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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 25 febbraio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    la gravità e la complessità della situazione geopolitica attuale e i recenti sviluppi impongono una riflessione urgente e aggiornata sui costi e sulle quantità disponibili delle materie prime energetiche;

    sinora, gli interventi introdotti per contrastare la corsa dei prezzi delle materie prime energetiche sono stati, essenzialmente, misure contingenti per far fronte ad un aumento che si riteneva «congiunturale» del prezzo del gas; la crisi ci costringe a ragionare non solo sui prezzi – che si è ritenuto permanere elevati solo in una limitata fase temporale – ma anche, e soprattutto, sulle quantità disponibili, che devono essere certe e continue, grazie a iniziative nel breve e a investimenti strutturali con ricadute nel medio e nel lungo periodo;

    la dipendenza dell'Italia e dall'Europa dalle forniture di gas provenienti dalla Russia rendono il quadro degli approvvigionamenti energetici quanto mai incerto, sia dal punto di vista delle quantità, che sotto il profilo dei prezzi; solo pochi mesi fa, in base alle proiezioni degli analisti, con l'imminente entrata in funzione del Nord Stream2 c'era l'aspettativa legittima di un decremento, o, quantomeno, di una stabilizzazione, dei prezzi del gas dopo il primo trimestre del 2022; questa prospettiva appare ora lontana; si impone una revisione sostanziale dell'«energy mix» e della politica energetica, dell'Italia e dell'Europa;

    garantire le forniture di gas naturale nelle quantità sinora importate dall'Italia dalle zone al centro della crisi è divenuto ancora più difficile oggi che 8 anni fa – l'ultima «crisi» risale infatti al 2014, con l'annessione della Crimea alla Russia – da allora, la dipendenza europea e dell'Italia dal metano russo è aumentata – nel 2014, secondo dati Eurostat, l'Unione europea importava il 30 per cento del proprio fabbisogno di gas naturale dalla Russia – nella prima metà del 2021 le importazioni da quelle aree hanno raggiunto il 46,8 per cento;

    la questione della diversificazione delle fonti energetiche e dei siti produttivi è oggi un problema primario: la sicurezza e la continuità delle forniture per il sistema-Paese è una questione strategica, non solo sotto il profilo dei prezzi degli approvvigionamenti;

    si impone la necessità di riorganizzare in modo radicale la politica energetica, assumendo, nel breve termine, decisioni che dovranno avere ricadute positive nell'immediato – in termini di sicurezza delle forniture, di prezzi delle quantità acquistate, di protezione dei consumatori e del sistema produttivo nazionale – ed effetti virtuosi in termini di politica energetica, che si dovranno esprimere in investimenti lungimiranti, in grado di rafforzare il sistema nazionale di produzione, trasporto e stoccaggio della materie prime energetiche;

    la crisi geopolitica interviene, infatti, in una fase quantomai delicata, in cui l'uscita dalla pandemia ha generato un forte – e provvidenziale – incremento dei consumi e degli investimenti nel 2021 che, unitamente ad altri fattori, hanno determinato, nella seconda metà del 2021 e nei primi mesi del 2022, un incremento pari a cinque volte del prezzo del gas naturale in Europa e un vertiginoso aumento della domanda – e quindi dei prezzi, a parità di offerta – di tutte le materie prime;

    a questo si aggiunge che la Cina sta attraversando una grave crisi energetica: già da tempo, per fronteggiare la forte domanda di energia dopo la pandemia, il Governo cinese ha chiesto alle imprese di comprare carbone, metano, petrolio «a qualsiasi prezzo», così determinando l'ascesa dei prezzi delle fonti di energia fossili sui mercati internazionali; dopo la sospensione della procedura di certificazione del Nord Stream2, un'infrastruttura che avrebbe aumentato la dipendenza della Germania dal gas russo dal 50 al 60 per cento, la Russia ha stipulato prontamente un nuovo accordo sul gas con la Cina, anche a condizioni meno vantaggiose rispetto alle attese;

    l'incremento della domanda di metano è in stretta correlazione con la transizione da carbone a gas nei Paesi più sviluppati, in particolare della Cina, anche per i processi di decarbonizzazione imposti da accordi internazionali;

    da tempo, in molti Paesi europei, e segnatamente in Italia, la spinta verso la transizione ecologica ha determinato la riduzione delle produzioni nazionali di gas naturale: l'Italia ha ridotto la sua produzione da 17 billion cubic meters del 2000 a circa 3 billion cubic meters del 2020, a fronte di un consumo sostanzialmente stabile tra i 70 e gli 80 billion cubic meters;

    da notare che il Ministro Cingolani – nell'informativa urgente svoltasi presso la Camera dei deputati il 23 febbraio 2022 – ha voluto precisare – «affinché questo aumento e questa instabilità dei prezzi energetici non minaccino il percorso di transizione energetica gran parte dell'aumento dei prezzi dipende dalle questioni che vi ho appena esposto» e, quindi, che l'aumento dei prezzi è solo in minima parte attribuibile all'aumento dei costi della CO2;

    per il petrolio, alla crescita della domanda, ha corrisposto una minor crescita dell'offerta – per cui si è determinato un crescente depauperamento dalle scorte; l'Opec ha infatti confermato l'accordo tra i Paesi produttori di immettere sul mercato ogni mese non più di 400.000 barili al giorno, con conseguente pressione al rialzo dei prezzi e aumento dei profitti dei Paesi produttori; una situazione, resa ancor più complessa dalle sanzioni contro l'Iran, che ha tuttora una notevole capacità estrattiva inutilizzata; non volendo allentare le sanzioni contro l'Iran, in questo nuovo scenario, gli Usa dovranno attingere alla Riserva strategica o bloccare le esportazioni di shale oil e ridurre drasticamente quelle di gas;

    nei prossimi anni, la capacità inutilizzata e immediatamente disponibile di petrolio detenuta dai Paesi Opec – la cosiddetta spare capacity, – dovrebbe consentire la copertura della domanda – ma è destinata a dimezzarsi nel 2022, per via dell'effetto depressivo sull'offerta di petrolio del crollo degli investimenti –, generata dalla pressione sulle compagnie occidentali di azionisti e investitori, che chiedono la riconversione verso settori green – e, in particolare, negli ultimi tempi, dall'esplosione dei prezzi del metano;

    se la domanda dovesse proseguire nella sua crescita, in particolare per il declino delle forniture di gas, sarebbe inevitabile un impatto sui prezzi del petrolio con livelli che alcune banche di affari stimano a tre cifre, sino a 150-200 dollari a barile; questo significa, per l'Italia, un'aspettativa di prezzi della benzina intorno ai 4 euro al litro;

    non bisogna dimenticare, tra l'altro, in questo quadro, che italiani ed europei acquistano petrolio in misura pari a 200 milioni di dollari al giorno dalla Russia, principale fornitore dell'Unione europea, con una quota di mercato pari a circa il 25 per cento;

    la diversificazione delle fonti energetiche – oggi improrogabile per la crisi geopolitica in corso – è quantomai urgente anche dal punto di vista ambientale, considerato che l'utilizzo prevalente di combustibili fossili per la generazione elettrica e il trasporto fa sì che il settore energetico sia la causa di oltre tre quarti delle emissioni totali; resta il fatto che la transizione energetica verso le emissioni zero, in un orizzonte temporale di circa 30 anni, necessario per il completo sviluppo delle nuove tecnologie emergenti, rende comunque indispensabile l'utilizzo del gas per la sicurezza del sistema energetico europeo e nazionale;

    il Ministro Cingolani, nel corso dell'audizione dinanzi alle Commissioni attività produttive e industria della Camera e del Senato del 14 dicembre 2021 e del 18 gennaio 2022, sui prezzi dell'energia e sulla sicurezza degli approvvigionamenti, ha segnalato che la riduzione costante della produzione interna di gas ha generato inevitabilmente un parallelo incremento dell'importazione di gas, che ha raggiunto l'82 per cento nel 2020; secondo previsioni del dicembre 2021, a politiche invariate, le importazioni di gas potrebbero arrivare all'89 per cento nel 2040, una percentuale che sale al 98 per cento per la sola Italia nel medesimo anno;

    considerando il ruolo cruciale del gas nella fase di transizione ecologica, la questione della dipendenza energetica è ora al centro del problema: l'Unione europea importa dalla Russia il 48 per cento di gas (l'Italia il 43 per cento), il 26 per cento dalla Norvegia (9 per cento per l'Italia), il 9 per cento dall'Algeria (19 per cento per l'Italia), 5 per cento da Qatar e 5 per cento da Usa (rispettivamente 10 per cento e 3 per cento per l'Italia);

    la dipendenza da Paesi terzi – in particolare dalla Russia – nelle forniture di gas, può essere, nel breve periodo, ridotta diversificando le infrastrutture e incrementando la capacità di stoccaggio; alternative alle importazioni dalla Russia sono rappresentate dal gas naturale liquefatto (Gnl) e dall'incremento degli approvvigionamenti del Bacino del Levante (Mediterraneo Orientale), ma queste fonti richiedono, entrambe, costose infrastrutture per il trasporto, la gassificazione e la distribuzione;

    il trasporto del Gnl per lunghe distanze avviene, infatti, attraverso navi metaniere fino ai terminali marittimi vicini alla costa, in particolare in prossimità di quei punti di consumo non collegati ai gasdotti internazionali; per essere immesso nella rete nazionale, il Gnl deve essere riportato alla condizione gassosa mediante rigassificatori; in Italia si hanno 3 impianti attivi, 2 offshore (Offshore Lng Toscana, Olt di Livorno e il terminale Gnl Adriatico a largo di Rovigo) uno a terra, nei pressi di Panigaglia (SP); attualmente, l'importazione di Gnl copre il 20 per cento del fabbisogno nazionale;

    nella stessa audizione, il Ministro ha ricordato che la rete dell'Ucraina è stata utilizzata quale veicolo del metano russo verso clienti europei (con 3 miliardi di dollari per diritti di passaggio), una circostanza che ha determinato «l'erosione» del potere negoziale di Kiev; il completamento di Nord Stream 2 (Russia-Germania) avrebbe determinato, di fatto, l'azzeramento del transito del metano attraverso l'Ucraina; i rapporti tra Usa e Germania erano regolati sulla base di un accordo sulla base del quale gli Usa non si sarebbero opposti al completamento di Nord Stream 2 e la Germania si sarebbe impegnata a mantenere flussi minimi attraverso la rete ucraina; con la crisi geopolitica attuale il quadro è in rapido e drammatico mutamento, con il declino dell'interesse della Germania (e dell'Europa) nei confronti del gasdotto Nord Stream2, ma anche delle importazioni di gas dalla Russia e del transito dall'Ucraina; tra le sanzioni annunciate nei confronti della Russia, la sospensione della «procedura di certificazione» del gasdotto Nord Stream2, annunciata dalla Germania, blocca un'infrastruttura già pronta a partire e piena di gas; considerando che gli Stati Uniti hanno investito in gas non convenzionale, esportato con metaniere, hanno un interesse diretto a indebolire le relazioni commerciali Unione europea-Russia e a promuovere, tramite Israele, lo sviluppo, e la commercializzazione del gas del Mediterraneo Orientale via nave (Gnl) e via gasdotto; il ruolo diplomatico della Francia, nell'attuale crisi, si spiega anche in considerazione del fatto che il progetto più significativo in questa direzione è EastMed (della francese EDF/Edison), con rotta Israele-Cipro-Grecia-Italia (Puglia); il rapido mutamento del quadro geopolitico potrebbe rendere molto remunerativi e accelerare questi progetti, oggi rallentati da costi molto elevati che hanno scoraggiato gli investitori;

    in questo quadro, potrebbero rappresentare opportunità alternative, sia il Tap, (Azerbaigian-Turchia-Grecia-Albania-Italia) entrato in funzione nel 2020, che mette in collegamento Grecia e Italia tramite l'Albania, trasportando gas naturale dalla regione del Mar Caspio in Europa, per approdare sulla costa meridionale italiana (Puglia), collegandosi alla rete nazionale, sia l'eventuale realizzazione del gasdotto nel Bacino del Levante; le riserve presenti nel Mediterraneo Orientale, dove ha realizzato importanti investimenti Eni (presente in Egitto e a Cipro), attualmente, non concorrono all'approvvigionamento nazionale;

    la crisi attuale, l'incertezza degli approvvigionamenti, l'incremento e la volatilità dei prezzi rendono centrale il sistema di stoccaggio: l'Italia dispone attualmente, di oltre 18 miliardi di metri cubi di capacità di stoccaggio; in tempi ordinari questo sistema garantisce l'equilibrio giornaliero tra domanda e offerta di gas, in particolare assicurando copertura del fabbisogno di punta nella stagione invernale, e sicurezza e continuità delle forniture; in tempi di crisi, rappresenta una valvola di sicurezza fondamentale per incidere sulle quantità e sui prezzi del gas disponibile a fronte della domanda di mercato;

    l'importanza dello stoccaggio, anche sui prezzi, è dimostrata dal fatto che, in fase di ricostituzione degli stoccaggi, il prezzo del gas raggiunge livelli elevati; si ritiene necessario incrementare sia i siti di stoccaggio, che il livello di riempimento di quelli attuali;

    fondamentale appare altresì potenziare tutte le fonti rinnovabili di approvvigionamento: nel sistema elettrico; queste ultime coprono oggi poco meno del 40 per cento del totale: per favorire anche l'autoproduzione, è necessario prevedere semplificazione delle procedure necessarie alla realizzazione di sistemi di produzione e di accumulo di energia;

    per diversificare le forniture, è necessario incrementare le quantità provenienti dalle nuove rotte di importazione;

    il vertiginoso aumento dei prezzi all'ingrosso delle materie prime energetiche ha determinato l'incremento degli oneri per energia elettrica di una famiglia-tipo del 55 per cento e del gas del 42 per cento nel primo trimestre 2022 rispetto al primo trimestre 2021, e una grave inasprimento degli oneri per la bolletta energetica delle imprese, in particolare di quelle energivore; questi aumenti sono stati solo in parte mitigati grazie agli interventi straordinari adottati dal Governo e dal Parlamento a sostegno di 29 milioni di famiglie e di 6 milioni di imprese, con misure di valore superiore a 15 miliardi di euro in tre trimestri;

    si impone ora l'urgenza di interventi immediati e strutturali, per contenere i prezzi, e garantire la quantità di gas necessaria al fabbisogno nazionale;

    più di metà dell'elettricità prodotta in Italia proviene dalle centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate a metano, e le energie rinnovabili non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno attuale e quello previsto per alimentare settori importanti in rapida evoluzione, come la mobilità urbana,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per rafforzare la concertazione permanente a livello europeo sugli approvvigionamenti e sui prezzi delle materie prime energetiche, anche promuovendo la revisione delle regole del mercato elettrico secondo linee comuni in tutti i Paesi dell'Europa, in modo da assicurare che i benefici derivanti dall'incremento degli investimenti e dai minori costi dell'energia prodotta da fonti rinnovabili abbiano una ricaduta diretta sui consumatori e sugli utenti dell'Unione europea;

   ad adottare iniziative per accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, anche implementando le nuove tecnologie emergenti e semplificando, a tal fine, le procedure di realizzazione di nuovi impianti di produzione e di stoccaggio, favorendo l'autoproduzione in tutti i settori, incluso quello agricolo;

   a promuovere contrattazioni a lungo termine delle fonti rinnovabili sui mercati, anche prevedendo sistemi di remunerazione delle rinnovabili non legati a quelli della generazione termica a gas;

   ad adottare iniziative per favorire e ad accelerare, in misura crescente, le aste Fer;

   a fornire una relazione aggiornata al Parlamento sullo stato di realizzazione delle iniziative Eni in Egitto e a Cipro, che, attualmente, non contribuiscono, all'approvvigionamento nazionale;

   per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, anche nel breve periodo, ad adottare iniziative per rilanciare la produzione nazionale dei giacimenti presenti nel territorio nazionale e nelle acque territoriali, in modo da ridurre la dipendenza dall'estero, secondo gli indirizzi delineati dal recente decreto-legge cosiddetto «Energia», che prevede meccanismi di ritiro della produzione nazionale da parte del gruppo Gse a prezzi equi, da assegnare in primis ad aziende energivore e a piccole medie imprese;

   ad adottare iniziative normative volte ad introdurre, nell'immediato, misure volte a proteggere i clienti vulnerabili e le imprese più esposte ai maggiori costi dell'energia, salvaguardando i livelli di competitività delle imprese, sia attraverso strumenti di mercato, sia attraverso meccanismi di compensazione;

   ad adottare iniziative per accelerare la realizzazione di tutte le iniziative utili alla produzione e all'utilizzo delle rinnovabili e di tutte le infrastrutture necessarie per la decarbonizzazione, anche mediante semplificazione delle procedure;

   a rafforzare la sicurezza del sistema, in particolare intervenendo sui meccanismi di stoccaggio, garantendo l'utilizzo della massima capacità disponibile, anche mediante incremento dell'importazione di gas naturale attraverso i gasdotti non connessi alla rete europea dei gasdotti (quali quelli provenienti dall'Algeria, dalla Libia e, in particolare, tramite il Tap), attivando, nel contempo, il massimo utilizzo dei terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto importato dall'estero;

   ad adottare iniziative per incrementare la capacità di rigassificazione, anche mediante terminali galleggianti;

   ad adottare iniziative per incrementare la percentuale di produzione di bio-carburanti in purezza, anche mediante sostegno agli investimenti necessari;

   a disporre tutte le iniziative necessarie a sostenere settori energivori strategici della nostra manifattura, quali la siderurgia, la ceramica, il vetro artistico, la carta, il legno, che, per il rincaro delle bollette, rischiano di sospendere l'attività;

   ad adottare iniziative per sostenere, altresì, tutte le produzioni del «made in Italy» danneggiate indirettamente dalle sanzioni, posto che l'export italiano – di altissima qualità e valore – rappresenta oggi, circa 10 miliardi di euro di esportazioni verso la Russia e l'Ucraina;

   a supportare la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie emergenti e, in particolare, i primi esperimenti realizzati da scienziati internazionali, anche italiani, di fusione nucleare: un'energia «pulita», che non produce scorie radioattive, se non in minima parte, non produce anidride carbonica, se non in quantità irrisorie e che, grazie a questi esperimenti, si è rivelata controllabile e con straordinarie potenzialità.
(7-00801) «Ruffino, Scanu, Gagliardi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DIENI, MARTINCIGLIO, APRILE, SERRITELLA, MELICCHIO e PARENTELA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea con la decisione n. 622 del 28 gennaio 2022, ha autorizzato l'immissione in commercio della specialità medicinale antivirale anti-COVID-19, denominata «Paxlovid»;

   sempre il 28 gennaio 2022, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell'Agenzia italiana del farmaco ha definito i criteri di utilizzo del medicinale Paxlovid, farmaco antivirale orale per la cura del COVID-19;

   secondo la determina n. 15/2022 del 31 gennaio 2022 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 26 del 1° febbraio 2022), l'Aifa ha poi proceduto alla classificazione del medicinale per uso umano ai sensi dell'articolo 12, comma 5, del decreto-legge 13 settembre 2012 n. 158 convertito dalla legge 8 novembre 2012 n. 189;

   come si legge dal comunicato stampa dell'Aifa n. 684 del 28 gennaio 2022, «le modalità per la selezione dei pazienti, per la prescrivibilità e distribuzione del farmaco saranno le stesse già stabilite per l'altro antivirale orale “Molnupiravir”». Queste sono indicate nella determina n. DG/1644/2021 del 28 dicembre 2021 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 308 del 29 dicembre 2021);

   ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della determina 9 marzo dell'Aifa, la stessa stabilisce che per le reazioni avverse riguardanti il medicinale «i medici, gli altri operatori sanitari e i pazienti trasmettano le segnalazioni di sospette reazioni avverse o alla persona qualificata responsabile della farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza o direttamente alla rete nazionale di farmacovigilanza, attraverso il portale web dell'AIFA»;

   tale portale elenca tutti i responsabili di farmacovigilanza, distinti tra «Responsabili regionali» e «Responsabili dei singoli centri regionali»;

   al 31 gennaio 2022, data dell'ultimo aggiornamento del suddetto elenco, non risultano ancora nominati i «Responsabili regionali» della Basilicata, Calabria e Lombardia cui mandare le segnalazioni di sospette reazioni avverse come indicato sopra –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e di quali elementi disponga, per quanto di competenza, circa i tempi in cui si procederà alla nomina dei «responsabili regionali» di cui in premessa al fine di assicurare il continuo e corretto monitoraggio delle segnalazioni delle reazioni avverse ai farmaci, garantendo così la sicurezza dei medicinali in commercio;

   quali siano i criteri utilizzati dal Ministero della salute per la distribuzione della seconda pillola anti-COVID-19 – «Paxlovid» –, posto che risulta necessario comprendere l'oggettività degli stessi, come già richiesto con interrogazione n. 4-11193 relativa al primo antivirale orale «Molnupiravir».
(4-11454)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio d'amministrazione di Tim è stato convocato in data mercoledì 2 marzo 2022 per valutare le Linee guida del piano industriale 2022-2024 e contestualmente «per esplorare possibili opzioni strategiche, anche attraverso soluzioni che comportino il superamento dell'integrazione verticale come si legge nel sito ufficiale, con evidente riferimento alla eventuale separazione societaria della rete dai servizi»;

   la separazione societaria della rete è una prospettiva che suscita la perplessità più volte esternata dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori, nonché da autorevoli economisti e manager, con riferimento alle possibili conseguenze occupazionali e tecnologiche e all'ulteriore indebolimento del ruolo dell'incumbent che, in Italia, ha subìto, molto più che nel resto della Unione europea l'erosione della presenza pubblica da parte degli investitori privati;

   il 2 dicembre 2021 i Ministri interrogati, ricevendo i sindacati di categoria, hanno assunto, l'impegno ad effettuare iniziative per un rapido aggiornamento della situazione e a riconvocare il tavolo ad esito della stessa e, tuttavia, non vi è stato alcun riscontro ad oggi;

   il 22 dicembre 2021 il Presidente del Consiglio dei ministri Draghi, in conferenza stampa, assicurava l'impegno del Governo a tutelare occupazione, rete e tecnologia;

   il 10 febbraio 2022 l'amministratore delegato di Tim ha dichiarato pubblicamente che l'operazione di scorporo produrrebbe «vantaggi»;

   il 14 febbraio 2022 i segretari generali delle organizzazioni sindacali confederali e di categoria hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri Draghi per manifestare le loro preoccupazioni e chiedere l'apertura di un tavolo complessivo presso la Presidenza del Consiglia dei ministri e, tuttavia, non vi è stato alcun riscontro ad oggi;

   a rendere ancor più incerto il contesto, in data 26 novembre 2021, si è riunito il Consiglio d'amministrazione per essere informato sulla notizia diffusa nei giorni precedenti da Bloomberg circa, l'interesse del fondo di investimento estero Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. («KKR»), già detentore del 37,5 per cento delle azioni di Fibercop, per l'acquisizione del 100 per cento delle azioni di Tim;

   a tal proposito, occorre considerare che, negli altri Paesi dell'Unione europea, sia dove è optato per l'unicità aziendale, sia dove si è effettuata la separazione funzionale tra rete e servizi, è stato mantenuto il controllo pubblico sulle telecomunicazioni –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa il mantenimento del controllo pubblico sulle telecomunicazioni e se si intenda confermare quanto affermato dai Ministri interrogati nell'incontro con le organizzazioni sindacali del 2 dicembre 2021 e dal Presidente del Consiglio dei ministri durante la conferenza stampa del 22 dicembre 2021 di cui in premessa;

   di quali ulteriori elementi sia in possesso il Governo dopo l'impegno assunto il 2 dicembre 2021 con i sindacati di voler effettuare iniziative per un aggiornamento della situazione e se tale aggiornamento sia stato effettivamente espletato;

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo al fine di esercitare le proprie prerogative in vista delle prossime determinazioni del consiglio di amministrazione di Tim e assicurare, anche mediante la presenza di Cassa depositi e prestiti, la tutela degli asset strategici, dell'occupazione nel gruppo e nell'indotto, nonché la tutela dell'interesse nazionale in relazionali agli impegni sottoscritti sotto il titolo della transizione digitale con il Pnrr relativi, in particolare, all'Agenda digitale, alla cyber-sicurezza per i cittadini, le imprese e per la stessa difesa;

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo al fine di dare seguito agli impegni assunti con le organizzazioni sindacali, convocando le stesse prima di qualsiasi assunzione di decisioni da parte del suddetto consiglio d'amministrazione sulla materia.
(4-11464)


   DIENI, SEGNERI, SERRITELLA e TERZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 1, lettera b) del decreto-legge n. 5 del 4 febbraio 2022 stabilisce che «a coloro che sono stati identificati come casi accertati positivi al COVID-19 a seguito del ciclo vaccinale primario o della somministrazione della relativa dose di richiamo, è rilasciata, la certificazione verde COVID-19 di cui al comma 2, lettera c-bis dell'articolo 9 del decreto-legge n. 52 del 2021, ossia il cosiddetto green pass rafforzato che ha validità a decorrere dall'avvenuta guarigione senza necessità di ulteriori dosi di richiamo»;

   la circolare del Ministero della salute del 4 agosto 2021 stabilisce che i cittadini italiani iscritti al Servizio sanitario nazionale vaccinati o guariti all'estero contro il COVID-19 potranno richiedere, se si trovano già sul territorio italiano, il rilascio delle certificazioni verdi COVID-19 (cosiddetto EU Digital Covid Certificate) per vaccinazione o per guarigione. Per farlo, i cittadini dovranno recarsi presso le aziende sanitarie locali di competenza territoriale e presentare: le informazioni sulla precedente infezione da COVID-19 successivamente a tampone molecolare positivo; i dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, autorità sanitaria); documento di riconoscimento e codice fiscale;

   l'EU Digital Covid Certificate stabilito dalla Commissione europea è ottenibile senza alcuna distinzione «base» o «rafforzata» prevista solo nel nostro Paese dell'Unione europea;

   in merito alla certificazione verde COVID-19, le diverse normative sviluppate in Italia, oltre a creare una certa confusione, dimostrano un approccio al tema molto più stringente ed eccessivo rispetto a quello adottato dall'Unione europea;

   tale eccesso è stato funzionale ad un contenimento dei contagi e ad incentivare la vaccinazione ma, ad una risposta diligente dei cittadini italiani, sembra non corrispondere un'altrettanta linearità e «semplicità» nell'applicazione, controllo ed eventuale sanzione da parte delle autorità;

   secondo fonti stampa, una studentessa genovese – Anna Fossi, di 21 anni – si è trovata, suo malgrado, a fare i conti con le «follie burocratiche» del green pass rafforzato, nonostante il rispetto delle disposizioni sopradescritte;

   la ragazza è stata costretta a scendere alla stazione di Pavia dove da sola, di notte, al freddo, ha dovuto attendere la madre che venisse a prenderla. Il tutto è accaduto dopo che i controllori, nello svolgere regolarmente la loro attività, hanno certificato che il Green Pass della ragazza non fosse valido;

   il certificato risultava scaduto il 12 febbraio 2022, esattamente 6 mesi dopo il completamento del primo ciclo vaccinale (12 agosto 2021). Dopo questa data, la ragazza si è recata in Erasmus in Francia dove, nel mese di gennaio 2022, è risultata positiva al Covid-19 e successivamente guarita;

   la studentessa che tornava in Italia proprio per avere il green pass rafforzato valido solo in Italia (ai sensi dell'articolo 1 sopra descritto) viaggiava con il certificato francese attestante la positività al Covid-19 (tampone molecolare) e con il relativo green pass base da tampone antigenico negativo. Con questi documenti ha viaggiato senza problemi da Bruxelles a Milano, passando per Malpensa. Poi, dal treno per la Liguria, è stata costretta a scendere;

   qualsiasi violazione di un obbligo, come quello relativo all'impiego del green pass rafforzato sui mezzi di trasporto pubblico locale, regionale ed interregionale (ai sensi del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 229) non può comportare, per l'interrogante, in nessun caso, un pregiudizio grave come quello di far scendere una persona dal treno, ma ad esso deve corrispondere una sanzione amministrativa –:

   se siano a conoscenza di quanto accaduto ed esposto in premessa;

   se non si ritenga assolutamente da evitare che l'applicazione della disciplina in questione possa portare ad esporre la persona a situazioni di pericolo, posto che nel caso specifico non era peraltro immaginabile chi sarebbe potuto intervenire a difesa della stessa;

   se non si ritenga che sia necessario adottare iniziative di competenza per garantire sempre la possibilità di far valere un'autocertificazione relativa al green pass, anche se il proprio dispositivo è fuori uso o non si ha a disposizione il cartaceo.
(4-11466)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TARTAGLIONE. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il castello di Capua, che sorge nel centro storico di Gambatesa, paese in provincia di Campobasso, a poca distanza del confine tra Molise e Puglia, rappresenta uno dei siti culturali di maggior valore del Molise, in quanto, oltre a costituire un gioiello architettonico del quattrocento, ospita al suo interno significativi affreschi della metà del 1500 attribuiti a Donato de Cumbertino, allievo del Vasari, tra cui spicca l'unica rappresentazione esistente della battaglia di Ortona, prologo della battaglia di Lepanto e una raffigurazione della costruzione della cupola di San Pietro;

   il Castello, di proprietà dello Stato è gestito dalla direzione regionale musei del Molise, e fu costruito nel XIII secolo con funzioni difensive e fu trasformato successivamente in dimora signorile grazie alla famiglia Capua che lo acquistò alla fine del 1400;

   il Castello non è al momento accessibile al pubblico da dicembre 2021 per mancanza di personale, il che pregiudica fortemente l'offerta turistico-culturale dell'intera area del Fortore, nella quale è in corso un progetto di valorizzazione delle risorse culturali e ambientali mediante la costituzione di una rete dei principali monumenti, sostenuta dai sindaci dei paesi del territorio, e porta con sé gravi conseguenze in termini di ricadute economiche;

   la riqualificazione del Castello è da anni oggetto dell'attività dell'amministrazione comunale che l'ha posto al centro di numerosi programmi e iniziative di valorizzazione;

   inoltre, l'area turistica sulla quale insiste il paese di Gambatesa si colloca all'interno di una di quelle aree interne oggetto di particolare attenzione da parte del Governo, nonché obiettivo di interventi a valere sulle risorse del Pnrr, finalizzati alla valorizzazione e al tentativo di arginare lo svuotamento di questi territori, serbatoi di tradizione, storia e cultura italiana;

   in particolare, per quanto riguarda le azioni previste dal Pnrr per la riqualificazione e valorizzazione delle aree interne, si segnala quella dei bandi per la rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi d'Italia –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di ovviare al più presto agli impedimenti che ostacolano la fruizione del Castello di Capua di Gambatesa da parte dei turisti, per la valorizzazione di una importante risorsa culturale anche alla luce delle difficoltà che il settore ha dovuto sostenere in seguito all'emergenza pandemica.
(5-07609)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la piattaforma «ITsART», pomposamente definita dal Ministro Dario Franceschini la Netflix della cultura, in meno di un anno ha visto succedersi ben tre amministratori delegati;

   ITsART è una società con una partecipazione pubblica del 51 per cento in capo a Cassa depositi e prestiti e il 49 per cento di proprietà di Chili, azienda privata fondata nel 2012 e specializzata nella distruzione online di film;

   nei giorni scorsi, dopo un mese e mezzo di vacatio, è stato nominato amministratore delegato della società il dottor Andrea Castellari in sostituzione di Guido Casali, rimasto in carica solamente quattro mesi prima di dimettersi;

   il primo amministratore delegato era stato Giano Biagini, Ceo di Chili, che aveva assunto l'incarico in via temporanea per avviare la società, ma il lancio non era stato un successo;

   secondo quanto riportato da organi di stampa alla base delle dimissioni di Casali c'erano generici «motivi personali», e da ITsART esclusero qualsiasi incomprensione con la proprietà, ribadendo che l'amministratore aveva mano libera sulle decisioni;

   una versione, secondo quanto si può leggere su vari siti, che però, nasconderebbe forti tensioni interne rispetto alla gestione della società;

   a quasi un anno dal suo lancio il catalogo è ancora ridotto, con poche esclusive tra cui un documentario su Federico Fellini, realizzato da Donatella Baglivo, e Fuoriclasse, di Alessandra Tranquillo, che racconta i giovani e il modo di usare i social, lo spettacolo al teatro Regio di Torino con Toni Servillo, un omaggio a Monica Vitti e per il futuro è in vendita lo show di Paolo Conte a Venaria reale, in calendario a fine giugno 2022;

   i dati riferiscono di 565.622 sessioni di streaming per un totale di 115.200 ore di trasmissione online, 153.476 utenti registrati e quasi 5 milioni e mezzo di pagine viste;

   l'utente registrato non è per forza di cose un utente attivo, visto che ci si può registrare come avviene per tanti siti, senza frequentarlo abitualmente;

   analogamente, non è chiaro quali siano gli spettacoli visti a pagamento o quelli fruiti in versione gratuita, elemento fondamentale per capire se l'operazione riesce, sul medio-lungo periodo, ad ammortizzare l'ingente investimento pubblico di circa 20 milioni di euro –:

   se il Governo intenda illustrare le motivazioni effettive che hanno portato alle dimissioni di Guido Casali;

   quanto sia stato investito nella promozione della società e quali siano, ad oggi, i dati relativi alla vendita di prodotti multimediali della piattaforma, nonché se si ritenga che la spesa sia congrua rispetto ai ricavi ottenuti;

   se si ritenga di poter coinvolgere anche Raiplay nell'operazione di rilancio di ItsArt.
(4-11461)


   BALDINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della componente 3 («Turismo e cultura»), della Missione 1 («Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo»), del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono previsti investimenti complessivi – tutti a titolarità del Ministero della cultura – pari a 3,675 miliardi di euro, di cui 1.020 destinati, in particolare, al miglioramento dell'attrattività dei borghi italiani;

   tale investimento mira a far fronte alla condizione di spopolamento e abbandono cui sono soggetti sempre più borghi italiani, ora anche fortemente colpiti dal punto di vista socioeconomico dalle necessarie limitazioni introdotte per fronteggiare l'emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus Sars-CoV-2, al fine di valorizzare il patrimonio storico, culturale e paesaggistico che li contraddistingue, salvaguardare le loro tradizioni, rilanciare il loro potenziale attrattivo dal punto di vista turistico, nonché favorire il rilancio occupazionale;

   gli interventi previsti trovano attuazione attraverso il «Piano nazionale Borghi», un programma che prevede due linee di intervento per finanziare almeno 250 borghi: 21 individuati dalle regioni e province autonome e considerati progetti pilota, cui sono destinati complessivamente 420 milioni di euro (di cui 20 milioni per ciascuna regione e provincia autonoma), nonché 229 selezionati con avviso pubblico rivolto ai comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti e alle piccole e medie imprese localizzate o che intendano insediarsi nei borghi selezionati, per un totale a disposizione di circa 580 milioni di euro;

   la selezione dei borghi viene effettuata sulla base di criteri territoriali, economici e sociali quali l'entità demografica, i flussi turistici, la consistenza dell'offerta turistica-ricettiva, la tendenza demografica del comune, il grado di partecipazione culturale della popolazione, la consistenza delle imprese culturali, creative e turistiche con e senza scopo di lucro e del relativo personale, nonché la capacità del progetto di incidere sull'attrattiva turistica e di aumentare la partecipazione culturale;

   tra i 42 comuni della regione Toscana partecipanti al bando pubblico per aggiudicarsi il progetto pilota, la giunta toscana ha scelto il borgo di Castelnuovo in Avane, nel comune di Cavriglia, in provincia di Arezzo;

   al momento, alla luce di quanto stabilito dalla prima linea di intervento, non risulta siano previsti ulteriori contributi per gli altri borghi; molteplici, tuttavia, sono i territori italiani che dispongono di testimonianze storiche e culturali dal valore inestimabile e che necessitano di interventi di conservazione e riqualificazione, spesso anche urgenti; tra questi vi è il territorio provinciale di Lucca e, in particolare, il comune di Bagni di Lucca, un tempo conosciuto a livello internazionale per il termalismo e collocato in prossimità del comune di Barga, storico crocevia tra la Toscana e la Lombardia, nonché, più in generale, il territorio della Versilia, nel quale è situato il borgo di Sant'Anna di Stazzema, noto per essere stato sede di uno degli atroci crimini di guerra compiuti dalle truppe naziste –:

   alla luce delle problematiche esposte in premessa, quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di assicurare che, per gli altri progetti presentanti e finalizzati ad incrementare l'attrattività dei borghi italiani, ma che sono rimasti esclusi dagli investimenti stanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, siano previsti criteri preferenziali per l'accesso ad altri bandi e finanziamenti da parte delle regioni e delle province autonome;

   se siano previsti o si ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per disporre contributi in favore di altri borghi toscani situati nel territorio provinciale di Lucca e più in generale nella Versilia, quale testimonianza storica, artistica e di identità da preservare e salvaguardare.
(4-11462)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2022, in coerenza con quanto previsto nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanze 2021, ha destinato 7 miliardi di euro alla revisione della tassazione ridisegnando i lineamenti fondamentali dell'Irpef, anzitutto mediante interventi sulle aliquote e sugli scaglioni; ha riorganizzato e armonizzato le detrazioni per redditi da lavoro dipendente e assimilati, da lavoro autonomo e da pensione e ha esentato da Irap, dal periodo d'imposta 2022, le persone fisiche esercenti attività commerciali, arti e professioni;

   secondo le stime del Governo, ai redditi fino a 15 mila euro andranno 1,1 miliardi di euro a quelli dai 15 mila ai 28 mila euro: 2,2 miliardi di euro e dunque alle fasce più basse andranno in totale 3,3 miliardi di euro, quasi la metà dei 7 disponibili in manovra per il taglio dell'Irpef;

   secondo i risultati dell'ultimo Osservatorio curato dal Centro studi e ricerche itinerari previdenziali, la scomposizione delle dichiarazioni dei redditi ai fini Irpef 2019 per tipologia di contribuente rivela che il 53 per cento delle imposte è versato dai dipendenti, il 28 per cento è a carico dei pensionati e il 12 per cento del gettito è prodotto da imprenditori, commercianti e professionisti;

   l'intervento approntato in manovra pone l'obiettivo prioritario di sostenere la ripresa dell'economia in una fase di ripartenza, nonché di agire sulla componente tributaria del cuneo fiscale;

   l'intervento ha parzialmente completato i provvedimenti precedenti che avevano ignorato alcune platee di contribuenti, e in particolare i pensionati;

   più nello specifico, secondo i dati del Ministero, il provvedimento ha generato una riduzione dell'aliquota media effettiva dei pensionati, compresa tra un massimo dell'1,6 per cento (in corrispondenza di 15 mila euro) e un minimo dello 0,4 per cento (che si raggiunge a 29 mila e a 75 mila euro: oltre 75 mila euro il beneficio tende ad azzerarsi). Tuttavia, anche in questo caso l'andamento di tale riduzione non è regolare, perché è compreso tra l'1 e l'1,5 per cento del reddito per i livelli molto bassi (tra 8.500 e 19 mila euro, dove si collocano, secondo i dati del 2019 circa 4,9 milioni di pensionati) e medio-alti (tra 37 mila e 59 mila euro, dove si collocano, secondo i dati del 2020, circa 1,1 milioni di pensionati), mentre scende tra lo 1 e lo 0,4 per cento nelle altre fasce di reddito; l'intervento sulle detrazioni è, invece, principalmente funzionale a risolvere il nodo strutturale dell'andamento delle aliquote marginali effettive;

   a favore dei pensionati, con la legge di bilancio 2022 è stata inoltre riavviata l'indicizzazione piena delle pensioni al costo della vita, pertanto ci sarà una rivalutazione dell'1,7 per cento che sarà completa per gli importi fino a 4 volte il trattamento minimo; del 90 per cento, ossia dell'1,53 per cento, per importi superiori a 4 e fino a 5 volte il minimo; del 75 per cento per importi superiori a 2.577,90 euro –:

   alla luce delle considerazioni espresse in premessa, se il Governo ritenga di fornire una tabella esemplificativa, con esempi riferiti ai pensionati, che riporti l'aumento dell'assegno diviso per fasce di reddito, differenziando l'aumento determinato della riforma Irpef da quello determinato della perequazione e indicando per ogni fascia di reddito il numero corrispondente di soggetti interessati al fine di conoscere quale sia la quota delle complessive risorse stanziate effettivamente destinata ai pensionati.
(5-07613)


   NARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   Sogesid Spa è la società di ingegneria «in house providing» del Ministero della transizione ecologica e del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Il suo capitale sociale è interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   il Sito d'interesse nazionale (Sin) di Massa Carrara è stato istituito nel 1999. Dopo tale individuazione, allo scopo di avviare la bonifica degli inquinamenti presenti all'interno del Sin, sono stati siglati tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Toscana e gli altri soggetti pubblici interessati, numerosi accordi di programma, rispettivamente nel 2007, nel 2011 e, più recentemente, nel 2016 e nel 2018 (che complessivamente hanno messo a disposizione per la bonifica della falda circa 25,5 milioni di euro tra fondi statali e regionali);

   Sogesid ha consegnato nei mesi scorsi alla regione Toscana il progetto definitivo di bonifica della falda delle aree ex Sin di Massa Carrara. L'obiettivo è interrompere i flussi di contaminazione della falda dalle aree sorgenti verso quelle residenziali dei comuni di Massa e Carrara, con la realizzazione di una serie di pozzi per emungere le acque e convogliarle attraverso una rete di tubazioni all'impianto di trattamento delle acque reflue urbane;

   il progetto definitivo sarà poi oggetto di una procedura di affidamento in «appalto integrato», gestito da Sogesid per la parte procedurale, che dovrà consentire entro il 2022 l'avvio dei lavori;

   secondo quanto emerge dalla stampa, l'iter della bonifica potrebbe subire ulteriori ritardi: i rilievi mossi da Arpat e genio civile Toscana Nord l'8 febbraio 2022, durante la conferenza dei servizi, potrebbero, infatti, far posticipare ulteriormente l'inizio del risanamento ambientale, con il rischio che siano revocati i 22,5 milioni di euro stanziati per queste operazioni, se le opere non saranno infatti appaltate entro la fine dell'anno;

   la regione Toscana, in qualità di ente proponente, avrà tempo fino al 28 febbraio 2022, a quanto risulta all'interrogante, per integrare la documentazione progettuale con i chiarimenti richiesti;

   Sogesid ha rassicurato sulla tempistica degli interventi, promettendo di rispettare le scadenze previste. Sogedid ha, infatti, comunicato che «sta lavorando per trasmettere in tempi rapidi le integrazioni richieste dalla regione al progetto di messa in sicurezza e bonifica della falda. Le osservazioni avanzate dalle parti pubbliche e private alla conferenza dei servizi l'8 febbraio non mettono in ogni caso in discussione l'impianto progettuale complessivo, né l'approccio metodologico»;

   la società ha inoltre riferito con una nota «di aver subito iniziato a lavorare alle integrazioni richieste dalla Conferenza dei Servizi, per procedere verso l'obiettivo di affidare la progettazione esecutiva e i lavori entro la fine del 2022. È stata contestualmente avviata la procedura regionale di assoggettabilità a Via del progetto: a seguito del necessario e consueto confronto tra soggetti a vario titolo coinvolti nella procedura, sono state richieste integrazioni e presentate osservazioni per adempiere a tutti gli aspetti tecnici e formali»;

   nonostante queste rassicurazioni, appare evidente che sussistano, nelle comunità territoriali e negli enti locali, forti preoccupazioni sulle criticità del progetto che potrebbero ritardare i lavori di bonifica e comportare oltretutto la revoca delle risorse stanziate da tempo –:

   se i Ministri interrogati ritengano che le criticità riferite ai progetti citati in premessa possano far posticipare l'iter delle bonifiche previste e causare conseguentemente la revoca dei finanziamenti stanziati con gli accordi di programma;

   quali iniziative urgenti intendano conseguentemente assumere al fine di evitare che il risanamento del territorio possa subire ulteriori ritardi ed evitare la soppressione delle risorse attualmente disponibili.
(5-07617)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il settore del trasporto merci su gomma versa in grave difficoltà, a causa dell'aumento vertiginoso, fino al 30 per cento del prezzo del carburante;

   la crisi assume dimensioni ancora più drammatiche per i territori insulari, per via del rincaro del prezzo dei trasporti marittimi;

   gli aumenti, secondo le stime delle aziende del settore, arriveranno nel mese di marzo 2022 a 50 euro in più a pezzo e, su alcune tratte, perfino a 75 euro in più;

   questi sono solo gli ultimi di una serie di rincari che, nel gennaio 2021, sono arrivati a 108 euro in più per ogni semirimorchio e a 132 euro per un bilico completo;

   ulteriori incrementi si sono verificati a febbraio 2021; 67 euro per semirimorchio e 82 per autoarticolato, e, a ottobre 2021, per un significativo 30 per cento;

   le compagnie di navigazione giustificano questa politica tariffaria con l'aumento del prezzo del petrolio;

   tale gravissima situazione non solo colpisce un settore strategico per l'economia nazionale, ma riverbera i suoi effetti anche sul prezzo finale delle merci, con conseguenze ancora più drammatiche sul piano economico-sociale;

   in particolare, colpisce tutte le imprese operanti nei territori insulari, che, di fatto, vedono limitata e gravemente penalizzata la possibilità di rivolgersi ai mercati extraregionali;

   sono necessarie misure immediate ed urgenti per compensare i maggiori costi derivanti dalla condizione di insularità per le imprese e le famiglie che vivono e operano nei territori interessati –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di scongiurare gli effetti del rincaro dei prezzi dei trasporti marittimi.
(2-01436) «Cappellacci».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEL BARBA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 contenente il «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia», individua nell'ambito delle definizioni degli interventi edilizi, al comma 1, lettera d), la casistica relativa agli interventi di «ristrutturazione edilizia»;

   tra essi figurano anche gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversi sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche pianivolumetriche e tipologiche, con le innovazioni necessarie per l'adeguamento alla normativa antisismica, per l'applicazione della normativa sull'accessibilità, per l'istallazione di impianti tecnologici e per l'efficientamento energetico;

   successivamente, la citata lettera d) è stata modificata dall'articolo 10, comma 1, lettera b), n. 2), del decreto-legge n. 76 del 2020, come convertito dalla legge 120 del 2020, che ha stabilito come debba rimanere fermo il principio, con riferimento agli immobili sottoposti a tutela, ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, nonché a quelli ubicati nelle zone omogenee A, o in zone a queste assimilabili, in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, oltre che nei centri e nuclei storici consolidati e negli ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, per il quale gli interventi di demolizione e ricostruzione siano definibili ristrutturazione edilizia soltanto ove mantenuti sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche pianivolumetriche e tipologiche e senza incrementi di volumetria;

   successivamente, in data 11 agosto 2021, con circolare n. 7944, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, ha ritenuto, invece, di poter dedurre che, quando il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 , come convertito dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, modifica l'articolo 3, lettera d), richiedendo che «per gli immobili sottoposti a | tutela ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio» sia conservata non solo la «sagoma» (già imposta dalla disciplina previgente), ma anche «prospetti, sedime e caratteristiche pianovolumetriche e non siano previsti incrementi di volumetria», si voglia riferire ai soli immobili vincolati ex Parte II (i beni culturali con vincolo specifico) e non anche a quelli vincolati ex Parte III (i beni paesaggistici soggetti a tutela generica ex lege);

   tale interpretazione fornita dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, tuttavia, è stata a più riprese diametralmente disattesa, dal Ministero della cultura, con circolare 4 ottobre 2021 e successive integrazioni, con la circolare, congiunta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero per la pubblica amministrazione, contenente chiarimenti interpretativi in merito all'applicazione dell'articolo 10 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 e, in ultimo, dalla Corte suprema di cassazione che, con la sentenza 47426/2021, specifica come, anche in area con vincolo paesaggistico, demolire e ricostruire un fabbricato, anche se non oggetto di specifica tutela, con diversa sagoma, configuri nuova costruzione;

   tali interpretazioni devono ricomprendere in questa casistica e impedire ristrutturazioni con variazioni di sagoma, prospetti sedime e caratteristiche pianovolumetriche, tanto relativamente agli edifici specifici compresi nella Parte II del codice (beni culturali), tanto a quelli della parte III (beni paesaggistici);

   il susseguirsi, in quasi 2 anni, di diverse interpretazioni, ha certamente ingenerato confusione e incertezza nei cittadini e negli uffici tecnici degli enti locali, talvolta supportati anche da pareri delle regioni, come ad esempio le indicazioni applicative emanate dalla regione Liguria, con la nota prot. PG/2021/classificazione 2021/G11.4/1, che starebbero ingenerando errate applicazioni della norma e pareri difformi da parte degli enti interessati –:

   se il Ministro interrogato abbia contezza di quanti siano i casi di errata applicazione della norma e se vi sia un piano del Governo per affrontare, uniformemente, gli eventuali contenziosi che dovessero scaturirne e, nel contempo, se il Governo preveda di adottare iniziative, anche normative, che operino una chiara e definitiva distinzione fra gli interventi di trasformazione del patrimonio edilizio esistente.
(5-07611)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOMBOLATO e CAVANDOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   ormai da molto tempo le infrastrutture ferroviarie del nostro Paese necessiterebbero di un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria che migliori l'accessibilità e che consenta l'abbattimento di barriere architettoniche che creano disagio a molti cittadini;

   il giorno 19 febbraio 2022, una cittadina disabile non ha potuto usare l'ascensore ed è rimasta bloccata al binario. La donna, arrivata da Bologna, sarebbe stata trasportata attraverso i binari perché gli ascensori per l'accesso ai binari 2 e 3 sono fuori uso da tempo;

   a quanto si apprende dagli organi di stampa, un operatore della stazione ferroviaria, sollecitato sulla vicenda, ha affermato che la cittadina avrebbe dovuto avvertire della sua presenza e che le sarebbe stato comunicato che non sarebbe potuta venire a Parma in quanto l'ascensore è rotto da mesi e lo sarà ancora a lungo;

   i guasti alle scale mobili e agli ascensori della stazione ferroviaria di Parma sono presenti da anni, senza che la società Rfi che gestisce la stazione, abbia affrontato la questione al fine di migliorare l'erogazione di un servizio fondamentale per tutti i cittadini utenti –:

   in attesa che venga fatta luce su questa vicenda e che vengano accertate le responsabilità, quali iniziative di competenza intenda adottare affinché si predisponga finalmente un vero piano di manutenzione che migliori l'accessibilità in tutte le strutture ferroviarie italiane, in modo da consentire a tutti di spostarsi autonomamente a prescindere dalla propria condizione, ed evitare che questi disservizi provochino anche in futuro simili situazioni di disagio per tutti gli utenti.
(4-11455)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI e SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli anni, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonostante una carenza di organico che si protrae da tempo, è stato oggetto di politiche di riduzione della spesa che hanno comportato non solo la mancata copertura della carenza stessa, ma un peggioramento del rapporto tra fabbisogno di personale e pianta organica effettiva, con particolare riferimento ai professionisti operativi;

   tale carenza di organico risulta comune a tutto il territorio nazionale, seppur con dimensioni differenti. Secondo le stime dei sindacati relative al 2018, risultavano in servizio 28.820 vigili del fuoco operativi, a fronte di un organico ideale di 40.000 unità, per un rapporto di un vigile del fuoco operativo ogni 2.102 cittadini;

   la direzione regionale dei vigili del fuoco del Friuli Venezia Giulia consta di quattro comandi, uno per ciascuna delle ex province. Alle sedi principali si aggiungono 13 distaccamenti ordinari, due stagionali, nove volontari, uno portuale, uno aeroportuale e un nucleo sommozzatori;

   secondo le medesime stime, una quota di personale, pari a 2.628 unità, è impiegato ad uso esclusivo delle sedi aeroportuali, riducendo l'organico in servizio sul territorio e portando il rapporto a un vigile del fuoco ogni 2.268 abitanti;

   secondo le stime del sindacato autonomo Conapo, pubblicate su alcuni quotidiani il 22 febbraio 2022, in Friuli Venezia Giulia sarebbero in servizio 832 vigili del fuoco a fronte di una pianta organica che dovrebbe constare di 1.025 operativi. Nel dettaglio, il comando provinciale di Udine conterebbe 276 vigili del fuoco contro i 328 previsti, quello di Pordenone 179 contro 211, quello di Gorizia 190 contro 233, quello di Trieste 148 contro 193, a cui si aggiungono i 39 del Nucleo sommozzatori, ventuno meno di quelli previsti;

   la carenza di organico in Friuli Venezia Giulia sarebbe quindi di circa duecento unità operative, tale da rendere inevitabile la chiusura temporanea di alcuni distaccamenti, tra cui quello di Cividale del Friuli, al fine di dirottare gli operativi sui comandi provinciali, nella fattispecie a Udine;

   nei giorni scorsi è stata annunciata l'assunzione di nuovi vigili del fuoco sull'intero territorio nazionale, di cui venti in Friuli Venezia Giulia, pari a circa il 10 per cento della carenza della pianta organica. Nel dettaglio, il Comando di Udine, che registrerebbe una carenza di organico di 50 unità confermata dal Comandante stesso, sarà integrato con 3 operativi, quello di Pordenone con 2 a fronte di 32, quello di Gorizia di 5 contro 36 e quello di Trieste di 10 contro 66;

   il fondamentale servizio a favore della comunità svolto dai vigili del fuoco in Friuli Venezia Giulia è stato garantito grazie alla dedizione, alla disponibilità e all'abnegazione dei vigili del fuoco in servizio ordinario e dei volontari;

   l'efficacia dell'importante servizio effettuato dai vigili del fuoco non può prescindere, oltre che da un'adeguata formazione degli operativi, da una pianificazione del personale e da una presenza uniformemente dislocata sui territori;

   nel corso della legislatura 2001-2006 è stato varato il progetto «Soccorso Italia in 20 minuti», finalizzato ad assicurare, ad ogni zona del Paese, di poter essere raggiunta dai vigili del fuoco in un tempo massimo di venti minuti, reso possibile dalla creazione di 120 nuovi distaccamenti –:

   se i dati riportati in premessa corrispondano al vero e, in caso negativo, quale sia la pianta organica dei vigili del fuoco prevista e quale quella reale per ciascuno dei comandi provinciali e dei distaccamenti del Friuli Venezia Giulia;

   se non si ritenga di dover adottare iniziative per procedere a un nuovo piano di assunzioni finalizzato a integrare la pianta organica dei vigili del fuoco, anche alla luce dell'età media del personale operativo e della «gobba pensionistica».
(4-11459)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi mesi la città di Verona è ancora teatro di ronde, minacce, aggressioni di chiara matrice neofascista, seguita purtroppo dal silenzio e dall'impunità istituzionale;

   a Verona si sta evidenziando un aumento degli episodi di violenza da parte di gruppi neofascisti i quali, rivendicando anche il proprio operato sui profili social, di fatto, si sentono legittimati se non vengono immediatamente individuati, perseguiti e puniti;

   nel quartiere Veronetta, dove risiede la sede di Casapound e Blocco Studentesco, lunedì 7 febbraio 2022 un gruppo di neofascisti ha aggredito un uomo di cinquant'anni residente della zona, la cui colpa sarebbe stata soltanto quella di difendere una donna, provocandogli fratture e contusioni; sabato 22 gennaio 2022, sempre a Verona, in pieno centro storico, un ragazzo è rimasto vittima di un'altra aggressione sempre ad opera di un gruppo neofascista;

   ciò che preoccupa l'interrogante è anche l'atteggiamento, quantomeno inerte e silente, dell'amministrazione comunale rispetto a questi atti di violenza e, più in generale nei confronti del variegato mondo della destra neofascista in città, bacino di consensi;

   anche le associazioni che stanno denunciando tali violenze chiamano in causa l'atteggiamento dell'attuale amministrazione comunale, accusata di non esprimere una vera condanna e, anzi, di legittimare e sdoganare come soggetti politici i gruppi neofascisti e le loro ronde notturne di «difesa e controllo del territorio», anche occultando le minacce, le intimidazioni e le aggressioni portate avanti in nome di una presunta sicurezza pubblica, e minimizzando i pestaggi avvenuti in pieno centro e a sfondo politico a danni di chiunque mostri il proprio dissenso rispetto a tali pratiche neofasciste;

   si ricorda che, a Verona, il presidente della commissione sicurezza è un consigliere comunale attualmente sotto processo per aver fatto un saluto romano durante una seduta del consiglio comunale;

   occorre sottolineare, inoltre, che sempre la città di Verona è stata protagonista di un omicidio di stampo fascista nel 2008, preceduto da diverse aggressioni, con relative denunce e connesse interrogazioni parlamentari;

   visto il pesante clima che sembra perdurare a Verona, diverse associazioni, richiamandosi ai valori costituzionali, democratici e antifascisti, hanno promosso una manifestazione, che si è tenuta il 19 febbraio 2022, proprio nel quartiere di Veronetta, per avviare un percorso di riappropriazione della libertà di tutte e tutti a vivere il proprio quartiere in piena tranquillità, libero da ronde, minacce, aggressioni e impunità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché, nella piena applicazione della cosiddetta «legge Mancino» e della cosiddetta «legge Scelba», si possa giungere allo scioglimento di tutte le organizzazioni che si richiamano apertamente al fascismo, attuando severe politiche di contrasto alla violenza di stampo razzista e fascista che, attraverso alcuni gruppi, associazioni e movimenti, si stanno in modo preoccupante sviluppando nella città di Verona e in tante altre zone del Paese.
(4-11465)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 14 del decreto legislativo n. 62 del 2017 prevede che, per sostenere l'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, i candidati esterni devono presentare domanda di ammissione all'ufficio scolastico regionale di competenza, che, a sua volta, «provvede ad assegnare i candidati medesimi, distribuendoli in modo uniforme sul territorio, agli istituti scolastici statali o paritari del territorio»;

   la nota direttoriale n. 28118, emanata in data 12 novembre 2021, dispone, in coerenza con il dettato legislativo, che, per l'anno scolastico 2021/2022, i candidati esterni indicano in ordine preferenziale al massimo tre istituzioni scolastiche in cui chiedono di sostenere l'esame, precisando che «tali opzioni non sono vincolanti per gli USR, i quali verificano l'omogeneità nella distribuzione territoriale, secondo quanto previsto dall'articolo 14, comma 3, del decreto legislativo n. 62 del 2017»;

   lo schema di ordinanza ministeriale relativa agli esami di Stato del secondo ciclo di istruzione, sottoposta a parere parlamentare è stata trasmessa alla Camera in data 10 febbraio 2022; tale ordinanza, all'articolo 6, richiama esplicitamente i riferimenti del decreto legislativo n. 62 del 2017 e della nota direttoriale n. 28118;

   tale disposizione fa parte di un percorso avviato dal Governo Renzi, che ha previsto diversi interventi finalizzati a aumentare il livello qualitativo del sistema nazionale di istruzione, al quale concorrono, ai sensi della legge n. 62 del 2000, le scuole statali e le scuole paritarie private e degli enti locali, e ha portato, ad esempio, anche a un maggior numero di controlli sul mantenimento dei requisiti necessari al riconoscimento della parità, anche per sanzionare chi squalifica un sistema che vede, nella quasi totalità dei protagonisti, attori seri e rispettosi del dettato costituzionale e delle norme, i quali sono i primi a richiedere serietà e controlli;

   in particolare, il criterio della omogeneità nella distribuzione territoriale, anche prescindendo dalle preferenze dei candidati, è stato introdotto anche per eliminare il sospetto di un aggiramento, anche solo potenziale, della ulteriore disposizione, sempre contenuta nel decreto legislativo n. 62 del 2017, che prevede che i candidati esterni che hanno compiuto il percorso formativo in scuole non statali e non paritarie non possano sostenere l'esame in istituzioni scolastiche paritarie «che dipendano dallo stesso gestore o da altro gestore avente comunanza di interessi» –:

   quale sia stato, dall'anno scolastico 2017/2018 all'anno scolastico 2021/2022, e in ciascuna regione, il grado di uniformità della distribuzione tra le istituzioni scolastiche dei candidati esterni e quale sia stata la percentuale di candidati assegnati alle sedi indicate come prima preferenza.
(5-07616)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA, SEGNERI e BARBUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si legge dalla stampa, in un articolo pubblicato sulla pagina web «L'Arena.it» del 13 febbraio 2022, a firma di Paolo Mozzo, titolato «Mancano i portalettere, quasi 9 mila in attesa di stabilizzazione. “Pochi postini? Io sogno di farlo”», ci sarebbero diversi problemi legati alle selezioni per un posto di lavoro presso la società Poste Italiane Spa come segnalato dal soggetto intervistato nello stesso;

   nel medesimo articolo si apprende: «Mancano i portalettere, soprattutto nel Veronese. Assenza di candidati, in particolare degli “autoctoni”? O un problema di sistema, ovvero di Poste Italiane? La premessa e promessa è: “Niente nome, perché io in quell'azienda vorrei ancora entrare”. Ok, in codice sarà Betty. E spiega qualcosa del meccanismo: “Ti viene fatto un contratto di 12 mesi al massimo, con possibilità di accesso a una graduatoria in cui, in base ad accordi, si decide quante persone assumere. Gli ex ‘Ctd’ (contratti a tempo determinato, ndr) in attesa di stabilizzazione sono migliaia”. Sarà perché cambia, negli anni, il requisito legato ai mesi di servizio? “Io ne ho 12, sono stata in tre classifiche ma finora nulla... Non è un lavoro per tutti”»;

   è dello stesso tenore il contenuto di una nota diramata su un post pubblicato da Ugl sulla pagina Facebook nella giornata del 20 febbraio 2022 alle ore 8:03 (intitolata «25.000 Assunzioni e difficoltà a reperire CTD?» in cui si fa espressamente presente che esisterebbero delle illusorie offerte di lavoro da parte della società Poste Italiane e che, al riguardo, vi sarebbero poche stabilizzazioni, a fronte di poche assunzioni rispetto ai circa 100 mila curriculum raccolti negli ultimi due anni;

   a chiarire quanto starebbe accadendo nel settore è stata resa una ulteriore dichiarazione del segretario regionale Sic Cgil Veneto, pubblicata sulla pagina web della Cgil veneto 19 febbraio 2022 con titolo: «Sic Cgil sulle difficoltà di Poste Italiane ad assumere portalettere in Veneto», che descrive il fenomeno in questi termini: «Dal nostro osservatorio e sulla base del rapporto stretto con le lavoratrici e i lavoratori dell'azienda, vogliamo però sottolineare alcune delle ragioni, secondo noi le principali, che concorrono a determinare questa situazione. Oggi, il mondo del precariato al recapito si regge su un modello di sfruttamento fatto di straordinario non pagato e dell'assenza di minime regole di sicurezza (durante il periodo estivo, per esempio, i portalettere della nostra regione non avevano le scarpe dpi). Gran parte dei contratti, inoltre, hanno una durata trimestrale e vengono rinnovati preferibilmente a chi non rivendica i propri diritti. Inoltre, i contratti vengono chiusi sistematicamente entro i 360/362 giorni dal loro avvio, evitando così il completamento di un anno pieno di lavoro (il massimo consentito dal Decreto Dignità). Questo inficia anche la speranza di future stabilizzazioni e favorisce logiche clientelari di gestione dei precari. Le singole giornate di contratto in più, utili a raggiungere i 365 giorni, sono infatti garantite solo a una parte dei lavoratori. Sembra poca cosa e invece può fare la differenza per un'assunzione a tempo indeterminato, essendo quello dell'anzianità di servizio uno dei criteri decisivi per le graduatorie. E visto che il 95 per cento circa dei portalettere vengono da fuori regione, quelli che mancano rinunciano a questa opportunità perché sanno che verranno scavalcati, nelle stabilizzazioni, da chi ha appunto la “fortuna” di aver lavorato appena qualche giorno in più. A tutto ciò si aggiunge una politica di bassi salari che caratterizza storicamente non solo l'azienda, ma l'intero settore. Anche questo rende poco appetibile un percorso lavorativo in Poste Italiane» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se essi corrispondano al vero;

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di conoscere la situazione delle assunzioni in Poste su base regionale, nonché al fine di evitare un eventuale sfruttamento del personale assunto nella società, ovvero in ordine a come rendere chiari i percorsi per una stabilizzazione di quello ad oggi precario.
(5-07615)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal Bollettino del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal e nel mese di febbraio 2022, emerge il fenomeno preoccupante del mismatch delle assunzioni da parte delle aziende legate alla persistente difficoltà di reperire manodopera e personale specializzato;

   nel mese di febbraio 2022, secondo l'indagine Excelsior, sono 318 mila le entrate programmate dalle imprese, in diminuzione di circa 140 mila unità rispetto ad inizio anno ma, grazie alla riapertura di tutte le attività economiche, queste sono in marcato aumento rispetto a febbraio 2021 (+102 mila unità e +47 per cento);

   dallo scenario evidenziato dai dati risulta che, a frenare la domanda di lavoro, sono le prospettive meno incoraggianti legate non solo alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, all'aumento di costi energetici, ma anche alla difficoltà da parte delle imprese a reperire manodopera;

   dall'indagine emerge che la difficoltà di reperimento di personale adeguato alle richieste delle imprese, risulta essere in aumento per quasi tutti i profili professionali e mostra, altresì, come i driver principali delle trasformazioni in atto siano, in particolar modo, le competenze digitali poiché nel 2021, il 71 per cento delle imprese ha investito in trasformazione digitale e il 53 per cento della transizione investendo in competenze green;

   i dati dell'osservatorio Excelsior, mostrano che il mismatch tra domanda e offerta di lavoro ha raggiunto il picco del 40,3 per cento dei posti, che resta scoperto per mancanza di competenze professionali, quasi 9 punti percentuali in più rispetto a febbraio 2021 (31,5 per cento);

   la difficoltà di reperimento di competenze riguarda anche i giovani, in particolare progettisti, ingegneri e professioni assimilate (63,6 per cento), gli operai specializzati nell'edilizia e nella manutenzione degli edifici (56,6 per cento) e gli operai nelle attività meccaniche ed elettroniche (55,6 per cento), la causa principale è rappresentata dalla mancanza di candidati (22,9 per cento), seguita dalla preparazione inadeguata (13,9 per cento);

   a livello settoriale, le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo segnalano una maggiore difficoltà a reperire il personale ricercato (54,6 per cento), seguite dalle costruzioni (51,7 per cento) e dalla meccatronica (49,4 per cento); invece, per il comparto terziario, si evidenziano informatica e telecomunicazioni e i servizi alle persone, con una quota di difficoltà a reperire i profili ricercati pari a (43,8 per cento e 43,3 per cento);

   tra le professioni più difficili da reperire emergono i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (68,4 per cento), i tecnici della salute (59,6 per cento) i tecnici in campo ingegneristico (59,1 per cento) e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali (55,9 per cento) tra le figure degli operai, le imprese segnalano difficoltà per quelli specializzati alle rifiniture delle costruzioni (65,1 per cento);

   a livello territoriale, dai dati emerge che circa 1/3 delle assunzioni è programmato dalle imprese del Nord Ovest (101 mila entrate), seguono quelle del Sud e Isole (82 mila contratti), Nord Est (78 mila) e del Centro (56 mila); sono molte le assunzioni programmate dalle aziende, ma cresce la difficoltà di reperire le competenze e, a seconda del profilo ricercato, il mismatch arriva anche al 60 per cento);

   dai dati pubblicati, emerge chiaramente che, nel nostro Paese, il sistema formativo risulta sganciato dal mondo produttivo, alla base di questo elevato livello di incompatibilità, tra quanto richiesto dalle aziende e quanto invece presente sul lato dell'offerta, sono da rinvenire nella preparazione inadeguata o nella poca reperibilità di candidati con formazione qualificata –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a fronteggiare il crescente disallineamento tra le competenze dei lavoratori e le esigenze delle aziende e se ritenga opportuno implementare adeguate politiche per il lavoro e politiche industriali, a supporto dell'incontro tra domanda-offerta di lavoro, al fine di elaborare, altresì, una strategia di lungo periodo mirata ad un sistema di formazione calibrata su numeri e profili richiesti dal mondo produttivo.
(4-11457)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   TATEO, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOSS e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a subire gli effetti dei rincari dei costi dell'energia, con un aumento medio in un anno del +67 per cento del prezzo medio del gasolio, e delle materie prime, è l'intera filiera agroalimentare, dai campi all'industria di trasformazione, fino alla conservazione e alla distribuzione;

   il caro energia sta anche svuotando i banchi di vendita dei supermercati, con gravi ripercussioni sulle produzioni agroalimentari, soprattutto per le merci deperibili, a causa delle difficoltà che gli autotrasportatori stanno attraversando per i prezzi del carburante più che raddoppiati;

   il settore agroalimentare della Puglia, in questi giorni, è alla paralisi per lo sciopero dei camionisti sul caro carburanti. Con l'85 per cento delle merci che arrivano sugli scaffali dei supermercati, viaggiando su strada, lo sciopero dei Tir, fermi da giorni su strade statali e autostrade, con blocchi stradali, sta provocando danni incalcolabili e mettendo a repentaglio le catene di approvvigionamento;

   i camion, carichi di prodotti deperibili come frutta, verdura, funghi e anche fiori, stipati per ore negli automezzi, sono già da buttare a causa del blocco della catena della distribuzione alimentare; le navi merci di grano e mais ripartono dal porto di Bari senza aver scaricato, con la conseguenza che le consegne si sono già ridotte del 70 per cento;

   nelle stalle pugliesi rimane ormai una autonomia di 5 giorni per l'alimentazione degli animali: poi le scorte di mais andranno ad esaurirsi. Le celle delle aziende agricole sono sature di prodotti agroalimentari che non riescono a raggiungere le piattaforme logistiche italiane di distribuzione, con il rischio concreto di avere gli scaffali dei supermercati vuoti, anche per la mancanza di forniture all'industria alimentare costretta a fermare gli impianti di lavorazione;

   esistono, inoltre, problemi sia di scarico per una nave attraccata al porto di Bari, carica di mais utile per l'alimentazione degli animali nelle stalle, che per le quotazioni di mais e soia, che sono arrivate ai massimi livelli, con il rischio di perdere capacità produttiva in una regione già fortemente deficitaria per i prodotti zootecnici;

   senza adeguate ed urgenti misure per calmierare il costo del carburante, gli autoarticolati rischiano di non camminare più, con il conseguente stop delle consegne dei prodotti agroalimentari;

   il caro carburanti riduce la competitività delle imprese Made in Italy sul mercato interno e sulle esportazioni, con pesanti effetti sulle opportunità di ripresa del sistema produttivo nazionale –:

   quali iniziative immediate intenda adottare, per quanto di competenza, affinché possa riprendere la distribuzione dei prodotti agroalimentari, soprattutto di quelli a rischio deperibilità, e delle merci per l'alimentazione degli animali nelle stalle, rimasti bloccati dallo sciopero in Puglia degli autotrasportatori, procedendo al ritiro dei prodotti nei magazzini e alla consegna alle industrie alimentari e di distribuzione commerciale, al fine di tutelare il settore agroalimentare e i consumatori.
(4-11458)


   GASTALDI, LEGNAIOLI, LOLINI, VIVIANI, BUBISUTTI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   per il continuo ed inarrestabile aumento dei costi di produzione (mangimi, energia elettrica, gasolio agricolo, materie prime, farmaci, ricambi e altro e per l'inadeguatezza del prezzo del latte alla stalla che, pur in presenza di un aumento intorno al 10 per cento, non riesce a compensare i crescenti costi di produzione, il comparto lattiera-caseario è in costante preoccupazione per la tenuta delle aziende; i prezzi del gas sono aumentati del 500 per cento, le bollette dell'energia elettrica sono più che raddoppiate ed il prezzo delle materie prime destinate all'alimentazione animale, come mais e soia, ha avuto uno sproporzionato aumento. Tra i maggiori costi in stalla ed in caseificio una filiera di prodotto deve affrontare il mercato con una maggiorazione costo di quasi 14 centesimi per litro di latte lavorato; la filiera lattiera-casearia, una tra le filiere fondamentali dei nostri sistemi produttivi primari, sconta una situazione macroeconomica relativa ad un aumento dei costi di produzione, che appare fuori controllo;

   sommando l'aumento del costo alimentare a quello energetico, oggi per produrre 1 litro di latte vaccino si spendono quasi 8/10 centesimi in più rispetto ad un anno fa, arrivando a 48/50 centesimi il litro, mentre il prezzo è di 41 centesimi per produrre un litro di latte ovino si spendono da 98 centesimi a 1 euro ed il prezzo alla stalla è di 90 centesimi;

   sono passati mesi dalla firma dell'intesa tra allevatori, industria della trasformazione e grande distribuzione, in base al quale la Grande distribuzione organizzata si impegna a riconoscere un premio che viene corrisposto alle imprese della trasformazione, che a loro volta, lo riversano integralmente agli allevatori, sino a 3 centesimi di euro al litro di latte, con una soglia massima di intervento pari a 41 centesimi al litro; Ismea ha certificato che il valore medio del costo di produzione di un litro di latte è di 46 centesimi, un valore medio ben al di sotto dei costi sostenuti dalle aziende e che ha grandi differenze su base regionale;

   gli allevatori, soffocati dai continui aumenti dei costi di produzione, non vengono compensati da un prezzo di vendita adeguato e, in molti casi, si trovano costretti a vendere sottocosto per effetto di dinamiche speculative che ricadono interamente sulle loro spalle, oppure sono costretti a chiudere le stalle non riuscendo più a sostenere i costi e agli aumenti di carburante, sementi, fertilizzanti;

   in Toscana, ad esempio, l'aumento dei costi soprattutto energetici, a fronte di prezzi di vendita non remunerativi (36 centesimi al litro), mette a rischio il 70 per cento della produzione di latte vaccino della regione e provocherà la chiusura di un numero elevato di aziende, minacciando la sopravvivenza dell'intero settore; la Toscana è un territorio che produce 550 mila quintali di latte e ha già perso il 15 per cento delle proprie stalle negli ultimi 15 anni;

   mediante azioni strutturali di supporto si deve dare stabilità alla zootecnia da latte, che ha una grandissima rilevanza a livello non solo economico, ma anche sociale e ambientale, perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e, soprattutto, di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate –:

   quali iniziative intenda adottare nell'immediato e sul medio e lungo periodo, partendo dall'attuazione completa degli accordi presi al Tavolo nazionale sulla filiera, al fine di tutelare la redditività delle aziende del comparto lattiero-caseario.
(4-11460)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALLASCAS e LEDA VOLPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in due distinti articoli, pubblicati nei giorni scorsi, il quotidiano La Verità, a firma Francesco Borgonovo, solleva molti dubbi in merito alla posizione del professor Walter Ricciardi, consulente del Ministro interrogato per le questioni connesse alla pandemia COVID-19, per quanto concerne l'assenza di conflitto di interessi sia in riferimento alle sue trascorse collaborazioni con aziende farmaceutiche produttrici di vaccini, sia in relazione all'adesione del medico alla rete internazionale «Covid action group» (gruppo di pressione sulle strategie da suggerire ai Governi nella lotta alla pandemia);

   il 22 febbraio 2022, il giornale ha ricostruito le vicende pregresse del professore, dal 2014 al 2015, commissario straordinario e, successivamente, fino alla fine del 2018, presidente dell'istituto superiore della sanità;

   in particolare viene ricordato che il nome di Ricciardi «compariva diverse volte» nel libro inchiesta «Vacci-nazione», pubblicato nel 2017, della giornalista Giulia Innocenzi, che «diede conto di un documento che lo stesso Ricciardi aveva presentato il 28 marzo del 2013 presso la Commissione europea (...) “sui” suoi potenziali conflitti d'interessi»;

   nella dichiarazione, secondo quanto riferisce il giornale, vengono riportate le consulenze avute con Novartis, Menarini, IBSA, GlaxoSmithKline, Pfizer, Astellas, Pharma, Amgen Dompè, Wyeth Lederle, Sanofi Pasteur, in alcuni casi proprio per la produzione di vaccini;

   come ricorda il giornale, citando una dichiarazione della giornalista Amelia Beltramini, «il nocciolo della questione è che Ricciardi ha fatto da consulente per le case farmaceutiche sui loro vaccini, e poi ha detto che sono utili per gli italiani»;

   Ricciardi sarebbe stato oggetto di critiche anche da parte di Codacons che, nel 2016, arrivò a diffondere, in occasione di un convegno sui vaccini, un volantino nel quale si asseriva che l'allora presidente dell'Istituto superiore di sanità aveva preso parte a iniziative sponsorizzate da case farmaceutiche produttrici di vaccini;

   dalla vicenda scaturì una lite giudiziaria «davanti al tribunale di Roma che, con sentenza del 10 luglio 2018, diede ragione al Codacons» e lo stesso Gup affermò che: «Emerge dagli atti che almeno alla data del 28 maggio 2013, il Ricciardi aveva effettivamente svolto consulenze per diverse case farmaceutiche anche produttrici di vaccini»;

   in un successivo articolo del 23 febbraio 2022, la Verità riferisce che Ricciardi ha aderito al Covid action group, una «rete globale e multidisciplinare di esperti con la missione di consigliare i responsabili politici e le comunità sulle strategia pratiche per eliminare il COVID-19»;

   in pratica, il gruppo non parlerebbe di «convivenza con la malattia», ma promuoverebbe la strategia «zero Covid» che, secondo quanto riporterebbe il sito ufficiale, si caratterizzerebbe per i tratti troppo restrittivi: «restrizioni di viaggio, strutture di isolamento, sostegno finanziario e di altro tipo per le persone vulnerabili e blocchi brevi e severi sono elementi indispensabili di questo approccio»;

   secondo il giornale, Ricciardi sarebbe anche tra i firmatari del John Snow memorandum, stilato in opposizione al Great Barrington declaration, che «è qualcosa di più di un appello di scienziati. Ha assunto i tratti del manifesto politico, ed è chiaramente a favore delle chiusure»;

   se risultassero vere, le notizie riportate sarebbero, gravissime perché riferite a un consulente del Ministero della salute, con legami con aziende farmaceutiche produttrici di vaccini e con un gruppo di pressione internazionale volto all'adozione di misure che risulterebbero eccessivamente restrittive –:

   se non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a chiarire la posizione del professor Ricciardi in merito a presunte situazioni di conflitto di interessi, rispetto alla posizione ricoperta attualmente in seno al Ministero della salute e se non intenda assumere, considerata la gravità di quando esposto in premessa, provvedimenti anche di revoca di qualsiasi incarico di consulenza in essere.
(5-07608)


   FREGOLENT. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 20 novembre 2017, n. 167, recante «Disposizioni in materia di tracciabilità dei medicinali veterinari e dei mangimi medicati per il conseguimento degli obiettivi delle direttive 2001/82/CE e 90/167/CEE», all'articolo 3, prevede l'istituzione e l'adozione di un sistema informativo per la tracciabilità dei medicinali veterinari e dei mangimi medicati, anche attraverso l'adozione della ricetta veterinaria elettronica;

   dal 16 aprile 2019 la ricetta elettronica veterinaria (Rev) è divenuta obbligatoria e sostituisce il formato cartaceo su tutto il territorio nazionale, sia per gli animali da compagnia, sia per quelli da allevamento;

   la nuova procedura consente un maggior controllo da parte delle istituzioni in merito agli eventuali abusi di farmaci sugli animali e comporta indubbi benefici in termini di tracciabilità, di efficienza e di risparmio economico;

   in base alle disposizioni in vigore, il medico veterinario ha l'obbligo di prescrivere esclusivamente farmaci ad uso veterinario, mentre il proprietario dell'animale dovrà fornire il proprio codice fiscale e il numero di microchip dell'animale per cui si richiede la prescrizione veterinaria;

   l'applicazione di tali norme ha prodotto indubbi vantaggi, anche in relazione all'obbligo di iscrizione, per i cani, all'anagrafe canina, adempimento già reso obbligatorio dalla legge 14 agosto 1991, n. 281, ma spesso disatteso;

   la Rev sostituisce la forma cartacea di diverse tipologie di ricette veterinarie, la ricetta rossa in triplice copia, ma anche la ricetta bianca, tanto quella ripetibile, quanto quella non ripetibile;

   tuttavia, il portale con cui si è data attuazione alle disposizioni di cui alla citata legge 20 novembre 2017, n. 167, risulta particolarmente lento e poco efficiente ed è stato spesso oggetto di blocchi informatici;

   il sistema, inoltre, oltre che assai poco intuitivo, presenta un database dei farmaci spesso non aggiornato e con errate registrazioni, tanto in termini di confezionamento che di pezzature e grammature e perfino con l'indicazione di farmaci non reperibili in commercio sul territorio nazionale;

   inoltre, in considerazione del fatto che la Rev è in uso anche per pet e non solo per animali Destinati alla produzione di alimenti (Dpa), la tracciabilità, al di fuori dell'antibiotico-resistenza, appare superflua e inutile;

   ancor più superfluo appare il fatto di dover ricettare per via telematica, attraverso la Rev, alcuni «farmaci» quali antiparassitari o antielmintici;

   ulteriori problemi sono costituiti da una serie di deficienze del portale informatico all'interno del quale, da un lato, si impedisce di effettuare inserimenti multipli di medicinali veterinari e di farmaci ad uso umano in deroga, dall'altro, non vi è la voce che indica (e vi è la impossibilità di introdurre) il numero di telefono della struttura veterinaria; inoltre è stata eliminata l'opzione di default che indicava il farmaco «reperibile nel normale circuito distributivo» e appariva nel sistema come la migliore opzione per una più rapida ricerca ed individuazione del farmaco da prescrivere;

   in ogni caso, all'interno delle procedure del portale e delle modalità che consentono la compilazione della Rev, non sembrano essere rispettate le più elementari regole previste dalla disciplina della privacy, in quanto, a quanto consta all'interrogante, verrebbero apertamente trattati anche dati sensibili dei proprietari –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente delle criticità indicate in premessa e se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza, onde porvi rimedio, anche tramite uno snellimento delle procedure informatiche e un ammodernamento del portale e delle incombenze che esso prevede nell'ambito della compilazione della ricetta elettronica in capo ai medici veterinari.
(5-07610)


   D'ATTIS. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la protoporfiria eritropoietica è una malattia rara che dà fototossicità cutanea grave. La reazione ha inizio dopo 5-10 minuti d'esposizione alla luce solare, provocando forte dolore alle parti esposte, bruciante e lesioni cutanee;

   la vita dei pazienti che soffrono di questa malattia è limitata. Azioni semplici come: guidare l'auto per recarsi al lavoro, andare a prendere i bambini a scuola, camminare per strada, andare a fare la spesa, diventano delle sfide;

   non esistono analgesici in grado di alleviare l'intenso dolore che permane anche per 10 giorni dopo l'esposizione. Ad oggi solo «Scenesse» un farmaco della ditta australiana Clinuvel, è in grado di prevenire la reazione fototossica;

   dal 2016 il farmaco «Scenesse» in Italia è disponibile in fascia C, che prevede l'uso ospedaliero con rimborso regionale e non tramite Servizio sanitario nazionale. Per via di questa decisione, il medicinale è accessibile solo in alcune regioni, coprendo circa il 60-70 per cento del territorio nazionale;

   peraltro, anche le dosi di farmaco, nelle regioni attive, non sono sufficienti a coprire il reale fabbisogno del paziente. Questo perché Ema ha consigliato un limite d'acquisto di tre o quattro dosi, ma senza imporne un tetto massimo, quando invece il trial clinico era stato disegnato su sei dosi;

   in realtà, non esistono indicazioni di tossicità del farmaco per porre la suddetta limitazione. Per esempio, ad ottobre 2019, l'agenzia del farmaco americana (Fda) ha infatti approvato «Scenesse» senza alcuna limitazione di numero d'impianti, e così l'Australia che, nel 2020, ha approvato con le medesime modalità l'erogazione del farmaco;

   vanno considerate le numerose evidenze scientifiche a supporto dell'efficacia e sicurezza del farmaco «Scenesse» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia spostato il farmaco «Scenesse» da fascia di rimborsabilità C, a fascia A nazionale, per non lasciare nessun paziente senza cura;

   se non intenda aprire un canale di comunicazione con Aifa affinché sia resa ufficiale l'erogazione di sei dosi di farmaco testata durante il trial clinico.
(5-07612)


   MANDELLI e SACCANI JOTTI.— Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la psoriasi è una patologia infiammatoria, immunomediata ad andamento cronico recidivante cui partecipano fattori genetici, ambientali ed immunologici;

   clinicamente, la psoriasi si manifesta con placche eritemato-squamose. La malattia può avere quadri clinici variabili da un numero esiguo di lesioni cutanee, fino ad un interessamento di tutta la superficie corporea;

   la psoriasi presenta anche importanti comorbidità tra le quali artrite psoriasica (Psa), malattie cardiovascolari, patologie oculari, sindrome metabolica epatopatia steatosica e depressione;

   le specifiche caratteristiche di tale patologia, le sue forme di manifestazione e la sua natura cronica generano conseguenze rilevanti, non solo fisiche, ma anche personali psicologiche, sociali e di relazione, deteriorandone la qualità di vita: non a caso, nel 2014, l'Oms l'ha definita «malattia invalidante»;

   manca una cultura adeguata e diffusa sulla patologia: la diagnosi è spesso tardiva; è ancora frequente un approccio di tipo biomedico e manca un approccio psicosociale. Inoltre, la psoriasi, soprattutto nelle forme medio-gravi, impone un approccio e una gestione multidisciplinare, per cui è fondamentale implementare modelli di gestione integrata sia sanitaria che sociosanitaria;

   il Piano nazionale cronicità, del settembre 2016, è uno strumento di programmazione che intende contribuire «al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull'individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale... assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini»;

   il Piano, nella sua prima parte, comprende la proposta di linee di intervento ed evidenzia «i risultati attesi, attraverso i quali migliorare la gestione della cronicità nel rispetto delle evidenze scientifiche, dell'appropriatezza delle prestazioni e della condivisione dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA)»;

   lo stesso Piano, nella seconda parte, individua un elenco di patologie croniche individuate attraverso criteri specifici, per le quali «al momento non esistono atti programmatori specifici a livello nazionale»;

   la psoriasi colpisce in Italia oltre 1 milione 500.000 persone, mentre in Europa interessa circa 14 milioni di persone e 125 milioni nel mondo;

   la pandemia da Covid-19 ha avuto conseguenze sulla presa in carico dei pazienti e anche i malati di psoriasi, come gli altri cronici, si sono confrontati con la riduzione delle prestazioni sanitarie;

   le agenzie e gli interlocutori che sviluppano uno specifico approfondimento sulle criticità che devono affrontare i cittadini italiani nel vedersi riconosciuto il diritto alla salute, rilevano – come ha fatto Salutequità nel suo 6° report il Piano nazionale della cronicità per l'equità (16 novembre 2021) la necessità di verificare l'effettiva attuazione del Piano nazionale cronicità e auspicano una sua revisione ed aggiornamento –:

   se e quali iniziative di monitoraggio il Ministro interrogato intenda intraprendere, volte a valutare l'attuazione del Piano nazionale delle cronicità in riferimento all'assistenza per i pazienti con psoriasi;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per aggiornare il Piano nazionale della cronicità, documento risalente ad alcuni anni fa e ritenuto da molti esperti ed osservatori ormai superato, aggiungendo nella seconda parte dello stesso la voce specifica: «Malattie Dermatologiche: Psoriasi» (con inquadramento, obiettivi generali, obiettivi specifici, linee di intervento, risultati attesi e indicatori);

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché le regioni possano poi redigere un «Percorso assistenziale-tipo» (Pdta) che individui i potenziali «pilastri» dell'assistenza e gli aspetti critici (clinici, organizzativi, operativi e relativi alla qualità della vita dei pazienti e dei caregiver) nella presa in carico e nella cura dei pazienti con psoriasi;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte ad assicurare uno specifico e adeguato finanziamento finalizzato al rilancio e all'aggiornamento del Piano nazionale della cronicità, secondo quanto esposto in premessa.
(5-07614)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza pandemica ha fatto emergere in modo chiaro il fondamentale ruolo della ricerca biomedica nel garantire la sostenibilità dello sviluppo sociale ed economico mondiale e la conseguente necessità di potenziare le risorse umane, infrastrutturali ed economiche dell'intero settore sanitario;

   la normativa sull'Iva italiana prevede, attualmente, un'aliquota del 22 per cento sulla compravendita di prodotti per la ricerca biomedica, anche in relazione agli acquisti effettuati nell'ambito della ricerca finanziata con fondi pubblici da centri senza finalità di lucro, che, per loro stessa natura, non possono usufruire delle detrazioni sugli acquisti, di fatto depotenziando il finanziamento stesso che lo Stato eroga;

   tra i maggiori Paesi europei, l'Italia è l'unico Stato che prevede il pagamento integrale dell'Iva sull'acquisto di reagenti e attrezzature necessarie per scopi di ricerca biomedica. L'imposta sul valore aggiunto non si applica infatti su questa tipologia di forniture in Inghilterra e Svezia; in Germania sono esentati gli istituti di ricerca federali; in Spagna è previsto un meccanismo che restituisce, a fine anno, l'imposta versata, mentre, in Svizzera, l'imposta è pari a solo il 7 per cento;

   l'articolo 31-bis del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, cosiddetto «decreto-legge sostegni-bis» ha previsto – in via sperimentale e per il solo 2021 – un credito di imposta pari al 17 per cento delle spese sostenute dagli enti di ricerca non-profit per l'acquisto di reagenti e apparecchiature destinate alla ricerca biomedica, al fine di alleggerire tali enti da un sistema fiscale che, altrimenti, depotenzierebbe l'impatto del finanziamento pubblico ai centri di ricerca;

   il comma 3 dell'articolo 31-bis prevede l'attuazione del credito di imposta secondo le modalità stabilite da un decreto interministeriale del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro dell'università e della ricerca, volto ad individuare le procedure di concessione e di utilizzo del beneficio, le modalità di verifica e controllo dell'effettività delle spese sostenute, le cause di decadenza e di revoca del beneficio e le modalità di restituzione del credito d'imposta indebitamente fruito; il termine per la pubblicazione del decreto, individuato in 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, è scaduto il 24 settembre 2021 e il provvedimento non è stato ancora adottato –:

   con quali tempistiche il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca e il Ministro dell'economia e delle finanze, intenda procedere all'emanazione del decreto attuativo citato in premessa;

   se ritenga opportuno adottare iniziative per prorogare la misura del credito d'imposta in favore degli enti non-profit anche per l'anno fiscale 2022, continuando così a sostenere il progresso nella ricerca biomedica.
(4-11456)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Azienda unitaria provinciale di Trapani ha proposto di potenziare alcune strutture cliniche e di supporto del presidio ospedaliero di Castelvetrano;

   le modifiche proposte pongono dubbi e perplessità in particolare sui motivi per i quali dovrebbe sorgere a Castelvetrano una nuova unità operativa (UO) di emodinamica in considerazione anche delle opere che andrebbero realizzate, dei costi che andrebbero sostenuti e di una adeguata dotazione di organico di cui andrebbe dotato il presidio ospedaliero di Castelvetrano attualmente sprovvisto di personale specializzato per interventi e assistenza in Emodinamica, secondo quanto denunciato dal sindacato «Nursing Up» - Sindacato degli infermieri;

   infatti, secondo la suddetta organizzazione sindacale, il presidio ospedaliero di Castelvetrano non disporrebbe né di locali adeguati e né di attrezzature specialistiche per ospitare una unità operativa di emodinamica e necessiterebbe di ingenti investimenti per strutture adeguate e apparecchiature dedicate all'attrezzamento del presidio ospedaliero di emodinamica;

   la scelta di istituire presso il presidio ospedaliero di Castelvetrano l'unità operativa di emodinamica appare, dunque, a numerose associazioni e al sindacato «Nursing-Up» oltre che allo stesso interrogante, una scelta irrazionale e illogica che non apporterebbe alcun miglioramento dei servizi sanitari per l'utenza;

   l'unico centro di emodinamica attualmente operativo in provincia di Trapani risulta essere il presidio ospedaliero di Trapani, D.e.a. I livello e, di conseguenza, sarebbe più opportuno che, anche geograficamente, sia il presidio ospedaliero di Mazara del Vallo, anch'esso D.e.a. di I Livello, a rappresentare la sede strategicamente più indicata per soddisfare anche l'utenza di Marsala, della Valle del Belice in generale e della stessa Castelvetrano; quest'ultima utenza è comunque supportata a pochi chilometri anche dal presidio ospedaliero di Sciacca, D.e.a. I Livello dotato di U.o.s. di emodinamica;

   il presidio ospedaliero «Abele Ajello» di Mazara del Vallo dispone effettivamente sia dei locali, che delle attrezzature utili all'installazione e istituzione dell'U.o.s. di emodinamica;

   il presidio ospedaliero di Mazara del Vallo è stato completamente rinnovato con una spesa di oltre 30.000.000 di euro ed è stato classificato come Dea I livello mentre il presidio ospedaliero di Castelvetrano è classificato come struttura di base mediante atto aziendale dell'Asp di Trapani;

   non si comprende, dunque, per quale motivo si preferirebbe una struttura di base ad oggi non attrezzata per ospitare il suddetto servizio, ad una struttura nuova, moderna e già attrezzata;

   sempre secondo Nursing Up la decisione di allocare una unità operativa di emodinamica presso il presidio ospedaliero di Castelvetrano sarebbe stata assunta senza il parere preventivo del G.i.s.e. (Società Italiana di cardiologia interventistica) e della rete regionale I.m.a. (Infarto miocardico/acuto) –:

   quali iniziative intenda assumere per acquisire elementi circa i fatti di cui in premessa e valutare ulteriori iniziative per quanto di competenza, anche con riferimento all'accordo per il piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Sicilia.
(4-11463)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   dal 28 febbraio al 2 marzo 2022, in occasione dell'Assemblea biennale delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEA5.2) che avrà luogo presso Nairobi, sarà presentata una bozza di risoluzione con l'obiettivo di istituire un gruppo intergovernativo «Science-Policy Intergovernmental Panel to support action on hazardous substances, waste and pollution», al fine di implementare, in modo coordinato, l'azione di controllo e mitigazione di sostanze pericolose, rifiuti e inquinamento che rappresentano una seria minaccia per l'uomo e per il nostro Pianeta;

   numerosi scienziati e politici da tutto il mondo, da tempo, sostengono l'importanza di promuovere un progetto strutturato al fine di rafforzare la regolamentazione internazionale sull'inquinamento derivante dall'utilizzo di plastiche, di materiali chimici e dei rifiuti;

   l'interrogante è estremamente preoccupato per la minaccia alla salute umana e all'ecosistema rappresentata dalle sostanze chimiche nocive e inquinanti. L'esposizione a questo tipo di sostanze, ben studiate ma ancora mal gestite, causa più di un milione di morti premature in tutto il mondo ogni anno, una incidenza quasi pari agli effetti associati al fumo passivo;

   ad aggravare lo scenario vi è il fatto che la produzione globale di prodotti chimici potenzialmente pericolosi e i conseguenti rifiuti continua ad aumentare, senza un'adeguata supervisione globale;

   le convenzioni esistenti che si occupano di «sostanze pericolose, rifiuti e inquinamento» (ad esempio le convenzioni di Basilea, Rotterdam, Stoccolma e Minamata) lasciano scoperte molte situazioni critiche e non dispongono di meccanismi per affrontare in modo proattivo minacce nuove ed emergenti o per lavorare efficacemente con gli altri due organi intergovernativi indipendenti dell'Onu, l'Ipcc (che si occupa del cambiamento climatico) e l'Ipbes (che si occupa di perdita di biodiversità);

   tra i Paesi che, in risposta a questa emergenza, presenteranno alla prossima riunione dell'Assemblea delle Nazioni Unite per l'ambiente una bozza di risoluzione che richiede l'istituzione di un organismo intergovernativo di politica scientifica sul tema, vi sono Svizzera, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Uruguay, Costa Rica, Ghana e Mali;

   l'iniziativa è stata già formalmente sostenuta dai Ministri di diversi Paesi tra cui Olanda, Austria, Norvegia, India, Cile;

   oltre 2.500 tra ricercatori e scienziati hanno formalizzato una proposta ai Ministri dell'ambiente dei rispettivi Paesi appartenenti alle Nazioni Unite, affinché essi sostengano la bozza sostenuta dai Paesi menzionati in precedenza, con l'obiettivo di istituire dei tavoli di lavori intergovernativi relativi all'utilizzo di prodotti chimici, rifiuti e in tema di inquinamento sull'impronta di quelli già esistenti per il clima e la biodiversità;

   il nostro Paese non risulta tra gli aderenti alla bozza di risoluzione sopra citata, nonostante siano 260 i ricercatori e scienziati italiani che hanno sottoscritto l'appello rivolto al Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani;

   l'Assemblea Onu in argomento fisserà le priorità per i prossimi anni e se non si affrontano con onestà e determinazione le tre crisi scatenate dal nostro sviluppo economico, come cambiamenti climatici, la perdita di natura e biodiversità, i rifiuti e l'inquinamento, si andrà incontro a conseguenze inimmaginabili, come sostenuto anche dalla direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, Inger Andersen;

   l'istituzione di un gruppo intergovernativo come quello di cui sopra appare urgente e indifferibile per affrontare le minacce crescenti, con misure condivise, sinergiche ed efficaci, atte a potenziare gli sforzi già intrapresi per contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, oltre che per rafforzare la governance globale delle minacce ambientali per un futuro sostenibile –:

   se in Governo intenda adottare iniziative per aderire, nonché sostenere la bozza di risoluzione di cui in premessa, in vista dall'Assemblea biennale delle Nazioni Unite per l'ambiente di Nairobi in programma e, in caso contrario se intenda illustrarne le ragioni.
(2-01435) «Romaniello, Fratoianni, Paolo Nicolò Romano, Siragusa, Muroni, Dori, Sarli, Benedetti, Suriano, Ehm».

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Rosso n. 7-00800, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pentangelo, Rospi, Sozzani.