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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 20 aprile 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la crisi economica che ha investito l'Europa a partire dal 2020 con l'inizio della pandemia sta subendo un ulteriore aggravamento a causa del conflitto tra Russia e Ucraina attualmente in corso; l'incertezza sulla durata della guerra e il continuo inasprimento delle sanzioni contro la Federazione russa pongono l'Europa di fronte a uno scenario drammaticamente instabile e rispetto al quale occorre ideare sin da subito efficaci strategie di adattamento se si vuole scongiurare il rischio di entrare in una fase di recessione suscettibile di determinare gravissime ricadute sul tessuto non solo economico e produttivo ma, soprattutto, sociale;

    certa di andare incontro alla ripresa dopo le difficoltà delle stagioni del COVID-19, l'Europa si trova, invece, ora più che mai costretta ad affrontare uno scenario economico preoccupante e dagli sviluppi incerti;

    per fronteggiare la crisi economica conseguente alle restrizioni che i singoli Stati hanno dovuto adottare per contrastare la diffusione del virus SARS-Cov-2, l'Unione europea ha messo in campo diversi strumenti: il primo è stata l'attivazione, per la prima volta dalla sua introduzione nel 2011, della clausola di salvaguardia prevista dal Patto di stabilità e crescita, per effetto della quale gli Stati membri sono stati autorizzati a deviare dal percorso virtuoso verso l'obiettivo di medio termine delineato nel Psc per far fronte ad una situazione contingente che richiede interventi immediati, senza, tuttavia, compromettere la sostenibilità del bilancio a medio termine;

    è stato così consentito, fino al momento della disattivazione della clausola di salvaguardia, attualmente prevista a partire dal 2023, il superamento dei due valori di riferimento per il disavanzo pubblico, fissati nella misura del tre per cento per il rapporto tra disavanzo eccessivo, previsto o effettivo, e prodotto interno lordo ai prezzi di mercato, e nella misura del sessanta per cento per il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo;

    gli ulteriori strumenti messi in campo dall'Unione sono, invece, stati essenzialmente rivolti a fornire un sostegno finanziario diretto agli Stati membri per attenuare le conseguenze socioeconomiche della crisi Covid-19, e si sono concretizzati principalmente nella misura di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (Sure), finalizzato ad aiutare le persone a mantenere il proprio posto di lavoro durante la crisi fornendo prestiti a condizioni agevolate per coprire parte dei costi connessi alla creazione o all'estensione di regimi nazionali di riduzione dell'orario lavorativo, e il programma Next Generation EU;

    quest'ultimo è un fondo istituito con il regolamento (UE) 2020/2094 del Consiglio del 14 dicembre 2020, che prevede una dotazione finanziaria complessiva di 750 miliardi di euro, di cui 390 destinati a sovvenzioni e 360 a prestiti; per costituire questa dotazione alla Commissione europea è stato conferito il potere di contrarre prestiti sul mercato dei capitali per conto dell'Unione;

    l'Italia è il maggiore beneficiario del Recovery and resilience facility, con circa il 28 per cento del totale dei fondi a disposizione, e diversamente da tutti gli altri grandi Stati dell'area euro ha scelto di utilizzare non solo i relativi benefici ma anche l'intero ammontare dei relativi prestiti, oltre ad aver costituito un Fondo nazionale aggiuntivo per oltre trenta miliardi di euro e varato documenti di bilancio che prevedono consistenti spese pubbliche in disavanzo;

    durante la pandemia, inoltre, l'Italia ha puntato su forti e poco selettivi incrementi della spesa pubblica al fine di sostenere i redditi delle imprese e delle famiglie, scelta che ha determinato che, nonostante il già abnorme livello nel rapporto fra debito pubblico e Pil preesistente alla pandemia, il nostro sia stato lo Stato membro dell'area euro che ha fatto segnare il maggior incremento di tale rapporto nel 2020;

    da quanto esposto appare chiaro, quindi, che se la crescita non si manterrà strutturalmente superiore al tre per cento almeno fino al 2030 la questione del debito pubblico rischia di assumere dimensioni pericolose, posto che nei prossimi due o tre anni l'Europa dovrà ridiscutere il Piano di stabilità e crescita, con la reintroduzione delle regole fiscali europee riguardanti i bilanci nazionali, mentre la Banca centrale europea dovrà impostare un rientro dalle politiche monetarie espansive praticate sin qui, rientro, peraltro, già annunciato proprio negli scorsi giorni;

    appare evidente come in questo fragile scenario il conflitto russo-ucraino si stia già trasformando in un fattore dirimente per l'impiego delle risorse del Piano di ripresa e resilienza e potrebbe sollecitare un cambiamento delle voci di spesa;

    come rilevato dall'European Fiscal Board, organo consultivo della Commissione, già nel Rapporto annuale 2021, tornare alla semplice applicazione del Patto di stabilità e crescita pre-pandemico sarebbe «impossibile e comunque insensato, a causa di un contesto macroeconomico radicalmente mutato» ribadendo che «non bastano semplici riaggiustamenti delle regole attuali» ma «serve un ripensamento profondo e complessivo dell'intera struttura della governance economica europea»;

    il conflitto tra Russia e Ucraina sta determinando conseguenze gravose anche per l'Europa: un drammatico aggravamento della crisi degli approvvigionamenti energetici, alimentari e delle materie prime, e il conseguente rincaro dei costi dei relativi prodotti: il solo costo addizionale dell'energia per imprese e famiglie nel 2022 è stimato in circa sessanta miliardi di euro; il rincaro delle derrate alimentari ha determinato un aumento dei prezzi sia nei mercati all'ingrosso che al dettaglio provocando sia una crisi delle aziende di produzione e trasformazione dei prodotti agricoli, sia un aumento dei costi della spesa per le famiglie; gli incrementi hanno interessato anche materie prime essenziali alla nostra industria come nickel (+50 per cento), ferro (+39 per cento), rame (12 per cento), ghisa (+29 per cento), alluminio (+19 per cento), zinco (+17 per cento), legno (+10 per cento) che, oltretutto, cominciano a scarseggiare sul mercato;

    appare evidente come questa congiuntura economica internazionale rischi di vanificare qualunque sforzo per la ripresa da parte degli Stati membri dell'Unione europea nonostante gli strumenti messi in campo per sostenere il loro tessuto produttivo se non si adotteranno ulteriori interventi a tutela delle economie nazionali,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi per la proroga della sospensione del Patto di stabilità e crescita, sino al completamento di una riforma dei vincoli di bilancio ivi previsti che possa scongiurare gli effetti negativi che l'applicazione di tali vincoli potrebbe determinare sulle economie nazionali nell'attuale congiuntura economica mondiale;

2) a promuovere la sospensione della normativa dei cosiddetti aiuti di Stato sino al termine della emergenza, consentendo agli Stati membri interventi a tutela e difesa del tessuto imprenditoriale più fortemente penalizzato dai riflessi economici interni delle sanzioni;

3) con riferimento alle politiche economiche, ad adottare iniziative nelle competenti sedi europee per pervenire a una condivisa revisione del Next Generation EU e, conseguentemente, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla luce del mutato contesto geopolitico e socio-economico;

4) ad assumere ogni iniziativa necessaria in ambito europeo per proporre la revisione dei valori di riferimento contenuti nell'articolo 1 del Protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi di cui all'articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

5) a valutare l'opportunità di promuovere l'introduzione di una regola sul debito, differenziata per i singoli Stati membri;

6) ad assumere ogni iniziativa necessaria in ambito europeo volta a promuovere, in ogni caso, prima della disattivazione della clausola di salvaguardia, prevista per il 2023, la definizione di un piano di rientro graduale nei valori di riferimento previsti dall'articolo 1 del Protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi di cui all'articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

7) a promuovere l'istituzione di un apposito Fondo, alimentato con risorse europee, volto a compensare i danni economici sopportati dai singoli Stati in conseguenza della crisi di approvvigionamenti in atto;

8) a promuovere in ogni caso un Fondo europeo volto a mitigare gli effetti dell'aumento dei prezzi dell'energia e a sostenere le imprese più penalizzate e i cittadini più vulnerabili;

9) ad adoperarsi per la creazione di un Fondo comune volto alla rilocazione e al rimpatrio delle attività strategiche localizzate anche solo parzialmente all'esterno dei confini europei (reshoring), apprezzata la fragilità, sia nel contesto dello shock pandemico che nel contesto dello shock energetico acutizzato dal conflitto in atto, del sistema produttivo europeo determinata dalla eccessiva interdipendenza economica e delle cosiddette catene globali dei valori.
(1-00632) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    l'avvio del conflitto tra Russia e Ucraina, e il conseguente innalzamento dei costi di gas e petrolio, hanno reso ancor più evidente la necessità per la nostra Nazione di raggiungere una indipendenza dal gas russo, attraverso la diversificazione circa l'approvvigionamento energetico e la stipula di nuovi accordi o il potenziamento di quelli già presenti con i principali Stati produttori di materie prime in ambito energetico;

    in tal senso, il gasdotto EastMed (The Eastern Mediterranean pipeline) rappresenta uno dei progetti più ambiziosi che, mirando a convogliare il gas dai bacini di Israele e coinvolgendo Grecia, Cipro e Italia, potrebbe collegare il gas del Mediterraneo orientale all'Europa e far assumere alla nostra Nazione una posizione strategica, divenendo un hub del gas europeo;

    il progetto di quest'opera è stato sviluppato a partire dal 2008, ma, a causa di una serie di questioni geopolitiche, la sua realizzazione non ha mai preso ufficialmente il via; l'EastMed, infatti, venne progressivamente «accantonato» in favore del North Stream 2, considerato più confacente alle necessità europee, una decisione rivelatasi assolutamente infelice che ha evidenziato un approccio egoistico della Germania nei confronti degli altri partner europei, oltre alla sottovalutazione di quanto fosse errato legarsi ancora più strettamente alle forniture russe;

    per ovviare alla criticità energetica, emersa con maggiore vigore con la conflittualità russo-ucraina, nei giorni scorsi il Governo italiano ha avviato interlocuzioni con diversi Stati, tra cui Algeria, Qatar, Angola e Congo, al fine di stipulare nuovi accordi e renderci maggiormente indipendenti dal gas russo;

    come riportato da uno studio condotto dal Parlamento europeo, e come evidenziato nel «Rapporto trimestrale sul mercato del gas» della Commissione europea, nel terzo trimestre del 2021 l'Unione europea ha importato il 41 per cento del gas dalla Russia;

    l'Italia nel 2021 ha coperto un fabbisogno di gas naturale pari a 76 miliardi di metri cubi, più di un terzo importati dalla Russia, ovvero 29 miliardi di metri cubi (circa il 38 per cento del proprio fabbisogno nazionale), mentre solo 3,34 miliardi di metri cubi sono stati estratti in Italia, a fronte di un'estrazione media nazionale, tra gli anni '90 e 2000, di circa 20 miliardi di metri cubi annui;

    con una lunghezza complessiva di circa 1900 chilometri, di cui oltre 1300 chilometri in mare a grandi profondità, EastMed collegherebbe Israele, Cipro e Creta, prima di attraversare 600 chilometri nella Grecia occidentale, mediante il Peloponneso, per arrivare ai suoi ultimi 210 chilometri lungo la costa ionica e raggiungere l'Italia attraverso il futuro gasdotto Poseidon;

    stando ai primi studi condotti da IGI Poseidon SA, joint venture partecipata pariteticamente dalla greca Depa SA e da Edison International Holding, azienda incaricata del progetto, si stima che EastMed sarebbe in grado di trasportare verso l'Europa circa dieci miliardi di metri cubi l'anno di gas, quantità che potrebbe potenzialmente raddoppiare;

    lo sviluppo del progetto EastMed è stato trasversalmente sostenuto dalla Unione europea e dai Paesi coinvolti dall'opera (Israele, Cipro e Grecia), tant'è che è stato inserito nella quinta lista dei progetti di interesse comune (PCI), una scelta ribadita a inizio 2022 dal Parlamento europeo;

    la realizzazione di EastMed, e il relativo collegamento alla nostra Nazione, porterebbe molteplici benefici all'Italia: diversificazione nell'approvvigionamento e minore dipendenza rispetto a dinamiche e crisi internazionali; ampliamento della presenza italiana nel Mar Mediterraneo; minori costi del bene, visto che il gas via tubo risulta essere molto più performante rispetto al gas naturale liquefatto sia sotto il profilo del prezzo sia sotto quello della stabilità di approvvigionamento; tale infrastruttura sarebbe, inoltre, adatta anche al trasporto dell'idrogeno, rispondendo dunque alla necessità di proseguire sulla strada della transizione energetica;

    lo studio di fattibilità, messo in piedi dai partner del progetto, dovrebbe essere completato entro la fine del 2022, ma l'avanzamento del progetto richiede la firma del Governo italiano all'accordo internazionale già firmato dagli Stati coinvolti;

    il gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP) rappresenta ad oggi l'unico gasdotto europeo, realizzato negli ultimi anni, indipendente dal gas russo, e proprio per questo risulta essere importante il raggiungimento di un raddoppio della fornitura del gas proveniente dall'Azerbaijan grazie al Tap; la ricerca di un'indipendenza energetica passa anche dalla necessità di una maggiore estrazione del gas nazionale, obiettivo che contribuirebbe anche all'abbattimento dei costi energetici;

    stante il ruolo di assoluta rilevanza del gas nella produzione di energia elettrica, le oscillazioni di prezzo del gas naturale hanno causato forti ripercussioni su vari distretti manifatturieri e industriali italiani: metallurgia, prodotti chimici, gomma e plastica, elettronica, farmaceutica, industrie tessili, cartiere, pelletteria, legno, minerali, coke, industria alimentare;

    secondo stime della Banca d'Italia, la dipendenza italiana dal gas russo è tale che una totale interruzione delle forniture di gas dalla Federazione russa porterebbe, almeno nel breve periodo, a un crollo del prodotto interno lordo dello 0,5 per cento nel 2022 e nel 2023, con un incremento dell'inflazione all'otto per cento sempre nel 2022, anche a seguito delle ripercussioni a catena che un ulteriore incremento dei costi energetici avrebbe su cittadini e imprese;

    è ormai improcrastinabile l'elaborazione di una strategia politica ed energetica nazionale di breve, medio e lungo periodo, legata all'approvvigionamento energetico, tale da ridurre la dipendenza dell'Italia da partner energetici extra europei ed in particolare russa;

    come riportato a mezzo stampa, dopo l'entrata in vigore del «Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee» (PITESAI), il Ministero della transizione ecologica ha emanato numerosi provvedimenti di rigetto di istanze di permessi di ricerca a terra e in mare, portando al blocco di 42 su 45 permessi per cercare nuovi giacimenti di gas;

    con l'approvazione del Pitesai, dei 108 giacimenti di gas oggi attivi, 20 concessioni saranno revocate, 36 saranno soggette a verifica e 31 saranno soggetti a limiti sugli investimenti;

    a causa del fatto che oltre il 70 per cento delle istanze di ricerca a terra e in mare ricade in aree definite come «non idonee» ai sensi Pitesai, le prospettive di estrazione e produzione energetica nazionali sono sempre più ridotte a fronte di partner internazionali, nell'area, del Mare Adriatico, come la Croazia, che procedono noncuranti a estrazioni petrolifere e di gas in aree confinanti se non coincidenti con quelle di interesse nazionale italiano;

    ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è necessario rivedere lo strumento del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee; nel rispetto dell'esigenza di differenziazione delle fonti di approvvigionamento energetico e di autoproduzione di gas naturale, e al fine di contribuire alla conversione energetica,

impegna il Governo:

   ad aprire tutti i necessari tavoli di lavoro nazionali ed internazionali per la partecipazione al gasdotto EastMedPoseidon e la sua completa realizzazione, garantendo tutte le iniziative di supporto, anche di carattere normativo, comprese quelle per la firma e la ratifica di accordi internazionali al riguardo;

   ad avviare una strategia di diversificazione dell'approvvigionamento di gas naturale tramite contatti diplomatici, iniziative di diplomazia economica ed ulteriori progettazioni infrastrutturali internazionali con i partner dell'area mediterranea;

   ad avviare concretamente tutti i necessari tavoli di lavoro nazionali e internazionali, garantendo tutte le iniziative di supporto, anche di carattere normativo, volte a realizzare il raddoppio della fornitura di gas derivante dal gasdotto trans-adriatico Tap;

   a incrementare la produzione nazionale di gas naturale al fine di ridurre gli oneri e i costi in capo ai cittadini e per raggiungere una maggiore sovranità energetica.
(7-00827) «Zucconi, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Caiata».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come indicato dalle associazioni di categoria più rappresentative, l'attuale congiuntura economica ed internazionale, nonché le varie problematiche applicative legate al «Superbonus 110 per cento», rischiano di dare luogo ad una crisi finanziaria a danno di tutto il comparto dell'edilizia nazionale;

   infatti, al rincaro dei materiali si unisce anche il recente stop, da parte delle banche ed altri istituti finanziari, alla cessione del credito per le ristrutturazioni edilizie legate al «Superbonus» stesso, con ripercussioni sui futuri cantieri e sui cantieri già avviati, dato che gli istituti finanziari non ritireranno più i crediti sulle piattaforme specializzate, con il rischio che molti contratti possano venire meno di fronte all'esaurimento dei plafond delle banche;

   la concentrazione dei crediti in capo agli istituti finanziari, nonché la limitazione della cessione del credito al meccanismo di 1+2 cessioni, ha portato ad una riduzione della capacità degli istituti bancari di gestire i crediti generati dal «Superbonus» stesso, determinando una contrazione del sistema del credito;

   a questo si uniscono anche i controlli preventivi effettuati dall'Agenzia delle entrate che, seppur effettuati in un'ottica di contrasto delle frodi, di fatto bloccano migliaia di cantieri, congelando le risorse a questi collegate;

   molte tempistiche legate all'autorizzazione degli interventi, come ad esempio l'installazione di impianti a energia solare nell'ottica dell'efficientamento energetico, sono particolarmente lunghe (90 giorni per la sola autorizzazione al controllo della connessione alla rete elettrica) e questo pone ulteriori problemi alle aziende –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per:

    a) prevedere ulteriori cessioni del credito relative al «Superbonus 110 per cento», anche verso attori privati facenti parte della filiera edilizia e non solo di istituti bancari e similari;

    b) ridurre e semplificare le scadenze burocratiche relative ai singoli interventi incardinati nei progetti legati al «Superbonus 110 per cento»;

    c) prorogare e derogare la scadenza relativa all'effettuazione del 30 per cento dei lavori entro giugno 2022;

    d) fornire un quadro definitivamente certo in relazione all'attuazione del «Superbonus 110 per cento».
(4-11870)


   GRIMOLDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   nella mattinata di venerdì 15 aprile sull'intero territorio nazionale sono stati riscontrati problemi con i pagamenti elettronici di bancomat, pos e carte di credito e debito del circuito Nexi;

   il gruppo Nexi, ha comunicato che si è trattato di un malfunzionamento tecnico legato a una parte dell'infrastruttura gestita dalla società Ibm, nello specifico, una parte dell'infrastruttura legata a Sia (società di monetica con cui Nexi si è fusa nel 2020) affidata a Ibm. Si sarebbe, dunque trattato di un blocco che ha riguardato la fase autorizzativa del pagamento;

   la società, ha comunicato l'apertura di una indagine interna per accertare da cosa sia dipeso il malfunzionamento dei sistemi. Secondo quanto ha riferito un portavoce di Nexi, salvo possibili code a livello locale sul riavvio di singoli dispositivi, il disservizio sarebbe durato meno di mezz'ora ma la concomitanza con il periodo pasquale ha ovviamente creato maggiori disagi agli utenti;

   Nexi è il principale gruppo di pagamenti digitali in Italia: nel 2020 si è fusa con Sia, società specializzata nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento controllata da Cassa depositi e prestiti (Cdp). La nuova società conta su oltre 2 milioni di commercianti convenzionati in tutta l'Europa continentale, circa 120 milioni di carte gestite e oltre 21 miliardi di transazioni complessive processate: inoltre può contare su sinergie industriali e finanziarie pari a 150 milioni di euro ricorrenti annui e ricavi aggregati di circa 1,8 miliardi di euro l'anno sulla base dei risultati riportati nel 2019;

   secondo il rapporto Clusit, l'Associazione italiana di sicurezza informatica nata all'interno dell'università statale di Milano, nel 2021 gli attacchi informatici nel mondo sono aumentati del 10 per cento rispetto all'anno precedente; le nuove modalità di attacco dimostrano che i cyber criminali sono sempre più sofisticati e in grado di fare rete con la criminalità organizzata;

   con il decreto-legge 14 giugno 2021, n. 82, recante disposizioni urgenti in materia di cyber sicurezza, definizione dell'architettura nazionale di cyber sicurezza e istituzione dell'Agenzia per la cyber sicurezza nazionale, il Governo ha inteso ridefinire la complessiva architettura nazionale cyber, nell'ottica di rispondere alle sfide poste dalle nuove tecnologie in materia di intelligence, nonché ai nuovi rischi come quello di introdurre vulnerabilità strutturali all'interno di servizi e funzioni essenziali dello Stato, che potrebbero essere usate per finalità criminali o per gli interessi di altri attori statuali;

   il tema della sicurezza cibernetica figura tra gli interventi portanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La cyber sicurezza è uno dei 7 investimenti della digitalizzazione della pubblica amministrazione, primo asse di intervento della componente 1 «Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA» compresa nella Missione 1 «Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo». Gli investimenti previsti per questa realtà dal Pnrr sono considerevoli e fondamentali per la crescita e la sicurezza del Paese;

   a parere dell'interrogante, quanto accaduto il 15 aprile 2022 e comunque il numero crescente di attacchi ai danni di istituzioni italiane deve far comprendere quanto la sicurezza e l'educazione alla sicurezza informatica siano fondamentali e rappresentino un investimento indispensabile per garantire un'adeguata protezione dei dati dei cittadini –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa la natura dei disservizi verificatisi ai danni della società Nexi e se, nel caso di specie, sia totalmente da escludere anche un correlato problema di cyber sicurezza nazionale.
(4-11876)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

  l'articolo 32 della Costituzione afferma che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti [...]», il legislatore, così, ha sancito l'assoluta importanza della salute quale diritto fondamentale e inviolabile della persona la cui integrità è indispensabile per l'esercizio di ogni altro diritto;

  l'emergenza pandemica dovuta al virus Sars-CoV-2, che ha causato oltre sei milioni di morti nel mondo e 161 mila decessi in Italia, ha fatto emergere l'assoluta inadeguatezza e inefficienza del sistema sanitario italiano dimostratosi impreparato a fronteggiare la crisi sanitaria, a causa dei tagli della spesa pubblica effettuati negli ultimi dieci anni e delle privatizzazioni, come si evince dai dati statistici degli anni 2010 e 2019;

   in dieci anni, il numero degli ospedali si è ridotto di 173 unità, con ripercussioni anche sul numero dei posti letto diminuito di circa 43.471 unità e negli stessi anni di riferimento anche l'organico del personale si è ridotto del 6,5 per cento (di 46.000 posti di lavoro);

   quanto rappresentato dovrebbe condurre alla necessità di una inversione di tendenza volta a prevedere maggiori stanziamenti della spesa pubblica nel settore sanitario e garantire, in tal modo, il pieno diritto alla salute per ogni cittadino e in tutte le regioni arginando altresì il gap tra Nord e Sud;

   il Governo, invece, sembrerebbe aver sottovalutato tale necessità in quanto dalle previsioni di andamento della spesa sanitaria pubblica di cui alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Def) approvata il 29 settembre 2021 dal Consiglio dei ministri si evince che la spesa italiana per la sanità in relazione al prodotto interno lordo decrescerà arrivando a valere il 6,1 per cento del Pil nel 2024; dal 2017 al 2020 questa percentuale era rimasta ferma al 6,6 per cento del Pil, tra le più basse in Europa, aumentata al 7,3 per cento nel 2021 a causa delle spese connesse all'emergenza Covid-19, per poi ridursi al 6,7 per cento nel 2022, 6,3 per cento nel 2023 e addirittura 6,1 per cento nel 2024;

   siffatta circostanza continuerà a penalizzare il sistema sanitario nazionale, causando l'allungamento delle liste d'attesa nel settore pubblico e inducendo il cittadino a rivolgersi all'offerta privata sanitaria, trainata anche dalla diffusione di varie forme di assicurazioni integrative;

   a parere dell'interrogante, la crisi pandemica avrebbe dovuto generare profonde correzioni del modello sanitario nazionale portato avanti per vent'anni e dimostratosi fallimentare, che ha limitato fortemente la rete della medicina territoriale pubblica e ha instaurato in campo ospedaliero una concorrenza viziata tra settore pubblico e privato, a favore di quest'ultimo;

   il settore privato deve essere scelto liberamente dai cittadini e non perché impossibilitati ad usufruire agevolmente di prestazione pubbliche. L'anomalia diviene ancora più grave quando il settore privato è favorito anche da organi istituzionali dello Stato; è recente la notizia secondo cui il Gruppo San Donato e il Ministero dell'interno avrebbero siglato una convenzione sanitaria che coinvolgerebbe tutti gli ospedali e le strutture ambulatoriali del gruppo privato;

   in particolare, a usufruire della convenzione sarebbero 17.000 dipendenti dell'amministrazione civile del Ministero dell'interno in servizio presso gli uffici centrali e le prefetture presenti nei capoluoghi di provincia;

   la convenzione garantirebbe il 15 per cento di sconto su tutte le prestazioni ambulatoriali, diagnostiche e di ricovero, erogate dai diciannove ospedali del Gruppo San Donato, tra cui l'Ospedale San Raffaele, l'istituto Galeazzi, il Policlinico San Donato e da tutte le strutture ambulatoriali e una linea di comunicazione dedicata per garantire agli assistiti servizi veloci e personalizzati;

   tale accordo rappresenterebbe l'ammissione implicita da parte del Governo del perdurare del fallimento del servizio sanitario nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di prevedere maggiori stanziamenti della spesa pubblica in ambito sanitario per garantire la massima efficienza della sanità pubblica e diminuire la concorrenza tra pubblico e privato.
(4-11877)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa richiamano alla memoria la storia dell'attivista albanese Adelina Sejdini che il 6 novembre 2021 si è suicidata a Roma, indotta dal timore di subire ulteriori soprusi sessuali nel suo Paese di origine dove sarebbe stata rispedita non essendo riuscita ad ottenere la cittadinanza italiana;

   la Sejdini, nota con il nome di «Adelina 113», era in Italia dal 1996, portata dalla mafia albanese e costretta per quattro anni a prostituirsi, finché non ha deciso di ribellarsi denunciando quanto avesse subito;

   da allora era diventata una fervida attivista, protagonista di un impegno civile, politico e sociale che l'aveva resa simbolo della lotta contro la prostituzione ma senza ricevere adeguata protezione da parte dello Stato per la sua collaborazione con la giustizia e soprattutto la cittadinanza italiana nonostante il suo impegno civile e la lunga permanenza in Italia;

   sebbene fosse in Italia dagli anni novanta, Adelina era riuscita solo ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari, rinnovabile, tuttavia, sembrerebbe che l'ultimo permesso rinnovato dalla Questura di Pavia, valido sino al 16 ottobre 2023, erroneamente non sarebbe stato concesso per motivi umanitari (previsto in caso di vittime di tratta) ma per motivi lavorativi, quando, in realtà, per le sue condizioni di salute Adelina era stata dichiarata invalida al 100 per cento; ed ancora, il predetto permesso indicava altresì la cittadinanza albanese quando, invece, Adelina aveva formalmente rinunciato alla cittadinanza del suo Paese di origine;

   gli errori che sarebbero stati commessi dai predetti uffici avrebbero privato Adelina dell'adeguata assistenza sociale ed economica garantita dall'articolo 38 della Costituzione, rischiando altresì, in caso di mancato rinnovo del permesso di soggiorno, di essere espulsa dall'Italia;

   la vicenda rappresenterebbe la testimonianza di uno Stato che, pur facendo delle politiche migratorie il proprio vessillo, non riesce effettivamente ad apprestare la dovuta tutela nei riguardi di coloro che decidono di denunciare fatti gravi mettendo in pericolo la propria incolumità;

   inoltre, l'attivismo di Adelina avrebbe dovuto condurre le istituzioni non solo a prevedere una maggiore tutela nei suoi riguardi ma anche a valutare la possibilità di concederle la cittadinanza per meriti speciali che può essere riconosciuta agli stranieri che abbiano «reso eminenti servizi all'Italia»; il caso di Adelina può configurare una fattispecie del genere, dal momento che la donna si è ribellata alle sevizie subite, contribuendo all'arresto di quaranta trafficanti di esseri umani, tutti, condannati a 15 e 20 anni di reclusione, condannando pubblicamente qualsiasi forma di racket e distinguendosi per il suo attivismo sociale e civile, a titolo di esempio, si può richiamare il caso della concessione della cittadinanza, nel 2019, con decreto del Presidente della Repubblica, a due studenti di origine marocchina ed egiziana, Adam El Hamami e Ramy Shehata, che contribuirono a sventare l'attentato sul bus dirottato a San Donato milanese sul quale vennero sequestrati insieme ai compagni di classe, dando l'allarme ai carabinieri;

   sulla base di quanto esposto è evidente che il diniego della cittadinanza italiana avrebbe comportato per la donna una serie di notevoli difficoltà di tipo economico, sociale, morale e psicologico, fino a portarla alla scelta di togliersi la vita piuttosto che tornare in Albania rischiando di subire ripercussioni da parte dei suoi aguzzini –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano stati i motivi del diniego della cittadinanza, se intenda verificare, se del caso, anche tramite attività ispettiva, l'operato delle strutture ministeriali che hanno trattato la vicenda per valutare l'eventuale sussistenza di responsabilità amministrative per i fatti di cui in premessa e se non intenda chiarire i motivi della mancata protezione di una donna vittima di tratta che aveva collaborato con la giustizia mettendo in pericolo la propria incolumità.
(4-11881)


   CIRIELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso i territori dell'Ucraina violandone la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale e, di fatto, scatenando il conflitto armato più sanguinoso in Europa dal dopoguerra;

   la crisi Russia-Ucraina, che perdura tragicamente da quasi due mesi mietendo vittime e distruggendo città, non riguarda solo la sopravvivenza dell'Ucraina ma di tutta l'Europa e fonda le sue radici oltre che nello storico conflitto per i territori del Donbass anche in quello tra Russia e Stati Uniti d'America, e in particolare nella dichiarata contrarietà della Russia all'espansione Nato verso est e la contestuale volontà di estendere la propria egemonia autoritaria sui Paesi ad essa confinanti del vecchio «spazio sovietico»;

   sebbene la guerra in Ucraina sia testimoniata da immagini e video devastanti, si assiste da settimane ad una grave forma di propaganda negazionista alimentata da una fitta rete di disinformazione di matrice russa;

   nel mondo del web e dei social è scoppiata la guerra virtuale delle fake news finalizzata a distorcere la realtà degli eventi con l'unico obiettivo di orientare l'opinione pubblica contro le decisioni assunte dal Governo italiano e approvate, quasi all'unanimità dal Parlamento;

   in particolare, circolano diverse notizie che cercano di confutare la verità e la paternità dei bombardamenti che hanno colpito l'ospedale pediatrico e il teatro di Mariupol, la città di Bucha in cui sarebbero state uccise circa 160 persone e, in generale, di altri crimini di guerra commessi deliberatamente dall'esercito russo contro civili ucraini;

   mass media, giornalisti e politici filorussi finiscono per alimentare la disinformazione del Cremlino e la propaganda contro l'Occidente, mettendo in dubbio le azioni intraprese dagli Usa, dai Paesi europei e, soprattutto, dalla stessa Italia in ottemperanza peraltro agli impegni assunti con la Nato;

   in particolare, si cerca di confutare con un «pacifismo di maniera» la stessa decisione assunta in relazione alla fornitura di armamenti nell'ambito degli impegni europei e dell'Alleanza Atlantica;

   c'è chi sarebbe giunto finanche a sollevare rimostranze sul recente provvedimento adottato dall'Onu di espellere la Russia dal Consiglio dei diritti umani;

   quanto sin qui riportato, ad avviso degli interroganti, celerebbe un'azione finalizzata a sfaldare gli equilibri e la solidarietà che unisce gli Stati europei, minando la legittimazione politica degli organi statali a determinare le proprie attività diplomatiche o belliche;

   tali azioni potrebbero essere lesive della personalità dello Stato e al riguardo l'articolo 245 del codice penale sanziona la condotta di «chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti ad impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralità, ovvero alla dichiarazione di guerra», e l'articolo 246 del medesimo codice punisce la condotta corruttiva del cittadino che, anche indirettamente, riceve o si fa promettere dallo straniero denaro o altre utilità al fine di compiere atti contrari agli interessi nazionali;

   la crisi bellica in atto sta comportando gravi ripercussioni di carattere economico che toccano anche la nostra Nazione e per tale ragione occorrerebbe incrementare le misure di controllo per contrastare eventuali azioni dirette a favorire scambi commerciali con la Russia, in contrasto con i divieti imposti a livello europeo e internazionale ed apprestare maggiore attenzione nei riguardi di coloro che per ideologie filorusse o interessi economici possano compromettere gli impegni assunti in favore dell'Ucraina –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda adottare per potenziare le misure dei servizi di intelligence e prevenire i fenomeni sopra richiamati, in particolare con riguardo a eventuali reati contro la personalità dello Stato, nonché alle attività di disinformazione in grado di destabilizzare le azioni della nostra Nazione rispetto agli impegni assunti nell'ambito dell'Alleanza Atlantica e comunque di influire illegittimamente sulle scelte di politica internazionale dello Stato.
(4-11884)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un conflitto armato in Yemen, perdurante dal 2015 tra la coalizione internazionale guidata dall'Arabia Saudita e le forze militari Houthi, ha causato secondo Ocha la «peggiore crisi umanitaria del pianeta»;

   attualmente in Yemen vi sono 24,3 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria, 4 milioni sfollate. I bambini e le donne pagano il prezzo più alto con oltre due milioni di minori sotto i cinque anni ed un milione di donne in stato interessante che soffrono fame e malnutrizione;

   la drammatica situazione è evidenziata nella risoluzione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2018 dove si esortano «tutti gli Stati membri dell'Unione europea ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari all'Arabia Saudita, agli Emirati arabi uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto»;

   a seguito dell'adozione della mozione 1-00204 del 26 giugno 2019 della Camera dei deputati, il Governo veniva impegnato ad adottare misure necessarie a sospendere le esportazioni verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti di bombe d'aereo, missili, e loro componentistica che potevano essere utilizzati per colpire la popolazione civile;

   con l'approvazione della risoluzione in Commissione n. 8-00096 prima firma Ehm del 22 dicembre 2020, il Parlamento ha impegnato il Governo non solo a «mantenere la sospensione della concessione di nuove licenze per i medesimi materiali e Paesi» ma anche a «valutare la possibilità di estendere tale sospensione anche ad altre tipologie di armamenti, sino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace» in Yemen;

   la revoca delle licenze ha comportato cancellazione delle forniture per un valore di 328 milioni di euro, ma – come si evince dalla «Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento» ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990 n. 185 comunicata alla Presidenza il 5 aprile 2022 – nel corso del 2021 l'Autorità Nazionale Uama ha rilasciato 40 nuove autorizzazioni definitive per esportazioni di materiali militari all'Arabia Saudita per un valore complessivo di 45.862.156,00 euro e 12 nuove autorizzazioni agli Emirati Arabi Uniti per 56.076.830,42 euro;

   tra le 40 nuove autorizzazioni per l'Arabia Saudita sono riportate diverse categorie di materiali tra cui «munizioni», «bombe, siluri, razzi, missili e accessori», «apparecchiature per la direzione del tiro», «aeromobili», «apparecchiature elettroniche» e «tecnologia per lo sviluppo, produzione o utilizzazione»;

   tra le 12 nuove autorizzazioni per Emirati Arabi Uniti sono riportati «armi ed armi automatiche di calibro uguale o inferiore a 12,7 mm», «armi o sistemi d'arma di calibro superiore a 12,7 mm», «apparecchiature per la direzione del tiro», «apparecchiature elettroniche» e «pezzi forgiati, pezzi fusi e semilavorati» –:

   tra le nuove autorizzazioni definitive aventi come destinatario finale l'Arabia Saudita, quante e per quale controvalore abbiano riguardato «munizioni» e quante «bombe, siluri, razzi, missili e accessori» e, tra questi, quale specifico tipo di materiale militare;

   tra le nuove autorizzazioni definitive aventi come destinatario finale gli Emirati Arabi Uniti, quante e per quale controvalore abbiano riguardato «armi ed armi automatiche di calibro uguale o inferiore a 12,7 mm» e quante «armi o sistemi d'arma di calibro superiore a 12,7 mm»;

   quali iniziative abbia adottato l'Autorità nazionale Uama per assicurare che le nuove licenze dei suddetti materiali militari rilasciate all'Arabia saudita e agli Emirati Arabi Uniti non vengano utilizzate dalle forze armate di questi due Stati per operazioni militari riguardanti il conflitto in Yemen.
(4-11875)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PATELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Madonna del Parto, celebre affresco di Piero della Francesca, dovrà tornare nella chiesa di Santa Maria di Momentana in provincia di Arezzo, ossia nella sua sede originaria;

   è quanto stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato che mette fine ad un lungo contenzioso, che si trascina ormai da trenta anni, tra il comune di Monterchi, in provincia di Arezzo, e il Ministero della cultura in merito alla collocazione dell'opera;

   il capolavoro di Piero della Francesca attualmente si trova nella ex scuola elementare di via della Reglia, nel comune di Monterchi, in un piccolo museo a lei dedicato;

   è stata collocata lì nel 1992, anno del cinquecentenario della morte dell'artista;

   nel 2021 i giudici del Tar della Toscana avevano deciso di spostare l'affresco rinascimentale dalla scuola per portarlo nella chiesa di Santa Maria Momentana dove l'opera fu realizzata;

   quest'ultima, però, fu letteralmente demolita nel 1785 per costruirvi un cimitero e da allora il dipinto è rimasto in una cappella dentro al cimitero, attualmente di proprietà del comune di Monterchi;

   dopo il 1992, anno del restauro, iniziò un lungo contenzioso civile tra il Ministero della cultura, il comune di Monterchi e la Diocesi di Arezzo innanzi al tribunale di Firenze proprio sulla collocazione dell'opera;

   fu raggiunto un accordo che stabiliva la collocazione della Madonna del Parto nell'area dell'ex convento delle Benedettine, area adibita a museo dallo stesso comune di Monterchi per attrarre turisti;

   tuttavia, il Ministero della cultura non ha mai avallato tale collocazione;

   a detta del sindaco di Monterchi la sentenza del Consiglio di Stato, che conferma quella del Tar, è sconcertante perché la chiesa di Momentana non sarebbe idonea a ospitare un tale capolavoro, in quanto troppo angusta e soprattutto molto buia –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, anche attivando i propri uffici periferici.
(5-07910)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SANI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23 marzo 2022, è stata individuata l'area «Coltano», in provincia di Pisa, per la realizzazione della sede del «Gruppo intervento speciale, del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e del Centro cinofili»;

   tale scelta nasce dalla necessità di realizzare una struttura funzionale ai centri di eccellenza dell'Arma dei carabinieri impegnati nell'attività di antiterrorismo e nella sicurezza delle rappresentanze diplomatiche a rischio, nonché nelle attività delle forze speciali e delle forze per operazioni speciali delle Forze armate;

   l'individuazione del sito di Coltano ha suscitato critiche e reazioni da parte della comunità territoriale, dei cittadini, delle istituzioni locali e delle associazioni per numerose motivazioni:

    l'attuale area recintata è grande 54 mila metri quadrati e al suo interno sono rimasti alcuni edifici abbandonati, mentre il progetto della nuova base si allargherà fino a 730 mila metri quadrati, oltre dieci volte maggiore rispetto a quella attuale;

    saranno quindi necessari numerosi investimenti (finanziati con il Piano nazionale di resistenza e resilienza Pnrr) per realizzare le strutture previste: i comandi dei reggimenti, due poligoni di tiro, edifici per l'addestramento del personale militare, magazzini e uffici, un laboratorio, autolavaggi, una palestra e una mensa, 18 villette a schiera, una pista di atterraggio per gli elicotteri;

    la realizzazione di tale base avrà un impatto ambientale ed ecologico devastante per il vicino Parco naturale di San Rossore: istituito nel 1979 dalla regione Toscana, esso rappresenta ad oggi un'area protetta di oltre 4.800 ettari con una ricchissima biodiversità animale e vegetale, tutelata da precisi vincoli urbanistici;

   l'entità di tali proteste ha provocato reazioni anche nel Comando generale dei carabinieri che ha comunicato a mezzo stampa di «essere perfettamente consapevole delle caratteristiche morfologiche dell'area» individuata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e «anche su indicazione del Ministro della difesa, di continuare a favorire un confronto con la popolazione e le comunità locali»;

   il CeMiVet (Centro militare veterinario) è una struttura dell'Esercito italiano che ha sede nel comune di Grosseto, fin dalla metà del secolo scorso;

   il CeMiVet, dislocato in un'area di oltre 580 ettari, impiega attualmente circa 200 persone tra militari e civili e oltre ad essere uno storico presidio, riveste anche un ruolo rilevante per l'economia indotta ed i livelli occupazionali di un vasto territorio limitrofo;

   il Centro, le cui attività e personale sono stati gradualmente ridotti nel corso degli ultimi anni anche a seguito del trasferimento nel Lazio della sezione dedicata ai cavalli, rimane ad oggi la scuola di addestramento cinofilo dell'esercito ed il centro di formazione dei veterinari militari;

   edifici, strutture ed ampiezza del CeMiVet sono comunque ad oggi sottoutilizzati rispetto alle attività svolte rimaste;

   il territorio in cui insiste il CeMiVet non presenta alcun vincolo paesaggistico ed ambientale, è perfettamente integrato da decenni con la comunità locale e ha una posizione logistica funzionale al vicino aeroporto militare di Grosseto;

   appare quindi evidente che, in relazione a quanto sopra evidenziato, per ragioni sociali, economiche, ambientali, infrastrutturali e logistiche, il centro di Grosseto abbia tutte le caratteristiche, rispetto alle criticità dell'area di Coltano, per poter ospitare il «Gruppo intervento speciale, del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e del Centro cinofili»;

   sarebbe quindi opportuno che il Governo rivalutasse con attenzione le criticità emerse rispetto alla scelta dell'area di Coltano e prendesse in seria considerazione il CeMiVet per ospitare il «Gruppo intervento speciale, del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e del Centro cinofili» –:

   se non si ritenga opportuno ed urgente, in relazione a quanto esposto in premessa, prendere in considerazione le criticità espresse dalla comunità territoriale, dai cittadini, dalle istituzioni locali e dalle associazioni sull'individuazione dell'area «Coltano» come luogo idoneo ad ospitare il «Gruppo intervento speciale, del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e del Centro cinofili» e valutare la possibilità di realizzare tale struttura all'interno del CeMiVet di Grosseto.
(5-07906)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CATTANEO, GIACOMETTO, MARTINO e SORTE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la decisione del Consiglio dell'Unione europea 2017/784 l'Italia è stata autorizzata ad applicare una misura speciale di deroga consistente nell'imporre che l'imposta sul valore aggiunto (Iva) dovuta sulle forniture alle pubbliche amministrazioni fosse versata da tali autorità, su un apposito conto bancario bloccato dell'amministrazione fiscale;

   ai sensi dell'articolo 3 di tale decisione l'Italia era tenuta a trasmettere alla Commissione una relazione sulla situazione generale dei rimborsi dell'Iva ai soggetti passivi interessati da tali misure e, in particolare, sulla durata media della procedura di rimborso, nonché sull'efficacia generale della presente misura per ridurre l'evasione dell'Iva nei settori interessati;

   ai sensi della decisione del Consiglio dell'Unione europea 2020/1105, il termine per la trasmissione della citata relazione è stato fissato al 30 settembre 2021. Il 4 ottobre 2021 ha trasmesso il relativo report. La medesima decisione ha spostato il termine della misura speciale di deroga al 30 giugno 2023;

   il tema dei rimborsi Iva è cruciale per tutte le imprese, quali quelle del settore delle costruzioni, che operano con meccanismi di liquidazione dell'imposta introdotti in deroga alle ordinarie modalità di versamento, quali il reverse charge e lo split payment (di cui, rispettivamente, agli articoli 17 e 17-ter, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972);

   l'applicazione di tali meccanismi generano un rilevante credito Iva in capo alle imprese, esponendole a gravi problemi di liquidità conseguenti alla tempistica con la quale lo Stato italiano eroga i rimborsi dei medesimi crediti;

   ciò costringe gli operatori del settore ad un ricorso massiccio al mercato finanziario, con ulteriore aumento dei costi;

   in base alle ultime rilevazioni, i tempi medi rimborso Iva quando si è a credito sono pari a 82 giorni per quelli annuali e a 65 giorni per quelli infrannuali –:

   quali siano i contenuti del report trasmesso alla Commissione europea ai sensi dell'articolo 3 della decisione del Consiglio dell'Unione europea 2017/784, con particolare riferimento ai dati relativi all'applicazione dei citati meccanismi del reverse charge e dello split payment e agli effetti di riduzione dell'evasione fiscale che ne sono derivati.
(5-07909)


   BUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Ats Insubria, azienda sanitaria locale delle province di Varese e Como che dipende dalla regione Lombardia, ha querelato il quotidiano «La Provincia di Como» con l'accusa di aver condotto contro l'Ats una campagna assuntamente denigratoria – tanto da ipotizzare il reato di stalking – per gli articoli del giornale relativi alle modalità di gestione della pandemia;

   unitamente alla querela è stata presentata richiesta di risarcimento danni nei confronti dell'editore, del direttore e dei giornalisti previo deposito di istanza di mediazione n. 134/2022 (Organismo di conciliazione forense, servizio di mediazione presso l'Ordine degli avvocati di Varese);

   si rischia di coartare la libertà di stampa laddove questa si cristallizzi in una valutazione, anche eventualmente critica, volta a porre all'attenzione della collettività una malagestione o un malfunzionamento di una istituzione pubblica;

   la Regione Lombardia, con apposita deliberazione del 27 maggio 2021 n. 318, ha predisposto l'annotazione nei conti di bilancio della somma di euro 18.110,88 a titolo di costo dell'incarico conferito ad un apposito legale di fiducia per l'attività di assistenza e rappresentanza in giudizio;

   denaro pubblico è stato finalizzato a supportare spese di percorsi giudiziali intrapresi contro giornalisti che espletano unicamente il loro lavoro finalizzato a porre in essere l'insieme di tutte quelle attività e quelle tecniche (redazione, pubblicazione, diffusione e altro) dirette a diffondere e a commentare notizie tramite i giornali o pubblicazioni periodiche;

   si ritiene necessario, dunque, verificare l'opportunità e la legittimità dell'uso di denaro pubblico per osteggiare la libertà di stampa –:

   se il Governo intenda valutare se sussistono i presupposti per promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica a fronte di quello che l'interrogante giudica un impiego di risorse quanto meno discutibile, segnalando eventuali anomalie che dovessero essere riscontrate alla competente magistratura contabile.
(5-07911)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, comma 152, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, si è introdotto l'articolo 24-bis del Testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;

   con tale disposizione, le persone fisiche che trasferiscono la propria residenza in Italia possono optare per l'assoggettamento ad una imposta sostitutiva dei redditi prodotti all'estero, a condizione che non siano state fiscalmente residenti in Italia, per un tempo almeno pari a nove periodi d'imposta nel corso dei dieci precedenti l'inizio del periodo di validità dell'opzione;

   con il successivo comma 159 del medesimo articolo 1, la citata legge 11 dicembre 2016, n. 232, prevede che le disposizioni di cui al comma 152 e la possibilità di esercizio dell'opzione, siano applicabili con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al periodo d'imposta in corso alla data di entrata in vigore della norma, quindi a decorrere dal 1° gennaio 2017;

   l'articolo 24-bis del Testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, dispone, poi, in merito alla quantificazione dell'imposta sostitutiva relativa ai redditi prodotti all'estero dai nuovi residenti, che la stessa sia calcolata, in via forfettaria, nella misura di euro 100.000 annui e che il beneficio cessi, in ogni caso, decorsi quindici anni dal primo periodo d'imposta di validità dell'opzione;

   durante il periodo di validità dell'opzione, il beneficiario può altresì richiedere di estenderla a uno o più dei familiari, per ciascuno dei quali l'importo dell'imposta sostitutiva, da corrispondere ogni anno e fino alla revoca o allo spirare del beneficio, sarà pari ad euro 25.000;

   tali disposizioni, in vigore ormai da oltre 5 periodi di imposta, si ponevano il dichiarato obiettivo di far arrivare in Italia soggetti ad alto reddito e alta capacità di spesa, che potessero dislocare sul nostro territorio considerevoli investimenti, consumi e iniezioni di capitale –:

   se il Ministro interrogato, a distanza di oltre 5 anni fiscali dall'introduzione della norma, intenda fornire elementi riguardo al numero di beneficiari, all'impatto e alla quantificazione degli effetti diretti e indiretti per l'economia italiana e relativi in particolare alle maggiori entrate per la finanza pubblica derivanti dall'applicazione della stessa e a seguito dell'attrazione di nuovi contribuenti, in maniera disaggregata e suddivisi anno per anno per ciascun periodo di imposta.
(5-07922)


   GIACOMONI, MARTINO, CATTANEO, GIACOMETTO e SORTE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in materia di bonus edilizi il decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 13 ha introdotto, tra l'altro, la facoltà di poter procedere con ulteriori cessioni dei crediti ma solo se effettuate a favore di banche e intermediari finanziari iscritti all'albo previsto dall'articolo 106, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (Testo unico bancario) di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, a società appartenenti a un gruppo bancario iscritto all'albo di cui all'articolo 64 del predetto testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, ovvero a imprese di assicurazione autorizzate ad operare in Italia ai sensi del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209;

   risulta incerta la volontà del legislatore di ricomprendere nell'elenco di cui sopra anche le società per la cartolarizzazione dei crediti costituiti ai sensi della legge 30 aprile 1999, n. 130 che, sebbene fossero originariamente iscritte all'albo previsto dall'articolo 106 del Testo unico bancario, sono state successivamente derubricate in virtù di un provvedimento di Banca d'Italia, pur rimanendo iscritte presso un registro separato;

   le società di cartolarizzazione dei crediti, oltre a essere iscritte a tale registro separato, tenuto dalla Banca d'Italia, scontano anche la presenza obbligatoria di un soggetto iscritto all'albo previsto dall'articolo 106 del Testo unico bancario, deputato a un ruolo di servizio presso la società di cartolarizzazione nella riscossione dei crediti ceduti e del servizio di cassa e di pagamento;

   il patrimonio segregato di talune società per la cartolarizzazione dei crediti è contabilmente consolidato presso un gruppo bancario iscritto all'albo in quanto il suddetto gruppo bancario ne esercita il controllo, anche qualora le quote societarie di tali società per la cartolarizzazione dei crediti, non fossero detenute dal gruppo bancario stesso;

   il consolidamento contabile del loro patrimonio segregato costituisce elemento non solo necessario ma anche sufficiente a garantire gli stessi presidi e controlli che il legislatore ha cercato di ottenere limitando la circolazione dei crediti relativi ai bonus edilizi –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per chiarire che le società per la cartolarizzazione dei crediti, costituite ai sensi della legge 30 aprile 1999, n. 130, il cui patrimonio segregato risulti consolidato contabilmente in un gruppo bancario iscritto all'albo di cui all'articolo 64 del Testo unico bancario, possano essere considerate tra i soggetti qualificati quali secondi, ovvero terzi, cessionari dei crediti fiscali di cui al decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 13.
(5-07923)


   MAZZETTI, CATTANEO, PORCHIETTO, GIACOMETTO e GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in una recente audizione al Senato il direttore dell'Agenzia delle entrate ha spiegato che, a fine 2021, il mercato delle cessioni dei crediti aveva raggiunto quota 38,4 miliardi di euro, quasi tutti accumulati nel 2021. Nel primo quarto del 2022 quota 40 miliardi è stata superata, in quanto Enea informa che si sono consolidate nuove detrazioni 110 per cento circa sei miliardi di euro;

   gran parte di questi crediti è finita alle banche e altri operatori che si sono proposti di liquidarli. Da un'indagine del Sole 24 Ore risulta che il soggetto più attivo è stato finora Intesa Sanpaolo, con 20 miliardi di crediti, tra pratiche già accettate (16 miliardi) e crediti erogati (4 miliardi). Fortissimo anche l'impegno di Poste Italiane che ha acquistato 7,4 miliardi di euro, impegnando una parte importante della sua disponibilità totale (9 miliardi);

   tali operatori hanno acquisito oltre 35 miliardi di crediti, una massa che, guardando ai blocchi sempre più estesi in queste settimane, ormai è difficile da gestire in relazione alla capienza fiscale del sistema. A questi operatori bisogna aggiungere le banche che ancora non hanno comunicato i crediti acquisiti o attori come le assicurazioni o le utility. La stima di 35 miliardi di euro è da considerare al ribasso;

   tutto il mercato delle cessioni dei crediti legati ai bonus fiscali (a partire dal «Superbonus 110 per cento») viaggia verso il blocco totale, per l'impossibilità di accettare nuove richieste di cessione;

   all'indomani del «decreto Antifrodi», in vigore dal 12 novembre 2021, gli ostacoli per i contribuenti che volevano cedere sono andati progressivamente aumentando. Fino all'arrivo del decreto-legge «Sostegni ter» (il 27 gennaio 2022), che ha ridotto a uno il numero dei trasferimenti possibili;

   da gennaio sono seguite diverse modifiche, che però non hanno portato ancora a un punto di equilibrio sostenibile per tutti i diversi attori. Dopo le limature apportate nei giorni scorsi per attivare una quarta cessione dei crediti, già si pensa a ulteriori modifiche che rendano il meccanismo più efficace;

   oltre alla necessita di prorogare il termine del 30 per cento dei lavori da effettuare entro il 30 giugno, in considerazione dei ritardi generati dal blocco delle cessioni nei primi mesi del 2022 per effetto delle regole restrittive adottate, appare necessario consentire la cessione alla banca-correntista sempre (e non solo al quarto passaggio) e depotenziare il divieto di cessione frazionata, che scatterà dal 1° maggio, aprendo al trasferimento di singole annualità;

   la situazione è molto preoccupante e i blocchi rischiano di mettere in difficoltà le aziende che operano sul mercato. Inoltre, blocco delle cessioni impedisce ai contribuenti in regime forfettario di detrarre i costi sostenuti, escludendoli di fatto dalla possibilità di usufruire dei bonus edilizi. Nemmeno è chiaro se si possa cedere anche a un familiare il credito derivante da una ristrutturazione edilizia con diritto alla detrazione del 50 per cento per le spese sostenute nel 2022 –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo in merito alle questioni delineate in premessa, in particolare per quel che riguarda la possibilità di consentire sempre la cessione banca-correntista, e non solo al quarto passaggio, e di depotenziare il divieto di cessione frazionata, aprendo al trasferimento di singole annualità, nonché di chiarire in via definitiva se si possa cedere anche a un familiare il credito derivante da una ristrutturazione edilizia con diritto alla detrazione del 50 per cento delle spese sostenute.
(5-07924)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   EHM, SURIANO, SARLI e BENEDETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 aprile 2022 un presidio di lavoratori organizzato da Cgil funzione pubblica e Uilpa ha denunciato «gravi carenze di personale e carichi di lavoro insopportabili» presso gli uffici della procura e del tribunale della città di Massa i quali, secondo la denuncia dei sindacati starebbero subendo una forte carenza organica di 11 unità di personale presso la procura e 39 unità di personale su 93 presso il tribunale di Massa;

   secondo notizie apprese a mezzo stampa ad aggravare oltremodo la carenza di organico vi sarebbero prossimi pensionamenti e, senza un efficiente ricambio, molti uffici rischierebbero di lavorare con orari ridotti e, nei casi più gravi, di chiudere. Secondo fonti giornalistiche, il procuratore capo confermerebbe la disastrosa condizione della procura con mancanze per oltre il 40 per cento del personale amministrativo che con i pensionamenti previsti arriverebbe ad oltre il 55 per cento entro il prossimo mese di ottobre, rimarcando che, dallo scorso giugno, sarebbero assenti i direttori amministrativi (n. 2), figure apicali quali direttori (n. 2), funzionari (n. 4), assistenti (n. 3 su 5), autisti (n. 3) e 1 tecnico C.i.s.i. che provveda nella digitalizzazione degli atti;

   secondo fonti apprese dal sito www.tribunaledimassa.it – Progetto ufficio per il processo – Piano nazionale per la ripresa e resilienza (Pnrr) – Schema sintetico contenente elementi essenziali per la redazione del Progetto organizzativo Pnrr (articolo 12 del decreto-legge n. 80 del 2021, convertito dalla legge n. 113 del 2021) si apprende che «il tribunale di Massa dispone di una sezione penale mentre non è prevista la sezione civile. L'Ufficio soffre di una grave insufficienza dell'organico dei magistrati, come dimostrato dalla Commissione flussi presso il Consiglio giudiziario del Distretto che, in occasione dell'esame della proposta ministeriale della rideterminazione delle piante organiche della magistratura, aveva indicato la necessità di incrementare di due unità l'organico dei magistrati del Tribunale di Massa»;

   gli uffici del tribunale di zona, Carrara e Pontremoli gravano sull'organizzazione del personale, sulla strutturazione dei servizi e sui rapporti con l'ente locale, tutti a carico del tribunale e, nello specifico, del presidente del tribunale che ne è coordinatore. Nella sostanza, la scopertura media dell'organico è del 32,85 per cento superiore alla media nazionale se riferita al prospetto ministeriale pari al 25 per cento ed al 27 per cento per la maggiore: si tratta di posti apicali fra i quali si annovera come vacante il posto di dirigente amministrativo coperto in reggenza fino al 31 dicembre 2022;

   l'Ufficio per il processo del tribunale carente di personale viene coperto da tirocinanti ex articolo 73 della legge n. 98 del 2013 a cui vengono affiancati più giudici: situazione analoga si registra per il personale amministrativo per cui 1 cancelliere deve seguire 2 o 3 giudici;

   per il settore penale del tribunale di Massa risulta l'assenza di un giudice togato, attualmente destinatario di applicazione extradistrettuale ad altro tribunale fino a ottobre 2022 e la notevole riduzione di organico comporta un progressivo aumento della durata dei processi tale da ledere il lavoro della magistratura e comportare danni e ritardi alla cittadinanza –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti, quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo e se vi sia l'intenzione di promuovere concorsi nazionali per l'assunzione di personale amministrativo in relazione alle carenze di organico di cui in premesso.
(5-07907)


   ASCARI, GRIPPA e SPADONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa della pronuncia di assoluzione per vizio totale di mente da parte della Corte di assise di appello di Brescia di un uomo imputato di omicidio ai danni della moglie;

   il drammatico episodio si è verificato nell'ottobre 2019 a Brescia, dove C.M., insegnante, è stata dapprima stordita durante il sonno con un colpo di mattarello in testa, e successivamente accoltellata e vegliata per diverse ore dal proprio marito, A.G.;

   nel procedimento di primo grado, l'imputato è stato assolto da ogni accusa perché ritenuto incapace di intendere e volere, dichiarato socialmente pericoloso e trasferito nella struttura per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems);

   la vittima C.M. è stata uccisa a coltellate dal marito «affetto dalla patologia del delirio di gelosia»;

   nel giudizio di secondo grado, benché il Procuratore Generale avesse chiesto la condanna a 21 anni di reclusione dell'imputato, considerato capace di intendere e volere al momento del fatto quando poi vegliò il cadavere della moglie per diverse ore, la Corte di assise di appello di Brescia ha confermato la sentenza di primo grado;

   «La sua gelosia patologica – ha detto in aula il Procuratore Generale – non era mai emersa prima dell'omicidio. Se n'è parlato solo a posteriori solo nel tentativo di trovare una causa di non punibilità»;

   quel «rischio che passi il messaggio che qualsiasi uomo geloso può essere giustificato» – come sostenuto dal pubblico ministero nel giudizio di primo grado – oggi, dopo la conferma di tale pronuncia assolutoria – è più che mai concreto –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito della propria competenza, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative di carattere normativo ritenga opportuno adottare per risolvere le criticità esposte in premessa onde scongiurare il grave impatto dell'allarmante fenomeno criminale della violenza di genere.
(5-07925)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI, FRASSINETTI, ROTELLI, BELLUCCI e MONTARULI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso dalla stampa locale che alcuni passeggeri di un treno diretto da Genova a Milano nel pomeriggio di lunedì 18 aprile 2022 si sono rifiutati di cedere il posto, regolarmente prenotato da 27 ragazzi disabili con i loro accompagnatori;

   il Consiglio regionale della Liguria ha aperto i lavori della seduta del 19 aprile 2022 esprimendo una ferma condanna e il suo sgomento per il fatto avvenuto il giorno 18 aprile alla stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe sul treno regionale tra Genova e Milano;

   la stessa Trenitalia ha informato dell'accaduto il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, e l'assessore regionale ai Trasporti, Gianni Berrino, dell'accaduto;

   la notizia divenuta virale e riportata dalle agenzie stampa e riportata da molti quotidiani, rappresenta un fatto indegno di un Paese civile, in quanto 27 disabili con i posti riservati sono rimasti bloccati, perché i loro posti erano occupati da altre persone senza titolo;

   da quanto rappresentato dalla stampa, gli incivili a bordo si sarebbero rifiutati di alzarsi e lasciare il legittimo posto riservato ai disabili, nonostante gli inviti del personale;

   è indispensabile da parte delle autorità competenti fare chiarezza su quanto avvenuto, identificando i responsabili e valutando con estrema sollecitudine se sussistano gli estremi per sanzionare comportamenti di estrema inciviltà e degrado morale come quelli sopra rappresentati

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa, quali iniziative intendano intraprendere al fine di scongiurare ulteriori fatti discriminatori nel trasporto ferroviario e se ritengano opportuno promuovere il concetto di «livello essenziale di trasporto», in ragione del rispetto di quel diritto alla mobilità per tutti richiamato più volte nella Costituzione italiana;

   se i Ministri interrogati intendano rafforzare le iniziative per il trasporto pubblico accessibile per tutti favorendo l'adozione di nuove logiche di mobilità sviluppate tramite l'implementazione di tecnologie innovative del settore quali big data, floating car data (Fcd), Internet of things (Iot) e blockchain, già impiegate per finalità analoghe in vari Stati membri dell'Unione europea.
(3-02905)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i sistemi di lettura targa Ocr (Optical Character Recognition) sono divenuti fondamentali per la sicurezza urbana;

   questi sistemi, collegati alle centrali delle forze dell'ordine, rilevano le targhe dei veicoli ad ogni transito nel raggio del varco, le confrontano con il modello di auto a cui la targa risulta associata oltre che con le blacklist presenti nel sistema: se la targa non corrisponde al modello o è presente nelle liste remote, forniscono una segnalazione detta «alert»;

   la presenza nel territorio di tali sistemi di telecamere e delle blacklist aggiornate è fondamentale per la prevenzione e repressione dei reati e utilissima per indagini a seguito di reati predatori e contro la persona;

   l'installazione e il mantenimento di detti sistemi sono in capo ai comuni e la loro gestione è affidata alle polizie locali;

   uno dei problemi dei sistemi Ocr riguarda la lentezza delle risposte generata da un'interrogazione massiva ai servizi: le richieste spesso si accavallano, vanno in timeout e, talvolta, vengono bypassate per non sovraccaricare il sistema;

   fino a qualche mese fa, inoltre, era possibile un confronto tra marca e modello, grazie al fatto che il sistema utilizzava il dato del modello dalla banca dati Eucaris della Motorizzazione civile; questa opzione è stata eliminata;

   fino a quando il dato era attinto dalla banca dati Eucaris le polizie locali potevano utilizzare liberamente i dati delle telecamere, ma ultimamente, per le ragioni su esposte, è rimasto solo il servizio a pagamento per la polizia locale;

   si capisce come questo cambio di indirizzo, sebbene motivato con ragioni tecniche, diminuisca la capacità preventiva e responsiva degli apparati di sicurezza e costituisca un ostacolo per il controllo dell'ordine pubblico e la prevenzione di reati e altri illeciti;

  una previsione contenuta nel cosiddetto decreto Capienze prevede una facilitazione dello scambio di informazioni tra pubblica amministrazione –:

   se il Governo non ritenga necessario che la Motorizzazione torni a fornire i dati marca-modello commerciale in forma gratuita alle polizie locali che gestiscono tali sistemi, magari anche reinserendo tali dati nella banca dati Eucaris;

   quali iniziative il Governo intenda assumere per ottimizzare e velocizzare l'efficienza del sistema, se del caso implementando le capacità dei server, il flusso e la banda dei dati.
(4-11871)


   FOSCOLO, DI MURO, RIXI, VIVIANI, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, LAZZARINI, PAOLIN, PATELLI, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio di lunedì 18 aprile 2022, un gruppo di 27 ragazzi residenti a Milano, dopo aver trascorso le festività pasquali a Genova, nell'ambito di un progetto di turismo accessibile per persone con disabilità cognitiva e psichica, si è recato alla stazione ferroviaria Piazza Principe per rientrare a casa con un treno regionale veloce, dove non c'è prenotazione, ma viene garantito il posto a sedere;

   nonostante fosse stata segnalata la delicatezza del viaggio e fosse stata accordata assistenza da parte di Trenitalia, purtroppo la carrozza di testa che era stata riservata ai ragazzi disabili e ai loro accompagnatori era già stata occupata da passeggeri che non solo non si sono offerti di cedere spontaneamente il proprio posto, ma si sono espressamente rifiutati di farlo, anche quando sollecitati dal capotreno, rivendicando il loro diritto a proseguire il viaggio seduti;

   il treno partito da Albenga, a Savona aveva subito un ridimensionamento per la sostituzione di alcune carrozze, vandalizzate, tanto che Trenitalia aveva integrato l'offerta di posti mancanti a bordo, con la messa a disposizione di tre bus sostitutivi, ma nessuno ha avvertito il gruppo in questione, che si è quindi trovato di fronte ad una situazione ingestibile: treno stracolmo, passeggeri incivili che si sono permessi addirittura di alzare la voce e offendere i ragazzi, una situazione di disagio e di stress particolarmente pesante per persone fragili;

   la triste e vergognosa vicenda si è conclusa con l'impossibilità per i ragazzi di utilizzare il treno e con l'utilizzo di un pullman dedicato, messo a disposizione dalla compagnia ferroviaria, che ha accompagnato i ragazzi a Milano;

   non si possono tollerare episodi del genere: è inaccettabile che la vicenda si sia risolta con la discesa dei ragazzi dal treno, che hanno dovuto adattarsi ad una soluzione alternativa di trasporto nonostante le loro difficoltà nell'affrontare i viaggi e nonostante lo stress che gli imprevisti possono causare su alcuni soggetti vulnerabili. I responsabili di Trenitalia e la Polizia ferroviaria hanno il compito di far rispettare le regole a bordo dei treni e di intervenire laddove i passeggeri assumano comportamenti incivili –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti e se tale ricostruzione risponda al vero;

   considerato che nel caso di specie non sembrano essere stati garantiti i diritti dei passeggeri con disabilità nella gestione (che ha previsto per loro un trasporto alternativo a quello prenotato con un ritardo di più di tre ore) della situazione problematica che si è venuta a creare nella stazione genovese, se non ritengano che debbano essere messe in atto iniziative incisive per far sì che i trasporti siano, nei fatti, accessibili a tutti;

   quali siano le motivazioni che hanno spinto la Polizia ferroviaria e Trenitalia a non intervenire con risolutezza nella vicenda riportata in premessa, facendo sì che i passeggeri che occupavano posti necessari per il trasporto dei disabili si alzassero o addirittura scendessero dal treno in caso di resistenza e utilizzassero un mezzo alternativo, considerato che le basilari norme di comportamento civile devono essere pretese e le forze dell'ordine e Trenitalia sono chiamati a farle rispettare.
(4-11878)


   MICELI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il personale tecnico del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile – Dipartimento per la mobilità sostenibile, e la Polizia stradale, sono stati individuati quale organismo competente all'espletamento di servizi mirati al perseguimento della sicurezza della circolazione mediante stazione mobile di controllo;

   l'iniziativa, che ha comportato un notevole sforzo in termini di impegno finanziario, ha avuto origine dall'attuazione del decreto ministeriale 19 marzo 2001 del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dalla direttiva 2000/30/CEE del Parlamento europeo relativa ai controlli tecnici su strada dei veicoli circolanti in ambito comunitario;

   il legame che unisce la Polizia stradale al Dipartimento per la mobilità sostenibile (ex Dipartimento dei trasporti terrestri), seppure con differenze sostanziali riferite alle rispettive mansioni ed attribuzioni, accomuna le due istituzioni nei fini precipui che sono quelli di garantire la sicurezza della circolazione stradale in ogni ambito in cui si trovano ad operare;

   infatti, a norma dell'articolo 12 del codice della strada i funzionari del Dipartimento per la mobilità sostenibile espletano i servizi di polizia stradale, ed in tale ambito espletano, tra le competenze prioritarie, il controllo dei veicoli, l'idoneità alla circolazione degli stessi e l'accertamento della idoneità alla guida degli aspiranti conducenti, fornendo così un importante contributo alla sicurezza della circolazione;

   nell'ambito di tali compiti e funzioni, è nata una iniziativa volta al controllo tecnico su strada dei veicoli commerciali (autocarri ed autobus), mediante l'utilizzo di «Centri mobili di revisione» distribuiti su tutto il territorio nazionale;

   l'intensificazione del traffico stradale in ambito europeo, con un trasporto su gomma che garantisce in Italia la movimentazione e lo scambio di circa l'80 per cento delle merci in circolazione, comporta per tutti gli Stati membri un incremento delle problematiche legate alla sicurezza e all'ambiente, ragion per cui l'intensificazione dei controlli su strada mediante l'utilizzo dei «Centri mobili di revisione» comporta un'azione preventiva che è finalizzata al raggiungimento dell'obiettivo della sicurezza;

   ciò si realizza attraverso un sistema di controlli preventivi volti esclusivamente all'interesse primario della sicurezza stradale ed alla tutela dell'ambiente;

   fino al 31 dicembre 2021, il Dipartimento per la mobilità sostenibile in collaborazione con la Polizia stradale, ha assicurato gli obiettivi suddetti nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta mediante il personale della sezione di Palermo dell'Ustif di Bari, tuttavia, gli uffici speciali trasporti a impianti fissi, e il relativo personale, sono stati trasferiti all'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), a decorrere dal 1° gennaio 2022, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, del decreto-legge n. 121 del 2021, convertito dalla legge n. 156 del 2021;

   a seguito della soppressione degli Ustif, il Centro mobile di revisione in dotazione presso la ex sezione di Palermo dell'Ustif di Bari (oggi Sezione di Palermo dell'Uot di Bari – Ansfisa) è stato assegnato ad altri Uffici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili presenti sul territorio dell'Italia meridionale, lasciando il territorio delle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta privo di questo servizio essenziale –:

   quando sarà ripristinato il servizio del Centro mobile di revisione nelle province di Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta e se, ai sensi della convenzione tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e Ansfisa prot. n. 41 del 24 febbraio 2022, non si ritenga opportuno affidare il servizio del Centro mobile di revisione alla sezione di Palermo dell'Uot di Bari, nella cui dotazione organica è già presente personale altamente qualificato.
(4-11880)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACCONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la notte del 19 aprile 2022, nel parcheggio del Pronto soccorso dell'ospedale di Asti, ha avuto luogo un impressionante sparatoria;

   da quanto risulta dalle prime indagini, un'auto in corsa avrebbe esploso colpi di arma da fuoco in direzione di due uomini di etnia sinti che aspettavano all'ingresso del pronto soccorso;

   sembra che le forze dell'ordine stiano seguendo la pista di un regolamento di conti o di una intimidazione da parte di clan rom rivali, prospettiva investigativa che, se confermata, aprirebbe un'enorme questione sullo stato di sicurezza della città e della sua popolazione;

   all'interno del pronto soccorso, all'ora del fatto, c'era una sola guardia giurata, un presidio troppo esiguo per garantire la sicurezza dell'ospedale e preservarlo da altre azioni violente future –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare che l'ospedale di Asti sia adeguatamente sorvegliato dalle forze dell'ordine, eventualmente anche prevedendo un presidio di polizia fisso al suo interno, come avviene in molti altri ospedali italiani.
(4-11873)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a Casoria, un comune della città metropolitana di Napoli, lo scorso venerdì 15 aprile 2022 un poliziotto fuori servizio è stato brutalmente aggredito da due malviventi nel tentativo di impedire i furto del proprio scooter;

   secondo la ricostruzione dei fatti, l'uomo, all'uscita da un negozio accortosi di due uomini che tentavano di rubare il suo motoveicolo parcheggiato lì accanto, si è subito avvicinato ai due qualificandosi come agente. A quel punto i malviventi prima si sono dati alla fuga ma poco dopo, quando il poliziotto li stava inseguendo con grande senso del dovere per tentare di bloccarli e assicurarli alla giustizia in attesa dei rinforzi dalla Centrale operativa, hanno invece cominciato a colpirlo ripetutamente alla testa con un casco e ancora con grande ferocia e accanimento a calci e pugni quando era ormai inerme al suolo;

   le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza presenti in zona sono di una violenza senza giustificazione e di estrema gravità, considerato che l'aggressione è avvenuta proprio dopo che l'uomo, un agente dell'Ufficio prevenzione generale, si era qualificato come tale;

   sempre grazie alle telecamere di videosorveglianza, uno dei due malviventi è già stato identificato e fermato dalla Polizia mentre dell'altro, al momento, sono ancora in corso le ricerche;

   secondo quanto denunciato anche dal Sap (Sindacato autonomo di polizia) nel comunicato stampa n. 26/2022, si tratta dell'ennesimo episodio di brutale e ingiustificata aggressione ai danni di esponenti delle forze dell'ordine, che quotidianamente mettono a repentaglio la propria vita per il bene collettivo, «come se vigesse ormai il principio dell'impunità»;

   di fronte a questi gravissimi episodi occorre dunque una risposta forte e decisa di condanna da parte delle istituzioni e fermezza nelle pene –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei gravissimi fatti esposti in premessa;

   infine quali iniziative ritengano utili adottare, per quanto di competenza, in relazione alla segnalazione di un preoccupante aumento di episodi di violenza ai danni degli esponenti delle forze dell'ordine.
(4-11882)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MURELLI, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI e PAROLO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni, numerosi articoli di stampa hanno riportato la vicenda di M. C. G., una professoressa dell'istituto comprensivo Foscolo di Bagnara Calabra, affetta da sclerosi multipla, licenziata dopo ventiquattro anni di insegnamento per asserita «inidoneità psico-fisica assoluta» al servizio;

   la docente ha ricevuto la diagnosi di sclerosi multipla da giovanissima e, nonostante la malattia le impedisca di deambulare, ha avuto fino ad oggi la possibilità di realizzare pienamente la propria vita, com'è giusto che sia, laureandosi, sposandosi e iniziando ad insegnare;

   a quanto consta, la docente ha continuato a lavorare anche durante le fasi più critiche della pandemia, in modalità a distanza, ricorrendo al lavoro agile come molte altre categorie di soggetti fragili. A partire dal mese di settembre 2022, tuttavia, M. C. G. è stata collocata in malattia d'ufficio e, successivamente, inviata alla commissione medica di verifica di Catanzaro che, come detto, l'ha giudicata inidonea in via permanente, nonostante le sue condizioni di salute non abbiano subito aggravamenti nell'ultimo periodo;

   non si comprendono, francamente, le ragioni per le quali la suddetta docente sia stata giudicata improvvisamente inidonea dal servizio e sollevata dall'incarico, sebbene le sue condizioni fisiche siano rimaste stazionarie rispetto a quelle del 2004, quando ha iniziato a lavorare nel predetto istituto;

   come ha giustamente e pubblicamente sottolineato l'insegnante, la disabilità non può rappresentare un ostacolo né per l'insegnamento né per lo svolgimento di altre attività. Anzi, dovrebbe rappresentare un valore aggiunto, perché arricchisce e avvicina i ragazzi al concetto di inclusione che risulta fondamentale per la loro crescita umana e culturale, così come per quella dell'intera società;

   la vicenda di M. C. G. non è, purtroppo, un caso isolato. La pandemia da Covid-19 e l'applicazione delle correlate misure di contenimento stanno, infatti, pregiudicando il diritto al lavoro di moltissime persone fragili e con disabilità –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, a fronte del licenziamento della docente che appare del tutto ingiustificato.
(4-11874)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   LOSS, TARANTINO, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Agea svolge il ruolo di organismo pagatore, ovvero procede alla liquidazione dei finanziamenti comunitari previsti dalla Pac e Psr, effettua controlli per verificare la corrispondenza delle azioni eseguite rispetto a quanto previsto dalla normativa europea;

   gli aiuti previsti dalla Pac, mirati a sostenere il reddito degli agricoltori, vengono richiesti dagli interessati mediante la presentazione di una Domanda Unica che deve essere presentata all'Organismo pagatore, direttamente o per il tramite di un Caa, entro il 15 maggio di ogni anno;

   al fine della presentazione della domanda unica il titolare o il legale rappresentante dell'azienda agricola deve costituire o aggiornare — precedentemente — il «fascicolo aziendale elettronico» e compilare il «piano di coltivazione»; il sistema del fascicolo aziendale assume rilievo strategico poiché da esso dipendono tutti gli atti amministrativi e gli interventi a sostegno degli agricoltori; ogni agricoltore beneficiario di pagamenti, deve compilare a mezzo Caa, apposita domanda grafica, evidenziando con colori diversi tutte le specie colturali oggetto di aiuto;

   la Commissione europea, per fronteggiare l'allarme forniture dovuto alla crisi per la guerra in Ucraina, ha previsto una deroga temporanea al tasso minimo di terreni a riposo per la messa in coltivazione di 4 milioni di ettari di terreni inutilizzati nell'Unione europea per consentirne la coltivazione e aumentare la produzione di cereali e colture proteiche per scopi alimentari e mangimi; questa deroga permetterà all'Italia di sbloccare circa 200 mila ettari di terreni incolti;

   a seguito di questo «sblocco» dei terreni a riposo questi ora devono avere una destinazione a colture e quindi necessariamente devono essere modificati i fascicoli aziendali, un lavoro che richiede tempo e che rischia di non far rispettare, da parte degli interessati e del Caa, la scadenza del 16 maggio prossimo;

   risulta agli interroganti che Agea non abbia ancora proceduto a pubblicare una circolare contenente le necessarie indicazioni alle aziende agricole per poter modificare i piani culturali del fascicolo aziendale;

   già le domande Pac per il 2020 erano state prorogate di un mese, dal 15 maggio al 15 giugno 2020, su richiesta dell'Italia, per far fronte all'emergenza legata alla diffusione del Covid-19 –:

   se non ritenga necessario, vista la decisione della Commissione europea di derogare al tasso minimo di terreni a riposo, come già accaduto per le domande Pac per il 2020, adottare iniziative per una proroga della scadenza del 16 maggio 2022 al fine di permettere, in tempi congrui, la modifica dei fascicoli aziendali.
(5-07917)


   GAGNARLI, GALLINELLA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, BILOTTI, L'ABBATE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a settembre 2021 attraverso un decreto direttoriale del Ministero delle delle politiche agricole alimentari e forestali sono stati assegnati 350 milioni di euro, previsti dal Fondo complementare del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), destinati a finanziare i restanti progetti relativi ai contratti di filiera e distrettuali, candidati nell'ambito dell'ultimo bando ministeriale, cosiddetto IV bando, chiusosi il 30 settembre 2021;

   tali finanziamenti saranno destinati a coloro che hanno ottenuto un contributo inferiore al limite massimo dell'agevolazione e contribuiranno allo scorrimento dell'attuale graduatoria atteso da molte imprese agricole partecipanti al bando;

   nel frattempo, sono state avviate le consultazioni tecniche, conclusesi il 22 ottobre 2021, finalizzate all'emanazione di un nuovo bando, cosiddetto V bando, tese a informare il settore sullo stato dell'arte dei contratti di filiera nell'ambito del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Piano complementare) e a raccogliere osservazioni e proposte dei portatori di interesse;

   lo scorso dicembre è stato firmato il nuovo decreto che disciplina i finanziamenti a sostegno dei contratti di filiera e di distretto; si tratta di 1,2 miliardi di euro previsti dal Pnrr che in parte (850 milioni) saranno assegnati al nuovo bando con l'obiettivo di promuovere, oltre alla sostenibilità ambientale, il potenziamento delle relazioni intersettoriali lungo le catene di produzione, trasformazione e commercializzazione, attraverso l'aggregazione dei produttori e la creazione di responsabilità solidale delle imprese della filiera migliorando la posizione degli agricoltori nella catena del valore e la partecipazione degli operatori, anche dislocati in aree rurali o marginali, ai processi di aggregazione, contribuendo a contrastare lo spopolamento delle aree rurali –:

   beneficiari del IV bando, che attendono da tempo tali risorse, e contestualmente quando sarà emanato il nuovo bando finalizzato all'assegnazione delle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e stanziate con il recente decreto ministeriale.
(5-07918)


   NEVI, SPENA, ANNA LISA BARONI, BOND, CAON, SANDRA SAVINO, PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa hanno reso noti i dati della relazione sull'attuazione del programma di Governo da cui emergerebbe il fatto che quello in carica sia riuscito in tredici mesi ad adottare il triplo dei provvedimenti attuativi rispetto ai precedenti Governi della legislatura;

   per recuperare il ritardo, ad ogni Ministero è stato assegnato un obiettivo mensile da raggiungere. Il lavoro ha dati buoni esiti poiché, in confronto con quanto fatto in passato relativamente all'attuazione del programma, sono stati emanati ben 955 provvedimenti. Dal confronto emerge che quelli passati si erano limitati a emanarne un numero ben inferiore, pari a 349 nel caso del Governo scorso, e pari a 362 nel caso del Governo di inizio legislatura;

   nei primi tre mesi del 2022, dei 295 provvedimenti governativi complessivamente da adottare ne sono stati emanati 227, pari al 77 per cento del totale, ma solo un terzo delle amministrazioni hanno raggiunto o superato gli obiettivi fissati;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha raggiunto il 65 per cento del proprio obiettivo, poiché dei 20 provvedimenti da adottare ne ha emanati 13;

   il Governo ha confermato l'impegno ad adottare i provvedimenti necessari a colmare i ritardi accumulati –:

   se i fatti riferiti in premessa trovino conferma e come il Ministro intenda operare al fine di recuperare il ritardo evidenziato nella relazione.
(5-07919)


   BENEDETTI e VILLAROSA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Programma di Sviluppo rurale (Psr) della Sicilia 2014/2022 (PSR Sicilia) è stato approvato con decisione della Commissione europea n. c(2021)8530 final del 19 novembre 2021 (versione 10.1 del Programma) con una dotazione finanziaria complessiva di quasi 3 miliardi di euro;

   i fondi PAC e i relati Psr assegnati alle varie regioni italiane costituiscono la più importante e cospicua dotazione finanziaria a disposizione per gli investimenti nell'agricoltura del Paese;

   oltre 10 miliardi di euro vengono inoltre assegnati dal PNRR per interventi che interessano l'ambito agricolo;

   la grave crisi congiunturale degli ultimi mesi, aggravata nelle ultime settimane dal conflitto russo-ucraino, ha colpito particolarmente il settore agricolo con un notevole incremento dei costi di gestione aziendale riguardanti principalmente l'energia, i fertilizzanti, le materie prime e i mangimi e con gravi ripercussioni sull'esecuzione dei progetti finanziati proprio con i fondi del Psr;

   ne discende quindi che le aziende beneficiarie di decreti di concessione per la realizzazione di opere ed investimenti oggi sono impossibilitati al completamento delle opere di investimento, con reale rischio di implosione delle aziende agricole nonché disimpegno della spesa pubblica Psr conseguenze annesse;

   con nota n. 21309 del marzo 2022 l'autorità di gestione del Psr Sicilia proponeva al Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali alcuni interventi utili per intervenire prontamente nella crisi del settore agricolo con particolare riferimento ai progetti del Psr –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato sulla scorta della nota in premessa, ritenga di condividere e supportare per evitare che i ritardi accumulati pervia di fattori esogeni possano colpire gli enti e le aziende interessate da progetti finanziati da Psr in tutto il Paese.
(5-07920)


   CARETTA, CIABURRO e DEIDDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il maggior produttore di vino nel mondo, con una produzione di circa 49.066.000 ettolitri annui, secondo stime più recenti, corrispondenti al 18,5 per cento del vino prodotto a livello globale, quasi un quinto;

   a livello di superfici dedicate a vigneti, l'Italia è il quarto Paese al mondo, con circa 671.000 ettari, dopo Spagna, Francia e Cina, dedicando alle viti il 12,5 per cento delle superfici vitate al mondo:

   nel 2021 le esportazioni italiane di vino hanno superato il valore di 7 miliardi di euro, per un valore totale di mercato superiore ai 14 miliardi di euro e stimato arrivare attorno ai 19 miliardi di euro net 2025 per un valore totale del comparto equivalente al 21 per cento circa del valore totale globale del mercato dei vini, che vede al primo posto il mercato francese, con quasi il 30 per cento del valore totale grazie anche a prezzi per prodotto mediamente più elevati rispetto ai prodotti italiani;

   da lungo tempo le varie associazioni di categoria hanno segnalato lo stato di crisi del settore delle bevande dovuto al rincaro delle materie prime e dell'energia;

   la recente crisi internazionale tra Russia e Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, esacerbando le problematiche relative alla produzione e distribuzione del vino, in particolare, per la mancanza del vetro, la cui produzione è sempre più costosa, ma anche di componenti come tappi e gabbiette fermatappo;

   secondo le più recenti stime delle associazioni di categoria, nel 2022, rispetto al 2021, è stato registrato un rincaro del 30 per cento delle bottiglie di vetro, del 35 per cento per le etichette, del 45 per cento per i cartoni da imballaggio, del 20 per cento del prezzo dei tappi e delle gabbiette fermatappo, con un rincaro medio dei costi di produzione del vino equivalenti al 35 per cento, senza considerare il rincaro dal lato della logistica dei trasporti con un +25 per cento dal lato del trasporto su gomma e rincari che vanno dal 400 per cento al 100 per cento per i costi di container e noli marittimi;

   numerosi operatori che prima consegnavano le bottiglie ogni settimana, adesso effettuano consegne ogni 20-28 giorni, con ordini fermi, già pagati, che non riescono a spedire per via dei costi della logistica –:

   se sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda adottare a sostegno della produzione e commercializzazione dei vini, con riferimento alle carenze e problematiche di cui in premessa, anche mediante misure che stimolino la crescita di una produzione nazionale di tali prodotti.
(5-07921)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA, CARETTA, CIABURRO e VINCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la regione Sardegna è stata presente, con le sue eccellenze del settore vitivinicolo, alla 54a edizione del Vinitaly, prestigioso salone internazionale dei vini e dei distillati, tenutosi a Verona dal 10 al 13 aprile 2022, dopo due anni di stop forzato;

   la superficie vitata della Sardegna è pari circa a 26.000 ettari, di cui il 13 per cento in montagna, il 69 per cento in collina ed il 18 per cento in pianura, con una produzione di circa 638.000 ettolitri, così suddivisi: 66 per cento vini Dop, 15 per cento vini Igp, 30 per cento vini rossi e rosati e 70 per cento di vini bianchi;

   la regione Sardegna – come anche risulta dalle dichiarazioni del presidente della regione Sardegna è dell'assessore dell'agricoltura pro tempore, rese nel corso della suddetta manifestazione – sta adottando tutti i provvedimenti necessari al fine di supportare la crescita del settore, assolutamente trainante per l'economia isolana e per la valorizzazione delle zone interne, anche mediante l'approvazione di una legge sull'eno-turismo, d'iniziativa consiliare;

   nonostante le varie associazioni di categoria abbiano già da tempo segnalato lo stato di crisi del settore del beverage, la recente crisi internazionale ha ulteriormente aggravato la situazione, soprattutto nell'ambito della produzione del vino, in particolare, per la mancanza principalmente del vetro: problematiche che in Sardegna risultano amplificate dall'annosa e insuperabile condizione di insularità, la quale, com'è noto, determina un ulteriore aumento dei costi di trasporto;

   recentemente l'Ice, l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, ha siglato un accordo con la piattaforma internet «wine.com», specializzata nella vendita online di vino e alcolici negli Usa. L'intesa stabilisce l'apertura di un canale per favorire la presenza delle aziende italiane in una delle vetrine di e-commerce nordamericane più importanti. Secondo i dati dell'Us Department of Commerce, l'importazione del vino italiano nel 2020 ha raggiunto quasi 343 milioni di litri per un valore vicino ai 2 miliardi di dollari. La situazione appare oltremodo paradossale, se si considera che recentemente è stata pure scoperta l'esistenza in Sardegna, nel passato, di un sito di produzione primaria del vetro, di primaria importanza per l'Europa e che, senza adeguate misure, entro il prossimo autunno potrebbe arrivarsi finanche al blocco della commercializzazione di diversi vini, proprio a causa della mancanza del vetro –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano adottare a sostegno della produzione e della commercializzazione dei vini, soprattutto al fine di superare la carenza del vetro, se del caso, con misure che stimolino la crescita della produzione nazionale.
(4-11869)


   CIABURRO, VINCI e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come riportato a mezzo stampa e dalle associazioni di categoria, il fenomeno dell'energy crunch e del rincaro delle materie prime ha messo in grave difficoltà numerosi aspetti logistici legati alla produzione del vino;

   tra tutti, il vetro è stato oggetto di un costante rincaro inflattivo nel corso dei mesi, che da marzo ad aprile 2022 vedrà, secondo le stime, un ulteriore aumento del 12 per cento, che per il comparto vitivinicolo significa già un rincaro superiore al 30 per cento;

   il rincaro del vetro è dovuto, tra l'altro, all'aumento del costo dell'energia, che ha costretto il comparto vetraistico a incrementare i propri prezzi per compensare i nuovi costi fissi d'impresa dovuti alle utenze energetiche;

   oltre al rincaro del vetro è da segnalare un rincaro del sughero superiore al 20 per cento e uno relativo a carta e imballaggi compreso tra il 25 per cento e il 30 per cento;

   etichette e imballaggi hanno visto rispettivamente un rincaro del 35 per cento e del 45 per cento, senza contare i maggiori costi sulla logistica per il trasporto merci, che hanno portato numerose aziende a interrompere e rallentare le proprie spedizioni;

   il dato aggregato di stima dei rincari totali sul comparto vitivinicolo, secondo quanto elaborato dalle associazioni di categoria, inciderebbe per un miliardo di euro;

   in assenza di misure compensative, che attutiscano il fenomeno inflattivo, il rincaro è destinato a impattare anche sui consumatori e sulle filiere intaccando, potenzialmente, la ripresa del settore dopo due anni di pandemia;

   in tal senso, la produzione di vetro, seppure fortemente energivora, è indispensabile per la produzione e la distribuzione di prodotti vitivinicoli di qualità –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:

   a) scongiurare un rincaro dei prodotti vitivinicoli su consumatori e distributori a fronte del fenomeno inflattivo descritto in premessa, anche con misure che ammortizzino il rincaro della produzione di vetro;

   b) elaborare una strategia di medio-lungo periodo per portare a una progressiva riduzione dei costi nella produzione dei materiali necessari per la distribuzione dei prodotti della filiera vitivinicola.
(4-11872)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   VALLASCAS e PAXIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   all'interno dello stabilimento Pfizer di Catania prestano la propria attività lavorativa circa 1.000 dipendenti specializzati sia nella produzione di farmaci che in altri settori altamente tecnologici e di grande responsabilità;

   la multinazionale il 7 febbraio 2022 trasmetteva ai sindacati l'elenco dei 130 dipendenti a tempo indeterminato che sarebbero stati a breve licenziati, dei 110 interinali a cui non sarebbe stato rinnovato il contratto di lavoro facenti parte dell'indotto catanese;

   in data 18 febbraio era stato aperto un tavolo di crisi informale da cui era nata la necessità di stabilire un incontro formale, al fine di dirimere la controversia attraverso la proposizione da parte del colosso farmaceutico di un pacchetto di misure che avrebbero potuto mettere d'accordo le parti coinvolte;

   il 9 marzo 2022 la Regione Siciliana ha dovuto convocare il Tavolo di crisi per lo stabilimento Pfizer Catania, che purtroppo ancora oggi non riesce a raggiungere gli esiti sperati, mettendo in campo ogni sforzo utile per trovare soluzioni condivise alla vertenza sulla riduzione di personale nello stabilimento;

   la procedura attivata dal Centro per l'impiego di Catania si concluderà il 26 aprile e dunque c'è l'esigenza di un coinvolgimento immediato dell'Esecutivo nazionale nella risoluzione di un caso che preoccupa sì la Sicilia, poiché è messo a rischio un pezzo importante del settore industriale isolano, ma che si inserisce in un contesto di interessi che riguarda l'intero Paese;

   la vertenza Pfizer Catania non può più dunque essere derubricata a questione prettamente regionale, poiché è evidente che a livello politico il Ministero debba sostenere lo sforzo della Regione Siciliana nel difendere prima di tutto i lavoratori coinvolti nella procedura di licenziamento e pretendere dalla multinazionale garanzie certe sul futuro dello stabilimento catanese –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine della subitanea convocazione di un tavolo di crisi nazionale, per ottenere garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e delle attività produttive di Pfizer nel Paese e per salvaguardare il benessere dell'indotto siciliano.
(5-07912)


   BENAMATI e PELLICANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Ice, l'interscambio commerciale fra Russia e Italia si è fermato poco sotto 20 miliardi di euro nel 2021: le esportazioni italiane pesano per circa 7 miliardi di euro, mentre le importazioni da Mosca arrivano a 12,6 miliardi (per l'80 per cento legati a gas e materie prime) e le imprese italiane che hanno rapporti commerciali con la Russia, sarebbero circa 300;

   stando ai dati elaborati da Infocamere, nelle aziende italiane ci sono 8.622 cariche ufficiali ricoperte da persone nate in Russia. Le aziende controllate interamente da soggetti russi sarebbero circa 500, mentre quelle con azionisti apparentemente di altre nazionalità ma gestite da cittadini russi, circa 2.500, come la raffineria siracusana Isab, la casa vinicola astigiana Gancia, l'impianto per la produzione di alluminio Eurallumina di Portovesme, solo per citarne alcune;

   la Superjet International S.p.a. (SJI), è una joint venture nata nel 2007 tra Alenia Aermacchi, con il 51 per cento del capitale, e l'industria aeronautica russa Sukhoi Civil Aircraft Co. (Scac), detenente il restante 49 per cento;

   nel 2016 Alenia Aermacchi è confluita nella divisione aerostrutture di Leonardo-Finmeccanica che successivamente ha ceduto alla russa Scac il 90 per cento della quotazione complessiva di Superjet International, restando titolare del restante 10 per cento;

   l'azienda ha la sua sede principale nel perimetro aeroportuale di Tessera-Venezia e occupa attualmente, oltre all'indotto, 140 dipendenti circa, per attività di manutenzione dei velivoli, assistenza clienti, addestramento piloti e altre attività di supporto alla vendita;

   la Superjet, che ha già subito conseguenze significative dalle sanzioni imposte alla Federazione russa in seguito all'intervento militare in Crimea del 2014, rischia oggi di essere messa definitivamente in ginocchio dall'attuale crisi ucraina a causa della grave crisi di liquidità successiva alle sanzioni comminate alla Russia, alla sospensione di tutte le certificazioni Easa relative a voto, manutenzione e progettazione del velivolo SSJ 100, e al blocco degli approvvigionamenti già comunicato da diversi fornitori;

   si rende necessario un intervento di monitoraggio per individuare situazioni come questa, nonché valutare e individuare le opportune iniziative per contenere l'emergenza e salvaguardare i posti di lavoro –:

   se il Governo, alla luce degli effetti delle sanzioni giustamente applicate alla Russia per l'aggressione militare in Ucraina, intenda intraprendere iniziative, anche mediante un maggior coinvolgimento delle aziende interessate come Leonardo S.p.a., al fine di assicurare la piena continuità aziendale e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali delle aziende italiane legate alla Russia.
(5-07913)


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 31 dicembre 2011 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge di bilancio 30 dicembre 2021, n. 234, concernente l'anno finanziario 2022 e il bilancio per il triennio 2022-2024;

   all'articolo 1, comma 702, la predetta legge ha previsto l'istituzione di un fondo nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, con una dotazione di 5 milioni di euro per l'anno 2022 per la tutela e la valorizzazione delle imprese della ceramica artistica e del vetro artistico di Murano, al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dagli aumenti dei prezzi registratesi in corso d'anno nel settore elettrico e del gas;

   alla fine dello scorso anno, infatti, la ripresa globale derivante dalla graduale uscita dalla pandemia da COVID-19 ha comportato un significativo aumento dei costi dell'energia (pari al 500 per cento per il gas naturale e al 400 per cento per l'energia elettrica, secondi i dati di Arera aggiornati al 30 dicembre 2021), che si rivelavano particolarmente pesanti per le aziende che si dedicavano a produzioni artistiche, quali la ceramica e il vetro di Murano, che rappresentano un patrimonio indiscusso di eccellenza italiana a livello mondiale;

   il medesimo comma 702 prevedeva anche che con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della norma, fossero individuati i criteri e le modalità di riparto delle risorse e le modalità di recupero e riassegnazione di quelle non utilizzate;

   nella risposta all'interrogazione a risposta immediata in Commissione presentata dalla sottoscritta (n. 5-06864 del 20 ottobre 2021), in relazione agli aumenti dei costi energetici sulla competitività del sistema industriale con particolare riferimento al comparto del vetro artistico, il Governo ha confermato il riconoscimento del distretto industriale del vetro artistico veneziano nell'ambito dell'area di crisi industriale complessa del territorio del comune di Venezia, nonché l'inclusione dello stesso all'interno del Progetto di riconversione e riqualificazione industriale, proprio a conferma delle difficoltà patite dal predetto comparto artigianale, per ragioni imputabili a variabili macroeconomiche del tutto esogene –:

   quale sia lo stato di attuazione delle disposizioni previste all'articolo 1, comma 702, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, e quali siano i tempi previsti per l'adozione del decreto attuativo necessario allo sblocco delle relative risorse in favore delle imprese artigiane di Murano, nonché il grado di compensazione delle relative risorse rispetto all'effettivo incremento dei costi energetici patito dalle imprese interessate.
(5-07914)


   DE TOMA, ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'avvio del conflitto tra Russia e Ucraina e il relativo innalzamento dei costi di gas e petrolio hanno ripercussioni su vari distretti manifatturieri e industriali italiani: metallurgia, prodotti chimici, gomma e plastica, elettronica, farmaceutica, industrie tessili, cartiere, pelletteria, legno, minerali, coke, industria alimentare;

   secondo stime della Banca d'Italia, la dipendenza da parte italiana sul gas russo è tale che una totale interruzione delle forniture di gas dalla Federazione russa porterebbe a, almeno nel breve periodo, un crollo del prodotto interno lordo dello 0,5 per cento nel 2022 e nel 2023, con un incremento dell'inflazione all'8 per cento sempre nel 2022, anche a seguito delle ripercussioni a catena che un ulteriore incremento dei costi energetici avrebbe su cittadini e imprese –:

   quali ulteriori iniziative intenda porre in essere il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze al fine di sostenere concretamente tutti i comparti produttivi del Paese, anche prevedendo un contributo diretto alle imprese e agli esercenti le arti e le professioni, al fine di evitare che i maggiori oneri energetici sostenuti dalle loro filiere produttive siano trasferiti a valle sui consumi, innescando così una spirale recessiva.
(5-07915)


   MASI, ARESTA, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'aeronautica attraversa una crisi profonda con ricadute negative soprattutto al Sud, dove sono storicamente presenti numerose imprese del comparto;

   la particolare vulnerabilità del settore era già visibile ben prima dell'emergenza pandemica: diversi fattori strutturali, quali modelli di business delle aziende coinvolte, spesso basati su mono committenze o mono prodotti, nonché la mancanza di una strategia di politica industriale equiparabile a quella definita per i settori spazio e difesa, ne hanno ridotto la resilienza di fronte agli eventi avversi;

   nonostante sia stato tra i settori più colpiti dalla crisi sanitaria, il comparto aeronautico è stato ignorato rispetto alla scelta degli obiettivi di ripresa e della destinazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   la filiera produttiva del comparto aeronautico è, nel Sud Italia, tradizionalmente concentrata in Campania e Puglia;

   il depauperamento del settore nel Mezzogiorno è in atto da tempo. Nel distretto campano, già colpito da ingenti perdite di fatturato, sono a rischio diecimila occupati. Non va meglio nel brindisino dove si sono persi in sette anni circa mille posti di lavoro con la chiusura o le crisi di aziende dell'indotto;

   nel territorio brindisino in particolare sono numerosi i tavoli di crisi aperti in merito, alcuni dei quali risalenti nel tempo –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per far sì che i tavoli di crisi tuttora aperti procedano tempestivamente alla elaborazione di soluzioni per il comparto aeronautico di cui in premessa.
(5-07916)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il conflitto in Ucraina innescato dall'aggressione della Federazione russa ha aggravato l'aumento dei prezzi delle materie energetiche e soprattutto del gas;

   la maggior parte del fabbisogno energetico nazionale è soddisfatto dal gas naturale (41,8 per cento prodotto in Italia in misura minima e importato per oltre il 95 per cento dall'estero;

   in particolare, il 40 per cento circa del totale di gas che il nostro Paese importa proviene dalla Russia;

   l'esplosione del conflitto armato ha fatto emergere importanti interrogativi sull'indipendenza energetica italiana ed europea e nelle ultime settimane il Governo ha prospettato diverse soluzioni per sopperire gradualmente all'importazione di gas russo;

   tra le opzioni, vi è l'acquisto di una nave dotata di un impianto di rigassificazione del gas liquido (la cosiddetta Frsu – floating storage and regasification unit) che potrebbe essere importato in misura più massiccia nei prossimi mesi dagli Usa;

   il 10 aprile 2022, il Ministro interrogato, intervenendo alla trasmissione televisiva «Live in» di SkyTg24 da Bari, ha prospettato la possibilità che ad ospitare questa nave possano essere due porti pugliesi, quello di Taranto e quello di Brindisi, aggiungendo che – si cita testualmente – «Si può ormeggiare in mare dove c'è un tubo del gas»;

   i porti di Brindisi e Taranto insistono o sono attigui ad aree elevato rischio di crisi ambientale, in cui sono peraltro in corso interventi di bonifica;

   in aree limitrofe agli stessi porti sono presenti aree con impianti industriali di significative dimensioni –:

   quali caratteristiche tecniche, morfologiche e ingegneristiche debbano essere soddisfatte dal punto d'approdo per poter ospitare la nave del tipo Frsu;

   quanti e quali siano i porti italiani che possono dunque essere candidati ad ospitare la suddetta nave;

   se, nell'individuazione del o dei porti, si terrà debitamente conto della vocazione turistica dei territori considerati, delle esigenze di salvaguardare il paesaggio e l'ambiente marino;

   se, a fronte dei particolari equilibri delle aree del porto di Taranto e di Brindisi, non ritenga che l'approdo di una nave con tale funzione possa incrementare sensibilmente i rischi di incidenti, con le relative conseguenze per l'ambiente e le comunità locali;

   quali iniziative intenda intraprendere per semplificare ulteriormente gli iter autorizzativi per l'installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile.
(5-07908)

Interrogazione a risposta scritta:


   SODANO, SURIANO e EHM. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il rigassificatore di Porto Empedocle è un progetto di natura industriale da realizzare in zona Kaos a ridosso della Valle dei Templi Patrimonio dell'Umanità sulle argille azzurre di Pirandello che necessita di dettagliate autorizzazioni e/o nulla osta da parte del Consiglio regionale;

   si tratta, ad avviso dell'interrogante, di uno scempio ambientale ed una mera speculazione, in alcun modo risolutiva rispetto all'attuale emergenza gas che sta investendo il nostro Paese, senza contare che i tre rigassificatori attualmente esistenti in Italia sono attivi solo al 30 per cento delle loro potenzialità;

   l'opera, fonte di incalcolabili danni al patrimonio naturale, dovrebbe sorgere lungo il tratto di terra tra la Valle dei templi, il Parco letterario Luigi Pirandello e la Scala dei turchi, soffocando la connotazione culturale, ambientale e turistica dell'isola;

   il progetto è stato dapprima «bocciato» dal Tar del Lazio, poi dalla Commissione europea e da ultimo anche da un referendum promosso dalla Città di Agrigento su iniziativa del partenariato con voto unanime negativo di circa 8.000 cittadini;

   il percorso autorizzatorio è viziato: in particolare, è scaduto il nulla osta della Soprintendenza ai beni culturali di Agrigento;

   il nulla osta scaduto allocava l'impianto in una zona sottoposta a doppio vincolo paesaggistico in quanto buffer zone del parco archeologico della Valle dei Templi Agrigento, delimitata dall'Unesco all'atto dell'inserimento del parco nella World Heritage List nel 1997, e già dichiarata «zona di notevole interesse pubblico» (zona Kaos) nel luglio 1993;

   è altresì scaduto il parere favorevole espresso dalla capitaneria di Porto Empedocle composto di 27 importanti prescrizioni a tutela della flora, della fauna marina e della costa dove dovrebbe sorgere l'indecoroso ed impattante impianto, prescrizioni non inserite nel decreto regionale autorizzativo;

   il rigassificatore disterebbe circa 300 metri dalla città di Porto Empedocle (oltre 18.000 abitanti e a pochi metri da una scuola materna) e a ridosso della città di Agrigento;

   a seguito di ripetuti ricorsi presentati dal comune di Agrigento, che contestava gli atti di approvazione del metanodotto, il Tar di Palermo ne ha di recente confermato la legittimità;

   nel successivo ricorso, è stato rilevato che le evidenze scientifiche suggeriscono di contrastare il discutibile progetto, pericoloso ed estremamente dannoso per l'ambiente perché produttore di emissioni inquinanti;

   è problematico per tutto l'ecosistema marino e la produttività del mare perché, per essere stipato in nave, il gas naturale deve essere trasportato in forma liquida a una temperatura di -160°C per poi ripassare allo stato gassoso; processo realizzato attraverso il prelievo di acqua di mare per riscaldare i radiatori nei quali circola il Gnl;

   i timori riguardano un aspetto collaterale al rigassificatore, ovvero il rilascio in mare di biocidi da parte della nave che trasporta metano, solitamente utilizzati per evitare che gli organismi marini, come cozze o idroidi, colonizzino i tubi e ostruiscano l'impianto;

   è evidente che lì dove avviene lo scarico di acqua fredda si verifichino dei cambiamenti della fauna, come la sostituzione di popolazioni di pesci da acqua calda con quelli da acqua fredda. L'acqua di mare utilizzata per scaldare il gas liquefatto, che ha una temperatura di -160°C, e rilasciare metano gassoso, ritorna al mare più fredda di alcuni gradi, abbassandone conseguentemente la naturale temperatura;

   la comunità agrigentina ritiene la realizzazione del rigassificatore una grave offesa al buon senso in un territorio ad alta propensione turistico-culturale con dati assai importanti sul piano delle presenze che hanno raggiunto il milione di frequentatori della millenaria Valle dei templi;

   si stima peraltro una spesa di oltre 800 milioni di euro da parte di Enel di risorse pubbliche;

   si tratta di un territorio ad altissimo ritardo economico e con un enorme tasso di disoccupazione, e va considerato che l'impianto è dannoso e pericoloso per l'ambiente, per i beni culturali, per le comunità e per l'economia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano opportuno scegliere una strada alternativa per risolvere l'emergenza energetica e la dipendenza del nostro Paese dal gas russo, salvaguardando un patrimonio dell'Unesco come la Valle dei Templi;

   se non ritengano di adottare iniziative per un incremento dell'estrazione di gas italiano, ovvero per l'aumento della produzione nazionale, rafforzando il corridoio sud e puntando sul Tap, il gasdotto che collega la Puglia all'Azerbaijan, sul Greenstream, o in ultima ipotesi prendendo atto della disponibilità manifestata dall'Algeria, secondo fornitore di gas, dopo la Russia.
(4-11883)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO, MASI e GALLO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a partire dagli anni 90 il sistema universitario nazionale è stato oggetto di importanti interventi normativi: in particolare l'articolo 17, commi 95 e seguenti, della legge 15 maggio 1997, n. 127 (cosiddetta Bassanini-bis) nel più ampio quadro della realizzazione dell'autonomia delle università, con particolare riferimento all'autonomia didattica, ha disposto la devoluzione agli atenei del compito, fino ad allora svolto dallo Stato centrale, di disciplinare l'ordinamento dei corsi di studio; fra gli obiettivi principali del citato percorso di riforma vi è quello di rendere più coerente l'offerta formativa universitaria alle dinamiche sociali instaurando, altresì, un legame più stretto tra mondo accademico e mondo produttivo; il decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509, recante norme per l'attuazione dell'autonomia didattica degli atenei costituisce il primo atto di attivazione della citata legge n. 127 del 1999: esso introduce le basi della riforma degli ordinamenti didattici e della tipologia dei corsi, riconoscendo ai singoli atenei l'autonomia nella definizione dei percorsi formativi, secondo criteri generali definiti con uno o più decreti del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica (ora Ministro dell'università e della ricerca), sentiti il Consiglio universitario nazionale e le Commissioni parlamentari competenti; tra i nuovi corsi di laurea introdotti dal citato decreto n. 509 del 1999, come modificato dal decreto n. 270 del 2004, vi è quello triennale in scienze del turismo (L-15) e la conseguente laurea di secondo livello, ora denominata magistrale, in progettazione e gestione dei sistemi turistici (LM 49); purtroppo ad oggi si deve segnalare che sia la classe di laurea in scienze del turismo (L - 15) che quella in progettazione e gestione dei sistemi turistici (LM 49) non vengono riconosciute quale titolo per la partecipazione ai concorsi pubblici né per l'accesso all'insegnamento nelle scuole: riguardo a quest'ultimo caso, infatti, si rileva che la laurea magistrale in progettazione e gestione dei sistemi turistici (LM 49) non è presente nell'Allegato A al decreto 9 febbraio 2005, n. 22, che reca titoli e requisiti di accesso alle classi di abilitazione per l'insegnamento nella scuola secondaria di primo e di secondo grado (lauree specialistiche/magistrali); in questo contesto si segnalano, inoltre, delle evidenti sfasature e da una parte i laureati in progettazione e gestione dei sistemi turistici non hanno accesso all'insegnamento, a esempio, della storia dell'arte (classe A061) nonostante l'acquisizione di tutti i crediti formativi per settore disciplinare previsti dall'allegato A del citato decreto ministeriale 22 del 2005 (cosa invece che possono fare altre lauree che hanno poca attinenza alla storia dell'arte come scienze delle religioni LM 64 o linguistica LM 39), dall'altra la laurea in economia del turismo è stata riconosciuta equipollente a scienze dell'economia (64/S corrispondente a LM 56) e a scienze economico-aziendali (84/S corrispondente a LM 77); si segnala, infine, che con l'abrogazione del comma 4 dell'articolo 10 del decreto-legge n. 7 del 2007 in materia di esercizio delle professioni di guida turistica e accompagnatore turistico — operata dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 79 del 2011 — non viene più riconosciuta ai laureati in possesso di lauree specifiche (e dunque anche a quelli, in possesso di titolo accademico nelle discipline citate) la possibilità di accedere con percorso abbreviato a tali attività-:

   se il Governo non ritenga necessario adottare tempestive iniziative per sanare la situazione sopra descritta e dunque prevedere che la laurea in scienze del turismo (L 15 e LM 49) sia equipollente ed equiparata ad altra laurea che consenta la partecipazione ai concorsi pubblici.
(4-11879)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Ehm n. 7-00826, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 aprile 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Terzoni n. 5-05667, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Chiazzese.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Cenni e altri n. 5-07278, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Benamati, Zardini.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Ehm n. 3-02899, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 aprile 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Suriano.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Giacomoni n. 5-07717 del 15 marzo 2022;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Ungaro n. 5-07903 del 19 aprile 2022.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Patelli n. 4-11745 del 4 aprile 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-07910.