Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 11 maggio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    nella notte del 24 febbraio 2022, la Russia ha invaso il territorio ucraino avviando un attacco militare su larga scala. In pochi giorni il conflitto ha causato gravi conseguenze, anche a lungo termine, coinvolgendo non solo gli Stati in conflitto;

    l'operazione militare russa è andata ben oltre le rivendicazioni territoriali delle autoproclamate repubbliche secessioniste, causando migliaia di vittime anche tra i civili ucraini e la fuga di oltre tre milioni e mezzo di persone;

    la crisi ucraina è uno degli esiti di un percorso trentennale che ha visto una costante espansione a Est dell'Alleanza atlantica e della Nato fino a lambire le frontiere della Federazione Russa, così modificando gli equilibri stabiliti all'esito della Guerra fredda;

    il Cremlino, prima di avviare l'operazione militare, ha chiesto, perentoriamente, che si adottasse un trattato internazionale che prevedesse il riconoscimento delle due repubbliche popolari del Donbass, il ritiro della richiesta ucraina di adesione alla Nato e la smilitarizzazione della regione;

    lo schieramento dell'esercito russo, ai confini ucraini, ha determinato una repentina interruzione del dialogo culminando nell'aggressione russa; anche le autorità di Kiev avevano schierato ingenti forze militari alle porte delle regioni separatiste;

    nel primo mese di conflitto, dal 24 febbraio al 27 marzo, l'Italia è stato il quarto Paese nel mondo per il valore degli aiuti militari inviati all'Ucraina, con un investimento in armamenti di oltre 150 milioni di euro. In realtà, nonostante le rassicurazioni del Governo italiano, l'impegno dell'Italia in Ucraina comincia a farsi più definito;

    l'entrata dell'Italia in una guerra più ampia sembra essere già stata preventivata negli scenari ipotizzati dal Ministero della difesa e ciò lo si evince da diversi segnali;

    l'Italia sarebbe chiamata a combattere a fianco dell'Alleanza atlantica in quanto membro fondatore della Nato, qualora uno dei Paesi aderente fosse coinvolto direttamente nel conflitto in corso tra Russia e Ucraina così come disposto all'articolo 5 del Trattato. Tuttavia, nonostante l'Ucraina non faccia parte della Nato, l'intervento belligerante, seppur non diretto, è già informalmente attivato;

    l'invio di armi letali in teatro di guerra, seppur dichiaratamente in chiave difensiva con l'approvazione del primo «decreto Ucraina» ha già innescato un processo dagli effetti imprevedibili. Dai vertici delle forze armate italiane sono arrivati gli ordini ai comandi diretti alla predisposizione nell'eventualità di un conflitto;

    già nel marzo scorso, con lettera circolare dello Stato Maggiore dell'Esercito, sono state trasmesse disposizioni per indirizzare «tutte le attività di addestramento, anche quelle dei minori livelli ordinativi» al «warfighting», predisponendo allo stato di allerta i contingenti militari, qualora uno dei Paesi fosse interessato dal conflitto in corso;

    è evidente che il potenziamento di tutti gli assetti e i dispositivi, inclusa la massima disponibilità del personale a essere richiamato, non deponga verso previsioni rassicuranti;

    in tale ottica si inquadrano anche le pressanti richieste avanzate da numerose parti politiche di un aumento delle spese militari fino al 2 per cento del Pil. Come se non bastasse, sempre su questo pericoloso indirizzo, il Ministro Guerini ha recentemente preannunciato, durante l'audizione nelle commissioni riunite Difesa di Camera e Senato, persino l'invio di altri e più pesanti materiali d'armamento letali. Il Ministro, invero, ha discorso – genericamente – di armi in grado di neutralizzare le postazioni d'attacco russe. Nella medesima occasione ha ribadito, altresì, la completa disponibilità del nostro Paese a favorire un ulteriore ampliamento della Nato con l'ingresso di nuovi Paesi; il che pregiudicherebbe, ancor più, la possibilità di ripristinare una trattativa con la Federazione Russa;

    fornire armi a un Paese in conflitto è un atto che alimenta la spirale di guerra e suscita estrema apprensione per le conseguenze, nefaste, che tale impiego potrebbe comportare;

    le armi fornite vengono assegnate anche alla popolazione civile così come stabilito dalle autorità ucraine, con risvolti drammatici per la stessa popolazione coinvolta;

    a oggi, secondo fonti ucraine, hanno perso la vita nel conflitto circa 3.800 civili, di cui 215 bambini;

    oltre al dato umano, è doveroso ricordare come fornire armamenti a un Paese in conflitto sia vietato dalla legge 9 luglio 1990, n. 185, la quale che regola l'esportazione e la fornitura dei materiali di armamento in base a un principio attento alla mancanza di adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei prodotti e al fatto che le autorità del Paese destinatario siano responsabili di gravi violazioni dei diritti umani accertate da organizzazioni internazionali, alle quali l'Italia aderisce;

    in un'intervista all'agenzia ufficiale cinese Xinhua, secondo la trascrizione pubblicata sul sito web del Ministero degli esteri di Mosca, il Ministro Russo Sergei Lavrov ha affermato che per risolvere la crisi ucraina devono «smettere di fornire armi a Kiev»;

    dal mese di febbraio l'Unione europea, quale tentativo di mantenere la massima pressione sulla Russia, ha imposto a Mosca cinque pacchetti di sanzioni, tra cui sanzioni individuali, sanzioni economiche e misure diplomatiche; imposizioni risultate, come è noto, vane e che anzi hanno sortito esiti ancor più aggressivi e non certo minimamente risolutivi rispetto al conflitto;

    storicamente le sanzioni finanziarie, quale strumento di pressione politica, si sono dimostrate inefficaci e, in particolare, quelle attualmente imposte alla Russia, hanno comportato gravi e pesanti ricadute sul nostro tessuto produttivo, sistema bancario e sull'approvvigionamento energetico, potenzialmente in grado di ridimensionare traumaticamente la manifattura italiana in un contesto di drastico impoverimento industriale dell'intera Europa;

    l'Italia è il secondo Paese europeo, dopo la Germania, a essere maggiormente dipendente dal gas Russo, con un'importazione del 38 per cento del gas che viene consumato, pari a circa 29 miliardi di metri cubi;

    la Banca d'Italia ha ipotizzato tre scenari economici; nello scenario migliore l'Italia perde l'1,7 per cento del Pil, nello scenario intermedio il 2,5 per cento e nel peggiore il 5,2 per cento ma gli effetti sistemici possono essere persino peggiori se si connettono con contemporanei e probabili shock finanziari di grande portata;

    il conflitto Russia-Ucraina per singola famiglia italiana avrà un costo che oscilla tra i 1.700 - 3.600 euro;

    le imprese stanno subendo un'impennata del costo del gas e delle materie prime, con una volatilità finanziaria a cui non riescono a far fronte. Questo comporterà una diminuzione della produzione con conseguenti licenziamenti;

    l'Italia è il 7° fornitore mondiale della Russia che, a sua volta, è il 14° mercato di destinazione dell'export italiano per un valore di oltre 7 miliardi di euro e un interscambio commerciale di 20 miliardi di euro;

    l'azzeramento delle esportazioni italiane verso la Russia ha causato un calo di crescita di 0,2 punti percentuali nel 2022 e di un ulteriore 0,1 punti nel 2023;

    i rischi di escalation delle operazioni belliche sono richiamati, quotidianamente, dalle valutazioni e dalle dichiarazioni tanto degli analisti militari quanto degli stessi protagonisti delle decisioni aventi implicazioni belliche, compresa la prospettiva dell'uso di armamenti capaci di portare la guerra su teatri molto più vasti rispetto all'attuale conflitto;

    per addivenire ad una risoluzione del conflitto, quale unica soluzione che potrebbe limitare le conseguenze civili ed economiche, è necessario utilizzare tutti gli strumenti di diplomazia per favorire un dialogo tra tutte le parti,

impegna il Governo:

1) a promuovere e organizzare al più presto una conferenza di pace a Roma o in altro Paese europeo per risolvere il conflitto Russia-Ucraina e limitare le gravi conseguenze che si paventano;

2) a non inviare altro materiale d'armamento letale in Ucraina;

3) a informare, in ogni caso e puntualmente, il Parlamento, nelle competenti commissioni permanenti (nel rispetto, ove richiesta riservatezza, delle norme di cui all'articolo 65, comma 3, del regolamento della Camera e dell'articolo 31, comma 3 del regolamento del Senato) sui dettagli di nuove ed eventuali forniture di armi ed equipaggiamenti indicando la spesa effettuata, la tipologia di materiale e le quantità;

4) a non incrementare, nei prossimi anni, le spese militari mantenendole in linea con quelle determinate per l'anno 2020;

5) a non appoggiare ulteriori adesioni alla NATO.
(1-00650) «Colletti, Cabras, Corda, Massimo Enrico Baroni, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Raduzzi, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, Vallascas, Vianello, Leda Volpi».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    secondo quanto riferito dal Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell'ambito dell'informativa urgente presso l'Aula della Camera dei deputati sulle ulteriori iniziative per contrastare l'aumento dei costi dell'energia, del 3 maggio 2022, l'approvvigionamento energetico del nostro Paese è costituito per il 36 per cento dal gas naturale, per il 33 per cento dal petrolio e per il 22 per cento dalle fonti energetiche rinnovabili, un import elettrico di qualche punto percentuale e carbone e altri combustibili intorno al 4 per cento;

    con particolare riferimento al gas naturale, l'analisi dell'evoluzione dei consumi e delle importazioni della produzione nazionale negli ultimi vent'anni rivela che i consumi naturali di gas sono rimasti sostanzialmente stabili intorno ai 70-75 miliardi di metri cubi all'anno;

    dalla «Relazione sulla situazione energetica nazionale» pubblicata dal Ministero della transizione ecologica nel luglio del 2021, e che fa riferimento ai consumi di energia nell'anno 2020, emerge che il gas naturale arriva dall'estero il 95,6 per cento del gas di cui il Paese ha bisogno, mentre si produce la restante parte, ovvero 3,34 miliardi di metri cubi di gas, attraverso i circa 1.300 giacimenti attivi lungo la Nazione;

    i restanti 72,75 miliardi di metri cubi di gas naturale (che includono anche i 9,97 miliardi di Gnl) che occorrono per raggiungere il fabbisogno energetico del Paese arrivano quindi attraverso le importazioni. Il principale Paese da cui l'Italia ottiene il gas naturale è la Russia (38,2 per cento), segue l'Algeria (27,8 per cento), l'Azerbaijan (9,5 per cento), la Libia (4,2 per cento), mentre il 2,9 per cento arriva dal Nord Europa (nello specifico da Norvegia e Olanda). La quota del Gnl è del 13,1 per cento e arriva in larga prevalenza dal Qatar;

    il nostro Paese si approvvigiona quindi per 29,07 miliardi di metri cubi di gas naturale dalla Russia, con un aumento delle importazioni passate dal 28 per cento nel 2001 al 38 per cento di oggi;

    secondo gli ultimissimi dati contenuti nel Documento di economia e finanza 2022, nel 2021 le importazioni di gas naturale dalla Russia sono aumentate di oltre 3 miliardi di euro rispetto al 2019 (5,3 rispetto al 2020). Prendendo sempre a riferimento il 2021 ma comparandolo al periodo 2013-2019, invece, le importazioni di gas russo sono scese del 2,3 per cento;

    oltre alle navi, attraverso cui il Gnl arriva ai tre impianti di rigassificazioni situati a Panigaglia, a Livorno e Rovigo, il gas naturale arriva in Italia attraverso una rete di gasdotti. Il gas proveniente dalla Russia arriva in Italia tramite tre gasdotti. Dapprima attraverso l'Urengoy-Pomary-Uzhgorod, lungo 4.450 chilometri, che parte dalla Siberia, passa per l'Ucraina e arriva quasi in Slovacchia. Da lì il gas, con il gasdotto Transgas, arriva in Austria e poi viene immesso nel Tag (Trans Austria Gas), controllato da Snam, che lo trasporta per 380 chilometri fino all'impianto di Tarvisio, in provincia di Udine;

    dall'Algeria invece arriva attraverso il gasdotto Transmed, che con una struttura lunga 2.000 chilometri, attraversa anche la Tunisia e giunge all'impianto siciliano di Mazara del Vallo. Dalla Libia, invece, il gas arriva attraverso i 520 chilometri di tubature del gasdotto Greenstream. E in questo caso l'approdo è l'impianto di Gela;

    il gas dall'Azerbaijan arriva all'Italia attraverso tre gasdotti. Il Scp (South Caucasus Pipeline), lungo 692 chilometri, collega Baku, la capitale azera, con la Turchia. Il Tanap (Trans Anatolian Pipeline) trasporta il gas per 1.840 chilometri, portandolo in Grecia. Da lì partono gli 878 chilometri del Tap (Trans Adriatic Pipeline) che trasportano il gas fino alla Puglia;

    il gas dal Nord Europa arriva infine attraverso il gasdotto Transitgas dalla Svizzera, dove il quale congiunge per 293 chilometri il gasdotto Trans Europa Naturgas Pipeline, alla rete nazionale in Piemonte, precisamente a Passo Gries;

    sebbene, tuttavia, la rete di trasporto del gas italiana risulti avere un buon grado di flessibilità e di capillarità che ne garantisce l'esercizio anche in condizioni di stress in caso di punta di prelievo, le nuove capacità in arrivo dal Tap o da future nuove iniziative di importazione di gas potrebbero congestionare la rete di trasporto. Risulta cruciale pertanto accelerare la realizzazione di progetti tesi a prevenire eventuali congestioni future del sistema di trasporto nonché i colli di bottiglia esistenti in funzione di ulteriori ed eventuali nuovi quantitativi di gas naturale, quali ad esempio il progetto della centrale di Sulmona;

    trovare quindi fonti alternative al gas russo, nonché rafforzare l'attuale infrastruttura di trasporto per evitare congestioni future in caso di aumento della capacità di importazione è un'assoluta priorità per il nostro Paese, innanzitutto per due ragioni. Da un lato, per interrompere il cospicuo finanziamento di cui gode il regime russo attraverso le forniture di gas naturale, dall'altro lato, per assicurare la sicurezza energetica dell'Italia e mettere quindi al riparo il Paese da shock energetici, che ad esempio possono venire da un improvviso stop alle forniture energetiche provenienti dal mercato russo;

    secondo quanto riferito dal Ministro Cingolani, nell'ambito dell'informativa summenzionata, il nostro Paese, a gennaio e a dicembre ha un consumo stimato (dati del 2019) di 10 miliardi di metri cubi, che vanno intorno agli 8 a febbraio, a marzo o a novembre e poi decrescono intorno a 4-5 nel periodo estivo;

    alla luce del conflitto tra Russia e Ucraina occorre quindi predisporre una strategia che consenta di affiancarsi dalla dipendenza del gas proveniente dalla Russia. A tal fine occorre lavorare nella direzione di una rapida ed affidabile diversificazione dell'approvvigionamento delle fonti energetiche utilizzate, sia relativamente al gas naturale che all'energia prodotta da fonti rinnovabili, in particolare promuovendo un incremento significativo di quest'ultima nel mix energetico anche tramite l'integrazione e l'esercizio coordinato dei sistemi elettrici mediterranei per il rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti e la resilienza energetica nel bacino del Mediterraneo;

    occorrono quindi misure straordinarie a partire, nel breve periodo, da nuovi accordi con i Paesi produttori di gas naturale, che mettano al centro il tema del rafforzamento della cooperazione energetica nel bacino mediterraneo e, in un'ottica di lungo periodo, da una progressiva riduzione dell'utilizzo del gas naturale stesso, unitamente al percorso di decarbonizzazione dei sistemi energetici già avviato a livello nazionale ed europeo, anche mediante l'accrescimento del parco di generazione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e da nuovi accordi con i Paesi che affacciano sul Mediterraneo per la realizzazione di nuovi cavi energetici sottomarini transfrontalieri, quali strutture prioritarie per ampliare l'integrazione delle fonti di energia rinnovabili, aumentare considerevolmente l'import/export di energia elettrica prodotta da Fer da e verso l'Europa, facilitare lo sviluppo dei mercati energetici regionali, ridurre la dipendenza da un numero limitato di paesi fornitori di energia ed armonizzare il costo dell'energia elettrica per imprese e cittadini italiani ed europei;

    lo stato dell'arte vede già funzionanti alcune interconnessioni elettriche sottomarine Hvdc, quali il Grita tra Italia e Grecia, il Sapei tra Italia continentale e Sardegna, la linea di collegamento con Malta con cui è in progetto anche la realizzazione di un altro cavo sottomarino di potenza trasmissibile pari a 400 MW;

    lo scenario del prossimo futuro prevede anche altri due collegamenti: uno per la Tunisia e l'altro per la Libia, ancora in fase di esame e analisi. Il cavo sottomarino tra la Tunisia e l'Italia attraverso la Sicilia è un collegamento Hvdc (400 kV) lungo 200 chilometri con una capacità di trasporto di 1.000 MW; l'estremo siciliano del collegamento sarà collegato alla stazione elettrica di Partanna (Trapani). Il collegamento tra la Libia e la Sicilia è un collegamento sottomarino Hvdc (500 kV) della lunghezza di 550 chilometri, con una capacità di trasporto di 1.000 MW; la stazione elettrica è quella di Chiaramonte Gulfi (Ragusa);

    il nuovo elettrodotto «Sorgente-Rizziconi», che collega la Sicilia alla Calabria, unitamente ad altre interconnessioni elettriche che Terna SpA sta realizzando, quali quella tra il Montenegro e il nostro Paese per lo scambio di elettricità in modalità bidirezionale, quella tra il nostro Paese e la Francia e la previsione di costruire un interconnessione Hvdc per connettere la Tunisia all'Italia (ElMed) con l'obiettivo di consentire scambi di elettricità fra la rete elettrica italiana, e quindi europea, e il Nord Africa, rappresenta un ulteriore tassello nella strategia di fare dell'Italia un vero e proprio hub elettrico a livello europeo e mediterraneo per la trasmissione di energia elettrica decarbonizzata o da fonti rinnovabili. L'Algeria, inoltre, sta esplorando la possibilità di aggiungere nuove connessioni verso la Sardegna, mentre Grecia ed Egitto intendono realizzare un cavo da 2 GW, che si aggiungerà al progetto datato 2019 dello Euro-Africa Interconnector, un insieme di cavi energetici sottomarini tra Egitto, Cipro e Grecia per l'interconnessione energetica euro-mediterranea;

    come noto, lo sviluppo delle summenzionate infrastrutture transfrontaliere, sia per la parte di trasporto gas che per quella riguardante lo scambio bidirezionale di energia elettrica, e la processione verso un sistema regionale più interconnesso così come l'eventuale costruzione o espansione delle infrastrutture per l'importazione del gas naturale liquefatto (Gnl), seppur necessari, richiedono tempi di realizzazione lunghi, inconciliabili con effetti positivi a breve termine;

    l'attuale capacità di rigassificazione europea, seppur sostanziosa, non è integrata con il sistema di pipeline esistente, rendendo difficoltosa la fornitura di Gnl laddove si rende necessaria. La maggior parte della capacità per la rigassificazione di gas naturale liquefatto, infatti, ha sede in Spagna e Portogallo e la capacità di ridistribuirla altrove in Europa è limitata dal collegamento di un piccolo tratto di gasdotto con la Francia;

    nel nostro Paese pertanto risulta cruciale, nel breve periodo, massimizzare l'utilizzo dei tre terminali di rigassificazione esistenti (Panigaglia, Livorno e Rovigo), che, normalmente, vengono usati al 60 per cento ma possono essere usati al 100 per cento, con circa 5 o 6 miliardi in più di metri cubi di produzione, oltre ad accelerare le negoziazioni per l'acquisto e il noleggio di unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione, facilmente ormeggiabili vicino alla costa e capaci di coniugare flessibilità nel trasporto e disponibilità geografica, da ubicare con modalità tali da evitare sovraccarichi del flusso di portata;

    secondo quanto riferito dal Ministro Cingolani, nell'ambito della già citata informativa, si tratterebbe di nuove infrastrutture di rigassificazione galleggianti, per circa 12 o 15 miliardi di metri cubi, delle quali la prima struttura mobile dovrebbe entrare in funzione entro l'inizio del 2023 per poter sostituire la parte di gas allo stato gassoso che ci viene a mancare, il secondo dovrebbe essere messo in funzione entro la fine del 2023, o al massimo all'inizio del 2024;

    il rafforzamento e la realizzazione di nuove ed efficienti reti energetiche transeuropee costituiscono, pertanto, la chiave di volta per lo sviluppo di un mercato interno dell'energia in linea con il rispetto dell'accordo di Parigi e per il conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo. Per innalzare i livelli di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050, risulta fondamentale dotarsi, a livello europeo e statale, di un sistema energetico integrato, che si avvalga di alti livelli di elettrificazione da ulteriori fonti rinnovabili e a impatto climatico nullo, nonché della decarbonizzazione del settore del gas;

    il quadro delle reti energetiche nazionali, inoltre, dovrebbe basarsi su una visione armonica, integrata, a lungo termine e performante del sistema energetico, ivi comprese la produzione, la trasmissione e la distribuzione, attraverso la pianificazione di un quadro infrastrutturale che consenta un maggiore coordinamento dei vari interventi e offra l'opportunità di integrare in modo ottimale varie soluzioni tecnologiche a impatto climatico nullo, tenendo al contempo in debita considerazione la sostenibilità economica-finanziaria di ogni intervento di modo che i relativi costi non siano inclusi nelle tariffe a carico degli utenti finali;

    grazie alla sua posizione geografica, il nostro Paese, da sempre all'avanguardia sul fronte della produzione di energia da fonte rinnovabili, è ben posto per diventare un «ponte infrastrutturale» per l'importazione e l'esportazione di energia elettrica pulita tra l'Europa e il continente africano,

impegna il Governo:

1) a proseguire la strategia di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetiche che conduca alla sostituzione di almeno un terzo delle attuali forniture di gas naturale dalla Russia entro il prossimo autunno;

2) a stipulare rinnovati accordi bilaterali di cooperazione energetica con i Paesi già fornitori di gas naturale nonché a cooperare per lo sviluppo di progetti transfrontalieri finalizzati alla realizzazione di nuove infrastrutture che si rendano necessarie per conseguire un sistema più efficiente, affidabile e sostenibile di rifornimento energetico europeo, con particolare riferimento alla realizzazione di interconnettori elettrici sottomarini, quali corridoi alternativi tesi ad ampliare l'integrazione delle fonti di energia rinnovabili, favorire la fornitura e il trasferimento di energia elettrica decentralizzata prodotta da FER da e verso l'Europa e facilitare lo sviluppo dei mercati energetici regionali, in particolare con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, anche al fine di garantire il raggiungimento dei nuovi ambiziosi obiettivi energetici fissati a livello EU, di offrire significativi benefici sociali, economici e ambientali ai consumatori europei e rendere il nostro Paese un hub europeo di energia prodotta da fonti rinnovabili e a impatto climatico nullo;

3) a garantire la sostenibilità economico-finanziaria di ogni intervento di pianificazione infrastrutturale energetica nazionale, ivi inclusi gli interventi volti alla risoluzione di disfunzioni tecniche e ad eventuali congestioni future del sistema di trasporto nonché all'aumento della resilienza del sistema, di modo che i relativi costi non siano inclusi nelle tariffe a carico degli utenti finali;

4) ad avviare i contatti con i Paesi aderenti al progetto EastMed per verificare se, a seguito di una comprovata fattibilità tecnica, economica, politica e geopolitica, vi siano i presupposti per un suo rilancio, con l'obiettivo di contribuire alla diversificazione dell'approvvigionamento di gas e, più in generale, alla sicurezza energetica dell'Italia e dell'Europa, fermi restando i programmi di decarbonizzazione del sistema energetico orientati alla neutralità climatica in linea con il principio EU dell’«energy efficiency first».
(7-00837) «Olgiati, Masi, Di Stasio, Sut, Davide Crippa, Berti, Buffagni, Del Grosso, Emiliozzi, Fantinati, Grande, Spadoni, Vacca, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Orrico, Palmisano, Perconti».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) al fine di individuare la Superficie agricola utilizzata (Sau) ammissibile ai contributi comunitari e nazionali, realizza, attraverso l'effettuazione di rilievi aerofotogrammetrici, una mappatura completa di tutte le superfici presenti sul territorio nazionale;

    l'aggiornamento di tale mappatura avviene con cadenza triennale e i dati, inseriti nel sistema integrato di gestione e controllo (Sigc), consentono ad Agea di individuare gli usi del suolo per ciascuna azienda; si tratta del cosiddetto «progetto refresh» finalizzato alla certificazione preventiva della componente territoriale delle aziende agricole italiane che accedono ai contributi comunitari e nazionali;

    il sistema prevede l'utilizzazione di codici per la classificazione dei terreni a cui possono corrispondere diverse percentuali ammesse ai pagamenti comunitari; ad esempio, un prato permanente senza tare avrà una superficie ammissibile maggiore rispetto ai territori ricompresi nella macchia mediterranea o nel bosco;

    proprio queste due ultime tipologie di terreno, la macchia mediterranea e il bosco, sono quelle che maggiormente evidenziano le criticità del sistema poiché in alcune regioni italiane, e in particolare in Sardegna, sono presenti notevoli estensioni di macchia mediterranea e di pascolo arborato che spesso vengono classificate, dalla lettura delle foto aeree, come bosco e dunque come non ammissibili ai pagamenti diretti, se non parzialmente, quando, al contrario, è noto che l'utilizzo del sottobosco è predominante nell'allevamento di alcune specie rustiche che si alimentano anche delle parti edibili delle essenze arboree/arbustive;

    una tale interpretazione, però, potrebbe non contemplare adeguatamente le cosiddette Plt, Pratiche locali tradizionali di cui all'articolo 7 del regolamento (UE) n. 639/2014, nelle quali le specie arbustive ed arboree sono predominanti rispetto all'erba e alle piante erbacee da foraggio, e sulle quali si basa una buona parte dell'attività agro-pastorale;

    le superfici classificate a bosco, inoltre, e per le quali è stata richiesta una ulteriore valutazione proprio sulla base delle suddette Plt, sono ammesse al pagamento solo per il 30 per cento e tale percentuale è elevata al 50 per cento se sulla superficie insistono comunque piante foraggere non erbacee tradizionalmente pascolate che, unitamente all'erba e alle altre piante erbacee da foraggio, coprono oltre il cinquanta per cento della superficie; ciò non incentiva certamente le aziende zootecniche a continuare l'utilizzo del terreno ma, al contrario, rischia di portare ad un progressivo abbandono delle aree boscate da parte dei pastori che, di fatto, ne sono i primi e più preziosi custodi, ed esporrebbe inoltre il territorio ad un maggiore rischio di incendi incontrollati;

    le Plt sono individuate dalla stessa Agea su indicazione delle regioni e, proprio in base alle particolari caratteristiche di alcuni territori italiani, dovrebbero essere maggiormente contemplate, poiché, come nel caso della regione Sardegna, risultano fondamentali per la corretta classificazione (e conseguente pagamento) del terreno interessato;

    il refresh, pur aggiornandosi, come detto, ogni tre anni, ha un valore retroattivo sulle due campagne precedenti, ma considerando che l'aggiornamento avviene ogni tre anni e che esso è solitamente reso pubblico dopo la presentazione delle domande Pac da parte degli agricoltori, di fatto la retroattività va a coinvolgere tre annualità, con il rischio di perdite molto ingenti per gli agricoltori, in quanto può accadere che l'interpretazione di Agea non coincida con quanto dichiarato nel fascicolo aziendale, creando così delle anomalie (cosiddette eclatanze) che rallentano o addirittura bloccano l'erogazione degli aiuti comunitari alle aziende agricole, anche quando si procede all'allineamento dei dati: esempio un terreno prima classificato pascolo arborato e successivamente bosco;

    gli agricoltori inoltre, a causa di questa sovrapponibilità dei dati, si trovano nella condizione di non conoscere mai esattamente la classificazione del proprio terreno ed incorrere sempre nel rischio di presentare domande errate e non avere quindi riconosciuti i contributi comunitari spettanti;

    specie per quel che riguarda gli allevamenti del sottobosco, la classificazione del refresh, spesso non coincide con i controlli sul campo che vengono effettuati dalle amministrazioni ogni anno, dimostrando che quindi un controllo in campo, anche a campione, potrebbe essere più attendibile della sola mappatura aerofotogrammetrica;

    a tale ultimo proposito appare quanto mai importante la realizzazione di una carta dell'uso dei suoli nazionale che fotografi realmente la destinazione dei terreni, anche contemplando l'esistenza di pratiche locali tradizionali,

impegna il Governo a:

  1) riconsiderare, di concerto con l'Agea e le regioni interessate alle Plt, il sistema refresh e i termini della sua validità, in particolare:

   a) prevedendo maggiori controlli in campo che possano validare i dati aerofotogrammetrici comparandoli con il reale utilizzo del terreno, anche attraverso l'impiego di nuove tecnologie, così da avere nuove e più approfondite interpretazioni e quindi una più equa distribuzione delle risorse;

   b) individuando ulteriori codici per la classificazione delle superfici e conseguentemente percentuali di ammissione al pagamento più adeguate all'apporto foraggero anche per le superfici non agricole sulle quali sono individuate le Plt;

  2) considerare in maniera più stringente l'individuazione delle Plt nella classificazione dei terreni, attraverso una sinergia più efficace con le Regioni maggiormente interessate, così da garantire una corretta classificazione dei terreni in base alla reale utilizzazione agricola e zootecnica;

  3) realizzare una carta dell'utilizzo dei suoli nazionale, che contempli anche i terreni su cui ricadono le Plt al fine di individuare puntualmente le superfici pascolative nelle aree marginali.
(7-00838) «Alberto Manca, Gagnarli, Gallinella, Bilotti, Cadeddu, Cassese, Cillis, L'Abbate, Maglione, Parentela, Pignatone».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   GIULIODORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   da quanto appreso a mezzo stampa, il presidente del Consiglio Mario Draghi, in data 5 maggio 2022, ha incontrato a Palazzo Chigi Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook;

   sempre da quanto si apprende dalla stampa, il colloquio è durato oltre un'ora, ma i contenuti dell'incontro non sono stati resi noti;

   Mark Zuckerberg è il fondatore e proprietario di Facebook, il social media più famoso e diffuso al mondo, che nell'ottobre 2021 ha cambiato la denominazione in «Meta Platforms, Inc.», una holding gigantesca che controlla anche Instagram, WhatsApp, Messenger e le meno note Oculus VR, Onavo, Beluga e che sta producendo una nuova grande tecnologia innovativa nota come metaverso;

   l'azionariato del gruppo Facebook si compone di investitori di rilievo: nel 2007 Microsoft ha acquistato una quota di 1,6 per cento per 240 milioni di dollari, mentre un gruppo di investitori russi ha comprato il 2 per cento per 200 milioni, nel 2011 è Goldman Sachs ad investire in Facebook 450 milioni di dollari e la valutazione totale del social network cresce fino a 50 miliardi di dollari;

   ormai da diversi anni gran parte dell'informazione e della comunicazione mondiale, anche istituzionale, passa attraverso i canali e le piattaforme social di cui Mark Zuckerberg è proprietario;

   ad oggi Zuckerberg conta su un patrimonio netto stimato da Forbes in oltre 70 miliardi di dollari e un potere di influenza a livello mondiale dal valore inestimabile;

   prima di incontrare Mario Draghi, Zuckerberg ha incontrato Leonardo Del Vecchio, Presidente di ElissorLuxottica, la più grande azienda di occhiali al mondo, con cui ha stretto un'importante partnership commerciale per lo sviluppo del metaverso;

   dopo l'incontro con il Presidente del Consiglio, da Meta sono arrivate le seguenti dichiarazioni: «Per dare vita al metaverso sarà necessario uno sforzo congiunto tra aziende, mondo politico e società civile. Nell'incontro di oggi abbiamo confermato la nostra collaborazione con il Governo italiano per valorizzare i punti di forza del Paese nei settori tecnologico e del design e identificare investimenti futuri. Siamo lieti di aver potuto discutere le opportunità culturali, sociali ed economiche che il metaverso porterà all'Italia» –:

   a che titolo sia stato ricevuto Zuckerberg e se non intenda fornire i dettagli dell'incontro quanto agli argomenti toccati e, soprattutto, agli accordi stabiliti e gli impegni presi a nome dell'Italia.
(4-12056)

DIFESA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   il Libro II del decreto legislativo n. 66/2010 (Codice dell'ordinamento militare, COM), provvede a disciplinare, fra l'altro, l'uso e l'assegnazione degli alloggi di servizio per il personale militare. In particolare, l'articolo 279 e seguenti distinguono alloggi di servizio gratuito per consegnatari e custodi (Asgc), alloggi di servizio connessi all'incarico con o senza annessi locali di rappresentanza (Asir-Asi), alloggi di servizio di temporanea sistemazione per le famiglie dei militari (Ast), alloggi di servizio per esigenze logistiche del personale militare in transito (App) o imbarcato (Sli) e relativi familiari di passaggio, alloggi collettivi di servizio nell'ambito delle infrastrutture militari per ufficiali, sottufficiali e volontari in servizio permanente destinati nella sede (Asc);

   il Sindacato Itamil Esercito ha recentemente pubblicato sul suo sito internet «L'Annuario 2022 – Aspettative, qualità della vita dei Soldati dell'Esercito italiano iscritti al. Sindacato Itamil Esercito». Nel capitolo «Diritto alla casa», vengono riportati i dati di una ricerca da loro condotta secondo i quali risulterebbe che su circa 18.447 alloggi del patrimonio dello Stato, circa 5.384 alloggi sono occupati da personale che non risulta più in servizio e personale che ha il titolo di concessione scaduto, mentre altri 4.000 alloggi risultano inutilizzabili in quanto in attesa di ristrutturazione e sui quali lo Stato paga l'IMU;

   la drammatica questione del diritto alla casa dei militari è stata più volte denunciata, ma, ad oggi, non ha trovato ancora una risposta esaustiva. Questa situazione, oltre a recare grave disagio ai militari e alle loro famiglie, porta tanta amarezza fra chi da anni ha presentato domanda per aver assegnato un alloggio e non può permettersi i costi degli affitti, soprattutto nelle grandi città;

   all'aumentata necessità di soddisfare la richiesta, sia istituzionale che sociale, di alloggi, di servizio da assicurare al personale, è cresciuto il problema del pieno utilizzo degli alloggi vuoti e di quelli occupati da soggetti senza titolo e che non rientrano nelle tutele particolari riconosciute dalle normative vigenti;

   il decreto del Ministro della difesa del 16 marzo 2011 ha dettato disposizioni in materia di rideterminazione del canone degli alloggi di servizio militari occupati da utenti non aventi titolo alla concessione ai sensi e per gli effetti dell'articolo 286, comma 3-bis, del COM. Il Ministero della difesa, pertanto, ha provveduto alla rideterminazione del canone di occupazione dovuto dagli utenti privi di titolo, fermo restando per l'occupante l'obbligo di rilascio entro il termine fissato dall'Amministrazione, anche se in regime di proroga, sulla base dei prezzi di mercato (o, in mancanza di essi, delle quotazioni rese disponibili dall'Agenzia del territorio), del reddito dell'occupante e della durata dell'occupazione;

   il problema degli alloggi di servizio richiede un'attenzione adeguata anche alla luce del passaggio a un modello professionale dello strumento militare che ha portato con sé un cambiamento delle esigenze abitative del personale militare nei suoi diversi ruoli –:

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di ridefinire complessivamente la normativa in materia di assegnazione degli alloggi di servizio per il personale militare alla luce delle nuove esigenze legate al passaggio al nuovo modello di strumento militare, anche ripensando le attuali condizioni di deroga ai limiti di durata delle concessioni e le disposizioni relative al pagamento dei canoni di occupazione degli alloggi di servizio per limitate categorie;

   quali iniziative siano state adottate per evitare ogni possibilità di abuso tra le assegnazioni relative alle categorie protette e come proceda il recupero degli alloggi Ast e Asi occupati da utenti senza titolo e a cui sono già stati notificati gli avvisi di rilascio e quali misure sono state poste in essere per garantire la tempestiva riassegnazione ai nuovi conduttori degli alloggi di servizio oggetto di recupero coatto, minimizzando, così, il fenomeno degli «alloggi vuoti e non assegnati»;

   quali iniziative si intenda porre in essere, anche in sinergia con altri dicasteri, per facilitare da parte del personale della Difesa l'affitto o l'acquisto di immobili nelle aree a maggiore criticità abitativa;

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di incrementare le risorse destinate alla ristrutturazione o alla costruzione di nuovi alloggi, anche utilizzando le somme provenienti dalla vendita degli alloggi liberi o occupati, non più ritenuti utili nel quadro delle esigenze dell'Amministrazione e non più funzionali alle esigenze istituzionali.
(2-01514) «Paolo Russo».

Interrogazioni a risposta scritta:


   VITO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi vi sono state numerose denunce e notizie per diversi casi di molestie nei confronti di donne verificatisi a Rimini in occasione della recente adunata degli Alpini –:

   quali informazioni dispongano e quali iniziative di competenza intendano assumere rispetto ai gravi episodi in premessa.
(4-12057)


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di oltre dieci anni si è definitivamente conclusa l'annosa vicenda giudiziaria che nel 2013 coinvolse il colonnello Raffaele De Chiara, all'epoca dei fatti tenente colonnello e già comandante del nucleo provinciale di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno;

   in particolare, nel dicembre 2020 la Corte di Appello di Ancona ha confermato la pronuncia di primo grado, assolvendo il colonnello da tutti i capi di imputazioni, oltre trenta, tra cui figuravano anche reati particolarmente gravi contro la pubblica amministrazione, quali abuso d'ufficio e corruzione; la vicenda giudiziaria ebbe inizio nell'anno 2013, esponendo De Chiara non solo a lunghe sofferenze giudiziarie ma anche alla gogna mediatica, motivi per i quali decise di rassegnare le proprie dimissioni dal Corpo delle fiamme gialle, per potersi meglio difendere dalle accuse che gli venivano mosse e dedicarsi esclusivamente all'attività professionale. Al riguardo, e al fine di comprendere l'eccellenza professionale di cui lo Stato si è privato nella spasmodica ricerca di un colpevole, occorre rappresentare che il colonnello De Chiara, dopo aver fondato il proprio studio legale a San Benedetto, si è affermato successivamente come punto di riferimento nel campo del diritto tributario e societario, tanto da diventare docente presso l'Università Politecnica delle Marche di Ancona, con un dottorato di ricerca, dal 2015 e da entrare a far parte nel Consiglio di Amministrazione della società Start S.p.A., azienda pubblica che gestisce il trasporto pubblico urbano ed extraurbano nel Piceno e verso Roma;

   l'assoluzione con formula piena «perché il fatto non sussiste» ha confermato l'assoluta innocenza, l'onorabilità e il rispetto per la divisa che il dottor De Chiara aveva da sempre professato. Del resto, sin dall'inizio del primo grado di giudizio, secondo quanto riferito dagli organi di stampa, sarebbe stata palese la totale mancanza di elementi investigativi in grado di corroborare, nel corso del dibattimento, le accuse prospettate. Circostanza per la quale lo stesso pubblico ministero all'esito del giudizio avanzò richiesta di assoluzione;

   di recente si è sbloccato altresì il procedimento di avanzamento di carriera, riconoscendo, tramite valutazione retroattiva ai sensi dell'articolo 1090 del decreto legislativo n. 66 del 2010, il grado di colonnello al dottor De Chiara, per il quale era già in promozione all'epoca dei fatti e soppeso proprio a causa dell'avvio di un procedimento penale;

   per lunghi dieci anni il colonnello, onorevole servitore dello Stato e prima ancora cittadino, è stato trattato sia dagli organi giudiziari sia dalla stampa, come un presunto colpevole e non come presunto innocente secondo i principi costituzionali, costretto a subire l'inefficienza giudiziaria, le lungaggini investigative, durate oltre venti mesi, e processuali, nonché la gogna mediatica, con gravi ripercussioni sia a livello personale, familiare ma anche professionale;

   il poderoso impegno dello Stato nella ricerca di un colpevole per i presunti reati che vennero ascritti al colonnello De Chiara rappresenta l'ennesimo caso di malfunzionamento della giustizia italiana che sovente colpisce anche i dipendenti pubblici, tra cui il personale dei comparti difesa e sicurezza, ripercuotendosi oltre che sui diretti protagonisti anche sulla spesa pubblica, quindi sui cittadini/contribuenti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, se non intendano adottare iniziative normative al fine di predisporre tutti gli strumenti idonei a garantire la ragionevole durata del processo penale, in particolare alla luce della vicenda richiamata, che ha visto una lunga e ingiustificata esposizione giudiziaria del colonnello De Chiara, e quali iniziative, in particolare, di carattere normativo, intendano assumere per superare la sospensione automatica dell'avanzamento di carriera al fine di non pregiudicare gli interessi del personale militare, imputato in un procedimento penale, a causa delle lungaggini processuali.
(4-12062)


   MAGI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 5 al 9 maggio 2022 si è svolta a Rimini e San Marino la 93esima adunata nazionale degli Alpini, che ha riunito oltre 400mila persone e ha visto sfilare 75 mila «penne nere» durante la parata finale;

   l'Associazione Nazionale Alpini (Ana) ha descritto l'evento come la «dimostrazione dell'incrollabilità e della saldezza dei valori di fratellanza, pace e solidarietà» incarnati dall'associazione e ha sottolineato l'attenzione particolare ai giovani, al fine di «trasmettere loro i suoi valori» e «per garantire ai ragazzi un futuro fatto di coscienza civile e capacità di operare a favore della comunità, della Patria»;

   in virtù dell'attrattiva che questo evento rappresenta per Alpini e semplici simpatizzanti, l'Ana ha pubblicato sul proprio sito un decalogo di buone pratiche comportamentali da seguire durante l'adunata. In particolare viene stigmatizzata non soltanto la violenza, e l'ubriachezza, ma si impone altresì il «rispetto del gentil sesso» onde evitare che l'adunata si trasformi in un baccanale;

   sia durante il raduno, sia nei giorni successivi la conclusione dello stesso, numerose sono state le denunce (che ad oggi secondo quanto si apprende a mezzo stampa supererebbero il numero di 150) di comportamenti sessisti che si sono talvolta concretizzati in vere e proprie molestie ai danni di giovani donne, anche durante il proprio turno di lavoro e che sono state raccolte dall'associazione Non Una Di Meno tramite i propri canali social;

   si tratterebbe di episodi che non sembrano sporadici, bensì che si ripresentano durante ogni edizione. In particolare, in occasione dell'adunata svoltasi a Trento nel 2018, la stampa nazionale aveva portato all'attenzione dell'opinione pubblica questo tipo di comportamenti sessisti nei confronti di numerose giovani donne, il che aveva portato l'Ana stessa a emanare una nota con la quale si era dissociata da tali episodi;

   L'Ana, il 9 maggio 2022, ha pubblicato sul proprio sito una nuova nota con la quale sebbene abbia nuovamente stigmatizzato questa vicenda, ha operato dei distinguo sottolineando come questi «episodi di maleducazione» siano in realtà fisiologici nel caso in cui si concentrino «in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare». Viene inoltre evidenziato come il forte richiamo rappresentato dal raduno porti con sé la presenza di numerosi giovani, i quali, acquistando un cappello alpino «taroccato» difficilmente riconoscibile da chi non sia dotato di un «occhio esperto», possono approfittare della situazione portando quindi ad una generalizzazione e ad una associazione ingenerosa;

   la costante reiterazione di tali episodi ai danni di giovani donne però sembra evidenziare come non vi sia stata una vera e propria presa di coscienza né da parte dell'Ana né da parte delle autorità competenti e come non siano state messe in campo azioni volte a fare in modo che non si ripetessero situazioni di tale gravità che, se tollerate, rischiano di proiettare un'ombra non solo sull'evento e i messaggi che esso veicola ma anche sull'intero corpo degli Alpini –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere, per quanto di competenza, per accertare quanto accaduto nel corso della manifestazione al fine di individuare gli eventuali responsabili, e come intendano prevenire il ripetersi in futuro di tali deplorevoli episodi, già verificatisi in passato;

   se siano state avviate indagini interne al corpo degli alpini.
(4-12063)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOGLIANI, COVOLO e PAOLIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, a seguito della revisione delle liste degli utenti aventi diritto all'esenzione del ticket sanitario per condizione economica — effettuata dal Ministero dell'economia e delle finanze — che sono circa 5.900 le persone dell'Ulss 3 Serenissima alle quali l'Azienda sanitaria invierà la revoca dell'esonero (cfr. comunicato stampa dell'Azienda Ulss 3 Serenissima del 5 maggio 2022);

   secondo quanto riportato da un articolo de Il Gazzettino Venezia-Mestre del 10 maggio 2022, gli assistiti depennati dall'elenco trasmesso sono circa il 5 per cento del totale degli esenti per reddito («per condizione economica e stato» codice 7R), che nell'Ulss 3 Serenissima sono complessivamente 120 mila beneficiari;

   il Direttore dell'U.O.C. Direzione Amministrativa di Territorio Ulss 3 Serenissima-Mestre ha quindi replicato che ricevuta la comunicazione della revoca, gli utenti possono tornare in possesso dell'esenzione autocertificando il proprio diritto presso gli sportelli aziendali, o più semplicemente attraverso le procedure online;

   il ticket sanitario, come disciplinato, per alcune fasce di popolazione, è determinante nella scelta delle cure alle quali sottoporsi, molte volte essenziali per la prevenzione e la profilassi; ad avviso dell'interrogante, autocertificare nuovamente il proprio diritto all'esenzione è inefficiente — oltreché inutilmente gravoso — poiché i dati attestanti sono già in possesso dell'anagrafe sanitaria;

   infine, resta incomprensibile la preclusione della legittima gratuità delle prestazioni sanitarie spettanti visto che la maggior parte degli esclusi sono per lo più anziani –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di superare le criticità esposte in premessa, considerando l'importanza dell'ambito applicativo delle esenzioni dal ticket ivi previste e strettamente correlate a condizioni economiche meritevoli di tutela.
(5-08074)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   l'art. 33 della legge 5 febbraio 1992 n. 104 consente al lavoratore dipendente pubblico e privato che assiste persona con disabilità grave, coniuge, parente o affine entro il secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con disabilità grave abbiano compiuto i sessantacinque anni d'età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti ovvero deceduti o mancanti, di fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa; detto diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l'assistenza alla stessa persona con disabilità grave; laddove la persona con disabilità grave sia il figlio il diritto in argomento è riconosciuto ad entrambi i genitori che ne possono fruire alternativamente;

   i disagi abitualmente patiti dai nuclei familiari con persone in condizioni di disabilità grave si sono vieppiù aggravati a causa dell'emergenza pandemica;

   con l'ordine del giorno n. 9/03434-A/091, in data 24 febbraio 2022, il Governo si è impegnato a valutare l'opportunità di aumentare di un giorno il permesso mensile di cui all'articolo 33 della legge 5 febbraio 1992 n. 104 nonché a conoscere i giorni di permesso mensile ai genitori che assistano lo stesso figlio in condizioni di disabilità grave non in maniera alternativa (fino al raggiungimento di tre giorni mensili) ma distinta (tre per ogni genitore) ovvero fino al raggiungimento di complessiva giorni set al mese;

   il documento di economia e finanza 2022 prevede in materia di disabilità di rafforzare l'offerta di servizi sociali, di semplificarne l'accesso e di promuovere progetti più individuali e personalizzati;

   l'esecutivo dovrà adottare più decreti legislativi in attuazione della legge 22 dicembre 2021 n. 227 recante delega la Governo in materia di disabilità –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, anche sul piano normativo, al fine di intervenire nei sensi indicati dal citato ordine del giorno accolto dal Governo.
(4-12058)


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi alcune delle principali sale eSport e LAN del paese sono state poste sotto sequestro da parte dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli;

   si tratta di luoghi di aggregazione in cui giocare ai propri titoli preferiti, organizzare tornei o eventi e vere e proprie clubhouse per squadre impegnate nei vari campionati. Gran parte delle attività competitive avviene nelle cosiddette «sale Esport», le quali non sono assimilabili alle sale con slot machine, ma ambienti dove è possibile affittare per qualche ora computer e simulatori collegati in rete locale ed online, permettendo, tra le varie attività, anche la competizione sportiva su giochi elettronici, concessi in licenza all'utente che li utilizza;

   il sequestro, come dianzi esposto, è stato disposto dall'Amministrazione dei Monopoli dopo l'esposto presentato da un imprenditore, titolare di una società che opera nel mondo, delle sale giochi;

   i sequestri sarebbero motivati da presunte irregolarità nella gestione delle postazioni di gioco che, ad avviso dell'amministrazione, anche se utilizzate a titolo gratuito, sarebbero tenute al rispetto delle norme di legge in materia di apparecchi da intrattenimento senza vincita in denaro;

   in particolare l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha sottoposto a sequestro tutti i pc e i simulatori di almeno 3 sale LAN, considerandoli apparecchi per il gioco elettromeccanici, così come stabilito dall'articolo 110, comma 7 lettera c-ter) del TULPS e quindi, secondo l'interpretazione dell'Agenzia, soggetti ad omologazione e permettendo la loro installazione solamente all'interno di esercizi commerciali autorizzati. L'interpretazione dianzi esposto aprirebbe ad implicazioni deleterie per il settore elettronico/informatico e non trova fondamento nella reale tipologia costruttiva delle apparecchiature sequestrate;

   l'estensione del regime autorizzatorio previsto per gli apparecchi di intrattenimento senza vincita in denaro agli apparecchi da esports installati nelle sale LAN introdurrebbe un regime che non ha precedenti in nessuna altra giurisdizione;

   il settore eSport italiano, sebbene in forte crescita, sconta la mancanza di una regolamentazione normativa. La disciplina astrattamente applicabile al gaming competitivo, infatti, è rappresentata dalla normativa relativa alle manifestazioni a premi – in caso di torneo con assegnazione di vincita non in denaro – e dalla normativa relativa ai giochi di abilità a distanza con vincita in denaro – con conseguente applicabilità delle regole del gioco d'azzardo: discipline piuttosto gravose e complesse; a parere dell'interrogante, si tratta di una situazione che colpisce un settore in piena ascesa: è fondamentale, quindi, trovare una soluzione che risolva questo vulnus normativo senza frenare la diffusione degli eSport in Italia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per una corretta regolamentazione del settore.
(4-12060)


   SPENA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 1988, l'allora Governo De Mita emanò il decreto-legge n. 511 del 1988 successivamente convertito, con modificazioni, l'anno successivo, nella legge n. 20 del 1989, che, sulla base della «straordinaria necessità ed urgenza di assicurare le necessarie risorse agli enti della finanza regionale e locale» e «al fine di garantire l'assolvimento dei compiti istituzionali», impose una serie di addizionali sulle accise locali all'energia elettrica;

   il sopramenzionato decreto-legge prevedeva che le Province potessero prelevare un'addizionale a proprio favore «per qualsiasi uso in locali e luoghi diversi dalle abitazioni, per tutte le utenze, fino al limite massimo di 200.000 kWh di consumo al mese» con la facoltà di incrementare detta misura;

   queste maggiorazioni sono state confermate nell'articolo 52 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504;

   l'addizionale provinciale all'accisa sull'energia elettrica è stata poi abrogata dal Governo Monti nel 2012 – e disapplicata in relazione alle annualità precedenti – con un decreto poi convertito in legge che ha recepito le direttive dell'Ue relative a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica dopo che nel 2011 la Corte di Giustizia Europea aveva dichiarato incompatibile la normativa italiana con quella europea;

   con sentenza n. 27101/2019 la Corte di Cassazione ha affermato che l'addizionale provinciale alle accise sull'energia elettrica istituita dal Governo De Mita andava in realtà disapplicata sin dall'epoca dell'entrata in vigore della direttiva Ce n. 118 del 2008 perché il tributo non possedeva una «finalità specifica» come stabilito nell'articolo 1 della direttiva;

   due sentenze della Cassazione del 2019 avevano chiarito che i consumatori avevano il diritto di ricorrere davanti al giudice civile per la restituzione di quanto non dovuto dopo il 2008 e che per ottenere il rimborso dell'addizionale indebitamente pagata il consumatore finale può agire nei confronti del fornitore;

   secondo la Cassazione, le imprese che hanno pagato più del dovuto possono rivalersi in giudizio sul fornitore di energia che aveva contratto nel biennio 2010-2011 il quale poi a sua volta – qualora condannato – può ottenere il rimborso dall'Amministrazione finanziaria;

   Confindustria ha quantificato in 3,4 miliardi di euro l'ammontare corrisposto e non dovuto nel 2010 e nel 2011, specificando che la spesa massima che un'azienda può aver sostenuto per le accise illegittime è pari a 27 mila euro annui;

   quest'addizionale provinciale addebitata nelle bollette elettriche fino al 2012 sui consumi mensili fino a 200.000 kWh ha pesato, pur essendo illegittima, sul bilancio di decine di migliaia di imprese commerciali italiane, non solo colossi multinazionali ma anche moltissime pmi;

   di recente il gruppo Leonardo ha avviato nei confronti del fornitore, di energia un procedimento monitorio che, come spiega «Il Sole 24 Ore» in un articolo del 10 maggio 2022, «prevede fin da subito un decreto ingiuntivo che, ove non impugnato, diventa definitivamente esecutivo già dopo 40 giorni. In caso contrario, come per Leonardo, alla prima udienza si può comunque chiedere al giudice la provvisoria esecutività dell'ingiunzione stessa. In sostanza, nel giro di qualche mese l'impresa può ottenere la restituzione dell'accisa in attesa poi della sentenza definitiva»;

   va considerato il drastico aumento del prezzo dell'energia elettrica scaturito dallo scoppio della crisi ucraina e che sta mettendo in grande difficoltà le imprese italiane, talvolta costrette persino a chiudere per gli insostenibili costi di produzione –:

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, anche di tipo normativo, per individuare una soluzione condivisa nel meccanismo di restituzione dell'imposta indebita che consenta di dare ossigeno a quelle imprese commerciali legittimate a rivalersi sulle società elettriche senza ingolfare il sistema giudiziario e senza ulteriori esborsi dell'Amministrazione finanziaria su spese per consulenze e costi giudiziari.
(4-12066)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con l'ordinanza n. 9727/2022, del 1o febbraio 2022, la Suprema Corte di cassazione sesta sezione civile, decideva per la revoca del beneficio dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato a seguito della mancata comunicazione della variazione di reddito del beneficiario;

   tale interpretazione è stata confermata a prescindere della circostanza che la variazione stessa non determini il superamento del limite reddituale;

   l'articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 sulle spese di giustizia individua i contenuti dell'istanza per l'ammissione al patrocinio ed al comma 1 lettera d) conferma quello per cui «l'impegno a, comunicare, fino a che il processo non sia definito, le variazioni rilevanti dei limiti di reddito, verificatesi nell'anno precedente, entro trenta giorni dalla scadenza del termine di un anno, dalla data di presentazione dell'istanza o della eventuale precedente comunicazione di variazione»;

   l'adempimento confermato per interpretazione giurisprudenziale potrebbe generare particolari difficoltà ed inutili incombenze a carico dei difensori, in specie nella materia penale –:

   se intenda adottare iniziative normative per evitare che anche la minima variazione di reddito, peraltro non influente ai fini del superamento della soglia di reddito prevista per legge, possa determinare l'originarsi dell'obbligo di comunicazione.
(4-12065)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   In data 5 agosto 2021, il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, affermava sulla stampa che con l'intesa raggiunta nel corso della Conferenza Stato-Regioni era stata stabilita la ripartizione del fondo complementare del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il settore portuale, che avrebbe finanziato con un investimento di 55 milioni di euro, la nuova strada di accesso al porto di Piombino, cioè il lotto 2 della bretella di Piombino sulla SS398 nel tratto tra Gagno e il Porto, che avrebbe dovuto completare il lotto 1;

   il 10 maggio 2022, invece il presidente di Regione dichiara alla stampa che la strada 398 non si farà se si perderà il rigassificatore –:

   se confermi che alla Conferenza Stato-Regioni di agosto 2021 era stato deciso di finanziare la strada statale 398;

   a che punto siano i progetti e quando inizieranno i lavori;

   se intenda confermare quanto affermato dal presidente di regione Toscana e richiamato in premessa.
(3-02961)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VILLAROSA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto-legge n. 137 del 28 ottobre 2020 (cosiddetto decreto «Ristori») ha previsto un contributo a fondo perduto calcolato in base al calo del fatturato e dei corrispettivi da destinare a tutti gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive dovute alla pandemia;

   con il successivo articolo 25 del decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 (cosiddetto decreto «Rilancio») l'importo del contributo a fondo perduto è stato ampliato fino al 400 per cento in base ai vari differenti codici ATECO interessati ma mai superiore ai 150.000 euro;

   in un articolo del giornale «La Verità» del 20 aprile 2022 si apprende che: «aggiornata ogni norma sui ristori per dare ad Autostrade 1 miliardo per un anno di diminuzione degli introiti. Il calo del fatturato, infatti, non raggiungeva il 33 per cento previsto, ed è stato rimborsato al 100 per cento anziché al 10-20 per cento come tutte le altre imprese. Sfondato pure il tetto dei 150.000 euro. Lo stesso meccanismo per Gavio e Toto.»;

   l'articolo continua sostenendo che: «il ministero – delle infrastrutture –, infatti, avrebbe proposto alle società un totale ristoro per i minori incassi» chiedendo di riformulare i piani finanziari (PEF) «in relazione all'evoluzione dell'emergenza sanitaria.».

   tale riformulazione avrebbe comportato all'erogazione di un «ristoro iniziale» di 542 milioni di euro ad ASPI – Autostrade per l'Italia, pari cioè alla differenza del fatturato del periodo marzo-giugno 2020 contro il fatturato dello stesso periodo del 2019, non si conoscono le cifre di ristoro totali ricevute durante tutto il 2020 che pare potrebbero aggirarsi attorno al miliardo di euro per il solo concessionario «Autostrade per L'Italia»;

   il Cipess, nella seduta del 22 dicembre 2021, ha infatti reso parere favorevole rispetto al terzo atto aggiuntivo alla Convenzione Unica tra Autostrade per l'Italia S.p.A. (ASPI) e Ministero delle infrastrutture del 12 ottobre 2007 e al relativo Piano Economico Finanziario (PEF) 2020-2024, ai sensi dell'articolo 43 del decreto-legge n. 201 del 2011;

   come si apprende inoltre dalla Relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2021 del Gruppo Autostrade per l'Italia, l'indebitamento finanziario netto non corrente della società risulta essere pari a 7.912 milioni di euro e presenta un incremento di 542 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2020 (7.370 milioni di euro) –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire quanto in premessa.
(5-08072)


   SILLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   per arrivare fino alle case o agli esercizi commerciali, il gas deve essere trasportato dai paesi di origine fino a destinazione;

   le modalità di trasporto del gas, sia in Italia che in altre aree del mondo, sono due: la prima si realizza tramite metanodotti, all'interno dei quali il metano viene trasportato allo stato gassoso e ad alta pressione; la seconda attraverso il trasporto via nave, utilizzando le cosiddette navi metaniere che trasportano il metano allo stato liquido, ossia come Gnl (Gas Naturale Liquefatto). Una volta raggiunti i punti di consegna, il Gnl viene nuovamente riportato allo stato gassoso tramite processi di rigassificazione e successivamente immesso nella rete di trasporto nazionale; in questo modo, una sola nave può contenere grandi quantità di gas rendendo il trasporto economicamente sostenibile dal momento che può trasportare fino a 266.000 metri cubi di Gnl (Gas Naturale Liquefatto) - equivalente a circa 160 milioni di metri cubi di prodotto in forma gassosa e via mare il Gnl può raggiungere direttamente i paesi consumatori dove, attraverso appositi impianti, viene riportato allo stato per essere immesso nelle reti di distribuzione;

   il trasporto del Gnl via mare è un'alternativa vantaggiosa che consente di acquistare liberamente gas in tutto il mondo senza essere condizionati dal collegamento via gasdotto con i paesi produttori;

   va sottolineata la situazione attuale che riguarda i gasdotti e la possibilità reale che il gas dalla Russia non arrivi, con difficoltà oggettive per il nostro Paese e va considerato il fatto che si debba rivalutare il trasporto del gas liquefatto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del numero delle navi metaniere battenti bandiera italiana o di paesi europei, della capacità della flotta di cui sopra e della possibilità e dei tempi, per i cantieri navali privati e a partecipazione pubblica (FinCantieri), di produrne di nuove.
(5-08073)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'interno anche in forza della segnalazione fatta il 1° febbraio 2022 da alcuni consiglieri comunali tra i quali Forello e Ferrandelli, ha disposto un'istruttoria urgente da effettuare entro 30 giorni sul piano di riequilibrio del comune di Palermo, rilevando che lo stesso «si presenta quale contenitore di misure in gran parte subordinata ad entrate nuove al momento non certe, che condizionano, di fatto, l'intero impianto del piano medesimo»;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 567, della legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021), ai comuni sede di capoluogo di città metropolitana con disavanzo pro capite superiore a euro 700 è riconosciuto per gli anni 2022-2042 un contributo straordinario; l'equilibrio di parte corrente dei bilanci del Comune di Palermo è garantito per la gran parte dai previsti incrementi delle entrate derivanti da tale contributo straordinario, quantificato per il comune di Palermo in euro 180.000.000,00, che verrà erogato solo dopo la stipula del patto di cui al comma 572 della stessa legge;

   nel piano risulta che l'ente, ai fini del perfezionamento del citato patto, si è avvalso della facoltà di incrementare, in deroga alla normativa di riferimento, le aliquote dell'addizionale comunale all'Irpef nonché di istituire l'addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale, ai sensi del già richiamato comma 572, al fine di garantire, per tutto il periodo in cui risulta beneficiario del contributo, risorse proprie pari ad almeno un quarto del contributo annuo, da destinare al ripiano del disavanzo e al rimborso dei debiti finanziari;

   come riportato dal Ministero, «ai fini di un giudizio prognostico circa il piano di riequilibrio in esame, si osserva che il medesimo si fonda in parte significativa su nuove entrate tributarie, oggi consentite solo dalle richiamate disposizioni eccezionali (...) per le quali non sono state acquisite ancora le necessarie deliberazioni consiliari di adozione delle stesse»; al contrario, la proposta di aumento dell'addizionale Irpef è stata bocciata dal Consiglio Comunale;

   «parimenti, si evidenzia che il piano in esame si fonda su trasferimenti erariali subordinati alla stipula, ad oggi non occorsa, del citato Patto con lo Stato»;

   il Ministero chiede inoltre «se le misure dell'incremento della riscossione della TARI fino al 75 per cento a partire dal 2024 e dell'incremento dei risultati della lotta all'evasione TASI e IMU fino ad una percentuale del 65 per cento a partire dal 2024, siano state inserite nel Piano approvato con gli emendamenti»; a tal proposito, si rileva che questi obiettivi risultano del tutto irrealistici, come illustrato nella segnalazione inviata dai consiglieri comunali il 1o febbraio già richiamata, anche considerando che, in base ai dati del primo trimestre 2022, si è registrata una preoccupante flessione del -8 per cento del tasso della riscossione, con un gap rispetto alle previsioni del piano di 18 punti percentuali;

   altro elemento che mina ulteriormente il sistema finanziario della città è il credito di 111.076.500,00 euro che la società Partecipata Amat reclama nei confronti del Comune di Palermo, non inserito del fondo rischi soccombenza; infatti l'ente ha previsto nel Piano di riequilibrio un accantonamento aggiornato all'esercizio 2021, di soli euro 85.465.493,73;

   inoltre, non risulta approvato il bilancio di previsione 2021-2023 e dunque il rendiconto della gestione 2021, né il bilancio di previsione 2022-2024; come riportato dal Ministero, secondo quando previsto dalle linee guida della Corte dei conti, «condizione per accedere alla procedura di riequilibrio è la regolare approvazione del bilancio di previsione e dell'ultimo rendiconto nei termini di legge: ciò in quanto è necessario che le successive proiezioni abbiano come punto iniziale di riferimento una situazione consolidata in documenti ufficiali o comunque, conosciuti in momenti topici della gestione. Anche se tali adempimenti non sono espressamente richiesti dalla disciplina procedimentale per la definizione del piano di risanamento, essi rappresentano essenziali ed imprescindibili elementi istruttori la cui mancanza si riverbera sulla valutazione della congruenza, ai fini del riequilibrio, dello strumento di risanamento»;

   in sintesi, il piano di riequilibrio, che deriva da oltre un decennio di mala amministrazione, rappresenta un contenitore vuoto, sprovvisto di misure concrete, veritiere e prudenziali capaci di garantire l'equilibrio di bilancio –:

   quali urgenti iniziative di controllo e ispezione intenda intraprendere per quanto di competenza, al fine di accertare eventuali irregolarità nella redazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale del Comune di Palermo anche in relazione al criterio di veridicità e del principio di prudenzialità;

   se intenda adottare iniziative per sospendere o bloccare, precauzionalmente, il trasferimento del contributo previsto dall'articolo 1, comma 565, della legge di bilancio che è connesso all'invio, entro il 31 gennaio 2022, del piano di riequilibrio, considerando che la presenza delle richiamate irregolarità non avrebbe permesso la redazione di un piano entro i termini previsti per legge.
(2-01515) «Magi».

Interrogazione a risposta scritta:


   CASU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le commissioni elettorali circondariali svolgono importanti funzioni ai sensi dell'art. 29 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967 e successive modificazioni e integrazioni, di controllo, tenuta e revisione delle liste elettorali, di esame delle operazioni compiute dalle commissioni elettorali comunali e decisione sui ricorsi presentati contro le medesime;

   ai sensi dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967 e successive modificazioni e integrazioni tali organismi, sono costituiti con decreto del presidente della corte d'appello, sono presieduti dal prefetto o da un suo delegato e sono composti da quattro membri effettivi e quattro supplenti, di cui uno effettivo e uno, supplente designati dal prefetto e tre effettivi e tre supplenti designati dal consiglio provinciale;

   la scelta dei componenti che il consiglio provinciale deve designare ai sensi dell'articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967 e successive modificazioni e integrazioni è operata tra i cittadini in possesso dei seguenti requisiti di eleggibilità: essere elettore in uno dei Comuni del circondario; essere in possesso almeno del titolo di studio di scuola media di primo grado oppure essere già stato componente di Commissioni elettorali per almeno un biennio; non essere dipendente pubblico, civile o militare in servizio; non essere dipendente in servizio dei Comuni del circondario e delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza; non trovarsi in alcuna delle condizioni previste dall'articolo 10 del decreto legislativo n. 235 del 2012;

   l'articolo 2, comma 30, della legge n. 244 del 2007 ha stabilito che l'incarico di componente delle commissioni elettorali comunali e delle commissioni e sottocommissioni elettorali circondariali sia a titolo gratuito, ad eccezione delle spese di viaggio effettivamente sostenute;

   come noto, è stato fissato per il 12 giugno 2022 lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum;

   in vista di tali consultazioni elettorali e referendarie è fondamentale che le commissioni elettorali siano costituite e operative;

   gli enti locali preposti alla designazione dei componenti riscontrano vieppiù difficoltà nel reperire le candidature dei cittadini per ricoprire detti incarichi poiché a fronte dei gravosi compiti che i componenti dei citati organismi sono chiamati ad assolvere non è più prevista per i medesimi alcuna forma di emolumento;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche attraverso un intervento normativo urgente che introduca emolumenti per gli incarichi di cui sopra, al fine di risolvere l'attuale grave situazione di penuria di candidature da parte dei cittadini.
(4-12059)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIANI e LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha messo a disposizione per nidi e scuola dell'infanzia 3 miliardi di euro complessivi suddivisi in: 2,4 miliardi per la fascia 0-2 anni e 600 milioni per la fascia 3-5 anni;

   alla chiusura del primo bando il 28 febbraio 2022 erano pervenute al Ministero 1.223 domande per le scuole dell'infanzia con richieste che andavano ben oltre gli stanziamenti previsti, mentre per gli asili nido erano pervenute richieste per circa 1,2 miliardi di euro su un totale di 2,4 miliardi disponibili inducendo quindi il Ministero a riaprire i termini del bando per un ulteriore mese e sostenendo la partecipazione dei Comuni con webinar e attraverso la task force di esperti dell'Agenzia per la Coesione, nonché assicurando ai Comuni più tempo per le verifiche di vulnerabilità;

   alla fine della proroga risultavano presentate 1.676 candidature per la fascia da 0 a 2 anni a fronte delle 953 arrivate fino al 28 febbraio con un aumento in percentuale del 76 per cento a livello nazionale (le quattro regioni con più domande e in termini assoluti sono risultate essere: Campania 196, Lombardia 157, Lazio 138, Calabria 137);

   nonostante il forte incremento di domande, residuano ancora 400 milioni in parte ricollocati con un decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, il Ministro per il sud e la coesione territoriale e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, e destinati all'ulteriore finanziamento delle candidature già pervenute nell'ambito del bando del Piano nazionale di ripresa e resilienza per l'incremento dei poli dell'infanzia per la fascia 0-6 anni e in parte, circa 70 milioni destinati alla implementazione dell'offerta per la fascia 0-2 anni destinato ai Comuni delle Regioni del Mezzogiorno, con priorità a Basilicata, Molise, Sicilia, che hanno presentato meno candidature rispetto al budget che poteva essere loro assegnato in base alle risorse disponibili nel Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, nella suddivisione dei 70 milioni destinati alla implementazione dell'offerta per la fascia 0-2 anni, al fine anche di accelerare la ripartizione delle risorse di individuare quale criterio prioritario l'assegnazione dei fondi direttamente alle città o alle regioni dove ancora sono pochi i posti a disposizione negli asili nido in relazione al numero di bambini che potenzialmente potrebbero accedervi.
(5-08075)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIMINO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 59, comma 18, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, ha previsto la riapertura dei termini di partecipazione alla procedura concorsuale ordinaria relativamente alle classi di concorso A020-Fisica, A026-Matematica, A027-Matematica e fisica, A028-Matematica e scienze, A041-Scienze e tecnologie informatiche;

   con Nota ufficiale del Ministero dell'istruzione n. 14767 del 13 aprile 2022 è stato pubblicato il calendario delle prove scritte relative al «Concorso ordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per discipline STEM»;

   il 5 maggio 2022 si sono tenute le prove scritte per le classi di concorso STEM A028 divise in due turni, mattutino e pomeridiano. Da numerose segnalazioni pervenute dai partecipanti al concorso di cui sopra, si riscontrerebbero gravi difformità. In particolare, alcuni dei quesiti sottoposti ai concorsisti presenterebbero 4 risposte tutte errate, oppure, in un altro quesito, si riscontrerebbero errori di natura grammaticale. Inoltre, solo in alcune sedi, sarebbero stati consegnati carta e penna ai candidati, strumenti utili per tenere traccia di ragionamenti e calcoli. Se quest'ultima circostanza fosse vera, rappresenterebbe una grave disparità di trattamento fra i candidati, i quali dovrebbero usufruire di un trattamento equo;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se e quali iniziative intenda adottare, per evitare che il concorso di cui sopra, a causa delle difformità segnalate, provochi un grave pregiudizio per i candidati oltre che una incontenibile mole di ricorsi.
(4-12054)


   MONTARULI, BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione, in data 15 marzo 2022, ha convocato le organizzazioni sindacali per fornire l'informativa sul regolamento del concorso «straordinario-bis» per l'immissione in ruolo di docenti di scuola secondaria, i cosiddetti «precari»;

   tale procedura, utile alla copertura dei posti rimasti vacanti a seguito delle assunzioni da GPS 1 fascia, è rivolta agli aspiranti docenti che abbiano maturato, nel corso degli ultimi cinque anni, almeno tre anni di servizio presso scuole statali, di cui almeno uno nella classe di concorso cui si intenda partecipare;

   i vincitori del concorso, organizzato su base regionale, saranno avviati a un percorso di formazione che si svolgerà con un contratto a tempo determinato sino al 31 agosto 2023 per poi prevedere l'accesso al ruolo con decorrenza giuridica a far data dal 1° settembre 2023;

   il bando in parola uscirà nelle more dell'anno corrente, verosimilmente nel mese di aprile, tuttavia è già stata pubblicata dal Consiglio superiore della pubblica istruzione (C.S.P.I.) la versione provvisoria del nuovo bando di concorso straordinario;

   la versione provvisoria della procedura concorsuale straordinaria è rivolta esclusivamente ai docenti in possesso di particolari e specifici requisiti e ciò ha destato qualche dubbio da parte dei sindacati che hanno rilevato, in particolare, come sia discriminatorio consentire l'accesso alla procedura concorsuale soltanto a docenti che abbiano effettuato servizio presso scuole statali escludendo, di fatto, coloro che abbiano prestato servizio presso scuole paritarie;

   le scuole paritarie sono riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, svolgono un servizio pubblico e sono inserite nel sistema nazionale di istruzione;

   il decreto-legge n. 255 del 3 luglio 2001, convertito con legge 333 del 2001, ha stabilito l'equiparazione nella valutazione del servizio di insegnamento espletato nelle suddette istituzioni scolastiche alla stregua del servizio effettuato presso istituti scolastici pubblici;

   la bozza di concorso di cui sopra dispone che gli anni di servizio prestati presso scuole paritarie o leFP non possano valere come titolo di accesso al concorso, ma possono essere valutati soltanto ai fini della graduatoria finale –:

   se, alla luce della normativa vigente che prevede l'equipollenza tra il sistema scolastico pubblico e quello paritario, non intenda, assumere iniziative per consentire l'accesso alla procedura concorsuale in parola anche ai docenti che abbiano prestato servizio nelle istituzioni scolastiche paritarie.
(4-12064)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 29 aprile 2022 gli organi di stampa della Sardegna e alcuni organi di stampa nazionali hanno rilanciato la notizia di un incontro, avvenuto presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, tra una delegazione di pastori sardi e il Ministro interrogato, avente a oggetto un documento preparato dagli stessi allevatori inerente le criticità del Piano strategico nazionale e l'attività dell'allevamento in Sardegna e le misure da modificare urgentemente per tutto il settore agricolo e agropastorale;

   il documento, di 8 pagine, rimarca la necessità che il settore dell'allevamento e dell'agricoltura della Sardegna sia messo allo stesso livello di quello di altre regioni;

   a seguito della presentazione (entro il 31 dicembre 2021) dei piani strategici nazionali della Pac, la Commissione europea dispone di sei mesi per approvare i piani prima della loro attuazione nel gennaio 2023. Il processo di approvazione si baserà sui criteri stabiliti nel nuovo regolamento sui piani strategici della Pac;

   il modello produttivo sardo del comparto agro-pastorale soddisfa le esigenze rappresentate dall'Unione europea indicate nella nuova Pac 2023/2027;

   occorre cogliere tutte le opportunità offerte dalla nuova Pac al fine di valorizzare il settore agricolo e ridurre gli squilibri esistenti con gli altri Paesi europei, soprattutto per aiutare quelle imprese presenti nelle zone svantaggiate, come la Sardegna, che occorre tutelare attraverso il presidio nel territorio da parte delle stesse imprese agricole;

   sono diverse le osservazioni, riportate nel documento del 31 marzo 2022 della Commissione europea, al Piano strategico nazionale della Pac: in esse si tiene conto della diversità dell'agricoltura delle zone rurali in Italia, del numero dei potenziali beneficiari e delle limitate risorse disponibili, e si invita l'Italia a migliorare la strategia proposta e la descrizione degli interventi garantendo la concentrazione del sostegno verso i territori i beneficiari e i settori più bisognosi sulla base delle analisi Swot e delle specifiche esigenze territoriali;

   l'Italia è invitata a rivedere la strategia per garantire una distribuzione più equa e mirata dei pagamenti diretti, in quanto la convergenza interna e la redistribuzione sono limitate al minimo richiesto;

   in Sardegna il maggior numero degli allevamenti è rappresentato dal comparto ovicaprino e lo stesso (secondo quanto previsto attualmente nel Psn) viene escluso dagli interventi di finanziamento previsti all'interno del suddetto eco-schema comportando una rilevante discriminazione e penalizzazione per tutta la Sardegna e conseguentemente per l'economia sarda;

   l'interrogante condivide il documento presentato dalla delegazione dei pastori sardi oggetto dell'incontro; il Ministro ha preso l'impegno di valutarlo e dare seguito allo stesso;

   come risulta anche da posizioni assunte da esponenti della maggioranza riportate dai mass media, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali lavorerà per venire incontro alle richieste dei pastori che lamentano le difficoltà legate alla condizione di insularità e alla questione atavica di debolezza dei propri titoli dovuta alle scorse riforme della PAC, con profili più bassi rispetto alla media nazionale; con la nuova programmazione, si punta a un riallineamento, ma la convergenza dei titoli, a causa della situazione strutturale e territoriale della Sardegna, per il comparto ovicaprino sembra insufficiente –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di venire incontro alla richieste dei pastori sardi, indicate nel documento nella sua interezza, consegnato al Ministro interrogato, al fine di consentire che il settore dell'allevamento e dell'agricoltura della Sardegna sia messo allo stesso livello di quello delle altre regioni.
(4-12053)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'ospedale Cardarelli di Napoli, ben 25 medici del pronto soccorso hanno protocollato un preavviso di dimissioni, esasperati dalla situazione in cui versa il reparto, ove son costretti a lavorare in condizioni che rasentano il disumano;

   come riportato nel quotidiano «il Giornale» tramite degli articoli pubblicato il 4 e il 5 maggio 2022, il reparto di pronto soccorso del nosocomio più grande del Sud Italia versa in una condizione tale da impedire non solo il normale svolgimento delle attività lavorative per gli operatori sanitari, bensì rappresenta anche una concreta fonte di disagio per i pazienti ricoverati, spesso visitati dopo ore di attesa e successivamente collocati sui lettini lungo i corridoi a causa dell'assenza di posti letto in numero sufficiente alle reali esigenze dell'ospedale, con il conseguente e ulteriore disagio scaturito dall'assenza di privacy che la sistemazione di fortuna loro riservata comporta;

   la situazione dell'ospedale in questione è tanto più grave se si considera l'esiguo numero di infermieri presenti nella struttura, i quali non hanno la possibilità di seguire i pazienti in modo adeguato, a discapito, come si può ben comprendere, della qualità complessiva del servizio offerto ai cittadini bisognosi di cure;

   la mancata soluzione alle criticità evidenziate all'interno dell'istituto comporta gravi problemi dal punto di vista della sicurezza, in quanto i corridoi del reparto dovrebbero essere mantenuti sgombri da ogni impedimento al fine di garantire un rapido passaggio dei medici e infermieri durante la loro attività lavorativa; contravviene al diritto alla salute dei cittadini ivi ricoverati, in quanto, oltre ad avere problemi ad essere adeguatamente seguiti per i motivi sopraelencati, rischiano di peggiorare le proprie condizioni cliniche, non essendo collocati in luoghi chiusi e protetti dal passaggio di altre persone potenzialmente malate, rischiando, in tal modo, di contrarre ulteriori malattie. Infine, la situazione in cui versa il reparto rappresenta una violazione del diritto dei medici e degli infermieri di poter condurre una vita lavorativa dignitosa e professionale, costretti a dover seguire molti più pazienti di quanto le loro capacità gli consentano;

   nella sola serata del 29 aprile 2022, secondo quanto riportato dalla testata giornalistica, si sono registrati ben 172 casi di emergenza. Inoltre, tale problematica ricomprende non solamente l'ospedale citato, ma accomuna bensì anche altri reparti di pronto soccorso dell'area metropolitana di Napoli, come a Castellammare, Pozzuoli, Nola, Frattamaggiore, gli ospedali Pellegrini, San Paolo e l'Ospedale del Mare;

   si possono ben comprendere, alla luce dei fatti esposti, le motivazioni poste alla base dei medici i quali hanno minacciato le dimissioni dal nosocomio, mossi dalla disperazione di condurre le proprie professioni in condizioni di forte disagio e lesive della loro professionalità, frustrati, inoltre, dall'assenza di risposte concrete dalle amministrazioni locali, a cui sovente si sono rivolti evidenziando le gravissime criticità che impediscono ai pazienti di essere seguiti in modo consono e dignitoso;

   è lecito domandarsi, alla luce di quanto esposto e alla luce delle numerose segnalazioni operate dal personale medico rimaste inascoltate, se quanto visto all'ospedale Cardarelli di Napoli non rispecchi l'idea di sanità pubblica del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e del partito che rappresenta dal 2020 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare al fine di porre rimedio alle criticità espresse in premessa nell'ospedale Cardarelli di Napoli.
(4-12061)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TERZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18-quater del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45, come modificato dall'articolo 44 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, ha previsto per i Comuni delle Regioni colpite dagli eventi sismici succedutisi dal 24 agosto 2016, l'attribuzione, fino al 31 dicembre 2019, del credito d'imposta di cui all'articolo 1, commi 98 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno). Successivamente, la legge di bilancio per il 2020 (legge 27 dicembre 2019, n. 160), all'articolo 1, comma 218, ha disposto la proroga, fino al 31 dicembre 2020, di tale agevolazione;

   il periodo agevolato del credito d'imposta è stato, da ultimo, ulteriormente prorogato, fino al 31 dicembre 2021, dall'articolo 43-ter del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233;

   il citato articolo 43-ter ha modificato, altresì, il regime unionale di riferimento in materia di aiuti di Stato prevedendo che, per gli investimenti realizzati nel corso del 2021, la misura in argomento si applica nel rispetto dei limiti e delle condizioni previsti dalla comunicazione della Commissione europea C (2020) 1863 final, del 19 marzo 2020, recante «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del COVID-19» (cosiddetto Temporary framework). Pertanto, l'attuazione della misura agevolativa per l'anno 2021 è subordinata all'adozione da parte della Commissione europea della decisione di compatibilità del regime di aiuti sulla base del temporary framework;

   come anche sottolineato nella risposta del Ministero dell'economia e delle finanze all'interrogazione n. 5-07818, l'Agenzia delle entrate, nel punto 1.3 e nelle «motivazioni» del provvedimento del 6 aprile 2022, pubblicato sul sito internet della stessa Agenzia, ha precisato che, a seguito dell'intervenuta decisione di autorizzazione della misura che verrà adottata dalla Commissione europea, la procedura sarà ulteriormente aggiornata per consentire ai soggetti interessati di fruire del credito d'imposta per gli investimenti realizzati nel 2021;

   molte aziende del cratere sismico, già gravate dalle conseguenze delle varie emergenze che si sono succedute, dal terremoto alla crisi bellica passando per la pandemia, si trovano in gravissima difficoltà avendo investito somme considerevoli per le quali ora non riescono a fruire del relativo credito d'imposta, con tempi incompatibili con quelli del mercato;

   le regioni Marche e Umbria sono state declassate dalla Commissione Europea tra le regioni «in transizione» per la sofferenza del sistema produttivo e del tessuto socio-economico –:

   se e quando sia stata avanzata domanda alla Commissione europea per il riconoscimento della compatibilità della misura rispetto alle deroghe previste dal temporary framework in tema di aiuti di Stato;

   in caso positivo, quale sia stata la risposta della Commissione europea e quali siano quindi, i tempi per garantire in concreto l'attivazione delle procedure per la fruizione del credito d'imposta;

   in caso di risposta negativa, come intenda procedere il Ministero dello sviluppo economico per dare una risposta certa alle aziende che nel 2021 hanno effettuato investimenti in fede alla misura sopra citata.
(5-08071)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGLIONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 21 dicembre 2021 è stata fissata per l'8 marzo 2022 l'attivazione in tutta Italia della codifica MPEG-4 per la trasmissione di tutti i programmi delle emittenti televisive nazionali, che dovranno procedere alla dismissione della codifica MPEG-2 in favore della codifica MPEG-4;

   dopo il passaggio dall'analogico al digitale terrestre (2008-2012), la modalità di trasmissione televisiva terrestre cambia nuovamente, adottando un sistema di trasmissione più efficiente: il Dvb-T2 (Digital Video Broadcasting – Second Generation Terrestrial) e la nuova codifica HEVC Main10 (High Efficiency Video Coding); si tratta di una tecnologia che consente.di risparmiare banda, ma di ottenere allo stesso tempo migliori risultati in termini di trasmissione audio e video, grazie alla codifica HEVC Main10 (High Efficiency Video Coding);

   un cambiamento tecnologico che porta con sé vantaggi, ma di contro la necessità per i cittadini di dotarsi di un televisore compatibile o di un decoder per continuare a vedere i programmi, ma non solo, la transizione tecnologia diluita nel tempo a differenza del precedente switch-off da analogico a digitale del 2010 avvenuto per tutte le tv, nazionali e locali, in un unico momento, comporta condizioni sfavorevoli per le emittenti locali che si trovano ad affrontare una fase transitoria incerta nelle tempistiche e mutevole nelle tecnologie con conseguenti svantaggi per l'utenza finale;

   le suddette dilatazioni temporali assieme alla necessità di utilizzare temporaneamente il formato video Mpeg4 in attesa di quello definitivo Hevc dal giugno 2022, potrebbero comportare enormi danni per le tv locali, molte delle quali non sarebbero più in grado di trasmettere;

   occorre poi considerare i tempi per il completamento delle assegnazioni dei nuovi diritti di uso delle frequenze ai nuovi operatori di rete e per la realizzazione materiale delle relative reti;

   entro il primo gennaio 2023 entrerà in vigore in tutta Italia il nuovo segnale di trasmissione del digitale terrestre;

   in Campania il processo di refarming e riorganizzazione delle emittenti TV sarà eseguito nel periodo compreso tra il 1° maggio e il 30 giugno 2022;

   in particolare quasi tutte le TV storiche del Sannio e dell'Irpinia riusciranno a trasmettere solo nelle due città e in qualche paese limitrofo e che le emittenti che si sono aggiudicate i bandi come operatore di rete, dispongono di una struttura di pochissimi ripetitori, meno della metà di quelli che vengono utilizzati oggi;

   inoltre non tutti avranno la possibilità, di adeguarsi ai nuovi costi quasi quadruplicati e se anche volessero restringere il territorio di emissione si ritroverebbero con nuovi gestori non sempre in grado di coprire l'intero territorio servito dalle emittenti;

   la riduzione delle frequenze delle tv locali è stata prevista sul presupposto che sarebbe stata adottata una nuova tecnologia capace di aumentare la capacità trasmissiva di ogni frequenza e che se la capacità trasmissiva di una frequenza restasse quella attuale il ridimensionamento del comparto locale sarebbe inevitabile;

   il rischio è che anche nell'emittenza locale ci si possa trovare nei prossimi mesi davanti ad aziende che chiudono, giornalisti e non solo, che perdono il lavoro, cittadini costretti a rinunciare a un pezzo di quel pluralismo dell'informazione che è uno dei pilastri della democrazia –:

   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se non ritenga doveroso intervenire immediatamente per salvaguardare le emittenti locali nel corso dei passaggi tecnici necessari alla liberazione della banda 700 Mhz e valutare iniziative che possano consentire il mantenimento dell'offerta informativa e la tutela dei livelli occupazionali.
(4-12055)

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Spena n. 1-00601, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 652 dell'8 marzo 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    in Ucraina è in corso un feroce conflitto che sta determinando una delle più grandi catastrofi umanitarie in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, con secondo stime dell'ONU migliaia di morti fra i civili, — tra cui numerosi bambini e bambine – a cui si aggiungono dall'inizio degli scontri circa 13 milioni di profughi, di cui circa il 90 per cento costituito da donne e minori e dei quali circa 112 mila entrati in Italia, che necessitano di assistenza;

    secondo le stime dell'Unicef, circa tre milioni di minori sono scappati dall'Ucraina, dall'inizio del conflitto. In alcuni casi sono fuggiti senza genitori. Con il passare dei giorni di guerra e con l'inasprimento del conflitto i numeri già drammatici dei primi giorni sono velocemente aumentati, così come aumenteranno gli impatti psicologici sui bambini e le bambine;

    per le bambine e i bambini, infatti, la guerra è una catastrofe ancora più tragica che per gli adulti, perché li obbliga ad abbandonare casa, distrugge le scuole e i centri sanitari, cancella l'ambiente dove vivono. E i danni della guerra sui minori si verificano anche anni dopo la fine di un conflitto, con ferite psichiche, cattivo sostentamento e mancanza di prospettive. Il numero di minori orfani, peraltro, appare destinato ad aumentare con tutte le nefaste conseguenze che possiamo immaginare;

    nel Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2022 sono stati stanziati 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, per assicurare soccorso e assistenza alla popolazione ucraina ed è stato a tal fine dichiarato uno stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre e con l'esclusivo scopo di assicurare il massimo aiuto dell'Italia all'Ucraina;

    è stato istituito un Tavolo sui Minori dell'Ucraina per iniziativa della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, e del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. Alla prima riunione hanno partecipato la Ministra per le disabilità Erika Stefani, la Viceministra degli affari esteri Marina Sereni, rappresentanti del Ministero della salute, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Dipartimento della Protezione Civile, del Parlamento, delle Regioni, delle organizzazioni non governative e del Terzo Settore;

    nelle scuole italiane si contano oggi oltre 5.300 bambine e bambini ucraini e secondo le stime del Ministero dell'istruzione ne arriveranno in totale almeno 20.000 ai quali sarà necessario assicurare accoglienza e inclusione. A tal fine il Ministero dell'istruzione ha dato indicazioni agli uffici scolastici regionali e ai dirigenti scolastici e ha previsto uno stanziamento iniziale di un milione di euro che potrà essere utilizzato per la mediazione linguistica e culturale. Inoltre, il Ministero dell'istruzione ha previsto l'assistenza e il sostegno psicologico ai minori provenienti dall'Ucraina utilizzando, a tal fine, i fondi stanziati per questo capitolo nella legge di bilancio 2022;

    l'attuale stato di conflitto ha creato nuovi e crescenti flussi di profughi, soprattutto di donne e bambini ai quali sarà necessario assicurare in prima istanza l'accoglienza, ma per i quali, soprattutto per i bambini e per gli adolescenti, sarà importante attivare nel più breve tempo possibile iniziative volte a predisporre condizioni di vita il più vicine possibile alla normalità, quali ad esempio, la scuola, l'inserimento nel tessuto sociale e le relazioni con i coetanei;

    un'attenzione particolare va rivolta alla situazione dei circa 630 orfanotrofi ucraini che, sulla base delle notizie disponibili, ospitano quasi centomila bambini e di cui, al momento, sarebbe in corso lo sgombero;

    dopo due anni di pandemia, che ha determinato la crescita di stati di malessere, ansia e incertezza soprattutto nei minori e negli adolescenti, questa guerra sta producendo un notevole impatto emotivo anche sulla popolazione italiana, con particolare e forte eco sui minori e sugli adolescenti sui quali la potenza emotiva delle notizie risulta estremamente amplificata e incisiva,

impegna il Governo:

1) ad adottare, per quanto di competenza, provvedimenti di protezione umanitaria verso i profughi ucraini e ad attivarsi affinché, nella predisposizione degli interventi urgenti e necessari per accogliere i rifugiati, sia posta particolare attenzione alle esigenze delle bambine e dei bambini, al fine di assicurare la più completa tutela dei diritti riconosciuti dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

2) ad attivarsi affinché, oltre che nell'istituzione di percorsi di integrazione sociale, scolastica e universitaria, al fine di assicurare la più completa tutela dei diritti riconosciuti dalla Convenzione dell'Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, sia garantito il diritto dei profughi ucraini, in particolare delle famiglie con minori, a chiedere asilo;

3) ad attivare forme di tutela speciale per i nuclei mamma-bambino, per gli orfani e per i minori ucraini non accompagnati;

4) ad istituire corridoi umanitari per favorire il trasferimento in Italia e l'immediata accoglienza dei rifugiati minori in fuga dalla madrepatria o dai Paesi limitrofi che li hanno temporaneamente accolti, favorendo, in particolar modo, i ricongiungimenti familiari;

5) a promuovere l'istituzione, a livello comunale, di una cabina di regia dell'accoglienza locale, costituita dal comune, dalle aziende sanitarie locali, dalle scuole, dalle associazioni del terzo settore più attive nel campo dell'accoglienza e dalle parrocchie che, in collaborazione con la prefettura, la questura e i servizi sociali del comune, predisponga e organizzi la gestione logistica dell'accoglienza dei bambini e delle bambine rivolgendo particolare attenzione alla loro qualità di vita e attuando la massima supervisione per scongiurare situazioni di abuso e sfruttamento;

6) ad adottare iniziative affinché i Comuni, in collaborazione con le associazioni del terzo settore, istituiscano un albo delle famiglie disposte ad accogliere nuclei famigliari o individui in fuga, con particolare riferimento a famiglie con bambini, adolescenti e soggetti vulnerabili;

7) a promuovere permanenze temporanee in Italia delle bambine e profughi dall'Ucraina, valorizzando — nell'ambito dell'accoglienza e di altre forme di solidarietà a vantaggio dei minori ucraini profughi — l'esperienza maturata dalle famiglie italiane che nei decenni precedenti hanno aderito al progetto dei cosiddetti «soggiorni di risanamento» per i «bambini di Chernobyl», assumendo come riferimento organizzativo e operativo le modalità degli affidamenti temporanei adottati in quel contesto;

8) ad adottare in accordo con le autorità ucraine, norme volte a semplificare e accelerare le procedure di affidamento e adozione internazionale dei minori orfani in affido temporaneo presso famiglie italiane affinché possano essere allontanati dalle zone di guerra per essere messi in salvo presso famiglie affidatarie/adottanti;

9) ad adottare iniziative affinché si provveda in tempi rapidi alla nomina da parte dei Tribunali per i minorenni dei tutori volontari per i minori stranieri non accompagnati provenienti dall'Ucraina, al fine di allentare l'onere a carico dei sindaci sotto il profilo della responsabilità;

10) ad adottare iniziative per stanziare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, risorse da destinare all'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati e all'Unicef per gli interventi di soccorso alle bambine e ai bambini ucraini profughi e a reperire le occorrenti risorse necessarie ai comuni per gestire accoglienza derivante dal crescente flusso di profughi ucraini;

11) a favorire la predisposizione di un piano sanitario urgente per la somministrazione immediata di cure primarie mediante l'assistenza pediatrica di base e un piano di vaccinazioni per tutti i minori ucraini che saranno ospitati in Italia, adottando specifiche procedure per i soggetti disabilità o patologie croniche e rare, con patologie complesse o gravi, con specifica attenzione per quelli bisognosi di terapie oncologiche o specialistiche;

12) a promuovere iniziative volte a garantire la continuità educativa dei minori ucraini anche predisponendo specifici percorsi volti a realizzare l'inserimento nelle istituzioni scolastiche di qualsiasi ordine e grado, prevedendo la presenza nelle scuole di mediatori linguistici e favorendo la eventuale collaborazione e partecipazione al progetti di insegnanti ucraini presenti tra i profughi;

13) ad assumere iniziative per incrementare il numero e Rapporto dei mediatori linguistici e culturali, soprattutto nelle scuole e negli ospedali, al fine di potenziare le competenze linguistiche dei minori ucraini, di favorire la loro integrazione e di agevolarne l'interazione con i coetanei italiani e il loro inserimento sociale, di assicurare le pari opportunità nel godimento nell'accesso all'istruzione pubblica nonché in supporto del personale delle istituzioni scolastiche;

14) a individuare soluzioni di natura più strutturale, soprattutto in vista dell'avvio del prossimo anno scolastico, nell'ottica di superare la logica emergenziale e la dimensione solidaristica degli interventi, per dare maggiore stabilità al percorso formativo dei minori ucraini e alla loro permanenza in Italia;

15) a istituire un fondo finalizzato a prevedere l'avvio di piani di supporto psicologico speciali e di psicologia dell'emergenza da attivare immediatamente in maniera contestuale all'arrivo dei bambini e delle bambine e ad adottare specifici protocolli terapeutici per il trattamento dei traumi e dei disturbi post-traumatici e altre psicopatologie derivanti dalla guerra, al fine di fornire aiuto psicologico e sostegno e per portare sollievo ai minori provenienti dall'ucraina che fuggono dal loro paese;

16) ad adottare iniziative per garantire la continuità delle comunicazioni tra i minori ucraini ospitati in Italia e i genitori e familiari rimasti in madrepatria onde agevolare, quando le condizioni lo permetteranno, il ricongiungimento dei nuclei familiari;

17) a considerare, per quanto di competenza, la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza interlocutore prioritario nella individuazione e predisposizione degli interventi volti alla tutela dei minori profughi ucraini e delle loro famiglie e a supportare le iniziative adottate dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.
(1-00601) (nuova formulazione) «Spena, Lattanzio, Zanella, Bologna, Grippa, Leda Volpi, Marrocco, Giannone, Versace, D'Attis, Battilocchio, Di Giorgi, Siani, Boldi, Fantuz, Gobbato, Cavandoli, Fiorini».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Donzelli n. 3-02895, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 678 del 19 aprile 2022.

   DONZELLI. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   da venerdì 15 aprile 2022 fino a ieri, lunedì 18 aprile 2022, si è svolto un rave party illegale con più di 1.500 partecipanti presso il chilometro 48 della strada statale 223 Siena-Grosseto, nei pressi del comune di Murlo –:

   se siano state identificate e denunciate tutte le persone che ne hanno preso parte;

  per quanto tempo si sia protratto il rave party e cosa abbia inteso fare il ministro interrogato per arginare il problema;

  visto che il fenomeno è ormai ciclico in varie zone d'Italia, quali misure abbia assunto il Ministro per prevenire questi raduni illeciti.
(3-02895)