infatti, l'assegno viene erogato dall'Inps, attenendosi non più solamente ai redditi percepiti, bensì anche in riferimento ai valori contenuti nell'Isee, i quali verranno incrementati nel caso di un aumento delle rendite catastali, incidendo sulla quantificazione dell'assegno stesso;

   trattasi, quindi, una misura che, nell'attuale formulazione, penalizzerebbe ingiustamente le famiglie italiane del tutto ignare delle conseguenze che tale riforma comporta;

   benché risulti essere assolutamente legittimo perseguire coloro i quali hanno occultato o edificato abusivamente beni immobili, la riforma del catasto non può in alcun modo essere utilizzata con lo scopo di incidere negativamente sul valore dei fabbricati regolarmente accatastati a seguito di perizie e sopralluoghi;

   la casa è un patrimonio familiare e come tale deve essere tutelata dal legislatore nazionale e non, come sembrerebbe dal contenuto della disposizione, essere utilizzata al fine di introdurre nuovi malcelati oneri a carico delle famiglie italiane –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di evitare che l'attuale riforma del catasto incida negativamente sui bilanci delle famiglie italiane.
(4-12094)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI e MENGA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   da recenti notizie apparse sulla stampa si apprende che nel Tribunale di Milano, da diversi giorni, sette degli otto ascensori risulterebbero fuori uso, con grave disagio per gli addetti ai lavori e in generale per gli utenti che devono accedere al palazzo, in particolare per le persone con disabilità;

   analogo problema di inaccessibilità da parte di persone con disabilità si registrano nel Tribunale di Chieti, dove un cittadino avrebbe indirizzato una lettera esposto al Presidente Mattarella, sempre da quanto si apprende da notizie di stampa, avrebbe trasmesso la nota al Ministero della giustizia;

   sempre dalla stampa si apprende che al Tribunale di Modena alcuni giorni fa una signora settantenne avrebbe atteso oltre un'ora a causa di un ascensore guasto da mesi prima di poter raggiungere l'Aula dove avrebbe dovuto testimoniare;

   le criticità emerse nei Tribunali di Milano, Chieti e Modena non rappresenterebbero tuttavia dei casi isolati, ma tali problematiche sarebbero diffuse nei Tribunali di tutto il territorio nazionale;

   i palazzi di Giustizia rappresentano il luogo ove i diritti degli individui devono essere tutelati, pertanto risulta inaccettabile che tali diritti risultino compressi proprio nei Tribunali per la presenza di ostacoli all'accesso o per il mancato funzionamento degli ascensori;

   qualsiasi cittadino deve poter esercitare il proprio diritto a partecipare senza alcuna limitazione a tutte le aree della vita pubblica;

   nel nostro Paese esiste una solida e consolidata normativa che dovrebbe garantire la piena accessibilità dei cittadini con disabilità agli edifici sia pubblici sia privati, ai servizi, ai mezzi di trasporto e in generale a tutti gli spazi della vita pubblica;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e delle circostanze esposti in premessa; quali iniziative intendano assumere; se non ritengano opportuno predisporre una ricognizione generale di tutti i tribunali italiani per verificare l'accessibilità alle strutture giudiziarie e, nel caso, per individuare tutti gli interventi necessari per rimuovere le barriere architettoniche che ostacolano la piena fruibilità da parte di tutti i cittadini.
(3-02963)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto dirigenziale del 15 settembre 2020 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - 4a serie speciale concorsi ed esami n. 72 del 15 settembre 2020, è stato indetto un concorso pubblico, mediante colloquio di idoneità e valutazione dei titoli, per il reclutamento di complessive n. 1.000 unità di personale non dirigenziale per il profilo di operatore giudiziario, da inquadrare nell'area funzionale seconda, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia-amministrazione giudiziaria;

   il decreto è stato adottato in applicazione dell'articolo 255 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   al termine della procedura concorsuale i vincitori sono stati assunti con contratto di lavoro a tempo determinato della durata di ventiquattro mesi;

   con successivi provvedimenti dirigenziali, adottati ai sensi dell'articolo 1 commi 925 e 926, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), sono state assunte ulteriori unità di personale con contratto di lavoro a tempo determinato della durata di dodici mesi, sempre nel ruolo di operatore giudiziario, mediante lo scorrimento della succitata graduatoria;

   risultano ora in servizio presso gli uffici giudiziari circa 1.600 operatori assunti secondo dette procedure;

   a decorrere da giugno 2022 andranno a scadenza i primi contratti, ovverosia quelli della durata di dodici mesi stipulati nel giugno scorso, e a seguire gli altri;

   va considerata la necessità di garantire l'efficienza e la funzionalità degli uffici giudiziari, che già soffrono gravi carenze organiche;

   è altresì opportuno non disperdere il patrimonio di competenze e capacità maturate dagli operatori nel corso dell'attività lavorativa prestata presso gli uffici giudiziari –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza finalizzate alla proroga dei contratti in essere, ovvero alla stabilizzazione degli operatori giudiziari di cui in premessa.
(4-12090)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a cinquantaquattro anni dalla costituzione della Società autostrada tirrenica (SAT) e dall'avvio della progettazione dell'Autostrada Tirrenica, corridoio che dovrebbe collegare Rosignano con Civitavecchia mettendo le basi per un rilancio economico dell'area costiera e per la messa in sicurezza e il miglioramento della mobilità nelle regioni interessate, la realizzazione dell'opera non è stata ancora messa in atto;

   l'ultima versione del progetto prevede una superstrada a quattro corsie, in sicurezza, eliminando gli incroci a raso nel Grossetano e un collegamento in continuità fra Ansedonia e Tarquinia, dove attualmente si ferma (da sud) l'Autostrada; tuttavia, il Consiglio superiore dei lavori pubblici deve ancora esprimersi in merito alla realizzabilità e all'adeguatezza tecnica di tale progetto;

   il Ministro interrogato si era precedentemente impegnato a nominare un commissario al fine di accelerare la realizzazione del progetto entro settembre 2021, massimo entro dicembre, ma ad oggi tale promessa non è ancora stata mantenuta;

   nonostante sia attualmente in corso la definizione di un accordo tra Anas e Sat per stabilire il passaggio della gestione del progetto dalla società Tirrenica alla società pubblica e nonostante sia previsto che l'incarico di commissario venga comunque assunto in modo automatico dall'amministratore delegato di Anas non appena verrà firmato il contratto di programma 2021-2025 con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al momento il contratto di programma non risulta ancora adottato;

   i ritardi nella realizzazione dell'opera comportano conseguenze devastanti per la fascia costiera maremmana in termini di sicurezza stradale e di sviluppo economico per un territorio fortemente penalizzato da una inaccettabile debolezza infrastrutturale. Situazione ulteriormente aggravata dal fatto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non preveda alcun serio investimento sulle infrastrutture per la costa toscana –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di superare le criticità esposte in premessa e provvedere, quanto prima, alla nomina del commissario straordinario per portare a compimento il progetto di realizzazione dell'opera nel più breve tempo possibile.
(4-12086)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 12 maggio 2022 si è disputata la partita di andata di play out di serie B tra il Vicenza e il Cosenza, conclusasi con il risultato di 1 a 0 a favore della squadra berica;

   è stata una partita, considerata la posta in gioco, ricca di spunti agonistici e di tensione sugli spalti;

   le cronache giornalistiche hanno registrato un episodio inquietante che avrebbe avuto luogo nell'intervallo della partita;

   il presidente del Cosenza Guarascio, insoddisfatto di alcune decisioni arbitrali, avrebbe telefonato al presidente della Lega di serie B, Mauro Balata, per dire «che non avrebbe garantito la serenità al ritorno dopo quello che era successo»;

   dopo la sconfitta del Cosenza, maturata proprio allo scadere del secondo tempo, si registra una forte tensione tra tifosi e tra giocatori e staff delle due squadre, anche dopo il fischio finale;

   anche le indiscrezioni della stampa alimentano evidentemente questa tensione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire che, contrariamente a quanto paventato dal presidente del Cosenza Calcio, la partita di ritorno si possa svolgere nella necessaria cornice di «serenità» e sicurezza, a tutela della squadra ospite e della tifoseria al seguito.
(3-02964)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportano le agenzie di stampa, Federico Buono, anarchico ambientalista arrestato dalla Digos di Milano il 30 marzo in via Frejus a Torino, sarebbe stato impegnato nella preparazione di un attentato nel capoluogo piemontese;

   i pm Paolo Scafi ed Enzo Bucarelli della procura di Torino starebbero indagando sull'uomo accusato di terrorismo e considerato vicino al gruppo eversivo sudamericano Individualistas tendiendo a lo Salvaje' (ITS);

   gli obiettivi di Buono sarebbero state essere alcune fermate della metropolitana e alcuni palazzi e parchi, come il Valentino, Palazzo di Giustizia;

   nell'alloggio di via Frejus la polizia avrebbe sequestrato, oltre a un ordigno artigianale in fase di costruzione, sette fogli manoscritti con il piano e lo schema della rivendicazione: documenti presentati dalla procura al tribunale del riesame nei giorni scorsi, sui cui ci sarebbero stati i nomi delle fermate della metropolitana e gli orari, e considerazioni sul flusso dei passeggeri;

   il tribunale del riesame avrebbe rigettato l'istanza di scarcerazione presentata dall'avvocato dell'anarchico;

   secondo gli inquirenti l'Its sarebbe responsabile di oltre cento attentati nel mondo;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa il Buono percepiva tra l'altro il reddito di cittadinanza;

   il Buono, inoltre, è ritenuto un soggetto «storico» nel mondo dell'anarchico torinese;

   da tempo l'interrogante denuncia la necessità di un intervento nei confronti della galassia anarchica che nel tempo, non solo con occupazioni abusive ma con un'opera pianificata di presenza sul territorio del capoluogo piemontese, è autrice di diversi atti volti a creare disordini e disagi fino a quello di cui si è appreso a seguito dell'arresto e dell'inchiesta citata –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di limitare l'azione della galassia anarchica sul territorio torinese e piemontese in un'ottica preventiva;

   se corrisponda al vero che il Buono percepisse il reddito di cittadinanza e quali iniziative si intendano adottare affinché tale misura economica non vada a beneficio di soggetti pericolosi per la sicurezza e l'ordine pubblico.
(3-02965)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI, CAVANDOLI, BITONCI, CESTARI, FRASSINI, COMAROLI, VANESSA CATTOI, PATERNOSTER, PATASSINI e BELLACHIOMA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2020 era stata prevista, per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, l'assegnazione ai comuni, nel limite complessivo di 500 milioni di euro annui, di contributi per investimenti destinati ad opere pubbliche, in materia di efficientamento energetico, messa in sicurezza di strade ed edifici pubblici, abbattimento delle barriere architettoniche;

   i vari dati sui lavori delle opere finanziate andavano inserite dai comuni nel sistema di «Monitoraggio delle opere pubbliche – Mop» della «banca dati delle pubbliche amministrazioni – Bdap»;

   l'inizio lavori per i contributi del 2020 (articolo 1 della legge n. 160 del 2019, come modificato dall'articolo 51, comma 1-bis, del decreto-legge n. 104 del 2020) era fissato entro il 15 novembre 2020, mentre per quelli del 2021 (articolo 13 del decreto-legge 10 settembre del 2021, n. 121) era stabilito entro il 31 dicembre 2021;

   l'assegnazione dei contributi era previsto per il 50 per cento previa verifica dell'avvenuto inizio dell'esecuzione dei lavori attraverso il sistema di monitoraggio e per il 45 per cento previa trasmissione al Ministero dell'interno del certificato di collaudo o del certificato di regolare esecuzione rilasciato dal direttore dei lavori, e per il restante 5 per cento previa verifica della completa alimentazione del sistema di monitoraggio;

   il comma 34 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019 e l'articolo 4 del decreto del 14 gennaio 2020 disciplinano le modalità di revoca e recupero del contributo assegnato nel caso di mancato rispetto del termine di inizio dell'esecuzione dei lavori o di parziale utilizzo del contributo;

   migliaia di comuni stanno ricevendo una comunicazione dalla direzione centrale della finanza locale in cui si comunica l'avvio del procedimento amministrativo per la revoca del finanziamento ricevuto;

   nel tabulato allegato alla comunicazione i progetti di cui si chiede la revoca del finanziamento sono ben 4.770 riferiti a circa 3.000 comuni, considerato che per alcuni vengono revocati i contributi sia del 2020 che del 2021, per un importo totale di ben 498.030.000 euro;

   le causali addotte fanno riferimento a:

    l'ente ha avviato le opere oltre i termini previsti;

    l'ente non ha provveduto ad utilizzare nei termini previsti il finanziamento concesso in quanto non risultano Cup associati al citato finanziamento;

    l'ente ha provveduto ad utilizzare parzialmente il finanziamento concesso;

    l'ente non ha proceduto al corretto inserimento dei dati nel sistema di monitoraggio previsto;

   i comuni interessati dal procedimento possono presentare motivate controdeduzioni corredate di idonea documentazione entro 15 giorni dal ricevimento della comunicazione pena la revoca del contributo entro 30 giorni;

   sentiti diverse amministrazioni comunali è emerso che in molti casi i dati richiesti sono stati inseriti nel Bdap e, considerati i numeri delle infrazioni contestate, è difficile ipotizzare un numero così elevato di comuni inadempienti;

   i sindaci lamentano anche la complessità delle procedure burocratiche –:

   se intenda adottare iniziative per la sospensione dei procedimenti di revoca, l'avvio di una verifica del sistema Bdap e l'istituzione di un tavolo di confronto tecnico con Anci e Uncem per la semplificazione delle procedure burocratiche per la registrazione dei lavori pubblici, anche in considerazione degli organici ridottissimi degli enti locali, in particolare dei piccoli comuni.
(4-12087)


   FERRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   vale 24,5 miliardi annui, pari al 10 per cento di tutto il prodotto interno lordo criminale italiano, il volume d'affari delle agromafie legato all'agricoltura e al sistema agroalimentare;

   la cifra preoccupante, elaborata dall'ultimo rapporto Eurispes «Agromafie», si riferisce al 2018 e gli studi dicono che c'è stato un balzo del 12,4 rispetto all'anno precedente;

   nello stesso anno, secondo il rapporto, i settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati sono stati quelli del vino (+75 per cento nelle notizie di reato), della carne dove le frodi sono raddoppiate (+101 per cento), delle conserve (+78 per cento) e dello zucchero (dove si è passati da 0 a 36 episodi di frode), mentre sono stati sequestrati 17,6 milioni di chilogrammi di alimenti di vario tipo per un valore di 34 milioni di euro e sono stati segnalati 399 allarmi alimentari;

   il legame tra criminalità organizzata e mondo agricolo è quasi ancestrale e oggi non c'è anello della filiera agroalimentare su cui le mafie non abbiano messo le mani; tutto in agricoltura è occasione di speculazione: dalle infiltrazioni nelle attività produttive, attraverso il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori, fino al controllo dei trasporti e della distribuzione, con la morsa mafiosa che stritola i mercati ortofrutticoli, affossa i piccoli produttori e impone le sue regole alla grande distribuzione organizzata; dalla commercializzazione di prodotti contraffatti, che sfruttano e infangano la notorietà del made in Italy, allo smaltimento illegale di rifiuti che finiscono per intossicare i campi coltivati;

   secondo Marco Omizzolo, sociologo Eurispes, docente di sociologia delle migrazioni all'Università Sapienza di Roma «Le agromafie sono ormai un fenomeno strutturale del nostro sistema agricolo. La negazione dei diritti umani, la rottura di equilibri ecologici e dei diritti della buona impresa e della buona economia domina spesso il mercato agricolo. Nelle dinamiche criminali si evidenzia non solo il coinvolgimento di clan mafiosi italiani, ma anche di mafie straniere che, attraverso attività di intermediazione illecita, reclutano uomini e donne da impiegare nel sistema para-schiavistico del caporalato»;

   tutte le istituzioni sono chiamate in prima linea nella lotta al fenomeno delle infiltrazioni mafiose e nel sensibilizzare operatori del settore e cittadini sulla legalità, quale fattore fondamentale e ineludibile per l'economia e per il benessere sociale di tutto il territorio;

   l'evoluzione del fenomeno richiede una risposta legislativa chiara per impedire il diffondersi di tali pratiche: dall'intensificazione dei controlli sul sistema di erogazione dei fondi pubblici, a regole specifiche dirette a contrastare i fenomeni di illegalità che, in modo diverso ma costante, aggrediscono l'intera filiera e danneggiano il made in Italy; da strumenti di sostegno alle attività di gestione e valorizzazione dei beni confiscati, a misure di contrasto alla diffusione della criminalità organizzata nel settore ortofrutticolo; dal rafforzamento e valorizzazione della disciplina sul caporalato, alla previsione di specifiche misure patrimoniali, accompagnate da soluzioni più idonee a valorizzare i beni confiscati, assicurando nuova linfa ad attività economiche indebolite dalle procedure di sequestro, finanche in seguito alla loro assegnazione definitiva –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere al riguardo per contrastare un fenomeno oggi ancora più preoccupante e che tocca da vicino un settore centrale per la nostra economia, nonché per sensibilizzare cittadini e imprese sul fattore legalità quale traino per il benessere socio-economico dell'Italia.
(4-12089)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PAPIRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il servizio di accoglienza, assistenza e accompagnamento della clientela sui treni Intercity-notte gestiti da Trenitalia Spa è affidato dal 1° febbraio 2020 alla Elior Ristorazione spa;

   l'equipaggio dedicato per ogni treno notte, secondo organigramma, consiste in un capotreno, un Cst (capo servizio treno) messi a servizio da Trenitalia spa e un coordinatore di Livello D, un operatore di bordo di livello E e un addetto al decoro (cosiddetto «pulitore viaggiante») di livello F messi a servizio dalla società Elior Polaris spa secondo capitolato tecnico d'appalto;

   gli operatori di bordo delle carrozze letto e cuccette sono inquadrati come personale di servizio accompagnamento notte, differente dal personale Sar (Assistenza e/o ristorazione a bordo treno);

   in data 11 marzo 2022 è stato proclamato uno stato di agitazione e di astensione dal lavoro per via del grado di sicurezza dei lavoratori nello svolgimento dell'assistenza e di accompagnamento ai clienti dei treni notte, procedura poi conclusa con un tavolo ministeriale in data 22 aprile 2022;

   di recente, da segnalazioni che l'interrogante ha ricevuto da addetti ai lavori, pare che l'affidataria dell'appalto abbia inviato una comunicazione di servizio agli addetti di bordo, di livello E, in merito alla loro mansione di movimentazione del carrello minibar lungo tutto il treno;

   il Contratto collettivo nazionale di lavoro Mobilità/Area AF però, al punto 2 delle pagine 38 e 39, specifica come sia di esclusiva competenza del livello F (Generici) la mansione del carrello su menzionato;

   come anche rilevato dal contratto dell'addetto di bordo, pagine 39 e 40 del Contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento: «(...) effettuano il servizio di accoglienza e assistenza clienti delle carrozze ferroviarie provvedendo ad ogni attività connessa al tipo di servizio scortato e riscuotono e versano gli importi per ogni servizio a pagamento reso alla clientela con i relativi rendiconto»;

   a parere dell'interrogante quanto segnalato potrebbe risultare a tutti gli effetti come un «demansionamento» non previsto da contratto della figura professionale;

   risultano essere inoltre diversi gli incidenti sul lavoro degli addetti di bordo durante il servizio di movimentazione del carrello minibar;

   l'ordinanza della Corte di cassazione n. 16594 del 3 agosto 2020 precisa che: «il divieto di demansionamento opera anche quando al lavoratore, nella formale equivalenza delle precedenti e delle nuove mansioni, siano assegnate di fatto mansioni sostanzialmente inferiori; nell'indagine circa tale equivalenza non è sufficiente il riferimento in astratto al livello di categoria, ma è necessario accertare che le nuove mansioni siano aderenti alla specifica competenza del dipendente in modo tale da salvaguardarne il livello professionale acquisito e garantire lo svolgimento e accrescimento delle sue capacità professionali»;

   in data 14 ottobre 2021 è stato stipulato un accordo con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative; in tale accordo veniva avallata, ad avviso dell'interrogante, senza i necessari approfondimenti e senza il supporto di motivazioni valide una doppia mansione contrattuale al personale addetto di bordo, confermando la movimentazione del carrello minibar lungo tutto il treno;

   già nel maggio 2020, a seguito di una riorganizzazione aziendale, veniva dequalificata rischiando numerosi licenziamenti per via delle riduzioni di personale un'altra figura professionale, quella del pulitore viaggiante di livello F;

   figura già a lungo sfruttata in quanto dovrebbe coadiuvare le operazioni del carrellino minibar con l'addetto di bordo, aprire le porte intercomunicanti facilitando il transito del carrello minibar tra una carrozza e l'altra e, come previsto da contratto, fare anche le operazioni di pulizia lungo il treno arrivando a svolgere servizi lavorativi di oltre 14 ore nelle fasce orarie notturne;

   alla luce di quanto sopra riportato, si evince come il solo addetto di bordo, mentre svolge assistenza sulle carrozze letto e/o cuccetta, dovrebbe garantire la movimentazione e la sicurezza di un carrello minibar di dubbia regolarità per la vendita di snack e caffetteria maneggiando anche denaro;

   tali situazioni, oltre a creare disagio a diverse categorie di lavoratori, potrebbero avere ricadute sulla qualità del servizio e sulla sicurezza dei viaggiatori –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza ritenga necessario adottare per garantire il rispetto degli standard lavorativi e di sicurezza previsti dai rispettivi Contratti collettivi nazionali di lavoro;

   se i Ministri interrogati, alla luce dei fatti di cui in premessa, non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza per avviare processi di stabilizzazione del personale e internalizzazione dei servizi per ridurre l'utilizzo di appalti esterni.
(4-12084)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2019 il Consiglio dei ministri ha revocato il commissariamento della sanità in Campania dopo dieci anni, approvando altresì, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, il Piano triennale 2019-2021 di sviluppo e riqualificazione del Servizio sanitario regionale della Campania ai sensi dell'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, incaricando i tavoli di monitoraggio di verificare il recepimento, da parte della regione, di quanto contenuto all'interno del Piano;

   tra le priorità del piano de quo, presupposto per l'uscita dal commissariamento, vi sono indicati vari interventi e azioni riguardanti la sanità pubblica e il miglioramento dei livelli essenziali di assistenza, esaltando il paradigma dell'assistenza centrata sul paziente;

   gli obiettivi di implementazione dei servizi e dell'assistenza ospedaliera sembrano essere un lontano miraggio atteso che il più grande ospedale pubblico del Meridione, il Cardarelli ubicato nella città di Napoli, si presenta, allo stato, in totale deficit sia di risorse umane che strumentali in grado di garantire adeguati ed efficienti livelli di assistenza sanitaria;

   da recenti organi di stampa, infatti, si apprendono le scioccanti immagini dello stato in cui versa il reparto del pronto soccorso dell'ospedale in parola che mostrerebbero uno scenario inimmaginabile e del tutto avulso da quello che dovrebbe presentare un ospedale pubblico soprattutto in un periodo immediatamente successivo all'emergenza sanitaria che, come noto, ha affermato, senza ambiguità, la totale inefficienza del sistema sanitario nazionale;

   in particolare, le immagini mostrano corridoi e perfino gli anfratti più nascosti costipati da barelle su cui vengono tenuti diversi pazienti in una situazione di totale degrado con tempi di attesa per gli esami fino anche ad una settimana ed in cui soprattutto non viene rispettato alcun distanziamento sociale come, invece, previsto dalla normativa di prevenzione da COVID-19;

   la struttura partenopea non è nuova ad episodi come quello descritto che si ripeterebbero ciclicamente, ma quanto accaduto di recente si è ripresentato sotto forma e dimensioni preoccupanti e maggiormente allarmanti, tanto da spingere venticinque medici (su quarantatré in servizio) ad annunciare le dimissioni volontarie dal servizio, non ancora formalizzate, ritenendo che: «Tale decisione si rende necessaria per la gravissima e più volte segnalata condizione lavorativa del pronto soccorso che negli ultimi giorni è giunta ad un punto di non ritorno. Sono venute meno tutte le condizioni per esercitare in scienza e coscienza la nostra professione che consiste nell'assistenza ai pazienti, per garantire loro dignità di cura e il diritto alla salute. Gli standard di personale sono costantemente disattesi, i turni sono compilati senza alcun criterio logico e gravemente carenti, l'organizzazione del lavoro è del tutto approssimativa .... Tutto ciò si traduce nella reale impossibilità di garantire i Lea...»;

   quanto accaduto dimostra ancora una volta il chiaro fallimento della gestione della sanità da parte del Presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, che per anni, con una gestione autoreferenziale, ha rivestito non solo la carica di Governatore ma anche di commissario ad acta della sanità, accentrando, quindi, su di sé le più importanti decisioni politiche e amministrative –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché sia assicurato il pieno funzionamento dell'ospedale Cardarelli e, in generale, delle strutture ospedaliere e del sistema sanitario regionale campano, così garantendo ai cittadini il diritto alla salute, quali iniziative intenda prevedere per incrementare l'organico sanitario e migliorare le condizioni lavorative e di sicurezza all'interno degli ospedali e se non intenda verificare il rispetto degli obiettivi di cui al Piano triennale 2019-2021 di sviluppo e riqualificazione del servizio sanitario regionale della Campania e nel caso rivedere la decisione di revocare il commissariamento in Campania.
(4-12093)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   TESTAMENTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Piana di Venafro vive da un decennio un contesto ambientale molto critico, soprattutto per i livelli di polveri sottili (Pm 10) e biossido d'azoto (NO2), al punto da essere una delle aree nazionali per le quali l'Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea per la violazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria;

   attualmente nell'area sono presenti molti impianti altamente impattanti, fra i quali due inceneritori e un cementificio. Inoltre, al confine con la Campania, nel territorio del comune di Presenzano (CE), è in costruzione una centrale termoelettrica alimentata a gas naturale di 760 MW;

   a fronte dei dati critici nel 2019 e 2020 del Pm 10 e Pm 2,5 su pressione dell'interrogante, il Ministero interrogato chiedeva con nota ufficiale all'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) un coinvolgimento diretto nell'ambito degli studi che la regione Molise stava svolgendo in riferimento all'implementazione del monitoraggio della qualità dell'aria e alla caratterizzazione delle polveri, al fine di individuare le principali fonti d'inquinamento, specificando altresì che l'intervento sarebbe stato attuato «in sinergia con la competente Direzione del Ministero, al fine di individuare le possibili azioni da intraprendere a beneficio dei territori coinvolti». A seguito di tale richiesta si è formato un gruppo di lavoro costituito da referenti di Ispra, Arpa Molise e Arpa Emilia Romagna;

   considerato che:

    in data 21 luglio 2021 rispondendo a un altro atto di sindacato ispettivo dell'interrogante, il n. 4-08950, il Ministro interrogato riferiva dell'intenzione del gruppo di lavoro di cui sopra di «dare priorità alla pianificazione di campagne di monitoraggio ad hoc nei periodi primavera/estate 2021 e autunno/inverno 2021» nonché «effettuare una verifica puntuale delle emissioni nella zona con riguardo agli impianti industriali presenti». Inoltre, nella stessa risposta si evidenziava che all'esito delle operazioni di monitoraggio il gruppo di lavoro avrebbe elaborato alcune misure di intervento sull'area per il miglioramento della qualità dell'aria, per la cui realizzazione il Ministero della transizione ecologica metteva a disposizione risorse fino a 5 milioni di euro, da destinare ad uno specifico accordo di programma con la regione Molise;

    nel 2021 il numero degli sforamenti di Pm 10 è stato ancora superiore ai 35 consentiti per legge e corrente anno la situazione ambientale continua ad essere molto critica, con i valori di Pm 2,5 che hanno toccato picchi molto preoccupanti e con la centralina Venafro che per il Pm 10 ha fatto già registrare ben 27 superamenti dei valori limite giornalieri previsti dalla normativa vigente e la centralina Venafro 1 si attesta finora su 12 rilevazioni eccedenti –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di propria competenza, non ritenga opportuno verificare lo stato dell'arte del lavoro effettuato da Arpa Molise, Arpa Emilia Romagna e Ispra, nonché acquisire da quest'ultima informazioni precise e dettagliate circa gli esiti delle operazioni di monitoraggio della qualità dell'aria, nonché di caratterizzazioni delle polveri eseguite dal gruppo di lavoro, considerato che per tali attività era stata programmata e dichiarata una completa sinergia con la competente Direzione Generale del Ministero;

   quali eventuali interventi di miglioramento della qualità dell'aria il gruppo di lavoro di cui sopra sarebbe intenzionato ad adottare rispetto all'esito delle operazioni di monitoraggio e caratterizzazione delle polveri, e se vi sia l'intenzione del Ministro interrogato, qualora necessario, di ampliare oltre i 5 milioni di euro le risorse destinate all'accordo di programma da sottoscrivere con la regione Molise e contenente azioni ed impegni destinati alla lotta contro l'inquinamento atmosferico, disponibilità già espressa nel riscontro del 21 luglio 2021 all'atto di sindacato ispettivo a prima firma dell'interrogante n. 4-08950.
(4-12092)