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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 25 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si inserisce all'interno del programma Next Generation EU (Ngeu). Tale prezioso strumento per il rilancio dell'economia – da 750 miliardi di euro e costituito, per circa la metà, da sovvenzioni – è stato concordato dall'Unione europea in risposta alla crisi pandemica;

    il Piano di ripresa e resilienza italiano prevede investimenti e un coerente pacchetto di riforme, rispetto al quale sono allocate risorse per 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e, per 30,6 miliardi, attraverso il Fondo complementare istituito con il decreto-legge n. 59 del 6 maggio 2021, a valere sullo scostamento pluriennale di bilancio. Il totale dei fondi previsti ammonta a 222,1 miliardi di euro;

    il Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Si tratta di un intervento che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell'economia italiana e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Il Pnrr contribuirà, in modo sostanziale, ridurre i divari territoriali, quelli generazionali e di genere;

    le risorse stanziate nel Piano sono pari a 191,5 miliardi di euro, ripartite in sei missioni: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 40,32 miliardi, Rivoluzione verde e transizione ecologica – 59,47 miliardi, Infrastrutture per una mobilità sostenibile – 25,40 miliardi, Istruzione e ricerca – 30,88 miliardi, Inclusione e coesione – 19,81 miliardi, Salute – 15,63 miliardi;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza assegna alle regioni dell'Italia meridionale una quota pari al 40 per cento delle risorse territorializzabili, in particolare 82 miliardi di euro. Le riforme contenute nel Piano hanno un impatto rilevante sul Sud e sono dirette ad incidere sulla produttività delle piccole e medie imprese e migliorare la connettività nelle zone rurali e nelle aree interne, migliorare la gestione dei rifiuti, rafforzare le infrastrutture, a partire dall'alta velocità ferroviaria, migliorare la presenza di asili nido e scuole per l'infanzia, potenziare e ammodernare l'edilizia scolastica, contrastare l'abbandono scolastico e la povertà educativa, abbattere il divario di connettività e digitalizzazione nelle aree marginali, riformare e potenziare le infrastrutture delle Zes, nonché superare i divari tra i diversi sistemi sanitari regionali;

    l'attuazione del Pnrr e affidata soprattutto agli enti locali: per ottenere i fondi necessari per la realizzazione di questi progetti, gli enti locali sono tenuti a partecipare ai bandi pubblicati dai Ministeri competenti, realizzare gli interventi nel rispetto delle leggi – dunque, con tutte le procedure previste per eseguire un'opera pubblica, pur con una serie di semplificazioni – e rispettare gli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo;

    l'ormai cronica carenza di organico negli enti locali, con uffici sguarniti di personale e numerosi dipendenti costretti a svolgere più mansioni, anche non previste nel proprio contratto, potrebbe rallentare, o addirittura ostacolare, la realizzazione dei progetti finanziati con i fondi della pubblica amministrazione italiana risulta tra le più anziane, con quasi un dipendente su due, con oltre 55 anni di età, e con enti locali quasi sprovvisti di personale under 35. Il dato anagrafico si accompagna ad evidenti e macroscopiche differenze di genere: il tasso di personale femminile nei comuni è pari al 31,96 per cento del totale degli addetti; particolarmente basso risulta anche il livello di istruzione del personale della pubblica amministrazione;

    in data 24 dicembre 2021, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera e), del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, il Governo ha trasmesso al Parlamento la Relazione sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza;

    le misure attivate per il rafforzamento della capacità tecnico-amministrativa delle amministrazioni centrali e locali sono varie, tra queste si evidenziano:

     1) la possibilità di sottoscrivere convenzioni con società a partecipazione pubblica, a beneficio delle amministrazioni centrali titolari di interventi e dei soggetti attuatori, per fornire le competenze tecniche e amministrative necessarie al perseguimento degli obiettivi previsti dal Pnrr; le stesse avrebbero dovuto essere sottoscritte entro il mese di dicembre 2021;

     2) la semplificazione e l'accelerazione delle procedure selettive per il reclutamento di personale a tempo determinato e per il conferimento di incarichi di collaborazione da parte delle amministrazioni pubbliche titolari di progetti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza o, limitatamente agli incarichi di collaborazione necessari all'assistenza tecnica, finanziati esclusivamente a carico del Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr, previste dal decreto-legge n. 80 del 2021;

     3) le assunzioni con contratto a tempo determinato di personale con qualifica non dirigenziale in possesso di specifiche professionalità per un periodo anche superiore a trentasei mesi, ma non eccedente la durata di completamento del Pnrr e comunque non oltre il 31 dicembre 2026, previste dall'articolo 31-bis del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152; al fine del concorso alla copertura del relativo onere sostenuto dai comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è istituito un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell'interno. Il comma 1-bis dell'articolo 31 autorizza i comuni con popolazione superiore a 250.0000 abitanti a conferire, entro limiti di spesa definiti, incarichi di consulenza e collaborazione, nell'ambito degli uffici di diretta collaborazione con gli organi politici, ad esperti di comprovata qualificazione professionale al fine di accelerare la programmazione e l'attuazione dagli interventi previsti dal Pnrr;

     4) il fatto che, onde accelerare le procedure di approvvigionamento dei servizi esterni, Consip S.p.a. ha attivato strumenti avanzati di acquisto che consentiranno di mettere a disposizione delle amministrazioni responsabili e dei soggetti attuatori specifici «contratti» con imprese selezionate che prevedono procedure centralizzate e funzionali alla più efficiente ed efficace realizzazione dei progetti;

     5) l'Agenzia di coesione ha attivato, altresì, un gruppo di lavoro di supporto per l'edilizia scolastica che vede impegnate 80 unità ripartite in gran parte delle regioni;

     6) il Dipartimento della funzione pubblica, nell'ambito del Pon Governance e capacità istituzionale 2014-2020, ha rivolto ai «Piccoli Comuni» l'iniziativa «Piani di Intervento per le Competenze, la Capacità Organizzativa e l'innovazione Locale» (P.i.c.c.o.l.i.);

     7) da ultimo, l'articolo 1, comma 179, della legge di bilancio per il 2021 ha previsto l'assunzione di 2.800 tecnici per rafforzare le amministrazioni pubbliche del Sud a carico del bilancio nazionale, ripartiti in diverse specialità professionali. Come si rileva dalla relazione, la prima procedura di selezione non ha consentito di coprire interamente i posti messi a concorso, e sarebbe in corso la seconda procedura selettiva per il completamento del reclutamento;

    lo Svimez (Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno) ha segnalato, di recente, che l'elemento che crea maggior preoccupazione, indipendentemente dal numero di dipendenti in senso stretto, è, con ogni probabilità, il basso livello di competenze cui si accompagna quello di una presenza di under 35 non significativa, nonché l'esistenza di un gap qualitativo, che aggrava gli effetti di quello quantitativo, assolutamente da colmare. La pubblica amministrazione locale, dunque, necessita, alla luce delle enormi sfide che ha davanti – rilancio post pandemia, utilizzo dei fondi del Pnrr, transizione digitale – di nuove competenze e capacità che, da un lato, dovranno essere garantite dai nuovi ingressi (favoriti anche dalle norme semplificate per i concorsi pubblici) ma che, dall'altro, non potranno che passare per politiche organiche di potenziamento della forza lavoro già disponibile. Una pubblica amministrazione più efficiente è elemento cardine dello sviluppo di un Paese e, pertanto, investire in efficienza dovrà essere la parola d'ordine per il futuro;

    la carenza di organico riguarda tutti gli enti locali del nostro Paese nei quali spesso si registra un'assoluta carenza di organico di figure professionali, cosiddetti «infungibili», indispensabili non solo per attuare gli obiettivi previsti dal Recovery Fund, ma anche per assolvere ai servizi pubblici essenziali verso i cittadini, secondo adeguati livelli quantitativi e qualitativi, la cui mancanza rischia di bloccare il corretto funzionamento della macchina amministrativa;

    il Pnrr ha tra gli obiettivi la riduzione dei divari territoriali e la crescita del Paese in modo omogeneo, tuttavia, il rischio che i divari possano paradossalmente anche aumentare – proprio a causa della mancanza di personale, sotto il profilo numerico e delle competenze – è, ad oggi, un'ipotesi che non sembra ancora superata,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza per garantire il rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali attraverso il miglioramento continuo delle performance, sostenendo il consolidamento della «cultura della qualità» basata su processi di miglioramento continuo, logiche di confronto, analisi comparativa, nonché processi di, ascolto degli utenti/destinatari delle politiche;

2) ad adottare iniziative di competenza affinché regioni e province siano in grado di attuare proprie politiche di sostegno al miglioramento continuo delle amministrazioni locali, mediante la valorizzazione delle buone pratiche e delle professionalità presenti nelle amministrazioni;

3) a valutare la creazione di strutture centrali e periferiche, volte all'assistenza costante e al monitoraggio della capacità progettuale e gestionale degli enti locali, al fine di scongiurare il rischio che le realtà territoriali con maggiori necessità di investimenti possano risultare destinatarie di risorse insufficienti;

4) ad adottare tutte le iniziative di competenza necessarie per supportare gli enti locali in caso di criticità nella progettazione, nella gestione della spesa e nell'attuazione degli interventi, affinché gli stessi possano far fronte all'impegno straordinario di attuare i programmi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

5) ad assumere le iniziative di competenza, anche normative, necessarie a potenziare le risorse umane in forza agli enti locali, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno, sia tramite l'indizione di nuove procedure concorsuali che favoriscano l'assunzione di giovani, sia tramite il supporto diretto da parte delle amministrazioni centrali, al fine di sopperire alla carenza di personale tecnico e qualificato necessario, implementando le risorse con personale altamente specializzato e in tal modo agevolando la realizzazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(1-00613) «Alaimo, Ficara, Giarrizzo, Baldino, Azzolina, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Giordano, Francesco Silvestri, Elisa Tripodi, D'Orso».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni I e III,

   premesso che:

    dal 24 febbraio 2022, inizio ufficiale della guerra in Ucraina, in Russia, oltre 15 mila cittadini sono stati arrestati, colpevoli di manifestare contro la guerra. Tra loro vi sono uno dei leader dell'Ong Mémorial, Oleg Orlov, e la famosa attivista Svetlana Gannouchkina. Difatti, dall'inizio dell'invasione russa, in diverse città russe, a partire da Mosca e San Pietroburgo, ci sono state pacifiche manifestazioni contro la guerra, dove puntualmente i manifestanti venivano prelevati dalle forze dell'ordine. Ciononostante, i cittadini russi continuano a scendere in piazza in decine di città per manifestare il loro dissenso in quella che non definiscono una guerra russa, ma una «guerra di Putin»;

    coloro che protestano contro la presenza militare russa in Ucraina rischiano regolarmente multe, ma anche l'arresto e violenze di ogni tipo, in base a un nuovo articolo del codice amministrativo che punisce il vilipendio alle forze armate;

    ma, nonostante le intimidazioni delle autorità e la minaccia di pesanti pene detentive, le azioni di protesta, continuano a svolgersi in diverse città del Paese. Il dissidente tuttora in carcere, Alexei Navalny, fermamente contrario all'intervento in Ucraina, ha invitato i russi a manifestare ogni giorno nella piazza principale della loro città per chiedere la pace;

    Novaya Gazeta, periodico russo d'inchiesta di cui il vincitore del premio Nobel per la Pace 2021 Dmitry Muratov ne è editor, ha riportato il 13 marzo 2022 come, nei campus universitari a Novosibirsk e a San Pietroburgo, gli studenti siano obbligati a togliere le bandiere ucraine dai dormitori, e vengano minacciati di essere espulsi in caso di partecipazione a manifestazioni. La situazione nelle università è particolarmente grave. È di pochi giorni fa la notizia che l'università di San Pietroburgo ha lanciato un nuovo corso monografico sulla storia dell'Ucraina che rilegge in chiave e prospettiva imperiale il corso secolare degli eventi, per «dimostrare» che l'Ucraina è parte integrante della Russia e quindi operando una totale falsificazione della realtà storica e attuale. Numerosi studiosi hanno abbandonato la Russia a causa di questo clima, reso ancora più incandescente dalla famigerata «lettera dei rettori» a favore della guerra;

    la polizia russa ha, addirittura, arrestato anche dei bambini, accusati di aver manifestato in favore dell'Ucraina e lasciato fiori davanti all'ambasciata ucraina. La notizia sarebbe stata diffusa dalla ricercatrice Alexandra Arkhipova, la quale aveva postato le foto su Facebook;

    il 24 febbraio 2022, l'organismo di controllo sui media Roskomnadzor ha ordinato a tutti gli organi d'informazione di riferire sull'invasione dell'Ucraina solo attraverso le fonti ufficiali dello Stato, prevedendo sia il blocco degli accessi, che multe fino a 60.000 euro, per i portali che violeranno l'ordine;

    il 28 febbraio, Roskomnadzor ha bloccato il sito di Nastoyashchee Vremya, un portale collegato a Radio Free Europe/Radio Liberty, per aver diffuso «notizie infondate» sul conflitto;

    il 27 febbraio, l'ufficio del procuratore generale ha diffuso una nota minacciando l'incriminazione per «alto tradimento» per chi fornirà qualsiasi tipo di «assistenza a uno Stato estero, a un'organizzazione estera o internazionale o a loro rappresentanti in attività dirette contro la sicurezza della Federazione russa»;

    dal 4 marzo 2022 è entrata in vigore la disposizione della normativa «anti-informazione» che prevede dai 3 ai 15 anni di reclusione per chiunque diffonda notizie non conformi a quanto divulgato dal Cremlino;

    sono state introdotte molte restrizioni sul web e tutti i siti web dei media indipendenti sono stati bloccati – attualmente si parla di più di 30 siti bloccati. La lista aggiornata è disponibile sul sito di Meduza, media indipendente con base fuori dalla Russia –. Sono stati oscurati anche i social network, per evitare il rischio che potessero rappresentare uno strumento di amplificazione ad un sentimento di dissenso alla guerra e al governo russo;

    la direttrice di Amnesty International per l'Europa orientale e l'Asia centrale, Marie Struthers, ha diffuso la seguente dichiarazione: «di fronte a migliaia di persone che in tutta la Russia manifestano contro la guerra, il Cremlino continua a ridurre al silenzio le proteste e obbliga gli organi di stampa nazionali a sostenere le sue posizioni. Usando la forza per disperdere le manifestazioni contro la guerra e censurando l'informazione, le autorità russe ricorrono sempre di più alla, repressione, mentre, nell'opinione pubblica, cresce l'orientamento contrario alla guerra»;

    le sanzioni approvate contro la Russia da Stati Uniti, Unione europea e altri Paesi stanno avendo un impatto enorme sull'economia russa, mentre l'esodo delle compagnie internazionali dal mercato colpirà il tasso di occupazione del Paese: basti pensare, ad esempio, che il prezzo delle medicine sta aumentando vertiginosamente. Circa il 55 per cento dei medicinali venduti in Russia è importato, così come tutte le industrie usano attrezzature importate. Uno stipendio che prima valeva 1.200 euro ora vale meno di 500 e, nei supermercati, l'acquisto dei cibi di prima necessità è, spesso, razionato;

    il rublo si è ampiamente svalutato in pochi giorni, passando da circa 90 rubli per dollaro alla quotazione odierna di 133 rubli. Secondo l'analisi di JP Morgan Chase&Co, quest'anno, il prodotto interno russo avrà una caduta del 7 per cento;

    palesemente, ciò provocherà un peggioramento del tenore di vita dei cittadini, ma anche un notevole scontento della grande borghesia che si vede colpita dalle sanzioni che ne compromettono lo stile di vita;

    come raccontato dall'economista Natalia Zubarevich, «la gioventù russa è a pezzi in questo momento; c'è un motivo se i contenuti più visti sui social media ora come ora sono le conversazioni con gli psichiatri. Le persone capiscono che non c'è nulla da fare, assistono impotenti mentre le loro vite vanno in frantumi»;

    proprio per questo, dall'inizio della guerra, si stima che oltre 200 mila russi abbiano lasciato il territorio della Federazione, creando un flusso migratorio che sembra avere pochi precedenti nella storia recente della Russia;

    ma, per chi lascia la Russia, però, le cose non sono sempre semplici nei Paesi in cui arrivano, sia a causa degli atteggiamenti ostili con cui in molti casi gli esuli russi vengono accolti – come il caso della Georgia, dove, secondo il Governo, dall'inizio della guerra sono arrivati circa 35 mila cittadini russi –, sia a causa dei problemi legati all'impossibilità di accedere al proprio denaro, che ha comunque perso valore, o anche per la drammaticità di aver perso il proprio lavoro e non avere un secondo piano;

    come ben descrive nella sua testimonianza un giovane russo, Yevgeny Lyami, che si trova attualmente in Georgia: «pensano che stiamo scappando dalla Russia perché Apple Pay non funziona più, ma noi abbiamo perso tutto, siamo fondamentalmente rifugiati. La geopolitica di Putin ha distrutto le nostre vite»;

    il quadro giuridico che sostiene il regime internazionale di protezione dei rifugiati è la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 28 luglio 1951;

    questo trattato internazionale fornisce la definizione di «rifugiato» – una persona con un timore fondato di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche,

impegna il Governo:

   ad adoperarsi, in sede europea e nei rapporti internazionali, per promuovere una policy di accoglienza integrata anche per i cittadini che scappano dalla Russia e per concedere lo status di rifugiato internazionale per coloro che ne avrebbero i requisiti;

   ad attivarsi, per il tramite della nostra ambasciata e dei servizi consolari, per prestare immediatamente soccorso, in Russia, ai connazionali italiani in pericolo e ad adottare iniziative di competenza per fornire assistenza e supporto legale a coloro che sono stati arrestati in seguito a manifestazioni di dissenso, eventualmente anche partecipando come osservatori ai processi a loro carico;

   a sostenere i cittadini russi che arrivino in Italia o che sono già presenti sul territorio nazionale ma non possono rientrare in Russia per conclamate difficoltà, e includerli nei programmi di accoglienza previsti per gli altri rifugiati dalle normative in atto, o anche, altresì, attraverso un apposito fondo ministeriale per l'accoglienza degli stessi.
(7-00817) «Quartapelle Procopio, Ceccanti, Andrea Romano, Fassino, Delrio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUFFINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che Sogin avrebbe trasmesso, nel corso del mese di marzo 2022, al Ministero della transizione ecologica la proposta di Cnai (Carta nazionale delle aree idonee) per ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e l'annesso Parco tecnologico;

   la proposta trasmessa al Ministero sarebbe stata predisposta sulla base di oltre 600 domande, osservazioni e proposte per un totale di oltre 25.000 pagine di atti, documenti, studi e relazioni tecniche di varia natura arrivate nell'anno trascorso dalla pubblicazione della Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee);

   al momento, in attesa dell'acquisizione dei pareri tecnici dell'Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), la proposta è rimasta secretata e quindi non ne si conoscono né i dettagli, né le conclusioni di merito;

   va ribadito che, nonostante i pubblici proclami da parte di Sogin – per la quale lo stesso Ministro Cingolani ha preannunciato il commissariamento, alla luce di evidenti lacune e problematiche – la gestione dei rapporti con le amministrazioni locali e la società civile è stata, in numerosi casi, denunciata come affrettata e superficiale durante le consultazioni che poco hanno avuto a che vedere con una vera fase di concertazione;

   diverse problematiche, infatti, sono emerse su alcuni siti individuati tra i più idonei, come è ad esempio il caso del comune di Carmagnola (Torino) e di altri siti sia in provincia di Torino (Poirino, Mazze, Caluso e Rondizzone) che di Alessandria, con particolare riferimento, nel caso di Carmagnola, alla presenza di falde acquifere troppo superficiali, al passaggio di un numero notevole di velivoli, alla presenza di cascine storiche e dei relativi nuclei famigliari, alla valutazione errata della quantità di suolo coltivato, alla presenza di beni tutelati dalla Soprintendenza, nonché di fauna e habitat protetti –:

   se non ritenga, il Governo, alla luce di quanto evidenziato in premessa, di procedere alla desecretazione della proposta di Cnai in attesa della sua approvazione tramite decreto ministeriale, per offrire ai cittadini maggiori informazioni e trasparenza sui criteri di scelta;

   se, in fase di definizione futura del sito, verrà dato maggiore spazio alle legittime obiezioni e preoccupazioni, basate, non su timori ideologici ma su motivazioni di carattere scientifico e di limiti sia geografici che infrastrutturali di cui soggetti della società civile si sono fatti portavoce sul territorio, con particolare riferimento ai casi citati in premessa, in modo da discostarsi dalla deludente gestione di Sogin e arrivare ad una soluzione concertata, definitiva e sicura per la costruzione del Deposito nazionale auspicata da tutte le parti.
(5-07768)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sono giunte al l'interrogante diverse segnalazioni da parte dei nostri concittadini residenti nella circoscrizione consolare di Marsiglia in Francia relativamente alla difficoltà di ottenere in tempi ragionevoli alcuni servizi pubblici essenziali. Risulta infatti che il vice consolato onorario presente nella città di Montpellier sopracitato garantisce l'apertura al pubblico poche ore alla settimana e solo a seguito di una precisa richiesta di appuntamento;

   il decreto di nomina del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale, firmato in data 29 gennaio 2021 dal direttore generale per le risorse e l'innovazione, prevede che il vice console onorano in Montpellier, oltre all'adempimento dei generali doveri di difesa degli interessi nazionali e di protezione dei cittadini, deve esercitare fondamentali compiti consolari nella circoscrizione territoriale di competenza, quali ad esempio la ricezione e la trasmissione al consolato generale d'Italia di Marsiglia delle domande di iscrizione nelle liste anagrafiche ed elettorali, la consegna di certificazioni, ricezione e trasmissione materiale della documentazione relativa al rilascio di passaporti dei cittadini, la diretta consegna ai titolari dei passaporti, la ricezione della documentazione relativa alle richieste di rilascio del documento di viaggio provvisorio e relativa alle richieste di rilascio delle carte d'identità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare per potenziare l'operatività del vice consolato onorario di Montpellier affinché vengano adempiute le numerose funzioni sopracitate, al fine di assicurare un servizio pubblico celere ed efficace per i nostri connazionali residenti.
(4-11679)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la calligrafia occidentale in alfabeto latino ha una storia lunga e complessa, datata, nel caso dell'alfabeto latino fino al primo secolo avanti Cristo, fino ai giorni nostri;

   con la diffusione del cristianesimo a partire dal IV secolo, i monasteri cristiani si sono vieppiù occupati di codificare lo stile calligrafico, tramandato grazie all'opera degli amanuensi, facendosi successivamente promotori di una differenziazione territoriale che nel tempo è diventata caratteristica dei territori medesimi;

   dopo un iniziale recupero della calligrafia e del corsivo ad opera della corte di Carlo Magno a partire dal VIII secolo d.C., l'uso della scrittura in corsivo cominciò a conoscere sempre più ampia diffusione sia per il frequente impiego della stessa nei registri contabili dei mercanti, sia per la diffusione di manoscritti monastici che, a decorrere tra la fine del IX secolo e l'inizio del XII secolo, per la nascita delle prime università;

   considerando l'Istitutio Oratoria di Quintiliano del I secolo come unico manuale che insegnasse la scrittura, la potente diffusione della scrittura portò alla nascita di numerosi manuali tecnici finalizzati a diffondere la pratica della «bella scrittura», come il De Divina Proportione di Luca Pacioli nel 1509, L'Operina di Ludovico degli Arrighi nel 1524 ed ancora altre opere calligrafiche aventi come autori Giovanni Battista Palatino e Giovanni Francesco Cresci, portando ad una continua e florida diffusione della calligrafia anche nelle cancellerie e sedi amministrative di tutta la Penisola, per poi trovare apprezzamento anche in Europa;

   con il passare degli anni, la scrittura calligrafica ed il corsivo sono passati da essere una tradizione trasmessa unicamente nelle comunità monastiche ad uno strumento di uso comune, sintetico della cultura e della storia dei popoli;

   la scrittura grafica in corsivo porta ad un coordinamento tra dita, polso, braccia, vista, memoria ed attenzione tale da stimolare le capacità logiche degli individui, sviluppando l'attività neuronale nel cervello al punto che la perdita della scrittura e della grafia scritta potrebbe degenerare in una maggiore diffusione di disturbi dell'apprendimento;

   il riconoscimento del valore della calligrafia e della scrittura costituiscono una risorsa per lo sviluppo delle capacità cognitive dei bambini;

   in tal senso, il riconoscimento del valore della scrittura e della calligrafia rappresentando un investimento nel capitale umano nazionale in un'ottica di lungo periodo, anche in un'ottica di sviluppo della formazione degli studenti;

   dato il valore storico della calligrafia nella storia italiana ed occidentale ed il suo valore storico come elemento di rappresentanza della cultura italiana e delle radici cristiane dell'Europa è opportuno che questa trovi degno ed idoneo riconoscimento –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per:

    a) richiedere presso le opportune sedi istituzionali dell'Unesco, il riconoscimento della calligrafia occidentale come patrimonio immateriale dell'umanità;

    b) tutelare e diffondere la cultura della calligrafia, il suo valore storico ed identitario per la Nazione, nonché per preservare il ruolo della scrittura manuale come strumento di sviluppo delle capacità cognitive negli studenti.
(4-11676)


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il tratto della costa vastese compreso tra il Monumento alla Bagnante e il trabocco «Concarerelle» conserva numerosi ed importanti resti archeologici risalenti a circa duemila anni fa, quando sulla collina dove oggi si trova Vasto sorgeva la città romana di Histonium. Alcuni resti sono visibili lungo la spiaggia, spesso mimetizzati o nascosti tra gli scogli, altri furono rinvenuti durante la costruzione della ferrovia (all'incirca tra il 1860 ed il 1870) ed altri ancora oggi si trovano sott'acqua, a pochi metri dalla riva;

   studi approfonditi sul sito in questione hanno evidenziato presenze archeologiche che indicano l'esistenza di un abitato costruito a diretto contatto con il mare; l'ipotesi più probabile è che si trattasse di un centro portuale, sorto in funzione dei traffici mercantili di Histonium e parzialmente sommerso dalle acque marine;

   la sezione del vastese della Associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione Italia Nostra Onlus continua la ricerca scientifica sul sito in collaborazione con la Parsifal Società Cooperativa di Vasto ed organizza escursioni guidate, accessibili a chiunque sia in grado di usare maschera e boccaglio per poter ammirare i suggestivi resti archeologici sommersi che si trovano a una profondità massima di un paio di metri;

   personalmente l'interrogante ha avuto motivo di approfondire la conoscenza ed il valore culturale dell'area archeologica sottomarina partecipando alla prima escursione dell'estate 2020 organizzata dal consorzio «Vivere Vasto Marina» e «Italia Nostra», constatando l'enorme patrimonio a disposizione della città di Vasto e le potenzialità turistiche di questo importantissimo sito storico;

   non sono moltissime le marine che possono rivendicare la presenza di un tesoro così prezioso come quello scoperto nei fondali delle acque vastesi e la stessa rappresenterebbe una risorsa archeologica unica da segnalare in tutto il mare Adriatico;

   l'archeologia è a parere dell'interrogante, una chiave di estrema importanza per il dialogo tra le culture e per la riscoperta sostenibile del territorio ed è per questo fondamentale la valorizzazione dei siti archeologici grandi e piccoli del meridione d'Italia;

   all'estero, è noto come l'Italia sia da sempre percepita prima di tutto per le grandi città d'arte (35 per cento degli arrivi), poi per i monumenti e le opere d'arte, infine per il cibo e il vino –:

   di quali ulteriori elementi di competenza sia a conoscenza il Governo e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di assicurare la promozione e la valorizzazione del sito in questione con lo scopo di incentivare il turismo archeologico, che in questa fase storica potrà contribuire in modo concreto alla ripartenza del nostro Paese.
(4-11685)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2011, nel corso del programma Eidss, sponsorizzato dalla Dtra, gli Stati Uniti hanno introdotto in Ucraina diverse installazioni: la Stazione centrale di epidemiologia sanitaria a Kiev (Cses), l'Istituto di ricerca ucraino contro la peste a Odessa (Urapi), la Stazione epidemiologica sanitaria di Vinnitsa Oblast, la Stazione sanitaria-epidemiologica della città di Vinnitsa, la Stazione sanitaria-epidemiologica di Kalynivska Rayon nell'oblast di Vinnitsa, la Stazione epidemiologica sanitaria di Zhitomir Oblast e la Stazione sanitaria-epidemiologica dell'Oblast di Khmelnitska come siti regionali;

   il Darpa (Defence Advanced Research Projects Agency) è un'agenzia del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti responsabile dello sviluppo di tecnologie emergenti per l'uso militare che dal 2015, a quanto consta all'interrogante, avrebbe finanziato un progetto da 2 miliardi di dollari per installare biolaboratori statunitensi nei Paesi dell'ex Unione Sovietica (Georgia e Ucraina), Medio Oriente, Sud-est asiatico e Africa;

   gli Stati Uniti, già dal 2016, come riporta l'ambasciata statunitense, hanno messo in campo in Ucraina il Science Writing Mentorship Program (Swmp) per promuovere le iniziative One Health e la mitigazione del rischio di malattie attraverso un'efficace diffusione dei risultati scientifici presso i laboratori supportati da Btrp, il quale ha aggiornato molti laboratori per il Ministero della salute e il Servizio statale per la sicurezza alimentare e la protezione dei consumatori dell'Ucraina, raggiungendo il livello di biosicurezza 2. Nel 2019, Btrp ha costruito due laboratori per quest'ultimo, uno a Kiev e uno a Odessa. Nel 2020 il dipartimento sanitario-epidemiologico (Sed) del comando medico del Ministero della difesa ucraino ha ricevuto quattro laboratori mobili dalla Dtra con l'obiettivo di rafforzare il sistema di sorveglianza epidemiologica nelle forze armate ucraine. Un elenco non esaustivo dei laboratori è il seguente: Kharkiv Diagnostic Laboratory, State Regional Laboratory of Veterinary, Dnipropetrovsk Diagnostic Laboratory, Dnipropetrovsk Oblast Laboratory Center, Vinnytsia Diagnostic Laboratory (Vinnytsia DL), Kherson Diagnostic Laboratory, Ternopil Diagnostic Laboratory, Zakarpartska Diagnostic Laboratory, Lviv Diagnostic Laboratory, Institute of Veterinary Medicine of the National Academy of Agrarian Sciences e il Dnipropetrovsk State Regional Diagnostic Veterinary Laboratory;

   il Ministero della difesa ucraino ha ricevuto uno spiegamento di laboratori mobili, nelle regioni di Kiev, Leopoli e Ucraina orientale per aiutare con la risposta al COVID-19 e l'11 aprile 2020, il presidente Zelens'kyj ha visitato l'unità Sed nella città di Pokrovskoye, nell'oblast di Donetsk, e ha appurato le capacità dei laboratori mobili di aiutare i militari e i civili durante l'epidemia di COVID-19;

   il 24 febbraio 2022 cominciano le ostilità della Russia nei confronti di Kiev. Putin dichiara che il suo obiettivo è «demilitarizzare ma non occupare» l'Ucraina, aggiungendo che intende «denazificare» il Paese e la Nato ha «condannato con forza» l'attacco e chiesto a Mosca «di fermare immediatamente la sua azione militare» decidendo di inviare forze di terra, aria e mare nei territori ai confini orientali della Nato, vicino a Ucraina e Russia;

   il 4 marzo 2022 compare su «money.it» un articolo nel quale si lancia l'allarme di una possibile variante ucraina del Sars-Cov-2;

   il 6 marzo 2022 il giornalista Jacopo Iacoboni, in un intento fact checker, pubblica su Twitter la notizia che il Ministero della difesa della Russia abbia pubblicato dei «documenti» per sostenere che l'Ucraina, coperta dagli Usa, stava sviluppando batteri della peste come arma biologica in un laboratorio super segreto vicino a Kiev;

   l'11 marzo 2022 l'Oms sollecita Kiev a distruggere agenti patogeni nei laboratori biologici in quanto si temono «eventuali fuoriuscite» che potrebbero diffondere malattie tra la popolazione –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i progetti e le installazioni promossi nel Stati Uniti in Ucraina e se intenda meglio chiarire i termini del coinvolgimento italiano nelle attività di sostegno, anche militare, all'Ucraina, a fronte di quanto rappresentato in premessa.
(4-11687)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOMBARDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16 del decreto-legge 63 del 4 giugno 2013 disciplina il Sismabonus acquisti, detrazione riconosciuta all'acquirente del 75 o dell'85 per cento del prezzo di acquisto della singola unità immobiliare antisismica (entro un massimo di spesa di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare) ricadente nelle zone sismiche 1, 2 e 3 e realizzata tramite demolizione e ricostruzione di un intero edificio effettuato da un'impresa di costruzioni o ristrutturazione venditrice e con passaggio a una o a due classi di rischio inferiori; con il decreto «Rilancio» (decreto-legge 34 del 2020), tale detrazione è stata aumentata al 110 per cento per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022;

   il Sismabonus acquisti è quindi un'agevolazione destinata agli acquirenti persone fisiche; i relativi termini per il bonus con aliquota al 110 per cento scadono il 30 giugno 2022;

   non è chiaro se entro il termine del 30 giugno 2022 previsto dalla norma – data entro cui deve essere stipulato l'atto di acquisto relativo agli immobili oggetto dei lavori – sia necessario che gli immobili abbiano ottenuto l'agibilità, a seguito della presentazione al comune della comunicazione di fine lavori e della segnalazione certificata di conformità edilizia e agibilità, o se sia sufficiente che sia stato realizzato il collaudo statico con verifica del miglioramento sismico;

   in tal senso l'Agenzia delle entrate – con parere n. 557 del 23 novembre 2020 fornito in risposta ad una istanza di interpello – si limita a precisare che l'immobile deve essere commerciabile: tale risposta appare quanto mai ambigua in quanto un immobile in corso di costruzione, senza agibilità ma con il collaudo statico, è commerciabile;

   in un altro parere (n. 191 del 18 marzo 2021) reso in risposta ad una istanza di interpello, l'Agenzia delle entrate a pag. 17 ha affermato che: «L'agevolazione per il singolo acquirente non è condizionata necessariamente alla ultimazione dei lavori riguardanti tutti i fabbricati quanto al rispetto dei requisiti previsti dalla normativa antisismica come risultanti delle previste attestazioni professionali» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo al fine di chiarire quali siano i requisiti specifici che gli acquirenti devono possedere alla data del 30 giugno 2022 per usufruire dell'agevolazione del cosiddetto Sismabonus acquisti con aliquota al 110 per cento e se, in considerazione delle recenti modifiche normative e della carenza di materie prime che hanno di fatto bloccato l'attività di molti cantieri, ritenga opportuno adottare iniziative per posticipare detto termine.
(5-07771)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALANTINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 291 e seguenti del codice civile disciplinano l'istituto dell'adozione del maggiorenne, disponendo, tra l'altro che tale adozione «è permessa alle persone che non hanno, discendenti legittimi o legittimati»;

   già previsto dal codice del 1865, infatti, l'istituto dell'adozione del maggiorenne nasce con una finalità essenzialmente patrimoniale, nello spirito di difendere le «esigenze dell'adottante di dare continuità al proprio nome e al proprio patrimonio»;

   il fondamento del divieto di adottare persona maggiorenni in presenza di figli minori si ravvisa nella tutela di questi ultimi, i quali, non sono in grado di esprimere il consenso in merito a una decisione che incide direttamente sulla loro sfera giuridica personale e patrimoniale;

   l'adozione di persona maggiorenne crea un vincolo che non si sostituisce, come invece accade nell'adozione di minorenne, ma si aggiunge a quello derivante dalla filiazione di sangue, e, pertanto, 1'adottato conserva i diritti e i doveri verso la famiglia di origine, tra i quali anche i diritti successori; pur essendo la questione dibattuta in ambito dottrinario, non è ancora stata affrontata dal legislatore l'ipotesi della sopravvenienza di figli minori dell'adottante in un momento successivo al perfezionamento, da parte dello stesso, dell'adozione di un maggiorenne;

   in proposito giova ricordare che la Corte europea dei diritti dell'uomo, con una sentenza del 2015, ha ritenuto che il venir meno del vincolo dell'adozione sia ammissibile purché sussistano ragioni sufficienti ai sensi dell'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare;

   in tale quadro, la Corte ha ritenuto che ai fini del venir meno del vincolo dell'adozione sia necessario un interesse prevalente rispetto all'interesse e alla stabilità creatisi con l'adozione;

   con particolare riguardo all'ipotesi di sopravvenienza di figli si deve rilevare che la presenza di interessi prevalenti, di cui sono portatori i figli minori sopravvenuti, potrebbe giustificare il venir meno del vincolo con l'adottato maggiorenne: l'interferenza nella vita dell'adottato sarebbe controbilanciata, ai sensi dell'articolo 8 della CEDU, dall'esigenza di salvaguardare il superiore interesse dei minori sopravvenuti;

   l'interesse del minore costituisce, infatti, un valore fondamentale sia nel nostro ordinamento nazionale sia in quello sovranazionale –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito alla problematica esposta in premessa e se intenda assumere iniziative normative al riguardo.
(5-07770)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PLANGGER. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 113 del 2018 modificando l'articolo 93 del codice della strada aveva vietato ai residenti da più di 60 giorni di guidare veicoli immatricolati all'estero, salvo noleggio o leasing presso operatori Unione europea o See – Spazio economico europeo – che non abbiano in Italia una sede secondaria o effettiva. L'altra eccezione era per i dipendenti o collaboratori di aziende Ue o See che davano loro un veicolo in comodato. Le sanzioni: multa di 711 euro e confisca (evitabile immatricolandolo in Italia entro 180 gironi);

   la legge europea 2019-2020 introduce, nel codice della strada, l'articolo 93-bis, con vari correttivi, includendo anche i rimorchi, modulando le sanzioni e allargando le esenzioni ai mezzi targati San Marino;

   viene, seppur in parte, riformulato il divieto: i veicoli con targa estera di proprietà di residenti in Italia possono circolare per tre mesi da quando l'interessato ha preso la residenza in Italia: un mese in più per adeguarsi, ma le sanzioni scattano anche se guida un residente all'estero, perché conta chi è il proprietario. Il conducente resta rilevante quando è persona diversa dal proprietario e risiede in Italia: qui occorre a bordo «un documento, sottoscritto con data certa dell'intestatario», con titolo e durata della disponibilità del veicolo;

   quando il residente in Italia dispone del veicolo per più di 30 giorni, anche non continuativi nell'anno solare, scatta un trattamento analogo a quello previsto dall'articolo 94, comma 4-bis, per i mezzi immatricolati in Italia utilizzati da chi non ne è proprietario: il titolo e la durata della disponibilità vanno registrati dall'utilizzatore al Pra in apposito elenco di sistema informativo del sistema informativo del Pra di cui all'articolo 94, comma 4-ter del codice della strada;

   la registrazione va fatta anche per i mezzi di proprietà di lavoratori subordinati o autonomi che esercitano attività professionale in uno Stato limitrofo o confinante;

   ancora oggi diversi Pra, soprattutto quelli delle regioni frontaliere, stanno ancora valutando le procedure da seguire e non sono in grado di provvedere alla registrazione, pertanto si rischiano fermi amministrativi, multe salate e ingiustificate –:

   se il Governo non ritenga di adottare, con urgenza, tutte le iniziative di competenza, sia al fine di prevedere ragionevoli e adeguate deroghe al divieto stabilito dal nuovo articolo 93-bis del decreto legislativo n. 285 del 1992, in particolare per i residenti nelle regioni frontaliere, sia per consentire ai Pra di ottemperare alle nuove disposizioni normative.
(5-07769)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Torino aveva adottato il registro delle coppie cosiddette omogenitoriali, trascrivendo il rapporto di filiazione riconosciuto all'estero tra un minore e due persone dello stesso sesso;

   al pari di Torino altre città hanno adottato tale provvedimento;

   trattasi di misura secondo l'interrogante ideologica, contrastante con la legge e l'ordine pubblico;

   a seguito di tale misura, le coppie hanno preteso di conferire al minore il doppio cognome;

   tale scelta è stata oggetto anche di impugnazione e la giurisprudenza ha ribadito, inequivocabilmente, proprio su un caso di Torino, l'impossibilità del conferimento del doppio cognome peraltro ammettendo sostanzialmente l'illegittimità del registro;

   il prefetto di Torino avrebbe richiamato il nuovo sindaco Lo Russo al dovere di adeguarsi alla normativa vigente e, conseguentemente, il suddetto registro è stato correttamente sospeso;

   la pratica dell'utero in affitto è in Italia illegale –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare al fine di ulteriormente evitare provvedimenti che, in violazione delle norme, riconoscono un rapporto di filiazione tra coppie dello stesso sesso e minori e arginare il ricorrere della pratica dell'utero in affitto all'estero.
(3-02841)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRITELLA e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la guerra che sta interessando l'Ucraina sta portando con sé una inevitabile crisi umanitaria;

   non sono ancora chiari né gli sviluppi del conflitto né il numero di profughi che presumibilmente entreranno all'interno dell'Unione europea;

   soprattutto donne e bambini sono arrivati nel nostro Paese e molti enti locali si sono mobilitati per la loro accoglienza;

   sono 5.204 i profughi ucraini accolti finora in Piemonte. Di questi, 1.953 sono ospitati presso la rete di accoglienza spontanea familiare o di conoscenti o delle realtà sociali del territorio, 363 nelle strutture individuate dalla Protezione civile regionale, 344 nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e attraverso il Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) sotto il coordinamento delle prefetture;

   si tratta di una mobilitazione straordinaria che però a volte si scontra con non poche difficoltà organizzative, come nel caso dei profughi accolti a Chieri in un hotel rimasto chiuso da anni;

   da notizie di stampa si apprende che per giorni i profughi ucraini, con mamme e bambini – alcuni di pochi mesi – sono rimasti al freddo e senza acqua calda, in una struttura fatiscente e ancora in fase di ristrutturazione, dove non vengono rispettate le basilari regole igieniche;

   anche il console ucraino è intervenuto a seguito delle proteste delle famiglie ospitate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di una rapida e dignitosa ricollocazione in una struttura più idonea.
(4-11677)


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Tetra – TErrestrial Trunked Radio, originariamente – trans european trunked radio – è uno standard di comunicazione a onde radio per uso professionale, con sistemi veicolari e portatili, usato principalmente dalle forze di pubblica sicurezza e militari e dai servizi di emergenza oltre che dai servizi privati civili;

   in Italia la realizzazione della rete nazionale Tetra per le Forze di polizia (Progetto interpolizie Tetra – Pit) è stato un processo molto travagliato;

   attualmente in Italia la copertura di rete riguarda solo il Meridione e il Piemonte;

   ad oggi, il Ministero dell'interno ha messo in stand by il progetto Tetra e ha indetto una gara per usufruire del servizio Lte e delle applicazioni Mcptt da parte degli operatori pubblici in sole 11 province;

   il servizio Lte genera forti dubbi di efficacia, affidabilità e sicurezza, con problemi di copertura nelle aree rurali ed extraurbane;

   la gara Lte per operatori indetta dal Ministero dell'interno per 11 province, a quanto consta all'interrogante, al momento sarebbe oggetto di un procedimento giurisdizionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di risolvere le suddette criticità.
(4-11680)


   SCANU e LOMBARDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 224 del 7 ottobre 2020 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 75 primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, recante l'ordinamento del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia nella parte in cui non prevede l'allineamento della decorrenza giuridica della qualifica di vice-sovrintendente promosso per merito straordinario a quella più favorevole riconosciuta al personale che ha conseguito la medesima qualifica all'esito della selezione o del concorso successivi alla data del verificarsi dei fatti;

   l'incostituzionalità risiede nella disparità di trattamento derivante dagli effetti distorsivi che scaturiscono dal meccanismo della retrodatazione giuridica che in assenza di riallineamento, finisce sul piano della decorrenza giuridica dell'inquadramento, per relegare i soggetti che progrediscono nella carriera per merito straordinario in posizioni talora significativamente deteriori rispetto a coloro i quali sono promossi a seguito di procedure selettive o prove concorsuali interne;

   in sostanza i sovraintendenti della Polizia di Stato che hanno superato le procedure selettive interne, promossi secondo i canali «ordinari» di progressione in carriera, sono stati riconosciuti dalla Consulta come soggetti privilegiati nella attuazione del meccanismo di retrodatazione degli effetti giuridici e destinatari di un trattamento di favore, poiché la loro qualifica retroagisce, ai sensi dell'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica in oggetto, con decorrenza giuridica dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello nel quale si sono verificate le vacanze e con decorrenza economica dal giorno successivo alla data di conclusione del corso;

   la Corte costituzionale ha rilevato una disparità di trattamento, in violazione dell'articolo 3 della Costituzione, a carico dei vice-sovrintendenti promossi per meriti straordinari la cui promozione decorre invece dalla data nella quale si è verificato il fatto che ha dato luogo al conferimento della qualifica;

   nonostante la dichiarazione di incostituzionalità il legislatore non ha provveduto a modificare la norma, costringendo ogni volta i vice-sovrintendenti promossi per meriti straordinari ad esperire ricorso per far valere i loro diritti –:

   se intendano adottare iniziative di competenza per adeguare e modificare il decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 335, a fronte delle censure di incostituzionalità sancite dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 224 del 7 ottobre 2020.
(4-11683)


   SERRITELLA, SEGNERI, ELISA TRIPODI e AZZOLINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'aprile del 2018, Torino era stata la prima città a consentire la registrazione all'anagrafe di figli di coppie omogenitoriali;

   la decisione era stata presa dalla sindaca Chiara Appendino;

   da allora, gli uffici dell'anagrafe torinese hanno registrato 79 bambini figli di due madri o due padri;

   dopo quattro anni, l'anagrafe di Torino dovrà interrompere le registrazioni dei figli nati dalle coppie omogenitoriali. La decisione è stata presa a seguito di una sentenza e di una lettera inviata al sindaco Stefano Lo Russo dal prefetto Raffaele Ruberto, che ha, di fatto, messo fine a una prassi che si era consolidata in città su impulso delle ultime due amministrazioni, ribadendo l'obbligo di rispettare i precisi limiti che esistono in Italia sul riconoscimento del rapporto di filiazione da genitori dello stesso sesso;

   i figli delle coppie dello stesso sesso potranno essere registrati soltanto in relazione al genitore biologico;

   da notizie di stampa si apprende che la Corte di appello aveva confermato la decisione adottata in primo grado dal tribunale di Torino un mese prima, rifiutando il ricorso presentato da una coppia di donne per dare il cognome di entrambe alla figlia nata da fecondazione eterologa. In quel procedimento, il comune di Torino si era costituito in giudizio a fianco delle due madri;

   dopo la sentenza, il prefetto di Torino Raffaele Ruberto ha inviato una lettera al sindaco Stefano Lo Russo, specificando che «gli atti di Stato civile sono redatti secondo le modalità stabilite dal ministero dell'interno, escludendo margini di discrezionalità operativa [...] altre disposizioni del nostro ordinamento impongono limiti molto precisi nella formazione, nel nostro paese, di un atto di nascita o di riconoscimento di filiazione da genitori dello stesso sesso»;

   il servizio di registrazione dei figli nati dalle coppie omogenitoriali a Torino resta dunque sospeso;

   la decisione lascia un grande sgomento, urtando la sensibilità di famiglie e bambini, penalizzando le loro vite per questioni di principio inaccettabili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti e se intenda adottare iniziative normative per consentire la registrazione dei figli nati dalle coppie omogenitoriali.
(4-11686)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 770, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 dispone quanto segue: «Al fine di garantire la continuità didattica nelle istituzioni scolastiche statali situate nelle piccole isole, è istituita un'apposita sezione nell'ambito del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, con uno stanziamento nel limite di spesa di 3 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2022. Con decreto del Ministero dell'istruzione, da emanare entro il 30 aprile di ciascun anno, le risorse di cui al primo periodo sono ripartite tra le istituzioni scolastiche che hanno plessi nelle piccole isole, in proporzione al numero degli studenti che risultano iscritti in detti plessi al momento dell'emanazione del decreto, ai fini dell'attribuzione dell'indennità di sede disagiata. Con il decreto di cui al periodo precedente sono altresì definiti i criteri per l'attribuzione dell'indennità di sede disagiata a ciascun docente assunto a tempo determinato o indeterminato e assegnato a un plesso sito in una piccola isola»;

   in attuazione della suddetta norma primaria il Ministero dell'istruzione ha predisposto un decreto che reca la ripartizione dello stanziamento di cui al citato comma 770 dell'articolo 1 della suddetta legge tra le istituzioni scolastiche con plessi nelle piccole isole in proporzione al numero di alunni che risultano iscritti in detti plessi nell'anno scolastico 2021-22;

   dalla ripartizione ipotizzata dal Ministero dell'istruzione alle istituzioni ubicate in piccole isole molto distanti dalla terraferma spetterebbero somme estremamente limitate e notevolmente inferiori rispetto a quelle spettanti alle istituzioni scolastiche situate in piccole isole molto più vicine alla terraferma;

   il più volte citato comma 770 dell'articolo 1 qualifica l'emolumento ivi previsto alla stregua di indennità di disagio, in quanto tale, da intendersi come forma di ristoro patrimoniale esente da imposizione fiscale, mentre il Ministero dell'istruzione ha riqualificato il suddetto emolumento alla stregua di compenso accessorio;

   l'adozione dei suddetti criteri avrà, secondo le interroganti, l'effetto di vanificare la ratio della norma primaria, che è quella di incentivare i docenti ad accettare incarichi di insegnamento in sedi particolarmente disagiate per il tramite del ristoro patrimoniale dei maggiori oneri connessi, parametrando l'entità dell'indennità spettante in proporzione ai maggiori oneri –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere per evitare che la misura in parola si traduca nell'ennesima sperequazione economico-retributiva a danno dei docenti interessati.
(4-11678)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VILLAROSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la cooperativa Sicem – Siciliana Costruzioni e Montaggi – nata, in Sicilia, all'inizio degli anni '80, si occupava principalmente della manutenzione meccanica, ordinaria e straordinaria, all'interno della Raffineria di Milazzo;

   come si apprende dalla stampa, nel novembre 2021, la ditta Sicem ha deciso di avviare l'iter per la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (Cigo), a partire dal 15 novembre 2021, in quanto la conclusione dei lavori previsti e portati a termine all'interno dei serbatoi della Ram e l'esclusione, dopo decenni di collaborazione, della ditta dall'albo dei fornitori di fiducia della Raffineria aveva generato circa 60 esuberi;

   con il definitivo allontanamento della ditta dalle commesse che interessano la Raffineria, il 3 gennaio, sono stati licenziati circa 150 operai della cooperativa Sicem, lavoratori che però potrebbero e dovrebbero essere riassorbiti totalmente dalle ditte subentrate nei lavori previsti per l'indotto;

   ad oggi però questi lavoratori non risultano essere stati assunti, restano in attesa di diverse mensilità arretrate su lavori già effettuati per un contenzioso tra la Raffineria e la ditta per la quale erano assunti e non hanno, purtroppo, ancora garanzie sul rispetto del numero di riassunzioni previste o possibili dalle nuove ditte subentrate negli interventi;

   come si apprende dalla stampa è in atto una protesta di tali lavoratori da ormai diversi mesi, con numerose mobilitazioni davanti agli ingressi dell'azienda RAM, e agli uffici della Prefettura di Messina cui ha fatto seguito un piccolo incontro con i funzionari e con il Prefetto di Messina nonché con il consiglio comunale di Milazzo che ha affrontato l'argomento convocando una seduta straordinaria;

   «I lavoratori sono allo stremo, la situazione di questo gruppo di lavoratori ex Sicem che sono fuori dal lavoro già da mesi sta determinando una tensione molto forte e quindi c'è la necessità di trovare una soluzione definitiva [...] l'obiettivo è la sottoscrizione di un accordo che garantisca l'occupazione di tutti i lavoratori ex Sicem.» ha dichiarato in una nota il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere affinché venga al più presto risolta questa situazione di disagio che interessa oltre 150 famiglie dell'hinterland milazzese.
(5-07772)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   PATELLI, BENVENUTO, BOLDI, CAFFARATTO, GASTALDI, GIACCONE, GUSMEROLI, LIUNI, MOLINARI, PETTAZZI, TIRAMANI, GIGLIO VIGNA e MACCANTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'incremento delle temperature e l'aumento di periodi di non pioggia, connessi ai cambiamenti climatici in atto, stanno determinando sempre più spesso episodi di siccità con conseguenti impatti sulla disponibilità di risorsa idrica e risvolti negativi sull'attività produttiva in campo agricolo e sull'ambiente;

   tutte le regioni del nord Italia sono in deficit di pioggia rispetto alla media del periodo;

   il Po si trova in uno stato di «siccità severa», ma altri fiumi presentano situazioni peggiori, come il Tanaro e Stura di Demonte, in «siccità estrema»; a questo si aggiunge il lago di Ceresole, un bacino artificiale situato a nord di Torino, nella valle Orco, che è del tutto asciutto; neanche il Biellese è stato risparmiato;

   i periodi di siccità possono condurre a rilevanti conseguenze ambientali, economiche e sociali quali la riduzione dell'estensione dei campi coltivati, distruzione dei raccolti;

   molte coltivazioni agricole rischiano di essere compromesse dalla siccità come orzo, frumento e loietto che iniziano ora le fasi di accrescimento;

   preoccupa anche lo sviluppo dei prati destinati all'alimentazione degli animali; se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per sostenere le imprese agricole del Piemonte in grave difficoltà a causa della mancanza di pioggia e per ridurre i rischi per tutto il settore agricolo dovuti ai frequenti cambiamenti climatici.
(3-02840)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MONTARULI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i cambiamenti climatici sono causa ciclicamente di trasformazioni paesaggistiche e mutamenti di ecosistemi che vanno comunque difesi;

   in particolare un aumento delle temperature ha portato a scioglimenti di ghiacciai e al prosciugamento di laghi anche in alta quota;

   tali fenomeni sono preoccupanti sotto molteplici aspetti e da non sottovalutare anzitutto per l'ecosistema della montagna;

   di ultimo, merita di rilevare il caso del lago artificiale di Ceresole reale che, a seguito di siccità, è divenuto ormai una distesa di sabbia anziché di acqua;

   nello specifico, il lago artificiale di Ceresole reale fungeva inoltre da bacino per la produzione di energia idroelettrica –:

   se il Governo abbia attuato, direttamente o indirettamente, un monitoraggio degli ecosistemi di montagna a seguito del cambiamento climatico, quale ne sia l'esito e quali iniziative si intendano adottare per arginare le ricadute negative del fenomeno.
(4-11675)


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il rincaro dei carburanti sta mettendo in seria difficoltà anche i settori dell'agricoltura e della pesca;

   si sta assistendo ad un aumento del gasolio agricolo del 40 per cento da febbraio del 2021; le quotazioni da nord a sud sono varie, ma hanno abbondantemente superato quota 1 euro al litro (in Sicilia il prezzo è superiore a 1,5 euro), quando un anno fa si poteva acquistare per meno di 0,60 euro. Essendo il gasolio agricolo imprescindibile per le attività agricole, silvicolturali, di allevamento e ittiche, questo rincaro sta mettendo in ginocchio le attività che utilizzano macchinari e mezzi;

   dal 7 al 13 marzo 2022 i pescherecci delle marinerie italiane hanno deciso di sospendere l'attività per protesta contro il «caro gasolio» che non permette più di sostenere l'attività in quanto le spese sono ormai superiori ai guadagni; in alcune zone il prezzo medio del gasolio per la pesca è cinque volte superiore rispetto al 2021, da 0,34 euro si è passati a 1,60 euro, con una media nazionale di 1,20 euro;

   il settore ittico, già provato duramente dagli effetti della pandemia, si trova oggi a dover fare i conti con questo nuovo ostacolo, l'aumento del gasolio agricolo che impatta pesantemente sui bilanci delle aziende, dove la voce «carburante», che prima incideva per il 40 per cento, ora supera il 70 per cento; in media, il pieno di gasolio di un peschereccio è passato da circa 700 a oltre 1.300 euro, a fronte di entrate economiche sempre più esigue;

   la differenza tra gasolio agricolo e normale, non esiste, l'unica differenza è il colore, ininfluente per l'utilizzo, il gasolio agricolo ha un prezzo al litro inferiore grazie ad una agevolazione fiscale che spetta solamente ai proprietari delle aziende agricole e della pesca;

   il Governo ha annunciato alcuni provvedimenti volti a sostenere gli agricoltori e pescatori italiani, quale, ad esempio, la previsione di un credito d'imposta del 20 per cento della spesa per l'acquisto di gasolio sostenuta dai pescherecci, costretti nelle ultime settimane a restare spesso nei porti per i costi del carburante;

   nelle marinerie italiane esiste un rilevante problema legato al prezzo del petrolio le cui quotazioni rincarano anche del 5-6 per cento ogni giorno; nonostante negli ultimi giorni, però, le quotazioni del petrolio sembrano essere scese, i prezzi alla pompa per il gasolio per i pescatori rimangono pressoché invariati; questo fa pensare che sull'onda dell'aumento dei prezzi energetici si possano celare delle manovre speculative;

   il fatto che il gasolio per la pesca sia arrivato a costare mediamente 1,20 euro al litro, nonostante sia già esente di accise e Iva, per le imprese della pesca si traduce in costi insostenibili tali da non essere più conveniente e remunerativo andare in mare;

   con la riduzione, annunciata dal Governo, delle accise sulla benzina e sul gasolio di 25 centesimi e altre misure previste, si va incontro al paradosso che il prezzo del gasolio, diverso da quello agricolo, possa avere un prezzo uguale o poco superiore a quello pagato dai pescatori –:

   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per porre in essere ulteriori misure di sgravio o di calmieramento e contenimento dei prezzi del gasolio agricolo utilizzato dal comparto ittico per lo svolgimento delle proprie attività, al fine di evitare il blocco del settore, fondamentale per l'economia nazionale;

   quali iniziative intendano mettere in atto, per quanto di competenza, per effettuare i dovute necessari controlli capillari sui prezzi applicati dai distributori di gasolio agricolo affinché vengano arginati e bloccati eventuali fenomeni speculativi che si possano venire a creare, ai danni dei pescatori, in occasione delle variazioni dei prezzi determinate dall'andamento del mercato.
(4-11682)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDINI, FERRI e FRATE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la tubercolosi è una malattia infettiva causata dal mycobacterium tuberculosis (cosiddetto Bacillo di Koch), e si trasmette per via aerea, attraverso la saliva e le secrezioni respiratorie;

   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l'Ucraina rientra tra i Paesi maggiormente esposti alla diffusione della tubercolosi multiresistente (Mdr): su circa 32.000 persone che annualmente sviluppano la tubercolosi attiva, un terzo dei nuovi casi di tubercolosi sono resistenti ai farmaci;

   per tubercolosi multiresistente, si intende una forma specifica di tubercolosi che si verifica quando i batteri della tubercolosi sono resistenti almeno all'isoniazide e alla rifampicina, i due farmaci più performanti contro la tubercolosi;

   gli assembramenti e le precarie condizioni igieniche conseguenti all'attuale conflitto in atto in Ucraina, così come le interruzioni dei trattamenti terapeutici e delle diagnosi, espongono ancor di più i cittadini ucraini, già fortemente provati dalla guerra, alla diffusione di malattie infettive e allo sviluppo di forme di resistenza agli antimicrobici;

   le persone in fuga dal conflitto in Ucraina e giunte finora in Italia sono circa 60.000, la maggior parte delle quali donne e minori, ed il numero di profughi è in costante crescita;

   secondo il Global Report dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla tubercolosi, relativo agli anni 2020-2021, la mortalità globale da tubercolosi è in aumento, tornando ai preoccupanti livelli raggiunti nel 2017;

   appare assolutamente prioritario garantire la salute di coloro che chiedono accoglienza ed evitare che si sviluppino focolai epidemici di tubercolosi, elaborando diagnosi tempestive che ne garantiscano l'incolumità grazie alla sorveglianza sanitaria preventiva da parte di personale medico specializzato e a strumenti di screening quali il test cutaneo alla tubercolina (Mantoux), che valuta la risposta intradermica a seguito della somministrazione di un derivato proteico purificato dal mycobacterium tuberculosis, il test su siero (Quantiferon), che misura la quantità di interferone gamma prodotta dai linfociti T e dai monociti prelevati e messi a contatto con gli antigeni del batterio nonché l'esame radiologico del torace (RX torace) e successivi esami diagnostici –:

   se il Ministro interrogato, a fronte del crescente numero di profughi in arrivo in Italia a seguito del conflitto attualmente in corso in Ucraina, intenda intensificare le campagne di screening della tubercolosi attraverso gli strumenti richiamati in premessa per garantire la salute di soggetti già fortemente provati e prevenire la diffusione di eventuali focolai di tale malattia infettiva.
(4-11674)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDINI e FERRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le imprese di sterilizzazione, sanificazione dei dispositivi tessili medici utilizzati nel settore sanitario pubblico e privato, Rsa e pronto soccorso soffrono una situazione che sta diventando ogni giorno sempre più drammatica per il comparto, a seguito dell'incontrollato aumento dei prezzi dell'energia, del gas e delle materie prime, aggravato, oggi, dal conflitto in Ucraina;

   nonostante l'allarme lanciato del Presidente dell'Anac e concretizzatosi in una lettera inviata ai Ministri Giovannini e Giorgetti con la quale si richiedeva che l'intervento strutturale di revisione dei prezzi fosse esteso al settore delle sanificazioni e delle pulizie dei dispositivi tessili utilizzati in ambito sanitario, tanto relativamente alle forniture e ai servizi nei contratti in corso che nelle gare future, purtroppo nessun intervento in tal senso è stato posto in essere;

   le attuali previsioni normative incidono sulla revisione dei prezzi soltanto in relazione agli appalti per i lavori, senza tener conto delle esigenze delle imprese dei servizi in generale e, in particolare e a maggior ragione, per quelle che lavorano nell'ambito delle sanificazioni nel settore sanitario;

   la gravità della situazione è plasticamente rappresentata dai dati che, in relazione ai valori del 2019, nell'ambito dei settori di energia e gas, registrano aumenti, rispettivamente, del +650 per cento e, addirittura, del +1080 per cento per il gas (10 volte il corrispettivo del 2019), con una ricaduta del +30 per cento circa sui costi complessivi di servizio di una lavanderia industriale;

   in assenza di un puntuale intervento normativo che preveda, al pari di quello relativo al settore degli appalti nei lavori, la rinegoziazione dei contratti e la relativa revisione dei prezzi, a fine mese potrebbe già verificarsi, in ambito sanitario, nei confronti del quale le aziende interessate rivolgono le loro prestazioni professionali, un blocco delle forniture con conseguente grave detrimento di un servizio fondamentale;

   è noto infatti, come il servizio di sanificazione e noleggio di camici, biancheria, divise e kit per la sala operatoria e ferri sterili, garantisca l'espletamento di attività essenziali e indifferibili come quelle sanitarie;

   da stime rese dalle aziende del settore, una riduzione del servizio, derivante dalla insostenibilità dei costi di esercizio da parte delle aziende appaltatrici, comporterebbe una riduzione nell'utilizzabilità di circa 110.000 posti letto nella rete ospedaliera e oltre 400.000 operatori saranno costretti a lavorare senza le protezioni dovute, con conseguente rischio per l'incolumità degli stessi e dei pazienti che assistono, per non parlare degli effetti che deriverebbero in tema di interventi chirurgici e operatori;

   purtroppo tutte le proposte emendative, fin qui presentate sul tema, ai vari provvedimenti, non sono state approvate e il problema, con l'aumentare dei costi energetici, assume sempre maggiore rilevanza –:

   se il Governo sia al corrente delle difficoltà, espresse in premessa, in cui operano le imprese di sterilizzazione e sanificazione dei dispositivi tessili medici utilizzati nel settore sanitario pubblico e privato, se vi sia contezza delle eventuali conseguenze di una riduzione o interruzione di tali servizi e quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di scongiurare un imminente blocco nelle attività di ospedali, cliniche e Rsa.
(4-11681)


   PARENTELA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, come successivamente modificata dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, in attuazione della decisione (UE) n. 2017/899 del 17 maggio 2017, del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa all'uso della banda di frequenza 470-790 Mhz nell'ambito della Unione europea, ha disciplinato e programmato il riassetto dell'intero sistema televisivo italiano, da completare entro il 30 giugno 2022 con la dismissione dei canali della cosiddetta «banda 700» e con il passaggio alle trasmissioni televisive digitali di seconda generazione mediante codifica DVBT-2/HEVC;

   in attuazione di tali disposizioni legislative, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha emanato la delibera n. 39/19/CONS, recante il Nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) da destinare al servizio televisivo digitale terrestre, nonché la delibera n. 116/21/CONS, recante il Nuovo piano di numerazione dell'ordinamento automatico dei canali della televisione digitale terrestre (cosiddette numerazioni Lcn-logical channel number);

   in ordine all'emittenza televisiva locale il nuovo quadro normativo ha previsto:

    a) la dismissione di tutte le frequenze secondo un calendario previsto dal decreto del Ministero dello sviluppo economico 19 giugno 2019 e successive modificazioni, emanato ai sensi dell'articolo 1, comma 1032, della sopracitata legge n. 205 del 2017, come modificata dalla legge n. 145 del 2018;

    b) la prosecuzione delle trasmissioni mediante nuove reti di trasmissione i cui diritti di uso delle frequenze sono stati assegnati dal Ministero dello sviluppo economico mediante gare a nuovi operatori di rete – in Calabria è El Towers – che devono destinare l'intera capacità trasmissiva dei relativi mux alla diffusione di contenuti di fornitori di servizi di media audiovisivi (Fsma) in ambito locale (articolo 1, comma 1033, della sopracitata legge n. 205 del 2017, come modificato dalla sopracitata legge n. 145 del 2018);

    c) la selezione dei Fsma in ambito locale (ma anche nel resto del Paese) che accedono alla suddetta capacità trasmissiva dei suddetti nuovi operatori di rete viene effettuata mediante gare, indette dai Ministero dello sviluppo economico (articolo 1, comma 1034, della sopracitata legge n. 250 del 2017, come modificato dalla legge n. 145 del 2018);

    d) l'attribuzione ad ognuno dei Fsma selezionati della nuova numerazione dell'ordinamento automatico dei canali della televisione digitale terrestre (LCN) attraverso bandi del Ministero dello sviluppo economico emanati sulla base della sopracitata delibera dell'Agcom n. 116/21/CONS;

   circa l'area tecnica n. 16, l'intera procedura è stata completata e sono state attribuite le correlate numerazioni Lcn (secondo bando del Ministero dello sviluppo economico);

   la società «Canale Italia srl» ha partecipato ai bandi con il marchio «Canale Italia 83 Extra»;

   il marchio suddetto non risulta nei report dell'Auditel 2019 e 2020, biennio preso in considerazione dai bandi del Ministero dello sviluppo economico, né compare nei monitoraggi riportati sul sito mise.eovit rilevati per ogni provincia del territorio calabrese relativamente al canale 46 e Lcn 83;

   in virtù del punteggio attribuito, il marchio anzidetto, che precede in graduatoria il marchio «L'altro Corriere» di soli 0,88 punti, si è aggiudicato Lcn 19 –:

   se non intenda chiarire sulla base di quali requisiti il marchio «Canale Italia 83 Extra» sia stato ammesso nella graduatoria relativa al bando ministeriale per l'attribuzione della numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre ai Fsma operanti in ambito locale dell'area tecnica n. 16 della Calabria;

   nel caso di mancanza dei requisiti specifici da parte del marchio suddetto, quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere perché i marchi concorrenti in possesso dei requisiti prescritti siano collocati correttamente nella graduatoria definitiva.
(4-11684)


   PELLICANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Superjet International S.p.a. (in sigla SJI), è una joint venture nata nel 2007 tra l'azienda Italiana Alenia Aermacchi, allora detenente il 51 per cento del capitale, e l'industria aeronautica russa Sukhoi Civil Aircraft Co. (Scac), detenente il restante 49 per cento del capitale;

   nel 2016 Alenia Aermacchi è confluita nella divisione aerostrutture di Leonardo-Finmeccanica che il 6 dicembre dello stesso anno ha ceduto alla russa SCAC il 90 per cento della quotazione complessiva di Superjet International, restando titolare del restante 10 per cento;

   l'azienda ha la sua sede principale nel perimetro aeroportuale di Tessera-Venezia e occupa attualmente, oltre all'indotto, 140 dipendenti circa, impiegati in diverse attività: manutenzione dei velivoli, assistenza clienti, addestramento piloti e altre attività di supporto alla vendita;

   la Superjet, che ha già subito conseguenze significative dalle sanzioni imposte alla Federazione Russa in seguito all'intervento militare in Crimea del 2014, rischia oggi di essere messa definitivamente in ginocchio dall'attuale crisi ucraina;

   infatti, secondo quanto appreso dall'interrogante da fonti aziendali e dalle organizzazioni sindacali l'esplosione del conflitto e le conseguenti sanzioni comminate alla Russia avrebbero causato una grave crisi di liquidità, tale da mettere in discussione l'effettiva capacità dell'azienda di provvedere alla liquidazione delle retribuzioni oltre il mese di giugno del corrente anno;

   in particolare, risultano essere state sospese tutte le certificazioni Easa (Agenzia europea per la sicurezza aerea) relative a volo, manutenzione e progettazione del velivolo SSJ 100 trattato dall'azienda;

   inoltre, sempre da quanto appreso dalle medesime fonti, diversi fornitori della Superjet avrebbero già comunicato all'azienda la volontà di interrompere gli approvvigionamenti, indispensabili per onorare gli impegni commerciali già concordati;

   ad oggi, la società controllante della Superjet, attualmente la Irkut Corporation JSC, non ha ancora reso alcun chiarimento in relazione alla volontà di garantire la continuità delle attività nella sede di Tessera;

   in considerazione della situazione rappresentata, le organizzazioni sindacali hanno di recente richiesto l'attivazione di un tavolo di crisi alla regione Veneto, al fine di valutare e individuare le opportune iniziative per contenere l'emergenza e salvaguardare i posti di lavoro –:

   se il Governo, alla luce degli effetti delle sanzioni giustamente applicate alla Russia per l'aggressione militare in Ucraina, intenda intraprendere iniziative, anche mediante un maggior coinvolgimento di Leonardo S.p.a., al fine di assicurare la piena continuità aziendale e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali della Superjet International.
(4-11688)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

   Sogin è la SpA pubblica, con unico azionista il Ministero dell'economia e delle finanze e sotto la vigilanza istituzionale del Ministero della transizione ecologica, responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare;

   il decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, cosiddetto decreto «Bersani» e, successivamente, il decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, cosiddetto decreto «Marzano», indicarono il 2014 come la data entro la quale Sogin avrebbe dovuto completare la messa in sicurezza di tutti i rifiuti radioattivi prodotti durante l'esercizio delle centrali ed impianti nucleari italiani che si era interrotto in seguito al referendum del 1987;

   in tal senso, va evidenziato come già allora quei rifiuti fossero piuttosto datati e fosse urgente il loro condizionamento, l'altro compito consisteva nello smantellare tutte le strutture esistenti nei siti, stoccando temporaneamente i rifiuti radioattivi così prodotti in depositi temporanei sul posto, portando i siti alla condizione di cosiddetto «brownfield», da raggiungere entro il biennio 2019-2020;

   nel 2010 venne affidata a Sogin anche la progettazione e realizzazione del deposito nazionale dove quei rifiuti dovranno essere definitivamente smaltiti, liberando i siti da ogni vincolo radiologico;

   ad oggi, la Sogin è costata più di 4 miliardi di euro, pur avendo nominalmente completato solo il 30 per cento dei lavori previsti e senza nemmeno aver messo in sicurezza i più problematici rifiuti pregressi, né aver iniziato lo smantellamento delle parti nucleari degli impianti. Eppure le stime iniziali per l'intero decommissioning prevedevano un costo complessivo di 3,6 miliardi di euro, che nell'ultima revisione di giugno 2020 sono saliti a poco meno di 8 miliardi;

   si evidenziano brevemente alcune gravi criticità e disfunzionalità relative alla gestione di Sogin per le quali il Ministro interpellato ha prospettato anche l'eventualità di procedere al commissariamento: il decommissioning delle centrali che continua a procedere molto a rilento, con uno slittamento dell'obiettivo finale. Al 31 dicembre 2021 risulta raggiunto il 35,5 per cento dello smantellamento dei siti e l'estrema lentezza si evince confrontando gli obiettivi fissati con le soglie di avanzamento raggiunte; la mancata attuazione del progetto CEMEX che riguarda lo smaltimento dei rifiuti radioattivi nell'impianto di Saluggia (Vercelli), dove sono stati allocati 270.000 litri di rifiuti radioattivi liquidi acidi stoccati in serbatoi in acciaio costruiti negli anni '60 con il pericolo di sversamento di una parte di tali liquidi nell'ambiente circostante e i relativi ingentissimi danni ambientali che ne potrebbero derivare; la necessità di fare chiarezza sulla correttezza delle rendicontazioni ad Arera circa i contratti per il deposito nazionale sulle quali sono in corso indagini della Guardia di finanza; l'incapacità dopo un investimento di 4,2 miliardi in 23 anni di completare quasi il 70 per cento dello smantellamento delle centrali nucleari, con un miliardo speso per i soli stipendi per dirigenti e personale;

   inoltre, il piano industriale del 2017 ha rinviato l'obiettivo di «brownfield» al 2036, ma dei lavori che quel piano prevedeva per il primo quadriennio (2018-2021) ne sono stati eseguiti poco meno della metà, e nel biennio 2020-2021 (quello sotto l'attuale gestione) appena il 40 per cento a riprova che la situazione va persino peggiorando;

   il Ministro interpellato ha avuto modo di illustrare la vicenda in una serie di importanti dibattiti parlamentari, testimoniando come nel corso degli ultimi anni si siano verificate alcune disfunzionalità che «pongono dei dubbi sull'effettiva capacità di Sogin di rispettare gli impegni che è stata chiamata ad assolvere»;

   lo stesso Ministro da maggio 2021 ha condotto una dettagliata istruttoria, avvalendosi di tutti gli organi ufficiali di controllo disponibili, inclusi l'Ispettorato per la sicurezza nucleare e il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, la quale ha evidenziato gravi criticità;

   da qui la decisione, concordata con l'azionista unico, e comunicata dallo stesso Ministro interpellato in una question time alla Camera in data 19 gennaio di intervenire sull'assetto della Sogin, non escludendo alcuna ipotesi, ivi comprese quella del commissariamento;

   la Sogin non è stata in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi complessivi e a ciò va aggiunto che gli attuali organi societari si trovano al centro di una serie di vicende opache sulle quali, occorrerebbe fare davvero chiarezza;

   le inefficienze e i ritardi accumulati, non solo nelle precedenti, ma anche durante questa gestione di Sogin, richiedono un intervento immediato dei Ministeri competenti poiché si tratta di portare a termine un compito molto importante che riguarda la messa in sicurezza delle scorie nucleari, la tutela dell'ambiente e, soprattutto, la salute dei cittadini;

   i fatti descritti, invece, mostrano una società mal gestita e incapace di eseguire il compito fondamentale che le venne assegnato oltre venti anni fa, e per questo urgentemente bisognosa di un intervento straordinario di profondo riordino –:

   se non ritenga, alla luce di quanto evidenziato, di adottare le iniziative di competenza per procedere immediatamente al commissariamento di Sogin.
(2-01469) «Ruffino».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Grippa e Barbuto n. 5-04252 del 25 giugno 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11685.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   AMITRANO, DEL SESTO, MARTINCIGLIO e D'ORSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la legge 6 agosto 2021, n. 113 «Conversione in legge, con modificazioni del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e per l'efficienza della giustizia» ha previsto una serie di misure volte ad accelerare le procedure selettive utilizzabili per il reclutamento di personale a tempo determinato (prevalentemente profili tecnici e gestionali) e il conferimento di incarichi di collaborazione da parte delle amministrazioni pubbliche titolari di progetti previsti nel Pnrr;

   l'articolo 1, comma 5, del sopra citato decreto-legge, ha stabilito che «il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso il portale del reclutamento di cui all'articolo 3, comma 7, della legge 19 giugno 2019, n. 56, istituisce “uno o più elenchi” ai quali si possono iscriversi, rispettivamente: sia i professionisti ed esperti per il conferimento incarichi di collaborazione con contratto di lavoro autonomo di cui all'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, sia il personale in possesso di un'alta specializzazione per l'assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato, ma non può non tenersi conto del fatto che il “personale assunto a tempo determinato per la durata del Piano”», anche alla luce delle riserve opportunamente previste per i concorsi successivi, rappresenterà presumibilmente la leva amministrativa dei prossimi anni; pertanto, l'impianto normativo, pur considerato necessario e utile alla luce dell'intenzione di dotare la pubblica amministrazione di mezzi adeguati in vista dell'attuazione degli obiettivi del Pnrr, andrebbe ulteriormente rafforzato non solo con disposizioni volte a valorizzare il merito e la competenza del capitale umano da reclutare ma anche con il personale attuale che comunque dovrà svolgere le importanti funzioni, di cui l'amministrazione costituisce privilegiato presidio;

   le norme messe in campo dal Governo rappresentano una innovazione di carattere organizzativo, recando misure volte al rafforzamento e alla valorizzazione del capitale umano che consentiranno di rendere più dinamico, moderno e attrattivo il mercato del lavoro pubblico, eliminando quelle rigidità strutturali che oggi penalizzano e demotivano le persone più capaci, rallentandone i percorsi di carriera e i processi di acquisizione e valorizzazione delle competenze necessarie per favorire la transizione amministrativa;

   l'utilizzo diffuso delle tecnologie digitali rappresenta ormai una necessità nell'obiettivo di accrescere l'efficienza della macchina amministrativa, contenendone i costi e sviluppando una relazione più proficua e trasparente con cittadini e imprese, basata sulla riconfigurazione dei servizi e sulla riduzione degli adempimenti a loro carico;

   l'emergenza pandemica ha imposto l'esigenza di operare un'innovazione e un'accelerazione del programma di riforme politiche nell'ambito della digitalizzazione, che va dalla governance dei dati, ai servizi digitali, ai mercati digitali e alla costruzione di una strategia sulla sicurezza informatica, che saranno finalizzati a superare le vulnerabilità rappresentate dalla disponibilità delle tecnologie e delle infrastrutture, ma sarà altresì necessario intervenire anche sul basso livello di competenze digitali all'interno delle amministrazioni, poiché una profonda trasformazione indotta dalla crescente digitalizzazione incontra alcuni ostacoli nell'attuale struttura demografica del pubblico impiego, ossia l'invecchiamento degli occupati nella pubblica amministrazione –:

   se il Governo intenda adottare ulteriori iniziative volte al rafforzamento della formazione permanente specifica sui processi di pianificazione e digitalizzazione a supporto dei dipendenti della pubblica amministrazione, anche in una prospettiva di valorizzazione delle competenze già esistenti, al fine di soddisfare le diverse esigenze organizzative che comportano uno sforzo di adeguamento prospettico alle importanti richieste di rinnovamento e innovazione digitale del pubblico impiego.
(4-10519)

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione in esame, riguardante le iniziative che il Governo intende adottare per rafforzare la formazione specifica dei dipendenti pubblici in merito ai processi di pianificazione e digitalizzazione.
  Come correttamente evidenziato dall'interrogante, il decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, ha comportato una riforma complessiva delle modalità di reclutamento del personale pubblico. L'obiettivo è stato quello di superare l'approccio eccessivamente nozionistico che caratterizzava i vecchi concorsi, per approdare invece ad una valutazione incentrata sulle competenze del personale da assumere. In questo modo, quindi, anche le capacità di pianificazione e di utilizzo degli strumenti digitali potranno essere adeguatamente valorizzate nell'ambito delle procedure comparative.
  Tuttavia, non si può obliterare il fatto che anche il personale già assunto necessiti di un progetto di formazione a lungo termine, in grado di innalzare il livello delle competenze e di rafforzare i processi di pianificazione e digitalizzazione nelle pubbliche amministrazioni. Si pensi, ad esempio, che nel 2019 per formare ed aggiornare il proprio personale, le pubbliche amministrazioni hanno speso 163,7 milioni di euro, un investimento in graduale risalita rispetto al biennio precedente, ma oltre 110 milioni in meno rispetto a dieci anni fa. Attraverso tale spesa i dipendenti della Pa sono stati formati per una media di circa 1,2 giorni di formazione nell'anno (circa 10 ore); tra i partecipanti ai corsi, solo il 5 per cento ne ha svolti per il digitale e solo il 2,3 per cento per acquisire competenze fondamentali quali quelle relative al
project management.
  Proprio per tale ragione ho recentemente lanciato il Piano strategico «Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese». Si tratta di un insieme di misure volte a garantire la formazione continua dei dipendenti pubblici. È una promessa che era già contenuta nell'atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale del triennio 2019-2021 per il personale del comparto «funzioni centrali», sottoscritto il 19 aprile 2021, e che mi sono personalmente impegnato a mantenere.
  Un primo risultato è stato raggiunto, il 7 ottobre 2021 con la sottoscrizione del protocollo d'intesa fra il Ministro dell'università e della ricerca e il Ministero per la pubblica amministrazione. All'interno del quadro giuridico delineato da tale intesa, il 13 ottobre è stato sottoscritto un accordo con l'università La Sapienza, con cui si è data una prima possibilità ai dipendenti pubblici di iscriversi ai corsi di laurea del prestigioso ateneo romano a condizioni vantaggiose.
  Tale protocollo offre un primo assaggio delle potenzialità del progetto: La Sapienza ha già attivato le iscrizioni per cinque corsi di laurea: comunicazione pubblica e d'impresa (L-20), Diritto e amministrazione pubblica (L-14), scienze aziendali (L-18), scienze dell'amministrazione e dell'organizzazione (L-16), sociologia (L-40). Ulteriori informazioni sono ora contenute nel sito
web istituzionale dell'ateneo (all'indirizzo https://www.uniroma1.it/it/notizia/pa-formazione-protocollo-dintesa-tra-funzione-pubblica-e-sapienza).
  In proposito, ricordo che nel 2019 i laureati rappresentavano il 41,5 per cento del totale del personale, un dato in crescita, ma con percentuali vicine al 30 per cento in amministrazioni come i ministeri e il comparto regioni ed enti locali. Dunque, la formazione universitaria dovrà fungere da leva motivazionale per affermare il valore pubblico del lavoro nella pubblica amministrazione, come giustamente evidenziato dall'interrogante. Attraverso il rilascio di un
Open Badge che riporta i corsi completati e i test superati, saranno poi certificate le competenze acquisite e saranno rese parte integrante dei percorsi di carriera. I dati implementeranno un «Fascicolo delle Competenze», parte integrante del fascicolo del dipendente.
  Ma la formazione investe anche il rapporto con le organizzazioni sindacali. Ciò emerge per esempio dall'ipotesi di rinnovo del Ccnl del comparto funzioni centrali, sottoscritta il 5 gennaio 2022. L'accordo prevede, all'articolo 32, la nuova «Pianificazione strategica di conoscenze e saperi», con la quale le parti (datoriale e sindacale) si sono impegnate a garantire «l'attivazione di percorsi formativi differenziati per
target di riferimento, al fine di colmare lacune di competenze rispetto ad ambiti strategici comuni a tutti i dipendenti che siano inseriti nell'ambito di appositi sistemi di accreditamento e che garantiscano alta qualificazione, tra cui interventi formativi sui temi dell'etica pubblica».
  Per raggiungere tali obiettivi, l'articolo 1, comma 613, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022) ha istituito il Fondo per la formazione dei dipendenti pubblici. Il fondo ha una dotazione iniziale di 50 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2022 e consentirà, tra le altre cose, il rimborso di circa un terzo del costo di iscrizione ai corsi di laurea per i dipendenti della pubblica amministrazione. Grazie a questo stanziamento specifico, che si aggiunge ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e ai fondi strutturali e di investimento europei per un ammontare di risorse pari a quasi 1 miliardo di euro fino al 2026, sarà possibile dare seguito ai contenuti previsti dal Piano strategico per la valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano della pubblica amministrazione, presentato il 10 gennaio 2022.
  È poi evidente come una formazione efficace passi necessariamente per il giusto scambio di competenze e innovazione fra il settore pubblico e quello privato. Per questo motivo, accanto alle convenzioni lanciate con le università aderenti al citato protocollo, sarà necessario coinvolgere anche aziende tecnologiche e soggetti formatori privati. A tal proposito, il dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha pubblicato un avviso per raccogliere le manifestazioni di interesse da parte di tali operatori, per ricevere eventuali progetti formativi innovativi in materia di digitalizzazione, coerentemente con il modello di competenze digitali definito nel cosiddetto «
Syllabus» (https://www.competenzedigitali.gov.it/syllabus-delle-competenze/che-cose.html).
  Quest'ultimo è un progetto curato dal dipartimento della funzione pubblica, il quale serve a «mappare» le competenze dei dipendenti pubblici, organizzandole in 5 aree e 3 livelli di padronanza. Quanto poi all'ambito di interesse su cui pone l'attenzione l'interrogante, il
Syllabus «Competenze digitali per la PA» descrive l'insieme minimo delle conoscenze e abilità che ogni dipendente pubblico deve possedere per partecipare attivamente alla transizione digitale della pubblica amministrazione.
  In conclusione, ringrazio l'interrogante per l'attenzione riservata al tema della formazione del personale pubblico, soprattutto in tema di pianificazione e digitalizzazione. È una problematica che mi sono riproposto di affrontare sin dal primo giorno del mio insediamento, considerandola essenziale per il buon funzionamento della pubblica amministrazione. Ritengo che alcuni passi importanti siano stati già compiuti con le misure sopra descritte e che ve ne saranno altri coerentemente con il programma di Governo.
  

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   CLAUDIO BORGHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 16 e 17 novembre 2021 su diversi organi di stampa viene riportata la notizia secondo cui il Presidente francese Emmanuel Macron sarà a Roma giovedì 25 novembre 2021 per firmare il «Trattato del Quirinale» con il Presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Draghi;

   tra il 2017 e il 2018, con il Governo Gentiloni, era stata annunciata la volontà di iniziare i tavoli di lavoro per dare vita al suddetto «Trattato del Quirinale», che avrebbe sancito una cooperazione rafforzata italo-francese con il fine di coordinare e far cooperare i due Paesi su vari temi, tra cui le politiche industriali, finanziarie e commerciali. Tuttavia, la firma dell'accordo, prevista per l'anno 2018, saltò con il cambio di Governo italiano e l'ascesa del governo Conte I. L'iter del «Trattato del Quirinale» venne dunque accantonato e, ad oggi, sembrava completamente fermato –:

   se risponda al vero che l'Italia e la Francia siano in procinto di firmare il cosiddetto «Trattato del Quirinale» e come sia possibile che il Parlamento italiano non sia stato informato neanche sommariamente di tale avvenimento;

   di quali elementi disponga circa il ruolo svolto, nell'ambito della trattativa, dall'ex Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, e in base a quale mandato.
(4-10738)

  Risposta. — Il Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata (Trattato del Quirinale) è stato firmato il 26 novembre 2021 dal Presidente del Consiglio dei ministri Draghi e dal Presidente della Repubblica francese Macron, alla presenza per parte italiana del Presidente della Repubblica Mattarella, nonché dei Ministri Di Maio, Lamorgese, Guerini, Franco e Giorgetti.
  L'iniziativa di avviare un negoziato su tale accordo era stata evocata nel gennaio 2018 durante un incontro a Roma tra l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni e il Presidente francese Macron. Dopo aver lasciato l'incarico di Governo, il Presidente Gentiloni non ha svolto alcun ruolo nel negoziato.
  La conclusione del trattato non è giunta certo come una sorpresa, né per il Parlamento italiano, né per l'opinione pubblica nazionale. Il rilancio dell'iniziativa era stato pubblicamente annunciato dopo il vertice Italia-Francia di Napoli del febbraio 2020 e reiterato in occasione della visita di Stato del Presidente della Repubblica in Francia nel luglio 2021.
  Il trattato è stato negoziato dal Governo nella sua funzione esecutiva, in un quadro di necessaria confidenzialità. Tutte le Amministrazioni italiane competenti per le materie inserite nell'accordo sono state coinvolte nella redazione del testo e nei negoziati con la Francia. Il risultato raggiunto è frutto di un'azione corale dell'Esecutivo.
  L'obiettivo di rafforzare il rapporto bilaterale con la Francia era stato chiaramente esposto dal Presidente Draghi nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento, in cui aveva sottolineato come «proprio la pandemia avesse rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i
partner con i quali la nostra economia è più integrata». «Per l'Italia — cito sempre il Presidente del Consiglio nel suo intervento programmatico — ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania».
  Il Trattato del Quirinale dota le relazioni tra Roma e Parigi di una più solida cornice istituzionale e imprime un salto di qualità ad un rapporto bilaterale strategico.
  Esso individua alcune priorità d'azione condivise e soprattutto stabilisce e imposta un metodo di lavoro basato su consultazioni rafforzate a ogni livello, che permetteranno uno scambio approfondito tra i due Paesi sulle questioni di interesse comune.
  L'individuazione di iniziative specifiche, sulla base della valutazione congiunta delle Parti, verrà invece demandata a un programma di lavoro da aggiornare periodicamente nei vertici tra Italia e Francia. Un approccio di questo tipo garantirà la più corretta e bilanciata evoluzione delle priorità che Roma e Parigi vorranno identificare.
  Il 9 dicembre 2021 il Ministro Di Maio, nell'audizione davanti alle Commissioni esteri riunite di Senato e Camera, ha illustrato nel dettaglio il contenuto del Trattato del Quirinale. Il successivo 23 dicembre il relativo disegno di legge di ratifica è stato presentato dal Governo al Parlamento.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   CORDA, MASSIMO ENRICO BARONI, EHM, SURIANO, CABRAS, COLLETTI, SPESSOTTO, APRILE, MANIERO e LEDA VOLPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende che il Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, sarà in Italia giovedì 25 e venerdì 26 novembre per porre la firma, insieme al Presidente Draghi, al cosiddetto «Trattato del Quirinale», un trattato bilaterale che, sempre secondo fonti giornalistiche, riguarderebbe tematiche di sicurezza, difesa, economia, istruzione e migranti; il trattato era già stato annunciato, nel 2017, dall'allora Governo Gentiloni, con lo scopo di rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra Francia e Italia in diversi settori di politica interna ed estera;

   da allora, il suo contenuto è restato un mistero anche per lo stesso Parlamento, alla cui conoscenza non è mai stata sottoposta alcuna informazione, nonostante i temi che in esso sembrerebbero affrontati siano di altissimo rilievo politico;

   le uniche notizie da fonti ufficiali si apprendono esclusivamente dalla controparte francese, nello specifico da comunicati dell'Eliseo, nei quali si riscontra il profondo favore della Francia nella conclusione dell'accordo, contrariamente agli ambigui ed enigmatici silenzi da parte del Governo italiano;

   considerata l'importanza delle materie oggetto dell'accordo bilaterale, si ritiene irragionevole che si proceda alla firma del trattato senza che il Parlamento sia stato almeno informato e, pertanto, risulta doveroso che il Governo proceda con la massima urgenza a informare il Parlamento sui reali contenuti del suddetto «Trattato del Quirinale» –:

   quali siano i motivi per i quali il Parlamento non sia stato informato preventivamente e se il Governo intenda chiarire il contenuto del cosiddetto «Trattato del Quirinale»;

   se le trattative e le sottostanti valutazioni politiche siano in capo al Presidente del consiglio dei ministri e ai Ministri interrogati o, in caso contrario, chi abbia condotto tali trattative e formulato le relative valutazioni politiche.
(4-10792)

  Risposta. — Il Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata (Trattato del Quirinale) è stato firmato il 26 novembre 2021 dal Presidente del Consiglio dei ministri Draghi e dal Presidente della Repubblica francese Macron, alla presenza per parte italiana del Presidente della Repubblica Mattarella, nonché dei Ministri Di Maio, Lamorgese, Guerini, Franco e Giorgetti.
  L'iniziativa di avviare un negoziato su tale Accordo era stata evocata nel gennaio 2018 durante un incontro a Roma tra l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni e il Presidente francese Macron. Dopo aver lasciato l'incarico di Governo, il Presidente Gentiloni non ha svolto alcun ruolo nel negoziato.
  La conclusione del Trattato non è giunta certo come una sorpresa, né per il Parlamento italiano, né per l'opinione pubblica nazionale. Il rilancio dell'iniziativa era stato pubblicamente annunciato dopo il Vertice Italia-Francia di Napoli del febbraio 2020 e reiterato in occasione della visita di Stato del Presidente della Repubblica in Francia nel luglio 2021.
  Il trattato è stato negoziato dal Governo nella sua funzione esecutiva, in un quadro di necessaria confidenzialità. Tutte le amministrazioni italiane competenti per le materie inserite nell'accordo sono state coinvolte nella redazione del testo e nei negoziati con la Francia. Il risultato raggiunto è frutto di un'azione corale dell'Esecutivo.
  L'obiettivo di rafforzare il rapporto bilaterale con la Francia era stato chiaramente esposto dal Presidente Draghi nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento, in cui aveva sottolineato come «proprio la pandemia avesse rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata». «Per l'Italia — cito sempre il Presidente del Consiglio nel suo intervento programmatico — ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania».
  Il Trattato del Quirinale dota le relazioni tra Roma e Parigi di una più solida cornice istituzionale e imprime un salto di qualità ad un rapporto bilaterale strategico.
  Esso individua alcune priorità d'azione condivise e soprattutto stabilisce e imposta un metodo di lavoro basato su consultazioni rafforzate a ogni livello, che permetteranno uno scambio approfondito tra i due Paesi sulle questioni di interesse comune.
  L'individuazione di iniziative specifiche, sulla base della valutazione congiunta delle Parti, verrà invece demandata a un programma di lavoro da aggiornare periodicamente nei vertici tra Italia e Francia. Un approccio di questo tipo garantirà la più corretta e bilanciata evoluzione delle priorità che Roma e Parigi vorranno identificare.
  Il 9 dicembre 2021 il Ministro Di Maio, nell'audizione davanti alle Commissioni esteri riunite di Senato e Camera, ha illustrato nel dettaglio il contenuto del Trattato del Quirinale. Il successivo 23 dicembre il relativo disegno di legge di ratifica è stato presentato dal Governo al Parlamento.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   DE FILIPPO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura dell'ufficio postale nel quartiere popolare «Bucaletto», a Potenza, rappresenta un duro colpo per la città ed i suoi abitanti;

   il quartiere Bucaletto, situato nella periferia sud-est della città è stato progettato all'indomani del terremoto che colpì l'Irpinia e la Basilicata nel novembre 1980 per risolvere i problemi delle famiglie sfollate;

   la possibile chiusura del presidio dove sono ubicate le Poste, per motivi di agibilità del fabbricato, rappresenta un'ulteriore perdita per uno dei quartieri più delicati e complessi dal punto di vista sociale della città. Infatti, nel corso degli anni, diversi sono stati i servizi soppressi in questa realtà, basti pensare alle scuole medie, agli uffici comunali e dei vigili urbani, fino all'assenza di un medico di famiglia;

   nei giorni scorsi anche Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo metropolita di Potenza, ha chiesto pubblicamente di scongiurare la chiusura dell'ufficio postale che rappresenterebbe «una desertificazione sociale e sarebbe un ulteriore aggravio per i residenti, per lo più anziani e famiglie a basso reddito, che ancora una volta non si vedrebbero riconosciuto il diritto di accesso a servizi minimi. Una tale decisione confermerebbe come troppo spesso la periferia urbana rischi di corrispondere, purtroppo, a una periferia umana. Dobbiamo continuare a impegnarci tutti affinché tale assunto sia smentito con i fatti»;

   su tale chiusura sono intervenuti anche la Caritas diocesana, l'associazione la Cittadella, le associazioni dei consumatori e delle organizzazioni sindacali, evidenziando come questa chiusura rappresenterebbe un depauperamento sociale per l'intera comunità potentina;

   è necessario che venga trovata una soluzione soddisfacente per la comunità come, ad esempio, lo spostamento dell'ufficio presso altri fabbricati presenti nell'area o l'utilizzo temporaneo di servizio mobile, e non, invece, un mero servizio navetta verso altri uffici postali in quanto lo stesso non consentirebbe, soprattutto ai cittadini più anziani, di poter accedere ai servizi postali –:

   alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative urgenti di competenza si ritenga doveroso adottare affinché possa essere scongiurata l'imminente chiusura dell'ufficio postale, punto di riferimento specialmente per le persone anziane, nel quartiere «Bucaletto» all'interno dell'area urbana della città di Potenza.
(4-11057)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame sentita la Direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, nonché la società Poste italiane s.p.a. si rappresenta quanto segue.
  Con l'atto in esame l'interrogante sottolinea il rischio di una possibile chiusura dell'edificio postale di Potenza situato nel quartiere popolare «Bucaletto».
  Sentita a riguardo la società Poste italiane s.p.a. la stessa ha riferito che il succitato ufficio postale di Potenza-Bucaletto dal giorno 10 dicembre 2021 è stato trasferito in appoggio presso l'ufficio postale di Potenza 4, in posizione limitrofa, mantenendo la piena operatività e garantendo tutte le operazioni con la disponibilità di uno sportello dedicato. Ciò in quanto la struttura, di proprietà del comune di Potenza, che ospitava la sede dell'ufficio postale di interesse dell'interrogante, è stata chiusa al pubblico giacché mostrava delle criticità strutturali.
  L'ufficio postale di Potenza 4 è attualmente aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 19.05 e il sabato dalle 8.20 alle 12.35 ed è altresì dotato del nuovo gestore attese che consente di prenotare il proprio turno tramite l'app «Ufficio Postale»,
Whatsapp o dal sito poste.it, nonché di un Atm Postamat operativo h 24.
  Poste italiane, inoltre, riferisce che l'attuale organizzazione, come risulta dalle verifiche effettuate sui flussi di traffico, non desta particolari criticità e maggiore affluenza si registra solo nelle giornate di pagamento delle pensioni o delle scadenze fiscali con rallentamenti non rilevanti a livello operativo.
  Poste precisa altresì che l'erogazione dei servizi alla clientela viene assicurata anche attraverso gli altri uffici postali aperti nel medesimo comune e/o nei comuni limitrofi e che in ogni caso la società si è attivata per porre in essere tutte le attività propedeutiche per la riattivazione dello sportello Postamat presso il menzionato ufficio postale di Potenza Bucaletto.
  Il servizio, infatti, durante il periodo di chiusura dell'ufficio postale, sarà gestito da un Service esterno e sarà attivo a breve.
  Il fornitore del servizio universale ha evidenziato che, con particolare riferimento ai clienti del comune di Potenza, questi hanno a disposizione un totale di 10 uffici postali e, in posizione limitrofa, i seguenti:
  • Potenza città, aperto dal lunedì al venerdì 08,20 - 19,05 ed il sabato 08,20 - 12,35 ed è dotato del nuovo gestore attese nonché di un Atm Postamat operativo h 24.
  • Potenza stazione, aperto dal lunedì al venerdì 08,20 - 13,35 e il sabato 08,20 -12,35, dotato anch'esso del nuovo gestore attese nonché di un Atm Postamat operativo h 24.
  La società Poste italiane ha infine sottolineato che, in costanza del dialogo aperto dall'azienda con le istituzioni locali, vi sono stati diversi contatti fra i rappresentanti dell'amministrazione comunale e i loro rappresentanti al fine di accelerare gli interventi necessari da parte del comune di Potenza.
  In particolare, il 14 gennaio 2022 è stato effettuato un sopralluogo congiunto, al fine di favorire almeno una riapertura temporanea dell'ufficio postale di Potenza Bucaletto, in attesa dell'individuazione di una nuova sede, ed è stata richiesta al comune una relazione asseverata relativa al buono stato della struttura ed all'assenza di alcun rischio per la clientela ed il loro stesso personale. Il comune il 20 gennaio 2022 ha informato l'azienda che nominerà un tecnico per verificare quanto richiesto.
  In conclusione, si rappresenta che il Ministero dello sviluppo economico continuerà a monitorare le modalità di erogazione del servizio postale, nei limiti delle proprie competenze, al fine di assicurare un servizio efficiente e omogeneo, e ad avviare — ove possibile — tutte le dovute iniziative per risolvere eventuali e serie criticità in tale ambito.
  

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   DORI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il processo di statizzazione degli Istituti superiori di studi musicali e delle Accademie di belle arti storiche ha avuto inizio nel 2017 per effetto di quanto disposto dall'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017 n. 50, convertito dalla legge n. 96 del 2017;

   per la realizzazione del processo di statizzazione l'articolo 22-bis del suddetto decreto-legge prevede l'emanazione di tre decreti attuativi: un decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, per disciplinare le modalità della procedura di statizzazione; un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta del Ministro dell'università e della ricerca, per definire la ripartizione di un apposito fondo istituito per l'attuazione del processo di statizzazione; un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, per definire i criteri per la determinazione delle dotazioni organiche, nonché per il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato del personale docente e non docente in servizio;

   la disciplina attuativa del processo di statizzazione è stata definita con decreto interministeriale n. 121 del 22 febbraio 2019;

   l'articolo 2 del suddetto decreto interministeriale ha previsto l'istituzione di una Commissione esaminatrice con il compito di verificare le istanze presentate dalle istituzioni interessate;

   l'articolo 2, comma 5, del predetto decreto aveva fissato il termine per la conclusione dell'iter attuativo di detto processo di statizzazione al 31 luglio 2020;

   i criteri di ripartizione del fondo per la statizzazione sono stati definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 2 aprile 2019;

   con decreto ministeriale n. 29 del 27 gennaio 2020 è stata nominata la Commissione per la valutazione delle istanze presentate con il compito di definire la proposta di dotazione organica di ciascuna Istituzione, da allegare al provvedimento di statizzazione;

   sulla base dei criteri stabili dal suddetto decreto, le risorse sono state attribuite alle istituzioni da statizzare con i decreti direttoriali n. 643 dell'11 maggio 2020, 1154 del 22 luglio 2020 e 1832 dell'11 novembre 2020;

   l'articolo 33, comma 2-ter del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104 ha differito dal 31 luglio 2020 al 31 dicembre 2021 la conclusione del processo di statizzazione;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 settembre 2021, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 ottobre 2021, sono stati definiti i criteri per la determinazione delle dotazioni organiche, nonché il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato del personale docente e non docente in servizio;

   a oggi, la commissione esaminatrice non ha ancora terminato l'esame delle istanze di statizzazione pervenute, così impedendo il completamento dell'iter attuativo dell'intera procedura;

   con comunicato dell'8 novembre 2021 la Federazione Uil Scuola Rua ha rivolto un appello al Ministero dell'università e della ricerca chiedendo di «accelerare e chiudere rapidamente» i processi di statizzazione, in quanto «sarebbero intollerabili e ingiustificati ulteriori ritardi»;

   con comunicato dell'11 novembre 2021 anche la Flc-Cgil ha affermato che «...i lavori della Commissione procedono con una lentezza esasperante e con tempi che rischiano di essere incompatibili con quelli (entro il 2021) che più volte il Ministero, in incontri ufficiali, aveva garantito che sarebbero stati rispettati...le procedure di statizzazione languono. Una situazione davvero paradossale e inaccettabile che queste prestigiose istituzioni non meritano» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per consentire la conclusione dell'iter attuativo del processo di statizzazione degli Istituti superiori di studi musicali e delle Accademie di belle arti storiche, anche mediante la predisposizione di un preciso cronoprogramma da rispettare per l'attuazione di tutte le rimanenti fasi del procedimento.
(4-10740)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiedono chiarimenti circa lo stato del processo di statizzazione degli istituti superiori di studi musicali e delle accademie di belle arti storiche, il quale, come rammentato dall'interrogante, è stato previsto dall'articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017 n. 50, convertito dalla legge 21 giugno 2017, n. 96.
  In particolare, nell'atto ispettivo si accenna al ritardo dei lavori della Commissione di valutazione delle istanze di statizzazione, istituita a norma dell'articolo 2 del decreto interministeriale n. 121 del 22 febbraio 2019.
  In merito alla questione delineata, si precisa che la predetta commissione, nominata con decreto ministeriale n. 29 del 27 gennaio 2020, ha avviato fin dal mese di febbraio del 2020 l'esame delle istanze di statizzazione pervenute, sia pur nelle more dell'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 22-
bis, comma 2, secondo periodo, del decreto-legge n. 50 del 2017, finalizzato a definire i criteri per l'individuazione delle dotazioni organiche delle Istituzioni.
  Come noto, il suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato adottato il 9 settembre 2021 e pubblicato in
Gazzetta ufficiale il 28 ottobre 2021, recependo le modifiche normative dell'articolo 22-bis della legge 50 del 2017 (su cui da ultimo si è intervenuti con l'articolo 1, comma 887, della legge 30 dicembre 2020, n. 178), che si sono rese necessarie al fine di consentire un più ampio inserimento nei ruoli dello Stato del personale in servizio nelle istituzioni.
  In conseguenza, l'esame delle istanze di statizzazione è stato immediatamente ripreso nell'ottobre 2021, a seguito dell'adozione del su indicato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Attualmente, i lavori sono prossimi alla conclusione: la Commissione, infatti, è impegnata nella valutazione della documentazione integrativa che le stesse istituzioni hanno fatto nel frattempo pervenire e che la commissione medesima ha ritenuto di prendere in esame con l'obiettivo di rendere l'intervento della statizzazione quanto più esteso possibile, considerato che il decreto ministeriale n. 121 del 2019 prevede l'acquisizione di un punteggio almeno pari a 40/100, quale punteggio minimo per accedere alla statizzazione.
  Si rammenta che all'esito della valutazione da parte della commissione, prima di provvedere alla adozione dei provvedimenti di statizzazione per le istanze valutate favorevolmente, si dovrà provvedere alla sottoscrizione delle convenzioni con gli enti territoriali coinvolti, ove verranno sottoscritti gli impegni da parte di questi ultimi a continuare ad assicurare, dopo la statizzazione, gli immobili che sono sede delle istituzioni, e a farsi anche carico di eventuali situazioni debitorie pregresse.
  Da ultimo si fa presente che resta fermo, in ogni caso, quanto previsto dall'articolo 2, comma 4, del decreto ministeriale n. 121 del 2019, ai sensi del quale le istituzioni che non dovessero raggiungere nella prima fase il punteggio minimo necessario per la statizzazione potranno integrare l'istanza entro il termine di 180 giorni dalla comunicazione dell'esito della statizzazione, al fine di provocare una nuova valutazione dell'istanza da parte della commissione.

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale con base in Svizzera Ronal ha confermato la chiusura, entro il 2022, dello stabilimento veneziano di Tabina di Santa Maria di Sala della controllata Speedline, con il probabile intendimento di delocalizzare in Polonia. Con questa decisione saranno 600 dipendenti che verranno licenziati;

   nel suo comunicato ufficiale la Ronal ha ribadito, dopo averlo annunciato ai sindacati, che la produzione cesserà entro 9-12 mesi, e a Tabina rimarrà soltanto una sede dedicata ad attività di laboratorio per i test di campionatura, lo sviluppo di prodotto, oltre a funzioni di supporto locali a servizio dell'intero gruppo, in sostanza un presidio con appena una decina di addetti;

   le organizzazioni sindacali Fim Cisl e Fiom Cgil hanno annunciato il presidio della fabbrica e scioperi a scacchiera. I sindacati hanno dato, inoltre, notizia che «il ceo di Ronal sembra aver inviato a tutti gli stabilimenti del gruppo, ad esclusione della Speedline, una comunicazione in cui conferma la sua volontà di chiudere il sito produttivo»; inoltre, hanno segnalato come la proprietà sostenga di essere in perdita e, al tempo stesso in modo contraddittorio, ribadisca che «il mercato italiano rimane strategico per il gruppo»;

   la vicenda è seguita con grande apprensione dalle istituzioni locali che segnalano la gravità di una situazione che vede il licenziamento di 600 persone e che, inoltre, mette a rischio l'occupazione di almeno altri 200 lavoratori dell'indotto;

   in un loro comunicato, i sindaci dell'area metropolitana di Venezia hanno indicato come «inaccettabile» il comportamento della multinazionale e si sono messi a disposizione nel sostegno della lotta dei lavoratori per il mantenimento dell'azienda;

   gli stessi rappresentanti degli industriali veneziani, nonché molti partiti politici, hanno censurato il comportamento dell'azienda, l'assenza della Ronal al tavolo di confronto con le istituzioni locali che già si sono confrontate con il Ministero dello sviluppo economico;

   anche questa vicenda segnala come sia improrogabile una legge che ostacoli il sistema delle delocalizzazioni che, oltre a mettere in crisi intere aree del Paese, disperdono un patrimonio di conoscenze tecniche e di capacità lavorative, come peraltro richiesto solo due giorni fa dai sindaci di Milano, Bologna e Firenze nella propria lettera al Presidente del Consiglio dei ministri –:

   quali iniziative intenda intraprendere, immediatamente il Governo per cercare una soluzione che mantenga il sito industriale, difenda il lavoro dei dipendenti diretti e dell'indotto e il patrimonio industriale così importante per il territorio.
(4-10901)

  Risposta. — Si risponde all'atto in esame, sentita a riguardo la competente direzione generale del Ministero dello sviluppo economico rappresentando quanto segue.
  Con l'atto in parola l'interrogante denuncia l'azione posta in essere dalla società Speedline, che a dicembre 2021 ha annunciato di voler chiudere il proprio sito di Tabina nel comune di Santa Maria di Sala (VE); e chiede pertanto quali iniziative si intendano porre in essere per la risoluzione della problematica evidenziata.
  Si risponde all'atto in esame, sentita a riguardo la competente direzione generale del Ministero dello sviluppo economico, rappresentando quanto segue.
  A riguardo, si informa che il Ministero dello sviluppo economico si è tempestivamente attivato sulla vicenda, aprendo un tavolo di confronto. Il citato tavolo si è riunito sia il 17 dicembre 2021 che il 7 gennaio 2022.
  Alla riunione hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del Ministero dello sviluppo economico il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la regione Veneto, la città metropolitana di Venezia, Confindustria Venezia, i rappresentanti del gruppo Renal e della
Speedline s.r.l., nonché le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.
  Come è noto l'azienda è
leader nella produzione dei cerchi in lega occupando oltre 600 lavoratori (considerando anche l'indotto). Le motivazioni della scelta operata dalla società sarebbero da ricondursi a una crisi finanziaria riferita dalla proprietà, che ha portato già nel 2019 a subire un forte calo della domanda, pari al 15 per cento in tutta Europa.
  La società ha fatto presente, altresì, che, attualmente, si è in presenza di un eccesso di offerta aggravata anche dal fatto che i produttori cinesi hanno aperto stabilimenti concorrenziali in Marocco. Tale eccesso di offerta ha generato, quindi, anche un significativo calo dei prezzi confermato dalle previsioni per i prossimi 4 anni, con un forte impatto su
Speedline.
  Infine, è stato reso noto che l'intero gruppo Ronal sta attraversando una crisi finanziaria e che dovrà, di conseguenza, intraprendere azioni che possano garantirgli una stabilizzazione nel lungo termine al fine di consentire il mantenimento della produzione e i 7130 posti di lavoro che la stessa ha in Europa.
  È stato dunque richiesto all'azienda di non rendere definitiva la decisione di chiusura fino a che non siano state vagliate tutte le possibili alternative in un confronto e alla presenza delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni coinvolte; evidenziando che anche queste ultime offriranno il loro supporto, mettendo a disposizione tutti gli strumenti disponibili. È stato quindi, richiesto al gruppo Ronal di revocare la decisione di chiusura dello stabilimento di Tabina, che permetterebbe di avviare un confronto costruttivo tra le parti sul futuro dello stesso in un clima di reciproca fiducia.
  L'amministratore delegato del gruppo nell'ultimo incontro, su richiesta delle istituzioni presenti e delle organizzazioni sindacali, ha revocato formalmente la decisione di chiudere lo stabilimento purché si avvii celermente un programma di incontri tesi alla definizione condivisa di un percorso alternativo, impegnandosi contestualmente a non interrompere la produzione e dando la propria disponibilità a fornire un incarico a un soggetto terzo, per fare una valutazione complessiva dell'impresa.
  In data 17 gennaio 2022 si è tenuto un
meeting ministeriale per l'avvio dei tavoli tecnici.
  Infine, quanto al tema delle «delocalizzazioni» citato dall'interrogante e più volte riferito in varie sedi, la necessità che siano previste misure di natura incentivante volte a impegnare imprese, le parti sociali e le istituzioni nella ricerca di soluzioni efficaci per la valorizzazione e la tutela del tessuto occupazionale e produttivo del territorio interessato.
  In tale direzione, si pone la norma prevista sul tema dalla legge di bilancio per il 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), che, all'articolo 1, commi 224-236, ha disposto un'apposita procedura per le imprese che intendano chiudere l'attività.
  In particolare, al fine di garantire la salvaguardia del tessuto occupazionale e produttivo, il datore di lavoro che intenda procedere alla chiusura di una sede, di uno stabilimento, di una filiale, o di un ufficio o reparto autonomo situato nel territorio nazionale, con cessazione definitiva della relativa attività e con licenziamento di un numero di lavoratori non inferiore a 50, è tenuto a dare comunicazione per iscritto dell'intenzione di procedere alla chiusura alle rappresentanze sindacali aziendali o alla rappresentanza sindacale unitaria nonché alle sedi territoriali delle associazioni sindacali di categoria comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e, contestualmente, alle regioni interessate, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero dello sviluppo economico e all'agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), almeno novanta giorni prima dell'avvio della procedura, indicando altresì le ragioni economiche, finanziarie, tecniche o organizzative della chiusura, il numero e i profili professionali del personale occupato e il termine entro cui quest'ultima è prevista.
  Entro sessanta giorni dalla comunicazione di cui al comma 224, il datore di lavoro deve elaborare un piano per limitare le ricadute occupazionali ed economiche derivanti dalla chiusura e presentarlo alle rappresentanze sindacali e contestualmente alle regioni interessate, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Ministero dello sviluppo economico e all'Anpal.
  Prima della conclusione dell'esame del piano e della sua eventuale sottoscrizione, il datore di lavoro non può avviare la procedura di licenziamento collettivo di cui alla legge 23 luglio 1991, n. 223, né intimare licenziamenti per giustificato motivo oggettivo.
  In mancanza di presentazione del piano, della sua mancata sottoscrizione ovvero dell'inadempimento degli impegni assunti, il datore di lavoro è tenuto a pagare una serie di sanzioni (comma 235).
  In conclusione, si assicura il massimo impegno del Ministero dello sviluppo economico, in sinergia con le altre amministrazioni direttamente coinvolte, ad evitare fenomeni di delocalizzazione e a continuare a seguire costantemente l'evoluzione della situazione concernente la
Speedline, al fine di garantire la continuità della produzione e la tenuta dei livelli occupazionali.
La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   FOSCOLO e RIXI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dal 19 aprile 2021 notevoli disagi sulla rete viaria della provincia di Savona rendono difficili gli spostamenti e il normale corso della vita di cittadini e imprese;

   l'Anas ha posizionato un cantiere quotidiano sull'Aurelia, lungo il versante di Capo Noli, con un senso unico alternato dalle 8 alle 18 tutti i giorni feriali, che porta all'istituzione di un senso unico alternato fino al 15 luglio, salvo imprevisti; il cantiere riprenderà il 15 settembre 2021 fino a Natale, con chiusure anche totali del tratto della strada statale, con riacquisto della viabilità la notte e nel fine settimana;

   contemporaneamente, la chiusura per almeno 10 giorni dei caselli autostradali sulla A10, nella tratta tra Spotorno e Finale Ligure, in orario notturno dalle 22 alle 5, porta un aumento sostanziale del traffico pesante sulle strade di competenza provinciale, ossia su strade secondarie che per conformazione e pavimentazione non hanno caratteristiche di sicurezza adatte ad ospitare tir e mezzi pesanti; si tratta di circa 300 mezzi pesanti ogni notte per senso di marcia, secondo i dati del traffico medio giornaliero forniti da Autostrade;

   dall'Anas fanno sapere che gli interventi di consolidamento della scarpata posta a monte dell'Aurelia, mediante la rimozione della vecchia rete esistente, la posa di nuova rete zincata e in alcuni tratti la posa in opera di nuove barriere paramassi ad alto assorbimento di energia, sono prioritari e indispensabili per garantire la sicurezza della circolazione stradale e l'incolumità pubblica;

   tuttavia, l'accavallarsi dei due cantieri scatena le reazioni dei cittadini, degli amministratori e di tutto il comparto turistico, preoccupato dall'effetto «a catena» che i lavori concomitanti hanno su tutta la viabilità provinciale; gli amministratori criticano aspramente la decisione presa anni fa di non realizzare un tunnel, ritenendo che questo problema ci sarà per sempre;

   l'Unione provinciale albergatori ha parlato di «una nuova tegola sulla testa del turismo» e annunciato proteste «anche con modalità eclatanti»; si tratta di un periodo vitale per l'economia della zona che risente un danno gravissimo per le categorie economiche in particolare per tutta la filiera del turismo della riviera di ponente; i disagi per il contenimento dei contagi da COVID-19 hanno inferto un colpo durissimo alle imprese, soprattutto agli albergatori, che ora, con il ritorno in zona «gialla» dal 26 aprile, intravedevano la possibilità di impostare una programmazione del lavoro per l'imminente stagione estiva; molte attività rischiano la chiusura definitiva per i problemi causati alla viabilità; gravi problemi si presentano anche per il raggiungimento in emergenza dell'ospedale di Savona;

   gli amministratori locali chiedono una migliore programmazione e coordinamento tra i vari enti e società che gestiscono le arterie viarie della provincia di Savona e provvedimenti immediati per monitorare i cantieri e limitare i disagi per tutti i cittadini che utilizzano quotidianamente tali strade –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per garantire una migliore programmazione dei lavori nella provincia di Savona da parte di Anas e Autostrade per l'Italia e assicurare un monitoraggio continuo sulla viabilità anche secondaria utilizzata, allo scopo di salvaguardare la sicurezza della circolazione, limitare i problemi e i disagi di cittadini e imprese e sostenere il comparto turistico della zona nell'approssimarsi del periodo estivo.
(4-09061)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono quali provvedimenti questo Ministero intende adottare per garantire una migliore programmazione dei lavori sulla rete viaria nella provincia di Savona da parte della società Anas e della società Autostrade per l'Italia, così da salvaguardare la sicurezza della circolazione e limitare i disagi all'utenza.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade, l'alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali e dalla società Anas, si rappresenta quanto segue.
  Con riferimento ai lavori sulla rete autostradale, la società concessionaria Aspi, nel periodo 30 luglio-6 settembre 2021, ha provveduto a rimuovere tutti i cantieri programmati interferenti con la piattaforma autostradale, al fine di assicurare la massima capacità di utilizzo dell'infrastruttura.
  Trascorso tale periodo, considerati i minori flussi di traffico sono state riavviate le attività di cantiere che riguardano principalmente l'attuazione delle disposizioni riportate nel «Manuale di Ispezione delle Gallerie» emanato da questo Ministero nel maggio 2020 e in attuazione del decreto legislativo n. 264 del 2006.
  Per l'esecuzione di tali attività sono necessari degli scambi di carreggiata, con conseguente circolazione in doppio senso sulla carreggiata opposta, la cui programmazione è oggetto di preventiva comunicazione anche alla regione, e viene effettuata evitando sovrapposizioni con eventuali altri cantieri già attivi sulla viabilità secondaria gestita da Anas.
  Lungo l'intera tratta assentita in concessione, sono oggi presenti 6 scambi di carreggiata che, nel periodo natalizio compreso tra il 23 dicembre 2021 e il 10 gennaio 2022, sono stati ridotti del cinquanta per cento.
  In relazione ai disagi derivanti dai lavori lungo il versante di Capo Noli, sulla strada statale 1 Aurelia in provincia di Savona, Anas ha programmato l'esecuzione di interventi di consolidamento della scarpata posta a monte della statale mediante la rimozione della vecchia rete esistente e la posa di una nuova rete zincata e, in alcuni tratti, la posa in opera di nuove barriere paramassi ad alto assorbimento di energia.
  Per ridurre al massimo i disagi al traffico durante la scorsa stagione estiva l'Anas ha concordato la rimodulazione del cantiere con gli enti locali interessati, provvedendo anche alla rimozione del senso unico alternato regolamentato da un impianto semaforico durante il periodo notturno e nel fine settimana, compreso il venerdì.
  La società Anas prevede di ultimare i lavori entro il mese di marzo 2022.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il programma di abbattimento di barriere architettoniche e di riqualificazione delle stazioni ferroviarie italiane, denominato «500 stazioni», aveva previsto nel corso del 2020 lo svolgimento di tali lavori nella stazione ferroviaria di Savigliano (Cuneo):

   il direttore territoriale produzione di Rete ferroviaria italiana, ingegner Filippo Catalano, ha reso noto negli scorsi mesi che, a causa, da un lato della pandemia da COVID-19, dall'altro di un rallentamento nell'erogazione dei fondi ministeriali dedicati al programma «500 stazioni», l'intervento inizialmente spostato al 2021, è stato rinviato al 2022;

   il consiglio comunale di Savigliano, attraverso un ordine del giorno approvato all'unanimità, ha nuovamente sollecitato Rfi sull'urgenza dell'intervento, poiché, allo stato attuale, solo uno dei tre binari della stazione è accessibile per persone con disabilità motorie;

   il programma «500 stazioni» di Rete ferroviaria italiana (Rfi) prevedeva in particolare: un intervento di abbattimento delle barriere architettoniche, con l'installazione di un ascensore, la riqualificazione dell'illuminazione, della segnaletica e delle comunicazioni al pubblico, l'innalzamento dei marciapiedi a 55 centimetri dal piano dei binari, la riqualificazione dei sottopassaggi pedonali, la realizzazione di nuove rampe di accesso ai binari, l'attivazione di ascensori, l'installazione di percorsi e mappe tattili per persone cieche, la realizzazione di nuove pensiline e la riqualificazione di quelle esistenti;

   quale sia lo stato di avanzamento sul territorio nazionale del programma «500 stazioni»;

   quali ostacoli finanziari abbiano causato lo slittamento dei lavori della stazione di Savigliano dal 2020 al 2022;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per l'abbattimento delle barriere architettoniche nella stazione di Savigliano (Cuneo) e per l'efficace e spedito proseguimento del programma «500 stazioni» su tutto il territorio nazionale.
(4-10877)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede l'adozione di opportune iniziative per l'abbattimento delle barriere architettoniche nella stazione di Savigliano (Cuneo) e il celere proseguimento del programma «500 stazioni» su tutto il territorio nazionale.
  Al riguardo, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie e dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, si rappresenta quanto segue.
  La stazione di Savigliano, posta sulla linea ferroviaria Torino-Savona, rientra nel
network di stazioni che saranno oggetto dell'intervento di abbattimento barriere attraverso il programma dedicato Easy & Smart Station per renderle fruibili alle persone a ridotta mobilità senza accompagnamento.
  Tale programma mira quindi al miglioramento dell'accessibilità con una serie di interventi di adeguamento alla vigente normativa europea e nazionale in materia di abbattimento delle barriere architettoniche delle stazioni.
  Nello specifico, sono previsti i seguenti interventi:
  l'innalzamento dei marciapiedi ad altezza 550 millimetri dalla quota ferro, nel rispetto della Specifica tecnica di interoperabilità per le persone a mobilità ridotta (Sti Pmr);
  la realizzazione di rampe, di scale mobili e di ascensori per il collegamento, verticale dei sottopassi e dei sovrappassi;
  la riqualificazione di sottopassi, marciapiedi, pensiline e fabbricati viaggiatori, anche al fine di garantire una adeguata illuminazione;
  la realizzazione di sottopassi e sovrappassi così da eliminare i passaggi a raso;
  l'inserimento di percorsi e mappe tattili utili all'orientamento verso tutti i servizi di stazione;
  l'
upgrade di sistemi di informazione al pubblico e di assistenza ai passeggeri.
  Con l'aggiornamento 2020/2021 del Contratto di programma-parte Investimenti, tra questo Ministero e Rfi è stato finanziato anche il piano di potenziamento tecnologico di diverse linee tra cui la stazione di Savigliano, la quale sarà dotata di un Apparato centrale computerizzato (Acc) multistazione in comune con gli impianti di Racconigi-Cavallermaggiore. Detto apparato determinerà un incremento degli
standard di regolarità, puntualità e qualità del traffico ferroviario, oltre che di maggiore sicurezza della circolazione.
  Quanto agli ostacoli che hanno causato lo slittamento dei lavori programmati nella stazione di Savigliano dal 2020 al 2022, si rappresenta che lo stesso è ascrivibile ai tempi di assegnazione ad RFI delle risorse.
  Nel mese di gennaio 2022, Rfi avrebbe provveduto a definire compiutamente le tempistiche per la realizzazione dei lavori nella stazione, il cui avvio è programmato nei primi mesi del 2022.
  

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   GRIPPA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1 dell'articolo 110 del Tuel (Testo unico enti locali) prevede: «Lo statuto può prevedere che la copertura dei posti di responsabili dei servizi o degli uffici, di qualifiche dirigenziali o di alta specializzazione, possa avvenire mediante contratto a tempo determinato. Per i posti di qualifica dirigenziale, il regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi definisce la quota degli stessi attribuibile mediante contratti a tempo determinato, comunque in misura non superiore al 30 per cento dei posti istituiti nella dotazione organica della medesima qualifica e, comunque, per almeno una unità. Fermi restando i requisiti richiesti per la qualifica da ricoprire, gli incarichi a contratto di cui al presente comma sono conferiti previa selezione pubblica volta ad accertare, in capo ai soggetti interessati, il possesso di comprovata esperienza pluriennale e specifica professionalità nelle materie oggetto dell'incarico»;

   si evince da tale disposizione normativa che non sarebbe possibile l'assunzione di un istruttore di «Area Tecnica», collocazione consentita invece dal comma 2 dello stesso articolo che sancisce tale possibilità seppur vincolandola all'assenza di analoga figura professionale e alle disposizioni del regolamento comunale sull'ordinamento degli uffici e dei servizi. Disposizioni che nel comune di Rapino, in provincia di Chieti sono rimesse alla comprovata esperienza pregressa di 5 anni o l'iscrizione all'albo per almeno 5 anni;

   la giunta comunale del comune deliberava, con atto n. 17 del 19 marzo 2019, l'attivazione di una procedura di selezione di un istruttore dell'area tecnico-manutentiva, adducendo tra le varie causanti quella di esperienza del tecnico con comprovata professionalità e che il procedimento che sarebbe stato adottato fosse privo di procedura concorsuale e si avvaleva dell'articolo 110 del Tuel in base al quale si sarebbe proceduto ad assumere un incaricato esterno a tempo determinato vincolato al mandato del sindaco;

   successivamente alla scadenza della procedura di selezione sarebbe stato assegnato, nonostante fosse già presente un altro istruttore direttivo dell'area, nonché responsabile degli uffici, un posto da istruttore tecnico all'architetto Martino Eleonora, professionista giovane ed iscritta all'albo all'epoca della candidatura da soli tre anni e 5 mesi (data iscrizione 7 ottobre 2015) e alle prime esperienze lavorative tra cui lo svolgimento del servizio civile presso lo stesso ente. Requisiti questi, che a parere dell'interrogante non avrebbero potuto soddisfare quelli previsti dalle disposizioni vigenti in materia. Per quanto consta all'interrogante non sarebbero inoltre chiare quali siano le valutazioni meritocratiche, anche comparative effettuate;

   nell'intera procedura con la quale è stata assunta l'architetto Martino Eleonora emergerebbero sia dubbi procedimentali, che dubbi sulle motivazioni e sulle modalità stabilite ex ante, ma anche perplessità in merito al fatto che si sia voluto evitare un concorso pubblico per un posto dirigenziale attraverso l'incarico fiduciario ex articolo 110 del Tuel in evidente violazione di quello che è il dettame della Costituzione della Repubblica italiana. Vi sarebbero altresì numerosi dubbi anche sulla procedura con la quale all'architetto Martino Eleonora sarebbe stato attribuito a quanto consta all'interrogante l'incarico di responsabile degli Uffici, elevando quindi la posizione di un soggetto che avrebbe dovuto aver espletato una procedura concorsuale pubblica;

   a parere dell'interrogante, per tutte le norme, la giurisprudenza e i fatti citati si ritiene che nel comune di Rapino non sarebbero state rispettate tutte le norme di correttezza, pubblicità, predeterminazione delle modalità di selezione, rispetto delle procedure concorsuali stabilite dalla normativa, dalla giurisprudenza e dalla Costituzione, nonché i principi di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione;

   per l'interrogante sarebbe opportuno prevedere una nuova selezione con modalità che consentano ai candidati di concorrere tutti alle stesse condizioni nonché a dirigenti che possano realmente mettere a disposizione della comunità le esperienze professionali –:

   se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche per il tramite dell'ispettorato della funzione pubblica, affinché venga avviata una verifica in ordine alla regolarità e alla correttezza della procedura adottata.
(4-11039)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame l'interrogante, nell'esprimere dubbi sulla procedura svolta presso il comune di Rapino (Chieti) per l'attribuzione dell'incarico all'architetto Eleonora Martino di istruttore di «Area tecnica» ex articolo 110 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, chiede di «adottare iniziative di competenza, anche per il tramite dell'ispettorato della funzione pubblica, affinché venga avviata una verifica in ordine alla regolarità e alla correttezza della procedura adottata».
  Riguardo ai fatti oggetto dell'interrogazione, ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, l'ispettorato per la funzione pubblica, a seguito di pregresse segnalazioni di consiglieri del comune di Rapino, relative anch'esse agli incarichi all'architetto Martino, ha chiesto chiarimenti all'Amministrazione con note del dipartimento per la funzione pubblica n. 8772 del 12 febbraio 2020 e n. 15212 del 4 marzo 2020.
  Dai riscontri pervenuti e dagli atti trasmessi è risultato che l'interessata, individuata a seguito di procedura selettiva pubblica, al fine di affiancare il dipendente responsabile dell'area tecnica in procinto di andare in pensione e con un elevato numero di giorni di ferie da fruire, è stata destinataria, inizialmente, del decreto sindacale n. 2 del 28 marzo 2019 per l'espletamento di funzioni di istruttore direttivo dell'area medesima. Detto decreto, per quanto risulti adottato ai sensi del comma 1, dell'articolo 110 del decreto legislativo n. 26 del 2000, è, verosimilmente, da intendersi ai sensi del comma 2 del medesimo articolo.
  Infatti, come anche confermato dal sindaco nel riscontro fornito, che ha dichiarato essersi trattato di un «mero errore materiale», alla data di adozione del provvedimento, il posto in organico era occupato dal dipendente titolare, pertanto l'incarico non avrebbe potuto che essere ai sensi del comma 2 del medesimo articolo.
  Nel citato provvedimento, assunto in prossimità della scadenza del mandato del sindaco, è stata inserita la possibilità di proroga. Pertanto, a seguito di conferma elettorale del sindaco avvenuta il 26 maggio 2019, l'incarico è stato prorogato con d.s. n. 3 del 3 giugno 2019, e, al momento del pensionamento del dipendente affiancato, integrato con il d.s. n. 8 del 1° ottobre 2019 per l'attribuzione all'architetto Martino della responsabilità dell'area tecnica.
  A seguito del sollecito dell'interrogazione presentata dall'interrogante (n. 5-04992), con nota Dfp n. 75119 dell'11 novembre 2021, l'ispettorato per la funzione pubblica ha chiesto ulteriori chiarimenti all'amministrazione, facendo riferimento anche agli esiti della verifica precedentemente disposta.
  Con riscontro pervenuto al n. di protocollo 79290 del 26 novembre 2021, il segretario generale del comune di Rapino ha riferito che «l'architetto Martino Eleonora è stata selezionata, dopo procedura pubblica selettiva e comparativa (...) volta ad accertare i requisiti qualificanti previsti dal bando» e il Sindaco — tenuto conto che il comma 3 dell'articolo 110 consente che l'incarico abbia durata non superiore al mandato elettorale — «ha effettuato la valutazione in base ai criteri del bando, conferendo l'incarico per un anno prima poi prorogato fino a scadenza del mandato, essendo comunque non venuti meno i requisiti iniziali, anzi implementati dall'esperienza nel frattempo maturata».
  Inoltre, «diversamente da quanto sostenuto nell'interrogazione ..., nella quale si parla di “esperienza pregressa di 5 anni o iscrizione all'albo per almeno 5 anni” l'articolo 110 del Tuel richiede “esperienza pluriennale e specifica professionalità nelle materie di incarico”».
  Di detti requisiti, prosegue il segretario, l'interessata è in possesso (come da documentazione allegata al riscontro, tra cui, attestato di lavoro pluriennale presso studio tecnico e collaborazione come operatore volontario del servizio civile presso il comune) e gli stessi soddisfano anche le previsioni del bando in cui era richiesto che il candidato avesse «svolto attività lavorativa o collaborativa a qualunque titolo presso l'ente comune.»
  Quanto alla considerazione che «si sia voluto evitare un concorso pubblico ... per un incarico fiduciario
ex articolo 110 Tuel ...» il segretario evidenzia che l'attribuzione di incarichi fiduciari è consentita dall'articolo 110 Tuel, se prevista nello Statuto. Nello specifico, l'articolo 56, comma 1, dispone che l'Amministrazione «nelle forme, con i limiti e le modalità previste dalla legge e dal regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi, può deliberare, all'infuori della dotazione organica, l'assunzione con contratto a tempo determinato...» e al comma 2, che «nel caso di vacanza di posto ... può assegnare la titolarità di uffici e servizi a personale assunto con contratto a tempo determinato ...[Il/La] Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta»
  Per quanto sopra, afferma il segretario, «è stata correttamente eseguita la procedura di individuazione di una figura tecnica ai sensi dell'articolo 110 Tuel, mediante selezione dopo avviso pubblico in cui sono stati fissati anche requisiti e criteri, compresa la verifica della comprovata esperienza pluriennale».
  Infine, — in relazione al disposto del comma 3 dell'articolo 110 Tuel, il quale prevede che detti contratti «possono essere rinnovati per una durata non superiore al mandato elettivo del Sindaco» — l'amministrazione ha precisato che l'incarico attribuito con il suddetto decreto n. 3 del 3 giugno 2019 è stato prorogato con decreto n. 4 del 4 giugno 2020, in quanto, «in pieno stato di emergenza dovuto alla pandemia», il comune, «trovandosi nella difficoltà a svolgere qualunque eventuale procedura concorsuale» ha ritenuto necessario confermare fino alla scadenza del mandato del sindaco, l'incarico a contratto per l'espletamento delle funzioni di istruttore direttivo e responsabile del servizio area tecnica manutentiva, a favore dell'Architetto in argomento, «unica risorsa tecnica all'interno dell'ente».
  Da ultimo, l'ente ha reso noto che in data 31 dicembre l'architetto Martino ha concluso il rapporto di lavoro instaurato ai sensi del più volte citato articolo 110 del Tuel.
  

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   MARAIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, reca l'articolo 112-bis introdotto in sede di conversione;

   tale articolo ha istituito un fondo per i comuni particolarmente danneggiati dall'emergenza sanitaria da COVID-19;

   nella norma si enuncia, al comma 1, che «in considerazione dell'emergenza sanitaria da COVID-19 che ha interessato comuni non compresi tra quelli previsti dall'articolo 112, nello stato di previsione del Ministero dell'interno è istituito un fondo con una dotazione di 40 milioni di euro per l'anno 2020, finalizzato al finanziamento di interventi di sostegno di carattere economico e sociale in favore dei comuni particolarmente colpiti dall'emergenza sanitaria»;

   al comma 2, la stessa norma stabilisce che «Il fondo di cui al comma 1 è ripartito con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»;

   ancora, al comma 3 vi si stabilisce che «Al fine della ripartizione del fondo di cui al comma 1 tra i comuni beneficiari, si tiene conto, sulla base della popolazione residente, dei comuni individuati come zona rossa o compresi in una zona rossa in cui, per effetto di specifiche disposizioni statali o regionali applicabili per un periodo non inferiore a quindici giorni, è stato imposto il divieto di accesso e di allontanamento a tutti gli individui comunque ivi presenti; per i restanti comuni, si tiene conto dell'incidenza, in rapporto alla popolazione residente, del numero dei casi di contagio e dei decessi da COVID-19 comunicati dal Ministero della salute e accertati fino al 30 giugno 2020»;

   le disposizioni, come si evince dal testo riportato, non vincolano i comuni beneficiari ad adottare specifiche misure per l'utilizzo dei fondi attribuiti, bensì enunciano la finalità del «finanziamento di interventi di sostegno di carattere economico e sociale», lasciando agli stessi comuni ampi margini di autonomia e discrezionalità per quanto concerne le forme e le destinazioni dei sostegno da erogare;

   allo stato attuale, a seguito della avvenuta ripartizione dei fondi da parte del Ministero dell'interno e del Ministero dell'economia e delle finanze, non è chiaro se e quanti comuni beneficiari della suddetta ripartizione abbiano provveduto all'attuazione di misure di sostegno economico e sociale;

   inoltre, non si conoscono le tempistiche occorse per i predetti interventi, e la mancanza di vincoli e criteri definiti a livello ministeriale non garantisce a livello locale certezza, celerità e uniformità nella fase ultima di destinazione delle somme;

   questa situazione di incertezza è stata foriera di ritardi negli accreditamenti a cittadini e attività economiche, oltre ad essere potenzialmente alla base di diseguaglianze tra i cittadini e di mancato utilizzo dei fondi ripartiti ad ogni comune beneficiario;

   sulla base di tali premesse, si rende necessaria un'attività di monitoraggio e controllo in merito alle effettive modalità e tempistiche di utilizzo di questi fondi da parte dei comuni –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative volte ad attuare una ricognizione, al fine di verificare le modalità, le tempistiche di attribuzione e l'effettivo utilizzo a livello locale dei fondi ripartiti ex articolo 112-bis del decreto-legge del 19 maggio 2020 n. 34.
(4-10340)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiedono notizie sul fondo istituito, ai sensi dell'articolo 112-bis del decreto-legge del 19 maggio 2020 n. 34 convertito con modifiche dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, a favore dei comuni particolarmente danneggiati dall'emergenza sanitaria da COVID-19 e finalizzato a interventi di sostegno di carattere economico e sociale.
  In particolare, viene chiesto se, in considerazione dei margini di autonomia e discrezionalità rilasciati ai comuni, possa rendersi necessaria un'attività di monitoraggio in merito alle effettive modalità e tempistiche di utilizzo di questi fondi.
  Al riguardo, si segnala preliminarmente che il comma 4 del citato articolo 112-
bis, prevede che: per l'anno 2020, in considerazione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, in caso di esercizio provvisorio sono autorizzate le variazioni al bilancio adottate dagli organi esecutivi degli enti locali riguardanti l'utilizzo delle risorse trasferite o assegnate agli stessi enti locali, ai sensi di norme di legge per fronteggiare l'emergenza, nonché ai sensi di norme di legge dello Stato per contributi agli investimenti.
  Per il medesimo anno, l'articolo 158 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, non si applica in relazione alle risorse trasferite agli enti locali ai sensi di norme di legge per fronteggiare l'emergenza.
  Venendo meno l'obbligo di rendicontazione, viene meno altresì la sanzione della restituzione di quanto ricevuto in caso di omessa rendicontazione.
  Si tratta di una scelta adottata in ragione del periodo di estrema difficoltà che i comuni hanno dovuto fronteggiare e non gravarli della scadenza di 60 giorni dal termine dell'esercizio finanziario, per ottemperare all'obbligo di rendicontazione.
  Il riparto del fondo è avvenuto, sulla base di modalità ed i criteri specificamente predeterminati, con decreto del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 10 dicembre 2020, con pagamento agli enti beneficiari effettuato in data 17 dicembre 2020.
  Inoltre, si rappresenta che gli enti beneficiari delle risorse trasmettono al Ministero dell'economia e delle finanze, in modalità telematica, una certificazione della perdita di gettito connessa all'emergenza epidemiologica da COVID-19, al netto delle minori spese e delle risorse assegnate a vario titolo dallo Stato a ristoro delle minori entrate e delle maggiori spese connesse alla predetta emergenza, firmata digitalmente, ai sensi dell'articolo 24 del codice dell'amministrazione digitale (Cad) di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, dal rappresentante legale, dal responsabile del servizio finanziario e dall'organo di revisione economico-finanziaria.
  In tale quadro rimangono fermi i controlli sulla gestione degli enti locali svolti dalla Corte dei conti, nonché i controlli interni, tant'è che, ai sensi dell'articolo 147 del Tuel, gli enti locali, nell'ambito della loro autonomia normativa e organizzativa, individuano strumenti e metodologie per garantire, attraverso il controllo di regolarità amministrativa e contabile, la legittimità, la regolarità e la correttezza dell'azione amministrativa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   MASI, DEL SESTO, ORRICO, FARO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il turismo organizzato soffre ancora in modo particolare delle continue fibrillazioni legate allo spostamento dei viaggiatori a causa della continua recrudescenza del COVID-19; ciò non permette di pianificare progetti per il futuro, con grave incidenza sui redditi di tali aziende;

   il 15 ottobre 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge su temi fiscali e del lavoro rifinanziando i trattamenti di integrazione salariale, concedendo così altre 13 settimane di cassa integrazione alle aziende che hanno subito una riduzione o uno «stop» delle proprie attività a causa del COVID-19, dal 1° ottobre al 31 dicembre; le ulteriori 13 settimane di cassa integrazione concesse dall'Esecutivo devono essere utilizzate nella finestra compresa tra il 1° ottobre e il 31 dicembre, ovvero proprio nel momento in cui il turismo organizzato sta faticosamente tentando di salvare l'alta stagione invernale alla luce di quanto consentito dalle ultime disposizioni;

   le associazioni di categoria in una nota stampa del 2 dicembre 2021 hanno sottolineato come ben diverso sarà lo scenario che si presenterà dopo l'Epifania, con un fisiologico e inevitabile calo dell'attività che come ogni anno accompagnerà il settore più o meno fino alla primavera e con le ultime informazioni sulle varianti Covid che pare abbiano rialimentato la paura di viaggiare, provocando le cancellazioni dei pochi viaggi organizzati;

   anche le più recenti iniziative normative non hanno quindi posto rimedio alla questione –:

   quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, per sostenere il comparto del turismo organizzato dopo la fine del periodo natalizio.
(4-10906)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresentano le criticità che caratterizzano il settore del turismo organizzato, interessato dai pregiudizievoli effetti dell'emergenza pandemica, con riferimento anche ai trattamenti di integrazione salariale, e si invocano urgenti iniziative per sostenere il comparto dopo le festività natalizie.
  Al riguardo rappresento di essere pienamente consapevole di tali criticità e, quindi, ho dato mandato ai miei uffici di prevedere — d'intesa con le altre amministrazioni competenti — nel prossimo utile veicolo normativo a ciò dedicato la proroga della cassa integrazione Covid per il settore turistico, prevedendo un ulteriore periodo massimo di 13 settimane, fino al 31 marzo 2022. per i trattamenti di assegno ordinario (Aso) e di cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd), in favore dei datori di lavoro del comparto turistico che sono costretti a interrompere o ridurre l'attività produttiva per eventi riconducibili all'emergenza epidemiologica da COVID-19.
  Purtroppo, le mie richieste sono state solo in parte accolte nel decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 21 gennaio 2022, prevedendo:
  all'articolo 4, comma 2, di destinare 40 milioni di euro all'esonero, dal 1° gennaio 2022 al 31 marzo 2022, contributivo per i datori di lavoro in relazione alle assunzioni a tempo determinato o con contratto di lavoro stagionale nei settori del turismo e degli stabilimenti termali;
  all'articolo 7, l'esonero dal pagamento della contribuzione addizionale di cui agli articoli 5 e 29, comma 8, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148 per alcuni datori di lavoro tra i quali quelli del settore turistico che nel periodo 1° gennaio-31 marzo 2022, sospendono o riducono l'attività lavorativa.
  Ovviamente, tali misure si aggiungono a quanto già stabilito dall'articolo 1 della legge di bilancio n. 234 del 2021, il quale prevede:
  l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, di un fondo da destinare al sostegno degli operatori economici, con una dotazione di 150 milioni di euro per l'anno 2022, che sono destinati agli operatori economici del settore del turismo, dello spettacolo e dell'automobile gravemente colpiti dall'emergenza epidemiologica;
  la possibilità di utilizzare il Fondo di integrazione salariale (Fis), che garantisce l'assegno di solidarietà finanziato con i contributi del datore di lavoro, per le imprese esercenti attività commerciali e le agenzie di viaggio e turismo, inclusi gli operatori turistici;
  la modifica della Cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria), estendendola, con un unico massimale di euro 1.199,72, a tutti i settori e riconoscendola a tutte le imprese con più di 15 dipendenti per le causali di riorganizzazione aziendale, crisi aziendale e contratto di solidarietà.
  In ultimo, per quanto attiene alla limitazione della mobilità internazionale dovuta alle restrizioni della pandemia, proprio al fine di agevolare il più possibile i flussi turistici, evidenzio di aver rappresentato al Ministro della salute, in data 14 gennaio 2022 l'esigenza di rafforzare il modello dei corridoi turistici «Covid-free», aprendone di nuovi e prorogando la validità di quelli già previsti dall'ordinanza del 29 settembre 2021, per consentire spostamenti in sicurezza dall'estero verso l'Italia e dall'Italia verso l'estero, anche in relazione a destinazioni tradizionalmente considerate quali apprezzate mete turistiche.
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   MELONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   è clamoroso e inaccettabile quanto accaduto negli ultimi giorni con la pubblicazione sui profili social della Presidenza del Consiglio di una grafica istituzionale per il centenario del Milite ignoto che non ha nulla a che vedere con la nostra storia nazionale;

   nell'immagine dedicata alla celebrazione del centenario, infatti, non solo i soldati rappresentati non sono italiani ma americani, e le loro divise appartengono a un periodo storico ed eventi bellici molto più recenti delle vicende che si commemorano col centenario, ma la cartina alle spalle dei soldati mostra un pezzo di territorio addirittura colombiano invece che italiano;

   in seguito all'errore la Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio che si occupa degli anniversari nazionali, e alla quale è delegata la Ministra per le politiche giovanili, Fabiana Dadone, ha pubblicato un tweet attribuendo la responsabilità di quanto accaduto a «un refuso durante le attività di selezione» e «a carichi di lavoro particolarmente intensi», promettendo l'adozione di provvedimenti sanzionatori;

   la memoria del Milite ignoto, simbolo di migliaia di soldati morti in combattimento durante la prima guerra mondiale, è parte essenziale del patrimonio storico nazionale, e un simile errore è tanto più grave perché si è verificato al vertice delle nostre istituzioni, dimostrando scarsa competenza e una preoccupante superficialità nell'affrontare l'identità storica e culturale nazionale –:

   a chi sia stata affidata la scelta dell'immagine per la celebrazione del centenario del Milite ignoto, quale sia stata la procedura seguita, e, se del caso, quali siano state le società esterne coinvolte;

   alla luce della dichiarazione resa dopo i fatti dalla Struttura di missione, quali siano i provvedimenti assunti nei confronti dei responsabili del clamoroso errore.
(4-10514)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, evidenzio anzitutto che, a differenza di quanto rappresentato dagli organi di stampa e da taluni account social, il contenuto grafico impiegato non corrispondeva ad una «locandina», né ad un «manifesto», men che meno ad una grafica di lancio per il programma di commemorazioni del centenario del Milite Ignoto. Si è trattato di una immagine (cosiddetta card), impiegata esclusivamente sui canali social, apparsa solo per alcune ore nella giornata del 21 ottobre 2021, poi tempestivamente rimossa e sostituita. In data 22 ottobre, la competente «Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni» ha pubblicato un post di scuse di cui è stata data notizia agli organi di informazione.
  Nella pianificazione delle attività, il gruppo di lavoro operante presso la suddetta struttura di missione ha predisposto un archivio di immagini appositamente selezionate per la campagna di comunicazione inerente gli anniversari nazionali in generale e, nello specifico, il centenario del Milite Ignoto.
  Nel corso delle attività volte a definire il contenuto della comunicazione sui
social è stata erroneamente selezionata un'immagine che non era presente nel suddetto archivio, senza che di ciò fosse venuto a conoscenza il gruppo di lavoro.
  Per tale ragione, ho accolto le dimissioni che il soggetto che ha operato in autonomia l'errata selezione ha immediatamente avanzato, assumendo il relativo provvedimento di cessazione dell'incarico di esperto a far data dal 28 ottobre 2021.
  Stigmatizzando quanto accaduto, è comunque doveroso sottolineare l'impegno e la bontà del lavoro svolto dalla struttura di missione in occasione della rievocazione del viaggio, organizzato in collaborazione con il Ministero della difesa, che trasportò la salma del Milite Ignoto dalla Basilica di Aquileia all'Altare della Patria a Roma nel 1921.
  Per la solenne ricorrenza, la struttura di missione ha egregiamente curato l'allestimento di un treno storico messo a disposizione dalla Fondazione FS con materiali di repertorio reperiti presso l'Archivio Luce Cinecittà spa e la Cineteca del Friuli, nonché con immagini tratte dal volume Ignoto Militi (Milano, 1922).
  Il convoglio ha ospitato un vagone interamente dedicato all'installazione immersiva «Il Viaggio di Antonio», ideata e realizzata dalla suddetta struttura di missione.
  L'ampio e diffuso apprezzamento per l'iniziativa ha fatto sì che l'esposizione venisse prorogata presso il binario 1 della stazione ferroviaria di Roma «San Pietro» fino all'8 novembre 2021.
  Successivamente, su proposta della Presidente della Comunità Ebraica di Roma, la mostra è stata allestita anche presso la Fondazione Museo della Shoah di Roma, dal 16 dicembre al 12 gennaio 2022.
  Per completezza, osservo, formulando il mio apprezzamento, che è stata successivamente approvata la proposta avanzata in sede di conversione al Senato della Repubblica del disegno di legge n. 2448 recante «bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» con la quale, al fine di favorire la conoscenza degli eventi che portarono la salma del Milite Ignoto a Roma e di preservarne la memoria in favore delle future generazioni, è stata disposta la prosecuzione del viaggio del treno della Memoria attraverso un itinerario che «porti a raggiungere almeno tutti i capoluoghi di regione e le maggiori città italiane non coinvolte nel percorso storico del 1921».

La Ministra per le politiche giovanili: Fabiana Dadone.


   MICELI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con nota verbale del maggio 2013 dell'Interpol di Astana è stata segnalata la presenza sul territorio italiano di Mukhtar Ablyazov – ricercato per reati commessi in Kazakhstan, Russia e Ucraina, tra cui appropriazione indebita di denaro e truffa – ed è stato accertato che lo stesso non fosse titolare di alcun permesso di soggiorno valido in Italia, né avesse richiesto il riconoscimento della protezione internazionale;

   il 29 maggio 2013, nel corso di una perquisizione della squadra mobile e della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali della questura di Roma presso una villa nella quale era stata segnalata come possibile la presenza Ablyazov, è stata individuata la signora Alma Shalabayeva – moglie di Ablyazov – sotto falso nominativo (Alma Ayan) in possesso di un passaporto diplomatico contraffatto e sono stati conseguentemente notificati un decreto di espulsione ed un decreto di trattenimento – convalidato dall'autorità giudiziaria – presso il Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, adottato dal questore di Roma;

   nel luglio 2014 il prefetto di Roma ha emesso in autotutela un decreto di revoca dell'espulsione in quanto la signora risultava «in possesso di un passaporto rilasciato dalla Repubblica del Kazakhstan a nome Alma Shalabayeva ed in relazione allo stesso di due permessi di soggiorno, in corso di validità, rilasciati, rispettivamente, dal Regno Unito e dalla Lettonia» anche se «la predetta documentazione non è stata prodotta né in alcun modo menzionata dall'interessata durante gli accertamenti compiuti dal personale della Questura di Roma», specificando che l'eventuale esibizione «non avrebbe comportato l'adozione del provvedimento di espulsione con accompagnamento coattivo alla frontiera»;

   dal 1992 il Kazakhstan è uno Stato membro dell'Onu, e, nel 2009, l'Italia ha sottoscritto un accordo di cooperazione nel contrasto alla criminalità organizzata ratificato con la legge 7 dicembre 2015, n. 216, e i numerosi accordi bilaterali tra i due Stati lasciano presupporre come l'Italia non considerasse il Kazakhstan un Paese a rischio di violazioni sistematiche dei diritti umani;

   la sentenza n. 1594 del 2020 del tribunale penale di Perugia ha condannato gli imputati nel processo per il «caso Shalabayeva», definendo l'operazione come «extraordinary rendition al di fuori delle maglie degli istituti di diritto processuale» e che Alma Shalabayeva sarebbe stata di fatto inespellibile, in quanto a rischio di sottoposizione a trattamenti inumani e degradanti nel suo Paese di origine, sebbene la donna si presentava nelle condizioni di essere espulsa in base alla disciplina del «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero» (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modificazioni ed integrazioni) –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa e se intendano chiarire quale sia la procedura da porre in essere nel caso in cui venisse trovato sul territorio italiano un cittadino straniero in possesso di falsa documentazione d'identità o di soggiorno;

   se siano a conoscenza di eventuali accertamenti, nel periodo intercorrente tra l'emissione del decreto di espulsione e la sua revoca in autotutela, circa il possesso di documentazione valida in Italia da parte della signora Shalabayeva;

   se la procedura adottata nel caso in premessa da parte della questura di Roma sia o meno da ritenersi conforme alla normativa di cui al testo unico concernente la disciplina dell'immigrazione.
(4-11071)

  Risposta. — Con riferimento alla richiesta sopra distinta, relativa all'interrogazione in esame, si rappresentano di seguito gli elementi forniti dal dipartimento della pubblica sicurezza: con telex urgentissimo del 28 maggio 2013, il servizio per la cooperazione internazionale di polizia di questo dipartimento comunicava alla squadra mobile della questura di Roma che il signor Mukhtar Ablyazov, nato il 15 maggio 1963, era ricercato in campo internazionale, a fini estradizionali, dalle autorità del Kazakistan, in quanto destinatario di un mandato di cattura, emesso dalla corte di Almaty in data 5 marzo 2009, per il reato di truffa e associazione criminale.
  Con il medesimo telex il citato servizio chiedeva, conseguentemente, di procedere all'arresto dell'uomo ai sensi degli articoli 715 e 716 del codice di procedura penale.
  Lo stesso servizio segnalava, inoltre, che il signor Ablyazov era ricercato dalla Russia, con una segnalazione Interpol («
Red Notice» n. 2011/55578 dei 28 marzo 2013) per truffa e associazione criminale, e dall'Ucraina per falso documentale.
  Nel citato telex, oltre ad essere indicati i nominativi dei soggetti che potevano accompagnare il cittadino kazako (anch'essi inseriti nella banca dati di polizia Sdi, poiché destinatari del medesimo provvedimento di cattura emesso a carico dell'interessato) e le autovetture a lui in uso, veniva altresì rappresentata la possibilità che lo stesso si trovasse a Roma, all'interno di una villa sita in via di Casal Palocco n. 3, di proprietà della signora Gerda Brockelschen).
  Il successivo 29 maggio, al fine di effettuare una perquisizione finalizzata al rintraccio dell'uomo – ricercato e privo di titolo per soggiornare in Italia – personale della squadra mobile e della Digos della questura di Roma accedeva all'interno della villa in parola.
  All'atto della perquisizione, Ablyazov non veniva rintracciato ma si constatava la presenza, oltre che di una coppia di domestici, di alcune persone tra le quali una donna in possesso di un passaporto diplomatico della Repubblica Centrafricana a nome «Alma Ayan», con evidenti segni di contraffazione e privo del necessario visto di ingresso e del relativo timbro uniforme Schengen apposto dalla polizia di frontiera.
  La stessa donna, altresì, non era in possesso di permesso di soggiorno rilasciato dallo Stato italiano, né da altro Stato membro dell'Unione europea, e, ad eccezione del passaporto diplomatico di cui sopra, non è stata in grado di esibire alcun documento identificativo.
  Pertanto, a seguito della mancata identificazione in ragione della sospettata falsificazione del passaporto esibito, nella stessa giornata del 29 maggio 2013 la donna veniva accompagnata presso l'ufficio immigrazione della questura di Roma.
  All'atto del foto-segnalamento, la stessa dichiarava di essere di nazionalità kazaka.
  Gli accertamenti esperiti dall'ufficio di polizia di frontiera aerea di Fiumicino nella medesima data confermavano la falsificazione del documento, che aveva subito delle alterazioni consistenti nella sostituzione di alcune pagine.
  Inoltre, il Ministero degli affari esteri, con nota formale, comunicava che la signora Alma Ayan non beneficiava di alcuno status diplomatico-consolare nella Repubblica italiana.
  Pertanto, la citata squadra mobile procedeva alla denuncia dell'interessata in ordine ai reati commessi attraverso l'esibizione del falso passaporto diplomatico.
  Lo stesso giorno l'Ufficio Immigrazione della questura notificava alla stessa il decreto prefettizio di espulsione ed il provvedimento del questore di Roma di trattenimento presso il Centro di identificazione e di espulsione C.i.e. oggi ridenominato Centro di permanenza per i rimpatri – C.p.r. di Ponte Galeria.
  Si evidenzia che, dagli atti in possesso della questura di Roma, durante l'espletamento dell'
iter procedimentale finalizzato all'emanazione del decreto di espulsione adottato dalla prefettura di Roma, la cittadina straniera non ha riferito informazioni o prodotto documenti che consentissero una diversa definizione della relativa posizione amministrativa sul territorio dello Stato, né ha, tanto meno, fatto richiesta di protezione internazionale.
  Ciò è confermato anche dal tenore letterale del provvedimento espulsivo in parola.
  Successivamente, allo scopo di dare esecuzione al decreto di espulsione – e fatte salve eventuali diverse decisioni delle competenti autorità giudiziarie, alle quali i provvedimenti amministrativi sarebbero poi stati sottoposti per le valutazioni di competenza – la questura di Roma provvedeva, come previsto dalla vigente normativa, al trattenimento della signora Ayan presso il C.i.e. di Ponte Galeria, che veniva ritualmente convalidato dalla competente Autorità giudiziaria.

  Passando all'illustrazione della procedura da porre in essere nel caso di rintraccio sul territorio dello Stato di un cittadino straniero privo di permesso di soggiorno ed in possesso di falsa documentazione di identità, si rappresenta che in questa ipotesi si affiancano profili di carattere sia penalistico che amministrativo.
  Innanzitutto, si premette che lo straniero deve essere sottoposto ad identificazione di polizia, con foto-segnalamento e consultazione delle banche dati in uso, sia sul nominativo declinato dallo straniero che su eventuali
alias emersi in fase di verifica, nonché con attivazione dei canali diplomatici – salvo che lo straniero non abbia richiesto protezione internazionale – e di cooperazione internazionale di polizia. Dal punto di vista penalistico, lo straniero in possesso di un documento di identificazione falso valido per l'espatrio, commette il reato di cui all'articolo 497-bis del codice penale (possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi), per cui si applicano le pertinenti disposizioni del codice penale e di procedura penale.
  Dal punto di vista amministrativo, il mancato possesso di un titolo di soggiorno in corso di validità, rilasciato dallo Stato o da altro Paese membro dell'Unione europea, rende irregolare lo straniero sul territorio nazionale. Per tale irregolarità, l'articolo 13 del decreto legislativo n. 286 del 1998 (testo unico immigrazione – T.u.i.) commina l'espulsione. A tal riguardo, giova ricordare che il decreto-legge 23 giugno 2011, n. 89, ha introdotto nell'articolo sopra citato un meccanismo espulsivo «personalizzante» e «ad intensità graduale crescente».
  Con la suddetta modifica normativa, in particolare, è stata privilegiata la concessione allo straniero espulso di un termine per la partenza volontaria, in luogo dell'accompagnamento immediato alla frontiera a mezzo della forza pubblica.
  Detto meccanismo «volontario» può essere applicato, tuttavia, qualora non sussista il rischio di pregiudicare l'effettivo ritorno del soggetto espulso nel suo Paese d'origine o di provenienza.
  Difatti, il termine per la partenza volontaria non può essere concesso allo straniero e si procede all'accompagnamento immediato alla frontiera, quando: sia pericoloso per l'ordine e la sicurezza pubblica o la sicurezza dello Stato, ovvero sia stata disposta l'espulsione come sanzione penale o come conseguenza di una sanzione penale, oppure sussista il rischio di fuga, o quando la sua domanda di soggiorno sia stata respinta in quanto manifestamente infondata o fraudolenta, o, infine, quando abbia violato senza un giustificato motivo misure meno afflittive precedentemente concessegli dalle autorità di pubblica sicurezza.
  Con specifico riguardo alla sussistenza del rischio di fuga, appare necessario chiarire che le ipotesi in cui lo stesso è configurabile sono state espressamente individuate dal legislatore all'articolo 13, comma 4-
bis, T.u.i., in base a criteri obiettivi ed in conformità alla direttiva unionale n. 115 del 2008 (cosiddetta «direttiva rimpatri»). Alla stregua della disposizione sopra citata, il rischio di fuga si configura quando sia accertato, caso per caso, il pericolo che lo straniero possa sottrarsi alla volontaria esecuzione del provvedimento di espulsione e ricorre se la persona da rimpatriare, tra le altre ipotesi, non dispone di un passaporto valido.
  Pertanto, alla luce di quanto esposto, può affermarsi che lo straniero trovato in possesso di un documento di identità di cui sia accertata la falsificazione e che non ha esibito ulteriori documenti identificativi o titoli di viaggio validi, sia da ritenere «a rischio di fuga».
  Conseguentemente, l'esecuzione dell'espulsione adottata nei suoi confronti non può che avvenire mediante accompagnamento immediato alla frontiera. Detto accompagnamento è eseguito dal Questore previo nulla osta dell'autorità giudiziaria competente in relazione alle fattispecie di reato contestate e previa convalida del giudice di pace dell'accompagnamento stesso.
  Se non è possibile eseguire con immediatezza l'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera, a causa di specifici problemi burocratici, logicistici od operativi transitoriamente ostativi alla preparazione o all'effettuazione del rimpatrio, il questore, nei casi e con le modalità previste dall'articolo 14 Tui, dispone il trattenimento dello straniero espulso presso un centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr), per il tempo strettamente necessario alla risoluzione delle predette problematiche e all'effettuazione del rimpatrio. In questa ipotesi, il questore trasmette gli atti al giudice di pace territorialmente competente, per la convalida del trattenimento, senza ritardo e comunque entro le 48 ore dall'adozione del provvedimento restrittivo (articolo 14, comma 3, Tui). L'udienza di convalida si svolge in camera di consiglio con la partecipazione necessaria di un difensore e dell'interessato (articolo 14, comma 4, Tui).
  Il giudice di pace provvede alla convalida del trattenimento con decreto motivato entro le 48 ore successive, per un periodo di 30 giorni, prorogabile fino a un massimo di 90 (ulteriormente prolungabile di ulteriori 30 giorni, quindi fino a 120 complessivi, qualora lo straniero sia cittadino di un Paese con cui l'Italia ha sottoscritto accordi in materia di rimpatri, articolo 14, comma 5, Tui). Contro i decreti di convalida e di proroga è proponibile ricorso per cassazione, che non sospende però l'esecuzione della misura espulsiva (articolo 14, comma 6, Tui).
  Per quanto concerne il quesito dell'interrogante circa eventuali accertamenti, effettuati nel periodo intercorrente tra l'emissione del decreto di espulsione e la sua revoca in autotutela, circa il possesso di documentazione valida in Italia da parte dell'interessata, il Prefetto di Roma ha precisato che, nell'intervallo temporale intercorso tra la notifica all'interessata del decreto di espulsione (29 maggio 2013) e la relativa esecuzione (31 maggio 2013), la signora Shalabayeva non ha mai fornito le sue esatte generalità, continuando a dichiarare di chiamarsi Alma Ayan e di godere dello
status diplomatico della Repubblica del Centro Africa, circostanza – quest'ultima – ribadita anche dai suoi legali nell'udienza di convalida del trattenimento innanzi al giudice di pace il 31 maggio 2013. La sua esatta identificazione è divenuta possibile solo grazie a una nota verbale dell'ambasciata del Kazakistan in data 30 maggio 2013, in cui si dava conto del rilascio alla signora in questione, di un passaporto kazako, dalla medesima mai dichiarato né esibito. Solo il successivo 11 luglio, all'atto della notifica del ricorso avverso il decreto di espulsione, depositato dai legali della donna al giudice di pace, si apprendeva della esistenza di titoli di soggiorno rilasciati alla signora Alma Shalabayeva dalle autorità britanniche e lettoni, atteso che tra gli allegati del ricorso figuravano anche copie dei citati titoli di soggiorno, recapitate con fax in data 3 giugno 2013 ai legali italiani da un notaio di Ginevra, che ne certificava anche l'autenticità. Il 12 luglio 2013, il prefetto di Roma, preso atto dell'avvenuta produzione in sede giurisdizionale dei suddetti titoli di soggiorno nel territorio nazionale, disponeva in autotutela la revoca del provvedimento di espulsione.
  Infine il Ministero della giustizia, interpellato sulla questione, ha comunicato di aver ricevuto nel corso dell'anno 2013 dalle autorità del Kazakhstan, con riferimento alle complessive vicende relative all'Ablyazov Mukhtar e alla di lui consorte Shalabayeva Alma, due richieste di assistenza giudiziaria dirette ad acquisire prove nell'ambito di procedimenti penali pendenti nella repubblica del Kazakhstan a carico di entrambi i menzionati soggetti.
  In particolare, la prima richiesta di assistenza giudiziaria, ricevuta in data 1° luglio 2013, era relativa a un procedimento penale pendente nei confronti dell'Ablyazov Mukhtar e di altri individui avente ad oggetto i reati di appropriazione indebita, riciclaggio, abuso di potere e associazione a delinquere e con la stessa si chiedeva che le autorità italiane svolgessero accertamenti di tipo patrimoniale volti a identificare i beni e i rapporti finanziari di cui Ablyazov Mukhtar e i suoi stretti congiunti fossero titolari nel nostro Stato. La richiesta di assistenza giudiziaria veniva formulata in base alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione. Con provvedimento del 3 dicembre 2013 il Ministro della giustizia trasmetteva per l'esecuzione la richiesta alla competente autorità giudiziaria. Alla richiesta di assistenza giudiziaria veniva data esecuzione dalla corte di appello di Roma e gli esiti erano trasmessi dal Ministero della giustizia alle autorità del Kazakhstan per via diplomatica in data 19 marzo 2015.
  La seconda richiesta di assistenza giudiziaria, ricevuta in data 31 ottobre 2013, era relativa a procedimento penale pendente nei confronti della Shalabayeva Alma avente ad oggetto il reato di falsificazione di documenti e con la stessa si chiedeva che le autorità italiane svolgessero accertamenti in merito agli spostamenti della donna e dei suoi figli sul territorio del nostro Stato e ai documenti da costoro utilizzati in tale evenienza. La richiesta di assistenza giudiziaria veniva formulata in base alla cortesia internazionale e con garanzia di reciprocità. Con provvedimento del 3 dicembre 2013 il Ministro della giustizia trasmetteva per l'esecuzione la richiesta alla competente autorità giudiziaria. Alla richiesta di assistenza giudiziaria veniva data esecuzione dalla corte di appello di Roma e gli esiti erano trasmessi dal Ministero della giustizia alle autorità del Kazakhstan per via diplomatica in data 4 giugno 2014.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.


   PATELLI, BELOTTI, RACCHELLA, DE ANGELIS, MARIANI, BADOLE, BISA, BOLDI, GIACOMETTI, TOMBOLATO, VALLOTTO, POTENTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   è stato recentemente pubblicato un manifesto nell'ambito delle celebrazioni per il centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto da Aquileia all'Altare della Patria a Roma con tanto di imprimatur della Presidenza del Consiglio;

   guardando con un minimo di attenzione questo manifesto, balza violentemente all'occhio come i soldati rappresentati non siano Fanti italiani della Grande Guerra bensì soldati della Guerra di Corea, con armamenti ed equipaggiamenti tali e quali a quelli dei soldati americani della Seconda guerra mondiale;

   gli elmetti non sono Adrian mod. 16 in dotazione al Regio Esercito bensì mod. M1 in dotazione all'esercito americano, le buffetterie (giberne) sono chiaramente americane della Seconda guerra mondiale, i fucili nell'immagine sono Garand M1 e non Carcano mod. 91 in calibro 6,5 x 52 in dotazione al Regio Esercito durante il primo conflitto mondiale;

   e tutto questo solo ad una prima lettura superficiale;

   occorre, inoltre, far presente che non mancano certo immagini dei nostri Fanti sul Carso, sull'Isonzo, sull'Ortigara e su tutti i luoghi sacri alla Patria –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi in futuro di episodi come questo che sono una mancanza di rispetto nei confronti della nostra identità nazionale.
(4-10528)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, evidenzio anzitutto che, a differenza di quanto rappresentato dagli organi di stampa e da taluni account social, il contenuto grafico impiegato non corrispondeva ad una «locandina» né ad un «manifesto», men che meno ad una grafica di lancio per il programma di commemorazioni del centenario del Milite Ignoto. Si è trattato di una immagine (cosiddetta card), impiegata esclusivamente sui canali social, apparsa solo per alcune ore nella giornata del 21 ottobre 2021, poi tempestivamente rimossa e sostituita. In data 22 ottobre, la competente «Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni» ha pubblicato un post di scuse di cui è stata data notizia agli organi di informazione.
  Nella pianificazione delle attività, il gruppo di lavoro operante presso la suddetta struttura di missione ha predisposto un archivio di immagini appositamente selezionate per la campagna di comunicazione inerente gli anniversari nazionali in generale e, nello specifico, il centenario del Milite Ignoto.
  Nel corso delle attività volte a definire il contenuto della comunicazione sui
social è stata erroneamente selezionata un'immagine che non era presente nel suddetto archivio, senza che di ciò fosse venuto a conoscenza il gruppo di lavoro.
  Per tale ragione, ho accolto le dimissioni che il soggetto che ha operato in autonomia l'errata selezione ha immediatamente avanzato, assumendo il relativo provvedimento di cessazione dell'incarico di esperto a far data dal 28 ottobre 2021.
  Stigmatizzando quanto accaduto, è comunque doveroso sottolineare l'impegno e la bontà del lavoro svolto dalla struttura di missione in occasione della rievocazione del viaggio, organizzato in collaborazione con il Ministero della difesa, che trasportò la salma del Milite Ignoto dalla Basilica di Aquileia all'Altare della Patria a Roma nel 1921.
  Per la solenne ricorrenza, la struttura di missione ha egregiamente curato l'allestimento di un treno storico messo a disposizione dalla Fondazione FS con materiali di repertorio reperiti presso l'Archivio Luce Cinecittà spa e la Cineteca del Friuli, nonché con immagini tratte dal volume
Ignoto Militi (Milano, 1922).
  Il convoglio ha ospitato un vagone interamente dedicato all'installazione immersiva «Il Viaggio di Antonio», ideata e realizzata dalla suddetta struttura di missione.
  L'ampio e diffuso apprezzamento per l'iniziativa ha fatto sì che l'esposizione venisse prorogata presso il binario 1 della stazione ferroviaria di Roma «San Pietro» fino all'8 novembre 2021.
  Successivamente, su proposta della presidente della Comunità ebraica di Roma, la mostra è stata allestita anche presso la Fondazione Museo della Shoah di Roma, dal 16 dicembre al 12 gennaio 2022.
  Per completezza, osservo, formulando il mio apprezzamento, che è stata successivamente approvata la proposta avanzata in sede di conversione al Senato della Repubblica del Ddl 2448 recante «bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» con la quale, al fine di favorire la conoscenza degli eventi che portarono la salma del Milite Ignoto a Roma e di preservarne la memoria in favore delle future generazioni, è stata disposta la prosecuzione del viaggio del treno della Memoria attraverso un itinerario che «porti a raggiungere almeno tutti i capoluoghi di regione e le maggiori città italiane non coinvolte nel percorso storico del 1921».
  Con specifico riferimento a quanto chiesto dagli interroganti, confermo l'intendimento della struttura di missione di proseguire le proprie attività basandosi sulla certezza delle fonti storiche attraverso collaborazioni con i principali archivi e istituzioni culturali.
  

La Ministra per le politiche giovanili: Fabiana Dadone.


   RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 1° novembre 2021, a causa del maltempo, per l'ennesima volta, la strada statale n. 114 è stata interessata da eventi franosi all'altezza di Capo Alì che ne comporteranno la chiusura per, come dichiarato da Anas s.p.a., almeno 3 o 4 giorni;

   tale strada statale, proprio nel tratto di Capo Alì, è da sempre soggetta al distaccamento periodico di grandi massi che invadono la carreggiata, spesso causando incidenti con veicoli in transito, ed a niente servono i costosi interventi con reti metalliche contenitive che, al più, sono interventi palliativi destinati a cedere al primo distacco roccioso più consistente;

   la chiusura della strada statale 114, per spostarsi tra comuni limitrofi, rende necessario raggiungere il più vicino casello autostradale, uscire al successivo e tornare indietro, con un aggravio di tempo e costi abnorme; infatti, al di là del giro intorno ai Monti Peloritani, la menzionata strada statale è l'unico collegamento viario della zona jonica costiera messinese, oltre l'autostrada, non esistendo alcuna altra strada statale, ex provinciale, intercomunale e financo agricola che permette, stante l'orografia collinare e montuosa a ridosso del mare, gli spostamenti tra i popolosi comuni della zona;

   in data 8 agosto 2020 l'interrogante, insieme all'allora sottosegretario On. Roberto Traversi, effettuava un sopralluogo sui luoghi, oggi interessati dall'ennesima chiusura, insieme ai tecnici di Anas s.p.a. che illustravano un progetto preliminare, redatto dopo numerose istanze, per mettere in sicurezza la zona di Capo Alì e risolvere definitivamente il problema delle ricorrenti chiusure della strada a seguito di eventi franosi;

   come verificato più volte personalmente dall'interrogante, da ultimo in data 19 ottobre 2021, Anas s.p.a. ha dato incarico esterno per la redazione di un progetto definitivo da sottoporre appena pronto alla procedura di valutazione di impatto ambientale; i finanziamenti per la realizzazione dell'opera sono già stati individuati da Anas s.p.a. tra i fondi regionali per le strade statali costiere, mentre l'avvio dei lavori procederà speditamente perché non ci sarà bisogno di gara d'appalto rientrando in apposito accordo quadro già stipulato da Anas s.p.a. –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se abbia già avviato, o intenda farlo a breve, ogni iniziativa opportuna, compresa una interlocuzione con Anas s.p.a. e la convocazione di un tavolo con tutti gli attori coinvolti, volta ad accelerare quanto più possibile la realizzazione di tale opera fondamentale per il territorio e per garantire ai cittadini un adeguato livello essenziale al loro diritto di mobilità.
(4-10599)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede di conoscere quali azioni si intendono adottare per accelerare la messa in sicurezza della strada statale n. 114 Orientale Sicula.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade, l'alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali e dalla società Anas, si rappresenta quanto segue.
  Nel tratto di Capo Alì, la strada statale n. 114 si sviluppa a mezza costa, con un tracciato caratterizzato da un'elevata irregolarità plano-altimetrica e, per la gran parte del tracciato, le pareti rocciose di monte sono conformate con inclinazione pseudo-verticale e con altezze variabili da 30 a 60 metri rispetto alla piattaforma stradale.
  Attualmente è in corso di progettazione un intervento per la realizzazione di opere di protezione della sede stradale tra i chilometri 20+150 e 23+050, in corrispondenza dell'attraversamento di località Capo Alì, per un investimento complessivo di 15 milioni di euro.
  In particolare, i lavori in progetto prevedono, tra il chilometro 21+550 e il chilometro 22+440. l'adeguamento del tracciato mediante la realizzazione di 2 gallerie naturali, rispettivamente di lunghezza pari a 345 ed a 285 metri, intervallate da un ponte di luce di 40 metri, che permetterà di oltrepassare il fiume Rio Schiavo; mentre, tra il chilometro 22+440 e il chilometro 22+950, è prevista la realizzazione di una galleria artificiale di 550 metri e la sistemazione della piattaforma stradale, con allargamento lato valle, per una larghezza complessiva di 9,50 metri.
  Le indagini geognostiche, i rilievi aerofotogrammetrici e topografici e la redazione della progettazione dell'intervento verranno completate e validate entro il prossimo mese di settembre.
  Al fine di ridurre le tempistiche di appalto, Anas provvederà alla consegna dei lavori tramite accordo quadro già appaltato entro la fine del corrente anno.
  Il Ministero continuerà a seguire costantemente l'iter procedurale per addivenire in tempi rapidi al completamento di una infrastruttura strategica per i territori interessati, anche attraverso la costituzione di un tavolo con i diversi attori coinvolti ove necessario.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   RUGGIERO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 agosto 2021 il responsabile del settore finanziario del comune di Mola di Bari comunica alla prefettura di Bari la mancata approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio con la nota prot. n. 23202;

   in data 3 agosto 2021, il vice segretario generale del comune di Mola di Bari, ad integrazione della nota precedente, comunica alla prefettura di Bari, che nello statuto dell'ente, non è previsto l'organo deputato ad intervenire in via sostitutiva per la nomina di un commissario che provveda a riguardo;

   con parere del 27 ottobre 2010 il Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno ha evidenziato che, ai fini della procedura sanzionatoria, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 141, comma 2, e dell'articolo 193, comma 4, del decreto legislativo n. 267 del 2000, il legislatore non ha inteso dare rilevanza ai motivi che hanno condotto alla mancata presa d'atto della permanenza degli equilibri di bilancio, ma solo al dato obiettivo della mancata adozione, entro il termine prescritto dalla legge, dei necessari provvedimenti di riequilibrio di bilancio. Al verificarsi di tale evento, la norma prevede che il prefetto debba procedere a diffidare il consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 13 del 2002, convertito dalla legge n. 75 del 2002, ad approvare il fondamentale documento contabile e di procedere, in caso di inadempimento, qualora gli statuti degli enti locali non abbiano previsto l'organo deputato ad intervenire in via sostitutiva, a nominare un commissario che provveda al riguardo. Anche la giurisprudenza amministrativa ha peraltro chiarito che «la legge non collega all'inosservanza del termine ordinario di cui all'articolo 175 alcuna immediata e concreta conseguenza dissolutoria, ma la semplice apertura di un procedimento sollecitatorio, che può bensì condurre all'adozione della grave misura dello scioglimento dell'organo, ma il cui presupposto non è la mera inosservanza del termine suddetto, bensì la constatata inadempienza ad un'intimazione puntuale e ultimativa dell'organo competente, che attesta l'impossibilità, o la volontà del consiglio di non approvare il bilancio» (Consiglio di Stato, Sezione V, 19 febbraio 2007, sentenza n. 826);

   il presidente del consiglio comunale, in data 11 agosto 2021, invia al prefetto di Bari comunicazione dell'avvenuta riconvocazione del consiglio comunale per la riapprovazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio; la seduta consiliare era fissata per il 16 agosto 2021, in prima convocazione e, in seconda convocazione, per il 18 agosto 2021;

   a quanto consta all'interrogante i consiglieri comunali di Mola di Bari non avrebbero ricevuto alcuna notifica da parte del prefetto di Bari e neanche alcuna comunicazione scritta da parte del prefetto o del sindaco di Mola di Bari che prescrivesse o solo formalizzasse la procedura con cui sono stati chiamati alla seduta consiliare del 18 agosto 2021 –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa i fatti descritti in premessa e se intenda chiarire, per quanto di competenza, se la procedura adottata dal presidente del consiglio comunale e la mancata notifica da parte del prefetto abbiano disatteso il combinato disposto dell'articolo 141, comma 2, e dell'articolo 193, comma 4, del decreto legislativo n. 267 del 2000 e se la convocazione del consiglio comunale e la nuova votazione sulla proposta di delibera sulla salvaguardia degli equilibri sia da ritenersi legittima.
(4-10483)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato in esame viene richiamata l'attenzione del Ministero dell'interno sulla procedura adottata dal consiglio comunale di Mola di Bari ai fini dell'approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio. In proposito, occorre preliminarmente osservare che l'articolo 193 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 prevede che, con periodicità stabilita dal regolamento di contabilità degli enti locali e, comunque, almeno una volta entro il 31 luglio di ciascun anno, l'organo consiliare provveda con delibera, a dare atto del permanere degli equilibri di bilancio ovvero, in caso di accertamento negativo, ad adottare, contestualmente, i provvedimenti necessari per il ripiano di eventuali debiti fuori bilancio e dell'eventuale disavanzo di gestione o di amministrazione, nonché ogni altra misura necessaria a ripristinare il pareggio.
  Per quanto concerne lo specifico caso segnalato nell'interrogazione, si rappresenta che la prefettura di Bari, con nota ricognitiva del 27 luglio 2021, ha chiesto ai comuni dell'area metropolitana di Bari di far conoscere, entro il 6 agosto successivo, notizie in merito ai suddetti adempimenti. A seguito di detta richiesta, alcuni comuni hanno riferito di aver approvato lo schema del documento contabile in giunta comunale negli ultimi giorni di luglio, con la conseguenza che l'approvazione finale del citato documento non sarebbe potuta avvenire prima dello spirare del termine previsto dal regolamento di contabilità, necessario al consiglio per analizzare in modo compiuto la documentazione a corredo del predetto schema nel rispetto anche dei relativi regolamenti sul funzionamento dei consigli comunali.
  A fronte di tale situazione la prefettura di Bari, nel rispetto delle sfere di competenza di cui l'ente locale è titolare, avviava un costante monitoraggio per verificare la congruità dei tempi di convocazione dei consigli comunali e, in data 19 agosto 2021, provvedeva a trasmettere le diffide a quei comuni risultati inadempienti.
  La prefettura ha precisato anche che il comune di Mola di Bari non figurava tra questi in quanto, pur non avendo provveduto alla suddetta approvazione nella seduta di consiglio comunale del 30 luglio 2021, il consiglio comunale era stato riconvocato con nota dell'11 agosto 2021, per il successivo 16 agosto 2021, in prima convocazione, e per il 18 agosto 2021 in seconda convocazione, con all'ordine del giorno: l'azzeramento della giunta comunale, l'approvazione delle variazioni di assestamento generale e controllo della salvaguardia degli equilibri di bilancio ai sensi degli articoli 175 e 193 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, a la presentazione del bilancio di previsione finanziario 2021-2023. Successivamente, il 18 agosto 2021, il sindaco ed il Presidente del Consiglio rendevano noto che nella stessa giornata, il consiglio comunale, in seconda convocazione, aveva provveduto all'approvazione della delibera di variazione di assestamento generale e controllo della salvaguardia degli equilibri di bilancio.
  Al di là del singolo episodio oggetto dell'atto di sindacato ispettivo parlamentare, in termini procedurali e con particolare riferimento alla diffida prevista dall'articolo 141, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, si rileva che, per costante giurisprudenza, la diffida ha funzione sollecitatoria nei confronti degli organi preposti alla adozione/approvazione di documenti contabili fondamentali, ponendosi l'intervento sostitutivo come estrema misura sanzionatoria (cfr.,
ex multis, Consiglio di Stato, sezione V, n. 826 del 19 febbraio 2007; Tar Campania, Napoli, sezione I, n. I 785 del 25 marzo 2015). A ulteriore chiarificazione del punto, la giurisprudenza amministrativa ha di recente ribadito che «la natura progressiva degli interventi sostitutivi risulta chiaramente rivolta a limitare al minimo le intrusioni dell'Autorità governativa, in un'ottica di rispetto della sfera di competenze, di rilievo anche costituzionale, di cui gli enti locali sono titolari» (così Tar Molise, Campobasso, Sezione I, n. 163 del 14 marzo 2014). Sempre nella medesima linea interpretativa, i giudici amministrativi hanno altresì avuto modo di evidenziare che «la natura ordinatoria-acceleratoria sia del termine di legge per l'approvazione dei bilancio e dei rendiconto, sia del termine ultimo fissato su iniziativa dell'autorità prefettizia; [...] l'inosservanza del termine di legge per l'approvazione ad opera del consiglio comunale del rendiconto di gestione [nel caso prospettato, dei provvedimenti di salvaguardia] non ha come conseguenza automatica lo scioglimento dello stesso, ma comporta l'apertura di un procedimento sollecitatorio, caratterizzato dall'assegnazione di un ulteriore termine acceleratorio, che può anche condurre all'adozione della grave misura dello scioglimento, ma solo a seguito della constatata inadempienza all'intimazione puntuale ed ultimativa dell'autorità prefettizia, che attesti l'impossibilità o la riottosità del consiglio a procedere all'approvazione del documento contabile anche oltre il termine assegnato» (così testualmente Tar Campania n. 1785/2015 cit).
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   SAITTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dagli organi di stampa, il 18 luglio 2021 il ventiquattrenne originario di Adrano, Anthony Bivona, è stato trovato privo di vita all'interno della sua abitazione nella città di Darmstadt, in Germania, dove il giovane lavorava come gommista;

   secondo la versione sinora fornita dalle autorità tedesche, Anthony Bivona si sarebbe impiccato nella tromba delle scale del suo appartamento con una cintura di plastica;

   così come recentemente emerso, da alcuni articoli di stampa e da una inchiesta delle «Iene» andata in onda il 6 novembre 2021, le circostanze del decesso sono tuttora un mistero sul quale rimangono parecchie contraddizioni, punti non chiari e testimonianze sommarie;

   in particolare, secondo quanto riportato dall'inchiesta delle Iene – in base anche a quanto detto da legali ed esperti –, vi sarebbero incongruenze sulla ricostruzione dei fatti; risultano assenti i tipici segni da impiccagione sul corpo del giovane Bivona ed, inoltre, non sarebbero state acquisite, dalle autorità tedesche, ulteriori importanti testimonianze;

   nonostante la presenza di tali elementi e nonostante le circostanze del decesso siano ancora tutte da chiarire, la morte del giovane Bivona è stata archiviata dalla polizia tedesca come suicidio senza effettuare accertamenti più approfonditi;

   per tali motivi la famiglia Bivona ha intrapreso un «lotta per la verità e per la giustizia» sulla scomparsa del giovane Anthony Bivona;

   considerando che desta particolare preoccupazione il fatto che non siano stati intrapresi, dalle autorità tedesche, ulteriori esami autoptici e accertamenti al fine di poter ricostruire in maniera completa i fatti e che, da quanto emerso dagli organi di stampa e dall'inchiesta delle Iene, emergerebbero evidenti lacune sul caso che meriterebbe ulteriori approfondimenti;

   va considerato il ruolo e la competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella tutela dei cittadini italiani all'estero e che, inoltre, occorre chiudere questa vicenda assicurando giustizia e risposte certe ai familiari della vittima –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza affinché si faccia chiarezza sulla vicenda sopra richiamata.
(4-10660)

  Risposta. — Onorevole Deputato Saitta,
  rispondo alla Sua interrogazione parlamentare n. 4-10660.
  Il Signor Antonino Bivona, nato a Biancavilla (Catania) il 3 dicembre 1996, è stato trovato senza vita il 17 luglio 2021 presso la propria abitazione nella città di Darmstadt (Germania).
  Secondo quanto comunicato dalle autorità tedesche, il decesso sarebbe stato inizialmente archiviato come suicidio.
  Il connazionale aveva trasferito la propria residenza in Germania da pochi mesi, dove lavorava come gommista. Il Consolato generale d'Italia a Francoforte ha ricevuto dal comune di Darmstadt il certificato di morte e lo ha immediatamente trasmesso al comune di iscrizione Aire del connazionale.
  Solo in seguito ad un esposto presentato dalla madre del signor Bivona, la quale sospetta non si sia trattato di suicidio, la procura di Roma ha aperto un procedimento penale a carico di ignoti.
  Le autorità investigative italiane, per il tramite del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, hanno chiesto la collaborazione delle autorità tedesche per far luce sul decesso del connazionale. Il Consolato a Francoforte ha dato seguito alla richiesta di collaborazione in sede di indagini sul decesso e lo stesso Console generale ha preso contatto con il legale della famiglia Bivona in Italia, assicurando la massima assistenza da parte della Sede.
  Al momento la procura di Darmstadt, che ha ricevuto l'istanza del legale dei familiari di riaprire il caso, ha chiesto all'ufficio di polizia che ha seguito la vicenda di riesaminare tutti gli elementi ed effettuare ulteriori approfondimenti.
  Il Ministero della giustizia italiano ha fatto sapere che non risulta al momento attivato un procedimento di cooperazione giudiziaria internazionale concernente il caso in questione.
  Il Consolato generale d'Italia a Francoforte, in stretto raccordo con la Farnesina e in coordinamento con le autorità tedesche, continuerà a seguire la vicenda del decesso del signor Bivona con la massima attenzione.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   SCANU e CADEDDU. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 172 del 2021 approvato dal Consiglio dei ministri il 26 novembre 2021, entrato in vigore il 6 dicembre 2021, sono state introdotte misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali;

   il testo approvato prevede l'estensione dell'impiego del Green Pass ordinario ad ulteriori settori tra i quali gli alberghi e le strutture ricettive;

   questa nuova misura ha generato dubbi e incertezze nei property manager e nei proprietari di abitazioni concesse in locazione breve;

   inoltre, tale testo risulta già superato dal decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221 che all'articolo 8 disciplina l'impiego delle certificazioni verdi COVID-19;

   in particolare, l'articolo appena richiamato fa direttamente riferimento all'articolo 9-bis del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52 che stabilisce l'obbligo del green pass per accedere ad una serie di servizi ed attività tra le quali non sono contemplate quelle legate alle locazioni brevi;

   il testo infatti alla lettera a-bis) parla solo di «alberghi e altre strutture ricettive»;

   si sa che quando si parla di locazioni brevi si tratta del mero affitto dell'immobile senza l'erogazione di servizi alla persona o di tipo alberghiero;

   la messa a disposizione di un alloggio in locazione non prevede condivisione di ambienti o servizi (esempio colazioni, reception e altro);

   l'utilizzo dell'appartamento è riservato in maniera esclusiva al locatario e l'incontro con il proprietario in genere breve, è necessario all'inizio del periodo di locazione per la verifica dei documenti e per la sottoscrizione del contratto;

   in questo senso non sembrano esserci motivi di preoccupazione per quanto riguarda eventuali possibili contagi;

   ciò a differenza delle attività ricettive che sono a titolo di esempio, i Bed & Breakfast, i Residence in cui sono inclusi servizi aggiuntivi rispetto al mero affitto dell'unità immobiliare;

   è evidente che ci si trova di fronte ad una lacuna normativa di fronte alla quale l'interpretazione razionale, in assenza di una esplicita disposizione, sarebbe quella che i conduttori degli immobili oggetto di locazione breve sarebbero esentati dall'obbligo di esibire il green pass per poter fruire della permanenza;

   è ormai consolidato che le locazioni brevi non sono strutture ricettive, ma sono semplicemente un modo di disporre in maniera ampia ed esclusiva della proprietà, attraverso un contratto di diritto privato regolato da norme del codice civile;

   un'interpretazione opposta a quella illustrata creerebbe la situazione in base alla quale sarebbe richiesto il green pass a qualsiasi inquilino/locatario a prescindere dalla durata della locazioni –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di chiarire l'esatta applicazione della normativa nel settore e quali speciali iniziative intenda adottare per consentire modalità di controllo per prevenire la diffusione del contagio da COVID-19 adatte alle peculiarità delle attività in questione.
(4-11049)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta una lacuna normativa nel testo dell'articolo 8 del decreto-legge n. 221 del 2021 «Proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19», consistente nella mancata previsione dell'obbligo di «green pass» per accedere agli immobili che i proprietari concedono in regime di locazione breve, a differenza di quanto invece previsto per gli alberghi e le strutture ricettive dall'articolo 9-bis, comma I, lettera a-bis) del decreto-legge n. 52 del 2021 «Misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19», richiamato dal citato articolo 8.
  Al riguardo, rappresento che le locazioni brevi, diversamente da quanto avviene nei settore ricettivo-alberghiero o nei
bed and breakfast, prevedono la fruizione di immobili senza l'erogazione di servizi ai fruitori degli immobili.
  Trattasi dei contratti di locazione ad uso turistico disciplinati dall'articolo 1, comma 2, lettera
c), della legge 9 dicembre 1998, n. 431, dall'articolo 1571 e seguenti del Codice civile e dall'articolo 53 del «Codice del turismo».
  In sostanza, le «Locazioni ad uso abitativo per finalità turistiche», non sono suscettibili di essere qualificate come «strutture ricettive» in senso proprio e, quindi, allo stato attuale, il proprietario dell'immobile può chiedere al locatario di esibire il
green pass, ma non v'è un obbligo di esibizione da parte di quest'ultimo nei confronti del locatore.
  Pertanto, condivido l'esigenza di addivenire all'individuazione di norme che possano prevedere una modalità di controllo del
green pass anche nei confronti di fruitori di locazioni brevi.
  A tal fine, manifesto la disponibilità dei miei uffici a collaborare con il competente Ministero della salute, al quale ho intenzione di evidenziare la problematica.
  

Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   SODANO, SURIANO, GIULIODORI e VILLAROSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   durante la puntata del 5 novembre 2021, il programma televisivo «Le Iene» ha mandato in onda un servizio, a cura di Ismaele La Vardera, che racconta della misteriosa scomparsa di Anthony Bivona, un giovane ragazzo siciliano, di soli 24 anni, che il 18 luglio 2021 è stato ritrovato senza vita in Germania, nella città di Darmstadt, dove viveva e lavorava come gommista;

   per le autorità tedesche si è trattato di suicidio, come confermato dalle dichiarazioni della fidanzata di Anthony che ha raccontato di reiterati episodi in cui il giovane avrebbe cercato di togliersi la vita, ferendosi con un coltello o bevendo dei detergenti tossici;

   la famiglia del ragazzo tuttavia stenta a credere all'ipotesi del suicidio, pertanto, ha presentato un esposto alla procura di Catania e chiesto la riesumazione del cadavere, l'autopsia e di far luce sulla reale causa del decesso;

   dal servizio andato in onda, peraltro, emergono alcune pesanti irregolarità nelle indagini svolte dalla polizia tedesca: il corpo della vittima, ad esempio, non presenterebbe segni di soffocamento ma, al contrario, tagli e graffi sulla fronte, oltre ad un vistoso solco nella parte posteriore, del tutto incompatibile con l'ipotesi di morte avvenuta per impiccagione;

   le suddette anomalie dovevano indurre la polizia tedesca a compiere i dovuti accertamenti, disponendo l'esame autoptico sul corpo della vittima ed acquisendo il maggior numero di prove testimoniali;

   stando alla minuziosa ricostruzione effettuata dal giornalista de «Le Iene», altre presunte irregolarità emergono dal verbale di ritrovamento del cadavere, dove Anthony viene descritto come un disoccupato che fa abuso di sostanze stupefacenti, tutto ciò, forse, per gettare ombre sulla vita privata del giovane ed avvalorare ancor più l'ipotesi del suicidio;

   la famiglia e gli amici di Bivona chiedono giustizia e di far luce su quanto realmente accaduto nella notte del 18 luglio 2021: dal movente al ritrovamento del cadavere, passando per la corda utilizzata per impiccarsi, oltre alla ricerca dei testimoni, tutto sembra essere poco chiaro;

   per la polizia tedesca, inoltre, sarebbero sufficienti le dichiarazioni rilasciate della fidanzata di Anthony, senza tener conto di altre due testimonianze fondamentali: la ragazza che per prima avrebbe rinvenuto il cadavere di Anthony riverso sulle scale del palazzo, dopo averne udito le urla, ed il vicino di casa arabo, intervenuto in suo soccorso, provando addirittura ad effettuare un messaggio cardiaco per rianimarlo;

   a parere dell'interrogante, le autorità tedesche avrebbero dovuto svolgere delle attività investigative molto più accurate ed approfondite, senza tralasciare alcuni dettagli fondamentali: il movente, la corda utilizzata per soffocarsi, i testimoni, e l'autopsia sul corpo del ragazzo per accertare la causa del decesso –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche sul piano diplomatico e della collaborazione con le autorità tedesche, affinché sia fatta piena luce sulla vicenda di cui in premessa relativa alla morte di Anthony Bivona.
(4-10675)

  Risposta. — Il signor Antonino Bivona, nato a Biancavilla (Catania) il 3 dicembre 1996, è stato trovato senza vita il 17 luglio 2021 presso la propria abitazione nella città di Darmstadt (Germania).
  Secondo quanto comunicato dalle autorità tedesche, il decesso sarebbe stato inizialmente archiviato come suicidio.
  Il connazionale aveva trasferito la propria residenza in Germania da pochi mesi, dove lavorava come gommista. Il Consolato generale d'Italia a Francoforte ha ricevuto dal comune di Darmstadt il certificato di morte e lo ha immediatamente trasmesso al comune di iscrizione Aire del connazionale.
  Solo in seguito ad un esposto presentato dalla madre del signor Bivona, la quale sospetta non si sia trattato di suicidio, la procura di Roma ha aperto un procedimento penale a carico di ignoti.
  Le autorità investigative italiane, per il tramite del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, hanno chiesto la collaborazione delle autorità tedesche per far luce sul decesso del connazionale. Il Consolato a Francoforte ha dato seguito alla richiesta di collaborazione in sede di indagini sul decesso e lo stesso Console generale ha preso contatto con il legale della famiglia Bivona in Italia, assicurando la massima assistenza da parte della Sede.
  Al momento la procura di Darmstadt, che ha ricevuto l'istanza del legale dei familiari di riaprire il caso, ha chiesto all'ufficio di polizia che ha seguito la vicenda di riesaminare tutti gli elementi ed effettuare ulteriori approfondimenti.
  Il Ministero della giustizia italiano ha fatto sapere che non risulta al momento attivato un procedimento di cooperazione giudiziaria internazionale concernente il caso in questione.
  Il Consolato generale d'Italia a Francoforte, in stretto raccordo con la Farnesina e in coordinamento con le autorità tedesche, continuerà a seguire la vicenda del decesso del signor Bivona con la massima attenzione.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   TUZI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto stabilito dall'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002 rubricato «Federazioni sindacali»: «Qualora due o più organizzazioni sindacali diano vita ad aggregazioni associative comunque denominate, l'amministrazione, a seguito della comunicazione dei relativi atti costitutivi, degli Statuti, della sede legale e della persona incaricata di rappresentare l'aggregazione associativa, attribuisce un codice meccanografico per l'accreditamento delle deleghe per la riscossione dei contributi sindacali»;

   tale norma consente, quindi, di mantenere integra l'identità e l'autonomia economica dei sindacati facenti parte di un'aggregazione, conservando la titolarità dei diritti inerenti agli istituti fondamentali della legge n. 121 del 1981 e l'autonomia gestionale sotto ogni profilo;

   l'articolo in questione è stato più volte oggetto di dubbi interpretativi, tanto da richiedere l'intervento del Consiglio di Stato, con pareri n. 4569/2003 e 895/2002, che ha ribadito l'adesione su base ideologica alle aggregazioni e sindacati, richiamando i principi costituzionali;

   la nuova ipotesi di accordo sindacale del 30 novembre 2021, condivisa dalla Funzione pubblica, che all'articolo 29 modifica l'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002 sembrerebbe andare in contrasto con questa disciplina, oltre che con la libertà garantita alle singole sigle sindacali;

   il nuovo accordo, infatti, prevede che: «Le organizzazioni sindacali che abbiano dato o diano vita, mediante fusione, affiliazione o in altra forma di aggregazione associativa ad un nuovo soggetto sindacale, ai fini della misurazione della consistenza associativa, devono imputare sul codice unico del nuovo soggetto sindacale le deleghe delle quali risultino titolari, (...) unitamente all'atto costitutivo e allo statuto del nuovo soggetto sindacale. Per le medesime finalità, le suddette deleghe saranno conteggiate purché il nuovo soggetto succeda effettivamente nella titolarità delle deleghe che ad esso vengono imputate o che le stesse siano, comunque, confermate espressamente dai lavoratori a favore del nuovo soggetto»;

   l'adesione ad una federazione, con la nuova modifica, comporterebbe la mancata possibilità per il sindacato che si aggrega di recuperare i propri iscritti una volta uscito dalla stessa, rimanendo gli stessi assoggettati ad una fusione di fatto;

   questo tipo di disciplina comporterebbe una violazione della libertà di ogni cittadino di aggregarsi e di aderire alla sigla sindacale che più rispecchia le sue idee;

   essa finirebbe per agevolare le grandi sigle sindacali, che non necessitando delle federazioni per lo svolgimento ottimale delle loro attività, manterrebbero integra la loro autonomia e identità, a scapito delle sigle sindacali più piccole;

   l'adesione del sindacato alla federazione non significa adesione tour court dei suoi aderenti al nuovo soggetto, essendo gli stessi legati al sindacato da comunanza di ideologie –:

   se sia a conoscenza di tale questione;

   quale iniziativa di competenza intenda porre in essere per salvaguardare l'identità delle sigle sindacali aderenti ad una federazione.
(4-10981)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede informazioni e orientamenti in merito alla modifica dell'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164, in materia di federazioni sindacali, ipotizzata nella bozza di ipotesi di accordo per il triennio 2019-2021, presentata alle organizzazioni sindacali nella riunione del 30 novembre 2021. Al riguardo, ad avviso dell'interrogante, la previsione contrattuale configurerebbe una lesione delle libertà garantite e dell'identità delle singole sigle sindacali aderenti ad una federazione, incidendo sull'autonomia gestionale delle stesse.
  L'attuale articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, rubricato «Federazioni sindacali», nell'attuale formulazione, di cui si ipotizza la modifica contrattuale, prevede che: «Qualora due o più organizzazioni sindacali diano vita ad aggregazioni associative comunque denominate, l'amministrazione, a seguito della comunicazione dei relativi atti costitutivi, degli Statuti, della sede legale e della persona incaricata di rappresentare l'aggregazione associativa, attribuisce un codice meccanografico per l'accreditamento delle deleghe per la riscossione dei contributi sindacali» che configura il cosiddetto codice unico.
  Il secondo comma dispone, inoltre, che «Ai fini della misurazione della consistenza associativa delle aggregazioni di cui al comma 1, si conteggiano esclusivamente le deleghe confluite nel relativo codice alla data del 31 dicembre di ciascun anno. Per la polizia di Stato dal numero delle deleghe deve essere sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31 ottobre precedente, ai sensi dell'articolo 93, secondo comma, della legge 1° aprile 1981, n. 121. Per gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria ed al corpo forestale dello Stato, dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la delega ha effetto dal primo giorno del mese successivo a quello del rilascio fino al 31 dicembre di ogni anno. La delega si intende tacitamente rinnovata ove non venga revocata dall'interessato entro la data del 31 ottobre. Dal numero delle deleghe accertate al 31 dicembre di ciascun anno deve essere sottratto quello delle revoche prodotte entro il 31 ottobre precedente».
  A riguardo si osserva che tale disposizione, sino ad oggi, non è stata univocamente interpretata nell'ambito della polizia di Stato e della polizia penitenziaria, soprattutto con riferimento all'attribuzione di un unico codice per l'accreditamento delle deleghe delle federazioni sindacali, con conseguenti problemi anche in ordine all'accertamento della rappresentatività delle singole Associazioni sindacali.
  In particolare l'applicazione sino ad oggi seguita, oltre a non rispettare il disposto dell'attuale formulazione dell'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, è stata, altresì, contestata da varie organizzazioni sindacali della polizia di Stato.
  La proposta di modifica in esame deriva dall'impegno assunto nell'
addendum all'accordo relativo al triennio contrattuale 2016/2018, recepito con decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2018 n. 39, di rivisitazione delle forme di partecipazione al fine di eliminare i dubbi interpretativi e le applicazioni difformi tra le Amministrazioni interessate.
  La nuova formulazione dell'articolo 35, oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali nell'ambito della trattativa per il triennio 2019/2021, prevede che nell'ipotesi di affiliazione le organizzazioni sindacali imputino al codice unico, il cui valore viene quindi ribadito senza alcuna novazione rispetto all'esistente, le proprie deleghe soltanto ai fini del rilevamento della consistenza associativa della aggregazione stessa, ferma restando la possibilità, per le organizzazioni sindacali componenti di aggregazioni associative, di prevedere a loro interno, misure di salvaguardia della loro autonomia anche sotto il profilo della gestione dei contributi degli iscritti, con rilevanza interna all'aggregazione medesima e prive di effetti ai fini della rappresentatività e delle relative prerogative sindacali.
  Al riguardo, oltre a prevedersi un'espressa tutela della libertà sindacale dell'organizzazione collettiva, attraverso le disposizioni dell'articolo di cui si propone la modifica – che prevedono espressamente che «resta ferma la possibilità per le organizzazioni sindacali componenti di aggregazioni associative di prevedere nell'atto costitutivo o nello Statuto disposizioni a salvaguardia delle singole organizzazioni sindacali» –, viene tutelata altresì la libertà individuale di ogni iscritto che, in caso di mutamento associativo, può confermare o meno l'attribuzione della delega a favore del nuovo soggetto sindacale nel pieno rispetto dell'articolo 39 della Costituzione.
  Ciò premesso, qualora la modifica contrattuale fosse recepita nel testo sottoscritto con le organizzazioni sindacali, la stessa non violerebbe alcun principio di libertà sindacale, ma conferirebbe, invece, maggiore trasparenza e stabilità al sistema delle relazioni sindacali.
  Si ribadisce, infine, che il testo della disposizione, consegnato alle organizzazioni sindacali nella riunione del 30 novembre 2021, contiene soltanto una proposta di modifica del vigente articolo 35. Una proposta che, qualora fosse accolta, costituirebbe un atto di autonomia negoziale derivante dall'incontro della volontà delle parti e quindi anche della parte sindacale a cui le predette disposizioni sono rivolte.
  

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   VILLANI, MANZO, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con avviso pubblico prot. 3772/21 del 22 dicembre 2021, si è disposta la riapertura della procedura di acquisizione delle istanze per l'assegnazione ed erogazione di contributi pari a euro 5.000.000,00 destinati al ristoro dei bed and breakfast a carattere non imprenditoriale;

   si ricorda che il decreto-legge n. 146 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 215 del 2021, recante «Misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili», e, in particolare, l'articolo 5-sexies ha modificato l'articolo 7-bis, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 2021, come convertito, e ha stabilito che le risorse di indennizzo sono destinate al sostegno dei soli bed and breakfast muniti di codice identificativo regionale, o, in mancanza, identificati mediante autocertificazione in merito allo svolgimento dell'attività ricettiva a gestione familiare;

   il su citato avviso veniva pubblicato nelle more della definizione del procedimento di efficacia del decreto del Ministro del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 21 dicembre 2021, la cui piena efficacia ed il suo effetto erano contestuali al perfezionamento del suddetto decreto interministeriale;

   in relazione alla vicenda dei contributi una tantum per i bed and breakfast non imprenditoriali disposti dal Ministero del turismo si è generato grave malcontento fra i proprietari di strutture extralberghiere non aventi i requisiti richiesti per ottenere il su citato contributo;

   il settore, di fatti, composto da piccole imprese ma soprattutto da gestori non imprenditoriali di migliaia di strutture extralberghiere, che hanno contribuito al successo delle località culturali e turistiche, ha sofferto non poco la pandemia e le sue conseguenze e, fin dall'inizio della pandemia, non ha potuto beneficiare di alcun tipo di contributo, né di defiscalizzazioni e detassazioni;

   la maggior parte dei proprietari, negli ultimi due anni, ha dovuto comunque far fronte alle rate Imu e canoni fissi delle utenze malgrado i lockdown e le «zone rosse», lamentando di fatto disparità di trattamento rispetto alle micro imprese destinatarie di ristori;

   l'Abbac, Associazione nazionale extralberghiera, tenendo conto dell'esclusione di altre tipologie ricettive non imprenditoriali, ha altresì rilevato numerose incongruenze relative sia al ridotto plafond rispetto alla vasta platea di aventi diritto, sia ai tempi ristrettissimi dell'avviso pubblico e dell'avvio delle istanze – meno di 2 giorni –, con la riapertura dei termini decisa in pochissime ore e una gestione assai discutibile della piattaforma Aci adoperata, andata in tilt più volte durante la fase di registrazione delle istanze online;

   sulla vicenda il presidente nazionale Abbac, ha dichiarato la scarsa fiducia nella misura già quando fu disposta nel decreto, perché appariva un mero atto di concessione, solo 5 milioni di euro, con 2.000 euro concedibili ad un massimo di 2.500 bed and breakfast a fronte di una platea di migliaia di gestori di bed and breakfast e di altre tipologie ricettive, come le case vacanze, escluse invece, pur essendo anch'esse state avviate con scie amministrative comunali;

   l'intervento ministeriale è risultato comunque parziale, certamente utile, ma dalla gestione discutibile;

   è opportuno verificare a monte le anomalie dell'avviso pubblico, la gestione del click day così ridotto nei tempi e nelle modalità e le complicazioni della piattaforma tecnica che ha evidenziato diverse inefficienze –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare per fare chiarezza e dare risposte in tempi rapidi, al fine di individuare migliori e più efficaci azioni a supporto di una filiera che ora più che mai sta subendo disdette a causa delle restrizioni e dell'aumento dei contagi.
(4-11058)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si segnalano criticità riguardanti l'erogazione di cinque milioni di euro destinati dall'articolo 7-bis del decreto-legge n. 73 del 2021 al sostegno dei bed and breakfast a gestione familiare.
  Al riguardo si rappresenta che:

   il citato decreto-legge n. 73 del 2021, è stato modificato dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215 e, quindi, i miei uffici hanno avuto pochissimo tempo a disposizione per dare attuazione alla norma prima che le risorse andassero in economia;

   malgrado ciò, a tale disposizione è stata data attuazione mediante la pubblicazione, sul sito istituzionale del Ministero del turismo, dell'avviso pubblico prot. 3722 del 22 dicembre 2021;

   in sostanza, proprio per tutelare i beneficiari della norma e consentire loro di presentare istanza di ristoro, il citato Avviso è stato pubblicato nelle more della definizione dell'iter burocratico avente ad oggetto gli atti presupposti.

  Quanto al rilievo sul limitato plafond a disposizione (5 milioni di euro per l'anno 2021), rilevo che il limitato ammontare delle risorse disponibili – stabilito dal Legislatore –, ha determinato quale conseguenza la possibilità di erogare il beneficio nei confronti di un numero limitato di B&B.
  È evidente che se dovessero rendersi disponibili ulteriori risorse, si provvederà tempestivamente ad erogarle in favore del medesimo comparto turistico.

  Con riferimento al funzionamento tecnico della piattaforma utilizzata dal Ministero del turismo per dar corso ai ristori, si fa presente che, nonostante piccoli malfunzionamenti – evidentemente dovuti alla mole delle domande pervenute in un tempo ristretto – si è dato regolarmente corso alla loro valutazione e sono state evase tutte le istanze presentate, erogando a tutti gli aventi diritto il contributo loro spettante.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.