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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 19 gennaio 2022

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PERCONTI, ALAIMO, MARTINCIGLIO, D'ORSO e DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la sera dell'11 dicembre 2021 una violenta esplosione nel comune siciliano di Ravanusa, dovuta a fughe di gas in abitazioni sulle quali sono in corso accertamenti da parte dell'Autorità Giudiziaria, ha causato la morte di 9 persone e distrutto diversi edifici;

   nei giorni seguenti alla tragedia la regione Siciliana ha dichiarato «lo stato di crisi e di emergenza regionale», stanziando un milione di euro, e richiesto al Governo nazionale di intervenire – vista l'eccezionalità e imprevedibilità dell'evento – dichiarando a sua volta «lo stato di emergenza nazionale» ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018 e lo stanziamento di risorse finanziarie per la comunità di Ravanusa;

   la suddetta decisione è stata presa dal governo regionale – secondo quanto riportato a mezzo stampa – alla luce della relazione della Protezione civile regionale sulle attività di emergenza poste in essere e quelle di ricognizione dei danni. Dalla relazione è emerso che i fabbricati interessati dal crollo e con danni strutturali importanti sarebbero 28, mentre quelli ricadenti nell'area di impatto complessivo sarebbero circa 105, oltre i tre edifici pubblici nelle immediate vicinanze. Tutte le persone ivi residenti (...), circa 120, componenti di 61 nuclei familiari, sono state evacuate per motivi precauzionali, in attesa di verifiche (...) della Protezione Civile. I citati nuclei familiari evacuati sono stati temporaneamente sistemati presso familiari, ovvero presso strutture private, in quanto l'ente comunale non dispone di alloggi. Infine, i tecnici della protezione civile regionale e dell'ufficio tecnico comunale hanno posto in essere una valutazione dei danni e di gestione dell'emergenza, desunta anche dai numerosi sopralluoghi effettuati, che, a quanto consta all'interrogante, ammonterebbe a circa euro 15.400.000,00;

   la regione sta intervenendo dal punto di vista finanziario per le prime spese emergenziali, ma – dalle stime poste in essere dalla Protezione civile – le somme necessarie per ricostituire il prima possibile la sicurezza dei luoghi e supportare le tante famiglie sfollate nel superare questo momento di difficoltà risultano nettamente più ingenti;

   il 15 dicembre 2021, lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri ha ricordato nel suo discorso alla Camera le vittime di Ravanusa, rimarcando come sia essenziale «che venga fatta luce al più presto su quanto accaduto per accertare le responsabilità» –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, intenda adottare il Governo in relazione alla vicenda esposta in premessa e se intenda adottare iniziative per stanziare le risorse finanziarie necessarie a tutelare la comunità di Ravanusa a seguito dei danni causati dall'esplosione dell'11 dicembre 2021.
(5-07395)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Marco Zennaro, un imprenditore veneziano che opera in Sudan da oltre 25 anni nel ramo dei trasformatori elettrici, da aprile 2021 è bloccato in Sudan, con l'accusa di frode inserita in un'intrigata vicenda di cui si dice vittima. Intanto, tutte le accuse penali mosse inizialmente contro di lui, – che gli sono valse la detenzione in un carcere di Khartoum in condizioni molto dure – sono cadute, e resta in piedi solo uno strascico civile sufficiente però a impedirgli di lasciare il Paese africano e rientrare in Italia;

   nei giorni scorsi era in programma la 18a udienza della causa civile che lo vede contrapposti ad un miliziano che lo accusa di frode, ma, come molte altre volte, l'udienza è saltata, bloccando di fatto l'evolversi della vicenda giudiziaria;

   difatti, da circa tre mesi, Zennaro aspetta di poter discutere il suo caso davanti al giudice, ma ogni volta un problema impedisce l'udienza: le proteste in strada, il maltempo che paralizza Khartoum, l'assenza del magistrato o della controparte, una nuova memoria difensiva o un avvocato dell'accusa che subentra al precedente;

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che, si stia cercando un accordo extragiudiziale tra le parti in causa e che il principale accusatore di Zennaro abbia incontrato il nostro ambasciatore in Sudan –:

   di quali notizie disponga il Ministro interrogato in merito agli sviluppi della vicenda di Marco Zennaro.
(5-07394)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   PATELLI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la stampa ha dato notizia delle dimissioni, intervenute dopo nemmeno un trimestre, del dottor Guido Casali dalla carica di amministratore delegato di ITsART, società di proprietà di Cassa depositi e prestiti (51 per cento) e della società Chili (49 per cento), con cospicuo investimento di risorse pubbliche, presentata con convinzione ed entusiasmo proprio dal Ministro della cultura come «una sorta di Netflix della cultura» pensata per «offrire a tutto il mondo la cultura italiana a pagamento»;

   il dottor Casali, al suo insediamento, si era detto contento di offrire la sua esperienza «a disposizione di un progetto che ha grandi potenzialità in Italia e all'estero e che allinea la proposta on demand ai nuovi modelli di fruizione», dichiarando che «i prossimi mesi saranno dedicati ad aumentare ulteriormente la quantità e la varietà dei contenuti con un lavoro di ricerca, indagine e confronto con l'obiettivo di iniziare a sviluppare nuovi formati che raccontino l'Italia attraverso il suo patrimonio culturale, artistico e umano dialogando e collaborando con tutti i soggetti che lavorano su un territorio unico al mondo»;

   il dottor Casali, è un manager di indubbia qualità in ambito culturale, già Channel Manager di «Classica», il canale distribuito da Sky dedicato alla musica classica, ha curato il lancio di Sky Arte, dove, fino al 2020, ha ricoperto il ruolo di programming manager e commissioning editor, collaborando inoltre in qualità di «Expert» con Creative EuropeMedia Programme presso la Commissione europea. Forse proprio in ragione di quelle esperienze era stato scelto per favorire l'espansione di ITsART in Italia e in tutti i Paesi dell'Unione europea, oltre al lancio di nuove partnership e progetti innovativi, che evidentemente prima di lui stentavano a vedere luce;

   secondo quanto appreso da Ansa, il dottor Casali si sarebbe dimesso «per divergenze sulle strategie di sviluppo della piattaforma», mentre un comunicato di ITsART precisa che «l'elaborazione delle strategie per lo sviluppo della piattaforma spettavano proprio allo stesso Casali, il quale si è quindi dimesso per decisione personale e non per divergenze sulla strategia»;

   negli stessi giorni però, ITsART stipula di un accordo commerciale di permuta per lo scambio reciproco di beni e servizi, del valore di circa 1,8 milioni di euro, con Media Maker, società specializzata nella produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi ed editoriali che creerà per la piattaforma una campagna pubblicitaria ad hoc sulla stampa nazionale e sulla sua rete di cartelloni digitali outdoor gestiti a Roma, Milano e in circa 150 centri commerciali in tutta Italia;

   ad oggi il progetto sembra soffrire di qualche ritardo nello sviluppo, e non appare del tutto chiaro il business model aziendale, che si presenta – così a titolo esemplificativo – come un catalogo di contenuti prodotti da terzi fra cui, a pagamento a consumo senza possibilità di abbonamento, alcuni titoli molto datati e disponibili gratuitamente o a minor prezzo su altre piattaforme –:

   quale strategia, in ragione del suo ruolo, il Governo intenda perseguire per garantire il pieno raggiungimento degli obiettivi dichiarati a suo tempo;

   se, per quanto di competenza, il Governo intenda comunicare, acquisendoli, il numero degli utenti registrati in Italia e all'estero nonché quanti siano i contenuti disponibili e quanti quelli proposti «in esclusiva» e quali, ad oggi, gli investimenti, le spese, i costi e i ricavi.
(4-11131)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre dell'anno 2021 era ben visibile un cartellone pubblicitario del Gruppo di Ferrovie dello Stato Italiane affisso sul lato di un edificio prospiciente piazza Colonna a Roma –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione alla campagna pubblicitaria citata in premessa con particolare riferimento al soggetto al quale è stata commissionata, ai costi sostenuti dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane per la realizzazione e l'affissione della cartellonistica e alla valutazione dell'economicità, dell'efficacia e dell'efficienza dell'investimento effettuato.
(5-07409)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   SIRACUSANO e PRESTIGIACOMO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come anticipato nel corso di un'audizione svolta il 4 agosto 2021 presso le competenti commissioni parlamentari della Camera dei deputati, il Ministro interrogato ha formalizzato, anche con un'informativa presentata nel Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2022, la decisione di avviare la procedura di affidamento della realizzazione di un nuovo progetto di fattibilità tecnico-economica sulla realizzazione di un collegamento stabile sullo stretto di Messina;

   le finalità del nuovo progetto sono:

    1. prendere in esame la soluzione progettuale del «ponte aereo a più campate», in relazione ai molteplici profili evidenziati nella predetta relazione del Gruppo di lavoro, valutandone la intrinseca sostenibilità sotto tutti i profili indicati dal Gruppo di lavoro;

    2. mettere a confronto tale soluzione con quella del ponte «a campata unica» (già presa in considerazione nell'ambito del progetto definitivo realizzato a cura della società concessionaria Stretto di Messina s.p.a., oggi in liquidazione) e con la cosiddetta «opzione zero»;

    3. fornire gli indispensabili elementi, di natura tecnica e conoscitiva, occorrenti per la decisione governativa sulla effettiva realizzabilità del sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche sotto il profilo economico-finanziario, e per consentirne la sottoposizione ad un successivo dibattito pubblico;

   il Parlamento ha più volte manifestato, per il tramite dell'approvazione di diversi atti di indirizzo, un'ampia e trasversale volontà politica in merito alla realizzazione di un collegamento stabile sullo stretto, ritenendolo un'opera indispensabile non solo per le due regioni direttamente interessate, ma per l'intero Paese nell'ambito della piena realizzazione delle reti transeuropee Ten-T;

   l'annunciata decisione di procedere ad un nuovo studio di fattibilità tecnico-economica suscita perplessità, a giudizio degli interroganti, sotto diversi profili;

   in primo luogo, la realizzazione stessa di un nuovo progetto di fattibilità tecnico-economica differisce ulteriormente i tempi di realizzazione del collegamento stabile;

   in secondo luogo, la previsione della così detta «opzione zero» si scontra in maniera palese con la richiamata ampia volontà politica di procedere alla realizzazione dell'opera;

   infine, la scelta di ignorare il progetto definitivo già esistente rischia di ampliare il contenzioso legale già in atto, con il rischio che lo Stato sia costretto a pagare penali molto onerose per la mancata realizzazione del progetto già esistente, ragion per la quale la prima firmataria del presente atto, insieme ad altri parlamentari ed ai sindaci di Messina e Villa San Giovanni, ha già depositato un ricorso alla Corte dei conti per valutare l'eventuale danno erariale –:

   se il Governo intenda effettivamente procedere alla realizzazione dell'opera, dando seguito alla volontà politica più volte manifestata in tal senso dal Parlamento, e se la così detta «opzione zero» sia nel novero delle scelte possibili alla luce dei risultati del nuovo progetto di fattibilità tecnico-economica;

   entro quali tempi sarà concluso il nuovo progetto di fattibilità tecnica ed economica.
(3-02729)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGLIONE e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Campania ha autorizzato alla società New Vision srl la realizzazione di un impianto di compostaggio in località Pianelle del comune di Sassinoro (Benevento) in prossimità del sito di interesse comunitario IT 8002001 «Alta Valle del Fiume Tammaro», ricadente nel comprensorio del neo istituito parco nazionale del Matese;

   contro detta autorizzazione c'è stato specifico ricorso al Tar da parte del comune di Sassinoro e i giudici hanno inteso avvalersi di consulenza tecnica d'ufficio (Ctu);

   la perizia condotta dal Ctu avvenuta con sopralluogo in contraddittorio con le parti, consacra l'assenza delle distanze minime richieste investigate (300 metri dal corridoio ecologico del fiume Tammaro e 250 metri dalle abitazioni) così come previsto dal Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) della provincia di Benevento;

   con sentenza del Tar n. 01790/2021 pubblicata il 17 marzo 2021 vengono accolte le istanze promosse dal comune di Sassinoro e dichiarata nulla l'autorizzazione rilasciata dalla regione Campania;

   a detta sentenza si è opposta in sede di Consiglio di Stato la società New Vision srl, ottenendo la sospensiva della sentenza del Tar in attesa della pronuncia dello stesso Consiglio che dovrebbe arrivare nel mese di marzo 2022;

   in seguito alla sospensiva sono stati avviati i lavori di completamento dell'impianto e l'avvio delle attività dello stesso;

   il sito in questione si trova a monte della diga di Campolattaro, invaso artificiale che raccoglie le acque del fiume Tammaro e dei suoi affluenti, rispetto ai quali, secondo quanto definito dal Tar, non sono state rispettate le distanze minime previste dal Ptcp della provincia di Benevento;

   per l'invaso di Campolattaro è previsto uno stanziamento complessivo di 480 milioni di euro di cui 205 milioni di euro a ricadere sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), così come già approvati con decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del 18 dicembre 2021, e i restanti 275 milioni a carico della regione Campania;

   le suddette risorse finanziano un progetto per la potabilizzazione delle acque della diga che consentirà di soddisfare il bisogno idrico potabile dell'intera provincia di Benevento (con particolare riferimento a città capoluogo, Fortore, Alto Sannio, Valle Telesina), il collegamento con i principali acquedotti regionali e opere ad uso irriguo nella valle Telesina;

   un eventuale malfunzionamento del suddetto impianto o qualsivoglia altra criticità in seno allo stesso potrebbe determinare l'inquinamento delle matrici acquifere che alimentano la diga di Campolattaro e, quindi, le acque della diga stessa compromettendo l'intero progetto finanziato attraverso il Pnrr e ritenuto strategico per l'intero sistema di approvvigionamento idrico potabile della regione Campania –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative intendano mettere in atto, per quanto di competenza, per evitare che eventuali guasti o malfunzionamenti dell'impianto in questione possano compromettere la progettualità utile alla potabilizzazione delle acque della diga di Campolattaro, per cui sono previsti finanziamenti nel Pnrr e fondi della regione Campania.
(4-11134)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in consiglio regionale in Piemonte ed esponente di Sinistra Ecologista, Marco Grimaldi e le consigliere comunali di Torino di Sinistra Ecologista Alice Ravinale e Sara Diena nei giorni scorsi hanno effettuato un sopralluogo al Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino per verificare le condizioni della struttura e delle persone detenute;

   all'interno della struttura non esistono forme di isolamento per ragioni sanitarie e dopo la tragedia di Mussa Balde gli atti di autolesionismo sono molto aumentati, 60 in due mesi fra ottobre e novembre 2021;

   sono ancora presenti, all'interno del centro, persone chiaramente con disagio psichiatrico e un uomo di nazionalità albanese ha raccontato di aver tentato il suicidio ed essere stato comunque riportato nella struttura dopo la visita;

   molti dei trattenuti all'interno del Cpr non sono stati vaccinati anche se vorrebbero esserlo; non è presente una struttura Asl adibita a vaccini e richiami, mentre le visite specialistiche sono poche e tutto ciò determina una situazione sanitaria precaria, peggiore di quella che si vive nelle carceri;

   dopo il primo tampone che si effettua all'ingresso non c'è alcun luogo di separazione e non ne viene effettuato un secondo dopo il periodo di incubazione;

   alcune testimonianza raccolte dai rappresentanti delle istituzioni locali dimostrano l'assurdità di questo sistema, come quella di Junior, un ragazzo di 27 anni nato in Italia e che dovrebbe essere rimpatriato in Perù dove non ha neanche un familiare dal momento che i suoi parenti vivono tutti a Roma perché non ha presentato la richiesta per acquisire la cittadinanza e per questo rischia oggi l'espulsione;

   un altro giovane ragazzo arrivato in Italia da 40 giorni, pur avendo dichiarato di essere minorenne è stato condotto presso il Cpr perché in udienza il traduttore non avrebbe tradotto correttamente questa informazione;

   il Centro attualmente ha una capienza massima di 77 posti, di cui 53 occupati, a fronte di una capienza massima teorica di 210, dal momento che molti padiglioni sono in ristrutturazione o non ancora agibili;

   dal 1° gennaio 2021 ci sono stati 715 ingressi di persone di diverse nazionalità e i rimpatri effettivi di chi viene trattenuto nella struttura sono pochi, solo 71 durante quest'anno;

   le condizioni a cui sono sottoposte le persone detenute non sono dignitose, né rispettose di diritti basilari; avvocati, parenti e consolati non dispongono di un numero diretto per telefonare al Cpr e ricevere informazioni sui trattenuti;

   quanto esposto dai rappresentanti istituzionali che hanno visitato il Cpr di Torino dimostra il pieno degrado e lo stato di smobilitazione in cui versa il centro che, a parere dell'interrogante, deve essere chiuso al più presto;

   quella dei Cpr è ormai diventata una realtà insostenibile fatta di luoghi umilianti, inefficaci e degradanti, basti pensare a quello che è accaduto nelle settimane scorse a Roma con un ragazzo tunisino morto in circostanze poco chiare –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti denunciati dai rappresentati istituzionali della regione Piemonte e del comune di Torino a seguito della loro visita presso il Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino e quali iniziative urgenti intenda assumere per verificare le condizioni di vita nei Cpr, a partire da quello indicato in premessa;

   quali iniziative intenda adottare, anche di carattere normativo, per la chiusura degli stessi centri di permanenza temporanea in quanto le condizioni a cui sono sottoposte le persone detenute, per l'interrogante, non sono dignitose, né rispettose di diritti basilari e delle norme internazionali.
(4-11135)


   SURIANO, SARLI e EHM. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 dicembre 2021 la questura di Cosenza ha richiesto alle autorità giudiziarie di applicare il provvedimento di sorveglianza speciale sul presupposto della pericolosità sociale a due attivisti cosentini, Jessica Cosenza e Simone Guglielmelli. I due giovani, ad oggi peraltro incensurati, sono da anni impegnati all'interno di collettivi e comitati cittadini a difesa del diritto all'abitare e del diritto alla salute e alle cure e rappresentano parte integrante del movimento femminista territoriale e della Federazione di Cosenza del Sindacato Usb, organizzazione nazionale di decine di migliaia di iscritti in tutta Italia;

   due mesi prima è stato sottoposto a sorveglianza speciale Francesco Azzinnaro, attivista del comitato cosentino «Prendocasa», dopo una pacifica passeggiata nel centro storico della città per denunciare lo stato in cui versano le abitazioni e i palazzi della città;

   in data 22 dicembre 2021 si è svolta a Cosenza una manifestazione di solidarietà a seguito di un appello di sostegno sottoscritto da giuristi, militanti ed intellettuali da tutta Italia. Da quel giorno continuano le manifestazioni di affetto da parte della società civile, quella che, secondo la procura, dovrebbe essere tutelata dai due per motivi di pubblica sicurezza e che, invece, finisce per comprendere la bontà delle azioni pacifiche degli attivisti;

   negli ultimi tempi, questa misura di prevenzione viene sempre più utilizzata come strumento pregiudiziale e arbitrario di disciplinamento sociale e nel caso di specie non la si usa nemmeno più per fini concreti di sicurezza sociale o di correzione di condotte individuali;

   l'applicazione di questa misura comporta in diritto e in fatto, la revoca del passaporto e della patente di guida per tutta la sua durata e l'impossibilità di ottenere licenze finalizzate a esercitare qualsivoglia attività economica. Il tribunale prescrive di non associarsi abitualmente alle persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza, di non rincasare la sera più tardi di una certa ora e di non uscire la mattina prima di un determinato orario, di non partecipare a riunioni pubbliche e manifestazioni anche solamente sportive. In sostanza, si impone a degli attivisti che protestano di non lavorare, non circolare, non partecipare, non cooperare per il bene comune;

   la limitazione della libertà di movimento e le altre restrizioni colpiscono, insomma, la persona non per uno specifico reato ma per lo «stile e comportamento di vita» in netta contrapposizione con quanto sancito all'articolo 2 della Costituzione;

   la sorveglianza speciale costituisce una misura di prevenzione utilizzabile in extrema ratio, in rapporto agli articoli 13 e 25, comma III, della Costituzione; essa, come più volte ribadito dalla Cedu (ad esempio nella sentenza 12 febbraio 2017 n. 43395/09), trova malfermo presupposto giuridico in una legge che non ha ancora «chiaramente identificato gli “elementi fattuali”, né le specifiche tipologie di condotta che devono essere prese in considerazione per valutare la pericolosità sociale dall'individuo», lasciando ampio margine alla discrezionalità di chi la applica;

   l'istituto, conseguentemente, potrebbe essere limitato rigidamente nell'applicazione a soggetti connessi strettamente a organizzazioni a delinquere strutturate per compiere i più gravi delitti e non essere richiesto nel caso di attivisti che protestano pacificamente e i cui atti «eversivi» sono stati più volte esaminati dai pubblici ministeri che ne hanno poi richiesto l'archiviazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   se ritenga necessario e urgente adottare iniziative di competenza per approfondire ulteriormente i fatti con la questura cosentina, verificando l'eventualità di un ritiro della richiesta di sorveglianza speciale per gli attivisti politico/sindacali discriminati dall'esercizio dei loro diritti costituzionali;

   quale sia la posizione del Ministro interrogato circa l'uso della sorveglianza speciale che, secondo gli interroganti potrebbe essere applicata, in maniera arbitraria per contenere il malessere sociale o la contestazione di ingiustizie non prive di fondamento, e se intenda adottare iniziative di competenza al riguardo.
(4-11137)


   CONTE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il 29 dicembre 2021, con lettera protocollo n. 0067911 – comune di Marcianise – il dirigente del VII settore del comune di Marcianise, ingegner Gennaro Spasiano, già funzionario della prefettura di Caserta, ed ex dirigente tecnico del comune, ha inviato una lettera al sindaco, al presidente del consiglio comunale, alla giunta, ai consiglieri comunali, a varie figure apicali e sindacali dell'ente, all'Autorità nazionale anticorruzione, al prefetto di Caserta, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e alla procura regionale della Corte dei conti di Napoli;

   nell'esposto, il dirigente del comune, evidenzia e segnala una serie di presunti abusi e fatti illeciti che sarebbero stati compiuti dall'amministrazione in carica;

   nello specifico, il dirigente denuncia di essere stato «pesantemente condizionato nell'esercizio delle funzioni dirigenziali in occasione di un concorso pubblico per l'assunzione di un istruttore direttivo tecnico ambientale, categoria D, con contratto a tempo indeterminato»;

   il dirigente denuncia altresì «il modo scorretto e contro legge di utilizzo del denaro pubblico da parte del sindaco e degli assessori», citando una nota della Segreteria generale (protocollo 57770/2021) nella quale si riferiscono di circostanze in cui sindaco e giunta avrebbero determinato aggravi di spese sul bilancio comunale con comportamenti contrari alle norme del regolamento economale;

   nell'esposto si segnalano ulteriori episodi in cui il sindaco avrebbe tentato, a detta del dirigente, di avallare corsie preferenziali nell'esame di pratiche edilizie presentate da un consigliere comunale;

   la lettera denuncia, contestualmente a una serie dettagliata di episodi che il funzionario dichiara di aver esposto all'autorità giudiziaria, anche un clima di intimidazione ambientale, con minacce e violenze verbali da parte del primo cittadino all'indirizzo di dipendenti e dirigenti, al punto che diversi di questi avrebbero, per tale ragione, lasciato l'ente;

   sulla situazione del comune di Marcianise, l'interrogante ha presentato un'altra interrogazione al Ministro interrogato, la n. 4-10047 del 2021, nella quale si rappresentava di un esposto dei consiglieri comunali di minoranza del comune di Marcianise al prefetto di Caserta, con l'obiettivo di segnalare un episodio grave avvenuto nel corso di una seduta di consiglio comunale, a sua volta indicativo di un clima che rende complesso l'esercizio democratico del ruolo di opposizione nell'assemblea cittadina –:

   se il Governo non ritenga, alla luce dei fatti esposti, di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di avviare una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica presso il comune di Marcianise in relazione all'esistenza di condizioni di buona gestione e alla persistenza del principio di legalità democratica e correttezza amministrativa nella gestione dell'ente.
(4-11138)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il prezzo del gasolio ad uso agricolo sta toccando sempre più livelli preoccupanti, con conseguenze sui costi per le imprese del settore agricolo, della pesca e acquacoltura, andando ad appesantire ulteriormente il bilancio delle aziende agricole, già gravato dal rialzo dei costi energetici che hanno segnato il 2021; oltre ad un effetto diretto sulle imprese questi rincari hanno anche un effetto indiretto sui prezzi dei prodotti agroalimentari, che vanno a gravare sui consumatori finali;

   a soffrire dei rincari, sono, ad esempio, gli allevatori, che non riescono più a sostenere i costi, i floricoltori, che rischiano di non scaldare le serre a causa delle bollette elettriche quadruplicate nel giro di un anno; l'aumento dei costi per l'energia riguarda anche l'alimentazione del bestiame, l'essiccazione dei foraggi e l'utilizzo delle macchine agricole;

   per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50 per cento per il gasolio necessario per le attività che comprendono l'estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione; l'impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha rialzato anche i prezzi dei concimi;

   nel settore della pesca e dell'acquacoltura l'aumento dei prezzi va ad incidere sulle principali voci di costo: per l'acquacoltura ricade sul mangime, sull'energia elettrica, sull'ossigeno liquido per gli impianti di piscicoltura e sul gasolio per gli impianti di molluschicoltura, mentre per la pesca professionale ricade, principalmente, sul gasolio utilizzato per rifornire i pescherecci, che rischiano di rimanere in banchina;

   l'innalzamento dei costi energetici si riflette, con rincari a catena, anche sui prezzi degli imballaggi, sulla plastica per i vasetti dei fiori, sul vetro, sulla carta per le etichette dei prodotti, sulle confezioni di latte e sulle bottiglie per olio, succhi e passate;

   le ripercussioni sui costi fissi di questi aumenti, se non calmierati e tenuti sotto controllo, costringeranno molti pescatori, agricoltori e allevatori a chiudere la propria attività con un devastante impatto in termini produttivi ed economici per il Paese –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire il reddito, anche mediante misure di sostegno, agli imprenditori del settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, settori determinanti per il nostro Paese, che si trovano a dover sostenere l'aumento dei costi fissi dovuto ai rincari dei costi energetici, nonché per monitorare l'andamento dei prezzi dei prodotti agroalimentari affinché questi rincari non incidano sui consumatori.
(5-07402)


   SCHULLIAN e BENEDETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con il decreto ministeriale del 15 dicembre 2021 ha invitato le parti interessate a intervenire nel dibattito per la costruzione di un avviso pubblico per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – Missione 2 «Rivoluzione verde» – Componente C1 – «Economia circolare Agricoltura sostenibile», Investimento 2.2 – «Parco Agrisolare»;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza per la misura indicata ha stanziato complessivamente 1,5 miliardi di euro;

   la possibilità di partecipare alla consultazione è scaduta il 31 dicembre 2021; era rivolta a imprese – singole e associate – organizzazioni di produttori, cooperative e consorzi, interessati, nonché alle amministrazioni pubbliche coinvolte nel processo di costruzione, con il duplice obiettivo di informare il settore e raccogliere osservazioni;

   l'allegato all'avviso di consultazione tecnica forniva già alcuni elementi fondamentali per la stesura del bando pubblico;

   tra i beneficiari della misura sono attualmente compresi gli imprenditori agricoli professionali (Iap) e i coltivatori diretti, oltre alle imprese agroindustriali;

   per le prime due categorie è, in ogni caso, necessaria l'iscrizione alla previdenza agricola;

   si fa presente che molte piccole aziende agricole di montagna, per sopravvivere, hanno bisogno del secondo lavoro del proprietario. Per questo verrebbero escluse dal bando;

   risulterebbero, inoltre, esclusi, nel documento allegato all'avviso, i soggetti esonerati dalla tenuta della contabilità Iva (con un volume di affari annuo inferiore ai 7.000 euro);

   da questi elementi si evince una scarsa attenzione per le particolarità delle piccole aziende agricole di montagna, che costituiscono parte integrante del tessuto economico dei territori montani e svolgono un ruolo fondamentale per la salvaguardia e la resilienza del territorio nazionale, nonché per la prevenzione del dissesto idrogeologico;

   in moltissimi casi queste piccole aziende montane non sono iscritte nella previdenza agricole o hanno un volume di affari annuo inferiore ai 7.000 euro;

   con l'articolo 39-bis del decreto-legge n. 41 del 2021, il legislatore ha già previsto la possibilità di accesso al conto termico per le aziende di montagna, anche non iscritte alla previdenza agricola, ovvero di quelle il cui titolare esercita le attività di cui all'articolo 2135 del codice civile –:

   se il Ministro interrogato non intenda tener conto di queste considerazioni nella stesura del bando pubblico di cui in premessa, prevedendo tra i criteri di priorità delle domande l'ubicazione dell'azienda agricola nelle zone montane, indipendentemente dall'iscrizione del titolare nella previdenza agricola e dal volume di affari.
(5-07403)


   FORNARO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   tra le province di Savona, Genova e Alessandria è insorta una emergenza sanitaria in quanto sono state rinvenute carcasse di cinghiale infette da peste suina africana che è letale nel 90 per cento dei casi; l'uomo e la maggior parte degli animali non sono a rischio, perché non è trasmissibile, ma possono essere vettori della malattia negli allevamenti di maiali;

   il 14 gennaio 2022 il Ministro della salute e il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali hanno firmato un'ordinanza di contenimento, che dispone che, per sei mesi, sul territorio di 114 comuni del Piemonte e della Liguria, è sospesa la caccia, tranne quella finalizzata al contenimento della popolazione di cinghiali; non si possono raccogliere funghi e tartufi, la pesca è interdetta e più in generale sono proibiti il trekking, la mountain bike e le altre attività che possono prevedere un'interazione diretta o indiretta con i cinghiali potenzialmente infetti;

   in Italia, la peste suina africana è un problema mai risolto dal 1978 in Sardegna, dove periodicamente decima gli allevamenti locali. Sulla terraferma, invece, la malattia non si vedeva da diversi anni, motivo per cui la scoperta tra Piemonte e Liguria ha fatto scattare l'allarme per le conseguenze drammatiche che potrebbero derivarne al comparto suinicolo nazionale;

   a risentire delle conseguenze dell'ordinanza saranno l'economia del territorio, e le attività agricole, turistiche, ricettive e di ristorazione che lo contraddistinguono, già in sofferenza da emergenza Covid;

   è improcrastinabile l'istituzione di un tavolo con le regioni e i comuni interessati dall'ordinanza che elabori una stima dei mancati redditi per i settori danneggiati, così da offrire loro un sostegno economico quanto prima possibile per i danni diretti e indiretti, con la semplificazione delle procedure per la valutazione e la richiesta –:

   se non ritenga urgente e necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, per la nomina di un commissario straordinario per realizzare velocemente una stima delle ricadute economiche negative nel settore agricolo e per coordinare interventi tra i diversi enti coinvolti, reperendo le risorse da destinare al ristoro delle perdite per le attività economiche connesse ai divieti previsti per contenere la diffusione del virus.
(5-07404)


   NEVI, SPENA e ANNA LISA BARONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   anche il settore primario sta attraversando un periodo di grandi difficoltà a causa dell'incremento esponenziale dei costi di produzione che hanno ristretto i margini di redditività, soprattutto del costo dell'energia, ma anche delle altre materie prime, attività o beni necessari all'attività di impresa come mangimi, fertilizzanti, imballaggi, etichette, pallet da trasporti;

   all'aumento dei costi, però, non sempre corrisponde un prezzo di vendita remunerativo. Anzi, al contrario, molti produttori devono vendere a un prezzo inferiore del costo sostenuto per la produzione;

   a causa degli aumenti, tutte le operazioni colturali appaiono economicamente insostenibili, rendendo difficili le attività del settore primario come la coltivazione sul campo, in serra o l'allevamento del bestiame;

   sono difficoltà che potrebbero frenare l'economia del settore, ripercuotendosi sui bilanci dei consumatori nel caso di aumenti del prezzo finale dei prodotti e minacciandone la competitività se ciò divenisse la causa di un blocco alla ripresa produttiva, conseguenza che l'Italia non può permettersi, nonostante un margine di utile netto del settore primario, che è fattore indispensabile per la produzione delle aziende, che si sta approssimando allo zero. Ne consegue che l'aumento dei costi dell'energia, e più in generale quello dei costi di tutte le materie prime necessarie, può negare un futuro a troppe imprese agricole, le quali hanno sostenuto, responsabilmente, pur se con difficoltà, gli investimenti strutturali necessari per riadattare colture, attività e produzioni in chiave sempre più sostenibile, biologica ed innovativa;

   a peggiorare la situazione, in questi giorni, si è verificata un'eccezionale ondata di freddo, dopo le temperature primaverili natalizie;

   il repentino abbassamento delle temperature ha danneggiato interi raccolti. Il freddo ha causato danni alle coltivazioni invernali in campo, mentre le produzioni in serra sono divenute economicamente insostenibili a causa dei costi per il riscaldamento necessario per la coltivazione di ortaggi e fiori –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare in favore delle imprese agricole colpite dall'eccezionale aumento dei costi dell'energia e degli altri costi primari citati in premessa, e per tutelare dai danni economici subiti gli imprenditori agricoli tutti, quelli che coltivano sul campo, quelli che coltivano in serra e gli allevatori, al fine di salvaguardare l'attività di impresa agricola, limitare i danni futuri agli operatori e fornire loro un giusto ristoro per quelli già subiti.
(5-07405)


   INCERTI e CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali — Per sapere – premesso che:

   da giorni le organizzazioni agricole sui territorio stanno denunciando la diffusione di casi di peste suina africana in particolare nelle regioni settentrionali. Si tratta di una malattia che non si trasmette agli esseri umani, ma che è molto contagiosa per suini e cinghiali e che rischia di mettere in ginocchio l'intero comparto suinicolo italiano;

   nonostante le misure di biosicurezza dei nostri allevamenti suinicoli siano particolarmente elevate, con i casi registrati in diverse regioni settentrionali, la situazione rischia di essere insidiosa. Un'eventuale epidemia di peste suina africana sul territorio nazionale potrebbe ripercuotersi pesantemente sul patrimonio zootecnico suino con danni ingenti sia per la salute animale, che per il comparto produttivo suinicolo e sul commercio internazionale di animali vivi e dei loro prodotti;

   a preoccupare le aziende del comparto suinicolo è il blocco sul nostro export già disposto temporaneamente da Cina, Giappone, Taiwan, Kuwait e Svizzera;

   risulta pertanto urgente intervenire su più fronti. Da una parte, con verifiche mirate e tempestive, oltre che con controlli intensificati, sulla merce importata e sul flusso di animali. Dall'altra, predisponendo subito azioni efficaci ed efficienti di gestione e contenimento dei cinghiali, al fine di ristabilire il necessario equilibrio tra territorio e pressione faunistica;

   il 13 gennaio 2022 i Ministri della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali hanno firmato un'ordinanza per frenare l'epidemia di peste suina africana nei territori colpiti e per tutelare il patrimonio suinicolo nazionale –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di contrastare la diffusione della peste suina africana, con particolare riguardo alle misure di gestione della popolazione di cinghiali.
(5-07406)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato a mezzo stampa, l'8 gennaio 2022 a Ovada (Alessandria), in Piemonte, è stato rilevato un primo caso di peste suina africana (Psa) nella carcassa di un cinghiale morto; altri due cadaveri di cinghiali sono, stati trovati a distanza di poche ore a Franconalto (Alessandria) e in Liguria, ad Isola del Cantone (Genova);

   alto stato attuale, la regione Piemonte sta disponendo varie zone di contenimento sul territorio, con oltre 54 comuni sotto osservazione, ma il rischio che la malattia si propaghi e infligga gravi danni al comparto suinicolo italiano, che conta circa 9 milioni di capi, è concreto;

   come è noto, la Psa è una malattia infettiva altamente contagiosa con un tasso di letalità del 90-100 per cento, capace di sterminare interi allevamenti;

   la malattia, seppur di provenienza africana, dopo essersi diffusa in Spagna e Portogallo negli anni '70, ha trovato radicamento endemico in Sardegna nel 1978, portando la regione a sottoporsi a un enorme sforzo economico e gestionale per eradicarne la presenza sul territorio;

   la malattia ha trovato poi ampia diffusione in Germania, est Europa e Cina, da cui proviene la «seconda ondata» di Psa;

   come emerso a mezzo stampa, il problema della Psa, sollevato da Fratelli d'Italia sin dal 2020 con vari atti di sindacato ispettivo di indirizzo, aveva trovato parziale riscontro di una bozza di decreto interministeriale redatto dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali pro tempore, il quale fu tuttavia bloccato dall'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con cui la materia era, per competenza, condivisa;

   tale decreto mirava a predisporre misure di prevenzione, monitoraggio e controllo della Psa, misure al momento inesistenti e che lasciano i territori in balia del rischio di una diffusione epidemica ormai incombente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per limitare la proliferazione abnorme dei cinghiali, vettori della malattia, per sostenere lo sforzo gestionale ed economico di quei territori messi a dura prova della malattia, come il Piemonte, e per salvaguardare il comparto suinicolo nazionale, anche in riferimento alla potenziale rielaborazione ed emanazione del decreto di cui in premessa.
(5-07407)


   CILLIS, ALBERTO MANCA, CADEDDU, GAGNARLI, GALLINELLA, CASSESE, BILOTTI, MAGLIONE, MARZANA, L'ABBATE, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a dicembre 2021 sono state state presentate le proposte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali finalizzate alla realizzazione di un sistema agricolo, alimentare e forestale sostenibile ed inclusivo in relazione al Pns (Piano nazionale strategico);

   una delle proposte riguarda i cosiddetti ecoschemi per i quali sarebbe previsto un importo complessivo di 907 milioni di euro, ripartito in 5 regimi ecologici; in particolare, il regime ecologico «eco 1», organizzato su due livelli, riguarda la riduzione degli antibiotici impiegati nell'allevamento (Livello 1) e il benessere animale (Livello 2), per un costo complessivo dell'ecoschema pari a 376 milioni di euro, corrispondenti al 41,5 per cento del budget;

   il livello 1 prevede il rispetto di soglie di impiego del farmaco veterinario (antibiotici) che vengono verificate per singolo allevamento tramite il sistema integrato ClassyFarm, sulla base di livelli di impiego del farmaco diversificati in funzione delle tipologie allevate. Ai fini dell'ammissibilità al pagamento, gli allevamenti sono preventivamente classificati rispetto a degli specifici valori mediani; nello specifico sono ammissibili al sostegno le seguenti specie/attitudini produttive: bovini da latte, bovini da carne, bovini a duplice attitudine, vitelli da latte, bufalini, caprini, suini;

   il livello 2 offre sostegno agli allevamenti che praticano pascolamento o allevamento semibrado. Sono ammissibili al pagamento dei sostegni solo gli allevamenti che aderiscono al sistema di qualità nazionale benessere animale al pascolo (Sonba) e quelli certificati per la zootecnia biologica; prevedendo deroghe per allevamenti di piccole dimensioni, affidando i controlli alle regioni o province competenti;

   il sostegno previsto da tale livello è destinato solo a bovini da latte, bovini da carne e bovini a duplice attitudine, e di 250 euro a suini;

   va considerata invece anche la naturale propensione al pascolamento dei capi ovini e caprini –:

   quali siano le ragioni per cui gli allevamenti zootecnici che praticano il pascolamento dei capi ovini e caprini sono stati esclusi dalla distribuzione delle risorse previste, dal livello 2 dell'ecoschema 1 e se, in ogni caso, siano previste dal Piano strategico nazionale altre misure di sostegno a tali comparti, oltre quelli citati.
(5-07408)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'ultima puntata della trasmissione «fuori dal Coro», il conduttore Mario Giordano ha dato una notizia che, oltre ad avere dell'incredibile, pone seri dubbi in merito alla deriva sociale della Nazione a seguito dell'esasperazione dei toni nei dibattiti in materia vaccinale;

   a Milano, presso l'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) Istituto ortopedico Galeazzi di Milano di cui Fabrizio Ernesto Pregliasco è il direttore sanitario, una circolare interna avrebbe disposto il divieto di ricovero, e conseguentemente il divieto di operare e curare, le persone che non hanno avuto la terza dose di vaccino;

   una previsione di tal genere, oltre ad essere palesemente sproporzionata, viola le norme di legge, di buon senso e di deontologia medica;

   come la tristemente nota vicenda dell'aborto spontaneo avvenuto a Sassari ad una donna a cui è stato negato l'accesso all'ospedale, i requisiti di legge per i ricoveri non prevedono il completamento del ciclo vaccinale, ma il possesso della certificazione verde base;

   la decisione assunta dai vertici dell'ospedale Galeazzi appare del tutto arbitraria e in palese violazione dell'articolo 32 della Costituzione;

   al fine porre rimedio a questa vergognosa pagina di scempio dei diritti della persona, occorre intervenire immediatamente –:

   se quanto indicato in premessa corrisponda al vero;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere il Governo per assicurare il pieno rispetto della normativa vigente e dei principi costituzionali nella gestione dell'istituto ortopedico Galeazzi di Milano, con particolare riferimento all'eventuale adozione delle iniziative di competenza per la rimozione del direttore sanitario e per garantire le cure alle persone escluse dalla comunicazione interna di cui in premessa.
(4-11136)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a gennaio del 2021 la prestigiosa azienda della nautica a vela Perini Navi di Viareggio è stata dichiarata fallita;

   da quanto si apprende da alcuni articoli pubblicati nel dicembre 2021, per una cifra pari ad 80 milioni, The Italian Sea Group Spa, operatore globale nel settore della nautica di lusso, attraverso la propria controllata al 100 per cento, New Sail Srl si è aggiudicata la Perini Navi al termine dell'asta indetta dal curatore fallimentare;

   i segretari della Fiom Cgil della Toscana, di Lucca e della Versilia, preso atto dell'acquisizione del cantiere Perini Navi da parte di The Italian Sea Group ritengono che in sede di valutazioni delle offerte si sarebbero dovuti esaminare preventivamente anche i piani industriali, le garanzie occupazionali sia dei dipendenti diretti che di tutto l'indotto, gli investimenti complessivi, le prospettive, il rilancio dell'azienda, i carichi di lavoro e l'organizzazione del lavoro;

   a parere della Fiom Cgil dunque sarebbe venuta meno la funzione spettante alle istituzioni competenti che avrebbero potuto e dovuto, ad esempio, subordinare il rilascio delle concessioni demaniali ai relativi piani industriali e occupazionali, così da coniugare iniziativa economica privata e utilità sociale e farsi garanti di un accordo tra la nuova proprietà le organizzazioni sindacali;

   a parere dell'interrogante, la nuova proprietà dovrà rendersi disponibile a confrontarsi sul piano industriale entrando nel merito dei piani di rilancio e garantendo pieni diritti per i lavoratori, nessun arretramento delle condizioni di lavoro e uno sviluppo nell'interesse della collettività;

   il fallimento della Perini Navi ha evidenziato uno stato passivo molto pesante, con gravi responsabilità di chi ha trascinato l'azienda in quelle pessime condizioni;

   anche grazie all'impegno dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che hanno accompagnato tutto il processo della transizione dai cantieri mercantili a quelli nautici, salvaguardando tutta l'occupazione e le professionalità, la nautica toscana è oggi un riferimento mondiale e conta attualmente circa 15 mila addetti complessivi, ma occorre oggi riesaminare complessivamente il settore al fine di garantirgli una vera prospettiva, perché nel frattempo ha preso campo un modello produttivo distorto, che determina gravi condizioni di sfruttamento dei lavoratori e le istituzioni, non solo locali ma anche nazionali, vista la strategicità del settore, hanno il dovere di intervenire direttamente;

   a parere dell'interrogante, per rispondere alle questioni poste dalle organizzazioni sindacali, compito del Governo sarebbe quello di attivarsi con urgenza rispetto all'acquisizione del cantiere Perini Navi affinché, in un confronto con le organizzazioni sindacali, la nuova proprietà chiarisca fino in fondo tutti gli aspetti dell'acquisizione, quali sono le garanzie per il territorio e per i lavoratori diretti e dell'indotto, quali le prospettive di rilancio dei cantieri navali –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché la The Italian Sea Group, nuova proprietà dei Cantieri Perini di Viareggio, chiarisca, in un confronto con le organizzazioni sindacali, ogni aspetto riguardo al piano industriale di rilancio, le garanzie occupazionali, come verrà operato il rilancio dell'azienda e quali politiche industriali verranno messe in campo.
(4-11132)


   ANGIOLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si è appreso a fine dicembre 2021 che la Robert Bosch S.p.a. per lo stabilimento di Bari ha dichiarato per il 2022 circa 600 esuberi sui circa 1.700 lavoratori impiegati;

   la contrazione occupazionale sarebbe dovuta alle politiche di abbandono delle motorizzazioni endotermiche a favore della trazione elettrica, considerato che lo stabilimento di Bari della Robert Bosch S.p.a. rappresenta l'avamposto della multinazionale sulla componentistica per i motori diesel e benzina;

   il piano industriale del 2017, approvato per la sede di Bari, prevedrebbe una diversificazione delle linee produttive per mantenere i livelli occupazionali, anche se, secondo quanto appreso da fonti sindacali, ad oggi l'85 per cento della produzione a Bari è ancora concentrata sui motori diesel e benzina;

   allo stato è attivo sullo stabilimento un contratto di solidarietà con riduzione al 60 per cento in scadenza nell'anno in corso ed in esito al quale si porrà il problema di esuberi e licenziamenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda intraprendere iniziative di competenza in relazione a quanto rappresentato, valutando l'avvio di un tavolo di crisi per la riconversione industriale e per garantire un futuro allo stabilimento di Bari.
(4-11133)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lombardia ha emanato il decreto n. 15657/2021 (atto n. 1345), recante «Progetto di realizzazione di variante alla “Tremezzina” nei comuni di Tremezzina, Sala Comacina, Griante, Menaggio, Grandola ed Uniti, Castiglione d'Intelvi, Colonno, Argegno (Como) e Valmadrera, Mandello del Lario (Lecco), piano di utilizzo ai sensi del decreto ministeriale n. 161 del 2012». Nelle premesse del detto decreto si legge, tra le altre cose, che:

    nei luoghi interessati dagli scavi si sono riscontrati picchi di concentrazione di idrocarburi pesanti;

    la proponente attribuisce a cause naturali l'arricchimento in arsenico oltre i limiti previsti;

    successivi sondaggi hanno evidenziato la presenza di livelli elevati di ulteriori metalli causati da fenomeni di origine naturale (ad esempio lisciviazione di materiali contenenti rocce verdi – amianto – e rocce contenenti mineralizzazione a solfuri);

    il previsto campionamento non può essere considerato sostitutivo del piano indagini per la valutazione del fondo naturale e la previsione di un unico campionamento è inadeguata rispetto alla necessità di caratterizzazione connesse alle criticità dell'area;

    la previsione di un'area di betonaggio nel comune di Castiglione d'Intelvi non fa venir meno la necessaria acquisizione dei titoli abilitativi ambientali per l'esercizio delle attività previste;

   la regione Lombardia ha decretato, altresì, che dovranno essere acquisiti i necessari titoli abilitativi ambientali per l'esercizio delle attività di betonaggio/produzione calcestruzzo di cui al progetto nei cantieri nel comune di Grandola ed Uniti (Como) e nel Comune di Castiglione di Intelvi (Como), al fine di qualificarli «siti di destino» ai sensi del decreto ministeriale n. 161 del 2012;

   il venire meno di una delle condizioni di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto ministeriale n. 161 del 2012, fa cessare gli effetti del Piano di utilizzo e comporta l'obbligo di gestire il relativo materiale da scavo come rifiuto ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   è indispensabile che sia garantito il rispetto delle normative ambientali e l'effettiva esecuzione delle analisi richieste dalla regione Lombardia –:

   quali ulteriori elementi, per quanto di competenza, intenda fornire il Ministro interrogato in relazione al rispetto dei parametri ambientali necessari a garantire l'osservanza delle autorizzazioni concesse, anche specificando quali azioni di monitoraggio siano attualmente in corso, soprattutto volte alla valutazione della idoneità del sito, anche al fine di prevenire situazioni di danno ambientale.
(5-07396)


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 12 dicembre 2021 un vasto incendio ha interessato la fabbrica Demap situata nella zona industriale nei comune di Beinasco alle porte di Torino;

   il rogo ha colpito un capannone dove sono presenti materie plastiche destinate alla raccolta differenziata;

   l'incendio ha prodotto una nube nera ed un acre odore di bruciato. Sul posto sono subito intervenute sei squadre dei vigili del fuoco che hanno dovuto impiegare ore per domare le fiamme, mentre le operazioni di bonifica sono ancora in corso. In appoggio alle squadre e alle quattro autobotti in azione è intervenuto anche il Nucleo biologico chimico radiologico;

   la Protezione civile ha subito raccomandato ai cittadini che abitano nella zona sud di tenere in via precauzionale le finestre chiuse e di uscire di casa solo se necessario, per breve tempo e indossando sempre la mascherina Fpp2;

   ha destato forte preoccupare tra i cittadini l'impatto ambientale e sulla salute provocato dall'incendio, soprattutto a causa delle sostanze sprigionate dalle materie plastiche andate in fumo;

   nelle zone prossime all'incendio e nelle zone di probabile caduta dei fumi tossici sono state già misurate concentrazioni di inquinanti più che doppie rispetto al normale: in particolare, 265 ppb (parti per bilione) nella zona dell'incendio, 230 ppb all'asilo Garelli, 220 nel centro di Beinasco, 301, nella piazza Vittorio Veneto della città alle porte di Torino;

   secondo fonti stampa del 24 dicembre 2021 Arpa Piemonte avrebbe riscontrato che l'incendio avrebbe liberato in atmosfera gas pericolosi e tossici in quantità superiore a quella prevista per legge tra cui il dibenzofurano policlorurato e gli idrocarburi policiclici aromatici. Sempre dai media è stato annunciato che «saranno disponibili ulteriori dati analitici di laboratorio che verranno presentati e discussi in una apposita relazione finale delle attività di controllo dell'Agenzia»;

   l'Arpa aveva inoltre comunicato che, a seguito al crollo del tetto che era costituito da fibre di manufatti contenenti amianto, erano «state avviate le misure per la determinazione delle eventuali fibre aerodisperse in atmosfera attraverso la sistemazione di campionatori nell'area intorno al capannone interessato dall'incendio»;

   se il Ministro interrogato sentite le autorità e gli enti di controllo competenti, abbia verificato se siano presenti danni ambientali nelle zone interessate dall'incendio citato in premessa e se sussistano ripercussioni negative per la salute dei cittadini.
(5-07397)


   PEZZOPANE, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 132 del 2016 ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, di cui fanno parte l'Ispra e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano per la protezione dell'ambiente, al fine di assicurare omogeneità ed efficacia all'esercizio dell'azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell'ambiente;

   risulta agli interroganti che, nonostante le cogenti previsioni di legge, non siano ancora stati adottati gli adempimenti ex lege n. 132 del 2016, di diretta competenza o di iniziativa dei Ministro interrogato, nello specifico il:

    decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro un anno dall'entrata in vigore della legge (articolo 9, comma 3) per stabilire i Lepta (Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali), nonché i criteri di finanziamento per il raggiungimento dei medesimi ed il catalogo nazionale dei servizi;

    decreto del Presidente della Repubblica relativo al regolamento che stabilisce le modalità di individuazione del personale incaricato degli interventi ispettivi nell'ambito delle funzioni di controllo svolte del Snpa, il codice etico, (e competenze del personale ispettivo e i criteri generali per lo svolgimento delle attività ispettive;

    decreto ministeriale da emanare entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge (articolo 15) relativamente all'approvazione delle tariffe nazionali di definizione delle spese relative al rilascio dei pareri sulle domande di autorizzazione ambientale e allo svolgimento dei successivi controlli programmati, nonché alle convalide delle indagini analitiche prodotte dai soggetti tenuti alle procedure di bonifica e messa in sicurezza di siti inquinati;

    decreto ministeriale da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge inerente alle modalità di assegnazione alle agenzie degli introiti conseguenti al rilascio dei pareri, allo svolgimento dei controlli e alle convalide sopra richiamate;

    decreto ministeriale di approvazione dei criteri e delle tariffe nazionali relativi alla liquidazione delle spese strettamente connesse ad attività di indagine delegate dall'autorità giudiziaria:

   si tratta di un ritardo non più/tollerabile nell'attuazione delle legge n. 132 del 2016 che compromette l'efficacia di strumenti di prevenzione e controllo particolarmente importanti per contrastare fenomeni di illegalità ambientale e fondamentali per consentire il pieno sviluppo di un'economia sostenibile dal punto di vista ambientale –:

   quale sia lo stato di avanzamento della redazione di ciascuno dei provvedimenti sopra elencati di attuazione della legge n. 132 del 2010, di diretta competenza o di iniziativa del Ministro interrogato, e quali siano i tempi previsti per la loro emanazione.
(5-07398)


   LABRIOLA, D'ATTIS, CORTELAZZO, MAZZETTI, VALENTINI, CASINO e FERRAIOLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'ex Ilva di Taranto è lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa, e questo impianto ha contribuito a fare di Taranto un'area ad alta criticità ambientale. Nel 1990, l'area di Taranto è stata infatti dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, e dal 1998 è ricompresa tra i siti di interesse nazionale (Sin);

   la Commissione europea ha più volte invitato l'Italia a dare soluzione al grave inquinamento che interessa il sito dell'Ilva e i territori limitrofi agli stabilimenti;

   il 24 maggio 2017, la gestione commissariale di Ilva ha sottoscritto un accordo transattivo con esponenti della famiglia Riva, che ha consentito tra l'altro l'acquisizione dalla medesima famiglia Riva di ulteriori fondi utilizzati per finanziare interventi di risanamento e bonifica ambientale tramite il patrimonio destinato appositamente costituito;

   le suddette somme erano finora destinate «in via esclusiva» ad interventi di bonifica e ripristino ambientale. In realtà con il decreto-legge n. 228 del 2021, articolo 21, le medesime risorse che dovevano essere destinate ad interventi di bonifica e a tutela della sicurezza e della salute pubblica, vengono ora in parte assegnate per avviare e sostenere i processi di decarbonizzazione dell'acciaieria per una produzione sempre più green;

   va peraltro sottolineato che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) già prevede delle risorse per sostenere la transizione ecologica e la «progressiva decarbonizzazione del processo produttivo dell'acciaio attraverso il crescente utilizzo dell'idrogeno, tenendo conto delle specificità dell'industria siderurgica italiana»;

   stupisce quindi che per sostenere il processo di una necessaria decarbonizzazione anche degli stabilimenti ex Ilva si utilizzino risorse finora destinate state «in via esclusiva» ad interventi di bonifica dei territori dell'area di Taranto, le cui matrici ambientali presentano mediamente elevati livelli di compromissione e inquinamento con tutto quello di negativo che questo comporta in termini di salute pubblica –:

   se non si ritenga di valutare gli effetti applicativi delle norme di cui in premessa, al fine di garantire tempi e risorse pienamente adeguate, per gli indispensabili e improcrastinabili interventi di bonifica e ripristino ambientale e per la tutela della sicurezza e della salute pubblica dell'area di Taranto.
(5-07399)


   D'IPPOLITO, MARAIA, DAGA, DEIANA, DI LAURO, FEDERICO, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   le recenti indagini giudiziarie in materia di traffico illecito di rifiuti hanno evidenziato, oltre alle innumerevoli infiltrazioni criminali in aziende del settore, anche la facilità con cui molte aziende infiltrate o costituite con finalità criminali nel settore ambientale, abbiano avuto accesso alle autorizzazioni amministrative, nella specie l'iscrizione nell'Albo nazionale dei gestori ambientali, per l'esercizio, a norma di legge, di attività palesemente criminali;

   una delle ragioni di tali comportamenti è da ascriversi al fatto che il regolamento dell'Albo dei gestori ambientali (decreto ministeriale n. 120 del 2014), non contempla, tra i requisiti necessari per l'iscrizione (articolo 10, comma 2), l'obbligo di possedere la documentazione antimafia di cui all'articolo 84 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159;

   in assenza di un chiaro dettato normativo, l'interpretazione delle richiamate disposizioni è affidata ai numerosi e sovrapposti pronunciamenti della giurisprudenza amministrativa in merito agli effetti dell'informazione interdittiva antimafia sui provvedimenti di iscrizione all'Albo, anche in assenza delle cause di cui all'articolo 67 del decreto legislativo n. 159 del 2011, e alla conseguente iniziativa delle sezioni regionali dell'Albo stesso e delle camere di commercio di attenersi ai principi di elaborazione pretoria;

   al fine di sanare la persistente situazione di incertezza normativa e non vanificare la funzione primaria e di interesse generale della interdittiva quale frontiera per la salvaguardia dell'economia legale da contaminazioni mafiose, si rende necessario un intervento normativo che conferisca adeguata certezza ed uniformità applicativa alla norma in questione inserendo il possesso della documentazione antimafia come presupposto esplicito ai fini dell'iscrizione all'Albo, valutando l'opportunità di estendere tale previsione a coloro che esercitano poteri di amministrazione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente adottare iniziative per apportare le necessarie modifiche al regolamento dell'Albo nazionale dei gestori ambientali di cui al decreto ministeriale 3 giugno 2014, n. 120, al fine di inserire il possesso della documentazione antimafia di cui all'articolo 84 del decreto legislativo n. 159 del 2011 tra i requisiti necessari per l'iscrizione.
(5-07400)


   LUCCHINI, BENVENUTO, BADOLE, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 40 del decreto legislativo 8 novembre del 2021, n. 199, di attuazione della direttiva (UE) 2018/2021 (RED II), ha previsto l'esclusione dal 1o gennaio 2023, dell'olio di palma, l'olio di soia e i loro derivati dagli obblighi di miscelazione al combustibile diesel e dalla produzione elettrica rinnovabile, così come dal relativo conteggio delle fonti rinnovabili e dai sussidi di mercato (CIC, ex CV o TO), salvo che gli stessi siano certificati come biocarburanti, bioliquidi o combustibili da biomassa a basso rischio di cambiamento indiretto della destinazione d'uso dei terreni («Low-ILUCrisk»), nel rispetto dei criteri dettati dall'articolo 4 del regolamento delegato (UE) 2019/807 della Commissione europea;

   tale regolamento, previsto dalla stessa direttiva RED II, detta i criteri generali su cui basare la certificazione di sostenibilità, ma l'Unione europea non ha ancora provveduto ad emanare un'ulteriore regolamento delegato previsto dall'articolo 30, paragrafo 8, della sopracitata direttiva, che dovrà definire le modalità attraverso cui verificare il rispetto di tali criteri;

   la mancata adozione del regolamento, che, a quanto risulta agli interroganti, non dovrebbe arrivare prima dell'approvazione della nuova direttiva RED II, rende di fatto inapplicabile l'articolo 40 del decreto legislativo n. 199 del 2021, decretando de facto la chiusura degli impianti di produzione di energia rinnovabile da bioliquidi sostenibili che, pur volendo, non potranno in alcun modo produrre una certificazione che al momento non può essere rilasciata;

   in questo modo si creerebbero importanti ripercussioni dal punto di vista economico e occupazionale, minando un settore che crea lavoro in zone spesso caratterizzate da un tessuto produttivo povero e si contribuirebbe ad aggravare la grave crisi energetica in cui si trova il Paese, provocando lo spegnimento di circa 800 megawatt di potenza installata in grado di generare oltre 6TWh annue di energia elettrica rinnovabile;

   occorre intraprendere iniziative per evitare la chiusura degli impianti di produzione di energia elettrica rinnovabile da bioliquidi sostenibili a partire dal 1o gennaio 2023, anche alla luce del preoccupante scenario dei prezzi dell'energia e considerato che tali centrali possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica –:

   quali siano gli orientamenti del Governo al riguardo e se il Ministro non ritenga necessario valutare l'introduzione di un regime transitorio che permetta la continuazione delle attività del settore, nelle more dell'adozione del regolamento europeo che dovrà rendere effettiva la certificazione Low-ILUCrisk, per evitare che nell'attuale preoccupante scenario di crisi energetica in atto possa mancare una importante componente delle energie rinnovabili.
(5-07401)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PLANGGER e LOSS. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'entrata in vigore del decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 2 aprile 2020, in ottemperanza del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, «Regolamento recante l'attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche», sta avendo un pesantissimo e negativo impatto sull'attività della pesca sportiva che rappresenta una nicchia di offerta turistica molto importante;

   il decreto ministeriale è stato approvato con il parere favorevole della Conferenza tra Stato, regioni e province autonome;

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore si impegnava ad aprire un tavolo tecnico per approfondire i contenuti dell'allegato 3 –, al fine di individuare soluzioni per l'immissione di specie ittiche locali come le trote fario, le lacustri, i salmerini, i coregoni e i barbi presenti nelle acque interne da centinaia di anni;

   la tutela degli habitat naturali non è assoluta, ma deve tenere in considerazione esigenze economiche, sociali e culturali, nonché le particolarità regionali e locali: comunque in base al regolamento (UE) n. 1143/2014, né il Coregonus lavaretus (coregone), né la salmo trutta (trota fario), né l'Oncorhynchus mykiss (trota iridea) sono incluse nella lista delle specie esotiche invasive;

   la Conferenza delle regioni e delle province autonome il 3 novembre 2021 ha approvato all'unanimità un documento con il quale chiede al Governo di approvare una disciplina transitoria per consentire la prosecuzione della gestione dell'attività di pesca sportiva e professionale, in condizioni di legittimità, limitandone i danni causati dal blocco delle immissioni di salmonidi;

   il problema è stato recentissimamente affrontato dal comma 835 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2022 che istituisce, presso il Ministero della transizione ecologica, il Nucleo di ricerca e valutazione composto da rappresentanti del Ministero della transizione ecologica, del Ministero delle politiche agricole, di Snpa/Ispra e da sei rappresentanti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, per un massimo di dodici componenti per individuare le specie ittiche autoctone e para-autoctone e superare le incertezze e le ambiguità prodotte con la circolare esplicativa n. 55247 del 24 maggio 2021 –:

   se i Ministri interrogati non ritengano, nel dare seguito agli impegni presi con i rappresentanti delle regioni e delle province autonome, di adottare iniziative di competenza, anche normative, per garantire, nell'istituendo Nucleo di ricerca e valutazione composto da esperti ministeriali e degli enti locali, un'adeguata rappresentanza delle province autonome di Trento e Bolzano, anche in considerazione del fatto che esse in materia di pesca, hanno un'ampia autonomia legislativa.
(5-07393)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Ciaburro e Caretta n. 7-00780, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 gennaio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Butti.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Squeri e altri n. 5-07389, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 gennaio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nevi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Braga n. 4-07289 del 28 ottobre 2020.