Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 10 maggio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da COVID-19 ha confermato il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale e la necessità di rafforzare la capacità del Servizio sanitario nazionale di fornire servizi adeguati sul territorio;

    in relazione a tali esigenze, la Missione n. 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), relativa alla Salute, prevede nell'ambito della componente n. 1, recante «reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale», la definizione di «standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei per l'assistenza territoriale», l'attivazione di 1.288 «Case della Comunità», la realizzazione degli «Ospedali di comunità», nonché l'aumento del volume delle prestazioni rese in «assistenza domiciliare» fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10 per cento della popolazione di età superiore ai 65 anni;

    inoltre, la componente 2 della citata Missione n. 6, recante «innovazione ricerca e digitalizzazione», prevede investimenti nel sistema salute in particolare in termini di risorse digitali e strumentali, nell'ottica di innovare la struttura tecnologica del Servizio sanitario nazionale, sia a livello centrale sia a livello regionale;

    con nota in data 23 febbraio 2022, in attuazione delle citate componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Ministro della salute ha inviato alla segreteria della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano (di seguito Conferenza Stato-Regioni) uno schema di decreto ministeriale concernente: «Modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale del Servizio sanitario nazionale» (cosiddetto «DM 71»);

    nella seduta del 30 marzo 2022, all'esito di una serrata interlocuzione, è stata espressa la mancata intesa da parte della predetta Conferenza permanente (rep. atti n. 42/CSR) sullo schema di decreto presentato dal Ministero della salute;

    in data 21 aprile 2022 il Consiglio dei ministri ha adottato, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, una «delibera sostitutiva dell'intesa della Conferenza Stato-regioni», con la quale viene dato il «via libera» all'adozione dello schema di decreto ministeriale nonostante la mancata acquisizione dell'intesa;

    lo schema di decreto ministeriale concernente: «Modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale del Servizio sanitario nazionale», del quale è stata autorizzata l'adozione in assenza dell'intesa della Conferenza Stato-regioni, attualmente all'esame del Consiglio di Stato, necessita di essere attuato con molta attenzione, in particolare al fine di evitare la ripetizione di errori già commessi in passato, la riproposizione di modelli vetusti che si sono già dimostrati non efficaci, e ancora la concentrazione degli investimenti nelle sole infrastrutture, non accompagnata da adeguati e commisurati investimenti nel capitale umano del Servizio sanitario nazionale;

    l'attuazione delle riforme dovrà tenere conto, inoltre, delle peculiarità dei singoli territori, in particolare nelle aree interne e rurali, nelle zone di confine e montane, le cui principali criticità non sembrano – almeno allo stato – superabili attraverso la realizzazione delle sole case della comunità, considerato che gli assistiti residenti in dette zone rimarranno comunque distanti da esse, con elevati tempi di percorrenza, a discapito del diritto alla prossimità del luogo di cura;

    per ovviare a tali criticità, assicurando la capillarità dei servizi, sarà dunque necessario valorizzare le reti infrastrutturali esistenti, assicurando anche il coinvolgimento proficuo e costante del mondo del terzo settore, del volontariato organizzato, delle farmacie delle strutture sanitarie private accreditate;

    il disegno di riforma va, inoltre, modulato alla luce degli attuali dati demografici che classificano l'Italia come il secondo Paese più anziano del mondo. La popolazione over 65 costituisce un terzo di quella totale (14 milioni) ed è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni, fino a toccare quota 20 milioni nel 2050;

    i dati sopra citati rendono, allora, indispensabile il potenziamento dell'assistenza domiciliare, implementando anche le prestazioni di telemedicina, la digitalizzazione dei sistemi, il sostegno e la formazione dei caregiver, nonché la promozione del ruolo della farmacia di servizi;

    di pari passo, la situazione demografica impone di dedicare una particolare attenzione (anche) al potenziamento delle Rsa, migliorandone gli «standard organizzativi (per esempio presenza di un responsabile medico per struttura, adeguata formazione del personale, interconnessione con l'intero sistema dei servizi sanitari), strutturali (ad esempio miglioramento della capacità ricettiva delle strutture) e tecnologici», come si legge nella prefazione all'indagine sulla long-term care, pubblicata dall'associazione Italialongeva per l'anno 2020;

    nonostante la situazione demografica, il nostro Paese ha un'offerta di appena 19 posti letto nelle Rsa ogni 1000 abitanti over 65; un dato di gran lunga inferiore rispetto alla media dei Paesi Ocse che è, invece, pari a 47 posti letto ogni 1000 abitanti over 65;

    le Rsa, così come il mondo del sociale e del terzo settore, non risultano tuttavia rappresentati nell'ambito delle Commissioni e dei Gruppi di lavoro che sono stati istituiti, rispettivamente, presso il Ministero della salute e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per orientare i progetti di riforma dedicati alla popolazione anziana e non autosufficienti;

    le difficoltà del Governo nel raggiungere l'intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni sullo schema del cosiddetto «DM71» certificano che non è possibile attuare una riforma così importante tagliando completamente fuori il Parlamento,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per assicurare, accanto agli investimenti nelle infrastrutture, nelle case della comunità e negli ospedali di comunità, adeguati investimenti nel capitale umano del Servizio sanitario nazionale, al fine di superare, in maniera definitiva, la grave carenza di medici e professionisti sanitari, dipendenti e convenzionati, che si riscontra nel territorio nazionale, e sostenere le regioni che si trovano quotidianamente e in prima linea alle prese con essa;

2) ad adottare iniziative che mettano realmente le regioni nelle condizioni di assumere e impiegare il personale sanitario/amministrativo necessario a far funzionare le strutture territoriali previste dal Pnrr, la cui realizzazione risulterebbe altrimenti inutile, assicurando l'integrale copertura finanziaria dei relativi oneri nell'ambito della dotazione annua del fondo sanitario nazionale e in deroga ai vigenti limiti di spesa del personale;

3) ad assicurare che gli standard e i modelli organizzativi di cui al cosiddetto «DM71» siano attuati con progressività, in relazione anche alla disponibilità delle risorse, con l'obiettivo di renderli operativi, a regime, a partire dall'anno 2026, coerentemente con le osservazioni in tal senso formulate dalla Conferenza Stato-regioni;

4) a valutare l'impatto che gli aumenti del costo delle materie prime e i rincari dell'energia, alimentati dal conflitto in Ucraina, avranno sull'attuazione delle riforme previste nell'ambito della Missione n. 6 Salute del Pnrr, evidenziando gli investimenti strutturali e tecnologici che non potranno essere portati a termine a parità di risorse, anche nell'ottica di avanzare una richiesta di adeguamento delle risorse stesse in sede europea;

5) a valorizzare, nell'ambito dei progetti di riforma previsti dal Pnrr e dal cosiddetto «DM71», la rete delle strutture private accreditate esistenti, promuovendo il collegamento tra queste e le case della Comunità, anche attraverso la stipula di contratti di rete, al fine di sfruttare la capillarità dei servizi da esse offerti sul territorio, agevolare la scrematura delle prestazioni (in particolare, nel campo delle prestazioni sanitarie diagnostiche, radiologiche e altro), contenere il numero delle opere edilizie da realizzare e generare altresì un cospicuo risparmio per le casse pubbliche;

6) a promuovere la valorizzazione della farmacia di servizi come presidio sanitario territoriale della prossimità, nell'ottica di avvicinare, anche attraverso di essa, l'assistenza e la disponibilità di servizi ai cittadini;

7) ad agevolare l'integrazione tra i servizi sanitari e socio-assistenziali, promuovendo la valorizzazione delle sinergie tra pubblico, privato e terzo settore, nell'ottica di un cambiamento radicale di prospettiva che veda finalmente i servizi, le prestazioni e le istituzioni ruotare attorno agli assistiti e non viceversa;

8) ad adottare iniziative di competenza per recuperare e valorizzare il ruolo del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta, semplificando gli adempimenti burocratici che risultano attualmente a loro carico ed incrementando, per quanto consentito, le possibilità per gli stessi di prescrivere i farmaci in classe A-Pht, attualmente distribuiti nel circuito della distribuzione diretta;

9) a promuovere, in specie nelle aree interne e montane, nelle piccole isole, nelle zone di confine e nelle altre aree nelle quali, per le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio, le case della comunità possano risultare distanti, il rafforzamento dello studio del medico di medicina generale, attraverso strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina nonché mediante l'integrazione con figure professionali dipendenti dall'azienda sanitaria di riferimento, al fine di garantire un'assistenza di prossimità adeguata e non accrescere le diseguaglianze territoriali;

10) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a potenziare l'odontoiatria pubblica, consentendo espressamente l'accesso ai ruoli dirigenziali del Ssn e alle funzioni di specialista ambulatoriale anche agli odontoiatri che non sono in possesso di un diploma di specializzazione ulteriore rispetto alla (già di per sé specialistica) laurea in odontoiatria e protesi dentaria, agevolando in questo modo il ricambio generazionale degli organici e l'erogazione di un maggiore volume di prestazioni;

11) a promuovere l'implementazione della telemedicina tra le pratiche clinico-assistenziali utilizzate in maniera standard, quale strumento in grado di garantire servizi di alto livello per diagnosi, terapie e follow up di pazienti cronici, superando le barriere normative, burocratiche e tecnologiche ancora oggi esistenti;

12) a promuovere il collocamento della figura del caregiver familiare, attualmente definita dall'articolo 1, comma 255, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nell'ambito di un quadro giuridico di riferimento, affiancandolo costantemente nelle attività e nella formazione e valorizzandone il ruolo anche da un punto di vista assistenziale, sociale e previdenziale;

13) a sostenere, nell'ambito degli interventi in favore delle persone anziane e non autosufficienti, il potenziamento degli standard organizzativi, strutturali e tecnologici delle Rsa e delle strutture analoghe, destinando un'adeguata quota di risorse a tale obiettivo e assicurando, in ogni caso, la rappresentanza delle strutture medesime, del mondo del sociale e del terzo settore, nelle Commissioni e nei Gruppi di lavoro istituiti presso il Ministero della salute e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

14) a promuovere la formazione di una rete capillare di assistenza domiciliare con personale adeguatamente formato, nel rispetto degli obiettivi qualitativi e quantitativi di presa in carico della popolazione individuati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;

15) a fornire un'informazione qualificata e trasparente in merito ai progetti di riforma dell'assistenza sanitaria territoriale e a confrontarsi periodicamente con le Camere in merito ai progressi nella loro attuazione.
(1-00648) «Panizzut, Molinari, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Paolin, Patelli, Sutto, Tiramani».


   La Camera,

   premesso che:

    la Commissione europea, al fine di fornire una definizione univoca rispetto alle tipologie di attività economiche e di investimenti che possano definirsi «ecosostenibili», a maggio 2018 ha presentato la proposta di regolamento sulla «tassonomia verde europea», approvato dal Consiglio europeo il 10 giugno 2020 e dal Parlamento europeo il 18 giugno, con il titolo «Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, relativo all'istituzione di un quadro per favorire gli investimenti sostenibili e recante modifica del regolamento (UE) 2019/2088»;

    per l'attuazione di tale regolamento, la Commissione si è impegnata ad adottare atti delegati, contenenti specifici criteri di vaglio tecnico, al fine di integrare i principi sanciti nel regolamento e stabilire quali attività economiche possano contribuire a perseguire ciascun obiettivo ambientale. In particolare, si è impegnata ad adottare criteri riguardanti la mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici entro la fine del 2021 ed entro la fine del 2022, criteri relativi agli altri quattro obiettivi ambientali: uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, transizione verso un'economia circolare, prevenzione e riduzione dell'inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;

    a seguito dell'adozione di un primo atto delegato, relativo agli aspetti climatici della tassonomia dell'Unione europea avvenuta in data 21 aprile 2021, la Commissione europea ha avviato un'ampia discussione in ambito europeo sull'inclusione delle tecnologie relative all'energia nucleare e al gas naturale tra quelle che possano definirsi sostenibili;

    nel luglio 2021 è stata resa nota la lettera inviata da cinque Paesi europei, Germania, Austria, Spagna, Danimarca, Lussemburgo, con la quale si proponeva alla Commissione europea di escludere il nucleare dalla classificazione verde della tassonomia al fine di non favorirlo in aiuti e corsie preferenziali nel Green Deal europeo, di transizione e contrasto ai cambiamenti climatici;

    le insanabili divergenze tra gli Stati membri hanno comportato in un primo tempo il fallimento di qualsiasi forma di mediazione in favore di un accordo che includesse anche le attività relative all'energia nucleare e al gas naturale nel regolamento delegato 2021/2139 pubblicato il 10 dicembre 2021, con cui viene integrato il regolamento (UE) n. 2020/852;

    tuttavia, il 31 dicembre 2021 la Commissione ha pubblicato una bozza di atto delegato secondo la quale i progetti nucleari con permesso di costruzione rilasciato entro il 2045 sarebbero idonei ad attrarre investimenti privati, purché in grado di prevedere piani per la gestione delle scorie radioattive e per il decommissioning delle centrali nucleari, come sarebbero ammissibili sinché i progetti sul gas con autorizzazioni rilasciate entro il 2030, purché soddisfino una serie di condizioni, come emissioni inferiori a 270 grammi di CO2 equivalente per kWh;

    il 21 gennaio 2022 la Platform on Sustainable Finance (Psf), il gruppo di esperti scientifici al quale la Commissione ha chiesto un parere in merito, ha respinto l'inclusione di gas e nucleare nella tassonomia, dichiarandosi «profondamente preoccupati dagli impatti ambientali che ne potrebbero derivare»;

    il 2 febbraio 2022 la Commissione europea ha definitivamente approvato l'atto delegato Taxonomy Complementary Climate includendo, sotto specifiche condizioni, anche nucleare e gas tra quelle attività che possono definirsi sostenibili, sottoponendolo al Consiglio e al Parlamento europeo, che hanno 3 mesi di tempo, prorogabili di un ulteriore mese, per opporre un veto attraverso una maggioranza qualificata pari a 20 Stati membri o attraverso un voto a maggioranza assoluta del Parlamento;

    tale inclusione pregiudica completamente il sistema originariamente concepito dall'Unione europea per orientare gli investimenti verso attività e progetti green nell'ottica di conseguire gli obiettivi europei di decarbonizzazione, stante il fatto che qualificare la produzione di energia nucleare e il ricorso al gas naturale come attività ecosostenibili, causa l'effetto di sottrarre risorse ad attività e progetti effettivamente «puliti» per destinarli ad attività inquinanti;

    vale infatti la pena ricordare che l'Italia ha prodotto energia nucleare per poco tempo, eppure l'attività di decommissioning e la gestione dei rifiuti radioattivi non si sono ancora concluse. Dopo 34 anni dallo spegnimento dei reattori italiani il problema dei rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali nucleari e dagli altri siti nucleari ad esse correlate non sono stati ancora risolti e attualmente i rifiuti radioattivi sono in parte all'estero per essere riprocessati per poi tornare in Italia e in parte sono dislocati in 19 siti temporanei sul territorio nazionale;

    sul territorio nazionale ci sono anche elementi di combustibile radioattivo di provenienza extranazionale. Infatti, nell'impianto Itrec tra il 1968 e il 1970 sono stati trasferiti 84 elementi di combustibile irraggiato uranio-torio provenienti dal reattore sperimentale Elk River (Minnesota). In seguito, sono state condotte ricerche sui processi di ritrattamento e ri-fabbricazione del ciclo uranio-torio per verificare l'eventuale convenienza tecnico-economica rispetto al ciclo del combustibile uranio-plutonio normalmente impiegato. Dello smaltimento dei relativi rifiuti radioattivi si dovrà fare carico l'Italia, salvo che sia concordato il trasferimento negli Usa;

    si stima che a oggi il prelievo sulla bolletta elettrica per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi e di smantellamento delle centrali nucleari ammonti a 4 miliardi di euro;

    come emerge da quanto sopra riportato non vi è alcuna convenienza economica a sostenere investimenti e più in generale iniziative a favore della produzione di energia nucleare;

    la produzione di energia nucleare è stata oggetto di due referendum abrogativi, nel 1987 e nel 2011, attraverso i quali i cittadini italiani hanno espresso chiaramente la volontà di non produrre energia nucleare. Sotto il profilo formale, si ricorda che il referendum abrogativo è considerato un «atto-fonte dell'ordinamento dello stesso rango della legge ordinaria» (Corte costituzionale 3 febbraio 1987 n. 29) e il suo esito è rinforzato dal divieto (ricavato dall'articolo 75 della Costituzione) di ripristino delle norme abrogate a seguito di un'iniziativa referendaria (Corte costituzionale 17 luglio 2012 n. 199);

    l'Unione europea ha fissato traguardi ambiziosi per conseguire l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e l'effetto diretto della guerra in Ucraina sulla questione energetica pone l'urgenza di affrancare l'Europa dalla dipendenza dalle importazioni di gas e prodotti petroliferi dalla Russia, valutando il modo migliore per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico ai paesi membri;

    in questo contesto verrebbe rilanciato da più parti il nucleare «di IV generazione» come tecnologia da prendere in considerazione nel processo di decarbonizzazione del nostro Paese, riaprendo il dibattito sul ruolo di questa tecnologia nella lotta ai cambiamenti climatici e nell'approvvigionamento energetico dell'Italia, ma allo stato attuale, pur essendo da decenni allo studio, con stime di costi futuri ancora largamente non attendibili, non si sono ancora concretizzati impianti utilizzabili diffusamente in sicurezza e si ritiene che i primi prototipi possano essere disponibili non prima del 2030 e quelli commerciali non prima del 2040, collocando di fatto i reattori di IV generazione in un futuribile scenario, del tutto fuori gioco rispetto ai tempi di conseguimento degli obiettivi sulla neutralità climatica e alla necessità di perseguire l'autonomia energetica del Paese;

    i progetti in corso in varie parti del mondo (Cina, India e altri) non hanno le dimensioni per portare significativamente al di sopra del 2 per cento la quota di consumi finali d'energia oggi spettante al nucleare, con costi che sarebbero fino a 10 volte superiori a quelli del fotovoltaico, come si è potuto registrare in recenti bandi dell'Unione europea confrontati con i costi della centrale nucleare di Hinkley Point (GB). Nella stessa Europa il peso del nucleare è caduto dal 17 per cento al 10 per cento dei soli impieghi elettrici, mentre i reattori «III+» non vedono ancora la luce nei Paesi in cui sono in costruzione;

    Unione europea, Giappone, USA, Russia, Cina, Corea e India stanno collaborando a un programma comune per la realizzazione del reattore a fusione sperimentale Iter (International thermonuclear experimental reactor), cui partecipa «ENEA-Fusione» attraverso l'Agenzia europea Fusion For Energy (F4E). La costruzione cominciata nel 2007 nel sito europeo di Cadarache nel sud della Francia, sarebbe dovuta terminare nel 2016, ma ad oggi le stime sono state riviste e l'avvio delle prime attività del reattore sperimentale Iter è stimato, secondo i proponenti, non prima del 2025 e la sua piena capacità si pensa sia raggiungibile non prima del 2035, con un costo per la ricerca e costruzione originariamente stimato per 11 miliardi di dollari, ma che già nel 2017 aveva superato i 20 miliardi di dollari,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi e a sostenere in sede europea l'opposizione all'atto delegato complementare sul nucleare e sul gas naturale, al fine di escludere le attività nel settore del gas naturale e dell'energia nucleare dalle attività economiche considerate sostenibili e, in quanto tali, finanziabili nell'ambito della cosiddetta tassonomia verde;

2) in ossequio agli esiti dei referendum abrogativi del 1987 e del 2011, ad astenersi da ogni iniziativa volta a consentire nuovamente lo sfruttamento e l'impiego dell'energia nucleare da fissione in Italia, e, quindi, anche ad escludere che nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) in fase di revisione siano contemplate tali attività;

3) ad adottare iniziative per perseguire velocemente la transizione verso le energie pulite, al fine di conseguire l'autonomia energetica e la riduzione dei costi energetici, accelerando lo sviluppo delle energie rinnovabili e la produzione delle loro componenti chiave, anche snellendo i procedimenti autorizzativi e migliorando l'efficienza energetica e la gestione del consumo di energia.
(1-00649) «Dori, Romaniello, Menga, Siragusa, Paolo Nicolò Romano, Fioramonti, Fratoianni, Villarosa, Paxia, D'Ambrosio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Sala Consilina, in provincia di Salerno, attiva dal 1948, nel 2015, in seguito a decisione del Ministero della giustizia, trasferiva i circa trenta detenuti per la chiusura definitiva;

   il Ministero aveva deciso di chiudere la struttura a tre anni dalla soppressione del tribunale e dalla Procura di Sala Consilina e la chiusura del carcere ne era naturale conseguenza;

   la decisione su esposta ha reso orfana di un presidio di giustizia importante e storico una zona fortemente esposta e segnata da infiltrazioni camorristiche e 'ndranghetiste;

   dal 2015 la casa circondariale è chiusa e, negli anni, l'Ordine degli avvocati di Sala Consilina e Lagonegro, insieme al comune della città, ha presentato diversi ricorsi per la riapertura necessaria del carcere, ma sempre andati persi;

   la struttura della casa circondariale è dal 2015 in stato di abbandono totale;

   il Prap, provveditorato amministrazione penitenziaria di Napoli, articolazione del Ministero, ha riferito che per poter accedere alla struttura abbandonata occorre un nullaosta del comune di Sala Consilina in quanto trattasi di struttura del Demanio;

   l'amministrazione comunale dichiara di non avere alcun mandato né responsabilità sull'ex struttura penitenziaria;

   il Demanio in una nota ufficiale ha riferito che l'ex casa circondariale è in consegna in uso governativo al Ministero della giustizia; l'Agenzia del demanio resta titolare dei diritti dominicali sul bene, ma non gode della gestione dello stesso che spetta all'amministrazione usuaria, consegnataria del bene;

   il comune, l'Agenzia del demanio e il Ministero non riescono a definire di chi sia la competenza per la gestione dell'immobile;

   crea non poche perplessità notare che, in un momento storico per l'Italia, in cui l'emergenza delle carceri è estremamente viva, una struttura storica come la casa circondariale di Sala Consilina debba restare chiusa e senza alcun progetto di rigenerazione –:

   quali iniziative di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa, intenda assumere il Governo al fine di verificare definitivamente di chi siano le competenze della gestione dell'immobile abbandonato e al fine di valutare la riapertura della casa circondariale di Sala Consilina.
(4-12043)


   VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   quello che doveva essere un bando per l’«Inclusione e Coesione» si sta rivelando una beffa, a danno del Mezzogiorno, e, soprattutto, l'ennesima occasione mancata per rimediare a un'Italia a due velocità;

   il bando del Pnrr per impianti sportivi aperto a tutti i Comuni sta dando, infatti, risultati contrari agli obiettivi di recupero dei divari, perché, nonostante la famosa riserva del 40 per cento destinata al Sud Italia, la maggior parte dei progetti sponsorizzati dalle Federazioni sportive nazionali si trova nel centro-nord: pur non essendo ancora stata pubblicata la graduatoria, secondo le indicazioni arrivate da quasi metà delle federazioni, il Mezzogiorno sarebbe appena a 4 progetti su 20, vale a dire la metà del 40 per cento minimo previsto dalla legge (e dallo stesso bando);

   per le stesse federazioni sportive coinvolte nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stata una scelta piuttosto difficile perché le regole imposte dal bando del ministero consentivano a ogni federazione sportiva di scegliere un solo progetto in tutta Italia e ognuno dei progetti è stato esaminato in tempi ristretti perché il bando è stato pubblicato il 23 marzo 2022 con scadenza fissata al 22 aprile 2022 per la presentazione delle proposte: risultato prevedibile è che la scelta delle Federazioni spesso è ricaduta sulla località con la tradizione più radicata o, banalmente, sulla sede romana della Federazione stessa;

   la federazione dell'Atletica leggera, per esempio, ha scelto Bologna; quella della pallavolo si è indirizzata su Cagliari e Roma ha ottenuto il finanziamento del centro federale di bocce del Torrino, e delle arti marziali, a Lido di Ostia, oltre al centro di Castel Gandolfo, dove si allena la nazionale di kayak e in questi tre casi le federazioni sportive hanno banalmente deciso di finanziare le proprie sedi; per il resto tanto Nord;

   al Sud, invece, seppure la rilevazione sia ancora parziale, sono pochissimi i Comuni che hanno visto il proprio progetto sponsorizzato: oltre a Cagliari, prescelta per la pallavolo, ci sono due centri in Puglia-Capurso, nella città metropolitana di Bari, per la pesistica, e Torricella, in Provincia di Taranto, per il tiro a volo, infine Modica, in provincia di Ragusa, per la scherma; nulla da fare per Napoli, che ha presentato diversi progetti per impianti da ristrutturare;

   la tagliola della scelta unica si è rivelata, di fatto, un fattore «dopante», che ha favorito il territorio più forte, come aveva già denunciato Federcalcio che si era espressamente opposta al meccanismo della singola indicazione, annunciando lo scorso 26 aprile che non avrebbe fatto alcun nome, visto che era stata bocciata la sua controproposta di sponsorizzare tutte le iniziative valide;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa il Governo si sarebbe reso conto dell'errore e starebbe cercando di correre ai ripari con il lancio di un nuovo bando, suggerendo, nel frattempo, alle federazioni sportive di non comunicare le proprie scelte, fino alla pubblicazione della graduatoria per i 162 milioni finanziati nell'ambito della Missione 5 intitolato appunto «Inclusione e Coesione»;

   la Sottosegretaria Vezzali, in sede di audizione presso la Commissione cultura della Camera dei deputati, ha sottolineato che lo sport «è in grado di rimuovere tutte le barriere sociali e culturali, è uno strumento [...] di giustizia sociale», ricordando che nell'utilizzare i fondi del Pnrr «siamo sottoposti a dei vincoli» come «[...] il vincolo del 40 per cento al Sud», ma tale clausola continuerà ad essere del tutto inutile se non si introdurranno opportuni correttivi;

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla graduatoria del bando di cui in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per apportare i correttivi necessari a raggiungere la riserva del 40 per cento destinata ai territori del Sud Italia per interventi di realizzazione di nuovi impianti o di rigenerazione di impianti esistenti di interesse delle Federazioni sportive.
(4-12049)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata:


   DI GIORGI, NITTI, PICCOLI NARDELLI, LATTANZIO, PRESTIPINO, ROSSI, ORFINI, CIAMPI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la possibilità di far destinare ai cittadini il 2 per mille alle associazioni culturali era stata introdotta per la prima volta dall'articolo 1, comma 985, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di bilancio per l'anno 2016), ed era stata accolta come segnale di attenzione verso la cultura;

   nonostante lo strumento introdotto nel 2016 avesse avuto un positivo riscontro da parte dei contribuenti, con la distribuzione di 11.469.955 euro a 1.130 enti culturali, si era deciso di sopprimere questa formula di finanziamento per le associazioni culturali già nella dichiarazione dei redditi 2017;

   all'articolo 97-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, era stato nuovamente previsto che, per l'anno 2021, i contribuenti potessero decidere di destinare una quota del 2 per mille della propria Irpef in favore di un'associazione culturale iscritta nell'apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;

   la misura non è stata prorogata, né rinnovata per l'anno 2022;

   la possibilità di devolvere il 2 per mille alle associazioni culturali riconosce l'importante funzione in termini di coesione sociale e di senso di appartenenza che la cultura dal basso può garantire alla vita collettiva;

   in un momento storico in cui l'intero mondo della cultura è in estrema sofferenza, la misura in questione può contribuire, anche solo in minima parte, a risollevare le condizioni delle associazioni culturali, le cui attività rivestono un ruolo sociale fondamentale, specie a livello locale;

   la nuova cancellazione della misura provocherà molteplici danni alle realtà culturali già beneficiarie del contributo nel 2021, che in un'ottica di progettazione e di ulteriore crescita potenziale si ritroveranno a non potervi più fare affidamento;

   tali incertezze e la continua gestione a intermittenza della misura vanno assolutamente scongiurate, così come appare del tutto evidente la necessità di offrire in maniera continua e non frammentaria alla preziosa realtà dell'associazionismo culturale la garanzia di poter operare in piena continuità e con strutturali strumenti di sostegno –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per prorogare e rendere strutturale la misura di cui all'articolo 1, comma 985, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, che dispone la possibilità di destinare il 2 per mille alle associazioni culturali.
(3-02952)


   DE LORENZO, CONTE e FORNARO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Castel dell'Ovo è il più antico edificio fortificato di Napoli, nonché uno dei simboli del paesaggio del Golfo partenopeo conosciuto e apprezzato in tutto il mondo; la sua rilevanza storica è indissolubilmente legata all'area su cui sorge ovvero l'isolotto di Megaride;

   la sua attuale configurazione è il portato degli interventi di ristrutturazione, ampliamento e fortificazione posti in essere dalle varie dominazioni che si sono succedute nel tempo;

   il complesso monumentale, attualmente, ospita uffici istituzionali, come quelli del Segretariato regionale del Ministero della cultura per la Campania, è inoltre sede dell'Istituto italiano dei castelli, sezione Campania, mentre gli spazi più rappresentativi sono utilizzati per mostre temporanee e per attività congressuali, ed è di proprietà demaniale;

   il Castello è stato gestito direttamente dal Ministero delle finanze fino al 1999 e, successivamente, è stata sottoscritta una convenzione d'uso con il comune di Napoli limitatamente ad alcuni spazi, scaduta e tuttora non rinnovata;

   destano, tuttavia, preoccupazioni le condizioni in cui versa il Castello;

   una prima chiusura era stata già disposta dal 12 febbraio al 10 marzo 2022, per un guasto all'impianto d'illuminazione;

   il 13 aprile 2022, viene decisa una seconda chiusura del Castello per motivi di sicurezza a causa del distacco di pietre dalla facciata;

   la giunta comunale è intervenuta con opere di messa in sicurezza limitate però alla sola area dove si sono verificati i recenti distacchi di frammenti tufacei, opere che, pur permettendo la riapertura, consistono in tettoie di metallo e pali di sostegno;

   gli interventi necessari e improcrastinabili diretti alla futura rifunzionalizzazione di alcune aree del Castello e la valorizzazione, sia sotto l'aspetto storico-artistico-architettonico che sotto l'aspetto turistico e ricettivo dell'intero monumento, non possono prescindere anche dalla necessità di affrontare la riqualificazione tecnica e funzionale del porticciolo turistico «Borgo marinari» per un approccio globale dell'intervento che non sia limitato solo ad alcune parti dell'intero complesso monumentale sull'isolotto di Megaride –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, nelle more dell'eventuale nuova convenzione con il comune di Napoli, per risolvere le problematiche conservative di questo monumento, sottoposto a vincolo storico e archeologico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, cagionate, oltre che dalla mancanza di pregressi interventi strutturali di consolidamento e restauro, anche dall'esposizione continua alle mareggiate, nell'ambito di un approccio globale dell'intervento che si estenda anche al «Borgo marinari».
(3-02953)


   NOBILI, FREGOLENT, ANZALDI, GIACHETTI, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   è pervenuta alla regione Lazio una nota con la quale la direzione generale archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Viterbo ha chiesto alla regione di esprimersi in merito alla proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico denominata «ambito paesaggistico del bacino del torrente Arrone» da apporre, quale vincolo paesaggistico, sui comuni: Montalto di Castro, Tuscania, Arlena di Castro, Canino, Tessennano, Latera, Viterbo, Cellere, Piansano, Tarquinia, Tuscania;

   ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, il Ministero della cultura, su proposta motivata della soprintendenza competente, ha la possibilità di dichiarare, ai sensi dell'articolo 138, comma 3, il «notevole interesse pubblico di immobili o aree», previo parere motivato della regione interessata che deve esprimersi entro i successivi 30 giorni, e, trascorso tale termine, la proposta di vincolo viene pubblicata secondo le forme previste dalla legge. Dal momento dell'eventuale pubblicazione scattano le norme di salvaguardia che danno effettiva efficacia al vincolo per i successivi 180 giorni. Trascorso tale periodo, il vincolo può venire o meno confermato in via definitiva, anche in base all'esito di una consultazione pubblica;

   dal momento in cui il vincolo diventa efficace, si rischia il blocco di tutti i procedimenti amministrativi in corso;

   l'eventuale pubblicazione della proposta potrebbe avvenire dopo il 21 maggio 2022 e tutti i procedimenti amministrativi, i provvedimenti autorizzatori unici regionali o di valutazione d'impatto ambientale per l'autorizzazione di impianti da fonte rinnovabile nelle aree suddette, e per i quali non sia stata conclusa la Conferenza dei servizi, rischiano di essere giudicati negativamente dalla regione;

   l'eventuale dichiarazione di notevole interesse pubblico di immobili o aree, avviato dal Ministero, rischia di bloccare centinaia di megawatt fotovoltaici già in fase di autorizzazione non solo nella regione Lazio; sono 2 gigawatt, circa, gli impianti che potrebbero entrare in funzione nel corso del 2023 andando a supplire alle necessità energetiche del Paese. Da rilevare che su 47 pareri già forniti dal Ministero della cultura, 41 hanno avuto esito negativo;

   tale decisione non costituirebbe un'adeguata risposta sul piano socio-economico per le famiglie e le imprese già duramente colpite dall'aumento del costo dell'energia oltre ad essere in contrasto con il percorso di implementazione delle energie rinnovabili –:

   se non ritenga di dover revocare con urgenza la proposta che interessa l'area del viterbese di cui in premessa, al fine di non pregiudicare i molteplici procedimenti autorizzativi di installazione di impianti fotovoltaici in corso e se, alla luce di tale situazione, non ritenga opportuno adottare iniziative per rivedere l'intero sistema autorizzatorio che rischia di inficiare il processo di implementazione di energie rinnovabili.
(3-02954)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il Tar del Lazio, con sentenza del 25 marzo 2022, ha accolto il ricorso presentato da un risparmiatore per annullamento del provvedimento di diniego alla richiesta di indennizzo ex legge n. 145 del 2018 sul Fondo indennizzo risparmiatori (Fir);

   in data 20 aprile 2022 il Tribunale di Roma ha accolto ricorso ex articolo 700 codice di procedura civile presentato da risparmiatori danneggiati da Veneto Banca e da Banca Popolare di Vicenza contro il provvedimento di diniego alla richiesta di indennizzo ex legge n. 145 del 2018 sul Fondo indennizzo risparmiatori;

   questi risparmiatori sono titolari di azioni di banche venete in liquidazione coatta amministrativa, responsabili di plurime violazioni massive del Tuf (decreto legislativo n. 58 del 1998) che hanno determinato l'azzeramento del valore delle azioni di migliaia di risparmiatori in relazione alle quali il Tribunale penale di Vicenza ha accertato in primo grado la responsabilità penale di alcuni dirigenti apicali; la legge n. 145 del 2018, che ha disposto l'indennizzo degli azionisti di alcune banche in «default» secondo modalità e criteri disposti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 10 maggio 2019, ha distinto due diverse categorie di risparmiatori danneggiati dalle banche: i risparmiatori con reddito annuo inferiore a euro 35.000 (o patrimonio mobiliare inferiore a euro 100.000); i risparmiatori con redditi o patrimoni superiori a tali soglie; i risparmiatori, titolari di strumenti finanziari delle banche in liquidazione, con redditi o patrimoni infra-soglia (cosiddetti risparmiatori «forfettari») possono beneficiare dell'indennizzo in ragione del solo requisito reddituale/patrimoniale; i risparmiatori con redditi o patrimoni ultrasoglia devono documentare (nell'ambito di una procedura aggravata) le violazioni massive del Tuf commesse dall'istituto bancario; il risparmiatore che richiede indennizzo deve specificare se rientra o meno nella categoria dei risparmiatori «forfettari»; molti risparmiatori ritenendo, erroneamente, di essere «forfettari», hanno visto respinta l'istanza di indennizzo;

   i risparmiatori che hanno presentato ricorso contro il rigetto dell'istanza hanno sollevato sostanzialmente un'unica censura sostanziale, e cioè il fatto che Consap – Concessionaria servizi assicurativi pubblici s.p.a., che svolge funzioni di segreteria tecnica per l'espletamento dei compiti della Commissione tecnica preposta all'indennizzo e per l'esecuzione delle relative deliberazioni, abbia omesso di offrire loro – una volta acclarata l'assenza del requisito reddituale/patrimoniale di risparmiatore forfettario – la possibilità di documentare la posizione di risparmiatore non forfettario con documentazione bancaria o amministrativa o giudiziale ex articolo 4, comma 2, lettera c), del decreto ministeriale 10 maggio 2019 – utile all'accertamento delle violazioni massive del Tuf che hanno causato il danno ingiusto ai risparmiatori;

   il diritto all'indennizzo trova fondamento nell'articolo 1, comma 493, della legge n. 145 del 2018 «per la tutela del risparmio e per il rispetto del dovere di disciplinare, coordinare e controllare l'esercizio del credito (...) il FIR eroga indennizzi a favore dei risparmiatori (...) che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e loro controllate aventi sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018, in ragione delle violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza (...)»; la Commissione tecnica, di cui al comma 501, è istituita per: l'esame delle domande e l'ammissione all'indennizzo del Fir; la verifica delle violazioni massive, nonché della sussistenza del nesso di causalità tra le medesime e il danno subito dai risparmiatori; le verifiche per l'erogazione dell'indennizzo Fir possono avvenire anche «attraverso la preventiva tipizzazione delle violazioni massive e la corrispondente identificazione degli elementi oggettivi e/o soggettivi in presenza dei quali l'indennizzo può essere direttamente erogato»;

   nella seduta pubblica del 6 agosto 2020 la Commissione tecnica ha «autovincolato» il proprio modus agendi nel seguente modo: «quanto alle domande di accesso all'indennizzo forfettario con dichiarazione sul possesso di un reddito inferiore a 35.000 euro, nei casi in cui il controllo presso la banca dati dell'Agenzia delle Entrate dia esito negativo, (...) sarà inviata all'utente apposita richiesta di integrazione istruttoria al fine di raccogliere, in primo luogo, l'eventuale dichiarazione sul possesso del requisito patrimoniale (<100.000 euro), e, in secondo luogo ed in via alternativa – dunque in mancanza dei requisiti per l'accesso all'indennizzo forfettario – la documentazione relativa alle violazioni massive del T.U.F.»;

   i risparmiatori, avendo ricevuto la comunicazione di rigetto dell'istanza alla procedura di indennizzo forfettaria lamentavano che il portale – reso operativo da Consap s.p.a. ex articolo 10 del decreto 10 maggio 2019 – non consentisse di fatto lo spostamento dell'istanza dal «procedimento forfettario» a quello relativo alle violazioni massive del T.U.F. mediante apposito spazio per l'integrazione della documentazione necessaria; chiedevano che fosse ordinato a Consap, previa dichiarazione di illegittimità dei provvedimenti di diniego, di essere riammessi con l'inserimento nell'area riservata del portale di apposita finestra per la documentazione richiesta ad integrazione dell'istanza già presentata; l'urgenza del provvedimento derivava dalla decadenza dall'ufficio della Commissione tecnica al 31 luglio 2022;

   il tribunale di Roma, in particolare, accoglieva il ricorso d'urgenza ex articolo 700 codice di procedura civile, considerando che il provvedimento, se emanato in ritardo, sarebbe stato inutiliter dato; ritenendo inoltre che Consap fosse soggetto legittimato passivo, ha disposto, con ordinanza, che la stessa provveda alla traslazione dell'istanza già presentata dai ricorrenti dal cosiddetto «procedimento forfettario» a quello «violazioni massive del T.U.F.» (regime ordinario);

   in situazioni analoghe potrebbe essere convenuto in giudizio a fini risarcitori lo stesso Ministero per non aver previsto il passaggio delle istanze dalla procedura forfettaria a quella ordinaria attraverso un semplice adeguamento del portale Consap; è ormai prossima la decadenza dall'ufficio della Commissione tecnica al 31 luglio 2022 –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per garantire il passaggio dalla procedura forfettaria a quella ordinaria tramite la piattaforma informatica Consap, con opportuna proroga del termine – scaduto il 1° maggio 2022 – per integrare la domanda di indennizzo, in modo da consentire l'erogazione dell'indennizzo Fir ove ricorrano i requisiti stabiliti per legge.
(2-01511) «Baratto, Marin, D'Ettore, Bond, Biancofiore, Berardini, Bologna, Carelli, De Girolamo, Della Frera, Gagliardi, Lombardo, Mugnai, Parisse, Ripani, Pettarin, Rizzone, Scanu, Sibilia, Silli, Vietina».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 agosto 2021, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha approvato l'emissione straordinaria di 650 miliardi di dollari di diritti speciali di prelievo (Dsp) a sostegno della ripresa economica globale in seguito agli impatti della pandemia di COVID-19;

   l'allocazione dei Dsp è avvenuta secondo un criterio di proporzionalità rispetto alle quote di capitale del Fmi detenute dai Paesi membri. In data 31 agosto 2021, l'Italia ha ricevuto dal Fondo monetario internazionale la propria quota, per un ammontare di 21 miliardi di dollari;

   in data 31 ottobre 2021, i leader del G20, riuniti a Roma sotto la presidenza italiana, hanno annunciato pubblicamente l'impegno a una prima redistribuzione di 45 miliardi di dollari di Dsp in favore dei Paesi a basso e medio reddito, con l'obiettivo di raggiungere collettivamente 100 miliardi di dollari;

   i canali di redistribuzione proposti dal Fmi includono il Poverty Reduction and Growth Trust Fund (Prgt) e il nuovo Resilience and Sustainability Trust Fund (Rst); i Dsp possono inoltre essere redistribuiti attraverso le banche multilaterali di sviluppo;

   il Governo italiano si è impegnato a redistribuire 4,1 miliardi di dollari, pari al 20 per cento della propria quota, verso i Paesi più vulnerabili. Di questi, 1 miliardo di dollari è già stato indirizzato al Poverty Reduction and Growth Trust attraverso la Banca d'Italia;

   i Paesi e le istituzioni africane hanno espresso in più occasioni la richiesta che la redistribuzione dei Dps avvenga attraverso le banche multilaterali di sviluppo, in particolare l'African Development Bank. La necessità di un coinvolgimento delle istituzioni africane nell'utilizzo dei Dps per sostenere la ripresa economica del continente è stata affermata anche in occasione del sesto vertice Unione europea – Unione Africana, svoltosi a Bruxelles in data 17-18 febbraio 2022 –:

   se il Governo italiano consideri la possibilità di aumentare il volume, ad oggi preannunciato, dei Dsp soggetti a redistribuzione, condivida la necessità di assicurare la fruibilità di tali risorse senza condizionalità, supporti come canali prioritari per la redistribuzione il Prgt e le banche multilaterali di sviluppo ed entro quando intenda concludere la redistribuzione dei Dsp preannunciata ma non ancora completata.
(5-08067)


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'edilizia è, storicamente, uno dei settori trainanti dell'economia italiana. La crisi ingenerata dalla diffusione del SARS-CoV-2, prima, ed il forte aumento dei costi delle materie prime a causa della guerra in Ucraina, poi, hanno messo in grave difficoltà l'intero comparto, con forte pregiudizio per imprese, operatori e professionisti;

   per sostenere questo importante settore il legislatore, con decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha introdotto, all'articolo 119, il cosiddetto «Superbonus», che consiste in un'agevolazione che eleva al 110 per cento l'aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici;

   in alternativa alla fruizione diretta della detrazione, è possibile optare, alternativamente, per lo sconto in fattura ovvero per la cessione del credito, in misura corrispondente alla detrazione spettante. Nonostante l'importante innovazione che l'Istituto ha introdotto nel nostro ordinamento, non poche sono state le criticità applicative riscontrate nel corso di questi due anni, spesso anche causate dalle modifiche continue che il legislatore ha apportato alla disciplina;

   queste problematiche investono, oltreché i fruitori delle agevolazioni, anche i professionisti che – a vario titolo – hanno a che fare con gli aspetti fiscali dell'agevolazione e con il relativo iter burocratico. Come sottolineato dal Presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, due sarebbero le criticità che, attualmente, stanno creando disagi ai professionisti: da un lato, il fatto che non sia possibile rimediare al caso in cui una comunicazione di opzione risulti rifiutata; dall'altro, l'impossibilità di annullare o sostituire le comunicazioni che sono state accettate dal canale telematico dell'Agenzia delle entrate;

   come appare evidente, i problemi di carattere applicativo riscontrati dagli operatori del settore nello svolgimento della propria attività professionale rischiano di bloccare l'effettiva fruizione del beneficio fiscale e, di conseguenza, dissipare l'ingente mole di risorse economiche stanziate per il corretto funzionamento della misura;

   si renderebbe necessario, pertanto, un sollecito intervento da parte delle Amministrazioni competenti, tra cui l'Agenzia delle entrate, finalizzato alla tempestiva risoluzione delle criticità nonché alla configurazione di un sistema che consenta di beneficiare dell'agevolazione in tempi ragionevoli e con modalità semplificate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per risolvere le problematiche sopracitate e consentire la fruizione delle agevolazioni senza ulteriori criticità, anche sollecitando l'Agenzia delle entrate ad adottare appositi provvedimenti chiarificatori.
(5-08069)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a firma del Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Massa, sono già state inviate al Ministero della giustizia presso il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi – Direzione generale del personale e della formazione –, nonché al Sig. Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Genova, specifiche e documentate segnalazioni di scoperture dell'organico in riferimento al personale amministrativo impiegato presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Massa, con note del 16 agosto 2019, 03 febbraio 2020, 23 ottobre 2020, 19 febbraio 2021, 14 maggio 2021, 07 giugno 2021 e da ultimo 05 gennaio 2022. A tali note non è seguito alcun riscontro o alcun provvedimento;

   come specificato nelle suddette note e confermato dalla relazione conseguente all'ispezione ministeriale per il periodo dal 1o ottobre 2014 al 30 settembre 2019, trasmessa in data 28 dicembre 2020, si evidenzia in primis l'inadeguatezza dell'attuale pianta organica del personale, che non prevede la figura del dirigente e non risulta più conforme al carico di lavoro, anche per l'esiguo numero previsto dei profili apicali di due direttori e di quattro funzionari; alla suddetta inadeguatezza si affianca l'insufficienza dell'organico del personale amministrativo;

   nello specifico nella relazione ispettiva relativa al periodo 1/10/2014-30/09/2019 viene testualmente riportato: «anche la scopertura di due sole unità nei profili apicali (un direttore e un funzionario), a fronte dell'esiguo numero previsto in pianta organica (due direttori e quattro funzionari) – unita alle circostanze che non è contemplata la figura del dirigente, che il personale in sovrannumero è costituito in maggior parte da unità in assegnazione temporanea e che l'età media del personale è elevata – è apparso aver inciso sulla complessiva funzionalità dell'Ufficio, determinando un quotidiano affanno nell'espletamento degli incombenti ordinari ed ingenerando possibili rischi di rallentamento/blocchi dei servizi in caso di assenze prolungate delle unità presenti»;

   sempre a causa della grave carenza di personale il Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Massa dr. Piero Capizzoto si attivava con una richiesta di interpello in data 22 marzo 2022, spedita alla Procura Generale presso la Corte di Appello di Genova, per l'applicazione di un direttore amministrativo e/o funzionario giudiziario, stante la vacanza di entrambi i posti di direttore previsti dalla pianta organica e la prossima messa a riposo per raggiunti limiti di età di un funzionario giudiziario e il trasferimento al Tribunale di Lucca di un funzionario, ferma restando la vacanza del quarto posto in pianta per tale ultima categoria; a tale richiesta l'Ufficio adìto dava, in data 5 aprile 2022, comunicazione dell'esito negativo del proposto interpello;

   presso la Procura della Repubblica di Massa sono poi vacanti i tre posti di conducenti automezzi, previsti in pianta organica e che l'Ufficio inquirente apuano è posto nella giurisdizione del Distretto di Corte di Appello di Genova, il cui capoluogo dista più di 100 km dalla città di Massa. È inoltre assente la figura dell'Assistente informatico ministeriale (CISIA) e che l'unico tecnico informatico presente presso l'Ufficio è dipendente della Datagraf Servizi, distaccato da CAP-Gemini Italia S.p.A., ed impiegato per soli 3 giorni settimanali;

   in questo contesto va aggiunto che tra breve tempo saranno vacanti 2 dei 4 posti di funzionario giudiziario e sono vacanti 3 dei 5 posti di assistente giudiziario; delle 2 unità rimaste una andrà in maternità da giugno/luglio 2022; degli 8 posti di operatore giudiziario ne sono al momento coperti soltanto 6, di cui 4 andranno in pensione tra il 1o maggio 2022 e il 1o febbraio 2023. Altra operatrice lavora part time 7 mesi l'anno e pertanto, in difetto di nuovi arrivi la scopertura del personale in servizio presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Massa al 1o novembre 2022 passerà dall'attuale 37 per cento al 55 per cento (con 11 posti coperti sui 29 previsti);

   sono state già intraprese dal personale in servizio presso la Procura della Repubblica del capoluogo manifestazioni sindacali di protesta, nonché richiesto un incontro sul tema con il Prefetto della Provincia di Massa-Carrara, svoltosi il 29 aprile 2022 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di risolvere le perduranti e gravi criticità di organico che insistono presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Massa.
(5-08059)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   nel 2020 è stato definito il cosiddetto «Pacchetto Mobilità 2020», pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea n. L249 del 31 luglio 2020, composto da un Regolamento che disciplina l'accesso al mercato del trasporto di merci su strada e alla professione di trasportatore di merci su strada o di trasportatore di passeggeri su strada (2020/1055), da un regolamento sulla durata massima del lavoro e tempi minimi di riposo per i conducenti e il posizionamento per mezzo di tachigrafo (2020/1054 di modifica del regolamento (UE) n. 561/2006) e da una direttiva che rivede gli obblighi di applicazione e stabilisce norme sul distacco dei conducenti (2020/1057);

   il provvedimento impone agli Stati membri il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell'autista, prevedendo il potenziamento delle infrastrutture esistenti e l'obbligatorietà di attrezzare aree di sosta e parcheggi, punti di ristoro e servizi igienici, in ottemperanza anche al Contratto collettivo nazionale di logistica, trasporto merci e spedizioni, rinnovato in data 18 maggio 2021;

   il decreto-legge n. 162 del 2008 convertito dalla legge n. 201 del 2008 obbliga le committenze a corrispondere un indennizzo in caso di attesa del vettore prolungatasi per oltre due ore dall'arrivo nel luogo convenuto per il carico e lo scarico: tale soglia è valevole sia per il contratto scritto sia per quello non scritto;

   stando alle segnalazioni della L.a.a.i.s. (Lega autisti autotrasportatori indipendenti siciliani) che ha documentato la grave situazione igienico-sanitaria delle piattaforme logistiche della grande distribuzione che i conducenti sono costretti a sopportare (mancanza di servizi igienici, inesistenza di punti di ristoro, interdizione all'accesso dei parcheggi in uso alla grande distribuzione organizzata custoditi, soste e fermate che violano l'articolo n. 158 del codice della strada), l'Italia sta disattendendo integralmente la sopra citata normativa;

   a ciò si aggiunga anche la palese violazione della raccomandazione EU Transport Commission n. 2243/2020 che, nell'ottica di preservare il secondo pilastro del Trattato di Maastricht e garantire i cosiddetti «green lanes», vieta di sottoporre gli autisti e i viaggiatori professionali a «green pass» e «super green pass»: gli unici autisti dell'Unione europea obbligati all'esecuzione del tampone sierologico e all'esibizione del «super green pass» ad armatori ed operatori logistici sono quelli italiani che subiscono, di fatto, un'evidente discriminazione, che penalizza ulteriormente quelli del Sud che percorrono tratte navali e terrestri;

   la L.a.a.i.s., a quanto risulta all'interrogante, avrebbe di recente segnalato alle aziende sanitarie territorialmente competenti le gravi violazioni in materia igienico-sanitaria poste in essere da grandi catene di distribuzione organizzata di prodotti alimentari e da importanti compagnie navali per il trasporto passeggeri a discapito degli autisti e degli autotrasportatori, in quanto sembrerebbe che vengano somministrati cibi avariati o mal conservati a bordo, oltre ad essere negato l'accesso ai servizi igienici e ai parcheggi custoditi;

   il Sud necessita di piattaforme logistiche nel Mediterraneo che siano funzionali non soltanto al cosiddetto trasporto intermodale – che prevede l'utilizzo combinato di differenti mezzi di trasporto – e al miglioramento delle condizioni di lavoro degli autisti e degli autotrasportatori ma anche per ridurre le emissioni inquinanti; ad oggi non risulta essere attiva la Eca-Med (Zona di controllo emissioni del Mediterraneo); sono state attivate le Eca internazionali per le quali la Regione siciliana potrebbe essere capofila; fra le misure necessarie e urgenti vi è l'erogazione di sostegni che incentivino i soggetti promotori di piattaforme logistiche di filiera corta volte a valorizzare le eccellenze del Sud, arginando l'emorragia di produttori e imprese del settore dell'autotrasporto, costretti a chiudere le attività per la concorrenza sleale della grande distribuzione –:

   quali chiarimenti il Governo intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda avviare nell'immediato al fine di verificare il rispetto delle prescrizioni normative sopra citate a tutela dei diritti e della dignità degli autisti, nonché al fine di promuovere progetti inerenti alla logistica diretti a valorizzare i territori del Mezzogiorno.
(2-01512) «Lombardo, Rizzone».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Piroscafo denominato «Patria» ormeggiato presso il pontile di Villa Olmo a Como è stato dichiarato un bene di interesse storico e storico-relazionale ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettere a) e d) del decreto legislativo n. 42 del 2004 con Ddg rep. 1247 del 5 novembre 2019;

   ente proprietario è la provincia di Como che, in quanto tale, ha l'obbligo di garantirne la conservazione;

   ente concessionario è The Lake of Como Steamship Company s.n.c.;

   il Piroscafo necessita di lavori di manutenzione finalizzati sia alla conservazione sia alla messa in navigazione dello stesso;

   con nota prot. n. 5089 del 28 febbraio 2022 la Soprintendenza esprimeva parere favorevole all'esecuzione di un intervento di manutenzione del Piroscafo «Patria»;

   la Gestione Navigazione Laghi, quindi il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, non consente l'utilizzo delle proprie officine e del proprio personale per l'esecuzione degli interventi manutentivi su natanti non di proprietà stante il fatto che sia le infrastrutture sia il personale sono occupati con la manutenzione dei natanti destinati alla navigazione pubblica di linea;

   il proprietario può assolvere all'obbligo della manutenzione del bene culturale solo se supportato dall'Ente di Gestione che risulta essere l'unico soggetto in grado di fornire le infrastrutture, le professionalità e le maestranze necessarie;

   con nota prot. n. 1942 del 28 marzo 2022 l'Ente di gestione governativa, pur riconoscendo la rilevante importanza del Piroscafo «Patria» classificato quale bene culturale di rilievo storico, pur considerando l'importanza del principio della collaborazione tra istituzioni pubbliche, premettendo la mancanza di contezza di un progetto di recupero che coinvolgesse in modo così rilevante e fondamentale l'Ente di Gestione stesso, nega la percorribilità della richiesta formulata con nota del 18 marzo 2022 dalla Soprintendenza del Ministero della cultura;

   l'Ente di gestione governativa attesta, nello specifico, che ostano alla realizzazione del progetto l'indisponibilità dei cantieri navali, l'impossibilità di utilizzare personale e infrastrutture per scopi non istituzionali nonché, infine, la non attuabilità di un utilizzo promiscuo degli attracchi dati allo stesso in concessione dalla regione Lombardia per l'esclusivo esercizio del trasporto pubblico;

   una volta che volonterosi privati manifestano la propria disponibilità a recuperare un patrimonio della storia della navigazione, il Ministero frappone quella che appare all'interrogante una volontà burocratica e ostile degna di miglior causa –:

   quali iniziative concrete il Governo intenda porre in essere per far fronte alla impellente necessità di effettuare interventi di tipo manutentivo e di messa in navigazione del Piroscafo «Patria», bene culturale, eventualmente individuando le modalità di svolgimento dei lavori ed, in particolar modo, con quali tempi;

   se non si ritenga di dover accogliere la richiesta proveniente dal territorio per avvicinare il luogo del bisogno (territorio) a quello che dovrebbe essere il luogo della soluzione dei problemi (Ministero).
(5-08058)


   MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   se all'origine di precedenti atti parlamentari dell'interrogante relativi all'insostenibile condizione degli uffici periferici della Motorizzazione civile della Sardegna c'erano le numerose segnalazioni pervenute dalle categorie di riferimento, questa volta lo sprone arriva direttamente dalla Direzione centrale della motorizzazione;

   dai dati evidenziati nelle diapositive elaborate dal Ced del Ministero emergono dei dati che, ad avviso dell'interrogante, hanno dell'inquietante sia per quanto riguarda le revisioni dei mezzi pesanti sia per quanto riguarda il rilascio delle patenti;

   per quanto riguarda le revisioni dei mezzi pesanti, come attestato dal Ministero, la regione con la percentuale più bassa di veicoli circolanti in regola è la Sardegna con solo il 62 per cento. Un dato, ben al di sotto della media nazionale che è circa l'86 per cento, e che diventa disarmante se si considera che in un'altra regione a statuto speciale come il Friuli-Venezia Giulia la media è oltre il 92 per cento. Il Ced del Ministero evidenzia che, a fronte di un valore medio nazionale del rapporto tra le prenotazioni di revisione e i mezzi circolanti pari a 7,7 per cento, le province sarde, su cui si registrano i tempi di attesa più lunghi, presentano un rapporto che va dal 27 per cento al 37 per cento;

   in una regione dove la movimentazione delle merci avviene per la sua totalità su mezzi gommati questo è un dato inaccettabile che rischia da una parte di portare al collasso l'economia dell'intera Isola e dall'altro di causare un pericolo per la sicurezza della circolazione;

   relativamente poi alla situazione delle patenti – rispetto alla media nazionale che registra candidati in attesa di esame CQC n. 69, candidati in attesa di esame di teoria della patente n. 3.177, candidati in attesa di esami di guida della patente n. 3.085 – i dati relativi alla Sardegna sono disarmanti: candidati in attesa di esame CQC 236; candidati in attesa di esame di teoria della patente 3.177; candidati in attesa di esame di teoria 7.102; candidati in attesa di esami di guida della patente 10.607;

   la pianta organica degli Uffici della motorizzazione civile sardi è ridotta all'osso; a quanto risulta all'interrogante gli esaminatori degli esami pratici per il conseguimento della patente arrivano in missione da altre regioni. Questo ultimo dato evidenzia, come se ce ne fosse ulteriore bisogno, una crisi sulla quale il Ministero non può più rimandare il proprio intervento risolutore;

   duole dover evidenziare ancora una volta come con la legge di stabilità 2014 sia stato predisposto il passaggio delle competenze di gestione dell'Albo conto terzi – allora in seno alle province – agli uffici periferici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, ma ciò è avvenuto senza un adeguato trasferimento di risorse umane dall'amministrazione provinciale a quella centrale, caricando gli uffici della motorizzazione civile di ulteriori attività. Questa condizione ha aggravato i problemi operativi delle motorizzazioni, già in difficoltà nella gestione delle proprie funzioni a causa del progressivo e sempre più grave sottodimensionamento degli organici, derivante dal blocco dei concorsi pubblici e dal mancato avvicendamento dei dipendenti in pensione;

   in attesa dei bandi di concorso per l'assunzione di personale per il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, si potrebbe dar atto a nuove convenzioni con gli enti che dispongono di una graduatoria ancora attiva per arginare l'emergenza degli uffici della motorizzazione civile e investire sui corsi interni per la formazione di esaminatori –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda promuovere soluzioni importanti per evitare la paralisi della Motorizzazione civile in Sardegna;

   se, nell'ambito delle competenze ministeriali, si intendano assumere iniziative per ridurre gli enormi ritardi nelle revisioni che non solo espongono a grave rischio gli autotrasportatori, per le possibili conseguenze e responsabilità derivanti dalla mancata verifica delle condizioni del veicolo, ma che riguardano anche la sicurezza dell'intera comunità.
(5-08070)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   con la legge n. 205 del 27 dicembre 2017 (articolo 1, commi da 4 a 10) è stato previsto che nei contratti di fornitura di energia elettrica, gas e servizio idrico il diritto al corrispettivo si prescriva in due anni, limitandone l'ambito di applicazione alle sole fatture con scadenza successiva al 1° marzo 2018 per il settore elettrico, al 1° gennaio 2019 per il settore gas e al 1° gennaio 2020 per settore idrico;

   a decorrere dal 1° gennaio 2020 la parte della norma che consentiva di dar rilevanza alla responsabilità dell'utente è stata abrogata (articolo 1, comma 295, della legge 27 dicembre 2019, n. 160) con la conseguenza che, per luce, acqua e gas, attualmente non è più possibile applicare il termine di prescrizione quinquennale;

   a seguito di tali previsioni sussistono una serie di interventi regolatori dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) che, a tutela dell'utente finale, ha imposto regole precise agli operatori del mercato. Con le delibere 13 novembre 2018 569/2018/R/com e 17 dicembre 2019 547/2019/R/idr è stato identificato il perimetro nell'ambito del quale si applicano gli interventi di rafforzamento delle tutele, si sono definiti gli obblighi informativi da parte dei venditori e le forme di presentazione e gestione di eventuali reclami dei clienti finali;

   il 3 maggio 2022, in sede di audizione presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha riferito come in circa 3.000 tra i comuni che ancora forniscono i servizi di erogazioni dell'energia e dell'acqua attraverso gestione diretta, ancora non sia riconosciuta la prescrizione biennale dei corrispettivi non esatti e pertanto si continuino ad addebitare illecitamente oneri prescritti alle famiglie, cosa che risulta ancor più grave in un momento come questo in cui si registra una crescita esponenziale degli oneri tariffari –:

   se il Governo non intenda intervenire al più presto e utilizzando tutti gli strumenti di informazione e dissuasione più efficaci a sua disposizione per porre subito rimedio a questa situazione e adottare le iniziative di competenza per bloccare l'invio di fatturazioni per consumi prescritti agli utenti da parte di questi comuni.
(2-01509) «Baldelli, Squeri, Battilocchio, D'Attis».

Interrogazione a risposta immediata:


   FURGIUELE, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ormai celeberrima riforma cosiddetta «Delrio» ha rivisto profondamente ruolo e organizzazione delle province, individuando talune funzioni fondamentali, alcune delle quali estremamente gravose;

   le province, tuttavia, non sono state messe finanziariamente in grado di fare fronte a tutte queste funzioni; secondo i dati dell'Unione province d'Italia, la manovra del 2014 ha tagliato 3 miliardi di euro di finanziamenti nel triennio 2015-17 e del 50 per cento il personale delle 76 province;

   tale situazione ha portato negli ultimi anni a situazioni di dissesto o pre-dissesto in numerosissime province su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud;

   stando ai dati forniti dal Ministero dell'interno su 7.904 enti, ad oggi, sono 120 i comuni e le province italiane in dissesto finanziario, mentre 266 sono quelli in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, per una percentuale degli enti in sofferenza finanziaria pari al 4,88 per cento del totale;

   il caso della Calabria, come emerge anche dai dati, è particolarmente delicato: la situazione in alcune aree è talmente grave che le pubbliche amministrazioni faticano anche a pagare gli stipendi dei dipendenti;

   il contesto della provincia di Catanzaro merita un'attenzione particolare: sebbene essa abbia messo in campo un piano di riequilibrio e si stia dimostrando affidabile, non è stata in grado di pagare a molti dipendenti lo stipendio di aprile 2022;

   il 2 maggio 2022 il Consiglio dei ministri ha stanziato 30 milioni di euro per il 2022 e 15 milioni di euro per il 2023 per favorire il riequilibrio finanziario delle province e delle città metropolitane in procedura di riequilibrio o in dissesto finanziario;

   tale intervento, sebbene utile, non è sufficiente, né tanto meno risolutivo per stabilizzare la grave situazione di precarietà finanziaria di molte province, tra cui quella di Catanzaro che, peraltro, ha dimostrato un atteggiamento responsabile nell'affrontare la procedura di rientro;

   sulla provincia di Catanzaro, in particolare, grava una massa debitoria eccezionale che il piano di riequilibrio non può governare senza un aiuto consistente dall'esterno;

   le risorse stanziate dal Governo il 2 maggio 2022 dovrebbero essere accompagnate, a parere degli interroganti, da altre e più consistenti misure finanziarie di sostegno –:

   se il Governo non ritenga di dover intervenire per assicurare, in via ordinaria, alle province adeguate risorse finanziarie, strumentali e umane e, in particolare, come intenda sostenere province come quella di Catanzaro.
(3-02951)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti stampa nazionali e locali che molte amministrazioni locali, al fine di recuperare risorse economiche, stanno utilizzando sempre più spesso dispositivi di controllo della velocità, talora solo autorizzati ma non omologati, collocati in modo tale da rendersi, se non invisibili, difficilmente riconoscibili, specie di notte, allo scopo di recuperare risorse economiche, utilizzando di fatto, come strumento «parafiscale», norme del codice della strada che il legislatore ha previsto per tutt'altre finalità;

   tale scopo ed i relativi, straordinari e anomali risultati economici, vengono raggiunti, non di rado, mediante una serie di accorgimenti tecnico-amministrativi – che vanno dalla imposizione di limiti artatamente ridotti in zone dove non vi sono reali pericoli o criticità, alla allocazione in posizioni difficilmente rilevabile dei dispositivi, specie di notte, o alla adozione di una segnaletica che, pur rispettando talora nella forma degli obblighi, di «preventiva segnalazione» e di «ben visibilità» previsti dalla legge, li eludono nella sostanza;

   tra altri si segnala il caso che sta accadendo in questi giorni sulla S.S. 3, località Cagli, sulla quale un solo dispositivo di rilevazione tipo Kria T-EXSPEED V.2.0, funzionante in entrambi i sensi di marcia, avrebbe portato a qualcosa come 15.000/20.000 sanzioni in soli 2 mesi. Calcolando un valore medio sanzione di 150 euro, compresi i 24 del costo notifica, si arriva ad un gettito mensile stimabile tra i 2 e i 3 milioni di euro –:

   se intenda disporre una indagine conoscitiva a livello nazionale su casi manifestamente anomali, per numerosità, concentrazione o valore, delle sanzioni, estendendo tale indagine alle ditte che forniscono ai comuni il servizio, comprese le fasi successive all'accertamento, in considerazione del fatto che sono emerse diverse situazioni e contenziosi di significative dimensioni connesse con l'utilizzo illecito dei predetti dispositivi, che hanno portato alla emissione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di dipendenti privati e pubblici, che incassavano denari per «cancellare» le multe e se ritenga di adottare iniziative per introdurre modifiche regolamentari o a mezzo circolari, tali da impedire abusi ed utilizzi abnormi dei predetti dispositivi fissando criteri uniformi, trasparenti e dettagliatamente (e non genericamente) motivati, per la individuazione dei punti di rilevamento automatico fissi della velocità.
(4-12047)


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso dal servizio integrale trasmesso lunedì 25 aprile 2022 a Striscia la notizia su Canale 5 alle ore 20.35 della presenza in rete di canzoni dal testo contenente minacce dal tono:

   «20900 delinquenti, sco****o la figlia di Staffelli»;

   l'autore di questa violenta e schifosa strofa sulla figlia del conduttore TV Valerio Staffelli, è Simone Rizzuto, in arte Mr. Rizzus;

   nei confronti del trapper brianzolo, che nei suoi pezzi musicali non risparmia versi grondanti di violenza contro donne e forze dell'ordine, la signora Staffelli ha sporto denuncia, a tutela della propria persona;

   sempre più spesso tramite web si veicolano offese e minacce che sono facilmente intercettate dai minori e che possono influire negativamente sulla loro crescita;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per combattere la diffusione di testi d'odio e violenza sul web, che colpiscono la formazione delle giovani generazioni.
(4-12048)


   BITONCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base alla disciplina vigente, e in particolare all'articolo 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, tutte le pubbliche amministrazioni, nel periodo che intercorre tra la data di convocazione dei comizi elettorali e la chiusura delle operazioni di voto, incontrano forti limitazioni nell'attività di comunicazione istituzionale;

   l'ambito del divieto non è circoscritto solo all'attività svolta attraverso i tradizionali mezzi di comunicazione di massa (cartellonistica, convegni, spot radiotelevisivi), ma investe ogni attività di comunicazione che sia caratterizzata da un'ampiezza, capacità diffusiva e pervasività, vale a dire ogni attività di comunicazione esterna, quali che siano i mezzi tecnici ed organizzativi all'uopo usati - e quindi anche la comunicazione attraverso internet (cosiddette reti telematiche);

   la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 502 del 2000, ha chiarito inoltre che il divieto alle amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione durante la campagna elettorale è «proprio finalizzato ad evitare il rischio che le stesse [amministrazioni pubbliche] possano fornire, attraverso modalità e contenuti informativi non neutrali sulla portata dei quesiti, una rappresentazione suggestiva, a fini elettorali, dell'amministrazione e dei suoi organi titolari»;

   debbono dunque ritenersi vietate tutte le attività informative dirette essenzialmente a proporre un'immagine suggestiva dell'Ente, delle sue istituzioni e dei suoi organi, allo scopo di legittimarne l'operato svolto o di enfatizzarne i meriti in maniera evocativa e suggestiva per il cittadino elettore;

   a differenza di quanto dianzi esposto l'amministrazione comunale uscente del comune di Padova ha posto in essere una serie di attività a parere dell'interrogante di propaganda elettorale, celate da comunicazione istituzionale, e diffusamente riportate dalla stampa locale come l'apertura di un campo da cricket o lo stanziamento di risorse per la manutenzione stradale ordinaria;

   in periodo elettorale la comunicazione istituzionale deve pertanto essere caratterizzata contemporaneamente dai requisiti della impersonalità e della indispensabilità;

   nel caso specifico del comune di Padova, a parere dell'interrogante, la Giunta uscente ha invece utilizzato in modo distorto la comunicazione istituzionale per meri fini elettorali;

   non si può far a meno di evidenziare come occorra garantire la parità di condizioni non soltanto nell'accesso ai mezzi di comunicazione nel limitato arco temporale che va dall'indizione dei comizi elettorali al voto, ma anche la possibilità che tutte le forze politiche operino su un piano di effettività parità, soprattutto di mezzi, in linea peraltro con il principio dell'uguaglianza sostanziale, di cui all'art. 3, comma 2, Cost., cardine del nostro sistema costituzionale –:

   quali iniziative di carattere normativo il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire il corretto svolgimento delle campagne elettorali, tenendo conto di quanto dianzi dedotto e della necessità di rispettare la par condicio.
(4-12051)


   BITONCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal sito internet istituzionale, il Comune di Padova, nei giorni scorsi, ha avviato una rilevazione nella città volta a «conoscere e comprendere i bisogni delle persone, per giungere ad una migliore conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro»:

   l'amministrazione intende utilizzare i risultati dell'indagine al fine di «attuare interventi territoriali corrispondenti ai bisogni rilevati e avere informazioni utili per programmare scelte e strategie future di sviluppo del benessere del territorio»;

   a parere dell'interrogante, l'iniziativa, rappresentata dall'amministrazione uscente come un servizio alla comunità cittadina, è in realtà artatamente preordinata per meri fini elettorali;

   non a caso lo stesso comunicato stampa del Comune rende noto che si tratta di un'iniziativa nuova, mai sperimentata prima «che può intercettare la situazione delle diverse persone che vivono o lavorano a Padova, che siano dipendenti, impegnate nello studio, pensionate, in cerca di occupazione, ma anche attive nell'imprenditoria e nella libera professione, italiane o straniere»;

   come noto ai sensi dell'articolo 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni;

   la ratio della disciplina è, pertanto, quella di prevenire i rischi di interferenza e le distorsioni che la comunicazione degli enti pubblici potrebbe indurre rispetto ad una libera consultazione elettorale; secondariamente, di evitare che chi ricopre cariche pubbliche, nel momento della scadenza del mandato, sia tentato di utilizzare gli strumenti di cui dispone per avvantaggiare la propria parte politica;

   tutte le attività d'informazione volte, quindi, a fornire una rappresentazione positiva dell'amministrazione o dei suoi organi, allo scopo di legittimarne l'esistenza e/o l'attività o di promuoverne la riconferma, rientrano nel concetto di «comunicazione di immagine» e sono pertanto da considerarsi vietate per evitare possibili distorsioni nella competizione politica;

   la reiterata violazione, per l'interrogante, della disciplina elettorale da parte dell'amministrazione uscente del comune di Padova dimostra che nonostante le numerose specificazioni, controlli e sanzioni, la normativa attualmente vigente non è ancora in grado di garantire quella effettiva parità di trattamento tra tutti i soggetti concorrenti alle elezioni che la legge si era prefissata –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato, per una revisione complessiva della normativa inerente alla propaganda elettorale durante le tornate elettorali, che la renda più attuale anche alla luce dei nuovi strumenti informatici.
(4-12052)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la prevenzione e la diagnosi precoce sono strumenti che possono, più di tutti, contrastare l'insorgere di malattie psichiche e contrastarne lo sviluppo e la degenerazione, in particolare nelle primissime fasi della vita, quando il soggetto inizia a formare la propria personalità, e durante l'adolescenza, che rappresenta un periodo di particolare fragilità e cambiamento; in ragione di ciò, la funzione del supporto psicologico è di grande utilità se inserita all'interno delle strutture scolastiche, ove vivono la propria quotidianità i giovani e i giovanissimi del nostro Paese;

   in questo contesto si è innestata l'emergenza pandemica da Covid-19 che ha letteralmente sconvolto il mondo per come eravamo abituati a conoscerlo fino ad allora; l'impatto è stato devastante anche sul piano della salute mentale e ha interessato tutte le fasce della popolazione, ed ha colpito particolarmente i giovani;

   le richieste di intervento psicologico sui giovani sono aumentate in maniera esponenziale in questi ultimi 2 anni: Margherita Fioruzzi, di Mama Chat, rileva che le richieste di intervento «sono davvero quintuplicate [...] Molti sono minori, alcuni con comportamenti autolesionistici. I consultori sono strapieni»; secondo Stefano Porcelli, responsabile dell'area psichiatrica-psicologica-neuropsicologica del Santagostino, «tanti giovani arrivano da noi quando trovano lavoro. Questo significa che iniziano le cure decisamente in ritardo»; Andrea Civitillo, dell'ordine degli psicologi del Lazio, conferma: «stanno arrivando persone sempre più giovani [...] Pur di avere un contatto, uno scambio relazionale, questi ragazzi si danno appuntamento per fare risse»; secondo il report pubblicato dall'Unicef nel mese di ottobre 2021 un giovane su tre con problemi di malessere psicologico, uno su cinque con problemi di depressione, uno su sette con una patologia psichica strutturata, il suicidio come seconda causa di morte (4 casi su 100 mila);

   il governo diede una prima risposta a questa emergenza con l'articolo 231 del cosiddetto «decreto rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020): 331 milioni di euro, da destinare a varie finalità per lo svolgimento in condizioni di sicurezza dell'anno scolastico 2020/2021, tra le quali anche il supporto psicologico;

   successivamente l'allora Ministro Azzolina siglò un importante Protocollo d'intesa tra Ministero dell'istruzione e Consiglio nazionale ordine psicologi, avente l'obiettivo di «fornire un supporto psicologico su tutto il territorio nazionale rivolto al personale scolastico, agli studenti e alle famiglie per rispondere ai traumi e ai disagi derivati dall'emergenza COVID-19», e «avviare un sistema di assistenza e supporto psicologico a livello nazionale per dare assistenza e prevenire l'insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico tra gli studenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado»;

   ciascun istituto scolastico aveva a disposizione per tal scopo euro 1.600, per il periodo settembre-dicembre 2020, e ulteriori ulteriori euro 3.200 per la prosecuzione del servizio nel periodo gennaio-giugno 2021;

   ulteriori finanziamenti sono stati, ad esempio:

    risorse ex articolo 31, comma 1, del decreto-legge n. 41 del 2021, che potevano essere utilizzati, tra l'altro, anche per «specifici servizi professionali per il supporto e l'assistenza psicologica e pedagogica»;

    risorse ex articolo 1, comma 697, legge di bilancio 2022 (legge n. 234 del 2021) con vincolo di destinazione unico: «supportare il personale delle istituzioni scolastiche statali, gli studenti e le famiglie attraverso servizi professionali per l'assistenza e il supporto psicologico»;

   considerato che ciascuna di queste risorse straordinaria è stata soggetta a rendicontazione, anche al fine di verificare l'efficienza di questo sistema di finanziamento del servizio di supporto psicologico scolastico, sarebbe fondamentale comprendere l'impiego effettivo di queste risorse da parte delle istituzioni scolastiche –:

   di quali dati dispongano in merito all'effettivo impiego delle risorse finanziarie dello Stato assegnate alle istituzioni scolastiche per attivare servizi di supporto psicologico, a partire dall'insorgere dell'emergenza pandemica.
(3-02960)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO e DEL SESTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i contratti a tempo determinato, soprattutto nel settore privato, sono sempre più diffusi e tale tipologia contrattuale sta diventando anche una consuetudine nel settore pubblico, tali rapporti di lavoro sono quasi sempre precarizzanti, in quanto non permettono ai dipendenti di pianificare la loro vita, a causa della mancata garanzia salariale nel tempo;

   dagli ultimi dati Istat emerge la crescita occupazionale, ma l'aumento occupazionale è guidato dai lavoratori precari con contratti a termine che attualmente risultano 3 milioni e 150 mila;

   il dato che risalta maggiormente è quello relativo al tasso di povertà + 15 per cento negli ultimi 5 anni, pari a 11 milioni di persone a rischio; a capo di questo bacino, secondo gli ultimi dati Inps e Istat del 2022 si trovano i cosiddetti precari: dati allarmanti poiché non basta una crescita delle assunzioni del 46 per cento a fare da tampone, se contemporaneamente le cessazioni dei rapporti di lavoro superano il 50 per cento;

   la ricomposizione post-pandemica del lavoro sembra dunque non solo sbilanciata sui contratti a tempo, più facilmente revocabili dalle imprese, ma si addensa sui lavoratori per durate incompatibili con una vita stabile e prospettive di futuro;

   la ripresa occupazionale post-pandemia si fonda sostanzialmente sull'esplosione dei contratti a termine, segno che non sono più uno strumento per affrontare esigenze temporanee e limitate ma sta assumendo una caratteristica strutturale; inoltre, va considerato che il tasso di disoccupazione delle fasce di età più giovani si abbassa perché nel nostro Paese stanno invecchiando i lavoratori e la produttività del lavoro è moderatamente decrescente, poiché, nella lettura dei dati, non va trascurata l'interpretazione demografica che agisce nella direzione di uno strutturale abbassamento del tasso di disoccupazione che a marzo si colloca all'8,3 per cento un valore che non si riscontrava dalla metà del 2011 e restando nel confronto di lungo termine, infatti, se oggi l'occupazione tra 15 e 34 anni vale il 23,1 per cento del totale, nel marzo del 2004 lo stesso parametro assumeva il valore del 35,3 per cento per converso gli occupati con oltre 50 anni di età erano il 20,4 per cento e oggi costituiscono il 37 per cento;

   i contratti a termine, alcuni anche di pochi mesi, favoriscono sia lo sfruttamento sia l'instabilità occupazionale e appare alquanto necessario intervenire anche per contrastare i cosiddetti contratti pirata che nel nostro Paese rappresentano uno degli strumenti di lavoro povero unitamente alla bassa retribuzione a scapito dei lavoratori e delle lavoratrici giovani e donne che rappresentano le categorie con tipologie contrattuali a termine, precari che insieme alla criticità del basso salario, rappresentano le categorie più fragili del mercato del lavoro e che più pesantemente pagano le conseguenze della crisi economica causata dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina che destabilizza ulteriormente la condizione lavorativa in un contesto di precarizzazione economica e sociale;

   alla luce della crescita esponenziale di alcune forme di lavoro — tra cui il lavoro temporaneo, quello a tempo parziale e a chiamata, con forme contrattuali sempre più brevi, diversi Paesi europei hanno adottato misure per garantire l'effettivo riconoscimento del diritto alla contrattazione collettiva per tutti i lavoratori e le lavoratrici –:

   se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per razionalizzare la forte proliferazione delle tipologie contrattuali che favoriscono il lavoro precario caratterizzato altresì dal basso livello retributivo, un fenomeno che sta diventando strutturale e che necessita di una risposta complessiva per arginare anche il deprecabile fenomeno del dumping contrattuale rappresentato dai cosiddetti contratti pirata, contratti più brevi, lavoro intermittente, al fine di contrastare la grande precarizzazione dei rapporti di lavoro.
(4-12046)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBANO e FRASSINETTI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24 contenente disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza, all'articolo 9, comma 5, prevede che fino alla conclusione dell'anno scolastico 2021-2022, nelle istituzioni e nelle scuole, nonché negli istituti tecnici superiori si deve continuare ad applicare le seguenti misure di sicurezza: «a) è fatto obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo chirurgico, o di maggiore efficacia protettiva, fatta eccezione per i bambini sino a sei anni di età, per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso dei predetti dispositivi e per lo svolgimento delle attività sportive.»;

   il decreto prevede dunque che i ragazzi sopra i 6 anni utilizzino la mascherina fino alla fine dell'anno scolastico e ribadisce comunque che «non hanno l'obbligo di indossare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie i bambini di età inferiore ai sei anni», e quindi i bambini che frequentano nidi e materne;

   in questo modo, tra gli alunni della materna, i bambini che compiono 6 anni di età vengono obbligati ad indossare la mascherina chirurgica a differenza dei compagni di classe che di fatto non devono indossarla;

   moltissime associazioni si sono spese e hanno attivato petizioni per modificare questa norma che appare irrazionale e in totale contraddizione con il Decreto «Riaperture» che mirerebbe a normalizzare la situazione pandemica e a ridurre le restrizioni e comunque discriminatoria nei confronti dei bambini che hanno come unica «colpa» l'aver compiuto i sei anni d'età;

   la tutela delle persone più deboli come i bambini è assolutamente doveroso, quanto proprio i bambini rappresentano il nostro futuro e il futuro della nostra Nazione –:

   se non intenda adottare iniziative volte a superare situazioni che appaiono irragionevoli, in particolare in considerazione dell'incidenza in un ambito così delicato quale quello della scuola materna.
(4-12050)

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazione a risposta scritta:


   LONGO. — Al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Enit – direzione generale del turismo –, del commissario nazionale gioventù italiana;

   è un ente morale (decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948), su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro per gli affari esteri, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno; infine con il decreto-legge n. 97 del 1995 è stato riconosciuto ente culturale;

   con legge n. 96 del 1949 è stato concesso all'Aig un contributo di lire 3.000.000 per la sistemazione e gestione di alloggi alberghieri e per l'organizzazione della stessa Associazione;

   a seguito dell'emanazione della disciplina sul riordino degli enti pubblici, l'Associazione ha continuato a ricevere finanziamenti e contributi diretti da parte di Ministeri e regioni;

   l'Associazione non ha finalità di lucro, è stata costituita da rappresentanti di enti statali, il suo patrimonio è costituito da contributi concessi dallo Stato e da enti pubblici; tra i «membri di diritto» figurano i rappresentanti dei Ministeri competenti in materia di istruzione, politiche giovanili e turismo: è inclusa tra le Ong, segnalata dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale; realizza gli scopi sociali mediante convenzioni con gli enti locali con cui stipulano contratti di locazione a prezzi calmierati o di comodato; nel corso degli anni ha ricevuto contributi statali per la realizzazione dei propri scopi istituzionali mediante apposite disposizioni di legge;

   la Corte di Cassazione (S.U. 3 maggio 2005 n. 9096) ha affermato che «la valutazione circa la natura pubblicistica della istituzione comporta senza dubbio il concorso di considerazioni di carattere giuridico e di considerazioni di fatto [...] la qualificazione di un ente come società di capitale non è di per sé sufficiente ad escludere la natura di istituzione pubblica dell'ente stesso ma si deve procedere ad una valutazione concreta in fatto»;

   l'Italia, attraverso l'Aig, è membro della International Youth Hostel Federation;

   dal 1° luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale di Roma ha respinto la domanda, presentata in via cautelare, di omologa del concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, e depositata in data 30 giugno 2017;

   l'Agenzia delle entrate e l'Inps, con rispettivi atti, avevano espresso il proprio assenso all'omologazione del piano, anche in virtù dell'elevata patrimonializzazione dell'ente, dell'interesse sociale e della salvaguardia del livello occupazionale;

   il valore ex articolo n. 79 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 del patrimonio immobiliare dall'ente ammonta a euro 21.941.662,36;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo in Corte di Cassazione;

   con ordine del giorno n. 9/2305/99, la Camera ha impegnato il Governo pro tempore ad adottare misure a salvaguardia;

   nella seduta del 21 ottobre 2019 della V Commissione Bilancio Senato, in sede di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019, il sottosegretario per l'economia e le finanze ha proposto di riformulare gli emendamenti da 15.0.13 a 15.0.19 riguardanti la trasformazione in ente pubblico non economico dell'associazione Alberghi per la gioventù, esprimendo poi parere favorevole all'approvazione;

   tale norma è stata approvata all'unanimità dalle Commissioni X e XI del Senato, e poi stralciata, per mancanza di coperture, con l'impegno del Sottosegretario per l'economia e le finanze di turno a riaffrontare il problema in un successivo provvedimento –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere a tutela del patrimonio mobiliare e immobiliare dell'ente.
(4-12045)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa e dalla delibera della Corte dei conti – SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER LA PUGLIA – n. 67/2022 e dall'ESAME DEI BILANCI DI ESERCIZIO 2016, 2017, 2018 e 2019 della medesima Corte, sembrerebbero emergere con evidenza ulteriori elementi che configurano malfunzionamenti del cosiddetto meccanismo della «distribuzione diretta dei farmaci» per il tramite delle strutture sanitarie pubbliche nonché spreco di risorse pubbliche. In particolare la Corte si riferisce ad un controllo effettuato alla Asl di Foggia;

   secondo quanto sintetizzato dalla stampa, la Asl di Foggia «... ha fatto registrare “un incremento rilevante” delle rimanenze di beni sanitari, passate dai 10,8 milioni di euro del 2016 ai 16,3 del 2019. Alla richiesta di spiegarne i motivi, il Collegio sindacale ha candidamente dichiarato “di non aver verificato che l'Azienda abbia effettuato un costante monitoraggio dei farmaci scaduti e/o dei prodotti soggetti a scadenza e che per quelli scaduti sia stato eseguito lo scarico degli stessi in attesa dello smaltimento”. Dagli ulteriori approfondimenti è emersa la mancata informatizzazione dei magazzini di reparto, ma è anche emerso che a far aumentare del 60 per cento in due anni il valore delle rimanenze di farmaci è stata – secondo la Asl – “una più puntuale e capillare rilevazione delle scorte in particolare nei centri/settori non informatizzati”. Ma non esistono dati né sul valore dei farmaci scaduti, né “se tali importi hanno trovato corrispondenza nei relativi formulari di smaltimento” (un controllo incrociato che serve per evitare i furti): ed ecco perché la Corte dei conti ha effettuato un rilievo formale...»;

   in particolare, nella predetta deliberazione, la Corte dei conti evidenzia quanto segue: «Con riferimento alle rimanenze di magazzino, ... è stato chiesto di illustrare la procedura del ciclo acquisto merci, con particolare riferimento ai farmaci ... nonché di specificare il sistema contabile di rilevazione delle rimanenze e l'organizzazione del magazzino centralizzato e di quelli di reparto... Con riferimento a questi ultimi, è stato chiesto di conoscere gli importi per ciascuna annualità all'esame e se gli stessi avessero trovato corrispondenza nei relativi formulari di smaltimento...;

   inoltre, essendo emerso che le rimanenze di beni sanitari, pari a fine 2016 e 2017 a euro 10.849.939,20 e euro 10.030.886,16, hanno registrato un incremento rilevante nelle due annualità successive (euro 16.719.040,09 nel 2018 e euro 16.365.494,05 nel 2019), è stato chiesto di illustrarne le ragioni...;

   la Corte dei conti, nel prendere atto del riscontro fornito e “...nell'evidenziare che, con riferimento ai farmaci scaduti, l'Ente non ha fornito il relativo importo per ciascuna annualità all'esame e non ha specificato se tali importi hanno trovato corrispondenza nei relativi formulari di smaltimento...” ha invitato la Asl di Foggia “... a garantire una gestione attenta e corretta del profilo in esame...”»;

   la vicenda, dunque, sembrerebbe porre in evidenza almeno quattro problematiche relative alla distribuzione diretta del farmaco da parte dell'Asl di Foggia: la prima attiene all'alta quota di beni sanitari afferenti le rimanenze nei magazzini ovvero pari a euro 16.719.040,09 nel 2018 e euro 16.365.494,05 nel 2019; la seconda alla mancanza di valore dei farmaci scaduti; la terza si riferisce alla mancata informatizzazione dei magazzini di reparto; la quarta alla mancanza di monitoraggi puntuali –:

   se ritenga, nel quadro del piano di rientro dai disavanzi sanitari, che il valore delle rimanenze sia adeguato e sostenibile e se contribuisca a configurare il meccanismo della distribuzione diretta del farmaco posta in essere dalla Asl di Foggia come economico, efficiente ed efficace;

   se disponga di notizie in merito al valore dei farmaci scaduti citati in premessa;

   se la mancanza di informatizzazione dei reparti e di monitoraggi puntuali contribuiscano a configurare il meccanismo della distribuzione diretta del farmaco posta in essere dalla Asl di Foggia come economico, efficiente ed efficace.
(5-08065)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROTTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sindrome di Sjögren è una patologia autoimmune sistemica, caratterizzata da un disordine immunologico che porta alla distruzione del parenchima delle ghiandole salivari, lacrimali e di altre ghiandole esocrine del tratto gastro-enterico e respiratorio. Come altre patologie autoimmuni, essa può danneggiare organi vitali e presentare una sintomatologia tipica caratterizzata da livelli di intensità variabile;

   può essere classificata primaria, nel caso di coinvolgimento delle ghiandole esocrine con o senza interessamento sistemico, e secondaria, quando si riscontra in associazione con altre malattie autoimmuni (lupus o artrite reumatoide);

   alcuni pazienti, con la sindrome di Sjögren primaria, possono avere solo sintomi di xerostomia e xeroftalmia (secchezza della bocca e degli occhi) di intensità e gravità variabile, mentre altri (circa il 60 per cento) hanno la forma primaria sistemica con gravi problematiche che possono interessare organi vitali (fegato, cuore, reni, polmoni, pancreas, stomaco e altro), con rischio di linfoproliferazioni (44 volte superiore alla popolazione generale) e incidenza del Linfoma di Hodking, con una mortalità del 5/8 per cento e con periodi di acuzie;

   nel mondo sono molte centinaia le persone ad essere colpite dalla sindrome di Sjögren: sono soprattutto donne (in un rapporto di 9 a uno rispetto agli uomini); con una età media intorno ai 50 anni e con due picchi di incidenza, uno tra i 20 e 30 anni e un altro tra 40 e 50 anni. Non è esclusa, anche se più rara, la fascia pediatrica;

   la sindrome di Sjögren con regolamento di cui al decreto del Ministro della sanità n. 329 del 1999 (come modificato dal decreto ministeriale 21 maggio 2021, n. 296 e dal decreto ministeriale 18 maggio 2001, n. 279) è stata, inserita nell'elenco delle malattie croniche e invalidanti, con l'indicazione delle prestazioni appropriate, cioè le uniche per le quali è riconosciuta l'esenzione dal pagamento del ticket. Al codice identificativo 030.710.2 dell'allegato 1, annesso al citato regolamento, figura la malattia di Sjögren, per la quale le prestazioni considerate appropriate sono, comunque, veramente esigue, mentre non è stata ancora inserita né nell'elenco delle malattie rare riconosciute, istituito con decreto ministeriale n. 279 del 2001, né nei nuovi livelli essenziali di assistenza definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 che, a sua volta, ha aggiornato gli elenchi delle malattie rare, croniche e invalidanti che danno diritto all'esenzione dal ticket, anche se alcune regioni stanno attribuendo alla stessa un codice di esenzione a livello regionale;

   l'Associazione dei pazienti A.N.I.Ma.S.S. ODV, da anni si sta battendo per l'inserimento della sindrome di Sjögren primaria sistemica all'interno del Registro nazionale delle malattie rare e nei livelli essenziali di assistenza avendo anche inviato, come previsto dai commi 554-559 della legge n. 208 del 2015, regolare richiesta alla Commissione nazionale per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e la promozione dell'appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale, non ricevendo per altro alcuna risposta;

   è opportuno ricordare che la legge di bilancio 2022 (articolo n. 1, comma 288, della legge n. 234 del 2021) ha stanziato dal 2022, 200 milioni di euro annui a valere sulla quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza –:

   quali siano i motivi che abbiano impedito, in sede di revisione dei livelli essenziali di assistenza avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, di riconoscere la Sindrome di Sjögren primaria sistemica all'interno dell'elenco delle malattie rare e se non ritenga doveroso, dopo tutti questi anni, dare seguito alle richieste avanzate dalle associazioni dei pazienti, inserendo tale patologia nell'elenco delle malattie rare.
(4-12044)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   il conflitto in Ucraina, stando alle denunce di alcune associazioni di consumatori, tra cui Assoutenti, sta aggravando gli effetti sui prezzi al dettaglio in Italia, già in rialzo con la pandemia, in particolare su alcuni beni di largo consumo come pasta, pane e olio di semi;

   l'Ucraina e la Russia rappresentano l'80 per cento delle esportazioni mondiali di olio di semi di girasole e il blocco delle importazioni si sta riflettendo sui prezzi ai consumatori attraverso rincari record su tutto il territorio nazionale;

   la citata associazione, sulla base degli ultimi dati forniti dal Ministero dello sviluppo economico ha stilato la classifica delle città dove, a oggi, si sono registrati i maggiori incrementi sui listini al dettaglio dei prodotti sopra indicati. Per quanto riguarda la pasta, ad esempio, la città più colpita sembra Messina, che in soli due mesi ha registrato un aumento dei prezzi del +13 per cento;

   sul pane la situazione non è migliore: a Cremona tra gennaio e marzo il prezzo al chilogrammo è aumentato del +12,2 per cento, a Cosenza del +8,7 per cento, e incrementi superiori al 6 per cento si registrano a Terni, Belluno, Lecco, Lodi;

   ovviamente, il rincaro riguarda anche tutti quei beni realizzati con queste materie prime, portando così a un generale rialzo dei prezzi della spesa che inciderà in modo pesante a fine anno sul bilancio delle famiglie italiane, già fortemente colpite in quest'ultimi anni dagli effetti recessivi dell'emergenza pandemica;

   in tale contesto, risulta opportuno scongiurare il rischio di qualsiasi tipo di speculazioni di mercato e vigilare che qualsiasi aumento sia effettivamente giustificato e riconducibile alla contingenza della guerra;

   l'eventualità della speculazione si è già paventata con l'aumento dei prezzi di carburante, gas ed energia elettrica che ha investito tutto il Paese al solo annuncio del possibile conflitto, tanto che la procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulla questione –:

   se i Ministri interpellati, per quanto di competenza, una volta accertate, tramite il Garante per la sorveglianza dei prezzi, le possibili distorsioni o speculazioni di mercato, non intendano adottare iniziative volte a bloccare, nell'immediato futuro, l'incremento ingiustificato dei listini relativi ai beni alimentari primari di largo consumo e dei loro derivati;

   quali iniziative si intendano adottare per ristorare e proteggere i consumatori, nello specifico le famiglie meno abbienti, dall'aumento spropositato dei prezzi, con particolare riferimento a quelle città maggiormente colpite dal rialzo, comprese nell'elenco stilato da Assoutenti, come evidenziato in premessa.
(2-01510) «D'Uva, Alaimo, Ascari, Baldino, Barbuto, Bella, Berti, Bruno, Businarolo, Luciano Cantone, Carinelli, Cataldi, Maurizio Cattoi, Cimino, Corneli, D'Arrando, De Carlo, De Lorenzis, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, D'Orso, Emiliozzi, Fantinati, Ficara, Frusone, Giordano».

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente - Arera ha adottato con delibera 3 agosto 2021 il «Metodo tariffario rifiuti (MTR-2) per il secondo periodo regolatorio 2022-2025»;

   l'MTR-2 prevede che le regioni prive di un gestore integrato individuino quali impianti di trattamento dei rifiuti debbano essere considerati come impianti di chiusura del ciclo «minimi»;

   ad oggi a quanto consta solo una parte delle Ragioni hanno soddisfatto tale previsione, creandosi così una situazione del tutto disomogenea sul territorio nazionale;

   delle regioni che hanno ottemperato, solo Puglia, Sicilia, Campania, Liguria, Umbria e Friuli Venezia Giulia hanno individuato impianti «minimi», mentre le altre hanno qualificato tutti gli impianti privati come «aggiuntivi»;

   quindi, per quanto riguarda il Sud Italia, in cui tutte le regioni sono accomunate da una insufficiente capacità impiantistica, solo la Puglia, la Campania e la Sicilia hanno individuato gli impianti «minimi»;

   in relazione agli impianti definiti «minimi», l'MTR-2 prevede un regime amministrato a tariffa regolata;

   il criterio di calcolo della tariffa al «cancello» prende a riferimento i costi di esercizio dell'anno 2020 (due anni fa), costi che non tengono in alcun modo conto dei vertiginosi aumenti del costo della forza motrice in termini di energia, gas, carburante, materie prime e più in generale di molti beni e servizi (ad esempio i pezzi di ricambio e i materiali di consumo) necessari per l'esercizio degli impianti di trattamento dei rifiuti, aumenti verificatisi negli ultimi mesi ed esasperati dal conflitto bellico in Ucraina;

   l'applicazione nel 2022 di tariffe determinate sulla base dei costi del 2020 sta costringendo i gestori privati degli impianti individuati come «minimi» ad operare in condizioni non sostenibili, con il concreto e imminente rischio di chiusure aziendali con pesanti ripercussioni occupazionali e con la conseguente interruzione del servizio di ritiro e trattamento dei rifiuti;

   si è, quindi, venuta a creare una situazione per la quale, nelle (poche) regioni che hanno provveduto ad individuare gli impianti «minimi», detti impianti sono costretti ad operare con una tariffa del tutto insufficiente a coprire i costi di gestione e a trattare i rifiuti regionali imposti dall'autorità pubblica, mentre nelle (molte) regioni che ancora non si sono attivate in tal senso gli impianti di trattamento dei rifiuti possono continuare ad operare secondo le dinamiche del mercato, senza limitazioni quantitative e territoriali (i rifiuti possono circolare su tutto il territorio nazionale), con una evidente alterazione delle dinamiche concorrenziali tra le imprese;

   la situazione appare ancor più grave se riferita al solo Sud Italia, in cui a fronte di una situazione di partenza caratterizzata in tutte le regioni da carenze impiantistiche, i soli impianti penalizzati sono quelli della Regione Puglia, della Campania e della Regione Sicilia, uniche regioni dell'area che si sono attivate individuando gli impianti «minimi» –:

   quali iniziative di competenza, il Governo intenda assumere in concreto, e con quali tempi, in merito ai fatti esposti in premessa, al fine di ridurre l'imminente rischio di chiusure aziendali con le inevitabili gravi ripercussioni occupazionali e la conseguente interruzione del servizio di ritiro e trattamento dei rifiuti.
(2-01513) «Cassese, Masi, Galizia, Gagnarli, Pignatone, Cillis, Maglione, L'Abbate, Cadeddu, Gallinella, Parentela, Aresta, Ruggiero, Bilotti, Alberto Manca, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Orrico, Palmisano, Perconti, Sut, Daga, Deiana, Di Lauro, D'Ippolito, Federico, Maraia, Traversi, Micillo».

Interrogazioni a risposta immediata:


   MENGA e ROMANIELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta agli interroganti gli impianti idroelettrici e i pompaggi per l'accumulo rappresentano una delle risorse strategiche per l'equilibrio della rete elettrica nazionale;

   come riporta Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente), l'energia destinata al pompaggio è stata nel 2019 pari a 2,4 terawattora, a fronte di produzione lorda di appena 1,8 terawattora (fonte: Terna) sia nel 2019 che nel 2020;

   relativamente al pompaggio idroelettrico ad oggi la differenza fra l'energia impiegata (input) e l'energia ricavata (output) sarebbe pari ad una perdita del 25 per cento in questi impianti;

   nonostante un leggero aumento della potenza degli impianti di pompaggio installati (oggi di 7,6 gigawattora, + 5 per cento rispetto al 2000), negli ultimi venti anni si registra una riduzione della loro produzione di oltre 4 volte, in controtendenza rispetto a quanto avviene in altri Paesi europei (Spagna, Germania, Francia, Austria, Gran Bretagna);

   come spiega in alcuni documenti Terna, tali impianti costituiscono una risorsa strategica per il sistema elettrico nazionale, ideali per fornire servizi fondamentali di regolazione di frequenza e tensione, sempre più rilevanti con la crescente penetrazione delle fonti rinnovabili intermittenti come eolico e fotovoltaico;

   tale forma di accumulo, secondo un recente rapporto, potrebbe sopperire alle esigenze di accumulo elettrico del Paese, visto che i siti potenzialmente utilizzabili sarebbero in grado di immagazzinare circa 56 terawattora di elettricità;

   il sottoutilizzo di tali impianti potrebbe dipendere dal fatto che nel mercato del pompaggio idroelettrico esiste una posizione dominante di Enel (secondo dati Arera, il 96 per cento del totale), che non sembra avere interesse a compromettere il business delle sue centrali termoelettriche a carbone e a gas, avvantaggiate durante i picchi di prezzo nelle ore serali, quando l'energia solare non può competere, a tutto detrimento delle fonti rinnovabili;

   questa forma di accumulo andrebbe incentivata nella misura in cui essa effettivamente favorisce il massimo dispacciamento dell'energia rinnovabile prodotta e in questa direzione sarebbe necessario rivedere le attuali modalità di gestione degli impianti di pompaggio, favorendo un ruolo di primo piano di Terna, quale società che si occupa della trasmissione elettrica –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza dei fatti esposti in premessa e, conseguentemente, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di massimizzare la produzione di energia elettrica mediante i sistemi di accumulo e pompaggio idroelettrico esistenti nel nostro Paese.
(3-02955)


   D'ETTORE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle energie rinnovabili, vi sono le condizioni tecniche ed economiche per realizzare progetti offshore di parchi eolici marini galleggianti, in particolare nelle regioni Puglia, Calabria e Sardegna;

   i parchi eolici marini con turbine installate su piattaforme galleggianti al largo delle coste italiane costituiscono un'opportunità strategica per il Paese: l'offshore flottante, nello specifico, prevede che la quasi totalità dell'investimento si sviluppi sul territorio di insediamento;

   i principali produttori delle turbine degli impianti offshore sono europei; la filiera locale per componenti, materiali e servizi può essere realizzata in gran parte sul territorio nazionale in prossimità degli impianti;

   questi investimenti permettono la valorizzazione dei porti nazionali in un'ottica di sistema, mediante diversificazione delle funzioni industriali portuali per supportare progetti eolici offshore, nella produzione e nell'assemblaggio delle fondamenta flottanti, nella fabbricazione di componenti di grandi dimensioni (come pale e torri), nelle infrastrutture elettriche (come sottostazioni e linee), nell'installazione e nelle operazioni di esercizio e manutenzione;

   si tratta di attività localizzabili nelle zone economiche speciali del Mezzogiorno con importanti ricadute sull'occupazione locale a lungo termine, anche mediante una vera e propria filiera di produzione sul territorio (gestione, logistica, servizi, manutenzione);

   l'Italia per posizione geografica può configurarsi come hub per esportazione dei componenti e dei materiali verso Paesi del Mediterraneo; la community portuale può trasformarsi da consumatore passivo a prosumer (produttore/consumatore), anche mediante creazione di banchine elettriche per navi attraccate, elettrificazione dei trasporti portuali, illuminazione degli edifici;

   alcune stime indicano che ogni megawatt di eolico flottante può creare 9 posti di lavoro a tempo indeterminato, di cui 6 diretti e 3 indiretti; progetti per 11 gigawatt al 2030 potrebbero generare 100.000 posti di lavoro, con formazione di alto livello con ricadute di gettito Irpef pari a circa 1,5 miliardi di euro all'anno;

   l'energia prodotta dai parchi eolici offshore può essere utilizzata per la produzione di idrogeno verde mediante elettrolizzatori con zero emissioni di anidride carbonica;

   l'integrazione di un parco eolico offshore con batterie di accumulo garantisce programmabilità dell'impianto e gestione efficiente ed efficace;

   si calcola che progetti offshore galleggianti, con capacità installata di 11 gigawatt, possano generare oltre 34 terawattora di energia pulita, evitando l'emissione in atmosfera di oltre 20 milioni di tonnellate di anidride carbonica –:

   quali progetti con tali tecnologie si intendano realizzare, con opportuna interlocuzione con Calabria, Sicilia e Sardegna e gli enti locali interessati.
(3-02956)


   D'ATTIS, LABRIOLA, ELVIRA SAVINO, GIANNONE, ROSPI, CASINO, CORTELAZZO, TARTAGLIONE, MAZZETTI, FERRAIOLI e VALENTINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'area di Taranto vive da molti anni una grave crisi ambientale, conseguenza di una notevole concentrazione di insediamenti industriali ad alto impatto ambientale e, soprattutto, della presenza dell'ex Ilva;

   l'ex Ilva di Taranto, ora in amministrazione straordinaria, è lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa. Già nel 1990, l'area di Taranto è stata dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale e dal 1998 è ricompresa tra i siti di interesse nazionale;

   la Commissione europea ha più volte invitato l'Italia a dare soluzione al grave inquinamento che interessa il sito dell'Ilva e i territori limitrofi agli stabilimenti;

   le matrici ambientali dei territori dell'area di Taranto presentano mediamente elevati livelli di compromissione e inquinamento, con tutto quello di negativo che questo comporta in termini di salute pubblica e di salvaguardia ambientale;

   il decreto-legge n. 21 del 2022, attualmente in fase di conversione al Senato della Repubblica, prevede che fino a 150 milioni di euro dei fondi confiscati alla famiglia Riva e acquisiti dalla gestione commissariale di Ilva s.p.a. in amministrazione straordinaria vengano destinati a progetti di decarbonizzazione del ciclo produttivo dell'acciaio presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, in luogo della previgente disposizione di legge che li destinava in via esclusiva alla realizzazione del piano delle misure di tutela ambientale e sanitaria e a interventi volti alla tutela della sicurezza e della salute, di ripristino e di bonifica ambientale –:

   quale sia attualmente lo stato delle bonifiche dei siti ex Ilva di Taranto e dei territori limitrofi e se il Ministro interrogato possa confermare che le risorse per gli interventi volti alla tutela della sicurezza e della salute, al ripristino e alla bonifica ambientale dei siti ex Ilva s.p.a. e delle aree escluse rimaste in capo e gestite dall'Ilva in amministrazione straordinaria, nonché per la riqualificazione e riconversione produttiva dei siti contaminati nei comuni di Taranto e di Statte, siano congrue rispetto al reale fabbisogno economico necessario ai suddetti interventi per le bonifiche e per la tutela della salute.
(3-02957)


   DAVIDE CRIPPA, MASI, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SUT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il graduale rientro dell'emergenza causata dalla diffusione del COVID-19 e la contestuale ripresa dell'economia nazionale prima e il conflitto russo-ucraino poi hanno generato, anche visto l'aumento della domanda delle materie prime a fronte di una ridotta offerta, un incremento senza precedenti dei prezzi dell'energia elettrica e del gas che ha messo in seria difficoltà i consumatori finali;

   dinanzi ad uno scenario di rialzo spropositato dei citati prezzi, molte famiglie hanno lasciato il servizio di maggior tutela per indirizzarsi sul mercato libero alla ricerca di offerte vantaggiose a prezzo fisso, rischiando tuttavia di affidarsi ad operatori di mercato con contratti convenienti ma con basi economiche non abbastanza solide per sostenere le variazioni di mercato, tenuto conto che questa tipologia di offerte necessita da parte del venditore di acquisire adeguate coperture per il rischio di incrementi futuri del prezzo;

   recentemente svariati operatori di mercato hanno modificato unilateralmente le condizioni economiche dei menzionati contratti a prezzo fisso (12, 18 o 24 mesi) di energia elettrica e gas pattuiti precedentemente, sorprendendo quei consumatori che si erano convinti a passare al libero mercato potendo usufruire, per la durata concordata contrattualmente, di un prezzo di vendita della materia prima bloccato e non indicizzato ad un prezzo dell'energia che risultasse ex post diverso rispetto alle aspettative di andamento del suddetto prezzo considerate al momento della scelta –:

   se intenda acquisire, in merito alla situazione sopra rappresentata e per quanto di competenza, elementi informativi utili a valutare il livello di efficienza e di concorrenzialità delle offerte rese disponibili da parte degli operatori di vendita del mercato libero ai clienti finali, anche alla luce della prossima uscita dal servizio di maggior tutela, e se non ritenga piuttosto di rivalutare il termine di superamento del servizio di tutela e, nello specifico, dello svolgimento delle aste per assegnare i clienti attualmente serviti in maggior tutela a venditori operanti nel libero mercato, tenuto conto che Arera deve determinare le tariffe tutelate in coerenza con i reali costi di approvvigionamento della materia prima.
(3-02958)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in esito al Consiglio europeo dell'energia riunitosi il 28 febbraio 2022, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Stiamo lavorando molto efficacemente per sganciarci dalla dipendenza dal gas russo» e che i Ministri dell'Unione europea «sono tutti d'accordo che dobbiamo accelerare sulle rinnovabili, anche con semplificazioni burocratiche forti»;

   le dichiarazioni del Ministro interrogato erano state precedute dall'appello lanciato pochi giorni prima da Elettricità futura, principale associazione delle imprese elettriche italiane: «Chiediamo al Governo e alle regioni di autorizzare entro giugno 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili, pari a solo un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna (..) 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20 per cento del gas importato»;

   nella stessa occasione le imprese elettriche hanno espresso anche il proprio impegno per «garantire la sicurezza, ridurre la dipendenza energetica e abbassare il costo delle bollette elettriche», attraverso un investimento di 85 miliardi di euro e la conseguente creazione di ottantamila nuovi posti di lavoro;

   stando a quanto riportato dalle associazioni del settore, lo sviluppo delle energie alternative in Italia sarebbe impedito da ritardi e ostacoli burocratici, che fanno sì che la quasi totalità dei nuovi piani per impianti eolici e solari non sia mai attuata;

   un recente articolo de Il Corriere della Sera ha, infatti, riportato che secondo l'Alleanza per il fotovoltaico, a cui aderiscono i principali operatori del settore, ci sono 35 miliardi di euro di investimenti bloccati e 40 gigawatt di energia solare in attesa delle autorizzazioni, bloccati da procedimenti autorizzatori che durano in media tra i quattro e i cinque anni;

   i ritardi e gli ostacoli burocratici che caratterizzano le procedure autorizzatorie per i nuovi impianti di energie rinnovabili stanno impedendo all'Italia di raggiungere – entro il 2030 – l'obiettivo di 60 gigawatt di produzione da rinnovabili fissato dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec);

   per raggiungere gli obiettivi minimi del Piano nazionale, infatti, l'Italia dovrebbe costruire impianti rinnovabili per 4.700 megawatt l'anno, ma nel 2021 ne sono stati costruiti per appena 1.300 megawatt, meno di un terzo del necessario –:

   quali iniziative intenda assumere per risolvere le criticità di cui in premessa, al fine di aumentare la produzione di energia nazionale attraverso le energie rinnovabili e ridurre la dipendenza energetica dell'Italia, anche attraverso una più efficace pianificazione e un maggior coordinamento tra tutti gli attori coinvolti.
(3-02959)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   a sei giorni dall'affondamento, avvenuto il 16 aprile 2022, nel Golfo di Gabes, sud est della Tunisia, della petroliera Xelo, sospettata di trasportare 750 tonnellate di gasolio caricato illegalmente a Zawiya, in Libia, le autorità tunisine hanno annunciato che non è stata trovata alcuna traccia di gasolio nei serbatoi della nave. A dichiararlo senza fornire ulteriori spiegazioni è stato Mezri Letaief, contrammiraglio della Marina tunisina, responsabile della supervisione dell'intervento urgente per scongiurare il disastro ambientale, nel corso di una conferenza stampa, venerdì 22 aprile 2022;

   anche il ministero dell'ambiente di Tunisi ha emesso un comunicato in cui afferma che i serbatoi della nave sono vuoti e non presentano alcun pericolo per l'ambiente. Il ministero ha assicurato che le operazioni di valutazione dei danni e di protezione del mare dall'inquinamento si interromperanno per il momento, fino alla ripresa delle operazioni volte alla rimozione del relitto. Sulla questione sono state aperte due indagini: una sulla dinamica dell'affondamento, l'altra per disastro ambientale. Ma sul tragitto della Xelo aleggiano molti misteri, la pista del contrabbando è al vaglio degli inquirenti, mentre si fa spazio l'ipotesi che la nave sia stata «auto-affondata» considerato che il certificato dell'assicurazione sarebbe scaduto dopo pochi giorni, il 26 aprile 2022;

   queste precisazioni del Governo tunisino non rassicurano, anzi, è del tutto evidente che il timore per un drammatico disastro ambientale, che potrebbe causare grossi danni agli ecosistemi del Mar Mediterraneo, rimane;

   la nave affondata non era dedita al trasporto di carburante e secondo la stessa fonte la rimozione e distruzione degli strumenti di navigazione e del gps è di natura criminale;

   le autorità tunisine, all'indomani del naufragio, hanno dichiarato che la Xelo stava viaggiando dal porto egiziano di Damietta a Malta. Informazione contraddetta dai tracciati: il giornalista di RadioRadicale Sergio Scandura ha pubblicato la rilevazione satellitare dell'ultima tratta percorsi dalla petroliera che sarebbe partita dal porto tunisino di Sfax, dove aveva fatto rifornimento e manutenzione, indicando Damietta come destinazione. Sia per il carico che per la rotta della nave, quindi, le informazioni delle autorità tunisine si sono presto rivelate erronee;

   intanto, Malabo ha sospeso 395 navi battenti bandiera della Guinea Equatoriale «illegalmente» dopo l'affondamento della Xelo, ha annunciato Teodoro Nguema Obiang Mangue;

   «il golfo di Gabès è già inquinato dalle raffinerie di fosfato, ma questo incidente potrebbe far precipitare la situazione. Mi preoccupa l'apparente tranquillità delle autorità», afferma Majdi Karbai, deputato del partito socialdemocratico ed ecologista Attayar. Karbai, insieme ad altri parlamentari, è stato accusato di cospirazione e minaccia alla sicurezza dal Presidente della Repubblica Saïed per aver votato il 30 marzo 2022 l'annullamento delle misure straordinarie. Rischia pene esemplari;

   come rivelato dall'Agenzia Nova, la verifica del carico della petroliera Xelo è avvenuta grazie «all'expertise e alla tecnologia messa a disposizione dalla Difesa italiana, rispondendo a una richiesta della parte tunisina». I serbatoi sono fortunatamente vuoti e non pieni di gasolio, come inizialmente ipotizzato dalle autorità tunisine che aveva lanciato l'allarme sulla presenza di 750 tonnellate di carburante. L'Italia, rispondendo a una richiesta di aiuto tunisina, ha inviato il pattugliatore d'altura Vega –:

   se intendano rendere note con urgenza tutte le informazioni sullo sversamento derivante dall'affondamento della petroliera;

   se intendano adottare iniziative volte ad avviare, in collaborazione con i Paesi interessati dallo sversamento, utilizzando anche i canali diplomatici, uno studio per appurare se ci siano danni all'ambiente marino, alle risorse ittiche ed eventuali pericoli per i consumatori;

   se e con quali compiti sia stato inviato il team antinquinamento annunciato dal Ministro della transizione ecologica.
(5-08068)

TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   ZUCCONI, DE TOMA e CAIATA. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia, il turismo italiano risulta essere tra i settori più colpiti economicamente a causa delle chiusure e delle restrizioni;

   per la prima volta dall'arrivo Coronavirus si incominciano a registrare piccoli segnali di ripresa per un settore in folte difficoltà come quello del turismo. Secondo Demoskopika il 2022 «segnerebbe un incremento dei flussi turistici in Italia: quasi 343 milioni di presenze e poco più di 92 milioni di arrivi, con una crescita rispettivamente pari al 35 per cento e al 43 per cento rispetto all'anno precedente. Segnali in ripresa, dunque, per il settore (...) anche se ancora al di sotto del risultati registrati nel 2019, con un -21,4 per cento di presenze e un -29,6 per cento di arrivi»;

   in un contesto turistico totalmente rivoluzionato, che paga anche delle negatività in ottica di flussi determinate dal conflitto tra la Russia e l'Ucraina, è necessario individuare nuove strategie per valorizzare e rilanciare la competitività delle mete italiane;

   come già ampiamente denunciato nel 2019 con la proposta di legge A.C. 1900, con la quale l'interrogante cercava di intervenire in materia di web tax, il sistema dell'offerta e della domanda è profondamente cambiato e gli operatori tradizionali devono convivere con le piattaforme digitali private di intermediazione tra domanda e offerta, le cosiddette OTA – online travel agencies straniere, che hanno ormai monopolizzato il settore e che offrono i loro servizi a tassi eccessivamente onerosi;

   tra gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza vi è la creazione di un Polo del turismo digitale, attraverso il miglioramento del portale «Italia.it», in grado di permettere all'intero ecosistema turistico di valorizzare, integrare e promuovere la propria offerta;

   recentemente il Ministro interrogato ha dichiarato che a giugno verrà rilasciata la versione completamente rinnovata del portale «Italia.it», che sarà disponibile in tutte le principali lingue e che verrà implementato a ottobre con il lancio di una mobile App in grado di proporre al turista esperienze sempre diverse e tagliate su misura –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di istituire un'apposita sezione nel portale «Italia.it» con funzioni di interfaccia digitale multilingue integrata per l'intermediazione online tra domanda e offerta dei servizi ricettivi e di ospitalità, al fine di migliorare la promozione dell'immagine unitaria dell'offerta turistica nazionale, garantire la libera concorrenza nel settore, favorendo, in particolare, la competitività, e affrancare il comparto dal monopolio di fatto delle Ota straniere.
(5-08060)


   SQUERI, POLIDORI e SESSA. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 le cosiddette «online travel agencies» (Booking.com, Airbnb ed Expedia) hanno intermediato in Italia prenotazioni per 5 miliardi di euro, riscuotendo commissioni per oltre un miliardo. L'Italia è il quinto mercato al mondo per Airbnb con oltre 220 mila proprietari di casa che utilizzano il suo portale;

   il mercato delle prenotazioni alberghiere o abitative a scopo turistico è di fatto monopolizzato da queste grandi piattaforme di intermediazione in grado di comparire stabilmente nella prima pagina di Google grazie a ingenti investimenti di digital marketing, stimati in 3,6 miliardi di euro;

   questa straordinaria capacità di indicizzazione sui motori di ricerca sta creando un limite alla concorrenza e comparire tra le prime segnalazioni in rete è diventato impossibile per le strutture ricettive, in particolare le piccole;

   il prezzo che pagano tali strutture per l'attività di intermediazione oscilla tra il 10 e il 20 per cento del pattuito, un margine ritenuto eccessivo, ma, d'altro canto nessuno ha il potere negoziale per spuntare un trattamento migliore senza correre il rischio di sparire dal principale distributore turistico internazionale, cioè la rete Internet;

   sono ricorrenti le accuse di evasione fiscale in merito al mancato pagamento delle imposte sulle commissioni. La procura di Genova ha avanzato richiesta di rogatoria all'Olanda, sede europea di Booking.com, ipotizzando un'evasione Iva per oltre 150 milioni di euro. Solo da poco si è riusciti a introdurre una norma cogente per il pagamento dell'imposta di soggiorno, dovuta ai comuni;

   recentemente, sono state avanzate proposte per porre un limite alle commissioni poste a carico delle strutture di accoglienza dalle piattaforme informatiche di intermediazione turistica o per consentire il calcolo di tali commissioni al netto dell'Iva;

   tali proposte sono state considerate «distorsive», in quanto avrebbero costituito un unicum a livello europeo che sarebbe andato a limitare la libertà di iniziativa economica e di impresa, oltre che la libera concorrenza;

   si verifica il paradosso che i principali distorsori dei princìpi della concorrenza mettano sotto accusa i tentativi di ripristinare la parità di condizioni tra i vari attori del mercato dell'accoglienza turistica –:

   quali iniziative di competenza volte al ripristino del corretto funzionamento del mercato turistico intenda adottare il Ministro con riferimento alla situazione delineata in premessa e se non ritenga opportuno valutare la creazione di una piattaforma informatica nazionale per la pubblicizzazione e per i servizi di prenotazione delle strutture di accoglienza turistica del nostro Paese.
(5-08061)


   MASI, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SUT. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia ha avuto un impatto significativo sul settore del turismo italiano che ha dovuto confrontarsi non solo con le misure di contenimento del virus, che hanno imposto lunghe chiusure e limitazioni, ma anche con il venir meno di una quota importante di fatturato rappresentata dai turisti stranieri. Questi lunghi mesi hanno determinato un cambiamento nella richiesta turistica che richiede la capacità di ripensare non solo i servizi offerti, ma anche i luoghi e le strutture di accoglienza;

   il comparto turistico ha la necessità di tracciare di nuovo le linee strategiche della promozione del brand Italia, una sfida che deve essere affrontata con strumenti di programmazione adeguati alle rinnovate esigenze del mercato;

   nel 2016 l'Italia si è dotata, ai sensi dell'articolo 34-quinquies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, del Piano strategico per lo sviluppo del turismo per il periodo 2017-2022;

   il Piano, approvato dal Comitato permanente di promozione del turismo, ha visto un significativo ed articolato processo di partecipazione e condivisione, avviato con gli Stati generali del turismo nell'ottobre 2015 e conclusosi a Pietrarsa nell'aprile 2016, con anche il contributo concreto di Ministeri, regioni, Anci, sindacati, associazioni di categoria;

   istituito con il compito di rappresentare tutti i soggetti pubblici e privati che operano nel settore del turismo il citato Comitato permanente, la cui composizione è stata più volte modificata, sembrerebbe di recente essere stato relegato ai sensi del decreto 23 giugno 2021 ad un ruolo di mero coordinamento dell'azione, della politica e della programmazione dei propri membri;

   la riscrittura del Piano annunciata di recente dal Ministro interrogato passa necessariamente attraverso un'integrazione collaborativa tra Stato e regioni, quale elemento essenziale per la pianificazione e per la valorizzazione e la promozione del turismo: il ruolo del Comitato permanente di promozione del turismo assume grande rilievo in questo contesto, anche al fine di consentire un esercizio congiunto – in linea con l'evoluzione della giurisprudenza costituzionale in materia a partire dal 2001 – di competenze normative su numerosi e rilevanti profili in materia –:

   quali siano la tempistica di realizzazione, gli obiettivi specifici, le principali linee di intervento, le finalità e le modalità attuative del nuovo Piano strategico di sviluppo del turismo, con riguardo anche all'accompagnamento dei territori, al raggiungimento degli obiettivi del Piano e al ruolo del sopra citato Comitato permanente.
(5-08062)


   BENAMATI, BONOMO, PRESTIPINO, SOVERINI, D'ELIA e GAVINO MANCA. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   i bed and breakfast rientrano tra le attività fortemente colpite dalla crisi del settore turistico dovuta all'emergenza da COVID-19;

   l'articolo 7-bis, comma 3, del «decreto Sostegni-bis» ha previsto l'istituzione di un fondo presso il Ministero del turismo, con una dotazione pari a 5 milioni di euro per l'anno 2021, da destinare al sostegno delle strutture ricettive extra-alberghiere a carattere non imprenditoriale munite di codice identificativo regionale o, in mancanza, identificate mediante autocertificazione in merito allo svolgimento dell'attività ricettiva di bed & breakfast; la disposizione è stata poi modificata dall'articolo 5-sexies del decreto-legge n. 146 del 2021, convertito dalla legge n. 215 del 2021;

   il decreto del 21 dicembre 2021 del Ministro del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha disposto i criteri per il riparto delle risorse destinate al sostegno dei bed & breakfast a gestione familiare;

   al fine di raggiungere un ampio numero di beneficiari il contributo è stato definito nella misura fissa di euro 2.000 per ogni richiedente;

   in data 22 dicembre 2021, con protocollo del Ministero del turismo, sono stati stabiliti i soggetti beneficiari del fondo nonché le modalità di presentazione dell'istanza;

   il termine per la presentazione delle istanze è stato fissato al 30 dicembre 2021;

   ad oltre 4 mesi distanza non risultano erogati gli indennizzi e le istanze risultano «in attesa di protocollazione automatica» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per accelerare l'erogazione degli indennizzi in questione.
(5-08063)


   MORETTO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la stagione estiva è alle porte, ma la stampa sta continuando a dare ampio spazio al grido di allarme delle categorie economiche e degli operatori sulla difficoltà di reperire lavoratori stagionali: cuochi, camerieri, aiuto cuochi, personale addetto alle pulizie, ma anche baristi, commessi, portieri e lavapiatti sono praticamente introvabili. La carenza di personale, soprattutto under 30, sta mettendo in crisi il mondo dell'ospitalità con il rischio che ci sia una dequalificazione del settore;

   l'Osservatorio dell'agenzia regionale Veneto Lavoro ha evidenziato che circa 100 mila contratti a termine attivati nelle sette province venete ogni anno (il 49 per cento del totale) sono stagionali. Venezia è in testa (49 per cento del totale), tallonata da Verona (26 per cento), in cui la maggior parte degli ingressi si effettua a giugno. Al terzo posto Belluno (13 per cento) con assunzioni effettuate a dicembre, per la stagione sciistica;

   secondo l'Ava (associazione veneziana albergatori) mancherebbero all'appello circa 2.500-3.000 figure su un indotto di 8 mila persone (escluso l'outsourcing) e stima una perdita del 30 per cento delle risorse umane;

   le ragioni dell'attuale difficoltà a reperire personale sono molteplici: l'impiego stagionale viene considerato poco sicuro e poco remunerativo rispetto all'impegno richiesto; l'epidemia da COVID-19 degli ultimi 2 anni ha cambiato anche l'approccio al mondo del lavoro. Altre ragioni sono rintracciabili nell'introduzione di nuovi sussidi come il reddito di cittadinanza, negli scarsi investimenti sulle scuole alberghiere ed infine anche nella difficoltà di sostenere i costi degli alloggi, soprattutto sulle spiagge. Per tutte questi motivi molti lavoratori si sono rivolti verso settori più redditizi –:

   se sia a conoscenza dei problemi esposti in premessa, che non riguardano la sola regione Veneto, e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche in collaborazione con il Ministero del lavoro, per una rapida soluzione dei problemi del settore del turismo, in vista dell'ormai imminente stagione estiva.
(5-08064)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRESTIPINO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   i Bed and Breakfast rientrano tra le attività fortemente colpite dalla crisi del settore turistico dovuta all'emergenza da COVID-19;

   l'articolo 7-bis, comma 3, del Decreto Sostegni Bis ha previsto l'istituzione di un fondo presso il Ministero del turismo, con una dotazione pari a 5 milioni di euro per l'anno 2021, da destinare al sostegno delle strutture ricettive extralberghiere a carattere non imprenditoriale munite di codice identificativo regionale o, in mancanza, identificate mediante autocertificazione in merito allo svolgimento dell'attività ricettiva di bed & breakfast e poi modificato dall'articolo 5-sexies del decreto-legge n. 146 del 2021, convertito dalla legge n. 215 del 2021;

   il decreto del 21 dicembre 2021 del Ministro del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha disposto i criteri per il riparto delle risorse destinate al sostegno dei B&B a gestione familiare;

   al fine di raggiungere un ampio numero di beneficiari, il contributo è stato definito nella misura fissa di euro 2.000 per ogni richiedente;

   in data 22 dicembre 2021, con protocollo del Ministero del turismo, sono state stabilite le modalità di presentazione dell'istanza;

   il termine per la presentazione delle istanze è stato fissato al 30 dicembre 2021;

   ad oltre 4 mesi di distanza non risultano erogati gli indennizzi e le istanze risultano «in attesa di protocollazione automatica» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per accelerarne l'erogazione.
(5-08066)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Lupi e Schullian n. 1-00540, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Squeri.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Viscomi e altri n. 7-00836, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 maggio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lepri.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Cillis n. 1-00609, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 660 del 18 marzo 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni, l'evolversi di un'economia sempre più interconnessa ha stimolato la crescita esponenziale di un mercato globalizzato, contribuendo a rendere l'Italia un Paese trasformatore oltre che produttore, con la necessità di importare – soprattutto dall'Oriente – le materie prime da lavorare e che costituiscono una risorsa imprescindibile per le fabbriche e le aziende operanti nel Paese;

    a seguito dell'avvento della pandemia COVID-19 e dell'arresto subito dall'intero pianeta, l'approvvigionamento di materie prime è divenuto sempre più complesso, e soprattutto oneroso, e la conseguenza è quella evidente dell'aumento dei prezzi dei prodotti finiti;

    ciò interessa tutti i settori merceologici, ma in maniera ancora più diretta il comparto agroalimentare, poiché le conseguenze dei rincari colpiscono direttamente i cittadini, oltre alle imprese, trattandosi il più delle volte di prodotti di prima necessità;

    nelle ultime settimane, a questa già complessa situazione si è affiancato il dramma della guerra e dell'aggressione russa in Ucraina tra Ucraina, che, oltre all'indicibile tragedia umanitaria, sta avendo strascichi commerciali ed economici, sia diretti che indiretti, per la difficoltà di reperimento di alcune materie prime agricole provenienti da quei territori (per l'Italia, soprattutto, mais, olio di semi e grano tenero) o per l'aggravarsi delle difficoltà di importazione da altri Paesi (si veda la situazione del grano duro importato dal Canada, il cui blocco commerciale ha già portato ad un rialzo massimo del prezzo del grano nel dicembre del 2021);

    in relazione all'approvvigionamento di grano duro, secondo Ismea l'instabilità del mercato deriva soprattutto dal vuoto d'offerta determinato dal calo della produzione mondiale, nel 2021, del 9,1 per cento rispetto al 2020 e dall'assottigliamento delle scorte globali (-24,5 per cento). All'origine della riduzione produttiva è stato il crollo del 59,6 per cento dei raccolti in Canada, principale esportatore mondiale, a causa dell'eccezionale siccità che ha colpito una vasta area del Paese;

    relativamente al mais, ad esempio, i listini hanno registrato una decisa tendenza al rialzo a partire da ottobre 2020, raggiungendo il picco nelle prime tre settimane di febbraio 2022, con valori mai rilevati nelle fasi più acute delle crisi dei prezzi tra il 2007 e il 2008; si tratta di una situazione che suscita qualche preoccupazione, vista la consistente riduzione della produzione interna di mais (-30 per cento negli ultimi 10 anni) e l'ormai strutturale dipendenza delle imprese zootecniche dal prodotto di provenienza estera (tasso di autoapprovvigionamento italiano pari al 53 per cento contro il 79 per cento nel 2011);

    i prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato aumenti insostenibili per le filiere produttive, pari al 32,9 per cento per il grano tenero, del 41 per cento per il mais, del 39,8 per cento per sorgo e orzo e dell'11,3 per cento per la soia; in particolare, la carenza di mais rischia di mandare in rovina gli allevatori italiani; per questo appare indispensabile dare aiuti alle aziende per sostenere gli aumenti dei prezzi dei mangimi;

    i rincari stanno colpendo la redditività delle imprese dell'intera filiera agroalimentare, portandola a livelli al di sotto della sostenibilità economica, considerato che il 30 per cento delle aziende agricole ha un bilancio in negativo. Si stima un aumento medio di un terzo dei costi di produzione dell'agricoltura a livello nazionale, per un esborso di circa 8 miliardi di euro su base annua rispetto al 2021;

    il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) ha stimato che un'impresa agricola su dieci non riesce a far fronte alle spese; si stima che ogni azienda agricola perderà in media 15.700 euro e dovrà fare i conti con aumenti dei costi pari al 54 per cento;

    tra gli effetti indiretti del conflitto russo-ucraino si segnala che dal 5 marzo 2022 l'Ungheria aveva deciso di bloccare le esportazioni dei cereali, proprio per il timore del Governo locale che il conflitto tra Russia e Ucraina potesse causare carenze significative nell'approvvigionamento nazionale e una conseguente impennata dei prezzi a livello mondiale; ciò sarebbe gravissimo per il nostro Paese, in quanto è un grande importatore di grano tenero, mais e semi di girasole proprio dall'Ungheria;

    nel dettaglio tra i nostri fornitori, l'Ucraina, nel 2021, ha fornito il 3 per cento delle importazioni di frumento tenero e il 13 per cento di mais, mentre la quota dell'Ungheria è, rispettivamente, del 23 per cento e del 32 per cento;

    anche la filiera lattiero-casearia, una tra le filiere fondamentali dei nostri sistemi produttivi primari, è in forte preoccupazione per la tenuta delle sue aziende, perché sconta una situazione macroeconomica relativa ad un aumento dei costi di produzione fuori controllo, causato dal continuo e inarrestabile aumento dei costi delle materie prime per l'alimentazione degli animali, dell'energia elettrica, del gasolio agricolo, nonché dei prezzi degli imballaggi, come le confezioni di latte;

    ad aumentare sono anche i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; a tal proposito, l'Ucraina ha bloccato le esportazioni di concimi e, dopo il blocco della Russia e della Bielorussia, il nostro Paese ha perso il 15 per cento delle importazioni totali di fertilizzante;

    per il futuro appare necessario attuare politiche tendenti alla diversificazione dei mercati di approvvigionamento, cercando ulteriori sinergie con i sistemi produttivi agricoli dei Paesi dell'Unione europea per raggiungere l'autosufficienza alimentare, nonché promuovere l'incremento delle capacità di stoccaggio sia a livello nazionale che europeo;

    per affrontare la situazione di crisi, con la decisione di esecuzione (UE) 2022/484 della Commissione europea del 23 marzo 2022, l'Unione europea ha temporaneamente superato gli obblighi di «inverdimento» posti in capo alle aziende agricole. In Italia, con il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dell'8 aprile 2022, n. 163483, sono state recepite le deroghe in materia di gestione dei terreni a riposo che interessano sia quelli dichiarati per soddisfare il requisito della diversificazione colturale, sia quelli utilizzati come aree di interesse ecologico, consentendo la messa a coltura anche dei terreni attualmente non coltivati;

    appare, inoltre, necessario adeguare i piani strategici nazionali alle nuove condizioni di mercato venutesi a creare, chiedendo la sospensione dell'entrata in vigore dei nuovi regolamenti della politica agricola comune alla fine del 2023;

    nel settore del florovivaismo i costi sono aumentati anche del 30 per cento, con i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita; si tratta di un settore cardine per l'economia agricola nazionale, che vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati;

    l'emergenza energetica si riversa non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche sui carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni. Nelle serre si spende dal 50 per cento in più, per il gasolio e l'elettricità, al 400 per cento in più per concimi e metano, mentre i prezzi degli imballaggi in plastica sono triplicati;

    il settore ittico, già provato duramente dagli effetti della pandemia, si trova oggi a dover fare i conti con questo nuovo ostacolo, l'aumento del gasolio agricolo; la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento, ora supera il 70 per cento; in media, un pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 euro a oltre 1.300 euro, a fronte di entrate economiche sempre più esigue; con i costi superiori ai ricavi si va incontro a un danno irrecuperabile per il settore ittico, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    anche la filiera della trasformazione agroalimentare risulta fortemente colpita, con particolare riferimento alle imprese legate a processi produttivi che necessitano di elevati impegni di energia, come la pastorizzazione, la quarta gamma o l'industria conserviera. In tal senso risulta fondamentale, all'interno delle misure governative di sostegno, superare la catalogazione per codici Ateco e parametrare gli aiuti alla percentuale dei costi energetici rispetto ai costi totali di produzione;

    a ciò si somma una crisi energetica generale importante, aggravata dalla pandemia prima e successivamente dalle conseguenze del conflitto in Ucraina, che sta evidenziando quanto sia necessario investire sulla produzione energetica nazionale e sulla diversificazione degli approvvigionamenti; per tale scopo è necessario rimuovere gli ostacoli burocratici e amministrativi alla realizzazione di impianti, con particolare riferimento alle fonti di energia rinnovabile, e favorire una filiera integrata di produzione per ciò che attiene alla componentistica di tali impianti, rispetto alla quale l'Italia è completamente dipendente dall'estero (Russia, Cina e altri Paesi);

    gli effetti della crisi energetica si stanno riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando sviluppo e competitività, in uno scenario in cui i costi elevati di produzione sostenuti dalle imprese sono tali da minare la sussistenza e limitare gli investimenti;

    tale «pandemia energetica» si sta riverberando su tutto il settore agroalimentare, paralizzando la spinta verso il futuro, bloccando lo sviluppo e spesso paralizzando la produzione, in un'ottica in cui le spese sostenute da imprese e aziende sono necessarie quasi esclusivamente per poter fronteggiare la normale produzione e non certo per implementarla;

    le imprese italiane si trovano, quindi, ad affrontare esborsi cospicui per l'acquisto delle materie prime necessarie, aggravati dall'aumento del loro prezzo, del costo di produzione e dell'onerosità del loro trasporto (si veda anche il «caro carburante», anche esso inasprito dal recente cambiamento della situazione geopolitica europea) e inoltre dai costi connessi alla transizione green, energetica e digitale attualmente in atto nel sistema produttivo italiano;

    un tale contesto sta portando ad un rialzo notevole dei prezzi dei prodotti finiti, con particolare riferimento ai beni di prima necessità, e ad un lento ma inesorabile rallentamento dei consumi che, in questa fase di ripresa economica post pandemica, il nostro Paese non può permettersi;

    in una fase particolare come quella attuale si possono, altresì, verificare speculazioni all'interno della filiera, con prezzi del prodotto finito che possono superare anche 13 volte il prezzo della materia prima, e tutto ciò è sufficiente a delineare un quadro generale molto complesso che rende ancora più evidente – più di quanto già valutato nel pieno della pandemia da COVID-19 – quanto sia importante per il nostro Paese raggiungere una maggiore autonomia produttiva da un punto di vista agricolo, agroalimentare ed energetico;

    relativamente alla questione dei terreni incolti, che potrebbero essere utilizzati per aumentare l'autosufficienza del nostro Paese, esiste il problema della ricomposizione fondiaria che riveste una particolare rilevanza, specialmente nelle zone montane, a causa dei gravi limiti strutturali presenti nel comparto agricolo dovuti ai fenomeni di polverizzazione accompagnati da quelli di frammentazione e dispersione fondiaria delle aziende agricole, organizzate in genere su più corpi fondiari, spesso distanti fra di loro, riferibili ad un unico proprietario e intervallati da terreni appartenenti ad altri soggetti;

    la frammentazione fondiaria, inoltre, porta ad avere delle zone rurali abbandonate, perché la coltivazione o il mantenimento dei fondi risulta difficile e non redditizio; questo anche a causa delle ridotte dimensioni dei lotti, che si configurano spesso come delle strisce di terreno lunghe e strette, e delle caratteristiche orografiche che mal si prestano alle lavorazioni agrarie; la frammentazione della proprietà fondiaria è un fattore negativo che incide fortemente sui costi di produzione delle colture, sulla competitività del sistema e sull'innalzamento dei livelli qualitativi ed è, altresì, una grande limitazione alla manutenzione dei terreni montani;

    in questo momento essere quanto più possibile autonomi nella produzione agricola e agroalimentare è fondamentale per garantire la sopravvivenza di un settore che si è rivelato fondamentale nel nostro Paese nei giorni più complessi della pandemia, non facendo mai mancare, nonostante le difficoltà, i beni di prima necessità alle famiglie;

    per avviare questo percorso di resilienza è necessario intervenire su molti aspetti dell'attuale politica agricola nazionale e delle restrizioni, spesso burocratiche, al fine di garantire nuovi orizzonti agli agricoltori, ai pescatori e all'intera filiera agroalimentare;

    appare necessario, ad esempio, ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle tea – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell'evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e ai parassiti e ne aumentano la produttività, velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale. L'Unione europea le ha inserite tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi del Green deal entro il 2030, ma necessitano di un chiaro e certo quadro normativo di riferimento. Il loro sviluppo, tuttavia, è ostacolato dalla legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati (direttiva 2001/18/CE). Nell'aprile 2021 la direzione generale agricoltura della Commissione europea ha pubblicato uno studio sulle new genomic techniques (che comprendono le tecnologie di evoluzione assistita), nel quale si evidenzia che l'attuale legislazione deve essere adattata alle conoscenze scientifiche e tecnologiche sviluppate negli ultimi anni, prendendo una posizione netta sulla distinzione tra organismi geneticamente modificati e nuove biotecnologie;

    il problema del consumo del suolo agricolo, inoltre, pone la necessità di regolamentare più chiaramente la realizzazione degli impianti fotovoltaici a terra, tenendo conto – come previsto dall'articolo 20, comma 3, del decreto legislativo n. 199 del 2021 – delle «esigenze di tutela delle aree agricole (...) verificando l'idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili» e allo scopo di attuare opportunamente quella transizione energetica che consentirà di affrancarci dall'eccessiva dipendenza dalle fonti energetiche fossili;

    i rincari, la burocrazia amministrativa, l'incertezza legislativa sull'utilizzo di reflui e sottoprodotti di produzione e i complessi iter autorizzativi non hanno risparmiato neanche quanti da anni avevano già iniziato ad investire nelle fonti energetiche verdi, come le biomasse, il biogas e il biometano anche in ottica di economia circolare; nonostante molte aziende agricole stiano avviando un percorso «green» di sviluppo sostenibile e transizione, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, tale quota non riesce ancora a soddisfare il fabbisogno energetico e il ricorso al mercato è ancora indispensabile per garantire la continuità dell'attività agricola. L'agrisolare, sul quale c'è una destinazione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza di 1,5 miliardi di euro, sarà un grande supporto alle aziende agricole per abbassare i costi dell'energia e integrare il reddito. Per le aziende agricole va anche valorizzato l'utilizzo di centrali a biomasse, soprattutto per le aziende che hanno molti residui verdi di lavorazione, basti pensare al florovivaismo e all'allevamento;

    alla luce di tutto quanto sopra esposto, è necessario garantire una sempre maggiore autonomia al sistema produttivo agricolo e alimentare italiano, sia in funzione dell'attuale emergenza sia in modo strutturale,

impegna il Governo:

1) a proseguire nelle iniziative di competenza per incentivare il percorso di rivalutazione dell'impostazione della politica agricola comune, tenendo conto dell'esigenza di orientare in maniera diversa e più efficace gli strumenti a disposizione per sostenere le produzioni più strategiche, in particolare:

   a) valutare la necessità di adoperarsi presso le competenti istituzioni europee per posticipare l'entrata in vigore delle misure introdotte nella politica agricola comune 2023-2027 e aggiornare alcuni contenuti, con particolare riferimento alla limitazione della produzione e agli adempimenti previsti quali gli obblighi di semina, di rotazione delle colture e altro, nonché consentire l'utilizzo a fini produttivi, compatibilmente con gli indirizzi di sostenibilità ambientale, economica e sociale, delle aree ecologiche oggi non coltivabili, delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli, anche se parzialmente occupati da vegetazione arbustiva spontanea;

   b) promuovere interventi a livello europeo al fine di adottare le misure necessarie a limitare la volatilità dei prezzi, fenomeno particolarmente presente nei mercati agricoli, mediante l'adozione di forme di stoccaggio comune di energie e delle materie prime agricole, per disporre di adeguate riserve necessarie per fronteggiare casi di scarsità improvvisa di prodotti e stabilizzare i prezzi;

   c) incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali l'Unione europea non è autosufficiente, come, ad esempio, proteine vegetali, cereali e altro;

   d) introdurre un contributo per tutte le superfici agricole utilizzate, per ammortizzare l'incremento dei costi di produzione;

   e) rimuovere il vincolo del non incremento della superficie irrigabile, per aumentare la produttività del settore agroalimentare;

   f) prevedere forme di incentivo per le nuove messe a coltura;

2) ad adottare iniziative per prevedere misure di semplificazione dei pagamenti da parte di Agea, ad esempio permettendo la possibilità di ricevere l'erogazione di aiuti, benefici e contributi finanziari a carico delle risorse pubbliche, rinviando l'adempimento delle disposizioni di cui ai commi 1-quater e 1-quinquies dell'articolo 78 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

3) a promuovere la diversificazione dei mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, tra cui frumento tenero, mais, olio di girasole, ma anche dei concimi, sui quali il nostro Paese negli ultimi anni ha rafforzato la dipendenza dall'estero, ma anche, al contempo, ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di uno stoccaggio agevolato per alcuni prodotti in relazione alle esportazioni, nonché a promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture per lo stoccaggio ed effettuare con Ismea una valutazione immediata delle materie prime;

4) a promuovere, anche nelle competenti sedi comunitarie, iniziative di competenza volte all'adozione di un piano strategico europeo per l'autosufficienza alimentare;

5) ad adottare iniziative per prevedere immediati interventi in ambito nazionale a sostegno del settore agroalimentare, quali il potenziamento degli strumenti di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, anche attraverso una deroga alle norme sugli aiuti di Stato, la garanzia di una moratoria alle scadenze dei termini relativi all'indebitamento in essere con istituti di credito o altri operatori, l'adozione di misure per sostenere la domanda all'interno del mercato agroalimentare e il finanziamento di specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi (zootecnia, florovivaismo e altro), anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro;

6) al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, agroalimentari, dell'acquacoltura e della pesca, ad adottare iniziative volte a prorogare le agevolazioni contributive, anche intervenendo nelle competenti sedi unionali, affinché sia prolungata la validità delle misure «Tf COVID» ovvero siano introdotte misure di portata analoga anche in termini di massimali per le imprese;

7) a promuovere la ricerca di nuovi mercati per l'approvvigionamento di prodotti fertilizzanti utili alla concimazione e alla lavorazione del terreno da preparare alle semine e, al tempo stesso, ad adottare iniziative per garantire contributi per l'acquisto di fertilizzanti e di mangimi mediante un credito d'imposta, oltre a promuovere lo sviluppo dell'uso di fertilizzanti organici prodotti localmente, al fine di limitare la dipendenza dall'azoto;

8) ad adottare idonee iniziative per ripristinare il credito d'imposta per beni strumentali «Transizione 4.0» destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 nel settore primario;

9) a valutare la possibilità di adottare iniziative per calmierare ulteriormente il prezzo del combustibile agevolato, anche prevedendo la proroga, oltre il primo trimestre 2022, del contributo previsto sotto forma di credito di imposta per l'acquisto di gasolio e benzina necessari per la trazione dei mezzi utilizzati, estendendo l'ambito di applicazione a tutti gli usi necessari per lo svolgimento dell'attività imprenditoriale;

10) ad adottare iniziative per sostenere la filiera della pesca e dell'acquacoltura a seguito dell'aumento dei costi del carburante e delle materie prime; ad adottare iniziative per incentivare interventi per favorire l'ammodernamento, attraverso la combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale, la sostituzione e il rinnovo delle imbarcazioni adibite alla pesca e all'acquacoltura, agevolando il passaggio a motori tecnologicamente più avanzati che garantiscano un minor impatto ambientale e minori emissioni in atmosfera; ad adottare iniziative per accelerare, altresì, l'avvio dello strumento Cisoa per i lavoratori della pesca o comunque a prevedere forme di cassa integrazione in deroga a tutela degli operatori del comparto della pesca, anche alla luce del fatto che molti armatori stanno impropriamente, ma inevitabilmente, ricorrendo allo strumento del fermo pesca al fine di salvaguardare i propri dipendenti;

11) ad adottare iniziative per assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di piccole strutture di accumulo necessarie al sostegno della capacità produttiva delle aziende agricole che operano in condizioni climatiche difficili;

12) ad adottare iniziative per sostenere le filiere più strategiche, in particolare quelle cerealicole, proteiche e oleaginose, favorendo progetti che prevedano forme di maggiore integrazione tra agricoltura e industria di trasformazione;

13) ad adottare nel medio e lungo periodo iniziative volte a tutelare la redditività delle aziende agricole, in particolare per il comparto lattiero-caseario, partendo dall'attuazione completa degli accordi conclusi al Tavolo nazionale sulla filiera;

14) ad adottare iniziative per sviluppare, promuovere e incentivare tecnologie di coltivazione fuori suolo, nonché nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, consentendo la ricerca in pieno campo a sostegno dello sviluppo futuro del settore agricolo e agroalimentare e, dunque, a promuovere iniziative normative che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita, anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie;

15) ad assumere iniziative per attuare un incisivo intervento che favorisca la ricomposizione dei fondi agricoli e il riordino delle proprietà polverizzate, al fine di superare l'annosa questione della frammentazione e della polverizzazione fondiaria, prevedendo una revisione dell'attuale normativa che contempli, tra le altre cose, una procedura semplificata in caso di eventuali comproprietari non più rintracciabili, residenti in altri Stati o impossibilitati a partecipare all'atto di compravendita di fondi agricoli ubicati in territori agroforestali montani, in modo da sostenere gli interventi volti a integrare, ove possibile, le superfici e a contribuire alla rettificazione dei confini dei fondi agricoli;

16) ad adottare iniziative di competenza per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo dei prezzi agroalimentari, ai fini dell'immediata salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto in ordine ai consumi alimentari delle fasce di popolazione più deboli sul piano sociale ed economico, e ad adottare iniziative per prevedere aiuti alle famiglie con redditi bassi attraverso la creazione di un fondo alimentare per le famiglie che favorisca l'acquisto di beni alimentari essenziali;

17) ad adottare iniziative per incrementare la dotazione del fondo per gli aiuti alimentari agli indigenti, consentendo in tal modo il sostegno a comparti agricoli e agroalimentari in difficoltà e agli operatori del terzo settore impegnati nel contrasto alla povertà e agli sprechi alimentari;

18) ad adottare iniziative per prevedere, nelle misure di sostegno governative, il superamento dell'utilizzo dei codici Ateco in favore della parametrazione degli aiuti sulla percentuale dei costi energetici e dei costi di produzione sostenuti;

19) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate a garantire una maggiore formazione destinata ai giovani agricoltori e l'aggiornamento costante dei lavoratori attivi, relativamente all'utilizzo dei mezzi strumentali necessari all'agricoltura 4.0, per garantire l'impiego ottimale dei moderni mezzi agromeccanici, tecnologicamente avanzati, necessari per lo sviluppo dell'agricoltura e per il contenimento del consumo di suolo, nel rispetto degli ecosistemi, incrementando la produttività agricola;

20) ad adottare iniziative volte a garantire il rispetto dei contenuti dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dei contenuti dell'allegato 3 annesso al decreto del Ministro dello sviluppo economico del 10 settembre 2010, in materia di individuazione delle «aree idonee» all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, al fine di preservare i terreni agricoli migliori, anche con riferimento ai requisiti di fertilità, irrigabilità, attualità di coltura, destinando alla produzione energetica i terreni agricoli marginali o inutilizzati in quanto non idonei all'attività agricola o quelli dove prioritariamente siano stati installati impianti solari fotovoltaici su tetti o su superfici sopraelevate, qualora esistenti;

21) ad adottare iniziative per favorire l'utilizzo delle biomasse come fonte energetica rinnovabile, utilizzando a tale fine gli scarti delle lavorazioni della filiera agricola, forestale e del legno, consentendo l'installazione di nuovi impianti a biomasse al servizio delle aziende agricole e forestali, anche al fine di garantire la resilienza e lo sviluppo delle aree rurali e di montagna;

22) a promuovere iniziative volte a programmare, attraverso un accordo fra tutti i Ministeri competenti, nonché con i soggetti che operano nel settore della cooperazione internazionale, un'organica iniziativa di sostegno alla ripresa e allo sviluppo del settore agricolo in Ucraina, nel quadro di azioni promosse dall'Unione europea in conseguenza delle distruzioni subite dall'aggressione bellica della Russia, avviando misure di sostegno atte a consentire la ripresa e la continuità della piena capacità di produzione agricola dell'Ucraina.
(1-00609) (Ulteriore nuova formulazione) «Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro, Gagnarli».

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Incerti n. 1-00642, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 689 del 6 maggio 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    la peste suina africana è una malattia virale che colpisce i suini domestici e quelli selvatici, causando livelli di mortalità fino al 100 per cento nelle popolazioni di suini colpite. La peste suina africana è estremamente pericolosa per i suini, in quanto risulta fortemente resistente nell'ambiente, così come nei prodotti contaminati;

    il virus, oltre a muoversi per contiguità, è anche capace di compiere veri e propri «balzi» e trasferire la malattia a centinaia di chilometri dal fronte endemico, come dimostrato dalle recenti analisi svolte dall'Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta e confermate dal Centro di referenza nazionale per le pesti suine dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche;

    nel corso del 2021 la suinicoltura italiana stava gradualmente uscendo da una fase congiunturale sfavorevole. L'esplosione dei costi delle materie prime per l'alimentazione e dell'energia e gli effetti dell'emergenza sanitaria per la comparsa in Piemonte e Liguria, nel gennaio 2022, del virus della peste suina africana nella popolazione dei cinghiali e la necessità di trovare nuovi sbocchi per l'export hanno mutato le condizioni in cui operano gli allevatori e determinato uno scenario allarmante, che rischia di mettere a rischio la prosecuzione dell'attività nei prossimi mesi di numerosi allevamenti, con conseguenti ripercussioni anche sul commercio internazionale;

    dall'inizio del 2022 sono giunti i primi stop alle importazioni di carni suine e prodotti derivati made in Italy. A bloccare precauzionalmente gli acquisti dall'Italia sono stati Cina, Giappone, Taiwan, Kuwait, Cuba. Per i Paesi terzi, che hanno riconosciuto la regionalizzazione come Usa e Canada o che non hanno formalizzato alcuna sospensione, è possibile sottoscrivere certificazioni di attestazione sanitaria integrativa per gli allevamenti e certificazione export/pre-export di carni e prodotti;

    nella prima settimana di maggio 2022 i casi notificati giornalmente all'Unione europea da parte del Ministero della salute risultano essere 76 in Piemonte e 42 in Liguria. Anche se si tratta di un'area a bassa densità suinicola, la preoccupazione principale è legata alla possibile diffusione nelle regioni limitrofe. Gli effetti di una sua diffusione in altre regioni sarebbero devastanti in termini economici, considerata l'elevata diffusione dei suini in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana. Un comparto strategico per l'agroalimentare italiano che non può essere messo a rischio dalla minaccia della diffusione del virus della peste suina africana;

    gli allevamenti professionali censiti nella banca dati nazionale del Ministero della salute risultano essere 28.525, quelli aderenti ai circuiti dop che rappresentano circa l'80 per cento della produzione nazionale sono 3.640 e quelli all'aperto e quindi più vulnerabili che conservano il patrimonio di biodiversità delle razze suine autoctone sono circa 500;

    il comparto suinicolo italiano produce un fatturato di circa 3 miliardi di euro per la fase agricola e di circa 8 miliardi di euro per quella industriale, incidendo per il 5,8 per cento sul totale agricolo e agroindustriale nazionale;

    la peste suina rischia, inoltre, di compromettere il turismo legato all'escursionismo in molti comuni piemontesi e liguri. Le ordinanze emesse dalle regioni interessate comportano molte limitazioni al turismo outdoor. Un vero e proprio lockdown che rischia di portare al collasso un settore turistico già pesantemente colpito da due anni di pandemia;

    l'ordinanza del 13 gennaio 2022 – adottata dal Ministro della salute, d'intesa con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali – recante «Misure urgenti per il controllo della diffusione della peste suina africana a seguito della presenza del virus nei selvatici», ha disposto il divieto di attività venatoria e di altre attività all'aperto in diversi comuni in Piemonte e Liguria maggiormente interessate dalla diffusione del virus della peste suina africana. Con circolare del Ministero della salute del 18 gennaio 2022 sono state definite ulteriori misure di controllo e prevenzione della diffusione della peste suina africana;

    l'articolo 26 del decreto-legge n. 4 del 2022 ha previsto ristori per un totale di 50 milioni di euro, introducendo fondi finalizzati a tutelare gli allevamenti suinicoli dal rischio contaminazione dal virus responsabile della peste suina africana e ad indennizzare gli operatori della filiera suinicola danneggiati dal blocco alla movimentazione degli animali e delle esportazioni di prodotti trasformati;

    il decreto-legge 17 febbraio 2022 n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2022, n. 29, ha stabilito ulteriori misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana;

    il 29 aprile 2022 il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, in seguito all'intesa raggiunta in Conferenza Stato-regioni, ha sottoscritto il decreto di ripartizione del «Fondo di parte capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza» per il controllo della diffusione della peste suina africana, con un finanziamento pari a 15 milioni di euro. Il decreto, oltre a stabilire i criteri per la ripartizione del fondo di parte capitale, distribuisce le risorse in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, per arginare le gravi ripercussioni sulla salute della popolazione animale dei suini e le pesantissime perdite economiche per tutta la filiera suinicola italiana. Sono stati, inoltre, definiti i criteri specifici per la ripartizione dei contributi concessi come aiuti de minimis, quali la consistenza del patrimonio suinicolo, le differenti tipologie di allevamenti di suini e la classificazione dei territori interessati;

    le misure sopra citate risultano significative ma vanno ulteriormente rafforzate attraverso una maggiore sinergia tra i diversi rami dell'amministrazione pubblica, a livello nazionale, regionale e locale, e le parti interessate. Per rafforzare i meccanismi di prevenzione e controllo della peste suina africana è necessaria l'integrazione di diverse competenze professionali che fanno capo alla sanità, all'ambiente e all'agricoltura,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse a sostegno della filiera suinicola italiana;

2) ad adottare iniziative per incrementare gli stanziamenti previsti nel decreto-legge n. 9 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge 7 aprile 2002, n. 29, al fine di rafforzare le misure di contrasto ed eradicazione della peste suina africana;

3) ad adottare iniziative a favore delle regioni interessate affinché dispongano di risorse necessarie per realizzare le attività di controllo e prevenzione richieste;

4) ad intraprendere in sede europea iniziative tese a cofinanziare l'eradicazione della peste suina africana;

5) a rafforzare l'attività negoziale per giungere a regole condivise con i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione;

6) ad adottare iniziative tese ad affrontare la diffusione di ungulati nel nostro Paese, in particolare del cinghiale, tenendo conto dei gravi rischi sanitari generati dalla crescente diffusione della specie sus scrofa e delle possibili ricadute economiche negative sugli allevamenti;

7) ad adottare iniziative per prevedere misure di sostegno economico rivolte a tutte le attività turistico–ricettive che operano nelle zone dichiarate infette;

8) ad adottare iniziative di competenza per attuare una politica di controllo della fauna selvatica, nel caso in cui gli interventi di prevenzione dei danni e le misure ordinarie di controllo della fauna stessa siano inefficaci a realizzare gli scopi di contenimento della medesima.
(1-00642) (Nuova formulazione) «Incerti, Fornaro, Carnevali, Casu, Avossa, Cappellani, Cenni, Critelli, Frailis, De Filippo, Ianaro, Lepri, Pini, Rizzo Nervo, Siani, Pizzetti, Zardini, Ciampi».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Incerti n. 1-00627 del 19 aprile 2022;

   mozione Viviani n. 1-00630 del 19 aprile 2022;

   mozione Spena n. 1-00631 del 19 aprile 2022;

   mozione Ripani n. 1-00634 del 21 aprile 2022.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Baldelli n. 2-01508 del 5 maggio 2022.