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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 6 aprile 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    il Generale S.A. Luca Goretti, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, recentemente ascoltato in audizione, ha affidato alle Commissioni Difesa riunite una chiara riflessione sulla opportunità di riavviare il processo autorizzativo preliminare alla dotazione di una componente di ingaggio al suolo per i velivoli a pilotaggio remoto (Uav) in dotazione all'Aeronautica Militare;

    nei vari teatri operativi si è assistito all'impiego di varie tipologie di aeromobili a pilotaggio remoto, con apprezzabili risultati riscontrati in termini di ricognizione, acquisizione e ingaggio di obiettivi militari;

    la versatilità di tali sistemi ne consente – in modo efficace, tempestivo, preciso e credibile – l'utilizzo per un'ampia gamma di compiti operativi a difesa del personale operante in ambienti ostili o proibitivi, assicurando la piena aderenza ai princìpi di necessità, proporzionalità e immediatezza del pericolo e limitando l'esposizione al rischio diretto per il personale;

    le Forze Armate sono comunque costantemente impegnate nell'impiego di Uav – anche in associazione e supporto alle forze di Polizia e di Protezione Civile – per attività di monitoraggio ambientale, sicurezza e risposta alle calamità naturali;

    è ormai inderogabile la organizzazione dell'impegno nazionale per il raggiungimento di capacità militari efficienti e spendibili per la difesa degli interessi nazionali, Ue e NATO, anche come strumento fondamentale del consolidamento del ruolo dell'Italia nell'ambito degli equilibri internazionali;

impegna il Governo:

ad assumere ogni iniziativa di competenza per potenziare l'impiego degli assetti Uav attualmente in dotazione e di futura acquisizione alle Forze Armate ed in particolare all'Aeronautica Militare, anche allo scopo di acquisire la capacità di ingaggio di precisione dei velivoli a pilotaggio remoto.
(7-00819) «Giovanni Russo, Deidda, Galantino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2006, i consulenti della Commissione Mitrokhin Gian Paolo Pelizzaro e Lorenzo Matassa depositarono la «Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell'attentato del 2 agosto 1980», studio fondamentale di quella che, nel linguaggio giornalistico, verrà poi denominata la «pista palestinese» o «tedesco-palestinese»;

   nel saggio «I segreti di Bologna», l'ex giudice Rosario Priore e l'avvocato Valerio Cutonilli ipotizzano che la strage sia stata un attentato organizzato dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina, ed eseguito materialmente dal gruppo «Separat» del terrorista Ilich Ramirez Sànchez, detto «Carlos lo Sciacallo», come ritorsione per la violazione degli accordi mai ufficializzati tra l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e il Governo italiano, il cosiddetto «Lodo Moro», tesi proposta anche dal giornalista Silvio Leoni;

   il saggio di Cutonilli e Priore confermerebbe l'ipotesi già emersa dai lavori della Commissione Mitrokhin circa i collegamenti tra la rete «Separat» e il terrorismo interno brigatista, tesi confermata anche dai documenti del libro «La strage del 2 agosto» del condirettore del «Resto del Carlino», Beppe Boni;

   nel 2017, il processo a carico dei mandanti è stato aperto, a carico di Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e il direttore del Borghese, Mario Tedeschi;

   «Ma i correi – dissero all'apertura del dibattimento, davanti alla Corte d'assise presieduta dal giudice Francesco Maria Caruso, gli avvocati di Bellini, Manfredo Fiormonti e Antonio Capitella – oggi sono tutti morti e dinnanzi alla morte il reato si estingue, l'azione penale diventa nulla. La contestazione in concorso con un imputato vivente, salva il rapporto processuale?»;

   come scritto da Gian Paolo Pelizzaro su Filodiritto, «I vertici del Viminale e quindi anche il prefetto D'Amato erano perfettamente al corrente che – fin da gennaio 1980 – il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Flpp) capeggiato da George Habbash minacciava il Governo italiano di possibili azioni ritorsive contro obiettivi italiani per la mancata scarcerazione di Abu Anzeh Saleh, il giordano di origini palestinesi responsabile del Fplp in Italia e residente a Bologna (in contatto segretamente con Carlos attraverso la casella postale 904 aperta presso gli uffici postali centrali bolognesi), arrestato il 14 novembre 1979 nell'ambito delle indagini sul traffico dei lanciamissili Sam 7 Strela di Ortona»;

   è inoltre evidenziato che «se il teorema bolognese ha un qualche fondamento, dobbiamo trovare la conferma a tutte queste accuse proprio sulle pagine del “Borghese” con la pubblicazione del nome di Thomas Kram il quale – lo ricordiamo – era stato fermato e perquisito a Chiasso il 1° agosto 1980 proprio da un uomo del prefetto D'Amato. Tedeschi, se l'accusa è fondata, avrebbe anche intascato somme di denaro da D'Amato per pubblicare questa clamorosa notizia. Purtroppo per la Procura Generale e i suoi teoremi, non c'è alcuna traccia di tutto questo Tedeschi non ha mai pubblicato nessuno scoop con il nome di Thomas Krarm, né altro sull'ipotesi che l'attentato del 2 agosto 1980 sia stato compiuto dagli uomini del gruppo Carlos su richiesta palestinese come ritorsione per la mancata scarcerazione di Abu Anzeh Saleh»;

   ancora è sottolineato nel testo «se il teorema elaborato dalla Procura Generale sulla base dell'esposto dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage, ha un qualche fondamento, si dovrebbero trovare questi riscontri, poiché è insuperabile il ruolo del prefetto D'Amato come direttore della Polizia di Frontiera italiana il giorno in cui Thomas Kram ha varcato il confine di Stato alla vigilia della strage. Invece, di tutto questo non c'è nessuna traccia. Nulla. Questo riscontro, che in un teorema così ambizioso assume le dimensioni di una prova regina, semplicemente non esiste. Tutte le congetture accusatorie si scontrano con questo semplice e devastante dato oggettivo: il prefetto D'Amato non ha mai utilizzato le informazioni di cui era in possesso per orchestrare insieme a Mario Tedeschi alcun depistaggio. Non ci fu nessuna campagna mediatica. Non ci fu nessun tentativo di deviare le indagini utilizzando la pista palestinese. Il nome di Thomas Kram venne tenuto segreto per un quarto di secolo. Nessuno ne ha mai saputo nulla, finché non è stato ritrovato il suo fascicolo con tutti i riscontri negli archivi di polizia nel luglio del 2005. Le panzane elevate a teorema crollano, una ad una, di fronte alla totale assenza di riscontri. Il prefetto D'Amato non solo non ha depistato nulla, ma soprattutto ha mantenuto fede al suo vincolo di riservatezza con le istituzioni dello Stato. Non ha passato alcuna informazione né a Mario Tedeschi né a Licio Gelli, per il quale aveva una pessima opinione. E conoscendo il carattere sospettoso di D'Amato, come avrebbe mai potuto prestarsi a fare da complice stragista di qualcuno per il quale nutriva un malcelato disprezzo?» –:

   se risultino elementi circa l'apporto dato dalle autorità di pubblica sicurezza e dai servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica per contribuire a fare chiarezza su una delle vicende più tragiche della storia del nostro Paese e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al riguardo.
(2-01490) «Mollicone».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAVINO MANCA e FRAILIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 marzo 2022 sono stati pubblicati due avvisi a manifestare interesse per la Missione 5 Componente 2 - Investimento 3.1 «Sport ed inclusione sociale», nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   come descritto nello stesso Pnrr per quanto riguarda lo Sport e inclusione sociale l'obiettivo è di migliorare le strutture sportive e i parchi cittadini, promuovendo sostenibilità e innovazione, per favorire la socializzazione e l'inclusione, valori fondanti dello sport;

   i progetti finanziati dovranno sostenere:

    la costruzione e la riqualificazione di impianti sportivi, ubicati in aree svantaggiate del Paese comprese le periferie metropolitane;

    la distribuzione di attrezzature sportive per le aree svantaggiate;

    il completamento e l'adeguamento di impianti sportivi esistenti;

   l'ammontare dei finanziamenti è pari ad euro 700 milioni di euro;

   a tale scopo sono stati identificati tre cluster di intervento, suddivisi in due avvisi pubblici di invito a manifestare interesse:

    il primo avviso, relativo ai cluster 1 e 2, è destinato ai comuni capoluogo di regione, ai comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore ai 20.000 abitanti e ai comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti;

    il secondo avviso, relativo al cluster 3, è invece destinato a tutti i comuni italiani ed è finalizzato alla realizzazione di nuovi impianti o alla rigenerazione di impianti esistenti che siano di interesse delle federazioni sportive;

   con riferimento al primo avviso è garantita la possibilità di partecipare a tutti i comuni capoluogo di regione ed a quasi tutti i capoluoghi di provincia. Infatti, con la discriminazione della popolazione superiore ai 20.000 abitanti si tagliano fuori quei comuni che, pur ricadendo nella condizione di capoluogo, non raggiungono i 20.000 abitanti. Questi comuni italiani sono Urbino, Tempio, Sanluri, Villacidro, Tortolì e Lanusei. Quindi, 5 di questi 6 comuni insistono nella Regione Sardegna;

   con riferimento al secondo avviso, come già evidenziato da un comunicato dell'Anci, «tale previsione fa sì che la presentazione delle domande dipenda quasi esclusivamente dalla scelta della singola Federazione Nazionale che può proporre un solo intervento rischiando di escludere i Comuni delle realtà minori, le zone interne ed i piccoli comuni in contraddizione con le finalità dell'Avviso stesso» –:

   se s'intendano apportare delle modifiche all'avviso per non escludere solo i sei comuni sopra citati degli oltre 100 capoluoghi di provincia;

   se s'intenda rivalutare la previsione relativa ad una sola candidatura del cluster 3 o eliminare il particolare interesse sportivo o agonistico di almeno una federazione sportiva;

   se, in caso di accoglimento delle istanze di cui sopra, non sia il caso di posticipare la scadenza per la presentazione dei progetti fissata per il 22 aprile 2022.
(5-07849)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2022 sul sito internet del Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri sono stati pubblicati due avvisi pubblici di invito a manifestare interesse, con l'obiettivo di incrementare l'inclusione e l'integrazione sociale attraverso la realizzazione e la rigenerazione di impianti sportivi per il recupero delle aree urbane;

   l'iniziativa si inserisce all'interno della Missione 5, Componente 2, Investimenti 3.1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con un totale di risorse finanziarie pari a 700 milioni di euro;

   nello specifico, sono previste tre diverse aree di intervento (definite «Cluster») all'interno dei due bandi, il primo dei quali si riferisce ai comuni capoluogo di regione, ai comuni capoluogo di provincia con popolazione superiore ai 20 mila abitanti e a tutti i comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti con una disponibilità totale di 538 milioni di euro;

   il secondo bando, invece, fa riferimento unicamente al «Cluster 3», il quale è rivolto a tutti i comuni che presentino interventi aventi ad oggetto impianti di interesse per le Federazioni sportive e con una dotazione prevista di 162 milioni di euro;

   all'interno delle linee guida per la presentazione delle candidature si legge che «i comuni proponenti dovranno dimostrare la sussistenza del particolare interesse sportivo/agonistico dell'impianto oggetto dell'intervento proposto, allegando alla domanda di partecipazione un atto formale attestante l'interesse della Federazione Sportiva [...]»;

   inoltre, viene specificato come ogni comune dovrà presentare un solo progetto di intervento mentre – al contempo – ogni Federazione sportiva potrà presentare il proprio interesse nei confronti di un unico intervento, ciascuno con un contributo massimo pari a 4 milioni di euro;

   si evince chiaramente come queste disposizioni relative al «Cluster 3» andranno a penalizzare in modo inequivocabile i piccoli comuni, i quali non solo dovranno – con le poche risorse a loro disposizione – preparare una domanda entro la stringente scadenza del 22 aprile 2022, ma che, in aggiunta, dovranno anche prevedere di ottenere nel frattempo la certificazione di interesse di una Federazione sportiva, un passaggio che rappresenta unicamente un cono di bottiglia burocratico e non permetterà una partecipazione diffusa –:

   se si preveda di adottare iniziative per modificare i requisiti del bando relativo al «Cluster 3», prevenendo così le problematiche connesse all'obbligatorietà di ottenere la certificazione di interesse delle Federazioni sportive;

   se non si ritenga, quantomeno, di adottare iniziative per prorogare i termini del bando, dando modo a tutti i comuni – anche quelli di piccole dimensioni – di partecipare all'avviso di interesse.
(4-11761)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   è giunta all'attenzione dell'interrogante la notizia secondo cui insegnanti non vaccinati, ma rientrati al lavoro a seguito della conclusione dello stato d'emergenza legata al virus COVID-19, abbiano subìto un trattamento assolutamente inaccettabile e discriminatorio;

   in particolare, nell'istituto comprensivo Ferraris del comune di Vercelli, gli insegnanti in questione sarebbero stati confinati in un angusto e non areato sgabuzzino;

   la notizia in questione, riportata sul quotidiano locale «InfoVercelli24», viene confermata dall'assessore del comune di Vercelli Emanuele Pozzolo, il quale ha evidenziato come questi insegnanti, colpevoli solo di aver legittimamente deciso di non sottoporsi al vaccino non obbligatorio, sono stati confinati in ambienti angusti e non areati;

   è stata diffusa una fotografia su quanto rappresentato che è eloquente ed incontrovertibile prova secondo l'interrogante della natura discriminatoria, disumana e degradante della ignobile soluzione adottata dall'Istituto comprensivo Ferraris;

   oltre all'evidente spreco di denaro pubblico che tale scelta discriminatoria comporta, si tratta per l'interrogante di un palese ed inaccettabile violazione del diritto al lavoro di cittadini italiani che, senza aver violato alcuna legge vigente in Italia, si trovano a subire un trattamento oltremodo degradante;

   è di palmare, solare, incontrovertibile evidenza che la misura assunta è lumeggiata più da una violenta, gratuita volontà discriminatoria che da considerazione sanitarie;

   nel caso di specie, secondo l'interrogante i locali prescelti sono infatti adatti a confinare i roditori e non la classe degli insegnanti italiani –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti espressi in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di far cessare immediatamente questo trattamento denigratorio e degradante nei confronti della classe docente non vaccinata nell'Istituto comprensivo Ferraris, coinvolgendo anche il provveditorato allo studio competente;

   se il Governo, anche alla luce di quella che appare all'interrogante un'applicazione disumana della normativa, intenda, in virtù della cessazione dello stato di emergenza, adottare iniziative affinché siano reintegrati nelle loro piene funzioni i docenti non vaccinati, con le prescrizioni ritenute più opportune.
(4-11765)


   CLAUDIO BORGHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2022 è stato pubblicato uno studio coordinato dalla Johns Hopkins Medicine e dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora sul «The New England Journal of Medicine» (Nejm), una delle riviste mediche più autorevoli al mondo, intitolato «Early Outpatient Treatment for Covid-19 with Convalescent Plasma». In questa ricerca è stata valutata l'efficacia e la sicurezza del plasma convalescente COVID-19, ricco di anticorpi, rispetto al plasma di controllo, in adulti sintomatici che erano risultati positivi al test respiratorio acuto severo da Sars-COV-2, indipendentemente dai loro fattori di rischio per la progressione della malattia o lo stato vaccinale. Nell'ambito dello studio, 592 persone sono state trattate con plasma iperimmune entro il nono giorno dalla comparsa dei sintomi da COVID-19 per poi essere messe a confronto con un gruppo di controllo di 589 soggetti. Dall'analisi è emerso che tra i pazienti trattati con il plasma non c'è stato alcun decesso e che i ricoverati sono stati solo 17 pazienti su 592 (2,9 per cento), curati con plasma convalescente, e 37 su 589 partecipanti (6,3 per cento), che hanno ricevuto plasma di controllo. L'esito della ricerca fa corrispondere all'utilizzo del plasma ricco di anticorpi su pazienti affetti da COVID-19 una riduzione del rischio relativo di ricovero del 54 per cento, riducendo ancora la percentuale se somministrato nei primi 5 giorni dalla comparsa dei sintomi;

   inoltre, nell'articolo viene affrontato l'aspetto fondamentale del costo di tale trattamento: se gli anticorpi monoclonali sono costosi da produrre, il plasma convalescente non ha limiti di brevetto ed è relativamente poco costoso, poiché singoli donatori possono fornire diverse unità;

   le affermazioni che vengono riportate nello studio sono le stesse del dottor Giuseppe De Donno, morto suicida nell'estate del 2021, che, durante la prima fase della pandemia del 2020, per primo aveva utilizzato il plasma iperimmune in pazienti affetti da COVID-19, definendo la terapia basata sulla trasfusione una cura senza costi. Nonostante il dottor De Donno, nel 2020, avesse denunciato di aver ricevuto molteplici critiche e attacchi circa la somministrazione di tale terapia, le sue intuizioni sembrano essere confermate dal sopracitato autorevole studio;

   nell'aprile 2021 lo studio «Tsunami», promosso dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dall'Istituto superiore di sanità (Iss), coordinato da quest'ultimo, aveva indagato il ruolo terapeutico del plasma convalescente nei pazienti che hanno sviluppato malattia COVID-19. Tale analisi aveva sminuito il ruolo terapeutico del plasma convalescente e l'Aifa affermava che la ricerca non avesse «evidenziato un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni». «Tsunami» non ha evidenziato un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni, risultando, dunque, in netta contrapposizione con il recente studio pubblicato sul New England Journal Of Medicine –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare in relazione all'operato del Ministro della salute e di coloro che ricoprono i vertici dell'Aifa e dell'Istituto superiore di sanità (Iss), atteso che il protocollo di cura con plasma immune, sperimentato sin dai primi giorni dallo scoppio della pandemia dallo scomparso dottor Giuseppe De Donno e dichiarato inefficace dallo studio «Tsunami», effettuato dall'Aifa e dall'Iss, è stato ufficialmente giudicato efficace dall'autorevole studio pubblicato sul «New England Journal of Medicine» (Nejm), la più importante rivista scientifica medica mondiale.
(4-11771)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, PALAZZOTTO, BOLDRINI e DELRIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2022, il presidente tunisino Saied ha sciolto il Parlamento, i cui lavori erano stati sospesi fino a data da definirsi otto mesi fa. Difatti, nel luglio 2021, Saied aveva rimosso il Primo ministro, il terzo nel giro di un anno, e aveva sospeso i lavori del Parlamento, con una mossa che i suoi oppositori avevano definito un «colpo di Stato». Ad agosto 2021 aveva esteso la sospensione dei lavori in Parlamento «fino a nuovo avviso» e a settembre 2021 aveva firmato un provvedimento che gli permetteva di governare per decreto, senza dover passare per il Parlamento. A dicembre 2021, infine, aveva annunciato un referendum, fissato per luglio del 2022, per approvare una nuova Costituzione in sostituzione di quella entrata in vigore nel 2014 e per il prossimo dicembre nuove elezioni politiche;

   il motivo alla base della decisione dello scioglimento definitivo riguarderebbe un presunto tentativo di golpe – almeno stando alle accuse di Saied – da parte di un gruppo parlamentare nei confronti del quale è stata ordinata un'indagine immediata e che rischia ora fino alla pena di morte. Difatti, su invito dell'Ufficio dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo, organismo che riunisce la Presidenza del Parlamento e i rappresentanti dei partiti, 120 deputati (su un totale di 217) hanno partecipato alla plenaria online. Centosedici parlamentari hanno votato a favore di un disegno di legge volto a revocare le misure eccezionali adottate da Saied;

   sciogliendo il Parlamento, fondato oltre dieci anni fa, ha precisato l'Osservatorio euromediterraneo dei diritti umani (Euromed Monitor), organizzazione indipendente con sede a Ginevra, «il Presidente continua ad adottare misure che contraddicono i suoi doveri costituzionali, e agisce, non appena vengono annunciate le misure eccezionali, in modo unilaterale senza rispettare la costituzione, che si era comunque impegnato a rispettare sin dal suo insediamento»;

   lo scioglimento del Parlamento tunisino aggrava la grave crisi in corso da tempo in Tunisia, che, negli ultimi anni, era già stata notevolmente complicata dalla forte instabilità politica, da un'intensa crisi economica e dalla pandemia, ma soprattutto dall'autoritarismo dello stesso presidente –:

   quali iniziative bilaterali con le istituzioni tunisine e multilaterali con i Paesi europei intenda avviare il Ministro interrogato per monitorare gli sviluppi istituzionali in Tunisia e consentire elezioni libere che rispettino e garantiscano la crescita democratica tanto agognata dal popolo tunisino con la «primavera araba».
(5-07850)


   FORMENTINI, ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'attacco militare russo all'Ucraina ha posto in termini nuovi e drammatici la necessità di ricalibrare le scelte in materia di approvvigionamenti energetici che ha portato l'Italia a dipendere per oltre il 40 per cento del suo fabbisogno di gas dalle forniture di metano provenienti dalla Federazione Russa;

   anche se l'acquisto di gas russo non è ancora soggetto a sanzioni, esiste il concreto pericolo che del metano fornito dalla Federazione Russa si debba fare a meno in tutto o in parte nel prossimo futuro;

   non è comunque prudente mantenere una forte dipendenza nel delicato settore delle forniture di gas da uno Stato che ha dimostrato di condurre una politica estera tanto imprevedibile quanto aggressiva;

   tra le alternative prospettate finora per ridurre la dipendenza dalle forniture del gas russo spiccano quelle che fanno riferimento ad Algeria, Libia e Tap, oltre all'incremento della capacità di rigassificare il metano liquido, acquistabile da Stati Uniti e Qatar;

   tanto le forniture algerine quanto quelle libiche sono tuttavia esposte a rischi non trascurabili, che in parte concernono anche il Tap, in quanto attraversa nel suo lungo tragitto terre instabili;

   è stato recentemente accantonato il progetto EastMed, che avrebbe congiunto la Grecia alle risorse di Cipro, Israele ed Egitto, e al quale l'Italia si potrebbe agganciare con il cosiddetto Poseidon;

   l'EastMed aveva perso attrattiva durante la pandemia, quando il prezzo del metano era sensibilmente sceso ed era stato infine definanziato dagli Stati Uniti;

   nelle nuove circostanze generate dal conflitto russo-ucraino, tuttavia, EastMed potrebbe aver recuperato la sua ragion d'essere –:

   se il Governo non giudichi opportuno attivare le opportune interlocuzioni con i Paesi del progetto EastMed per tentare di rilanciarlo, associandovi l'Italia, in modo tale da assicurare al nostro Paese quella sicurezza degli approvvigionamenti che è recentemente stata posta in dubbio.
(5-07851)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2022, la Corte dei conti ha rilasciato un preoccupante rapporto alle Presidenze di Camera e del Senato in cui vengono evidenziate numerose criticità circa i lavori dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), istituita nel 2016 dal Governo Renzi;

   in particolare, la Corte ha messo in luce la frammentarietà dei lavori dell'Agenzia, cosa che ha comportato una generale inefficacia delle misure adottate, la molteplicità delle procedure utilizzate per l'assegnazione dei contributi «a dono» e l'assenza di linee guida per le attività di monitoraggio e valutazione;

   giova ricordare l'ingente quantità di risorse economiche impiegate per la cooperazione, di cui 1,5 miliardi di euro nella sola legge di bilancio del 2020;

   nel marzo del 2022, il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha presieduto la seconda riunione annuale del Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, nella quale sono stati ricordati i due accordi per progetti di cooperazione recentemente firmati dalla Viceministra Sereni a Dakar con il Governo del Senegal, per un valore complessivo di 16 milioni di euro;

   nel prosieguo della riunione, sono stati deliberati, inoltre, contributi pari a circa 180 milioni di euro, di cui 158 milioni destinati a contributi volontari in favore di organizzazioni internazionali e circa 22 milioni di euro per la realizzazione di iniziative multi-bilaterali in Africa, Medio-Oriente e Balcani;

   l'interrogante più volte, in passato, ha richiesto che dei fondi destinati alla cooperazione internazionale se ne faccia un diverso utilizzo, ma tali richieste sono rimaste totalmente inascoltate;

   per fornire un esempio, il periodo della pandemia, dopo le iniziali criticità inerenti alla fornitura e distribuzione di materiale sanitario, ha evidenziato come vi sia l'estrema esigenza di rilocalizzare le imprese operanti in settori di rilevanza strategica tramite attività di reshoring;

   essendo il giudizio della Corte dei conti scevro da logiche partitiche o ideologiche, appare evidente come le criticità espresse dall'interrogante assumano nuova luce e impongano al Governo un intervento atto a riconsiderare l'impiego di tali risorse –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per sospendere in via precauzionale l'erogazione delle risorse impegnate dall'Agenzia, con particolare riferimento alle risorse «a dono», al fine del loro riutilizzo per la rilocalizzazione in territorio italiano delle imprese strategiche.
(5-07852)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MUGNAI, D'ETTORE e VIETINA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del restauro che nel 1992 ha riportato all'originario splendore uno tra i dieci capolavori di arte pittorica al mondo, l'affresco della Madonna del Parto di Piero della Francesca, è sorta una problematica relativa alla definitiva collocazione dell'opera, attualmente ospitata in sede museale provvisoria, nella ex scuola elementare di Via della Reglia a Monterchi (Arezzo), all'uopo ristrutturata dall'amministrazione comunale;

   l'affresco è stato dipinto a metà del secolo XV, nella chiesa di Santa Maria Momentana, nel 1785 demolita interamente dalla comunità di Monterchi per realizzare al suo posto un camposanto, da tale epoca l'affresco, prima traslato con il muro che lo conteneva e poi da questi distaccato, è rimasto nella cappella cimiteriale situata dietro al cimitero di Monterchi, entrambi di proprietà comunale;

   nel 1978 lo storico dell'arte professor Umberto Baldini, descrivendo l'affresco, evidenziava le criticità «così come ormai ridotto, oggi, l'affresco non è che un grosso frammento: sublime, eccezionale, ma irrimediabilmente tradito. Né certo la sua attuale collocazione aiuta a superare questa condizione...» nel 1980 il Comune di Monterchi ha organizzato un convegno internazionale che ha evidenziato le criticità e la necessità di restauro;

   nel 1992, cinquecentesimo anniversario della morte di Piero della Francesca, è stato effettuato il restauro dell'opera, inserita poi in una teca, dotata di microclima e luce a fibra ottica, che non può essere ricollocata nella cappella cimiteriale;

   nel 1999 il Comitato nominato dal Ministero dei beni culturali, dopo sopralluogo nell'attuale sede a Monterchi, si esprimeva così: «il Comitato ritiene che l'affresco debba essere esposto in condizioni di spazialità e illuminazione il più possibile simili a quelle originarie. Poiché la cappella nella quale l'affresco era situato, ha subìto nel corso dei secoli rimaneggiamenti che ne hanno alterato la morfologia originaria, si ritiene che sarebbe comunque problematico ricollocare in essa l'affresco. Pertanto si ritiene accettabile la soluzione del suo collocamento nell'ambito del centro abitato, purché all'interno dell'edificio scolastico, o in altro edificio opportunamente individuato, vengano riproposte le suddette condizioni. In accordo con quanto espresso dagli ispettori centrali, si ritiene che la sistemazione spaziale e museografica dell'affresco richieda un'elevata qualità progettuale e si richiede di poter esaminare le soluzioni che saranno proposte»;

   nel 2009 è stato siglato un accordo con la Diocesi Cortona Arezzo Sansepolcro per una collocazione condivisa dell'affresco, nel monastero delle ex Benedettine, previo benestare del Ministero; la Soprintendenza aretina si è espressa favorevolmente, successivamente però il Ministero, emetteva, nel 2015, l'ordinanza che vincolava l'affresco a Santa Maria Momentana; all'esito di un procedimento dinanzi ai competenti giudici amministrativi, il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dal comune di Montevarchi;

   nel 2016 la regione Toscana ha inserito il Museo nel circuito dei Musei di rilevanza regionale, dopo investimenti di adeguamento della struttura e dell'apparato museale, in collaborazione con Soprintendenza aretina e con finanziamenti statali (circa 500.000 euro) –:

   se il Ministro interrogato, previa valutazione di competenza, non ritenga opportuno:

    a) considerando i contenuti della sentenza del Consiglio di Stato 1510/2022 relativamente al vincolo pertinenziale dell'opera legata alla cappella e la relativa deroga al vincolo cimiteriale, concedere al comune di Monterchi, tempo e possibilità di proporre all'attenzione del Ministero una o più ipotesi progettuali di collocazione definitiva della Madonna del Parto, anche alternativa alla collocazione nella cappella del cimitero;

    b) aprire un tavolo di confronto con il comune, la regione, la Soprintendenza e gli enti interessati, al fine di individuare una o più ipotesi progettuali in merito a quanto riportato in premessa.
(5-07857)

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la costruzione della nuova diga foranea del porto di Genova è inserita nel «Programma straordinario di investimenti urgenti per la ripresa e lo sviluppo del porto e delle relative infrastrutture di accessibilità e per il collegamento intermodale dell'aeroporto Cristoforo Colombo con la città di Genova», predisposto a seguito del crollo di un tratto del viadotto noto come Ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto 2018;

   l'intervento è altresì inserito tra le opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di cui al decreto-legge n. 77 del 2021;

   il progetto prevede un sistema di approvvigionamento energetico da fonte rinnovabile, mediante l'installazione di un impianto eolico, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera a favore del processo di decarbonizzazione dell'area nel rispetto dei criteri ambientali minimi introdotti dal decreto ministeriale 11 ottobre 2017 pertinenti all'intervento, nell'ottica di contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali e comunitari di risparmio energetico, sostenibilità ambientale ed economia circolare;

   in data 17 settembre 2021,l'Autorità di sistema portuale del Mar ligure occidentale, ha presentato al Ministero della transizione ecologica, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, istanza per l'avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale per il progetto;

   nel volume 1 dello studio di impatto ambientale si legge che il contributo del parco eolico previsto «eviterebbe l'emissione di 1.539 tonnellate di CO2 in atmosfera»;

   il 23 febbraio 2022, a seguito della richiesta di integrazioni del Ministero della transizione ecologica avanzata in data 12 gennaio 2022, è stata acquisita la nuova documentazione, ad integrazione di quella già depositata nel corso del procedimento, ed è stato invitato chiunque avesse interesse a prenderne visione e presentare, in forma scritta ed entro 15 giorni, le proprie osservazioni, in relazione alle sole modifiche o integrazioni apportate agli elaborati progettuali e alla documentazione, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi, indirizzandoli al Ministero della transizione ecologica (Mite);

   nella «Risposta alle richieste di integrazione formulate dal MITE in data 12/01/2022» si legge che i 20 aerogeneratori selezionati nel progetto, dell'altezza di 50 metri, consentirebbero di ridurre l'impatto sul paesaggio e permetterebbero di garantire una certa sostenibilità economica, coprendo circa il 9 per cento del fabbisogno energetico portuale;

   varie fonti di stampa hanno segnalato che il Ministero della cultura avrebbe depositato le proprie osservazioni chiedendo, come condizione al proprio parere tecnico favorevole sull'intera opera, lo «stralcio dalla proposta progettuale in oggetto dell'impianto per la produzione di energia da fonte eolica proposto, in quanto eccessivamente impattante in relazione ai valori paesaggistici e storico-paesaggistici tutelati»;

   si segnala che l'associazione ambientalista Legambiente, tramite dichiarazioni del presidente della sezione Liguria Santo Grammatico, ha manifestato forti critiche alle osservazioni del Ministero della cultura, non condividendo la bocciatura del progetto per motivi paesaggistici, ed ha ricordato come la produzione di energia elettrica da eolico nella regione sia stagnante dal 2013 ad oggi e non sfrutti abbastanza il potenziale del territorio regionale: i 34 impianti attuali produrrebbero solo 65.9 Megawatt a fronte di una capacità possibile stimata di 500 Megawatt;

   il Pnrr, alla Missione 2, Componente 2 – Misura 1, ha come obiettivo l'incremento della quota di energie prodotte da fonti di energia rinnovabile;

   l'attuale Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), adottato in attuazione del regolamento (UE) n. 2018/1999, prevede, tra i suoi obiettivi principali, che la quota dei consumi totali coperti da fonti rinnovabili sia pari ad almeno il 30 per cento entro il 2030;

   gli obiettivi delineati nel Pniec sono destinati ad essere rivisti ulteriormente al rialzo, in ragione dei più ambiziosi target delineati in sede europea con il «Green Deal Europeo»;

   nelle more di tale aggiornamento, che sarà condizionato anche dall'approvazione definitiva del pacchetto legislativo europeo «Fit for 55», il Ministero della transizione ecologica ha adottato il Piano per la transizione ecologica Pte, che fornisce un quadro delle politiche ambientali ed energetiche integrato con gli obiettivi già delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e che prevede raggiungere un apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica di almeno il 72 per cento nel 2030 –:

   se il Ministro interrogato intenda, alla luce delle considerazioni sopra esposte, riconsiderare il suo parere contrario alla costruzione di un parco eolico presso la nuova diga foranea del porto di Genova, al fine di favorire la copertura del fabbisogno energetico portuale con energia da fonti rinnovabili, nonché a ridurre l'impatto ambientale e la dipendenza energetica della infrastruttura.
(4-11764)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   VITO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende di una trattativa per la vendita di armi alla Colombia da parte delle azienda Leonardo e Fincantieri;

   il Ministro della difesa, rispondendo ad un'altra interrogazione, ha precisato che la trattativa in questione non riguardava il Governo e la procedura G2G, come confermato dallo stesso Amministratore delegato di Leonardo, dottor Profumo, in audizione al Senato –:

   se ci sia stato ed a che titolo un interessamento del sottosegretario Mulè o di altri rappresentanti del Ministero della difesa alla trattativa in questione.
(4-11769)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GABRIELE LORENZONI e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la società Sogei S.p.a., controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, svolge, com'è noto, servizi di consulenza informatica per la pubblica amministrazione e per le agenzie fiscali sulla base di contratti di servizio pluriennali, ed è attualmente incaricata per la realizzazione, lo sviluppo, la manutenzione e la conduzione tecnica del sistema informativo della fiscalità per l'amministrazione finanziaria e dei servizi informatici dell'Agenzia delle entrate, Agenzia delle accise, delle dogane e dei monopoli, Agenzia del Demanio e della Ragioneria generale dello Stato;

   nelle giornate del 30 e 31 marzo 2022, si sono verificati gravi malfunzionamenti legati all'impossibilità di fruire dei servizi informatici e alla mancata accessibilità dei siti internet delle suesposte agenzie e della stessa Sogei, le cui prestazioni sono state ripristinate soltanto il 1° aprile 2022;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano che i disservizi verificatisi nel predetto lasso di tempo, hanno interessato, inoltre, la piattaforma per la fatturazione elettronica, la ricetta elettronica, causando problemi alle farmacie nella visualizzazione delle ricette e nella conseguente erogazione dei farmaci;

   la rete del gioco legale dei portali di scommesse quali Snai, Lottomatica, Sisal; il sito internet di monitoraggio del Pnrr «Italia domani», la pagina web per il download del Green Pass, e il sito del Computer Security Incident Response Team italiano (Csirt);

   gli effetti determinati dal malfunzionamento dell'Agenzia delle entrate hanno coinvolto anche gli esercizi commerciali, impedendo la trasmissione delle transazioni di intere giornate lavorative sul registro fiscale ai server del Ministero, con l'aggravio di una dispersione di quasi tutte le informazioni prodotte;

   alla luce della suesposta situazione, l'Agenzia delle entrate, il 31 marzo 2022 ha comunicato l'emanazione di un provvedimento di irregolare funzionamento degli uffici, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 21 giugno 1961, n. 498, al fine di prorogare d'ufficio tutte quelle scadenze che professionisti e i contribuenti non hanno potuto rispettare a causa dei blocchi determinati sul sito internet;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano altresì come, a seguito dei problemi tecnici in precedenza richiamati, sia intervenuta anche l'Autorità garante per la protezione dei dati personali per chiedere alla stessa Sogei informazioni e chiarimenti in merito alla vicenda accaduta;

   in tale ambito, Confindustria Sistema Gioco Italia, intervenendo in merito all'interruzione dei servizi legati alle scommesse, che hanno causato la sospensione momentanea delle attività, ha sostenuto che i disservizi avrebbero causato una perdita di un milione di euro di gettito fiscale; secondo informazioni in possesso degli interroganti, risulterebbe inoltre che il motivo del malfunzionamento elettrico sia da imputarsi al Data Center della Sogei, che risulterebbe non essere dotato di gruppo di continuità, con la conseguenza di non poter assicurare la «business continuity» dei servizi, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 51, comma 2-quater del codice dell'amministrazione digitale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda accaduta esposta in premessa;

   in caso affermativo, quali chiarimenti intenda fornire in relazione ai gravi disservizi in precedenza richiamati;

   se sia a conoscenza, inoltre, di un piano di emergenza predisposto da parte di Sogei, secondo quanto stabilito dall'articolo 51, comma 2-quater del codice dell'amministrazione digitale, come riportato in premessa, in grado di assicurare la continuità operativa delle operazioni indispensabili per i servizi erogati e il ritorno alla normale operatività;

   in caso affermativo, se intenda confermare che il medesimo piano sia stato rispettato;

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere al fine di garantire la continuità operativa dei principali servizi infrastrutturali e telematici dello Stato ed evitare che una vicenda così negativa e penalizzante per i cittadini e per le imprese possa ripetersi in futuro.
(5-07847)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUOCCO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   da quando lo pseudonimo Satoshi Nakamoto ha pubblicato il «White paper», la rete Bitcoin e le criptovalute sono cresciute a livelli senza precedenti. Una corsa che le ha portate a diventare un sostituto del denaro e un asset da investimento, generando un'industria da trilioni di dollari in poco più di un decennio. Secondo Coinmarketcap, il mercato totale delle criptovalute, che oggi sono circa 17.000, vale oltre 1,9 trilioni di dollari;

   l'idea alla base è quella di sfruttare la tecnologia per inviare e ricevere denaro in maniera crittografata senza barriere territoriali e senza doversi servire dell'intermediazione degli enti predisposti, rappresentati maggiormente dalle banche. Monete digitali, distribuite attraverso una rete decentrata, Peer-to-Peer, anonime, crittografate e senza confini di spazio e tempo, e quindi non controllate dai Governi e dalle istituzioni centrali. Le regole comuni di queste migliaia di monete virtuali sono: un insieme di norme (detto «protocollo»), cioè un codice informatico che definisce le transazioni; un «libro mastro» (distributed ledger o blockchain) che conserva in maniera immodificabile la storia delle transazioni; una rete decentralizzata di partecipanti che aggiornano, conservano e consultano la distributed ledger delle transazioni;

   con la Commissione d'inchiesta sul sistema bancario presieduta dall'interrogante, si è deciso di approfondire la tematica con diverse audizioni, dalle quali è emerso che il settore bancario e finanziario stanno sostenendo una transizione digitale, anche tramite garanzie rispetto ai rischi che questa possa comportare. In particolare l'uso delle Dlt e della blockchain da parte delle infrastrutture di mercato, le applicazioni che ne possono derivare in ambito pubblico e privato, necessitano di una normativa che possa dare certezza giuridica e limitare la resilienza operativa e le frodi;

   dal lato fiscale, si pone il tema della qualificazione e della contestuale valutazione delle criptovalute. L'Agenzia delle entrate si è in passato espressamente pronunciata circa l'assimilabilità delle stesse alle «valute estere», ritenendo applicabile, oltre che ai fini dell'Iva, anche ai fini delle imposte sui redditi, il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90, che ha definito il concetto di «valuta virtuale» come «la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un'autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l'acquisto di beni e servizi è trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente». Tuttavia, a livello internazionale, come risulta infatti dal recente documento Ocse «Taxing Virtual Currencies: An Overview Of Tax Treatments And Emerging Tax Policy Issues», l'approccio predominante è di considerare tali asset come «beni» e non come valute estere;

   nella seconda metà del 2021 la situazione di stretta creditizia si è ancora più aggravata per la nuova definizione di default e per l'affermarsi di una giurisprudenza sulla concessione abusiva di credito che chiama le banche a risarcire tutti i creditori danneggiati dall'insolvenza dell'impresa debitrice se la banca eroga prestiti in assenza del meccanismo di valutazione del merito creditizio. Per sopperire a queste lacune, e soprattutto per esternalizzare alcune attività caratterizzate da margini di interesse elevati, oltre che da un forte profilo di rischio e da un'elevata leva finanziaria, si è sviluppato il fenomeno dello shadow banking. Un sistema bancario ombra che porta con sé molti rischi sistemici e che, quindi, necessita di un pronto intervento regolatorio da parte del legislatore –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza per promuovere, in un tempo definito, il rafforzamento dell'apparato regolamentare comunitario che favorisca uno sviluppo del settore, la tutela del risparmio e la definizione di una legislazione europea in grado di armonizzare gli interventi legislativi emanati dai diversi Stati membri;

   se le tempistiche europee dovessero dilungarsi, se il Governo intenda adottare iniziative per definire una legislazione nazionale in materia, data l'importanza del fenomeno.
(4-11762)


   BILOTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto «Sostegni ter» il Consiglio dei ministri in data 27 gennaio 2022 ha approvato interventi in favore delle attività e a sostegno delle politiche industriali. Tra le altre misure viene modificata la disciplina sulla cessione dei crediti prevista in applicazione della misura di incentivo del Superbonus 110 per cento. In particolare, alla luce dell'esigenza di contrastare le frodi nel settore delle agevolazioni economiche, veniva previsto che nell'ambito dei bonus fiscali non sarebbe stato possibile cedere più volte i crediti fiscali relativi alle detrazioni edilizie di cui all'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 né quelli relativi ai bonus anti-Covid di cui all'articolo 122 del medesimo decreto. A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 73 del 28. marzo 2022 della legge del 28 marzo 2022 n. 25 di conversione, con modificazioni, del decreto «Sostegni ter» - decreto-legge del 27 gennaio 2022 n. 4, viene fissato limite massimo di tre cessioni dei crediti fiscali maturati a seguito dell'accesso agli incentivi economici, a causa di questa limitazione gli istituti finanziari, dovendo salvaguardare la propria capienza fiscale, hanno ridotto drasticamente per i potenziali cessionari le opportunità di trasferimento dei crediti, con grave pregiudizio per tutto il comparto edilizio; la condivisibile esigenza di preservare l'erogazione degli incentivi fiscali da attività illegali di speculazione, ha comportato, di fatto, una frenata degli investimenti edilizi legati alla misura del Superbonus, con conseguenze molto gravi sui progetti già avviati, sulla liquidità delle imprese edili, sull'occupazione e sugli esiti finali della misura in oggetto, alla luce degli obiettivi auspicati legati alla transizione ecologica, all'efficientamento energetico e alla riqualificazione urbanistica e territoriale –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione alla problematica espressa in premessa e quali urgenti e necessarie iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di consentire una più agevole gestione dei crediti fiscali a beneficio del comparto economico in questione e più in generale della ripresa economica.
(4-11770)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   «Io non posso proteggerti» è un libro che descrive efficacemente il dramma di tante famiglie affidatarie che, dopo mesi o anni di dedizione, si vedono sottratto il bambino amato, per darlo magari in adozione a una nuova coppia, e non possono proteggerlo dallo strazio di un'altra amputazione affettiva; storie che ci danno la misura di una situazione che è urgente modificare, per evitare che bambini già traumatizzati da un primo abbandono, debbano rivivere sulla propria pelle lo strazio di un'altra separazione;

   Michela e Marco sono due genitori affidatari, che per quasi quattro anni hanno vissuto come una famiglia «normale», prendendosi cura di un bimbo che portava con sé un bagaglio di patologie inquadrabili nella sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd);

   i due coniugi hanno visto riconosciuto e apprezzato il loro impegno, con «costanti progressi nell'evoluzione del quadro delle abilità e delle competenze del bambino, anche grazie al supporto garantito dal contesto familiare affidatario e all'alleanza che questo ha mantenuto con gli operatori di riferimento per il progetto riabilitativo del SEE», eppure sono stati demonizzati da delazioni prive di qualsiasi fondamento, men che meno accertate in contraddittorio;

   il 7 aprile 2021 il responsabile dei servizi sociali, infatti, comunica loro che il minore necessita di un nuovo progetto, posto che «è arrivato al massimo del suo sviluppo intellettivo, quindi non ha più margini di recupero e sarà una persona che per tutta la vita dovrà essere necessariamente accompagnato da un adulto [...]»;

   solo pochi mesi prima, nel novembre 2020, erano stati avviati gli incontri tra i due coniugi con il tribunale per i minorenni di Venezia per l'adozione;

   il 7 giugno 2021 il bambino viene prelevato da due incaricati dei servizi e collocato in comunità, sulla base di un provvedimento del tribunale datato 4 giugno 2021, che registrava la circostanza, secondo quanto riscontrato dal legale della coppia, «falsamente riferita dai servizi nella loro relazione del 1° giugno 2021» secondo cui «[la coppia collocataria] ... sembra aver accettato» la soluzione di inserire il minore presso una comunità, come denunciato dagli interessati, che, con istanza del 15 luglio 2021, hanno, altresì, chiesto al Ministro Cartabia di disporre una ispezione sull'operato del tribunale;

   solo successivamente si verrà a sapere che le maestre della scuola frequentata dal ragazzo avevano riferito di lesioni sul corpo del bambino e di «voci» di soggetti, rimasti anonimi, su situazioni ricondotte inopinatamente al contesto «familiare»; si tratta di circostanze che hanno portato il tribunale a disporre l'allontanamento del minore «per quanto non siano stati segnalati nuovi e specifici disagi emotivi o relazionali nel contesto scolastico o domestico che possano essere connessi a tali fatti – non viene infatti riportato un peggioramento comportamentale e psicologico del bambino» e «non vi sono in atti informazioni sul contesto di vita degli affidatari [...]»;

   tale paradossale modus operandi appare ancora più assurdo alla luce di quanto si legge nel decreto del 4 giugno 2021, quando il tribunale scrive: «...il bambino, secondo il referto della pediatra, gode di ottima salute e che alcuni lividi, da lei stessa constatati, erano da attribuire a modesti traumi da caduta tipici dell'età; [...] da quando è seguito dagli affidatari si sono registrati significativi miglioramenti in tutte le competenze; durante i controlli è sempre apparso curato nell'aspetto, legato agli affidatari [...]; durante i mesi di trattamento si è presentato con ematomi in varie zone del corpo [...] e ogni volta ha detto serenamente di essere caduto a scuola o a casa; gli affidatari riferivano che cade frequentemente soprattutto se eccitato o in corsa; tali aspetti si sono riscontrati anche in seduta psicomotoria»;

   se è vero che sul piano strettamente formale l'affidatario non rientra nell'elenco dei soggetti legittimati alla richiesta di provvedimenti de potestate sulla responsabilità genitoriale (articolo 336 del codice civile), nulla preclude di convocare chi ha la «custodia» per anni di un minore e, anzi, l'articolo 5 della legge n. 184 del 1983 come modificato dall'articolo 2 della legge n. 173 del 2015 dispone che «l'affidatario o l'eventuale famiglia collocataria devono essere convocati, a pena di nullità, nei procedimenti civili in materia di responsabilità genitoriale, di affidamento e di adottabilità relativi al minore affidato ed hanno facoltà di presentare memorie scritte nell'interesse del minore»;

   ad oggi, Michela e Marco non sanno se la ragione dello strappo sia da ricercare in problematiche del bambino o in una loro improvvisa inadeguatezza, ma è difficile comprendere come sia possibile che una coppia, ritenuta idonea per quasi quattro anni e addirittura avviata ai colloqui per l'adozione, sia stata improvvisamente valutata non all'altezza;

   proprio per evitare strappi traumatici, gli affidi extrafamiliari, per legge, non dovrebbero superare i due anni –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per accertare la sussistenza di gravi storture, imputabili ad un vulnus normativo o ad un «sistema» che non funziona, nonché se intenda adottare iniziative normative per proteggere, salvo particolari e motivate eccezioni, i rapporti d'affetto che si instaurano tra minori e genitori affidatari, qualora l'affidamento del minore si risolva in un'adozione a causa del mancato recupero della famiglia d'origine.
(2-01492) «Bellucci».

Interrogazione a risposta scritta:


   MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa che alcune settimane fa il cantante rapper Baby Gang, al secolo Zaccaria Mouhib, di anni 20, allora recluso presso il carcere di San Vittore in regime di custodia cautelare a seguito di una rapina, ha girato all'interno della sua cella le immagini del video musicale della sua ultima canzone;

   a rivelarlo è stato lo stesso rapper, il quale, sul suo profilo Instagram, ha scritto di aver «girato una parte» di un suo nuovo video musicale nella casa di reclusione milanese, rivendicando di essere stato il «primo artista "detenuto" ad aver girato un video in un carcere»;

   nel medesimo stato pubblicato in rete il cantante ha, inoltre, dichiarato: «Un mio carissimo compagno di cella mi disse che in ogni problema ci sono 2800 soluzioni e il mio unico problema in quella cella era continuare la mia fottuta musica per questo, in queste 2800 soluzioni, ne ho trovata una per continuare a fare ciò che mi hanno sempre vietato di fare», e ancora: «voglio comunicare a tutto lo Stato italiano e a tutti quelli che hanno goduto, che anche se mi chiudete sotto terra io continuerò sempre a fare ciò che ho sempre fatto. Nessuno di voi potrà mai fermarmi i miei sogni e i miei obbiettivi li raggiungerò. E voi vi attaccate. Paranoia presto fuori...»;

   va considerata la gravità dell'episodio, che ha avuto rilevanza pubblica, soprattutto in relazione alle previsioni dell'articolo 391-ter del codice penale, recentemente introdotto dall'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 21 ottobre 2020 n. 130, convertito con modificazioni dalla legge 18 dicembre 2020, n. 173, e recante «Accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti»;

   va inoltre considerata la ricaduta negativa di immagine sul sistema penitenziario, con particolare riferimento all'efficacia delle misure detentive, anche con mere finalità cautelari, dalle quali comunque dipende la sicurezza nelle carceri, nonché l'effettività della giurisdizione –:

   se il Ministro interrogato sia informato circa la vicenda esposta in premessa e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di garantire l'uniformità di applicazione all'interno dei vari istituti penitenziari delle norme e delle prassi che caratterizzano la comunicazione ai sensi della legge vigente.
(4-11763)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 61 del 2013 istituì un nuovo modello di continuità territoriale tra gli aeroporti della Sardegna e gli scali di Roma e Milano che, oltre a garantire le tariffe agevolate per la popolazione residente nell'isola, con la cosiddetta «tariffa unica», vigente nove mesi l'anno, apriva tale possibilità anche per gli emigrati sardi e per i «non residenti»;

   tale sistema, da un lato, garantiva il diritto alla mobilità dei sardi e, dall'altro, realizzava quel «ponte» fondamentale a superare la condizione di geografica insulare, che rappresenta un limite oggettivo alla libera circolazione delle persone e delle merci;

   successivamente, mediante il decreto 22 ottobre 2014, la Sardegna ha subìto il netto taglio dei collegamenti in regime di continuità territoriale, con le cosiddette «rotte minori» (Alghero e Bologna e viceversa, Alghero-Torino e viceversa, Cagliari-Napoli e viceversa, Cagliari-Torino e viceversa, Cagliari-Verona e viceversa, Olbia-Bologna e viceversa e Olbia-Verona e viceversa);

   dopo una serie di proroghe, la continuità territoriale tra gli aeroporti sardi, da un lato, e gli scali di Roma e Milano, dall'altro, è scaduta;

   la nuova disciplina delineata nel decreto ministeriale n. 466 del 25 novembre 2021 e successive modifiche ha cancellato del tutto la cosiddetta «tariffa unica» e ha altresì ridotto drasticamente le frequenze e gli orari disponibili per i viaggiatori;

   tale riduzione è stata imposta da recenti interpretazioni in sede di Unione europea, secondo cui il concetto di «servizi minimi» va inteso restrittivamente e in contrasto con l'orientamento della stessa Commissione, considerato che un regime di oneri di servizio «minimi» dovrebbe garantire il diritto alla mobilità dei cittadini residenti, ma essere altresì orientato allo sviluppo economico-sociale della regione, come previsto dallo stesso articolo 16 del regolamento (CE) 1008/2008;

   l'articolo 16, paragrafo 1, recita: «Uno Stato membro può imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea effettuati tra un aeroporto comunitario e un aeroporto che serve una regione periferica o in via di sviluppo all'interno del suo territorio o una rotta a bassa densità di traffico verso un qualsiasi aeroporto nel suo territorio, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione servita dall'aeroporto stesso»;

   è oggettivo che, per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna, che è un'isola, le rotte in questione siano di vitale importanza. Tale aspetto va oltre gli aspetti economici perché la posta in gioco è garantire a tutti i sardi la possibilità di spostarsi per ragioni di studio, lavoro, salute: di essere liberi di circolare al pari degli altri connazionali italiani e concittadini europei;

   l'articolo 16, paragrafo 2, del suddetto regolamento inoltre recita: «Qualora altre modalità di trasporto non possano garantire servizi ininterrotti con almeno due frequenze giornaliere, gli Stati membri interessati hanno la facoltà di prescrivere, nell'ambito degli oneri di servizio pubblico, che i vettori aerei comunitari che intendono operare sulla rotta garantiscano tale prestazione per un periodo da precisare, conformemente alle altre condizioni degli oneri di servizio pubblico»;

   inoltre, tra gli elementi da valutare, vi è il paragrafo 3, lettera b) della disposizione citata, che indica altresì: «la possibilità di ricorrere ad altre modalità di trasporto e dell'idoneità di queste ultime a soddisfare il concreto fabbisogno di trasporto, in particolare nel caso in cui i servizi ferroviari esistenti servano la rotta prevista con un tempo di percorrenza inferiore a tre ore e con frequenze sufficienti, coincidenze e orari adeguati»;

   risulterà evidente anche all'osservatore più distratto che da un'isola non è possibile raggiungere la penisola con tali mezzi alternativi;

   alla luce di queste norme sinteticamente richiamate, risulta evidente che l'Unione europea tradisce le sue stesse norme e i suoi stessi princìpi con interpretazioni che non tengono conto di un dato oggettivo: la Sardegna è un'isola e, in quanto tale, ha necessità di un effettivo diritto alla mobilità, da cui discende anche il rispetto di tutti gli altri: diritto al lavoro, libertà di impresa senza che il mercato sia limitato dai costi dei trasporti, diritto di stabilimento, diritto alla salute e altro;

   le interpretazioni dell'Unione europea stridono secondo l'interrogante altresì con la libertà di stabilimento e con la libertà della prestazione professionale che per essere effettive i necessitano di una vera continuità territoriale;

   tutti questi diritti e queste libertà sono ora compressi da un sistema di collegamenti insufficiente;

   la regione autonoma della Sardegna ha più volte sottolineato questi aspetti nel confronto con l'Unione europea, che finora ha tenuto un atteggiamento di netta chiusura alle istanze degli isolani;

   occorre un'azione forte da parte del Governo centrale per richiamare l'Unione europea al rispetto delle sue stesse norme e dei suoi princìpi, al fine di poter configurare un sistema di collegamenti aerei concretamente rispondente ad un'effettiva continuità tra territori –:

   quali iniziative intenda porre in essere il Governo al fine di sostenere in sede europea le legittime rivendicazioni della Sardegna e di consentire l'istituzione di un nuovo regime di continuità territoriale adeguato a colmare il divario derivante dalla condizione geografica insulare.
(2-01491) «Cappellacci».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Piano economico e finanziario da ultimo inviato dalla società Strada dei Parchi al Governo, per l'adeguamento sismico e per gli interventi funzionali di messa in sicurezza delle autostrade A24 ed A25, prevede un aumento medio del 15,81 per cento annuo del costo dei pedaggi autostradali per percorrere le tratte dalle province abruzzesi (Chieti, Pescara, L'Aquila, Avezzano, Teramo) a Roma e viceversa, oltre alla percorrenza tra province stesse, a far data dall'anno corrente;

   l'Autorità per la regolazione del traffico, nella nota di risposta al Commissario ad Acta – dottor Sergio Fiorentino –, ha evidenziato che tale ingente incremento determinerà, nel 2030, un pedaggio medio che ammonterà al 375 per cento del costo attuale, con rilevanti conseguenze sull'utenza di riferimento;

   dunque, la tratta Chieti/Pescara-Roma, che ad oggi impone un pedaggio di 19,40 euro, nei prossimi mesi vedrà un aumento a 22,46 euro fino ad arrivare, nel 2030, ad un costo per tratta di 92,14 euro. Medesimo rilievo si ha sulle tratte Teramo-Roma (oggi 17,50 euro – nel 2030 83,12 euro), L'Aquila ovest-Roma (oggi 11,60 euro – nel 2030, 55,10 euro), Avezzano-Roma (oggi 10,10 euro – nel 2030 47,97 euro), Chieti/Pescara-Avezzano (oggi 9,60 euro – nel 2030 45,60 euro), Teramo-L'Aquila Est (oggi 5,40 euro – nel 2030 25,65 euro) e L'Aquila Ovest-Avezzano (oggi 4,90 euro – nel 2030 23,27 euro);

   il dottor Improta, segretario generale dell'Autorità di regolazione dei trasporti (Art), ha inoltre sollecitato il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili a verificare l'adeguatezza delle previsioni di traffico assunte sulla base degli effetti negativi che tale incremento determinerà sulla domanda;

   nella medesima nota l'Autorità di regolazione dei trasporti ha segnalato una radicale differenza degli elementi tecnico-economici dell'attuale versione del Piano economico e finanziario (Pef) rispetto a quello a loro sottoposto nel 2019, sia in merito alla durata della concessione che all'incremento delle tariffe di pedaggio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di elementi riguardanti i fatti esposti in premessa e se intenda promuovere iniziative di competenza al fine di evitare con ogni mezzo l'insostenibile aumento paventato nel menzionato Pef e se intenda prendere, conseguentemente, le necessarie iniziative di competenza per porvi rimedio, a tutela dell'utenza.
(5-07848)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   piazza della Loggia a Brescia rappresenta una delle piazze più belle d'Italia ed è strettamente legata alla storia della città;

   oltre ad avere un eccezionale valore da un punto di vista storico-artistico, è tragicamente nota anche per l'attentato terroristico di matrice neofascista del 28 maggio 1974, che ha causato la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102;

   durante l'emergenza sanitaria da COVID-19 è stato necessario adottare alcune misure restrittive volte a prevenire e contrastare la diffusione del virus, tra cui provvedimenti recanti il divieto di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico;

   in tale contesto, anche piazza della Loggia ha subìto restrizioni per il contenimento del contagio da COVID-19;

   con provvedimento del 2 febbraio 2022, il questore di Brescia rigettava una richiesta di svolgimento di manifestazione pubblica presso piazza della Loggia avanzata dal comitato «Basta veleni»;

   la decisione del questore di Brescia veniva assunta in forza della direttiva emessa dal prefetto di Brescia, su conforme parere del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica tenutosi il 1° febbraio 2022, sulla necessità di riservare la destinazione di piazza della Loggia esclusivamente alle celebrazioni e commemorazioni di carattere istituzionale;

   piazza della Loggia, ad oggi, tuttavia, risulta per buona parte della propria superficie occupata ad usi commerciali da parte di bar e ristoranti, su autorizzazione del comune di Brescia;

   in questo modo, mentre la direttiva prefettizia limita l'uso della piazza solo a manifestazioni di carattere istituzionale, il comune di Brescia consente il più ampio uso della piazza a fini commerciali;

   le città di Brescia e di Bergamo nel 2023 saranno Capitali italiane della Cultura, in forza dell'articolo 183, comma 8-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   la restituzione in tempi rapidi della piazza ad usi collettivi, e non meramente commerciali, risulta pertanto necessaria anche in vista degli eventi culturali per l'anno 2023;

   numerose associazioni e organizzazioni (Restiamo umani; Libertà e giustizia; Associazione Marco Cavallo Forum Salute Mentale Brescia; Medicina Democratica; Senonoraquando comitato di Brescia; Centro sociale 28 maggio; Rifondazione comunista; Potere al Popolo; Pci; Sinistra Anticapitalista; Basta Veleni; Risorgimento socialista; Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico; Rete Antifascista; Comitato contro le nocività; Europa Verde (Verdi-Brescia); Associazione Zastava Brescia per la Solidarietà Internazionale; Area «Riconquistiamo tutto», opposizione Cgil; Usb, Confederazione Cobas; Associazione via Milano 59; Comitato per l'ambiente Brescia Sud; Comitato Ambiente e Salute Brescia; Collettivo Gardesano) hanno lanciato un appello pubblico chiedendo in particolare «che sia ripristinata la piena agibilità sociale e politica di un luogo fondamentale dell'identità storica e sociale della nostra comunità», denunciando il fatto che vengono privilegiate le «attività commerciali rispetto alla presenza popolare» –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere per favorire una più ampia fruibilità da parte dei cittadini, non solo ad usi commerciali, di piazza della Loggia a Brescia, al fine di garantire pienamente il diritto di riunione come previsto dall'articolo 17 della Costituzione.
(4-11766)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   APREA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si è recentemente svolta la prova selettiva del concorso ordinario per la scuola secondaria di primo e secondo grado che si è svolta con la modalità dei test a risposta chiusa computer based, che si è conclusa con un alto numero di candidati bocciati alla prova selettiva;

   il concorso era stato bandito nel 2020 e, in origine, erano previste due prove scritte e una orale nel caso il numero di candidati fosse stato eccessivo anche una prova preselettiva;

   la prova del concorso è stata accompagnata da accese polemiche in quanto, sulla base di quanto testimoniato da numerosi candidati partecipanti al concorso, i quesiti erano caratterizzati da eccessivo nozionismo, da una spiccata incongruenza con i programmi delle materie di insegnamento nonché da errori e ambiguità nella formulazione e nelle risposte considerate corrette tanto che, in alcuni casi, il Ministero starebbe rivedendo i risultati e le votazioni assegnate;

   inoltre, da molte parti, soprattutto dai numerosi docenti precari che da anni sostengono il sistema di istruzione nazionale e che molte speranze avevano nutrito verso questo concorso per arrivare finalmente alla stabilizzazione, l'adozione della modalità del test a crocette viene indicato come lesiva della dignità della professione docente e testimonianza della debolezza dell'impianto formativo di accesso al ruolo docente della scuola di cui dovrebbero certamente essere valutate le conoscenze ma soprattutto le capacità di insegnare;

   il precariato rappresenta un nodo del sistema scolastico stratificato nel tempo e che da molti anni si sta cercando di risolvere, eppure è sul precariato che da anni si sostiene la scuola: a oggi, infatti, circa 250 mila cattedre sono coperte da docenti precari;

   l'adozione della tipologia di prova concorsuale mediante l'utilizzo dei quiz a crocette appare poco funzionale alle assunzioni degli insegnanti in quanto si rende necessario considerare che la professione docente è una professione complessa, per la quale è richiesta una preparazione multiforme che coinvolge l'aspetto meramente disciplinare e pedagogico, a cui si aggiungono anche una forte componente motivazionale, capacità relazionali, organizzative e comunicative cui non si adatta la metodologia del quiz;

   il sistema a crocette prelude a un sistema scolastico statico e nozionistico che si rivela non in grado di connettersi ed evolversi con i cambiamenti che più di tutto coinvolgono i giovani e, inoltre, non riuscirebbe a farsi carico del fondamentale compito di esaltare ed evidenziare i talenti e le aspirazioni dei singoli –:

   se non ritenga il Ministro interrogato di aprire una seria riflessione in merito all'utilizzo dei test a risposta multipla per i concorsi di selezione dei docenti affinché si individui un sistema che sia realmente certo nei tempi, che sia calibrato rispetto all'obiettivo da raggiungere e che investa in misura significativa sulla formazione alla professione docente dando adeguato spazio alle attività di tirocinio e alla formazione sul campo, da svolgere contestualmente al percorso di studi disciplinari e di approfondimento delle materie pedagogiche, tenendo conto del fatto che educare significa innanzitutto contribuire a formare ragazze e ragazzi capaci di prendersi cura di sé e di decodificare la complessità del presente in cui vivono e del futuro che li aspetta.
(5-07854)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 10 marzo 2022 è stato celebrato il 150° anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, patriota genovese, che dedicò la sua intera esistenza alla causa dell'unità e dell'indipendenza della Nazione;

   si è appreso dalla stampa nazionale che in un istituto della Brianza, l'Istituto di istruzione superiore Europa Unita di Lissone, il noto giornalista Francesco Borgonovo, vicedirettore de «La Verità», era stato invitato da alcuni studenti per parlare della figura di Mazzini in tre appuntamenti rivolti alle classi quarte e quinte;

   l'idea degli organizzatori della conferenza, secondo quanto raccontato dal quotidiano «La Verità» era quella di fornire qualche approfondimento sul pensatore genovese e di leggere alcuni suoi brani;

   un gruppo di docenti ha protestato chiedendo al dirigente scolastico il motivo di questa iniziativa;

   il preside, informato dell'iniziativa, avrebbe chiesto «come mai sarebbe Mazzini a risvegliare gli animi e non per esempio la Resistenza del 1943-45» e dichiarato pubblicamente che non riteneva la figura di Mazzini così attuale e centrale –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato in ordine al comportamento del dirigente scolastico in questione e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché in futuro non accadano più episodi del genere atti a impedire di dar corso alle richieste degli studenti sugli approfondimenti di personalità illustri della nostra storia nazionale.
(4-11768)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VARCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è saltato l'accordo del 21 ottobre scorso per i 217 lavoratori di Covisian in forza sulla commessa Ita Airways e per i 300 che in regime di cassa integrazione a zero ore in Almaviva attendevano la ricollocazione graduale entro il 31 dicembre 2022;

   secondo la nota congiunta dei sindacati di categoria, «Stanotte le Rsu hanno ricevuto l'annuncio da parte di Covisian sul mancato raggiungimento dell'intesa con Ita relativo alla sottoscrizione del contratto per la fornitura del servizio di Contact center»;

   dopo neanche sei mesi dalla sottoscrizione di un accordo ratificato in sede ministeriale, che avrebbe dovuto garantire la continuità occupazionale per i circa 520 lavoratori impegnati sulla commessa Ita, torna lo spettro del licenziamento e di quella che è stata definita una «Macelleria sociale», per la quale pagheranno i lavoratori e tutto il tessuto sociale di Palermo, come denunciato da Marchesini, segretario regionale Ugl Tic Sicilia: «Vogliamo con forza ribadire che le gare al massimo ribasso portano inevitabilmente alla macelleria sociale, il costo del lavoro deve permettere che sia garantita ai singoli lavoratori la dignità e la continuità occupazionale. Occorre subito intervenire con le istituzioni affinché aziende e politica si assumano le responsabilità di questo disastro sociale»;

   in particolare, si chiede di garantire il rispetto dell'accordo del 21 ottobre 2021, la corretta applicazione della clausola sociale con il vincolo della territorialità, il rispetto delle tabelle ministeriali evitando gare al massimo ribasso e misure per scongiurare la delocalizzazione delle attività;

   Covisian ha, peraltro, smentito categoricamente le affermazioni attribuite a fonti Ita secondo le quali avrebbe rotto gli accordi con Ita, chiarendo che non ha incontrato alcuna difficoltà a «stare dietro ai piani di sviluppo promessi e a raggiungere gli obiettivi», così come falso è che il «business plan di Covisian non si sarebbe concretizzato come pianificato dalla società che non sarebbe riuscita a stare dietro ai piani di sviluppo promessi e a raggiungere gli obiettivi, soprattutto quello stretto con il Ministero del lavoro della clausola sociale e quindi avrebbe deciso di rompere l'accordo con tutte le società che aveva indicato»;

   ad oggi, non si sa cosa accadrà né per i 200 lavoratori transitati ad ottobre da Almaviva a Covisian, né per gli altri 300 che entro dicembre del 2022 sarebbero dovuti a turno transitare a Covisian, secondo l'accordo raggiunto al Ministero, con un passaggio graduale;

   la sorte dei 500 lavoratori del call center di Almaviva a Palermo, che da anni vivono di continue tensioni e incertezze, rappresenterebbe un vero e proprio tracollo occupazionale per una città già fortemente segnata;

   è necessario dare certezze e stabilità ad un settore che da anni oramai corre sul filo di un rasoio, tra paventate chiusure, depotenziamenti e delocalizzazioni che sono sempre dietro l'angolo –:

   considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per attivare un tavolo di crisi interministeriale, al fine di garantire la salvaguardia occupazionale dei lavoratori interessati.
(5-07855)

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI e D'ETTORE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 18 marzo 2022 è stata indetta una Giornata di mobilitazione per i dipendenti dell'Ispettorato nazionale del lavoro (Ini) e dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), promossa dalle sigle sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Flp, Confintesa Fp, Confsal Unsa e Usb Pi; obiettivo della protesta era manifestare contro l'esclusione del personale dei due enti dall'armonizzazione delle indennità di amministrazione;

   con tale misura disposta dalla legge di bilancio per il 2020 e oggetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 dicembre 2021, è stata riconosciuta la nuova indennità ai dipendenti dei Ministeri; l'adeguamento è stato, invece, negato al personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro e delle altre agenzie strumentali. Tale esclusione è stata giudicata «gravissima e inaudita» – come annunciato dalla stampa nazionale – dai lavoratori e dai sindacati;

   in data 31 marzo 2022 la stampa nazionale comunica che le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail entro il mese di febbraio 2022 sono state 121.994, in aumento del 47,6 per cento rispetto alle 82.634 del primo bimestre del 2021 e del 26,4 per cento rispetto alle 96.549 del periodo gennaio-febbraio 2020. Di queste, 114 hanno avuto esito mortale, in aumento del 9,6 per cento, 10 in più rispetto alle 104 registrate nel primo bimestre del 2021 e sei in più rispetto alle 108 del periodo gennaio-febbraio 2020;

   «I dati appena diffusi non possono lasciarci indifferenti. In soli due mesi si sono registrate oltre 120 mila denunce di infortunio, 114 con esito mortale. I preoccupanti incrementi rispetto al primo bimestre del 2021 impongono una seria riflessione per stimolare maggiore attenzione verso il tema della salute e sicurezza sul lavoro», ha affermato il presidente dell'Inail, Franco Bettoni;

   in Toscana l'Inail calcola, in gennaio 2022, 4.111 denunce sul lavoro, 1.300 in più dello stesso mese 2021, e già allora due morti. «Da sei mesi la politica parla molto di sicurezza sul lavoro, ma fa sì che gli ispettori del lavoro siano costretti a scioperare per la prima volta nella loro storia perché sotto pagati e gravemente sotto organico», denuncia Micaela Cappellini, ispettrice e coordinatrice per la Cgil Toscana;

   come denuncia Cappellini, della Cgil Toscana: «Tutti gli sbandierati aumenti di organico sono rimasti sulla carta. Il concorso varato dall'allora Ministro Di Maio nel 2019 è arrivato solo nell'ottobre 2021 per autorizzare 900 assunzioni e ancora non sono comparse le liste. Mentre, da fine 2021, ci hanno assegnato le competenze sulla sicurezza in tutti i settori e non più solo sull'edilizia»;

   ci sono, ha spiegato sempre Cappellini della Cgil Toscana, 216 ispettori tecnici a livello nazionale, di cui 3 a Firenze ma uno distaccato in amministrazione, uno a Prato («il più grande distretto tessile d'Europa, con infinite micro imprese che avrebbero bisogno di un'ispezione al giorno»), 1 a Pistoia, 1 a Livorno, 1 a Pisa, 2 a Siena, 1 su Grosseto e 1 a Arezzo. Le aziende che contravvengono alle regole (il 70 per cento circa) sanno di poterlo fare in totale impunità, ricevendo un'ispezione ogni 15 anni, se non ogni 20 o 25;

   si conferma quanto detto in Aula tramite il deputato D'Ettore, il 22 dicembre 2021 in occasione dell'informativa urgente del Governo in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro: «ci vuole un accordo, un patto con le imprese, con tutte le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, che devono trovare una soluzione su valori condivisi, che poi il Governo possa trasfondere in normative che abbiano immediata applicazione» –:

   come intenda agire il Governo per venire incontro alle richieste degli Ispettori del lavoro ed attuare, pertanto, la tanto richiesta armonizzazione delle indennità di amministrazione, dal momento che all'Ispettorato nazionale del lavoro e alle agenzie si applica il contratto collettivo di lavoro delle funzioni centrali, lo stesso dei dipendenti dei Ministeri.
(4-11767)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in Italia sono stati finora autorizzati dall'Aifa due antivirali orali per il trattamento della malattia da COVID-19 negli adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e presentano un elevato rischio di sviluppare una forma severa: Paxlovid (PF-07321332/ritonavir) e Lagevrio (Molnupiravir);

   nel caso di Paxlovid l'Italia ha recepito l'autorizzazione dell'Ema con la determina n. 15 del 31 gennaio 2022, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 26 del 1° febbraio 2022, classificando il medicinale ai fini del rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale in «C non negoziata [C(nn)]» e attribuendo il seguente regime di fornitura: medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, da rinnovare volta per volta, vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri individuati dalle regioni (Rnrl);

   Paxlovid deve essere somministrato il prima possibile dopo la diagnosi di COVID-19 ed entro 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi;

   per quanto concerne Lagevrio (Molnupiravir), che non ha ancora ricevuto l'approvazione dell'Ema, in Italia ne è stata temporaneamente autorizzata la distribuzione con decreto del Ministero della salute del 26 novembre 2021;

   l'utilizzo di questo medicinale è previsto entro 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi ed è rivolto a trattare adulti con COVID-19 che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio di sviluppare malattia grave;

   secondo l'articolo 1, comma 3, del decreto ministeriale 26 novembre 2021, il Ministero della salute ha autorizzato la temporanea distribuzione dei farmaci antivirali Lagevrio (Molnupiravir) e Paxlovid delegando il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 le modalità e le procedure per distribuirli;

   al momento, la distribuzione avviene su base regionale secondo quantitativi individuati e in strutture ospedaliere a ciò deputate dalle stesse regioni e la dispensazione è a totale carico del Servizio sanitario nazionale;

   l'uso da parte dei pazienti dei suddetti medicinali antivirali è gestito secondo un iter specifico: i medici di medicina generale e le Usca individuano e segnalano i pazienti. La segnalazione è fatta allo specialista ospedaliero che, a sua volta, fa la prescrizione in modo che il paziente possa ritirare il farmaco dalla farmacia ospedaliera della struttura che è centro di riferimento individuato dalla regione;

   tale iter ha determinato che delle 600 mila confezioni acquistate di Paxlovid e 50 mila di Lagevrio (Molnupiravir), al 23 marzo siano state somministrate solo 4.052 del primo e 12.549 del secondo che scadono rispettivamente dopo 12 mesi e 18 mesi (report Aifa);

   si tratta di farmaci a costo elevato: per Paxlovid è prescritto un ciclo di cinque giorni, 30 pillole ad un costo di circa 700 euro, mentre per Lagevrio (Molnupiravir) è previsto un ciclo di 4 capsule ad un costo di circa 650 euro;

   sarebbe opportuno semplificare le procedure di dispensazione dei due medicinali antivirali che non necessitano di essere gestiti in ambiente ospedaliero, infatti sono farmaci sottoposti a cura domiciliare;

   lo stesso Governo, in sede di conversione del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, ha accolto l'ordine del giorno 9/03467/064 che impegnava il Governo medesimo, di concerto con l'Aifa e le regioni e le Province autonome, senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, a valutare l'opportunità di modificare il regime di prescrizione e dispensazione degli antivirali specifici per il trattamento di pazienti con COVID-19, consentendo la prescrizione da parte dei medici di medicina generale e la dispensazione da parte delle farmacie di comunità con modalità previste da specifici accordi tra Ministero della salute, commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 di cui all'articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, e dalle associazioni maggiormente rappresentative;

   per ragioni di interesse pubblico, l'erogazione potrebbe avvenire da parte delle farmacie territoriali senza maggiori oneri per la finanza pubblica, delegando il farmacista a tutti gli adempimenti necessari –:

   se e quando il Ministro interpellato intenda dar seguito all'ordine del giorno accolto;

   se e con quali modalità il Ministro interpellato intenda procedere alla semplificazione dell'iter di dispensazione dei farmaci antivirali ai pazienti che abbiano le caratteristiche di cui in premessa, al fine di evitare che i medicinali acquistati arrivino a scadenza e far sì che possano efficacemente aiutare a contrastare i contagi da COVID-19 e la conseguente diffusione.
(2-01489) «Mandelli, Boldi, Gemmato, Carnevali, Bagnasco, Bond, Novelli, Palmieri, Versace, Cassinelli, Cattaneo, Orsini, Siani, Saccani Jotti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VAZIO e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale Santa Maria di Misericordia di Albenga è stato inaugurato nel 2008. È l'ospedale più nuovo della Liguria e, al momento dalla sua apertura, era dotato dei seguenti reparti: medicina interna, ginecologia, chirurgia generale, ortopedia, malattie infettive, Mios, rianimazione, otorinolaringoiatria, oculista, con attivo il pronto soccorso;

   nel 2012 il pronto soccorso è stato declassato a punto di primo intervento, pur mantenendo alcuni letti di rianimazione e alcuni reparti funzionali;

   nel 2021 il punto di primo intervento è stato ulteriormente declassato a ambulatorio di bassa intensità;

   durante l'emergenza sanitaria legata alla pandemia, l'ospedale di Albenga, grazie alla sua struttura moderna e ai reparti potenzialmente funzionali, è stato trasformato in ospedale Covid, ma, a fine emergenza, disattendendo promesse e impegni istituzionali, il punto di primo intervento non è stato più pienamente ripristinato;

   attualmente, i reparti di degenza rimasti sono malattie infettive osteo-articolari, Mios e medicina interna; sono attivi i servizi di nefrologia e dialisi, gastroenterologia, radiologia e fisiatria, day surgery, day hospital ed endoscopia digestiva;

   sono attivi gli ambulatori di otorinolaringoiatria, oculistica, dermatologia, oltre a quelli legati ai reparti di degenza;

   sull'ospedale Santa Maria di Misericordia grava un comprensorio territorialmente molto esteso di circa 60.000 persone che nel periodo estivo arriva a ben oltre le 150.000 persone;

   molte delle città che fanno riferimento a tale ospedale sono località montane e collinari dell'entroterra ligure e piemontese, caratterizzate da collegamenti tortuosi e complessi;

   il primo punto di emergenza nelle vicinanze è costituito dal Dea di 2° livello dell'ospedale di Santa Corona di Pietra Ligure, che, a causa di quanto sopra, del traffico e delle interruzioni autostradali, arriva spesso a comportare un tempo di percorrenza dalle località più periferiche di oltre un'ora di tragitto;

   attualmente, il pronto soccorso dell'ospedale di Santa Corona di Pietra Ligure ha tra l'altro un carico eccessivo di accessi che può comportare un'attesa, per gli utenti, di moltissime ore;

   sono state sollevate obiezioni di carattere formale e legislativo che impedirebbero tassativamente la riapertura del suddetto pronto soccorso –:

   se le previsioni contenute nel decreto ministeriale n. 70 del 2015 e in particolare all'articolo 9.2.1 riguardante l'ospedale sede di pronto soccorso, rappresentino regole inderogabili ovvero se le stesse costituiscano indicazioni che possano essere valutate e comunque derogate dalle regioni nell'ambito della loro competenza in materia sanitaria e di programmazione.
(5-07853)


   MICELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza n. 25 dell'8 ottobre 2020, in attuazione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 ha nominato il Presidente della Regione siciliana «Commissario delegato» per l'attuazione degli interventi finalizzati alla realizzazione delle opere previste nel Piano regionale approvato dal Ministero della salute;

   secondo il portale online del Ministero, «gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (I.Z.S.) [...] rappresentano un importante strumento operativo di cui dispone il Servizio Sanitario Nazionale per assicurare la sorveglianza epidemiologica, la ricerca sperimentale, la formazione del personale, il supporto di laboratorio e la diagnostica nell'ambito del controllo ufficiale degli alimenti. Dalla Valle d'Aosta alla Sicilia costituiscono una struttura sanitaria integrata, unica in Europa e nel mondo, in grado di assicurare una rete di servizi per verificare la salubrità degli alimenti e dell'ambiente, per la salvaguardia della salute dell'uomo. La funzione di raccordo e coordinamento delle attività degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali è svolta dalla Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del Ministero della salute, che ne definisce, mediante il lavoro della Commissione Scientifica nazionale, le linee guida e le tematiche principali»;

   nel novembre 2020 – in attuazione dell'articolo 2-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 – l'istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia «Adelmo Mirri», in esecuzione di apposita deliberazione del Commissario Straordinario dell'Istituto, ha indetto un avviso per la formazione di una graduatoria per il conferimento di incarichi di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.) a circa ventitré professionisti tra veterinari, biologi e tecnici sanitari di laboratorio biomedico da impiegare per l'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   da quanto si apprende dalla stampa, la Giunta regionale ha disposto il rinnovo contrattuale previsto per i circa novemila precari dell'emergenza da Coronavirus tra sanitari, medici e amministrativi, tra i quali i suddetti collaboratori dell'istituto Zooprofilattico non sarebbero stati ricompresi, essendo stata fissata nella giornata del 31 marzo scorso la scadenza di detti incarichi di collaborazione coordinata e continuativa nonostante diverso intendimento dell'Assessore regionale alla salute, espresso con nota n. 018122 del 30 marzo scorso, nella quale evidenziava «la assoluta necessità di fare tesoro della esperienza formata da parte di tutti gli operatori impegnati nel corso della pandemia e ciò nel quadro di un contesto normativo che ritiene ammissibile il ricorso all'istituto della proroga»;

   in oltre un anno, i professionisti hanno eseguito oltre 25 mila tamponi fornendo un contributo indispensabile per (a lotta al COVID-19 nella provincia di Palermo garantendo un servizio utile e aperto a tutti e che, secondo le notizie di cronaca, l'Azienda sanitaria provinciale avrebbe inviato al loro posto «altro personale per garantire continuità al presidio allestito davanti all'ingresso dell'Istituto Zooprofilattico»;

   ad avviso dell'interrogante, è necessario salvaguardare i posti di lavoro – specie quando questi riguardano personale altamente specializzato impegnato in prima linea nel contrasto all'emergenza pandemica – e, qualora ne ricorrano i presupposti, sarebbe da preferire continuità contrattuale anziché ricorrere a nuove assunzioni temporanee che creano, di fatto, ulteriore precariato senza garantire stabilità e certezza per chi ha già prestato servizio presso l'amministrazione sanitaria –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se quali iniziative di competenza intenda intraprendere nell'immediato al fine di salvaguardare i posti di lavoro del personale impegnato durante l'emergenza epidemiologica.
(5-07856)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in relazione alla crisi energetica determinata dall'aumento dei prezzi di alcune fonti di produzione, numerosi organi di stampa hanno posto l'attenzione sul fatto che le difficoltà energetiche dell'Europa e quindi dell'Italia non riguarderebbero unicamente il gas;

   secondo il quotidiano «La Verità» del 30 marzo 2022 «la fragilità energetica dell'Europa si misura anche sul gasolio»; infatti, sembrerebbe che «Per i distillati petroliferi il 2021 si è chiuso a livello mondiale con un deficit di offerta del 3 per cento»; questo stato di cose, secondo l'articolista, dimostrerebbe che si starebbero consumando le riserve disponibili che «infatti in Europa, Asia e Stati Uniti sono ai minimi da oltre un decennio»;

   il rischio individuato dal quotidiano sarebbe legato al fatto che, secondo le stime dei consumi e della capacità di produzione e raffinazione, il deficit dell'offerta potrebbe accentuarsi, fino a salire al 10 per cento;

   questa situazione – acuitasi con il conflitto Russia-Ucraina – sarebbe determinata da una serie di concause dell'ultimo decennio, che avrebbero portato a una limitazione dell'offerta, a cui avrebbe contribuito anche l'emergenza Covid, «rispetto alla domanda. Quest'ultima non accenna a diminuire, ed anzi è tornata ai livelli pre-Covid (100 milioni di barili al giorno)»;

   il citato conflitto russo-ucraino «si innesta, quindi, su una situazione già gravemente squilibrata», per quanto riguarda l'Europa, infatti, sembrerebbe che il gasolio proveniente dalla Russia rappresenti «il 50 per cento delle importazioni e il 15 per cento del consumo finale europeo»;

   la guerra starebbe destabilizzando il mercato e «le sanzioni alla Russia e le relative contro-sanzioni vanno a colpire l'offerta, riducendola ulteriormente», infatti «dal 24 febbraio, giorno dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina, il prezzo sul mercato mediterraneo del gasolio Cif Med 10ppm è cresciuto sino a superare i 1.100 euro/1.000 litri, cioè da due a tre volte il prezzo medio registrato negli ultimi cinque anni»; questa dinamica avrebbe accelerato l'aumento dei prezzi al consumo sino a determinare una situazione insostenibile per imprese e consumatori del nostro Paese, penalizzando soprattutto quei settori nevralgici dell'economia che fanno uso di gasolio come il trasporto merci, l'agricoltura e l'industria;

   il 10 marzo 2022, in previsione dello sciopero delle aziende di trasporto merci su gomma, Codacons ha ricordato che «il blocco dell'autotrasporto avrà effetti diretti sulla collettività [...] portando ad una impennata dei listini al dettaglio nei negozi e nei supermercati. Una conseguenza inevitabile, considerato che l'85 per cento della merce venduta in Italia viaggia su gomma»;

   secondo Federtrasporti l'aumento del prezzo del gasolio determinerebbe un rincaro dei «costi vivi per singolo camion di 12-13 mila euro»;

   per il settore del trasporto passeggeri su autobus (trasporto pubblico locale, autolinee commerciali, noleggio autobus con conducente) è stato stimato un aggravio di spesa su base annua di oltre 300 milioni di euro;

   un danno grave per la salvaguardia di un servizio pubblico e per un intero comparto «che nel suo complesso impegna 6.000 aziende, con 120.000 addetti e 70.000 autobus, che sviluppano servizi di trasporto collettivo per circa 2 miliardi di chilometri annuali, con il doppio dei passeggeri trasportati rispetto alla modalità ferroviaria»; l'aumento rischia di compromettere anche i collegamenti marittimi con conseguenze gravi per la continuità territoriale marittima delle regioni e delle comunità insulari;

   il 30 marzo 2022 il quotidiano «l'Unione Sarda» ha segnalato che «in certi casi il costo del pieno dei traghetti è raddoppiato – e, all'orizzonte, potrebbero esserci nuovi aumenti delle tariffe per i passeggeri [...] Sulla linea Genova-Olbia [...] la spesa giornaliera per riempire i serbatoi delle navi (una voce che rappresenta circa un terzo dei costi d'esercizio) è cresciuta di 50 mila euro»;

   secondo il quotidiano, «I primi rincari sono già realtà per gli autotrasportatori [...] l'aumento medio per ogni rimorchio da imbarcare è di 50 euro. Su tutte le tratte il rincaro va dai 6 ai 20 euro a metro lineare (un furgone da 12 tonnellate è lungo circa 7 metri)», mentre «le tariffe per i passeggeri hanno già superato i livelli di guardia. Sulla tratta Genova-Porto Torres (Tirrenia) una famiglia per un viaggio ad agosto spenderà almeno 1.200 euro»;

   se non si adottano misure tempestive, la situazione rischia di degenerare, causando un ulteriore ed eccessivo aumento dei livello dei prezzi che potrebbe causare, come sta già facendo, un grave rallentamento della crescita economica, posto che, come detto, andrebbe a incidere su settori strategici per l'economia del Paese, come i trasporti, l'agricoltura e l'industria –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per contrastare l'aumento del gasolio e dei prodotti raffinati e salvaguardare settori strategici per la nostra economia e se non ritenga opportuno, nel contempo, adottare iniziative per accelerare il processo di transizione energetica per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili.
(2-01488) «Vallascas».

Interrogazione a risposta scritta:


   ERMELLINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in risposta all'interrogazione in Commissione X (Attività produttive) n. 5-07337, il Ministro dello sviluppo economico, nei merito del problema della carenza dei semiconduttori (microchip) che ha investito in Italia e in Europa numerosi settori produttivi, ha illustrato la linea eurounitaria di intervento predisposta dal Governo;

   nel merito va menzionata la proposta sull'European Chips Act della Commissione europea, ossia una serie completa di misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento, la resilienza e la leadership tecnologica dell'Unione europea nelle tecnologie e applicazioni dei semiconduttori, con l'ambizioso obiettivo di raddoppiare la sua quota di mercato al 20 per cento entro il 2030;

   anche il Piano d'azione sulle Materie Prime Critiche presentato sempre dalla Commissione europea che, a fronte delle sfide attuali e future, propone azioni per ridurre la dipendenza dell'Europa dai Paesi terzi, diversificando l'offerta da fonti primarie e secondari e migliorando l'efficienza delle risorse e la circolarità, promuovendo nel contempo l'approvvigionamento responsabile a livello mondiale;

   tra tutti i progetti elencati dal Ministro dello sviluppo economico nell'ambito dell'interrogazione summenzionata, sull'interlocuzione avviata dal Governo con Intel corporation, noto colosso americano del settore della microelettronica e terzo produttore a livello globale di semiconduttori, per lo sviluppo di iniziative industriali in territorio italiano, si apprende da fonti stampa che sarebbe in corso una «trattativa in esclusiva e cinque siti individuati per quello che sarebbe il più importante investimento estero in nuove tecnologie in Italia»;

   nell'intenzione di Intel vi è quella di costruire un impianto di produzione back-end e packaging lungo la catena dei microchip, nel merito infatti si viene a conoscenza che in particolare il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale stia cercando di portare in Italia i 4,5 miliardi di euro (e i 3.500 posti di lavoro) che l'azienda d'oltreoceano dovrebbe investire per la realizzazione dell'impianto suddetto;

   Intel dovrebbe investire 80 miliardi di euro nei prossimi dieci anni nella catena dei semiconduttori, scegliendo la Germania come sito per un enorme complesso per la produzione di chip, ma allargando i suoi investimenti anche in Francia, Irlanda, Italia, Polonia e Spagna, con l'obiettivo di creare un ecosistema europeo dei microchip;

   il Governo ha allocato ingenti risorse nel Pnrr a sostegno della competitività delle filiere industriali strategiche del Paese, con l'obiettivo di promuovere decine di progetti d'investimento su tutto il territorio nazionale tramite contratti di sviluppo in diversi settori, quali l'automotive, la microelettronica e dei semiconduttori;

   inoltre, nel decreto-legge n. 17 del 1° marzo 2022 sono previste risorse economiche importanti per il settore;

   da fonti stampa si apprende che il Ministro interrogato sarà a Gerusalemme e Tel Aviv nel primo fine settimana di aprile 2022 per affrontare il dossier semiconduttori con i vertici di Tower Semiconductor, società di recente acquistata da Intel e che ha già investito 5 milioni di euro ad Agrate Brianza;

   in linea con tale informazione si rileva anche l'intenzione dei Governo di far crescere la produzione di STMicroelectronics, società italo-francese partecipata dei Ministero dell'economia e che sarebbero in corso trattative anche con la Memc Electronic Materials di Novara –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato, per quanto di competenza, sostenere l'industria dei semiconduttori e quali iniziative intenda ulteriormente adottare per aumentare le attuali capacità del settore;

   se si intenda fornire elementi circa i termini delle trattative in corso, cui si è accennato nelle premesse, a fronte dell'importanza degli investimenti in programma in particolare per il mercato interno, specificando ove possibile i dettagli delle contrattazioni, in relazione ai tempi e alle parti coinvolte.
(4-11772)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Belotti e altri n. 7-00818, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Basini, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Zicchieri, Patassini.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-07277, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ruggiero.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Mura e altri n. 5-07796, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Viscomi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-07831 del 4 aprile 2022.