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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 4 maggio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la peste suina africana è una malattia infettiva altamente contagiosa causata da un virus che colpisce solo i suini domestici e selvatici; è altamente contagiosa con un tasso di letalità del 90-100 per cento, capace di sterminare interi allevamenti suinicoli;

    la peste suina africana è una malattia virale che, non essendo una zoonosi, non minaccia direttamente la salute umana e non crea alcun tipo di contagio o ripercussioni sull'uomo e quindi non deve creare un allarmismo ingiustificato per i consumatori e le persone;

    sono i suini selvatici a rivestire un ruolo di primo piano, diventando uno dei fattori di persistenza dell'infezione soprattutto nei paesi del Nord e dell'Est Europa;

    dal 7 gennaio 2022, è stata accertata la presenza della peste suina africana nelle popolazioni di cinghiali nei territori delle regioni Piemonte e Liguria; il Piemonte, alla luce degli ultimi aggiornamenti, veste la «maglia nera» di regione più colpita con 61 positività accertate su un totale complessivo di 101, dei quali 40 in Liguria;

   le conseguenze legate alla diffusione del virus su tutto il territorio nazionale hanno effetti economici ingentissimi e a lungo termine, mettendo in seria crisi il lavoro degli allevatori italiani, degli agricoltori nonché delle attività con finalità turistico-ricettive;

    in Italia, come in larga parte d'Europa, la popolazione dei cinghiali risulta in costante aumento da almeno venti anni, e appaiono evidenti i problemi che possono derivare da tale situazione anche in relazione al rischio di introduzione del virus peste suina africana nelle regioni attualmente indenni;

    la diffusione della peste suina africana e il grande rischio di espansione della stessa sono infatti legati prevalentemente al proliferare dei cinghiali, riconosciuti come principali vettori della malattia; si contano alcuni milioni di esemplari, con un sostanziale decuplicamento della presenza della specie sul territorio rispetto al 2010-2011;

    l'eccessivo aumento di alcune specie di fauna selvatica è un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale che, oltre a essere un rischio per la sicurezza delle persone nei centri abitati, nelle campagne comporta gravi danni alle colture agricole, ai campi e agli allevamenti; i cinghiali allo stato brado e in branchi si aggirano nelle aree rurali invadendo i campi e devastando i raccolti;

    a oggi il problema dei danni alle coltivazioni, arrecati dagli ungulati, sta assumendo una rilevanza notevole a livello nazionale, soprattutto per l'impatto economico per le attività agricole delle zone interessate maggiormente dal fenomeno della loro proliferazione;

    gli agricoltori lamentano la necessità di interventi concreti che vadano anche al di là dei rimborsi dei danni seppur fondamentali per continuare l'attività e compensare i mancati guadagni; le misure fin ora adottate si stanno rivelando però insufficienti rispetto all'entità del problema;

    allo scopo di prevenire ed eliminare i gravi pericoli per l'incolumità pubblica e la sicurezza della circolazione, e di limitare i danni causati dalla fauna selvatica alle attività agricole e zootecniche, nonché alle attività con finalità turistico-ricettive, è necessaria l'adozione di un piano di gestione della fauna selvatica che abbia l'obiettivo di rendere compatibile la presenza degli ungulati con le attività agricole, umane ed il paesaggio circostante;

    un'azione tempestiva e coordinata di monitoraggio e controllo della peste suina africana risulta fondamentale per avere maggiori probabilità di contenere il contagio, atteso che la diffusione della malattia, soprattutto nelle fasi iniziali, può dipendere dalla densità delle popolazioni di cinghiali, oltre che dalla presenza di corridoi che consentono di superare eventuali barriere geografiche;

    è necessario intervenire per fermare il proliferare dei cinghiali per scongiurare pesanti ripercussioni sull'attività agricola ma soprattutto sulla sicurezza degli allevamenti di suini, in quanto esiste un reale rischio che la malattia si propaghi e infligga gravi danni al comparto suinicolo italiano, che conta circa 9 milioni di capi;

    la diffusione della peste suina africana, causata dai cinghiali, deve essere contrastata anche tramite un'opportuna gestione faunistico-venatoria, improntata sulla riduzione generalizzata della loro densità, sia numerica che spaziale, svolta tramite le attività venatorie, modificando le azioni di controllo previste dalla legge n. 157 del 1992;

    la propagazione della peste suina africana sta creando un danno incalcolabile agli allevamenti e conseguenze sul commercio delle carni suine italiane, con la possibilità che i Paesi che non riconoscono il principio di regionalizzazione possano imporre il divieto di importazione di tutti i prodotti suini dell'intero Paese in cui la peste suina africana si è manifestata;

    a preoccupare gli allevatori di suini e l'industria di trasformazione, infatti, è il fatto che i canali di commercializzazione e i Paesi terzi destinatari delle esportazioni di carni e prodotti a base di carne suina non riconoscano, in maniera ingiustificata, il principio della regionalizzazione vietando l'ingresso delle produzioni suine italiane; è fondamentale che i Paesi terzi riconoscano che le misure adottate dalle autorità italiane e comunitarie sono sufficienti a fornire tutte le garanzie necessarie per mantenere aperto il canale commerciale con il nostro Paese;

    le regole del commercio internazionale e la stessa Commissione europea prevedono, infatti, l'applicazione di severe restrizioni in caso di infezioni da virus peste suina africana, quali il blocco delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati dalla suinicoltura, con un evidente impatto sul nostro settore zootecnico nonché sulla possibilità di commercializzare ed esportare prodotti di eccellenza del made in Italy;

   il 75-80 per cento dei suini è allevato nell'Italia settentrionale, e le regioni a più intensa suinicoltura sono, nell'ordine, la Lombardia, l'Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto; nel comparto suinicolo italiano operano circa 25.000 aziende agricole e circa 3.500 aziende di trasformazione. Il patrimonio suinicolo italiano è costituito da circa 8,5 milioni di capi, di cui 1 milione e 350 mila solo in Piemonte; la produzione italiana di carne è di circa 1,4 milioni di tonnellate, quella importata dall'estero è di 1,1 milioni di tonnellate;

   il comparto in Italia vanta un fatturato di circa 3 miliardi di euro per la fase agricola e di circa 8 miliardi di euro per quella industriale, incidendo per il 5,8 per cento sul totale agricolo e agroindustriale nazionale. Nel solo Piemonte operano circa 3.500 aziende che producono un fatturato di circa 400 milioni di euro annui; c'è bisogno di arginare un fenomeno che, se si diffondesse ai grandi allevamenti di suini del Nord Italia, potrebbe mettere a rischio 1 punto o 2 del prodotto interno lordo, circa 6 miliardi di euro solo per l'esportazione della carne suina italiana;

   il decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto decreto Sostegni-ter), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 25 del 28 marzo 2022, prevede all'articolo 26, ristori per un totale di 50 milioni di euro, dei quali: 35 milioni di euro per tutelare gli allevamenti suinicoli dal rischio di contaminazione dal virus responsabile della peste suina africana e ad indennizzare gli operatori della filiera suinicola danneggiati dal blocco alla movimentazione degli animali e delle esportazioni di prodotti trasformati, e 15 milioni di euro per il rafforzamento degli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza e biosorveglianza;

    il decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 29 del 7 aprile 2022 recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana (Psa), prevede, oltre alla nomina di un commissario straordinario con compiti di coordinamento e monitoraggio delle azioni e delle misure poste in essere per prevenire contenere ed eradicare la peste suina africana, altre disposizioni, tra le quali il contrasto all'espansione del virus attraverso la costruzione di recinzioni attorno all'area infetta, una vera e propria regionalizzazione dell'area; inoltre, per prevenire ed evitare l'espansione del focolaio, anche in altre aree, viene prevista una delega alle regioni di programmazione e attuazione di piani di contenimento e, infine, misure volte a tutelare gli allevamenti attraverso l'implementazione della biosicurezza e, quindi, mettere un freno a quella che può essere una pandemia devastante per il comparto suinicolo nazionale;

    in particolare, il comma 2-bis dell'articolo 2 del suddetto decreto-legge prevede che le regioni e le province autonome, unitamente agli interventi urgenti previsti dal decreto, attuino le ulteriori misure disposte dal commissario straordinario, ivi inclusa la messa in opera di recinzioni o altre strutture temporanee ed amovibili idonee al contenimento dei cinghiali selvatici, autorizzando la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2022; tali risorse, però, non sono nuovi stanziamenti bensì si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo di parte corrente per il sostegno alla filiera suinicola, previsto dall'articolo 26, comma 1, del suddetto decreto-legge cosiddetto Sostegni-ter, ovvero i 35 milioni di euro previsti per indennizzare gli operatori della filiera suinicola danneggiati dal blocco alla movimentazione degli animali e delle esportazioni di prodotti trasformati;

    è indispensabile attuare immediatamente le misure adottate a sostegno delle imprese della filiera suinicola, interessate dalla crisi legata alla peste suina africana e che ne stanno subendo gli effetti, nonché incrementare le risorse da mettere a disposizione del settore, in quanto, solo per fare un esempio, se dovesse comparire un caso di peste suina africana nella provincia di Cuneo, che è composta da 950 mila suini, si avrebbe un costo, in regime di fermo stalla, di un milione di euro al giorno solo per l'alimentazione dei maiali, senza considerare poi i danni causati dal blocco delle esportazioni verso Paesi terzi, come Cina, Taiwan e Giappone, i danni alla silvicoltura, i danni al turismo e alle attività ludiche della zona compresa nel focolaio;

    se la malattia dovesse sconfinare nelle regioni limitrofe, e quindi in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, i danni sarebbero devastanti non solo per il comparto suinicolo italiano ma anche per le attività e l'indotto ad esso collegato;

    da una stima fatta sulla base dei dati forniti dal Ministero della salute e dall'Ismea, nel caso in cui si dovesse verificare tale sconfinamento, sarebbe necessario stanziare risorse pari a circa 1.441.490.120, a titolo di indennità di abbattimento degli animali;

    il comparto suinicolo, a causa in primo luogo della presenza della peste suina africana, e anche dell'incessante aumento dei costi dell'energia e delle materie prime, e della crisi derivante dal conflitto tra Russia e Ucraina, sta subendo danni per circa 20 milioni di euro a settimana;

    per salvaguardare dalle minacce della peste suina africana lo sviluppo del comparto suinicolo italiano, che è uno tra i riferimenti più importanti per la promozione dell'agroalimentare «made in Italy» in tutto il mondo, nonché le attività e l'indotto, sarebbero opportuni adeguati indennizzi rivolti a tutte quelle attività economiche e professionali della filiera agricola e zootecnica, ma anche per quelle silvo-pastorale e per quelle con finalità turistico-ricettive, che operano che operano nelle «zone infette», che risultano provate dagli effetti della diffusione della peste suina africana;

    tramite una ordinanza del Ministro della salute del 13 gennaio 2022, emanata dal Ministro della salute, d'intesa con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con il coinvolgimento di Ministero della transizione ecologica, regioni, province autonome di Trento e Bolzano, Protezione civile, forze di polizia ed istituti tecnici di supporto, è stato disposto sul territorio del Piemonte e della Liguria, il divieto dell'attività venatoria nella zona stabilita come infetta, salvo la caccia di selezione al cinghiale; inoltre, non si possono raccogliere funghi e tartufi, la pesca è interdetta, e più in generale sono vietate le attività sportive e ludiche, come il trekking e la mountain bike, e le altre attività che prevedono un'interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, nonché le attività connesse alla salute e cura degli animali detenuti e selvatici nonché alla salute e cura delle piante, comprese le attività selvicolturali, in quanto ogni forma di disturbo favorisce lo spostamento dei cinghiali e di conseguenza la diffusione dell'epidemia di peste suina africana;

    nelle «zone infette» esiste anche un problema legato alla socialità delle persone. Si sta uscendo, malgrado tutto, dalla pandemia da COVID-19, ma in quelle zone ci sono restrizioni per i nostri concittadini, e ciò sta diventando realmente qualcosa che non si riesce più a sopportare;

    le chiusure conseguenti all'adozione delle misure di contenimento della peste suina africana danneggiano fortemente, seppur in modo indiretto, il turismo. Il settore del turismo e dell'outdoor è messo a dura prova dalle disposizioni dettate dalla suddetta ordinanza, soprattutto dopo avere affrontato le enormi difficoltà durante i periodi di lockdown nell'emergenza da COVID-19;

    la chiusura prolungata di interi territori montani, per le misure adottate per il contenimento della peste suina africana, stanno causando un impatto economico significativo soprattutto per le attività alberghiere e di ristorazione, che sono site nelle «zone infette», in quanto nonostante queste continuino, per la maggior parte, a lasciare aperte le proprie attività la preoccupazione principale degli operatori è quella della possibile mancanza di fruitori di tali servizi, soprattutto adesso che si sta avvicinando la stagione estiva, che porterebbe alla chiusura di innumerevoli attività;

    la regione Piemonte sta valutando di stanziare circa 8 milioni di euro per la messa in sicurezza delle aree a rischio ed in particolare per il posizionamento delle reti di recinzione; ciò consentirà di riattivare non solo le attività outdoor ma anche quelle lavorative che, per effetto delle ordinanze nazionali, sono state di fatto bloccate. Le risorse potranno essere successivamente rimborsate dal Commissario per la peste suina africana, con gli specifici finanziamenti previsti dal decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9;

    la regione Piemonte, inoltre, ha già stanziato 1,8 milioni di euro di aiuti straordinari a ristoro dei danni subiti dalle aziende piemontesi suinicole operanti nelle aree ricomprese nella zona infetta (zona rossa) e nella zona buffer interessate dalla peste suina africana, stanziamento finalizzato a ricoprire le perdite di reddito dovute al deprezzamento dei capi macellati a causa della peste suina africana, compensando la differenza tra il prezzo di mercato registrato a dicembre (ex-ante l'evento infettivo) e quello effettivamente realizzato al momento della macellazione e il divieto di ripopolamento per 6 mesi dopo l'abbattimento a causa della peste suina africana,

impegna il Governo:

1) al fine di sostenere la suinicoltura italiana e tenuto conto della gravità degli effetti lungo tutta la filiera, scaturiti anche dagli effetti dell'aumento dei prezzi energetici e delle materie prima in particolare quelle per l'alimentazione degli animali, nonché dal conflitto Russia-Ucraina, ad adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse per reintegrare il Fondo di parte corrente, di cui all'articolo 26 del decreto-legge n. 4 del 2022, necessarie ad indennizzare gli operatori della filiera colpiti dalle restrizioni sulla movimentazione degli animali e sulla commercializzazione dei prodotti derivati;

2) ad adottare iniziative per incrementare gli stanziamenti previsti all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge n. 9 del 2022, in quanto 10 milioni di euro risultano essere una dotazione esigua a disposizione del commissario straordinario, visto che le regioni Piemonte e Liguria, per installare le recinzioni fondamentali per contenere la diffusione della peste suina africana anche alle regioni limitrofe, potrebbero avere necessità di somme ben al di sopra di quelle stanziate dal suddetto decreto-legge;

3) ad adottare iniziative per prevedere misure di ristoro ad hoc rivolte a tutte le attività economiche, professionali e turistico-ricettive, comprese quelle relative alle attività outdoor e legate all'ospitalità, che operano nelle «zone infette» e che hanno subito un danno economico diretto o indiretto con le chiusure dovute alle misure via via adottate per arginare la diffusione della peste suina africana e che rischiano gravi ripercussioni economiche, che si andranno ad aggiungere a quelle subite nell'ultimo biennio per le restrizioni dovute alla pandemia da COVID-19;

4) ad adottare iniziative per attuare una incisiva politica di prevenzione per il contenimento dei cinghiali, anche attraverso una revisione organica della legge n. 157 del 1992 che, in un'ottica di salvaguardia della biodiversità e di ripristino del corretto equilibrio dei rapporti tra fauna selvatica, uomo e ambiente circostante, adotti strumenti di contrasto all'eccessiva proliferazione di cinghiali, ritenuti i principali vettori della peste suina africana;

5) ad adottare iniziative per prevedere misure finanziarie per ristorare i danni causati alle aziende agricole e zootecniche dal proliferare incontrollato della fauna selvatica, in particolare per quelle site nelle zone maggiormente colpite dal fenomeno;

6) ad adottare iniziative per prevedere che le recinzioni, di cui al comma 2-bis dell'articolo 2 del decreto-legge n. 9 del 2022 possano essere posizionate anche nelle aree di restrizione I di cui all'allegato I del regolamento di esecuzione (UE) 2021/605 (zona di sorveglianza), al fine utilizzando la dotazione finanziaria, allo scopo integrata, affidata al Commissario e di intesa con le regioni interessate;

7) ad adottare iniziative per garantire la massima trasparenza nella determinazione dei prezzi indicativi da parte delle commissioni uniche nazionali (Cun) del settore suinicolo, al fine di assicurare una stabilizzazione del mercato e scongiurare le eventuali e dannose speculazioni che si possano venire a creare, che potrebbero generare un grave squilibrio del mercato;

8) ad adottare iniziative per rafforzare i rapporti di filiera nel settore suinicolo anche attraverso il sostegno dei contratti di filiera e delle organizzazioni interprofessionali e professionali del settore;

9) ad adottare tutte le iniziative necessarie al fine di liberare il mercato agroalimentare da limitazioni, per evitare ripercussioni sulla percezione della sicurezza della filiera della carne suina da parte dei consumatori e le ricadute economiche sui settori danneggiati;

10) ad adottare, nelle opportune sedi, iniziative diplomatiche per sostenere le esportazioni nei confronti dei Paesi stranieri che hanno adottato ingiustificate misure precauzionali, a tutela del comparto suinicolo italiano, contro le speculazioni di mercato, del patrimonio faunistico e zootecnico suinicolo nazionale, del sistema economico ed occupazionale e degli interessi economici connessi allo scambio extra Unione europea e alle esportazioni verso i Paesi terzi di suini e prodotti derivati.
(1-00639) «Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Matteo Luigi Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Scoma, Snider, Alberto Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), nell'ambito della Missione 1, Componente 3, Investimento 2.1 «Attrattività dei Borghi» è stato inserito un progetto innovativo dal titolo «Il Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell'Italia post COVID-19» del valore di complessivo di 20 milioni di euro, di cui è responsabile la Direzione Generale per gli Italiani all'Estero del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

    attraverso tale progetto, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, grazie alla riconosciuta azione di coordinamento nel settore del «Turismo delle Radici» che svolge a livello nazionale dal 2018, ha posto le basi per una vasta serie di iniziative nel settore turistico, rivolte alla vasta platea di italiani e oriundi italiani nel mondo (stimati in circa 80 milioni di persone), con l'obiettivo di dar vita ad un'offerta strutturata e mirata di servizi turistici indirizzati ai viaggiatori delle radici e di contribuire in tal modo alla ripresa di tutto il settore del turismo in Italia, gravemente colpito dagli effetti dell'attuale pandemia;

    nel 1997 l'Enit inseriva nella categoria «turista delle radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro Paese, mentre nel 2019 i turisti internazionali arrivati in Italia per visitare parenti e amici sono stati 10,4 milioni (+4, per cento sul 2018 e 92,5 per cento dal 1997, in base ai dati forniti da ENIT). I pernottamenti collegati a questo particolare segmento turistico salgono a 66,7 milioni (+5,0 per cento), mentre, la spesa sfiora i 5 miliardi di euro (+20,7 per cento);

    il Pnrr offre al nostro Paese un'ulteriore opportunità per riallacciare e rinnovare i rapporti con le comunità italiane all'estero, coinvolgendo anche le giovani generazioni di italo discendenti, che nutrono il desiderio di riscoprire le proprie origini attraverso una tipologia di turismo che è maggiormente focalizzata sulla sfera emotiva;

    il progetto mira a sensibilizzare l'opinione pubblica italiana sulla storia dell'emigrazione italiana, che ha rappresentato uno strumento di integrazione tra le diverse culture e di valorizzazione della cultura e della lingua italiana nel mondo;

    il «Turismo delle radici» può quindi rappresentare un importante strumento per il rilancio delle relazioni tra l'Italia e le sue comunità e di enfatizzarne il ruolo nelle relazioni bilaterali che l'Italia intrattiene con i rispettivi Paesi ospitanti, dal momento che stimola ad approfondire la conoscenza reciproca e a creare potenziali occasioni di public diplomacy per avviare nuove iniziative condivise in campo culturale, politico, economico e commerciale, che consentano a ciascuno di approfittare dei vantaggi in tali campi offerti all'altra parte;

    per raggiungere l'obiettivo del progetto, che consiste nel rendere fruibile l'offerta turistica per i viaggiatori delle radici, verrà posta in essere un'attività di sensibilizzazione dei territori e di formazione degli operatori del settore, creando nuove figure professionali ad hoc che operino nel campo del turismo delle radici, contribuendo in tal modo anche all'incremento dell'occupazione giovanile;

    il piano prevede altresì il raggiungimento dell'obiettivo di valorizzare aree con contenuti tassi di crescita economica del territorio nazionale, caratterizzati da fenomeni di spopolamento, in particolare i borghi storici e le aree rurali, incentivando in tal modo una forma di turismo ecosostenibile, che si colloca al di fuori dei circuiti tradizionali e delle mete del turismo di massa;

    l'intervento comporta un indubbio beneficio per le comunità locali in termini di riqualificazione del territorio, stimolando anche le amministrazioni locali a migliorare la vivibilità del proprio comune;

    il citato progetto Pnrr prevede di organizzare un grande evento di richiamo nel 2024 con il coinvolgimento di enti territoriali e soggetti privati, da dedicare agli italiani all'estero e ai viaggi delle radici, e per stimolare coloro che hanno discendenza italiana all'estero a recarsi in Italia per visitare i luoghi da cui sono partiti i propri antenati. In questa occasione, oltre a realizzare il proprio itinerario della memoria, gli italiani all'estero e gli italo-discendenti potranno partecipare ad attività ed eventi a tal fine calendarizzati nel corso del 2024, al fine di consentire loro di sentirsi parte integrante della propria cultura d'origine;

    l'11 febbraio 2022 è stato sottoscritto dal Ministero della cultura e dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale l'accordo ai sensi dell'articolo 5, comma 6 del decreto legislativo n. 50 del 2016 per la regolamentazione dei rapporti di attuazione, gestione e controllo relativi al progetto «Il Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell'Italia post COVID-19»,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative volte a proclamare il 2024 quale «Anno delle Radici» e a sensibilizzare, tramite l'azione di coordinamento che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale svolge nel settore del «Turismo delle radici», i vertici istituzionali, le regioni, gli enti territoriali e il sistema della comunicazione, in primo luogo pubblica, per dare rilievo, impulso e seguito concreto a tale iniziativa, anche attraverso esperienze pilota che possano richiamare l'attenzione sulla potenzialità di tale forma di turismo.
(1-00640) «Carè, De Luca, De Filippo, Zardini, Ciampi, Fragomeli, La Marca, Bonomo, Sensi, Buratti, Topo, Prestipino, Andrea Romano, Gavino Manca, Verini, Quartapelle Procopio, Pezzopane».

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    la vulvodinia è, secondo la definizione data dalla Società internazionale per lo studio della malattie vulvovaginali, un «fastidio vulvare cronico, più spesso descritto come dolore urente, che si verifica in assenza di segni visibili rilevanti o di un disordine neurologico specifico e clinicamente identificabile»;

    si stima che in Italia siano 3,5/4 milioni di donne a soffrirne, con un'incidenza maggiore tra quelle che hanno tra i 20 ed i 29 anni;

    le pazienti con vulvodinia convivono con dolori lancinanti che si manifestano in particolare in periodo premestruale, a seguito di visite ginecologiche, rapporti sessuali o persino se indossano abiti troppo stretti, con tutta una serie di conseguenze nocive sulla salute fisica e mentale;

    una percentuale elevata di donne che soffrono di vulvodinia lamenta anche una serie di disturbi cronici, come la cistite interstiziale, l'intestino irritabile, la fibromialgia e il dolore temporo-mandibolare;

    la diagnosi di questa malattia è troppo spesso raggiunta tardivamente: le associazioni segnalano che solo il 20 per cento dei ginecologi ne riconoscono i sintomi in tempo e sanno prescrivere una cura d'adatta per le pazienti e c'è chi ancora oggi si sente rispondere che i dolori percepiti sarebbero provocati dallo stress;

    nonostante il carattere invalidante di questa malattia, non è ancora stata inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), impedendo a chi ne soffre di beneficiare di esenzioni od agevolazioni sanitarie in convenzione con il Servizio sanitario nazionale;

    la vulvodinia è una di quelle malattie cosiddette «invisibili» che colpiscono una percentuale rilevante della popolazione femminile e tra le quali rientra anche la endometriosi, quest'ultima inserita nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati («moderato o III grado» e «grave o IV grado»),

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, anche normative, affinché siano aggiornate le tabelle di cui al decreto ministeriale n. 329 del 1999, ai fini dell'inserimento della vulvodinia tra le malattie invalidanti, riconoscendo alle donne affette dalla patologia il diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza sanitaria correlate;

   ad adottare le iniziative di competenza per l'inserimento della vulvodinia nel Piano nazionale delle cronicità;

   ad adottare iniziative in favore della formazione dei professionisti sanitari e dei futuri professionisti sanitari, al fine di favorire la capacità di diagnosi di questa patologia e ridurre il ritardo diagnostico ancora diffuso;

   a promuovere la conoscenza della malattia ed il sostegno alla ricerca scientifica già a partire dalle facoltà universitarie;

   ad adottare iniziative per implementare su tutto il territorio nazionale i centri pubblici specializzati nella diagnosi e nell'assistenza delle pazienti che soffrono della vulvodinia e di altre malattie croniche cosiddette «invisibili» che colpiscono le donne, come la endometriosi e fibromialgia.
(7-00834) «Bagnasco, Spena, Versace, Novelli, Bond, Brambilla».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le conseguenze del conflitto in Ucraina stanno determinando la penuria di materie prime e il vertiginoso incremento dei loro prezzi;

   si registra un aumento dei costi con punte del 40 per cento;

   il suddetto aumento dei prezzi ha di fatto vanificato la compensazione dei prezzi straordinaria disposta dai recenti provvedimenti governativi, la quale, peraltro, ha anche trovato limitata applicazione, a causa delle difficoltà delle stazioni appaltanti;

   in un articolo del «Il Sole 24 Ore» dello scorso 10 aprile, viene segnalato che il 72 per cento dei progetti territoriali candidati o finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza non è stato aggiornato rispetto agli incrementi di prezzi dei principali materiali da costruzione registrati nell'ultimo anno e, più in generale, l'80 per cento dei progetti non ha un progetto esecutivo che consente di aprire il cantiere e il 66 per cento ha solo un progetto di fattibilità tecnica ed economica;

   il caro prezzi incide in maniera negativa sui costi preventivati di realizzazione degli interventi, comportando, in alcuni casi, anche la rinuncia alle progettualità a causa dell'assenza di risorse per coprire il differenziale tra i costi preventivati in fase di presentazione del progetto e quelli dovuti al caro prezzi;

   il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Roberto Garofoli, ha dichiarato il 10 aprile 2022 che, al fine di contrastare gli effetti delle gravi crisi che sta attraversando il Paese, «Il Governo metterà a punto le misure necessarie, anche rafforzando interventi già approntati, in particolare in tema di revisione prezzi»;

   potrebbe essere fortemente compromesso il raggiungimento degli obiettivi del Piano –:

   se il Governo abbia contezza della situazione e delle progettualità che rischiano di non essere realizzate a causa del caro prezzi;

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere rispetto alle problematiche espresse in premessa.
(3-02941)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROMANIELLO e DORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione del Consiglio regionale del Lazio 5 agosto 2020, n. 4 pubblicata sul supplemento n. 1 del BURL n. 116 del 22 settembre 2020 è stato approvato, ai sensi del comma 1, lettera a) dell'articolo 196 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, (TUA) il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti del Lazio, quale strumento principale di programmazione attraverso il quale la regione, in coerenza con il quadro normativo vigente di livello europeo (Pacchetto Economia Circolare UE del 2018) recepito nel TUA con il decreto legislativo n. 116 del 2020, definisce in maniera integrata le politiche in materia di prevenzione, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti, perseguendo l'obiettivo di decommissioning dal 2030 dell'incenerimento e prediligendo il recupero di materia a quello energetico;

   il Piano regionale dei rifiuti, tenendo conto degli obiettivi previsti dalle normative europee, nazionali e regionali di riferimento, ha assunto in base alle valutazioni pervenute dal Ministero dell'ambiente e da parte delle altre autorità competenti uno scenario minimale, che prevede una diminuzione della produzione di rifiuti a seguito dell'applicazione delle azioni di riduzione pari al 3 per cento al 2025 e un ulteriore aumento annuale della percentuale di raccolta differenziata fino a raggiungere la percentuale del 70 per cento nel 2025;

   sulla base dell'analisi dei flussi di produzione del rifiuto residuo per ciascun ATO e dello scenario assunto dal Piano, la capacità di termovalorizzazione necessaria è prevista inferiore le 400.000 t/a a partire dal 2022, fabbisogno a scala regionale soddisfatto dalla potenzialità dell'impianto di San Vittore, oggi autorizzato ad un ampliamento fino a 600.000 t/a;

   l'articolo 13 del decreto-legge (cosiddetto «Aiuti») approvato dal Consiglio dei ministri il 2 maggio 2022 stabilisce che al fine di assicurare gli interventi funzionali alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 nella Città di Roma Capitale, in considerazione dell'esigenza di prevenire gravi criticità nella gestione dei rifiuti urbani, tenuto anche conto di quanto disposto dall'articolo 114, terzo comma, della Costituzione, il Commissario straordinario del Governo di cui all'articolo 1, comma 421, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, limitatamente al periodo del relativo mandato e con riferimento al territorio di Roma Capitale, esercita le competenze assegnate alle regioni ai sensi degli articoli 196 e 208 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

   la norma speciale introdotta dal Governo configura di fatto un commissariamento per la città di Roma, attribuendo poteri speciali al sindaco in materia di rifiuti, solo in considerazione dell'esigenza di prevenire gravi criticità e non sulla base di un dichiarato stato di emergenza che giustifichi l'utilizzo di mezzi e poteri straordinari, a fronte della necessità di tutelare la salute pubblica e l'ambiente;

   nel corso del consiglio comunale straordinario del 20 aprile 2022 sul tema dei rifiuti il sindaco di Roma Capitale ha annunciato la volontà di realizzare un nuovo termovalorizzatore entro la fine del mandato (2026) della capacità di 600.000 t/a per il trattamento del rifiuto residuo della città di Roma, in evidente contrasto con le disposizioni e le scelte del Piano regionale dei rifiuti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali eventi di particolare ed eccezionale gravità, non fronteggiabili con gli strumenti ordinari, giustifichino il conferimento di poteri commissariali al sindaco di Roma per l'esercizio delle competenze assegnate alla regione Lazio in materia di rifiuti, anche in assenza di una preventiva dichiarazione dello stato di emergenza e senza alcuno studio sulla produzione dei rifiuti e sulle quantità da destinare al trattamento finale, al netto delle percentuali di raccolta differenziata previste per legge.
(4-11993)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro della cultura, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è stato istituito nel 1991 e si estende su un territorio che va dalla costa tirrenica fino agli Alburni;

   nel 1995 è stato istituito l'Ente Parco per gestione, organismo preposto alla tutela dei valori naturali e ambientali con la finalità di conservare e valorizzare le aree protette, arginare le speculazioni edilizie perseguendo al contempo obiettivi di riorganizzazione e ottimizzazione delle attività economiche agricole, zootecniche, forestali e turistiche;

   il prioritario e condiviso obbiettivo di tutela ambientale passa attraverso stringenti restrizioni in materia edilizia che hanno generato purtroppo un immobilismo edilizio che sta comportando gravi disagi alle attività produttive esistenti nell'area Parco;

   i comuni costieri del Cilento già da tempo hanno convertito l'originaria vocazione agricola per connotarsi in chiave turistica;

   i territori costieri sono spesso caratterizzati da un'edilizia scadente sotto il profilo urbanistico e architettonico amplificata anche da un forte fenomeno di abusivismo degli anni 80/90 ed oggi ritornato in auge a causa di un irrigidimento valutativo degli organi preposti alla tutela dei vincoli paesaggistici e ambientali;

   l'istituzione del Parco Nazionale, nel dare un'immagine e un'identità unitaria di un territorio, poteva e doveva rappresentare il nuovo volano di rilancio socio economico di tutte le comunità che lo componevano, uno strumento di crescita e non di immobilismo;

   al contrario, di fatto, i territori ricadenti nel Parco sono stati gravati dal vincolo di natura paesaggistico ed ambientale per cui ogni intervento, ivi compresi quelli previsti dall'articolo 6 (attività di edilizia libera) del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, in quanto ricadenti in aeree vincolate, sono sottoposti sia al parere/nullaosta della soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della Provincia di Salerno che a quello del Parco;

   l'Ente Parco, ferme alcune rigide interpretazioni, si è adoperato per attivare procedure di sburocratizzazione nel rilascio dei nullaosta per attività edilizie nel territorio del Parco; di contro si registra un irrigidimento da parte della Soprintendenza di Salerno che sta, di fatto, paralizzando ogni genere di attività nel settore edilizio;

   ha destato in tal senso molto clamore l'intervista rilasciata in questi giorni dal Commissario del Parco, Tommaso Pellegrino, il quale ha fortemente stigmatizzato il sistema delle Soprintendenze, schierandosi nettamente a favore di una revisione radicale del ruolo delle stesse;

   ha affermato, tra l'altro, Pellegrino: «Dicono no a tutto, il Paese è paralizzato, il sistema delle Soprintendenze va rivisto subito» e ancora ... «Bisogna sburocratizzare: che senso ha un parere della Soprintendenza in un'area protetta dove c'è già un altro ente dello Stato preposto alla tutela dell'ambiente? I parchi nazionali rappresentato il Ministero dell'ambiente sui territori, il massimo organo preposto al controllo e alla tutela dell'ambiente e del paesaggio. Penso che un parere possa bastare ... Immaginate una persona che deve realizzare una piccola opera: deve chiedere il parere sia al Parco, sia alla Soprintendenza. Dal nostro Parco ricevono una risposta al massimo entro trenta giorni, dalla Soprintendenza possono passare mesi e anche anni. E qualche volta capita che i due pareri sono discordanti. Ecco perché i cittadini perdono la fiducia nelle istituzioni»;

   in un momento storico come quello che si sta vivendo, bisognerebbe rendere possibili gli interventi edilizi, usufruendo dove possibile dei benefìci fiscali in atto, per riqualificare il patrimonio immobiliare e rinvigorire le iniziative economiche per combattere la crisi che attanaglia il Paese –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare al fine di risolvere la problematica delle eccessive restrizioni in materia edilizia e renderne più snello il processo burocratico che preoccupa le comunità situate nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
(4-11989)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   CORNELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'innalzamento del costo dell'energia e delle materie prime riguarda non solo i cittadini, ma anche i piccoli comuni e le grandi città, ed è un problema trasversale che va assolutamente affrontato e risolto;

   soprattutto dal punto di vista dei piccoli comuni, gli aumenti del costo dell'energia sono tali da non poter essere assolutamente remunerati con le attuali entrate a bilancio. Si è determinata, in tal senso, una situazione che, complici anche le minori entrate, rischia di mandare al collasso le casse comunali portando all'interruzione di servizi, anche essenziali, messi a disposizione dei cittadini;

   nell'ambito della situazione descritta hanno trovato spazio diverse iniziative delle associazioni, tra cui l'Anci (l'associazione nazionale dei comuni italiani), che ha richiesto e ottenuto lo spegnimento dell'illuminazione pubblica dei monumenti ed edifici più rappresentativi in circa 30.000 comuni come gesto simbolico per richiedere la continuità degli stanziamenti che hanno caratterizzato il 2020 e il 2021, ma soprattutto una forte attenzione rispetto al peso del caro bolletta sui bilanci comunali;

   anche le istituzioni si sono ovviamente interessate alla problematica. Tuttavia, gli interventi legislativi recenti sono giudicati insufficienti dai portatori di interesse coinvolti, e persiste il rischio che questa crisi si ripercuota negativamente sui bilanci degli enti locali e di conseguenza, soprattutto, sulla possibilità di erogare con continuità i servizi pubblici ai cittadini;

   ci troviamo di fronte alla possibilità che tale situazione sfoci in emergenza sociale, ed è indispensabile intervenire al più presto con interventi efficaci che mettano in condizione i comuni di resistere effettivamente allo shock economico determinato dai rincari –:

   se sia al corrente del fatto che i Comuni non dispongono di risorse sufficienti per far fronte ai propri doveri istituzionali, visto il rincaro del costo dell'energia e delle materie prime;

   quali iniziative intenda porre urgentemente in essere per mettere i comuni in condizione di provvedere ai propri doveri istituzionali.
(3-02937)


   PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito dalla legge n. 108 del 2021, prevede che le amministrazioni, al fine di assicurare l'efficace e tempestiva attuazione degli interventi del Pnrr, possano avvalersi del supporto tecnico-operativo di società a prevalenti partecipazione pubblica, rispettivamente, statale, regionale e locale e da enti vigilati;

   il sopra citato articolo prevede che in tale ambito, sia possibile attivare, a seguito di specifica richiesta al Ministero dell'economia e delle finanze, azioni di rafforzamento amministrativo (assistenza tecnica e supporto operativo all'attuazione dei progetti Pnrr), in favore delle amministrazioni centrali e territoriali responsabili dell'attuazione dei singoli progetti sulla base di piani di attività annuali;

   l'articolo 10, comma 7-quinquies, del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, convertito dalla legge n. 156 del 2021, prevede che le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, possano avvalersi direttamente della società Cassa depositi e prestiti S.p.a. e di società da essa direttamente o indirettamente controllate per attività di assistenza e supporto tecnico-operativo, per la gestione di fondi e per attività a queste connesse, strumentali o accessorie, al fine di assicurare l'efficace e tempestiva attuazione degli interventi pubblici previsti dal Pnrr;

   nel Pnrr, a differenza delle programmazioni comunitarie, non si prevede una specifica linea di finanziamento per l'assistenza tecnica ovvero per le iniziative di capacity building;

   a quanto risulta all'interrogante, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che l'assistenza può essere fornita solo nel caso di soggetti a cui vengono assegnate le risorse, escludendo, di fatto, la fase progettuale propedeutica alla partecipazione agli avvisi e ai bandi delle amministrazioni titolari;

   secondo la Circolare del Ministero dell'economia e delle finanze – Servizio Centrale Pnrr – 24 gennaio 2022, n. 6 è stata stipulata dalla Ragioneria Generale dello Stato un'apposita convenzione con Sogei S.p.A. e Studiare Sviluppo S.r.l. per attivare apposite task-force di esperti dedicati a fornire supporto tecnico-specialistico alle amministrazioni centrali e territoriali, con un affiancamento in loco –:

   quale sia lo stato della richiamata convenzione con Sogei S.p.A. e Studiare Sviluppo S.r.l., con particolare riferimento alle richieste pervenute, al supporto attivato, al personale impiegato per le attività e alla loro localizzazione sul territorio;

   quali iniziative intenda assumere per garantire l'assistenza tecnica ed il supporto operativo alla presentazione dei progetti e alla loro attuazione;

   se sia possibile prevedere un finanziamento autonomo dell'assistenza tecnica per le Amministrazioni titolari di interventi, anche eventualmente attraverso una riprogrammazione delle risorse del Programma Operativo Complementare (POC).
(3-02940)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MISITI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 della Costituzione sancisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti;

   con decreto-legge del 30 aprile 2019, n. 35, sono state introdotte misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria al fine di fronteggiare le difficoltà amministrativo/finanziaria delle aziende sanitarie;

   la regione Calabria, con delibera n. 231 del 31 maggio 2011, ha contratto un prestito di mezzo miliardo di euro per una durata di 30 anni, con il Ministero dell'economia e delle finanze per la copertura dei disavanzi sanitari del sistema sanitario regionale;

   con delibera di giunta regionale n. 892 del 23 dicembre 2009 è stato costituito l'Ufficio del piano di rientro in sanità assegnando compiti contabili alla società KPMG Advisory S.p.a.;

   tra le competenze assegnate risulterebbero i processi di ricognizione e riconciliazione del debito pregresso e costituzione della Bad Debt Entity e dell'ufficio istruttore, il supporto di programmazione e al monitoraggio regionale, gestionale e contabile, nonché supporto nelle analisi e nelle verifiche dei dati aziendali per il processo del debito e per il monitoraggio gestionale e contabile;

   il 28 settembre 2020, la Commissione speciale di Vigilanza, alla presenza dei vertici delle Asp di Reggio Calabria e Cosenza e dei relativi responsabili finanziari e contabili, ha certificato un debito di 920 milioni per l'ASP di Reggio Calabria con una mancata approvazione dei bilanci risalente al 2012, mentre per l'Asp di Cosenza, una massa debitoria attestante a 547 milioni di euro e con i Bilanci consuntivi 2018 e 2019 e il Bilancio preventivo 2021, mai approvati;

   dai dati in possesso dell'interrogante, non risulterebbero dunque svolti i compiti di ricognizione e riconciliazione del debito pregresso e verifiche dei dati aziendali per il monitoraggio gestione e contabile delle Asp e Aziende ospedaliere calabresi, che erano stati affidati alla KPMG;

   dal 2008 ad oggi alla KPMG, secondo quanto riportato da notizie di stampa, sarebbero stati riconosciuti compensi pari a euro 11.015.878,23 –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative intenda intraprendere in ordine alla reale attività intrapresa in tutti questi anni dalla KPMG Advisory S.p.a. anche alla luce dei compensi riconosciuti.
(5-08016)


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare n. 34/E del 2013, l'amministrazione finanziaria ha precisato che è necessario valutare caso per caso per stabilire se le somme elargite da pubbliche amministrazioni costituiscano «corrispettivi» per prestazioni di servizi, soggetti a Iva ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del decreto Iva, oppure si configurino come mere movimentazioni di denaro, fuori campo Iva ai sensi dell'articolo 2, terzo comma, lettera a) del medesimo decreto;

   a seguito di istanza d'interpello n. 904-400/2022, l'Agenzia delle entrate ha evidenziato la sussistenza di un rapporto sinallagmatico tra i finanziamenti corrisposti da un ente pubblico non economico – l'Ufficio d'ambito – preposto alla programmazione, regolazione e controllo del Servizio idrico integrato e gli obblighi assunti dal gestore nell'ambito territoriale ottimale (Ato), in particolare concernenti la realizzazione degli interventi programmati, e ha pertanto chiarito, in relazione al caso concreto, che i finanziamenti erogati a seguito dei costi sostenuti dal gestore sono da ritenersi rilevanti ai fini Iva;

   nella fattispecie l'Ufficio d'ambito riceve e a propria volta trasferisce al gestore finanziamenti regionali e statali per l'esecuzione di opere pubbliche relative al Servizio idrico integrato svolgendo il ruolo di controllore in tutte le fasi che vanno dalla richiesta del contributo stesso fino all'erogazione finale e liquidazione all'Ente gestore del singolo contributo; i fondi pubblici, quindi, vengono trasferiti direttamente all'Ufficio d'ambito e rimangono nelle casse dell'Ufficio d'ambito provvisoriamente, fino a quando si conclude l'iter procedurale di compimento delle opere oggetto del contributo;

   non appare ampiamente condivisibile a giudizio degli interroganti la sussistenza del rapporto sinallagmatico evidenziato dall'Agenzia delle entrate, in quanto trattasi di contributi in conto capitale diversificati su numerosi interventi e non riconducibili pertanto al corrispettivo per la prestazione di uno specifico servizio; pertanto, la finalità del contributo non è ascrivibile alla singola opera (individuazione singola prestazione), ma è di ordine generale e di miglioramento della qualità ambientale e sociale (valore acqua come bene comune);

   con questa decisione dell'Agenzia delle entrate, molte opere pubbliche in corso di esecuzione rischiano di rimanere bloccate per carenza di risorse in parte dovute all'aumento generalizzato dei prezzi delle materie prime ed in parte a causa dell'aggravio di costo dovuto al computo dell'Iva sui contributi erogati –:

   come si intenda affrontare la tematica esposta in premessa e in particolare se si ritenga di riconsiderare le conclusioni cui è giunta l'Agenzia delle entrate, dal momento che non sarebbe riscontrabile la sussistenza di un rapporto sinallagmatico tra il contributo e la prestazione del servizio ovvero la realizzazione della singola opera, ma piuttosto la finalità del contributo sarebbe di ordine generale e di miglioramento della qualità ambientale e sociale;

   al fine di portare a termine le opere già in cantiere che sono state autorizzate sulla base delle risorse programmate, precedentemente agli orientamenti dell'Agenzia delle entrate, se ritenga utile adottare iniziative per prevedere lo stanziamento di risorse aggiuntive necessarie a far fronte al conseguente aggravio di oneri.
(5-08028)


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 ha ingenerato una gravissima crisi economica, che ha portato, secondo l'Istat, a un crollo del Pil di quasi 10 punti percentuali. Per far fronte all'enorme difficoltà di imprese e cittadini l'Europa ha varato un Quadro temporaneo senza precedenti che, allentando le misure sugli aiuti di Stato, ha consentito ai Paesi membri di adottare misure straordinarie di sostegno;

   alla luce di questa importante iniziativa europea, il Governo italiano, attraverso i decreti «Ristori» e «Sostegni», ha sostenuto il tessuto produttivo del nostro Paese con ingenti risorse economiche, cercando di limitare gli effetti della crisi e prevedendo – al comma 14 dell'articolo 1 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 – per i beneficiari degli aiuti l'obbligo di presentare un'apposita autodichiarazione, per attestare che l'importo dei sostegni non superi i massimali indicati nel Quadro temporaneo;

   con successivo decreto dell'11 dicembre 2021, il Ministero dell'economia e delle finanze ha stabilito le prime istruzioni per ottemperare a questo adempimento, riservando all'Agenzia dell'entrate il compito di definire il modello da utilizzare, le relative istruzioni nonché i termini per l'invio. Il 27 aprile 2022, dopo molta attesa – con provvedimento n. 143438/2022 – l'Agenzia ha definito modalità, contenuti e tempi di presentazione dell'autodichiarazione, fissando come termine ultimo per l'invio già il 30 giugno 2022;

   la scelta di una forbice temporale così ristretta, in un periodo fitto di adempimenti per contribuenti e addetti ai lavori, ha suscitato numerose e giustificate perplessità, il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ha osservato come l'obbligo di trasmissione dell'autodichiarazione entro il 30 giugno «costituisce l'ennesimo adempimento straordinario a carico degli operatori economici e dei professionisti che li assistono», domandando di posticipare il termine almeno al 30 settembre;

   la richiesta di trasmettere all'Amministrazione informazioni già in suo possesso – in quanto erogatrice dei sostegni – si pone in evidente contrasto con il principio «once only», che impone a tutte le Amministrazioni di non richiedere al cittadino documenti ed informazioni di cui le stesse sono già in possesso. Tale principio, presidio irrinunciabile del buon andamento dell'attività amministrativa e garanzia del rapporto tra Pubblica amministrazione e cittadini, è anche espressamente ribadito dallo Statuto dei diritti del contribuente, con il quale la previsione, quindi, collide –:

   quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per non gravare ulteriormente di oneri, dopo anni di sacrifici, imprese e cittadini, o quantomeno per posticipare il termine per la presentazione dell'autodichiarazione sopra citata.
(5-08035)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEL BARBA, CENTEMERO, SUT, NARDI e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del «decreto rilancio» ha rimodulato e rafforzato le detrazioni del cosiddetto ecobonus;

   il comma 3 dello stesso articolo chiarisce che le agevolazioni si applicano anche agli interventi di demolizione e ricostruzione di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d), del Testo unico dell'edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380;

   quest'ultimo definisce gli interventi di ristrutturazione edilizia come «interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente [inclusi] il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio, l'eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi ed impianti»;

   per giurisprudenza costante deve considerarsi «edificio esistente», anche quell'unità immobiliare sprovvista di copertura, dei muri perimetrali, o di entrambi, così come ora previsto anche dal comma 1-quater del citato articolo 119, introdotto con la legge di bilancio 2021;

   in alcuni casi il richiesto aumento di due classi energetiche come pure la prassi interpretativa di dover dimostrare l'esistenza di un impianto di riscaldamento (anche non funzionante) potevano apparire speciosi e di difficile interpretazione, foriera di contenziosi. Per questo il legislatore ha introdotto il citato comma 1-quater, proprio al fine di fugare tale impostazione, richiedendo al contribuente a fronte di tali semplificazioni, per i soli edifici «fatiscenti», il raggiungimento della classe A;

   quest'ultimi risultano senz'altro ammissibili alle detrazioni previste dal «Superbonus», purché ne sia dimostrabile la preesistente consistenza con qualsiasi mezzo, ciò sia per il Testo unico dell'edilizia che per la norma Uni 10838, che definisce l'organismo edilizio «l'insieme strutturato di elementi spaziali ed elementi tecnici, interni ed esterni, pertinenti all'edificio, caratterizzati dalle loro funzioni e dalle loro relazioni reciproche»;

   nella recente risposta n. 161 l'Agenzia delle entrate recita: «Al riguardo, si ritiene che, sentita ENEA, per gli interventi di efficientamento energetico (ad eccezione dell'installazione dei collettori solari per produzione di acqua calda e dei generatori alimentati a biomassa) deve altresì essere dimostrato, sulla base di una relazione tecnica, che nello stato iniziale l'edificio era dotato di un impianto idoneo a riscaldare gli ambienti di cui era costituito»;

   nei casi in esame appare incongruo che concetti come riqualificazione/efficientamento possano contemplarsi solo in presenza di un impianto preesistente (peraltro non funzionante), sia perché il «Superbonus», non impedisce il cambio di destinazione d'uso, sia perché il comma 1-quater mira a garantire il consolidamento di un patrimonio immobiliare efficiente dal punto di vista energetico, oggettivamente a prescindere dalle situazioni precedenti;

   l'esenzione dall'Ape introdotta dal comma 1-quater per le peculiari caratteristiche degli immobili ivi contemplati si rivela incoerente ove si ritenesse comunque necessario un impianto preesistente: è la stessa non necessarietà dell'attestato di prestazione energetica che esclude quest'ultimo, anche perché, in caso contrario, andrebbe effettuato un accertamento tecnico fine a sé stesso, del tutto inutile ai fini del «superbonus» posto che l'unico obiettivo da garantire è il raggiungimento della fascia A –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per chiarire che, ai fini del «Superbonus» non sussistono obblighi normatività circa la presenza di un impianto di riscaldamento preesistente negli edifici di cui al comma 1-quater, nonché per ribadire che la qualificazione di edificio esistente non può declinarsi fino a precludere le relative detrazioni a edifici «fatiscenti» e non preriscaldati, con grave pregiudizio sia per gli obiettivi di decarbonizzazione che di limitazione di consumo del suolo.
(4-11982)


   DORI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, al fine di contrastare gli effetti economici derivanti dall'aumento dei prezzi dei prodotti energetici a causa della crisi internazionale derivante dalla guerra in Ucraina, ha adottato tra l'altro misure di riduzione dell'aliquota di accisa sui carburanti, il cui relativo effetto sull'Iva garantisce uno V sconto alla pompa di 30,5 centesimi;

   la misura recentemente prorogata dal Governo, mitiga parzialmente l'impennata del costo dei carburanti alla pompa, con i prezzi che continuano a salire per effetto dell'aumento del costo dei prodotti petroliferi, dinamica che colpisce maggiormente il gasolio;

   il provvedimento in questione prevede nuovi interventi in favore dell'autotrasporto cui si accompagnano ulteriori misure agevolative, come la modifica della norma sull'AdBlue che amplia la gamma di veicoli con motore Euro V ed Euro VI destinatari del credito di imposta del 15 per cento del costo di acquisto dell'additivo;

   nonostante recenti annunci del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili prefigurino la crescita al 2030 della quota di traffico merci su ferrovia e intermodale dall'attuale 12 al 26 per cento, della riduzione sulle accise dei carburanti e di altre misure agevolative di sostegno sembra rimanere escluso il settore ferroviario e in particolare quelle compagnie che operano con locomotori diesel nei porti, interporti, raccordi ferroviari e su alcune linee ancora non elettrificate –:

   se gli interventi di riduzione delle accise assunti dal Governo e recentemente prorogati riguardino nella stessa misura i carburanti utilizzati per il trasporto ferroviario di persone e merci, anche all'interno di porti ed interporti.
(4-11985)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   CORNELI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la cronica carenza di organico nella magistratura e nell'amministrazione della giustizia è divenuta una problematica ormai strutturale che mette in crisi il funzionamento dell'intero sistema, sino a rischiare di porre la funzione definitivamente nel nulla. Solo ad esempio, il procuratore facente funzioni del Tribunale di Treviso, Massimo De Bortoli, ha osservato in un'intervista che «dire che la situazione è difficile è un eufemismo», e infatti in Treviso la prima data utile per un processo penale marca l'anno 2024, ragion per cui il magistrato reggente ha inviato una relazione alla Procura generale di Venezia illustrando nel dettaglio tutte le criticità legate alla carenza di organico e le inevitabili ripercussioni sulla macchina della giustizia;

   ancora più emblematico è in caso del Tribunale di Teramo, dove i rappresentanti dell'avvocatura hanno intrapreso una battaglia contro la cronica carenza di organico nell'Ufficio che comporta un carico di lavoro individuale di ciascun magistrato superiore del 17 per cento rispetto alla media distrettuale. E infatti lamentano l'assenza di provvedimenti sulla richiesta di sostituzione dei due giudici che sono andati via e che hanno lasciato un vuoto che ha creato un'impasse che rischia di produrre gravissime ripercussioni negative. Ciò, oltre alla carenza di personale amministrativo e all'obsolescenza e inadeguatezza degli Uffici;

   peraltro, è proprio in Abruzzo che si registra altresì il «dramma» dei precari della giustizia, che coinvolge circa 100 lavoratori che risultano ancora assunti a tempo determinato e per alcuni dei quali il contratto scadrà il prossimo mese di giugno. Come hanno evidenziato anche le organizzazioni sindacali si tratta di «risorse ... risultate indispensabili per fronteggiare le esigenze degli Uffici Giudiziari, (che) hanno colmato vuoti per vacanze organiche anche sotto Covid: ora rischiano di perdere il posto di lavoro dopo anni di precariato»;

   la riforma del CSM non è intervenuta efficacemente per la risoluzione delle suddette problematiche. Difatti, anche se intercetta taluni cruciali aspetti dell'ordinamento della magistratura, la riforma non tocca la rilevante questione della carenza di personale. Ma è di palese evidenza che un approccio efficiente al problema della giustizia e del funzionamento sistema giustizia non possa prescindere dall'analisi e, soprattutto, da concreti provvedimenti in materia;

   se sia al corrente del fatto che i tribunali, e in particolare quello di Teramo, versano in condizioni di grave carenza di organico, sia con riferimento ai ruoli della magistratura che al personale amministrativo e delle cancellerie;

   se sia al corrente del fatto che taluni dei 100 cosiddetti precari della giustizia in Abruzzo hanno un contratto di lavoro che scadrà il prossimo mese di giugno che rischia di non essere rinnovato;

   quali iniziative di competenza intenda porre urgentemente in essere per mettere i Tribunali, e in particolare quello di Teramo, in condizione di funzionare correttamente, nonché per scongiurare il rischio di licenziamenti dei cosiddetti precari della giustizia in Abruzzo.
(3-02942)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   l'articolo 201, comma 4, del codice della strada, rubricato «notificazione delle violazioni», dispone che «le spese di accertamento e di notificazione sono poste a carico di chi è tenuto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria» e, in sostanza, consente di addebitare al trasgressore sia le spese di notifica che quelle di accertamento delle violazioni del codice della strada;

   attualmente, sulla base di quanto disposto dall'Agcm (delibera n. 469/19/Cons) la tariffa complessiva per le spese di notifica degli atti giudiziari e fissata in modo forfettario in 9,50 euro e comprende i costi delle comunicazioni connesse (CAN e CAD), mentre per le spese di accertamento, allo stato, non esistono criteri oggettivi di quantificazione fissati dal legislatore e ogni ente agisce secondo la sua piena discrezionalità, spesso perpetrando evidenti abusi;

   secondo quanto riferito dall'Autorità garante per la concorrenza e il mercato alla Commissione parlamentare di inchiesta per la tutela dei consumatori e degli utenti «dall'analisi di alcune delibere di giunta comunale di vari comuni, emerge che ciascuno, nella parte dedicata alla determinazione di tali spese, include le più svariate e diverse voci, quali: costi di stampa, postalizzazione, costi di acquisto e manutenzione dei palmari per la rilevazione delle infrazioni, manutenzione delle apparecchiature e del software di gestione del servizio, moduli autoimbustanti, redazione delle distinte delle raccomandate, visure alle banche dati della Motorizzazione civile eccetera. In taluni casi, la discrezionalità dei comuni denota come gli stessi sono giunti anche a duplicare varie voci di spesa. Ad esempio, un comune include sia i costi di stampa, sia quelli per cartucce e nastri stampanti. Ne è prova che mentre alcuni comuni ritengono sufficiente quantificare le spese di accertamento in 2,50 euro, vi sono vari comuni che richiedono addirittura 10 euro»;

   sempre secondo Agcm «la discrezionale definizione di tali spese, a livelli talvolta elevati, si traduce in uno sfruttamento della posizione di debolezza del consumatore/cittadino, che è costretto a pagarle per espressa previsione di legge (Cfr. articolo 201, comma 4, del codice della strada) senza poterne contestare il quantum in alcuna sede» –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative volte a recepire l'indicazione della suddetta autorità, secondo la quale «è assolutamente necessario predeterminare normativamente l'ammontare di un costo standard valido per tutti comuni, ispirato a criteri di ragionevolezza, reale correlazione ai costi, trasparenza e non discriminazione degli utenti».
(2-01505) «Baldelli».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   PELLICANI, PIZZETTI, BRAGA, BURATTI, CIAGÀ, MORASSUT, MORGONI, PEZZOPANE e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   si fa riferimento alla possibile realizzazione da parte di Autovia Padana Spa (concessionaria del tronco autostradale A21 Piacenza-Cremona-Brescia in forza della Convenzione convenzione unica con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del 31 maggio 2017) del progetto «Nuovo casello di Castelvetro, del raccordo autostradale con la strada statale Padana inferiore e del completamento della Bretella tra la strada statale 10 e la strada statale 234»;

   detta nuova bretella autostradale prevede la realizzazione di un nuovo Ponte sul fiume Po, in aggiunta all'utilizzazione attuale del Ponte di ferro di Cremona, che presenta evidenti limiti strutturali e dimensionali, che ne inficiano l'utilizzo;

   la stessa Autovia Padana, dopo anni di silenzio circa la realizzazione di questa infrastruttura (prevista in convenzione tra gli investimenti di cui all'allegato K), ha inviato ai proprietari delle aree vincolate dal progetto comunicazioni ufficiali di richiesta d'accesso, al fine di svolgere attività utili alla progettazione definitiva –:

   se siano state reperite le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione delle infrastrutture di cui in premessa, quale sia lo stato di avanzamento dei relativi progetti ed entro quale orizzonte temporale si preveda vengano ultimati i lavori.
(5-08017)


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   al momento, nessun incentivo è stato previsto per le concessioni pubbliche in corso di esecuzione in data ancora antecedente la pandemia da Covid-19, almeno con riguardo alla possibilità di rivedere i prezzi dei materiali per la parte eccedente il cinque per cento di rincaro rispetto al prezzo rilevato nell'anno di presentazione dell'offerta e in ogni caso non superiore ad un anno;

   il Def 2022 stima un netto ridimensionamento delle aspettative di crescita del Paese, dovuto sostanzialmente all'inflazione e al peggioramento delle variabili esogene, tra le quali spiccano i prezzi elevati delle materie prime e dell'energia, secondo una tendenza che negli ultimi mesi ha subito un'impennata, ma che era già iniziata per effetto della ripresa economica post-pandemia da Covid-19;

   l'impatto negativo del conflitto in Ucraina sulla fiducia delle famiglie e delle imprese ha contribuito ad aggravare il taglio alla previsione della crescita reale del Paese per il 2022;

   dal lato delle imprese con lavori in corso di esecuzione, in particolare, il problema del caro-prezzi dei materiali sta già rallentando i cantieri delle società che effettuano i lavori appaltati dai concessionari di lavori pubblici, centrali per la realizzazione delle opere finanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   in un provvedimento di prossima emanazione risulterebbe che il Governo sarebbe orientato a stanziare risorse per remunerare chi sta consegnando opere pubbliche a prezzi più alti, per effetto del costo dell'energia e delle materie prime e chi concorrerà a bandi per opere pubbliche nei prossimi mesi;

   se intenda chiarire quale soluzione il Governo stia studiando per consentire anche ai concessionari di lavori pubblici e servizi in corso di esecuzione di fare fronte agli incrementi dei costi delle materie prime, sia dal lato dell'amministrazione concedente sia dal lato dei propri fornitori, selezionati con procedure a evidenza pubblica, al fine di scongiurare il rischio di un forte rallentamento dei cantieri e, quindi, di ritardi sui progetti di infrastrutturazione del Paese.
(5-08018)


   DAGA e FEDERICO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il complesso sistema di distribuzione delle risorse idriche e la vetustà delle reti, unitamente all'annoso problema della dispersione idrica, impongono un'accelerazione degli investimenti soprattutto per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di tali infrastrutture;

   a ciò si aggiunga l'urgenza di affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici e i pesanti effetti delle crisi idriche che si succedono annualmente. Il 17 giugno è la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità ed è urgente prendere impegni concreti su questo fronte;

   come noto, per la programmazione e la realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e per promuovere il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, anche al fine di aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e ridurre le dispersioni di risorse idriche, la legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha previsto l'adozione del piano nazionale di interventi per il settore idrico;

   a seguito delle modifiche apportate dall'articolo 2 del decreto-legge n. 121 del 2021 l'adozione del Piano, ridenominato come «Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico», dovrà avvenire, entro il 30 giugno 2022;

   nelle more dell'adozione del Piano, le risorse economiche già disponibili sono utilizzate per stralci attuativi, tenendo conto dei procedimenti già avviati dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dall'Autorità di regolazione per reti energia e ambiente (Arera), al fine di assicurare il rispetto del cronoprogramma previsto dal Piano nazionale di ripresa (Pnrr) e resilienza con particolare riferimento alla Missione M2C4;

   da ultimo, con la legge bilancio 2022 è stato operato un rifinanziamento delle risorse stanziate dalla legge 205 del 2017, nella misura di 440 milioni di euro –:

   di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in ordine allo stato di avanzamento del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico.
(5-08019)


   DARA, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, EVA LORENZONI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019 recante «Revisione delle reti stradali relative alte Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto» la strada provinciale 343 Asolana è passata alla competenza di Anas;

   la manutenzione e la gestione dei gravi problemi di sicurezza che da tempo attendono un massiccio intervento sui 21 chilometri e 246 metri della strada Asolana, che attraversano il Mantovano dai confini con Brescia fino a quelli con Cremona, sono passati alla competenza dello Stato;

   nello specifico nel tratto della ex strada statale 343 Asolana, tra Asola (Mantova) e Acquafredda (Brescia), continuano a verificarsi a cadenza regolare gravissimi incidenti anche mortali e ancora non esiste un progetto esecutivo per allargare la carreggiata;

   una tale situazione nei ritardi delle istruttorie burocratiche legate al passaggio di proprietà delle ex strade statali dalle province ad Anas porta l'estrema urgenza di provvedere alla messa in sicurezza dei circa 10 chilometri di strada da Asola ad Acquafredda, per una percorrenza di circa 7,2 chilometri in provincia di Mantova e circa 3 chilometri in provincia di Brescia;

   la riqualificazione dell'Asolana è una questione aperta sin dal 2008, anno in cui la provincia di Mantova la inserì nel piano triennale delle opere pubbliche senza poi effettivamente aprire il cantiere;

   da allora, l'intervento di messa in sicurezza dell'Asolana è stato più volte sollecitato anche dagli enti locali interessati senza mai sbloccare però la situazione;

   nel 2017, infatti, i comuni di Asola e Casalmoro e provincia di Mantova commissionarono anche uno studio di fattibilità per rendere sicura la strada con un importo dei lavori poco inferiore ai 7 milioni di euro, ma ad oggi ancora non si ha notizia sull'apertura dei cantieri e durata dei lavori;

   non è assolutamente immaginabile attendere ulteriore tempo per inserire nei capitoli di manutenzione straordinaria di Anas la tratta in questione visti i frequenti incidenti stradali e un trasporto pesante in continua crescita che quotidianamente passa sulla Strada Asolana –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire informazioni certe in merito alla messa in sicurezza della strada Asolana e alle tempistiche previste da Anas per un intervento risolutivo volto all'avvio dei lavori.
(5-08020)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO, COLLETTI e CORDA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da «La Verità» del 22 aprile 2022, emerge che un alto dirigente del Ministero delle infrastrutture, Felice Morisco, il 6 aprile 2020 ha autorizzato la proroga della concessione della tratta autostradale Brescia-Padova, con scadenza gennaio 2019, fino al 2026. La proroga e stata concessa basandosi su una delibera CIPE del 18 marzo 2013 che dava per certa la costruzione della Valdastico Nord, che però, era stata annullata dal Consiglio di Stato il 21 gennaio 2019, un anno prima della proroga;

   la proroga del 2007 era legata a due condizioni: che si realizzasse la tratta Valdastico Nord e che entro la primavera del 2013 fosse presentato l'intero progetto definitivo. Nessuna di queste due condizioni si è verificata. E anche per questo il 5 agosto 2019 si è espressa la Corte dei conti che ha stabilito che nel 2007 non sarebbe stato possibile prorogare la concessione e ANAS non avrebbe dovuto firmare la Convenzione Unica, ma si sarebbe dovuto procedere ad una messa a gara, e ha quantificato un danno erariale da 600 milioni;

   il titolo Atlantia, nei giorni scorsi è tornato a sfiorare i 24 euro/azione, livelli precedenti il crollo del ponte Morandi;

   La holding Edizione, della famiglia Benetton e il fondo Blackstone, il 14 aprile 2022, hanno annunciato un'offerta pubblica di acquisto totalitaria su Atlantia ad un prezzo di 23 euro/azione più un dividendo di 0,74 euro/azione,

   «Il Fatto Quotidiano» lo stesso giorno ha scritto che «Si tratta di un'opa difensiva: l'obiettivo è blindare il controllo del gruppo aeroportuale e autostradale togliendo il titolo dalla Borsa, dopo che l'imprenditore spagnolo e presidente di Acs Fiorentino Perez (già socio dei Benetton in Abertis) ha imbastito una cordata insieme ai fondi Gip (Global infrastructure partners) e Brookfield per mettere le mani sulla società che si appresta il 5 maggio a incassare 8 miliardi di denaro pubblico per la cessione dell'88% di Autostrade per l'Italia a Cassa Depositi e Prestiti affiancata dallo stesso Blackstone e da Macquarie»;

   secondo «La Verità», Autostrade SpA, nel frattempo, ha beneficiato anche dei rimborsi Covid per 1 miliardo e 44 milioni di euro, sempre grazie al Direttore Morisco che ha materialmente discusso e accolto le richieste dei gestori e, in una riunione del 5 ottobre 2020, li ha autorizzati a rivedere i loro piani economici e finanziari in relazione all'evoluzione dell'emergenza sanitaria. Tali indennizzi non rispettano i parametri dettati dalla legge per tutte le altre aziende (indennizzo tra il 10 per cento e il 20 per cento del minor fatturato, importo massimo erogabile 150.000 euro, escluse imprese che non hanno subìto un calo dei ricavi superiore al 33 per cento) e quindi Autostrade Spa non avrebbe potuto accedervi. Il dottor Felice Morisco «da ben 25 anni gestisce i rinnovi delle concessioni, ne analizza costi e impegni finanziari e alla fine ne garantisce i profitti», «in barba a ogni più elementare criterio di rotazione prudenziale»;

   inoltre, mentre sovrintendeva alle concessioni, Morisco è stato membro del collegio sindacale di Satap (Torino-Piacenza, Gavio) Sitaf (Torino-Bardonecchia, Anas e Gavio), Sitav, Autostrade Meridionali (Napoli-Salerno), Autostrada Brescia-Padova, AutoBrennero, Pedemontana Lombarda (dal 2015 al 2020). Nonostante la presenza del suo funzionario più esperto negli organi societari dei concessionari, lo Stato non è stato in grado di vigilare su investimenti, manutenzioni e profitti –:

   se siano a conoscenza e se corrispondano al vero i fatti esposti in premessa;

   quali elementi possano fornire in merito alla procedura aperta dalla Corte dei conti;

   quali elementi e documenti possano fornire in merito all'atto di proroga della concessione Brescia-Padova;

   quale Ministro abbia autorizzato il funzionario a firmare la proroga della concessione Brescia-Padova;

   se il Governo non ritenga opportuno applicare una rotazione precauzionale tra i propri funzionari e dirigenti, in particolare agli incarichi affidati al dottor Morisco, in quanto funzionario ministeriale, che è stato, ed è anche presente in numerosi collegi sindacali di concessionari autostradali;

   se non ravvisi la presenza di conflitti di interesse negli incarichi ricoperti dal dottor Morisco;

   quali iniziative di competenza intendano adottare affinché funzionari ministeriali con incarichi di controllo non si trovino a ricoprire anche ruoli negli enti controllati;

   quali elementi possano fornire in merito agli ingenti indennizzi Covid erogati ad Autostrade Spa.
(4-11996)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   CORNELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di degrado in cui versa il quartiere Rancitelli, alla periferia di Pescara, è nota da tempo. Del resto già nel 2019 è stata oggetto di un servizio della trasmissione televisiva Striscia la Notizia, in onda su canale 5, in cui veniva denunciato lo spaccio incondizionato di sostanze stupefacenti;

   dalla denuncia della trasmissione televisiva è derivato un processo penale a carico dei responsabili dei predetti fenomeni criminosi. Tuttavia, la situazione sembra essere rimasta immutata, dal momento che lo spaccio nel quartiere Rancitelli continua ad avvenire alla luce del sole, direttamente sul pianerottolo di casa degli spacciatori, dove si recano giornalmente acquirenti di ogni estrazione sociale provenienti da tutta la città;

   tale situazione è stata nuovamente portata all'attenzione dell'opinione pubblica dalla stessa trasmissione televisiva nella puntata andata in onda il 21 febbraio 2022, durante la quale l'inviato Brumotti è stato vittima di una dura aggressione;

   in particolare, ciò che ha stupito del servizio del 21 febbraio 2022 è l'organizzazione professionale della piazza di spaccio, che lascia intendere l'esistenza di un pericoloso sodalizio che, vista la mole degli stupefacenti compravenduti e delle persone coinvolte, deve necessariamente muoversi su scala nazionale;

   ha stupito, inoltre, la solidarietà prestata dagli abitanti del quartiere, anche bambini, ai criminali coinvolti nel servizio, il che lascia intendere che la criminalità ha ormai nel quartiere delle radici profonde che rischiano di implicare le generazioni future;

   tale situazione di spaccio e illegalità continua ad esistere nonostante le inchieste giornalistiche, dal momento che in data 27 aprile 2022 c'è stato un blitz delle Forze dell'ordine che ha portato al rinvenimento in via Rigopiano-Lago della Portella di 430 grammi di cocaina, che in mercato fruttano circa 50 mila euro, e oltre 7 mila euro in contanti in un'abitazione popolare. Il che produce l'ulteriore e imbarazzante conseguenza per lo Stato che malavitosi, che vendono droga ai ragazzi, hanno l'utilizzo della casa popolare mentre centinaia di famiglie oneste attendono da anni in graduatoria;

   si tratta, ad ogni modo, dell'ennesima notizia di cronaca che dà un'immagine negativa della città di Pescara, delle istituzioni poste a presidio della pubblica sicurezza e, in definitiva, dello Stato. Una notizia che rende necessario interrogarsi sull'efficacia delle misure repressive, data l'impunità e lo spregio delle regole che ha portato tali criminali a reiterare lo spaccio, pur a fronte delle segnalazioni passate e dei procedimenti penali già in corso nei confronti evidentemente dei loro complici;

   peraltro, la gravità della situazione emerge altresì dalle parole rese in data 29 aprile 2022 da Don Max sul futuro di Rancitelli. Il parroco della chiesa dei Santi Angeli Custodi è difatti intervenuto in merito al futuro del quartiere e sull'assetto generale delle periferie di Pescara auspicando un nuovo modo di vedere e realizzare le periferie cittadine, che punti alla reale integrazione sociale evitando di costruire nuove «periferie ghetto» sia dal punto di vista urbano ma soprattutto culturale. Un progetto, quello che il Parroco richiede all'amministrazione, che parta dal basso e contempli le richieste e le esigenze dei cittadini, soprattutto quelli delle classi disagiate che non meritano di essere relegati a «periferie» più sociali e culturali che geografiche;

   la descritta situazione, e le parole del parroco su evidenziate che intercettano perfettamente la problematica fornendo condivisibili modelli concettuali per risolverla, evidenziano come sia assolutamente necessario intervenire anche a livello amministrativo –:

   se sia al corrente della situazione di criminalità diffusa nel quartiere di Rancitelli in Pescara, e quali tra le misure a sua disposizione intenda mettere in atto per porre fine al degrado che affligge questa parte del territorio abruzzese e che si riverbera a livello nazionale.
(3-02938)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 novembre 2021, la presentazione delle contestuali dimissioni di 17 consiglieri comunali su 32 ha determinato lo scioglimento del consiglio comunale di Taranto e la nomina di un commissario straordinario nelle more dello svolgimento delle consultazioni elettorali per il rinnovo dell'assemblea consiliare del prossimo 12 giugno;

   in data 14 ottobre 2021, il consigliere comunale Cosimo Ciraci, uno dei tre componenti della Commissione elettorale comunale (CEC), ha rassegnato le proprie dimissioni da consigliere per assumere la carica di assessore. Contestualmente, il Consiglio ha preso atto delle dimissioni di Ciraci e ha proceduto alla relativa surroga, omettendo però di dichiararne la decadenza da componente della CEC;

   il segretario generale del Comune di Taranto, con nota del 22 marzo 2022, ha chiesto alla prefettura di Taranto un parere in ordine alla corretta composizione della CEC, chiedendo nello specifico se il consigliere dimessosi, ma non decaduto formalmente, potesse prendere parte alla suddetta commissione;

   la prefettura ha ritenuto «che l'ex consigliere comunale [...] non possa far parte della CEC»;

   indipendentemente dalla facoltà del consigliere Ciraci di mantenere lo status di componente della Commissione, è da rilevare che, in seguito alle dimissioni ultra dimidium che hanno determinato lo scioglimento del comune e ritenendo decaduto il consigliere Ciraci da componente della CEC, la stessa commissione è allo stato attuale composta esclusivamente da consiglieri facenti parte della maggioranza che ha determinato lo scioglimento del Consiglio;

   i due componenti attuali della CEC, inoltre, sarebbero candidati in liste facenti parte della medesima coalizione, opposta a quella del sindaco uscente;

   come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1967, alla CEC sono assegnati delicati compiti in materia di procedimento elettorale, tra cui quello di provvedere alla tenuta e revisione dell'albo delle persone idonee all'ufficio di scrutatore di seggio elettorale, nonché di provvedere alla nomina degli scrutatori stessi;

   a presidio dei necessari princìpi democratici che devono informare la composizione di un organo avente tali funzioni, il medesimo decreto del Presidente della Repubblica prevede espressamente (articolo 13, comma 2) che «nella commissione deve essere rappresentata la minoranza» consiliare –:

   se ritenga che l'attuale composizione della Commissione elettorale comunale di Taranto non soddisfi i requisiti di legge nella misura in cui l'assenza di componenti appartenenti alla minoranza consiliare possa pregiudicare il corretto svolgimento dei compiti assegnatigli dalla legge, con particolare riguardo per la nomina degli scrutatori, e quali eventuali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-08038)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINETTI, OSNATO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, CIABURRO, SILVESTRONI e MOLLICONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   già nel 18 febbraio 2015 compariva in Via Foria a Napoli una scritta offensiva sotto la targa ai caduti di questo tenore: «la Patria è una p...»;

   durante le festività pasquali appena trascorse sono comparse nuove scritte ingiuriose, sempre in via Foria, rivendicate con la sigla «Rabbia Trans»;

   tra le scritte contro i maschi: «macho morto concime per l'orto» , «maschio bianco ancora parli?» anche una scritta di odio politico «tutti i fascisti come Ramelli, con una chiave inglese tra i capelli»;

   l'omicidio di Sergio Ramelli venne commesso a Milano nel 1975 nella cornice degli anni di piombo. La vittima fu uno studente milanese di 19 anni, militante del Fronte della Gioventù, aggredito il 13 marzo da un gruppo di militanti del servizio d'ordine di Avanguardia Operaia. Il giovane, a causa dei traumi riportati, morì il 29 aprile oltre un mese e mezzo dopo l'aggressione. Va espresso il massimo biasimo per queste scritte che infangano la memoria di un giovane studente missino ucciso per le sue idee e per aver scritto un tema contro le BR –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che i muri della predetta via Foria a Napoli siano oggetto di scritte inneggianti all'odio e all'istigazione di reati, e per cercare di individuare gli autori di queste scritte così ingiuriose e atte ad istigare reati, anche tramite l'adozione di un adeguato sistema di video sorveglianza.
(4-11990)


   LONGO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 6 ottobre 2021 il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, ha inviato ai Prefetti e, tramite loro, ai sindaci italiani, una circolare interpretativa in merito alle istanze di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis richieste in Brasile da discendenti italiani emigrati nella seconda metà del XIX secolo;

   nella circolare si fa anche riferimento ad un lavoro di studio tra il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e l'avvocatura dello Stato che ha evidenziato gli effetti innovativi di due sentenze della Corte di appello di Roma, dove si dichiara la tacita perdita della cittadinanza italiana da parte di italiani che risiedevano in Brasile nel periodo tra il 1889-91, con conseguente interruzione della linea di trasmissione della cittadinanza italiana ai discendenti;

   la circolare e le indicazioni del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ai funzionari di stato civile della reta consolare provocano conseguenze operative per gli interessati, visto che in sostanza dispone di accantonare le pratiche di riconoscimento iure sanguinis, in vista di un riordino delle norme vigenti in materia; appare inusuale l'immediata applicazione di una circolare nelle istruttorie in corso per la definizione dell'iter di rilascio della cittadinanza iure sanguinis; appare inoltre sorprendente se la si confronta con la mancata applicazione della sentenza n. 4466 del 25 febbraio 2009 ove la Suprema Corte di cassazione, alla luce dei pronunciamenti della Corte costituzionale, che ha riconosciuto lo status di cittadino italiano anche ai figli di donne che hanno perduto la cittadinanza a seguito di matrimonio con stranieri, anche se contratto prima del 1o gennaio 1948;

   se poi si considera che l'iter di definizione delle pratiche, nei consolati brasiliani, com'è noto, è talmente lungo tanto da mettere in dubbio anche la certezza del diritto ad avere una risposta in tempi certi da parte della Pubblica amministrazione, l'accantonamento delle pratiche significa di fatto la vanificazione di un elementare diritto –:

   se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, non ritengano, di adottare iniziative urgenti affinché alle legittime istanze di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, avanzate da discendenti di italiani emigrati in Brasile nella seconda metà del XIX secolo, venga data una risposta certa almeno fino a quando il Parlamento non disponga diversamente.
(4-11991)


   GIGLIO VIGNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Rivarolo Canavese (Torino) nei giorni scorsi un trentasettene ghanese è stato arrestato dai carabinieri per violenza privata contro il proprietario di un hotel del paese, struttura che nel passato era stata adibita all'accoglienza dei profughi;

   secondo le ricostruzioni, l'uomo, irregolare e senza fissa dimora, negli ultimi tempi era stato più volte sorpreso all'interno della struttura e, per questo motivo, più volte segnalato alle forze dell'ordine;

   la notte del primo maggio, ancora una volta il ghanese, dopo aver forzato una porta, aveva trascorso la notte all'interno della struttura alberghiera;

   all'arrivo del titolare l'uomo lo avrebbe minacciato con un punteruolo e colpito più volte con una sedia, tanto da costringerlo a ricorrere alle cure del pronto soccorso dell'ospedale di Ivrea;

   appare all'interrogante grave e al contempo inspiegabile che l'uomo, data l'evidente pericolosità e il suo comportamento recidivo, non sia stato ancora materialmente espulso dal territorio nazionale –:

   per quali ragioni, alla luce di quanto esposto in premessa, non si sia proceduto, per quanto di competenza, nei suoi confronti all'espulsione;

   quali iniziative inoltre, intenda adottare per quanto di competenza, il Ministro interrogato per prevenire il ripresentarsi di casi come quello riportato in premessa.
(4-11992)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire) è un ente vigilato dal Ministero dell'istruzione, che da quasi 100 anni è un punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia, che accompagna l'evoluzione del sistema scolastico e sostiene i suoi processi di miglioramento;

   tra i compiti di Indire vanno evidenziati in particolare quelli collegati alla innovazione didattica, quali lo sviluppo di nuovi modelli, la sperimentazione dell'utilizzo delle nuove tecnologie nei percorsi formativi, la promozione della ridefinizione del rapporto fra spazi e tempi dell'apprendimento e dell'insegnamento, che costituiscono la base sulla quale si è costruita la risposta della scuola all'emergenza pandemica;

   l'istituto vanta inoltre una consolidata esperienza nella formazione in servizio del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario e dei dirigenti scolastici e anche per questa sua caratteristica il decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 nell'istituire la Scuola di alta formazione dell'istruzione in attuazione del PNRR ha previsto che detta scuola si avvalga anche di Indire, il cui presidente sarà parte del Comitato di indirizzo;

   sempre nell'ambito delle misure previste dal PNRR, Indire svolge ad esempio diverse attività nell'ambito del sistema post diploma professionalizzante non universitario: realizza e gestisce la banca degli Istituti tecnici superiori (Its), contribuisce alla definizione dei criteri di monitoraggio e di valutazione dei percorsi, realizza il monitoraggio nazionale ed elabora i relativi rapporti;

   il Consiglio d'Amministrazione è composto da tre membri, dei quali due, incluso il Presidente, nominati dal Ministro dell'istruzione e uno eletto dal personale dell'Istituto e per il quadriennio 2021-2025 si è insediato in data 18 ottobre 2021;

   si apprende dal sito del quotidiano «La Repubblica» in un articolo datato 2 aprile 2022 che la Presidente Mortari «dopo neppure sei mesi ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni al Ministro dell'istruzione» e che «si attende la risposta»;

   la situazione venutasi a determinare ha destato preoccupazione non solo tra i dipendenti che chiedono certezze, ma anche nella comunità scientifica nazionale e internazionale che riconosce a Indire una valenza fondamentale nel panorama della ricerca educativa e della innovazione –:

   se le notizie di stampa corrispondano al vero e in tal caso se intenda adottare le iniziative di competenza volte alla sostituzione della Presidente, come previsto dall'articolo 8 comma 4 dello Statuto dell'Indire per rendere pienamente operativo l'Istituto e in ogni caso quali siano gli orientamenti del Ministro, anche in vista degli importanti impegni affidati a Indire a cominciare da quelli connessi alle riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-08037)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBANO, PRISCO, RACHELE SILVESTRI, FRASSINETTI e BUCALO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   gli amministratori locali, i dirigenti scolastici e i media stanno sollevando il problema di possibili accorpamenti e soppressioni di classi che riguarderebbero l'offerta formativa del territorio della provincia di Fermo e di Ascoli Piceno;

   alcuni di tali accorpamenti e soppressioni, con relativa riduzione degli organici, sarebbero relativi a scuole secondarie di secondo grado, come a esempio alcune classi dell'Iis di Sant'Elpidio a Mare e Porto Sant'Elpidio, ma la maggior parte di situazioni che destano preoccupazione sono relative agli Isc situati nelle aree interne, montane, ma soprattutto nei piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti; a esempio, problemi seri si riscontrano presso il comune di Ponzano di Fermo, provincia di Fermo, comune dell'interno di circa 1.500 abitanti, dove una classe prima della secondaria di primo grado non è stata concessa in quanto iscritti 14 alunni contro un minimo di 15; o nel comune di Montefiore dell'Aso, provincia di Ascoli Piceno, dove sono iscritti solo 7 bambini nella classe prima della scuola primaria, per cui la classe non si può formare, mentre già è noto che il prossimo anno ci saranno iscritti sufficienti a riformare la classe prima, che come si sa non verrà riformata;

   tale situazione non fa altro che aggravare lo spopolamento di aree interne e soprattutto di piccoli comuni, non appartenenti alla zona montana e pertanto non interessate alle deroghe del decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, articolo 8, comma 1, ma neppure insistenti sulla più popolosa fascia costiera, e pertanto interessate da uno spopolamento grave che rischia di far morire territori che fungono invece da importante presidio sociale, economico e ambientale delle provincie marchigiane;

   inoltre è certamente compito primario delle istituzioni porre in essere ogni idonea iniziativa volta a conservare, nelle aree interne e nei piccoli comuni, peculiari della nostra realtà ed eccellenza del nostro patrimonio storico, culturale e paesaggistico, non solo i plessi scolastici, ma soprattutto le classi esistenti –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa quale sia il reale stato di criticità della rete scolastica dei piccoli comuni della regione Marche e, quali iniziative urgenti intenda adottare a tutela del piano di dimensionamento scolastico del territorio regionale, al fine di contrastare, attraverso il mantenimento dei servizi essenziali, il fenomeno dello spopolamento delle suddette aree.
(4-11987)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   COSTANZO e VILLAROSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 1° maggio 2022 il centro storico di Lipari (ME) è stato tappezzato in segno di protesta da manifesti anonimi con la scritta «Cercasi schiavo»;

   nei manifesti si legge: «Per la stagione estiva 800 euro al mese, 10 ore al giorno, no Tfr. Contratto irregolare o stipendio a nero. Giorno libero? Ah ah ... Gli interessati sono invitati a confrontarsi con i loro colleghi, ad attivare solidarietà, a organizzarsi e a far valere i propri diritti. Buon 1° maggio»;

   il decreto legislativo n. 149 del 2015 istituisce l'Agenzia unica per le ispezioni del lavoro denominata «Ispettorato nazionale del lavoro»;

   l'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 14 settembre 2015 n. 149 prevede che: «Nella regione Sicilia (...) l'Ispettorato provvede alla stipulazione di appositi protocolli d'intesa al fine di garantire (...) l'uniforme svolgimento dell'attività di vigilanza ed evitare la sovrapposizione di interventi ispettivi, nel rispetto delle competenze attribuite dai rispettivi statuti in materia di vigilanza»;

   in attuazione di quanto previsto, il 13 ottobre 2016 è stato stipulato un protocollo d'intesa per il coordinamento dell'attività di vigilanza nella regione Sicilia tra l'Ispettorato nazionale del lavoro e la Regione Siciliana, poi modificato il 3 maggio 2018;

   in base all'articolo 8 del summenzionato protocollo «le parti si impegnano a predisporre congiuntamente, con cadenza almeno quadrimestrale, il rendiconto dell'attività di vigilanza svolta da tutto il personale ispettivo operante nella regione»;

   come anche confermato dal direttore dell'Ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano, la Regione Siciliana presenta una «grave carenza di ispettori nell'organico dell'ispettorato», non riconducibile all'Istituto nazionale del lavoro in quanto è «l'Assemblea regionale l'organo competente ad emanare leggi, anche relative all'organizzazione dei servizi, in materia di rapporti di lavoro, previdenza ed assistenza sociale»;

   senza un'apposita variazione della normativa regionale, non potranno essere quindi colmate le gravi carenze dell'organico dell'Ispettorato siciliano –:

   se il Ministro interrogato, in base a quanto previsto dall'articolo 8 del protocollo d'intesa tra regione e Istituto, intenda illustrare i risultati dell'attività di vigilanza svolta negli ultimi anni in merito al contralto del lavoro sommerso e irregolare sull'isola con particolare riferimento, alla luce delle proteste di cui in premessa, all'attività svolta in provincia di Messina e, conseguentemente, quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare, in raccordo con la Regione Siciliana, per colmare le gravi carenze d'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro.
(5-08029)


   RIZZETTO e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sull'onda degli scandali dello scorso anno legati ai beneficiari del reddito di cittadinanza, la legge di bilancio 2022 ha introdotto disposizioni per rafforzare gli strumenti di controllo sul possesso dei requisiti per i richiedenti e i percettori del sussidio;

   nello specifico, l'articolo 1, commi 74 e seguenti della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha previsto che: l'Inps provveda a definire annualmente, entro il 31 marzo, un piano di verifica dei beni patrimoniali detenuti all'estero e dichiarati nella dichiarazione sostitutiva unica ai fini Isee; i comuni effettuino verifiche sostanziali e controlli anagrafici a campione sull'effettivo possesso dei requisiti utili sia all'atto della presentazione dell'istanza che successivamente all'erogazione del beneficio; in ogni caso l'Inps verifichi preventivamente i dati anagrafici, di residenza, di soggiorno e di cittadinanza, comunicando le posizioni «sospette» ai comuni per ulteriori accertamenti prima del pagamento; sia sottoscritta apposita convenzione tra l'Inps, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della giustizia per la verifica dei soggetti che risultino già condannati con sentenza passata in giudicato da meno di dieci anni per i reati che comportano la revoca del beneficio;

   tuttavia, una parte degli strumenti di controllo è rimasta inattuata, mancano la convenzione tra l'Inps e i Ministeri della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali per lo scambio integrale dei dati sulla situazione penale o familiare dei percettori del sussidio e il piano dell'Inps di verifiche sui requisiti patrimoniali;

   dagli organi di stampa emerge che solo a Napoli da novembre ad aprile sono state individuate oltre mille persone che hanno percepito indebitamente il sussidio, realizzando una frode di oltre 6,5 milioni di euro; a Pescara, una donna di 63 anni, pluripregiudicata, ha percepito circa 20 mila euro senza averne diritto; a Crotone, 102 stranieri residenti in Italia da appena pochi mesi hanno percepito illecitamente il reddito di cittadinanza per circa 500 mila euro;

   i dati sopracitati rilevano, a giudizio degli interroganti, il disinteresse del Governo per la realizzazione concreta del sistema dei controlli e l'inefficacia delle verifiche introdotte;

   questo sussidio solo a febbraio 2022 ha raggiunto 1,1 milioni di famiglie, con 2,44 milioni di persone coinvolte e un importo medio erogato a livello nazionale di 583 euro –:

   se i controlli previsti dalla legge di bilancio siano operativi e se si siano rivelati efficaci, a quali risultati abbiano portato è quanti siano i casi di indebita percezione del reddito di cittadinanza accertati.
(5-08030)


   CARLA CANTONE, MURA, VISCOMI, GRIBAUDO, LACARRA e LEPRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo anni di relativo contenimento dei prezzi al consumo, già dallo scorso anno l'andamento dell'inflazione ha ripreso a mordere il potere di acquisto di salari e pensioni, fenomeno ancor più accentuato a seguito dello scoppio della crisi ucraina e della conseguente impennata dei prezzi dell'energia e di alcuni prodotti alimentari;

   lo stesso Documento di economia e finanza ha evidenziato come i prezzi al consumo a marzo siano risultati in crescita tendenziale del 6,7 per cento rispetto al già cospicuo 5,7 per cento del mese di febbraio;

   alla luce di tali dati, l'Inps ha provveduto a rideterminare gli assegni pensionistici applicando la percentuale provvisoria di perequazione dell'1,6 per cento, con la circolare 197/2021, per le pensioni non superiori a quattro volte il trattamento minimo, incrementata all'1,7 per cento con la successiva circolare 33/2022;

   come noto, la pensione per gli invalidi civili totali, ciechi e sordomuti assoluti, pari a 287,09 euro mensili, è riconosciuta a condizione di un limite di reddito personale annuo è pari a 16.982,49 euro;

   diverse articolazioni territoriali sindacali hanno segnalato la paradossale circostanza della possibilità di revoca dell'assegno di pensione di invalidità, a seguito dell'applicazione delle suddette percentuali di perequazione, Qualora il reddito dei pensionato risultasse eccedente, anche di pochi euro, il citato limite di 16.982,49 euro annui;

   in determinati casi, l'applicazione del meccanismo di parziale tutela del reddito dei pensionati rispetto all'andamento dell'inflazione, potrebbe comportare la perdita dell'assegno mensile di circa 290 euro, stante il permanere della condizione di invalidità totale;

   è di tutte evidenza la necessità di un intervento, anche di carattere interpretativo, volto ad adeguare automaticamente anche, il suddetto limite di reddito al di sotto del quale è possibile fruire dall'assegno di invalidità –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché sia scongiurata l'ipotesi sommariamente illustrata in premessa, sterilizzando gli effetti della perequazione ai fini del rispetto del limite di reddito entro il quale viene riconosciuta la pensione di invalidità.
(5-08031)


   GIACCONE, PAOLIN, MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ripetutamente a mezzo stampa sono riportate operazioni delle forze dell'ordine per smascherare i cosiddetti «furbetti del reddito di cittadinanza»;

   ad esempio si segnala, quella condotta in Campania, Puglia, Abruzzo, Molise e Basilicata, con la denuncia di ben 4.839 soggetti per circa 20 milioni di euro; per la medesima cifra, si menziona anche l'operazione guidata dalla Guardia di finanza di Cremona, coordinata dalla procura di Milano, con 16 arresti e 9 mila denunce di cittadini rumeni, non residenti in Italia e comunque percettori del Rdc o del Rem;

   tali episodi riconfermano quale principale anello debole la mancanza di verifica preventiva della Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) e dell'indicatore della situazione economica equivalente (Isee), presentate dai richiedenti anche attraverso i Caf;

   modalità per truffare l'Inps è, ad esempio, il fatto che più componenti della stessa famiglia effettuano singole richieste per il reddito di cittadinanza, invece di dichiarare il reddito complessivo del nucleo familiare; c'è poi chi altera il proprio nucleo familiare pur di abbattere l'Isee, Molti degli stranieri denunciati dichiarano il falso sia nell'autodichiarazione dello stato di famiglia, sia inventando residenze, come nel caso succitato dei 9 mila rumeni;

   all'uopo, si cita l'articolo su La Repubblica del 1° novembre 2021: «L'indagine del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e del pm Paolo Storari, hanno registrato residenze fittizie tutte negli stessi palazzi: 686 in piazzale Selinunte, 618 in via Degli Apuli, 566 in via Giambellino, 553 in via Bolla, e altri indirizzi nel capoluogo lombardo»;

   per gli interroganti, le recenti modifiche introdotte dalla legge di bilancio non risultano efficaci nel contrastare gli abusi perpetrati dai cosiddetti «furbetti» del reddito di cittadinanza a danno dello Stato; invero, potrebbero utilizzarsi le potenzialità dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), che già consente di scaricare online e gratuitamente 14 certificati per proprio conto o per un componente della propria famiglia, e di rendere altresì visibile al Caf per il richiedente Isee, in modalità precompilata, i componenti del nucleo familiare con collegamento all'Anagrafe medesima;

   in tal senso, si rammenta, il Governo ha accolto favorevolmente, in sede di approvazione del disegno di legge di bilancio 2022, l'ordine del giorno n. 9/3424/74 –:

   se intenda dar seguito all'ordine del giorno summenzionato e, quindi, adottare le opportune iniziative, anche normative, affinché l'attuale autocertificazione dello stato di famiglia allegata alla dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) e all'Isee per la richiesta del reddito di cittadinanza, del reddito di emergenza e dei benefici analoghi, venga quanto prima sostituita dai certificati anagrafici dello stato di famiglia e di residenza, reperibili agevolmente attraverso l'Anagrafe nazionale della popolazione residente.
(5-08032)


   DAVIDE AIELLO, INVIDIA, AMITRANO, BARZOTTI, CIPRINI, COMINARDI, CUBEDDU, SEGNERI, TUCCI, TRIPIEDI e ALAIMO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Covisian spa è aggiudicataria del servizio di contact center per la società ITA – Italia Trasporto Aereo spa la quale ha avviato la selezione di un partner per l'aggiudicazione di un contratto di servizi;

   il perimetro complessivo dei lavoratori coinvolti nell'appalto è pari complessivamente a 543 lavoratori equivalenti a 343 Fte (di seguito «personale interessato»);

   nell'accordo del 21 ottobre 2021 siglato presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la Covisian spa, «pur nella consapevolezza che il Servizio è erogato in favore di un committente diverso da Alitalia, nella prospettiva della tutela occupazionale e nel pieno rispetto della legge e della contrattazione collettiva, si è resa disponibile a partecipare al tavolo di confronto istituzionale per garantire l'occupazione e la territorialità del Personale Interessato»;

   l'azienda Covisian spa si è impegnata ad assumere complessivamente, ex novo, n. 543 lavoratori (n. 36 su Rende e n. 507 su Palermo), attualmente alle dipendenze di Almaviva Contact spa coerentemente con quanto previsto dalla clausola sociale di cui al Contratto collettivo nazionale di lavoro delle telecomunicazioni;

   tuttavia, secondo quanto si apprende dalla stampa, in data 20 aprile 2022 ITA Airways, società a totale partecipazione pubblica, non si è presentata al tavolo del Ministero dei lavoro e delle politiche sociali per discutere delle prospettive occupazionali, mettendo di fatto in discussione l'accordo e a rischio l'assorbimento dei lavoratori dell'ex call center Almaviva; preoccupa pure la decisione della compagnia aerea di dotarsi di un call center interno con sede a Roma Fiumicino, decisione che andrebbe a danneggiare gli utenti e a ledere illegittimi diritti dei lavoratori che nel corso dei numerosi anni di servizio nel call center di Palermo hanno acquisito grande competenza e notevole professionalità –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo – con il coinvolgimento di tutte le parti sociali interessate dalla vicenda – al fine di garantire il rispetto dell'accordo siglato in sede istituzionale il 21 ottobre 2021, il rispetto della clausola sociale e la salvaguardia dei livelli occupazionali di tutti i 543 lavoratori operatori dell'ex call center Almaviva di Alitalia in gran parte in servizio a Palermo.
(5-08033)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli anni, l'Enpam (Ente nazionale di previdenza ed assistenza medici ed odontoiatri) è stato al centro di alcune inchieste dell'autorità giudiziaria e della stampa;

   nel 2012 la procura di Roma aveva avviato un'inchiesta dopo un esposto-denuncia di cinque ordini dei medici, sulla base di un dossier della società di consulenza Sri Capital advisors, che segnalava «400 milioni di perdite potenziali da ricondurre a investimenti in obbligazioni strutturate sottoscritte tra il 2004 e il 2006 con alcune banche d'affari straniere» per un investimento di quasi tre miliardi di euro in prodotti derivati;

   alla chiusura delle indagini, risultavano indagati «l'ex presidente dell'Ente Eolo Parodi, Maurizio Dallocchio, docente all'università Bocconi ed ex consigliere esperto dell'ente, l'ex direttore generale Leonardo Zongoli e l'ex responsabile degli investimenti finanziari Roberto Roseti»;

   successivamente gli imputati sono stati assolti per il reato di ostacolo agli organi di vigilanza, mentre «non doversi "procedere" per il reato di truffa in quanto estinto per prescrizione»; parrebbe, quindi, che non si sia giunti a un chiarimento in merito ai presunti illeciti finanziari denunciati con l'esposto;

   tra le inchieste giornalistiche, si segnala la puntata del 22 ottobre 2018, di Report, che ha affrontato il tema di alcuni investimenti immobiliari dell'Enpam nel gruppo Parnasi;

   in particolare, è stato intervistato un odontoiatra, Franco Picchi, che, dallo studio dei bilanci dell'ente, avrebbe scoperto che «un investimento di 50 milioni si è ridotto a solo 700 mila euro, quindi abbiamo perso 49 e passa milioni su dei progetti immobiliari del gruppo Parnasi. L'investimento è stato fatto nel 2013, però, già dopo due anni valeva il 50 per cento di quello che era stato l'investimento [...]. Nonostante questo, l'anno successivo l'Enpam investe ancora [...] 29 milioni su un altro progetto immobiliare, il progetto Eco Village», sempre del Gruppo Parnasi; nel progetto sarebbe entrato l'imprenditore Massimo Caputi, che avrebbe «comprato l'intero costruito [...] con IDeA Fimit, oggi DeA Capital, gruppo De Agostini, con una quota del 30 per cento dell'Inps»;

   l'iter del progetto sarebbe stato sospeso dall'amministrazione comunale con la conseguenza che anche «l'investimento dell'Enpam potrebbe non valere più nulla»; a decidere degli investimenti sarebbe stato il consiglio di amministrazione, così come «per l'acquisto delle quote del fondo che investe nel progetto Eco Village e l'ha fatto attraverso il comitato consultivo del fondo Ippocrate (gestito da DeA Capital Real Estate SGR S.p.A.) che è totalmente di proprietà Enpam» e «nel comitato consultivo c'è il presidente Enpam, che è Alberto Oliveti, e il vicepresidente Gian Pietro Malagnino»;

   in una nota, il presidente Enpam avrebbe precisato che «il mio comitato non effettua valutazioni su operazioni immobiliari, lo fa la SGR che gestisce il fondo», circostanza che non corrisponderebbe a quanto riportato nella relazione del 2015 del fondo Ippocrate, secondo la quale «l'operazione immobiliare è avvenuta dopo l'acquisizione del parere positivo del comitato»;

   quanto esposto, se risultasse vero, farebbe emergere una situazione di estrema gravità, nella quale, ad una gestione che apparirebbe eccessivamente disinvolta di contributi pensionistici, si aggiungerebbe l'allentamento dei controlli da parte delle strutture preposte alla vigilanza dei fondi pensionistici privati, come il Covip;

   sarebbe pertanto opportuno avviare una verifica, anche in considerazione del fatto che l'Enpam, di recente, «ha accettato l'offerta del gestore statunitense Apollo Global Management, che ha acquistato gli immobili dell'Ente per 842 milioni di euro» –:

   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, in ordine ai fatti esposti in premessa e alla correttezza e alla congruità delle operazioni finanziare e immobiliari dell'Enpam, a garanzia dei versamenti previdenziali dei suoi iscritti, e se non intendano rafforzare i sistemi di vigilanza sugli enti previdenziali privati.
(5-08034)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta orale:


   CORNELI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la tutela dei minori è una delle principali e più delicate funzioni svolte dai comuni, sia per la vulnerabilità dei destinatari degli interventi, che per la complessità del sistema che – posizionandosi lungo un continuum di prevenzione, promozione, educazione, cura, protezione – si articola in una gamma di obiettivi strategici con una molteplicità di interventi che coinvolgono attori diversi, istituzionali e non, sotto la regia del comune;

   peraltro, la crisi socio-economica accentuata dalla pandemia, adulti sempre più vulnerabili, madri sole, aumento delle separazioni e dei divorzi in cui è presente un'alta conflittualità, crescita delle povertà, mancanza di lavoro, hanno aumentato l'esigenza di garantire sempre maggiori interventi di cura e protezione per i bambini e le bambine, nonché per i ragazzi e le ragazze privi di un ambiente familiare idoneo;

   inoltre, va considerata l'importante quantità di minori non accompagnati in fuga dalla guerra in corso in Ucraina pervenuti nel nostro Paese, che come gli altri vanno accolti dalle istituzioni con il fine di consentirne l'integrazione socioeconomica e la protezione contro discriminazione e esclusione sociale: per tali minori, probabilmente, è necessario un ampliamento della Rete Sai, il Sistema Accoglienza Integrazione, poiché i pochi posti disponibili risultano tutti esauriti e già messi a disposizione dei cittadini ucraini;

   tanto premesso, il pur apprezzabile sforzo del legislatore di istituire con il Decreto «Sostegni bis» (n. 73 del 2021) un fondo di 3 milioni destinato ai comuni fino a 3.000 abitanti non è sufficiente. Difatti, si tratta di un primo importante segnale, ma la dotazione esigua (idonea a coprire solo il 10 per cento del fabbisogno, identificato con la spesa certificata dai comuni) e la destinazione unicamente ai piccolissimi comuni, ha reso inadeguata la previsione normativa;

   nel frattempo, gli enti locali hanno sempre più problemi a gestire i minori che vengono allontanati dalle famiglie per i motivi più disparati. Difatti i tribunali, quando dispongono l'allontanamento, nominano il sindaco tutore temporaneo il quale deve trovare una comunità educativa che li ospiterà le cui le rette ammontano a circa 80/90 euro al giorno per minore, con la conseguenza che una coppia di fratelli giunge a valere sulle casse comunali per circa 5.000 euro mensili, per un numero indefinito di mesi;

   si tratta di una situazione contingente che i comuni non riescono ad affrontare dal punto di vista economico, e che pertanto impone l'adozione di misure assolutamente urgenti al fine di salvaguardare la tenuta economica degli enti e, non da ultimo, l'assistenza stessa dei minori aventi diritto –:

   se siano al corrente del fatto che i comuni non dispongono di risorse sufficienti per far fronte ai propri doveri istituzionali con riguardo all'accoglienza dei minori allontanati dalle famiglie e/o non accompagnati, e che in tal senso v'è la concreta possibilità che i fondi stanziati sugli appositi capitoli di bilancio giungano a esaurimento prima della fine dell'estate;

   quali iniziative intendano porre urgentemente in essere per mettere i comuni in condizione di provvedere ai propri doveri istituzionali.
(3-02936)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBUTO, GRIPPA, VILLANI e ASCARI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la famiglia è una delle scelte fondamentali di vita che ognuno di noi deve poter effettuare in piena libertà e la fondamentale esigenza di assicurarne il sostentamento, in termini giuridici ed economici, è stata al centro dell'azione del Governo sia in questa che nelle precedenti legislature, senza trascurare l'aspetto fondamentale di un diverso e più maturo approccio culturale che coniughi il diritto al lavoro con il diritto alla famiglia;

   nonostante la pluralità di provvedimenti legislativi adottati a tutela dei nuclei familiari permane, tuttavia, una arcaica concezione culturale in virtù della quale la presenza di una famiglia ed in particolare la presenza di figli, costituisce ancora un limite alla realizzazione delle persone in campo lavorativo;

   il riferimento è alla assurda vicenda del questionario distribuito dalla NEOS AIR in occasione di una campagna per l'assunzione di hostess e steward nel corpo del quale, opportunamente celato tra gli altri in modo da minimizzarne la portata, veniva inserito il fatidico quesito della presenza di figli che ha giustamente suscitato l'indignazione dei candidati e, quindi, delle organizzazioni sindacali che hanno segnalato la vicenda ritenendola estremamente pregiudizievole per i candidati;

   la NEOS AIR ha risposto alle critiche avanzate sostenendo che si è sempre fatto così per una semplice ragione di funzionalità e velocità nell'elaborazione delle risposte ed offrendosi soltanto, nel caso in cui permangano dubbi e fastidio, a spostarla in un altro punto del questionario;

   la vicenda porta, purtroppo ed ancora una volta, in evidenza come nel nostro Stato ancora vi sia una percezione errata della famiglia che continua ad essere considerata come un intralcio all'attività lavorativa ragion per cui, in molti casi, si continua ad affrontare in maniera discriminatoria la tematica eliminando sul nascere – senza assumere – i problemi che potrebbe creare la presenza di una famiglia, senza invece focalizzare l'attenzione sulla professionalità del candidato e, quindi, sul benessere del dipendente che non può che ripercuotersi, inevitabilmente e positivamente, sulla produttività dello stesso –:

   se e quali iniziative intendano intraprendere per rendere le politiche del lavoro sempre più inclusive senza che mai, per nessun motivo, possano tendere a limitare il diritto inalienabile alla famiglia arrivando a consentire di ritenere la presenza dei figli come un elemento ostativo all'ottenimento ed al mantenimento di un posto di lavoro.
(4-11983)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MONTARULI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in tutto il territorio piemontese è stata ripetutamente segnalata, da parte di agricoltori e associazioni di categoria, la presenza di cinghiali che, in cerca di approvvigionamenti, hanno invaso colture agricole, giungendo, addirittura, sino nei pressi di private abitazioni;

   la presenza massiva e la proliferazione incontrollata di detti animali può generare malattie infettive o diffuse, con problematiche di carattere sanitario;

   tali animali, ai sensi della legge n. 157 del 1992, sono considerati pericolosi e pertanto inclusi nell'allegato A) del decreto del Ministero dell'ambiente del 19 aprile 1996, recante le specie animali potenzialmente dannose per la salute e l'incolumità pubblica;

   il Centro di referenza nazionale per le pesti suine, in data 7 gennaio 2022, ha confermato la presenza del virus di peste suina africana (Psa) in una carcassa di cinghiale rinvenuta nel territorio del comune di Ovada (Alessandria) ed in data 11 gennaio 2022 sono stati confermati altri due di carcasse rinvenute rispettivamente nel comune di Fraconalto (Alessandria) e nel comune di Isola del Cantone (Genova);

   a seguito di ciò, in data 7 gennaio 2022 si è insediata l'unità di crisi regionale;

   la regione Piemonte, con decreto del presidente della giunta regionale 30 marzo 2022, n. 21, in adeguamento al parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) trasmesso in data 18 marzo 2022 ed in conformità al regolamento di esecuzione della Commissione europea 2022/440/UE, ha disposto un piano di eradicazione della specie cinghiale;

   l'Ispra, mediante il parere di cui sopra, raccomandava «di ricorrere ad una caccia di selezione escludendo qualunque forma di prelievo in caccia e controllo che preveda l'ausilio di cani, compreso lo scaccio» e segnalava che il metodo della braccata «non è uno strumento utile né per contenere la popolazione di cinghiale né per limitare i danni provocati dalla specie»;

   quanto rappresentato dall'Ispra, tuttavia, ad avviso dell'interrogante, potrebbe avere un valore scientifico nella zona di caccia di montagna, ma non in quella di pianura: infatti, sarebbe sufficiente verificare i dati degli abbattimenti, i presupposti morfo-altimetrici del territorio e le condizioni di copertura boschiva e vegetativa, per constatare quanto il parere espresso sia difforme dai dati che si raccolgono sul territorio piemontese;

   tali dati, presi in un ambito territoriale di caccia con alta presenza di cinghiali, infatti, evidenziano come nella zona di caccia controllata di pianura, nella stagione venatoria 2021-2022 (periodo settembre-dicembre), le braccate hanno inciso su oltre mille capi abbattuti, mentre in caccia di selezione (periodo agosto-marzo) sono stati abbattuti sedici capi;

   nelle more di una decisione significativa, i danni all'agricoltura sono comunque in forte aumento, gli incidenti stradali, anche con decessi, sono sempre più frequenti e le misure messe attualmente in campo non raggiungono i risultati attesi;

   nell'area infetta dalla peste suina africana sono stati eliminati tutti i suini allevati nelle aziende agricole e al momento, giusta il parere dell'Ispra, non è stato ancora abbattuto un solo cinghiale e ciò determina un gravissimo danno all'economia delle aziende agricole;

   l'assessorato all'agricoltura della regione Piemonte ha stanziato 1,8 milioni di euro di aiuti straordinari a ristoro dei danni subiti dalle aziende piemontesi suinicole operanti nelle aree ricomprese nella zona infetta (zona rossa) e nella zona buffer interessate dalla Psa –:

   quali tempestive iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, per risolvere definitivamente il problema in premessa esposto, avvalendosi della consulenza tecnica dell'Ispra esclusivamente mediante pareri non vincolanti in quanto, come dimostrato da dati scientifici, la problematica in parola potrebbe essere risolta con battute in braccata sia con l'ausilio di cacciatori sia con l'ausilio di altre forze, considerato che l'Ispra non contempla la sterilizzazione come previsto in America.
(4-11997)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con avviso pubblico pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 68 del 27 agosto 2019 è stato bandito un concorso pubblico per l'assunzione di 691 unità per il profilo di Ispettore del lavoro ordinario;

   successivamente le assunzioni previste sono state aumentate a 900 unità e il concorso è stato espletato il 25 e 26 ottobre 2021 con un numero di idonei pari a circa 2.600 candidati;

   un documento realizzato dal «Comitato Idonei Ispettori del Lavoro» riporta che le unita totali da assumere già autorizzate, tra ispettori ordinari e tecnici, ammonterebbe a 2.633, mentre quelle già coperte attraverso procedure concorsuali già espletate o bandite è pari 2.149 (900 ispettori ordinari e 1.249 tecnici), ovvero 484 unità in meno rispetto a quelle già autorizzate;

   il fabbisogno di Ispettori ordinari dell'Ispettorato nazionale del lavoro ammonterebbe, a causa del turnover, a 551 nel triennio 2020-2023 mentre quello derivante dai decreti e dalle leggi ammonterebbe, nello stesso periodo, a 750, per un totale complessivo di 1.301 unità di ispettori ordinari che andrebbero assunte nell'arco del triennio considerato;

   dal momento che l'Ispettorato nazionale del lavoro ha a disposizione risorse già autorizzate e non ancora utilizzate, pari a 484 unità, a parere dell'interrogante, l'intero fabbisogno di 1.301 unità di ispettori ordinari potrebbe essere coperto interamente e con immediate assunzioni, procedendo con lo scorrimento della graduatoria del concorso espletato lo scorso 25 e 26 ottobre 2021 che prevede l'assunzione di sole 900 unità, numero insufficiente già rispetto alle attuali esigenze dell'ente e del tutto inadeguato in relazione ai target previsti dall'attuazione del Pnrr che prevede, entro la fine del 2024, un incremento del numero di ispezioni del 20 per cento rispetto alla media del triennio 2019-2021 e una riduzione di almeno un terzo della distanza tra il dato italiano e la media UE nell'incidenza del lavoro sommerso nell'economia;

   a parere dell'interrogante, considerati anche i tempi di formazione per i neo assunti, la possibilità di completare immediatamente il fabbisogno di Ispettori del lavoro ordinari consentirebbe all'Ispettorato nazionale del lavoro, nell'ottica di una maggiore efficacia, efficienza ed economicità dell'azione amministrativa, di avere in tempi più brevi la possibilità di impiegare sul «campo» tutte le risorse di cui necessita, senza attendere l'indizione di altre procedure concorsuali con contestuale risparmio di risorse economiche per la pubblica amministrazione;

   l'esigenza di garantire una tutela piena dei lavoratori, troppo spesso, nel nostro Paese, sfruttati e vittime di infortuni e incidenti mortali, rende indispensabile riempire quanto prima la pianta organica degli Ispettori ordinari così che possano essere potenziati sempre di più i controlli nei luoghi di lavoro;

   nella programmazione del fabbisogno per il triennio 2021-2023 l'Ispettorato nazionale del lavoro ha specificato che per l'esercizio delle funzioni e delle attribuzioni istituzionali dell'Ispettorato nazionale del lavoro appare condizione necessaria l'assunzione dell'organico nella misura, quantomeno, già predeterminata, al fine di implementare le azioni concrete volte alla tutela della legalità del mercato del lavoro e dell'occupazione regolare, fini per i quali l'esercizio della vigilanza, da parte del servizi ispettivi, rappresenta un'attività prioritaria e di valenza strategica –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa la possibilità di procedere allo scorrimento della graduatoria degli idonei al concorso per 900 ispettori del lavoro ordinari espletato lo scorso 25 e 26 ottobre 2021 dato il fabbisogno stimato dall'ispettorato nazionale del lavoro in 1.301 unità di ispettori ordinari nel triennio 2021-2023 e la disponibilità di risorse già autorizzate e non ancora utilizzate, pari a 484 unità.
(4-11994)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   secondo i dati dell'ultimo report «I numeri del cancro in Italia 2021» il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne con circa 55.000 nuove diagnosi nel 2020 e nel 2021 sono stimati 12.500 decessi;

   al fine di contrastare tale patologia, il Parlamento europeo nel 2003 e nel 2006 ha emanato due risoluzioni che impegnano ogni Stato membro ad assicurare entro il 2016 la costituzione di centri multidisciplinari di senologia specializzati allo scopo di trattare specificamente tale malattia per incrementare la sopravvivenza e la qualità della vita delle donne europee;

   la Conferenza Stato-regioni, tramite l'intesa n. 185/CSR del 18 dicembre 2014 ha approvato le «Linee di indirizzo sulle modalità organizzative e assistenziali della rete dei Centri di senologia» con le quali ogni regione deve dotarsi di un centro di senologia multidisciplinare ogni 250.000 abitanti: ogni centro deve trattare almeno 150 nuovi casi ogni anno e deve avere almeno un core team di 6 professionisti dedicati: radiologo, chirurgo, patologo, oncologo, radioterapista, data manager;

   la richiamata intesa, al fine di coordinare e monitorare i centri di senologia, ha previsto, al punto 2, l'istituzione di un Tavolo di coordinamento presso il Ministero della salute, con la partecipazione di esperti dello stesso Ministero, dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano;

   nonostante il tempo trascorso, ad oggi, il Tavolo di coordinamento nazionale non ha esercitato compiutamente le proprie funzioni, visto le rilevanti difformità territoriali nell'attuazione delle Breast Unit, così come evidenziato più volte anche dall'«Alleanza Europa Donna Parlamento», movimento a tutela del diritto alla prevenzione e cura del tumore al seno;

   ultimamente, inoltre, Europa Donna Italia, in partnership con la Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO) e con A.P.S. Senonetwork Italia ha presentato il progetto «Fortemente». Attraverso il progetto, articolato in due distinte fasi, riguardanti una ricognizione dei servizi di psico-oncologia attivi nelle Breast Unit e la valutazione del servizio di psico-oncologia a distanza, con l'obiettivo di analizzare lo stato dell'arte di un adeguato supporto psico-oncologico all'interno dei Centri di Senologia italiani, sono state evidenziate numerose criticità in merito ai servizi di psico-oncologia offerti sul territorio nazionale, nonostante le linee guida sopracitate prevedano la figura dello psico-oncologo tra quelle che compongono la squadra multidisciplinare che assiste la paziente, dalla comunicazione della diagnosi fino al completamento del follow-up –:

   alla luce dei fatti sopraesposti se il Ministro non ritenga necessario, per quanto di propria competenza, predisporre un intervento normativo volto ad assicurare in tutte le regioni l'applicazione completa ed uniforme delle linee guida delle reti oncologiche e sulle reti dei centri di senologia, con particolare riguardo ai servizi di psico-oncologia prevedendo anche l'inserimento del servizio psico-oncologico all'interno del livelli essenziali di assistenza.
(2-01506) «Carnevali».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   LAPIA e MENGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel 2018 la regione Puglia ha approvato il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) e il Piano diagnostico terapeutico (Pdt) per la talassemia, al fine di garantire un livello minimo ed uniforme di qualità dell'assistenza su tutto il territorio regionale; tuttavia, ciò non è valso ad agevolare tout court il percorso terapeutico dei pazienti talassemici;

   diverse sono le difficoltà che tali pazienti, soprattutto afferenti all'azienda sanitaria locale di Foggia, hanno segnalato agli interroganti, dalla carenza di personale medico ed infermieristico dedicato all'assistenza presso il centro trasfusionale, all'insufficienza di sacche di sangue, che costringe spesso i pazienti pugliesi a «migrare fuori provincia» per sottoporsi a trasfusione, ai problemi organizzativi nella distribuzione dei farmaci rientranti nel fabbisogno mensile di terapia;

   quanto riportato è solo un caso esemplificativo delle difficoltà riscontrate dai pazienti talassemici su tutto il territorio nazionale e derivanti, a parere dell'interrogante, anche dalla mancata realizzazione a tutt'oggi della Rete nazionale della talassemia e delle emoglobinopatie;

   l'articolo 1, comma 437, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, demandava ad un decreto del Ministro della salute l'istituzione di tale Rete, di cui avrebbero dovuto far parte i centri di cura e le reti regionali già esistenti, nonché la definizione di linee guida specifiche per la corretta applicazione dei protocolli terapeutici e dei percorsi di assistenza;

   per tali finalità, il successivo comma 438 recava uno stanziamento annuo di 100.000 euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020;

   il 23 luglio 2020 il Ministro della salute firmava la proposta di decreto ministeriale per l'istituzione della richiamata rete, inneggiando al Servizio sanitario nazionale per la ritrovata attenzione al mondo delle malattie rare, trascurate a causa dell'emergenza pandemica;

   a tutt'oggi il decreto non è stato ancora emanato, conseguentemente le risorse stanziate per la realizzazione di sistemi informativi, per la creazione di una community, per il confronto e lo scambio di esperienze, ma anche per la rilevazione di dati per il monitoraggio dei servizi offerti, non sono state più impiegate;

   solo attraverso la creazione di una rete interregionale di strutture coordinate tutte le persone colpite da queste malattie non saranno più isolate –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire le motivazioni alla base della mancata emanazione del richiamato decreto e della mancata riassegnazione delle risorse di cui all'articolo 1, comma 438 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, previste per il triennio 2018 -2020.
(5-08021)


   GEMMATO e BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 dicembre 2021, il Chmp dell'Ema ha reso pubblica una «raccomandazione» in merito al vaccino Janssen dichiarando che «una dose di richiamo del vaccino COVID-19 Janssen può essere considerata almeno due mesi dopo la prima dose nelle persone di età pari o superiore a 18 anni»;

   nel testo del comunicato stampa, si specifica che: «una dose di richiamo del vaccino COVID-19 Janssen somministrata almeno due mesi dopo la prima dose negli adulti ha portato a un aumento degli anticorpi contro SARS-CoV-2»;

   il Chmp ha inoltre reso noto che «una dose di richiamo con il vaccino COVID-19 Janssen può essere somministrata dopo due dosi di uno dei vaccini mRNA autorizzati nell'UE, Comirnaty (di Pfizer/BioNTech) o Spikevax (di Moderna)»;

   attualmente, pare che Aifa non abbia raccomandato l'uso di una dose booster del vaccino Janssen;

   la United States Food and drug administration, invece, in un comunicato dell'11 gennaio 2022, ha autorizzato la somministrazione del vaccino Janssen COVID-19, anche «come singola dose di richiamo per gli individui di età pari o superiore a 18 anni almeno due mesi dopo aver completato la vaccinazione primaria con il vaccino». FDA ha autorizzato anche l'uso del vaccino Janssen «come dose di richiamo singola eterologa per individui di età pari o superiore a 18 anni dopo il completamento della vaccinazione primaria con un diverso vaccino COVID-19 disponibile»;

   la rivista Milano Finanza, in data 6 gennaio 2021, ha riportato i dati relativi ai presunti costi delle singole dosi dei diversi vaccini in commercio. In particolare, risulterebbe, che «una dose del vaccino di AstraZeneca costi 1,78 euro, seguita da Johnson & Johnson (6,92), Sanofi-Gsk (7,56), Curevac (10) Pfizer-Biontech (12) e Moderna (18)» –:

   se i dati relativi ai costi delle singole dosi pubblicati da Milano Finanza corrispondano al vero e, in caso affermativo, se il mancato acquisto e utilizzo del vaccino Janssen sia stato opportuno, sia con riferimento alle evidenze scientifiche alla base di tale scelta sia in relazione ai possibili effetti a carico del bilancio dello Stato.
(5-08022)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra gli obiettivi dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) vi è quello di garantire a tutti l'accesso equo alle cure;

   i pazienti affetti da malattie rare o da altre patologie gravi necessitano di particolare attenzione non potendo spesso contare su alcuna terapia farmacologica o su percorsi clinico-diagnostici strutturati;

   l'articolo 48, comma 19, lettera a), del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, ha istituito un Fondo Aifa, finanziato con il 50 per cento delle spese promozionali sostenute dalle aziende farmaceutiche e dedicato per il 50 per cento al rimborso su base nominale di farmaci orfani, medicinali utilizzati per la diagnosi, la prevenzione ed il trattamento delle malattie rare o di farmaci che rappresentano una speranza di cura per particolari e gravi patologie;

   tale fondo risulta particolarmente importante per garantire l'accesso alle cure per patologie gravi, oncologiche, ematologiche e neurologiche, senza alternativa terapeutica. Spesso, il fondo finanzia patologie pediatriche e ultra-rare, dove è difficile effettuare studi clinici registrativi;

   in data 11 novembre 2021, AIFA aveva sospeso temporaneamente l'accesso al Fondo, dichiarando di non essere in grado di soddisfare le domande dei circa 2.000 pazienti con le risorse a disposizione;

   l'articolo 11, comma 1, della legge 10 novembre 2021, n. 175, la nuova legge sulle malattie rare, prevede una integrazione del fondo sopramenzionata con un ulteriore versamento pari al 2 per cento delle spese autocertificate delle aziende farmaceutiche;

   il 30 novembre 2021, Aifa ha comunicato la riapertura del Fondo, per il quale sono stati tuttavia introdotti nuovi criteri di esclusione stringenti, tra cui l'impossibilità di consentire l'accesso al fondo per quei medicinali disponibili in Italia per indicazioni diverse da quelle oggetto della richiesta e non in corso di valutazione Ema;

   il sopramenzionato criterio di esclusione non permetterebbe a nessun farmaco già rimborsato in altra indicazione di accedere al Fondo 5 per cento, lasciando spazio solamente a farmaci non ancora approvati;

   siffatti criteri di restrizione per l'accesso al fondo riducono la possibilità di disporre di trattamenti per pazienti –:

   se, alla luce dei nuovi criteri che prevedono restrizioni nell'utilizzo del Fondo Aifa per il rimborso dei farmaci orfani, intenda adottare iniziative per garantire un adeguato accesso al fondo per le terapie dei pazienti con patologie rare e gravi.
(5-08023)


   BAGNASCO e NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Regolamento n. 726/2004 conferisce all'Agenzia europea del farmaco (Ema) la responsabilità di interagire con le organizzazioni dei pazienti e dei consumatori;

   l'Ema valuta dal 2005 le nuove tecnologie sanitarie avvalendosi del supporto delle associazioni pazienti per valutare l'impatto sulla qualità di vita raggiunta grazie alle nuove cure proprio grazie al vissuto dei pazienti;

   questa attività ha permesso un proficuo scambio di informazioni fra pazienti ed autorità regolatorie;

   lo scopo di includere i rappresentanti delle associazioni pazienti nelle valutazioni tecniche è dovuta al principio riconosciuto che vi sia l'esigenza da parte delle autorità regolatorie di comprendere meglio l'utilizzo quotidiano dei farmaci da parte dei pazienti al fine di consentirne un impiego sicuro e sostenibile;

   i pazienti sono così coinvolti nell'analisi rischio/beneficio dei farmaci al fine di ottenere una valutazione maggiormente granulare dei nuovi prodotti;

   proseguendo nell'opera di coinvolgimento di pazienti e consumatori, nel 2020 Ema ha coinvolto gli stessi nell'unità di crisi dedicata all'emergenza COVID-19;

   il modello dell'Ema, che in 15 anni di lavoro ha saputo assicurare valutazioni trasparenti ed approfondite, non è stato accolto dall'Aifa;

   in questa prospettiva il principale mezzo di dialogo approntato dall'Aifa per interagire con pazienti e consumatori, denominato Open Aifa, non avrebbe prodotto nessun beneficio concreto nei processi di conoscenza dell'Autorità;

   sarebbe necessario invece rendere vitale anche nel nostro Paese l'esperienza svolta nel tempo da Ema in questo campo attraverso l'istituzione di un dipartimento specifico di Aifa che si occupi del coinvolgimento dei pazienti nelle valutazioni dell'Agenzia sulle nuove tecnologie sanitarie;

   il progetto «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da Salute Donna Onlus ha svolto negli ultimi 7 anni un costante ruolo di confronto con Governo e Parlamento sull'esperienza dei pazienti e sulla necessità di assicurare una loro migliore presa in carico e maggiori diritti;

   recentemente il progetto ha svolto un sondaggio sui bisogni non raggiunti dai pazienti con tumori ginecologici e gastrointestinali, che ha evidenziato come ci sia molto lavoro da fare proprio in questo ambito;

   a quanto consta agli interroganti, non vi sarebbe quindi un pieno coinvolgimento delle associazioni dei pazienti nell'attività delle Commissioni di valutazione dei farmaci di Aifa –:

   per quali motivi l'Aifa non includa le associazioni di pazienti presso le commissioni di valutazione dei farmaci e se non ritenga quindi, di adottare iniziative per istituire presso l'Aifa un dipartimento dedicato ai rapporti con associazioni dei pazienti, che possa favorire il conferimento del loro valore esperienziale all'interno dei comitati di valutazione dei farmaci.
(5-08024)


   MAMMÌ, SPORTIELLO, RUGGIERO, D'ARRANDO, LOREFICE, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da alcune settimane in Europa e di recente anche in Italia, si sta registrando l'insorgenza di episodi di epatite acuta grave pediatrica dalla causa sconosciuta; in particolare, i primi casi sono stati segnalati nel Regno Unito e ad oggi, secondo gli ultimi aggiornamenti forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sarebbero almeno 169 quelli già confermati in 11 Paesi europei, tra i quali almeno 17 hanno richiesto un trapianto di fegato, registrandosi tra questi anche un decesso; a questi si aggiungono 9 confermati negli Stati Uniti e 12 in Israele, come confermato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc);

   nel nostro Paese, al momento si contano 11 segnalazioni, delle quali due rispondono alla definizione di caso fornita dall'Oms, mentre per altre 4 si è in attesa dell'esito degli accertamenti; tra i casi segnalati due riguardano adolescenti di età superiore ai dieci anni, per uno dei quali si è reso necessario il trapianto di fegato;

   le indagini sull'agente eziologico di questa grave forma di epatite virale infantile sono in corso in tutti i Paesi che stanno segnalando casi, ma al momento la causa esatta rimane ancora sconosciuta;

   il Ministero della salute in data 23 aprile 2022, ha emanato una circolare sui «Casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica», recante le definizioni di caso attualmente in studio da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'attuale valutazione del rischio, le azioni intraprese a livello nazionale, le indicazioni per la segnalazione dei casi e le raccomandazioni per la gestione dell'evento in oggetto;

   è auspicabile che vengano adottate tutte le iniziative utili affinché sia garantita la massima diffusione tra i pediatri di libera scelta, i medici di medicina generale e le strutture di assistenza ospedaliera e territoriale, delle informazioni disponibili e aggiornate inerenti i suddetti casi;

   è altresì auspicabile che vengano uniformate su tutto il territorio nazionale le attività di monitoraggio e prevenzione delle forme di epatite acuta virale, anche attraverso la promozione di apposite campagne informative in primo luogo tra i genitori e il personale docente e non docente che opera nei nidi e nelle scuole dell'infanzia –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di promuovere le attività di sorveglianza e accelerare le indagini di laboratorio, per identificare le cause della forma di epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta, attualmente in circolazione.
(5-08025)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 19-octies del decreto-legge n. 137 del 2020 («Ristori»), convertito dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, ha allocato 5 milioni di euro per l'anno 2021 destinati al potenziamento dei test di Next-Generation Sequencing (Ngs), innovativi strumenti di prevenzione che, individuando le alterazioni molecolari all'origine dei tumori, garantiscono una diagnosi precoce;

   il comma 2 dell'articolo 19-octies del decreto-legge n. 137 del 2020 prevedeva l'emanazione, da parte del Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione, del decreto attuativo per stabilire le modalità di destinazione e distribuzione delle risorse stanziate;

   in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-07239 del 10 dicembre 2020, volto a sollecitare l'emanazione di tale decreto, il Sottosegretario per la salute pro tempore delegato informava che, nella fase di predisposizione del decreto attuativo, erano «emerse talune criticità che [...] hanno reso necessario, ad avviso del Ministero della salute, definire con precisione taluni ambiti», allo scopo di individuare il novero delle patologie scandagliabili attraverso tale tecnologia, elaborando pertanto una richiesta di parere «trasmessa al Consiglio Superiore di Sanità il 19 novembre 2021»;

   successivamente, l'articolo 1, commi 684-686, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Bilancio 2022) ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute un nuovo «Fondo per i test di Next-Generation Sequencing», con una dotazione pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, rimandando ad un ulteriore decreto del Ministro della salute, da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, la definizione dei criteri e le modalità di riparto del Fondo, nonché il sistema di monitoraggio dell'impiego delle somme;

   a fronte delle risorse fin qui stanziate, sono scaduti i termini fissati per legge per l'emanazione di entrambi i decreti attuativi –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, anche nell'ottica della semplificazione normativa, per garantire la piena attuazione delle norme citate in premessa e l'utilizzo delle risorse già stanziate, assicurando la necessaria erogazione dei test diagnostici Ngs.
(5-08026)


   CARNEVALI, LORENZIN, DE FILIPPO, RIZZO NERVO, PINI, IANARO e LEPRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2022 è diventato operativo il nuovo Sistema informativo per le sperimentazioni clinico (Ctis) previsto dal regolamento (UE) 536/2014 che disciplina i trial sui medicinali;

   al fine di realizzare il necessario coordinamento normativo con il regolamento 536/2014, la legge n. 3 del 2018 ha conferito la delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano ma ancora oggi la legge è in parte inattuata a causa dell'emanazione solo di alcuni dei relativi decreti attuativi;

   un «ecosistema normativo» favorevole allo sviluppo degli studi clinici determinerebbe importanti risparmi per il bilancio del Servizio sanitario nazionale: secondo i dati forniti da Fondazione The Bridge in uno studio sul valore della sperimentazione clinica, per ogni 1.000 euro investiti dalle aziende farmaceutiche nei trial clinici, Il Ssn risparmierebbe 2.200 euro per il minore uso di farmaci, con un vantaggio economico complessivo che supererebbe i 700 milioni di euro l'anno;

   con tale vantaggio economico si comprende come avere i farmaci del futuro significhi ottenere anche fondi economici potenzialmente utilizzabili per nuove risorse all'interno delle strutture sanitarie e non solo;

   come ricorda la ConFederazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi la diminuzione dei trial clinici determina la riduzione del numero di pazienti che avranno l'opportunità di entrare in uno studio con trattamenti innovativi, un ostacolo alla crescita professionale dei ricercatori e minori investimenti da parte delle aziende farmaceutiche e produttrici di dispositivi medici;

   durante il primo anno di validità del regolamento, gli sponsor hanno la facoltà di sottomettere le nuove sperimentazioni seguendo gli standard precedenti o quelli aggiornati, ma dal 31 gennaio 2023 tutte le sperimentazioni dovranno essere sottomesse sulla base dei nuovi standard;

   trovandosi l'Italia in ritardo c'è il rischio che gli studi vengano condotti in altri Paesi europei, con una perdita di investimenti che secondo le stime dell'Altems dell'Università Cattolica di Roma si aggira tra i 75,5 e i 93,6 milioni di euro, pari al contributo dato dalle imprese al centri clinici attraverso la fornitura gratuita dei farmaci ai pazienti coinvolti e la copertura dei costi connessi ai trial –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per dare completa esecuzione al regolamento (UE) 536/2014 sulla sperimentazione clinica con l'emanazione dei decreti attuativi mancanti della legge n. 3 del 2018.
(5-08027)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il reparto di Oncologia medica dell'Ospedale delle Apuane Noa di Massa e i day-hospital oncologici di Carrara, Pontremoli e Fivizzano garantiscono alla popolazione della Provincia di Massa Carrara prestazioni di qualità e di eccellenza in campo diagnostico e terapeutico nell'ambito delle linee guida nazionali ed internazionali;

   interno dell'Ospedale Apuane è presente un laboratorio farmaceutico specifico per le preparazioni oncologiche. Tale laboratorio predispone ogni giorno, da oltre 20 anni, prima presso la Farmacia di Carrara e dal 2019 nell'Ospedale Apuane a Massa, tutte le terapie chemioterapiche necessarie per l'intero territorio della provincia di Massa Carrara ed è dotato delle più moderne tecnologie che rispondono alla normativa di settore;

   si apprende dalla stampa che «il laboratorio farmaceutico oncologico del Noa potrebbe lasciare la provincia apuana per trasferirsi in via definitiva presso l'Ospedale della Versilia che attualmente non a norma». Le associazioni sindacali di categoria ipotizzano infatti che il ventilato e temporaneo trasferimento del laboratorio farmaceutico oncologico dell'Ospedale Versilia al Noa di Massa (programmato inizialmente per consentire l'adeguamento strutturale dei locali del nosocomio versiliese) potrebbe portare ad un futuro accorpamento dei due laboratori farmaceutici proprio nell'ospedale della Versilia;

   per le associazioni sindacali, qualora tale accorpamento fosse confermato, si tratterebbe di un fatto molto grave ed un danno per la cittadinanza di Massa Carrara e si configurerebbe un danno erariale in quanto il Laboratorio di Massa è stato messo a norma nel 2019 e risponde a tutti i criteri di qualità e sicurezza richiesti. Inoltre allestisce le chemioterapie per la Degenza Oncologica di Massa e per Day hospital di Carrara, Pontremoli e Fivizzano e potrebbe essere eventualmente ampliato –:

   se sia a conoscenza delle notizie esposte in premessa relative ad un prossimo accorpamento tra il laboratorio farmaceutico oncologico del Noa ed il Laboratorio farmaceutico del Presidio Ospedaliero della Versilia con conseguente chiusura della struttura attualmente presente a Massa, e quali iniziative per quanto di competenza, intenda conseguentemente assumere al fine di garantire la continuità dell'offerta sanitaria territoriale, la stabilità occupazionale del personale coinvolto e la corretta produzione e somministrazione dei medicinali prodotti.
(5-08036)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCANU e CARELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la «Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia» del 2020 il numero di persone con celiachia nel nostro Paese ha raggiunto quota 233.147, dato in crescita di più di 8.000 unità rispetto al rilevamento dell'anno precedente;

   le mense scolastiche, ospedaliere e quelle annesse alle strutture pubbliche, che, ai sensi della legge n. 123 del 2005, devono garantire un pasto senza glutine ai celiaci che ne fanno richiesta sono 37.772, risultando inferiore di 400 unità rispetto all'anno precedente;

   l'Italia ha mantenuto l'erogabilità degli alimenti dedicati ai celiaci;

   i sistemi territoriali di erogazione per tali alimenti e i canali di acquisto utilizzabili non sono ancora totalmente omogenei;

   per superare le differenze riscontrate, il Ministero della salute, insieme al Ministero dell'economia e delle finanze e alle regioni, sta lavorando ad un sistema informatizzato e regolamentato che permetta la circolarità dei buoni all'interno dei sistemi regionali;

   l'erogazione gratuita degli alimenti senza glutine è un diritto ed avviene attraverso i citati buoni, che trovano il loro fondamento normativo nel decreto ministeriale 17 maggio 2016, che ha fatto rientrare nei livelli essenziali di assistenza sanitaria l'erogazione dei prodotti alimentari per persone affette da morbo celiaco, poi precisato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, che ha aggiornato i LEA;

   il decreto ministeriale 10 agosto 2018 ha incluso tali alimenti nel registro nazionale, istituito presso la Direzione generale per l'igiene, la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della salute con il correlativo diritto all'erogazione gratuita;

   le modalità di erogazione degli alimenti per gli aventi diritto avviene attraverso buoni che nella maggioranza delle regioni italiane avviene in forma digitale o dematerializzata;

   la digitalizzazione del buono favorisce la reale diversificazione dei canali distributivi (farmacie, grande distribuzione organizzata, negozi specializzati), la circolarità dell'erogazione nelle diverse regioni e una trasparente rendicontazione e conseguente risparmio;

   in particolare, con l'espressione «dematerializzazione dei buoni» si intende la loro trasformazione da cartacei a digitali, consentendo una riduzione dei costi diretti (stampa dei buoni, spedizione, personale), ma anche e soprattutto all'indiretto risparmio dovuto alla rendicontazione che diventa trasparente e automatica, oltre alla spendibilità frazionata che induce il paziente a ritirare gli alimenti in base al fabbisogno, come accade per le necessità alimentari comuni e non in un'unica soluzione come invece il buono cartaceo costringe a fare;

   le regioni che ancora non si sono adeguate al sistema del buono digitale, sono soltanto quattro, tra cui la Sardegna;

   si è quindi di fronte a un contesto ancora disomogeneo con una differenza territoriale che genera disuguaglianza tra i pazienti;

   nella maggioranza delle regioni, infatti, il valore dei buoni mensili è caricato sulla carta sanitaria ed è spendibile sia nelle farmacie che nei negozi specializzati e nella grande distribuzione organizzata;

   nelle residuali regioni, invece, il sistema è ancora fermo ai buoni cartacei, spesso utilizzabili in un unico esercizio o farmacia e in un'unica volta;

   esistono per coloro che soffrono di celiachia problemi di discriminazione legati all'accesso alla carriera militare, alla carenza di risorse destinate alla ricerca, alla mancanza di misure premiali per la ristorazione privata e pubblica che forniscono un servizio dedicato, al mancato inserimento del tema nei programmi di studio degli istituti professionali per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, all'insufficienza di programmi di informazione e sensibilizzazione anche nelle scuole;

   in data 5 aprile 2022 la Camera ha approvato la mozione che chiedeva il completamento dell'informatizzazione dei buoni cartacei per celiaci, utilizzabili sull'intero territorio nazionale –:

   quali siano i tempi per l'adozione dei provvedimenti oggetto di impegno e quali iniziative intenda adottare per garantire il superamento dello stato di diseguaglianza tra i pazienti, superando le carenze evidenziate.
(4-11984)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con innumerevoli interrogazioni, l'interrogante ha denunciato al Governo i numerosi effetti collaterali dei vaccini approvati in via condizionale dall'Europa, contro il COVID-19;

   Il 20 aprile 2022, su «Jama CARDIOLOGY» è stato pubblicato uno studio scientifico dal titolo: «Vaccinazione SARS-CoV-2 e miocardite in uno studio di coorte nordico su 23 milioni di residenti»;

   in questo sono stati condotti quattro studi di coorte secondo un protocollo comune e i risultati sono stati combinati mediante meta-analisi. I partecipanti erano 23.122.522 residenti, di cui l'81 per cento vaccinati, di età pari o superiore a 12 anni. Sono stati seguiti dal 27 dicembre 2020, fino a miocardite o pericardite incidente, censura o fine dello stadio (5 ottobre 2021). I dati sulle vaccinazioni SARS-CoV-2, le diagnosi ospedaliere di miocardite o pericardite e le covariate per i partecipanti sono stati ottenuti da registri sanitari nazionali collegati in Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia;

   lo studio ha considerato i periodi di rischio di 28 giorni dopo la data di somministrazione della prima e della seconda dose di un vaccino SARS-CoV-2, inclusi BNT162b2, mRNA-1273 e AZD1222 o loro combinazioni. Una schedula omologa è stata definita come la somministrazione dello stesso tipo di vaccino per le dosi 1 e 2;

   i risultati di questo ampio studio di coorte hanno indicato che sia la prima che la seconda dose di vaccini mRNA erano associate a un aumentato rischio di miocardite e pericardite. Per gli individui che hanno ricevuto 2 dosi dello stesso vaccino, il rischio di miocardite era più alto tra i giovani maschi (di età compresa tra 16 e 24 anni) dopo la seconda dose. Questi risultati sono compatibili con un eccesso di eventi tra 4 e 7, in 28 giorni per 100.000 vaccinati dopo BNT162b2 e tra 9 e 28 eventi in eccesso per 100.000 vaccinati dopo mRNA-1273 –:

   se alla luce di quanto espresso in premessa, il Governo non intenda interrompere con urgenza la campagna vaccinale in corso.
(4-11988)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con più di un atto di sindacato ispettivo, l'interrogante ha denunciato al Governo l'inefficacia dei vaccini Anti-COVID-19 autorizzati in via condizionale dall'Europa, nonché la pericolosità e i rischi nell'assunzione, chiedendo altresì lo stop della campagna vaccinale in corso;

   in una intervista al Ceo di Pfizer, del 10 gennaio 2022, Albert Borla dichiara che due dosi di vaccino offrono una limita protezione mentre tre dosi offrono una ragionevole protezione contro l'ospedalizzazione e i decessi;

   con il rapporto agli investitori di BionTech del 30 marzo 2022, la società comunicava che tra i fattori di rischio dell'attività aziendale c'è: «Potremmo non essere in grado di dimostrare l'efficacia o la sicurezza sufficienti del nostro vaccino COVID-19 e/o delle formulazioni specifiche per le varianti per ottenere l'approvazione normativa permanente negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nell'Unione europea o in altri Paesi in cui è stato autorizzato per l'uso di emergenza o concessa l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata»; e che «Eventi avversi significativi possono verificarsi durante le nostre sperimentazioni cliniche o anche dopo aver ricevuto l'approvazione normativa, che potrebbe ritardare o interrompere le sperimentazioni cliniche, ritardare o impedire l'approvazione normativa o l'accettazione sul mercato di uno qualsiasi dei nostri prodotti candidati»;

   BionTech è preoccupata del fatto che: «Anche se otteniamo la piena approvazione normativa per il nostro vaccino COVID-19 e i prodotti candidati, i prodotti potrebbero non ottenere l'accettazione del mercato [...] necessaria per il successo commerciale» e che; «Lo sviluppo di farmaci per mRNA ha un sostanziale sviluppo clinico e rischi normativi a causa della limitata esperienza normativa con le immunoterapie con mRNA»;

   nel documento si afferma tra i rischi anche il fatto che: «I nostri prodotti approvati [...] si basano su nuove tecnologie e possono essere complessi e difficili da produrre. Potremmo incontrare difficoltà nella produzione, nel rilascio del prodotto, nella durata di conservazione, nel test, nello stoccaggio, nella gestione della catena di approvvigionamento o nella spedizione. Se noi o uno qualsiasi dei produttori di terze parti con cui lavoriamo incontriamo tali difficoltà, la nostra capacità di fornire materiali per studi clinici o qualsiasi prodotto approvato potrebbe essere ritardata o interrotta» e che «la durata della risposta immunitaria generata dal nostro vaccino COVID-19, non è stata ancora dimostrata negli studi clinici»;

   l'azienda è perfettamente al corrente di altri rischi legati al prodotto che vorrebbe commercializzare e che esporrebbero gli investitori a dei rischi, ovvero: «Il nostro vaccino COVID-19 è [...] sensibile alla temperatura, alle condizioni di conservazione e manipolazione. [...] La perdita di fornitura del nostro vaccino COVID-19 e dei nostri prodotti candidati potrebbe verificarsi se il prodotto o i prodotti intermedi non vengono conservati o maneggiati correttamente. La durata di conservazione dei nostri prodotti candidati può variare in base al prodotto ed è possibile che la fornitura del nostro vaccino COVID-19 o dei nostri prodotti candidati possa andare persa a causa della scadenza prima dell'uso. [...] Se noi, i nostri partner e clienti non siamo in grado di gestire adeguatamente questi problemi, potremmo essere esposti a reclami per responsabilità da prodotto e le opportunità di mercato per il nostro vaccino COVID-19 potrebbero essere ridotte, ognuna delle quali potrebbe influire negativamente sulle nostre prospettive commerciali e sulla nostra condizione finanziaria potrebbe subire danni materiali»;

   e molti altri sono i rischi che BionTech considera per i suoi investitori e che invece dal Ministero e dalle autorità sono considerati mere preoccupazioni superate dai benefici –:

   se, sulla base di ciò che è stato espresso in premessa, non intenda sospendere la campagna vaccinale.
(4-11995)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il 21 luglio 2021, la multinazionale farmaceutica Catalent ha annunciato un progetto di espansione del suo stabilimento di Anagni, in provincia di Frosinone, prevedendo l'installazione di due bioreattori a uso singolo da duemila litri, Insieme alle strutture necessarie per altri sei bioreattori analoghi. L'investimento, pari a 100 milioni di dollari, era volto alla produzione, dal 2023, di composti farmaceutici alla base di alcuni medicinali biologici, inclusi i vaccini contro il COVID-19 e le terapie con anticorpi monoclonali, nonché alla realizzazione di un centro di ricerca d'eccellenza per la formazione di alte professionalità nel mondo dell'industria del farmaco, in collaborazione con le università di Cassino e Roma;

   il 14 aprile 2022 il consiglio di amministrazione di Catalent ha deciso di abbandonare il progetto di Anagni, a causa di lungaggini burocratiche e dei tempi eccessivamente lunghi per il rilascio delle autorizzazioni all'installazione delle nuove apparecchiature, spostando il relativo investimento nel Regno Unito;

   il nodo principale ha riguardato, in particolare, il fatto che Anagni rientra nell'area Sin – Sito di interesse nazionale – della Valle del Sacco, un'area interessata da una contaminazione delle matrici ambientali da diverse fonti di inquinamento e che deve essere sottoposta ad indagini ambientali e ad interventi di bonifica, condizioni da cui derivano vincoli stringenti per l'autorizzazione delle procedure;

   ai sensi dell'articolo 252, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, i Sin sono individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti e al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico;

   con la sentenza del TAR Lazio n. 7586/2014 del 17 luglio 2014, che ha annullato la precedente attribuzione delle competenze alla regione Lazio, è stato determinato il reinserimento dell'area della Valle del Sacco tra i Sin; pertanto, la titolarità dei relativi procedimenti di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica è stata attribuita al Ministero della transizione ecologica;

   dopo mesi di attesa per l'azienda farmaceutica per il rilascio delle autorizzazioni ambientali, il 13 aprile, dietro richiesta di chiarimento da parte del Ministero della transizione ecologica, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (ARPA), in una sua comunicazione, ha dichiarato il sito non inquinato quanto a suolo e sottosuolo, rilevando la sola contaminazione della falda acquifera sottostante;

   Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto la costituzione di un tavolo interistituzionale con il Ministero dello sviluppo economico e con il Ministero della transizione ecologica al fine di valutare la possibilità di recuperare le autorizzazioni fino ad oggi negate ed evitare che si ripetano simili situazioni in futuro che, a causa di lungaggini amministrative, compromettono importanti investimenti pubblici e privati, con conseguenti ricadute sul tessuto produttivo e sociale;

   il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti ha avanzato al Governo la richiesta di sospensione del decreto di perimetrazione del Sin (decreto ministeriale n. 321 del 22 novembre 2016), mantenendo i vincoli ambientali nelle sole aree ripariali, e chiedendone una ridefinizione più congrua che possa accelerare il processo di semplificazione delle procedure e coniugare al meglio tutela ambientale e sviluppo del territorio;

   l'investimento della multinazionale avrebbe rappresentato un progetto di rilevanza internazionale di ricerca, produzione biofarmacologica e occupazione altamente qualificata, un'opportunità capace di valorizzare un comparto economico e scientifico estremamente strategico;

   nel 2020, il valore della produzione dell'industria farmaceutica in Italia ha raggiunto i 34,3 miliardi di euro, con un valore di investimenti pari a 3 miliardi di euro, di cui 1,6 in ricerca e sviluppo e 1,4 in impianti di produzione;

   secondo il rapporto «Indicatori farmaceutici» di Farmindustria, pubblicato a luglio 2021, il settore ha registrato un incremento dell'export pari al 74 per cento tra il 2015 e il 2020, al di sopra della media dell'Unione europea pari al 48 per cento posizionandosi altresì al primo posto per la quota di imprese innovative (+90 per cento) e per investimenti per addetto (tre volte la media manifatturiera) –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per semplificare e accelerare i processi autorizzativi del Sin della Valle del Sacco, nel rispetto della salvaguardia ambientale, affinché non si perdano investimenti strategici per il sistema produttivo, come quello dell'azienda Catalent;

   come il Governo intenda sostenere gli investimenti nella farmaceutica orientati a ricerca, sperimentazione e produzione di prodotti altamente innovativi, nell'ottica di definizione di una strategia farmaceutica nazionale.
(2-01507) «Ianaro, Lorenzin, Carnevali».

Interrogazione a risposta orale:


   MISITI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i gruppi elettrogeni si caratterizzano per la generazione di energia elettrica stabilizzata a favore di impianti produttivi ad essi collegati, in caso di mancanza di energia elettrica e per periodi limitati, al fine di non compromettere la sicurezza e l'operatività degli stessi impianti e relative lavorazioni;

   i gruppi elettrogeni sono indispensabili nel processo di elettrificazione del mondo produttivo e della produzione ed erogazione di servizi (data center, centri logistici, impianti di sicurezza civile e militare e altro) imposto dagli stringenti obiettivi di riduzione di CO2 degli Accordi di Parigi e del più recente COP26, dove la continuità elettrica dei processi elettrificati assicurata da tali generatori diventa elemento essenziale di ogni politica ambientale;

   le interruzioni nell'erogazione di energia elettrica da rete pubblica rischierebbero di danneggiare irreparabilmente microprocessori e centraline di comando;

   la circolare Ministero dello sviluppo economico-Agenzia delle entrate n. 4/E del 30 marzo 2017 ha fornito chiarimenti relativamente alle caratteristiche tecniche, elencate negli allegati A e B, della legge di bilancio per il 2017, relativamente ai beni che possono beneficiare degli incentivi 4.0 Mise;

   al capitolo 12, pagina 91, della suddetta circolare, nell'ammettere ai benefici i «componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per la gestione, l'utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici», si stabilisce esplicitamente che «sono invece escluse soluzioni finalizzate alla produzione di energia (ad esempio sistemi cogenerativi, sistemi di generazione di energia da qualunque fonte rinnovabile e non)»;

   si ricorda, peraltro, che queste ultime possono beneficiare di misure di agevolazione all'efficienza energetica già in vigore, come i «certificati bianchi»;

   diversamente, i gruppi elettrogeni sono progettati per entrare in funzione solo in caso di interruzione dell'erogazione di energia elettrica o quando la qualità della stessa (voltaggio e frequenza) non è sufficiente ad assicurare il corretto standard di esercizio di impianti industriali e, quindi, non sono utilizzati per la produzione in continuo di energia;

   a differenza degli impianti di cogenerazione, i gruppi elettrogeni non beneficiano dei «certificati bianchi», né di altre forme di incentivi - :

   quali iniziative di competenza intenda adottare relativamente ai gruppi elettrogeni non destinati alla produzione continua di energia ma utilizzati al supporto della produzione industriale per garantire la continuità energetica in caso di guasti o disservizi della rete, impiegati in esecuzione stand by o servizio di emergenza in conformità della IS08528 LTP (limited time power), costituiti da impianti fissi e quindi non rientranti nel regolamento UE 2016/1628 (che contempla le macchine mobili non stradali in servizio continuo), con una taglia di potenza superiore ai 100 KVA (kilo volt ampere), tale da individuare i soli gruppi elettrogeni per uso professionale, al fine di includere gli impianti con le suddette caratteristiche tra quelli facenti parte del processo produttivo di una fabbrica (almeno considerabili come impianti tecnici di servizio agli impianti produttivi, come definiti dal punto 6 della circolare direttoriale (Ministero dello sviluppo economico del 23 maggio 2018, n. 177355, tutte le volte in cui il generatore «è ad esclusivo uso di una macchina o dell'impianto a cui è asservito») e pertanto agevolabili ai sensi del programma di «incentivi 4.0».
(3-02939)

Interrogazione a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Baritech s.r.l. è un'impresa avente sede a Modugno (BA) e attiva, prima dell'attuale fase di crisi aziendale, nella produzione di lampade e affini;

   da più di un anno, la Baritech s.r.l. versa in uno stato di crisi produttiva e occupazionale che interessa gran parte dei 180 dipendenti;

   durante l'estate 2020, lo stabilimento dell'azienda è stato riconvertito alla produzione di meltblown, usato per la realizzazione di mascherine chirurgiche;

   conclusosi il 31 dicembre 2021 l'accordo per la fornitura di meltblown con la struttura commissariale per l'emergenza COVID-19, la Baritech s.r.l. è ripiombata in una condizione di grave crisi;

   ai 138 dipendenti dell'azienda è stata accordata la cassa integrazione fino al 31 dicembre 2022 per cessazione dell'attività;

   nelle scorse settimane, grazie all'impegno della regione Puglia, sono state avviate alcune interlocuzioni con diversi soggetti privati interessati ad acquisire, in parte o del tutto, l'azienda; l'interrogante ha già rappresentato la gravità della questione al Ministro interrogato (in ultimo, con l'interrogazione n. 4-10455 presentata il 17 ottobre 2021) chiedendo se intendesse favorire la convocazione di un tavolo con l'azienda e le parti sindacali, al fine di definire un concreto piano industriale con investimenti che garantisca una prospettiva di rilancio con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali;

   allo stato attuale, però, non si registra alcun progresso e, anzi, si osserva un graduale deterioramento della situazione complessiva, dal momento che, da quanto risulta all'interrogante, la cassa integrazione riconosciuta non è stata ancora liquidata ai lavoratori –:

   se intenda favorire la convocazione del suddetto tavolo al fine di definire un concreto percorso di rilancio della Baritech e, nelle more, quali iniziative intenda intraprendere per assicurare la rapida liquidazione della cassa integrazione ai suoi dipendenti.
(4-11986)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Mura e Viscomi n. 5-05790, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benamati.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Baratto n. 5-06905, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pettarin.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Paolin n. 5-07324 dell'11 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Gemmato n. 5-07377 del 18 gennaio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Lorenzin n. 5-07601 del 23 febbraio 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Noja n. 5-07871 del 12 aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Carla Cantone n. 5-07978 del 27 aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Lollobrigida n. 5-07981 del 29 aprile 2022.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Del Barba e altri n. 5-05539 del 19 marzo 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11982.