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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 4 marzo 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    l'escalation dei prezzi nel mercato elettrico e in quello del gas naturale e delle materie prime, a cui si è assistito nel terzo trimestre del 2021, rimane un fattore di criticità destinato a creare forte pressione sulle famiglie e sulle imprese, con il rischio di vanificare il processo di ripresa economica e l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dall'Europa. Il 2022 si è aperto con ulteriori significativi incrementi dei prezzi; secondo i dati di Arera, il primo trimestre 2022 ha fatto registrare un aumento del 55 per cento dell'energia elettrica e del 42 per cento del gas;

    il caro energia sta confermando di avere caratteristiche strutturali, mettendo in estrema difficoltà famiglie, pubbliche amministrazioni, soprattutto comuni, impianti sportivi, ospedali e imprese, in particolare quelle energivore del settore manifatturiero, che sono costrette a rallentare e in alcuni casi fermare le produzioni;

    l'aumento della bolletta elettrica è dovuto principalmente all'incremento del prezzo del gas sui mercati internazionali, da cui dipende oltre il 40 per cento della produzione elettrica italiana, alla forte spinta per la ripresa economica in risposta alla riduzione delle attività produttive nel periodo della pandemia, a fattori meteo sfavorevoli in alcuni Paesi che hanno ridotto il flusso di energia prodotta da fonti rinnovabili, come l'eolico e il solare, nonché a tensioni geopolitiche internazionali in ambito energetico. L'incremento di produttività a livello globale, specialmente nei Paesi asiatici, ha determinato uno stato di forte competizione sulle risorse, sia in termini di materie prime, che di prodotti energetici, con un incremento di domanda impossibile da soddisfare con conseguente impennata dei prezzi;

    una riflessione ulteriore si rende necessaria con riferimento al mercato delle emissioni, strumento rilevante per l'attuazione dei nuovi obiettivi europei connessi al Green Deal e al pacchetto «Fit for 55 per cento», che ha visto l'incremento dei costi per tonnellata di CO2 emessa, dai 25-30 euro/ton della fine del 2020 agli 80 euro/ton della fine del 2021 e agli oltre 97 euro/ton del mese di febbraio 2022;

    i prezzi della CO2 nelle aste Ets hanno un effetto duplice sui settori produttivi: il primo, indiretto, quale conseguenza dell'aumento del costo delle forniture di energia, che fornisce un ulteriore incentivo implicito per i produttori di rinnovabili; il secondo, diretto, connesso alle emissioni di processo che devono essere acquistate dagli impianti;

    i forti aumenti evidenziati negli ultimi mesi e le dinamiche della fase attuale del mercato della CO2 evidenziano il prevalere di politiche speculative accelerate da rafforzamento delle vigenti politiche comunitarie per il contenimento delle emissioni dei gas serra previste dal pacchetto «Fit for 55 per cento»;

    dal 2020 si è avuto uno sviluppo marcato delle posizioni lunghe speculative sul mercato della CO2 e una crescita senza precedenti di investitori finanziari. Questo risultato è stato fortemente indotto anche dagli effetti-annuncio della Commissione europea che, in più occasioni, ha auspicato un valore target della CO2 a 100 euro/t;

    il prezzo del gas naturale, che fino ai primi mesi del 2021 era rimasto contenuto, ha raggiunto progressive impennate a partire da maggio. Ora è la commodity che mostra il rincaro maggiore (nonostante un temporaneo e contenuto calo a novembre): +372 per cento nel corso del 2021, cioè prezzo quasi quintuplicato. Il balzo del prezzo del gas ha determinato un forte (e temporaneo) effetto di spillover sul petrolio, salito in ottobre 2021 da 75 a 84 dollari al barile (ma poi in calo a novembre), dopo una quasi stabilizzazione che durava da alcuni mesi;

    il balzo del gas è dovuto, in una certa misura, a questioni geo-politiche (le tensioni tra Unione europea e Russia), come mostra il divario regionale nei prezzi: in Europa +498 per cento dal livello pre-crisi, negli Usa +124 per cento. Ciò si è sommato ad una effettiva scarsità nel mercato fisico (scorte ai minimi in Europa). Un altro aspetto determinante nella situazione di scarsità di questa commodity è dovuto alla progressiva diminuzione delle attività di estrazione e ricerca a favore di investimenti che fossero in linea con le intenzioni politiche di eliminare la dipendenza dei Paesi europei dalle fonti fossili, politica che ha fortemente ridotto anche gli investimenti necessari per mantenere efficienti gli impianti esistenti. Questo ha, di conseguenza, comportato una progressiva riduzione delle attività estrattive nazionali, aumentando ancora di più la dipendenza dall'estero;

    l'incremento e le oscillazioni del prezzo del gas sono state in parte incentivate anche dagli attuali meccanismi di pricing del settore termoelettrico;

    con il definitivo ingresso del gas nella tassonomia dell'Unione europea, ne è stato sancito il ruolo come risorsa energetica che faccia da accompagnamento alle fonti energetiche nel processo di decarbonizzazione, portando la sua domanda a livelli ancora maggiori e generando in tutta Europa uno stato di emergenza, vista la presenza di alcuni Paesi oggi fortemente dipendenti dal carbone;

    tra i principali Paesi europei, l'Italia è quello più esposto al rincaro del gas naturale. Il mix energetico del nostro Paese privilegia tale fonte: 42 per cento del consumo totale di energia in Italia nel 2020 (cui si somma il 36 per cento di petrolio). Il significativo livello a cui sono giunte le rinnovabili in Italia (sole, vento, e altro), pari all'11 per cento del consumo energetico, non è però abbastanza per contenere il ruolo di gas e petrolio. Gli obiettivi per il nostro Paese, definiti nel Piano nazionale integrato energia clima (Pniec) e nella Strategia energetica nazionale (Sen), sono basati sul raggiungimento di una percentuale di energia da Fer nei trasporti pari al 22 per cento, a fronte del 14 per cento previsto dall'Unione europea, e pari al 30 per cento per i consumi finali lordi di energia, in linea con gli obiettivi previsti per il nostro Paese dall'Unione europea con una quota di Fer prevista attorno ai 70 gigawatt. A questo si associa una riduzione dei consumi di energia primaria rispetto allo scenario Primes 2007 del 43 per cento, a fronte di un obiettivo dell'Unione europea del 32,5 per cento, e una riduzione dei «gas serra» rispetto al 2005, con un obiettivo per tutti i settori non Ets del 33 per cento, superiore del 3 per cento rispetto a quello previsto dall'Unione europea;

    si tratta, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, di obiettivi eccessivamente ambiziosi, che pongono il nostro Paese in un percorso ancora più difficile, con immediate ripercussioni negative sui prezzi delle materie prime e, quindi, sul sistema dei costi del nostro sistema produttivo;

    gli obiettivi delineati nel Pniec al 2030 sono destinati ad essere rivisti ulteriormente al rialzo, in ragione dei più ambiziosi target delineati in sede europea con il «Green Deal Europeo» (COM (2019) 640 final) che punta al più ambizioso obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra entro il 2030, di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, prevedendone l'azzeramento entro il 2050;

    la riduzione della dipendenza dall'estero del nostro sistema di approvvigionamento, di gas proveniente prevalentemente dalla Russia, e di energia elettrica, prodotta in Francia e Svizzera, passa attraverso la creazione di un mix di fonti che non esclude a priori nessuna tecnologia o risorsa. Tale obiettivo va decisamente accompagnato da un significativo processo di diversificazione delle fonti per permettere al nostro Paese di superare la quota di importazione di gas dalla Russia, attualmente attorno al 40 per cento. Il piano nazionale di penetrazione delle rinnovabili è un efficace mezzo per la riduzione di questa dipendenza, attivandosi per superare ogni rallentamento, indipendentemente dai vincoli tecnici, che ne diminuiscono l'efficacia. Particolare attenzione va riservata alle attività di revamping degli impianti esistenti; visto che lo sviluppo tecnologico di questi anni permette un significativo incremento della produzione di energia, per tali attività vanno necessariamente individuati veloci percorsi di semplificazione amministrativa. Per raggiungere gli obiettivi posti dall'Europa e per consentire alle imprese italiane di mantenere la loro competitività e, talora, la stessa sopravvivenza, appare fondamentale che le scelte in merito alle fonti energetiche siano da ricercare in un mix di tecnologie, considerando anche quelle che saranno mature negli anni a venire e limitando gli interventi emergenziali a situazioni di carattere congiunturale;

    nel medio e lungo termine, si possono verificare le condizioni per analizzare il tema dell'energia nucleare da fissione con i reattori di nuova generazione più sicuri, con una produzione di scorie molto limitata e con gli Smr (Small Modular Reactors), non trascurando il processo di fusione nucleare. Tali tecnologie fanno parte di un bagaglio culturale che l'Italia, già in passato tra i punti di riferimento internazionali di settore, deve riprendere a partire da progetti di ricerca, facendo formazione e informazione con il coinvolgimento di tutte le parti interessate;

    a fronte del caro energia il Governo ha stanziato somme importanti, ancorché non sufficienti per eliminare i rialzi: 4,4 miliardi di euro per l'ultimo trimestre 2021; sono seguiti con la legge di bilancio 2022, 3,8 miliardi di euro consentendo, nel primo trimestre 2022, di contenere per una famiglia tipo in tutela l'aumento del 55,0 per cento per l'elettricità e del +41,8 per cento per il gas, diversamente gli incrementi – in assenza delle misure adottate – sarebbero stati rispettivamente del 65 per cento e del 59,2 per cento;

    le misure hanno riguardato: l'annullamento transitorio degli oneri di sistema della bolletta elettrica per 29 milioni di clienti domestici e 6 milioni di utenze non domestiche, quali microimprese con potenza disponibile inferiore ai 16,5 kW; la concessione in via automatica del bonus sociale a circa 3 milioni di famiglie a rischio di povertà energetica, oltre che a coloro che si avvalgono di apparecchiature sanitarie salvavita; la possibilità per i clienti domestici che dovessero trovarsi in condizioni di morosità di chiedere la rateizzazione delle bollette di elettricità e gas emesse da gennaio ad aprile 2022, per un periodo massimo di 10 mesi e senza interessi; l'annullamento transitorio degli oneri di sistema della bolletta del gas per tutte le utenze; la riduzione transitoria dell'Iva sul gas al 5 per cento per usi civili e industriali;

    con il decreto n. 4 del 2022, cosiddetto «sostegni-ter», approvato in Consiglio dei ministri il 21 gennaio 2022, il Governo e intervenuto nuovamente, con gli articoli 14 e 15, per contrastare il caro energia, stanziando complessivamente 1,74 miliardi di euro; inoltre è previsto l'annullamento nel primo trimestre 2022 degli oneri di sistema della bolletta elettrica per le utenze non domestiche con potenza disponibile uguale o superiore ai 16,5 kW e per usi di illuminazione pubblica; è poi prevista l'attribuzione di un credito di imposta del 20 per cento delle spese sostenute per l'energia elettrica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022 dalle imprese energivore;

    la Commissione europea ha considerato come compatibili col sistema degli aiuti di Stato gli interventi posti in atto dal Governo per limitare il carico fiscale e parafiscale sulle bollette; si è aperta anche la discussione in merito alla politica di organizzare un sistema collettivo europeo di acquisto e stoccaggio di gas per il quale l'Italia, data la sua posizione geografica, potrebbe svolgere ruolo di hub meridionale;

    proseguendo sul tema della crisi energetica, si rileva che, recentemente, il Governo ha stanziato con il cosiddetto «decreto bollette 2022» (decreto-legge n. 17 del 1° marzo 2022) ulteriori 5 miliardi di euro per contenere gli incrementi delle bollette per famiglie ed imprese;

    per quanto riguarda la situazione negli altri Paesi europei, molti, con misure più o meno occulte, stanno adottando strumenti a tutela dei propri settori industriali. In Francia, ad esempio, ai consumatori industriali e grossisti, il Governo, ad ottobre 2021, ha concesso circa 100 TWh (il 25 per cento della produzione francese) di energia elettrica, pro-quota al costo industriale dell'energia elettro-nucleare, pari a 42,2 euro/MWh (misura denominata Arenh). Ciò determina, nel costo di fornitura dell'impresa industriale francese, per il 2022, un prezzo medio di approvvigionamento di 100 euro/MWh, quando il prezzo di mercato è scambiato sulle borse a 200 euro/MWh. Quale misura emergenziale ulteriore, il Governo francese ha, recentemente, aumentato di un ulteriore 20 per cento il contingente di energia nucleare trasferita a prezzo di costo agli industriali, con un valore stimato della misura in oltre 3,2 miliardi di euro/anno, facendo superare complessivamente alla misura i 20 miliardi di euro/anno;

    è evidente che le misure emergenziali che il Governo è stato costretto a mettere in campo sono sostenibili ed efficaci solo nel breve periodo; ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo è fondamentale per il nostro Paese avviare una revisione della strategia energetica nazionale, con interventi strutturali che consentano al nostro Paese di contenere i prezzi a livelli accettabili per le famiglie e per il sistema produttivo,

impegnano il Governo:

   nel breve periodo:

    a) ad adottare iniziative per incrementare le agevolazioni per le utenze domestiche e le piccole e medie imprese, a partire da una diversa allocazione delle componenti parafiscali della bolletta elettrica;

    b) a definire appropriate misure dedicate ai settori «energivori»;

    c) ad intraprendere iniziative di competenza per la salvaguardia e il rafforzamento della remunerazione dell'istituto del servizio di interrompibilità per la sicurezza del sistema elettrico;

    d) ad adottare iniziative, fornendo indirizzi specifici al Gestore servizi energetici (Gse) per la cessione di energia rinnovabile elettrica «consegnata al Gse», per un quantitativo di circa 25 TWh, e trasferita ai settori industriali a maggior rischio chiusura ad un prezzo calmierato;

    e) ad adottare iniziative per rafforzare le misure a tutela della fasce domestiche più fragili in povertà energetica;

    f) ad adottare iniziative per ricomprendere, nelle misure agevolative, le amministrazioni locali, le strutture ospedaliere e sanitarie ed assistenziali del terzo settore quali le Rsa e gli enti di assistenza e beneficenza;

    g) ad adottare iniziative per individuare specifiche misure agevolative per le attività agricole, in particolare per gli allevamenti di bovini, suini, ovini e volatili e per il settore della piscicoltura, non potendo sospendere in alcun modo le attività;

    h) ad utilizzare le scorte di gas in stoccaggio e le riserve nazionali come strumento per il contenimento dei prezzi, favorendo altresì la stipula di contratti a medio-lungo termine come strumento di stabilizzazione dei prezzi;

   nel breve-medio periodo:

    a) ad adottare iniziative per promuovere e risolvere le problematiche connesse con i ritardi nelle installazioni delle Fer-E, semplificando ed accelerando i processi autorizzativi, in particolare sui brown field;

    b) a definire percorsi accelerati e semplificati per i processi di revamping degli impianti Fer;

    c) ad incentivare l'estrazione di gas nazionale, secondo quanto definito nel Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) e a riavviare le attività di prospezione e ricerca di nuovi giacimenti per aumentare in modo significativo la produzione nazionale di idrocarburi;

    d) ad adottare iniziative per diversificare, in materia significativa, le fonti di approvvigionamento, creando le condizioni per incrementare le quantità disponibili attraverso rinnovate relazioni con i Paesi fornitori dell'area del Mediterraneo come l'Algeria; ad adottare iniziative per incrementare il flusso di gas dall'Azerbaijan via Tap, chiedendone il raddoppio alla Commissione europea, trattandosi di condotta di interesse europeo, ad adottare iniziative per riattivare l'avvio di nuovi progetti quali l'Eastmed;

    e) ad adottare iniziative per avvalersi, in maggiore misura, dei gasdotti non interconnessi, attraverso un processo di rinnovo e riattivazione dei punti di arrivo sul territorio nazionale;

    f) ad adottare iniziative per valorizzare il settore dei biocombustibili sostenibili, ridefinendo appropriate forme di sostegno agli impianti esistenti e di prossima realizzazione;

    g) ad incentivare i processi di economia circolare per la produzione di energia da residui industriali e civili, come ad esempio la produzione di energia da biomasse, valorizzando la filiera corta del legno e riducendo la dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento della materia prima, visto anche l'incremento della superficie boschiva italiana, chiudendo così il cerchio con la produzione di energia;

    h) ad adottare iniziative di competenza per incentivare la produzione di energia idroelettrica, di concerto con le regioni e le province autonome, anche progettando nuovi invasi, utilizzabili anche per sistemi di fotovoltaico flottante;

    i) ad avviare un'analisi delle politiche minerarie nazionali in un processo virtuoso di riapertura e ricerca di terre rare;

    l) ad avviare il processo di ridefinizione del Piano unico nazionale per l'energia elettrica, differenziato anche per fonte di produzione ed a livello internazionale del Ttf per il Gas verso l'Italia;

    m) ad incentivare le comunità energetiche ed i sistemi di autoconsumo collettivo;

    n) ad adottare iniziative per sospendere il sistema Ets fino alla fine dell'emergenza energetica, al fine di permettere alle aziende di contenere parzialmente il costo dell'energia utilizzata.
(7-00804) «Patassini, Binelli, Lucchini, Badole, Benvenuto, Dara, D'Eramo, Eva Lorenzoni, Raffaelli, Valbusa, Vallotto, Andreuzza, Carrara, Colla, Fiorini, Galli, Micheli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   ZUCCONI, ALBANO, DE TOMA e CAIATA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 febbraio 2022, presso la X Commissione «Industria, Commercio, Turismo» del Senato della Repubblica, si è svolto il prosieguo delle audizioni relative al disegno di legge per il mercato e la concorrenza 2021 (A.S. 2469), durante le quali è intervenuta l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm);

   nel corso della stessa audizione, l'Agcm ha accolto positivamente un emendamento del Governo che interveniva in merito alla riforma delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali; peraltro tale emendamento non era stato precedentemente messo a conoscenza dei parlamentari e delle aule parlamentari, denotando tale situazione, ad avviso degli interroganti, quantomeno un'assenza di trasparenza nell'operato del Governo;

   la tematica dei balneari italiani risulta essere di grande importanza per i tanti cittadini e imprese che attualmente operano nel comparto e il cui futuro è sempre più incerto, a seguito del dibattito attinente l'applicazione, per volontà del Governo, della cosiddetta direttiva Bolkestein –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare al fine di garantire un futuro certo alle migliaia di micro e piccole imprese balneari che attualmente operano nel settore, anche in merito al riconoscimento del loro intero valore commerciale.
(4-11518)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMBARDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il recente aumento del costo delle bollette dell'energia elettrica – che, com'è noto, sta investendo il nostro Paese – rischia di mettere in ginocchio diversi settori economici italiani, molti dei quali già in forte crisi: fra questi vi sono anche gli enti pubblici economici regionali a carattere associativo come i consorzi di bonifica che, soprattutto in Sicilia, sono fortemente penalizzati da un sistema di infrastrutture irrigue in condizioni disastrose;

   fra le spese maggiori che i consorzi di bonifica sono tenute a sostenere – e per le quali non riescono ad essere competitivi sul mercato agricolo – vi è quella relativa all'attività di sollevamento dell'acqua attraverso i sistemi di pompaggio che richiedono un impiego ingente di energia elettrica: nel corso di una stagione irrigua, il costo dell'energia impiegata incide in media sulle casse consortili uno/due milioni di euro, importo annuale estremamente oneroso per un ente senza scopo di lucro;

   come evidenziato anche dal Segretario nazionale del Sifus – settore consorzi di bonifica, per far fronte al caro bollette dei consorzi di bonifica la più immediata ed efficace soluzione potrebbe essere la riduzione dell'Iva al 4 per cento, al pari dei beni primari; ciò consentirebbe di alleggerire il carico sulle casse consortili di ciascun ente sulle quali, oltre al costo della bolletta per la centrale di sollevamento dell'acqua, il più delle volte incide anche il mancato versamento di quanto dovuto dall'agricoltore consorziato che, privato del servizio irriguo, decide di non pagare;

   l'abbattimento dei costi dell'Iva a carico dei consorzi di bonifica che inevitabilmente fanno lievitare i costi in bolletta sarebbe una grande occasione per il rilancio dell'economia agricola nazionale e, in particolar modo, di quella siciliana in una epoca storica fortemente segnata dalla pandemia più devastante mai vissuta a livello mondiale;

   la proposta di ridurre l'Iva al 4 per cento sui costi in bolletta per i consorzi di bonifica, soprattutto per quelli siciliani già pesantemente vessati da una situazione infrastrutturale disastrosa, appare quanto mai ragionevole in considerazione del fatto che l'acqua rappresenta un bene primario, ancor di più in una regione a rischio desertificazione come la Sicilia –:

   quali chiarimenti il Governo, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, se ritenga opportuno avviare iniziative normative volte alla riduzione dell'Iva al 4 per cento sui costi in bolletta per i consorzi di bonifica.
(4-11513)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   ha dell'incredibile la storia di un avvocato del Foro di Milano segnalato da un giudice agli organi disciplinari dopo una discussione con un carabiniere nei corridoi del Palazzo di giustizia;

   secondo quanto riportato da organi di stampa, mentre l'avvocato Di Fresco, insieme ad altri colleghi, attendeva nel corridoio dell'ufficio del giudice per le indagini preliminari che il giudice «chiamasse» il suo processo, un carabiniere di piantone avrebbe ordinato ai presenti di tacere e sgombrare il corridoio;

   l'avvocato Di Fresco racconta di aver risposto al giovane appuntato in modo netto, invitandolo a serbare un atteggiamento più rispettoso nei confronti degli avvocati impegnati nelle loro attività; «a quel punto, il carabiniere mi si avvicinava con fare minaccioso, ma io non raccoglievo la provocazione e testualmente lo invitavo a lasciar perdere e andarsene (“Lasci perdere e veda di andarsene”)»;

   poco più tardi, lo stesso appuntato avrebbe chiesto al legale di seguirlo nella stanza del giudice che, sempre secondo l'avvocato, con un atteggiamento irrispettoso per l'intera categoria, «interrotta l'udienza, mi accusava di avere apostrofato “con irripetibili insulti” il giovane carabiniere (definito con tono materno “un ragazzo per bene, che fa il suo lavoro”) e, convocato il suo vicino di stanza e presunto testimone del confronto tra me e l'appuntato, imbastiva una sorta di giudizio direttissimo nei miei confronti. Chiusa la porta e interrogato l'appuntato (senza concedermi alcun diritto di replica), dettava al cancelliere un resoconto pieno di inesattezze da inviare ai competenti Organi disciplinari, che avrebbero provveduto al mio caso»;

   in tale contesto, l'avvocato Di Fresco avrebbe chiesto di poter contattare un consigliere dell'ordine o un rappresentante della camera penale, ma il giudice glielo avrebbe negato, sostenendo che non trattava di un processo, ma di una mera segnalazione per il suo comportamento irriguardoso nei confronti delle istituzioni;

   nel luglio 2021, nel corso dell'udienza preliminare di un processo presieduto dallo stesso giudice, l'avvocato Di Fresco avrebbe protestato contro la sua decisione di limitare gli interventi dei difensori, costringendoli a discutere non più di 5 minuti a testa nell'interesse di imputati che non avrebbero avuto modo di far sentire la loro voce nei lunghi mesi di custodia cautelare a cui erano stati sottoposti;

   la recente vicenda, segnalata anche all'ordine degli avvocati e alla camera penale, confermerebbe, a detta dell'avvocato Di Fresco, «l'esistenza di un atteggiamento astioso della giudice nei confronti di quegli avvocati che non sono disposti a baciare la pantofola del Giudice sovrano»;

   se i fatti fossero confermati, al di là di valutazioni personali, è inaccettabile per gli interroganti che un avvocato venga convocato in privato da un giudice per una reprimenda, su semplice richiesta di un carabiniere, senza che vi sia nemmeno una relazione scritta –:

   quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati rispetto alla vicenda di cui in premessa e di quali informazioni disponga, anche sulla base di eventuali relazioni, del giudice o del carabiniere, sulle dinamiche dell'accaduto.
(5-07651)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 565 del codice civile stabilisce che «nella successione legittima l'eredità si devolve al coniuge, ai discendenti, legittimi e naturali, agli ascendenti legittimi, ai collaterali, agli altri parenti e allo Stato»;

   qualora il de cuius non abbia ascendenti, discendenti, o collaterali, subentrano nella successione i parenti;

   secondo l'articolo 74 del codice civile, la parentela è un legame che accomuna due o più soggetti dalla presenza di un unico ascendente, che nel linguaggio giuridico viene chiamato stipite. Se esiste un legame di sangue tra due o più persone che hanno in comune un unico ascendente, la legge attua una distinzione e individua due linee di parentela: in linea retta, quando i soggetti discendono l'uno dall'altro, instaurando una parentela diretta. In linea collaterale, in relazione alle persone che hanno in comune un ascendente, e la parentela sarà indiretta;

   l'articolo 469 del codice civile stabilisce che «la rappresentazione ha luogo in infinito, siano uguali o disuguali il grado dei discendenti e il loro numero in ciascuna stirpe. La rappresentazione ha luogo anche nel caso di unicità di stirpe. Quando vi è rappresentazione, la divisione si fa per stirpi. Se uno stipite ha prodotto più rami, la suddivisione avviene per stirpi anche in ciascun ramo, e per capi tra i membri del medesimo ramo»;

   preme ricordare che l'istituto della rappresentazione nacque già nel diritto romano, a cui fecero seguito il diritto napoleonico e, infine, il codice civile. La ratio legis del medesimo articolo era quella, non trascurabile, di conservare il patrimonio all'interno della stirpe di derivazione, con il fine di non disperderlo;

   l'unicità di stirpe non può che essere considerata una eccezionalità o straordinarietà di discendenza consanguinea;

   la non applicazione dell'articolo 469 del codice civile nella linea collaterale dei cugini renderebbe incostituzionale il medesimo, ledendo gli articoli 3 e 29 della Costituzione in quanto, in contrasto con la rappresentazione collaterale di fratelli e sorelle del de cuius;

   inoltre, l'articolo 12 delle preleggi sull'interpretazione della legge stabilisce che «nell'applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore». È questa la cosiddetta interpretazione logica che, superando il significato immediato della disposizione, mira a stabilire il suo vero contenuto, ossia lo scopo che il legislatore ha inteso realizzare, emanandola;

   la norma del codice civile succitata prevede che la rappresentazione operi all'infinito per stirpi, da intendersi come l'insieme delle persone che discendono tutte dallo stesso avo (anche detto stipite), indipendentemente dall'uguaglianza o meno del grado dei rappresentanti o dal loro numero all'interno di ciascuna stirpe; ciò rileva in caso di accrescimento, che ricorrendone i presupposti opererà solo tra i coeredi della medesima stirpe;

   negli anni si è generata una forte confusione nell'applicazione della norma relativa al diritto di estensione producendo svariati casi di controversie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   se e quali iniziative normative intenda adottare per risolvere la problematica descritta in premessa e per fare chiarezza su un tema così importante quanto delicato.
(4-11517)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta all'interrogante e da quanto emerso dalla stampa locale, gravi fatti di reato si sono consumati nella città di Monterotondo, comune della città metropolitana di Roma Capitale;

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che, nel mese di febbraio 2022, nella città di Monterotondo si sono registrati delitti, quali: detenzione e consegna per scopo di lucro di sostanze stupefacenti, rapina, danneggiamento beni pubblici e privati, risse, aggressioni a mano armata, disturbo della quiete pubblica e da ultimo, in ordine temporale, l'incendio presumibilmente doloso ai danni della vettura della giornalista Rai Cinzia Fiorato, fatto criminoso riportato anche dal Tg Lazio;

   il problema dello spaccio e dell'infiltrazione criminale nella città di Monterotondo si potrebbe inserire in un contesto più ampio nel quale non è al momento esclusa una presenza preoccupante della criminalità organizzata;

   costantemente, anche la popolazione di Monterotondo ha evidenziato le degenerazioni criminali sul territorio senza avvertire un miglioramento o serie politiche di prevenzione che possano essere solo adottate con un coordinamento e una azione capillare delle forze dell'ordine;

   sulla base dei dati Istat 2021, si rilevano dati preoccupanti per quanto riguarda la criminalità in provincia di Roma, ottava in Italia per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, quarta per i furti e quinta per le rapine;

   l'acuirsi dei fenomeni di criminalità su tutto il territorio della provincia di Roma preoccupa e impone l'adozione di misure di prevenzione immediata, in considerazione dei fenomeni di emergenza criminale citati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa rappresentato e quali siano le sue valutazioni al fine di adottare le iniziative di competenza per contrastare la criminalità nel territorio della città metropolitana di Roma Capitale, rispondendo al fabbisogno di sicurezza, soprattutto nel territorio di Monterotondo, evitando la degenerazione di atti criminali.
(3-02796)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dagli organi di stampa, ed in particolare dal Corriere del mezzogiorno – Puglia – del 4 marzo 2022, sembrerebbe che l'ospedale Covid costruito all'interno di un'area della Fiera del Levante di Bari, assegnato in gestione al Policlinico di Bari e il cui termine dei lavori di realizzazione fu annunciato in data 16 gennaio 2021, dal giorno 1° aprile 2022 non ospiterà più pazienti;

   la struttura, che secondo fonti di stampa è costata circa 20 milioni di euro, sarà dismessa, tutte le attrezzature saranno dislocate presso altre strutture sanitarie pubbliche della regione Puglia e gli operatori sanitari saranno gradualmente trasferiti nelle sedi di originaria appartenenza;

   la stampa riferisce che le operazioni di dismissione della struttura sanitaria dovrebbero durare circa un mese e che, per alcuni impianti, non sarà possibile il trasferimento e quindi il riutilizzo e ciò comporterà una perdita di ulteriori 3 milioni di euro. In particolare, ci si riferisce a parti dell'impianto idrico, elettrico e termico;

   il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia ha già segnalato al Governo la questione relativa all'uso poco ponderato delle risorse pubbliche stanziate per la realizzazione questa struttura ed in particolare per il tramite di due interrogazioni a risposta in Commissione, la n. 5-05385, presentata il 18 febbraio 2021 nella seduta n. 459, e la n. 5-06306 presentata il 23 giugno 2021 nella seduta n. 529;

   nei predetti atti, si evidenziò che, in luogo della realizzazione di una nuova struttura come quella costruita nella Fiera del Levante, che sarebbe poi stata oggetto di dismissione al termine dell'emergenza sanitaria, sarebbe stato meno costoso e più semplice disporre la realizzazione e la distribuzione di posti letto di terapia intensiva tra i reparti Covid già attivi nelle varie strutture sanitarie pubbliche in Puglia configurando in questo modo un investimento più efficace, più efficiente e più economico –:

   se non intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di accertare, per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, con riferimento ai provvedimenti relativi alla realizzazione della struttura sanitaria pubblica citata in premessa, la regolarità della gestione amministrativa e contabile e le modalità di utilizzo delle risorse pubbliche poste in essere dall'amministrazione della regione Puglia, finalizzando l'attività ispettiva alla verifica dell'economicità, dell'efficacia e dell'efficienza dell'investimento e dell'opera realizzata.
(5-07650)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il settimo partner commerciale della Russia: l'Istat stima che nel 2021 il valore dell'interscambio tra Italia e Russia sia stato pari a 21.681 milioni di euro, di cui 7.697 di export italiano e 13.984 di export russo (determinato prevalentemente dalle transazioni su gas e materie prime);

   nel complesso le esportazioni verso la Russia, nel 2021, sono aumentate dell'8,8 per cento, rispetto all'anno precedente, ma inferiori del 2,3 per cento rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019;

   al volume di affari dell'export con la Russia si aggiunge quello verso l'Ucraina che ammonta a 1.935 milioni di euro, per un totale complessivo dell'area Russia-Ucraina di 9.557 milioni di euro;

   in questo contesto, la guerra Russia-Ucraina desta preoccupazione e inquietudine anche per le ripercussioni che può generare sugli scambi commerciali tra imprese italiane e Paesi interessati dal conflitto bellico;

   l'export italiano si caratterizza per la molteplicità di soggetti economici e di settori produttivi, distribuiti capillarmente nel territorio, con aziende di medie e piccole dimensioni i cui prodotti sono presenti spesso in un unico mercato estero, con la conseguenza che una sospensione delle esportazioni può determinare una situazione di crisi dalle vaste proporzioni, così come è già accaduto nel recente passato;

   secondo una rielaborazione del centro studi di Confartigianato imprese Sardegna «le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino di otto anni fa si sono scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia che, tra il 2013 e il 2021, per l'Unione europea a 27, cumulano un calo del 23,4 per cento, con una maggiore penalizzazione del made in Italy (-21,9 per cento) rispetto alle esportazioni di Germania (-26,1 per cento), Spagna (-21,9 per cento) e Francia (-19,6 per cento)»;

   l'Italia non ha ancora recuperato la contrazione subita dell'export visto che il volume delle esportazioni del 2021 verso la Russia è inferiore del 28,5 per cento rispetto al livello precedente allo scoppio del conflitto russo-ucraino;

   in questo contesto, la guerra Russia-Ucraina, oltre ad ampliare gli effetti delle crisi energetica in corso, potrebbe rappresentare un ulteriore fattore critico per le imprese manifatturiere italiane, già alle prese con l'aumento delle commodities, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di personale, l'aumento dei costi di trasporto via container e l'allungarsi dei tempi di consegna;

   ad aggravare questa situazione, si segnala l'embargo sui prodotti alimentari provenienti dall'Unione europea posta dal Governo della Bielorussia, circostanza che, come ha denunciato la Coldiretti, «rischia di moltiplicare la produzione di falso made in Italy in un Paese che è già tra i più attivi “taroccatori” delle nostre specialità»;

   questa situazione interessa un settore come il made in Italy costituito da migliaia di imprese, spesso di piccole dimensioni, che non sarebbero in grado di fare fronte al mancato guadagno e al danno della perdita delle produzioni per l'improvvisa chiusura, in molti casi, dell'unico mercato di esportazione;

   è il caso di sottolineare che la crisi internazionale e il conflitto tra Russia e Ucraina intervengono dopo due anni di pandemia da COVID-19, che ha indebolito e, in molti casi, compromesso intere filiere del tessuto produttivo del Paese; una situazione, questa, che ha comportato la chiusura di molte aziende, la perdita di posti di lavoro e dei livelli di produzione, nonché l'esposizione bancaria per migliaia di imprese rimaste sul mercato –:

   se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative per promuovere un'azione coordinata con i Paesi dell'Unione europea al fine di individuare risorse finanziarie e autorizzare l'istituzione di fondi nazionali finalizzati a ristorare le aziende danneggiate dalla contrazione delle esportazioni per effetto della guerra Russia-Ucraina.
(4-11515)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIANA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'isola dell'Asinara, che fa parte del comune di Porto Torres, ed è situata all'estremità nord-ovest della Sardegna, ha una superficie di circa 51 chilometri quadrati e una lunghezza in linea retta di oltre 18 chilometri. La larghezza varia da 290 metri di Cala di Scombro ai 7 chilometri nella parte più settentrionale dell'isola. Il perimetro costiero è di circa 110 chilometri;

   il Parco nazionale dell'Asinara e l'ente Parco nazionale dell'Asinara sono stati istituiti con decreto del Presidente della Repubblica del 3 ottobre 2002, sulla base della legge istitutiva dell'8 ottobre 1997, n. 344 recante «Disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell'occupazione in campo ambientale»; il 13 agosto 2002, con decreto ministeriale, è stata istituita l'Area marina protetta denominata «Isola dell'Asinara»;

   il Parco fa parte della Rete Natura 2000, SIC «Isola dell'Asinara» (ITB010082), ZPS «Isola dell'Asinara» (ITB010001);

   la maggior parte del territorio dell'Asinara, comprendente terreni e immobili, è stata trasferita dal Demanio dello Stato alla regione autonoma della Sardegna e, con deliberazione della giunta regionale n. 48/1 del 9 settembre 2008, affidata alla gestione integrata dell'agenzia regionale «Conservatoria delle Coste». Non sono di proprietà regionale alcune aree e/o singoli isolati che dovrebbero essere adibiti ad usi governativi. In particolare, in località La Reale, detengono aree di competenza, comprensive degli edifici, sopra esistenti, il Ministero della cultura, il Ministero dell'interno, il Ministero della transizione ecologica, il Ministero della difesa, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero della giustizia;

   nonostante, quindi, l'isola dell'Asinara faccia parte del comune di Porto Torres, circa il 95 per cento di immobili, strade e terreni sono in buona parte di proprietà della regione Sardegna, e in parte di Ministeri e altri enti. Tale circostanza si traduce in una significativa limitazione della libertà di azione e gestione dello stesso comune e dell'Ente Parco nazionale, quest'ultimo ulteriormente gravato dalla mancata nomina, negli ultimi sei anni, di un presidente e guidato dal 2020 da un commissario straordinario;

   in questo quadro, preoccupa il progressivo degrado degli edifici presenti sull'isola. Sono diversi, infatti, gli stabili, dall'indubbio valore storico e culturale, lasciati in stato di decadenza, che necessitano di interventi urgenti di recupero e messa in sicurezza, considerato anche l'afflusso turistico che si registra sull'Asinara nel periodo estivo. Con riferimento alla gestione dell'isola si rilevano criticità anche per gli interventi di manutenzione ordinaria degli immobili di competenza regionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche promuovendo accordi o protocolli d'intesa con la regione Sardegna e gli altri Ministeri interessati, per il recupero e la riqualificazione del patrimonio immobiliare dell'isola dell'Asinara, al fine garantire l'integrità dei beni e la sicurezza delle persone e di sostenere la gestione e la tutela del territorio da parte dell'ente parco nel perseguimento degli obiettivi istitutivi di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico presenti sull'isola.
(4-11514)


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a novembre 2021 è stato finanziato a Trieste con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) (decreto ministeriale n. 448 del 16 novembre 2021) il progetto di una cabinovia metropolitana Trieste - Porto Vecchio - Carso. Il progetto è stato realizzato senza alcun coinvolgimento della cittadinanza, neanche nelle sue forme organizzate. La cittadinanza ha, infatti, da subito, espresso una forte contrarietà al progetto, raccogliendo, in pochi giorni, oltre 17.000 firme con una petizione online. A gennaio 2022 si è costituito un comitato per il lancio di un referendum di iniziativa popolare, il primo della storia di Trieste. La raccolta delle 500 firme per il deposito del quesito si è chiusa in meno di 90 minuti e il quesito è attualmente al vaglio della commissione dei garanti. Al comitato referendario allargato hanno aderito 25 associazioni, tra cui anche Legambiente, Wwf, Fiab;

   le ragioni di contrarietà al progetto sono molteplici. La cabinovia è stata inserita nel finanziamento per il trasporto pubblico rapido di massa, ma, in realtà, risulterebbe economicamente sostenibile solo applicando tariffe da servizio per turismo, e, comunque, di dubbio successo, perché collegherebbe punti poco attrattivi, oltre a non essere integrata con il sistema del trasporto pubblico locale. I numeri di passeggeri annui sono stati enormemente sovrastimati, il che porterà un deficit economico costante per il comune che dovrà sostenerne le ingenti spese di manutenzione (stimate 3,6 milioni di euro annui);

   il servizio di trasporto sarebbe fermo, molto spesso e in modo imprevedibile, a causa della Bora e della manutenzione, il che lo renderebbe un mezzo di trasporto non affidabile per i pendolari. Inoltre, per una prima tratta il percorso della cabinovia interessa il Bosco Bovedo, sito Natura 2000, (Zone di protezione speciale (Zps) e Sito di interesse comunitario (Sic), abbattendovi alberi in un'area di oltre due ettari. Inoltre, la cabinovia passerebbe a 50 metri dal monumento nazionale del Faro della Vittoria, con un notevole impatto paesaggistico. Infine, la seconda tratta interessa l'area monumentale del Porto Vecchio, area di interesse culturale e storico, nonché strategica per lo sviluppo della città di Trieste grazie ai collegamenti ferroviari e marittimi, con il rischio di limitarne in futuro la possibilità di sviluppo urbanistico ed economico;

   l'opera non è inserita nel piano triennale delle opere, né nel piano regolatore nel tratto tra Bovedo e Campo Romano. Infatti, al piano urbano di mobilità sostenibile (Pums), il comune di Trieste non ha dato valore di piano urbanistico, e, di conseguenza, il percorso della cabinovia trova puntuale riscontro urbanistico solo nel tratto Porto Vecchio-Bovedo, mentre, per il tratto Barcola Bovedo-Campo Romano, bisogna predisporre la variante per l'inserimento nel piano regolatore;

   lo studio di fattibilità, nonostante interessi un'area di Natura 2000, non ha ancora predisposto le verifiche richieste per legge, rimandandole alla fase definitiva ed esecutiva: Vinca; Vas; Via; perizia geologica e sismica, autorizzazione paesaggistica e il piano particellare dei terreni interessati all'esproprio e servitù;

   ad oggi, le ragioni di contrarietà, avanzate dal comitato referendario, permangono inascoltate dall'amministrazione comunale di Trieste, che ha dichiarato pubblicamente che intende realizzare l'opera a prescindere dall'esito del referendum –:

   quali siano i motivi che hanno permesso l'accesso al finanziamento del progetto di cui in premessa, non essendosi svolte le verifiche per ottemperare ai requisiti per il rispetto del principio «Do No Significant Harm» (DNSH), richiesti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), al fine di non recare danni all'ambiente, nonché essendo parte di un progetto in parte non previsto dal piano regolatore vigente, né dal piano delle opere;

   se non si intenda avviare un tavolo tecnico, con la presenza di tutti gli enti interessati e con il coinvolgimento dei rappresentanti del comitato referendario di cui in premessa, affinché si possa individuare, a parità di target e milestone, un altro progetto alternativo di mobilità sostenibile quale ad esempio una tramvia.
(4-11516)

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Meloni n. 1-00485, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 510 del 18 maggio 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro annui, quasi 500 mila addetti e 224 mila aziende solo in Italia, la filiera della moda rappresenta un asset strategico dell'industria nazionale, nonostante risulti, con l'industria automobilistica, il settore manifatturiero maggiormente colpito dall'emergenza economica socio-sanitaria da Covid-19, soprattutto a causa della sofferenza del mercato europeo, fortemente penalizzato da lockdown internazionale;

    il settore moda rappresenta l'8,5 per cento del volume di affari e il 12,5 per cento dell'occupazione dell'industria manifatturiera in Italia; la dimensione media delle aziende è inferiore a quella degli altri Stati dell'Unione europea e questa peculiarità, bilanciata da una forte interrelazione tra le imprese che comporta un'elevata capacità di innovazione, consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera. Questa caratteristica è confermata dalle prestazioni dell'esportazione del settore e dal ruolo di grande rilievo dalla filiera nazionale nel mercato europeo della moda di qualità. Si stima, infatti, che il sistema di subfornitura italiano rifornisca il 60 per cento della moda di qualità del mondo e che l'industria tessile italiana raggiunga il 77,8 per cento del totale delle esportazioni europee;

    per la sua portata attuale, al settore corrisponde una consistente produzione e, di conseguenza, una consistente generazione di problematiche di impatto ambientale, come emerso dall'ultimo World Economie Forum, secondo il quale l'industria della moda è il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero; ogni anno è, infatti, responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di gas serra (CO2) e contribuisce alla dissipazione del 20 per cento delle risorse idriche totali, utilizzate nelle varie fasi lavorative, compresa, naturalmente, l'irrigazione delle colture tessili;

    a livello mondiale una prima problematica concerne il rilascio e la diffusione di sostanze chimiche usate nel processo produttivo, causa primaria del deterioramento della risorsa idrica, in particolare nella contaminazione delle falde acquifere, oltre che effetti nocivi con conseguenze sulla salute dell'essere umano; si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20 per cento dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei corsi d'acqua (l'equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica);

    il consumo di moda è molto diffuso, poi, nelle economie industrializzate: poiché la moda è fondata sulle tendenze, il prodotto ha un ciclo di vita molto breve, che porta a un elevato accumulo di rifiuti spesso non biodegradabili. I dati dell'Ispra indicano che le imprese italiane della lavorazione di pelli e pellicce e dell'industria tessile hanno generato 745.458 tonnellate di rifiuti speciali nel 2018;

    si calcola, poi, che l'industria della moda sia responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di carbonio;

    i produttori ed i marchi «made in Italy» che non si rinnoveranno saranno senza dubbio danneggiati nel breve/medio termine da uno dei cambiamenti di paradigma: dai fattori tecnologici, come l'intelligenza artificiale, la biotecnologia, la digitalizzazione industriale, il riutilizzo creativo del lusso, alla necessità di mantenere il passo con una consapevolezza senza precedenti dei consumatori, che oggi si aspettano un autentico impegno dei marchi nei confronti dei valori etico-ambientali;

    da tempo le filiere del tessile, della pelletteria, degli accessori, della calzatura e della moda tentano di trovare un punto di equilibrio nella coesistenza tra l'emergenza etica, ambientale e sociale e lo sviluppo economico;

    l'attenzione ai temi della transizione ecologica non è solo una caratteristica produttiva, ma un'esigenza;

    come componente chiave della catena del valore globale, le piccole e medie imprese e le imprese artigiane italiane devono conformarsi alle pratiche sostenibili e alla gestione responsabile, destreggiandosi tra le varie certificazioni etiche, ambientali e nella sottoscrizione dei diversi protocolli quali, ad esempio, l'elenco delle sostanze soggette a restrizioni (Rsl – Restricted Substances List), l'elenco delle sostanze manifatturiere soggette a restrizioni (Mrsl – Manufacturing Restricted Substances List) e le campagne attivate per la gestione responsabile delle sostanze chimiche nei prodotti e nei processi, come anche i capitolati attraverso cui i marchi committenti effettuano le richieste di approvvigionamento;

    la necessità, sempre più impellente, di conformare tutti i settori alla realtà ecosostenibile, richiede uno sforzo corale affinché questo settore trainante per l'Italia diventi un asset strategico nella nuova programmazione comunitaria 2021-2027 e nel pacchetto della ripresa della Next Generation UE, dotandolo degli strumenti necessari per affrontare le sfide del futuro e, in particolare, per una transizione verso un modello tessile responsabile e sostenibile, per costituire modelli di gestione strategica ed operativa diretti alla compatibilità ecologica e sociale;

    la legislazione italiana, pur sapendo cogliere in termini generali gli obiettivi della sostenibilità e dell'economia circolare, non è stata in grado finora di creare un quadro normativo complessivo idoneo a favorire e sostenere concretamente questa transizione; in particolare, la normativa ambientale italiana continua a mantenere un approccio burocratico con norme a volte incoerenti che frenano anziché favorire la transizione;

    l'Italia, dato il valore economico, sociale e ambientale generato dalla sua filiera nella catena tessile globale, gioca un ruolo importante nell'identificazione, mitigazione e gestione sistemica delle esternalità negative; quella italiana è l'unica filiera al mondo tutt'oggi intatta, composta da imprese artigiane che lavorano dalla fase delle materie prime, passando per le fasi del processo produttivo, fino alla distribuzione, coinvolgendo quasi tutte le regioni italiane nell'indotto e, inoltre, la filiera della moda italiana gode di un vantaggio di competitività unico nel contesto globale legato principalmente ad una tradizione produttiva correlata al contributo fornito dalle specializzazioni produttive sorte nei cosiddetti distretti industriali;

    l'obiettivo è una transizione giusta, in cui l'approccio a uno sviluppo sostenibile non si limiti ai soli contesti maggiormente dipendenti da fonti e tecnologie altamente impattanti e climalteranti, ma sia in grado di attivare una leva di crescita che colga le caratteristiche e le esigenze settoriali che, a prescindere dalla dimensione aziendale, accompagni anche le imprese più piccole nella transizione;

    è necessaria la predisposizione di interventi in grado di rendere l'ecosistema tessile idoneo alla transizione ecologica, sostenendo l'accelerazione verde a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale, ed enunciando i criteri base da porre a fondamento delle politiche interne;

    l'Italia, e l'Europa tutta, si trovano oggi nel pieno di una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, che ha messo in luce la fragilità delle nostre catene di approvvigionamento; stimolare nuovi modelli aziendali innovativi creerà a sua volta la nuova crescita economica e le nuove opportunità di lavoro che l'Europa ha bisogno di recuperare,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per attuare una più efficace politica di tutela ambientale specificatamente dedicata al settore tessile e orientata, in particolare, ai temi della transizione verso un'economia circolare, con particolare riguardo a:

  a) incentivi, anche di natura fiscale, a favore delle aziende manifatturiere che introdurranno tecnologie, tecniche, servizi, processi e/o prodotti innovativi nella filiera, parametrati sulla base degli effettivi miglioramenti ambientali ed energetici conseguiti;

  b) supporto finanziario alla creazione di una rete nazionale di recycling hub per la gestione ed il riciclo degli scarti di lavorazione (pre e post consumo) e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione tessile (capi abbigliamento, biancheria, casa e altro);

  c) politiche per la promozione della trasparenza e della tracciabilità delle filiere, attraverso il coordinamento di strumenti quali i sistemi di tracciabilità basati sull'identificazione a radiofrequenza e l'etichettatura, oltre che lo sfruttamento e l'utilizzo delle tecnologie e degli strumenti della blockchain/Dlt, internet delle cose (Iot), ed intelligenza artificiale (Ai);

  d) supporto finanziario alla creazione e al potenziamento di impianti (pubblici o consortili) di trattamento delle acque reflue e dei fanghi di depurazione derivanti dai cicli di nobilitazione tessile, con l'introduzione delle tecnologie più avanzate per l'abbattimento dei carichi inquinanti;

  e) supporto alla ricerca di nuove famiglie di prodotti chimici a ridotto impatto ambientale utilizzabili nei cicli di nobilitazione tessile;

2) ad attivare, in ambito europeo, tutte le iniziative di competenza per prevedere nella prossima programmazione comunitaria lo stanziamento di fondi per la prima «settimana della moda» italiana dedicata alla sostenibilità e all'innovazione, sul modello della Sustainable Fashion Innovation Society;

3) ad attivare iniziative di sostegno all'innovazione creativa, mediante:

  a) potenziamento del credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo relativamente al design ed all'ideazione estetica, con l'innalzamento dell'aliquota prevista dall'attuale credito d'imposta e del massimale, per almeno un quinquennio;

  b) sostegno all'attività di realizzazione dei campionari e delle collezioni del settore tessile abbigliamento privi di poliestere (pu) e rispettose dei principi di economia circolare, nei limiti della normativa sugli aiuti di Stato, con contributi a fondo perduto;

4) ad adottare iniziative per attivare strumenti agevolativi per incentivare la rilocalizzazione delle produzioni, almeno per articoli e/o servizi innovativi, favorendo nuovi investimenti industriali con:

  a) agevolazioni fiscali per periodi medio-lunghi (5-10 anni);

  b) finanziamenti agevolati o contributi a fondo perduto per riconversione di aree industriali e di impianti/macchinari;

5) ad adottare le iniziative di competenza per inserire, nei decreti attuativi di prossima adozione relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza per il rilancio dell'Italia, il sistema moda come elemento di sviluppo dell'innovazione, della competitività, della transizione ecologica, della rivoluzione verde mediante:

  a) attivazione di strumenti agevolativi a fondo perduto/crediti d'imposta per il supporto alla digitalizzazione di prodotti, collezioni e archivi aziendali;

  b) attivazione di strumenti agevolativi a fondo perduto/crediti d'imposta per lo sviluppo della creatività veloce e potenziata, la flessibilità strutturale degli impianti, la qualità della pianificazione del processo logistico tipico della moda;

  c) sostegno alla virtualizzazione di fiere, di eventi promozionali, di workshop sui principali mercati internazionali, sostegno alla creazione di showroom virtuali ed alla realizzazione di piattaforme per favorire l'incontro tra domanda e offerta di articoli di moda ecosostenibile;

  d) sostegno al primo evento dedicato alla transizione ecosostenibile della moda attraverso l'innovazione tecnologica, denominato – Phygital Sustainability Expo –, a cura della Sustainable Fashion Innovation Society;

6) ad adottare le iniziative di competenza per integrare i programmi formativi, con particolare riferimento ai percorsi di formazione professionalizzanti, al fine di includere il tema della sostenibilità e dell'innovazione responsabile per formare una nuova generazione di professionisti attenti e responsabili;

7) a promuovere campagne di comunicazione per sensibilizzare i consumatori ad acquisti sostenibili, in favore di una maggiore trasparenza circa la riparabilità, la provenienza da materiale riciclato e la riciclabilità dei prodotti al fine di veicolare gli utenti verso scelte consapevoli.
(1-00485) (Ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Rampelli, Lollobrigida, Zucconi, Butti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interrogazione a risposta scritta Galantino n. 4-11409 del 18 febbraio 2022.