Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 2 maggio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    secondo un rapporto del 2020 di Human Rights Watch e dell'International Human Rights Clinic della Harvard Law School sul costo umano delle armi incendiarie e sul necessario intervento da parte dei governi di revisione e aggiornamento dei trattati internazionali che ne disciplinano l'uso, il fosforo bianco viene indicato come un agente tossico che si incendia a contatto con l'ossigeno; esso può infiltrarsi nel flusso sanguigno attraverso la pelle, avvelenando i reni, il fegato e il cuore e inoltre può causare insufficienza multiorgano. Le persone possono anche morire semplicemente inalando il fosforo bianco, e altresì i fumi rilasciati negli attacchi al fosforo bianco possono ferire o irritare gli occhi rendendoli altamente sensibili alla luce. Infine, l'esposizione al fosforo bianco può provocare paralisi facciale, convulsioni e irregolarità fatali del battito cardiaco;

    nel mese di aprile 2022, il portavoce del Ministero della difesa ucraino, Oleksandr Motuzianyk, nell'ambito di una intervista a RBC-Ukraine, secondo quanto riferisce Ukrinform, ha detto che i russi potrebbero sganciare bombe al fosforo e l'uso di armi chimiche non è escluso;

    sempre nel medesimo periodo, con precisione il 12 aprile 2022, Ukrinform ricorda che secondo il fondatore del reggimento Azov, Andriy Biletskyi, tre persone sono state colpite a causa dell'uso di una sostanza velenosa sconosciuta. «Non è possibile determinare con esattezza di cosa si sia — trattato – ha spiegato il Governo ucraino – un'ipotesi è che si possa trattare di munizioni al fosforo che possono causare una risposta di questo genere nel corpo ma non escludiamo che l'aggressore possa usare armi chimiche»;

    al di là degli accertamenti che il Governo ucraino sta effettuando sull'uso di bombe al fosforo, è accertato che esse furono ampiamente utilizzate dalle forze americane nella guerra del Vietnam, mentre più recentemente l'impiego di queste munizioni è stato associato alla guerra in Iraq, all'operazione «Piombo Fuso» di Israele nella Striscia di Gaza, alla guerra civile in Siria e anche al recentissimo conflitto del Nagorno-Karabakh;

    nel 1980 è stata adottata la Convenzione su certe armi convenzionali (Ccw) costituita da una Convenzione quadro e da protocolli aggiuntivi che mirano a proibire o limitare l'uso di alcune armi considerate particolarmente nocive. Nello specifico, il Protocollo III definisce le armi incendiarie come «qualsiasi arma o munizione progettata principalmente per incendiare oggetti o per causare ustioni a persone attraverso l'azione di fiamme, calore o una combinazione di questi, prodotta da una reazione chimica di una sostanza consegnata sul bersaglio»;

    secondo questa definizione, qualsiasi munizione contenente fosforo bianco e principalmente progettata per dare fuoco a oggetti o per provocare ustioni è coperta dalle disposizioni del protocollo;

    è vietata, quindi, la consegna aerea, nella condotta delle ostilità, di armi incendiarie contenenti fosforo bianco all'interno di una concentrazione di civili;

    tuttavia, questa definizione presenta due principali lacune: innanzitutto il criterio basato sulla progettazione esclude dalla definizione di arma incendiaria, e, quindi, dall'ambito del protocollo, alcune munizioni multiuso con effetti incendiari secondari (creazione di cortine fumogene, generazione di illuminazione e contrassegno di bersagli nei campi di battaglia);

    la seconda lacuna riguarda le modalità d'impiego delle armi incendiarie, il protocollo ha restrizioni più deboli per le armi incendiarie lanciate da terra rispetto alle versioni lanciate dall'aria, anche se il danno causato è il medesimo. L'articolo 2, part. 3, dispone infatti: «È inoltre vietato fare di un obiettivo militare situato all'interno di una concentrazione di civili, l'oggetto di un attacco per mezzo di armi incendiarie lanciate per mezzo di aeronave, salvo quando tale obiettivo militare è chiaramente separato dalla concentrazione di civili e quando tutte le precauzioni possibili sono state adottate per limitare gli effetti incendiari all'obiettivo militare e per evitare, o comunque minimizzare, perdite accidentali di vite umane nella popolazione civile, ferite che potrebbero essere causate ai civili e danni causati a beni di natura civile»,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative di competenza nelle sedi europee e internazionali, oltre che in occasione dei prossimi appuntamenti in sede di Conferenza di riesame, per rafforzare il protocollo III della Convenzione su certe armi convenzionali (Ccw), in quanto unico strumento internazionale dedicato alla regolazione delle armi incendiarie, con lo scopo di affrontare le conseguenze umanitarie delle armi, con particolare rilievo al costo umano legato al loro uso, posto che nel testo convenzionale non sono ricomprese munizioni che possono provocare effetti incendiari fortuiti e altre munizioni rispetto alle quali l'effetto incendiario non ha specificatamente lo scopo di provocare ustioni a persone, ma è destinato ad essere usato contro obiettivi militari.
(7-00832) «Ermellino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   GRIPPA, VILLANI, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da un articolo pubblicato sul quotidiano economico-politico-finanziario IlSole24ore il giorno 6 gennaio 2022 e titolato «Giovani e lavoro, perché l'Italia è in fondo alla classifica Ues» che secondo il Commissario al lavoro dell'Unione europea Nicolas Schmit il nostro Paese è in una situazione critica per quanto riguarda il tasso occupazione femminile e la percentuale di quanti abbandonano prematuramente gli studi che non si formano e che lavorano. In un documento di 160 pagine sarebbe contenuta una relazione severa sullo stato di salute del lavoro in Italia la cui analisi dovrebbe far riflettere e mettere in guardia contro i rischi di una crescente povertà e radicalizzazione politica, e accennando ad alcuni retaggi culturali, tra cui una storica abitudine clientelare;

   sempre nel medesimo articolo è riportato che il Paese non è tra i primi in classifica in nessuno dei 16 settori presi in considerazione dalla Commissione europea difendendosi soltanto nella lotta alla disoccupazione anche in quella di lungo periodo, dove la situazione, seppur fragile, sarebbe in netto miglioramento. Analisi che sarebbe stata condotta su dati recenti, nonostante sia noto che il dramma del mercato del lavoro italiano ha radici antiche e profonde e che presenti un disallineamento tra domanda ed offerta: con una disoccupazione giovanile intorno al 30 per cento si riscontra carenza di manodopera;

   e, inoltre, rispetto all'occupazione femminile, sarebbe stata rimarcata anche una notevole disuguaglianza rispetto al tasso occupazionale degli uomini (inferiore del 20 per cento) con una carenza di strutture in grado di accogliere i bambini. Tutto ciò in un contesto che farebbe registrare un crescente numero di famiglie sull'orlo della povertà, con una totale disaffezione nei confronti dell'istruzione che non sarebbe in grado di fungere da strumento di ascensore sociale a causa delle soprarichiamate abitudini clientelari;

   a parere degli interroganti, alla luce della globalizzazione e di quanto sta rivelando l'emergenza sanitaria ancora in atto per il futuro del Paese, è fondamentale un nuovo contratto sociale che non può che essere stipulato tra persone, cioè tra individui consapevoli del valore rappresentato dal capitale formativo posseduto e reinvestito. Esso non può che svilupparsi in ragione delle competenze negoziabili, del loro apprezzamento e, dunque, della committenza che quelle competenze apprezza. Ma il contratto non può realizzarsi e assicurare regole certe, trasparenti e condivise se non con il riconoscimento, la validazione e la certificazione delle competenze esercitate e sviluppate;

   il Piano di ripartenza del nostro Paese ha ricevuto notevoli apprezzamenti dalla stessa Commissione europea –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di assicurare interventi in grado di agire fin dai primi anni di scolarizzazione e ridefinire il contratto sociale nonché riallineare i paramenti tra la domanda e l'offerta nel mondo del lavoro;

   quali iniziative prioritarie per quanto di competenza, si intendano adottare allo scopo di risollevare le sorti del Paese nei settori di competenza, nonché quali iniziative anche di carattere normativo, si intendano adottare per realizzare una maggiore eguaglianza tra le lavoratrici e i lavoratori.
(3-02924)


   ASCARI e GRIPPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di un articolo di giornale pubblicato su Il Giorno in data 13 febbraio 2022, si è appreso della notizia di una madre che, a seguito della vicenda giudiziaria instaurata dall'ex compagno, si è vista prelevare il figlio minorenne di soli otto anni, per collocarlo presso una comunità, nonostante la possibilità della madre di poterlo crescere, vista la propria autosufficienza economica e lavorativa;

   un primo decreto del tribunale di Lodi, datato 30 gennaio 2018, disponeva l'affidamento del minore all'ente comunale, con contestuale collocamento presso la madre, oltre che la previsione di un assegno di mantenimento da parte del padre, il quale, tuttavia, con ricorso del 16 gennaio 2019, ha poi chiesto la modifica delle predette disposizioni, chiedendo in via principale il collocamento del minore presso di sé e la disposizione di un assegno di mantenimento a carico della madre, in subordine, chiedeva l'inserimento del minore in comunità, motivando tali richieste in base ad un asserito comportamento ostruzionistico da parte della signora rispetto alle visite padre-figlio;

   in questo nuovo procedimento instaurato dall'ex compagno – recante RG 146/2019 – veniva espletata apposita Ctu, volta ad accertare le capacità genitoriali delle parti e la situazione psicofisica del minore, oltre che le migliori condizioni di affidamento, collocamento e definizione delle visite, anche con individuazione degli interventi necessari per il supporto dei genitori e del minore, l'esito della perizia ha confermato il buon rapporto della madre con il minore, nonostante la difficoltà della madre stessa di scindere i vissuti emotivi legati alla storia di coppia da quelli legati al suo ruolo genitoriale; dall'altro lato, la consulente ha richiamato la forte ambivalenza del minore che, da un lato rifiutava il papà, e dall'altro mostrava di gradire di giocare con lui, su tale base, veniva consigliato un allontanamento del minore in comunità; i servizi, nell'udienza del 16 novembre 2021, hanno dichiarato di aver messo in atto ogni strumento azionabile volto a risolvere il rifiuto del minore ad andare dal padre, ma di aver incontrato delle resistenze nell'attuazione, anche da parte del minore stesso;

   con il recente decreto del 25 gennaio 2022, il Tribunale ordinario di Lodi ha incaricato i Servizi sociali, con riguardo alla questione del collocamento del minore, di scegliere tra tre opzioni: centro diurno con rientro serale dalla madre, centro semi-residenziale con rientri nel week-end in modo alternato tra i genitori, oppure collocamento in comunità (residenziale);

   la donna sostiene che tale decisione del Tribunale di Lodi non avrebbe tenuto conto delle violenze domestiche subite dalla medesima ad opera del compagno e regolarmente denunciate, con grave pregiudizio per la possibilità del figlio minore di poter crescere nell'ambiente familiare. «Le donne che denunciano violenza non vengono mai ascoltate, – afferma la madre – e se vengono ascoltate si vive in un ricatto costante, perché rischiamo di perdere i nostri bambini»;

   si rende necessario adottare iniziative al fine di tutelare sia la posizione delle donne che hanno subito violenza domestica, sia quella dei loro figli minori e il diritto di questi a crescere in un ambiente familiare, specie se – come in questo caso – abbiano assistito alle violenze perpetrate da un genitore ai danni dell'altro;

   occorrerebbe verificare l'operato dei servizi sociali e le scelte da questi adottate in relazione al caso di cui in premessa –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se ritenga opportuno adottare iniziative normative al fine di tutelare i figli di donne vittime di violenza;

   se il Ministro intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione.
(3-02925)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   all'indomani del disastroso sisma dell'Aquila, l'articolo 2 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, ha previsto la realizzazione di case provvisorie per ospitare la popolazione terremotata;

   il progetto Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili (C.a.s.e.), completato in soli 100 giorni, si è concretizzato nella realizzazione di circa 4.400 alloggi arredati e accessoriati, con una capienza di circa 15.000 abitanti, per un costo di oltre 800 milioni di euro;

   sin da subito sono però emerse criticità relative all'utilizzo di materiali scadenti, carenze nella manutenzione e nei collaudi effettuati nelle diverse fasi di costruzione e costi aggiuntivi a carico dello Stato e del comune dell'Aquila che hanno portato a diverse indagini giudiziarie e alla presentazione di proposte di istituzione di Commissioni di inchiesta parlamentari nonché, nella presente legislatura, a una proposta di legge delega al Governo per l'adozione di un codice degli interventi di ricostruzione nei territori colpiti da «eventi emergenziali di rilievo nazionale» (A.C. 3260);

   a 13 anni dall'inaugurazione della «new town» il programma televisivo Report ha denunciato quanto è sotto gli occhi di tutti i cittadini: palazzine in stato d'abbandono e degrado poiché gli alloggi del progetto C.a.s.e. sono stati abbandonati all'incuria, non sono stati manutenuti e non sono stati oggetto di una pianificazione urbanistica compiuta;

   i problemi legati a questo progetto che, sulla carta, doveva essere avveniristico e all'avanguardia, sono legati anche all'affidabilità di circa duecento isolatori sismici a pendolo montati sui pilastri che sostengono i 185 edifici del progetto C.a.s.e., così come risulta da una perizia tecnica agli atti dal 2012 nell'ambito di un procedimento giudiziario;

   ad oggi non sono mai stati collaudati e non è mai stata fatta la manutenzione, né la mappatura di dove si troverebbero i 200 isolatori pericolosi riconducibili ad uno dei 9 isolatori campione che ha subìto una macroscopica rottura durante i test nei laboratori di San Diego in California nel corso di una perizia;

   con 13 anni di ritardo sarebbe quindi solo ora in arrivo l'affidamento della prima manutenzione di tali isolatori sismici;

   si ricorda che proprio a L'Aquila, il Governo attuale ha deciso, anche su impulso dell'interrogante, di istituire il Centro di formazione territoriale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e una sede della Scuola nazionale della pubblica amministrazione;

   in particolare, il comune dell'Aquila ha deciso che il Centro utilizzerà unità immobiliari di proprietà del comune dell'Aquila identificate con apposita convenzione, tra il comune dell'Aquila e il Corpo dei vigili del fuoco, individuate nelle 18 piastre dell'area di Sassa; per quanto riguarda invece la Scuola della pubblica amministrazione dalla stampa purtroppo emergono ancora fumose ipotesi. L'interrogante ritiene che occorra la definizione di una strategia efficace, oggi completamente carente, per una pianificazione urbanistica compiuta –:

   di quali elementi informativi disponga circa lo stato in cui versano gli alloggi del progetto C.a.s.e. e quali iniziative di competenza siano state adottate negli anni e quali si intendano adottare, affinché lo stato di degrado e di abbandono, nonché la mancanza di collaudo e manutenzione degli isolatori sismici sui cui poggiano le palazzine e sui quali vi sarebbero concreti dubbi circa la loro affidabilità, non mettano a rischio il loro possibile futuro utilizzo.
(5-07995)


   VIANELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la scheda sintetica redatta dal Commissario straordinario per l'intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad del comune di Statte (Taranto) risalente al novembre 2020, riporta che dei complessivi 16.747 fusti, circa 13.672 fusti sono stati rimossi;

   a marzo 2020, il commissario in parola ha segnalato alla Presidenza del Consiglio la mancanza di risorse per la rimozione dei restanti 3.075 fusti; tuttavia, la Presidenza del Consiglio è rimasta inerte a tale segnalazione e a fine 2020 è cessata la sorveglianza armata del sito;

   in data 20 gennaio 2021 l'interrogazione a risposta in commissione n. 5-05294 presentata dall'interrogante fa emergere criticità che hanno comportato un aggravio dei tempi di lavorazione e dei costi dell'intervento;

   in data 13 marzo 2021 per sopperire a quelle che l'interrogante giudica le inerzie del Governo, il Parlamento ha approvato un impegno nell'ambito della mozione unitaria n. 1-00414 sulla Cnapi, per il finanziamento della rimozione dei fusti e la bonifica della Cemerad, impegno già contenuto nella mozione abbinata n. 1-00441 presentata dall'interrogante;

   in data 30 marzo 2021 la Commissione parlamentare di inchiesta «Ecomafie» ha approvato la «Relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e sulle attività connesse», in cui viene aggiornata la situazione Cemerad e si segnala la mancanza di fondi per il completamento delle operazioni;

   in data 9 giugno 2021 a seguito di un'altra interrogazione n. 5-06189 dell'interrogante sull'aggiornamento Cemerad, il Ministro della transizione ecologica ha assicurato un monitoraggio della vicenda;

   nel «decreto-legge semplificazioni 2021», è stato approvato un emendamento a prima firma dell'interrogante che prevede che le risorse di un fondo già esistente presso il Ministero della transizione ecologica possano essere utilizzate anche per casi come Cemerad e in legge di bilancio 2022 sono state finanziate le risposte economiche per la rimozione dei fusti; tuttavia, tale cifra non dovrebbe comprendere l'abbattimento del capannone picchettato –:

   se il Governo intenda fornire delucidazioni e chiarimenti circa lo stato di avanzamento ed i tempi necessari, sulla base di una valutazione prognostica, al fine di terminare le attività ancora in essere ed ancora da svolgere (ad esempio, rimozione fusti, conferimento dei rifiuti radioattivi, caratterizzazione e bonifica dell'area e altro), in funzione del conseguimento dell'obiettivo di rilascio incondizionato da ogni vincolo radiologico dell'area e di tutte le installazioni insistenti sulla stessa.
(5-07997)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022 come pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 69 del 29 marzo 2022, prevede la realizzazione di una struttura funzionale dedicata per il Gruppo intervento speciale del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del «Centro cinofili», nell'area di «Coltano», all'interno dell'ente parco regionale toscano di Migliarino San Rossore Massaciuccoli;

   lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri cita una serie di normative di semplificazione tese a superare, anche attraverso l'assimilazione delle opere previste alla destinazione di «difesa nazionale», i vincoli paesaggistici ed ambientali;

   durante la seduta n. 681 di venerdì 22 aprile 2022 della Camera dei deputati, in risposta ad una interpellanza urgente, il sottosegretario per l'istruzione Rossano Sasso ha spiegato che si tratta di un'area di 72,9 ettari, di cui 28 destinati a superficie verde, 5 ad edificazioni, 40 a viabilità e servizi, ammettendo, di fatto, che la nuova caserma sarà realizzata all'interno di una vera e propria cittadella, e specificando, inoltre, che la proposta sarà soggetta all'articolo 233 del decreto legislativo n. 66 del 2010 – codice dell'ordinamento militare, ed al commissariamento dell'opera; l'area da edificare avrebbe per il parco un'importanza marginale;

   nella relazione istruttoria del 9 aprile 2021, i tecnici dell'Ufficio biodiversità ed autorizzazioni ambientali del parco hanno espresso parere negativo;

   il progetto di fattibilità sottoposto conterrebbe descrizioni e specificazioni tecniche di fattibilità ad un livello preliminare e di genericità, soprattutto per le previsioni energetiche; non terrebbe conto di vincoli importanti, quali l'appartenenza ad un'area naturale protetta, il rischio pericolosità alluvione, il vincolo n. 90416 previsto all'interno del decreto ministeriale 7 luglio 1985 in tema di inedificabilità, la distanza di appena 2 chilometri dall'area protetta «Selva Pisana»;

   il Piano di gestione delle Tenute di Tombolo e Coltano, prevede all'articolo 56 che «in zone agricole di sviluppo è ammessa solo la nuova edificazione di abitazioni rurali, in assenza o insufficienza di edifici esistenti destinati alla conduzione dell'azienda agricola, in via prioritaria all'interno del perimetro dell'area definita dal Piano come “edifici esistenti ed aree di pertinenza”; ed ancora all'articolo 57 esplicitamente afferma che nelle zone agricole di recupero ambientale (che costituiscono la maggioranza dell'area proposta), non è ammessa la realizzazione di nuovi edifici»;

   alla luce dell'articolo 5 della legge regionale n. 65 del 2014 tali «riferimenti ambientali possono essere ricompresi quali invarianti strutturali nel territorio» e pertanto «cambi di destinazione d'uso dall'attuale destinazione agricola o di ripristino ambientale, nonché nuove volumetrie, nuove edificazioni con nuove forme di urbanizzazione (di qualsiasi tipo) non sono ammessi»;

   il comitato scientifico del parco ha espresso parere negativo, in quanto sarebbe compromessa «irreparabilmente» la porzione meridionale del parco, come lo sarebbero, secondo quanto risulta da un sopralluogo effettuato dall'interrogante, una serie di attività di produzione biologica, tra cui l'unico produttore di pecorino del Parco, ottenuto dal latte di pecore massesi, primo premio al salone mondiale dei prodotti biologici di Norimberga –:

   se, come richiesto dal comitato scientifico del parco, il Governo abbia valutato prioritariamente di realizzare la base militare in aree urbanizzate o in degrado, prendendo in considerazione l'opportunità recuperare e riqualificare zone industriali o artigianali dismesse, evitando di mettere in pericolo l'ecosistema, e se, in linea con l'agenda ambientale e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, non ritengano imprescindibile evitare il consumo di suolo in aree di pregio;

   se il Governo non ritenga opportuno valutare, tra le diverse opzioni per il nuovo insediamento militare, la caserma di Pisa sede del C.i.s.a.m.;

   quali orientamenti abbia espresso il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili in relazione a quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa, e come si intenda applicare nel caso specifico il principio della tutela della biodiversità sancito dall'articolo 9 della Carta Costituzionale.
(4-11968)


   CANCELLERI e CHIAZZESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 aprile 2022 veniva firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che modifica strutturalmente il sistema di incentivi cui i cittadini possono accedere per l'acquisto di auto elettriche, ibride o a basse emissioni;

   in particolare, è previsto come l'accesso agli incentivi comporti l'attivazione di precisi vincoli, tra i quali quello concernente l'obbligo di consegna dell'auto entro i 180 giorni dalla stipula del contratto di acquisto ovvero il vincolo di proprietà in capo all'acquirente beneficiario del bonus per un periodo non inferiore a 12 mesi dall'immatricolazione;

   inoltre, qualora si optasse per l'incentivo con rottamazione della vecchia auto sono esclusi i veicoli con classe «euro 5», ovverosia auto immesse nel mercato a partire dal 2008 e destinate a non poter più circolare fra qualche anno;

   ebbene, con riferimento alle suddette questioni sono emerse, nella pratica, non poche difficoltà applicative;

   anzitutto, per quel che riguarda l'obbligo di consegna si rileva come il termine di 180 giorni previsto dalla normativa non risulti ad avviso degli interroganti in concreto praticabile, atteso che, nella maggior parte dei casi, il veicolo viene previamente ordinato presso la casa di produzione, di guisa che i tempi complessivi non potranno che aggirarsi tra i 300 e i 400 giorni;

   in secondo luogo, con riferimento al vincolo di proprietà per un periodo non inferiore nel minimo a dodici mesi risulterebbe particolarmente equivoca la sua estensione, in specie non si comprende se un siffatto vincolo deve intendersi ostativo di un eventuale decisione del proprietario di condurre l'auto all'estero, a seguito di trasferimento, o meno;

   in particolare, la questione rileva a fronte della radiazione per definitiva esportazione all'estero, con conseguente cessazione dell'iscrizione del veicolo presso il pubblico registro automobilistico richiesta in caso di trasferimento;

   infine, un'ultima questione concerne il regime di responsabilità in caso di violazione dei predetti vincoli con conseguente perdita del beneficio;

   ebbene, stante la peculiare disciplina prevista in materia, per cui l'incentivo viene concesso al venditore sotto forma di credito d'imposta, non si comprende chi tra i due soggetti coinvolti sarà tenuto a rispondere a fronte di un'eventuale violazione dei vincoli di legge –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative per chiarire l'effettiva ed esatta portata delle norme su richiamate, in specie precisando se la cancellazione del veicolo dal pubblico registro automobilistico prima del decorso dei dodici mesi dall'acquisto determini la perdita dell'incentivo, se il regime di responsabilità previsto in caso di perdita dell'incentivo medesimo per violazione dei vincoli;

   se intenda, altresì valutare l'opportunità di adottare iniziative per integrare l'elenco delle classi ambientali ammesse alla rottamazione, inserendo anche le auto classe «euro 5», e ampliare i termini massimi previsti per la consegna dell'auto.
(4-11971)


   ERMELLINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   sul sito di Eni si legge in data 11 aprile 2022 che alla presenza del Presidente della Repubblica algerino Abdelmadjid Tebboune e del Presidente del Consiglio Mario Draghi, il Presidente di Sonatrach, Toufik Hakkar, e l'Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi hanno firmato ad Algeri un accordo che consentirà a Eni di aumentare le quantità di gas trasportate attraverso il gasdotto TransMed/Enrico Mattei, nell'ambito dei contratti a lungo termine di fornitura di gas in essere con Sonatrach a partire dai prossimi mesi autunnali, confermando la forte cooperazione fra i Paesi. Tale accordo, inoltre, utilizzerà le capacità disponibili di trasporto del gasdotto per garantire maggiore flessibilità di forniture energetiche, fornendo gradualmente volumi crescenti di gas a partire dal 2022, fino a 9 miliardi di metri cubi di gas all'anno 2023-24;

   l'accordo di cui sopra segue – sempre secondo quanto riportato nel comunicato di Eni – la precedente visita ad Algeri di Descalzi e del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano Luigi Di Maio. Difatti, è lo stesso Ministro Di Maio, che attraverso il suo canale facebook diffonde la notizia della missione, spiegando che ad Algeri ha incontrato insieme al già citato Descalzi, il Presidente della Repubblica Abdelmadjid Tebboune, il suo omologo algerino Ramtane Lamamra e il Ministro dell'energia e delle miniere Mohamed Arkab, insieme all'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi;

   l'accordo con l'Algeria, insieme a quelli con Egitto, Congo, Angola e probabilmente nel mese di maggio 2022 quello che verrà siglato con il Mozambico, fanno parte di una strategia del Governo italiano per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico a livello nazionale a seguito dell'aggressione russa in Ucraina;

   sul quotidiano «La Verità» del 25 aprile 2022, in un pezzo a firma di Carlo Cambi, dal titolo «Per il gas dall'Algeria non ringraziate Draghi ma la famiglia Mattei», l'intervistata, nella persona di Rosangela Mattei, nipote dello scomparso Enrico Mattei, dichiara: «Il 26 febbraio (c.a.) il ministro dell'energia algerino Mohamed Arkab ha chiamato mio figlio Araldo Curzi Mattei che è presidente della Fondazione Mattei e ha molteplici contatti nel mondo arabo per dire che stava cercando il ministro Roberto Cingolani senza ottenere risposta. Aroldo ha pregato l'ambasciatore d'Algeria di farsi garante del colloquio che lui avrebbe avuto con Cingolani. Ha chiamato il ministro che, impegnato nella prima cabina di regia, gli ha risposto: ti dispiace se ne parliamo dopo le due? Mio figlio alle 14 ha richiamato ed è partita la trattativa. Il lunedì successivo (28 febbraio 2022) Luigi Di Maio e Claudio Descalzi, amministratore delegato dell'Eni, sono partiti per Algeri»-:

   se le circostanza sopra indicate trovino conferma e se il Governo intenda fornire ulteriori dettagli su quanto riportato dalla signora Rosangela Mattei a mezzo stampa, così come espresso in premessa;

   se intendano illustrare tutti i passaggi che hanno caratterizzato il percorso di approdo all'accordo siglato con l'Algeria sull'aumento della fornitura di gas.
(4-11972)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   SIRAGUSA e VIZZINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sono state numerose le iniziative parlamentari intraprese, in questi anni, dall'interrogante, vertenti sulla necessita per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di dotarsi di un portale unico dedicato agli italiani all'estero. Senza menzionare i vari ordini del giorno e interrogazioni depositati sull'argomento, si ricordano qui soltanto le risoluzioni in Commissione Affari esteri presentate su questo tema, fra cui la n. 8/00081 approvata a conclusione del dibattito nell'agosto del 2020;

   in particolare, la suddetta risoluzione conclusiva di dibattito impegnava il Governo «ad adottare iniziative affinché la Farnesina possa istituire un portale unico nel quale inserire tutte le informazioni utili per gli italiani nel mondo e in particolare per quelli che intendano trasferire la loro residenza all'estero, per coloro che siano già residenti all'estero, nonché per i connazionali rimpatriati, e che comprenda univoche indicazioni sui servizi consolari erogati online dalla rete di ambasciate e consolati, con l'obiettivo di omogeneizzare gli standard comunicativi, coordinare i flussi informativi, armonizzare il funzionamento della rete dei terminali dello Stato all'estero e migliorare la capacità di interazione con i cittadini»;

   sono molteplici le ragioni all'origine di questa esigenza, più volte citate nei summenzionati atti: su tutte, la frammentazione delle informazioni di interesse per gli italiani all'estero, non facilmente reperibili in un unico luogo virtuale ma disperse tra i vari siti e applicazioni del Ministero; aspetto che, ad avviso dell'interrogante, rende palese l'assenza di un coordinamento e di una strategia comunicativa comune tra i vari siti e applicazioni della Farnesina;

   vasta sarebbe l'utenza che usufruirebbe del portale. Si rammenta, infatti, che trarrebbero beneficio da questa iniziativa non solo i milioni di connazionali stabilmente residenti fuori d'Italia, ma anche i rimpatriati, coloro che stiano per trasferire la loro residenza all'estero e, ancora, quei cittadini che all'estero intendano soggiornare soltanto provvisoriamente;

   sono passati quasi due anni dall'approvazione della risoluzione n. 8/00081, che impegnava il Governo ad implementare tale sito web –:

   a che punto siano i lavori per la realizzazione del portale unico rivolto agli italiani all'estero.
(4-11967)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO, GIACOMETTO, SQUERI, TORROMINO e SESSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il consenso generale della politica e delle realtà imprenditoriali, economiche e finanziarie, l'articolo 29 del decreto-legge n. 179 del 2012 ha introdotto, nel nostro ordinamento la regolamentazione delle start-up innovative, prevedendo incentivi fiscali per i soggetti Irpef che effettuano conferimenti al loro capitale sociale, diretti ovvero per il tramite di organismi di investimento collettivo del risparmio che investano prevalentemente in start-up innovative;

   tale beneficio consiste nella possibilità di detrarre dall'imposta lorda un importo pari al 30 per cento dei conferimenti effettuati (a decorrere dall'anno 2017), per l'importo totale non superiore a 500 mila euro per ciascun periodo di imposta (un milione di euro a decorrere dall'anno 2017);

   dalla stampa si apprende che l'Agenzia delle entrate sta promuovendo azioni di recupero conseguenti ai controlli formali delle dichiarazioni ex articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 nei confronti, di contribuenti che hanno finanziato le start-up, ma che non sono stati assegnatari di un numero di azioni o quote proporzionali al versamento effettuato;

   tali azioni, secondo la stampa specializzata, non appaiono conformi alla norma istitutrice delle start-up, la quale si limita a prevedere che l'investimento debba essere mantenuto per almeno tre anni e che l'eventuale cessione, anche parziale, dell'investimento prima del decorso di tale termine, comporta la decadenza dal beneficio ed il recupero a tassazione dell'importo dedotto, maggiorato degli interessi legali;

   tale attività dell'Agenzia delle entrate non sembra in linea nemmeno con decreti attuativi dello stesso articolo succedutisi in vigenza dell'agevolazione (decreto ministeriale 30 gennaio 2014, decreto ministeriale 5 febbraio 2016, decreto ministeriale 7 maggio 2019) che espressamente prevedono, senza porre ulteriori presupposti, che i soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle persone fisiche possono detrarre dall'imposta lorda una quota dei conferimenti rilevanti effettuati;

   i decreti citati in precedenza e la circolare 16/E/2014, emanata proprio a seguito dell'introduzione dell'agevolazione, fanno riferimento alla proporzionalità delle quote di partecipazione agli utili per la determinazione della detrazione solo nel caso in cui l'investimento sia effettuato da soci di società di persone, in applicazione del principio di tassazione per trasparenza secondo l'articolo 5 del Testo unico delle imposte sui redditi, da soggetti che hanno aderito al regime della trasparenza in base agli articoli 115 e 116 del Testo unico delle imposte sui redditi (comma 6 dell'articolo 4 del decreto 25 febbraio 2016);

   per i conferimenti in denaro che danno diritto alla sottoscrizione di quote in start-up innovative, la detrazione andrebbe attribuita semplicemente in base a quanto conferito da ciascun socio, prescindendo dalla eventuale non proporzionalità di quote di partecipazione ricevute;

   è noto che le quote di partecipazione, grazie agli accordi tra i soci, possono essere diverse dal valore dei conferimenti di capitale. Quindi, anche caso delle start-up il credito d'imposta dovrebbe essere commisurato all'investimento effettuato e non alle quote di partecipazione posseduta –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza affinché l'Agenzia delle entrate non proceda ad azioni di recupero ex articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 verso il contribuente, beneficiario del credito d'imposta di cui all'articolo 29 del decreto-legge n. 179 del 2012 nel caso in cui risulti assegnatario di un numero di azioni o quote non proporzionali al versamento effettuato, dovendo l'Agenzia limitarsi, a giudizio degli interroganti, alla verifica che l'investimento sia stato mantenuto dal contribuente per almeno tre anni.
(3-02926)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ordine del giorno n. G/2448/71/5 presentato al Senato nel 2021, nel richiamare la sottoposizione della «Banca Popolare di Bari alla procedura di amministrazione straordinaria», evidenzia che «a seguito di tale decisione moltissimi investitori e risparmiatori hanno registrato ingenti perdite del valore dei titoli azionari vanificando in alcuni casi i risparmi di una vita»;

   il Governo si è impegnato a «valutare la possibilità di istituire presso il Ministero dell'economia e delle finanze un fondo destinato al ristoro i risparmiatori e soci della Banca popolare di Bari che hanno registrato perdite del valore dei titoli azionari posseduti alla data del 1° dicembre 2019»;

   non risulta all'interrogante che tale impegno sia stato ancora attuato;

   inoltre, è noto il coinvolgimento della banca in un'indagine penale relativa a due aumenti di capitale varati tra il 2013 ed il 2015 (strumentale all'acquisto della Tercas), attraverso una falsa rappresentazione alla Consob della propria situazione finanziaria (confronta sul sito della Confconsumatori della regione Puglia, l'articolo «Popolare di Bari, azionisti pronti a costituirsi in giudizio»);

   la liquidazione della banca (favorita dalla situazione sopra descritta) potrebbe comportare «l'azzeramento del valore delle azioni che esacerberebbe il contenzioso legale con i soci, già elevato a motivo delle modalità di collocamento degli aumenti di capitale 2014-15 (...) ritenute dalla Consob non coerenti con la normativa sui servizi di investimento e da essa sanzionate (...). Anche gli impatti occupazionali (circa 2.700 dipendenti) sarebbero rilevanti e difficilmente assorbibili dalla debole economia locale» (confronta l'approfondimento della Banca d'Italia del 16 dicembre 2019);

   ad aggravare ulteriormente il quadro in esame contribuisce il segno negativo del bilancio dell'istituto che risulta avere chiuso l'anno 2021 con una perdita di 170,8 milioni di euro;

   in conclusione, si profilano conseguenze economico-sociali negative a carico dei dipendenti, nonché degli azionisti e degli investitori appartenenti alle fasce più deboli e fragili della popolazione (come invalidi, lavoratori e pensionati), senza trascurare (come appurato dallo stesso interrogante) chi si è ritrovato titolare di azioni senza avere mai sottoscritto nulla –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare al fine di risolvere la situazione descritta in premessa, anche alla luce dell'impegno di cui in premessa, allo scopo di tutelare dipendenti, azionisti e investitori, soprattutto quelli non qualificati o appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, della Banca Popolare di Bari.
(5-07998)


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1-septies dell'articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, disciplina il cosiddetto «Sismabonus acquisti», che consiste in una detrazione del 75 o dell'85 per cento del prezzo di acquisto della singola unità immobiliare antisismica che viene riconosciuta all'acquirente di un'unità immobiliare ricadente nei comuni delle zone sismiche 1, 2 e 3 se, tramite l'intervento di demolizione e ricostruzione di un intero edificio effettuato da apposita impresa di costruzione o ristrutturazione venditrice, si ottiene, rispettivamente, il passaggio a una classe di rischio inferiore oppure a due classi di rischio inferiori;

   ai sensi di quanto previsto dal comma 4 dell'articolo 119, del «decreto Rilancio», tale detrazione è stata aumentata al 110 per cento per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022 («Super-sismabonus acquisti»);

   l'Agenzia delle entrate, con interpello n. 57 del 31 gennaio 2022 ha precisato che «Dal tenore letterale della disposizione contenuta nel citato comma 4 dell'articolo 119 del decreto Rilancio, in base al quale “l'aliquota delle detrazioni spettanti [per gli interventi di cui ai citati commi da 1-bis a 1-septies dell'articolo 16 del decreto-legge n. 63 del 2013] è elevata al 110 per cento per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 (...)”, si ricava che l'aliquota più elevata si applica alle spese sostenute nel lasso temporale di vigenza del Superbonus dai soggetti elencati nel comma 9 del medesimo articolo 119 e che riguardano su immobili ammessi a tale agevolazione»;

   tuttavia, rimane incertezza circa la percentuale di applicazione delle agevolazioni ivi previste per le unità immobiliari per le quali al 30 giugno 2022 non sia stato stipulato il relativo atto pubblico di compravendita, ovvero quale sia la percentuale di detrazione spettante per le spese sostenute dal 1° luglio 2022 con stipula dell'atto di compravendita entro i 30 mesi dalla fine dei lavori –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare in riferimento a quanto esposto in premessa al fine di fare chiarezza sulle modalità applicative degli interventi agevolabili previsti dalla normativa vigente.
(5-08004)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PAITA e NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 18 aprile 2022, sul treno regionale Albenga-Milano, in partenza dalla stazione di Genova Principe alle ore 14.10, si è verificato un episodio gravissimo ed increscioso che ha costretto 27 persone con disabilità a raggiungere Milano con un pullman navetta messo a disposizione da Trenitalia;

   l'episodio ha un antefatto inquietante, in quanto il convoglio era stato sostituito con un altro, meno capiente, ma sufficiente tra posti in piedi e a sedere per trasportare tutti i passeggeri a destinazione, per una serie di atti vandalici compiuti da ignoti a bordo, i quali avevano danneggiato estintori e contenitori del liquido igienizzante nel tratto tra Savona e Genova;

   giunti alla stazione del capoluogo ligure, le persone con disabilità hanno trovato i posti, da loro regolarmente prenotati e in relazione ai quali era apposto il cartello che indicava la prenotazione, occupati da altri passeggeri tra cui alcuni turisti che rientravano a Milano dopo il ponte pasquale;

   nonostante l'intervento di ben quattro addetti di Trenitalia e tre agenti della Polfer, non si è riusciti a far liberare i posti da parte dei passeggeri che li occupavano abusivamente, costringendo il gruppo di persone con disabilità a scendere dal convoglio e ad utilizzare il servizio navetta messo a disposizione dall'azienda di trasporto –:

   se, appurata la dinamica dell'accaduto, si sia chiarito il motivo per cui, nonostante il pronto intervento degli addetti di Trenitalia e delle forze dell'ordine, non si sia riusciti a ripristinare la legalità, garantendo alle persone con disabilità di usufruire dei posti loro regolarmente riservati e se vi siano in corso accertamenti per capire cosa sia avvenuto nel dettaglio e assumere le iniziative necessarie perché episodi di tal genere non abbiano a ripetersi.
(5-07999)


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la stazione ferroviaria di Torino Porta Susa è una struttura moderna e funzionale inaugurata nel 2012: è stata realizzata con le moderne tecnologie di sostenibilità e comfort ambientale ricevendo per questo il premio europeo Solare 2012;

   la stazione, che rappresenta lo snodo principale del servizio pubblico del capoluogo piemontese insieme allo scalo di Porta Nuova, ha un'utenza annua superiore ai 5,4 milioni di unità;

   nonostante queste caratteristiche e volumi di passeggeri, si apprende dalla stampa che sussistono da tempo nella stazione gravissime criticità relative all'accessibilità dei passeggeri disabili, in particolare alcuni ascensori sarebbe guasto da mesi, sarebbero Inoltre «undici — sempre secondo i media — le scale mobili fuori uso, bloccate da nastri bianchi e rossi oppure da transenne. Undici delle ventiquattro presenti lungo i quattro corridoi di ingresso, dunque il 45 per cento»;

   queste problematiche, nonostante fossero state segnalate, si sarebbero addirittura aggravate: «il numero delle scale mobili fuori servizio è cresciuto rispetto a sei mesi fa. Lo scorso settembre quelle ferme erano dieci, una in meno di oggi»;

   a nulla sono valse, fino ad oggi, le numerose proteste degli utenti, alle quali Rfi, sempre secondo la stampa, avrebbe risposto in maniera vaga e senza prendere impegni sui tempi di effettiva risoluzione delle problematiche presenti;

   la città di Torino, dopo anni di crisi aggravate dalla pandemia, sta cercando di risollevarsi anche attraverso la promozione del turismo, ma le condizioni della stazione di Porta Susa potrebbero disincentivare alcuni flussi di viaggiatori oltre ad incidere negativamente sull'immagine della città in Italia e all'estero –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per risolvere le gravissime criticità presenti da tempo nella stazione ferroviaria di Torino Porta Susa che impediscono alle persone con handicap di esercitare il loro diritto alla mobilità.
(5-08000)


   TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Gargano, territorio della provincia di Foggia, registra oltre il 28 per cento delle presenze turistiche della Puglia, con un incremento previsto per il 2022 del 30 per cento circa;

   Manfredonia è l'accesso sud del Gargano e conta tre strutture portuali:

    a) bacino Alti fondali (cosiddetto porto industriale) inserito tra i 58 porti di rilevanza nazionale, destinatario di un duplice investimento per l'ammontare di 120 milioni di euro, finalizzato ai revamping della struttura. Esso serve come unico porto (già connesso alla rete TEN-T attraverso la diramazione di Frattarolo sulla linea Foggia-Manfredonia), la parte settentrionale della Zes interregionale Molise-Puglia e ha come ulteriore retroporto la piattaforma logistica di Foggia Incoronata – inclusa nel Documento strategico della mobilità ferroviaria;

    b) porto commerciale/peschereccio;

    c) porto turistico (denominato Marina del Gargano), con oltre 700 posti barca. La protezione del Golfo di Manfredonia consente ottime condizioni meteomarine;

   la nuova mappa della rete TEN-T, tra le priorità di rilevanza assoluta per l'Italia, indica il completamento della dorsale adriatica con l'inserimento della tratta da Ancona a Foggia nella rete di rango Extencted Core sia ferroviaria che stradale;

   pertanto, il nodo multimodale di Foggia risulta essere l'unico nodo meridionale urbano sulla dorsale adriatica crocevia dei due Corridoi TEN-T (Scandinavo-Mediterraneo e Baltico-Adriatico);

   a Foggia, a breve, verrà riaperto ai voli commerciali l'aeroporto «Gino Lisa», che costituirà sicuro incremento dei flussi turistici;

   il collegamento ferroviario Foggia-Manfredonia è costituito da una tratta a binario unico che consente il trasporto pubblico locale e merci;

   tale tratta ferroviaria non è elettrificata, nonostante questo intervento fosse previsto dal 2009 nel Piano trasporti regionale della Puglia e, successivamente, nel piano attuativo dello stesso 2009-2013 con 20 milioni di euro disponibili (soggetto attuatore: RFI) e 60 milioni di euro per il progetto treno-tram (soggetto attuatore; RFI). Entrambi questi interventi non sono stati realizzati. È notizia recente il definanziamento definitivo del progetto treno-tram;

   nel Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 erano previste alcune opere tra cui la stazione di Manfredonia Ovest, peraltro realizzata;

   appare paradossale, nel Documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci, la mancata previsione dell'elettrificazione di tale linea, considerando che in esso si prevedono elettrificazioni per linee di minor pregio e singola utilità –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare in merito all'elettrificazione della citata linea Foggia-Manfredonia, con utilità doppia (passeggeri e merci) come già segnalato da Fast-Confsal, inclusa la diramazione dallo scalo di Frattarolo al Porto Alti fondali di rilevanza nazionale.
(5-08001)


   MACCANTI, RIXI, DONINA, CAPITANIO, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il settore del noleggio dei veicoli ha un ruolo chiave nel contesto della mobilità nazionale, in quanto consente di disporre di veicoli più nuovi e maggiormente dotati di sistemi per la sicurezza attiva e passiva, sottoposti a controlli periodici in modo sistematico;

   l'articolo 49, comma 5-bis, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, è intervenuto in materia di rilascio delle licenze taxi e delle autorizzazioni NCC con una modifica dell'articolo 8, comma 1, della legge n. 21 del 1992, prevedendo, ai fini del rilascio da parte delle amministrazioni comunali della licenza o dell'autorizzazione per l'esercizio del servizio di taxi e dei servizio di noleggio con conducente, la possibilità di utilizzare anche la modalità di noleggio di veicoli a lungo termine;

   il noleggio a lungo termine è uno strumento che per i soggetti esercenti servizi di trasporto pubblico non di linea, categorie professionali duramente colpite dalle misure restrittive adottate per fronteggiare la pandemia da Covid-19, apre a nuove opzioni di mobilità consentendo agli stessi di usufruire di maggiori alternative per la gestione della propria attività;

   a tutt'oggi si constata la mancanza di adeguamento della regolamentazione delle procedure di immatricolazione dei veicoli adibiti al trasporto pubblico non di linea; infatti, a distanza di oltre 20 mesi dall'entrata in vigore della disposizione richiamata, non è stato adottato alcun provvedimento di attuazione della norma citata, lasciando gli operatori degli autoservizi pubblici non di linea in un regime di totale incertezza normativa –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di dare piena attuazione alla disposizione di legge citata in premessa, offrendo al settore del trasporto pubblico non di linea la possibilità di usufruire della formula del noleggio a lungo termine.
(5-08002)


   FICARA, GRIPPA, MARTINCIGLIO, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, LIUZZI, RAFFA, SERRITELLA, SCAGLIUSI e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 del contratto di servizio media e lunga percorrenza 2017-2026 con Trenitalia Spa definisce modalità e tempistiche dell'aggiornamento del contratto per il periodo 2022-2026;

   il contratto di servizio comprende il network degli Intercity (giorno/notte) che garantisce i collegamenti di media/lunga percorrenza tra medi e grandi centri urbani;

   dai dati di gennaio 2022 dell'Osservatorio sulle tendenze di mobilità durante la pandemia emerge che il trasporto ferroviario ha subito nel 2020 un profondo calo che ha portato nel IV trimestre 2021 ad un rallentamento della sua ripresa;

   la risoluzione n. 8-00093 approvata dalla IX Commissione nel novembre 2020, prevedeva l'importanza di uno stretto monitoraggio da parte del Ministero sugli impegni assunti da Trenitalia nel contratto vigente, il potenziamento del sistema di monitoraggio del servizio, l'istituzione di un tavolo tecnico che coinvolgesse anche le associazioni nell'ambito della revisione;

   il decreto n. 475 del 2021 del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili sul rinnovo del parco rotabile, assegna alla società Trenitalia 200 milioni di euro per l'acquisto di nuovi treni elettrici o a idrogeno, in sostituzione di mezzi obsoleti e inquinanti, per migliorare la qualità del servizio, ridurre l'impatto ambientale e l'inquinamento acustico. Trenitalia dovrà mettere a disposizione i treni bimodali entro il 31 dicembre 2024 e le carrozze per i servizi intercity notte entro il 30 giugno 2026;

   il miglioramento dei servizi ferroviari, specie nelle regioni del Sud, è fondamentale per contribuire alla transizione ecologica; tuttavia, il timore è che le somme stanziate possano essere perse, poiché, ad oggi, non risulta completato l'aggiornamento del contratto di servizio;

   nell'ottica di una maggiore e migliore offerta del servizio, adeguata alla domanda da parte degli utenti, sarebbe utile un monitoraggio sull'eventuale sovrapposizione con i collegamenti interregionali previsti dai contratti di servizio regionali e l'offerta dei servizi AV a mercato, oltre alla conoscenza dei tassi di riempimento dei collegamenti intercity attualmente previsti, dati più volte richiesti al Ministero e alla società, senza aver finora alcun riscontro –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di assicurare la piena operatività del CdS di cui in premessa, posto che, ad oggi, non risultano ottemperate le tempistiche previste dal cronoprogramma, con particolare riferimento alla definizione dei dati annuali a consuntivo, riferiti soprattutto agli investimenti per il materiale rotabile, al fine di evitare il rischio di perdere i finanziamenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e di rendere pienamente operativa l'attività di vigilanza ministeriale anche nel periodo 2022-2026.
(5-08003)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 21 marzo 2022 veniva pubblicato il decreto-legge n. 21 contenente misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina; in particolare, il provvedimento – denominato «decreto anti-rincari» – è stato approvato dal Governo per far fronte ai rincari dell'energia causati dalla guerra in atto e prevede un pacchetto di interventi da 4,4 miliardi di euro con l'obiettivo di tagliare il costo dei carburanti e diminuire l'impatto del rincaro dell'energia su imprese e famiglie, difendendo di fatto il potere d'acquisto e l'intero tessuto produttivo nazionale;

   tra le misure contenute nel provvedimento viene prevista per l'anno 2022 l'erogazione di buoni carburante in favore dei lavoratori dipendenti di aziende private: l'importo – che va da un minimo di euro 200 ad un massimo di euro 458,23 – non è cumulabile con il reddito prodotto dal lavoratore ed è deducibile per le aziende ed esentasse;

   stando alle segnalazioni puntuali dei soci della Lega autisti autotrasportatori indipendenti siciliani (L.a.a.i.s.) sembrerebbe che molte aziende di autotrasporto si rifiutino di adempiere alla sopra indicata prescrizione normativa, disconoscendo l'erogazione del voucher carburante ai lavoratori;

   vi sono casi in cui i commissari delle aziende in amministrazione giudiziaria sostengono erroneamente di non poter erogare il voucher carburante in quanto si creerebbe un duplice credito, nonostante vi sia apposita indicazione sulla non cumulabilità del buono con il reddito del lavoratore –:

   quali chiarimenti il Governo intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda avviare nell'immediato al fine di verificare le suddette segnalazioni circa il mancato rispetto delle prescrizioni contenute del cosiddetto decreto «anti-rincari» e, in particolare, l'omessa erogazione dei voucher carburante ai lavoratori dipendenti di aziende private.
(5-07992)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sulla strada statale 16 Bari-Brindisi sono attualmente aperti tre cantieri per lavori di manutenzione stradale nelle località di Cozze, Polignano e Fasano;

   i restringimenti delle carreggiate hanno provocato lunghe code e forti disagi agli automobilisti proprio in corrispondenza delle giornate festive di Pasqua e del ponte del 25 aprile;

   con l'arrivo della primavera e la ripresa della stagione turistica è di fondamentale importanza per l'economia del territorio garantire la regolare viabilità su un'arteria stradale che collega in particolare località marittime –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato ad aprire cantieri stradali in contemporanea con l'apertura della stagione turistica e quando saranno terminati i lavori citati in premessa.
(4-11965)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO, ASCARI, PALMISANO e MANZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie stampa e a seguito delle diverse segnalazioni da parte di alcuni cittadini, si è venuti a conoscenza della generale situazione di degrado nonché della ormai radicata presenza di microdelinquenza che da tempo interessa la comunità residente nel quartiere di Santa Lucia a Napoli, costretta a vivere quotidianamente con gravi disagi nell'ambito della sicurezza pubblica e urbana, disagi causati da auto parcheggiate ovunque che ostacolano la circolazione dei residenti, parcheggi controllati da delinquenti che si appropriano del suolo pubblico, comprese le strisce blu, le fermate dei bus e i posti per le persone con disabilità;

   da notizie stampa, emerge che, nei giorni scorsi, taluni personaggi dediti all'attività di parcheggiatori abusivi a Napoli, nel quartiere di Santa Lucia frequentata anche da numerosi turisti, avrebbero minacciato e cacciato via i carroattrezzi;

   il gruppo di parcheggiatori abusivi, composto da otto persone che gestiscono il parcheggio comunale del quartiere, avrebbe minacciato i quattro addetti ai carroattrezzi che erano intervenuti a seguito delle segnalazioni dei cittadini per la rimozione delle auto;

   in tal modo, il gruppo di parcheggiatori abusivi avrebbe esercitato una pressione psicologica tipica dell'atteggiamento camorristico, impedendo ai quattro lavoratori di svolgere il proprio lavoro;

   il fenomeno dei parcheggiatori abusivi presenti a Santa Lucia è molto diffuso e tende ad intensificarsi anche in altre zone della città con il proliferare di delinquenti che organizzano veri e propri affari attraverso i parcheggi illegali e tale realtà, favorisce altresì l'illegalità, danneggiando ulteriormente la città di Napoli, soprattutto nel periodo estivo con la frequentazione dei numerosi turisti che arrivano da ogni parte del mondo;

   nonostante gli sforzi e gli intenti dell'amministrazione locale nella lotta ai parcheggiatori abusivi, il problema già da tempo più volte segnalato, anziché avviarsi ad una soluzione, sembra invece subire una recrudescenza, poiché sempre più frequentemente si manifestano episodi di «minacce e di violenza» da parte dei cosiddetti parcheggiatori abusivi sia nei confronti degli operatori addetti alla sorveglianza dei parcheggi sia verso i cittadini residenti, come evidenzia con dovizia di particolari il quotidiano «Il Mattino di Napoli»;

   la presenza delle forze dell'ordine e della polizia municipale, pur agendo da potenziale deterrente, non è sufficiente ad arginare il fenomeno dei parcheggiatori abusivi nella città di Napoli, alcuni dei quali con precedenti per droga, rapine, violenze domestiche, altri identificati come vedette della malavita e affiliati ai clan;

   si tratta di persone con precedenti penali che, anziché desistere dall'illecita occupazione manifestano una crescente invadenza nei confronti dei cittadini e una preoccupante aggressività nei confronti del personale deputato ai controlli –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per contrastare il summenzionato fenomeno dei parcheggiatori abusivi, al fine di garantire un miglior presidio di legalità nel territorio, nonché una più adeguata azione a tutela della sicurezza pubblica e urbana dei cittadini napoletani, prevenendo e contrastando, anche attraverso un ulteriore potenziamento dei livelli di controllo delle forze dell'ordine, episodi gravi come quello descritto in premessa.
(4-11969)


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 1° maggio a Torino si è svolto il tradizionale corteo dei lavoratori;

   nei giorni precedenti era stata annunciata la contestazione da parte dei centri sociali, e, in particolare, del centro sociale Askatasuna e del Fronte della Gioventù Comunista;

   il centro sociale Askatasuna occupa uno stabile comunale da anni ed è protagonista dei principali problemi di ordine pubblico in Val di Susa, in Università, nelle manifestazioni studentesche e nelle manifestazioni dei lavoratori;

   nelle comunicazioni alla Camera in occasione dei disordini avvenuti a Torino con gli studenti il Ministro dell'interno aveva denunciato la presenza di Askatasuna e l'infiltrazione dei suoi esponenti delle proteste;

   tuttavia, da quel giorno alcun provvedimento di sgombero è stato adottato nei confronti del centro sociale;

   in occasione del corteo del 1° maggio sono nuovamente avvenuti scontri e il ferimento di numerosi agenti delle forze dell'ordine, e gli organi di stampa hanno ancora una volta denunciato l'aggressività degli esponenti del centro sociale Askatasuna;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa l'intervento delle forze dell'ordine si sarebbe, infatti, reso necessario proprio per impedire l'azione aggressiva dei suddetti esponenti –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per procedere allo sgombero del centro sociale Askatasuna di Torino e quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire il diritto di manifestazione dei cittadini senza infiltrazioni prevedibili e annunciate da parte di facinorosi.
(4-11970)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   quest'anno oltre il 30 per cento degli agrumeti della piana di Catania, in Sicilia, è stato abbandonato: le aziende agricole non sono più in grado di sostenere i costi per la raccolta dei limoni e delle arance che rimangono sugli alberi presenti per migliaia di ettari sul territorio dell'isola;

   si tratta di un tipo di mercato in perdita per il quale le spese di produzione, nella maggior parte dei casi, superano del doppio i ricavi di vendita: chi raccoglie le arance deve sostenere il costo di produzione, mediamente pari a 20 centesimi, al quale va aggiunto il costo per le fasi successive fino alla lavorazione e alla selezione dei calibri, pari a 18 centesimi. Anche per le aziende che imballano e spediscono i frutti la situazione non è buona: i costi di imballaggio e spedizione si aggirano intorno ai 45/50 centesimi al chilogrammo e i ricavi sono, di fatto, nulli ad eccezione delle arance di grosso calibro vendute a 90 centesimi al chilogrammo;

   al mercato all'ingrosso di Catania, uno dei più grandi del Sud Italia, le arance siciliane si vendono a 70 centesimi al chilogrammo e a 50 al mercato del pesce del porto, oltre al fatto che – come spiega Coldiretti – vi sono innumerevoli venditori abusivi e ambulanti senza autorizzazione che prendono le arance da quelle aziende agricole dove i frutti imputridiscono a terra – organizzando vere e proprie incursioni notturne – e le svendono. In altri casi, le arance non raccolte o di bassa qualità sono vendute «a 5 centesimi dalla pianta» o addirittura regalate dai produttori per ripulire i campi;

   le cause di questa grave situazione vanno ricercate in molteplici fattori, primo fra tutti la concorrenza sleale dei Paesi del Nord Africa (Tunisia e Marocco) agevolati da dazi sempre più bassi (azzerati quelli dell'olio per la Tunisia), da accordi bilaterali vantaggiosi, come per il Marocco, e da un embargo russo alla Turchia che riversa così sull'Europa, e sull'Italia in particolare, ciò che un tempo prendeva la via di Mosca; a questo si aggiungano le politiche dell'Unione europea che hanno trasformato gli aranceti siciliani in cimiteri, causando molti danni all'economia locale e nazionale;

   fra i fattori che favoriscono il tracollo del mercato italiano vi è anche il costo della manodopera degli altri Paesi: la merce italiana, e quella siciliana in particolare, deve affrontare una concorrenza spietata e cioè sfidare i prezzi irrisori della frutta e della verdura che arrivano da Paesi dove il costo della manodopera non supera i 2/3 dollari l'ora (contro i 6/7 euro di quella italiana), dove si produce con costi base molto bassi e che mette sul mercato merce contraffatta e spacciata per italiana, e infinitamente meno soggetta a controlli;

   altro nodo da risolvere è quello degli speculatori che attaccano un'etichetta italiana sul prodotto, anche se dentro la cassetta venduta non c'è quello che dichiarano: esiste una contraffazione sotterranea realizzata mescolando prodotti italiani – più cari alla produzione – con prodotti che arrivano da altri Paesi del Mediterraneo, soprattutto arance e pomodori. Secondo uno studio della Coldiretti, all'estero sono falsi due prodotti dell'agroalimentare italiani su tre e, quindi, due terzi di un mercato da 60 miliardi di euro sarebbe frutto di contraffazioni;

   da ultimo, va rilevata anche la questione dei controlli e dei pesticidi utilizzati che penalizzano il mercato italiano: da una recente indagine di Confagricoltura emerge come il prodotto delle aziende agricole italiane sia «stra-verificato», quello di importazione no; nei porti la merce non può essere controllata camion per camion e questo comporta dei rischi anche per la salute: ad esempio, nei Paesi del Maghreb a forte esportazione di ortofrutta vengono usati pesticidi che non sono più utilizzabili in Europa; quelli autorizzati in Italia sono invece biodegradabili e costano molto di più; è necessario e urgente sbloccare i bandi europei ad oggi fermi e, contestualmente, lavorare ad una legge sulle etichettature –:

   quali elementi il Ministro interpellato intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda avviare nell'immediato, al fine di sostenere le aziende agricole che oggi non sono in grado di sostenere economicamente la raccolta degli ottimi agrumi siciliani, arginando al contempo i molteplici fattori che sono causa del tracollo del mercato italiano.
(2-01503) «Lombardo».

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LACARRA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 2008, anno di entrata in vigore delle disposizioni che hanno limitato la possibilità di assunzione nelle pubbliche amministrazioni anche rispetto alla sostituzione del personale in uscita, il comparto delle funzioni centrali, come si rileva dal «commento al principali dati del conto annuale del periodo 2010-2019» a cura del Ministero dell'economia e delle finanze, ha perso 52.239 addetti, pari al 18,6 per cento della sua consistenza iniziale;

   il superamento del meccanismo dei tetti di reintegrazione dei cessati intervenuto per le funzioni centrali a novembre del 2019 non ha sinora prodotto significativi effetti in termini di immissioni di nuovo personale e non ha pertanto permesso di intervenire il trend di costante riduzione della forza lavoro registratosi nell'ultimo decennio;

   sulla Gazzetta Ufficiale del 30 luglio 2021 n. 60 è stata pubblicata la riapertura e modifica del bando per il reclutamento di 2.133 funzionari amministrativi Ripam con aumento dei posti richiesti a 2.736;

   sulla Gazzetta Ufficiale IV serie speciale – Concorsi ed esami n. 10 del 4 febbraio 2022, è stata pubblicata la graduatoria finale del suddetto concorso;

   in tale graduatoria vi sono circa 18.000 idonei;

   le rappresentanze sindacali maggiormente rappresentative hanno già chiesto al Ministro interrogato di valutare, considerate le carenze organiche delle amministrazioni centrali e l'ampia disponibilità di candidati ritenuti idonei per il concorso suddetto, l'opportunità di procedere con lo scorrimento delle graduatorie degli idonei –:

   se intenda valutare l'opportunità di procedere allo scorrimento della graduatoria ai fini del reclutamento delle professionalità necessarie al regolare funzionamento della pubblica amministrazione anche tenendo conto degli oneri in capo all'amministrazione derivanti dall'espletamento di una nuova procedura concorsuale.
(5-07994)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, il presidente del sindacato degli ortopedici «Nuova Ascoti», ha espresso forte preoccupazione per le condizioni di lavoro alle quali sarebbero sottoposti gli ortopedici del Servizio sanitario nazionale;

   in particolare, il Presidente del sindacato ha affermato che «...Il personale affronta turni di lavoro impossibili e improvvisi, dove i riposi sono sempre rimandati e l'arte del sacrificio è richiesta ogni giorno, non tanto e non solo per affrontare e rispettare le 48 ore nel trattamento dell'anziano con fratture di collo di femore, quanto per assicurare risposte ad ogni emergenza traumatologica e cure per il trattamento di patologie anche gravissime, ma relegate in liste di attesa senza prospettive reali...»;

   nel ribadire che gli ortopedici hanno sempre svolto con zelo e diligenza il proprio compito, soprattutto nel corso del lungo periodo di emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2 durante il quale i sanitari hanno «sacrificato ogni spazio di dovuta libertà e professionalità», il Presidente di Nuova Ascoti ha evidenziato che «...l'unica porta aperta che si presenta è quella dell'abbandono del servizio pubblico, poiché lo Stato continua a chiederci ulteriori sforzi non offrendo soluzioni concordate con la rappresentanza sindacale e scientifica degli ortopedici. Il nostro è un grido di allarme che ci auguriamo il governo raccolga. Siamo pronti ormai a ogni azione per poter tornare a essere professionisti che curano con il massimo impegno il cittadino, nei tempi e nei modi dovuti, con la forza della scienza, della coscienza e la giusta serenità e dignità professionale...»;

   sembrerebbe evidente la necessità di riequilibrare il rapporto tra carichi di lavoro e numero di personale impiegato, che si è rivelato insostenibile soprattutto nel corso della pandemia, e apparirebbe, dunque, sempre più urgente un incremento del personale assegnato alle strutture sanitarie pubbliche così da consentire non solo a tutti i professionisti sanitari di svolgere il proprio lavoro al meglio possibile e nelle migliori condizioni possibili ma anche a tutti i cittadini di usufruire di prestazioni puntuali e di un servizio sanitario efficace, efficiente ed economico –:

   se i fatti esposti in premessa trovino conferma e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di incrementare il numero degli ortopedici del Servizio sanitario nazionale, al fine di garantire l'adeguata e puntuale erogazione delle prestazioni sanitarie previste dai livelli essenziali di assistenza.
(5-07993)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   per merito di alcuni video di inchiesta forniti dalla Lav è stato individuato un traffico di grandi felini allevati in gabbia, che fa capo ad un domatore che si trova a Latina. Lo stesso ha avviato un'attività in cui gli animali vengono fatti riprodurre e poi noleggiati a pagamento per non meno di 3.000 euro alla coppia;

   il noleggio avviene in tutto il mondo e sfrutta una grave lacuna normativa. Non esiste, infatti, una legge che vieti la riproduzione in cattività dei grandi felini, che dovrebbe invece essere lecita solo quando necessaria per la conservazione della specie;

   per far risultare lecito il sistema di traffico di questi animali è sufficiente avere una licenza per mostre itineranti: regola formale che viene agevolmente raggirata considerando che molto spesso il noleggio non avviene a tale scopo;

   sono circa 50 i grandi felini, tra tigri e leoni, posseduti dal domatore di Latina, di cui quasi la metà, al momento dell'inchiesta, risultava noleggiata in Russia e Tunisia;

   è urgente provvedere all'adozione di iniziative che ostacolino tali traffici svolti in danno a specie a rischio estinzione;

   già tre anni fa fu individuato il trasporto illegale di dieci tigri trovate in condizioni precarie di salute;

   difatti, una di queste perse la vita. Il carico fu fermato tra Polonia e Bielorussia ed era proveniente da Latina;

   l'Italia resta uno dei principali Paesi in cui si svolge il commercio di tigri in Europa. Tra l'altro, proprio nel continente europeo sembra venga fatto nascere l'85 per cento delle tigri poi immesse nel circuito commerciale globale;

   è necessario adottare urgentemente iniziative per ostacolare l'importazione, la detenzione e la riproduzione di animali selvatici ed esotici –:

   se e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare il Ministro interrogato per contrastare i traffici di grandi felini e, in generale di animali selvatici ed esotici, come esposto in premessa.
(5-07996)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMBARDO, CECCONI, MURONI e FUSACCHIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il piano nazionale di ripresa e resilienza elaborato dal Consiglio dei ministri del Presidente Draghi prevede per l'Italia l'erogazione di una somma complessiva pari a 3,5 miliardi di euro alle regioni italiane da utilizzare per la depurazione, le nuove reti e la riduzione delle perdite nelle condotte già esistenti;

   dopo aver mancato i fondi per l'irrigazione, ancora una volta in Sicilia è allarme: per effetto di un sistema burocratico lento e non adeguato, l'isola rischia di perdere anche il finanziamento per la depurazione;

   la direzione generale del Ministero della transizione ecologica ha comunicato sia alle associazioni dei comuni che si occupano di far arrivare l'acqua nelle case dei siciliani (Ati) sia alle regioni l'elenco dettagliato dei ritardi nell'organizzazione del servizio idrico da mettere a punto entro il 15 giugno 2022, pena la perdita definitiva dei fondi: fra gli obblighi da assolvere, l'adozione del piano d'ambito da approvare in assemblea con successivo bando di gara per l'affidamento del servizio; appare urgente individuare un gestore unico provinciale ma, ad esempio, le Ati di Trapani, Messina e Siracusa sono lontane anche solo dalla predisposizione della gara;

   risale a qualche giorno fa l'intervento in IV Commissione presso l'assemblea regionale siciliana dell'assessore all'energia e ai servizi di pubblica utilità che, dopo aver ricordato che esiste un disegno di legge per creare un organismo unico che gestisca l'acqua in tutta la Sicilia, ha precisato che l'A.r.s. non è ancora riuscita ad approvare alcuna riforma organica ed è improbabile, viste le fibrillazioni degli ultimi mesi, che in poche settimane siano varate le nuove regole per l'acqua;

   l'assessore ha, altresì, ribadito che serve un invito alla collaborazione per non perdere queste ingenti risorse: 600 milioni di euro arriveranno dal Ministero della transizione ecologica per la depurazione – voce per la quale la Sicilia è sotto infrazione comunitaria e paga una multa di 165 mila euro al giorno –; 2 miliardi di euro arriveranno dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per le nuove reti idriche e 900 milioni di euro per la riduzione delle perdite nelle condotte che vede la Sicilia fanalino di coda in Italia;

   le Ati hanno di recente incontrato i vertici del Ministero della transizione ecologica che hanno rassicurato informalmente le associazioni sul fatto che basterà il primo passo, l'adozione del piano d'ambito, a differenza di quanto invece contenuto nella lettera ministeriale trasmessa alle Ati ove si parla di adozione del piano d'ambito da approvare in assemblea con successiva gara per affidare il servizio –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative intenda avviare al fine di garantire alla Sicilia l'accesso ai fondi per la depurazione messi a disposizione dal Pnrr.
(4-11966)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Ficara n. 5-07806 del 30 marzo 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Gariglio n. 5-07873 del 12 aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Paita n. 5-07927 del 21 aprile 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione De Girolamo n. 5-07983 del 29 aprile 2022;

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta orale Lombardo e altri n. 3-02579 del 2 novembre 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11966;

   interrogazione a risposta in Commissione Grippa e altri n. 5-07371 del 17 gennaio 2022 in interrogazione a risposta orale n. 3-02924.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ANDREUZZA, BAZZARO, FOGLIANI e VALLOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, l'effetto ripartenza, conseguente alla pandemia COVID, ha ingenerato un forte aumento delle materie prime necessarie al mondo produttivo, dall'edilizia ai prodotti energetici;

   la maggiorazione del costo del gas, si ripercuote con forza sul comparto artigianale delle vetrerie di Murano; un mercato di eccellenza, simbolo del made in Italy e vanto del Paese in tutto il mondo;

   le imprese del settore hanno necessità di utilizzare il combustibile senza soluzione di continuità, 24 ore al giorno per tutto l'anno, anche solamente per mantenere i forni accesi e funzionanti. Volendo brevemente riportare alcuni dati, ci si trova in presenza di un settore che annualmente produce un consumo stimato pari a 7 milioni di metri cubi, per una spesa complessiva di 1.750.000 euro ogni anno. Se si mettono in relazione questi dati con quelli forniti da Confartigianato, che ha quantificato il possibile aumento del gas da 0,19 euro a 0,58 euro a metro cubo, ne consegue che la spesa finale risulterà più che raddoppiata; secondo altri dati, addirittura, l'aumento potrebbe passare da circa 20 centesimi metro cubo a 0,90. Costi insostenibili per piccole imprese e botteghe artigiane;

   altro elemento da tenere in considerazione è che il vetro di Murano fa da traino all'intera filiera e all'economia locale. Si parla di circa 64 aziende con un capitale umano pari a 650 addetti, a cui va ad aggiungersi l'indotto di riferimento composto da incisori, decoratori e professionisti dell'arte vetraria; si consideri anche il sistema di stoccaggio, trasportatori, negozianti, commercianti, commessi e altri soggetti in vario modo collegati;

   si tratta di figure professionali e del mondo del lavoro che si vedrebbero private di un fondamentale volano economico, ciò anche in considerazione del fatto che il vetro di Murano non è un bene di prima necessità, quindi, suscettibile alle forti oscillazioni del mercato che potrebbero renderlo scarsamente competitivo e antieconomico;

   il Ministro Giorgetti ha mostrato in questi mesi una attenzione particolare al comparto produttivo italiano, sia con azioni dirette, che attraverso il costante e proficuo lavoro all'interno del Governo. L'intervento effettuato a tutela delle famiglie, si ritiene vada esteso anche alle imprese, per tutelare un marchio riconosciuto in tutto il mondo. Si potrebbero, quindi, valutare ipotesi di compensazione per attenuare il peso degli aumenti; oppure, estendere a queste imprese il trattamento legato alla legge speciale di Venezia;

   le vetrerie di Murano meritano, altresì, tutela in quanto, da sempre, sono imprese proiettate verso uno sviluppo ecosostenibile della produzione; le vetrerie hanno adottato negli anni diverse misure per abbattere emissioni inquinanti;

   a quanto fin qui esposto, c'è da aggiungere in ultima analisi che il settore di riferimento ha subìto un blocco alle vendite quasi totale a causa della pandemia e solamente grazie alla ripresa del lavoro e allo slancio dato dal turismo in estate, si è potuto registrare qualche debole segnale di ripresa. Una crescita lenta, ma con ottimi segnali per il futuro; un aumento incontrollato del costo dell'energia porterà artigiani e imprese ad arrestarsi completamente senza possibilità di ripresa –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano disposto o intendano adottare iniziative per predisporre interventi di monitoraggio e controllo del fenomeno esposto in premessa;

   se e quali iniziative, abbiano adottato o intendano adottare per la risoluzione delle problematiche di cui in premessa al fine di sostenere l'intera filiera del settore delle Vetrerie di Murano, al fine di evitare maggiorazioni di costi che possano gravare sulla ripresa economica del comparto di riferimento e di tutto il Paese.
(4-11467)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Gli Onorevoli interroganti fanno riferimento al problema della maggiorazione del costo del gas, che si ripercuote con forza sul comparto artigianale delle vetrerie di Murano.
  Come ha già avuto modo di riferire il Ministro dello sviluppo economico in Aula Senato sulla medesima questione, nel corso degli ultimi mesi è emersa una grande preoccupazione per l'aumento globale dei prezzi delle materie prime sia per le imprese che per le famiglie. Le cause che caratterizzano questo fenomeno sono diverse a seconda della tipologia di bene e settore, si va infatti da tematiche geopolitiche a fenomeni meramente speculativi, con un dato ormai caratterizzante rappresentato da un rapporto fra domanda ed offerta che ha spinto i prezzi al rialzo. Da non trascurare poi le difficoltà nel comparto della logistica e l'impatto che le politiche climatiche sortiscono nell'innalzare i prezzi delle materie prime. È indubbio che, di fronte a queste evidenze, occorre interrogarsi in primo luogo su quali siano gli strumenti che il Governo ha adottato per contrastare il fenomeno.
  Nel settore dell'energia e del gas, si è intervenuti con specifiche disposizioni a livello nazionale: si pensi, ad esempio, al decreto-legge n. 130 del 2021, con il quale sono state adottate misure specifiche di contenimento dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale. L'intervento ha consentito di mitigare l'impatto dei rialzi, contenendo gli effetti dell'aumento dei prezzi all'ingrosso in una fase di ripresa economica. In continuità con questo intervento, la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022) ha previsto disposizioni volte a contenere gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale.
  Ma come emerso anche dal dibattito politico, a tali tipologie di interventi si è sentita la necessità di affiancare misure di lungo periodo. Un primo passo in tale direzione è stato rappresentato dall'adozione del «decreto-legge energia». Le misure ivi previste ammontano a quasi 8 miliardi, di cui circa 5,5 saranno destinati a fare fronte al caro energia e la restante parte invece a sostegno delle filiere produttive. L'obiettivo del citato provvedimento non è solo quello di calmierare nel breve tempo i costi delle bollette energetiche, ma anche quello di prevenire analoghe emergenze future.
  Per quello che riguarda specificamente la richiesta, avanzata dagli Onorevoli interroganti, di adottare iniziative per sostenere la filiera del settore delle vetrerie di Murano, si richiama quanto disposto con l'articolo 1, comma 702 della «legge di bilancio» 2022. Al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dalla diffusione del contagio da COVID-19 e dagli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale, nonché di scongiurare il fermo produttivo delle fornaci e, al contempo, tutelare un marchio di eccellenza nel mondo, la legge di bilancio 2022 ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, un fondo con una dotazione di 5 milioni di euro per l'anno 2022, da destinare alle imprese operanti nel settore della ceramica artistica e del vetro artistico di Murano.
  Inoltre, sempre con legge di bilancio 2022, è stato istituito anche il Fondo per il sostegno alla transizione industriale con una dotazione di 150 milioni di euro, con il quale possono essere concesse agevolazioni alle imprese, con particolare riguardo a quelle che operano in settori ad alta intensità energetica, per la realizzazione di investimenti per l'efficientamento energetico, per il riutilizzo per impieghi produttivi di materie prime e di materie riciclate (comma 478).
  Ancora, il decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 («decreto sostegni-
ter») ha previsto talune misure specifiche per sostenere le imprese energivore.
  In particolare, con quest'ultimo decreto sono state introdotte significative novità per ridurre gli effetti degli aumenti dei prezzi del settore elettrico, tra cui:

   l'estensione dell'annullamento degli oneri di sistema fino al primo trimestre 2022 anche alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, quand'anche connesse in media, alta o altissima tensione (articolo 14);

   il credito di imposta per le cosiddette imprese energivore, misura premiale a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica (articolo 15).

  In conclusione, ribadisco che è massima l'attenzione del Governo nell'arginare le criticità messe in evidenza con l'atto in oggetto ed evitare fenomeni speculativi, al fine di tutelare sia i consumatori che gli operatori del settore, ivi compresa la filiera del comparto artigianale delle vetrerie di Murano, nonché con l'obiettivo di evitare maggiorazioni di costi che gravano sulla ripresa economica di tutto il Paese.
Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   ASCARI, PERANTONI, BONAFEDE, CATALDI, DI SARNO, D'ORSO, FERRARESI, GIULIANO, SAITTA, SALAFIA, SARTI, SCUTELLÀ, BRESCIA, ELISA TRIPODI, ALAIMO, AZZOLINA, BALDINO, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, GIORDANO, FRANCESCO SILVESTRI, PAPIRO, MARTINCIGLIO, SPADONI, BARZOTTI, NAPPI, SERRITELLA e BUSINAROLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 20 novembre 2021 Mirko Genco è stato fermato dai carabinieri di Reggio Emilia con l'accusa di aver ucciso Juana Cecilia Hazana Loayza, 34enne trovata soffocata e poi sgozzata in un parco della città;

   Genco lo scorso anno era stato denunciato da un'altra sua ex compagna per comportamenti vessatori nei suoi confronti. Secondo quanto si legge sui giornali, aveva costretto la donna a limitare tutti i contatti con l'esterno e a chiudere le relazioni con gli altri. In seguito alla denuncia lei era stata collocata in una struttura protetta. Il procedimento penale è in corso;

   l'uomo da mesi perseguitava Juana: era già stato arrestato due volte, ma meno di un mese fa, dopo una sentenza di patteggiamento con una sospensione condizionale della pena, era tornato libero di fare del male alla donna. Come ricorda la Gazzetta di Parma «le misure cautelari adottate nei suoi confronti sono cadute il 4 novembre. Genco era stato arrestato il 5 settembre per atti persecutori e il 6, dopo la convalida dell'arresto, era stato scarcerato e sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento. Ma il 10 settembre era stato nuovamente arrestato per violazione della misura, violazione di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo il 23 settembre gli arresti domiciliari. Il 3, il processo con un patteggiamento a due anni e il giorno dopo, la liberazione»;

   Genco era stato arrestato, dunque, due volte per aver perseguitato Juana, era stato condannato ma era libero. L'avvocata di Genco, Alessandra Bonini, racconta che per il suo assistito aveva contattato il centro «Liberiamoci dalla violenza» dell'Ausl di Parma. Il ventenne, infatti, aveva patteggiato due anni un paio di settimane fa. Pena sospesa a patto che frequentasse un percorso di riabilitazione. L'uomo sarebbe andato due volte, dai terapeuti, l'ultima il 16 novembre;

   nonostante l'uomo avesse iniziato un percorso di recupero, Juana è stata uccisa dal suo persecutore. E in tanti, ora, si chiedono cosa non abbia funzionato e perché lo Stato non sia stato capace di difendere una ragazza che chiedeva aiuto, una ragazza che aveva denunciato, più volte, il proprio persecutore;

   a una prima lettura pare emergere una valutazione inadeguata del rischio reale che correva la vittima e che ha evitato che nei confronti dell'uomo fosse mantenuta una misura cautelare o di prevenzione che era necessaria, visto l'epilogo drammatico;

   considerato che, nei casi di reati che sono concreta manifestazione di violenza familiare e di genere, l'articolo 165, quinto comma, del codice penale stabilisce che «la sospensione condizionale della pena è comunque subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti condannati per i medesimi reati» è importante chiedersi e capire se ci siano stati errori di valutazione da parte dell'autorità giudiziaria che hanno portato alla decisione di rimettere in libertà l'uomo;

   in un ordinamento giudiziario, come quello a disposizione del nostro Paese, in cui sono state emanate molte norme contro la violenza sulle donne, diventa ora importante che, da parte dell'autorità giudiziaria, vi sia una corretta lettura della situazione e della dinamica concreta di violenza vissuta dalla vittima, oltre all'adeguata interpretazione delle leggi, nel legittimo margine di discrezionalità del magistrato, in cui lo stesso opera;

   ed è per questo che è necessario, tra le altre cose, implementare e rafforzare il monitoraggio e la vigilanza dello stesso Consiglio superiore della magistratura – chiamato a puntuali processi di valutazione dell'operato dei singoli magistrati, oltre che a eventuali interventi disciplinari in relazione all'effettività dell'azione giudiziaria – nella trattazione dei procedimenti di violenza di genere e domestica;

   occorre, pertanto, attivare un nuovo piano che passi per la specifica e adeguata formazione dei giudici, oltre che delle forze dell'ordine, nonché per il rafforzamento di programmi di trattamento per uomini maltrattanti che possano rivelarsi effettivamente efficaci nel recupero degli stessi e nella conseguente prevenzione del fenomeno della violenza familiare e di genere –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito della propria competenza, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative di competenza, sia di carattere normativo, sia di carattere ispettivo, ritenga opportuno adottare in relazione alle gravi criticità segnalate in premessa.
(4-10814)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti – dopo avere premesso che «... il 20 novembre 2021 Mirko Genco è stato fermato dai Carabinieri di Reggio Emilia con l'accusa di avere ucciso Juana Cecilia Hazana Loayza, 34enne trovata soffocata e poi sgozzata in un parco della città; Genco lo scorso anno era stato denunciato da un'altra sua ex compagna per comportamenti vessatori nei suoi confronti. Secondo quanto si legge sui giornali, aveva costretto la donna a limitare tutti i contatti con l'esterno e a chiudere le relazioni con gli altri. In seguito alla denuncia lei era stata collocata in una struttura protetta. Il procedimento penale è in corso; l'uomo da mesi perseguitava Juana: era già stato arrestato due volte, ma meno di un mese fa, dopo una sentenza di patteggiamento con la sospensione condizionale della pena, era tornato libero di fare del male alla donna. Come ricorda La Gazzetta di Parma...le misure cautelari adottate nei suoi confronti sono cadute il 4 novembre. Genco era stato arrestato il 5 settembre per atti persecutori e il 6, dopo la convalida dell'arresto, era stato scarcerato e sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento. Ma il 10 settembre era stato nuovamente arrestato per violazione della misura, violazione di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo il 23 settembre gli arresti domiciliari. Il 3 novembre il processo si chiudeva con un patteggiamento a 2 anni e vi era la liberazione...; Genco era stato arrestato, dunque, due volte per avere perseguitato Juana, era stato condannato ma era libero. L'avvocata di Genco...racconta che per il suo assistito aveva contattato il centro Liberiamoci dalla Violenza dell'Ausl di Parma. Il 20enne, infatti, aveva patteggiato 2 anni un paio di settimane fa con pena sospesa, a patto che frequentasse un percorso di riabilitazione. L'uomo sarebbe andato 2 volte dai terapeuti, l'ultima il 16 novembre; nonostante l'uomo avesse iniziato un percorso di recupero, Juana è stata uccisa dal suo persecutore...» – domandano alla Ministra della Giustizia se ...sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza, sia di carattere normativo sia di carattere ispettivo, ritenga opportuno adottare in relazione alle gravi criticità segnalate in premessa.
  In proposito va ricordato che gli agenti della Polizia di Stato in data 5 settembre 2021 arrestavano il Genco Mirko in relazione al reato previsto e punito dall'articolo 612-
bis del codice penale. Il pubblico ministero presso il tribunale di Reggio Emilia decideva di procedere con il giudizio direttissimo. Il giorno 6 settembre 2021 il tribunale di Reggio Emilia in composizione monocratica convalidava l'arresto del Genco Mirko e applicava nei suoi confronti, in accoglimento della richiesta avanzata dalla parte pubblica, la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla Hazana Loayza Juana Cecilia.
  Successivamente, in seguito a violazioni delle prescrizioni della misura cautelare imposta da parte del Genco Mirko, il pubblico ministero presso il tribunale di Reggio Emilia chiedeva l'aggravamento della misura cautelare in esecuzione con quella degli arresti domiciliari.
  Una ulteriore segnalazione veniva del resto inviata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Emilia, che disponeva l'arresto del Genco Mirko in relazione ai reati previsti e puniti dagli articoli 387
-bis, 614 e 612-bis del codice penale commessi in danno della Hazana Loayza Juana Cecilia.
  In sede di udienza di convalida il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Emilia applicava nei confronti del Genco Mirko la misura cautelare della custodia in carcere.
  In data 22 settembre 2021 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Emilia, in accoglimento dell'istanza presentata dalla difesa del Genco Mirko, sostituiva nei confronti di costui la misura cautelare della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari.
  I due procedimenti pendenti nei confronti del Genco Mirko venivano poi riuniti innanzi al tribunale di Reggio Emilia in composizione monocratica, che fissava l'udienza di trattazione per il 3 novembre 2021.
  Tra la data del 22 settembre 2021 e quella del 3 novembre 2021 non venivano segnalate violazioni alle prescrizioni inerenti la misura cautelare degli arresti domiciliari da parte del Genco Mirko, così come la Hazana Loayza Juana Cecilia non evidenziava ulteriori tentativi di avvicinamento o di contatto telefonico o telematico ad opera dell'uomo.
  In data 26 ottobre 2021 il difensore del Genco Mirko proponeva al pubblico ministero l'applicazione della pena con riferimento a tutte le ipotesi di reato contestate all'uomo, così formulando la richiesta «... pena base anni 2 di reclusione per il delitto di cui all'articolo 612
-bis del codice penale, aumentata di 8 mesi per la continuazione con gli altri reati, diminuita per il rito ad anni 1 e mesi 10 di reclusione. Sospensione della pena subordinata alla partecipazione ai corsi di recupero ex art. 165 comma quinto del codice penale...».
  La parte pubblica non prestava il consenso e in data 28 ottobre 2021 il difensore del Genco Mirko proponeva l'applicazione della pena di anni 2 di reclusione, con pena sospesa subordinata, come per legge, alla partecipazione ai corsi di recupero. Il pubblico ministero esprimeva quindi il consenso a tale richiesta di applicazione di pena.
  All'udienza celebrata in data 3 novembre 2021 innanzi al tribunale di Reggio Emilia in composizione monocratica il Genco Mirko ribadiva la richiesta di applicazione di pena e chiedeva scusa per quanto era successo. Il tribunale di Reggio Emilia in composizione monocratica accoglieva la richiesta avanzata dalle parti, affermando «...appare altresì congrua la pena indicata di anni 2 di reclusione, tenendo conto delle fattispecie di reato contestate, della incensuratezza e della riduzione per il rito. Ricorrono i presupposti di legge per la concessione della sospensione condizionale della pena ai sensi dell'articolo 165 comma quinto del codice penale a condizione che l'imputato segua con assiduità e impegno un percorso terapeutico di recupero secondo i termini e le modalità indicate dalle strutture sanitarie competenti. È fatto obbligo all'imputato di comunicare tempestivamente l'inizio di tale percorso e la sua conclusione. Alla luce della pronuncia di cui al punto che precede, stante il disposto di cui all'articolo 300 comma terzo del codice di procedura penale non ricorrono i presupposti per il mantenimento delle misure in atto degli arresti domiciliari e del divieto di avvicinamento alla persona offesa, con conseguente necessità di disporne la revoca immediata...».
  Dagli atti acquisiti dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Emilia non è emersa alcuna specifica traccia dell'episodio così come riportato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, per il quale «...Genco lo scorso anno era stato denunciato da un'altra sua ex compagna per comportamenti vessatori nei suoi confronti. Secondo quanto si legge sui giornali, aveva costretto la donna a limitare tutti i contatti con l'esterno e a chiudere le relazioni con gli altri. In seguito alla denuncia lei era stata collocata in una struttura protetta. Il procedimento penale è in corso...».
  Alla stregua di tutti gli elementi sinora passati analiticamente in rassegna, non sembra che al momento possano individuarsi profili di superficialità nelle condotte dei magistrati della Procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Emilia e del tribunale di Reggio Emilia che si sono occupati della vicenda in esame, onde attivare da parte di questo Dicastero eventuali «...iniziative...di carattere ispettivo...».
  Per quanto concerne poi le «...iniziative...di carattere normativo...deve essere ricordato che, riguardo ai centri di recupero per i soggetti “maltrattanti”, risultano pendenti due disegni di legge Conzatti S. 1868 (presentato al Senato il 2 luglio 2020, assegnato, non ancora iniziato l'esame) e Maiorino S. 1770 (presentato al Senato il 26 marzo 2020, assegnato, non ancora iniziato l'esame), che disciplinano l'istituzione di centri di recupero per i soggetti “maltrattanti”, il loro finanziamento e le condizioni in base alle quali tali soggetti possono essere destinati a frequentare i corsi».
  Si rappresenta, inoltre, che nella legge delega sulla riforma del processo civile, approvata il 25 novembre 2021, sono previste specifiche disposizioni volte a prevedere, tra l'altro: nel caso in cui siano allegate situazioni di violenza domestica o di genere, l'adozione di adeguate misure di salvaguardia e protezione; il necessario coordinamento di tutte le autorità giudiziarie coinvolte, comprese quelle inquirenti; la prevenzione della vittimizzazione secondaria; nell'adottare i provvedimenti concernenti i minori, la specifica considerazione degli eventuali episodi di violenza; la comunicazione alle parti, con il decreto di fissazione della prima udienza, della possibilità di avvalersi della mediazione familiare, con esclusione dei casi in cui una delle parti sia destinataria di condanna anche non definitiva o di emissione dei provvedimenti cautelari civili o penali per fatti di reato previsti dagli articoli 33 e seguenti della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sottoscritta a Istanbul l'11 maggio 2011, di cui alla legge del 27 giugno 2013 n. 77.
  Si stabilisce inoltre: che la prima udienza debba svolgersi con necessaria comparizione personale delle parti per il tentativo di conciliazione, con esclusione delle ipotesi in cui siano allegate o segnalate violenze di genere o domestiche;

  che, qualora il tentativo di conciliazione non riesca, il Presidente, anche d'ufficio, sentiti le parti e i rispettivi difensori, assuma con ordinanza i provvedimenti temporanei e urgenti che reputa opportuni nell'interesse della prole e dei coniugi, nonché che il tentativo di conciliazione non sia esperito nei casi in cui sia allegata qualsiasi forma di violenza prevista dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, sottoscritta a Istanbul l'11 maggio 2011, di cui alla legge del 27 giugno 2013 n. 77; in tali casi la comparizione personale delle parti deve avvenire in orari differiti;
  che il giudice relatore possa, con esclusione delle fattispecie in cui siano allegate violenze di genere o domestiche secondo quanto previsto dalla citata Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, invitare le parti a esperire un tentativo di mediazione familiare; in caso di rifiuto di una delle parti, il giudice pronuncia i provvedimenti temporanei ed urgenti.
  Si segnala, infine, lo schema di disegno di legge, recante disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica, di iniziativa della Ministra dell'interno e della Ministra della giustizia, approvato in occasione del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2021.
  Detto disegno di legge contiene diversificati interventi, anche sul codice di procedura penale e su alcune leggi speciali, volti ad integrare le norme finalizzate a prevenire e reprimere la violenza di genere, con una particolare attenzione ai casi in cui tale fenomeno si manifesti in contesti familiari o nell'ambito di relazioni di convivenza, nella considerazione della particolare vulnerabilità delle vittime, nonché degli specifici rischi di reiterazione e multilesività.
  Nell'ottica delineata, l'articolo 1 interviene sugli istituti di cui al decreto-legge del 14 agosto 2013 n. 93, convertito con modificazioni dalla legge del 15 ottobre 2013 n. 119, e al decreto-legge del 23 febbraio 2009 n. 11, convertito con modificazioni dalla legge del 23 aprile 2009 n. 38, al fine di ampliare e rendere più organica la relativa disciplina: viene estesa l'applicabilità dell'istituto dell'ammonimento del Questore a ulteriori condotte che possono assumere valenza sintomatica rispetto a situazioni di pericolo per l'integrità psico-fisica delle persone, nel contesto delle relazioni familiari e affettive; viene previsto (come già avviene per il reato di
stalking) l'aumento delle pene dei reati suscettibili di ammonimento quando il fatto è commesso da soggetto già ammonito e la procedibilità d'ufficio per i reati suscettibili d'ammonimento ordinariamente procedibili a querela, qualora commessi da soggetto già ammonito.
  L'articolo 2 interviene sulla disciplina delle particolari modalità di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici di cui all'articolo 275
-bis del codice di procedura penale; in particolare, viene prevista l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nel caso di manomissione dei mezzi elettronici e degli strumenti tecnici di controllo disposti con la misura degli arresti domiciliari o nei casi previsti dagli 282-bis (obbligo di allontanamento dalla casa familiare) o 282-ter (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa) del codice di procedura penale, nonché, con riferimento a queste ultime due misure, la possibilità di applicare una misura più grave, anche congiunta, nel caso di mancato consenso dell'imputato all'applicazione del mezzo di controllo elettronico. Viene inoltre previsto, con riferimento alla disciplina del provvedimento di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, in analogia a quanto già previsto per il provvedimento ex articolo 282-bis del codice di procedura penale, che tale misura possa essere disposta anche al di fuori dei limiti di pena previsti dall'articolo 280 del codice di procedura penale.
  L'articolo 3 reca alcune modifiche alle disposizioni del codice di procedura penale, volte a consentire l'applicazione delle misure coercitive anche per il delitto di lesioni personali aggravate e, nel caso dell'arresto in flagranza o del nuovo fermo introdotto dallo stesso disegno di legge, per il delitto di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
  L'articolo 5 è volto a chiarire che, nel caso di scarcerazione, sia che questa sia disposta nel corso del procedimento di cognizione sia che sia disposta in fase esecutiva dal giudice dell'esecuzione (o dal pubblico ministero) o dal magistrato di sorveglianza, alla persona offesa deve essere immediatamente, a cura della polizia giudiziaria, comunicato il provvedimento di scarcerazione, qualora ne abbia fatto richiesta, nell'ipotesi di cui all'articolo 90
-ter comma primo del codice di procedura penale, e sempre, a prescindere da detta richiesta, nell'ipotesi di cui all'articolo 90-ter comma primo bis del codice di procedura penale.
  L'articolo 6 introduce una ulteriore ipotesi di fermo, che prescinde dal pericolo di fuga, disposto dal pubblico ministero, con decreto motivato, nei confronti della persona gravemente indiziata di uno dei delitti previsti dagli articoli 572, 582, 612
-bis del codice penale o di delitto, consumato o tentato, commesso con minaccia o violenza alla persona per il quale la legge prevede la pena dell'ergastolo o della reclusione superiore nel massimo a tre anni, quando sussistono specifici elementi per ritenere grave e imminente il pericolo che la persona indiziata commetta gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale.
  In stretta connessione con tale disposizione si pone il secondo degli interventi di modifica previsti dall'articolo 3 del testo. È, infatti, previsto un intervento sull'articolo 391 comma quinto del codice di procedura penale al fine di permettere, in conseguenza del fermo, l'applicazione della misura cautelare; obiettivo che si persegue consentendo l'operare della deroga, anche in tal caso, ai limiti previsti dagli articoli 280 e 274 lettera
c) del codice di procedura penale ai fini dell'applicazione delle misure cautelari.
  L'articolo 7 interviene sulla disciplina della sospensione condizionale della pena nel caso di reati di violenza domestica, al fine di meglio qualificare e identificare il ruolo degli Uffici di esecuzione penale esterna. Viene modificato l'articolo 165 comma quinto del codice penale onde consentire al giudice di avvalersi degli Uffici di esecuzione penale esterna per individuare gli enti o le associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti condannati per reati di violenza domestica e di genere e gli specifici percorsi di recupero previsti dalla stessa norma. Viene altresì previsto che qualsiasi violazione ingiustificata degli obblighi connessi allo svolgimento del percorso di recupero, ivi compresa una sola assenza, costituisce inadempimento rilevante ai fini della revoca della sospensione, ai sensi dell'articolo 168 comma primo n. 1 del codice penale.
  L'articolo 11 stabilisce che, per i reati previsti dall'articolo 362 comma primo
ter del codice di procedura penale (tentato omicidio ovvero, nelle forme consumate o tentate, maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale, atti sessuali con minorenne, corruzione di minorenne, violenza sessuale di gruppo, atti persecutori, nonché talune ipotesi aggravate di lesioni personali e deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso) commessi in ambito di violenza domestica, l'organo di polizia che procede a seguito di denuncia o querela, se dai primi accertamenti emergono concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta, ne dà comunicazione al Prefetto che, sulla base delle valutazioni espresse nell'ambito delle riunioni di coordinamento di cui all'art. 5 comma secondo del decreto-legge del 6 maggio 2002 n. 83, convertito con modificazioni dalla legge del 2 luglio 2002 n. 133, può adottare misure di vigilanza dinamica a tutela della persona offesa. È, inoltre, stabilito che le misure adottate siano sottoposte a revisione trimestrale.
  L'articolo 12 prevede, nei casi di cui all'articolo 387
-bis del codice penale, la possibilità dell'arresto, anche fuori dei casi di flagranza, non oltre quarantotto ore dal fatto di reato, in tal modo consentendo l'arresto anche se il soggetto, al momento di arrivo delle forze dell'ordine, si sia allontanato; detto arresto è possibile qualora l'autore del fatto risulti inequivocabilmente dalla documentazione video o fotografica.
La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   ASCARI e DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di numerose e-mail ricevute da rappresentanti della comunità pakistana d'Italia, l'interrogante è venuta a conoscenza di asserite difficoltà che i cittadini pakistani/italiani residenti regolarmente in Italia starebbero riscontrando nell'ottenimento dei visti di ricongiungimento/coesione familiare e legalizzazione dei certificati;

   scrivono all'interrogante che, da alcuni anni, l'ambasciata avrebbe appaltato taluni servizi connessi ai visti ad una agenzia;

   questa agenzia offrirebbe i propri servizi solo nelle città più grandi del Pakistan e i familiari della maggior parte dei cittadini regolarmente residente in Italia provengono dalle città piccole, che molte volte devono fare diverse centinaia di chilometri per raggiungere tale agenzia;

   in queste e-mail si legge che alcuni impiegati di questa agenzia chiederebbero del denaro su promessa di poter far ottenere in maniera più veloce e rapida tali visti;

   da alcuni articoli di giornale del mese di luglio 2021 si è letto anche della scomparsa di mille visti Schengen trafugati all'interno dell'Ambasciata d'Italia a Islamabad;

   quest'ultima notizia e le segnalazioni ricevute tramite e-mail dall'interrogante, in ordine a presunte irregolarità sussistenti nel rilascio dei visti, destano notevole preoccupazione, anche sul fronte della sicurezza del nostro Paese;

   considerato che ogni cittadino pakistano ha diritto a vedere esaminata ai sensi di legge la propria domanda di visto e a ottenere i correlati servizi, sarebbe opportuno disporre un'eventuale attività ispettiva riguardo alle presunte irregolarità denunciate nelle e-mail ricevute dall'interrogante –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare in merito ai presunti gravi fatti descritti in premessa.
(4-10862)

  Risposta. — La Farnesina e l'Ambasciata d'Italia in Pakistan sono a conoscenza dei fatti esposti nell'atto di sindacato ispettivo in esame.
  Negli ultimi mesi il carico di lavoro della nostra rete consolare in Pakistan è notevolmente aumentato, con particolare riguardo alle domande di visto. Ciò è dovuto prevalentemente alla crisi economica che ha colpito il Pakistan, accentuata dall'emergenza sanitaria da COVID-19 e dalla conseguente accresciuta volontà di molti cittadini pakistani di lasciare il Paese. Su queste criticità si inseriscono, da agosto 2021, gli sviluppi della crisi afghana e l'esodo di numerosi afghani in Paesi confinanti, alla ricerca di una via di fuga verso l'Europa.
  L'Ambasciata a Islamabad e il Consolato a Karachi si trovano a fronteggiare un volume di domande di visto crescente e che necessita di un'istruttoria sempre più complessa.
  Mentre sono allo studio misure di rafforzamento delle risorse umane da assegnare alle nostre Sedi in Pakistan, nel difficile contesto ambientale sopra descritto si inseriscono sedicenti intermediari, che sfruttano le difficoltà dell'utenza per estorcere denaro per servizi normalmente erogabili attraverso i canali istituzionali o millantare la possibilità di offrire «facilitazioni» di fatto inesistenti.
  Al pubblico pakistano è rivolta una capillare azione informativa da parte dell'Ambasciata e del Consolato a Karachi. Vengono reiterati appelli ai richiedenti a non prestare credito a interlocutori e siti
internet non ufficiali. Tutti gli utenti sono esortati a sporgere denuncia qualora emergano ipotesi di corruzione, tentativi di estorsione e intermediazioni improprie o illecite.
  Analogamente alla prassi largamente diffusa in molti altri Paesi dell'area Schengen (e non solo), l'Ambasciata d'Italia a Islamabad si avvale di un unico fornitore esterno con il compito di svolgere servizi ausiliari alla trattazione dei visti. Il fornitore privato in questione, selezionato ad esito di procedura ad evidenza pubblica, si occupa della raccolta delle domande di visto e dei documenti a corredo delle stesse, oltre che della fissazione dei relativi appuntamenti, ma non concorre alla procedura di istruttoria e decisione sul rilascio o diniego dei visti. Ciò nel rispetto di quanto previsto dal Codice comunitario dei visti.
  In tutti i Paesi i fornitori esterni autorizzati operano con sportelli nelle capitali e, in taluni casi, nelle città principali. Il fornitore di servizi in Pakistan ha i propri uffici a Islamabad, Karachi e Lahore. Recentemente è stata completata una procedura di gara che ha determinato la selezione di un nuovo fornitore di servizi rispetto a quello attuale. Quest'ultimo ha presentato riscorso al Tar Lazio avverso tale aggiudicazione e si è tuttora in attesa degli esiti.
  Alle autorità di polizia locali sono notificate le segnalazioni riguardanti intermediari non autorizzati e fraudolenti, attivi sia in persona, sia con propri siti
web e/o su piattaforme social.
  Ogni sospetto di frode comprovato da possibili elementi di riscontro, che coinvolga personale della rete diplomatico-consolare o del fornitore di servizi autorizzato, è invece prontamente segnalato alla Procura della Repubblica di Roma, Una notizia di reato è stata comunicata dall'Ambasciata a Islamabad alla Procura della Repubblica di Roma nel giugno 2021, quando è stato riscontrato l'ammanco di mille vignette-visto Schengen presso la Sede. Tale informativa è costantemente aggiornata e integrata ogni qualvolta pervengano segnalazioni sul rinvenimento di vignette del lotto mancante e sulle modalità della loro compilazione fraudolenta.
  L'ammanco è stato inoltre immediatamente segnalato a tutta la Rete Visti italiana. Le Sedi hanno accresciuto la vigilanza e continuano ad informare la Farnesina circa gli eventuali rinvenimenti di vignette trafugate. Analoga informativa è stata indirizzata al Servizio di cooperazione internazionale di polizia e alla polizia di frontiera del Dipartimento Pubblica Sicurezza del Viminale, a seguito della quale i numeri seriali delle vignette sottratte sono stati inseriti nelle banche dati di sicurezza Schengen e Interpol, onde evitarne usi fraudolenti. In parallelo, i predetti mille numeri seriali sono stati annullati sul sistema informatico VIS. In tal modo, le vignette in questione risultano inutilizzabili per l'attraversamento delle frontiere dell'area Schengen e altresì identificabili nei Paesi aderenti a Interpol. Inoltre, in base alla normativa europea, l'ammanco è stato formalmente notificato alla Commissione europea, che ha a sua volta proceduto con una sua comunicazione a tutti gli Stati membri e Schengen associati.
  La Sede di Islamabad ha prontamente informato i partner Schengen locali e le autorità pakistane: oltre al Ministero degli esteri, l'Agenzia federale di investigazione del Ministero dell'interno, che ha in corso sue indagini.
  Infine, le competenti strutture della Farnesina stanno conducendo un'accurata indagine interna, volta a ricostruire circostanze e tempistiche dell'ammanco, nonché ad accertare eventuali responsabilità che sarebbero – se riscontrate – debitamente sanzionate.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le inefficienze e i ritardi del servizio postale possono arrecare molteplici disagi ai cittadini a causa del mancato recapito di comunicazioni, bollettini, avvisi di pagamenti, comunicazioni sanitarie e amministrative. Recentemente l'Agcn (Autorità garante per la concorrenza e il mercato) ha sanzionato Poste italiane a causa dei disservizi afferenti alle modalità di recapito delle raccomandate e della posta ordinaria;

   diversi disservizi si starebbero verificando anche in alcune zone dell'area urbana di Bologna, con ritardi e inefficienze nella consegna della corrispondenza postale. Da segnalazioni a mezzo stampa, a esempio, si apprende che la zona di Saragozza Centro Storico non starebbe ricevendo la posta da due settimane;

   la direttiva 97/67/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 dicembre 1997 riguarda le regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e il miglioramento della qualità del servizio;

   pertanto, anche in seguito a quanto indicato dalla direttiva sopracitata, il Ministero dello sviluppo economico dovrebbe porre in essere iniziative volte a implementare il monitoraggio relativo alla efficienza del servizio postale sul territorio nazionale, in questo caso con particolare riferimento alla area urbana di Bologna, al fine di tutelare gli utenti ed evitare disservizi ai cittadini –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi in merito ai disservizi nel recapito della posta presso l'area urbana di Bologna, con particolare riferimento alla zona di Saragozza centro, nella quale da quasi due settimane non arriva la corrispondenza;

   se vengano poste in essere regolarmente attività di verifica sul territorio nazionale in ordine all'efficienza da parte di Poste italiane nella consegna della corrispondenza;

   se ed entro quali termini intenda porre in essere iniziativa, per quanto di competenza, per ripristinare l'efficienza del servizio postale;

   se risulti che Poste italiane abbia dato riscontro alle segnalazioni che i cittadini hanno inoltrato in merito ai disagi in questione, specificando tempi e modalità anche in ottica della tutela del consumatore.
(4-11037)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita a riguardo la direzione generale competente nonché la società Poste Italiane spa, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante lamenta disservizi e ritardi nel servizio postale in alcune zone dell'area urbana di Bologna.
  Sentita a riguardo la società Poste italiane, la stessa ha riferito che in qualità di fornitore del servizio universale è sottoposta a stringenti obblighi di qualità e ai conseguenti meccanismi di controllo, monitoraggio e sanzioni per il mancato raggiungimento degli obbiettivi assegnati.
  In particolare, l'articolo 12, comma 1, decreto legislativo n. 261 del 1999 stabilisce che l'autorità di regolamentazione (AGCOM) individua gli
standard qualitativi del servizio postale universale, che sono rappresentati da due distinti obiettivi di qualità: il cosiddetto obiettivo di velocità (4/5 giorni lavorativi successivi a quello d'inoltro nella rete postale nel 90 per cento dei casi) e quello cosiddetto di affidabilità (6/7 giorni lavorativi successivi a quello d'inoltro nel 98 per cento dei casi).
  Le attività di verifica sul territorio nazionale, in ordine all'efficienza nella consegna della corrispondenza, vengono svolte mediante specifico monitoraggio che, per la posta ordinaria (cosiddetta Posta 4), è affidato ad un organismo specializzato indipendente, selezionato dalla stessa autorità (attualmente, tale società è la IZI S.p.A.) nel rispetto della vigente normativa in materia, ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del contratto di programma 2020-2024.
  Per i restanti prodotti rientranti nel servizio universale (raccomandata, atti giudiziari, posta 1, e altro) il monitoraggio viene svolto direttamente da Poste italiane – mediante sistemi certificati – i cui risultati vengono trasmessi all'Agcom con cadenza semestrale, ai sensi del citato articolo 3, comma 8.
  Qualora gli esiti raggiunti si discostino dai suddetti obiettivi, Poste italiane è soggetta all'irrogazione di una sanzione amministrativa che va da euro 5.000 a euro 150.000 per ogni scostamento su singolo prodotto (
ex articolo 21 del decreto legislativo n. 261 del 1999).
  La società Poste italiane evidenzia inoltre che in relazione al provvedimento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) menzionato nel testo di cui si discute, esso riguardava esclusivamente le modalità di consegna della posta raccomandata e che la stessa pur avendo dato seguito a quanto indicato dall'autorità, ha inteso impugnare il provvedimento dinanzi al Giudice amministrativo.
  La società fornitrice del servizio universale relativamente al ritardo nella consegna della corrispondenza in una specifica zona dell'area urbana di Bologna (Saragozza), citata dall'interrogante, ha precisato che il quartiere Saragozza, nel centro storico di Bologna, è servito da 4 zone di recapito appartenenti al centro di distribuzione di Bologna Centro.
  Di queste, una sola ha presentato, nel mese di dicembre 2021, alcune criticità determinate dall'arrivo di ingenti volumi di corrispondenza e pacchi e dalla contestuale assenza per malattia del portalettere titolare, che perdura tuttora. Al momento tale zona e coperta da personale a tempo determinato e la situazione e in graduale miglioramento.
  Le rimanenti zone del quartiere, nel medesimo periodo, non hanno evidenziato criticità particolari.
  Per completezza di informazione, infine, ha reso noto che nel centro di distribuzione di Bologna centro, dal mese di dicembre 2021 si sono registrate diverse assenze, anche per l'incremento dei casi di malattia da contagio COVID e per i conseguenti periodi di quarantena del personale.
  A tutt'oggi, riferisce, la situazione viene fronteggiata dall'azienda ricorrendo a tutte le leve gestionali disponibili, adottando un piano per lo smaltimento della giacenza e programmando le modalità di copertura delle varie zone di recapito.
  In conclusione, il Ministero dello sviluppo economico continuerà a monitorare le modalità di erogazione del servizio postale, nei limiti delle proprie competenze, al fine di assicurare un servizio efficiente e omogeneo.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale di Napoli Nord fu inaugurato nel 2013 ed istituito con l'obiettivo, da un lato, di decongestionare il carico giudiziario dei Tribunali di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere, e dall'altro, di creare un ulteriore presidio di legalità in un territorio devastato dalla presenza criminale e dall'inquinamento ambientale;

   nonostante iniziasse la sua attività con «carico zero» (non avendo ereditato fascicoli di altri Tribunale), la inaugurazione dell'Ufficio giudiziario in parola, fin da subito, suscitò notevoli proteste e perplessità da parte degli avvocati e di tutti gli operatori di giustizia per la incompletezza dell'organico dei magistrati e del personale di cancelleria e per i notevoli deficit sul piano strutturale ed organizzativo;

   il Tribunale di Napoli Nord, infatti, abbraccia, per competenza, ad oggi, un territorio di 990 mila abitanti, ed è, per grandezza, il quinto Tribunale d'Italia, ma, mentre la media nazionale è di un giudice ogni 7 mila abitanti, qui se ne conta uno ogni 11, 813,86 abitanti;

   a circa dieci anni dalla sua inaugurazione, le molteplici problematiche rilevate fin dal principio anziché essere risolte o quantomeno scemate risulterebbero, invece, gravemente acuitesi;

   infatti, come riportato da organi di stampa, le piante organiche risulterebbero di gran lunga inadeguate, vi sarebbero molti posti scoperti sia per il personale amministrativo sia per i magistrati ed, infine, vi sarebbe un notevole deficit logistico e strutturale;

   su quest'ultimo punto ed a titolo solo esemplificativo, le aule di udienza sarebbero troppo piccole e tali da non poter accogliere processi con più imputati di guisa tale che si è costretti a ricorrere alle aule del Tribunale di Napoli, che, invece, avrebbero dovuto trovare beneficio, in termini di decongestione, dalla istituzione del Tribunale in parola;

   è balzata alle cronache, altresì, la disarmante notizia secondo cui i dibattimenti «con imputati a piede libero» da celebrarsi innanzi al Tribunale di Napoli Nord sarebbero fissati anche a cinque anni;

   analoga situazione sussiste per la celebrazione delle udienze preliminari: infatti, con un provvedimento firmato nei giorni scorsi, il presidente Pierluigi Picardi ha sospeso la fissazione dei procedimenti senza detenuti da celebrarsi innanzi al G.u.p. sino a quando l'organico della sezione, attualmente dimezzato, non sarà tornato a livelli adeguati; la medesima dinamica vale per le udienze di opposizione alle richieste di archiviazione, mentre per le valutazioni delle richieste di applicazione di ordinanze di custodia cautelare, si procederà secondo l'ordine cronologico;

   secondo quanto riferito al convegno organizzato nel Palazzo di giustizia di Aversa dalla giunta distrettuale dell'Associazione magistrati dal Presidente Picardi, l'ufficio giudiziario in parola conterebbe solo 86 magistrati e 151 amministrativi, personale quest'ultimo, sul piano numerico, inadeguato per rispondere alla domanda di giustizia di un vastissimo territorio;

   tale situazione deficitaria alimenta o potrebbe alimentare, inoltre, una progressiva desertificazione della sede giudiziaria in parola in termini di personale che, attese le inaccettabili condizioni lavorative, sarebbe comprensibilmente spinto a chiedere il trasferimento in altri uffici giudiziari;

   la situazione descritta appare inaccettabile nella misura in cui il Tribunale di Napoli Nord, tradendo le ragioni della sua istituzione, rischia non solo di caratterizzarsi per notevoli ritardi nelle risposte di giustizia, ma di essere il simbolo di una denegata giustizia e del fallimento della pretesa punitiva della Stato che dovrebbe garantire la legalità e dare risposte, in tempi ragionevoli, alle istanze dei cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la massima efficienza operativa del Tribunale di Napoli Nord, di potenziare la pianta organica dei magistrati e del personale amministrativo e di cancelleria del prefato ufficio giudiziario e di implementare le risorse strumentali e logistiche in modo da dotare il Tribunale in parola di locali idonei alla celebrazione delle udienze che vedono coinvolti più imputati e parti processuali e, più in generale, alla ordinaria attività giudiziaria.
(4-10807)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, lamentando la grave scopertura nell'organico del personale amministrativo e di magistratura del tribunale di Napoli Nord, domanda alla Ministra della giustizia di conoscere le iniziative intraprese per sopperire a tale situazione.
  Al riguardo deve essere immediatamente posto in risalto, in relazione al personale amministrativo, che al tribunale di Napoli Nord è prevista una dotazione organica di 154 unità a fronte delle quali prestano servizio 133 risorse umane con una scopertura del 9,09 per cento. Le scoperture interessano i profili di funzionario giudiziario (14 vacanze su 38 posti in organico), di assistente giudiziario (1 su 52), di operatore giudiziario (3 su 13), di conducente di automezzi (2 su 5) e di ausiliario (6 su 18). Le figure di direttore amministrativo e di cancelliere risultano completamente soddisfatte. Con riferimento al profilo di operatore giudiziario, va precisato che al tribunale di Napoli Nord risultano assegnate 5 unità a tempo determinato, per cui sono attualmente presenti 2 unità in più rispetto ai posti in organico. Quanto al profilo di assistente giudiziario, considerato che vi sono 6 unità distaccate da altre articolazioni e 5 unità distaccate presso altre articolazioni, si registra l'ulteriore unità che va di fatto a compensare l'unica vacanza segnalata. Risultano già accantonati e resi indisponibili per interpello 12 posti di funzionario giudiziario e 1 posto di conducente di automezzi. In relazione al profilo di funzionario giudiziario, deve essere segnalata la presenza di 2 unità ulteriori, di cui 1 distaccata e 1 comandata da altre articolazioni.
  Le assunzioni realizzate nel corso degli anni 2020-2021 al tribunale di Napoli Nord sono state 20, relative nel numero di 8 a cancellieri, di 7 ad assistenti giudiziari e di 5 a operatori giudiziari a tempo determinato.
  Deve essere segnalato che le procedure di reclutamento finora realizzate hanno interessato l'intero territorio nazionale rendendo necessaria una ripartizione delle unità da assumere tra tutti gli uffici giudiziari, sulla base di criteri uniformi che tenessero conto delle esigenze dei vari territori, dei progetti di miglioramento della funzionalità degli uffici, della riduzione dell'arretrato e delle attività di innovazione organizzativa e tecnologica. Va rimarcato che le linee di azione intraprese in materia di gestione del personale sono state tutte dirette a un rafforzamento della forza lavoro operante nel settore giustizia. Tale rafforzamento è stato realizzato anche attraverso un significativo cambio generazionale che porterà a proficui risultati in termini di efficienza ed efficacia dell'attività amministrativa.
  Si deve poi sottolineare che, nell'ambito delle attività dirette alla attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), è stato previsto un progetto straordinario di reclutamento di personale amministrativo a tempo determinato (cristallizzato nel decreto-legge del 9 giugno 2021 n. 80, recante «Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Pubbliche Amministrazioni funzionale alla attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'efficienza della giustizia», convertito dalla legge n. 113 del 2021 diretto a migliorare le prestazioni degli uffici giudiziari e ad accompagnare e completare il processo di transizione digitale del sistema giudiziario nello sforzo di abbattimento dell'arretrato e di riduzione della durata dei procedimenti. Questi obiettivi del PNRR investono sul potenziamento dell'ufficio per il processo e sul rafforzamento del capitale umano in generale, attraverso la costituzione di veri e propri team di supporto al magistrato. In siffatto ambito è stata prevista l'assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato di n. 16.500 addetti all'ufficio per il processo – laureati in scienze giuridiche ed economiche – così ripartiti: sino a 16.100 unità per gli uffici giudicanti di primo e di secondo grado, in due cicli da 8.050 unità ciascuno; sino a 400 unità per la Corte di cassazione, in due cicli da 200 unità ciascuno. Con decreto della Ministra della giustizia del 26 luglio 2021 sono state adottate le prime, urgenti, misure organizzative idonee a dare tempestiva attuazione al PNRR. In particolare, la ripartizione tra le corti di appello e i tribunali di un contingente pari a 8.050 unità di addetti all'ufficio per il processo è finalizzata a realizzare un incremento della produttività degli uffici giudicanti diretto a conseguire gli obiettivi indicati nel PNRR, concernenti la riduzione del tempo medio di definizione dei procedimenti in tutti i gradi di giudizio attraverso l'eliminazione dell'arretrato. Con il successivo decreto della Ministra della giustizia del 28 settembre 2021 sono stati ripartiti tra i tribunali e le corti di appello i contingenti distrettuali del personale amministrativo a tempo determinato addetto all'ufficio per il processo già individuati dal decreto del 26 luglio 2021. Per il distretto della Corte di appello di Napoli, nello specifico, le complessive 956 unità previste dal decreto della Ministra della giustizia del 26 luglio 2021 sono state ripartite assegnando, in particolare, al tribunale di Napoli Nord il rilevante contingente di 126 unità di addetti all'ufficio per il processo, ben superiore alla relativa pianta organica dei magistrati costituita da 86 unità.
  Invero in data 6 agosto 2021 è stato pubblicato in relazione all'ufficio per il processo il bando di concorso diretto alla assunzione a tempo determinato del primo contingente di 8.171 unità.
  La prova scritta si è svolta tra il 24 novembre e il 1° dicembre 2021 mentre la graduatoria di merito è stata pubblicata in data 14 gennaio 2022; tra il 20 e il 28 gennaio 2022 i vincitori hanno effettuato la scelta delle sedi mediante la piattaforma Formez STEP-ONE.
  Nel 2024 sarà assunto un altro contingente di 8.250 addetti all'ufficio per il processo, per un totale di 16.500 unità.
  Ovviamente, le procedure assunzionali sinora poste in risalto non precludono in alcun modo la possibilità
medio tempore di garantire una migliore funzionalità dei servizi presso gli uffici giudiziari (compreso tra questi il tribunale di Napoli Nord) attraverso provvedimenti di natura transitoria, quali ad esempio i comandi da altre pubbliche amministrazioni, le applicazioni temporanee in ambito distrettuale e gli scambi di sedi, tutti strumenti previsti dall'accordo sulla mobilità del personale amministrativo del 15 luglio 2020.
  Per quanto concerne il personale di magistratura, deve essere posto in risalto che nel distretto della Corte di appello di Napoli, con l'emanazione dei decreti legislativi attuativi della delega del 14 settembre 2011 n. 148 di revisione delle circoscrizioni giudiziarie, si è provveduto a un significativo riordino dell'assetto degli uffici giudiziari del territorio. In particolare, in seguito ai decreti legislativi del 7 settembre 2012 n. 155 e del 19 febbraio 2014 n. 14, il tribunale di Giugliano in Campania, istituito con il decreto legislativo del 3 dicembre 1999 n. 491 ma ancora non operativo, è stato ridenominato tribunale di Napoli Nord, ampliandone al contempo la competenza territoriale già prevista, in particolare mediante l'accorpamento dei territori di alcune sezioni distaccate del tribunale di Napoli (Afragola, Casoria, Frattamaggiore e Marano di Napoli) e del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Aversa) per un bacino di utenza complessiva pari a 956.387 residenti (dati censimento 2011), In questo modo è stato realizzato un intervento deflattivo in favore dei tribunali di Napoli (- 684.000 abitanti) e di Santa Maria Capua Vetere (- 272.000 abitanti). Il tribunale di Napoli Nord e la relativa procura della Repubblica hanno quindi iniziato a funzionare il 13 settembre 2013 ai sensi dell'articolo 11 comma secondo del decreto legislativo del 7 settembre 2012 n. 155 senza alcun carico di lavoro pregresso e, pertanto, senza vedersi attribuiti i preesistenti procedimenti relativi ai territori di competenza che sono rimasti incardinati nei tribunali ove erano stati iscritti. Il decreto ministeriale del 18 aprile 2013 ha determinato la pianta organica del tribunale di Napoli Nord in Aversa in complessive 80 unità (di cui 1 posto di presidente di tribunale e 7 posti di presidente di sezione). Con il decreto ministeriale del 1° dicembre 2016 sono state rideterminate le piante organiche del personale di magistratura del tribunale di Napoli Nord, disponendo l'incremento di 1 posto di giudice. Con il decreto ministeriale del 14 settembre 2020, all'esito del lavoro di esame e analisi dei dati statistici riferiti ai carichi di lavoro degli uffici, sono state rideterminate le piante organiche degli uffici giudiziari di merito, distribuendo tra i singoli presidi 422 delle 600 unità di magistrato recate in aumento dall'articolo 1 comma 379 della legge del 30 dicembre 2018 n. 145. Il citato decreto ministeriale è intervenuto in modo incisivo e in una logica di deciso potenziamento della pianta organica del tribunale di Napoli Nord, operando il maggior incremento di pianta organica tra gli uffici giudiziari di primo grado dell'intero distretto della Corte di appello di Napoli. Specificamente, nell'ambito del rafforzamento di complessive 33 unità delle piante organiche dei magistrati degli uffici giudiziari del distretto della Corte di appello di Napoli, si è disposto l'incremento di 5 unità della pianta organica del Tribunale di Napoli Nord (portandola a complessive 86 unità), in conformità al parere reso al riguardo dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta plenaria del 30 luglio 2020.
  Ulteriori benefìci per gli uffici giudiziari in generale – e pertanto anche per il tribunale di Napoli Nord – potranno derivare in seguito alla attuazione delle disposizioni approvate nel mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1 comma 432 della legge del 27 dicembre 2019 n. 160, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020 - 2022») che, modificando la legge del 13 febbraio 2001 n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento. La proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali, trasmessa dal Ministro della giustizia al Consiglio superiore della magistratura in data 30 ottobre 2020, prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti e, nello specifico, prevede per il distretto della Corte di appello di Napoli un organico complessivo di 13 unità, di cui 9 con funzioni giudicanti e 4 con funzioni requirenti. Il Consiglio superiore della magistratura, nel parere deliberato nel corso della seduta plenaria dell'8 settembre 2021, ha ampiamente condiviso la proposta ministeriale in punto sia di unità complessive dedicate (176) sia di distribuzione funzionale (tra giudicanti e requirenti) e distrettuale di tali unità. Nel suddetto parere, in particolare, il Consiglio superiore della magistratura ha ritenuto di condividere pienamente la proposta elaborata dal Ministro della giustizia per il distretto della Corte di appello di Napoli. All'esito del complessivo esame del parere reso dal Consiglio superiore della magistratura potranno essere formulate le definitive valutazioni riguardo alle necessità operative degli uffici giudiziari per l'adozione del decreto ministeriale per la determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali.
  Allo stato il tribunale di Napoli Nord non presenta vacanze in relazione al posto di presidente di tribunale, di Presidente di sezione di tribunale, di Presidente della sezione lavoro e di Giudice della sezione lavoro, mentre presenta la vacanza di 4 posti di Giudice (su 63 in organico).
  In merito, poi, alla possibilità di apportare modificazioni in aumento alla dotazione organica del personale amministrativo e di magistratura – al fine di ampliare la pianta organica degli uffici giudiziari di Napoli Nord –, si osserva che, essendo la materia oggetto di riserva di legge, ciò è realizzabile solo tramite una specifica iniziativa legislativa, la cui approvazione risulta ricompresa nell'alveo della dialettica parlamentare.
  Dal punto di vista degli interventi edilizi avviati da questo Dicastero al fine di risolvere le criticità strutturali in cui versa il tribunale di Napoli Nord, vanno infine segnalati i seguenti interventi: trasferimento dell'ufficio NEP nel palazzo già sede dell'ufficio del giudice di pace, in quanto attualmente l'ufficio NEP è allocato all'interno del Castello Aragonese in spazi oggettivamente inidonei e insufficienti rispetto alle esigenze più volte prospettate dal dirigente e avvalorate dal medico competente. In data 4 gennaio 2022 è stato affidato il servizio per la progettazione esecutiva dei lavori di adeguamento funzionale e impiantistico dell'edificio. Espletata la progettazione, una volta avviati e realizzati i lavori necessari, in questo edificio si trasferirà l'ufficio NEP o, in alternativa, la sezione lavoro; realizzazione di 3 aule, in quanto la destinazione dell'ufficio NEP nel palazzo già sede dell'ufficio del giudice di pace, oltre ad essere risolutiva con riguardo alle problematiche prima evidenziate e non più rinviabili, renderà possibile, in attesa della costruzione dell'Aulario, la realizzazione di almeno 3 aule giudiziarie, consentendo la celebrazione delle udienze penali monocratiche tabellarmente previste e sospese proprio per la carenza di immobili da destinare all'uopo; ristrutturazione e adeguamento della ex cavallerizza e dei locali ex falegnameria, intervento curato dal dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria in qualità di stazione appaltante. Una volta completato, tale intervento permetterà di realizzare 5 aule di udienza al piano terra e 2 al primo piano). Il progetto esecutivo è stato consegnato e la competente soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio ha imposto specifiche prescrizioni con provvedimento del 3 dicembre 2018; il progetto esecutivo è stato quindi conseguentemente modificato. Il tempo occorrente per l'esecuzione dell'intervento è di 390 giorni consecutivi. È stato di recente sottoscritto il contratto con l'impresa aggiudicataria registrato dalla Corte dei conti il 16 dicembre 2021. L'immobile interessato dai lavori sarà consegnato entro la prima settimana del mese di febbraio 2022, i lavori dovranno essere ultimati entro 410 giorni e consentiranno la realizzazione di 5 aule di udienza; edificio confiscato a Capolongo, variante 7
-bis, ubicato in prossimità del tribunale di Napoli Nord. Questo Dicastero ha formulato manifestazione di interesse a ottenere l'assegnazione dell'immobile confiscato. L'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati dovrà assegnare l'edificio, che si trova in buono stato manutentivo, motivo per il quale l'ufficio NEP potrebbe trasferirsi colà in breve tempo perché non è necessaria l'esecuzione di lavori particolarmente impegnativi; parcheggio, è stato predisposto dal professionista incaricato il progetto definitivo per la realizzazione del parcheggio. Trattandosi di lavoro di importo superiore a 1.000.000 di euro, è stato affidato l'incarico per la validazione del progetto a un organismo di controllo accreditato (articolo 26 comma sesto lettera a, del codice appalti) ed è stata adottata la relativa determina. Verrà quindi esperita la procedura per l'aggiudicazione del lavoro; edificio, oggetto di confisca, sito nel viale J. F. Kennedy del comune di Aversa, per il quale questo Dicastero in data 19 gennaio 2022 ha già espresso la necessaria manifestazione di interesse. Tale immobile potrebbe essere destinato ad accogliere definitivamente l'ufficio NEP e una parte dell'archivio. Si è in attesa della delibera dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati.
La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   DEL BASSO DE CARO, DI GIORGI, CAPPELLANI, MICELI, RACITI e TOPO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, anche da notizie di stampa («Ristrutturazioni e grandi opere all'Unime, il Piano triennale a un passo dall'approvazione» Messinatoday, 27 dicembre 2021), che l'università degli studi di Messina, da alcuni mesi, ha avviato le procedure per l'affidamento di lavori e forniture per un importo complessivo di quasi 40 milioni di euro;

   in particolare, le delibere del consiglio di amministrazione del 24 settembre 2021, del 27 ottobre 2021, del 29 novembre 2021 e le due delibere del 28 dicembre 2021 hanno in comune la caratteristica della scelta diretta del contraente, senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, la misura del ribasso praticato da tutti gli aggiudicatari (25 per cento) e, soprattutto, il riferimento improprio, a parere degli interroganti, alla normativa introdotta dal decreto-legge 76 del 2020 (articolo 2, comma 4);

   tale ultima disposizione, la cui ratio è certamente rinvenibile nella necessità di incentivare gli investimenti pubblici in relazione all'aggiudicazione dei contratti pubblici sopra soglia, consente, in alcuni settori, di derogare ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, «fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, ivi inclusi quelli derivanti dalle direttive 2014/24/UE e 2014/25/UE, dei principi di cui agli articoli 30, 34 e 42 del decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50 e delle disposizioni in materia di subappalto»;

   sul punto, l'Anac ha reso un parere sull'ambito applicativo dell'articolo 2, comma 4 del decreto-legge n. 76 del 2020, evidenziando che le disposizioni predette debbano essere lette nel combinato disposto con le previsioni dei commi 2 e 3 della stessa norma, consentendo, quindi, alle stazioni appaltanti, per l'affidamento degli appalti nei settori ivi indicati, di procedere alternativamente: ai sensi del comma 2, mediante le procedure ordinarie ivi indicate: ai sensi del comma 3, con procedura negoziata ex articolo 63 del codice, nella misura strettamente necessaria, per ragioni di estrema urgenza derivanti dagli effetti negativi dell'emergenza sanitaria in corso; ai sensi del comma 4, per ragioni di urgenza ex comma 3 e nei settori ivi indicati, in regime di deroga;

   il direttore generale dell'università di Messina ha sostenuto che sono state eseguite gare d'appalto nel rispetto della legge. Tuttavia, a parere degli interroganti, le summenzionate delibere sembrerebbero non rispondere a ragioni di urgenza, direttamente e/o indirettamente legate all'emergenza sanitaria, e la procedura adottata sembrerebbe violare i princìpi di trasparenza, di libera concorrenza, di non discriminazione previsti dalla normativa espressamente non derogabile dall'articolo 2, comma 4 del decreto-legge n. 76 del 2020, che richiama specificamente gli articoli 18, 57, 58, 59 della direttiva 2014/24/UE e l'articolo 30 decreto legislativo 50 del 2016;

   a titolo meramente esemplificativo, si cita la delibera del 27 ottobre 2021 di affidamento degli interventi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare dell'ateneo, unitamente alla progettazione esecutiva per un importo di 10.170.780.25 euro ad una ditta la cui offerta era stata richiesta dall'università ed inoltrata, con lodevole tempismo, il 27 ottobre 2021, il medesimo giorno della deliberazione;

   identiche violazioni, se non più gravi, si rilevano, ad avviso degli interroganti, anche nelle altre deliberazioni indicate in premessa –:

   se i Ministri interrogati abbiano conoscenza dei fatti esposti in premessa; se intendano per quanto di competenza fornire ulteriori elementi conoscitivi, anche valutando il ricorso all'ispettorato per la funzione pubblica e ai servizi ispettivi di finanza pubblica, per contribuire a far luce sull'intera vicenda che, ad avviso degli interroganti, integra profili di responsabilità amministrativa e contabile, oltre che penale.
(4-11339)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame vengono chiesti elementi conoscitivi di competenza di questo Ministero in ordine alle modalità adottate dall'Università degli Studi di Messina per l'affidamento di taluni lavori di messa in sicurezza, riqualificazione, restauro ed efficientamento energetico di alcune proprie sedi. In particolare, gli interroganti, prospettano, in relazione all'operato amministrativo di detta università, profili di responsabilità amministrativa e contabile, oltre che penale, in quanto le delibere del consiglio di amministrazione dell'Università del 24 settembre 2021, del 27 ottobre 2021, del 29 novembre 2021 e le due delibere del 28 dicembre 2021, farebbero un improprio riferimento alla normativa introdotta dal decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, determinando un altrettanto improprio ricorso al regime derogatorio temporaneamente previsto da detto decreto-legge (di seguito, per brevità, «decreto semplificazioni»).
  Preliminarmente, deve precisarsi che, alla luce del notorio regime di autonomia, anche amministrativa, che caratterizza gli atenei italiani, il Ministero dell'università e della ricerca non ha alcuna competenza specifica in relazione ai fatti rappresentati dalla interrogazione. Per tale pregiudiziale ragione, questo Ministro non ha alcun titolo per sostituirsi alle valutazioni operate dagli organi gestori degli atenei né, in caso di possibili disfunzioni di questi, agli organi di controllo, ai quali – oltre che, ovviamente, ai competenti organi giurisdizionali – è rimessa la valutazione sulla correttezza dell'azione amministrativa dell'ente.
  Tuttavia, poiché la questione centrale sollevata dall'atto ispettivo verte sull'ambito di applicazione dell'articolo 2, comma 4, del citato decreto semplificazioni, si ritiene, in ogni caso, di poter fornire i seguenti elementi informativi, utili ad una ricostruzione, in termini generali, della fattispecie giuridica astratta alla quale possono essere ascritti i fatti segnalati dagli interroganti.
  Nell'atto ispettivo si dubita, in particolare, se il regime derogatorio di cui al comma 4 dell'articolo 2 del decreto semplificazioni sia applicabile
tout court agli affidamenti nei settori strategici ivi indicati, anche in assenza delle ragioni di particolare urgenza derivanti dalla crisi causata dalla pandemia previste dal comma 3, o se, invece, debbano ricorrere entrambi i requisiti ai fini dell'applicazione del regime derogatorio.
  Al riguardo, si ritiene importante partire dalla
ratio della norma e dal contesto storico nella quale la stessa si inserisce.
  L'articolo 2, comma 1, del «decreto semplificazioni» individua espressamente la finalità della norma prevedendo che la stessa è dettata «Al fine di incentivare gli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture e dei servizi pubblici, nonché al fine di far fronte alle ricadute economiche negative a seguito delle misure di contenimento e dell'emergenza sanitaria globale del COVID-19».
  Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nella circolare 18 novembre 2020, n. 45113, adottata a valle del citato intervento normativo, ha avuto modo di evidenziare, offrendo una ricognizione dei fondi introdotti e delle misure normative per il rilancio dell'economia previsti nel periodo emergenziale, come sia di primaria importanza, per la ripresa del Paese, il contributo derivante dagli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture. Nella circolare, si legge, che «il combinato disposto tra risorse disponibili e strumento normativo per spenderle rapidamente, può produrre un balzo in avanti per la nostra economia; perché ciò avvenga è necessario che le stazioni appaltanti applichino la legge in tutte le sue potenzialità».
  Come noto, il «decreto semplificazioni» reca alcune rilevanti novità in materia di appalti e, tra le norme di maggior impatto sul sistema degli affidamenti dei contratti pubblici, vi è sicuramente l'articolo 2 rubricato «Procedure per l'incentivazione degli investimenti pubblici in relazione all'aggiudicazione dei contratti pubblici sopra soglia» dove si prevedono disposizioni, di carattere temporaneo e derogatorie del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, in relazione all'aggiudicazione dei contratti pubblici sopra la soglia comunitaria, volte ad incentivare gli investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture e dei servizi pubblici e a far fronte alle ricadute economiche negative a seguito delle misure di contenimento e dell'emergenza sanitaria globale del COVID- 19.
  Più nel dettaglio, il comma 3 detta norme per il ricorso alla procedura negoziata per l'affidamento delle attività di esecuzione di lavori, servizi e forniture nonché dei servizi di ingegneria e architettura, inclusa l'attività di progettazione, per opere di importo pari o superiore alle soglie comunitarie. Si stabilisce che essa può essere utilizzata nella misura strettamente necessaria quando – per ragioni di estrema urgenza derivanti dagli effetti negativi della crisi causata dalla pandemia COVID-19 o dal periodo di sospensione delle attività determinato dalle misure di contenimento adottate – i termini, anche abbreviati, previsti dalle procedure ordinarie non possono essere rispettati. Il ricorso a tale procedura per ragioni di estrema urgenza avviene previa pubblicazione dell'avviso di indizione della gara o di altro atto equivalente, nel rispetto di un criterio di rotazione.
  Inoltre, al comma 4, di preminente interesse ai fini dell'interrogazione in oggetto, si dispone che nei casi di cui al comma 3 e nei settori ivi indicati, le stazioni appaltanti, per l'affidamento e per l'esecuzione dei contratti pubblici, operano in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, ivi inclusi quelli derivanti dalle direttive 2014/24/UE e 2014/25/UE, dei principi di cui agli articoli 30, 34 e 42 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 e delle disposizioni in materia di subappalto.
  Tra i settori «strategici» indicati dalla normativa in esame, figura, tra i vari altri, anche quello dell'edilizia universitaria.
  In ordine alla interpretazione dell'ambito di applicazione del menzionato comma 4, può risultare utile riferirsi agli approfondimenti svolti dal Servizio Studi del Senato come riportati nel
dossier n. 275/1 – Volume I sul decreto-legge n. 76 del 2020 del 6 settembre 2020.
  In particolare, a pagina 26 del citato
dossier, si legge: «si segnala che il comma 4 sembra delineare un ambito applicativo, con riferimento generale alla deroga ivi prevista, che riguarda quindi: le fattispecie di cui al precedente comma 3, relativo ai medi e grandi contratti pubblici (pari o superiori alle soglie) a cui le procedure senza bando ivi previste si applicano – per espressa previsione – “ove strettamente necessarie e per ragioni di estrema urgenza”, e inoltre, i settori elencati al comma 4: questi sembrerebbero quindi esentati dalla valutazione di stretta necessità e dalle ragioni di estrema urgenza, invece previsti al comma 3».
  Sul medesimo argomento si è espressa anche l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) nell'ambito della propria attività consultiva, e specificatamente nel parere AG 2 – 2020, reso proprio in ordine all'ambito applicativo dell'articolo 2, comma 4, del decreto-legge semplificazioni n. 76 del 2020.
  Con riferimento alla portata applicativa del comma 4 alle pagine 3 e 4 del citato parere AG 2/2020 si legge: «La lettura della norma consente di effettuare le seguenti considerazioni: In primo luogo, la deroga contenuta nel comma 4 dell'articolo 2, riferita ai casi di cui al comma 3 (ossia ragioni di estrema urgenza derivanti dall'emergenza sanitaria in corso), riguarda gli appalti relativi alle opere pubbliche ivi elencate. Per gli affidamenti dei contratti di lavori, servizi, forniture nonché per le attività di progettazione ed esecuzione dei contratti relativi alle suindicate opere pubbliche, ritenute evidentemente “strategiche” per la ripresa nazionale, le stazioni appaltanti “operano in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale... La norma stabilisce inoltre che la deroga ivi prevista si applica per ‘quanto non espressamente regolato dal presente articolo’”. Espressione che appare riferibile a tutti i commi e a tutte le previsioni dell'articolo in esame. Il rinvio in tal modo operato alle “altre” disposizioni dello stesso articolo 2, consente di ritenere che per gli interventi previsti dall'articolo 2, comma 4, del decreto-legge in esame, le stazioni appaltanti “possono” ricorrere, ai fini dell'affidamento, sia alle procedure “ordinarie” di cui al comma 2 dell'articolo 4, sia alla procedura negoziata senza bando di cui al comma 3, nei casi di estrema urgenza ivi indicati, sia infine al regime di deroga contemplato nel citato comma 4 nei termini sopra illustrati.».
  In ordine alle valutazioni espresse dall'Anac, la medesima Autorità, nell'ultimo inciso del richiamato parere 2/2020, ha ritenuto di precisare che la propria attività consultiva «serve a indirizzare l'operato delle stazioni appaltanti, ma non può costituire interpretazione autentica della norma».

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 178 del 2020, all'articolo 1, comma 89, per incentivare la ripresa dei flussi di turismo di ritorno, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (ora Ministero del turismo), uno specifico fondo con una dotazione di 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, per dare la possibilità agli italiani residenti all'estero, registrati all'Aire, di accedere gratuitamente alla rete dei musei, delle aree e dei parchi archeologici di pertinenza pubblica, di cui all'articolo 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004;

   il successivo comma 90 del citato articolo ha disposto che, con decreto del Ministro del turismo, fossero stabilite le modalità di attuazione del comma 89, anche al fine del rispetto del limite di spesa annuo previsto;

   con decreto ministeriale n. 36 del 2021 è stato disposto, all'articolo 1, comma 1, l'accesso gratuito ai cittadini italiani residenti all'estero iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) a musei, aree e parchi archeologici gestiti dallo Stato, a seguito di esibizione di idoneo documento comprovante l'iscrizione all'Aire;

   l'articolo 2 del citato decreto ministeriale, ha previsto che la competente direzione generale Musei provveda «alla rilevazione degli accessi gratuiti dei cittadini italiani residenti all'estero iscritti all'AIRE ed al monitoraggio dei conseguenti oneri economici, in modo specifico e differenziato rispetto alle altre tipologie di gratuità»;

   con tale monitoraggio, da effettuarsi con cadenza mensile, è rilevato il numero dei biglietti gratuiti emessi in favore dei nostri connazionali residenti all'estero, nonché il conseguente mancato introito riferito a ciascun istituto periferico del Ministero, anche di quegli istituti che hanno affidato i servizi di biglietteria e prenotazione a concessionari esterni. Sulla base dei dati acquisiti, il Ministero provvede a disporre l'assegnazione delle relative risorse ai singoli istituti, inclusi quelli dotati di autonomia speciale, quale indennizzo per i mancati introiti;

   tale gratuità avrebbe dovuto incentivare il cosiddetto turismo delle radici, in cui il turista scopre qualcosa che gli appartiene, che fa parte della sua storia e della sua cultura e che è la memoria, appunto, delle sue radici e che porta, principalmente i discendenti dei nostri emigrati, non solo a visitare e a vivere i luoghi dei propri antenati, ma anche a scoprire nuove forme di cultura, tradizioni legate all'artigianato e all'enogastronomia di quei luoghi;

   il 2021 è stato l'anno del lento rientro alla normalità e ha visto, seppur con numeri ancora lontani da quelli degli anni pre-pandemia e con ancora forti limitazioni di viaggio da diversi Paesi, una ripresa del turismo straniero e con essa il ritorno dei nostri connazionali e dei loro discendenti residenti all'estero –:

   se il Governo intenda fornire il numero degli accessi gratuiti degli iscritti Aire ai musei e alle aree e ai parchi archeologici di pertinenza pubblica fino ad oggi e la eventuale provenienza estera;

   se il Governo sia a conoscenza dell'impatto che la suddetta misura ha avuto nell'incentivare il cosiddetto turismo delle radici;

   se non si reputi opportuno avviare iniziative, in collaborazione con altre amministrazioni che hanno recentemente sviluppato un'apprezzata competenza nella promozione del turismo delle radici, ispirate ad una visione più articolata che induca i connazionali all'estero e gli oriundi italiani a visitare quando non a scoprire il patrimonio artistico e naturalistico italiano, che è componente essenziale dell'identità italiana cui gli oriundi italiani e gli italiani all'estero sono di fatto molto attaccati.
(4-10696)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante chiede al Ministro del turismo e al Ministro della cultura di fornire il dato relativo al numero degli accessi gratuiti effettuati dagli iscritti all'Anagrafe degli Italiani residenti all'estero (Aire) nei musei e nelle aree e parchi archeologici di pertinenza pubblica in relazione ai flussi del cosiddetto «turismo delle radici», nonché, di valutare l'opportunità di iniziative volte ad agevolare la conoscenza del patrimonio artistico e naturalistico italiano da parte dei connazionali residenti all'estero.
  Al riguardo, i miei uffici si sono coordinati con quelli del Ministero della cultura che hanno rappresentato di aver avviato, attraverso la propria competente direzione generale, la rilevazione degli accessi gratuiti dei cittadini italiani residenti all'estero e il monitoraggio dei conseguenti oneri economici.
  Per quanto attiene al numero di accessi gratuiti degli iscritti Aire ai musei e alle aree e parchi archeologici di pubblica pertinenza, il Ministero della cultura ha rilevato nel periodo maggio-novembre 2021 un numero di visitatori pari a 11.658 unità, per un importo complessivo corrispondente a 122.000 euro.
  Ritengo che gli italiani residenti all'estero e gli italo-discendenti rappresentino il
brand Italia nei confronti di potenziali nuovi turisti in ingresso nel nostro Paese, essendo in loro vive le tradizioni dei vari luoghi di provenienza, considerando che il numero dei turisti che vengono in Italia per visitare parenti e amici è passato complessivamente da circa 10 milioni nel 2018 a 10,4 milioni nel 2019 (dati Enit).
  In sostanza, il turismo delle radici rappresenta un elevato potenziale di crescita e di rilancio del settore turistico, perché è lontano dal turismo di massa e predilige quell'Italia meno nota, fatta di paesi e luoghi natii che, spesso, sono in via di spopolamento. In tal senso, si può contribuire a valorizzare borghi e piccole cittadine con l'effetto di rivitalizzarne l'economia locale e l'indotto, le attività imprenditoriali e l'occupazione di tal i territori.
  Per tali ragioni, il Ministero del turismo è favorevole a collaborare con le altre amministrazioni competenti in materia, tra le quali il Ministero della cultura e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per promuovere il cosiddetto «turismo delle radici».
  A tal fine, a esempio, stiamo collaborando con le due amministrazioni indicate e con l'Enit all'interno di un dedicato tavolo tecnico sul turismo di ritorno, per realizzare il progetto del «Turismo delle radici» che, all'interno del PNRR ha una dedicata linea d'investimento, pari a 20 milioni di euro riguardante l'«Attrattività dei Borghi» (Missione 1, Componente 3, Investimento 2.1), di cui il Ministero della cultura è l'amministrazione titolare. Tale progetto si concluderà nel 2024, anno che potrebbe essere inaugurato come «Anno delle radici»: un'opportunità per attirare i «turisti delle radici» con una serie di eventi dedicati da parte dei territori, anche per favorire l'economia locale e valorizzare i borghi e le realtà locali.
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è ente storico e patrimonio del Paese, che è stato costituito il 19 dicembre 1945 con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'associazione è stata eretta in ente morale con decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stata riconosciuta definitivamente ente culturale;

   l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la medesima rete della International Youth Hostel Federation;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig);

   la Camera dei deputati, il 23 dicembre 2019, in sede di esame del disegno di legge di bilancio per il 2020, ha accolto l'ordine del giorno 9/2305/99 che impegnava il Governo «a valutare l'opportunità di adottare il prima possibile quelle misure urgenti per la tutela delle attività sociali e assistenziali dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e per la salvaguardia del relativo livello occupazionale»;

   il Governo il 30 novembre 2021, intervenendo in Aula alla Camera in risposta all'interpellanza n. 2-01285 e ad altri analoghi atti di sindacato ispettivo – tra i quali l'interrogazione a risposta scritta 4-05453, presentata dall'interrogante – aveva espresso, con specifico riferimento ai propri profili di competenza, parere favorevole alla possibilità che, al termine della procedura fallimentare cui è sottoposta Aig, si procedesse alla costituzione di una nuova associazione con analogo oggetto e medesime finalità;

   contestualmente, affermava che il competente Ministero, per cercare di risolvere le problematiche dell'Aig, si stava adoperando «per individuare ogni ulteriore soluzione utile che consenta di affrontare tempestivamente la difficile situazione in cui versa l'associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardare le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo»;

   a più riprese, le forze politiche, sia alla Camera che al Senato, hanno presentato proposte emendative che andavano nella medesima direzione di costituire una nuova associazione, ma che non hanno trovato accoglimento, nonostante i pareri favorevoli del Ministero del turismo e del Ministero delle politiche giovanili;

   ad oggi nulla è cambiato e il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale;

   la gravissima crisi economica che ha colpito l'Italia a causa del COVID-19 rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   quali iniziative di competenza tempestive, il Governo ritenga di adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociali dell'ente ed il livello occupazionale.
(4-11410)

  Risposta. — Faccio presente, in via preliminare, in relazione a quanto argomentato dall'interrogante in ordine alle vicende dell'Associazione italiana per gli alberghi della gioventù, che la situazione in cui versa l'Ente mi è nota:

   l'Aig è un ente no-profit che promuove un turismo etico e sostenibile; rappresenta una importante catena ricettiva; è stato incluso tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale; ha un patrimonio di 22 milioni di euro e 200 posti di lavoro a rischio;

   l'Aig, attualmente sottoposta alla procedura fallimentare del tribunale di Roma n. 492/2019, oggetto di ricorso dinanzi alla Corte di cassazione, può costituire un'importate risorsa del settore turistico, considerando la sua attività tesa alla promozione del turismo giovanile (mediante ostelli per la gioventù), e al miglioramento morale, culturale e fisico dei giovani.

  Al fine di risolvere le problematiche dell'Aig, con specifico riferimento ai profili di competenza del mio Ministero, ho dato mandato ai miei Uffici di esprimere parere favorevole in merito ad alcuni emendamenti relativi alla salvaguardia di tale ente (purtroppo successivamente non approvati) presentati:

   dal deputato Comaroli (emendamento n. 45.04), all'interno dei lavori riguardanti l'A.C. 3354 – concernente la conversione del decreto-legge 6 novembre 2021 n. 152, recante disposizioni attuative del PNRR – che prevedeva, al termine della procedura fallimentare in corso, la costituzione di una nuova associazione, con analogo oggetto e medesime finalità;

   dal senatore Ripamonti (emendamento n. 121.0.6) nell'ambito dei lavori riferiti all'A.S. 2448 – relativi all'approvazione del disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» – che prevedeva che, previa ricognizione da parte del Ministero del turismo dei beni residui dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù, l'Aig, fosse costituito, senza oneri per la finanza pubblica, come ente pubblico non economico, vigilato dal Ministero medesimo.

  Anche nell'ambito dei lavori riguardanti l'A.S. 2505 riguardanti la conversione del decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4, recante «Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico», ho espresso parere favorevole proposte emendative n. 3.0.92 della senatrice Binetti, 3.0.93 della senatrice Rizzotti, 3.0.94 del senatore Pittella, 3.0.95 della senatrice Faggi, che, seguendo precedenti iniziative che andavano nella medesima direzione, prevedono la soppressione dell'Aig e la costituzione di un nuovo ente pubblico economico, con la nomina di un Commissario straordinario che gestisca la fase di transizione tra i due enti.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nelle province di Alessandria e Pavia e in altre zone del Paese si registrano da tempo rilevanti ritardi nella consegna delle pubblicazioni periodiche (settimanali e bisettimanali) in abbonamento, con conseguente disdette da parte dei clienti;

   i ritardi nella consegna delle pubblicazioni, oltre a creare disagio agli abbonati, quindi colpisce economicamente un settore già fortemente provato dalle conseguenze della pandemia da COVID-19;

   la situazione è stata segnalata dalla Federazione Italiana Settimanali Cattolici a Poste italiane che, a sua volta, ha evidenziato difficoltà nell'attività ordinaria, dovuta al permanere dello stato di emergenza per la pandemia da COVID-19 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per superare questa situazione che crea una oggettiva difficoltà al settore editoriale, fondamentale per il pluralismo informativo.
(4-11256)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la Direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico nonché la società Poste Italiane s.p.a., si rappresenta quanto segue.
  Con l'atto in parola l'interrogante lamenta che nelle province di Alessandria e Pavia, nonché in altre zone del Paese, si segnalano rilevanti ritardi nella consegna delle pubblicazioni periodiche (settimanali e bi-settimanali) in abbonamento, con conseguente disdette da parte dei clienti del citato servizio.
  Sentita a riguardo la società Poste Italiane, la stessa ha riferito che nel periodo dicembre 2021-gennaio 2022, a causa della recrudescenza del virus da COVID-19 che ha condotto alla quarta ondata dell'epidemia, si sono registrate diverse assenze del personale per l'incremento dei casi di malattia da contagio e per i conseguenti periodi di quarantena, con inevitabili ricadute sull'operatività dei propri centri di recapito.
  La situazione è stata fronteggiata dall'Azienda ricorrendo a tutte le leve gestionali disponibili, soprattutto programmando le modalità di copertura delle varie zone di recapito.
  Nella provincia di Pavia, ad esempio, si è fatto ricorso ad un contingente di portalettere con contratto a tempo determinato che, unitamente al graduale rientro dei portalettere titolari di zona, ha permesso, secondo Poste Italiane, un progressivo ripristino della normale operatività fin dai primi giorni del mese di febbraio 2022.
  Per quanto riguarda, invece la provincia di Alessandria, proprio grazie ad un accordo operativo raggiunto con l'editore del settimanale «Il Popolo di Tortona», appartenente alla Federazione italiana settimanali cattolici menzionata dall'interrogante, è stato possibile agevolare le operazioni di trasporto e smistamento, velocizzando le lavorazioni e permettendo in tal modo il recapito agli abbonati nel giorno stesso di uscita del settimanale.
  Si vuole, infine, far presente che Poste Italiane, in qualità di fornitore del servizio universale, è sottoposto a stringenti obblighi di qualità e ai conseguenti meccanismi di controllo, monitoraggio e sanzioni, per il mancato raggiungimento degli obbiettivi.
  Nell'ambito di competenza, il Ministero dello sviluppo economico monitorerà l'azione di Poste s.p.a., anche alla luce dei disagi segnalati, al fine di evitare, ove possibile, eventuali ulteriori criticità.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   FRATOIANNI e ROMANIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta de La Repubblica pubblicata il 7 e 8 novembre 2021 solleva dubbi per la presenza di alcuni punti oscuri nell'indagine condotta dalla procura di Pavia e che vede coinvolto Massimo Adriatici, ex assessore della Lega che il 20 luglio 2021 ha sparato e ucciso a Voghera il 38enne magrebino Youns El Boussettaoui;

   innanzitutto, vi sarebbero diversi elementi non presi in considerazione dai pubblici ministeri nell'imputazione ovvero che Adriatici quella sera avrebbe pedinato la vittima per più di dieci minuti prima di ritrovarsi in piazza Meardi, dove l'ex assessore, dopo aver mostrato al giovane la pistola sul palmo della mano, gli avrebbe sparato al torace;

   un'altra anomalia è rappresentata dall'esecuzione dell'autopsia che è avvenuta ad appena dodici ore dalla morte e senza che fossero informati né i legali, né i familiari di Youns El Boussettaoui, nonostante la vittima fosse domiciliata presso il loro studio legale e i carabinieri di Voghera fossero a conoscenza dei recapiti del fratello di Youns per un'altra vicenda accaduta una settimana prima;

   alcuni episodi insoliti si sarebbero verificati anche nell'immediatezza dei fatti e riguardano il comportamento di Adriatici il quale è rimasto sulla scena del crimine per quasi un'ora dopo lo sparo, parlando al cellulare, inviando sms e, cosa ancor più grave, secondo i legali della famiglia della vittima, mentre i carabinieri svolgevano i rilievi all'interno dell'area recintata, Adriatici potrebbe aver manipolato la scena, conversando con i testimoni alla presenza dei Carabinieri;

   lo stesso Adriatici, dopo un breve colloquio con alcuni funzionari della scientifica, sarebbe andato via insieme ad un funzionario con la stessa auto con la quale quegli uomini della scientifica erano giunti sul posto;

   la Beretta di Adriatici era caricata con proiettili espansivi Winchester calibro 22 Long Rifle e nonostante dal 2008 tali munizioni siano state equiparate dalla Cassazione a munizioni di guerra per la loro potenzialità offensiva e che il loro uso bellico sia formalmente impedito da una convenzione internazionale, la procura non ha inteso contestare alcuna accusa sull'uso dei proiettili espansivi da parte di Adriatici;

   altra circostanza che, a parere dell'interrogante, meriterebbe un approfondimento riguarda i dubbi circa le modifiche del capo di imputazione ipotizzato inizialmente, che, da omicidio volontario, è stato modificato in eccesso colposo in legittima difesa, elemento che ha permesso all'ex assessore di tornare in libertà il 20 ottobre 2021 dopo tre mesi di arresi domiciliari;

   infine, occorre sottolineare un evento che non ha una rilevanza dal punto di vista delle indagini, ma che pone un serio problema di opportunità e riguarda la notizia della partecipazione del procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, che sta indagando sull'omicidio di Youns El Boussettaoui, nell'ottobre 2020 ad un incontro elettorale della Lega a Legnano, in quel momento al ballottaggio;

   a parere dell'interrogante sono molteplici i dubbi che vengono proposti dall'inchiesta giornalistica di Repubblica sulla gestione della citata indagine da parte della procura di Pavia ed è necessario intervenire per chiarire ogni zona d'ombra in questa terribile vicenda anche per rispetto alla vittima e ai suoi familiari –:

   di quali ulteriori elementi sia a conoscenza la Ministra interrogata e se intenda promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa, alla luce dei fatti e delle circostanze emerse dall'inchiesta giornalistica del quotidiano La Repubblica.
(4-10659)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti – dopo avere premesso che «...un'inchiesta de la Repubblica pubblicata il 7 e l'8 novembre 2021 solleva dubbi per la presenza di alcuni punti oscuri nell'indagine condotta dalla Procura di Pavia e che vede coinvolto Massimo Adriatici, ex assessore della Lega che il 20 luglio 2021 ha sparato e ucciso il 38enne magrebino Youns El Boussettaoui...» – domandano alla Ministra della giustizia «...di quali ulteriori elementi sia a conoscenza... e se intenda promuovere iniziative ispettive presso gli Uffici Giudiziari di cui in premessa, alla luce dei fatti e delle circostanze emerse dall'inchiesta giornalistica del quotidiano La Repubblica...».
  Al riguardo occorre immediatamente mettere in risalto che il procedimento penale avviato nei confronti dell'Adriatici Massimo in relazione all'episodio sopra tratteggiato pende nella fase delle indagini preliminari, caratterizzata dallo svolgimento di plurimi accertamenti istruttori, alcuni dei quali ancora in corso e coperti dal segreto investigativo.
  Venendo ai punti specificamente affrontati nell'atto di sindacato ispettivo, bisogna rilevare, con riferimento all'esame autoptico e in particolare all'omesso avviso del compimento dello stesso alle persone offese, che nell'immediatezza dei fatti i carabinieri di Voghera dapprima comunicavano al Pubblico Ministero procedente l'assenza di familiari della vittima in Italia, salvo rettificare siffatta circostanza in seguito alla presentazione spontanea di questi ultimi in caserma. Appreso ciò, la parte pubblica invitava senza ritardo le persone offese a partecipare con tecnici di loro fiducia alla redazione della consulenza autoptica.
  In relazione alla raccolta di informazioni testimoniali da persone con le quali l'Adriatici Massimo si era trattenuto sul luogo e nell'immediatezza dei fatti, si è provveduto, al fine di permettere una valutazione completa dell'attendibilità delle suddette persone, ad estrapolare da un video alcune frasi proferite in quel contesto; tali persone risultano poi essere state escusse più volte, anche in sede di incidente probatorio innanzi al Gip del tribunale di Pavia.
  Quanto alla conversazione tra l'Adriatici Massimo e alcuni funzionari di polizia giudiziaria chiamati ad effettuare i rilievi, essa ha avuto luogo subito dopo il fatto, ossia alle ore 23 circa del 20 luglio 2021, come da videoripresa acquisita, mentre il Pubblico Ministero di turno è stato avvisato dell'occorso alle ore 0.44 del 21 luglio 2021. Va in proposito chiarito che alle ore 23.11 del 20 luglio 2021 l'Adriatici Massimo, non ancora tratto in arresto, è stato condotto in caserma a bordo dell'autovettura dei carabinieri; il decesso dell'El Boussettaoui Youns è avvenuto alle successive ore 23.40 del 20 luglio 2021. Solo in seguito, come si è innanzi posto in evidenza, è stato avvisato il Pubblico Ministero di turno, il quale ha richiesto che i carabinieri di Pavia prestassero ausilio ai carabinieri di Voghera.
  Per quanto concerne il munizionamento utilizzato dall'Adriatici Massimo, deve essere ricordato che all'indagato è stato contestato il reato previsto e punito dall'articolo 4 della legge n. 895 del 1967 – porto di munizionamento da guerra –, anche se i primi accertamenti tecnici eseguiti sembrerebbero escludere la natura di munizioni da guerra dei proiettili in questione; sono comunque in corso ulteriori approfondimenti tecnici e istruttori.

  Infine, quanto alla circostanza del pedinamento dell'El Boussettaoui Youns ad opera dell'Adriatici Massimo, va segnalata che la stessa è stata riferita dall'indagato al Pubblico Ministero, e segnatamente al procuratore capo facente funzione, nell'interrogatorio del 21 luglio 2021. Il medesimo procuratore capo facente funzione, non coassegnatario del procedimento penale avviato nei confronti dell'Adriatici Massimo, ha precisato di avere partecipato in data 1° ottobre 2020 a un incontro (organizzato senza riferimenti ad alcun partito politico) sui temi della legalità, dell'antimafia e della trasparenza organizzato in Legnano nella Villa Sant'Uberto cui prendeva parte, tra gli altri, il candidato sindaco della lista civica «Toia Sindaco». In questa evenienza il procuratore capo facente funzione veniva invitato a riferire in merito alla sua pregressa esperienza di sostituto procuratore della Procura della Repubblica presso il tribunale di Milano – D. D. A. – durante la quale aveva svolto importanti indagini di criminalità organizzata in quel territorio (con peculiare riferimento alle infiltrazioni ivi della ‘ndrangheta e in particolare della ‘ndrina Farao Marincola di Ciro) ottenendo significativi risultati anche dal punto di vista dell'aggressione ai patrimoni di illecita provenienza.
  Ad ulteriore dimostrazione dell'impegno e dello scrupolo con i quali sono state condotte le indagini in relazione all'omicidio dell'El Boussettaoui Youns ad opera dell'Adriatici Massimo va ricordato che nel corso delle stesse: sono stati redatti 32 verbali di sommarie informazioni rese da 25 persone diverse; sono state estese dai carabinieri di Voghera 72 annotazioni di polizia giudiziaria; sono stati acquisiti i filmati di 13 diversi sistemi di videosorveglianza; sono state eseguite 6 consulenze tecniche, di cui 2 a norma dell'articolo 360 del codice di procedura penale inerenti accertamenti tecnici irripetibili rispettivamente di natura medico legale e tossicologica (consulenza collegiale) e balistica, e 4 ai sensi dell'articolo 359 del codice di procedura penale, di natura psichiatrica, neurologica, informatica e sulle dinamiche psicologiche dello sparo; è stato interrogato 2 volte l'indagato; sono stati escussi 2 testimoni in sede di incidente probatorio innanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pavia (in attesa di escutere un terzo testimone, rientrato nel frattempo nel Paese di origine).
  All'esito di questa complessa e articolata attività investigativa il Pubblico Ministero decideva di elevare contestazione nei confronti dell'Adriatici Massimo in relazione al reato di eccesso colposo in legittima difesa (articoli 52, 55 e 589 del codice penale), imputazione pienamente condivisa anche dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pavia.
  Ne discende, alla luce di tutti gli elementi sinora passati analiticamente in rassegna, che al momento non sembra possibile individuare spazi per l'avvio da parte di questo Dicastero di «...iniziative ispettive...» a carico dell'autorità giudiziaria di Pavia, in assenza di riscontrate anomalie nell'operato della stessa con riferimento alla vicenda indicata nell'atto di sindacato ispettivo.
  

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia di Reggio Emilia una cinquantina di richiedenti asilo, su un totale di 800/900, avendo trovato un'occupazione regolare hanno perso i requisiti dell'accoglienza e, quindi, l'assegno giornaliero di 34,80 euro con cui le cooperative sociali fornivano loro vitto, alloggio e pocket money per le piccole spese;

   la prefettura locale, che ha compiuto i controlli a partire dal mese di agosto 2021 per periodi anche molto antecedenti l'inizio di attività lavorative o prestazioni saltuarie da parte dei richiedenti asilo, ha chiesto loro la restituzione degli arretrati, arrivando a chiedere somme che oscillano tra i 20 e i 50 mila euro, che i debitori non possono certamente pagare dal momento che è sufficiente superare il reddito annuo di 5.983,64 euro lordi, corrispondente all'assegno sociale minimo, per essere esclusi dal progetto d'accoglienza e dal relativo sussidio;

   anche con pochi mesi di lavoro precario e mal retribuito, ma regolare, si supera facilmente tale limite incappando nella tagliola che in primo luogo determina la perdita dell'alloggio. Tale sistema finisce per incentivare il lavoro nero, il sovraffollamento in abitazioni abusive o senza un valido contratto di locazione, l'illegalità e il degrado nei territori;

   numerose associazioni del territorio, insieme alle cooperative sociali direttamente impegnate nei progetti di accoglienza straordinaria, hanno denunciato tale situazione che costringe i migranti a ritrovarsi senza un alloggio e a ripagare il costo intero del progetto di accoglienza e non solo il pocket money e il vitto direttamente versato al beneficiario;

   tale provvedimento a carico dei richiedenti asilo che avrebbero perso i requisiti dell'accoglienza è stato deciso in base all'articolo 23 del cosiddetto decreto accoglienza che prevede tra i requisiti che determinano la revoca delle condizioni di accoglienza l'accertamento da parte del prefetto della disponibilità da parte del richiedente di mezzi economici sufficienti;

   l'articolo 14 dello stesso decreto prevede che la valutazione dell'insufficienza dei mezzi di sussistenza che dà diritto allo Spras è effettuata con riferimento all'importo annuo dell'assegno sociale;

   tale normativa, a parere dell'interrogante, penalizza proprio coloro che sono riusciti a integrarsi meglio nella società; sono quei casi nei quali i progetti d'accoglienza sono andati a buon fine;

   la perdita dell'alloggio poi rappresenta un grande problema per gli stranieri che restano in Italia perché trovare un alloggio o una casa in affitto è sempre più difficile vista anche l'emergenza abitativa che si vive in molte città italiane, Reggio Emilia inclusa, e la prefettura di Reggio Emilia non ha avuto esitazioni nel mettere alla porta chi ha deciso di costruirsi una vita in quella città, creando le premesse per nuove povertà abitative;

   a parere dell'interrogante, il richiedente asilo dovrebbe poter uscire dal progetto di accoglienza solo nel momento in cui gli sia possibile avere una sistemazione abitativa adeguata e sicura e la limitazione delle misure assistenziali dovrebbe essere graduale, in linea con l'orientamento dell'Unione europea che si pone fra i suoi obiettivi che nessuno debba lasciare un'istituzione (in questo caso la struttura di accoglienza) senza che gli sia offerto un alloggio adeguato –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda adottare affinché venga previsto un percorso di accompagnamento all'uscita dai sistemi di accoglienza individuato in base ai bisogni e alle risorse di ognuno, affinché il richiedente asilo esca dal progetto in modo graduale e solo nel momento in cui gli sia possibile avere un alloggio adeguato e sicuro;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché si giunga alla sospensione immediata delle ingiunzioni di pagamento di cui in premessa.
(4-10879)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si osserva preliminarmente che la normativa vigente prevede la possibilità per il titolare di un permesso di soggiorno per richiesta di asilo di svolgere attività lavorativa, trascorsi sessanta giorni dalla presentazione della domanda di protezione internazionale (articolo 22, decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142).
  Il richiedente protezione internazionale che ha formalizzato la domanda e che risulta privo di mezzi sufficienti a garantire una qualità di vita adeguata per il sostentamento proprio e dei propri familiari, ha accesso, con i familiari, alle misure di accoglienza. La valutazione dell'insufficienza dei mezzi di sussistenza è effettuata dalla prefettura con riferimento all'importo annuo dell'assegno sociale.
  In caso di «accertamento della disponibilità da parte del richiedente di mezzi economici sufficienti», il prefetto della provincia in cui hanno sede le strutture dispone, con proprio motivato decreto, la revoca delle misure d'accoglienza, mentre «il richiedente è tenuto a rimborsare i costi sostenuti per le misure di cui ha indebitamente usufruito» (articolo 13, decreto legislativo cit.).
  Tali disposizioni sono in linea con quanto previsto dalla normativa europea, secondo cui «gli Stati membri possono ridurre o revocare le condizioni materiali di accoglienza qualora un richiedente abbia occultato risorse finanziarie, beneficiando in tal modo indebitamente delle condizioni di accoglienza» articolo 20, paragrafo 3, Dir. 2013/33/UE del 26 giugno 2013). Inoltre, «qualora emerga che un richiedente disponeva di mezzi sufficienti ad assicurarsi le condizioni materiali di accoglienza e l'assistenza sanitaria all'epoca in cui tali esigenze essenziali sono state soddisfatte, gli Stati membri possono chiedere al richiedente un rimborso» (articolo 17, paragrafo 5, Dir. Cit).
  Per quanto concerne, in particolare, il caso segnalato nell'interrogazione, la prefettura di Reggio Emilia ha assicurato di aver svolto l'attività di monitoraggio e controllo delle strutture di accoglienza presenti nel territorio della provincia attenendosi alla normativa vigente e alle direttive ministeriali impartite in materia.
  L'importanza dell'attività di controllo è stata, in particolare, evidenziata dalla direttiva del Ministro dell'interno del 27 febbraio 2020, con cui i prefetti sono stati invitati a intensificare tali attività.
  Nel gennaio 2021 è stato istituito un nucleo ispettivo interistituzionale coordinato dalla prefettura di Reggio Emilia che – con il concorso della questura, del comando provinciale dei vigili del fuoco, dell'azienda sanitaria locale e dell'ispettorato territoriale del lavoro – effettua, con cadenza periodica e senza preavviso, i controlli nei centri di accoglienza straordinaria (Cas), al fine di verificare la congruità quantitativa e qualitativa dei servizi e beni forniti ai beneficiari.
  Come evidenziato dalla citata direttiva del Ministro dell'interno, l'attività di controllo non è finalizzata esclusivamente ad accertare la piena esecuzione della prestazione da parte dei gestori, ma riguarda tutti gli aspetti dell'accoglienza, tra cui la sussistenza dei requisiti soggettivi, che rappresentano un elemento essenziale per la corretta gestione delle risorse economiche impiegate.
  L'esame della sussistenza dei requisiti soggettivi degli ospiti, inoltre, assume particolare rilievo alla luce della deliberazione della Corte dei conti n. 3/2018/G del 7 marzo 2018, con cui è stato raccomandato di evitare l'accoglienza indistinta, ove non ci sia più il titolo, al fine di non gravare con ulteriori oneri finanziari sul bilancio dello Stato.
  Atteso che in occasione delle visite ispettive si è riscontrato spesso che gli ospiti non erano presenti nelle, strutture perché impegnati in attività lavorative, è sorta l'esigenza di procedere a un controllo dei redditi percepiti dai beneficiari, per verificare il requisito dell'insufficienza dei mezzi di sussistenza.
  A tal fine, è stato coinvolto il Comando provinciale della Guardia di finanza che, partendo dall'elenco dei codici fiscali, ha restituito l'esame dei redditi annui percepiti da 684 ospiti dei Cas, a partire dal 2019 a oggi.
  Dopo aver condotto ulteriori verifiche per attualizzare l'analisi, la prefettura di Reggio Emilia ha dato priorità, nell'espletamento dell'attività istruttoria, a coloro che già nel 2019 percepivano il reddito soglia, sia nell'ottica del recupero della maggior somma indebitamente erogata ai danni dello Stato, sia per attestare la continuità lavorativa dei beneficiari stessi.
  All'esito dell'istruttoria, un numero elevato di beneficiari è risultato titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato da diversi anni, di apprendistato professionalizzante, con durate comprese tra i diciotto e i trenta mesi in alcuni casi, oppure di plurimi contratti di lavoro a tempo determinato, rinnovati e prorogati alla scadenza, tanto da comprovare una continuità sufficiente per revocare le misure di accoglienza.
  Nel periodo compreso tra agosto e dicembre 2021, sono stati avviati 162 procedimenti.
  Con riferimento ai procedimenti conclusi, la prefettura di Reggio Emilia sta adottando non solo il provvedimento di revoca delle misure di accoglienza, ma anche il provvedimento di ingiunzione di pagamento della somma pari al costo lordo pro-capite della convenzione in essere e successive rinegoziazioni con l'ente gestore, a partire dal momento del superamento della soglia dell'assegno sociale e fino all'adozione del provvedimento di revoca.
  Con riferimento alla richiesta di sospendere le revoche dell'accoglienza e le ingiunzioni di pagamento – contenuta nell'interrogazione – la prefettura di Reggio Emilia ha precisato che, come emerge chiaramente dal dettato normativo del citato articolo 23 del decreto legislativo n. 142 del 2015, i provvedimenti in questione si configurano come atti dovuti.
  Va anche evidenziato che la prefettura di Reggio Emilia, consapevole delle criticità alloggiative che i provvedimenti in questione avrebbero comportato sui destinatari, ha manifestato agli enti gestori la possibilità di utilizzare gli appartamenti formalmente adibiti a Cas, ma attualmente non occupati, per accogliere – ovviamente senza oneri a carico dell'erario – i richiedenti asilo le cui misure di accoglienza sarebbero state revocate.
  Tale possibilità è stata rappresentata anche durante l'incontro appositamente tenutosi in prefettura il 7 ottobre 2021, su richiesta del direttore generale di Confcooperative, cui hanno partecipato anche il presidente della provincia, il sindaco e l'assessore al bilancio e
welfare del comune di Reggio Emilia, oltre che i presidenti delle cooperative che gestiscono i servizi di accoglienza.
  In quella sede, il prefetto da un iato ha illustrato dettagliatamente le norme cui si sta dando applicazione – riscontrando piena condivisione da parte dei presenti – dall'altro ha offerto il proprio supporto alle cooperative e agli enti locali per gestire gli effetti delle revoche delle misure di accoglienza, rinnovando l'invito a utilizzare gli appartamenti attualmente non occupati dai beneficiari del progetto. A tale proposito, il presidente della provincia e il sindaco hanno manifestato la propria disponibilità a individuare percorsi alternativi per i richiedenti asilo che, pur avendo un reddito superiore a quello necessario per rimanere nel progetto di accoglienza, dovessero rappresentare difficoltà ad autosostenersi.
  La prefettura di Reggio Emilia, quindi, ha cercato di contemperare la necessità di contenere gli effetti che l'attività intrapresa avrebbe avuto, con l'indifferibile esigenza di esercitare a pieno la propria funzione di monitoraggio e controllo dei Cas, conferita dalla legge e costantemente evidenziata dalle circolari ministeriali, in un settore in cui vengono in rilievo importanti profili di responsabilità erariale, viste le ingenti risorse pubbliche erogate.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   FRATOIANNI, ORFINI, SARLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il direttore dell'ufficio scolastico regionale (Usr) per il Lazio il 20 dicembre 2021 ha emanato una nota avente a oggetto «istituzioni scolastiche occupate»;

   nella nota, inviata alle istituzioni scolastiche statali secondarie di secondo grado del Lazio, si fa riferimento alle occupazioni studentesche che si sono verificate in questo periodo nelle scuole del Lazio come violazione del diritto costituzionale all'istruzione;

   il direttore dell'Usr ha dunque invitato i destinatari della nota, in caso di occupazione, a denunciare formalmente il reato di interruzione del pubblico servizio e a chiedere lo sgombero dell'edificio, avendo cura di identificare, nella denuncia, quanti più studenti occupanti possibile;

   le occupazioni vengono definite come azioni estreme illegali, gravi e inutili richiamando una non meglio precisata disponibilità al dialogo, patto che le richieste non giungano da studenti coinvolti nelle occupazioni;

   gli studenti che hanno occupato le scuole vengono definiti indistintamente come vandali che danneggiano arredi e dotazioni e che hanno sottratto alimenti e monete dai distributori; sono accusati di aver rubato nei bar interni, di essere consumatori di «bevande che potrebbero diminuire i livelli di attenzione», mentre sono intenti a creare «assembramenti su tetti privi di parapetto o in altri luoghi pericolosi e ordinariamente inaccessibili», e di aver assunto condotte volte all'inosservanza delle misure di prevenzione;

   infine, il direttore dell'Usr ha chiesto che al termine dell'occupazione chi è stato identificato risarcisca alle scuole la spesa per la sanificazione e per ogni eventuale danno, che si applichino nei confronti degli stessi le misure disciplinari previste dal regolamento interno di ciascuna scuola e che si tenga conto dell'occupazione nel determinare il voto in condotta di questi;

   a parere dell'interrogante, ancora una volta, alle espressioni di malcontento delle studentesse e degli studenti le istituzioni rispondono alzando muri e minacciando atti punitivi e ritorsivi come i provvedimenti disciplinari, l'invito all'identificazione, le denunce penali, l'integrale risarcimento di danni, a prescindere dalla verifica delle effettive responsabilità individuali;

   anche il tentativo di rappresentare le occupazioni come atti impositivi di una minoranza di studenti nei confronti di tutti gli altri significa sminuire la partecipazione alle occupazioni di questo autunno che ha visto partecipare un elevato numero di studenti e studentesse;

   il diritto allo studio viene negato ogni qualvolta vi è un'aula inagibile, un laboratorio chiuso, una classe sovraffollata, una famiglia che non può acquistare i libri di testo, e non certo dagli studenti in quei pochi giorni di occupazione che, a parere dell'interrogante, rappresenta lo strumento che una generazione utilizza per far sentire la propria voce, avanzare delle rivendicazioni, confrontarsi in momenti assembleari e praticare, collettivamente, modelli di scuola e di formazione alternativi e innovativi;

   la negazione del diritto allo studio avviene perché la scuola è afflitta da problemi oggettivi ed è oggetto da troppi anni di «tagli» al personale, mancanza di risorse, scarse dotazioni e infrastrutture spesso fatiscenti;

   in questi anni di pandemia, inoltre, la scuola si è retta quasi esclusivamente sulla buona volontà di insegnanti, personale amministrativo e studenti ed è in evidente difficoltà;

   la mobilitazione civile di questi mesi di studenti e studentesse dovrebbe essere ascoltata con maggiore interesse, perché fatta a difesa di un bene che gli stessi studenti ritengono prezioso e a cui non vogliono rinunciare e la risposta non può essere una sanzione disciplinare o la delazione –:

   se il Ministro non intenda adottare le iniziative di competenza affinché venga revocata la nota dell'ufficio scolastico regionale del Lazio sopra richiamata specialmente nelle parti in cui si invitano le scuole a identificare e denunciare gli studenti che partecipano alle occupazioni studentesche e a chiedere loro il risarcimento per i danni materiali eventualmente arrecati alle scuole, a prescindere dalla verifica delle effettive responsabilità individuali.
(4-11011)

  Risposta. — Onorevole Fratoianni, l'ufficio scolastico regionale per il Lazio, corrispondendo alla richiesta di fornire elementi al Ministero dell'istruzione ha, preliminarmente, riferito che il dialogo tra il medesimo e i rappresentanti democraticamente eletti dagli studenti nelle consulte provinciali, nonché con le associazioni rappresentative delle famiglie e dei consigli d'istituto, è sempre stato costante.
  Con specifico riferimento alle occupazioni studentesche, il direttore dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio ha comunicato di aver conferito con i dirigenti scolastici interessati prima, durante e dopo le occupazioni, chiedendo loro di dare massima attenzione alle istanze studentesche, concedendo assemblee o co-gestione dell'offerta formativa.
  Lo stesso direttore dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio aveva espresso la propria disponibilità al dialogo, manifestando di voler partecipare ad una eventuale assemblea per aprire un proficuo confronto con gli studenti.
  Quanto ai danni subiti dalle istituzioni scolastiche a seguito delle occupazioni, e quindi, dall'intera comunità scolastica, l'ufficio scolastico regionale per il Lazio ha rappresentato di aver prontamente avviato un monitoraggio per la quantificazione degli stessi.
  A tal proposito, la nota dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio, del 20 dicembre 2021, da Lei richiamata contiene, nella sostanza, l'esplicito riferimento al noto principio civilistico in base al quale chi ha causato un danno ingiusto è tenuto a risarcirlo (articolo 2043 c.c.).
  In ultimo, il direttore dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio ha manifestato di voler mantenere fermo l'impegno a proseguire il dialogo con i rappresentanti eletti degli studenti, con le associazioni rappresentative dei genitori, nonché con quelle rappresentanze scolaresche che lo chiederanno, per approfondire le ragioni del disagio sfociato nelle occupazioni, per illustrare le ragioni delle scelte sin qui compiute e per cercare insieme, per quanto possibile, nuove e migliori soluzioni in uno spirito di piena e proficua collaborazione.

Il Ministro dell'istruzione: Patrizio Bianchi.


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il segretario nazionale della Flc Cgil Francesco Sinopoli ha denunciato l'inopportuna anticipazione dei dati dell'Istat da parte del Ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta;

   sabato 29 gennaio 2022, con una nota stampa, il Ministro Brunetta ha infatti comunicato i dati della stima preliminare del Pil del 2021, annunciando che la crescita, presumibilmente, sarebbe stata del +6,5 per cento, definendolo un risultato strepitoso e aggiungendo che il quarto trimestre, su base congiunturale, dovrebbe segnare un +0,6 per cento rispetto al trimestre precedente;

   tali dati sono stati comunicati dall'Istat effettivamente solo lunedì 31 gennaio 2022, due giorni dopo le esternazioni del Ministro;

   a memoria dell'interrogante non sembra sia mai accaduto prima che un membro del Consiglio dei ministri anticipasse l'Istituto nazionale di statistica, con una precisione tale che potrebbe far sorgere il dubbio di una ingerenza gravissima rispetto all'autonomia e all'indipendenza che lo statuto dell'Istat e l'ordinamento prevedono;

   appare opportuno ricordare che l'autonomia e l'indipendenza del massimo produttore di statistiche ufficiali del Paese sono valori da promuovere e difendere costantemente e con fermezza e l'anticipazione diffusa a mezzo stampa dal Ministro per la pubblica amministrazione due giorni prima dell'uscita dei relativi dati Istat appare all'interrogante un episodio molto grave e si spera isolato –:

   se non intenda invitare i Membri del Governo ad astenersi in futuro da anticipazioni a mezzo stampa di dati di competenza dell'Istat al fine di non minare in alcun modo l'indipendenza dell'Istituto nazionale di statistica.
(4-11288)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si chiedono chiarimenti al Governo in ordine al comunicato stampa del 29 gennaio 2022 del sottoscritto col quale venivano comunicati i dati della stima preliminare del Pil del 2021.
  Al riguardo, ricordo che risalgono al 30 giugno le mie prime dichiarazioni pubbliche sulla possibilità per l'Italia di crescere oltre il 6 per cento del Pil nel 2021, dichiarazioni frutto dell'attenta analisi, da economista prima ancora che da Ministro del Governo Draghi, delle stime dei principali istituti di ricrea, rionali è internazionali.
  Esattamente un mese dopo, commentando i dati ISTAT sulla crescita nel secondo trimestre (+2,7 per cento, un tasso doppio rispetto al +1,3 per cento che attendevano gli analisti), sostenevo che l'Italia stesse vivendo «una vera e propria fase di boom economico».
  Il 10 settembre, in una nota stampa sui dati ISTAT sulla produzione industriale, ho ribadito che la crescita 2021 sarebbe potuta andare «oltre il +6 per cento» e il 29 ottobre, davanti al datò della crescita acquisita del +6,1 per cento certificato dall'Istat, ho rivendicato la fondatezza di quella previsione.
  Il 10 novembre, per la prima volta, intervenendo a un evento pubblico, ho affermato: «L'Italia è in boom economico, finiremo l'anno oltre il 6,2 per cento, forse al +6,5 per cento».
  Il 3 gennaio 2022, giorno in cui è stato reso noto l'indice PMI manifatturiero di IHS Markit che ha confermato la straordinaria resilienza della manifattura italiana, ho ribadito la mia convinzione. I dati – ho registrato in un comunicato stampa – «rafforzano la previsione di crescita del Pil per il 2021 al +6,3 per cento, anzi, potrebbero portarci in dono qualche ulteriore decimale: magari potremmo registrare una crescita della nostra economia al +6,4-6,5 per cento».
  Il concetto è stato da me nuovamente ripetuto il 13 gennaio 2022, a commento dei dati Istat su Pil e produzione industriale: «Se si dovesse registrare nell'ultimo trimestre del 2021 una crescita attorno al +1 per cento (rispetto al terzo trimestre 2021) dovremmo rivedere al rialzo, ancora una volta, le previsioni di crescita dell'economia italiana dal +6,3 per cento al +6,4 per cento o perfino al +6,5 per cento».
  Il 27 gennaio 2022 il Ministro dell'economia, Daniele Franco, è intervenuto al forum Telefisco 2022 e le sue parole sono state così riportate dalle agenzie di stampa: «Il 2021 è stato un anno di forte ripresa, anche i dati disponibili sul quarto trimestre sono positivi. Nel complesso la crescita annua dovrebbe avvicinarsi al 6,5 per cento. Per il 2022 le previsioni di consenso indicano una crescita superiore al 4 per cento».
  Le parole del Ministro Franco, con il dato del Pil al +6,5 per cento per il 2021, sono evidentemente sfuggite all'interrogante, ma no al sottoscritto e ai suoi consiglieri economici, che le hanno riprese tre giorni dopo nella nota stampa citata nel testo dell'interrogazione. Stesso numero, stessa prudenza del mio collega di governo: ho, infatti, ricordato che «presumibilmente» il Pil nel 2021 sarebbe cresciuto del +6,5 per cento e che il dato ufficiale sarebbe arrivato dall'Istat il lunedì successivo, come da calendario disponibile in chiaro sul sito dell'Istituto.
  La previsione sul quarto trimestre 2021, citata con il condizionale («... il quarto, su base congiunturale, dovrebbe segnare un +0,6 per cento rispetto al trimestre precedente»), discende, per coerenza matematico-statistica, da quella del +6,5 per cento su base annua. Una previsione improntata a realistico ottimismo, visto che il 21 gennaio la Banca d'Italia aveva già diffuso nel bollettino economico la sua stima per il quarto trimestre, pari a +0,5 per cento.
  Ne discende che la tesi sostenuta nell'interrogazione è destituita di ogni fondamento.

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   LICATINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in alcuni paesi siciliani la presenza di passaggi a livello ferroviari rende poco agevole il traffico veicolare e causa forti disagi alla viabilità;

   risale a circa due anni fa la notizia dell'individuazione di risorse per dare concreta attuazione al Protocollo di intesa sottoscritto tra regione siciliana e Rete ferroviaria italiana, per rendere più veloci i collegamenti stradali in Sicilia, eliminando venti passaggi a livello sulle linee ferroviarie dell'isola, tra cui quello del comune di Santa Flavia sulla tratta Palermo-Messina ubicato al chilometro 15+524;

   l'intervento, infatti, rientra nel perimetro previsto dal Protocollo d'intesa sottoscritto il 13 dicembre 2019, per la realizzazione delle opere di viabilità alternativa;

   con la realizzazione dell'anello ferroviario di Palermo, inoltre, si verificherà un significativo aumento delle corse sulla tratta Palermo-Cefalù, la quale include il transito dal passaggio a livello di Santa Flavia;

   verosimilmente, ci si attende un peggioramento dei disagi già sofferti dalla comunità flavese in termini di viabilità e sicurezza stradale e un ulteriore aggravamento del traffico automobilistico che, già di per sé, provoca frequenti rallentamenti per le strade;

   l'importo economico per la soppressione del passaggio a livello de quo, stimato in 67 milioni di euro nella fase di sottoscrizione del protocollo, potrebbe subire un incremento che ancora, però, non è stato definito a causa di modifiche da apportare per far fronte alle esigenze di mobilità del comune, nonché agli adeguamenti di caratteri tecnici legati anche alla presenza del Parco Archeologico dell'antica città di Solunto;

   ciò evidentemente, comporterà disagi, lungaggini burocratiche connesse soprattutto al reperimento dei nuovi fondi e, ancora una volta, opere mai effettuate –:

   se alla luce delle considerazioni esposte, il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di accelerare la risoluzione di tale impasse per garantire una maggiore efficienza nell'azione amministrativa, dal momento che la stipula del protocollo risale a due anni fa, ma poco o nulla è stato compiuto.
(4-10775)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede l'adozione di iniziative per accelerare l'iter relativo all'eliminazione del passaggio a livello ubicato nel comune di Santa Flavia, lungo la tratta ferroviaria Palermo-Messina.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla Direzione generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie e dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, si rappresenta quanto segue.
  Il protocollo d'intesa sottoscritto nel dicembre 2019 tra la società Rete ferroviaria italiana (RFI) e la regione siciliana prevede la progettazione e la realizzazione delle opere sostitutive per la soppressione di 20 passaggi a livello distribuiti sul territorio regionale, per un importo complessivo di 67 milioni di euro.
  Per la realizzazione dell'opera sostitutiva del passaggio a livello presso il comune di Santa Flavia, il progetto di fattibilità tecnica ed economica — già condiviso con i territori e sviluppato anche sulla base del parere favorevole espresso dal comune di Santa Flavia in data 17 marzo 2021 — è stato completato nel mese di gennaio 2022 e inviato alla Soprintendenza insieme al piano operativo delle indagini archeologiche per il parere di competenza.
  Acquisito detto, parere Rfi avvierà la progettazione definitiva e si procederà all'indizione della Conferenza di servizi decisoria per l'approvazione del progetto entro il prossimo mese; di ottobre.
  L'avvio dei lavori è previsto entro la fine del 2023.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   LOMBARDO e MURONI. — Al Ministro del turismo, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) è un ente storico e patrimonio del Paese; a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1o giugno 1948, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per gli affari esteri, l'associazione è ente morale ed è stata riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40;

   l'Associazione ha la finalità di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la rete della International Youth Hostel Federation, di cui l'Italia è Paese membro qualificato;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'Aig: il Ministro del turismo, rispondendo a diversi atti di sindacato ispettivo ha ribadito che intende «individuare ogni ulteriore soluzione utile a livello normativo, che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'Associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo»; il Ministro delle politiche giovanili, rispondendo all'interrogazione n. 4-09793, ha sottolineato di aver espresso parere favorevole alle norme presentate con una riformulazione tesa a un maggiore coinvolgimento del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale; analoghe risposte sono state date dal Governo, intervenendo alla Camera, ad altri atti di sindacato ispettivo (interpellanza n. 2-01285) del primo firmatario del presente atto; la Camera ha poi approvato l'ordine del giorno 9/2305/99;

   le forze politiche del Parlamento hanno a più riprese presentato emendamenti che non hanno tuttavia trovato spazio in sede di conversione dei decreti-legge, nonostante i pareri favorevoli del Ministro del turismo e delle politiche giovanili;

   il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale: la grave crisi economica che ha colpito l'Italia a causa del Covid-19 rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo –:

   quali chiarimenti il Governo, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociale dell'Ente e il livello occupazionale.
(4-11396)

  Risposta. — Faccio presente, in via preliminare, in relazione a quanto argomentato dall'interrogante in ordine alle vicende dell'Associazione italiana per gli alberghi della gioventù, che la situazione in cui versa l'Ente mi è nota:

   l'Aig è un ente no-profit che promuove un turismo etico e sostenibile; rappresenta una importante catena ricettiva; è stato incluso tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu fra gli enti di sviluppo sociale; ha un patrimonio di 22 milioni di euro e 200 posti di lavoro a rischio;

   l'AIG, attualmente sottoposta alla procedura fallimentare del Tribunale di Roma n. 492/2019, oggetto di ricorso dinanzi alla Corte di cassazione, può costituire un'importate risorsa del settore turistico, considerando la sua attività tesa alla promozione del turismo giovanile (mediante ostelli per la gioventù), e al miglioramento morale, culturale e fisico dei giovani.

  Al fine di risolvere le problematiche dell'Aig, con specifico riferimento ai profili di competenza del mio Ministero, ho dato mandato ai miei Uffici di esprimere parere favorevole in merito ad alcuni emendamenti relativi alla salvaguardia di tale Ente (purtroppo successivamente non approvati) presentati:

   dal deputato Comaroli (emendamento n. 45.04), all'interno dei lavori riguardanti l'A.C. 3354 – concernente la conversione del decreto-legge 6 novembre 2021 n. 152, recante disposizioni attuative del PNRR – che prevedeva, al termine della procedura fallimentare in corso, la costituzione di una nuova associazione, con analogo oggetto e medesime finalità;

   dal senatore Ripamonti (emendamento n. 121.0.6) nell'ambito dei lavori riferiti all'A.S. 2448 – relativi all'approvazione del disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» – che prevedeva che, previa ricognizione da parte del Ministero del turismo dei beni residui dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù, l'Aig, fosse costituito, senza oneri per la finanza pubblica, come ente pubblico non economico, vigilato dal Ministero medesimo.

  Anche nell'ambito dei lavori riguardanti l'A.S. 2505 riguardanti la conversione del decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4, recante «Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi del settore elettrico», ha espresso parere favorevole in ordine alle proposte emendative n. 3.0.92. della senatrice Binetti, 3.0.93 della senatrice Rizzotti, 3.0.94 del senatore Pittella e 3.0.95 della senatrice Faggi, che, seguendo precedenti iniziative che andavano nella medesima direzione, prevedono la soppressione dell'Aig e la costituzione di un nuovo ente pubblico economico, con la nomina di un Commissario straordinario che gestisca la fase di transizione tra i due enti.
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   LONGO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù è ente storico e patrimonio del Paese ed è stata costituita con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del commissario straordinario dell'Ente nazionale industrie turistiche, della direzione generale del turismo, del commissario nazionale della gioventù italiana, con un apporto economico iniziale da parte dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'Associazione è ente morale, a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per gli affari esteri e della cooperazione internazionale, nonché è riconosciuta quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   inoltre, l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la medesima rete della International Youth Hostel Federation;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig);

   il Ministro del turismo, rispondendo a diversi atti di sindacato ispettivo, tra cui l'interrogazione n. 4-09762 ha ribadito che intende «individuare ogni ulteriore soluzione utile a livello normativo, che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo»;

   da ultimo, il Ministro delle politiche giovanili, rispondendo all'interrogazione n. 4-09793, ha sottolineato di aver espresso parere favorevole alle norme presentate, con una riformulazione tesa ad un maggiore coinvolgimento del Dipartimento per le politiche giovanili ed il Servizio civile universale;

   analoghe risposte sono state date dal Governo, intervenendo in Aula alla Camera, in risposta all'interpellanza n. 2-01285 e all'interrogazione n. 3-02654;

   la Camera ha accolto l'ordine del giorno 9/2305/99;

   tutte le forze politiche, sia alla Camera che al Senato, a più riprese, hanno presentato analogo emendamento che non ha tuttavia trovato spazio in conversione dei decreti emergenziali, nonostante i pareri favorevoli del Ministero del turismo e del Ministro delle politiche giovanili;

   il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale;

   la gravissima crisi economica che ha colpito l'Italia a causa del COVID-19 rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   se e quali iniziative tempestive il Governo ritenga di adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociale dell'ente ed il relativo livello occupazionale.
(4-11422)

  Risposta. — Faccio presente, in via preliminare, in relazione a quanto argomentato dall'interrogante in ordine alle vicende dell'Associazione italiana per gli alberghi della gioventù, che la situazione in cui versa l'Ente mi è nota:

   l'Aig è un ente no-profit che promuove un turismo etico e sostenibile; rappresenta una importante catena ricettiva; è stata inclusa tra le organizzazioni non governative segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale; ha un patrimonio di 22 milioni di euro e 200 posti di lavoro a rischio;

   l'Aig, attualmente sottoposta alla procedura fallimentare del Tribunale di Roma n. 492/2019, oggetto di ricorso dinanzi alla Corte di cassazione, può costituire un'importate risorsa del settore turistico, considerando la sua attività tesa alla promozione del turismo giovanile (mediante ostelli per la gioventù), e al miglioramento morale, culturale e fisico dei giovani.

  Al fine di risolvere le problematiche dell'Aig, con specifico riferimento ai profili di competenza del mio Ministero, ho dato mandato ai miei uffici di esprimere parere favorevole in merito ad alcuni emendamenti relativi alla salvaguardia di tale ente (purtroppo successivamente non approvati) presentati:

   dal deputato Comaroli (emendamento n. 45.04), all'interno dei lavori riguardanti l'A.C. 3354 – concernente la conversione del decreto-legge 6 novembre 2021 n. 152, recante disposizioni attuative del Pnrr – che prevedeva, al termine della procedura fallimentare in corso, la costituzione di una nuova associazione, con analogo oggetto e medesime finalità;

   dal senatore Ripamonti (emendamento n. 121.0.6) nell'ambito dei lavori riferiti all'A.S. 2448 – relativi all'approvazione del disegno di legge recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» – che prevedeva che, previa ricognizione da parte del Ministero del turismo dei beni residui dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù, l'Aig, fosse costituito, senza oneri per la finanza pubblica, come ente pubblico non economico, vigilato dal Ministero medesimo.

  Anche nell'ambito dei lavori riguardanti l'A.S. 2505 riguardanti la conversione del decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4, recante «Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico», ho espresso parere favorevole in ordine alle proposte emendative n. 3.0.92 della senatrice Binetti 3.0.93 della senatrice Rizzotti, 3.0.94 del senatore Pittelli e 3.0.95 della senatrice Faggi, che, seguendo precedenti iniziative che andavano nella medesima direzione, prevedono la soppressione dell'Aig e la costituzione di un nuovo ente pubblico economico, con la nomina di un Commissario straordinario che gestisca la fase di transizione tra i due enti.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   MAGI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2014 la Russia ha annesso militarmente la Crimea in violazione del diritto internazionale, scatenando una guerra ibrida contro l'Ucraina con propaganda, minacce e ricatti attuati con la chiusura dei rubinetti del gas;

   nell'est dell'Ucraina, nel Donbass, è iniziata una campagna militare di aggressione, attuata da militari russi;

   sempre nel 2014 è stato firmato il protocollo di Minsk, senza ottenere risultati tangibili sul territorio, fino a nuovi accordi nel 2015 «MinskII»;

   malgrado gli accordi conclusi da Ucraina e Russia con la mediazione di Francia e Germania (il «Quartetto Normandia») e la supervisione dell'Osce, il conflitto è proseguito con una vera e propria guerra di trincea nel Donbass, che ha prodotto almeno 13.000 morti, 30.000 feriti, oltre 1 milione di sfollati;

   i separatisti che occupano e controllano militarmente il territorio sono stati indicati dal JIT-Joint Investigation Team, nel rapporto presentato il 28 settembre 2016, come esecutori materiali dell'abbattimento del volo Malesyan Airline MH17, dove il 17 luglio 2014 persero la vita 298 civili nei cieli dell'Ucraina: il più grave atto terroristico degli ultimi anni in Europa per numero di vittime;

   nel febbraio del 2020 cinque membri europei del Consiglio di sicurezza dell'ONU, Belgio, Francia, Polonia, Germania ed Estonia, hanno ammonito la Russia per il continuo non rispetto degli impegni assunti;

   l'Unione europea e l'Italia hanno sostenuto da sempre l'integrità territoriale dell'Ucraina e per questo sono state istituite sanzioni nei confronti della Russia, per reiterato mancato rispetto degli accordi. Il Parlamento europeo ha ripetutamente sottolineato la responsabilità del Cremlino nella mancata attuazione degli accordi;

   il 21 giugno 2021 il Consiglio europeo ha prorogato di un anno le sanzioni introdotte alla Russia in risposta all'annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli;

   dalla fine del 2021 oltre 100.000 soldati dell'esercito russo sono ammassati al confine dell'Ucraina e minacciano l'invasione del Paese che provocherebbe una guerra dalle conseguenze terribili e imprevedibili per l'intera Europa;

   in questo contesto, l'11 gennaio 2022, su RAI1, nell'edizione delle ore 20, è stato mandato in onda un servizio dal fronte, realizzato da Alessandro Cassieri, che dà voce a chi dice che sarebbe stato positivo che in Donbass accadesse come in Bielorussia, Crimea o Kazakistan, dove in pochi giorni l'esercito russo ha preso il potere o lo ha ridato a despoti locali. Nello stesso servizio si invitavano Biden e Putin a far cessare la guerra, senza specificare che c'è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l'Ucraina, che difende il proprio territorio e l'integrità del Paese;

   il 13 gennaio 2022, sempre su RAI1, nel telegiornale delle ore 20, è stato mandato in onda un ulteriore servizio di Cassieri, in cui, nuovamente, si è data voce agli aggressori e ai mercenari filorussi dalle loro trincee, senza mai citare l'aggressione in atto da quasi 10 anni, né che il Donbass è Ucraina, e associando il popolo ucraino a fascisti;

   questi servizi hanno prodotto la reazione immediata dell'ambasciatore dell'Ucraina in Italia, Yaroslav Melnyk, che ha scritto una lettera di protesta alla direttrice del telegiornale, Monica Maggioni, apparsa il giorno 14 gennaio 2022 sul sito dell'ambasciata e sui rispettivi profili social chiedendo informazione veritiera contro la propaganda di Mosca e auspicando che il servizio pubblico italiano non divenga megafono di menzogne –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per porre rimedio all'incidente occorso, ribadendo la vicinanza del nostro Paese all'Ucraina, in linea con la posizione assunta dall'Unione europea.
(4-11176)

  Risposta. — L'Italia segue con preoccupazione la situazione nell'Ucraina orientale e incoraggia lo svolgimento di ogni passo finalizzato a ridurre le tensioni tra Kiev e Mosca.
  Il 26 gennaio 2022, in un incontro alla Farnesina con l'Ambasciatore d'Ucraina in Italia, Yaroslav Melnyk, ho ribadito con assoluta fermezza la consolidata posizione italiana a sostegno dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina. Si tratta di una posizione assunta sin dal 2014 e riaffermata in coordinamento con
partner e alleati, oltre che in seno al Consiglio d'Europa e all'Osce. In questa occasione ho ricordato anche la mia partecipazione al vertice della Piattaforma Crimea a Kiev ad agosto 2021 e ho ribadito come in ambito Nato e Unione europea prosegua un intenso coordinamento, con l'obiettivo di definire una risposta a Mosca ferma e unitaria, in funzione di deterrenza, che sia al tempo stesso equilibrata, graduale e proporzionale.
  La
de-escalation e il dialogo restano la nostra priorità, per evitare il rischio che possano aprirsi scenari imprevedibili e drammatici. Ciò tenendo ben presente che la sicurezza dell'Ucraina è un tema cruciale che attiene alla sicurezza dell'Europa intera.
  Il 26 gennaio ho anche ricordato all'Ambasciatore Melnyk la sensibilità italiana verso la tutela e la promozione dei diritti umani, nel cui contesto resta inaccettabile e da censurare la prassi ucraina delle cosiddette «liste nere». Si tratta di quegli elenchi in cui vengono inclusi anche giornalisti e artisti italiani che, secondo Kiev, sarebbero entrati senza permesso in territori ucraini non controllati dal Governo e avrebbero a vario titolo alimentato la narrativa filo-russa.
  L'Italia è a favore della libertà di stampa e di informazione e sostiene il libero esercizio della professione di giornalista, senza riserve o eccezioni. Proprio nel pieno rispetto della libertà di stampa, dopo aver ricevuto le segnalazioni dell'Ambasciatore d'Ucraina in Italia, veicolate nella sua lettera alla direttrice del TG1 Monica Maggioni, abbiamo preso contatto con il giornalista della Rai Alessandro Cassieri, cui abbiamo rappresentato la disponibilità della Farnesina ad essere contattata e a fornire informazioni sulla posizione italiana nei riguardi della crisi ucraina.
  L'audizione svolta l'8 febbraio 2022 dal Ministro Di Maio di fronte alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Senato e Camera, insieme al Ministro della difesa Guerini, ne riporta in dettaglio i tratti principali.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   MOLINARI, TOMBOLATO, DONINA, MURELLI, MACCANTI, GIACOMETTI, PAOLIN, VALLOTTO, CAPITANIO, RIXI, BADOLE, COIN, SNIDER, CASSESE, PATELLI, BISA, RACCHELLA, ZORDAN, GASTALDI, BIANCHI, CAVANDOLI, PATASSINI, FOGLIANI, TOMASI, CESTARI, ALBERTO MANCA, COLMELLERE, VALBUSA, ANDREUZZA, LOLINI, FURGIUELE, PETTAZZI, MARCHETTI, DE MARTINI, SUTTO, BINELLI e VANESSA CATTOI. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il neo nominato presidente della Commissione Motorismo Storico degli Stati Generali del Patrimonio Italiane, Alberto Scuro, è intervenuto formalmente per una importante vicenda collegata al motorismo storico;

   si tratta di una richiesta indirizzata al principe Karim Aga Khan, nella sua veste di presidente dello Yacht Club Costa Smeralda, di ricevere informazioni sulla nave Destriero, il monoscafo in alluminio con carena a V, profondo con propulsione a idrogetti costruito dalla Fincantieri, che il 9 agosto 1992, percorse 3.106 miglia nautiche, senza rifornimento sull'Oceano Atlantico, da New York (faro di Ambrose Light) al faro di Bishop Rock nelle Isole Scilly in Inghilterra in 58 ore, 34 minuti e 50 secondi, alla velocità media di 53,09 nodi (98,323 chilometri orari), impiegando ventuno ore e mezza in meno del precedente record. La miglior distanza coperta nell'arco di 24 ore è stata di 1.402 miglia nautiche alla velocità media di 58,4 nodi;

   tale richiesta ha, tra le altre cose, la finalità di sensibilizzare il principe per sostenere una iniziativa di recupero;

   la Commissione Motorismo storico ha deciso di attivarsi dopo aver ricevuto una segnalazione secondo la quale il Destriero si troverebbe in stato di abbandono su una banchina lungo il fiume Weser nell'area dei cantieri Lurssen di Lemwerder (poco distante da Brema) in Germania;

   la commissione considera il Destriero un elemento del patrimonio italiano e vorrebbe avviare una iniziativa per restaurare e rendere fruibile la nave, arrivando anche a richiederne la dichiarazione di bene culturale da parte del Ministro della cultura –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogato intendano adottare al fine di riportare la nave Destriero nel nostro Paese, nonché per riconoscerne l'importanza come bene appartenente al nostro patrimonio culturale.
(4-11008)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si rappresenta quanto segue.
  In relazione alle iniziative che possano essere adottate da questo Ministero per riportare la nave
Destriero in Italia, al fine di riconoscerne l'importanza come bene appartenente al nostro patrimonio culturale, in primo luogo va sottolineato che dal punto di vista giuridico formale la sua uscita dal territorio italiano, e quindi l'attuale permanenza all'estero, appare perfettamente legittima, considerando che la stessa non necessitava di alcun titolo autorizzativo all'esportazione.
  Si evidenzia che la realizzazione del mezzo dovrebbe risalire al 1991, in epoca quindi troppo recente per rientrare nelle previsioni dell'articolo 11, comma 1, lettera
g) del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
  Al momento quindi, data la sua legittima presenza all'estero, non sussiste alcuna possibilità di sottoporre la nave a tutela, solo con il rientro della stessa in Italia, e se ne fosse dimostrato un interesse particolarmente importante «a causa del suo riferimento alla con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte, della scienza, della tecnica, dell'industria e della cultura in genere (...)» questa potrebbe essere sottoposta alle norme di tutela previste all'articolo 10, comma 3, lettera
d) del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
  Ciò non esclude che l'Amministrazione possa essere sensibile al valore culturale della nave (comunque ancora da argomentare adeguatamente) e che possa valutare di contribuire o partecipare a progetti di tutela e valorizzazione una volta riportata in Italia; finalità che potrebbe essere conseguita dalle associazioni e dagli appassionati mobilitati in difesa del cimelio nautico.
  

La Sottosegretaria di Stato per la cultura: Lucia Borgonzoni.


   MORETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno dell'immigrazione, già di per sé complesso e di difficile gestione, presenta ulteriori e gravi problematicità in relazione al fenomeno dei minori non accompagnati;

   in tale contesto preme segnalare come, a latere del fenomeno migratorio degli sbarchi e della loro conseguente gestione e impatto sul territorio, siano ripresi, negli ultimi mesi, gli arrivi via terra, in particolare nel nord-est del Paese, con il conseguente abbandono di un sempre maggiore numero di minori;

   da giorni, infatti, si susseguono notizie relative ad arrivi di profughi via terra, a bordo di Tir, l'ultima delle quali risale al 7 novembre 2021, nel territorio del Comune di Fossalta di Portogruaro e che riguarda il caso di 7 minori non accompagnati, presi in carico da polizia locale e servizi sociali dell'ente locale che, dopo l'identificazione, ha provveduto a farli trasferire al centro di accoglienza di Udine, al costo di 105 euro giornalieri ciascuno;

   la gestione di tale fenomeno, di nuovo in costante crescita, finisce col gravare sui comuni interessati per territorio, spesso di piccole dimensioni e con bilanci di portata finanziaria estremamente ridotta;

   infatti, il sistema di prima e seconda accoglienza gestito direttamente dal Ministero dell'interno e dalle prefetture gestisce solo una parte dei minori che devono essere assistiti, lasciando la rimanente parte e tutti i nuovi arrivi alla struttura di ospitalità dei comuni o convenzionati con essi, che li sostentano con proprie risorse finanziarie;

   il Ministero dell'interno eroga trimestralmente ai comuni, che ne facciano richiesta, per il tramite delle prefetture, un contributo giornaliero per ospite nella misura massima di 45,00 euro (Iva inclusa), che grava sul Fondo per l'accoglienza dei minori non accompagnati;

   tale importo è stato definito a seguito dell'intesa fissata nella seduta della Conferenza unificata del 10 luglio 2014 tra il Governo, le regioni e gli enti locali nell'ambito dei lavori relativi alla predisposizione del piano nazionale per fronteggiare l'emergenza immigrati;

   come rilevato anche dalla Corte dei conti nella relazione sulla gestione del Fondo, è importante sottolineare che i 45 euro di contributo statale, non sono riferiti a singole voci di spesa, ma costituiscono un sostegno omnicomprensivo per i comuni impegnati nell'accoglienza e vengono liquidati sulla base della presenza e del numero dei minori accolti ed assistiti;

   i comuni competenti, in presenza di nuovi arrivi, non sempre riescono ad individuare soluzioni di accoglienza in linea con gli standard finanziari messi a disposizione dal Ministero per il tramite del Fondo per l'accoglienza dei minori non accompagnati, sia per l'urgenza di provvedere a garantire assistenza al minore, sia per le differenze di costo e di offerta in rapporto alle differenti realtà territoriali;

   i costi aggiuntivi in capo ai piccoli comuni, comunque non coperti dal Fondo, sono spesso insostenibili per le piccole dimensioni degli enti locali e costringono le amministrazioni a dolorose variazioni di bilancio che spesso comportano una conseguente contrazione dei servizi;

   in ogni caso, anche i fondi provenienti dal Ministero vedono l'effettiva erogazione dopo mesi dalle delibere comunali e costringono spesso l'ente locale a importanti anticipazioni di cassa –:

   quali iniziative il Ministero intenda porre in essere per intervenire in sostegno dei comuni, soprattutto medi e piccoli, garantendo al contempo, tanto l'assistenza ai minori non accompagnati, quanto la sostenibilità finanziaria per gli enti locali, fornendo anche maggiori certezze in merito alla tempestività di tali interventi a favore dei comuni.
(4-10662)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato in esame, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante, prendendo spunto dal caso di 7 minori stranieri non accompagnati (Msna) rintracciati nei novembre 2021 nel comune di Fossalta di Portogruaro e trasferiti al centro di accoglienza di Udine, chiede quali iniziative il Ministero dell'interno voglia porre in essere per garantire la sostenibilità finanziaria in capo agli enti locali degli interventi di accoglienza.
  Per quanto riguarda il caso specifico si precisa che il 3 novembre 2021 7 minori stranieri non accompagnati sono stati rintracciati nel comune di Fossalta di Portogruaro nell'ambito di un'attività di Polizia volta al controllo del territorio e successivamente sono state attivate le procedure necessarie a garantire loro l'accoglienza in una struttura dedicata.
  Secondo i dati pubblicati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che cura il censimento e il monitoraggio delle presenze dei minori stranieri non accompagnati, alla data del 31 dicembre 2021 i Msna presenti nel territorio nazionale erano 12.284, di questi 978 si trovavano nella regione Friuli Venezia Giulia.
  L'accoglienza dei minori nella predetta regione è assicurata dalle strutture comunali non essendo attivi sui territorio centri di accoglienza per minori gestiti dal Ministero dell'interno o riferibili alla rete del Sistema di accoglienza integrazione (Sai).
  Per quanto riguarda, invece, gli aspetti economici connessi alla copertura dei relativi costi di gestione si evidenzia che il Ministero dell'interno, titolare del Fondo per l'accoglienza dei Msna, per il tramite delle prefetture, corrisponde ai comuni che ne facciano richiesta contributi nella misura massima di euro 45,00 giornalieri per minore.
  Come comunicato dalla Prefettura di Udine, i pagamenti vengono effettuati sulla base dei costi sostenuti per trimestre e dalle verifiche effettuate risulta che i contributi concessi sia nel 2020 che nel 2021 siano stati erogati non oltre i cinque mesi dal termine del relativo trimestre di riferimento.
  Risulta, inoltre, che qualora il contributo erogato dai Ministero dell'interno non sia sufficiente a coprire l'intera spesa sostenuta per l'accoglienza del minore, la regione Friuli Venezia Giulia interviene per rimborsare i costi restanti agli enti locali.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Dynamic Technologies di Attimis, azienda specializzata nella lavorazione di tubi metallici e altro per il settore automotive, ha comunicato un esubero di personale tra le 50/60 unità su 170 dipendenti, metà dei quali in cassa integrazione. La decisione ha spinto i sindacati, nelle scorse settimane, ad indire 8 ore di sciopero con presidio;

   le preoccupazioni dei lavoratori per il nuovo anno e per il medio periodo si sono concentrate, soprattutto, sull'assenza di investimenti «se non in minima parte che serviranno ad apportare qualche piccola miglioria ai processi produttivi e a contenere l'impatto ambientale dei processi stessi, ma che di certo non potranno essere sufficienti ad immaginare un futuro di rilancio per lo stabilimento anche in vista di una ripartenza del settore auto» come osservato anche dai sindacati;

   i lavoratori hanno, inoltre, evidenziato che dinanzi all'evolversi delle difficoltà economiche dell'impresa, la proprietà non ha mai posto in essere reali iniziative di rilancio aziendale, e anche quando è stata convocata l'atteggiamento assunto avrebbe fatto trapelare uno scarso attaccamento al territorio ed un sostanziale disinteresse per la sorte dell'attività e soprattutto dei dipendenti;

   i vertici dell'azienda, hanno giustificato le decisioni intraprese, asserendo che il costo del lavoro manuale, incidendo fortemente su prodotti a basso valore aggiunto, rende non economicamente conveniente continuare a produrre in Italia, evidenziando, inoltre, come la congiuntura economica del settore auto, principale mercato di riferimento, abbia provocato uno stato di crisi da cui, al momento, sembra difficile uscire;

   la Dynamic Technologies, azienda di Udine, leader a livello mondiale nella progettazione e nella produzione di sistemi per il trattamento dei fluidi e di componenti di precisione in alluminio per il settore automotive, occupava 500 dipendenti, è stata acquisita nel 2017 da Ardian North America Direct Buyouts. Contestualmente all'acquisizione, Ardian ha previsto anche la fusione con la partecipata statunitense Huron, specializzata nella progettazione e produzione di sistemi per il trattamento dei fluidi nel settore automobilistico. La realtà industriale che si sarebbe dovuta sviluppare dalla fusione, avrebbe dovuto creare un gruppo leader nella fornitura di componenti tubolari per il settore automotive, con stabilimenti produttivi in numerosi Paesi europei ed extraeuropei;

   in un momento di grave emergenza economica come quello che si sta vivendo, non si può neppure pensare di rinunciare ad un marchio da sempre strategico non solo per la produzione manifatturiera friulana, ma per l'intera filiera produttiva nazionale;

   occorre pertanto individuare, al più presto, delle misure che consentano nell'immediato la ripresa della produzione, anticipando le nuove necessità determinate dall'evoluzione del mercato e proteggendo al tempo stesso le competenze specializzate del territorio della provincia di Udine –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di assicurare la continuità produttiva e il mantenimento dei livelli occupazionali nello stabilimento Dynamic Technologies di Attimis.
(4-10858)

  Risposta. — L'atto di sindacato ispettivo richiama l'attenzione del Ministero sulla situazione occupazionale della Dynamic Technologies s.p.a. – sito di Attimis.
  L'azienda, fondata nel 1983 ad Attimis (Udine) come Raco, è specializzata nella deformazione di tubi metallici, della plastica sovrastampata e della manifattura di tubazioni flessibili per il settore
automotive e rappresenta certamente un'azienda leader a livello mondiale in tale comparto produttivo, nonché una realtà produttiva di eccellenza e di consolidata tradizione nel territorio friulano.
  La società, di proprietà di un fondo americano, ha confermato la sussistenza di un'eccedenza pari a 50/60 unità sullo stabilimento friulano, che conta circa 170 dipendenti.
  La regione Friuli Venezia Giulia, su richiesta di questo dicastero, ha rappresentato quanto segue.
  Le organizzazioni sindacali hanno coinvolto l'Amministrazione regionale, rappresentando il timore che la società possa delocalizzare la produzione presso il sito ungherese della società e hanno pertanto sollecitato l'apertura di un tavolo di confronto. Le istituzioni locali, unitamente a Confindustria Udine e alle organizzazioni sindacali, nell'interlocuzione con il
management locale, hanno sostenuto la necessità di individuare uno strumento di ammortizzatore sociale conservativo, che permetta, con una tempistica congrua, la gestione non traumatica di tale eccedenza anche attraverso l'attivazione di interventi di politica del lavoro mirati alla ricollocazione.
  Il 30 novembre 2021 si è tenuto il tavolo richiesto alla regione dalle organizzazioni sindacali alla presenza di tutte le parti coinvolte. In tale sede, il
management locale ha dichiarato di essere in attesa del via libera da parte della proprietà statunitense per un ricorso alla Cigs con causale di contratto di solidarietà per una durata fino a 24 mesi, percorso per cui sono stati da subito garantiti la condivisione e il sostegno delle parti sociali e delle istituzioni locali coinvolte.
  In data 15 dicembre 2021, vi è stata un'evoluzione positiva della vertenza: le parti hanno infatti sottoscritto un accordo prodromico all'utilizzo del contratto di solidarietà per 12 mesi (prorogabili per ulteriori 12) a decorrere dal 10 gennaio 2022, al fine di consentire l'attivazione, con il coinvolgimento della regione, di piani formativi di riqualificazione e contestualmente consentire ai lavoratori di avere il tempo per potersi ricollocare.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali — d'intesa con il Ministero della sviluppo economico — si farà parte attiva per seguire con estrema attenzione il confronto tra azienda e parti sociali, e per fornire il proprio contributo, se richiesto, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del sito della Dynamic Technologies s.p.a. di Attimis.

La Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Rossella Accoto.


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Giovanni Iannelli è morto il 7 ottobre 2019 a seguito delle gravissime lesioni procuratesi dopa una caduta avvenuta due giorni prima durante la gara ciclistica Under 23 organizzata dal G.S. Bassa Valle Scrivia, nei pressi di Molino dei Torti, in provincia di Alessandria; mentre stava correndo ad elevata velocità e si trovava a 200 metri dal traguardo, Iannelli ha sbattuto la testa contro lo spigolo non protetto di un cancello a bordo strada; il 3 marzo 2020 la Corte sportiva d'appello della Federazione ciclistica italiana (Fci), su reclamo del Team Hato Green Tea BeerCipriani e Gestrila di cui era corridore Iannelli, ha sanzionato con due ammende da 130 a 300 euro la società organizzatrice G.S. Bassa Valle Scrivia perché il tratto transennato era di 126 metri, anziché i 300 metri richiesti da regolamento per l'omologazione;

   per le soprammenzionate irregolarità, successivamente, il tribunale federale della Fci ha inflitto un'ammenda, con censura, di 1.000 euro alla G.S. Bassa Valle Scrivia e un procedimento di deferimento al presidente della società organizzatrice, al direttore e al vicedirettore di corsa;

   la procura di Alessandria ha richiesto al Gip l'archiviazione nel procedimento a carico dei tre organizzatori della corsa ciclistica indagati per omicidio colposo; la richiesta è stata poi accolta;

   Carlo Iannelli, padre del giovane ciclista morto, ha dichiarato al quotidiano «Libero» che «questo processo non si vuole, non si può e non si deve fare», sostenendo di aver «prodotto 8 faldoni di documenti sulle irregolarità del 5 ottobre e le “stranezze” successive, ma il tutto deve essere chiuso senza colpevoli, senza contraddittorio, perché è un caso politico. Quel giorno, come avvenuto, volevano che la gara partisse e finisse sotto il balcone del sindaco di Molino dei Torti» –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda valutare se sussistano i presupposti per intraprendere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione.
(4-10849)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante – dopo avere premesso che «... Giovanni Iannelli è morto il 7 ottobre 2019 a seguito delle gravissime lesioni procuratesi dopo una caduta avvenuta 2 giorni prima durante la gara ciclistica Under 23 organizzata dal G. S. Bassa Valle Scrivia, nei pressi di Molino dei Torti, in provincia di Alessandria; mentre stava correndo ad elevata velocità e si trovava a 200 metri dal traguardo, Iannelli ha sbattuto la testa contro lo spigolo non protetto di un cancello a bordo strada; il 3 marzo 2020 la Corte Sportiva di Appello della Federazione Ciclistica Italiana, su reclamo del Team Hato Green Tea Beer... di cui era corridore Iannelli, ha sanzionato con 2 ammende da 130 a 300 euro la società organizzatrice G. S. Bassa Valle Scrivia perché il tratto transennato era di 126 metri anziché i 300 metri richiesti da regolamento per l'omologazione; per le soprammenzionate irregolarità, successivamente, il Tribunale Federale della FCI ha inflitto un'ammenda, con censura, di 1.000 euro alla G. S. Bassa Valle Scrivia e un procedimento di deferimento al Presidente della società organizzatrice, al direttore e al vicedirettore di corsa; la Procura di Alessandria ha richiesto al Gip l'archiviazione del procedimento a carico dei tre organizzatori della corsa ciclistica per omicidio colposo; la richiesta è stata poi accolta...» – domanda alla Ministra della giustizia «... se... intenda valutare se sussistano i presupposti per intraprendere iniziative ispettive presso gli Uffici Giudiziari in questione...».
  Al riguardo deve essere ricordato che:

   le investigazioni in merito al decesso del giovanissimo Iannelli Giovanni prendevano avvio in data 5 ottobre 2019 in seguito alla comunicazione telefonica al pubblico ministero presso il tribunale di Alessandria da parte dei carabinieri di Castelnuovo Scrivia del gravissimo incidente occorso all'atleta in seguito ad una violenta caduta verificatasi durante lo svolgimento di una gara ciclistica in Molino dei Torti;

   veniva segnalato che lo Iannelli Giovanni, durante lo svolgimento della volata finale della gara, perdeva il controllo della sua bicicletta, andando ad impattare contro un manufatto posto ai margini della carreggiata;

   egli urtava con il pedale a forte velocità (circa 60 chilometri orari) il primo dei due pilastri in mattoni posti a sostegno di un cancello carraio e veniva poi proiettato verso il secondo dei due pilastri, contro il quale impattava con il capo, avendo ancora sufficiente energia cinetica da venire sbalzato a circa 14 metri di distanza lungo la strada;

   lo Iannelli Giovanni, pur essendo stato tempestivamente soccorso, perdeva la vita due giorni dopo l'incidente (in data 7 ottobre 2019);

   il fascicolo, inizialmente contro ignoti, è stato iscritto dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Alessandria a mod. 21 (2126/2020 R. g. n. r.) in data 27 maggio 2020;

   la dinamica dei fatti è stata ricostruita grazie alle numerose dichiarazioni di persone informate sui fatti; ad alcuni documenti fotografici e video acquisiti dai soggetti presenti all'incidente; ai rilievi stradali effettuati sia nell'immediatezza dei fatti sia successivamente ad opera dei carabinieri e del consulente tecnico nominato dal pubblico ministero presso il tribunale di Alessandria al quale in data 28 maggio 2020 è stato posto il seguente quesito: «... dica il consulente tecnico, esaminata la normativa regolamentare e valutate le buone prassi in materia di organizzazione di corse ciclistiche, esaminata la documentazione in atti, acquisita ogni altra documentazione ritenuta utile, esaminato il luogo del sinistro occorso al corridore Iannelli Giovanni ed effettuati gli accertamenti e i rilievi ritenuti necessari: se il tratto di percorso ove si è verificato l'incidente, la restante parte del rettilineo finale e il punto ove veniva collocato il traguardo della gara 1D 149087 possedessero i requisiti di idoneità richiesti dalla normativa regolamentare per l'organizzazione di gare dilettantistiche e dalle buone prassi organizzative in materia; se il manufatto (o i manufatti) ove il corridore Iannelli Giovanni ha impattato possa essere qualificato come ostacolo da segnalare o da proteggere e, eventualmente, tramite quale tipo di barriera; riferisca ogni altra circostanza utile ai fini di giustizia; documenti anche fotograficamente gli accertamenti e i rilievi che verranno eventualmente svolti...»;
   in data 4 settembre 2020 il consulente tecnico del pubblico ministero depositava il proprio elaborato;
   in data 26 novembre 2020 veniva richiesta dal pubblico ministero presso il tribunale di Alessandria l'archiviazione del procedimento penale contrassegnato dal n. 2126/2020 R.g.n.r., alla stregua della attività di indagine svolta e del contenuto della consulenza tecnica;

   infine in data 1/3 marzo 2021 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Alessandria dichiarava inammissibile l'atto di opposizione presentato dal padre dello Iannelli Giovanni (pronuncia di inammissibilità poi confermata dal Tribunale di Alessandria in composizione monocratica con ordinanza emessa ai sensi dell'articolo 410-bis del codice di procedura penale) disponeva l'archiviazione del procedimento penale contrassegnato dal n. 2126/2020 R.g.n.r., evidenziando, tra l'altro, che «... la mancata schermatura del civico n. 55 è rimproverabile in quanto si pone in contrasto con la presunzione di pericolosità di tutto ciò che si trova al di sotto della distanza di 100 metri dal traguardo. Tale rimprovero è irrilevante nel caso di specie, atteso che la violazione di tale norma cautelare è eziologicamente scollegata dall'evento prodottosi. In secondo luogo, altra censura attinente alla mancata protezione della banchina di sampietrini antistante il civico n. 45 deve ritenersi parimenti inconferente, in quanto non vi sono evidenze dalle quali desumere che lo schianto dello Iannelli sia stato determinato da una cattiva aderenza della bicicletta al terreno; v'è invece prova certa che l'evento sia stato determinato da uno scontro tra ciclisti, che ha determinato lo sbilanciamento del giovane verso sinistra... Anche in questo caso, rilevato che la contestazione circa la mancata protezione della banchina di sampietrini attiene alla peggiore aderenza garantita dagli stessi e dato per assunto ... che non v'erano ragioni ulteriori per impedire il transito da parte dei ciclisti, deve rilevarsi la mancanza di nesso eziologico tra norma violata ed evento...».
   Sulla scorta di tutti gli elementi innanzi passati analiticamente in rassegna, non sembrano esservi al momento profili di superficialità da parte dei magistrati della procura della Repubblica presso il tribunale di Alessandria e del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Alessandria che si sono occupati della tristissima e drammatica vicenda in esame (oggetto di indagini «... approfonditissime...
», così come riconosciuto anche nell'atto di opposizione presentato avverso la richiesta di archiviazione), tali da giustificare l'eventuale esercizio da parte di questo Dicastero di «... iniziative ispettive...».
La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il procuratore capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, in audizione insieme ai colleghi delle province di Bari, Barletta, Andria e Trani dalla commissione regionale di studio sulla criminalità ha denunciato la situazione in cui verte Foggia e tutta la Capitanata;

   Foggia si piazza al primo posto in una poco onorevole graduatoria nazionale per numero di estorsioni a cui si associa l'escalation di furti e rapine, spaccio di droga, attentati ai blindati, ordigni esplosivi, incendi e caporalato;

   a questo si affianca una conflittualità sociale molto accentuata: gli attentati incendiari contro avvocati e amministratori ne sono una riprova. Il fenomeno dell'infiltrazione mafiosa è sotto gli occhi di tutti, non solo nel tessuto economico, ma anche nella pubblica amministrazione con diversi comuni sciolti per mafia;

   nonostante l'azione sinergica da parte della magistratura foggiana e quella barese della Direzione distrettuale antimafia, i risultati ottenuti, che pur ci sono stati non bastano;

   la pianta organica della procura e del tribunale è decisamente inadeguata rispetto al bacino di utenza, che risulta essere il più esteso nell'ambito del territorio del distretto di Foggia e provincia: pendono oltre 12 mila processi in fase dibattimentale su un territorio di oltre 72 mila chilometri quadrati;

   la situazione strutturale non appare migliore di quella relativa alle piante organiche: a Foggia non si possono celebrare udienze perché mancano le aule;

   per funzionare decorosamente e garantire una celere risposta di giustizia ai cittadini che ne fanno richiesta, occorrerebbe oltre che l'istituzione di una procura e di un tribunale del Basso Tavoliere e dell'Alto Tavoliere, anche un rafforzamento delle unità di polizia giudiziaria per dare risposte più rapide e decisive –:

   quali iniziative intenda assumere con riguardo a quanto esplicitato nelle premesse e se non si ravvisi in particolare l'esigenza, di adottare iniziative per quanto competenza per un implemento dell'organico di magistrati e di presidi giudiziari nell'area territoriale in questione.
(4-10765)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, la interrogante – dopo avere premesso che «... il Procuratore Capo di Foggia, Ludovico Vaccaro, in audizione insieme ai colleghi delle Province di Bari, Barletta, Andria e Trani dalla Commissione Regionale di studio sulla criminalità, ha denunciato la situazione in cui verte Foggia e tutta la Capitanata; Foggia si piazza al primo posto in una poco onorevole graduatoria nazionale per numero di estorsioni, cui si associa l'escalation di furti e rapine, spaccio di droga, attentati ai blindati, ordigni esplosivi incendi e caporalato; ...la pianta organica della Procura e del Tribunale è decisamente inadeguata rispetto al bacino di utenza...; pendono oltre 12.000 processi in fase dibattimentale su di un territorio di oltre 72.000 chilometri quadrati...» – domanda alla Ministra della giustizia «...quali iniziative intenda assumere...e se non si ravvisi in particolare l'esigenza di adottare iniziative per quanto di competenza per un implemento dell'organico di magistrati e di presidi giudiziari nell'area territoriale in questione...».
  Al riguardo deve essere immediatamente rimarcato che l'organico del personale di magistratura giudicante e requirente degli uffici giudiziari di Foggia è stato oggetto, anche in epoca recente, di interventi volti all'ampliamento delle relative piante organiche, con l'obiettivo dichiarato di rafforzare i suddetti presidi al fine di fare fronte alla domanda di giustizia proveniente dal territorio. Come è noto, le circoscrizioni giudiziarie sono state oggetto di una profonda opera di revisione e di razionalizzazione della loro distribuzione sull'intero territorio nazionale che ha determinato una sensibile riduzione del numero degli uffici di primo grado in attuazione della delega conferita al Governo dalla legge del 14 settembre 2011 n. 148, concernente «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge del 13 agosto 2011 n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari». Appare opportuno rappresentare, sinteticamente, gli obiettivi, i principi e i criteri direttivi previsti dalla citata legge delega. Quanto agli obiettivi, questi possono essere riassunti come segue: ridurre il numero degli uffici giudiziari di primo grado; razionalizzare la distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio nazionale per realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza; ottimizzare l'allocazione delle risorse disponibili in funzione dei carichi di lavoro. La razionalizzazione della dislocazione territoriale degli uffici giudiziari di primo grado è stata operata garantendo la permanenza del tribunale nei comuni capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011 e assicurando la permanenza di almeno 3 tribunali e delle relative Procure della Repubblica in ogni distretto di Corte di Appello. Per tutti gli uffici giudiziari, in particolare per quelli avente sede nelle aree metropolitane, poteva essere realizzato un riequilibrio delle relative competenze territoriali mediante attribuzione di porzioni di territorio ai circondari limitrofi. L'opera di revisione della geografia giudiziaria, in concreto realizzata con i decreti legislativi del 7 settembre 2012 nn. 155 e 156, è stata condotta perseguendo l'obiettivo di realizzare una distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari di primo grado diretta a garantire la maggiore omogeneità possibile per numero di abitanti, estensione territoriale, carichi di lavoro e indice delle sopravvenienze, tenuto conto anche di elementi specifici quali ad esempio la situazione infrastrutturale o il tasso d'impatto della criminalità organizzata nei singoli territori interessati dall'intervento e inoltre, per le grandi aree metropolitane, dell'esigenza di razionalizzare il servizio giustizia anche mediante il decongestionamento dei presidi esistenti. Attraverso gli accorpamenti si è privilegiata la riorganizzazione in uffici giudiziari di medie dimensioni, posto che quelli di piccole dimensioni risultavano ben al di sotto degli
standard nazionali rilevati, in particolare in relazione alle sopravvenienze totali annue, al carico di lavoro, al bacino d'utenza e all'organico del personale di magistratura. Il modello ideale di ufficio giudiziario è stato individuato tenendo in considerazione i valori medi dei 103 Tribunali provinciali, intangibili per legge, depurati dal dato relativo ai 5 circondari provinciali metropolitani di Roma, Milano, Napoli, Torino e Palermo.
  Con specifico riferimento al circondario di Foggia, la riforma della geografia giudiziaria si è concretizzata nella soppressione delle quattro sezioni distaccate del tribunale di Foggia di Cerignola, Manfredonia, San Severo e Trinitapoli, con l'attribuzione del relativo territorio alla sede circondariale, in coerenza con i principi generali adottati che hanno previsto l'integrale soppressione dell'istituto della sezione distaccata di tribunale. Appare opportuno evidenziare che le sezioni distaccate costituivano mere articolazioni territoriali del Tribunale e che l'accorpamento non ha originato alcun incremento di competenza o di carichi di lavoro, risolvendosi nella trattazione in sede accentrata dei procedimenti già in carico alle sedi periferiche.
  La riforma della geografia giudiziaria ha altresì determinato la soppressione del tribunale di Lucera, con accorpamento del relativo circondario (incluse le competenze di Apricena e Rodi Garganico) a quello del tribunale di Foggia. Il tribunale di Lucera infatti, unico tribunale sub provinciale astrattamente sopprimibile nel distretto di Corte di Appello di Bari, presentava dati dimensionali nettamente al di sotto degli
standard sia per numero di abitanti (163.316) sia per indice delle sopravvenienze (13.722) e si trovava ad una distanza di meno di 20 chilometri dalla sede accorpante di Foggia.
  Per quanto concerne le piante organiche, nella fase di prima attuazione della riforma della geografia giudiziaria il decreto ministeriale del 18 aprile 2013, in conformità ai criteri adottati a livello nazionale, ha rideterminato le piante organiche del personale di magistratura addetto agli uffici giudiziari in corrispondenza delle variazioni dell'assetto territoriale. Invero le unità di magistrato in pianta organica negli uffici giudiziari soppressi sono state integralmente attribuite alla rispettiva sede accorpante e, nello specifico, con riferimento al tribunale e alla Procura della Repubblica di Foggia, nei seguenti termini: + 1 presidente di sezione e 15 giudici; + 1 procuratore aggiunto e 5 sostituti procuratori.
  Le determinazioni assunte per il personale di magistratura con il citato del decreto 18 aprile 2013 sono state oggetto di riconsiderazione con il decreto ministeriale del 1° dicembre 2016, con il quale sono state rideterminate le piante organiche dei tribunali e delle procure della Repubblica, disponendo l'incremento di 1 posto di giudice nel tribunale di Foggia.
  Successivamente, nell'ambito delle disposizioni volte a incrementare la funzionalità della giurisdizione ordinaria e a dare attuazione all'incremento di 600 unità del ruolo organico del personale di magistratura ordinaria disposto dall'articolo 1 comma 379 della legge del 30 dicembre 2018 n. 145, è stato emanato il decreto ministeriale del 14 settembre 2020 che ha provveduto alla rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudiziari di merito. Questo decreto ministeriale ha disposto l'attribuzione di complessive 422 unità di magistrato, di cui 90 destinate agli uffici requirenti.
  Tale intervento è finalizzato a determinare un miglioramento della
performance degli uffici giudiziari che comporti la riduzione del disposition time civile e penale a livello nazionale, nel segno di una più rapida definizione dei procedimenti. Esso è teso a consentire una risposta più efficace alle esigenze di giustizia rilevate nel Paese, a maggior garanzia del benessere del tessuto economico sociale, e a tutelare la sicurezza collettiva, tramite il contrasto alle attività criminali, soprattutto in quei territori in cui tale necessità emerge in misura più impellente. Nell'ambito di questo complessivo intervento, 2 posti sono stati attribuiti alla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che ha tra le sue attribuzioni quella di coordinare le indagini in materia di crimine organizzato su tutto il territorio nazionale; inoltre, 29 posti sono stati attribuiti alle Procure della Repubblica sede di direzione distrettuale antimafia, di cui 2 alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Bari.
  Nel dettaglio delle determinazioni adottate in favore dell'ufficio requirente e giudicante di Foggia, con il suddetto decreto ministeriale del 14 settembre 2020 è stato previsto il significativo implemento di 6 unità complessive di cui 3 assegnate al tribunale e 3 alla relativa Procura della Repubblica, in considerazione del rilevante numero di procedimenti iscritti e delle pendenze
pro capite sensibilmente superiori rispetto alla media nazionale nonché del rilevante aumento della pressione della delinquenza organizzata nel circondario e della esigenza di dare una risposta a quella che appare essere attualmente una delle principali emergenze criminali italiane. Nell'ambito della procedura di rideterminazione delle piante organiche del personale di magistratura di merito definita con il decreto ministeriale del 14 settembre 2020, si è operata la scelta di non prendere in considerazione il dato della popolazione per gli uffici giudicanti e requirenti di primo e secondo grado in quanto tale dato appare ormai scarsamente indicativo ai fini della distribuzione delle risorse umane, mentre ben più significativo è il dato delle iscrizioni, osservato anche in un periodo di riferimento quinquennale. In particolare, si è individuato l'approccio metodologico più corretto in quello caratterizzato dalla integrazione di indicatori precipuamente quantitativi (iscrizioni, definizioni e pendenze) con indicatori cosiddetti qualificativi (l'incidenza della criminalità organizzata, city user e la concentrazione delle imprese nel territorio) e con indici di periodo e di performance (trend del quinquennio, durata dei procedimenti e indice di ricambio o clearance rate), in grado di cogliere la complessità dell'attività relativa a ciascun ufficio giudiziario.
  Ulteriori benefici per gli uffici giudiziari in generale – e pertanto anche per quelli di Foggia – potranno derivare in seguito alla attuazione delle disposizioni approvate nel mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1 comma 432 della legge del 27 dicembre 2019 n. 160 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge del 13 febbraio 2001 n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero alla assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento.
  Al riguardo, si rappresenta che la proposta di determinazione delle nuove piante organiche flessibili distrettuali è stata trasmessa in data 30 ottobre 2020 dal Ministro della giustizia al Consiglio Superiore della Magistratura per il prescritto parere. La proposta prevede la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti. In quest'ambito, per il distretto di Corte di Appello di Bari è stata proposta l'attribuzione di un contingente complessivo di 7 unità, di cui 5 destinate alle funzioni giudicanti e 2 a quelle requirenti. È opportuno ricordare che la pregressa dotazione prevista per il distretto di Corte di Appello di Bari prevedeva 1 posto di magistrato distrettuale giudicante e 1 posto di magistrato distrettuale requirente. Il Consiglio Superiore della Magistratura, nel parere deliberato nella seduta dell'8 settembre 2021, ha condiviso pressoché integralmente il progetto ministeriale in punto sia di unità complessive dedicate (176) sia della loro distribuzione funzionale (tra giudicanti e requirenti) e distrettuale. Nello specifico, nel suddetto parere il Consiglio Superiore della Magistratura ha ritenuto di aderire totalmente alla proposta relativa al distretto di Corte di Appello di Bari, riguardo ai posti previsti per le funzioni giudicanti e a quelli previsti per le funzioni requirenti. All'esito del complessivo esame del predetto parere reso dal Consiglio Superiore della Magistratura potranno essere formulate le definitive valutazioni in merito alle necessità operative degli uffici giudiziari ai fini della adozione del decreto ministeriale per la determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali.
  Allo stato il tribunale di Foggia presenta vacanze solo in relazione a 1 posto di presidente di sezione (su 5 in organico) e a 2 posti di giudice (su 52 in organico), mentre la Procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia presenta vacanze solo in relazione a 4 posti di sostituto procuratore (su 25 in organico).
  Per quanto attiene, infine, alla richiesta di istituzione nel territorio foggiano di nuovi uffici di tribunale e di Procura deve osservarsi che, essendo la materia oggetto di riserva di legge, la stessa è realizzabile solo in seguito alla proposizione di una iniziativa legislativa che preveda una complessiva rivisitazione dell'attuale assetto territoriale degli uffici giudiziari. In ogni caso deve essere ricordato che questo Dicastero si sta impegnando al fine di verificare la possibilità di individuare nel comune di Foggia soluzioni logistiche funzionali alle attività e al lavoro dei magistrati della direzione distrettuale antimafia di Bari così da rendere ancora più efficace e immediata la pressione investigativa esercitata dagli organi inquirenti sulla locale criminalità organizzata di stampo mafioso.

La Ministra della giustizia: Marta Cartabia.


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la sperimentazione dei percorsi di scuola secondaria di secondo grado della durata di quattro anni fu introdotta nel 2013 e solo successivamente, con i Governi Renzi e Gentiloni, a partire dall'anno scolastico 2017/2018, se ne è regolamentato e circoscritto l'ambito, ricorrendo a un bando, che ha stabilito che le sperimentazioni siano caratterizzate da un elevato livello di innovazione e vincolate al raggiungimento dei medesimi obiettivi di apprendimento dei corrispondenti percorsi quinquennali;

   per il monitoraggio e la valutazione della sperimentazione, nonché per predisporre le misure di accompagnamento e formazione a sostegno delle scuole coinvolte nella sperimentazione, è stato nominato un Comitato scientifico nazionale, che si è avvalso del supporto di comitati regionali in ciascuna regione dove sono state avviate sperimentazioni;

   il decreto ministeriale 3 dicembre 2021, n. 344, riprende nella sostanza l'impianto della sperimentazione in essere e lo aggiorna alle nuove esigenze in relazione a quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in vista di una sua estensione a ulteriori 1.000 classi prime;

   il 7 dicembre 2021 è stato pubblicato l'avviso per la selezione dei 1.000 progetti di sperimentazione, uno per scuola, per avviare i percorsi quadriennali a partire dall'anno scolastico 2022/2023 per i licei e gli istituti tecnici e dall'anno scolastico 2023/2024 per gli istituti professionali, nonché le condizioni da soddisfare per prorogare la sperimentazione là dove è già in essere;

   il citato decreto ministeriale n. 344 del 2021 richiama nelle premesse le valutazioni del Comitato scientifico «in esito al primo anno dei percorsi», nonché l'esame degli esiti relativi al terzo anno fatto da Invalsi, ma non fa alcun cenno alle valutazioni del Comitato scientifico degli anni successivi, seppur previste dalla norma e conferma la costituzione di un Comitato scientifico nazionale e dei comitati regionali;

   le 1.000 istituzioni statali e non statali che saranno selezionate rappresentano più di un quarto del totale nazionale, dato che fa della sperimentazione che prenderà il via dal prossimo anno scolastico la più ingente mai avviata;

   è indispensabile garantire che le relazioni del comitato scientifico siano svolte effettivamente ogni anno, consentendo un effettivo monitoraggio in itinere, visti anche il gran numero di scuole coinvolte e l'impatto sul sistema nazionale di istruzione della nuova sperimentazione –:

   quali siano le valutazioni del comitato scientifico, anche successive a quelle del primo anno se disponibili, e in quale misura se ne sia tenuto conto nel definire l'ampliamento della sperimentazione di cui in premessa.
(4-11096)

  Risposta. — Ritengo utile, in via introduttiva, ricordare che con il decreto del Ministro del 3 agosto 2017, n. 567, è stato avviato il piano nazionale di innovazione ordinamentale per la sperimentazione di percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado, al fine di «verificare la fattibilità della riduzione di un anno dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado quinquennali dei licei e degli istituti tecnici».
  Il suddetto piano nazionale, inizialmente destinato a 100 classi prime di istituzioni scolastiche statali e paritarie del secondo ciclo di istruzione di cui all'articolo 1, del decreto ministeriale n. 567 del 2017 è stato, successivamente, esteso a tutte le 197 scuole richiedenti con decreto ministeriale del 2 febbraio 2018, n. 89.
  Inoltre, ai sensi dell'articolo 3 del decreto ministeriale n. 567 del 2017, la sperimentazione è stata autorizzata per un quadriennio, a partire dall'anno scolastico 2018/2019, ma può essere rinnovata, previa valutazione positiva da parte del comitato tecnico-scientifico nazionale, istituito ai sensi dell'articolo 9 del richiamato decreto ministeriale n. 567 del 2017.
  Per completezza espositiva preciso che il comitato tecnico-scientifico monitora l'andamento generale della sperimentazione e predispone una relazione annuale che viene trasmessa al Consiglio superiore della pubblica istruzione (articolo 9 del decreto ministeriale n. 567 del 2017). Il medesimo comitato cura, altresì, la predisposizione di misure di accompagnamento e formazione a sostegno delle istituzioni scolastiche coinvolte nel piano (articolo 9, comma 2 del decreto ministeriale n. 567 del 2017).
  A ciò aggiungo che, ai sensi dell'articolo 8 del più volte citato decreto ministeriale, sono costituiti presso gli uffici scolastici regionali i comitati scientifici regionali, i quali valutano ogni anno gli esiti della sperimentazione e il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento.
  Tanto premesso, in merito, specificatamente alla questione da Lei posta, evidenzio che prima di procedere con l'ampliamento e l'adeguamento della sperimentazione di percorsi quadriennali, il Ministero ha considerato i risultati del piano di innovazione ordinamentale avviato nell'anno scolastico 2018/2019, sintetizzati nella relazione predisposta dalla direzione competente e citata nella premessa al decreto ministeriale 3 dicembre 2021, n. 344.
  Inoltre, alla luce dell'analisi condotta dal comitato scientifico nazionale e dall'Invalsi il Ministero ha ritenuto di estendere l'innovazione ordinamentale ad un maggior numero di istituzioni scolastiche, coinvolgendo, oltre i percorsi liceali e di istruzione tecnica, anche i percorsi professionali, precedentemente esclusi dal piano di innovazione in oggetto.
  Al riguardo, considerato che i percorsi di istruzione professionale sono ancora in una fase di completamento della recente revisione adottata con il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, con il primo ciclo quinquennale che terminerà nell'anno scolastico 2022/2023, il Ministero ha considerato, per questi ultimi, l'opportunità di attivare la sperimentazione quadriennale a partire dall'anno scolastico 2023/2024, fermo restando l'avvio di tutte le procedure necessarie per la selezione e l'autorizzazione dei progetti con il medesimo piano di innovazione ordinamentale riguardante tutti i percorsi di istruzione secondaria di secondo grado. Tali valutazioni sono state recepite nel decreto che ha ampliato la sperimentazione.
  Infine, in riferimento al monitoraggio del nuovo piano di innovazione ordinamentale di cui al decreto ministeriale 3 dicembre 2021, n. 344, il cui avvio è previsto a partire dal prossimo anno scolastico, concordo con Lei rispetto all'esigenza avvertita anche dal Ministero di assicurare un effettivo monitoraggio
in itinere della prossima sperimentazione di percorsi quadriennali.
  Onorevole, posso assicurarLe che il Ministero ha previsto modalità e tempistiche che consentiranno al comitato scientifico nazionale di disporre di dati e informazioni necessarie per valutare l'andamento nazionale del piano e di predisporre annualmente una relazione da trasmettere al Ministro,
  Nel dettaglio le singole fasi:

   trasmissione delle relazioni annuali da parte di ciascun comitato scientifico regionale al comitato scientifico nazionale entro il 31 dicembre successivo alla conclusione dell'anno scolastico di riferimento;

   possibilità per gli uffici scolastici regionali di disporre visite nelle scuole selezionate a supporto delle attività dei comitati scientifici regionali;

   possibilità per il comitato scientifico nazionale di avvalersi del supporto dell'Invalsi e dell'indire, nonché della consulenza di esperti delle associazioni professionali e disciplinari della scuola.

  In ultimo, mi consenta di ribadire che l'ampliamento del piano nazionale per la sperimentazione di percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado, avviene, tra l'altro, in coerenza con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza #NextGenerationItalia.
  Anche per tale ragione, dobbiamo garantire alla sperimentazione una guida nazionale marcata, con ruolo progettuale e propositivo, oltre che di controllo e di accompagnamento.

Il Ministro dell'istruzione: Patrizio Bianchi.


   TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da segnalazione pervenuta da un gruppo di concorsisti in medicina e chirurgia: in data 1o settembre 2021 è stato pubblicato dall'università «La Sapienza» il bando di concorso n. 1770 del 2021, recante la definizione dei posti disponibili per le immatricolazioni ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia (lingua italiana e lingua inglese) per i candidati dei Paesi Unione europea e non Unione europea residenti in Italia e per i candidati dei Paesi non Unione europea;

   in tale bando, l'Università la Sapienza indicava il fabbisogno e quindi i posti disponibili per l'anno 2021/2022, ovvero 660 posti;

   come risulta anche dal bando, ogni anno gli Atenei hanno la possibilità di far accedere agli anni successivi al primo (trasferimenti, passaggi, abbreviazioni di corso relativi agli studenti in possesso di titolo accademico) i concorsisti con un numero di crediti utile, a seguito ovviamente dell'accertamento del percorso formativo, nei limiti dei posti disponibili e nel rispetto della programmazione nazionale;

   dal bando pubblicato dalla Sapienza e precisamente il n. 1170/2021 risulta che «Dalla ricognizione dei posti disponibili non risultano posti vacanti nei corsi di Medicina e Odontoiatria in lingua italiana. Per tale motivo, le eventuali convalide di esami che consentiranno l'iscrizione ad anni successivi al primo, previa delibera dei competenti organi delle Facoltà di riferimento, non porteranno ad un automatico scorrimento della graduatoria di Accesso Programmato 2021/2022 per il primo anno, ai fini di mantenere integro il numero iniziale degli iscritti secondo la consistenza fissata dalla programmazione ministeriale»;

   tale ricognizione è possibile solo dopo il mese di giugno (nel periodo da luglio ad ottobre) periodo in cui avvengono i trasferimenti;

   a quanto risulta all'interrogante non sarebbero stati comunicati al Cineca, entro i 5 giorni, gli avvenuti passaggi di alcuni vincitori di concorso, in possesso del numero di crediti utile, agli anni successivi;

   tale situazione genera uno stallo per chi è in graduatoria, a discapito della crescente necessità di medici nel nostro Servizio sanitario nazionale –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di tale problematica e in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda porre in essere.
(4-10921)

  Risposta. — Con l'atto ispettivo in esame, l'interrogante ha chiesto a questo Ministero di fornire chiarimenti in ordine al bando di concorso n. 1770 del 2021, pubblicato dall'Università «Sapienza» di Roma, recante la definizione di 660 posti disponibili per le immatricolazioni ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia (in lingua italiana e in lingua inglese) per l'anno accademico 2021/2022, sia per i candidati dei Paesi membri dell'Unione europea sia per quelli provenienti da Paesi non appartenenti all'Unione.
  Al riguardo, nel precisare che i suindicati 660 posti costituiscono una quota dei complessivi posti oggetto del bando, e segnatamente quelli relativi all'Azienda policlinico Umberto I, occorre preliminarmente chiarire che le procedure relative ai trasferimenti ad anni successivi al primo per i corsi di laurea ad accesso programmato nazionale rientrano nella competenza degli Atenei in virtù della propria autonomia, fermo restando il rispetto del vincolo della determinazione annuale dei posti di cui alla legge 2 agosto 1999, n. 264 («Norme in materia di accessi ai corsi universitari»).
  In particolare, la suddetta legge stabilisce che la determinazione dei posti debba essere effettuata in base alla valutazione dell'offerta potenziale sulla base della dotazione di risorse strutturali e di docenza e della disponibilità di strutture adeguate allo svolgimento del tirocinio, «tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo», non consentendo l'iscrizione sovrannumeraria.
  Fatta questa debita premessa relativa al vigente sistema di accesso programmato per l'ammissione al Corso di laurea in Medicina e chirurgia e ribadita l'impossibilità di iscrivere studenti in soprannumero, si fa presente che, con riguardo al bando di concorso in argomento, con nota prot. n. 1466 del 19 gennaio 2022, l'Ateneo ha avuto modo di chiarire che la graduatoria relativa all'anno accademico2021/2022 «è in fase di scorrimento e i posti assegnati alla Sapienza sono prossimi al completamento», aggiungendo, altresì, che i candidati man mano assegnati all'Ateneo hanno un termine di cinque giorni per iscriversi.
  Una volta immatricolati, gli studenti iscritti, nel caso abbiano una carriera pregressa, possono chiedere la convalida degli esami superati, tra i quali possono rientrare eventuali esami sostenuti ai sensi del regio decreto n. 1269 del 1938, articolo 6, richiamato all'articolo 42 del regolamento per gli studenti e le studentesse dei Corsi di laurea e laurea magistrale per l'anno accademico 2021-2022, emanato con d.r. n. 59409 del 27 luglio 2021 e modificato con d.r. n. 2951 del 10 novembre 2021, nell'ambito della disciplina degli esami di profitto extracurriculari.
  I competenti organi accademici delle Facoltà di riferimento, ricevute tali richieste, valutano poi le competenze acquisite dal candidato e, verificato il possesso dei prescritti requisiti, convalidano con delibera gli esami sostenuti e acconsentono all'iscrizione all'anno successivo al primo.
  L'Ateneo ha rappresentato, altresì, che nei passati anni accademici l'iscrizione dei candidati vincitori ad anni successivi al primo ha portato allo scorrimento della graduatoria nazionale, e di ciò è stata data regolare comunicazione al Cineca; tale situazione ha di fatto determinato l'iscrizione di un numero di candidati maggiore rispetto alla coorte di riferimento, che, moltiplicata per la durata normale dei sei anni di corso, ha prodotto un aumento degli studenti in Medicina e chirurgia della Sapienza di svariate centinaia unità, che non risulta possibile aumentare ulteriormente, per non incorrere in ripercussioni negative sotto il profilo della qualità della formazione, in considerazione del «potenziale formativo» complessivo relativo a tutti gli anni dei corsi di laurea in Medicina e chirurgia e per il corso di laurea Odontoiatria e protesi dentaria.
  Per tali ragioni, l'Ateneo riferisce di aver assunto la determinazione di precludere un ulteriore scorrimento della graduatoria di cui, in piena osservanza dei principi di trasparenza e di buona amministrazione, è stata data informativa nel bando di concorso emanato con il citato d.r. n. 1770 del 2021 relativo al corrente anno accademico.

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.