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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 20 gennaio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La X Commissione,

   premesso che:

    l'efficienza energetica è uno strumento determinante nel contenimento dei consumi, nella riduzione delle emissioni di gas clima-alternanti e nel contrasto al riscaldamento globale;

    nel nostro Paese, il settore ha dimostrato di essere un efficace volano per uno sviluppo economico sostenibile e circolare per numerosi comparti produttivi con un significativo impatto sulla crescita del Pil e dell'occupazione;

    a questi elementi si aggiungono le prospettive di sviluppo che derivano sia dall'accelerazione data dall'Unione europea alle politiche degli Stati membri in materia di contenimento delle emissioni di CO2 e di contrasto ai cambiamenti climatici, sia dalle misure contenute nel Piano nazionale per la ripresa e la resilienza;

    a questo proposito è il caso di sottolineare che, secondo l'ultimo Rapporto sull'efficienza energetica (Raee 2021) stilato dall'Enea, nel Pnrr sono previsti, per sola efficienza energetica, 27,9 miliardi di euro, tra contributi e investimenti, a cui si aggiungono 25,4 miliardi di euro destinati alla mobilità sostenibile;

    secondo le previsioni del Ministero dell'economia e delle finanze, le risorse del Pnrr incideranno sull'occupazione con una quota pari al 3,2 per cento rispetto all'andamento dell'occupazione in assenza di tali investimenti: in termini assoluti si tratta di 733 mila unità, di cui tra i 150 mila e i 180 mila riguarderanno i settori dell'efficientamento energetico;

    in pratica, come hanno sottolineato numerosi osservatori, il pianeta si sta apprestando a vivere la Quarta Rivoluzione Industriale, di transizione verso un'economia low-carbon, e l'Italia può e deve porsi come lo Stato membro trainante nell'Unione europea;

    è il caso di osservare che queste misure, unitamente al flusso di risorse finanziarie da erogare, determineranno una situazione che ha spinto il Ministro della transizione ecologica ad affermare (in occasione della presentazione del Rapporto GSE 2020 che sarà da pianificare come spendere qualcosa come 100 milioni di euro al giorno, che richiede uno sforzo enorme a livello di controllo, gestione tecnica e risorse umane, digitalizzazione;

    tra gli organismi istituzioni chiamati a questo «sforza enorme a livello di controllo» c'è soprattutto il Gestore dei servizi energetici (Gse) che gestisce ogni anno ingenti risorse finalizzate a sostenere e incentivare la transizione energetica, ruolo che è destinato a crescere considerevolmente in relazione ai consistenti investimenti previsti dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr);

    nel citato rapporto 2020 si valuta che fanno scorso le attività del Gse abbiano contribuito ad attivare circa 2,2 miliardi di euro di nuovi investimenti, mentre l'energia rinnovabile e i risparmi energetici incentivati nell'ultimo anno hanno evitato l'emissione in atmosfera di 42 milioni di tonnellate di CO2 e il consumo di 109 milioni di barili di petrolio;

    per quanto riguarda «l'ammontare delle risorse destinate alla promozione della sostenibilità [...] si calcola un controvalore economico di 15,2 miliardi di euro, di cui 11,9 miliardi per l'incentivazione dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, 1,1 miliardi ascrivibili all'efficienza energetica e alle rinnovabili termiche, 1,0 miliardi relativi ai biocarburanti e 1,3 miliardi riconducibili ai proventi derivanti dall'Ets»;

    tra le aree di competenza del Gse acquista particolare rilevanza la gestione del procedure di riconoscimento dei titoli di efficienza energetica che, come anche riconosciuto dalla Strategia energetica nazionale e dal Piano nazionale integrato energia e clima, rappresentano lo strumento di mercato più importante per il raggiungimento degli obiettivi che l'Italia si è posta per il 2030, al fine di mitigare il cambiamento climatico in atto;

    questo strumento, però, da circa un quinquennio, ha notevolmente ridotto la sua capacità di attrarre investimenti in efficienza energetica e non appare più una leva di mercato per gli operatori del settore;

    alla base di questa situazione ci sarebbero molteplici motivazioni, tra le quali, spiccano per rilevanza, sia la mancanza di un'adeguata attività di monitoraggio sulle dinamiche e criticità dello strumento da parte del Ministero dello sviluppo economico, sia un rallentamento dell'attività del Gse che ha rasentato, in alcune fasi, l'immobilismo;

    a questo si aggiungono l'assenza di controlli e verifiche sistematici e a campione, da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, prima, e da parte del Gse, poi, e la perdurante assenza di chiarimenti in tal senso, per oltre dieci anni, da parte del Ministero dello sviluppo economico, che hanno creato le condizioni per l'insorgenza di fenomeni di illegalità con numerosi casi di illeciti ai danni del sistema per svariate centinaia di milioni di euro;

    come risposta a questa situazioni il Gse ha posto in essere una serie di azioni che, in assenza di criteri chiari e regole certe, hanno penalizzato tutti gli operatori indistintamente, a causa di sospensioni, blocchi e ritardi posti a una molteplicità di nuovi progetti o già approvati da anni;

    questa situazione ha messo numerose Energy Service Company (ESCo) in una condizione di gravissima crisi economico-finanziaria, facendo «esplodere» il contenzioso nei confronti del Gse e producendo una enorme quantità di costi correlati con centinaia di pratiche il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120 (cosiddetto decreto «Semplificazioni») all'articolo 56, comma 8, dispone che «Il Gse, preso atto della documentazione già nella propria disponibilità e di eventuale documentazione integrativa messa a disposizione dal proponente, dispone la revoca del provvedimento di annullamento entro il termine di 60 giorni consecutivi dalla data di presentazione dell'istanza a cura del soggetto interessato»;

    la citata disposizione avrebbe dovuto risolvere tutte le situazioni inerenti contenziosi in materia di rilascio di certificati bianchi entro 60 giorni dall'approvazione della legge, viceversa, a distanza di più di un anno, non si sono affrontate tali tematiche, costringendo decine e decine di operatori alla chiusura o a un ulteriore aggravio di costi, in attesa degli esiti dei ricorsi alla giustizia amministrativa;

    negli anni scorsi, c'è stata una rinnovata disponibilità, da parte del Governo e del rinnovato consiglio di amministrazione del Gse, a superare le criticità, attraverso incontri con gli operatori per l'individuazione di soluzioni condivise;

    nonostante ciò, nulla è stato fatto ed anche la recente nomina di un amministratore unico avvenuta ad agosto 2021, non ha portato alcuna certezza agli operatori se non un ulteriore prolungarsi di inutili parole con scarichi di responsabilità tra Gse e Ministero;

    di fronte a questo quadro di incertezza gli operatori del settore, si profila un incremento di attività da parte del Gse, per effetto della gestione dei fondi del Pnrr di fronte al quale si rischia una situazione di paralisi dell'organismo, con grave compromissione degli investimenti previsti per il futuro e un danno per gli operatori che attendono da anni il riavvio dei progetti bloccati;

    a questo proposito è il caso di riferire che, secondo una stima delle associazioni di categoria, sarebbero pendenti oltre 4 mila contenziosi, a fronte di un'attività di verifica dichiarata nel Rapporto Gse pari a 2.376 procedimenti avviati (di cui 396 con sopralluogo) e 3.049 conclusi nel 2020, e a un considerevole accumulo di procedimenti pregressi ancora da definire,

impegna il Governo

   ad adottare iniziative di competenza per attivare tutte le procedure necessarie affinché siano effettivamente operative le disposizioni del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, con particolare riguardo a quanto disposto dall'articolo 56, comma 8, sulla revoca dei provvedimenti di annullamento;

   a promuovere un processo volto a chiarire e armonizzare tra loro le misure previste dal complesso quadro normativo in materia di controlli, per ribadire la certezza della norma e ridurre gli ambiti di discrezionalità, anche in considerazione della mole aggiuntiva di lavoro attesa per i prossimi tre anni in vista delle risorse ulteriori stanziate con il Pnrr;

   ad assumere iniziative, anche di natura normativa, per superare l'attuale situazione, caratterizzata dal blocco di centinaia di progetti che causano agli operatori la perdita di ingenti investimenti e l'aggravio dei costi dei procedimenti per effetto dei contenziosi presso la giustizia amministrativa.
(7-00781) «Vallascas».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   fin dal 2003, l'organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha raccomandato a tutti i Paesi di predisporre piani pandemici aggiornati seguendo linee guida concordate e che tengano conto delle diverse fasi pandemiche, prevedendo per ogni fase e livello, obiettivi ed azioni;

   in Conferenza Stato-regioni, il 25 gennaio 2021, è stato sancito l'Accordo sul Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu 2021-2023);

   nell'ambito del Piano pandemico si evince che il Ministero della salute pianifica e attiva canali specifici di comunicazione verso i cittadini e i professionisti sanitari; il Piano sottolinea come la comunicazione sia una componente essenziale della preparazione e della gestione di situazioni d'urgenza sanitarie e riveste un ruolo centrale; informazioni accurate, tempestive e costanti consentono alle comunità di comprendere i rischi per la salute e rendono più facile coinvolgerle in azioni e comportamenti di prevenzione;

   nel Piano è riportato che, al fine di prevenire e contenere la divulgazione di fake news, sono considerati attori principali, oltre agli enti istituzionali, anche i cosiddetti «divulgatori scientifici»; lo stesso Piano sottolinea come sia essenziale un'attività formativa partecipata e concertata a livello nazionale, regionale e locale;

   un interessante studio del Censis – Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione del 23 aprile 2021 – ha messo in luce che l'epidemia da COVID-19 ha prodotto «un'informazione fatta di messaggi che (...) in molti casi si sono negati gli uni con gli altri (...), risultando poco chiari, ansiogeni, se non volutamente mistificatori» e che «anziché rassicurare e orientare gli italiani sui comportamenti da adottare e sulle cose da fare, le troppe informazioni poco chiare hanno finito con il determinare a loro volta confusione, allarmismo, paura e, talvolta persino comportamenti non corretti o, addirittura, sconsigliati»;

   secondo il 17° Rapporto Censis, il giudizio sulla presenza sulla scena mediatica degli esperti nei vari campi della medicina è negativo per il 45,8 per cento;

   l'Oms, già a febbraio 2020, metteva in guardia dall'«infodemia», l'epidemia cioè di informazioni fake sul virus e sulla sua diffusione ovvero un'abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti e indicazioni affidabili;

   anche a seguito di una segnalazione del Copasir circa una campagna di fake news, il 20 aprile 2020 è stata istituita l'«Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network»;

   nell'ambito dell'indagine svolta dal Copasir nel 2020, si evince l'allarme per una diffusa attività infodemica con conseguente polarizzazione del dibattito, che rappresenta un rischio, dinanzi al quale l'unico argine è una comunicazione unitaria e istituzionale;

   secondo l'articolo 4 del decreto legislativo n. 208 del 2021, sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, mentre, secondo il successivo articolo 6, l'attività di informazione radiotelevisiva deve garantire «la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni»;

   il Testo unico dei doveri del giornalista, all'articolo 6, ha stabilito che il giornalista evita nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate e diffonde notizie sanitarie solo se verificate con autorevoli fonti scientifiche;

   l'Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha pubblicato diversi rapporti sulla disinformazione in relazione all'emergenza da COVID-19 e ha istituito un tavolo permanente, il «Tavolo delle piattaforme digitali e dei big data», focalizzato sulle iniziative volte al contrasto della disinformazione online su temi medico-sanitari e relativi al contagio; sempre l'Agcom ha istituito il «Tavolo servizi media», la cui attività è diretta al monitoraggio del rispetto dell'Atto emanato dall'Autorità a tutela della correttezza dell'informazione con riferimento al «COVID-19» (delibera n. 129/20/CONS), nell'ottica di fornire ai cittadini informazioni verificate sul Coronavirus, nonché sulla prevenzione e sul trattamento dell'infezione;

   l'Agcom, con il succitato Atto, nell'invitare i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici ad assicurare un'adeguata e completa copertura informativa sul tema del «COVID-19», ha rappresentato:

    a) che l'attività di informazione televisiva costituisce servizio di interesse generale e che tutte le emittenti sono tenute ad assicurare un'adeguata informazione sui fatti di attualità al fine di concorrere alla formazione di un'opinione pubblica consapevole. Nel contesto dell'emergenza, appare prioritario garantire un'informazione corretta, scientificamente fondata, sui comportamenti da assumere per contrastare la diffusione del virus;

    b) che gli argomenti trattati nei programmi costituiscono oggetto di attenzione, discussione, polarizzazione nei social media, i quali rappresentano forme significative, talvolta prevalenti per alcune fasce della popolazione, di accesso alle informazioni, nonché di espressione, formazione e consolidamento dell'opinione pubblica;

    c) che è necessario, da parte dei suddetti fornitori di servizi, assicurare la testimonianza di autorevoli esperti del mondo della scienza e della medicina;

   secondo i principi generali richiamati nel regolamento sul codice di comportamento dei dipendenti pubblici «il dipendente non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni di ufficio, evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti o nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione. Prerogative e poteri pubblici sono esercitati unicamente per le finalità di interesse generale per le quali sono stati conferiti»;

   la generalità delle strutture sanitarie, nel recepire il succitato Codice di comportamento, disciplina la comunicazione all'esterno sottolineando che i rapporti con i mezzi di informazione, su argomenti o attività istituzionali, sono di norma tenuti dalla direzione aziendale o dagli eventuali professionisti espressamente incaricati e, dunque, i dipendenti, fatti salvi i diritti di opinione e di critica costruttiva e di diffusione delle informazioni a tutela dei diritti sindacali, si astengono da dichiarazioni pubbliche, da commenti o giudizi pubblici che possano andare a detrimento del prestigio e dell'immagine della struttura sanitaria –:

   se il Governo intenda adottare iniziative volte a delineare il quadro normativo ottimale per assicurare un'informazione adeguata in fase di emergenza sanitaria che coinvolga tutti coloro che lavorano nel Sistema sanitario nazionale e che, a qualsiasi titolo, anche extraprofessionale, ne portano all'esterno le informazioni, anche al fine di prevenire e contenere la divulgazione di disinformazione e fake-news, motivo della diffusione di comportamenti non corretti ovvero pericolosi;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, finalizzate ad evitare una sovraesposizione mediatica che potrebbe fuorviare il messaggio corretto che deve arrivare ai cittadini, nonché evitare che l'esercente la professione sanitaria, dipendente di una struttura pubblica o privata, convenzionata o accreditata, e/o i dipendenti e i collaboratori, gli organismi ed enti di diretta collaborazione con il Ministero della salute forniscano pareri contrastanti, frutto di legittime sensibilità diverse, ma che possono comunque generare confusione;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza, in raccordo con l'Agcom, al fine di contenere l'infodemia in atto nei media italiani e contrastare quelle condotte che contribuiscono a diffondere informazioni fuorvianti, contraddittorie e scientificamente infondate sull'emergenza e che non permettono ai cittadini di ricevere informazioni verificate e fondate;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza, anche in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti e gli organi di informazione, per una diffusione di notizie sanitarie scevra da forme di sensazionalismo e fondata su solide basi scientifiche.
(2-01408) «Trizzino, Schullian».

Interrogazione a risposta scritta:


   FURGIUELE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 13 dicembre 2021 si sono tenuti il periodico Tavolo di verifica degli adempimenti e il Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza di cui rispettivamente agli articoli 12 e 9 dell'Intesa del 23 marzo 2005, sancita dalla Conferenza Stato regioni;

   la governance della sanità calabrese, recentemente rinnovata, si è presentata con il Commissario ad acta e presidente della regione, Roberto Occhiuto, il sub-Commissario Maurizio Bortoletti (che, a molti giorni dalla nomina, sarebbe ancora in attesa che la propria Amministrazione definisca, in modo consequenziale, la posizione di impiego) e il direttore del dipartimento salute Iole Fantozzi, ad una riunione con i tecnici del Mef e del Ministero della salute, lasciando a loro una relazione sulle primissime giornate di lavoro;

   in relazione alla situazione della sanità calabrese si evidenzia che la recente sentenza della Corte costituzionale n. 168 del 2021, ha, di fatto, sancito il fallimento delle scelte operate da quella parte delle strutture ministeriali che avevano la responsabilità di indirizzare, presidiare e suggerire nomine e contenuti per interventi legislativi, evidenziandosi che «... lo Stato non può mancare di raggiungere l'effetto utile ed è tenuto ad impegnare, se del caso, le proprie migliori energie (...) per garantire un punto di equilibrio che impedisca, a danno di tutta la Repubblica, il cronicizzarsi di una condizione di crisi»;

   la Corte Costituzionale, infatti, ha sostanzialmente indicato che serve «...una struttura amministrativa all'altezza del delicatissimo compito che si trova a svolgere .... una adeguata ed efficace struttura di supporto extra regionale ... attraverso un intervento che comporti una prevalente sostituzione della struttura inefficiente con personale esterno altamente qualificato fornito direttamente dallo Stato», quindi, un gruppo di dirigenti coesi, adeguatamente pagati per i rischi da affrontare e capaci di «entrare in sala operatoria» e iniziare immediatamente ad operare;

   ancora, nella relazione di cui sopra, si legge di un primo elenco delle drammatiche disfunzionalità del servizio sanitario regionale calabrese, riscontrandosi la mancanza, in particolare e tra l'altro:

    del Piano anti-covid;

    del Piano della prevenzione;

    del programma operativo;

    degli atti aziendali approvati;

    della correlata dotazione organica agli atti aziendali;

    delle rendicontazioni sull'utilizzo dei fondi contrattuali per la dirigenza e il comparto;

    dei dati di attività delle singole aziende per l'anno 2020/2021;

    delle relazioni sullo stato dell'accreditamento di strutture sanitarie;

    degli inventari delle attrezzature sanitarie e piani degli investimenti;

    degli inventari dei beni immobili;

    degli elenchi dei fitti passivi pagati dalle aziende per l'espletamento di attività istituzionali:

    di dati precisi sul contenzioso con indicazione del rischio di soccombenza;

    di dati precisi sulle somme oggetto di vincolo pignoratizio;

    dei bilanci approvati per la quasi totalità delle aziende [...] dall'e.f. 2016 ad oggi [...];

    di numerosi bilanci preventivi;

    di riferimenti precisi sulla valorizzazione dell'importante linea di finanziamento rinveniente dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

    di dirigenti in aree strategiche –:

   se il Governo non ritenga necessario un intervento sulle Amministrazioni che pare stiano ritardando la piena operatività dell'iter di nomina di cui in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per dare immediatamente e pienamente corso alle indicazioni della Corte costituzionale, dotando la struttura commissariale delle risorse umane necessarie e degli strumenti indispensabili per agire in situazioni dove, frequentemente, manca la stessa norma da applicare.
(4-11148)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   PETTARIN. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia è una delle 46 biblioteche di Stato che operano in qualità di istituti periferici del Ministero della cultura. Nata nel 1629 come biblioteca del Collegio dei Gesuiti, nel 1822, viene costituita Studienbibliothek dell'impero austroungarico, con deposito di diritto di stampa, e dal 1919 è biblioteca dello Stato italiano;

   dal 1919 conserva e gestisce, con apposita convenzione, la biblioteca del comune di Gorizia (biblioteca civica). È la più antica delle biblioteche di Stato della regione Friuli Venezia Giulia (l'altra è quella di Trieste);

   tra le sue raccolte, particolarmente degne di risalto è la sezione Studien, con testi antichi in lingua tedesca, la Slavica in lingua slovena, la Storia Patria con edizioni locali, il prestigioso Fondo Michelstaedter con i manoscritti del filosofo goriziano e la Biblioteca Michelstaedter con i volumi appartenuti a Carlo Michelstaedter e alla sua famiglia. La biblioteca continua ad acquisire fondi librari di notevole interesse per la storia della cultura regionale, ma anche nazionale ed europea (Casiraghi, Delneri, Saba, Malabotta e altri);

   per la sua collocazione geografica e per la tradizione storica e culturale della città, si pone come punto di contatto tra la comunità italiana e quella slovena;

   Gorizia è stata recentemente designata, insieme alla città slovena di Nova Gorica, capitale europea della cultura per il 2025;

   una serie di recenti pensionamenti hanno ridotto il numero dei funzionari bibliotecari in servizio: diminuiti di 3 unità tra 2018 e 2019 e nel 2021 ridotti di altri 2 elementi (direttore e responsabile dell'ufficio manoscritti e fondi speciali). Oggi sono operativi solo 2 bibliotecari e un amministrativo che lasceranno servizio entro primo semestre 2022;

   da maggio 2002, l'istituto vedrà la presenza di un solo bibliotecario e da luglio 2022 la totale assenza di personale C, a fronte di una dotazione organica prevista di 6 elementi (5 bibliotecari e 1 amministrativo), con la conseguente inevitabile impossibilità di funzionamento;

   a quanto consta all'interrogante risulterebbe pubblicato un interpello relativo alla copertura di una serie di posizioni in vari istituti periferici del Ministero della cultura che non avrebbe incluso la Biblioteca Statale Isontina tra gli istituti interessati;

   tra gli addetti ai lavori e in tutta la comunità locale c'è una forte preoccupazione sul futuro della biblioteca, soprattutto dopo la pubblicazione di un articolo sul quotidiano «Il Piccolo» in data 14 gennaio 2022 (dal titolo «Biblioteca statale senza direttore, Si rischia la chiusura da maggio») che prospetta una possibilità di chiusura dell'istituto –:

   se trovi conferma la notizia della pubblicazione di un interpello da parte del Ministero della cultura per la copertura di alcune posizioni in diversi istituti periferici che non includerebbe la Bsi di Gorizia;

   se siano previsti nelle prossime settimane, nuovi interpelli che includeranno anche le posizioni scoperte presso la Bsi di Gorizia:

   se vista la eccezionale difficoltà finora riscontrata nel reperimento di risorse umane da destinare alla Bsi di Gorizia e alla luce dell'obiettivo importantissimo del riconoscimento come Capitale europea della cultura 2025 proprio a Gorizia e Nova Gorica, il Governo abbia intenzione di valutare iniziative straordinarie e particolari per scongiurare l'eventualità che, nel peggiore dei casi, potrebbe portare alla chiusura di questo storico istituto bibliotecario;

   quali iniziative di carattere straordinario si intendano porre in essere per evitare una chiusura anche solo momentanea della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, in un momento di particolare importanza per il rilancio, in chiave culturale e turistica della città, a livello internazionale, con le potenziali ricadute economico-occupazionali di cui hanno beneficiato altre città capitali della cultura.
(4-11145)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLO e MANZO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la costruzione dello storico «Stabilimento Militare Spolette» di Torre Annunziata (CM Napoli), cominciò nel 1652 ed è attualmente dedicato alla costruzione e ripristino di spolette per munizionamento di artiglieria e da mortaio; vi è inoltre devoluta l'attività di controllo periodico della efficienza delle spolette immagazzinate per le esigenze delle forze armate

   nella circostanza della pandemia da Covid-19, il Ministero della difesa, con l'intento di contribuire all'approvvigionamento di prodotti sanitari, ha riconvertito la produzione dello stabilimento per la realizzazione di mascherine chirurgiche, FFP2 e FFP3. Ciò si è reso possibile mediante l'accordo stipulato nell'aprile del 2020 fra l'Agenzia Industrie Difesa (agenzia in house della Difesa), e la BLS S.r.l. di Cormano (CM Milano), azienda specializzata nella fabbricazione di dispositivi di protezione delle vie respiratori;

   come riporta la stessa agenzia industrie difesa, «La linea, allestita nella prima parte del 2020, ha visto da subito tecnici specializzati AID adoperarsi per produrre le mascherine nel rispetto delle normativa vigente, adoperando miglioramenti con l'acquisizione dell'esperienza»;

   risulta agli interroganti che nonostante il contratto stipulato per la durata di 4 anni, la produzione di mascherine allo spolettificio di Torre Annunziata sia stata interrotta, portando serie criticità in un momento così particolare e delicato;

   infatti, con la produzione a pieno regime si poteva contare su circa 200.000 mascherine giornaliere, circa 6.000.000 al mese, le quali avrebbero avuto un duplice effetto, contribuire a soddisfare l'enorme richiesta, e calmierare i prezzi con una produzione nazionale;

   c'è inoltre da considerare anche l'aspetto occupazionale, giacché la riconversione ha consentito non solo di mantenere il personale, ma anche di assumerne altro, 50 addetti in più distribuiti sulla linea produttiva, oltre quelli già impiegati –:

   in base a quanto evidenziato in premessa, per quale motivo i tempi e le produzioni previsti dal contratto siano stati rideterminati e perché non si sia continuato a garantire la produzione di mascherine anche a tutela dell'occupazione dei lavoratori impegnati.
(5-07410)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione di promozione sociale «Per la Costituzione», fondata a San Daniele del Friuli il 23 dicembre 2009, ha quale suo scopo dichiarato quello di diffondere la «conoscenza della Carta costituzionale e di promuovere nella società la consapevolezza storica, giuridica, culturale dei suoi contenuti»;

   l'associazione opera anche avvalendosi dei contributi e del patrocinio della regione Friuli, del comune di San Daniele del Friuli, della Comunità collinare Colloredo di Mont'Albano e organizza incontri per le finalità istituzionali, anche presso le università, il più noto dei quali è il «Festival Costituzione» e «Una Vita Spesa Per la Legalità» organizzato a San Daniele del Friuli;

   il suo presidente il professor Paolo Mocchi è già assurto alle cronache per una raccolta di firme (maggio 2019) contro la sospensione della professoressa palermitana che aveva indotto gli studenti dell'istituto Da Vinci di Maccarese, a paragonare le leggi razziali al cosiddetto «decreto Sicurezza» promosso dal Ministro dell'interno pro tempore Salvini;

   in questi giorni l'Associazione ha lanciato sulla piattaforma change.org una sottoscrizione di firme intitolata «Berlusconi non sarà mai il mio Presidente», nella quale si esplicita che «anche se giuridicamente eleggibile, non sarà mai il mio Presidente della Repubblica, poiché non potrà svolgere la funzione “con onore” (articolo 54 della Costituzione) e non potrà rappresentare l'“unità nazionale” (articolo 87)»;

   il testo della petizione definisce Berlusconi «più volte inquisito, più volte rinviato a giudizio, più volte prescritto, condannato in via definitiva per frode fiscale, già iscritto alla P2» e, pertanto, non sarebbe eleggibile perché «molte decine di milioni di italiani non sono mai stati inquisiti, non sono mai stati rinviati a giudizio, non sono mai stati dichiarati prescritti, non sono mai stati condannati in via definitiva, non sono mai stati iscritti alla P2»;

   secondo l'interrogante appare evidente l'intento denigratorio verso un imprenditore, che ha dovuto difendere in tutte le sedi la sua persona e la sua onorabilità, riuscendone vincitore, tant'è vero che una sua eventuale candidatura alla Presidenza della Repubblica non è stata messa in discussione da alcuno. Anche se si dichiara «apartitica», appare evidente che l'associazione è «politicamente orientata» –:

   se il Governo, alla luce della situazione esposta in premessa, non intenda promuovere iniziative normative volte ad una revisione dei criteri che consentono alle associazioni di promozione sociale come quella sopra segnalata di beneficiare del 5 per mille.
(3-02730)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TERZONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 157 del 2021 (cosiddetto decreto-legge Antifrodi) ha aggiunto il comma 1-ter all'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, che prevede che «i tecnici abilitati asseverano la congruità delle spese sostenute secondo le disposizioni dell'articolo 119, comma 13-bis»;

   le Faq pubblicate dall'Agenzia delle entrate il 22 novembre 2021 hanno chiarito che, per gli interventi finalizzati al risparmio energetico che danno diritto alla detrazione di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 63 del 2013, è necessario porre in essere agli adempimenti previsti dal decreto ministeriale 6 agosto 2020 (cosiddetto decreto ministeriale Requisiti);

   l'articolo 8 del cosiddetto decreto ministeriale Requisiti prevede che, al fine di accedere alle detrazioni:

    a) gli interventi «sono asseverati da un tecnico abilitato, che ne attesti la rispondenza ai pertinenti requisiti richiesti, nei casi e nelle modalità previsti dal decreto stesso, secondo le disposizioni di cui all'allegato A» e che;

    b) «tale asseverazione comprende, ove previsto dalla legge (quindi sempre, a seguito del decreto-legge Antifrodi la dichiarazione di congruità»;

   l'allegato A al decreto ministeriale Requisiti, per alcune operazioni (ad esempio caldaie di potenza non superiore a 100Kw) prevede che l'asseverazione del tecnico, che comprende la dichiarazione di congruità, può essere sostituita da una dichiarazione del fornitore o installatore;

   l'allegato A al decreto ministeriale Requisiti, all'articolo 13.2, prevede che «Per gli interventi di cui al presente allegato A, per i quali l'asseverazione può essere sostituita da una dichiarazione del fornitore o dell'installatore, l'ammontare massimo delle detrazioni fiscali o della spesa massima ammissibile è calcolato sulla base dei massimali di costo specifici per singola tipologia di intervento di cui all'allegato I al presente decreto»;

   per la congruità si applica dunque l'allegato I che indica metodo semplice e controllabile con prezzi inferiori a quelli dei prezzari (sostanzialmente una moltiplicazione, ad esempio per le caldaie a condensazione di potenza non superiore a 35kWt, la spesa massima è pari a 200,00 euro kWt); decine di migliaia di imprese e di famiglie italiane hanno bloccato la loro attività, anche con contratti in corso, in attesa di chiarimenti sul tema –:

   se il Governo intenda, anche attraverso l'Agenzia delle entrate, chiarire e confermare in tempo utile per l'invio delle Comunicazioni di opzione per la cessione del credito o lo sconto in fattura ai sensi dell'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, entro la fine di novembre, che, ai fini del decreto-legge n. 157 del 2021, continuano a trovare applicazione le regole di cui al decreto ministeriale 6 agosto 2020 (cosiddetto decreto ministeriale Requisiti), e che, di conseguenza, limitatamente agli interventi di cui all'allegato A del decreto ministeriale Requisiti, per i quali l'asseverazione dei requisiti e della congruità può essere sostituita da una dichiarazione del fornitore o dell'installatore, sia possibile presentare la dichiarazione richiesta dal decreto-legge n. 157 del 2021.
(5-07411)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI SARNO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Campania è tra le regioni italiane con il più alto numero di carceri: ben 15 sparse su tutto il territorio regionale, tra le quali Poggioreale che è indicato come il più grande penitenziario d'Italia, forse anche d'Europa, e sicuramente il più affollato;

   in giorni come questi, di picco pandemico e diffusione rapida della variante Omicron, il carcere suddetto vive una condizione di emergenza nell'emergenza, avendo superato il tetto di 2.200 detenuti;

   è difficile, in questa situazione e con simili numeri di popolazione detenuta, garantire persino bisogni più elementari, come il cambio di lenzuola con una frequenza inferiore ai quindici giorni, nonché quasi impossibile in alcune celle assicurare il distanziamento;

   c'è chi, tra i reclusi di Poggioreale provenienti da altre regioni, non riesce a fare i colloqui e ci sono ritardi nei turni delle videochiamate. C'è chi non riceve il pacco viveri dai familiari, impossibilitati a raggiungere fisicamente l'istituto in questi giorni di caos e pandemia;

   il 12 gennaio 2022, il garante campano Samuele Ciambriello e il garante cittadino Pietro Ioia sono tornati a verificare di persona la situazione nella casa circondariale di Poggioreale e, al termine della visita, sono tornati a denunciare le distorsioni di un sistema giustizia che non riesce a fronteggiare l'emergenza da Covid-19;

   attualmente nelle carceri campane risultano contagiati 184 agenti e 215 detenuti. Nel solo carcere di Poggioreale i positivi tra i reclusi sono 113, a cui si aggiungono 50 agenti della penitenziaria;

   il personale, già in sottorganico per i cronici vuoti di personale, si ritrova dimezzato a causa di positività e quarantene, con tutto quello che questo comporta nel ritmo di vita all'interno dell'istituto di pena;

   i detenuti sono smarriti, stanchi, amareggiati. Molti di loro hanno raccontato che non sono garantiti nemmeno i servizi primari, come la fornitura di carta igienica e tutto ciò che riguarda la prevenzione igienico-sanitaria;

   alcuni detenuti attendono le dosi di vaccino, altri addirittura attendono ancora la prima dose ed altri i tamponi. Vivono la convivenza negli stessi spazi tra positivi e non positivi. E il rischio concreto è che a breve non ci saranno più spazi a sufficienza per tutti;

   un altro aspetto molto grave e delicato, come già accennato, è quello relativo alle videochiamate per i detenuti di fuori regione ma anche campani, che non riescono per problemi familiari ad effettuare colloqui in presenza. «A questi – hanno raccontato i garanti – non vengono garantite le videochiamate, nonostante la direttiva del Ministero reciti “che sarà data la massima possibilità ai detenuti e agli internati di mantenere i rapporti con la famiglia attraverso la modalità del video colloquio e l'aumento delle telefonate, oltre i limiti previsti dal regolamento”»;

   dal 20 gennaio 2022 anche per i familiari che si recano in carcere per i colloqui con i reclusi scatterà l'obbligo del Green pass, una misura che si è ritenuta necessaria per arginare il rischio di contagi, ma ora serve intervenire anche all'interno delle celle, dove continuano a stare in sette, otto o più persone –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare per ridurre il sovraffollamento carcerario nella struttura campana, nonché fronteggiare la mancanza di personale (necessario per assistere immigrati che non parlano bene l'italiano e detenuti con problemi psichici), criticità che rendono insostenibile la situazione all'interno del carcere partenopeo, anche tenuto conto del prezioso lavoro della Polizia penitenziaria, impegnata a contenere tensioni e smorzare proteste.
(4-11139)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 14 gennaio 2022 il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittime con due distinte sentenze le nomine del Presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio e del presidente aggiunto Margherita Cassano, effettuate nel luglio 2020 dal Consiglio superiore della magistratura;

   il Ministero della giustizia si è costituito contro l'accoglimento del ricorso;

   nella sentenza, il Consiglio Stato ha ritenuto la motivazione posta a fondamento della valutazione «gravemente lacunosa e irragionevole» oltre che «manifestamente irragionevole e difettosamente motivato il giudizio espresso dal Csm in relazione agli indicatori specifici», quando occorrerebbe «una motivazione ragionevole e adeguata per poter giustificare una conclusione difforme dalle (univoche) emergenze dei dati oggettivi»;

   il giorno 17 gennaio, la quinta Commissione del Consiglio superiore della magistratura, competente sugli incarichi direttivi, ha approvato con quattro voti sui sei la proposta di confermare le nomine: su tale scelta dovrà esprimersi il plenum del Csm;

   si desume che su tale decisione sia stato richiesto il concerto del Ministero della giustizia ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958;

   non mancano precedenti di conflitti tra il Consiglio di Stato e il Csm, quale quello relativo al ruolo da aggiunto alla Procura nazionale antimafia, attribuito dal Csm al pubblico ministero Maurizio Romanelli, contro cui fece ricorso, vincendolo, il magistrato Maria Vittoria De Simone; il Csm reiterò la nomina di Romanelli, ma dopo un nuovo ricorso, il plenum del Csm ottemperò alla sentenza nominando De Simone –:

   se nell'ambito delle sue competenze con riguardo al conferimento degli uffici direttivi ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958, non ritenga di evidenziare come – di fronte alle argomentazioni del Consiglio di Stato – il Csm, riproponendo con un'istruttoria «lampo» le stesse nomine «bocciate», possa incorrere nell'elusione di una sentenza del Consiglio di Stato con conseguente probabile nuova «bocciatura»;

   quali siano i tempi medi dell'istruttoria del Ministero della giustizia in relazione al concerto di cui articolo 11 della legge n. 195 del 1958, quali l'ordine di elaborazione delle valutazioni, e quali i tempi necessari per il concerto nel caso de quo.
(4-11144)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   TIMBRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il servizio di collegamento marittimo veloce di passeggeri nello Stretto di Messina tra il porto di Messina e Reggio Calabria è stato gestito sino al 30 settembre 2018 dalla la società Liberty Lines S.pa. (ex Usticalines S.p.a.) aggiudicataria del relativo bando triennale indetto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   lo stesso Ministero, al fine di assicurare la continuità del servizio sulla tratta Messina-Reggio Calabria affidava il suddetto servizio a R.f.i. S.p.a. del Gruppo FS, già affidataria del servizio sulla tratta Messina-Villa San Giovanni, in virtù dell'emendamento alla Concessione ferroviaria decreto ministeriale 31 ottobre 2000, 138T), che dal 1o ottobre 2018 lo espletava tramite la sua controllata Bluferries S.r.l., a cui subentrava dal 1o maggio 2019 la neocostituita società Blujet S.r.l. che assicura tuttora il servizio;

   la società Blu jet S.r.l. è diventata operativa il 1o maggio 2019, al fine di assicurare le previsioni di cui all'articolo 47, comma 11-bis, del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017, convertito con modificazioni dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, ovvero garantire la flessibilità dei collegamenti ferroviari dei passeggeri fra la Sicilia e la penisola, assicurata attraverso l'inclusione nel contratto di programma parte servizi fra lo Stato e la Società Rete Ferroviaria Italiana, attraverso l'utilizzo di unità veloci come ulteriormente confermato in sede di conversione del decreto-legge del 14 agosto del 2020, n. 104, cui è stato inserito l'articolo 89-bis dalla legge di conversione del 13 ottobre 2020, n. 126;

   in data 23 dicembre 2021 Invitalia pubblicava il bando per la «Concessione Trasporto Marittimo Veloce di Passeggeri tra Reggio Calabria e Messina e viceversa – Cig: 9037376699», avente per oggetto l'affidamento in concessione del servizio pubblico di trasporto marittimo veloce di passeggeri tra Reggio Calabria e Messina e viceversa, con obblighi di servizio pubblico per la continuità territoriale marittima;

   il disciplinare del summenzionato bando garantirebbe solo le tre tabelle di armamento dei tre mezzi richiesti dal bando, ovvero n. 21 unita (7 unita per mezzo veloce) su un totale di 68 unità attualmente operanti;

   si rileva la reiterata richiesta delle organizzazioni sindacali di applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, Mobilità Area Contrattuale Attività Ferroviarie per i dipendenti Blujet S.r.l. essendo dipendenti di una società direttamente controllata da Rfi, che espleta servizio di continuità territoriale, avrebbe offerto maggiori tutele e garanzie ai lavoratori –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione e se non intenda, quale committente del contratto di programma con Rfi, richiamare la Blujet S.r.l. all'applicazione del contratto di lavoro conforme al settore di attività e, nelle more, verificare e sollecitare il rispetto della clausola sociale, al fine di garantire tutto il personale attualmente impiegato nel servizio.
(4-11146)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro della salute, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   come si apprende da un comunicato diffuso dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, nella riunione della Conferenza Stato-Regioni del 12 gennaio 2022 è stata raggiunta l'intesa sullo schema del decreto del Ministro Patuanelli relativo alle piante officinali, adottato di concerto con i Ministeri della transizione ecologica e della salute, che recepisce quanto disposto dagli articoli 1 e 3 del decreto legislativo n. 75 del 2018;

   all'articolo 1, comma 4, dello schema di decreto si legge che la coltura della Cannabis sativa L. delle varietà ammesse per la produzione di semi e derivati è condotta ai sensi della legge n. 242 del 2016, e che la coltivazione delle piante, ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale, è disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, che ne vieta la coltivazione senza prescritta autorizzazione del Ministero della salute;

   ai sensi dell'articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, le varietà di piante agricole le cui sementi e i materiali di moltiplicazione non sono soggetti a restrizioni di commercializzazione sono indicate nel «Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole», tra cui è indicata la Cannabis sativa L., a basso contenuto di Delta-9-tetraidrocannabinolo e Delta-8-trans-tetraidrocannabinolo;

   con circolare 5059 del 23 maggio 2018, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha confermato che, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 242 del 2016, la coltivazione delle varietà di cui al catalogo sopracitato, escluse dall'ambito di applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, è consentita senza necessità di autorizzazione, richiesta, invece, per la coltivazione di Canapa ad alto contenuto di THC, specificando che le infiorescenze, pur non essendo citate espressamente nella legge n. 242 del 2016, rientrano nell'ambito dell'articolo 2, comma 2, lettera g), rubricato, liceità della coltivazione, purché tali prodotti derivino dalle varietà ammesse, il cui contenuto di THC non superi i livelli stabiliti dalla normativa;

   peraltro, la Corte di giustizia dell'Unione europea si è espressa sul mercato comune della canapa con la sentenza 462/01 del 16 gennaio 2003, in cui ha condannato la Svezia in ragione di alcune normative interne che limitavano la coltivazione della canapa industriale, giudicate in contrasto con il regolamento n. 1308 del 2013, e con una seconda sentenza resa nel caso C-663/18 del 20 novembre 2020, ove, interpretando gli articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea in senso ostativo a qualsiasi normativa nazionale che vieti la commercializzazione del Cbd legalmente prodotto in uno Stato membro, qualora estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi, ha chiarito che qualunque Stato membro che intenda limitare la circolazione del Cbd (contenuto naturalmente in tassi elevati nella varietà della Cannabis sativa, a fronte di modesti contenuti di THC) dovrà dimostrare che «l'asserito rischio reale per la salute non risulti fondato su considerazioni puramente ipotetiche» alla luce di una valutazione del rischio per la salute basata «sui dati scientifici più affidabili», e che, conseguentemente, l'utilizzo della pianta intera di Canapa sativa, fiori e infiorescenze inclusi, a fini industriali, è lecito. Si consideri inoltre all'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 si esclude esplicitamente il divieto di coltivazione delle piante di cui alle tabelle I e II per gli usi industriali consentiti dalla normativa dell'Unione europea;

   alla lettura dell'articolo 1, comma 4, del recente schema di decreto relativo alle piante officinali, non risulta di immediata comprensione se la coltivazione di Cannabis Light a basso contenuto di THC, ai fini della produzione di foglie o infiorescenze, sia da intendersi, per effetto del nuovo decreto, sussunta nella disciplina di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, che ne vieterebbe la coltivazione in mancanza di autorizzazione, né se con lo stesso si intenda comportare un effetto interpretativo nei confronti della disciplina di cui alla legge n. 242 del 2016;

   con riferimento al rapporto tra la legge n. 242 del 2016 e lo schema di decreto interministeriale, come da giurisprudenza di legittimità si rileva che una legge ordinaria, in quanto fonte di rango superiore, non può essere derogata da una di rango inferiore come quella emanata da un decreto ministeriale –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno specificare, anche alla luce di un testo, secondo l'interrogante, dal carattere equivoco, quale è quello dell'articolo 1, comma 4, dello schema di decreto interministeriale di cui in premessa, relativo alle piante officinali, al fine di tutelare il lavoro di oltre quindicimila operatori della filiera, che la coltivazione di Cannabis sativa L., derivata dalla messa a dimora di sementi comprese nella varietà catalogate ai sensi della direttiva europea n. 53 del 2002, che prevede un range pari a 0,2 per cento, con estensione di tolleranza sino allo 0,6 per cento ai sensi della legge n. 242 del 2016, finalizzata alle destinazioni di cui all'articolo 2, comma 2, della stessa legge e nel rispetto della normativa di settore, non è assoggettata alla disciplina di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990.
(2-01407) «Magi».

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLAROSA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinanza del Ministero della salute del 9 gennaio 2022 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 6 del 10 gennaio 2022 dispone, al comma 2 dell'articolo 1: «2. Per il medesimo periodo stabilito al comma 1, agli studenti di scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado è consentito l'accesso ai mezzi di trasporto scolastico dedicato e il loro utilizzo, in deroga a quanto previsto dall'articolo 9-quater, comma 1, del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52 come modificato dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 229, fermo restando l'obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 ed il rispetto delle linee guida per il trasporto scolastico dedicato di cui all'allegato 16 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021»;

   il Ministero della salute, con la sua ordinanza, ha chiarito quindi che il trasporto scolastico dedicato non è equiparato a trasporto pubblico locale rispetto all'uso delle Certificazioni verdi Covid-19 ed è accessibile fino al 10 febbraio 2022 agli studenti anche sopra i 12 anni, con solo obbligo di mascherina Ffp2 e quindi senza Green pass;

   le attuali mascherine Ffp2 sono state concepite e testate popolazione adulta come conferma anche il direttore generale dell'Ente italiano di normazione Uni, Ruggero Lensi, il quale ha dichiarato durante un'intervista che: «Le maschere filtranti Ffp2 sono state immesse nel mercato dell'Unione europea come dispositivi di protezione delle vie respiratorie per i lavoratori. Quindi non esistono Ffp2 certificate per bambini. I minori non sono stati considerati nella norma perché non sono lavoratori e alcuni parametri sono adatti solo agli adulti. Esistono Ffp2 di taglia piccola, ma non possono essere considerate valide per i bambini»;

   anche il segretario nazionale di FederFarma, Dr. Roberto Tobia in data 10 gennaio 2022, ha confermato durante un servizio del programma «Striscia la notizia» come non esistano oggi delle mascherine Ffp2 certificate per bambini;

   il Ministro Bianchi durante la trasmissione «Che Tempo che fa» del 16 gennaio 2022 ha dichiarato inoltre che: «rispetto ai ragazzi il Governo ha fatto una scelta, quella di calmierare il prezzo delle mascherine» riferendosi chiaramente alle classiche mascherine Ffp2 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se intenda chiarire quali studi o analisi siano stati utilizzati per le normative che hanno previsto l'obbligo delle mascherine Ffp2 ai bambini con età superiore ai 6 anni che utilizzano il trasporto pubblico e/o scolastico.
(4-11140)


   TIMBRO e FORNARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di stampa – a seguito dell'acquisizione di dati presentati dall'associazione Luca Coscioni – che presso l'ospedale di Cirié, punto di riferimento sanitario per almeno 100 mila persone dalle alte Valli di Lanzo a Venaria, su un numero di nove ginecologi presenti in organico la totalità sono obiettori per quanto riguarda la pratica dell'interruzione volontaria di gravidanza;

   il direttore generale dell'Asl To4, verificata la correttezza del dato, ha sottolineato che l'interruzione di gravidanza viene garantita da altri presidi sanitari dell'Asl (Ivrea e quello di Chivasso), tuttavia la distanza che intercorre tra l'ospedale di Cirié e gli altri presidi sanitari rende, di fatto, estremamente problematica la situazione;

   sul territorio italiano risultano esservi varie realtà analoghe, in particolare risultano esservi ben 15 presidi della sanità pubblica che non praticano in assoluto l'interruzione volontaria di gravidanza;

   la decisione del 10 settembre 2013 del Comitato europeo dei diritti sociali (Ceds) sul reclamo n. 87 del 2012 (caso International Planned Parenthood FederationEuropean Network – Ippf En – v. Italy), avente a oggetto l'applicazione, in Italia, della legge in materia di interruzione di gravidanza, ha precisato che l'articolo 9, comma 4, della legge n. 194 del 1978 stabilisce un giusto equilibrio per risolvere il conflitto tra il diritto individuale del medico all'obiezione di coscienza e il dovere delle strutture sanitarie di assicurare «in ogni caso» la soddisfazione del diritto all'interruzione di gravidanza;

   il Comitato europeo dei diritti sociali, con decisione pubblicata in data 11 aprile 2016, ha condannato l'Italia per la violazione di numerose disposizioni della Carta sociale europea, poiché l'alta percentuale di obiezione di coscienza all'interruzione volontaria di gravidanza del personale sanitario e la mancata adozione delle necessarie misure da parte delle competenti autorità nazionali e regionali necessarie a rendere effettiva l'applicazione della legge finiscono per violare gravemente il diritto alla salute delle donne;

   il Comitato ha ritenuto, nella decisione sopra menzionata, che la disparità nelle possibilità di accedere ai servizi abortivi per le donne e la necessità di spostarsi sul territorio nazionale per interrompere la gravidanza comporti una discriminazione ingiustificata con conseguente violazione del combinato disposto tra diritto alla salute e divieto di discriminazione previsto dall'articolo 11 della Carta sociale europea e dell'articolo E della medesima;

   la deliberazione del Consiglio regionale del Piemonte n. 300 – 27935, «Indirizzi e criteri per garantire l'effettivo accesso alle procedure per l'interruzione della gravidanza, ai sensi dell'articolo 9, comma 4, della legge 22 maggio 1978, n. 194», approvata il 3 luglio 2018, ha impegnato la regione a individuare la percentuale di obiettori di coscienza presso le strutture sanitarie regionali e la loro distribuzione, e deliberava che le aziende sanitarie locali, nelle zone con una concentrazione di obiettori di coscienza superiore al 50 per cento, dovessero ricorrere a procedure di mobilità del personale e, se ciò non fosse stato sufficiente, che potessero bandire concorsi riservati a medici specialisti che pratichino l'Ivg –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione espressa in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere, al fine di verificare che in tutte le strutture sanitarie presenti sul territorio nazionale sia garantito pienamente ed in sicurezza il diritto di ogni donna all'interruzione volontaria di gravidanza.
(4-11141)


   MELONI e DEIDDA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sabato 8 gennaio 2022 una ragazza di 25 anni residente a Sassari, Alessia Nappi, incinta di cinque settimane, poco dopo essere stata respinta dal Pronto soccorso dell'ospedale San Pietro ha perso il bambino;

   stando al racconto della ragazza, pur essendo vaccinata e in possesso del super green pass quando è arrivata al Pronto soccorso con dolori e perdite di sangue è stata rimandata a casa perché sprovvista di tampone molecolare e le è stato detto di tornare due giorni dopo, ma lei poco dopo ha avuto un aborto spontaneo, all'esterno dell'ospedale;

   sabato 14 gennaio 2022 la direzione sanitaria dell'ospedale ha diffuso un comunicato esprimendo «dispiacere per quanto accaduto alla signora e l'avvio di un audit interno con tutti i soggetti interessati affinché venga fatta chiarezza»;

   non è accettabile che una donna incinta, che mostra evidenti e gravissimi segni di malessere, non sia immediatamente presa in cura dalla struttura sanitaria cui si rivolge –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, rispetto ai fatti esposti in premessa, al fine di accertare con chiarezza di chi siano le responsabilità che hanno portato al tragico epilogo per la ragazza e assumere i conseguenti provvedimenti.
(4-11142)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il servizio del 17 maggio 2021 di Report «Terra Felix» ha mostrato la barbara gestione di finto compost nei comuni di Acerra e Giugliano;

   in data 19 maggio 2020 i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Napoli sequestravano n. 1 terreno agricolo dell'estensione di 7.000 metri quadri in cui erano presenti 11 cumuli di compost; n. 1 terreno agricolo dell'estensione di 15.000 metri quadri in cui era già stato effettuato lo spandimento del compost;

   da quanto accertato sui luoghi non vi sarebbe stato, a quanto consta all'interrogante, alcun rispetto delle prescrizioni contenute nel decreto ministeriale 19 aprile 1999 e di quanto stabilito dalla delibera del Cicr del 27 luglio 1984 sull'impiego del compost, ed in particolare non risulterebbe essere stata effettuata una verifica circa il pre-spandimento del contenuto dei metalli sui suoli di destinazione, né risulterebbe la presenza di un'apposita relazione attestante l'impiego e lo spandimento del compost;

   dalla documentazione fornita durante il sopralluogo dal conduttore dei terreni, sig. Caputo, è emerso che il materiale risulta essere prodotto dalla società Castaldo HighTech SPA, sita nel comune di Giugliano in Campania;

   in data 28 maggio 2020 il giudice per le indagini preliminari (Gip) convalidava ed emetteva decreto di sequestro preventivo, paventando, peraltro, «che sussiste nella fattispecie il fumus del reato ipotizzato in rubrica dal P.M., dovendosi fare integrare richiamo a quanto emerge nel verbale di sequestro redatto dai CC N.O.E.» cioè inquinamento ambientale colposo (articoli 452-bis e quinquies codice penale);

   in data 17 dicembre 2020 il pubblico ministero chiedeva al Gip l'archiviazione, sostenendo che non sussistessero gli elementi richiesti dall'articolo 452-bis e quinquies;

   successivamente il Gip emetteva decreto esecutivo di sequestro;

   a seguito delle indagini, la trasmissione Report ha seguito, con mesi di riprese, insieme ai volontari di Acerra, lo spargimento di finto compost sui campi, in cui sono state rinvenute plastiche e altri tipi di tessuti mischiati al terreno. Alcuni volontari «anti-roghi» di Acerra hanno ripreso lo sversamento di compost in alcuni campi siti nella stessa Acerra;

   secondo l'inchiesta di Report, sarebbero stati scaricati quintali di compost attraverso lo stesso iter: i camion partivano dalla Castaldo e arrivavano ad Acerra, come dimostrano i documenti di trasporto;

   in una e-mail inviata alla redazione di Report, la Castaldo ha specificato che non ci sono indagini in corso sull'azienda, mentre secondo Report le procure di Napoli e Nola starebbero facendo accertamenti sulla vicenda;

   i fatti sopra richiamati sono molto gravi in quanto, oltre agli illeciti rilevati, recano indubbiamente un grave danno all'ambiente e potenzialmente alla salute, in quanto tali spandimenti di finti ammendanti hanno riguardato campi agricoli, i cui raccolti sono stati poi distribuiti e venduti –:

   di quali informazioni disponga il Governo circa i terreni di cui in premessa coinvolti dagli spandimenti illeciti;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza per avviare procedimenti di messa in sicurezza di tali terreni e, in caso contrario, quali iniziative di competenza siano attualmente in essere su tali terreni, al fine della tutela dell'ambiente e della salute (suddivisi per comune e per provincia);

   se il Governo ritenga necessario adottare iniziative, anche normative per limitare lo spandimento di ammendanti.
(4-11143)


   PERCONTI, SUT, CHIAZZESE, CASA, D'ORSO, GIARRIZZO e SCERRA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'11 dicembre 2021, l'esplosione avvenuta in una palazzina di quattro piani a Ravanusa, nell'Agrigentino, ha causato la morte di svariate persone;

   la deflagrazione ha interessato un'area di 10 mila metri quadrati e, tra le possibili cause, si è ipotizzata una ingente perdita di gas nella rete;

   secondo quanto riportato da un articolo pubblicato online da Agrigentooggi.it del 13 dicembre 2021, già nel 2014 gli amministratori giudiziari, nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò la società Italgas, avevano disposto una attività di verifica su sessanta reti, verifica dalla quale erano emerse grosse criticità e difformità sia nell'agrigentino, che nel resto d'Italia;

   i fatti accaduti a Ravanusa, pertanto, riportano alla ribalta il problema della sicurezza delle reti gas nel nostro Paese;

   come noto, i distributori devono attenersi a rigidi parametri di sicurezza, secondo modalità e procedure indicate dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera); tuttavia, gli incidenti nella rete sono rari ma possibili;

   secondo gli ultimi dati disponibili, pubblicati nel rapporto stilato dal Comitato italiano gas (Cig), nel 2019 gli incidenti sulla rete di distribuzione gas sono stati undici –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza per acquisire ogni utile elemento al fine di contribuire a fare chiarezza in ordine alle problematiche inerenti allo stato di manutenzione e sostituzione delle reti del gas naturale e quali improcrastinabili iniziative, per quanto di competenza, ritenga di adottare per garantire adeguate condizioni di sicurezza, delle predette reti su tutto il territorio nazionale.
(4-11147)

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ASCARI, SARLI e BERTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 7 dicembre 2020 i carabinieri hanno effettuato una vasta operazione, denominata «Accoglienza», nelle province di Massa-Carrara e Lucca nell'ambito di un'indagine anticorruzione, coordinata dalla procura di Massa;

   i reati contestati, a vario titolo, sono corruzione e traffico di influenze illecite e coinvolgono funzionari pubblici, di enti locali e gestori di una cooperativa;

   sono stati sottoposti agli arresti domiciliari: Filippo Abramo Bellesi, sindaco di Villafranca in Lunigiana; Paola Giusti, responsabile del Centro affidi dei servizi sociali per il comune di Massa; Rosanna Vallelonga, responsabile della commissione multidisciplinare Asl distretto della Lunigiana, nonché direttore della Società della salute della Lunigiana; Mauro Marcelli, all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio Suap unificato per i comuni della Lunigiana; Rosa Russo, all'epoca dei fatti giudice onorario presso il tribunale per i minori di Firenze; Marino Petracci, consigliere comunale di Montignoso; Alessio Zoppi, Enrico Benassi e Tamara Pucciarelli, gestori della cooperativa Serinper che gestisce strutture protette per l'accoglienza di minori e nuclei familiari disagiati;

   secondo gli inquirenti, i soggetti coinvolti avrebbero lucrato con la gestione di strutture protette per minori e case di accoglienza per famiglie disagiate, creando un «sistema corruttivo», posto in essere dai dirigenti della cooperativa Serinper, basato «sulla metodica assunzione di parenti e amici di funzionari pubblici, tra cui quelli addetti al controllo del settore, e di coloro che, per qualche ragione, erano reputati “utili alla causa”»;

   questo sistema corruttivo ha permesso ai dirigenti della Serinper di ottenere «innumerevoli vantaggi, quali l'accumulo di ingenti profitti economici massimizzati dall'inserimento di utenti all'interno delle strutture in numero notevolmente superiore a quello consentito per legge, e dalla sistematica elusione dell'osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con i vari enti della pubblica amministrazione», in particolare, i ricavi della cooperativa sono aumentati di 13 volte, passando dai 200 mila euro del 2011 a 2,74 milioni di euro del 2017;

   sono emerse «gravissime violazioni degli standard minimi richiesti», quali la somministrazione di cibo di scarsa qualità e in quantità insufficienti, la mancanza di condizioni igienico-sanitarie adeguate e di personale qualificato;

   i minori venivano fatti dormire in giacigli di fortuna ed erano vessati con continue minacce e sottoposti a manovre di costrizione fisica;

   dalle denunce da parte di alcuni ex dipendenti, emerge un quadro agghiacciante: «Un bimbo era stato imbottito di calmanti perché non desse più problemi. A Natale? Poverini, si erano vestiti bene, pensavano di fare festa: nel piatto del cenone però hanno trovato soltanto insalata e un surgelato»; «I vicini delle strutture di Aulla non hanno mai visto i bimbi fuori a giocare. [...] il frigorifero era quasi sempre vuoto, facevano la spesa una volta la settimana e molte volte capitava che i bimbi dovessero dividersi i pasti. Mi ricordo un adolescente particolarmente agitato: lo hanno imbottito di tranquillanti perché si calmasse e non desse più problemi»;

   i fatti finora descritti, se confermati, dipingono un sistema vergognoso e inaccettabile di diffusa corruzione a danno di una categoria particolarmente fragile che, invece, avrebbe diritto a maggiori tutele da parte dello Stato –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, al fine di quanto esposto in premessa, inclusa la possibilità di attivare servizi ispettivi presso le strutture coinvolte, nonché un'istruttoria ai fini dell'eventuale adozione di iniziative di cui al comma 1, lettera a), dell'articolo 141 del testo unico enti locali, in relazione agli enti locali coinvolti.
(4-10828)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che l'operazione denominata «Accoglienza» è stata condotta dall'arma dei carabinieri nelle province di Lucca e Massa-Carrara, nell'ambito di un'indagine anticorruzione coordinata dalla procura di Massa, relativa alla gestione di strutture protette per minori e case di accoglienza per famiglie disagiate.
  Gli sviluppi dell'indagine hanno portato all'esecuzione di otto misure cautelari a carico di cinque amministratori e funzionari pubblici della provincia di Massa Carrara e di tre dirigenti della cooperativa sociale Serimper di Massa; i reati contestati sono corruzione e traffico di influenze illecite.
  Al riguardo, nell'interrogazione si chiede di valutare la possibilità di attivare un'istruttoria ai fini dell'eventuale adozione di iniziative di cui al comma 1, lettera
a), dell'articolo 141 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (Tuel), in relazione al coinvolgimento nell'inchiesta di titolari di cariche elettive in enti locali del territorio.
  Con riferimento a quest'ultimo aspetto, occorre evidenziare che l'intervento statale è limitato a fattispecie tipiche, tassativamente indicate dalla legge, la cui concretizzazione legittima l'adozione della misura di rigore.
  In particolare, relativamente all'applicazione dell'articolo 141, comma 1, lettera
a) del Tuel, è necessaria la presenza dei requisiti della gravità e della persistenza della violazione di legge.
  In tal senso, non una qualsiasi violazione di legge può legittimare un intervento straordinario che incide in via definitiva sull'autonomia dell'ente e su organi democraticamente eletti, bensì solo una violazione che si qualifichi come particolarmente grave, tale cioè da riflettersi direttamente sulle posizioni giuridiche soggettive dei cittadini, ovvero sulla funzionalità del comune, ovvero del sistema dei pubblici poteri interferendo nella sfera di altri soggetti pubblici.
  Ciò premesso, per quanto riguarda, in particolare, l'inchiesta citata nell'interrogazione, il Ministero della giustizia ha riferito che è tuttora in corso una complessa attività di indagine, coperta dal segreto istruttorio. La prossima udienza davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Massa, nell'ambito del procedimento penale scaturito dalla predetta indagine, è prevista per il 16 dicembre prossimo.
  Con riferimento alle iniziative adottate, le prefetture di Lucca e Massa-Carrara hanno riferito che, a seguito dell'esecuzione delle misure disposte dall'autorità giudiziaria, le commissioni multidisciplinari delle Asl competenti hanno ispezionato tutte le case di accoglienza coinvolte, due delle quali sono ubicate in provincia di Lucca e dieci in quella di Massa Carrara.
  Le case di accoglienza carenti dei requisiti previsti dalla legge, all'esito delle suddette ispezioni, sono state segnalate ai sindaci dei comuni territorialmente competenti, per i conseguenti provvedimenti di chiusura ai sensi degli articoli 50 e 54 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali.
  In particolare, al momento risultano non più operative, perché colpite da provvedimento di chiusura delle competenti amministrazioni comunali, le due strutture in provincia di Lucca e cinque di quelle in provincia di Massa Carrara. Delle sette strutture chiuse due erano riconducibili alla citata cooperativa sociale Serimper, il cui legale rappresentante è stato denunciato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Lucca per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità (articolo 650 c.p.).
  Inoltre, nelle more della conclusione delle indagini, il prefetto di Massa Carrara ha ritenuto di procedere con urgenza nei confronti del sindaco del comune di Villafranca in Lunigiana, dichiarandone già dal 9 dicembre 2020 cautelativamente la sospensione dalla carica ai sensi dell'articolo 11, comma 2 del decreto legislativo, n. 235 del 2012, in quanto sottoposto agli arresti domiciliari; tale sospensione è stata poi revocata il 19 marzo scorso, in seguito al provvedimento del giudice per le indagini preliminari che aveva disposto la revoca degli arresti domiciliari. La misura della sospensione dalla carica non ha interessato altri amministratori pubblici, indagati in stato di libertà.
  Per quanto riguarda, infine, la richiesta di promuovere un'ispezione da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che l'attività dei servizi ispettivi ha natura conoscitiva e referente, e ha come finalità quella di verificare la regolarità e la proficuità della spesa e il regolare funzionamento dei servizi che, in modo diretto o indiretto, interessino la finanza pubblica presso le pubbliche amministrazioni.
  In proposito, il predetto dicastero ha altresì rappresentato che i fatti segnalati sono già – come noto – all'attenzione della magistratura ordinaria e, se confermati, integrerebbero ipotesi di reato piuttosto che irregolarità amministrative, senza dire che un'eventuale verifica ispettiva potrebbe confliggere con le indagini in corso, con conseguente impossibilità di acquisire atti e documenti.
  Allo stato degli atti, pertanto, il Ministero dell'economia e delle finanze non ritiene opportuno disporre una verifica amministrativo-contabile presso i comuni interessati dalle indagini.
  Si assicura, da ultimo, che il Ministero dell'interno – tramite le Prefetture territorialmente competenti – continuerà a monitorare lo sviluppo della vicenda, ai fini dell'eventuale adozione di iniziative di competenza.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   BARBUTO, NAPPI, NAPPI e GRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nel luglio 2018, ha bandito il concorso «Ripam MAECI», per l'assunzione a tempo indeterminato di 44 funzionari da inquadrare nel profilo di funzionario dell'area della promozione culturale;

   a seguito della pubblicazione della graduatoria di vincitori e idonei, avvenuta nel dicembre 2019, in 99 sono risultati idonei e i 44 candidati risultati vincitori sono stati assunti nel giugno 2020;

   la legge di bilancio n. 178 del 2020, all'articolo 1, comma 923, ha autorizzato il Ministero a reclutare per l'anno 2021, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste e nel limite delle proprie dotazione organiche, 50 dipendenti della terza area, posizione economica F1, mediante il bando di nuovi concorsi, l'ampliamento dei posti messi a concorso e lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi già banditi;

   esiste, pertanto, una graduatoria composta da 55 idonei non vincitori, da cui attingere per l'assunzione nell'anno 2021 per il rafforzamento della dotazione organica Apc;

   tuttavia, oltre alle 10 unità rese disponibili dal turn over, sembra che il Ministero, anziché attingere dalla graduatoria del suddetto concorso esterno, avrebbe convocato ulteriori 5 unità attingendo dallo scorrimento di una graduatoria di un concorso interno bandito nel 2019 per la progressione verticale dalla seconda alla terza area, nonostante i partecipanti avessero sottoscritto una dichiarazione nella quale riconoscevano di non essere assimilabili agli idonei dei concorsi ordinari; se tutto ciò fosse vero, preme sottolineare che detta convocazione è non solo in netto contrasto con l'orientamento del Dipartimento della funzione pubblica, che considera gli idonei di un concorso interno non assimilabili agli idonei di un concorso esterno, ma anche con le recenti pronunce giurisprudenziali in tal senso (Tar Lazio sentenza n. 3131/2018 - Consiglio di Stato sentenza n. 5029/25015 - Corte dei conti Toscana delibera n. 34/2021 e delibera n. 35/2021) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra evidenziato;

   se non ritenga necessario ed indispensabile verificare l'operato dell'amministrazione e quali iniziative intenda adottare per procedere alla corretta assunzione sui posti attualmente disponibili mediante lo scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso «Ripam MAECI»;

   se non ritenga, anche alla luce di quanto previsto dall'articolo 1, comma 923, della legge n. 178 del 2020 di ampliare le dotazioni organiche degli Apc, così da provvedere all'assunzione degli idonei inclusi nella graduatoria di merito del dicembre 2019.
(4-09795)

  Risposta. — Negli ultimi anni la Farnesina ha riservato una particolare attenzione all'Area della promozione culturale (APC), quale componente fondamentale di un piano strategico di promozione e di rilancio internazionale della cultura, del turismo e del made in Italy.
  Per questo motivo, nel 2018, per tale area professionale è stato bandito uno specifico concorso che ha permesso nel febbraio 2020, attraverso l'assunzione di 44 unità, di sanare le gravi carenze di organico registrate negli anni precedenti. Nel 2021 sono state poi assunte ulteriori 10 unità, tra gli idonei non vincitori dello stesso concorso.
  I funzionari APC oggi in servizio ammontano a 145 unità, con una copertura dell'organico maggiore rispetto ad altri profili. Ne consegue che, in un'ottica di corretta distribuzione delle risorse umane, le 50 nuove assunzioni nella terza area autorizzate dalla legge di bilancio 2021, richiamate nel testo dell'interrogazione, interesseranno il reclutamento di professionalità diverse da quelle della promozione culturale ma altrettanto necessarie per il corretto funzionamento del Ministero e della sua rete estera; si tratta di funzionari amministrativi, informatici, economico-finanziari e archivisti.
  Preciso che, sotto il profilo normativo e giurisprudenziale, la Farnesina ha sempre agito in modo opportuno e legittimo, previa autorizzazione da parte dei competenti organi di controllo degli atti posti in essere.
  Sarebbe certamente auspicabile disporre di un'integrazione della dotazione organica del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, da inserire in un adeguato veicolo normativo. Questa permetterebbe di disporre di maggiori risorse da impiegare soprattutto nella rete estera per il corretto funzionamento delle sedi diplomatiche e consolari e, più in generale, per la promozione del sistema Paese. Al riguardo, anche alla luce dell'avvenuto rifinanziamento del Fondo per il potenziamento della promozione della cultura e della lingua italiana all'estero (articolo 1, comma 587 della legge 11 dicembre 2016, n. 232), con l'obiettivo di rafforzare l'azione di promozione integrata del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è stata programmata un'espansione della rete all'estero che prevede l'istituzione di 6 nuovi istituti di cultura e di 13 posti da addetto culturale presso la rete diplomatico-consolare.
  L'ampliamento della dotazione organica complessiva della Farnesina e, al suo interno, di quella relativa all'area della promozione culturale sarebbe coerente con il rafforzamento della promozione internazionale del Sistema Italia, tanto più necessaria nell'attuale fase che impone un impegno straordinario per rilanciare l'economia italiana.
  Pur a fronte della necessità di preservare un corretto equilibrio tra i diversi profili professionali, non si può che esprimere la massima disponibilità a procedere a un ulteriore scorrimento delle graduatorie, e in tal senso la direzione generale per le risorse e l'innovazione della Farnesina sta operando con le competenti amministrazioni di settore, Ministero dell'economia e delle finanze e dipartimento della funzione pubblica.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   BIGNAMI. — Al Ministro del turismo, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dal 14 giugno 2021 la capienza massima sui mezzi pubblici è tornata all'80 per cento della sua capacità, quindi per autobus, trasporti, treni e aerei la capienza è passata dal 50 per cento all'80 per cento;

   tuttavia, per i bus turistici la capienza è rimasta al 50 per cento rispetto alla capacità di contenimento del mezzo;

   il settore afferente ai bus turistici, a causa della pandemia da COVID-19 e nei periodi in cui vi è stato il lockdown o la «zona rossa», ha subito ingenti perdite economiche;

   oltretutto, stante quanto avrebbero dichiarato esponenti del settore nei bus turistici non sussiste la possibilità di sforare la capienza massima, poiché non vi è una vendita di biglietti superiore rispetto ai posti disponibili (Trasporti, la richiesta: «Capienza all'80 per cento anche per bus turistici» – Confartigianato imprese Parma (confartigianatoparma.it);

   per l'interrogante non sussisterebbe alcuna logica nel mantenere la capienza massima dei bus turistici al 50 per cento siccome, in tale settore, vi è la capacità, mediante la prenotazione dei biglietti, di gestire il numero di persone a bordo di un determinato mezzo;

   sarebbe opportuno a parere dell'interrogante una valutazione sulla possibilità di incrementare la capienza massima dei mezzi turistici dal 50 all'80 per cento al fine di consentire al settore una maggiore duttilità organizzativa e di recuperare progressivamente le perdite economiche subite durante le limitazioni e restrizioni causate dal COVID-19 –:

   se intendano porre in essere iniziative volte a portare la capienza massima dei bus turistici dal 50 all'80 per cento, analogamente a quanto avvenuto per i mezzi del trasporto pubblico locale;

   se e per quale motivo non sia stata portata già dal mese di giugno 2021 la capienza massima dal 50 all'80 per cento;

   se e quante risorse siano state allocate per il settore in questione in termini di ristori economici.
(4-10078)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si chiede se vi sia l'intendimento di portare la capienza massima dei bus turistici dal 50 all'80 per cento, analogamente a quanto avvenuto per i mezzi del trasporto pubblico locale e quali risorse siano state allocate per il settore in questione in termini di ristori economici.
  Al riguardo, si rappresenta che le linee guida adottate in data 30 agosto 2021, con ordinanza del Ministro della salute, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, alla voce «Servizi di trasporto commerciali e non di linea» dispongono che, a far data dal 1° settembre e fino al 31 dicembre 2021, è consentito l'accesso – solo alle persone munite di certificazione verde COVID-19 – nel limite della capienza massima, dell'80 per cento dei posti consentiti – ad autobus adibiti:

   a) servizi di trasporto persone, a offerta indifferenziata, effettuati su strada in modo continuativo o periodico su un percorso che collega più di due regioni ed eventi, itinerari, orari, frequenze e prezzi prestabiliti;

   b) a servizi di noleggio con conducente, esclusi quelli impiegati nei servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale e regionale.

  A ciò va aggiunto che i miei uffici si sono espressi favorevolmente in ordine a tre, emendamenti (2.0.1 Senatore Pergreffi e altri; 2.0.2 Senatore Margiotta e 2.0,3. Senatore Malan e altri) presentati nell'ambito dei lavori di conversione del decreto-legge 21 settembre 2021 n. 127 «Misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening», che prevedono l'accesso a bordo di autobus adibiti a servizi di noleggio con conducente – esclusi quelli impiegati nel trasporto pubblico locale e regionale ai soggetti muniti di certificazione verde COVID-19, con capienza consentita pari a quella massima di riempimento.
  In ordine alle misure di sostegno destinate al settore, segnalo che, per quanto di diretta competenza del mio Dicastero, l'articolo 182, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020 n. 77, ha istituito un fondo sullo stato di previsione del Ministero del turismo finalizzato all'erogazione di contributi in favore delle categorie colpite dall'emergenza da COVID-19 – tra i quali le imprese che effettuano trasporto di persone, in aree urbane e sub urbane, mediante autobus scoperti – alle quali sono stati destinati 5 milioni di euro a valere sulle risorse stanziate per l'anno 2020 e 2 milioni di euro a valere sulle risorse stanziate per l'anno 2021, come stabilito con il mio decreto n. SG/243 del 24 agosto 2021, a seguito del quale, il 18 ottobre 2021, sul nostro sito istituzionale è stato pubblicato l'avviso pubblico n. prot. SG/666 del 13 ottobre 2021, finalizzato alla concreta erogazione delle predette risorse.
  A tali stanziamenti si aggiungono, inoltre:

   30 milioni di euro destinati alle imprese esercenti il trasporto turistico di persone mediante autobus coperti, di cui al Fondo di 220 milioni di euro istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze dall'articolo 26, comma 1, del decreto-legge 22 marzo 2021 n. 41, convertito, con modificazioni dalla legge 21 maggio 2021 n. 69, come modificato dall'articolo 7, comma 6-quinquies, del decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73, convertito con modificazioni dalla legge n. 106 del 2021;

   20 milioni di euro per l'anno 2020 del Fondo istituito sullo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili dall'articolo 85, comma 1, lettera a), del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, incrementati di 5 milioni di euro per l'anno 2021 dall'articolo 7, comma 6-quater, del decreto-legge 25 maggio 2021 n. 73, convertito con modificazioni dalla legge n. 106 del 2021, destinato alle imprese esercenti i servizi di trasporto di persone mediante autobus che svolgono servizi internazionali, interregionali di competenza statale, e di trasporto regionale e locale non soggetti a obblighi di servizio pubblico.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   BRESCIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della legge 25 marzo 1993, n. 81, prevede che la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati al consiglio comunale e delle collegate candidature alla carica di sindaco per ogni comune debba essere sottoscritta da un numero minimo di firme;

   l'articolo 28, quarto comma, e l'articolo 32, terzo comma, del testo unico n. 570 del 1960 prevedono che la firma degli elettori debba essere apposta su appositi moduli riportanti il contrassegno di lista, il nome, cognome, luogo e data di nascita di ciascuno dei candidati, nonché il nome, cognome, luogo e data nascita di ognuno dei sottoscrittori. La firma di ogni sottoscrittore deve essere autenticata da uno dei soggetti espressamente indicati nell'articolo 14 della legge n. 53 del 1990;

   secondo la decisione 22 febbraio 2002, n. 1087 del Consiglio di Stato, Sezione Quinta, gli articoli 28 e 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960 sono «norme volte ad assicurare, in funzione della piena trasparenza e linearità che devono caratterizzare le operazioni elettorali, che le sottoscrizioni stesse siano state apposte su moduli atti a consentire non solo la conoscenza della lista che si va a presentare, ma anche di avere piena e indubitabile consapevolezza circa l'esatta identità dei candidati inclusi. (...) La loro violazione determina l'illegittimità dell'eventuale ammissione della lista»;

   come emerso da diverse notizie di cronaca e da diverse inchieste della magistratura, tale fase del procedimento elettorale preparatorio risulta esposta a diverse disfunzioni, talvolta con profili di illegittimità che inficiano la parte costituente della competizione democratica;

   alcune disfunzioni sono state ravvisate dal delegato di lista del MoVimento 5 Stelle in occasione della consultazione elettorale per l'elezione del consiglio comunale e del sindaco di Modugno (Bari) tenutasi nel settembre 2020;

   il 15 gennaio 2021 il delegato ha richiesto l'accesso, ai sensi degli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, a tutta la documentazione in possesso dell'ufficio elettorale, riguardante le deleghe relative all'accertamento e alla richiesta dei certificati dei sottoscrittori presenti nelle liste elettorali, comprensiva del numero di protocollo e, a titolo esemplificativo e non esaustivo, delle copie fotostatiche estrapolate dagli originali, prodotte dai delegati di lista all'atto della formalizzazione delle candidature detenuti dall'ente, di tutti i candidati sindaci e di tutte le liste collegate ammesse alla competizione elettorale;

   alla data odierna, a tale richiesta non è stato dato alcun riscontro dall'ufficio competente;

   nei mesi scorsi il comune di Modugno aveva risposto con riscontro positivo della seconda commissione elettorale circondariale e dell'ufficio elettorale del 14 settembre 2020, accogliendo l'istanza, pressoché analoga, presentata dallo stesso delegato il 31 agosto 2020;

   facendo seguito a tale istanza, l'ufficio competente fissava un appuntamento per il 25 settembre in modo da definire il cronoprogramma operativo e consentire un corretto esercizio del diritto di accesso nel rispetto della protezione dei dati sensibili;

   sorprendentemente il 30 settembre lo stesso ufficio dava riscontro negativo alla richiesta;

   in data 17 novembre, attraverso comunicazioni intercorse a mezzo Pec, si manifestava da parte del segretario generale del comune l'intenzione di sollecitare l'ufficio competente a mettere a disposizione la documentazione richiesta;

   tale vicenda dovrebbe fornire un serio impulso alla digitalizzazione del procedimento elettorale preparatorio, riducendo al minimo i margini di discrezionalità e le ipotesi di illegittimità;

   si ricorda che l'articolo 3, comma 7, della legge n. 165 del 2017 aveva già previsto la sperimentazione della raccolta firme in via digitale per le elezioni politiche, ma il relativo decreto attuativo non è mai stato adottato –:

   se il Governo non intenda promuovere le iniziative di competenza per una digitalizzazione del procedimento elettorale preparatorio, come esposta in premessa.
(4-08478)

  Risposta. — In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si comunica quanto segue.
  Come noto, la procedura di presentazione delle candidature costituisce procedimento complesso e disciplinato da diverse fonti normative, sulla base delle quali questa Amministrazione fornisce ai comuni circostanziate indicazioni esplicative in prossimità di ogni tornata elettorale.
  In tale ambito, l'articolo 3, comma 7, della legge n. 165 del 2017 ha previsto che – con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per gli affari regionali – sono definite le modalità per consentire, in via sperimentale, la raccolta con modalità digitale delle sottoscrizioni necessarie per la presentazione delle candidature e delle liste in occasione di consultazioni elettorali, anche attraverso l'utilizzo della firma digitale e della firma elettronica qualificata.
  In virtù di tale disposizione, è stato a suo tempo costituito un apposito gruppo di lavoro formato dai rappresentanti di tutte le Amministrazioni interessate, con il compito di analizzare le problematiche da affrontare e di fornire proposte tecnico-operative da recepire nel suddetto decreto ministeriale.
  I problemi di copertura dei conseguenti oneri finanziari hanno tuttavia interrotto l'
iter di adozione del decreto per la mancanza di una necessaria norma di autorizzazione di spesa.
  Va peraltro considerato che, nell'ottica di favorire la piena inclusione sociale delle persone con disabilità e garantire loro il diritto alla partecipazione democratica, l'articolo 1, commi da 341 a 344, della legge di bilancio n. 178 del 2020 ha istituito un fondo destinato alla realizzazione di una piattaforma di raccolta delle firme digitali da utilizzare per gli adempimenti di cui all'articolo 8 della legge n. 352 del 1970 (richieste di
referendum e iniziative legislative popolari), stabilendo testualmente che «a decorrere dal 1° gennaio 2022, le firme e i dati di cui al secondo comma dell'articolo 8 della legge 25 maggio 1970, n. 352, possono essere raccolti, tramite la piattaforma di cui al comma 341, in forma digitale ovvero tramite strumentazione elettronica con le modalità previste dall'articolo 20, comma 1-bis, del codice dell'amministrazione digitate, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. Le firme digitali non sono soggette all'autenticazione di cui al terzo comma dell'articolo 8 della legge 25 maggio 1970, n. 352».
  Ciò premesso, si rappresenta che l'eventuale introduzione normativa di una modalità digitale nella raccolta delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste richiede grande cautela, soprattutto per quanto concerne la necessità di garantire l'identificazione certa dei sottoscrittori e la sicurezza dei dati personali trattati; occorre infatti considerare che il ricorso a questa modalità di raccolta, per garantire l'identità dei sottoscrittore, non può prescindere dall'uso del Sistema pubblico di identità digitale (SPID) o della Carta d'identità elettronica (CIE), strumenti ancora non in possesso di tutti gli elettori.
  È necessario inoltre tener presente che, in una materia particolarmente delicata come quella della presentazione delle liste elettorali, qualsivoglia modifica procedimentale in chiave telematica dovrebbe essere adeguatamente testata in via sperimentale (per evitare la presentazione di firme false o l'utilizzazione di contrassegni di partiti presenti in Parlamento da parte di soggetti non autorizzati).
  Si evidenzia in ogni caso che, attesa la chiara valenza politica della materia di cui trattasi, eventuali riforme in tali ambiti non potranno che essere valutati nelle competenti sedi parlamentari.
  Per quanto concerne Invece il caso specifico di Modugno, il comune ha riferito in proposito di aver provveduto, nella fase endo-procedimentale connessa alla presentazione delle liste dei candidati, all'immediato rilascio dei certificati elettorali (singoli o cumulativi) dei sottoscrittori di ciascuna lista elettorale.
  Per dare esatto adempimento alle disposizioni vigenti in materia, raccolte nella pubblicazione n. 1 del Ministero dell'interno per l'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale e per non incorrere nelle sanzioni previste in caso di ritardo, è stata ritenuta sufficiente la produzione diretta agli uffici delle liste dei candidati e degli elenchi dei sottoscrittori senza ulteriori formalità. L'addetto ai servizi demografici del comune ha quindi predisposto tempestivamente i relativi certificati, consegnandoli ai richiedenti.
  Per quanto attiene infine il riscontro negativo dato alla richiesta di accesso documentale presentata dal locale Movimento 5 Stelle, il comune di Modugno ha precisato di avere in un primo momento consentito l'accesso agli atti, con nota del 14 settembre 2020, ritenendolo limitato alla documentazione prodotte dalle singole liste per la sottocommissione elettorale e, successivamente, rilevato che l'accesso era riferito anche all'elenco dei sottoscrittori propedeutico al rilascio dei certificati di iscrizione nelle liste elettorali, ne negava l'accesso con nota del 30 settembre 2020.
  Dunque, sempre secondo quanto riferito dal comune, il diniego in questione sarebbe riconducibile non alla mancanza di una volontà ostensiva, ma alle modalità operative sopra descritte che hanno anteposto all'aspetto formale il carattere di urgenza e celerità connesso alla presentazione delle liste. La documentazione richiesta dai promotori dell'accesso (la formale istanza di rilascio di certificati elettorali), infatti, difettava agli atti di ufficio perché la necessità di elaborare con rapidità i certificati di iscrizione nelle liste elettorali dei soggetti sottoscrittori ha fatto ritenere sufficiente, per l'avvio del procedimento, la mera esibizione delle liste dei candidati e degli elenchi dei sottoscrittori.
  Si precisa infine che nessuna delle liste presentate è stata esclusa dalla 6a sottocommissione elettorale circondariale di Modugno, organo deputato alla verifica della documentazione per la presentazione delle candidature; detta sottocommissione ha valutato e accolto, per quanto di competenza, l'istanza di accesso inoltrata dal delegato di lista del Movimento 5 Stelle il 31 agosto 2021 e, con deliberazione n. 257 del 10 settembre 2020, ha consentito l'accesso secondo modalità concordate con lo stesso richiedente, ovviamente nei rispetto delle limitazioni previste in materia di tutela della riservatezza dei dati personali.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come noto ed emerso a mezzo stampa, l'amministratore delegato di Stellantis Spa, società cosiddetta «newco», derivata dalla fusione tra la francese Psa (Peugeot S.A.) ed il gruppo Fca (Fiat Chrysler Automobiles), Carlos Tavares, ha notificato ai sindacati italiani come, ai fini del conseguimento della transizione energetica della società, siano previsti una serie di investimenti atti ad accelerare l'elettrificazione dei prodotti, con conseguente aumento dei costi del 40 per cento circa, che dovranno essere ammortizzati;

   nel corso dell'anno 2020, come noto, Fca aveva ottenuto, grazie al decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, cosiddetto «decreto liquidità», un prestito, dall'istituto di credito Intesa San Paolo, equivalente a 6,3 miliardi di euro, con garanzia Sace, a copertura dell'80 per cento della cifra;

   il rimborso sarebbe stato reso possibile dall'apertura di una nuova linea di credito per 12 miliardi di euro, sottoscritta il 23 luglio 2021 con 29 banche internazionali, con cui Stellantis ha coperto sia il prestito da 6,3 miliardi di euro di Fca, che 3 miliardi di euro di esposizione di Psa;

   come noto, le disposizioni del citato «decreto liquidità» vincolavano l'erogazione di garanzie statali per le linee di credito al mantenimento dei livelli occupazionali, ad investimenti in loco (dunque in Italia, nel caso del prestito Fca) ed impedivano la delocalizzazione delle attività industriali;

   la chiusura della predetta linea di credito, dunque, permette alla newco Stellantis di poter ristrutturare l'intero gruppo, con licenziamenti e delocalizzazioni, essendo ormai assente il vincolo della garanzia statale;

   in una bozza di piano di ristrutturazione aziendale di Stellantis, diffusa a mezzo stampa, sono previsti 12.000 esuberi su 66.000 dipendenti italiani entro il 2024;

   considerato che, anche prima della pubblicazione del citato piano, numerosi impianti italiani sono stati notoriamente considerati poco efficienti e molto costosi, ed il massiccio ricorso ad ammortizzatori sociali come la cassa integrazione (a fronte di utili operativi pari a 15 miliardi di euro per il 2021), è comunque ragionevole osservare il figurarsi di un profilo di rischio dal punto di vista dell'occupazione nei confronti dei dipendenti italiani del gruppo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire i livelli occupazionali dei dipendenti italiani del gruppo Stellantis alla luce dello scenario delineato in premessa.
(4-10095)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento alla situazione degli stabilimenti Stellantis presenti in Italia e chiede che siano garantiti i livelli occupazionali dei dipendenti italiani, in seguito al piano di ristrutturazione aziendale del gruppo.
  In via preliminare, è opportuno sottolineare che il settore
automotive è strategico per l'economia nazionale. Com'è noto, tale settore negli ultimi tempi sta affrontando alcune difficoltà, tra cui quella concernente l'aumento dei costi delle materie prime e l'approvvigionamento di semiconduttori, che incide sui volumi di produzione.
  In questo scenario, gli stabilimenti Stellantis ricoprono un ruolo fondamentale, sia in termini produttivi che occupazionali.
  Anche per questa ragione, il Governo italiano ha investito sugli stabilimenti del Gruppo. È necessario, dunque, monitorare costantemente le scelte che vengono effettuate – sia sotto il profilo del piano industriale, sia sotto il profilo del ruolo attribuito agli stabilimenti italiani negli
asset del gruppo – e richiamare il gruppo stesso agli impegni assunti.
  Sullo specifico fronte occupazionale, è stato interpellato il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il quale ha rappresentato che in data 22 settembre 2021 si è svolta, in modalità
call conference, una riunione tra i rappresentanti dello stesso Ministero, i vertici aziendali del gruppo Stellantis e le rappresentanze sindacali dei lavoratori, per l'esame congiunto della situazione aziendale, ai sensi dell'articolo 24, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, recante il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali.
  All'esito dell'incontro, le parti hanno sottoscritto un accordo avente ad oggetto il ricorso da parte di Stellantis al contratto di espansione, che riguarda le diverse società del gruppo. Nello specifico, l'accordo contempla i seguenti interventi:

   avvio di un programma di assunzioni ricercando specifici profili professionali compatibili con il piano aziendale per un numero complessivo di almeno 130 inserimenti;

   realizzazione di un programma di formazione e riqualificazione professionale che coinvolgerà complessivamente almeno 6.500 lavoratori, al fine di consentire l'adeguamento e lo sviluppo delle competenze del personale, prevedendo anche il ricorso (per il periodo settembre 2021-marzo 2022) al trattamento straordinario di integrazione salariale (CIGS) nei confronti di un massimo di 4.810 lavoratori con una riduzione di orario prevista su base mensile nella misura media del 20 per cento;

   adozione di un piano di esodo anticipato, su base volontaria, fino a un numero massimo di 390 lavoratori in possesso dei requisiti per poter essere accompagnati al pensionamento.

  Al fine di realizzare il programma di formazione e riqualificazione professionale, la società ha previsto una riduzione di orario di lavoro con intervento straordinario di integrazione salariale.
  Infine, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha rappresentato che è stata autorizzata, a seguito della stipula di un contratto di solidarietà, per il periodo dal 1° agosto 2021 al 31 luglio 2022, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dalla s.p.a. dello stabilimento sito in Località San Nicola, a Melfi.
  Al fine di monitorare con attenzione gli impegni assunti dal gruppo Stellantis e l'evoluzione delle problematiche correlate agli stabilimenti italiani, nei mesi di giugno e ottobre 2021, sono stati altresì ascoltati, presso il Ministero dello sviluppo economico, i rappresentanti dell'azienda e dei sindacati.
  In occasione dell'incontro dell'11 ottobre 2021, l'Azienda ha presentato il piano sul distretto di Torino, che diventerà centro strategico del processo di elettrificazione del gruppo, dove, insieme agli investimenti di sviluppo, tecnologie e formazione, si realizzeranno modelli elettrici della 500 e della Maserati.
  Inoltre, l'azienda ha un impegno a proseguire il rapporto con il Governo in merito alle future scelte industriali in Italia.
  In occasione di questi incontri, il Ministro dello sviluppo economico ha espresso soddisfazione in merito agli investimenti, che confermano il ruolo centrale di Torino per la ricerca e l'innovazione. Per quello che attiene, invece, alla
gigafactory di Termoli, il Ministro ha sottolineato l'intenzione del Governo ad accompagnare questa iniziativa.
  Come rappresentato in diverse occasioni, il Governo ritiene necessario un monitoraggio costante del settore
automotive, oltre che un approccio proattivo e un ripensamento della politica industriale del settore in parola, che preveda al contempo il supporto alla domanda e all'offerta. Infatti, un adeguato supporto al sistema industriale rappresenta la premessa per evitare operazioni di delocalizzazione o acquisizione di imprese nazionali.
  Questi sono gli obiettivi del Tavolo di politica industriale dedicato al settore
automotive (Tavolo automotive), istituito presso il Ministero dello sviluppo economico in data 23 giugno 2021 a cui sono seguite, nei mesi di luglio e ottobre, singole riunioni di specifici gruppi di lavoro su temi omogenei, individuati dagli uffici tecnici del Ministero.
  Come specificato in occasione dell'incontro del 23 giugno 2021, è necessario definire una strategia di politica industriale di medio-lungo periodo e individuare i provvedimenti necessari per sostenere la filiera in parola, anche alla luce degli investimenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la mobilità sostenibile.
  Il Tavolo in parola è stato istituito anche in considerazione della trasformazione tecnologica e ambientale del settore, la quale costituisce una sfida, non solo in termini di produzione, ma anche per gli effetti sociali che determina, che l'Italia deve essere in grado di gestire. Il Governo deve assumersi il compito di accompagnare questo processo e definire una strategia industriale, anche alla luce degli investimenti previsti dal PNRR, per far tornare l'Italia tra i principali attori del settore, favorendo la trasformazione tecnologica e la crescita degli investimenti sia italiani che esteri.
  Per questo motivo, il Tavolo coinvolge numerosi attori della filiera ed è articolato in diverse sessioni di lavoro. Tra queste, vi sono una sessione dedicata alla transizione industriale (costruttori e componentistica), una dedicata al mercato dei veicoli, e una sessione dedicata alle infrastrutture (elettrico, idrogeno e combustibili alternativi).
  Rilevante per il settore in parola è anche la recente approvazione dell'accordo di programma tra il Ministero dello sviluppo economico, la regione Piemonte, il comune di Torino, l'Agenzia nazionale politiche attive lavoro (ANPAL), l'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane e l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa s.p.a. (Invitalia), che prevede un piano di riconversione e riqualificazione produttiva dell'area di crisi industriale del territorio di Torino, con uno stanziamento di 165 milioni di euro.
  Gli investimenti sono finalizzati a rilanciare l'area di crisi industriale del territorio di Torino attraverso la creazione di due
hub di eccellenza per la ricerca, l'innovazione e il trasferimento tecnologico nei settori automotive e aerospazio. Il centro di ricerca applicata e trasferimento tecnologico per l'automotive e la mobilità sostenibile sarà realizzato nel distretto produttivo di Mirafiori, dove verranno avviate attività in sinergia con il Centro di Competenza Manufacturing 4.0, mentre il centro per l'aerospazio sarà realizzato nell'area torinese di Corso Marche.
  È inoltre prevista l'attivazione di contratti di sviluppo e accordi di innovazione per sostenere investimenti produttivi nella filiera della componentistica
automotive e dell'aerospazio, oltre che la trasformazione digitale e green della componentistica. Ancora, verranno avviati piani per la riqualificazione delle competenze dei lavoratori e programmi specifici dedicati alla formazione di studenti, laureandi, professionisti e tecnici.
  In conclusione, confermo l'attenzione del Governo verso il settore
automotive, in generale, e verso la situazione degli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis, in particolare, e ribadisco l'impegno del Governo a proseguire con gli incontri del tavolo sull'automotive, nonché a monitorare con attenzione il rispetto degli impegni assunti dal gruppo Stellantis, al fine di garantirne la continuità produttiva e tutelarne i livelli occupazionali.
Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle ultime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Bellosguardo (Sa), il sindaco eletto, dottor Giuseppe Parente, nel nominare i componenti della giunta comunale, avrebbe scelto solo persone di sesso maschile, ignorando l'obbligo del rispetto della parità di accesso alle cariche pubbliche e politiche, comprese quelle non elettive come appunto giunta comunale;

   i consiglieri di minoranza, in data 4 dicembre 2019, avrebbero proposto formale ricorso al difensore civico per la Campania e, quest'ultimo, dando seguito alla richiesta, avrebbe richiesto all'ente comunale di fornire chiarimenti in merito alla questione afferente la violazione della quota rosa nella composizione della giunta comunale;

   ad oggi, tuttavia, l'amministrazione del comune di Bellosguardo, sembrerebbe non aver fornito alcun riscontro alla predetta nota, in palese violazione degli obblighi e dei doveri dell'ufficio;

   se quanto sopra esposto corrispondesse al vero si sarebbe dinnanzi ad una palese violazione delle norme vigenti, che, in materia di parità di genere, prevedono e garantiscono la presenza di entrambi i sessi nelle amministrazioni pubbliche;

   la legge impone a tutti i comuni italiani l'obbligo di rappresentare entrambi i sessi in seno a tutti gli organi, anche quelli non elettivi come le giunte, anche se non previsti dallo statuto comunale;

   tanto si evince in maniera chiara e palese dalle note formulate dal Dipartimento per gli affari interni e territoriale e del Ministro dell'interno in risposta ad alcuni esposti presentati, in cui si spiega che, seppur la legge n. 56 del 7 aprile 2014 all'articolo 1, comma 137, ha stabilito un preciso quorum del 40 per cento al fine di rispettare tale principio per i soli comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti, tuttavia l'obbligo di assicurare la presenza di entrambi i sessi vale anche per i comuni di fascia demografica inferiore ai 3.000 abitanti;

   secondo il Ministro dell'interno, infatti, per i comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti, come nel caso in parola, devono trovare applicazione le disposizioni contenute negli articoli 6, comma 3, e 46, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000 e nella legge n. 215 del 2012, recependo i principi sulle pari opportunità dettati dall'articolo 51 della Costituzione, dall'articolo 1 del decreto legislativo dell'11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità) e dall'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con valore non programmatico, ma precettivo, rendono effettiva la partecipazione di entrambi i sessi in condizioni di pari opportunità, alla vita istituzionale degli enti territoriali;

   il rispetto della quota di genere nella composizione dell'esecutivo costituisce un ineludibile parametro di legittimità per gli atti della giunta comunale, e, dunque, rappresenta un preciso vincolo per i sindaci che devono garantire il principio di pari opportunità tra uomini e donne nella partecipazione alla vita sociale e politica, e nell'accesso alle cariche elettive, costituzionalmente garantito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere in relazione al caso del comune di Bellosguardo e alla composizione della giunta comunale, al fine di garantire il rispetto delle previsioni normative in materia di parità di genere.
(4-06516)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare si osserva che la questione dell'equilibrio di genere negli organi di governo delle istituzioni elettive ha costituito negli ultimi anni un tema centrale nel dibattito politico, seguito alla riforma dell'articolo 51 della Costituzione; in particolare tale disposizione, che stabilisce il principio della parità dei sessi nell'accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive, è stata integrata dalla legge costituzionale n. 1 dei 30 maggio 2003 che ha previsto l'adozione di appositi provvedimenti per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini.
  In tale direzione il legislatore ha dedicato crescente attenzione all'attuazione del principio costituzionale sia sul versante dell'accesso alle diverse competizioni elettorali che su quello della partecipazione agli organi di governo delle istituzioni rappresentative.
  Per quanto riguarda il caso specifico del comune di Bellosguardo, richiamato nell'interrogazione, la competente Prefettura ha precisato che, alla data di elezione del nuovo consiglio comunale del 26 maggio 2019, la popolazione ivi residente era di n. 760 abitanti.
  Con specifico riferimento alla composizione della giunta, il comune in questione, nella deliberazione n. 19 del 14 settembre 2020, ha precisato che: «la normativa che salvaguarda la parità di genere nella giunta comunale, è rivolta ai comuni con una popolazione superiore ai 3.000 abitanti». Per tali enti locali, la legge 7 aprile 2014, n. 56, ha stabilito all'articolo 1 comma 137 che nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3 mila abitanti nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento.
  Su un piano più generale va evidenziato che il Ministero dell'interno, ha richiamato l'attenzione dei comuni sulla tematica dell'equilibrio di genere negli organi di governo delle istituzioni elettive con un'apposita circolare del 2014, finalizzata ad un puntuale rispetto del principi della rappresentanza di genere anche nelle giunte degli enti locali.
  Ai fini dell'adempimento della normativa in argomento è stata, in particolare, richiamata l'attenzione sulla necessità da parte dei sindaci di svolgere una preventiva attività istruttoria preordinata ad acquisire la disponibilità allo svolgimento della funzioni di assessore da parte di persone di entrambe i generi. La giurisprudenza formatasi sulla materia ha ribadito che l'inosservanza della normativa in tema di parità di genere deve essere adeguatamente provata e deve risultare da una approfondita istruttoria.
  Va, comunque, sottolineato che la norma dettata dalla richiamata legge n. 56 del 2014 non prevede specifiche sanzioni per il mancato rispetto della percentuale di genere e che, in assenza di poteri amministrativi di controllo di legittimità sugli atti degli enti locali in capo al Ministero dell'interno, eventuali vizi di legittimità dei provvedimenti di composizione della giunta comunale possono essere fatti valere dinanzi al giudice amministrativo.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi hanno destato molto scalpore le immagini delle evacuazioni immediate delle sedi diplomatiche straniere a Kabul a seguito della repentina conquista della capitale da parte dei talebani;

   le diverse nazioni hanno seguito strategie diverse, sia in merito alla gestione della presenza di rappresentanti diplomatici sul territorio, sia rispetto alle modalità di concessione dei visti per il rimpatrio dei collaboratori afghani;

   in particolare, l'Italia ha deciso di rimpatriare l'ambasciatore Vittorio Sandalli e di ricostituire presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale l'ambasciata a Kabul;

   su Twitter il giornalista David Caretta ha posto in evidenza come la strategia italiana di rimpatriare l'ambasciatore Sandalli non sia stata seguita da numerose nazioni anche europee;

   a quanto risulta all'interrogante, Francia e Regno Unito hanno lasciato i propri ambasciatori in Afghanistan allo scopo di sveltire, presso l'aeroporto, gli adempimenti burocratici necessari per il rilascio dei visti di ingresso nei rispettivi Paesi, soprattutto a tutela dei civili e dei collaboratori locali gravemente minacciati dall'avanzata degli integralisti islamici talebani;

   sempre da un post su Twitter del Segretario generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ambasciatore Ettore Sequi, si apprende che è operativo un presidio diplomatico italiano presso l'aeroporto di Kabul dove, attualmente, vi sarebbe un funzionario italiano che si troverebbe ad operare in stretto coordinamento con la catena militare italiana e internazionale;

   come riportato dal sito d'informazione OnuItalia, a gestire il complesso delle operazioni logistiche vi sarebbe Stefano Pontecorvo, già ambasciatore italiano in Pakistan e attualmente senior civilian representative della Nato in Afghanistan;

   a giudizio dell'interrogante, la strategia di mantenere l'ambasciatore a Kabul avrebbe dovuto essere seguita anche dall'Italia, sia per velocizzare ogni necessario adempimento burocratico, sia tutelare i collaboratori afghani e le loro famiglie;

   appare, quindi, ipotizzabile che il rientro dell'ambasciatore Sandalli sia dovuto al completamento delle operazioni di concessione dei visti e di rimpatrio dei collaboratori afghani –:

   quali siano state le valutazioni che hanno portato al rientro in patria dell'ambasciatore d'Italia a Kabul e quali siano state le motivazioni della scelta di scartare l'opzione di mantenere lo stesso a Kabul al pari di alcuni omologhi europei;

   quante persone siano state rimpatriate e se le operazioni possano definirsi concluse o meno.
(4-10084)

  Risposta. — Il Governo, nelle sue diverse articolazioni, ha profuso un impegno straordinario per far fronte all'emergenza di agosto e per assicurare le evacuazioni dall'Afghanistan, nel quadro dell'operazione «Aquila Omnia».
  A seguito dell'inarrestabile marcia dei tal ebani verso Kabul, il 14 agosto il Ministero degli affari esteri, di concerto con la Presidenza del Consiglio e il Ministero della difesa, ha deciso di evacuare il personale civile dell'ambasciata, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) e i connazionali. All'ambasciatore Sandalli è stato chiesto espressamente di continuare a guidare da Roma l'ambasciata a Kabul, ricostituita alla Farnesina, affinché – insieme all'unità di crisi – potesse più efficacemente coordinare le operazioni di evacuazione, con tutti gli strumenti a disposizione.
  L'ambasciatore è stato chiamato a svolgere dalla Farnesina un lavoro indispensabile di messa a punto delle liste, lavoro che – insieme al Comando operativo di vertice interforze – ha consentito di salvare molte persone, senza pregiudicare l'efficienza sul posto, sempre garantita dal console Tommaso Claudi.
  Il Governo aveva infatti optato per lasciare in aeroporto a Kabul Claudi, come Incaricato d'affari, per facilitare le fasi di trasferimento dei collaboratori afghani, protetto dai Carabinieri del Tuscania, paracadutisti della Folgore e incursori dell'esercito. Come l'Italia, altri Paesi europei hanno gestito l'emergenza
in loco attraverso un incaricato d'affari presente in aeroporto a Kabul, quale riferimento per le operazioni di evacuazione di agosto (Germania, Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca).
  L'eccezionale lavoro di squadra di Esteri, Difesa e
intelligence ha consentito a 5.011 persone, di cui 4.890 cittadini afghani, di lasciare il Paese. Si tratta del personale che aveva lavorato per il contingente italiano nella missione NATO «Resolute Support», dei collaboratori della nostra ambasciata, delle altre istituzioni italiane e di rappresentanti della società civile afghana, con le rispettive famiglie.
  Siamo ora in una fase diversa, in un contesto mutato. L'aeroporto di Kabul è nel controllo delle nuove autorità afghane. Non siamo più in condizione – né noi né alcun altro Paese NATO – di operare voli militari direttamente dall'Afghanistan. Abbiamo quindi dovuto agire su due fronti.
  Il primo è stato quello di individuare i criteri con cui stabilire delle priorità tra quanti hanno manifestato interesse a lasciare l'Afghanistan alla volta dell'Italia e che abbiano i requisiti minimi per la partenza, a cominciare dal possesso di un passaporto e di legami con l'Italia.
  Il secondo aspetto è stato quello di avviare una collaborazione con quei Paesi che ancora operano in Afghanistan (come il Qatar), che stanno assicurando il loro sostegno alle nostre operazioni, pur dovendosi confrontare essi stessi con condizioni di contesto difficili. L'ambasciata d'Italia a Kabul che opera da Doha dal 16 settembre 2021, sta appunto facilitando, tra le altre cose, l'espatrio attraverso il Qatar. Siamo così riusciti a continuare a trasferire altre persone dall'Afghanistan via Doha. Dalla conclusione delle operazioni di evacuazione in aeroporto a Kabul a fine agosto sino ad oggi, abbiamo aiutato a espatriare altri 113 cittadini afghani, di cui 25 in possesso anche della cittadinanza italiana, altri titolari di permesso di soggiorno in Italia, insieme a loro familiari.
  Abbiamo iniziato da persone che hanno appunto legami con l'Italia e che, ad esempio, hanno titolo al ricongiungimento familiare, o un permesso di soggiorno, o sono studenti immatricolati o iscritti in nostri atenei. Intendiamo proseguire su questa strada almeno finché non saranno riattivati regolari voli commerciali da e verso il Paese, che consentirebbero verosimilmente di pianificare gli espatri in maniera più regolare.
  In parallelo stiamo lavorando con alcuni Governi dei Paesi vicini per assicurare che gli afghani, già inclusi nelle nostre liste e che siano riusciti a varcare la frontiera, siano adeguatamente assistiti e possano essere trasferiti in Italia anche in assenza di documentazione completa, prevedendo una trattazione semplificata delle domande di visto, certamente sempre entro i termini di legge, ivi incluso, ovviamente, il vaglio di sicurezza.
  Il Ministero della difesa si sta adoperando per portare in Italia, attraverso voli commerciali, altri ex collaboratori del contingente italiano con rispettive famiglie, che siano riusciti a raggiungere uno dei Paesi limitrofi. Il Ministero della difesa stima in circa 500 persone questo gruppo. Rispetto a coloro che approderanno in Italia, la Difesa si è detta disponibile ad assicurare il supporto logistico per la loro quarantena presso strutture militari già individuate. Si tratta in ogni caso di numeri in evoluzione, per la definizione dei quali occorrerà attendere anche la conclusione delle procedure di «
vetting» da parte del Ministero della difesa.
  Coerentemente al piano italiano per il popolo afghano, abbiamo inoltre sottoscritto un Protocollo d'intesa con il Ministero dell'interno, le organizzazioni della società civile tradizionali e nuovi
partner in queste iniziative e gli organismi internazionali di settore (UNHCR e OIM) per l'attivazione di corridoi umanitari e procedure di evacuazione per l'Afghanistan. Si tratta di un duplice canale legale e sicuro d'ingresso, basato su una buona prassi italiana di assoluto rilievo internazionale, che consentirà di accogliere in Italia 1.200 cittadini afghani potenziali titolari di protezione internazionale e/o in situazione di vulnerabilità, selezionati sul territorio di Paesi limitrofi (Iran e Pakistan). Anche per tale canale gli ex collaboratori del contingente militare e delle istituzioni civili italiane in Afghanistan potrebbero essere considerati fra i potenziali beneficiari.
  La Farnesina coordina un gruppo di lavoro interministeriale su evacuazione e accoglienza, aperto alle organizzazioni della società civile, e una
task force più ristretta per le richieste di trasferimenti dall'Afghanistan di cui fanno parte rappresentanti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero della difesa e del Ministero dell'interno, insediatasi a inizio novembre. Tali strumenti di coordinamento consentono il necessario raccordo con le amministrazioni competenti, assicurando in tal modo tempestività e coerenza alla nostra azione. È un lavoro in corso, che porteremo avanti con ogni possibile impegno malgrado le difficili condizioni in cui ci troviamo ad operare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è in corso nei cieli italiani, sino al 15 giugno 2021, a partire dalla base aerea di Amendola (Foggia), un'esercitazione congiunta delle forze aeree italiane, statunitensi, britanniche e israeliane denominata Falcon Strike 2021;

   autorevoli mezzi di stampa israeliani presentano queste esercitazioni come dirette a migliorare l'addestramento dei piloti israeliani nella prospettiva di un attacco all'Iran («Iran is in our focus» ha dichiarato un anonimo ufficiale al Times of Israel il 6 giugno 2021);

   la Rete italiana pace e disarmo ha definito «inaccettabile e fortemente preoccupante» tale esercitazione, facendosi interprete dei sentimenti pacifisti diffusi in Italia e osservando giustamente che «indicare l'Iran come potenziale nemico da attaccare sia gravissimo e controproducente soprattutto in questa fase in cui l'Unione europea è attivamente impegnata per la ripresa dei negoziati riguardanti il programma nucleare militare iraniano»;

   a parere dell'interrogante, la fissazione di tali esercitazioni militari, a pochi giorni dai devastanti bombardamenti effettuati dalle stesse forze aeree israeliane sulla città di Gaza, che hanno causato un numero considerevole di morti tra i civili, rovescia completamente la tradizionale politica del nostro Paese di equivicinanza nei confronti dei Paesi coinvolti e innanzitutto del popolo e delle autorità palestinesi e di Israele;

   a parere dell'interrogante, lo svolgimento di esercitazioni di cui è indicata, sia pure non ufficialmente, la finalità offensiva, contrasta con l'interesse nazionale dell'Italia e con le necessarie azioni in campo internazionale di cui dovrebbe essere interprete dirette al ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come previsto dall'articolo 11 della Costituzione –:

   se il Governo non intenda valutare l'opportunità di non partecipare ad esercitazioni militari congiunte con qualunque Stato coinvolto nelle tensioni e negli avvenimenti bellici del Vicino Oriente, e allo scopo, di interrompere con effetto immediato la citata esercitazione.
(4-09516)

  Risposta. — A premessa generale, è essenziale tener presente come uno dei fondamentali obiettivi della Difesa sia quello di assicurare la costante disponibilità delle forze nonché lo sviluppo ed il mantenimento delle capacità idonee all'assolvimento dei compiti istituzionali delle Forze armate e alla condotta delle conseguenti missioni assegnate.
  In tale ottica le esercitazioni ricoprono un ruolo fondamentale per la prontezza del personale e delle unità, consentendo di poter operare efficacemente in ogni contesto, anche in concorso con altri Paesi.
  Le succitate finalità impongono che le attività in questione siano pianificate con largo anticipo rispetto alla fase esecutiva; nello specifico, la pianificazione della «Falcon Strike 21», esercitazione di natura
Single Service inserita nel programma delle esercitazioni nazionale per l'anno in corso, ha avuto avvio, a cura dell'Aeronautica militare, già nel 2020.
  Nell'evento sono stati impegnati circa 600 militari ed oltre 50 velivoli – tra caccia, aerei da trasporto, da rifornimento in volo ed altri assetti di supporto – che hanno tutti operato all'interno di spazi aerei dedicati all'addestramento.
  L'esercitazione in argomento, una tra le principali previste per il 2021, ha rivestito fondamentale importanza per lo sviluppo di nuovi ambiti addestrativi di livello internazionale.
  Nel merito, va altresì evidenziato come lo svolgimento di esercitazioni militari in concorso con altri Paesi, lungi dall'avere finalità offensive di qualsiasi genere, sia uno dei canali su cui si basa il dialogo tra le Difese delle varie Nazioni, contribuendo ad alimentare la conoscenza reciproca e a condividere le procedure operative nei domini di riferimento.
  In tale quadro, la partecipazione alla «Falcon Strike 21» da parte di nazioni estere, quali gli Stati Uniti, il Regno Unito ed Israele, ha favorito la condivisione delle procedure e l'interoperabilità; inoltre, su un piano squisitamente bilaterale, va evidenziato come Italia ed Israele abbiano in atto, in un'ottica di ricerca condivisa di una sicurezza comune, molteplici iniziative di collaborazione, in particolar modo nei settori addestrativo e del
procurement.
Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dal 17 al 20 giugno 2021 si terrà a Todi il festival «Todi città del libro», dietro la cui organizzazione ci sarebbe anche l'organizzazione neofascista CasaPound;

   varie associazioni e organizzazioni sindacali tra cui la Cgil, l'Anpi e Libera hanno lanciato numerosi appelli e anche una petizione affinché il comune di Todi e la regione Umbria ritirassero il patrocinio a tale festival ma, ad oggi, la manifestazione si terrà con il beneplacito delle istituzioni;

   in quei giorni dunque, a Todi, con il patrocinio delle istituzioni locali, sfileranno esponenti di CasaPound, giornalisti e scrittori legati al mondo dell'estrema destra e dei sedicenti «fascisti del terzo millennio», la casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound ed espulsa nel 2019 dal Salone del Libro di Torino. È noto che tale casa editrice stampi libri tesi a propagandare idee e contenuti d'ispirazione neofascista;

   secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano del 15 giugno 2021, oltre a intellettuali, giornalisti e scrittori «sovranisti», parteciperanno all'evento Marco Gervasoni, indagato per vilipendio alle massime cariche dello Stato e il giornalista sportivo Paolo Bargiggia che nel 2018 si era definito un «fascista»;

   l'organizzatore del festival, vicino al mondo dell'estrema destra, nei giorni scorsi, ha addirittura affermato che l'idea che la Costituzione sia basata sull'antifascismo sarebbe «fantomatica» e che esiste «solo nelle menti degli antifascisti»;

   a parere dell'interrogante la scelta del comune di Todi e della regione Umbria di patrocinare una manifestazione organizzata da realtà che si richiamano esplicitamente al fascismo è sbagliata e non si era mai vista in altre realtà. Il rischio per l'interrogante è che si possa sdoganare l'organizzazione di eventi che presentano tutti i caratteri del peggior revisionismo e che si pongono in contrasto con i valori costituzionali dell'antifascismo –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di monitorare eventi come quello esposto in premessa che rischiano, a parere dell'interrogante di trasformare gli stessi in occasione di propaganda di idee e contenuti contrari ai valori costituzionali dell'antifascismo e alle leggi vigenti;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per realizzare, nella città di Todi, un evento che ribadisca il carattere antifascista della Repubblica, così come previsto dalla nostra Costituzione.
(4-09549)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Nella città di Todi, in provincia di Perugia, dal 17 al 20 giugno 2021 si è svolta la prima edizione della manifestazione denominata «Todi Città del libro», iniziativa a carattere letterario e con la finalità di promuovere realtà indipendenti del mondo dell'editoria.
  Secondo quanto riferito dalla prefettura di Perugia, l'evento, che è stato organizzato dall'associazione culturale ETS «Castelli di carta», ha beneficiato del patrocinio del comune di Todi e dell'assemblea legislativa della regione Umbria ed ha previsto, oltre all'installazione di
stand, lo svolgimento di incontri/dibattiti con giornalisti, blogger e scrittori.
  Risulta, inoltre, che la citata associazione abbia curato l'organizzazione insieme a l'assessore alla cultura del comune di Todi e a un referente locale del movimento Casapound.
  Nel corso della manifestazione, attentamente monitorata dalle forze dell'ordine, come da direttive stabilite in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, non si sono registrate turbative per l'ordine pubblico.
  Contestualmente, sempre a Todi, in Piazza Umberto I, si è svolto un presidio antifascista, regolarmente preannunciato da Spi-Cgil, Anpi Umbria e UDI, per stigmatizzare la predetta iniziativa che, sin da aprile, aveva suscitato aspre polemiche a livello locale.
  Alcuni dei circa 150 partecipanti hanno preso la parola e sottolineato la necessità di rispettare i principi costituzionali, evidenziando, inoltre, il pericolo del riemergere di fenomeni riconducibili al fascismo del «terzo millennio».
  Nell'occasione è stata data anche lettura di brani tratti da opere di Umberto Eco, Primo Levi, Norberto Bobbio, Alcide De Gasperi, Liliana Segre, Piero Calamandrei e Sandro Pertini riferiti alla difesa della Costituzione e dell'antifascismo.
  Il Ministero della cultura, interessato della questione, ha rilevato preliminarmente che non rientra fra i suoi compiti istituzionali l'esercizio di un potere di controllo della filiera del libro.
  È stato, altresì, evidenziato come, in applicazione del principio di tassatività, il Ministero della cultura al di fuori dei casi espressamente stabiliti da disposizioni normative non possa esercitare alcun potere sanzionatorio nei confronti degli autori, delle case editrici, delle librerie e degli enti organizzatori di eventi culturali.
  Quanto alle iniziative intraprese in difesa dei valori dell'antifascismo, della democrazia e della libertà, a conferma dell'impegno costante del predetto Dicastero, è stato sottolineato il lavoro quotidianamente svolto dalle biblioteche pubbliche statali per rendere la conoscenza accessibile a tutti senza distinzione di censo, sesso, razza, lingua e religione. In tal senso, la lettura quale strumento essenziale per la formazione culturale e morale e per lo sviluppo dello spirito critico di ciascuno e in assenza del quale non può formarsi alcuna coscienza democratica, costituisce la missione istituzionale delle biblioteche pubbliche statali.
  Su un piano più generale si assicura che le forze di polizia riservano la massima attenzione ai circuiti della destra radicale, al fine di cogliere precocemente ogni segnale di minaccia e per porre in essere le risposte più adeguate a tutela della legalità e dell'ordine costituzionale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   GIANNONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'inchiesta sulla gestione dell'accoglienza dei minori e delle famiglie disagiate nella provincia di Massa Carrara, chiamata dai media «l'altra Bibbiano», ha fatto emergere un collaudato «sistema» posto in essere dai dirigenti della cooperativa Serinper, società che gestisce un elevato numero di strutture protette, ben 11, per l'accoglienza di minori e nuclei familiari disagiati, basato «sulla metodica assunzione di parenti e amici di funzionari pubblici, tra cui quelli addetti al controllo del settore, e di coloro che, per qualche ragione, erano reputati “utili alla causa”»;

   queste condotte «oltre a creare una commistione tra controllore e controllato», avrebbero permesso «ai dirigenti della Serinper di ottenere numerosi vantaggi, come l'accumulo di ingenti profitti economici attraverso l'inserimento di utenti all'interno delle strutture in numero notevolmente superiore a quello consentito per legge», nonché «dalla sistematica elusione dell'osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con i vari enti della pubblica amministrazione»;

   l'indagine ha portato all'arresto di otto persone, fra cui il sindaco di Villafranca in Lunigiana, Filippo Bellesi; l'ex giudice onorario presso il tribunale per i minori di Firenze, Rosa Russo; Marino Petracci, consigliere comunale di Montignoso; Alessio Zoppi, Enrico Benassi e Tamara Pucciarelli, gestori della cooperativa Serinper, società che gestisce le strutture protette per l'accoglienza di minori e nuclei familiari disagiati;

   in base al meccanismo accertato, le società controllate dagli investigatori hanno visto «negli anni moltiplicarsi il proprio volume di affari ed i relativi introiti costituiti integralmente dal pagamento di rette direttamente da parte di Enti pubblici. Più in particolare, la cooperativa Serinper, che nell'anno 2011 aveva dichiarato redditi per circa 200 mila euro ha, nell'anno 2017, portato i propri ricavi a 2.740.000,00, aumentandoli così di circa tredici volte»;

   dall'inchiesta emergerebbero poi anche abusi, violenze fisiche e psicologiche sui bambini e le giovani mamme, come raccontato qualche giorno fa nel programma Mediaset «Fuori dal Coro». Alcune ex ospiti di alcune delle strutture gestite dalla Serinper – che per altro risultano prive di adeguate condizioni igienico-sanitarie e di personale qualificato – dichiarano di non aver avuto cibo, per loro e per i bambini, anche per giorni, e che si usavano farmaci per ridurre pianti, lamenti e stress, sia dei piccoli che delle mamme, attraverso la somministrazione di «tisane». Le donne testimoniano anche di essere state costrette a firmare un foglio bianco dove veniva chiesto loro di rinunciare ai propri figli, una sorta di lavaggio del cervello. Il tutto, approfittando, da un lato, del fatto che i soggetti preposti al controllo erano stati corrotti dai gestori con assunzioni «di comodo» e, dall'altro, della situazione di debolezza degli utenti, impossibilitati a ribellarsi ed esplicitamente minacciati, nel caso avessero denunciato queste gravissime condotte, di ritorsioni;

   in chiusura nella trasmissione «Fuori dal Coro», si afferma che, ad oggi, nonostante le indagini e gli arresti, ci sono ancora mamme e minori ospitati proprio in due delle strutture al centro dell'inchiesta –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche valutando se sussistano i presupposti per assumere iniziative a carattere ispettivo, relativamente ai fatti in questione;

   se il Governo intenda assumere le opportune iniziative normative per realizzare un controllo più stringente delle case famiglia, e dei metodi spesso poco chiari che ledono i diritti dei minori ospitati nelle strutture che dovrebbero tutelarli.
(4-08583)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che l'operazione denominata «Accoglienza» è stata condotta dall'Arma dei carabinieri nelle province di Lucca e Massa-Carrara, nell'ambito di un'indagine anticorruzione coordinata dalla procura di Massa, relativa alla gestione di strutture protette per minori e case di accoglienza per famiglie disagiate.
  Gli sviluppi dell'indagine hanno portato all'esecuzione di otto misure cautelari a carico di cinque amministratori e funzionari pubblici della provincia di Massa Carrara e di tre dirigenti della cooperativa sociale Serimper di Massa; i reati contestati sono corruzione e traffico di influenze illecite.
  In merito all'inchiesta citata nell'interrogazione, il Ministero della giustizia ha riferito che è tuttora in corso una complessa attività di indagine, coperta dal segreto istruttorio. La prossima udienza davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Massa, nell'ambito del procedimento penale scaturito dalla predetta indagine, è prevista per il 16 dicembre prossimo.
  Con specifico riferimento alla vigilanza sulle strutture ove vengono collocati i minori, il predetto Dicastero ha evidenziato che – ai sensi dell'articolo 9, comma 3 della legge 4 maggio 1983, n. 184 – «Il procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni, che trasmette gli atti al medesimo tribunale con relazione informativa, ogni sei mesi, effettua o dispone ispezioni negli istituti di assistenza pubblici o privati ai fini di cui al comma 2, Può procedere a ispezioni straordinarie in ogni tempo».
  Il Ministero della giustizia ha rappresentato, inoltre, che le strutture di accoglienza cui si fa riferimento nell'interrogazione non hanno formato oggetto di sequestro penale, ma alcune di esse sono state sottoposte a chiusura in via amministrativa. Gli atti utili sono stati comunque trasmessi alle Procure e ai Tribunali per i minorenni competenti, ai fini di eventuali trasferimenti o ricollocamenti dei soggetti ospitati nelle comunità.
  Con riferimento alle iniziative adottate, la prefetture di Lucca e Massa-Carrara hanno riferito che, a seguito dell'esecuzione delle misure disposte dall'autorità giudiziaria, le commissioni multidisciplinari delle Asl competenti hanno ispezionato tutte le case di accoglienza coinvolte, due delle quali sono ubicate in provincia di Lucca e dieci in quella di Massa Carrara.
  Le case di accoglienza carenti dei requisiti previsti dalla legge, all'esito delle suddette ispezioni, sono state segnalate ai sindaci dei comuni territorialmente competenti, per i conseguenti provvedimenti di chiusura ai sensi degli articoli 50 e 54 dei Testo unico sull'ordinamento degli enti locali.
  In particolare, al momento risultano non più operative, perché colpite da provvedimento di chiusura delle competenti amministrazioni comunali, le due strutture in provincia di Lucca e cinque di quelle in provincia di Massa Carrara. Delle sette strutture chiuse due erano riconducibili alla citata cooperativa sociale Serimper, il cui legale rappresentante è stato denunciato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Lucca per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità (articolo 650 c.p.).
  Inoltre, nelle more della conclusione delle indagini, il prefetto di Massa Carrara ha ritenuto di procedere con urgenza nei confronti del sindaco del comune di Villafranca in Lunigiana, dichiarandone già dal 9 dicembre 2020 cautelativamente la sospensione dalla carica ai sensi dell'articolo 11, comma 2 del decreto legislativo, n. 235 del 2012, in quanto sottoposto agli arresti domiciliari; tale sospensione è stata poi revocata il 19 marzo scorso, in seguito al provvedimento del giudice per le indagini preliminari che aveva disposto la revoca degli arresti domiciliari. La misura della sospensione dalla carica non ha interessato altri amministratori pubblici, indagati in stato di libertà.
  Si assicura, da ultimo, che il Ministero dell'interno – tramite le prefetture territorialmente competenti – continuerà a monitorare lo sviluppo della vicenda, ai fini dell'eventuale adozione di iniziative di competenza.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   GRIMOLDI e RIBOLLA. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   le Pro Loco d'Italia sono organizzazioni senza scopo di lucro, protagoniste indiscusse delle attività di promozione turistica nazionale, volte alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio storico, turistico e culturale;

   queste associazioni rappresentano importanti presidi locali dediti alla promozione e allo sviluppo del territorio, essenziali per il mantenimento dello spirito di comunità, e fonte di introiti e attrattività locale, legate alla tutela del patrimonio storico, artistico e culturale;

   le Pro Loco svolgono un ruolo fondamentale nel valorizzare le eccellenze locali e saperle presentare agli occhi di chi osserva, al fine di rendere estremamente positivo il concetto di sostenibilità turistica;

   queste associazioni territoriali operano grazie al costante impegno dei volontari e portano avanti le loro attività nonostante le poche risorse loro destinate;

   il periodo pandemico ha duramente colpito le Pro Loco causando rilevanti disagi e danni economici, che attualmente persistono e mettono a dura prova la capacità delle stesse di continuare l'esercizio delle proprie attività culturali e di promozione turistica –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, abbia predisposto o intenda predisporre iniziative di supporto e tutela alle Pro Loco finalizzate alla risoluzione delle problematiche di cui in premessa.
(4-10562)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con cui si chiede se il Ministro del turismo abbia predisposto o intenda predisporre iniziative di supporto e tutela alle pro loco, in ragione dei pregiudizi economici subiti per effetto dell'emergenza epidemiologica, non si può non riconoscere preliminarmente l'importanza di tali soggetti che non hanno finalità di lucro e concorrono alla valorizzazione turistica delle risorse naturali, ambientali, artistiche, storiche, culturali, sociali ed enogastronomiche del territorio di riferimento.
  Le
pro loco rappresentano, nel rapporto con le amministrazioni locali, elementi di riferimento per il coordinamento e la programmazione delle attività di valorizzazione turistica del territorio, delle sue risorse e delle sue eccellenze; e intrattengono rapporti con gli operatori turistici, con i quali spesso collaborano nell'ambito delle dinamiche relative all'indotto turistico locale.
  L'articolo 2 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 «Codice del Terzo settore, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera
b), della legge 6 giugno 2016, n. 106», riconosce espressamente il valore e la funzione sociale degli enti del Terzo settore, dell'associazionismo e dell'attività di volontariato; mentre, l'articolo 19 del medesimo decreto legislativo prevede che le pubbliche amministrazioni ed, in particolare, le autonomie locali, promuovono la cultura del volontariato, valorizzandone le diverse esperienze ed espressioni.
  In tal senso, regioni o province, come noto, erogano in favore delle
pro loco contributi finalizzati a promuovere il turismo da parte di tali associazioni e ad incoraggiare le relative attività tenendo conto dei benefici «di ritorno» per la collettività di riferimento.
  Ovviamente, ritengo sia necessario continuare a valorizzare l'apporto che le
pro loco possono esprimere in favore delle realtà sociali e culturali dei territori di riferimento e, nei limiti delle mie competenze, mi adopererò in tal senso al fine di valorizzare le attività che le pro loco possono svolgere per incentivare l'attrattività turistica.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 28 e il 29 marzo 2020, poco dopo le 23, nel sottotetto della palazzina Liberty dell'ex Macello in viale Molise n. 66 a Milano è improvvisamente divampato un pericoloso incendio che ha richiesto l'immediato intervento di diversi mezzi dei vigili del fuoco e oltre un'ora per domare le fiamme;

   secondo quanto riportato dalla stampa, pare che l'incendio abbia provocato danni irreparabili allo storico edificio;

   per puro caso nessuno fortunatamente sarebbe rimasto ferito né intossicato/benché all'interno della struttura, già nota alle cronache milanesi per le gravissime condizioni di degrado e occupazioni abusive, fossero presenti" ancora 86 occupanti dopo l'ultimo sgombero del 20 marzo 2021;

   la necessità di procedere oltre allo sgombero anche ad una immediata riqualificazione e messa in sicurezza delle Palazzine Liberty e della zona circostante era stata oggetto, già mesi fa, di un atto di sindacato ispettivo dell'interrogante (4-08098);

   nei mesi successivi tale richiesta è stata anche ribadita, nonostante le minacce e le intimidazioni degli esponenti del centro sociale Macao, in occasione dei diversi presidi davanti all'edificio a cui hanno partecipato numerosi cittadini e amministratori della Lega, l'ultimo solo il giorno prima dell'incendio;

   nonostante sia l'ex Macello che le contigue Palazzine Liberty dei civici 64 e 62 siano stati individuati quali ambiti strategici per avviare processi di rigenerazione urbana del progetto Reinventing Cities, negli ultimi mesi quel tratto di viale Molise è stato invece teatro di risse, atti vandalici, occupazioni abusive, spaccio di droga e ora anche di pericolosi incendi;

   il rogo della scorsa notte ha dunque legittimamente preoccupato i residenti della zona ed evidenziato la non più procrastinabile necessità di un immediato intervento contro il degrado e lo stato di abbandono in cui versa l'edificio e per restituire quanto prima l'area alla disponibilità dei cittadini milanesi –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in merito alla gravissima situazione di degrado in cui attualmente versano le Palazzine Liberty di viale Molise e la zona circostante, in particolare affinché si possa procedere quanto prima alla loro messa in sicurezza e riqualificazione a favore dei cittadini milanesi.
(4-08778)

  Risposta. — In relazione a quanto segnalato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue,
  Il complesso immobiliare di viale Molise a Milano è costituito da alcune palazzine in stile
Liberty site tra i civici 62 e 68, ubicate in una vasta area nota come «ex Macello» di proprietà del comune e gestita da So.Ge.Mi Spa. Recentemente il complesso immobiliare è stato inserito in un progetto di riqualificazione e valorizzazione urbanistica, nell'ambito del programma internazionale «Cities Climate Leadership Group/Reinventing Cities», finalizzato al recupero architettonico e funzionale degli edifici attraverso la realizzazione di attività che ne favoriscono la fruizione pubblica e l'insediamento di servizi di interesse pubblico o generale.
  L'area in questione risulta da tempo essere luogo di rifugio per persone senza fissa dimora che ne occupano abusivamente gli spazi; dal 2012 una delle palazzine, nello specifico quella sita al civico 68, è occupata dal centro sociale autogestito «Collettivo Macao».
  Al fine di contrastare la situazione di illegalità presente in tale area, nel corso del tempo sono stati effettuati numerosi sopralluoghi e interventi di sgombero da parte della pubblica autorità.
  In merito all'incendio cui si fa specifico riferimento nell'atto di sindacato ispettivo, si rappresenta che il 27 marzo scorso è stato richiesto l'intervento sia del personale della polizia di Stato che dei vigili del fuoco per un rogo sviluppatosi in un locale adiacente ad una delle palazzine dei complesso immobiliare in questione. Analogo intervento è stato effettuato il giorno seguente nelle palazzine site al civico 62 e 66, sempre per la presenza di focolai d'incendio alimentati dalle masserizie accumulate. I vigili del fuoco intervenuti non hanno rilevato danni strutturali agli immobili, e comunque, pur propendendo per una matrice accidentale dell'evento, hanno fatto riserva di ulteriori accertamenti.
  Si evidenzia che lo scorso 8 novembre la problematica dell'occupazione delle palazzine in questione è stata oggetto di un nuovo esame da parte del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, su richiesta del comune di Milano. In tale sede è emersa la necessità di procedere all'allontanamento degli occupanti abusivi, al fine di consegnare l'area alla ditta incaricata dal comune di importanti lavori di riqualificazione urbana.
  Il successivo 17 novembre si è quindi proceduto allo sgombero che ha interessato anche l'area limitrofa dell'ex cunicolo di Via Lombroso.
  Nel corso delle operazioni è stata riscontrata la presenza di 131 persone, di cui 3 cittadini italiani e 128 stranieri.
  Effettuato lo sgombero del complesso immobiliare, sono stati avviati i lavori di bonifica e messa in sicurezza dell'area da parte del comune di Milano, la cui durata è stata preventivata in circa 45 giorni stante l'ampiezza dell'area interessata.
  Si fa, altresì, presente che nella notte tra il 17 e il 18 novembre, all'interno di una delle palazzine sgomberate, si è sviluppato un ulteriore incendio, anch'esso domato dall'intervento dei vigili del fuoco e le cui cause sono tuttora in fase di accertamento. Tuttavia, non escludendosi che il rogo fosse stato provocato, anche accidentalmente, da soggetti reintrodottisi nell'area, il personale della polizia di Stato ha effettuato nella mattinata successiva un nuovo sopralluogo, rintracciando due persone la cui presenza non era stata riscontrata durante lo sgombero,
  Per quanto riguarda, invece, l'occupazione abusiva dello stabile di viale Molise n. 68, si segnala che già nella mattinata del 5 novembre scorso il centro sociale «Macao», aveva comunicato sulle proprie pagine
social, la sospensione delle attività e della permanenza presso l'immobile. Le ragioni di tale decisione sarebbero legate alla situazione di crescente tensione tra i frequentatori del centro sociale e gli occupanti dello stabile al civico 66.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   LONGO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 4 gennaio 2021 le rispettive assemblee degli azionisti di Peugeot S.A. (Psa) e di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) hanno approvato, in streaming, la fusione delle due aziende nelle rispettive assemblee straordinarie;

   prima della fusione, il 21 dicembre 2020, l'Antitrust dell'Unione europea ha dato ufficialmente il via libera alla fusione dei due gruppi;

   la Commissione europea ha dato ufficialmente il via libera alla fusione tra Fca e Psa subordinando questa al pieno rispetto di un pacchetto di impegni proposti dal nuovo gruppo alla Commissione, affinché si realizzino alcune condizioni che riguardano la diminuzione della condizione dominante in 9 stati dell'Unione europea circa il mercato dei piccoli veicoli commerciali leggeri;

   il Governo italiano, sia nei mesi che hanno preceduto la fusione, sia in quelli successivi, non ha espresso alcuna posizione in merito, nonostante il gruppo Fca conti circa 86.000 lavoratori in Italia;

   nello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Gennaro lavorano oltre 2.500 persone, a cui bisogna aggiungere altre migliaia di lavoratori dell'indotto che insistono nel medesimo territorio;

   i lavoratori del sopracitato stabilimento sono costretti da mesi ad un regime di cassa integrazione, senza avere alcuna rassicurazione da parte dell'azienda sul loro futuro;

   il Viceministro allo sviluppo economico Gilberto Picchetto Fratin ha annunciato, in merito alla richiesta da parte di Stellantis di incontrare il Governo, che: «il management ci aveva chiesto di organizzare a inizio ottobre, ma è stato impossibile metter insieme il Ministro Orlando e il Ministro Giorgetti a causa di impegni elettorali di entrambi» –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, a tutela di tutti i lavoratori del gruppo Stellantis al fine di evitare che strategie di mercato, per nulla giustificate dal calo dei profitti, mettano a rischio il futuro di migliaia di lavoratori, delle loro famiglie e di un territorio già abbastanza depresso economicamente anche a causa della crisi provocata dal Covid-19;

   se non ritenga opportuno avviare urgentemente tutte le opportune iniziative, per predisporre un tavolo di lavoro tecnico, con i vertici del gruppo Stellantis, le organizzazioni sindacali e gli enti locali interessati, al fine di scongiurare qualsiasi licenziamento dei lavoratori degli stabilimenti allocati in Italia.
(4-10285)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento alla situazione degli stabilimenti Stellantis presenti in Italia, anche al fine dell'istituzione di un tavolo di lavoro tecnico con i vertici del gruppo, le organizzazioni sindacali e gli enti locali interessati, con l'obiettivo di tutelare i lavoratori coinvolti.
  In via preliminare, è opportuno sottolineare che il settore
automotive è strategico per l'economia nazionale. Com'è noto, tuttavia, tale settore negli ultimi tempi sta affrontando alcune difficoltà, tra cui quella concernente l'aumento dei costi delle materie prime e l'approvvigionamento di semiconduttori, che incide sui volumi di produzione.
  In questo scenario, gli stabilimenti Stellantis ricoprono un ruolo fondamentale, sia in termini produttivi che occupazionali.
  È necessario, dunque, monitorare costantemente le scelte del gruppo – sia sotto il profilo del piano industriale, sia sotto il profilo del ruolo attribuito agli stabilimenti italiani negli
asset del gruppo – e richiamare il gruppo stesso agli impegni assunti.
  Sullo specifico fronte occupazionale, è stato interpellato il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il quale ha rappresentato che in data 22 settembre 2021 si è svolta, in modalità
call conference, una riunione tra i rappresentanti dello stesso Ministero, i vertici aziendali del gruppo Stellantis e le rappresentanze sindacali dei lavoratori, per l'esame congiunto della situazione aziendale, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, recante il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali.
  All'esito dell'incontro, le parti hanno sottoscritto un accordo avente ad oggetto il ricorso da parte di Stellantis al contratto di espansione che riguarda le diverse società del gruppo. Nello specifico, l'accordo contempla i seguenti interventi:

   avvio di un programma di assunzioni ricercando specifici profili professionali compatibili con il piano aziendale per un numero complessivo di almeno 130 inserimenti;

   realizzazione di un programma di formazione e riqualificazione professionale che coinvolgerà complessivamente almeno 6.500 lavoratori, al fine di consentire l'adeguamento e lo sviluppo delle competenze del personale, prevedendo anche il ricorso (per il periodo settembre 2021-marzo 2022) al trattamento straordinario di integrazione salariale (CIGS) nei confronti di un massimo di 4.810 lavoratori con una riduzione di orario prevista su base mensile nella misura media del 20 per cento;

   adozione di un piano di esodo anticipato, su base volontaria, fino a un numero massimo di 390 lavoratori in possesso dei requisiti per poter essere accompagnati al pensionamento.

  Al fine di realizzare il programma di formazione e riqualificazione professionale, la società ha previsto una riduzione di orario di lavoro con intervento straordinario di integrazione salariale.
  Infine, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha rappresentato che è stata autorizzata, a seguito della stipula di un contratto di solidarietà, per il periodo dal 1° agosto 2021 al 31 luglio 2022, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dalla s.p.a. dello stabilimento sito in località San Nicola, a Melfi.
  Al fine di monitorare con attenzione gli impegni assunti dal gruppo Stellantis e l'evoluzione delle problematiche correlate agli stabilimenti italiani, nei mesi di giugno e ottobre 2021, presso il Ministero dello sviluppo economico, sono stati altresì ascoltati i rappresentanti dell'azienda e dei sindacati.
  In occasione dell'incontro dell'11 ottobre 2021 l'azienda ha presentato il piano sul distretto di Torino, che diventerà centro strategico del processo di elettrificazione del gruppo, dove, insieme agli investimenti di sviluppo, tecnologie e formazione, si realizzeranno modelli elettrici della 500 e Maserati.
  Inoltre, l'azienda ha un impegno a proseguire il rapporto con il Governo in merito alle future scelte industriali in Italia.
  In occasione di questi incontri, il Ministro dello sviluppo economico ha espresso soddisfazione in merito agli investimenti, che confermano il ruolo centrale di Torino per la ricerca e l'innovazione. Per quello che attiene, invece, alla
gigafactory di Termoli, il Ministro ha sottolineato l'intenzione del Governo ad accompagnare questa iniziativa.
  Come rappresentato in altre occasioni, il Governo ritiene necessario un monitoraggio costante del settore
automotive, oltre che un approccio proattivo e un ripensamento della politica industriale del settore in parola, che preveda al contempo il supporto alla domanda e all'offerta. Infatti, un adeguato supporto al sistema industriale rappresenta la premessa per evitare operazioni di delocalizzazione o acquisizione di imprese nazionali.
  Questi sono gli obiettivi del tavolo di politica industriale dedicato al settore
automotive (tavolo automotive), istituito presso il Ministero dello sviluppo economico in data 23 giugno a cui sono seguite, nei mesi di luglio e ottobre, singole riunioni di specifici gruppi di lavoro su temi omogenei, individuati dagli uffici tecnici del Ministero.
  Come specificato in occasione dell'incontro del 23 giugno 2021, è necessario definire una strategia di politica industriale di medio-lungo periodo e individuare i provvedimenti necessari per sostenere la filiera in parola, anche alla luce degli investimenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per la mobilità sostenibile.
  Il Tavolo in parola è stato istituito anche in considerazione della trasformazione tecnologica e ambientale del settore, la quale costituisce una sfida, non solo in termini di produzione, ma anche per gli effetti sociali che determina, che l'Italia deve essere in grado di gestire. Il Governo deve assumersi il compito di accompagnare questo processo e definire una strategia industriale, anche alla luce degli investimenti previsti dal PNRR, per far tornare l'Italia tra i principali attori del settore, favorendo la trasformazione tecnologica e la crescita degli investimenti sia italiani che esteri.
  Per questo motivo, il Tavolo coinvolge numerosi attori della filiera ed è articolato in diverse sessioni di lavoro. Tra queste, vi sono una sessione dedicata alla transizione industriale (costruttori e componentistica), una sessione dedicata al mercato dei veicoli e una sessione dedicata alle infrastrutture (elettrico, idrogeno e combustibili alternativi).
  Rilevante per il settore in parola è anche la recente approvazione dell'accordo di programma tra il Ministero dello sviluppo economico, la regione Piemonte, il comune di Torino, l'Agenzia nazionale politiche attive lavoro (ANPAL), l'ICE – Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane e l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa s.p.a. (Invitalia), che prevede un piano di riconversione e riqualificazione produttiva dell'area di crisi industriale del territorio di Torino, con uno stanziamento di 165 milioni di euro.
  Gli investimenti sono finalizzati a rilanciare l'area di crisi industriale del territorio di Torino attraverso la creazione di due
hub di eccellenza per la ricerca, l'innovazione e il trasferimento tecnologico nei settori automotive e aerospazio. Il centro di ricerca applicata e trasferimento tecnologico per l'automotive e la mobilità sostenibile sarà realizzato nel distretto produttivo di Mirafiori, dove verranno avviate attività in sinergia con il centro di competenza Manufacturing 4.0, mentre il centro per l'aerospazio sarà realizzato nell'area torinese di corso Marche.
  
È inoltre prevista l'attivazione di contratti di sviluppo e accordi di innovazione per sostenere investimenti produttivi nella filiera della componentistica automotive e dell'aerospazio, oltre che la trasformazione digitale e green della componentistica.
  In conclusione, confermo l'attenzione del Governo verso il settore
automotive, in generale, e verso la situazione degli stabilimenti italiani del gruppo Stellantis, in particolare, e ribadisco l'impegno del Governo a proseguire con gli incontri del tavolo su automotive, nonché a monitorare con attenzione il rispetto degli impegni assunti dal gruppo, al fine di garantirne la continuità produttiva e tutelarne i livelli occupazionali.
Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   MANZO. — Al Ministro del turismo, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il settore del turismo, ha purtroppo subito un calo delle prenotazioni a causa della variante Delta;

   in un comunicato Federturismo dichiara: «Si prospetta chiusura ancora più rapida dell'anno scorso. L'estensione dell'uso del green pass può essere una misura utile, anche come spinta a vaccinarsi;

   di fatto stiamo assistendo ad uno stallo del ritmo delle prenotazioni perché la gente è in attesa di capire come evolve la situazione dei contagi»;

   la presidente di Federturismo-Confindustria, dottoressa Lalli in un'intervista all'Agi, ammette tutta la sua preoccupazione sulla stagione turistica alla luce della variante Delta e dell'aumento dei casi Covid-19;

   si auspicava un'estate in forte ripresa, ed ora si prospetta una chiusura ancora più rapida dell'anno scorso quando i primi «stop» arrivarono a metà agosto;

   se gli investimenti sostenuti per lavorare per 4-6 settimane d'estate si traducono solo in costi, è certo che si assisterà al tracollo del turismo;

   gli stessi dati dimostrano che a fronte di perdite del 70 per cento del fatturato dello scorso anno, questa estate si prevede un 50 per cento del 2019, con una crescita del 25 per cento sull'anno scorso;

   si nota ancora una certa fiducia da parte di quei clienti, che attendono gli sviluppi della situazione prima di cancellare le prenotazioni;

   il controllo del certificato verde non può essere lasciato ai gestori di un'attività turistica;

   è necessario per l'incolumità e la salute dei cittadini prevedere atti di controllo che esulino o siano aggiuntivi al controllo del singolo gestore –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare per evitare da una parte, il collasso del turismo, e dall'altra, la tutela della salute dei cittadini e dei turisti;

   quali indicazioni il Governo intenda adottare per fornire linee guida sui poteri e sugli organi di controllo delle certificazioni verdi che siano una garanzia anche per i gestori di attività turistiche, a cui non è possibile lasciare interamente il controllo della situazione, ponendo a rischio le loro attività e la salute dei turisti e della Nazione.
(4-10012)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si chiede quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare da una parte, il collasso del turismo, e dall'altra, la tutela della salute dei cittadini e dei turisti e, in particolare, quali indicazioni voglia fornire per offrire linee guida sui poteri e sugli organi di controllo delle certificazioni verdi, la cui verifica non deve ricadere sui gestori di un'attività turistica.
  Al riguardo, rappresento che – in attuazione dell'articolo 9, comma 10, del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito con modificazioni dalla legge 17 giugno 2021, n. 87 – l'articolo 13 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021, disciplina la verifica delle certificazioni verdi COVID-19, prevedendo che la stessa è effettuata mediante una apposita applicazione mobile, a cura, tra gli altri, del personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, e dei soggetti titolari delle strutture ricettive.
  Ciò costituisce, ovviamente, un compromesso finalizzato a far sì che il possesso del
green pass possa rassicurare i turisti, agevolando la fruizione delle strutture e delle attività ricettive, da una parte, permettendo lo svolgimento delle attività imprenditoriali e commerciali nell'ambito del settore turistico e, dall'altro, l'accesso «in sicurezza» alle strutture recettive e ai luoghi di incontro per assicurare la tutela della salute pubblica, prevenire la ripresa dell'epidemia ed evitare il ripristino di misure restrittive di contenimento del contagio.
  Nella convinzione che l'utilizzo del certificato verde debba, comunque, essere razionalizzato e semplificato, ho dato disposizione ai miei uffici di esprimere parere favorevole su varie proposte emendative relative alla conversione del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, al fine di evitare aggravi di attività e responsabilità in capo agli esercenti strutture recettive, prevedendo in capo a questi la facoltà di accertare il controllo del possesso dei certificati verdi, e lasciando l'obbligo della verifica solo in capo alle forze dell'ordine, ai pubblici ufficiali e agli incaricati di pubblico servizio.
  Tali iniziative emendative non hanno, tuttavia, trovato accoglimento, mentre hanno avuto esito positivo le proposte di:

   escludere l'obbligo del Green pass per i servizi di ristorazione posti all'interno di strutture ricettive per i clienti ivi alloggiati;

   esentare gli organizzatori di sagre e fiere all'aperto da eventuali sanzioni, purché provvedano a predisporre idonea segnaletica indicante l'obbligatorietà del Green pass.

  In ogni caso, evidenzio che la verifica delle certificazioni verdi COVID-19 si effettua mediante la lettura di un codice mediante una dedicata applicazione che consente unicamente di controllare l'autenticità, la validità e l'integrità della certificazione, e di conoscere le generalità dell'interessato, ferme restando la competenza dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio – che possono intervenire su richiesta del gestore – per verificare l'identità della persona in possesso della certificazione nei casi in cui sia manifesti una incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione.
Il Ministro del turismo: Massimo Garavaglia.


   MENGA, SODANO, CABRAS e SARLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   poco risalto è stato dato nei comunicati ufficiali dalle autorità militari italiane, eppure «Falcon Strike 2021» è uno dei più importanti eventi addestrativi dell'Aeronautica Militare, che ha visto il coinvolgimento di oltre 50 velivoli e circa 600 persone provenienti dalle nazioni partecipanti, avente come base principale il 32° Stormo di Amendola in Puglia insieme ad altre basi di supporto tutte dislocate in territorio italiano;

   dal 6 giugno al 15 giugno 2021, gli F-35 provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Israele, protagonisti insieme ai velivoli italiani di questa esercitazione multinazionale promossa dallo Stato Maggiore della difesa, hanno sorvolato i cieli di Capitanata;

   l'obiettivo ufficiale di questo evento di alto addestramento tattico e militare, riportato nelle righe di un laconico comunicato stampa rinvenibile sul sito delle forze armate Usa, sarebbe quello di «ottimizzare l'integrazione tra gli aerei di 4a e 5a generazione e accrescere il livello di cooperazione nei campi della logistica e del trasferimento dei caccia F-35, rafforzando l'interoperabilità delle forze aeree alleate e dei partner durante le operazioni congiunte»;

   tuttavia, la dichiarazione resa alla testata «Times of Israel» da un alto ufficiale dell'aeronautica israeliana, sulla cui identità è stato mantenuto il massimo riserbo, genera ragionevoli dubbi sulla mera finalità addestrativa di questa esercitazione;

   difatti, la dichiarazione rilasciata dall'ufficiale dell'Iaf - Israelian Air Force è intrisa di numerosi e preoccupanti dettagli che palesano, inconfutabilmente, la volontà delle autorità militari israeliane di perseguire come obiettivo non già soltanto quello di migliorare le capacità complessive del velivolo F-35, ma al contempo «di preparare i piloti all'uso dei cacciabombardieri contro le forze iraniane», e ancora «di utilizzare un gran numero di batterie di missili terra-aria nel corso delle esercitazioni contro i caccia F-35 al fine di creare un'atmosfera piena di minacce»;

   lo stesso ufficiale dichiara inoltre, senza usare mezzi termini: «L'Iran è il nostro obiettivo»;

   una simile dichiarazione non meraviglia soprattutto se si guarda al contrattacco sferrato dalle truppe israeliane in violazione della tregua stipulata, il 21 maggio 2021, dal nuovo Governo di Israele, a danno di alcuni edifici situati nella Striscia di Gaza, contrattacco ritenuto sproporzionato rispetto al lancio di palloncini incendiari ad opera dei palestinesi;

   ciò che desta sgomento e preoccupazione è la posizione assunta dal Governo italiano, che ha consentito che si svolgessero tali esercitazioni che, sia pur indirettamente, potrebbero fungere da «palestra» per futuri spargimenti di sangue nei territori del Medio Oriente e che non ha commentato le dichiarazioni su riportate che palesano l'intento offensivo dell'operazione;

   quanto evidenziato sinora si porrebbe in contrasto con le disposizioni contenute nell'articolo 11 della nostra Carta costituzionale, tutte ispirate al medesimo ideale pacifista e di equivicinanza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali ulteriori utili elementi informativi intendano fornire;

   quali siano le motivazioni sottese al coinvolgimento dell'Italia in questa operazione addestrativa e se, in ragione di quanto esposto in premessa, non ritengano sussistere una violazione dei princìpi costituzionali, in particolare di quelli attinenti al ripudio della guerra.
(4-09594)

  Risposta. — A premessa generale, è essenziale tener presente come uno dei fondamentali obiettivi della Difesa sia quello di assicurare la costante disponibilità delle forze nonché lo sviluppo ed il mantenimento delle capacità idonee all'assolvimento dei compiti istituzionali delle Forze armate e alla condotta delle conseguenti missioni assegnate.
  In tale ottica, le esercitazioni ricoprono un ruolo fondamentale per la prontezza del personale e delle unità, consentendo di poter operare efficacemente in ogni contesto, anche in concorso con altri Paesi.
  Le succitate finalità impongono che le attività in questione siano pianificate con largo anticipo rispetto alla fase esecutiva; nello specifico, la pianificazione della «Falcon Strike 21», esercitazione di natura
Single Service inserita nel programma delle esercitazioni nazionale per l'anno in corso, ha avuto avvio, a cura dell'Aeronautica militare, già nel 2020.
  Nell'evento sono stati impegnati circa 600 militari ed oltre 50 velivoli – tra caccia, aerei da trasporto, da rifornimento in volo ed altri assetti di supporto – che hanno tutti operato all'interno di spazi aerei dedicati all'addestramento.
  L'esercitazione in argomento, una tra le principali previste per il 2021, ha rivestito fondamentale importanza per lo sviluppo di nuovi ambiti addestrativi di livello internazionale.
  Nel merito, va altresì evidenziato come lo svolgimento di esercitazioni militari in concorso con altri Paesi, lungi dall'avere finalità offensive di qualsiasi genere, sia uno dei canali su cui si basa il dialogo tra le Difese delle varie Nazioni, contribuendo ad alimentare la conoscenza reciproca e a condividere le procedure operative nei domini di riferimento.
  In tale quadro, la partecipazione alla «Falcon Strike 21» da parte di nazioni estere, quali gli Stati Uniti, il Regno Unito ed Israele, ha favorito la condivisione delle procedure e l'interoperabilità; inoltre, su un piano squisitamente bilaterale, va evidenziato come Italia ed Israele abbiano in atto, in un'ottica di ricerca condivisa di una sicurezza comune, molteplici iniziative di collaborazione, in particolar modo nei settori addestrativo e del
procurement.
Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 40-2020 del luglio 2020 il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara ha convertito la cattedra di docenza di prima fascia di bibliografia e biblioteconomia, CODM/01 in un posto di personale T.A. nel profilo di collaboratore – area terza;

   analoga conversione di una cattedra bibliografia e biblioteconomia musicale CODM/01 in n. 1 e mezza posizione lavorativa di collaboratore è risultata dalla delibera del consiglio accademico del conservatorio di musica «Giuseppe Verdi» di Milano, il 30 giugno 2020;

   la medesima conversione della cattedra di bibliografia e biblioteconomia musicale in composizione musicale elettroacustica è stata deliberata dal conservatorio di Musica «Luca Marenzio» di Brescia con delibera del 7 luglio 2020;

   con la delibera del 7 luglio 2020 il consiglio di amministrazione del conservatorio «Luca Marenzio» di Brescia ha convertito la cattedra CODM/01 in composizione musicale elettroacustica;

   con deliberazione del consiglio di amministrazione del 2 luglio 2020 il conservatorio «Claudio Monteverdi» di Bolzano ha convertito la cattedra di bibliografia e biblioteconomia musicale in lingua tedesca in una cattedra di musiche tradizionali in lingua tedesca;

   negli anni precedenti le cattedre di bibliografia e biblioteconomia erano già state convertite nei conservatori di Benevento, Firenze, La Spezia, Lecce;

   le biblioteche dei conservatori custodiscono un patrimonio musicale tra i più importanti al mondo, oggi solo in parte digitalizzato, attorno al quale si ritiene necessario mantenere le figure professionali esistenti e garantire ulteriori interventi che accrescano la valorizzazione e fruizione da parte dell'utenza;

   la cattedra di «Bibliografia e biblioteconomia musicale» costituisce un fondamentale raccordo tra didattica, ricerca scientifica e le numerose attività proprie della biblioteca per le quali occorrono più figure con competenze qualificate e diversificate;

   con una lettera dell'11 luglio 2020 indirizzata tra gli altri al Ministero dell'università e della ricerca, la Società italiana di musicologia ha dichiarato di ritenere «essenziale che non vengano penalizzati gli insegnamenti dell'area musicologica (da CODM/01 a CODM/07) al fine della piena attuazione della riforma del settore (...)» e di guardare «con preoccupazione le scelte effettuate da alcuni Conservatori di Musica, che hanno convertito numerose cattedre di quest'area a favore di altri settori. L'Alta Formazione Musicale non può fare a meno di questi insegnamenti musicologici, anche in previsione dell'attivazione del terzo livello di studi, ossia del diploma accademico di Formazione alla ricerca e dei percorsi triennali e biennali in Discipline storiche»;

   la risoluzione n. 8-00045, «Nitti, Azzolina, Carbonaro, Lattanzio, Casa, Villani», approvata in Commissione Cultura della Camera dei deputati, impegnava il Governo, tra le altre cose a «valutare la possibilità di porre in essere tutte le iniziative (...) per assicurare a ciascun ISSM il servizio attraverso la presenza di un docente di bibliografia e biblioteconomia» con funzione di responsabile scientifico e almeno un addetto alla sorveglianza;

   la Conferenza dei direttori dei Conservatori di musica, riunitasi a Roma nei giorni 24-25 giugno 2019 aveva rappresentato «la necessità che il docente-bibliotecario venga affiancato da un Collaboratore, che tale figura non possa scaturire necessariamente da procedure di conversione, e che pertanto occorra ragionare su un progressivo ampliamento dell'organico (...)» auspicando «la costituzione di un tavolo tecnico per compiere una ricognizione dell'attuale situazione delle biblioteche dei conservatori e definire misure di carattere normativo e finanziario per assicurare alle suddette biblioteche strumenti adeguati al ruolo che esse svolgono nei conservatori e nei territori dove le istituzioni operano» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'elevato numero di conversioni di cattedre di bibliografia e biblioteconomia musicale in atto nei conservatori di musica italiani;

   quando il Ministro interrogato intenda attivare il tavolo tecnico, auspicato dalla Conferenza dei direttori, sul tema delle biblioteche dei conservatori, al fine di dare piena attuazione agli impegni assunti con la risoluzione n. 8-00045.
(4-10731)

  Risposta. — Con il presente atto ispettivo l'interrogante ha chiesto al Ministero di fornire chiarimenti in ordine ai processi di conversione delle cattedre di bibliografia e biblioteconomia musicale presso i conservatori italiani.
  Al riguardo, occorre premettere che l'ordinamento garantisce alle Istituzioni di alta formazione, al pari delle università, una propria autonomia didattico-scientifica, costituzionalmente tutelata
ex articolo 33, ultimo comma, della Costituzione e legislativamente riconosciuta ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della legge 21 dicembre 1999 n. 508, cui è stata data attuazione con il decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2003, n. 132.
  In particolare, l'articolo 7, comma 4, lettera
d) del decreto del Presidente della Repubblica da ultimo citato demanda al consiglio di amministrazione di ciascuna Istituzione il compito di definire l'organico del personale docente per le attività didattiche e di ricerca, nonché del personale non docente.
  Pertanto, le delibere dei Consigli di amministrazione, adottate su proposta dei rispettivi consigli accademici, aventi ad oggetto la conversione delle cattedre di bibliografia e biblioteconomia musicale, sono manifestazione della discrezionalità artistico-culturale e didattica degli Istituti di alta formazione, la quale costituisce corollario logico dell'autonomia ad essi riconosciuta.
  In considerazione di ciò, il Ministero dell'università e della ricerca, se da un lato non può entrare nel merito delle delibere di conversione, dall'altro lato esercita, però, poteri di controllo e di vigilanza rispetto all'osservanza dei criteri e dei limiti fissati dal Ministero stesso (ad esempio, nell'anno accademico 2020/2021, le conversioni potevano essere effettuate entro un limite massimo, pari al 25 per cento dei posti vacanti), nonché di sindacato esterno in ordine alla congruità e alla ragionevolezza della delibera assunta, che deve essere adeguatamente motivata.
  A titolo esemplificativo, in alcuni casi la conversione delle cattedre di biblioteconomia è stata motivata con riferimento al numero esiguo di studenti coinvolti nel relativo insegnamento; in altri casi, la motivazione risiede nella constatazione che il docente di cattedra non è in grado di assicurare, nell'ambito del suo monte ore annuale – pari, in base al C.C.N.L. vigente, a 250 ore, distribuito su dodici ore settimanali da dedicare prevalentemente alla didattica – funzioni ulteriori ed «altre» rispetto alla docenza, quali l'apertura, la fruizione, la distribuzione al pubblico del materiale contenuto nella biblioteca.
  Alla luce di quanto detto, si evince che il Ministero dell'università e della ricerca è a conoscenza delle conversioni di cattedre che le Istituzioni Afam deliberano, considerato che le delibere in questione vengono comunicate dai Consigli di amministrazione al Ministero tramite una apposita procedura telematica e vengono validate dagli uffici competenti.
  Al riguardo, preme allora evidenziare che, accanto alle conversioni citate dall'onorevole interrogante (conservatori di Ferrara, Milano, Brescia e Bolzano) ve ne sono state altre di segno opposto, come quella deliberata dal conservatorio di Napoli, che ha convertito una cattedra di pianoforte (Codi/21) in una cattedra di biblioteconomia (Codm/01).
  Ciò premesso, occorre aggiungere che il decreto ministeriale 3 luglio 2009, n. 90, che ha definito i cosiddetti settori artistico-disciplinari, non ha inserito la direzione delle Biblioteche nell'ambito della declaratoria riferita all'insegnamento di biblioteconomia. Non esiste più quindi la figura del docente-bibliotecario (ruolo ad esaurimento), sicché la funzione del docente di biblioteconomia rimane, esclusivamente, l'insegnamento della materia, relativamente al quale si può avvalere della biblioteca solo come struttura funzionale all'attività didattica e di ricerca; viceversa, il docente di biblioteconomia non può sostituire una figura tecnica «addetta» alla fruizione del patrimonio conservato nelle biblioteche, che pure dovrebbe essere aperto e disponibile ad un pubblico potenzialmente più vasto rispetto a quello dei soli studenti.
  A tale ultimo proposito, con riguardo alle problematiche espresse nella risoluzione conclusiva n. 8-00045 della VII Commissione della Camera dei deputati circa l'introduzione contrattuale (C.C.N.L. 2016-2018) della figura del «direttore di ragioneria o di biblioteca» nell'ambito del personale tecnico amministrativo, e circa la diversità di competenze richieste dai due ambiti (la «ragioneria» di chiara appartenenza contabile-amministrativa e la «biblioteca» che richiede altre e diverse competenze specialistiche in ambito bibliografico e biblioteconomico), le quali non sarebbero assommabili in capo alla stessa figura professionale, si fa presente che la questione è stata chiarita dall'A.R.A.N. con un parere ufficiale del 2019, essendo stato precisato che la figura del direttore di ragioneria è distinta da quella del direttore di biblioteca.
  Quest'ultima figura, da tenere altresì distinta dalla figura del docente di biblioteconomia che, come anzi detto, afferisce solo alla didattica, verrà, dunque, inquadrata in uno specifico profilo dei ruoli del personale tecnico-amministrativo per l'accesso al quale sarà richiesto un titolo di laurea
ad hoc, tale da garantire competenze specialistiche in ambito musicologico, bibliografico e biblioteconomico.
  In ragione di ciò, si segnala che questo Ministero ha inviato, in data 7 maggio 2021, una richiesta al dipartimento della funzione pubblica affinché, nell'ambito della sequenza contrattuale prevista dall'articolo 1, comma 892, della legge n. 178 del 2020, venga dettagliata proprio la declaratoria del profilo di direttore di biblioteca, la quale dovrà comunque essere coerente con quanto previsto dal decreto del Ministro per i beni e le attività culturali del 20 maggio 2019, n. 244, per quanto attiene alla figura professionale del bibliotecario di I fascia, e dovrà essere declinata in modo specifico per le biblioteche dei conservatori e degli istituti musicali.
  Infine, giova evidenziare che il problema del quantitativo di personale necessario per la gestione della biblioteca è strettamente connesso con quello dell'ampliamento degli organici del personale dell'alta formazione artistica musicale e coreutica. Tale ampliamento è già stato previsto dalla legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio per il 2021) che ha stanziato a tal fine 70 milioni di euro. Questo Ministero di concerto con quello dell'economia e delle finanze sta predisponendo il decreto per il riparto di tali fondi tra le istituzioni, le quali, autonomamente decideranno quanti di quelli in disponibilità di ciascuna destinare al nuovo profilo specialistico di Direttore di Biblioteca.
  Non tutti gli Istituti superiori di studi musicali, infatti, hanno una biblioteca di dimensioni e caratteristiche tali da richiedere una figura professionale, appartenente ai ruoli del personale tecnico amministrativo, di così elevata professionalità; sarà quindi ancora una volta la singola Istituzione, nell'esercizio della propria autonomia, a farne richiesta nell'ambito della prevista programmazione triennale del personale.
  In risposta al secondo quesito dell'interrogante, posto che al problema sarà data soluzione nell'ambito della sequenza contrattuale, attualmente in corso di svolgimento, si ritiene che la questione possa trovare soluzione in tale sede, nella quale vi è un istituzionale confronto con le parti sindacali.

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.


   PALAZZOTTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un tweet del 29 maggio 2021 del Primo Ministro del Marocco Saâd dine El Othmani si apprende che una parte della «African Lion Maneuvers 2021» si terrà per la prima volta nel Sahara occidentale occupato dal Marocco, nella regione di Mahbas e vicino a Dakhla, con la partecipazione di circa 10 mila soldati marocchini e americani e altri provenienti da 8 Paesi e osservatori di 21 Paesi. Secondo lo stesso Primo Ministro ciò rappresenta il culmine del riconoscimento americano del Sahara marocchino;

   «African Lion» è la più grande operazione di addestramento militare del Comando per l'Africa degli Stati Uniti (Africom) nel continente;

   nel novembre 2020, secondo quanto riportato dal sito moroccoworldnews.com la delegazione marocchina-americana ha dichiarato che le esercitazioni annuali del Leone africano «rappresentano un'opportunità per mostrare la forte e continua partnership strategica tra gli Stati Uniti e il Marocco»;

   il Marocco e gli Stati Uniti organizzano congiuntamente le esercitazioni della «African Lion» in collaborazione con altri Paesi;

   l'addestramento militare «African Lion 21» si terrà dal 7 al 18 giugno 2021 e vedrà, da quanto si apprende dall'immagine che accompagna il tweet del Capo del Governo del Marocco, anche la partecipazione dell'Italia in quanto Stato partner. Il programma prevede operazioni in più discipline, tra cui esercitazioni aeree, esercitazioni marittime con spari navali ed esercitazioni di risposta chimico-biologica;

   nel 1975 il Marocco ha occupato militarmente il Sahara Occidentale e da oltre 40 anni il popolo Saharawi è in esilio, al di fuori della propria terra, in una striscia di deserto algerino;

   il popolo Saharawi oggi vive in condizioni di estrema precarietà. Nei campi profughi spesso manca l'acqua e l'elettricità, farmaci e generi alimentari, oltre che i normali supporti per affrontare la vita quotidiana. I Saharawi sono vittime di una sistematica violazione dei diritti umani nei territori occupati dal Marocco;

   il nodo irrisolto ancora oggi rimane il referendum per l'autodeterminazione – indipendenza o integrazione – come punto di incontro tra Marocco e Fronte Polisario;

   negli anni, in Italia, si sono moltiplicate le iniziative di solidarietà verso il popolo Saharawi, sia quelle istituzionali sia quelle della società civile. Sono stati realizzati tavoli istituzionali, di cooperazione internazionale e anche iniziative parlamentari volte a stimolare il Governo e il Parlamento italiano ad assumere una posizione coerente con le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite;

   il nostro Paese svolge inoltre un importante ruolo nell'assistenza umanitaria a favore dei rifugiati saharawi nei campi di Laayoune e Aswerd presso Tindouf, in Algeria;

   la violazione dei diritti fondamentali dell'uomo nel Sahara occidentale è un'emergenza sempre più impellente;

   a parere dell'interrogante, la partecipazione dell'Italia alle esercitazioni militari della «African Lion Maneuvers 2021» che si terranno proprio nel Sahara occidentale, significherebbe legittimare l'occupazione di quei territori da parte del Marocco e può rappresentare una battuta d'arresto rispetto all'impegno per l'indipendenza e il diritto all'autodeterminazione del popolo Saharawi –:

   se corrisponda al vero la notizia della presenza di una delegazione dell'esercito italiano alle esercitazioni militari della «African Lion Maneuvers 2021» e se il Governo non intenda ritirare l'adesione dell'Italia a tale evento che prevede lo svolgimento di parte delle esercitazioni militari nel Sahara Occidentale dove il popolo Saharawi è in esilio e vittima di una sistematica violazione dei diritti umani da parte del Marocco che ha occupato militarmente quella regione negando ogni forma di indipendenza e autodeterminazione al popolo Saharawi.
(4-09443)

  Risposta. — L'esercitazione African Lion è un'attività multilaterale, pianificata con cadenza annuale dallo US Africa Command (AFRICOM), che ha interessato, dal 7 al 18 giugno 2021, specifiche aree addestrative militari del Marocco e della Tunisia.
  Scopo dell'esercitazione è stato quello di sviluppare la pianificazione e la condotta di operazioni di mantenimento e a supporto della pace attraverso la conduzione di attività sia «sul campo» (
Field Training Exercise – FTX), sia su «posti comando», tramite l'impiego di computer (Computer-Based Exercise – CPX).
  Nel quadro politico di riferimento, l'esercitazione ha assunto un rilievo significativo sia sotto l'aspetto addestrativo, sia quale concreto segnale di collaborazione nei confronti del Marocco e della Tunisia, Paesi fortemente impegnati nel controllo e nel contrasto ai traffici illegali ed alle minacce alla sicurezza internazionale, in particolare nell'area del Mediterraneo allargato.
  In considerazione della valenza strategica dell'esercitazione, la difesa, consultato il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – in virtù dei profili di politica estera che il contesto esercitativo sottendeva – ha ritenuto opportuno prendervi parte con proprio personale, circoscrivendone la partecipazione alle attività concettuali, quali riunioni e conferenze, e a quelle condotte in forma CPX, ossia limitate al comando e al controllo delle esercitazioni e senza l'impiego, pertanto, di unità di manovra.
  Nello specifico, il personale italiano – 28 militari – è stato impiegato presso il quartier generale di Inezgane, nella periferia di Agadir, distante circa 500 chilometri dalle zone di confine del Sahara occidentale.
  In tale contesto, con particolare riguardo alla questione legata alle rivendicazioni sul Sahara occidentale, va sottolineato che l'Italia ha sempre ribadito pieno sostegno all'azione delle Nazioni Unite, nella ferma convinzione che solo il dialogo diretto fra le parti sotto l'egida delle Nazioni Unite possa portare a una soluzione definitiva, condivisa ed equa della controversia; nel solco di tale posizione va, peraltro, collocata la partecipazione di personale militare italiano alla missione Onu (Minurso) in atto nell'area in questione.
  Nel medesimo spirito, la cooperazione allo sviluppo italiana sostiene abitualmente, come da lei stesso ricordato, le organizzazioni internazionali che operano a favore dei profughi Saharawi di Tindouf in Algeria, attraverso l'erogazione di circa un milione di euro all'anno per progetti di Unicef e Pam (Programma alimentare mondiale) a sostegno del popolo Saharawi.
  In virtù delle considerazioni appena condivise, si ritiene di dover concludere che la partecipazione italiana all'esercitazione
African Lion, anche alla luce delle modalità con le quali essa ha avuto luogo, sia da ricondurre all'ambito dei tradizionali rapporti con i Paesi del Mediterraneo e non possa essere interpretata come un riconoscimento, anche implicito, di sovranità.
Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   PANIZZUT, BOLDI, CAVANDOLI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI, ZANELLA, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, PAROLO, ALBERTO STEFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   con messaggio protocollo n. 3495 del 14 ottobre 2021, l'Inps ha comunicato che l'assegno mensile di cui all'articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, destinato agli invalidi civili parziali, con riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74 per cento, sarà liquidato d'ora in avanti solamente «nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiario»;

   la determinazione assunta con il messaggio sopra citato interrompe una consolidata prassi dell'Istituto che, invece, riconosceva il diritto all'assegno mensile anche in favore degli invalidi parziali occupati, a condizione che il relativo reddito fosse inferiore alla soglia stabilita dalla normativa vigente, fissata in 4.931,29 euro per l'anno 2021;

   nel motivare il proprio revirement, l'Inps ha richiamato il principio di diritto affermato in talune pronunce della Corte di cassazione, in base alle quali il mancato svolgimento dell'attività lavorativa integrerebbe «non già una mera condizione di erogabilità della prestazione, bensì, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale»;

   non si comprende francamente la ragione per la quale l'Inps abbia ritenuto di estendere improvvisamente oggi, in via generale, oltre i limiti oggettivi e soggettivi del giudicato, la portata di un principio di diritto affermato dalla Corte di cassazione con riguardo a casi specifici;

   la decisione dell'Istituto di procedere in questo senso ha gettato nello sconforto centinaia di migliaia di invalidi civili parziali, in un momento che peraltro è già di per sé estremamente delicato per loro, a causa dell'enorme impatto che la pandemia da Covid-19 e l'applicazione delle correlate misure di contenimento hanno avuto sulla situazione di tutte le persone con disabilità e delle relative famiglie;

   l'attuale contesto emergenziale giustificherebbe – a parere degli interroganti – un incremento del livello di tutele garantito dall'ordinamento alle persone con disabilità e non già la loro ulteriore compressione;

   con riguardo agli invalidi parziali, ad esempio, sarebbe opportuno valutare la possibilità di estendere nei loro riguardi il cosiddetto «incremento al milione», già riconosciuto agli invalidi totali dopo la sentenza della Corte costituzionale, e non già di restringere ulteriormente i – già stringenti – requisiti di reddito per l'accesso all'assegno mensile, come ha fatto l'Inps con il messaggio in contestazione;

   il Ministro per le disabilità si è immediatamente attivato con il Ministro interrogato affinché si trovi una strada per superare l'ingiustizia di cui si è dato conto, rimarcando come la possibilità per le persone con disabilità di realizzarsi attraverso il lavoro è elemento essenziale ai fini dell'inclusione e va quindi facilitato, non scoraggiato;

   nel perseguimento del medesimo obiettivo, i deputati del Gruppo Lega avevano presentato, già in data 31 agosto 2020, una proposta di legge per modificare il predetto articolo 13 della legge n. 118 del 1971, con la soppressione dell'inciso sul quale si fonda l'interpretazione restrittiva della Corte di cassazione e con il contestuale aumento, fino a 9 mila euro, della soglia di reddito utile ai fini della percezione dell'assegno mensile (Atto Camera 2644) –:

   se e quali iniziative intendano urgentemente adottare al fine di tutelare la posizione degli invalidi civili parziali, durante compromessa dal messaggio Inps citato in premessa.
(4-10549)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  Il quesito posto è oggetto in questi giorni di grande attenzione da parte dei cittadini, delle associazioni di settore, del Parlamento. La tutela delle categorie di invalidi civili che hanno diritto al riconoscimento di determinate prestazioni economiche richiede con urgenza una soluzione efficace a una questione che investe la vita di persone e di famiglie in condizioni di fragilità e di difficoltà.
  Preliminarmente, è necessaria una sintetica ricostruzione storico-giuridica sottesa all'adozione, da parte dell'INPS, del messaggio 3495 del 14 ottobre 2021, relativo alla mancata concessione dell'assegno d'inabilità nei confronti di chi abbia prestato attività lavorativa.
  Fino al 31 dicembre 2007 la legge richiedeva, quale requisito costitutivo specifico per il diritto all'assegno di invalidità civile, la «incollocazione al lavoro», cioè la condizione di chi, secondo la definizione fornita dalla Corte di Cassazione, pur iscritto nelle speciali liste degli aventi diritto al collocamento obbligatorio – non aveva conseguito un'occupazione in mansioni compatibili.
  Successivamente la novella introdotta dalla legge, n. 247 del 2007 ha richiesto come requisito per il riconoscimento dell'assegno mensile di assistenza non più la incollocazione al lavoro, bensì lo stato di «inoccupazione», ovvero il mancato svolgimento dell'attività lavorativa, da comprovare con apposita dichiarazione sostitutiva da presentare annualmente all'INPS.
  Con due messaggi del 2008 l'INPS aveva ritenuto di identificate il requisito del mancato svolgimento dell'attività lavorativa con lo stato di disoccupazione, considerando i dati della non stabilità del rapporto di lavoro, ovvero la soglia del reddito conseguibile. Le indicazioni dell'INPS si ponevano in linea con le previsioni dell'articolo 4 della legge n. 181 del 2000, in base alle quali, ai fini dell'inserimento negli elenchi per il collocamento, lo stato di disoccupazione si considerava conservato se il soggetto avesse svolto attività lavorativa tale da assicurare un reddito non superiore alla soglia fiscalmente imponibile.
  A fronte di tale interpretazione dell'Istituto, si è sviluppato un consolidato e unanime orientamento giurisprudenziale, di merito e di legittimità, di segno diverso nel ritenere che lo svolgimento dell'attività lavorativa, quale che sia la misura del reddito ricavato, precluda il diritto all'assegno di invalidità. La Corte di Cassazione, riguardo alle sopracitate indicazioni applicative dell'INPS, ha affermato che «è irrilevante, al cospetto della norma di legge, il contenuto del messaggio dell'INPS» (Cassazione n. 3517/2014). Il giudice di legittimità ha altresì chiarito che la novella del 2007 non ha solo formalmente soppresso il requisito formalistico dell'iscrizione nelle liste di collocamento, ma lo ha sostituito con un requisito diverso (e di più semplice verificazione) e cioè con quello di non svolgimento di attività lavorativa (Cassazione n. 6463/2014).
  La novella, quindi, non opera solo nel senso più favorevole per gli assistibili, di non richiedere più l'iscrizione, ma anche in quello peggiorativo di non consentire l'accesso alle prestazioni ai soggetti che, pur lavorando, presentino ugualmente i presupposti per l'iscrizione al collocamento.
  Il messaggio dell'Inps del 14 ottobre 2021, che recepisce questo orientamento giurisprudenziale, ha giustamente determinato il timore della sospensione dell'assegno a favore dei beneficiari che svolgono attività lavorativa. Tale nuova interpretazione, come evidenziato dagli interroganti, non solo ha preoccupanti ricadute sulla vita delle singole persone, ma rischia di depotenziare fortemente il percorso verso l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità, necessario per la realizzazione di quei progetti di vita indipendente che rappresentano l'obiettivo primario delle politiche pubbliche in tale ambito.
  Il Governo è pertanto consapevole che si rende necessario e imprescindibile un immediato intervento legislativo che riconduca il quadro normativo a canoni di ragionevolezza, rispondendo a fini di tutela sostanziale delle persone con disabilità.
  A tal fine il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito l'INPS, ha elaborato un intervento volto a rivisitare la formulazione vigente del precetto normativo per consentire derogazione della prestazione nei limiti reddituali attualmente vigenti a prescindere dalla natura dal reddito. Tale proposta emendativa sarà inserita nel veicolo normativo più opportuno, tra quelli in discussione in Parlamento – molto probabilmente in sede di conversione del decreto-legge in materia fiscale – al fine di giungere ad una celere definizione della questione che consenta il pieno sostegno economico agli invalidi civili parziali.

La Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Rossella Accoto.


   SODANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 28 giugno 2021, il viadotto Akragas I, meglio conosciuto come viadotto Morandi di Agrigento, situato lungo la strada statale 115 quater tra il chilometro 1,450 e 2,950 che collega Porto Empedocle con il capoluogo, è stato riaperto al traffico cosiddetto leggero;

   chiuso nel marzo del 2015, dopo 1.564 lunghi giorni di attesa, sono stati ultimati i lavori di risanamento strutturale degli elementi in elevazione più danneggiati dell'opera, le pile dalla seconda alla settima nello specifico, che per il loro stato di degrado ne avevano imposto la chiusura;

   l'Anas ha ritenuto opportuno riaprire solo la carreggiata sinistra del viadotto garantendo il transito a una corsia, in entrambi i sensi di marcia, a tutti i veicoli leggeri con massa inferiore a 3,5 tonnellate, ripristinando così un'importante direttrice di collegamento tra Agrigento e la sua costa;

   al contrario, sull'altra carreggiata sono in fase di avvio i lavori di risanamento degli impalcati e dei pulvini, terminati i quali sarà possibile riaprire entrambe le carreggiate anche al traffico pesante;

   l'apertura parziale di questa importante arteria di collegamento lascia perplessità e preoccupazione nei cittadini che ancora stentano a percorrerlo, perché spaventati dalla limitazione al solo traffico leggero e per evidenti rischi di cedimento, come già accaduto per il suo «gemello» genovese;

   da recenti controlli sembrerebbero esserci ancora dei problemi ai piloni sottostanti il ponte, mentre si stima che per la riapertura definitiva, la messa in sicurezza e la totale fruibilità del ponte, serviranno ancora nove mesi;

   con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-05969, presentata in data 10 giugno 2020, l'interrogante aveva già chiesto al Ministro pro tempore di fornire informazioni dettagliate in relazione alle condizioni della struttura portante del viadotto e soprattutto di intercedere, tramite Anas, affinché venissero ultimati i lavori di ristrutturazione e ripristinata la viabilità sul tratto interessato;

   in risposta a tali quesiti, l'allora Ministro in carica, Paola De Micheli, aveva assicurato la riapertura ed il completamento di tutti i lavori sui 7 piloni entro i primi mesi dell'anno 2021 (gennaio-febbraio);

   allo stato attuale la situazione è ancora in fase di stallo, perché la riapertura parziale non solo non agevola i collegamenti, ma alimenta ancora di più paure, ansie e preoccupazioni di tanti cittadini che preferiscono evitare di attraversare il ponte –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza per rassicurare i cittadini sullo stato di assoluta sicurezza del ponte, sulla tipologia di interventi eseguiti e sulle relative modalità;

   quali siano le prospettive future per il completamento dei lavori e la definitiva riapertura del Ponte Morandi di Agrigento.
(4-09854)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede quali iniziative questo Ministero intenda adottare per il completamento dei lavori e la riapertura definitiva dei viadotti Akragas I e Akragas II, ubicati lungo la strada statale 115 quater in provincia di Agrigento.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade, l'alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali e dalla società ANAS, si rappresenta quanto segue.
  ANAS ha redatto 5 progetti, approvati dal Genio civile di Agrigento, finalizzati al risanamento strutturale dei viadotti Akragas I e Akragas II, collocati tra il chilometro 1+450 e il chilometro 2+950 della strada statale 115
quater Sud occidentale sicula.
  A partire dall'anno 2020, ANAS ha progressivamente avviato l'esecuzione dei lavori per stralci funzionali, mediante accordo quadro dedicato, attivando contratti applicativi per un investimento complessivo di circa 47 milioni di euro.
  Gli interventi già ultimati hanno interessato il risanamento strutturale di tutte le pile del viadotto Akragas II e il risanamento strutturale delle opere in elevazione più ammalorate del viadotto Akragas I, dalla pila 2 alla 7, che hanno consentito, nelle more del completamento dei lavori di adeguamento di impalcati e pulvini alle norme vigenti, la riapertura delle infrastrutture con limitazione di carico fino a 3,5 tonnellate.
  Inoltre, dallo scorso mese di febbraio ANAS ha avviato le attività di risanamento localizzato delle restanti pile del viadotto Akragas I, con ultimazione delle lavorazioni prevista entro il mese di febbraio 2022.
  Dallo scorso mese di giugno sono stati anche avviati gli interventi di risanamento degli impalcati e di rinforzo a taglio dei pulvini del viadotto Akragas I e, sempre mediante accordo quadro, sono in fase di affidamento i lavori per il risanamento degli impalcati e il rinforzo a taglio dei pulvini del viadotto Akragas II, con ultimazione delle lavorazioni prevista entro la fine del 2022.
  Al termine di tali lavorazioni, ANAS riaprirà le infrastrutture anche al traffico pesante, in ottemperanza alle nuove norme tecniche per le costruzioni del 2018.
  Circa le verifiche strutturali delle fondazioni del viadotto Akragas I, la campagna di indagini geognostiche e strutturali condotta da un progettista incaricato da ANAS ha avuto esito favorevole, escludendo quindi la necessità di eventuali ulteriori interventi di adeguamento.
  Anche per il viadotto Akragas II è in corso una campagna di indagini strutturali, il cui esito sarà formalizzato entro la metà del 2022.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel 1982 una professoressa, docente di lingua e letteratura inglese presso un'università italiana, si vide negato il congedo di maternità di cinque mesi garantito invece alle lavoratrici italiane;

   grazie alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 agosto 1993, alcuni diritti, tra i quali il congedo di maternità, furono estesi al personale docente universitario non nazionale, ma non venne attuata la piena parità di trattamento;

   con il decreto-legge 21 aprile 1995, n. 120, poi convertito dalla legge 21 giugno 1995, n. 236, i lettori di madrelingua straniera vennero qualificati come collaboratori linguistici. Così facendo, a tali figure professionali non sono stati conteggiati gli anni precedenti di servizio, né i diritti di anzianità acquisiti nel corso del tempo e non ottennero l'equiparazione, come parametro per la determinazione del salario, alla figura del professore associato;

   la Commissione delle Comunità europee ha impugnato, nel 2001, la legge 21 giugno 1995, n. 236, presso la Corte di giustizia dell'Unione europea. La successiva sentenza della Corte del 26 giugno 2001 (Case C-212/99) ha condannato l'Italia per il mancato riconoscimento dei diritti degli ex lettori di lingua straniera, garantiti invece alla generalità dei lavoratori nazionali;

   successivamente alla sentenza, con il decreto-legge 14 gennaio 2004, n. 2, convertito in seguito con modificazioni dalla legge 5 marzo 2004, n. 63, è stato attribuito ai collaboratori linguistici un trattamento economico corrispondente a quello del ricercatore confermato a tempo indeterminato;

   la Commissione delle Comunità europee, non soddisfatta della risposta data dalle autorità italiane, ha ricorso nuovamente presso la Corte di giustizia dell'Unione europea contro l'Italia, sostenendo che il decreto-legge 14 gennaio 2004, n. 2, fosse comunque discriminatorio;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, ritenendo che l'Italia non avesse dato attuazione a tutti i provvedimenti che l'esecuzione della sentenza del 26 giugno 2001 comportava, ha condannato il nostro Paese con la sentenza del 18 luglio 2006 Case C-119/04;

   con la legge 30 dicembre 2010, n. 240, sono stati fissati i parametri per calcolare la retribuzione dei collaboratori di madrelingua straniera ma ancora non sono stati applicati;

   il Parlamento italiano, per superare il contenzioso tra lo Stato italiano e i collaboratori linguistici e per prevenire nuovi contenziosi nei confronti delle università statali italiane, con l'articolo 11 della legge 20 novembre 2017, n. 167, ha previsto un aumento del Fondo per il finanziamento ordinario e la sottoscrizione di contratti integrativi;

   con il decreto interministeriale n. 765 del 16 agosto 2019, all'articolo 3, è stata limitata l'applicabilità dei contratti integrativi ai soli collaboratori entrati in servizio a partire dal 31 dicembre 2018, escludendo di fatto gli ex lettori andati in pensione nel periodo dalla promulgazione della legge Gelmini fino all'uscita del decreto interministeriale sopracitato;

   gli eurodeputati Jude Kirton-Darling, Sean Kelly e Clare Daly hanno presentato diverse interrogazioni parlamentari alla Commissione tra il 2019 e il 2020 sulla condizione degli ex lettori;

   con il procedimento pilota 2079/11/EMPL, la Commissione europea sta valutando, in base al principio di parità di trattamento e di libera circolazione dei lavoratori europei, la compatibilità dell'articolo 26, comma 3, ultimo capoverso, della legge n. 240 del 2010 con l'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e, in caso positivo, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per risolvere la condizione di disparità dei collaboratori linguistici.
(4-10511)

  Risposta. — Con riferimento ai fatti rappresentati nell'atto ispettivo in esame, occorre rilevare che la questione sollevata, inerente al trattamento irragionevolmente discriminatorio riservato agli ex lettori di lingua straniera presso le università italiane, quale determinato dalla normativa vigente, ha posto, invero, dubbi di costituzionalità e di conformità al diritto dell'Unione europea.
  Come sottolineato dall'interrogante, infatti, sono state aperte a carico dell'Italia diverse procedure di infrazione dinanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Nello specifico, la prima procedura è stata aperta nel 1996 nei confronti dello Stato italiano, e si è conclusa con la sentenza della Corte di giustizia europea del 26 giugno 2001, che ha sancito la violazione da parte dell'Italia dell'articolo 48 del Trattato dell'Unione europea.
  A fronte di tale pronuncia, per adeguare l'ordinamento nazionale al giudicato della Corte di giustizia e assicurare la ricostruzione di carriera al personale interessato, il legislatore italiano è intervenuto con il decreto-legge 14 gennaio 2004, n. 2. Con successiva sentenza del 18 luglio 2006, la Corte di giustizia – nell'ambito di una nuova procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nel gennaio 2002 – è intervenuta ancora sulla questione e, pur rilevando la tardività dell'adeguamento previsto dal legislatore italiano, ha accertato la sostanziale correttezza dell'intervento normativo.
  Tanto premesso, al fine di una corretta individuazione delle ragioni che hanno portato all'apertura di una nuova procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, occorre tratteggiare l'evoluzione del quadro normativo che ha interessato la categoria dei lettori di lingua straniera.
  Nell'ordinamento italiano, la figura del lettore di lingua straniera è stata istituita dall'articolo 24 della legge 24 febbraio 1967, n. 62, con la funzione – analoga a quella dei mediatori linguistici – di far apprendere agli studenti dei corsi di laurea in lingue la corretta pronuncia ed il corretto idioma della lingua straniera insegnata. Il rapporto di lavoro con le Università era inizialmente regolato da un incarico annuale rinnovabile, conferito con decreto rettorale (articolo 24, comma 2) e con retribuzione pari allo stipendio iniziale dell'assistente universitario incaricato (articolo 24, comma 6).
  In considerazione della progressiva importanza riconosciuta alla conoscenza delle lingue straniere nei più importanti corsi di laurea, la figura del lettore ha assunto una nuova connotazione giuridica: mentre, in precedenza, il rapporto di impiego veniva regolato da un contratto di lavoro autonomo di diritto privato di durata annuale, successivamente, con l'articolo 4 del decreto-legge 21 aprile 1995, n. 120, il rapporto di lavoro del personale in questione è stato sostanzialmente trasformato da autonomo a subordinato e, in ragione di ciò, la figura professionale del lettore di lingua madre è stata sostituita con quella del «Collaboratore ed esperto linguistico di lingua madre» (CEL), la cui assunzione avviene oggi per selezione pubblica.
  Sulla disposizione di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 14 gennaio 2004, n. 2 è intervenuto poi il legislatore in sede di interpretazione autentica con l'articolo 26, comma 3, della legge n. 240 del 2010, precisando che è riconosciuto agli ex lettori delle università interessate il trattamento economico del ricercatore confermato a tempo definito fino al 1995, vale a dire fino al momento dell'instaurazione del nuovo rapporto di lavoro come CEL.
  Tale norma conferma il principio di diritto sancito dalla Corte di giustizia relativamente al trattamento economico dei lettori e prevede l'estinzione dei giudizi in corso tra lettori e atenei al momento dell'entrata in vigore della legge n. 240 del 2010. Del resto, l'indicazione del momento di instaurazione del nuovo rapporto quale termine finale per l'attribuzione del trattamento economico corrispondente a quello del ricercatore confermato a tempo definito appare coerente, da una parte, con quanto stabilito dalla Corte di giustizia nella citata sentenza del 26 giugno 2001 (perché in tal modo è stato assicurato il riconoscimento diritti quesiti nell'esperienza lavorativa maturata anteriormente al 1995), e, dall'altra, con l'intervenuta modifica del rapporto di lavoro operata dall'articolo 4 del decreto-legge 21 aprile 1995, n. 120 che, sostituendo i lettori – assunti con contratto di lavoro autonomo – con i CEL, vale a dire una nuova categoria di soggetti dipendenti dalle università, ha rinviato alla contrattazione collettiva la determinazione dell'entità della retribuzione, rendendo di conseguenza illegittimo il conferimento, dopo tale data, di un trattamento economico diverso (nella specie, quello corrispondente al ricercatore confermato a tempo definito) da quello contrattualmente definito.
  Successivamente, la Commissione europea ha avviato una nuova e più complessa interlocuzione con lo Stato italiano (EU PILOT 2079/11 DG JUST), finalizzata, da un lato, ad accertare che il diritto alla ricostruzione di carriera degli ex lettori (divenuti CEL), sancito dalla giurisprudenza della Corte di giustizia e consacrato nell'ordinamento italiano, non subisse restrizioni ad opera della legge n. 240 del 2010 e, dall'altro, ad individuare possibili soluzioni alle numerose dispute giudiziarie pendenti tra ex lettori ed Atenei, derivanti dall'applicazione disomogenea dei principi stabiliti dalla Corte di giustizia dell'Unione europea e dal legislatore nazionale.
  Al dichiarato fine di superare il contenzioso in atto e di prevenire l'instaurazione di un nuovo contenzioso nei confronti delle università italiane da parte degli ex lettori di lingua straniera, l'articolo 11, comma 1, della legge 20 novembre 2017, n. 167 (Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – legge europea 2017), ha previsto che il fondo per il finanziamento ordinario delle Università fosse incrementato di 8.705.000 euro a decorrere dall'anno 2017.
  Circa la distribuzione di tale fondo vincolato, il comma 2 dell'articolo 11, come modificato dall'articolo 1, comma 1144, della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio per il 2018), aveva previsto che, con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, adottato di concerto con il Mef, dovesse essere predisposto uno schema tipo per la definizione di contratti integrativi di sede, a livello di singolo ateneo, nonché stabiliti i criteri di ripartizione dell'importo di cui al comma 1 a titolo di cofinanziamento, a copertura dei relativi oneri, esclusivamente tra quelle Università che avessero perfezionato i relativi contratti integrativi.
  Peraltro, l'importo complessivo del già menzionato stanziamento a consuntivo dell'anno 2020 risulta essere pari a complessivi 34.820.000,00 euro. Al suddetto importo deve aggiungersi l'ulteriore disponibilità di 8.705.000,00 euro per l'anno 2021, quindi complessivamente 43.525.000,00 euro.
  A tale disposizione è stata data attuazione con il decreto Miur-Mef n. 765 del 16 agosto 2019. Allo stato, gli accordi integrativi di sede, in conformità allo schema di cui al citato decreto sono stati stipulati dai seguenti Atenei: università degli studi del Molise; università del Sannio; università degli studi della Tuscia; università degli studi di Milano e università degli studi di Catania.
  Il Ministero, in sinergia con il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha posto in essere ulteriori iniziative volte alla definizione di linee di intervento finalizzate ad affrontare le principali questioni poste all'attenzione della Commissione europea.
  In particolare, con riguardo al citato caso EU PILOT, il Ministero – a seguito di approfondite interlocuzioni con la Commissione europea – ha avviato, nel novembre 2020, una puntuale ricognizione presso tutti gli atenei statali in merito allo stato di attuazione del decreto Miur-Mef 16 agosto 2019, n. 765, mediante la somministrazione di uno specifico questionario, preventivamente condiviso con il dipartimento per le politiche europee, dal quale è emersa una situazione di criticità meno diffusa di quella preconizzata. Delle 67 università statali partecipanti al suddetto questionari 43 atenei hanno dichiarato di non riscontrare, allo stato, effettive problematiche in relazione agli ex lettori di madre lingua, mentre le principali criticità si concentrano, di fatto, soltanto in 9 atenei. La maggior parte delle università ha inoltre dichiarato che la mancata stipula del contratto integrativo è dipesa dalla volontà delle organizzazioni sindacali, le quali, pur regolarmente convocate, hanno rifiutato di aderire alla sottoscrizione del CCI.
  Ad ogni modo, nonostante le iniziative poste in essere dallo Stato italiano, la Commissione europea ha chiuso negativamente il caso Eu pilot 2011/2079 con nota 971 del 2 luglio 2021, nella quale ha evidenziato che «non ci sono elementi per dimostrare che l'Italia stia attuando correttamente il diritto dell'Unione europea e la sentenza della Corte nella causa C-119/04».
  Successivamente, con lettera di messa in mora
ex articolo 258 Tfue, notificata in data 23 settembre 2021 alla rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, la Commissione ha ritenuto di dover avviare la procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia, censurando, in particolare, la scelta di definire il trattamento economico degli ex lettori sulla base della previa stipulazione dei contratti integrativi di sede, che non trovano concreta attuazione «se le università non possono o non sono disposte a procedere alla firma dei contratti collettivi di sede, o se tale firma non è possibile per altri motivi».
  Ad avviso della Commissione, lo Stato membro «resta responsabile dell'attuazione del diritto dell'Unione europea da parte di tutti gli organismi che esercitano funzioni/poteri pubblici; l'Italia sarebbe pertanto ritenuta responsabile anche per la mancata adozione, da parte delle università italiane, delle misure necessarie per conformarsi al diritto dell'Unione europea». In altri termini, la Commissione sostiene che l'autonomia ordinamentale concessa alle Università dall'articolo 33, sesto comma, della Costituzione, al pari dell'autonomia negoziale attribuita alle parti pubbliche e alle controparti sindacali nell'ambito della contrattazione collettiva, debba ritenersi pur sempre subordinata al rispetto delle leggi dello Stato.
  A tale scopo, risulta necessario superare, mediante parziale abrogazione, il vincolo posto dall'articolo 11, comma 2, della legge 20 novembre 2017, n. 167, nella parte in cui prescrive che la ripartizione delle risorse finanziarie possa essere garantita alle sole università che abbiano stipulato (entro un termine determinato) i contratti integrativi di sede.
  Si ritiene, pertanto, che, con il superamento del vincolo contrattuale e la sollecita erogazione agli atenei delle risorse stanziate a titolo di co-finanziamento, si potrà dare corso al completamento della ricostruzione di carriera degli ex lettori e alla corresponsione degli emolumenti arretrati ad essi dovuti.
  In merito ai rilievi sollevati dalla Commissione si evidenzia che il Ministero si è prontamente attivato al fine di adottare le misure più opportune a favorire la celere archiviazione della procedura di infrazione. In particolare, occorre evidenziare che, in sinergia e in piena condivisione con il dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Mur aveva concordato una modifica sostanziale dell'articolo 11, comma 2, della legge 20 novembre 2017, n. 167, che consentisse di provvedere alla ripartizione delle risorse finanziarie necessarie alla ricostruzione di carriera degli ex lettori immediatamente, senza la necessità della previa stipulazione dei contratti integrativi di sede.
  Alla luce di quanto esposto, al fine di porre rimedio alla situazione distonica oggetto della presente interrogazione, si rappresenta che il Ministero si farà parte attiva per l'introduzione della proposta normativa suindicata nel primo utile veicolo legislativo all'esame del Governo.

La Ministra dell'università e della ricerca: Maria Cristina Messa.


   TOFALO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dall'articolo pubblicato in data 6 settembre 2021 dal quotidiano «La Repubblica» – edizione di Napoli, il Sindaco di Salerno, in occasione dei festeggiamenti in onore di San Matteo, patrono della città, previsti per il 21 settembre 2021, ha annunciato che la celebrazione della santa messa pontificale avrà luogo presso piazza della Libertà, la cui inaugurazione e relativa apertura al pubblico sarebbero previste per la medesima giornata;

   come comunicato dall'Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, la richiesta, rivolta alle autorità competenti, aveva riguardato inizialmente la disponibilità di piazza della Concordia, anche per un richiamo ideale alla celebrazione ivi presieduta, nel 1985, da papa Giovanni Paolo II;

   solo in un secondo momento, a seguito di confronti intercorsi tra le autorità cittadine, la scelta è stata fatta ricadere su piazza della Libertà;

   con sentenza n. 91/2021 del tribunale di Salerno – Sezione Gip – Gup, è stato condannato un funzionario comunale per reati connessi alle procedure autorizzative concernenti la realizzazione del complesso «Crescent» e della citata piazza, e, precisamente, per le attività finalizzate ai lavori di deviazione del torrente Fusandola;

   con nota del 12 luglio 2021, la direzione generale per la sicurezza del suolo e dell'acqua del Ministero per la transizione ecologica invitava il comune di Salerno, la regione Campania e l'Agenzia del demanio della Campania a rendere ogni adeguata informativa sulle attività poste in essere in esecuzione della menzionata sentenza;

   la richiesta di informazioni concerneva in modo particolare il ripristino dello stato dei luoghi, l'adozione dei provvedimenti cautelari e inibitori con riferimento al rischio concreto e accertato di esondazione del torrente, nonché i relativi provvedimenti di autotutela;

   alla data attuale, non risultano essere pervenute risposte dai sopracitati enti;

   l'opera non è del tutto completa, e secondo fonti di stampa, per l'apertura del parcheggio sottostante occorrono altri 40 giorni di lavoro;

   ci sono ancora aree di cantiere intorno alla piazza della Libertà e agli stessi accessi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere per garantire il sicuro svolgimento delle celebrazioni di cui in premessa, considerati i rischi evidenziati circa l'idoneità dei luoghi individuati dall'amministrazione del comune di Salerno, anche alla luce dei recenti pronunciamenti giudiziari.
(4-10185)

  Risposta. — Con riferimento a quanto richiesto dall'interrogante, con l'atto di sindacato in oggetto, si rappresenta quanto segue.
  Il 21 settembre 2021 in occasione della festività di San Matteo, patrono della città di Salerno, la solenne celebrazione della Santa Messa si è svolta in Piazza della Libertà, inaugurata ed aperta al pubblico il giorno antecedente dal Presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca.
  Al riguardo si rappresenta che l'individuazione del sito per la celebrazione della Messa solenne è stata attentamente seguita ed esaminata nel corso di apposite riunioni del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, tenutesi presso la prefettura al fine di garantire lo svolgimento dell'evento in piena sicurezza, sotto il profilo dell'ordine pubblico, e nel pieno rispetto delle norme anti COVID-19 in considerazione del rilevante numero di fedeli attesi.
  L'iniziale scelta di celebrare l'evento in Piazza della Concordia è stata disattesa dall'amministrazione comunale per problemi legati alla gestione del traffico veicolare e del parcheggio. L'individuazione di un sito alternativo è ricaduta su Piazza della Libertà, insistente su una vasta area oggetto di importanti lavori di riqualificazione ed allocata in modo da non produrre un troppo forte impatto sulla viabilità cittadina grazie al suo collegamento diretto con il lungomare.
  Inoltre, la predetta Piazza è stata scelta anche per garantire il pieno rispetto delle regole anti COVID-19 a tutela dei partecipanti, essendo essa in grado di ospitare oltre 2.100 fedeli seduti e distanziati oltre a numerosi altri in piedi per assistere alla funzione.
  Per quanto riguarda gli aspetti di natura più strettamente tecnica concernenti l'apertura dei complesso dei «
Crescent» alla fruizione pubblica, si evidenzia che, come comunicato dal comune di Salerno, la stazione appaltante ha proceduto alla presa in consegna anticipata di una parte delle opere secondo quanto previsto dall'articolo 230 del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 che ammette tale modalità a patto che si rispettino determinate condizioni.
  Nel caso specifico, non si è proceduto alla consegna del parcheggio interrato, con i suoi 700 posti macchina, a causa del ritardo da parte dell'ENEL della fornitura di energia elettrica mentre si è ritenuto possibile procedere alla consegna anticipata della piazza e delle passeggiate a seguito della verifica della sussistenza delle condizioni necessarie, ed in particolare:

   dei collaudi statici predisposti sulla struttura e depositati al genio civile;

   degli allacci delle utenze elettriche ed idriche ai pubblici servizi;

   dei certificati di conformità degli impianti elettrici relativi alla rete di pubblica illuminazione della piazza con relativi quadri, unitamente alle prove di collaudo effettuate;

   del possesso dei certificati di conformità degli impianti idrici relativi ai sistemi di servizio delle fontane presenti nei giardini a goccia;

   del possesso dell'autorizzazione allo scarico delle acque bianche nel corpo idrico ricettore superficiale;

   delle avvenute prove di carico a spinta effettuate sulle ringhiere della Piazza e quelle di stabilità delle alberature; il tutto suffragato dai verbale sullo stato di consistenza firmato dal direttore dei lavori, dal rappresentante dell'RTI e dal Responsabile del procedimento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che lunedì 26 ottobre 2020 sette immigrati positivi al Covid-19 sono riusciti a fuggire dal centro di accoglienza del Cottolengo ad Arena Metato, in provincia di Pisa, gestito dalla Croce Rossa, dove erano ospitati e dove avrebbero dovuto restare in isolamento;

   in particolare, gli immigrati avrebbero eluso la sorveglianza e sarebbero usciti approfittando di un varco nella recinzione, per raggiungere probabilmente Pisa, e al loro rientro in serata, rintracciati dai carabinieri, sono stati denunciati per violazione dell'articolo 260 del Testo unico delle leggi sanitarie per aver lasciato il luogo indicato per la quarantena;

   nel centro attualmente si trovano circa 90 immigrati, di cui una trentina positivi al Covid-19 e il focolaio è tenuto sotto stretta osservazione anche dalla Asl Toscana nord-ovest che è in contatto con la prefettura per gestire l'evolversi della difficile situazione sanitaria al suo interno;

   successivamente alla fuga dei sette immigrati, la prefettura avrebbe dunque disposto il rafforzamento della vigilanza esterna al centro di accoglienza, anche con l'impiego della polizia locale e di pattuglie delle altre forze dell'ordine per scongiurare ulteriori fughe;

   tuttavia, l'episodio rimane di assoluta gravità e pericolosità, tanto da avere avuto grande eco sulla stampa nazionale e suscitato enorme preoccupazione tra la popolazione;

   quanto accaduto non rappresenta purtroppo un caso isolato contandosi negli ultimi tempi numerose fughe di immigrati positivi al Covid-19 o in quarantena dai centri di accoglienza sparsi per tutto il Paese, e rivela altresì l'assoluta mancanza di idonee misure di sicurezza, a fronte del continuo arrivo sulle nostre coste di migliaia di immigrati clandestini;

   tali comportamenti rivelano altresì l'assoluta mancanza di rispetto per le leggi e le regole del nostro Paese che invece tutti i cittadini si stanno impegnando ad osservare con grandi sacrifici per contenere la pandemia in corso –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, quali iniziative abbia assunto a tale riguardo e se non ritenga opportuno, data la gravità del comportamento posto in essere dai sette immigrati positivi al Covid-19 fuggiti dal centro di accoglienza, adottare le iniziative di competenza per procedere alla loro immediata espulsione e al loro effettivo rimpatrio.
(4-07319)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame indicato, si rappresenta quanto segue.
  Alla fine dell'ottobre dello scorso 2020, il dipartimento di prevenzione dell'azienda Usl Toscana nord ovest aveva prescritto la misura dell'isolamento per gli ospiti del centro di accoglienza straordinario «San Jacopo» di San Giuliano Terme (gestito dalla Croce Rossa Italiana) che, all'epoca, ospitava 95 richiedenti asilo, 47 dei quali erano risultati positivi a seguito delle risultanze al tampone oro-faringeo.
  Al fine di garantire il rispetto delle prescrizioni sanitarie e stante la rilevante dimensione del centro, ubicato in un ex monastero, la prefettura di Pisa ha invitato il gestore a svolgere una puntuale attività di informazione dei migranti circa l'obbligo inderogabile di permanenza nel centro e sui rischi derivanti dalla violazione dell'isolamento nonché di procedere con immediatezza all'incremento servizi di vigilanza dei migranti.
  Le forze di polizia hanno, nella medesima ottica, intensificato anche i servizi di controllo esterno.
  Nella giornata del 26 ottobre dello stesso anno, si è registrato l'allontanamento dal centro di accoglienza di 5 migranti che vi hanno fatto ritorno in serata. I medesimi sono stati denunciati dalla locale stazione dei carabinieri alla Procura della Repubblica di Pisa per mancata ottemperanza agli obblighi imposti dall'autorità sanitaria
ex articolo 260 del regio decreto n. 1265 del 1934.
  Inoltre, nel corso delle attività di indagine è stato accertato che quattro di loro si erano allontanati per recarsi presso una ditta di imballaggi dove prestavano attività lavorativa. Il prefetto di Pisa ha comunicato che gli esiti delle indagini esperite hanno consentito di denunciare in stato di libertà i rappresentanti legali della ditta che avevano reclutato i suddetti migranti destinandoli al lavoro in violazione della normativa, approfittando del loro stato di bisogno.
  A seguito dell'episodio a cui fa riferimento l'interrogante, si sono svolte due Riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia, nel corso delle quali il Prefetto di Pisa ha disposto l'ulteriore rafforzamento dei servizi di vigilanza all'esterno della struttura con incremento delle unità delle forze di polizia impiegate e il concorso della polizia municipale.
  Infine, si rappresenta che alla fine del mese di novembre dell'anno 2020, la fase di emergenza sanitaria all'interno del centro di accoglienza risultava essere superata.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.