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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 14 febbraio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'Unione europea si è impegnata a diventare a «impatto climatico zero» entro il 2050. A tal fine, il settore dei trasporti deve subire una trasformazione che richiederà una riduzione del 90 per cento delle emissioni di gas a effetto serra, assicurando soluzioni a prezzi accessibili per i cittadini;

    i trasporti sostenibili rappresentano un'opportunità per contribuire alla ripresa e alla crescita dell'economia. Un sistema di trasporto efficiente e affidabile, infatti, è essenziale per il buon funzionamento del mercato interno europeo e, in questo ambito, la tariffazione stradale può svolgere un ruolo chiave nell'incentivare opzioni più pulite ed efficienti, garantendo, al contempo, un trattamento equo degli utenti della strada e il finanziamento di infrastrutture sostenibili;

    il settore dei trasporti contribuisce per circa il 5 per cento al prodotto interno lordo europeo e dà lavoro a oltre 10 milioni di persone. Allo stesso tempo, è un settore che rappresenta un quarto delle emissioni totali di gas serra dell'Unione europea ed è dunque un settore prioritario d'intervento per raggiungere l'obiettivo europeo di ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030, per essere il primo continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050;

    al fine di raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica per il 2050, il settore dei trasporti deve fare la sua parte e subire una trasformazione che richiederà una drastica riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (il 90 per cento entro il 2050), garantendo allo stesso tempo soluzioni ambientalmente sostenibili e a prezzi accessibili per i cittadini;

    l'Italia è la nazione europea con il maggior numero di veicoli in proporzione agli abitanti: ciò è aggravato dal fatto che il parco auto è molto «anziano», con oltre il 50 per cento di mezzi con più di 10 anni;

    nei prossimi anni, pertanto, il comparto dell'automotive dovrà mostrare la sua capacità di raccogliere le sfide legate ai grandi cambiamenti che lo attendono;

    è inoltre noto come la crescente diffusione di veicoli elettrici porti con sé l'esigenza di una capillare e diffusa rete di punti di ricarica: lo sviluppo della mobilità elettrica, infatti, presuppone, per una sua adeguata espansione, l'installazione di infrastrutture di ricarica innovative e superveloci distribuite e localizzate, sia in sede pubblica che privata, di concerto con gli enti locali, con i gestori delle stazioni ferroviarie, i concessionari di autostrade e superstrade e i distributori di energia elettrica;

    a tal fine, occorre accelerare sull'aggiornamento del Piano nazionale di infrastrutturazione per la ricarica dei veicoli elettrici (Pnire), redatto in ottemperanza al comma 2 dell'articolo 17-septies dal decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, il quale prevede al 2030, sulla base del target di 6 milioni di auto elettriche previsto dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), 1.850 colonnine di ricarica veloci per le aree di servizio autostradali, 10 mila in area extraurbana e oltre 20.000 in area urbana, nonché 78.600 colonnine di ricarica lente nei centri urbani;

    da non sottovalutare, inoltre, è il ruolo che, in un contesto che coinvolge tutti i settori e che presuppone dei cambiamenti negli stili di vita verso la sostenibilità, possono rivestire le stazioni di rifornimento e la vendita al dettaglio di carburanti grazie alle loro caratteristiche ideali in termini di capillarità e di spazi a disposizione. Riconvertire le stazioni di distribuzione in luoghi multi-servizio e multi-prodotto, infatti, oltre a riqualificare e ammodernare punti vendita altrimenti obsoleti o dismessi, consentirebbe di offrire ai clienti finali un'offerta qualitativamente migliore, nonché spazi e servizi ad hoc che coniughino mobilità sostenibile, economia circolare e risparmio energetico mediante la proposta di carburanti a bassa o zero emissione di anidride carbonica (gpl, metano, idrogeno e ricarica elettrica) e il ricorso a soluzioni di efficientamento energetico, di recupero e risparmio delle risorse idriche e di installazione di impianti a fonti rinnovabili;

    negli ultimi dieci anni, le emissioni di gas a effetto serra in Europa sono diminuite significativamente in tutti i settori dell'economia, anche in relazione alla crisi economico-finanziaria globale, con l'unica eccezione dei trasporti che ad oggi rimangono il primo settore per emissioni di gas a effetto serra in Europa, superando persino il settore elettrico;

    nel nostro Paese, già con la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), si è avviata una politica di incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici e non inquinanti, di detrazioni fiscali per le spese per le infrastrutture di ricarica e la previsione di un'imposta sull'acquisto di nuovi autoveicoli più inquinanti (cosiddetto malus o ecotassa);

    in particolare, i commi da 1031 a 1041 della citata legge di bilancio per il 2019 disciplinano le misure incentivanti sia a carattere fiscale che extra fiscale; il comma 1039 ha introdotto una detrazione fiscale per l'acquisto e la posa in opera di infrastrutture di ricarica per i veicoli alimentati a energia elettrica di cui all'articolo 16-ter del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, con la possibilità per i contribuenti di detrarre dall'imposta lorda le spese relative all'acquisto e alla posa in opera di infrastrutture di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, ivi inclusi i costi iniziali per la richiesta di potenza addizionale fino ad un massimo di 7 kilowatt; i commi da 1042 a 1045 concernono invece disposizioni disincentivanti sotto forma di imposta per l'acquisto di autovetture nuove con emissioni di anidride carbonica superiori ad una certa soglia;

    a far data dal 1° gennaio 2021, inoltre, sulle vetture di nuova immatricolazione è riportato, nel libretto di circolazione, esclusivamente il ciclo di omologazione Wltp e, per tale ragione, l'ecotassa auto è stata calcolata su questo nuovo valore e non più sulla scorta dei dati emersi dal ciclo Nedc, con esclusione dal pagamento dell'ecotassa delle vetture con emissioni da 161 a 190 grammi per chilometro;

    consapevoli delle complessità e delle difficoltà attuali che si stanno affrontando per poter accelerare un modello di mobilità eco-sostenibile sollecitato anche dai nuovi target europei sulle emissioni di anidride carbonica dei veicoli, le scelte di politica industriale nel nostro Paese dovranno indirizzarsi in maniera chiara ed inequivocabile su incentivi che promuovano un cambio di paradigma dell'intera filiera automotive verso soluzioni e business più sostenibili e sull'installazione capillare su tutto il territorio nazionale di infrastrutture di ricarica elettrica;

    risulta cruciale riconvertire gradualmente l'intero indotto che fa capo all'automotive per supportare sempre più imprese verso la produzione di batterie, che, nei prossimi anni, diventerà il settore strategico per il lancio definitivo della mobilità elettrica nei Paesi europei. È un settore nel quale l'Italia potrebbe diventare leader all'interno dell'Unione incrementando la produzione e investendo in ricerca per la realizzazione di sistemi di accumulo più potenti, efficienti, duraturi e meno inquinanti. A ciò si aggiunge la necessità di intervenire per riqualificare e aggiornare le competenze dei lavoratori del settore e rendere il comparto maggiormente competitivo a livello internazionale nel medio e lungo periodo;

    a sostegno del mondo aziendale, poi, è stato rilevato che le flotte di veicoli M1 aziendali sono una categoria particolarmente adatta all'elettrificazione per diversi motivi: la media di chilometri per anno è maggiore di quella dei veicoli privati e, inoltre, data la necessaria pianificazione dei percorsi, è più agevole verificare la compatibilità dell'autonomia del veicolo con le tratte di servizio e quindi programmare le ricariche dei mezzi durante la giornata di lavoro o alla fine della stessa. I veicoli di servizio vengono poi solitamente parcheggiati in autorimesse o in parcheggi comuni dove è più semplice installare e gestire l'infrastruttura di ricarica;

    è auspicabile intervenire a livello normativo per introdurre, per un periodo almeno di 3 anni, un sistema di agevolazione fiscale per l'acquisto o il noleggio di veicoli a zero emissioni nei principali canali flotte, quali, ad esempio, vetture in pool, ad uso promiscuo, per liberi professionisti e agenti di commercio;

    fin dalla loro introduzione, la ratio alla base degli incentivi per l'acquisto o il noleggio di auto a zero emissioni di anidride carbonica è stata quella non solo di indirizzare il comportamento di consumo e di utilizzo dei mezzi da parte di cittadini e aziende, ma anche di dare certezze a produttori e consumatori sui disincentivi alla circolazione di mezzi inquinanti e consentire all'industria di pianificare gli investimenti;

    nonostante, infatti, le immatricolazioni in crescita rispetto a gennaio 2021, quando similmente a oggi non erano ancora resi disponibili gli incentivi 2021, l'assenza di supporti all'acquisto di veicoli a zero emissioni ha sicuramente frenato le vendite di nuove auto. Inoltre, si devono considerare anche i ritardi di consegna dovuti alla crisi delle materie prime, dei semiconduttori e dei microchip e alla possibilità di immatricolare entro il 30 giugno 2022 le vetture con gli incentivi prenotati. Quest'ultimo elemento, in particolare, ha tuttavia permesso di raggiungere dei numeri mensili bassi ma non drammatici, tanto che le 3.651 Bev vendute si possono per lo più considerare mezzi che hanno usufruito di incentivi nel 2021 ma che non erano ancora stati immatricolati;

    risulta cruciale, pertanto, dare agli incentivi per l'acquisto di autoveicoli a zero emissioni un orizzonte stabile e di lungo periodo; un orizzonte capace di condurre il nostro Paese verso un parco macchine elettrico più ampio, che oggi si attesta solo attorno a un 0,25 per cento circa del parco circolante;

    occorre, per di più, intervenire, a livello normativo, per reintrodurre, almeno per tutto il 2022, la detrazione per l'acquisto e la posa in opera di infrastrutture di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, ivi inclusi i costi iniziali per la richiesta di potenza addizionale fino ad un massimo di 7 kilowatt;

    inoltre, è indispensabile reintrodurre, con una modifica all'articolo 1, comma 1042-bis, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, nuovi scaglioni disincentivanti e relativi nuovi importi, per l'acquisto di autovetture nuove con emissioni di anidride carbonica superiori ad una soglia minima di 161 grammi di anidride carbonica per chilometro, anche al fine di utilizzare i proventi per finanziare il fondo per l'acquisto di veicoli elettrici di cui al citato articolo 1, comma 1031, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

    le sopra menzionate disposizioni relative agli incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici, in materia di detrazioni fiscali per le spese per le infrastrutture di ricarica e d'imposta sull'acquisto di autoveicoli nuovi più inquinanti (cosiddetto malus o ecotassa) non sono state prorogate e riconfermate per il 2022,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per stanziare nuovi e adeguati incentivi, su base pluriennale ed esclusivamente per la fascia 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro, modificando la struttura attualmente prevista per l'ecobonus di cui all'articolo 1, comma 1031, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, nel senso di aumentare la differenza di incentivo tra acquisto con rottamazione e senza rottamazione, valutando altresì una progressiva riduzione degli stessi nel tempo, sulla base dei progressi tecnologici, del minor costo delle autovetture e dell'incremento dei volumi di vendita;

2) ad adottare iniziative per prevedere un meccanismo di finestre temporali nel corso di ogni anno finalizzato a valutare l'andamento temporale dell'assorbimento delle risorse stanziate per il supporto al settore che tenga conto, inter alia, dell'esigenza delle case costruttrici di implementare la propria produzione di modelli incentivabili;

3) ad adottare iniziative per revisionare e rendere maggiormente efficiente, mediante la previsione di nuovi scaglioni disincentivanti e relativi nuovi importi, la cosiddetta ecotassa o malus di cui all'articolo 1, comma 1042-bis, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, concernente il sistema di riscossione dell'imposta parametrata al numero di grammi di biossido di carbonio emessi per chilometro eccedenti la soglia di 161 grammi di anidride carbonica per chilometro, con lo scopo di utilizzare i proventi per finanziare gli incentivi destinati all'acquisto di auto a zero emissioni di ultima generazione;

4) ad adottare iniziative tese alla ristrutturazione, alla riqualificazione e all'ammodernamento delle stazioni di distribuzione dei carburanti che contemplino non solo la riconversione tecnologica della rete distributiva, anche attraverso il ricorso a strumenti agevolativi e a rimborsi per la bonifica ambientale e il definitivo smantellamento, ma anche l'implementazione di servizi dedicati ai combustibili alternativi e alla mobilità elettrica, nel rispetto degli obblighi e ai sensi della disciplina di attuazione della direttiva 2014/94/UE (cosiddetta direttiva Dafi), e di soluzioni di efficientamento energetico, di recupero e risparmio delle risorse idriche e di installazione di impianti a fonti rinnovabili;

5) a programmare ed accompagnare la riconversione dell'industria automobilistica e i settori produttivi ad essa collegati tramite investimenti in nuove tecnologie ed ecoinnovazione per lo sviluppo di una filiera nazionale di veicoli elettrici (gigafactory per la produzione di celle, produzione componentistica e assemblaggio, impianti di recupero e riciclo di batterie), anche al fine di consentire alle imprese del settore di pianificare la riqualificazione e l'aggiornamento delle competenze dei propri lavoratori e rendere il comparto maggiormente competitivo a livello internazionale nel medio e lungo periodo;

6) ad adottare iniziative per incentivare la ricerca sul riuso, il riciclo e lo smaltimento delle batterie di veicoli elettrici, anche sotto il profilo della manodopera specializzata, per la produzione di nuove tecnologie per sistemi di accumulo di energia per veicoli, nonché per la diffusione di carburanti alternativi;

7) a proseguire nel sostenere, con adeguate risorse statali, l'acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 per la logistica, la consegna e la distribuzione dell'ultimo miglio a zero emissioni di anidride carbonica e M1 speciali;

8) ad adottare iniziative per prevedere i necessari strumenti incentivanti volti a stimolare l'acquisto da parte delle di imprese private di flotte aziendali (vetture in pool, ad uso promiscuo, per liberi professionisti e agenti di commercio), anche valutando un aumento della deducibilità fiscale e del limite di detraibilità dell'Iva per tutti i veicoli a zero emissioni;

9) ad adottare iniziative per stanziare adeguate risorse finanziarie tese ad orientare le scelte di business dei produttori di veicoli verso lo sviluppo di nuovi modelli elettrici per il trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano;

10) ad adoperarsi per la risoluzione delle varie crisi aziendali afferenti al settore automobilistico e individuare le strategie più idonee a sostenere il rilancio del comparto nel processo di transizione verso la produzione di nuovi mezzi di trasporto sostenibili, di concerto con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative, nonché con le parti sociali, le istituzioni interessate e i sindacati, garantendo al contempo continuità occupazionale e produttiva;

11) a proseguire con le associazioni di categoria, le parti sociali e le case produttrici, anche attraverso il tavolo di confronto sull'automotive, già operativo presso il Ministero dello sviluppo economico, per sostenere l'intera filiera nazionale nel passaggio verso produzioni sempre più ecologiche, in coerenza con i nuovi e più ambiziosi obiettivi europei e le esigenze dei cittadini, nonché per favorire la realizzazione degli investimenti necessari e la progressiva conversione degli impianti industriali e così evitare la contrazione della produzione e i conseguenti impatti negativi sui livelli occupazionali dell'intero comparto;

12) ad assumere iniziative per reintrodurre, almeno per tutto il 2022, la detrazione per l'acquisto e la posa in opera di infrastrutture di ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica di cui all'articolo 1, comma 1039, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

13) ad assumere iniziative per ridurre le imposte per operatori di vehicle sharing con veicoli ad emissioni zero;

14) al fine di accelerare il passaggio verso una mobilità a zero emissioni, ad adottare iniziative per prevedere, per un periodo transitorio, tariffe agevolate per le tratte autostradali a pedaggio.
(1-00583) «Chiazzese, Sut, Davide Crippa, Scagliusi, Ficara, Serritella, Alemanno, Carabetta, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Federico, D'Ippolito, Zolezzi, Terzoni, Luciano Cantone, De Lorenzis, Grippa».


   La Camera,

   premesso che:

    il disturbo dello spettro autistico è un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo, caratterizzato da esordio precoce di difficoltà nell'interazione reciproca e nella comunicazione sociale, associata a comportamenti e interessi ripetitivi e ristretti (definizione secondo DSM-5 e ICD-11);

    come per altri disturbi del neurosviluppo, si è tutti chiamati a superare il concetto limitato di «malattia» per approdare a quello più attuale di «condizione di neurodiversità», caratterizzata certamente da limiti funzionali, ma anche da importanti opportunità adattive;

    esistono diversi modelli di presa in carico della persona con un disturbo dello spettro autistico (abbreviato in Dsa o Asd, dall'inglese Autism spectrum disorder) – bambino, adolescente e adulto – che poggiano su prove di efficacia di differente solidità, ma i risultati dei numerosi studi condotti negli ultimi anni hanno indicato che la diagnosi precoce e interventi tempestivi e appropriati possono migliorare le capacità comunicative, le autonomie individuali e sociali e la qualità della vita del bambino, dell'adolescente ma anche dei genitori;

    la posizione scientifica, condivisa a livello internazionale, considera l'autismo una sindrome comportamentale associata a un disturbo dello sviluppo del cervello e della mente, con esordio nei primi tre anni di vita; si ritiene, inoltre, che i fattori eziopatogenetici siano sia genetici che ambientali. I disturbi dello spettro autistico comportano una disabilità permanente che accompagna il soggetto che ne è affetto per tutta la durata della vita;

    nel mese di settembre 2018 l'Istituto superiore di sanità ha ufficializzato la necessità di redigere, attraverso il sistema nazionale delle linee guida, le linee guida sul disturbo dello spettro autistico, finalizzate a: formulare diagnosi accurate nei bambini e negli adulti, riconoscere i casi e indirizzarli al trattamento, indicare terapie personalizzate a seconda delle caratteristiche individuali della persona, creare una rete di sostegno e assistenza, favorire l'interazione tra medico, paziente e familiari, rendere omogenea tra le regioni la qualità delle cure;

    a livello europeo, i disturbi dello spettro autistico vengono indicati come una condizione a elevato costo sanitario e impatto sociale, con riferimento a tutte le fasi di vita e a tutti gli ambiti d'intervento;

    gli studi epidemiologici internazionali hanno riportato un incremento generalizzato della prevalenza di disturbi dello spettro autistico, probabilmente dovuto alla maggiore formazione dei medici, alle modifiche dei criteri diagnostici, all'aumentata conoscenza del disturbo da parte della popolazione generale connessa altresì al contesto socio-economico: secondo i dati diffusi dalla comunità scientifica, a livello mondiale, un bambino su 100 presenta un disturbo dello spettro autistico, con una frequenza quattro volte più alta fra i maschi, e in Italia si stima che il problema possa riguardare almeno 500.000 famiglie;

    riguardo alle cause del disturbo dello spettro autistico, esse non sono note. Si può soltanto escludere che ci siano rapporti con le vaccinazioni o con il consumo di alcuni cibi. «La salute mentale è il risultato di interazioni complesse tra genetica, neurobiologia e ambiente – spiega Maurizio Bonati – nella maggior parte dei casi la componente genetica non determina in modo lineare il rischio di malattia, ma implica semplicemente una maggiore sensibilità agli effetti dell'ambiente»;

    la legge n. 134 del 2015 prevede interventi finalizzati a garantire la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l'inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico, in conformità a quanto previsto dalla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite A/RES/67/82 del 12 dicembre 2012, sui bisogni delle persone con autismo;

    la citata legge dispone anche l'aggiornamento, da parte dell'Istituto superiore di sanità, delle linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico in tutte le età della vita, sulla base dell'evoluzione delle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche derivanti dalla letteratura scientifica e dalle buone pratiche nazionali e internazionali;

    anche se molti bambini con autismo vengono diagnosticati dopo i tre anni, molti bambini presentano i primi sintomi già intorno ai dodici mesi. I primi a comparire sono i segni che riguardano aspetti comunicativi e sociali, come l'assenza di contatto oculare, la mancata comparsa di alcuni gesti comunicativi e la mancata risposta al nome. Durante la prima infanzia emergono inoltre anomalie nel comportamento di gioco e, nei bambini che sviluppano abilità verbali, anomalie nell'uso del linguaggio, come l'utilizzo di ecolalia, inversione pronominale e linguaggio idiosincratico. Per questo, diagnosi precoce e interventi tempestivi e appropriati possono migliorare le capacità comunicative, le autonomie individuali e sociali e la qualità della vita dell'intero nucleo familiare. Di solito, invece, la diagnosi si fa intorno ai cinque anni, con circa tre anni di ritardo rispetto ai primi dubbi dei genitori. Sarebbe un grande risultato se una maggiore consapevolezza del problema suggerisse ai genitori di porre il quesito ai medici entro i diciotto mesi per giungere a una diagnosi entro i due anni. A questo obiettivo potrebbero contribuire anche i pediatri di libera scelta osservando i segnali di rischio di disturbo dello spettro autistico, inviando i piccoli pazienti tempestivamente e con accesso prioritario ai servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza per la conferma diagnostica;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, recante «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza», di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017, al comma 1 dell'articolo 60 recita: «Ai sensi della legge 18 agosto 2015, n. 134, il Servizio sanitario nazionale, alle persone con disturbi dello spettro autistico, garantisce le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche»;

    il comma 2 dell'articolo 60 del suddetto decreto dispone espressamente: «Ai sensi dell'articolo 4 della legge 18 agosto 2015, n. 134, entro centoventi giorni dall'adozione del presente decreto, il Ministero della salute, previa intesa in sede di Conferenza unificata, provvede, in applicazione dei livelli essenziali di assistenza, all'aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS), con particolare riferimento ai disturbi dello spettro autistico, di cui all'accordo sancito in sede di Conferenza unificata il 22 novembre 2012. Le linee di indirizzo sono aggiornate con cadenza almeno triennale»;

    alla luce di tale disposizione, il 10 maggio 2018, la Conferenza unificata ha approvato il documento recante «Aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico»;

    il suddetto atto della Conferenza unificata, tuttavia, ha squalificato, di fatto, la legge 18 agosto 2015, n. 134, e l'articolo 60 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, inserendo la seguente clausola: «All'attuazione della presente intesa si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica»;

    in ragione di ciò, i livelli essenziali di assistenza per le persone con disturbi dello spettro autistico sono assicurati dalle aziende sanitarie locali solo in relazione alle risorse finanziare disponibili e senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, rendendone di fatto difficile la piena attuazione;

    i predetti limiti, altresì, rendono inattuabile un ulteriore obbligo sancito dalla legge n. 134 del 2015, relativo all'istituzione di residenze specifiche per l'autismo o con operatori specializzati per l'autismo;

    nel documento approvato in sede di Conferenza unificata si dispone, peraltro, la definizione di équipe specialistiche multidisciplinari, nell'ambito della neuropsichiatria infantile, sempre senza maggiori e nuovi oneri per la finanza pubblica, seppure attualmente le risorse economiche siano insufficienti e tali da poter garantire l'accesso a meno di un bambino o adolescente su quattro che necessitino di cure e riabilitazione;

    secondo l'VIII rapporto di monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, negli ultimi dieci anni il numero dei pazienti seguiti dai servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza è quasi raddoppiato, mentre il numero degli operatori continua a diminuire (-10 per cento) (e la pandemia da COVID-19 ha messo ancora più in crisi i servizi di neuropsichiatria infantile), costringendo le famiglie a dover ricorrere sempre di più al settore privato, con costi rilevanti che, ancor più in tempi di crisi economica, sono sempre meno in grado di sostenere;

    dal suddetto rapporto emerge, altresì, che l'Italia ha buoni modelli, normative e linee di indirizzo, ma assai poco applicati e con ampie diseguaglianze tra una regione e l'altra. Lo stanziamento di risorse da parte delle regioni continua ad essere insufficiente per garantire alle aziende sanitarie locali e ai servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza di diffondere e consolidare la necessaria rete di strutture territoriali, semiresidenziali, residenziali e di ricovero che, in alcuni ambiti, appare addirittura in significativa diminuzione. Continuano ad esservi regioni in cui mancano gli stessi servizi territoriali o il personale è gravemente insufficiente o non si dispone di tutte le figure multidisciplinari necessarie per i percorsi terapeutici;

    con riferimento ai servizi di neuropsichiatria dell'età evolutiva, le vigenti normative sulla riorganizzazione ospedaliera prevedono un'unità operativa di neuropsichiatria infantile solo per bacini di utenza molto grandi (da 2 a 4 milioni di abitanti): questo significa che negli ospedali di primo e secondo livello può mancare completamente la figura dello specialista in neuropsichiatria infantile;

    uguali considerazioni si possono estendere alle équipe analoghe con riferimento all'età adulta nell'ambito dei dipartimenti di salute mentale, mancanti di risorse sufficienti a consentire la presa in carico di tutti i pazienti; l'Italia, rispetto alla presenza in organico del numero di psichiatri, si posiziona soltanto al 20° posto in Europa e al 14° per numero di psicologi e infermieri; per quanto attiene alla spesa dedicata alla salute mentale, si investe solamente il 3,5 per cento della spesa sanitaria totale, a fronte di percentuali di altri Paesi, come Francia, Germania e Regno Unito, superiori fino a quattro volte (10-15 per cento);

    un'altra criticità che permane è rappresentata dalla drammatica scarsità di interventi e di servizi per l'età adulta; nelle linee di indirizzo elaborate dal Ministero della salute viene affrontato il tema ma, per tale fase del ciclo vitale, non esiste ancora un vero e proprio atto di indirizzo;

    in definitiva la famiglia continua ancora ad essere la vera ed unica forma di welfare su cui grava il maggiore peso materiale e psicologico causato dalle difficoltà che si incontrano nella gestione di familiari con disturbi dello spettro autistico;

    sarebbe necessario, invece, che ai ragazzi ai quali viene diagnosticato l'autismo siano riconosciuti gli aiuti, anche di carattere economico, atti ad assicurare loro una vita completa, insieme agli altri, nei loro contesti naturali, favorendo le relazioni nel contesto scolastico, prima, con l'aiuto dei compagni di scuola, e, successivamente, nel mondo del lavoro;

    nella consapevolezza della complessità del fenomeno, dell'impatto sulla qualità della vita delle persone coinvolte e sulla tenuta del contesto familiare nonché delle ricadute di ordine sociale, si ritiene fondamentale garantire, a coloro che abbiano bisogni speciali, di svolgere una vita in maniera autodeterminata, ove ciò sia possibile, affinché si possa riuscire a superare il progressivo processo che li conduce in frequenti e quasi obbligati percorsi di esclusione sociale, da cui conseguono l'isolamento e la segregazione, troppo spesso sfocianti in diverse forme di istituzionalizzazione;

    la legge 22 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità per il 2016), ha istituito all'articolo 1, comma 401, nello stato di previsione del Ministero della salute, il Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro per i primi due anni e di 10 milioni di euro per i successivi due a cui poi si sono aggiunti ulteriori stanziamenti pari a 50 milioni di euro per il 2021 e 27 milioni di euro per il 2022 destinato, come previsto poi dalla legge di bilancio per il 2021 a tre specifiche aree di intervento:

     a) progetti di ricerca di natura clinico-organizzativa;

     b) realizzazione di strutture per l'autismo;

     c) finanziamento delle neuropsichiatrie infantili degli ospedali;

    alcuni fattori sono comuni a tutti i modelli di trattamento di documentata efficacia: la precocità (l'intervento deve iniziare non appena sussista il forte sospetto di diagnosi di autismo); l'intensività (il bambino deve essere attivamente coinvolto in attività psicoeducative sistematicamente pianificate ed evolutivamente adeguate, da predisporre nei diversi contesti di vita: centro terapeutico, famiglia e scuola); l'adattamento delle strategie educative e degli obiettivi di apprendimento all'età cronologica e all'età di sviluppo del bambino; l'utilizzo di strumenti di valutazione per determinare il profilo di punti di forza e punti di debolezza e, conseguentemente, le esigenze educative e gli obiettivi di apprendimento del bambino; un basso rapporto operatori-alunni; il coinvolgimento della famiglia; l'enfasi su obiettivi di apprendimento nelle aree di comunicazione, socializzazione e del comportamento adattivo; il riferimento a strategie educative ispirate al modello cognitivo-comportamentale, ma all'interno di una visione che tenga conto delle caratteristiche e preferenze del bambino e della sua famiglia; l'utilizzo di strategie di generalizzazione e mantenimento delle abilità acquisite; e la predisposizione di periodiche valutazioni e aggiustamenti del piano educativo. Gli interventi devono essere personalizzati sui bisogni di ogni bambino, condivisi con la famiglia e strutturati secondo intensità differenziate per ogni fascia d'età e profilo funzionale. I metodi e le strategie utilizzati devono essere di provata efficacia, indicata nelle linee guida nazionali o internazionali. Deve essere garantita la formazione dell'ambiente in cui si troverà il bambino (scuola, luoghi di aggregazione e altro), perché sappia come rapportarsi con lui e offrirgli positive occasioni di sviluppo. Serve il sostegno alla famiglia, che ha bisogno di informazioni chiare, precise, continuative per poter affrontare con consapevolezza ogni evento e scegliere il percorso più opportuno per il proprio figlio, in dialogo continuo con gli operatori,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi per l'istituzione di una rete scientifica ed epidemiologica coordinata a livello nazionale che, anche in raccordo con analoghe esperienze in ambito europeo o internazionale, promuova studi e ricerche finalizzati a raccogliere dati di prevalenza nazionale aggiornati e il monitoraggio delle traiettorie di sviluppo e della presa in carico delle persone autistiche e il censimento delle buone pratiche terapeutiche ed educative dedicate a questo tema;

2) a utilizzare la mappatura dei servizi effettuata dall'Istituto superiore di sanità su mandato del Ministero della salute per valutare la qualità dei servizi erogati e adottare opportuni adeguamenti affinché sia garantita un'appropriata presa in carico su tutto il territorio nazionale;

3) ad adottare il protocollo di sorveglianza evolutiva sviluppato dall'Istituto superiore di sanità e dalle principali sigle professionali e scientifiche della pediatria, neuropsichiatria infantile e neonatologia, per un efficace coordinamento tra pediatri di base, personale che lavora negli asili nido, neonatologie e unità di neuropsichiatria infantile, al fine di intercettare precocemente l'emergere di anomalie comportamentali in bambini ad alto rischio e nella popolazione generale e per fornire una diagnosi provvisoria a 18 mesi e una diagnosi stabile a 24 mesi di età;

4) a promuovere il lavoro di aggiornamento, da parte dell'Istituto superiore di sanità, delle linee guida sulla diagnosi e sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico in tutte le età della vita, per supportare quanto prima i professionisti sanitari nella definizione del percorso diagnostico, terapeutico e riabilitativo più appropriato, condiviso con le persone con disturbo dello spettro autistico e i loro familiari/caregiver, nella formulazione di diagnosi accurate nei bambini e negli adulti e nell'individuazione di terapie adeguate e aggiornate;

5) ad adottare le iniziative di competenza per assicurare nei dipartimenti di salute mentale adeguati percorsi di presa in carico delle persone adulte con disturbi dello spettro autistico, con personale specificatamente formato e aggiornato;

6) ad adottare le iniziative normative necessarie ai fini della revisione dei modelli organizzativi dei servizi ospedalieri di neuropsichiatria dell'età evolutiva, includendo la neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza tra le strutture che devono essere presenti negli ospedali di primo livello, almeno con un'attività di consulenza specialistica diurna, nonché a rivedere gli standard previsti per le unità operative complesse con posti letto di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza e per le strutture semiresidenziali e residenziali, tenendo conto dell'aumento degli accessi e dei bisogni;

7) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per istituire una rete di servizi che sia organizzata in centri con struttura hub e spoke, dove ogni regione individua uno o più centri di riferimento (le regioni sprovviste di centri di alto livello – hub – faranno riferimento ad un centro hub di un'altra regione contigua), prevedendo che il centro hub abbia il compito di supervisione scientifica e tecnica sui centri periferici (spoke), di formazione per il personale, in modo che la diagnosi e la presa in carico terapeutica siano garantite in ogni azienda sanitaria locale e allineate alle più recenti evidenze scientifiche;

8) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire il potenziamento, in termini di risorse umane, dei servizi di neuropsichiatria infantile e di dipartimenti di salute mentale, al fine di definire adeguate équipe multidisciplinari e garantire una diagnosi e un trattamento precoce e tempestivo in grado di incidere e migliorare la prognosi;

9) ad adottare iniziative per assicurare una presa in carico precoce di tutto il nucleo familiare e del contesto scolastico e sociale dove vive il bambino, predisponendo, per quanto di competenza, misure volte all'adozione di terapie personalizzate a seconda delle caratteristiche individuali del bambino che si basino sulla conoscenza della storia naturale del disturbo e della storia individuale di quel disturbo in quel bambino e nel suo contesto;

10) a supportare il mondo associativo e del volontariato, organizzato da persone autistiche e dai loro familiari, per la realizzazione di progetti di vita autonoma, assumendo iniziative per la semplificazione delle procedure per l'assegnazione di beni confiscati alla mafia o di proprietà degli enti locali, quali immobili o terreni, per favorire la realizzazione di attività socio-educative-sportive e, altresì, l'imprenditoria, mediante, ad esempio, la realizzazione di fattorie sociali e dell'orticultura;

11) ad assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a garantire la continuità delle attività implementate dal Ministero della salute attraverso il fondo sull'autismo su tutto il territorio nazionale per la diagnosi e gli interventi precoci dirette alle persone nello spettro autistico, oltre a percorsi di inclusione sociale al fine di aumentare le potenzialità di bambini e ragazzi, migliorandone così la qualità della loro vita e delle famiglie;

12) ad adottare le iniziative di competenza per garantire la continuità delle progettualità delle regioni e delle province autonome finalizzate alla definizione e all'implementazione di percorsi differenziati per la formulazione del piano individualizzato e a seguire del progetto di vita basati sui costrutti di «qualità di vita», tenendo conto delle preferenze della persona, delle diverse necessità di supporto, del livello di funzionamento adattivo e dei disturbi associati delle persone nello spettro autistico;

13) ad adottare iniziative per realizzare, attraverso il «budget di salute», quale strumento indispensabile di integrazione tra interventi sociosanitari, educativi, socio-assistenziali, relazionali, occupazionali, percorsi di vita personalizzati (ex articolo 14 della legge n. 328 del 2000), assicurando anche un raccordo tra Ministeri competenti, regioni e comuni, affinché cessi la parcellizzazione e l'inadeguatezza dei servizi rivolti alle persone con disturbi dello spettro autistico e la loro mancata diffusione e distribuzione su tutto il territorio nazionale;

14) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per definire percorsi di abilitazione e di occupazione anche in raccordo con le scuole secondarie di secondo grado e gli enti del terzo settore che hanno già esperienza in materia, come le cooperative sociali di tipo B, al fine di favorire una più ampia inclusione lavorativa delle persone con disturbi dello spettro autistico.
(1-00584) «Siani, Carnevali, Lorenzin, De Filippo, Rizzo Nervo, Pini, Lepri».


   La Camera,

   premesso che:

    ai sensi delle classificazioni Dsm-5 e Icd-11, per «disturbi dello spettro autistico» (Dsa) si intende un insieme di disturbi del neurosviluppo a carattere estremamente eterogeneo, i quali incidono sul comportamento e possono variamente manifestarsi, sia per entità sia per differenti sintomatologie comportamentali. Infatti, distribuzione e frequenza di un dato comportamento possono variare notevolmente da persona a persona, nonché nel corso del tempo;

    il Center for disease control di Atlanta ha stimato un'incidenza di nuovi nati con disturbo dello spettro autistico negli Usa pari a 1 ogni 54 persone (Cdc, 2016) ed un più recente studio, condotto da Autisme Europe, prendendo in esame diversi Stati europei, ha stimato una incidenza pari a 1 su 89 nuovi nati (Asdeu, 2018);

    quanto al nostro Paese – come denunciato dalle associazioni rappresentative per i diritti delle persone con disturbi dello spettro autistico – non vi sono purtroppo strumenti di raccolta dati in materia, né studi epidemiologici condotti su scala nazionale. Pertanto, gli unici dati attualmente disponibili in Italia (prevalenza di 1 su 100 nati, circa 600 mila nuclei familiari interessati) sono il frutto di deduzioni, a partire dai sopra citati studi internazionali, nonché di proiezioni statistiche che si innestano su ricerche condotte in alcune realtà territoriali italiane, in quelle regioni che si sono dotate di strumenti di raccolta dati epidemiologici (ad esempio, Emilia-Romagna e Piemonte);

    di conseguenza, gli stessi risultano frammentati e poco attendibili, inadeguati a definire target di azione, nonché a monitorare con precisione bisogni e interventi di presa in carico delle persone con disturbi dello spettro autistico, al fine di predisporre progetti di vita indipendente, personalizzati e partecipati, che accompagnino la persona nel suo percorso di vita, valorizzandone le capacità e scongiurando interventi di tipo medicalizzante, quale in primo luogo l'istituzionalizzazione, in contrasto con l'articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite, ratificata dall'Italia con legge n. 18 del 2009;

    le cause dei disturbi dello spettro autistico sono in parte ancora ignote. Alla luce dei più recenti studi scientifici, si può comunque affermare che non si tratta affatto – come erroneamente sostenuto da alcuni – di «malattia», bensì di condizione di neurodiversità o differente profilo di funzionamento, le cui cause sono in parte epigenetiche, cioè derivanti da modifiche che influiscono sul livello di espressione dei geni e, in altra parte, di natura contestuale o ambientale (Archives of general psychiatry, 2011; Cell, 2016);

    l'autismo, i cui segnali insorgono entro i primi tre anni di vita, perdura lungo tutto l'arco della vita della persona (cosiddetta lifelong syndrome). Anche in ragione di ciò, gli studi scientificamente più accreditati sottolineano l'importanza di interventi personalizzati, tempestivi e continuativi, che vedano una stretta integrazione tra ambito sanitario e sociale, mediante la strutturazione e attuazione di progetti di vita indipendente, ai sensi dell'articolo 14 della legge n. 328 del 2000, «Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali», nonché secondo quanto previsto dalla recente legge n. 227 del 2021, «Delega al Governo in materia di disabilità», i cui decreti attuativi devono ancora essere adottati;

    la linea guida dell'Istituto superiore di sanità n. 21, «Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti», si occupa di fornire raccomandazioni per la pratica clinica, evidenziando – all'interno dell'ampia gamma di offerte terapeutiche – i soli trattamenti scientificamente validati come efficaci; tra questi, vi sono quelli di natura cognitivo-comportamentale, in linea con l'approccio bio-psico-sociale (Organizzazione mondiale della sanità 2001, International classification of functioning, disability and health);

    le evidenze scientifiche dimostrano come una diagnosi precoce e interventi scientificamente validati (evidence based), tempestivi ed appropriati possano migliorare notevolmente la qualità di vita delle persone con disturbi dello spettro autistico, riducendo le disabilità funzionali o comportamentali associate e consentendo loro di sviluppare le proprie capacità e autonomie;

    a tal fine, è necessario operare una distinzione tra gestione emergenziale dei disturbi dello spettro autistico e progetto personalizzato di vita: mentre la prima, come previsto dai livelli essenziali di assistenza, vede la presa in carico da parte dei servizi sanitari per la gestione delle acuzie – presa in carico che deve durare per il tempo strettamente necessario alla remissione dell'emergenza –, il progetto personalizzato di vita, al contrario, deve necessariamente accompagnare la persona con disturbi dello spettro autistico per tutto l'arco della vita, al fine di autonomizzarla: emerge così la necessità di un approccio non squisitamente medico-clinico, bensì di natura socio-sanitaria;

    la legge n. 134 del 2015, «Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie», rappresenta la prima legge nazionale sui disturbi dello spettro autistico e prevede – tra le altre disposizioni – l'«aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, con l'inserimento, per quanto attiene ai disturbi dello spettro autistico, delle prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche disponibili» (articolo 3, comma 1), nonché, quanto alle politiche regionali, la promozione del coordinamento degli interventi e dei servizi, al fine di assicurare la continuità dei percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali nel corso della vita della persona con disturbi dello spettro autistico (ivi, comma 2, lettera e));

    la legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità per il 2016), al dichiarato fine di dare compiuta attuazione alla sopra citata legge nazionale in materia di autismo, ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute il «Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico»;

    l'anno successivo è stata approvata la legge n. 112 del 2016 (cosiddetta «legge sul dopo di noi»), di particolare importanza per la garanzia dei diritti delle persone con disturbi dello spettro autistico grave, concernente il «Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare», volto all'attivazione e al potenziamento – tra gli altri interventi previsti – di percorsi di deistituzionalizzazione e di supporto alla domiciliarità, nonché di residenzialità per la creazione di soluzioni alloggiative di tipo familiare e co-housing, di programmi di empowerment, di abilitazione e di sviluppo delle competenze necessarie alla gestione del quotidiano e al raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile (articolo 4, comma 1, lettere a), c) e d));

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 sull'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza ha recepito le disposizioni di cui alla legge n. 134 del 2015, prevedendo che sia il Servizio sanitario nazionale a dover garantire alle persone con disturbi dello spettro autistico le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato (articolo 60, comma 1) e statuendo che «entro centoventi giorni (...) il Ministero della salute, previa intesa in sede di Conferenza unificata, provvede, in applicazione dei livelli essenziali di assistenza, all'aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS), con particolare riferimento ai disturbi dello spettro autistico» (ivi, comma 2);

    di conseguenza, in data 18 maggio 2018, la Conferenza unificata ha approvato il documento «Aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico», al fine di «fornire indicazioni omogenee per la programmazione, attuazione e attività della rete dei servizi per le persone nello spettro autistico in tutte le età della vita, favorendo il raccordo e il coordinamento tra tutte le aree operative coinvolte» e sottolineando che tale «coordinamento delle diverse agenzie e servizi pubblici nelle aree della sanità, istruzione, sociale, lavoro, sono necessari per realizzare interventi appropriati e congrui rispetto ai bisogni delle persone nello spettro autistico in tutte le epoche di vita, garantendo la continuità dei servizi dall'età evolutiva all'età adulta e lo sviluppo coerente di un percorso di vita»;

    tuttavia, a tali importanti interventi non hanno fatto seguito adeguati stanziamenti, con la conseguenza che – a causa della scarsità delle risorse rese disponibili negli anni – non è stato possibile approntare un sistema di servizi idoneo a rispondere al progressivo aumento dei bisogni delle persone con disturbi dello spettro autistico;

    nello stesso anno, l'Istituto superiore di sanità ha ribadito la necessità di dare attuazione a tale documento, mediante l'aggiornamento delle linee guida in materia di disturbi dello spettro autistico, a cui – tuttavia – non è stato ancora dato seguito;

    la conseguenza del quadro appena delineato è un'estrema disomogeneità territoriale nella presa in carico dei bisogni delle persone con disturbi dello spettro autistico da parte servizi competenti (aziende sanitarie locali), nonché una diffusa scarsità di risorse, del tutto insufficienti a far fronte a tali bisogni: i dati relativi all'ultimo decennio testimoniano il progressivo aumento delle persone che necessitano della presa in carico da parte dei servizi di neuropsichiatria e di salute mentale, a fronte della costante diminuzione del numero degli operatori, con differenze marcate tra regioni, in alcune delle quali gli stessi servizi territoriali sono assolutamente insufficienti o il personale non risulta adeguatamente formato in materia di disturbi dello spettro autistico, specie con riferimento all'età adulta (VIII Rapporto sulla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza; Rapporto italiano sulla salute mentale, 2018);

    parimenti, la legge n. 112 del 2016 rimane ad oggi applicata in modo ancora largamente carente e molto disomogeneo del punto di vista territoriale, spesso non solo per insufficienza dei fondi, ma anche per mancanza di progettualità inclusive sui territori (Rapporto «Dopo di noi»: l'attuazione della legge n. 112 del 2016 – monitoraggio 2019-2020), così come accade relativamente alla legge n. 68 del 1999, in materia di inclusione lavorativa delle persone con disabilità: in Italia, lavora una percentuale pari soltanto al 10 per cento delle persone con disturbi dello spettro autistico (Censis, 55° Rapporto sulla situazione sociale del Paese), anche a causa della carenza di servizi sostitutivi o integrativi del tradizionale approccio assistenziale proprio dei centri residenziali e semi-residenziali, a favore di percorsi di inserimento personalizzati con personale qualificato;

    come sottolineato dal mondo dell'associazionismo, uno dei momenti più delicati della vita delle persone con disturbi dello spettro autistico riguarda il passaggio dalla scuola all'età adulta: al fine di scongiurare il riprodursi di situazioni di abbandono, isolamento e istituzionalizzazione, occorre porre in essere programmi educativi e didattici di qualità e personalizzati, nonché potenziare i tirocini e i progetti di alternanza scuola-lavoro e di formazione professionale, con il supporto di professionisti adeguatamente formati in materia di disturbi dello spettro autistico;

    oltre a ciò, spesso le famiglie non sono a conoscenza di tutti i servizi presenti sul territorio, a causa di una «frammentazione» degli stessi e della scarsità, dell'eterogeneità e della pluralità dei canali informativi in materia di presa in carico delle persone con disturbi dello spettro autistico;

    più in generale, se, da un lato, occorre stanziare adeguate risorse per un'attuazione della normativa nazionale che risulti uniforme, tempestiva e realmente rispondente ai bisogni delle persone con disturbi dello spettro autistico e delle loro famiglie, dall'altro lato, tale normativa – ed il conseguente stanziamento di risorse adeguate – non può concentrarsi solo piano clinico-sanitario, senza che vi sia una reale e paritaria integrazione tra ambito medico e sociale, come invece richiesto dalla classificazione Icf dell'Organizzazione mondiale della sanità, che – recepita anche dalla Convenzione delle Nazioni Unite – definisce la disabilità quale «la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali che rappresentano le circostanze in cui l'individuo vive», ovverosia con «menomazioni e barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la (...) piena ed effettiva partecipazione»;

    come dimostrano i risultati dei trattamenti scientifici evidence based, di cui alla linea guida n. 21 dell'Istituto superiore di sanità, i trattamenti elettivi in materia di autismo sono soprattutto di tipo cognitivo-comportamentale, di stretta integrazione socio-sanitaria, presupposto imprescindibile per attuare i progetti di vita indipendente, realizzare la progressiva deistituzionalizzazione e prevenire nuove future istituzionalizzazioni di persone con disturbi dello spettro autistico (nel rispetto dell'articolo 19 della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, dell'articolo 8 della legge n. 104 del 1992, delle missioni 5 e 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dell'articolo 2, comma 2, lettera c), n. 12, della legge n. 227 del 2021);

    ciò è stato reso ancor più evidente dall'impatto prodotto dalle restrizioni imposte dalla pandemia da COVID-19, che ha comportato – a causa dell'interruzione dei servizi socio-sanitari e di assistenza, dell'estrema difficoltà da parte degli studenti con DSA di frequentare la scuola in presenza, quanto meno in «prima ondata», nonché di aver accesso alla didattica a distanza e integrata in maniera rispondente ai loro bisogni – un aumento dei casi di acuzie e post-acuzie, nonché un ulteriore aumento del carico di cura sui familiari delle persone con disturbi dello spettro autistico, sui quali già in via ordinaria spesso grava tale assistenza quasi in via esclusiva, a causa della scarsità di servizi adeguati nei diversi territori,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per il tempestivo aggiornamento e la piena applicazione su tutto il territorio nazionale della linea guida n. 21 sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti, nonché per l'elaborazione di linee di indirizzo relative al trattamento dei disturbi dello spettro autistico anche in età adulta, in entrambi i casi facendo esclusivo riferimento ai trattamenti cosiddetti «evidence based», che hanno cioè ricevuto validazione da parte della comunità scientifica internazionale;

2) ad adottare tutte le iniziative normative di competenza volte a potenziare – anche con stanziamenti adeguati a tal fine – i servizi di neuropsichiatria e salute mentale, nonché tutti i servizi di inclusione sociale, con particolare riferimento a quelli educativi volti alla formazione professionale e all'inserimento lavorativo, specie nel passaggio delle persone con disturbi dello spettro autistico dall'età scolare all'età adulta;

3) ad adottare le iniziative normative di competenza volte ad assicurare che, anche in condizioni di emergenza, non si verifichi l'interruzione dei servizi educativi, socio-sanitari e di assistenza per le persone con disturbi dello spettro autistico e le loro famiglie, nonché siano poste in essere misure volte a garantire alle prime lo svolgimento di attività – scolastiche, educative o di altra natura – necessarie allo sviluppo delle proprie competenze, ad evitare la regressione delle stesse, nonché situazioni di crisi acuta o post-acuta;

4) ad adottare tutte le iniziative normative di competenza affinché sia assicurata la raccolta periodica e su scala nazionale di dati ed evidenze epidemiologiche in materia di persone con disturbi dello spettro autistico, nonché per consentire che – sulla base di tali dati e di uno scambio informativo virtuoso con analoghe esperienze europee e internazionali – siano definiti precisi ed aggiornati target di azione e siano monitorati bisogni e qualità degli interventi di presa in carico delle persone con disturbi dello spettro autistico, anche ai fini dell'accesso a fondi e investimenti;

5) ad adottare le iniziative di competenza volte alla creazione su tutto il territorio nazionale di una rete di centri o poli altamente specializzati nel riconoscimento e nella diagnosi tempestiva e accurata dei disturbi dello spettro autistico, che possano – attraverso il lavoro di équipe multidisciplinari, composte in modo da assicurare la stretta integrazione tra componente sanitaria e componente sociale – prendere efficacemente in carico la persona con disabilità nelle diverse età della vita, nonché i suoi familiari;

6) a promuovere, anche mediante l'adozione del protocollo di sorveglianza evolutiva sviluppato – tra gli altri enti – dall'Istituto superiore di sanità, un coordinamento effettivo ed efficace tra pediatri di libera scelta, operatori degli asili nido e unità di neuropsichiatria infantile, ai fini della corretta decodificazione dei sintomi e della tempestiva diagnosi e presa in carico del bambino con disturbi dello spettro autistico;

7) ad adottare le iniziative di competenza volte a formare le figure professionali di cui al capoverso n. 4) del dispositivo, nonché gli operatori scolastici e i professionisti che operano nei dipartimenti di salute mentale sulla corretta presa in carico di bambini, adolescenti e adulti con disturbi dello spettro autistico, anche al fine di evitare diagnosi errate e l'abuso di farmacoterapia;

8) ad adottare tutte le iniziative normative di competenza volte ad assicurare la progressiva deistituzionalizzazione e a prevenire la futura istituzionalizzazione delle persone con disabilità, in attuazione della legge n. 227 del 2021 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (missioni 5 e 6), mediante la stretta integrazione tra ambito sociale e sanitario e l'attuazione del progetto di vita indipendente, di cui all'articolo 14 della legge n. 328 del 2000, avendo particolare riguardo ai bisogni specifici delle persone con disturbi dello spettro autistico;

9) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a garantire, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, percorsi ospedalieri di presa in carico idonei ad affrontare i bisogni di supporto e assistenza specifici delle persone con disturbi dello spettro autistico e di tutte le persone non collaboranti e/o non autosufficienti, sulla base della ricca esperienza già maturata alla rete D.a.m.a., prevedendo, tra l'altro, l'accompagnamento e la presenza del caregiver, familiare o professionale (ad esempio, educatore, assistente alla comunicazione e altro);

10) ad adottare le iniziative di competenza volte a garantire alle persone con disturbi dello spettro autistico percorsi di effettiva inclusione lavorativa, ai sensi della legge n. 68 del 1999, anche mediante lo strumento della certificazione delle competenze, di cui alla legge n. 92 del 2012 (articolo 4, comma 58), la promozione di laboratori delle arti e dei mestieri, il rafforzamento dei tirocini e di percorsi di abilitazione e occupazione in raccordo con le istituzioni scolastiche (ad esempio, alternanza scuola-lavoro, percorsi duali), nonché attraverso la formazione delle aziende e degli operatori del tessuto economico territoriale di riferimento sulle differenti competenze delle persone con disturbi dello spettro autistico;

11) a promuovere e supportare iniziative del terzo settore, composto anche di organizzazioni di persone con disturbi dello spettro autistico e loro familiari, che siano volte a realizzare l'inclusione delle persone con disturbi dello spettro autistico, sia sul piano lavorativo, sia sul piano della garanzia della piena accessibilità spazio-temporale (per esempio, della città e dei suoi spazi), prerequisito essenziale all'acquisizione di autonomia da parte di persone con disturbi dello spettro autistico che determinano stereotipie, iper o ipo-reattività in risposta a stimoli sensoriali o interessi apparentemente insoliti verso aspetti sensoriali dell'ambiente;

12) ad adottare, per quanto di competenza, iniziative tese a garantire alle persone con disturbi dello spettro autistico e alle loro famiglie la conoscenza dei servizi, sanitari e sociali presenti sul territorio, anche mediante campagne di informazione;

13) a porre in essere campagne di sensibilizzazione e informazione che, alla luce degli studi scientifici evidence based, diffondano informazioni in materia di disturbi dello spettro autistico attendibili, scientificamente fondate e, soprattutto, volte alla promozione di una cultura non stigmatizzante e inclusiva di tutte le persone con disturbi dello spettro autistico.
(1-00585) «Noja, Boschi, Rosato, Marco Di Maio, Fregolent, Ungaro, Occhionero, Vitiello, Baldini, Annibali, Bendinelli, Colaninno, Del Barba, Ferri, Gadda, Giachetti, Librandi, Migliore, Mor, Moretto, Nobili, Paita».


   La Camera,

   premesso che:

    il sistema di governance economica dell'Unione europea costituito da un complesso di misure, di natura legislativa e non legislativa, modificato a più riprese, il cui insieme principale di regole si basa sul Patto di stabilità e crescita (Psc), approvato dal Consiglio europeo di Amsterdam del giugno 1997;

    con il Psc la governance europea si struttura maggiormente, costituendo il principale fondamento giuridico della regolamentazione delle politiche di bilancio, ai sensi dell'articolo 121 (sorveglianza multilaterale) e dell'articolo 126 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (procedura per i disavanzi eccessivi);

    il Patto, così come modificato, si articola in un cosiddetto braccio preventivo («preventive arm», che mira a garantire politiche di bilancio sostenibili nell'arco del ciclo economico attraverso il raggiungimento dell'obiettivo di bilancio a medio termine, che è individuale per ogni Stato membro) e in un cosiddetto braccio correttivo («corrective arm», che mira a garantire che i Paesi dell'Unione europea prendano misure correttive se il disavanzo del bilancio nazionale o il debito pubblico nazionale supera i valori di riferimento previsti nel trattato, rispettivamente il 3 per cento e il 60 per cento del prodotto interno lordo) ed era principalmente finalizzato a rendere più cogente la disciplina di bilancio degli Stati membri dell'Unione imponendo, in particolare, il rispetto delle soglie del 3 per cento per l'indebitamento netto e del 60 per cento del prodotto interno lordo per il debito delle pubbliche amministrazioni, regole originariamente previste dal protocollo sui disavanzi eccessivi annesso al Trattato di Maastricht;

    il Patto è stato oggetto di un primo intervento di modifica nel 2005 ad opera dei due regolamenti (CE) n. 1055 e n. 1056, con i quali, fermi restando i due parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento sono stati ridefiniti gli obiettivi di finanza pubblica a medio termine, attraverso la previsione di percorsi di avvicinamento differenziati per i singoli Stati membri, al fine di tener conto delle diversità delle posizioni di bilancio, degli sviluppi sul piano economico e della sostenibilità finanziaria delle finanze pubbliche degli Stati medesimi;

    in particolare, si è previsto che gli Stati membri, nell'ambito dell'aggiornamento dei rispettivi programmi di stabilità, presentino un obiettivo di medio termine (Omt), concordato in sede europea e definito sulla base del potenziale di crescita dell'economia e del rapporto debito/prodotto interno lordo. Esso consiste in un livello di indebitamento netto strutturale (corretto, cioè, per il ciclo e al netto delle misure temporanee e una tantum) che può divergere dal requisito di un saldo prossimo al pareggio o in attivo, ma che deve essere tale da garantire, in presenza di normali fluttuazioni cicliche, un adeguato margine di sicurezza rispetto alla soglia del 3 per cento ed un ritmo di avvicinamento certo ad una situazione di sostenibilità delle finanze pubbliche;

    a seguito della grave crisi finanziaria e della recessione economica che hanno investito l'economia mondiale a partire dal 2009, e che hanno determinato un forte deterioramento delle finanze pubbliche in tutti i Paesi europei, è stato avviato un ciclo di modifiche della governance economica dell'Unione europea attraverso l'approvazione, nel corso del 2011, di un pacchetto di sei proposte legislative (cosiddetto Six pack), consistenti in due regolamenti (n. 1174 e n. 1176 del 2011) volti alla creazione di una sorveglianza macroeconomica per la prevenzione e correzione degli squilibri, tre regolamenti (n. 1173, n. 1175 e n. 1177 del 2011) finalizzati ad una più rigorosa applicazione del Psc e in una direttiva (2011/85/UE) relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri; hanno concorso a rafforzare il Patto di stabilità, nel senso di una più rigorosa applicazione, due ulteriori regolamenti del maggio 2013 (cosiddetti Two pack), volti a dettare regole più stringenti in materia di sorveglianza economica e di bilancio e di monitoraggio dei progetti di bilancio degli Stati membri (regolamento n. 472/2013 sulla sorveglianza rafforzata agli Stati in difficoltà e regolamento n. 473/2013 sul monitoraggio rafforzato delle politiche di bilancio degli Stati);

    le azioni intraprese in questo ambito hanno contribuito a delineare una architettura delle politiche di bilancio dell'Unione europea in generale più vincolante per gli Stati membri, istituendo un quadro più rigido per il coordinamento e il controllo delle politiche di bilancio;

    a tale quadro si è aggiunta, in occasione del Consiglio europeo dell'1-2 marzo 2012, la firma del Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria (Trattato cosiddetto Fiscal Compact, frutto di un accordo intergovernativo e concordato al di fuori della cornice giuridica dei Trattati dell'Unione europea), entrato poi in vigore il 1° gennaio 2013, che ha richiamato la riforma della governance economica dell'Unione europea già adottata nel novembre 2011;

    il Fiscal Compact ha infatti incorporato ed integrato in una cornice unitaria alcune delle regole di finanza pubblica e delle procedure per il coordinamento delle politiche economiche in gran parte già introdotte o in via di introduzione in via legislativa nel quadro della nuova governance economica europea;

    la nuova regola numerica, adottata con il Six pack e richiamata nel Fiscal compact, specifica il ritmo di avvicinamento del debito al valore soglia del 60 per cento del prodotto interno lordo. In particolare, la regola si considera rispettata se la quota del rapporto debito/prodotto interno lordo in eccesso rispetto al valore del 60 per cento si è ridotta in media di 1/20 all'anno nei tre anni precedenti quello di riferimento (criterio retrospettivo o backward-looking della regola sul debito), ovvero se la riduzione del differenziale di debito rispetto al 60 per cento si verificherà, in base alle stime elaborate dalla Commissione europea, nei tre anni successivi all'ultimo anno per il quale si disponga di dati (criterio prospettico o forward-looking della regola sul debito);

    nel valutare il rispetto dei due criteri precedenti, la regola del debito prevede che si tenga conto dell'influenza del ciclo economico, depurando il rapporto debito/prodotto interno lordo dell'effetto prodotto dal ciclo sia sul numeratore sia sul denominatore. Se anche in questo caso la regola non risulta rispettata, possono essere valutati i cosiddetti fattori rilevanti. In particolare, la Commissione sarà chiamata in questo caso a redigere un rapporto ex articolo 126, paragrafo 3, del Tfue nel quale esprimere valutazioni «qualitative» in merito agli sviluppi delle condizioni economiche e della finanza pubblica nel medio periodo, oltre che su ogni altro fattore che, nell'opinione dello Stato membro, sia rilevante nel valutare complessivamente il rispetto delle regole di bilancio europee;

    solo se nessuna di queste condizioni (inclusa la mancata attribuibilità al ciclo) viene soddisfatta, la regola del debito è considerata non rispettata, portando alla redazione, da parte della Commissione europea, di un rapporto ai sensi dell'articolo 127(3) del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue);

    dalla sua entrata a regime nel 2015, la regola del debito, che è stata recepita nell'ordinamento italiano con la legge n. 243 del 2012 di attuazione del principio dell'equilibrio di bilancio, non è mai stata rispettata dall'Italia in nessuna delle sue configurazioni. Grazie alla considerazione dei fattori rilevanti, la Commissione e il Consiglio hanno nel corso degli anni considerato valide le ragioni addotte dal Governo italiano per posticipare la riduzione del debito pubblico, e non si è mai arrivati quindi all'avvio della procedura di infrazione per disavanzi eccessivi basata sul criterio del debito;

    da ultimo, anche il Def 2021 ha confermato la difficoltà per l'Italia di soddisfare la regola del debito nelle sue varie configurazioni e il nostro Paese ha più volte contestato l'eccessiva restrizione di bilancio implicata dal pieno rispetto della regola in un contesto spesso di condizioni cicliche molto deboli rese ancora più proibitive – per il perseguimento dell'obiettivo relativo al debito pubblico – dalle conseguenze economiche della crisi pandemica;

    all'inizio del 2020, a fronte di alcuni elementi di debolezza già dimostrati dall'impianto complessivo che avevano causato difficoltà agli Stati membri, in particolare nel determinare un percorso virtuoso favorevole alla crescita di lungo periodo, la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sul riesame dell'efficacia del quadro della governance economica. Il dibattito pubblico, inizialmente sospeso poco dopo la sua apertura per via della crisi pandemica, è stato quindi rilanciato dalla Commissione europea alla fine del 2021 (COM(2021)662final), per riavviare un confronto attorno ai cardini delle regole fiscali come modificate dalle successive integrazioni al Patto di stabilità e crescita e sulla loro efficacia per il conseguimento degli obiettivi originari;

    è stata infatti la stessa Commissione europea ad affermare che, se da una parte, le regole avevano favorito una convergenza duratura dei risultati economici degli Stati membri e un coordinamento più stretto delle politiche di bilancio nella zona euro, dall'altra il debito pubblico rimaneva elevato in alcuni Stati membri e l'orientamento della politica di bilancio a livello nazionale era stato spesso pro-ciclico;

    nonostante abbia promosso la convergenza dei saldi di bilancio verso livelli più sostenibili, l'attuale quadro di governance ha infatti rivelato notevoli debolezze, tra cui la sua elevata complessità, uno scarso livello di attuazione, la carenza di titolarità e di incentivi a perseguire politiche anticicliche, così come la mancanza di una capacità di stabilizzazione centrale per gestire gli shock idiosincratici. Inoltre, esso non è riuscito a ridurre le divergenze tra i livelli di debito nell'Unione, né a proteggere o promuovere gli investimenti che stimolano la crescita;

    il diffondersi della pandemia da Covid-19 ha innescato una crisi senza precedenti, che ha provocato gravi ripercussioni asimmetriche e causato perturbazioni in ambito sanitario, economico e sociale, che hanno determinato la necessità di adottare misure straordinarie; con l'arrivo della crisi pandemica da Covid-19, la Commissione europea ha quindi disposto l'attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita (general escape clause), al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra di bilancio – nel quadro del patto – per contrastare le conseguenze sanitarie ed economiche della crisi;

    la clausola, introdotta con la revisione della disciplina fiscale operata dal Six-Pack nel 2011 ma mai applicata prima, consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine, discostandosi dalle esigenze di bilancio che sarebbero normalmente applicabili, a condizione che non venga compromessa la sostenibilità fiscale nel medio periodo, senza sospendere, pertanto, l'applicazione del Psc né le procedure del Semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale;

    l'attivazione della clausola di salvaguardia generale ha quindi consentito agli Stati membri di adottare misure molto significative sul fronte delle spese e delle entrate per ridurre al minimo l'impatto economico e sociale della pandemia. Nella comunicazione del 2 giugno 2021 (COM(2021) 500 final) la Commissione ha quindi confermato l'opportunità che la clausola di salvaguardia venga mantenuta nel 2022 e, presumibilmente, disattivata a partire dal 2023, quando si prevede che l'economia dell'Unione europea torni ai livelli pre-crisi;

    la Commissione ha inoltre affermato che la composizione delle finanze pubbliche non è diventata più favorevole alla crescita, con gli Stati membri che scelgono sistematicamente di aumentare la spesa corrente anziché proteggere gli investimenti. Dal riesame è risultato anche che il quadro di bilancio è diventato eccessivamente complesso a causa della necessità di tener conto di un'ampia gamma di circostanze in continua evoluzione nel perseguimento di molteplici obiettivi;

    in questo complesso quadro è intervenuta una risposta di bilancio europea comune che si è rivelata fondamentale per la ripresa, in un'ottica di sostenibilità ed inclusività economica e attraverso il rafforzamento della produttività e degli investimenti in tutta l'Unione europea per i meccanismi introdotti per la valutazione della qualità della spesa pubblica e per le sue modalità di finanziamento, il nuovo programma europeo Next Generation EU (NGEU) ha infatti profondamente modificato la concezione del bilancio europeo, prevedendo, per la prima volta, l'emissione di strumenti di debito comune dell'Unione europea sui mercati globali e una impostazione solidaristica – fondata sui grants – che era del tutto mancata in occasione delle crisi finanziarie 2008/09 e 2010/12;

    l'emissione di obbligazioni dell'Unione europea è stata accolta come un chiaro segnale dell'impegno a favore di un'efficace ripresa congiunta ed offre un utile modello anche per le future sfide che l'Unione europea e i suoi Stati membri saranno chiamati ad affrontare;

    l'8 luglio 2021, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla «revisione del quadro legislativo macroeconomico per un impatto più incisivo sull'economia reale europea e una maggiore trasparenza del processo decisionale e della responsabilità democratica», con cui ha invitato la Commissione a rilanciare il dibattito pubblico sulla revisione del quadro di governance economica europea e a presentare proposte legislative complete e lungimiranti a seguito della revisione;

    fra le sue osservazioni, il Parlamento ha sottolineato l'importanza di politiche favorevoli alla crescita e di investimenti pubblici e privati sostenibili, volti ad aumentare il potenziate di crescita e raggiungere gli obiettivi dell'Unione europea incentrati sulle transizioni verdi e digitali e ad aumentare il potenziale di crescita, la competitività e la produttività e a dare impulso al mercato unico ed ha ribadito che investimenti e spese orientati al futuro hanno effetti positivi sulla sostenibilità del debito a medio-lungo termine;

    il 9 maggio 2021 è stata lanciata la Conferenza sul futuro dell'Europa, intesa come spazio pubblico di dibattito sull'Unione del futuro e sulle sue priorità che coinvolga direttamente i cittadini europei, in cui l'Italia deve avere l'ambizione e l'impulso necessari per poter svolgere un ruolo da protagonista, sostenendo le opportune riforme del quadro normativo e regolamentare attuale e le eventuali modifiche del Trattato necessarie;

    in conclusione, il tema dell'aggiornamento e della revisione del quadro della governance economica europea rappresenta pertanto una questione centrale nel dibattito europeo non più rinviabile a fronte della nuova realtà economica e da rilanciare il primo possibile per sostenere una crescita inclusiva e la sostenibilità di bilancio a lungo termine,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere ogni iniziativa utile, in sede europea, finalizzata a:

  a) prevenire il ripristino dell'attuale quadro di governance macroeconomica europea – segnatamente del Patto di stabilità e crescita (Psc) – che deve essere ripensato alla luce del rinnovato contesto economico, per adattare le norme di bilancio alle nuove sfide che l'Unione europea e i suoi Stati membri sono chiamati ad affrontare, e perseguire politiche di bilancio sostenibili, prevedendo percorsi di rientro dal debito realistici che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo e, inoltre, superando l'utilizzo prevalente di indicatori non osservabili come il saldo strutturale, al fine di ancorare la sorveglianza macroeconomica a indicatori direttamente osservabili e misurabili;

  b) in particolare, rivedere gli irrealistici parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento privi di una reale giustificazione economica e spesso oggetto di critiche, con il conseguente superamento della fase preventiva e quella correttiva del Patto di stabilità e crescita, la cui applicazione si è dimostrata a più riprese incoerente, e garantire un'applicazione omogenea della procedura per gli squilibri macroeconomici, al fine di affrontare adeguatamente il fenomeno della pianificazione fiscale aggressiva e gli eccessivi surplus di specifici Stati membri;

  c) trasformare il programma Next Generation EU in uno strumento permanente, da finanziare attraverso il bilancio europeo con la conseguente istituzione di nuove fonti di entrate nella forma di risorse proprie dell'Unione europea e l'inclusione dell'emissione di debito comune europeo come strumento stabile, finalizzati a sostenere l'impegno comune per il rafforzamento degli investimenti nella produzione di «beni pubblici» che consentano di rispondere al meglio alle esigenze concordate a livello europeo, come ricerca, innovazione, sicurezza e transizione energetica, al fine di assicurare all'Unione europea un proprio spazio fiscale autonomo, capace di avviare una politica economica anti-ciclica, che la sottragga a quelli che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano «ricatti» dei contributi nazionali;

  d) modificare altresì le regole vigenti in materia di disciplina di bilancio, prevedendo lo scorporo dal calcolo del deficit di determinate categorie di investimenti pubblici nazionali produttivi, che sono ostacolati dall'attuale quadro di bilancio – tra cui quelli green, quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei – nonché esentare, dalla regola di spesa, gli investimenti finanziati dai prestiti del programma Next Generation EU che promuovono gli obiettivi a lungo termine dell'Unione europea, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili;

  e) valutare altresì la possibilità di scorporare il debito anomalo e non strutturale accumulato a causa dell'emergenza legata al COVID-19, prevedendo la sua cancellazione, la sua perennizzazione attraverso i reinvestimenti del programma di acquisto di titoli Pepp, o in ogni caso tramite l'individuazione di un percorso di rientro ad hoc;

  f) tenere conto, nel quadro di una rinnovata governance economica dell'Unione europea dell'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e degli obiettivi ambientali del Green Deal, conformemente agli impegni dell'Unione europea in materia di ambiente e sviluppo sostenibile, anche attraverso la definizione di indicatori di base nel semestre europeo per misurare adeguatamente la disuguaglianza e la povertà e le conseguenze socio-economiche dei cambiamenti climatici, al fine di mettere l'economia al servizio dei cittadini e promuovere una convergenza economica e sociale verso l'alto.
(1-00586) «Scerra, Berti, Bruno, Businarolo, Galizia, Grillo, Ianaro, Papiro, Ricciardi, Vignaroli, Lovecchio, Buompane, Torto, Misiti, Donno, Manzo, Flati».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   COMENCINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il consolato generale del Regno del Marocco a Verona, punto di riferimento di 1.500 residenti di cittadinanza marocchina nel solo comune di Verona e di 12.600 sul territorio provinciale, non paga dal 2014 la tassa sui rifiuti alla società in house costituita dal comune stesso per gestire la Tari;

   la Tari una tassa dovuta e la stessa Farnesina ha chiarito quanto segue: «a conferma di quanto indicato a luglio scorso confermiamo che, in linea con quanto previsto dagli articoli 23 comma 1, e 34 comma 1 lettera e della Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche del 1961, le Rappresentanze Diplomatiche accreditate in Italia non possono godere dell'esenzione dal pagamento della Tassa sui Rifiuti (TARI), in quanto considerata “remunerazione di particolari servizi resi”»;

   il Cerimoniale diplomatico del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha risposto in questo senso anche all'ambasciata del Regno del Marocco, che però non ha proceduto a regolarizzare la propria posizione che riguarda anche altri sei consolati in Italia –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiarire tale vicenda con l'ambasciata del Regno del Marocco, senza ricorrere ad ulteriori iter burocratici, viste anche le buone relazioni esistenti fra i due Paesi.
(4-11342)


   LOSS, VANESSA CATTOI, BINELLI, SUTTO, LORENZO FONTANA, COLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il signor Enrico Forti è stato condannato nel 2000 in via definitiva all'ergastolo da un tribunale della Florida, con l'accusa di omicidio premeditato;

   nel dicembre 2019 il suo avvocato, dopo lunghi e intensi contatti con le autorità italiane, ha confermato la volontà di Forti di essere trasferito in Italia ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 1983. Ciò ha consentito di aprire formalmente il procedimento e di prendere contatto con le autorità della Florida;

   successivamente, il 9 giugno 2021 la Ministra della giustizia Cartabia ha indirizzato una nuova lettera al procuratore generale, che guida il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, chiedendo il suo interessamento al fine di accelerare la pratica di trasferimento, inclusa la trasmissione della più volte citata documentazione indicata dalla Convenzione di Strasburgo. L'argomento è stato sollevato dalla Ministra anche con l'incaricato d'affari americano in Italia;

   nel frattempo, l'ambasciata italiana a Washington ha confermato che lo Stato della Florida ha spostato Chico Forti in un penitenziario dal quale avverrà il trasferimento ed attualmente Forti è detenuto in una sezione del penitenziario che non è di massima sicurezza;

   ad una precedente interrogazione degli interroganti (n. 4-09512) il Governo ha risposto in data 22 novembre 2021 che «l'impegno della Ministra Cartabia e del Ministro Di Maio è pieno e incessante, non appena si è insediata la nuova Amministrazione Biden, uno dei primi argomenti di collaborazione tra il Ministro Di Maio e il Segretario di Stato Blinken è stato proprio il caso Forti, e continuerà a esserlo in tutte le prossime occasioni di incontro e di dialogo»;

   il Governo ha confermato che anche la nostra ambasciata a Washington, in stretto raccordo con i competenti uffici della Farnesina, continuerà nell'azione di impulso presso le autorità statunitensi ai più alti livelli, fino a quando l'obiettivo di riportare Chico Forti in Italia non sarà raggiunto;

   per Chico, nato e cresciuto in Trentino, si tratta invece di passare un altro compleanno dietro le sbarre negli Stati Uniti nonostante sia trascorso più di un anno dall'annuncio trionfalistico di alcuni esponenti del Governo pro tempore, peraltro confermati nella loro posizione anche nell'attuale Governo, sul suo trasferimento in Italia che è però ostacolato dalla non conclusione della procedura di estradizione;

   gli interroganti si rendono conto che la questione è complessa, essendo coinvolte diverse Amministrazioni degli Stati Uniti a livello statale e federale, e quando Chico Forti rientrerà in Italia dovrà scontare una pena, stabilita da una speciale commissione di giudici italiani, come previsto dalla convenzione di Strasburgo –:

   in che modo il Governo intenda intensificare gli sforzi ad ogni livello, affinché gli ostacoli che impediscono tuttora al nostro connazionale e concittadino di tornare finalmente nel proprio Paese, vengano rimossi al più presto.
(4-11343)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni il segretario generale della Difesa ha approvato una nuova circolare sugli straordinari, in sostituzione della precedente elaborata nel 2003, anche sulla base di nuovi riferimenti normativi in vigore, recependo i contenuti del decreto interministeriale del 21 dicembre 2020, a firma dei Ministri della difesa e dell'economia e delle finanze che ha sostanzialmente aumentato i limiti orari individuali in materia di «compenso di lavoro straordinario», con specifico riferimento alla fissazione del monte ore annuo pro capite e delle relative maggiorazioni;

   la nuova direttiva recepisce le proposte formulate dai vertici militari in termini di applicazione della flessibilità per l'articolazione dell'orario settimanale, con l'individuazione di fasce orarie entro le quali è consentito l'inizio e il termine delle attività lavorative, prevista dall'articolo 10, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 255 del 1999;

   il citato decreto interministeriale del 21 dicembre 2020 ha introdotto novità estese a tutto il personale militare e non limitate alla sola dirigenza a decorrere dall'anno finanziario 2020. In particolare, il decreto interministeriale prevedeva l'innalzamento dei tetti massimi annuali individuali a 450 ore, senza distinzione di ruolo, e la maggiorazione di detti tetti fino ad un massimo del 70 per cento elevabile, in caso di straordinarie esigenze di carattere emergenziale (quale quella pandemica in atto), al 100 per cento;

   fin dalla sua emanazione, il citato decreto interministeriale aveva sollevato dubbi e perplessità da parte di diverse rappresentanze sindacali del personale militare che paventavano come la copertura finanziaria prevista non fosse sufficiente per soddisfare il pagamento delle ore maturate da parte di tutto il personale;

   a distanza di un anno, il sindacato Itamil ha cercato di conoscere, attraverso un accesso civico generalizzato agli uffici competenti, i risultati dell'applicazione di queste disposizioni, paventando che in questi anni in cui tutto il personale militare dell'Esercito è stato impiegato in innumerevoli attività per la gestione della crisi pandemica, si siano verificate delle sperequazioni retributive tra chi ha lavorato all'interno di comandi e staff e chi invece ha operato e continua a farlo, sul terreno. Tale richiesta è stata tuttavia dichiarata irricevibile;

   come ampiamente riconosciuto anche dallo Stato Maggiore della Difesa, rimane la necessità di rivedere in sede normativa la possibilità di differire il pagamento di ore di straordinario non remunerabili per carenza di fondi, negli anni successivi, fino ad avvenuta copertura finanziaria e la ripartizione di un contingente minimo pro capite al fine di assicurare un tetto salariale mensile minimo a tutte le categorie del personale delle Forze Armate;

   la recente concertazione economica è stata un'occasione persa per rivedere in maniera più equa ed equilibrata gli importi attribuiti per i compensi dello straordinario tra categorie dove l'attuale retribuzione di un graduato è pari circa a un terzo di quella di un dirigente –:

   se i Ministri interrogati intendano fornire dati aggiornati sulla ripartizione delle risorse destinate al pagamento del lavoro straordinario, distinta per ruoli, verificando che il ricorso all'istituto del recupero compensativo sia avvenuto solo in via eccezionale e senza sperequazioni tra categorie e se il pagamento della cifra massima di 900 ore sia stato destinato a tutte le categorie;

   se intendano porre in essere iniziative volte a garantire a tutti pari diritti, rivedendo in maniera più equa ed equilibrata gli importi attribuiti per i compensi da straordinario, considerando che l'attuale trattamento economico dello straordinario di un graduato è pari circa a un terzo di quella di un dirigente.
(4-11346)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da numerosi articoli di stampa, da ultimo quello di Tiziana Maiolo su «Il Riformista» del 5 febbraio 2022, Giancarlo Pittelli fu arrestato nella notte fra il 18 e il 19 dicembre 2019, sottoposto all'interrogatorio di garanzia senza che avesse contezza dei fatti, trasferito immediatamente nelle carceri di Badu e' Carros in isolamento, gli sarebbe stato negato per mesi un interrogatorio nonostante le ripetute richieste, e fu interrogato dai magistrati di Nuoro che non avevano conoscenza delle oltre 13.000 pagine di atti giudiziari;

   tali circostanze sono state oggetto dell'interrogazione 4-06643 dell'agosto 2020 del deputato Giachetti, cui ha risposto il Ministro pro tempore Bonafede il 21 aprile 2021, non trovando alcunché da eccepire e non ritenendo di dover approfondire una vicenda già all'epoca meritevole di attenzione;

   Pittelli ha iniziato dal 12 gennaio 2022 uno sciopero della fame, cui è seguito un appello per chiederne la scarcerazione lanciato da suoi amici e compagni di scuola che ha già raggiunto 1.500 firme: anche grazie a tale mobilitazione, il 9 febbraio 2022 Pittelli è stato nuovamente posto ai domiciliari; ai fatti riportati nell'interrogazione citata se ne aggiungono altri che attengono alla continua fuga di notizie sul caso, alla abnorme durata della carcerazione preventiva che a febbraio 2022 ha raggiunto i 26 mesi, nonché alla tutela di diritti dell'imputato e del detenuto;

   quanto al primo punto, già nelle prime ore successive all'arresto, la stampa ne dava notizia con grande risalto, facendo riferimento a contenuti degli atti istruttori di cui la difesa e lo stesso Pittelli non avevano avuto il tempo materiale di essere a conoscenza;

   la procura distrettuale, intanto, convocava una conferenza stampa, nel corso della quale l'avvocato Pittelli veniva definito come «l'anello di congiunzione tra il mondo di sopra ed il mondo di sotto»;

   il procuratore generale presso la corte d'appello di Catanzaro Otello Lupacchini, dichiarava a TGCom24 il 23 dicembre 2019 di essere venuto a conoscenza dell'inchiesta solo dalla stampa;

   nei mesi successivi, sono stati costantemente diffusi contenuti degli atti istruttori, peraltro irrilevanti ai fini processuali e riguardanti la vita privata dell'imputato;

   quanto alla durata della carcerazione cautelare, si osserva che essa è proseguita, nonostante già il 9 gennaio 2020 il tribunale della libertà di Catanzaro avesse derubricato il reato di «partecipazione ad associazione mafiosa» a quello di «concorso esterno» e il 25 giugno 2020 la Corte di cassazione avesse escluso l'aggravante mafiosa per il reato di rivelazione di segreti d'ufficio;

   nonostante tali pronunce, per 10 mesi, fino al 19 ottobre 2020, Pittelli è stato trattenuto in custodia cautelare presso la sezione Alta Sicurezza della casa circondariale di Nuoro sottoposto al regime previsto dall'articolo 41-bis, e successivamente posto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico;

   riguardo ai profili che attengono al rispetto dei diritti dell'imputato, sembrerebbe, anche sulla base di fonti di stampa, che a Pittelli, in relazione al fatto di aver scritto una lettera piena di sconforto alla amica Ministra Mara Carfagna il 7 dicembre 2021, siano stati revocati gli arresti domiciliari e sia stato disposto il trasferimento alla sezione di Alta Sicurezza della casa circondariale di Melfi;

   fra le anomale circostanze dell'istruttoria ricordate nella lettera, l'imputato ricordava che, tra le intercettazioni diffuse, ve ne fosse una parzialmente riportata nell'ordinanza di arresto: si tratta della conversazione n. 9873, RIT 350/16 del 12 febbraio 2017, intercorsa tra un accusato di appartenere a una cosca mafiosa e la moglie: – Lei «qui abita Pittelli?» – Lui «sì» – Lei «ma è mafioso»; la lettura integrale dell'intercettazione rivela che l'espressione «ma è mafioso» è in realtà una domanda alla quale il marito risponde: «No, avvocato». Tale fatto, insieme ad altri, documentati anche dalla stampa, destano preoccupazione circa l'integrità stessa degli atti processuali;

   in una captazione, l'avvocato Pittelli, parlando della deposizione del pentito Andrea Mantella, affermerebbe: «Non ho i verbali, ancora», con il chiaro senso che non appena li avesse avuti ne avrebbe comunicato il contenuto all'interlocutore, il suo assistito Luigi Mancuso, capo della 'ndrangheta. A seguito di una perizia fatta disporre dai difensori, è stato verificato che nella trascrizione «ancora» non c'è, ma è frutto di una integrazione da parte degli inquirenti, volta ad alterare il significato della frase;

   il dottor Otello Lupacchini, già procuratore generale presso la corte d'appello di Catanzaro, ha rivelato di aver ricevuto, nel gennaio 2020, una lettera da Pittelli che conteneva denunce circostanziate nei confronti di un magistrato di Catanzaro e di aver trasmesso tale documento alla procura della Repubblica di Salerno; all'esposto non ha fatto seguito né l'avvio di indagini nei confronti del magistrato accusato, né un eventuale procedimento per calunnia verso lo stesso Pittelli;

   gli elementi riportati potrebbero configurare, a giudizio degli interpellanti, una violazione dei diritti di difesa e una grave distorsione dei princìpi del giusto processo e della presunzione di non colpevolezza –:

   se non ritenga che i fatti in premessa, qualora confermati, siano meritevoli di un accurato approfondimento tramite una ispezione presso gli uffici giudiziari di Catanzaro coinvolti.
(2-01424) «Magi, Giachetti, Bruno Bossio».

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 43 dalla legge 31 dicembre 2021, n. 247, norma i corsi di formazione alla professione di avvocato;

   ai sensi del comma 2 del medesimo articolo, il Ministro della giustizia, sentito il Consiglio nazionale forense, disciplina i corsi con regolamento;

   sulla base di detta disposizione il Ministro della giustizia ha emanato il decreto 9 febbraio 2018, n. 17 (entrato in vigore il 31 marzo 2018), recante la «disciplina dei corsi di formazione per l'accesso alla professione di avvocato», il quale all'articolo 10, comma 1, prevedeva inizialmente applicazione del regolamento e, pertanto, dell'obbligo di partecipazione ai corsi ai praticanti iscritti dopo 180 giorni dall'entrata in vigore del decreto ministeriale;

   successivamente, il decreto del Ministro della giustizia 5 novembre 2018, n. 133, ha modificato il succitato articolo 10, comma 1, prevedendo l'obbligatorietà dei corsi per i tirocinanti iscritti dopo due anni dall'entrata in vigore del decreto ministeriale 9 febbraio 2018, n. 17;

   infine, il decreto del Ministro della giustizia 9 giugno 2020, n. 80, ha modificato ulteriormente la disposizione, prevedendo l'obbligatorietà dei corsi per i tirocinanti iscritti dopo un quadriennio dall'entrata in vigore del decreto ministeriale 17 del 2018 ovverosia dopo la data del 31 marzo 2022;

   al momento dell'adozione del decreto ministeriale n. 17 del 2018 non era prevedibile la situazione emergenziale ingenerata dalla crisi pandemica e, pertanto, non era stata operata alcuna valutazione circa le peculiari modalità di svolgimento dei corsi che le scuole forensi di cui all'articolo 29, comma 1, lettera c), della legge 31 dicembre 2021, n. 247, avrebbero dovuto attivare, nonché le misure che avrebbero dovuto adottare per garantire la sicurezza e la tutela della salute dei docenti e dei discenti;

   in diversi contesti i corsi organizzati dalle scuole forensi sono stati elaborati e approvati da parte dei rispettivi consigli dell'ordine secondo modalità che non tenevano conto della condizione emergenziale che oggi si sta affrontando, che comporta, a esempio, l'esigenza di pass sanitari da parte di docenti e discenti, didattica a distanza e prove periodiche effettuate a distanza;

   infine, con riferimento alle sessioni dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio delle professioni forensi che saranno indette in futuro, l'attuale incertezza circa le modalità di svolgimento dell'esame che saranno adottate (con particolare riguardo a questioni come lo svolgimento della prova in forma scritta o come la possibilità di utilizzare i codici commentati da parte dei candidati) non consente alle scuole forensi di impostare i corsi e l'insegnamento nel modo più idoneo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare un decreto per posticipare ulteriormente la data di applicazione del regolamento ai tirocinanti di cui al decreto 9 febbraio 2018, n. 17, in modo da garantire l'adeguato funzionamento delle scuole forensi obbligatorie.
(4-11345)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BALDELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa riportano che l'ipotesi, seppur rara, di incendio di un'auto elettrica all'interno di un luogo chiuso, come un parcheggio sotterraneo o un'officina, potrebbe comportare elevate criticità ai fini del suo spegnimento in sicurezza, a causa del fatto che la combustione di una batteria elettrica si propaga molto velocemente e sviluppa un volume di calore estremamente elevato, oltre al rilascio immediato di sostanze tossiche;

   sul piano tecnico lo spegnimento di veicoli elettrici in fiamme richiede interventi particolari come il getto dal basso di grandi quantità di acqua per raffreddare la batteria, immediatezza e la possibilità di utilizzo di ganci da traino, condizioni che la quasi totalità dei parcheggi esistenti non consentono di fronteggiare;

   sempre fonti di stampa riportano che meno del 10 per cento degli operatori del soccorso antincendio in Italia sarebbe adeguatamente specializzato per fronteggiare eventi simili –:

   se quanto suindicato corrisponda a dati oggettivi in relazione ai rischi riportati in premessa e se siano già allo studio misure o protocolli volti a prevenire e contrastare adeguatamente ipotesi di incendi di veicoli elettrici in luoghi chiusi.
(5-07511)


   NOVELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con nota protocollo n. 3778 del 7 febbraio 2022 il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili – Dipartimento per la mobilità sostenibile ha comunicato alle autoscuole la migrazione delle tariffe relative all'ambito patenti tra cui anche i conseguimenti patenti di guida alle voci/codici 21 e 20 della tabella relativa tabella a decorrere dal 14 febbraio 2022;

   la nota, inoltre, precisa che i crediti e i bollettini postemotori già pagati al 13 febbraio 2022 relativi alle tariffe indicate potranno essere utilizzati sino al 31 marzo 2022;

   i sopracitati bollettini, di importo pari a 16,00 euro, vengono utilizzati da parte dei candidati agli esami di guida per effettuare il versamento relativo al pagamento dell'imposta di bollo per la presentazione dell'istanza per svolgere l'esame e il versamento relativo alla consegna della patente di guida a seguito di esito positivo all'esame;

   dal 1° aprile gli utenti i bollettini già pagati non avranno più valore con la conseguenza che tutti coloro che affronteranno l'esame di guida dopo tale data saranno costretti a versare nuovamente l'imposta di bollo relativa alla consegna della patente con le nuove modalità;

   tale situazione, oltre a produrre un danno agli utenti, rischia di esporre il comparto autoscuole a numerose richieste di farsi carico dell'ulteriore tributo da versare, con il rischio di produrre un danno economico estremamente consistente se si considera che gli oneri già versati che andranno persi ammontano a circa 10 milioni di euro –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di evitare che i contributi già versati dagli utenti a titolo di imposta di bollo vadano persi.
(5-07512)

Interrogazione a risposta scritta:


   GENTILE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il progetto per la realizzazione del tratto di strada Scalea-Mormanno è stato approvato con la delibera della giunta provinciale di Cosenza n. 408 del 21 dicembre 2012, per un importo complessivo di 100 milioni di euro;

   la consegna dei lavori era prevista in data 4 dicembre 2015. Tuttavia, dell'arteria di circa 40 chilometri — che avrebbe dovuto sancire l'unione tra l'alto Tirreno cosentino e il cuore del Pollino — a oggi esiste solo un breve tratto, peraltro non ancora ultimato;

   per la realizzazione del primo lotto funzionale, la provincia ha usufruito di un finanziamento Por 2007-2013 di circa 10 milioni di euro, di cui 5.200.000 spesi per realizzare il già menzionato tratto;

   dunque, dopo ben dieci anni, i cittadini del Tirreno Cosentino non possono ancora usufruire neanche di quello che dovrebbe essere il primo tratto della nuova Scalea-Mormanno, primo accesso da Nord in Calabria per arrivare all'autostrada Salerno-Reggio Calabria, un intervento strategico sul piano della viabilità e della sicurezza, con delle enormi ricadute positive sul tessuto commerciale, produttivo e turistico locale;

   si tratta di un'opera infrastrutturale di vitale importanza per il territorio, soprattutto in un momento difficile come quello attuale. Peraltro, lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, in tema di infrastrutture, ha l'obiettivo di accelerare il recupero del divario tra Nord e Sud;

   pertanto, ad avviso dell'interrogante, appare necessario uno slancio verso la ripresa e l'ultimazione dei lavori, con il superamento dello stallo registratosi –:

   quali iniziative di competenza — anche di natura economica — intenda adottare al fine di garantire il completamento dei lavori per la realizzazione del tratto di strada Scalea-Mormanno.
(4-11350)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 13 febbraio 2022 si è registrato l'ulteriore approdo sulle coste di Lampedusa di 62 immigrati clandestini, i quali vanno ad aggiungersi ai 357 della giornata precedente e ai 225 del giorno precedente ancora. I migranti in questione asseriscono di provenire dalla Costa d'Avorio, Sierra Leone, Burkina Faso, Guinea Kornakry, Bangladesh, Gambia, Sudan, Egitto, Marocco, Siria e Camerun;

   il numero degli sbarchi di immigrati clandestini risulta essere in costante aumento, così come riportano i dati forniti dallo stesso Ministero dell'interno. Da inizio anno ad oggi, infatti, gli sbarchi hanno portato un numero di migranti pari a 3.155. Nello stesso periodo dell'anno precedente gli stessi ammontavano a 2.233;

   appare evidente come il Governo, alla luce dei nuovi dati, non risulti essere in grado di governare tale fenomeno migratorio. Le sue politiche risultano tuttora inefficaci, cosa che comporta una gestione disastrosa del fenomeno, evidenziando inoltre, ad avviso dell'interrogante, l'incapacità gestionale e l'inadeguatezza del Ministro interrogato;

   è infatti notizia di questi giorni la promozione del progetto «Metamorfosi» dalla Fondazione Casa dello spirito e delle arti di Milano e reso possibile anche grazie alla collaborazione con il Ministro interrogato, il direttore generale dell'Agenzia delle accise, dogane e monopoli, Marcello Minenna e la casa di reclusione Milano-Opera;

   tale progetto ha il fine di recuperare il materiale delle imbarcazioni che hanno trasportato i migranti clandestini sulle coste italiane, naufragate al largo di Lampedusa, per trasformarle in strumenti musicali i quali andranno a comporre l'Orchestra del Mare;

   l'operazione è stata resa possibile anche grazie alla partecipazione del prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, e il supporto della Procura della Città dei Templi, la quale ha rilasciato i necessari nullaosta, consentendo all'ufficio delle dogane del Canale di Sicilia di procedere all'individuazione e all'affidamento delle imbarcazioni da utilizzare, materiale del quale l'autorità giudiziaria aveva già disposto la distruzione e lo smaltimento;

   a giudizio dell'interrogante, gli sforzi del Ministro interrogato dovrebbero essere finalizzati al contrasto dell'immigrazione clandestina e alla messa in sicurezza delle nostre coste, piuttosto che ad adoperarsi nella riutilizzazione del legname ricavato dalle imbarcazioni naufragate –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di bloccare il continuo fenomeno degli sbarchi di immigrati clandestini, alla luce del suo aumento come espresso in premessa.
(4-11347)


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Vittoria è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2018, con la nomina della Commissione straordinaria, che ha traghettato la città sino alle elezioni comunali del novembre 2021;

   nonostante la sua breve vita, l'azione amministrativa del neo sindaco Aiello sta già destando polemiche e preoccupazioni per il futuro della città;

   dopo l'elezione del presidente del consiglio comunale, Vinciguerra, e del suo vice, si è scoperto che, in occasione della prima votazione, ci sarebbero stati «errori»: Fiore avrebbe riportato 2 voti in più, espressi sul retro delle schede bianche, mentre sul retro di una scheda votata per un altro candidato sarebbe stato trovato il nome di un ulteriore candidato; veniva allora chiesto di annullare in autotutela la delibera consiliare e provvedere alla proclamazione di Fiore, ma il segretario, dopo aver consultato il regolamento, ha dichiarato valida l'elezione di Vinciguerra;

   Vinciguerra sporgeva querela per diffamazione nei confronti del sindaco Aiello, che ha gridato all'imbroglio in aula e sui social, e contro ignoti per presunte manomissioni avvenute durante la seduta del consiglio, più volte sospesa «per incidenti e tumulti»;

   dure le parole di Vinciguerra: «Noi ci rivolgeremo alla magistratura per evidenziare ciò che è accaduto in aula: urla, minacce. Durante le sospensioni si sono introdotti in aula soggetti vicini al sindaco proferendo insulti e intimidazioni: tutto ciò è oggetto di querela. [...] I video con le minacce e gli insulti sono eloquenti per cui chiediamo con urgenza al Prefetto di inviare una commissione ispettiva al Comune di Vittoria. Ci sono fatti gravi che rischiano di condizionare il buon andamento della pubblica amministrazione e di conseguenza di inficiare la democrazia»;

   le schede per l'elezione del presidente e vice del consiglio comunale sono state poste sotto sequestro dalla procura di Ragusa, che ha avviato un'indagine su quanto accaduto; a commento delle indagini, Vinciguerra ha spiegato, «La Procura ha disposto il sequestro del verbale e delle schede di voto relative all'elezione del Presidente del Consiglio Comunale. Ieri il segretario generale “provvisorio” individuato dal Sindaco, della cui individuazione non vi è ancora traccia sull'albo pretorio, ha prelevato le schede della votazione e disposto, in maniera irrituale, che le stesse venissero pubblicate. Lo stesso segretario “provvisorio”, individuato dal sindaco, veniva chiamato in fretta e furia, a rendere il parere sulla legittimità della delibera che ha disposto l'elezione del presidente del consiglio comunale, che la maggioranza vorrebbe annullare con la forza dei numeri e senza ricorrere al Tar. Tuttavia, nella tarda serata di ieri [il 15 dicembre 2021], la procura della Repubblica di Ragusa ha disposto il sequestro del verbale e delle schede, le stesse rimaste incustodite dopo la votazione. Questo conferma i nostri dubbi circa le possibili manomissioni a opera di terzi che si sarebbero verificate subito dopo l'elezione e il tentativo di modificare l'esito dello scrutinio regolarmente eseguito davanti al segretario generale e alla presenza degli scrutatori, di cui peraltro vi è testimonianza video»;

   un'altra preoccupante vicenda è quella del mercato ortofrutticolo di Vittoria, il secondo per produzione più grande del Sud Italia, che sta vivendo una fase di transizione delicata: la gestione commissariale, con il supporto di Anac, aveva consentito al mercato di uscire finalmente da un pesante isolamento istituzionale, attraverso l'adesione della società che gestisce il mercato a Italmercati, il più importante strumento strategico e di sviluppo per il mercato; una rete che garantirebbe sbocchi commerciali, anche internazionali, importanti;

   tale progetto, invece, rischia inspiegabilmente di andare in fumo per decisione del sindaco Aiello, come denunciato dall'associazione dei Concessionari dell'Ortomercato di Vittoria –:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, per fare chiarezza sui gravi fatti di cui in premessa e se non ritenga necessario promuovere l'invio di una commissione di accesso, ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, presso il comune di Vittoria in relazione alla situazione sopra rappresentata.
(4-11352)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le attività integrative rivestono una funzione di ampliamento dell'offerta formativa in orario curriculare o extrascolastico perché offrono ai minori, attraverso operatori professionali specializzati, delle competenze e abilità arricchenti come i laboratori di musica, teatro, inglese, psicomotricità, solo per fare alcuni esempi concreti;

   dall'inizio della fase pandemica e dopo la ripresa scolastica, le scuole non hanno ricevuto una chiara posizione da parte del Ministero dell'istruzione in merito all'ingresso del personale educativo esterno che svolge dette attività e rappresenta un ambito importante di enti del Terzo settore che svolgevano con continuità e professionalità questo servizio;

   con lettere in data 16 settembre 2021 e 27 settembre 2021, a Roma gli enti del Terzo settore hanno chiesto al Dipartimento dei servizi educativi e scolastici di Roma Capitale di conoscere la data di inizio delle attività integrate per l'anno scolastico 2021/2022 per la presentazione dei progetti nelle scuole comunali ed il prosieguo di quelli già richiesti ed approvati dai consigli di scuola;

   in riscontro alle predette missive, a quanto consta all'interrogante, il Dipartimento dei servizi educativi e Scolastici di Roma Capitale ha risposto in data 27 settembre 2021, comunicando di aver chiesto un parere al Ministero dell'istruzione, al Ministero della salute e all'Ufficio scolastico regionale del Lazio per verificare se sia possibile consentire alle associazioni che svolgono le attività integrate di accedere all'interno delle strutture scolastiche, considerate le attuali disposizioni sanitarie;

   a tutt'oggi, a quanto consta agli interroganti, né il Ministero dell'istruzione, né il Ministero della salute e neppure l'ufficio scolastico regionale del Lazio hanno dato riscontro alla predetta richiesta;

   l'ingresso a scuola è attualmente autorizzato previo controllo del green pass per chiunque acceda ai plessi;

   i dirigenti scolastici non sanno, tuttavia, se autorizzare o meno l'avvio delle attività integrative già inserite nei piani formativi e approvate e si rileva che, vista la mancanza di un protocollo, ogni scuola agisce secondo buon senso, autorizzando in alcuni plessi le attività di pre-scuola e post-scuola, le attività a cura dei comitati dei genitori, i centri natalizi ed estivi e non le attività integrative, privando i bambini di esperienze educative emozionanti;

   il Ministero dell'istruzione in data 22 luglio 2021 con la Nota di accompagnamento alle indicazioni del Comitato Tecnico scientifico del 12 luglio 2021 (verbale n. 34) non fa menzione della ripresa o meno delle attività integrative;

   il piano scuola 2021-2022 emanato dal Ministero dell'istruzione dichiara (pag. 13) la necessità di mantenere salda la sussidiarietà e corresponsabilità educativa tra enti locali, istituzioni, Terzo settore e «la realizzazione di collaborazioni per l'arricchimento dell'offerta formativa» –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire il quadro normativo applicabile in relazione a quanto sopra esposto e autorizzare, se possibile e nel rispetto delle disposizioni anti-Covid, l'ingresso del personale educativo esterno coinvolto nelle attività integrative approvate dalle scuole italiane.
(5-07513)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i convitti, nel nostro ordinamento, sono degli istituti che svolgono un ruolo rilevante per l'educazione e lo sviluppo intellettuale e fisico dei giovani ospitati all'interno della stessa struttura, dove seguono in comunità le attività formative e didattiche;

   gli insegnanti che vi esercitano compongono un personale educativo competente, scelto sulla base di requisiti oggettivi e mediante graduatorie di merito e ad esaurimento;

   è necessario riportare il caso specifico di un'insegnante siciliana vincitrice di concorso per l'assegnazione di uno dei due posti previsti nella provincia di Trapani. Dopo aver risposto alla convocazione, l'insegnante veniva però respinta poiché, in virtù del decreto del 21 agosto 2020, L'U.s.r. per la Sicilia Ufficio XI – ambito territoriale di Trapani, si stabiliva che uno dei due posti disponibili (nella fattispecie, quello previsto presso l'I.T. Agrario A. Damiani) fosse esclusivamente riservato ad aspiranti di sesso maschile;

   il contenuto discriminatorio del decreto del 21 agosto 2020 è evidente, visto che la possibilità di concorrere per un posto di insegnante viene riservata agli uomini e negata alle donne;

   sono palesi le difformità di una simile disposizione rispetto ai principi costituzionali, in primis quello di cui all'articolo 3 della Costituzione che riconosce e garantisce pari dignità sociale e uguaglianza dei cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, o ancora il principio dell'articolo 37 della Costituzione che assicura alla donna lavoratrice gli stessi diritti del lavoratore, così come l'accesso agli uffici pubblici da parte tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso previsto dell'articolo 51 della Costituzione;

   purtroppo, non è la prima volta che in un convitto si verifica una fattispecie del genere, manifestamente contraria all'uguaglianza di genere e alle pari opportunità, valori irrinunciabili che, ai giorni nostri, sono e devono essere garantiti in tutti i settori;

   inoltre, le graduatorie provinciali dalle quali attingere il personale educativo individuato in relazione alle esigenze delle attività convittuali e semiconvittuali, sono ormai unificate ai sensi dell'articolo 4-ter del decreto-legge 3 luglio 2001 n. 255, convertito con modificazioni dalla legge 20 agosto 2001, n. 333;

   qualsiasi disposizione che riproponga la distinzione tra alunni convittori e alunne convittrici ai fini dell'individuazione dei posti di organico per le esigenze delle attività convittuali da affidare a personale educativo rispettivamente maschile e femminile risulta obsoleta, arretrata e aberrante, oltre che fonte di comportamenti discriminatori in palese violazione delle norme precedentemente indicate –:

   se, alla luce di tali considerazioni, si intendano adottare iniziative per rimuovere e impedire che vengano a crearsi nuovamente tali situazioni che, invece di valorizzare il merito, restano ancorate a parametri antiquati e criteri che appaiono all'interrogante oggi apertamente contrari alla nostra Costituzione.
(4-11344)


   SAPIA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato in un articolo pubblicato sulla testata giornalistica on line «Corriere della Calabria» in data 14 febbraio 2022, è sempre in corso l'occupazione del liceo scientifico di Castrolibero (Cosenza) «Valentini-Majorana», passato alla ribalta nazionale per presunte molestie sessuali che negli anni, un docente colà rimasto in servizio avrebbe posto in essere nei confronti di studentesse della stessa scuola;

   gli intesi episodi, per quanto riportano le cronache sulla vicenda, non avrebbero determinato accertamenti e provvedimenti da parte della dirigente scolastica Iolanda Maletta, al punto da rendersi necessario l'invio di ispettori da parte del Ministero dell'istruzione;

   il predetto articolo informa che gli studenti della suddetta scuola «chiedono la rimozione della preside» Maletta e, stando a notizie stampa, di recente il genitore di un ragazzo ivi iscritto avrebbe sporto querela nei confronti di un docente per percosse e abuso dei mezzi di correzione e di disciplina;

   il clima, nella predetta scuola, è diventato dunque insostenibile, in quanto, come traspare dalle cronache, si è perduto il rapporto di fiducia degli studenti nei confronti della preside e, per quanto racconta il suddetto articolo pubblicato dal Corriere della Calabria, rispetto alla convocazione del Collegio dei docenti, fissato per il 14 febbraio 2022, con all'ordine del giorno «possibili strategie per il recupero del rapporto insegnamento-apprendimento», c'è discordia nei docenti in ordine alla partecipazione, al punto che il professore Gabriele Petrone, precisa lo stesso articolo, «ha invitato i colleghi ad aderire alla manifestazione degli studenti e di tutti quelli della regione che si svolgerà il prossimo venerdì 18 febbraio a Cosenza»;

   il riassunto caso di cronaca ha suscitato il biasimo e la riprovazione delle rappresentanze politiche, anche parlamentari;

   nel frattempo, prosegue il lavoro dei tre ispettori inviati dal Ministero per ricostruire quanto accaduto e verificare la veridicità delle molestie denunciate;

   il Corriere della Calabria ha specificato che «sarà necessario vagliare tutte le eventuali decisioni da prendere in merito alla posizione dell'insegnante destinatario delle denunce presentate da due diverse studentesse»;

   l'interrogante ritiene che il Ministro dell'istruzione debba procedere per il trasferimento della preside Maletta, al fine di recuperare il clima di fiducia tra studenti e genitori da una parte e insegnanti dall'altra, ma anche per dare, al di là dalla vicenda di cronaca, un segnale chiaro in ordine alla necessaria tutela delle donne e di salvaguardia della serietà delle istituzioni scolastiche, che hanno il compito, delicatissimo, di formare le nuove generazioni –:

   se non si ritenga urgente assumere iniziative, per quanto di competenza, per l'immediato trasferimento della presiede Iolanda Maletta dal liceo scientifico di Castrolibero (Cosenza) «Valentini-Majorana».
(4-11351)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto e come confermato con circolare del Ministero della salute 9 settembre 2021, e da successivi provvedimenti di origine governativa, aver contratto il COVID-19 a seguito di regolare vaccinazione può sostituire la somministrazione di una eventuale dose di vaccino successiva, permettendo in ogni caso l'ottenimento della certificazione nota come Green Pass rafforzato;

   il Green Pass ed il Green Pass rafforzato sono entrambi riconosciuti allo stesso modo all'interno di tutta l'Unione europea, al netto delle varie misure di contenimento più o meno presenti;

   come specificato dalla Commissione europea stessa, anche tramite apposito portale informatico, finora 33 Paesi e territori non appartenenti all'Unione europea hanno aderito al sistema del certificato COVID-19 digitale dell'Unione europea;

   come indicato dalla Commissione, in questi Paesi vige il principio di reciprocità, tale per cui così come i certificati COVID-19 rilasciati in questi 33 Paesi e territori sono accettati nell'Unione europea analogamente, il certificato COVID-19 digitale dell'Unione europea è accettato da questi 33 Paesi;

   nel caso di viaggio in territorio al di fuori dell'Unione europea e al di fuori dei citati 33 Paesi, si applicano disposizioni differenti in base al Paese di riferimento;

   nel caso di guarigione, anche se ci si è sottoposti in ogni caso a vaccinazione, il certificato più recente fornito è di guarigione da COVID-19, con il risultato che alcuni dei Paesi non partecipanti al meccanismo del certificato COVID-19 digitale dell'Unione possono vietare l'ingresso nel proprio Paese o comunque sottoporre, a restrizioni individui che, in ogni caso, hanno partecipato alla campagna vaccinale in linea con le vigenti prescrizioni sanitarie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, se essi corrispondano al vero e se intenda adottare apposite iniziative per permettere il pieno riconoscimento della guarigione e dell'effettuazione del ciclo vaccinale per viaggiare nei Paesi al di fuori dell'Unione europea e dei territori aderenti al certificato COVID-19 digitale dell'Unione europea.
(4-11340)


   RUGGIERO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2022 è stato trasmesso alle regioni e dovrà essere approvato in sede di Conferenza Stato-regioni, lo schema di decreto (Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero della salute) che aggiorna le tariffe per l'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica atteso dal 2017, anno in cui vennero aggiornati i livelli essenziali di assistenza (LEA);

   le misure introdotte dal provvedimento ampliano e riordinano le tariffe e le prestazioni erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, includendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo prestazioni divenute obsolete; lo schema di decreto, tra le rilevanti novità introdotte, prevede, inoltre, che numerose procedure diagnostiche e terapeutiche, considerate nel 1996 quasi «sperimentali» o eseguibili in sicurezza solo in regime di ricovero, oggi si ritengono entrate nella pratica clinica corrente e, pertanto, erogabili in ambito ambulatoriale;

   sul punto dell'emanando tariffario delle prestazioni specialistiche, il sindacato Svb, unico Sindacato maggiormente rappresentativo delle branche a visita, nonché firmatario come Cuspe dell'Accordo collettivo nazionale dei Medici specialisti Convenzionati esterni (decreto del Presidente della Repubblica n. 118 del 23 marzo 1988, Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 89 dell'aprile 1988), ha sollevato dure critiche sostenendo, in primo luogo, come per la determinazione delle nuove tariffe il Ministero della salute ha istituito un tavolo tecnico avvalendosi della consulenza della Cergas-Università Bocconi di Milano, la quale, invece di operare secondo quanto previsto dalle norme sulla determinazione ed aggiornamento delle stesse (valutazione dei costi) avrebbe svolto una semplicistica media dei tariffari di tutte le regioni nella falsa considerazione che alcune di esse avessero aggiornato il proprio tariffario tralasciando di effettuare una pedissequa analisi dei reali costi;

   in particolare, il sindacato Svb, si è immediatamente attivato per una revisione critica, ma costruttiva, dei documenti redatti dal Ministero chiedendo anche una consulenza ad una società specializzata nel settore e precisamente la SmartLab, una Spin off dell'Università di Cagliari (start up innovativa) che opera nell'ambito della business intelligence, con particolare attenzione al trattamento e all'analisi dei dati;

   alcune delle criticità evidenziate dalla consulenza attengono ai costi generali e all'utile d'esercizio ma anche la metodologia in generale adottata dalla Cergas-Bocconi che risulterebbe di complicata applicazione pratica, traducendosi in una procedura lunga e farraginosa nella raccolta dati;

   in conclusione il sindacato sostiene che le tariffe, così come calcolate dalla Cergas, sarebbero così basse da risultare, in primo luogo, irrispettose della dignità della loro categoria, oltre che insufficienti a coprire nemmeno il 50 per cento dei soli costi sostenuti; se applicate; pertanto, determineranno il fallimento delle strutture specialistiche che si tradurrebbe loro malgrado, in una cattiva gestione del paziente e del tempo ad esso dedicato nell'impossibilità, a causa della mancanza di un utile di esercizio, dell'aggiornamento tecnologico delle apparecchiature elettromedicali; lo stesso trattamento potrebbe riguardare anche le strutture pubbliche che devono, anch'esse, operare per centri di costo e, qualora non raggiungessero la parità di bilancio, la Asl si vedrebbe costretta a disporne la loro chiusura;

   quanto sopra esposto rappresentano alcune delle osservazioni sollevate dal Sindacato polispecialistico Medici e strutture accreditate sul nuovo tariffario delle prestazioni specialistiche indicato nei provvedimento per le quali si ritiene, pertanto, necessario intervenire in modo rapido, al fine di dare una tutela più ampia a tale categoria di medici specialistici –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere affinché vengano accolte le istanze sollevate dal Sindacato polispecialistico medici e strutture accreditate, dirette ad una modifica del tariffario delle prestazioni specialistiche previste dallo schema di decreto che è in fase di approvazione in Conferenza Stato-regioni.
(4-11341)


   SAITTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dagli organi di stampa i pazienti oncologici sottoposti a terapia immunitaria con rituximab versano in una situazione di incertezza per ciò che riguarda la vaccinazione anti-covid e il rilascio della certificazione di esenzione temporanea dalla vaccinazione;

   in particolare, un articolo del quotidiano «La Sicilia» ha riportato la situazione del signor G. Balsamo, attualmente sottoposto a chemioterapia con rituximab, il quale aveva richiesto all'équipe dell'Humanitas, presso cui lo stesso è in cura, di poter ricevere la terza dose di vaccino in relazione anche all'imminente scadenza del Green pass;

   alla richiesta avanzata dal signor Balsamo, i medici dell'Humanitas hanno consigliato di procedere alla vaccinazione anti-covid dopo 6 mesi dall'ultimo ciclo di chemioterapia;

   da questo momento ha inizio «l'odissea burocratica» denunciata dal signor Balsamo, il quale, successivamente alla risposta dei medici dell'Humanitas, si è recato nel centro vaccinale di Scordia per richiedere il rilascio della certificazione per essere esentato dalla terza dose della vaccinazione anti Sars-Cov 2, così come prevede la circolare ministeriale del 4 agosto 2021;

   a tale richiesta, tuttavia, il dipartimento di prevenzione dell'Asp di Catania ha espresso parere negativo con questa nota «Si raccomanda di eseguire la vaccinazione perché soggetto fragile pur sottolineando la probabile inefficacia del vaccino»;

   il parere con cui si è negata tale certificazione non ha permesso al signor Balsamo di poter accedere a luoghi pubblici, incidendo negativamente sulla sua quotidianità;

   successivamente, il signor Balsamo si è recato al centro vaccinale di Catania dove, presentando relativa certificazione dell'Humanitas, ha ottenuto un certificato di esenzione temporanea al vaccino della durata di un mese così come previsto dalla legge;

   la problematica burocratica prospettata, così come dichiarato dai medici del centro vaccinale di Catania, è legata all'esistenza di un protocollo interno per coloro che sono in trattamento con rituximab e all'assenza di un protocollo unico comune a tutte le strutture sanitarie;

   l'assenza di un protocollo unico non consente, alle strutture sanitarie, di avere una linea unitaria e di porre chiarezza sulle tempistiche legate alla vaccinazione anti-Covid verso pazienti oncologici sottoposti a terapia immunitaria con rituximab –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza sulla questione sopra prospettata.
(4-11349)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   BERTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° febbraio 2022 sul quotidiano Libero e in data 2 febbraio 2022 sul giornale Il Fatto Quotidiano sono stati pubblicati due articoli che ipotizzano l'esistenza di un possibile conflitto di interesse del Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, legato al riesame complessivo del rinnovo dell'Autorizzazione ambientale integrata Aia, approvata con decreto del Ministero della transizione ecologica n. 38 del 20 gennaio 2022, per l'esercizio dell'impianto chimico della società Solvay Chimica Italia S.p.a. & Inovyn Produzione Italia S.p.a. stabilimento di Rosignano Marittimo (Livorno);

   la validità dell'Aia è stata prolungata sino al 2034, nonostante mancassero ancora cinque anni alla sua naturale scadenza (2027);

   in data 2 febbraio 2021, undici giorni prima della sua nomina a Ministro, Roberto Cingolani, in qualità di responsabile tecnologia e innovazione di Leonardo aveva concluso un accordo con la stessa Solvay per la creazione di un laboratorio di ricerca congiunto per i composti termoplastici;

   secondo quando dichiarato dal fondo Bluebell Capital Partners, mettendo a confronto l'Aia approvata in data 7 agosto 2015 e quella recentemente approvatasi nota che invece di prescrivere rimedi per i problemi evidenziati nella vecchia autorizzazione, nella nuova Aia ogni riferimento a tali questioni è stato rimosso e alcune condizioni sono state modificate;

   l'attività dello stabilimento Solvay, sito a Rosignano Marittimo, genera esternalità ambientali negative riguardanti gli scarichi a mare, le emissioni inquinanti e l'ingente consumo della risorsa idrica e, così come riportato da Arpa Toscana (relazione del 7 giugno 2017), il sito Solvay presenta una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb;

   nel triennio 2018-2020 lo stabilimento Solvay di Rosignano Marittimo ha sversato in mare 688 mila tonnellate di solidi sospesi tra cui 88,7 tonnellate di metalli pesanti quali mercurio, cromo e nichel;

   il sito di Rosignano è stato inserito dalle Nazioni Unite (rapporto Unep/Who del 1999) tra i 130 siti più inquinati del Mediterraneo e tra i primi 15 luoghi costieri più contaminati d'Italia;

   nel 2013 la procura di Livorno ha accertato lo sversamento illecito di fanghi, da parte della multinazionale belga, il processo si è concluso nel luglio 2013 con richiesta di patteggiamento da parte di Solvay;

   nel 2015 alcuni dirigenti della Solvay sono stati condannati dalla procura di Alessandria per disastro ambientale colposo in conseguenza della contaminazione delle falde acquifere di Spinetta Marengo (Alessandria);

   nonostante gli impegni assunti dalla Solvay per la riduzione dell'inquinamento ambientale e i finanziamenti pubblici ricevuti (circa 104,5 milioni di euro nel periodo 2003-2017), non si sono osservati significativi miglioramenti riguardo le esternalità ambientali dovute alla presenza dello stabilimento;

   in data 24 febbraio 2021, la multinazionale ha annunciato di stare prendendo provvedimenti per organizzare la sua attività della soda e derivati in una struttura legale separata, decisione ribadita nel corso dell'assemblea degli azionisti dell'11 maggio 2021, e che ha creato preoccupazione presso gli impiegati nello stabilimento –:

   per quale motivazione la procedurali revisione dell'Aia per l'esercizio dell'impianto chimico della Società Solvay Chimica Italia S.p.a. sito a Rosignano Marittimo sia stata realizzata con cinque anni di anticipo rispetto alla sua naturale scadenza;

   per quali ragioni siano stati espunti, dalla nuova Aia i riferimenti alle problematiche di natura ambientale contenute nell'Aia approvata nel 2015;

   se siano a conoscenza delle intenzioni di Solvay Chimica Italia S.p.a. di cedere le attività legate alla produzione della soda che coinvolgono, in particolare, lo stabilimento di Rosignano Marittimo.
(4-11348)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   DEL BASSO DE CARO, DI GIORGI, CAPPELLANI, MICELI, RACITI e TOPO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, anche da notizie di stampa («Ristrutturazioni e grandi opere all'Unime, il Piano triennale a un passo dall'approvazione» Messinatoday, 27 dicembre 2021), che l'università degli studi di Messina, da alcuni mesi, ha avviato le procedure per l'affidamento di lavori e forniture per un importo complessivo di quasi 40 milioni di euro;

   in particolare, le delibere del consiglio di amministrazione del 24 settembre 2021, del 27 ottobre 2021, del 29 novembre 2021 e le due delibere del 28 dicembre 2021 hanno in comune la caratteristica della scelta diretta del contraente, senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, la misura del ribasso praticato da tutti gli aggiudicatari (25 per cento) e, soprattutto, il riferimento improprio, a parere degli interroganti, alla normativa introdotta dal decreto-legge 76 del 2020 (articolo 2, comma 4);

   tale ultima disposizione, la cui ratio è certamente rinvenibile nella necessità di incentivare gli investimenti pubblici in relazione all'aggiudicazione dei contratti pubblici sopra soglia, consente, in alcuni settori, di derogare ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, «fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, ivi inclusi quelli derivanti dalle direttive 2014/24/UE e 2014/25/UE, dei principi di cui agli articoli 30, 34 e 42 del decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50 e delle disposizioni in materia di subappalto»;

   sul punto, l'Anac ha reso un parere sull'ambito applicativo dell'articolo 2, comma 4 del decreto-legge n. 76 del 2020, evidenziando che le disposizioni predette debbano essere lette nel combinato disposto con le previsioni dei commi 2 e 3 della stessa norma, consentendo, quindi, alle stazioni appaltanti, per l'affidamento degli appalti nei settori ivi indicati, di procedere alternativamente: ai sensi del comma 2, mediante le procedure ordinarie ivi indicate: ai sensi del comma 3, con procedura negoziata ex articolo 63 del codice, nella misura strettamente necessaria, per ragioni di estrema urgenza derivanti dagli effetti negativi dell'emergenza sanitaria in corso; ai sensi del comma 4, per ragioni di urgenza ex comma 3 e nei settori ivi indicati, in regime di deroga;

   il direttore generale dell'università di Messina ha sostenuto che sono state eseguite gare d'appalto nel rispetto della legge. Tuttavia, a parere degli interroganti, le summenzionate delibere sembrerebbero non rispondere a ragioni di urgenza, direttamente e/o indirettamente legate all'emergenza sanitaria, e la procedura adottata sembrerebbe violare i princìpi di trasparenza, di libera concorrenza, di non discriminazione previsti dalla normativa espressamente non derogabile dall'articolo 2, comma 4 del decreto-legge n. 76 del 2020, che richiama specificamente gli articoli 18, 57, 58, 59 della direttiva 2014/24/UE e l'articolo 30 decreto legislativo 50 del 2016;

   a titolo meramente esemplificativo, si cita la delibera del 27 ottobre 2021 di affidamento degli interventi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare dell'ateneo, unitamente alla progettazione esecutiva per un importo di 10.170.780.25 euro ad una ditta la cui offerta era stata richiesta dall'università ed inoltrata, con lodevole tempismo, il 27 ottobre 2021, il medesimo giorno della deliberazione;

   identiche violazioni, se non più gravi, si rilevano, ad avviso degli interroganti, anche nelle altre deliberazioni indicate in premessa –:

   se i Ministri interrogati abbiano conoscenza dei fatti esposti in premessa; se intendano per quanto di competenza fornire ulteriori elementi conoscitivi, anche valutando il ricorso all'ispettorato per la funzione pubblica e ai servizi ispettivi di finanza pubblica, per contribuire a far luce sull'intera vicenda che, ad avviso degli interroganti, integra profili di responsabilità amministrativa e contabile, oltre che penale.
(4-11339)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Porchietto e altri n. 1-00580, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Battilocchio.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Martinciglio n. 5-07504, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sut.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Del Basso De Caro e altri n. 5-07392 del 18 gennaio 2022 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11339.