Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 10 gennaio 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la rigenerazione urbana rappresenta la vera grande sfida per lo sviluppo ecosostenibile di tutto il territorio nazionale, in special modo per i piccoli e piccolissimi centri storici e borghi del nostro Paese;

    nel quadro generale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il recupero e la rigenerazione di edifici e territori urbani, con particolare attenzione a periferie e aree interne del territorio italiano, vengono qualificati come obiettivi principali all'interno della Missione 5, «Inclusione e coesione», Componente 2 «Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore», Investimento 2.1 «Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale», al fine di supportare l'inclusione soprattutto giovanile, nonché favorire la riduzione del degrado sociale e ambientale;

    tra gli interventi disposti negli ultimi anni in tema di riqualificazione urbana, si evidenzia che l'articolo 1, commi 42 e 43, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha previsto, per gli anni dal 2021 al 2034, l'assegnazione (per complessivi 8,5 miliardi di euro) di contributi ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;

    in data 21 gennaio 2021, è stato emanato – in attuazione della sopracitata normativa primaria – il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale sono stati fissati i criteri per assegnare le sopramenzionate risorse prioritariamente ai comuni che presentano nel proprio territorio una maggiore densità demografica caratterizzata da condizioni di vulnerabilità sociale e materiale (in base all'indice di vulnerabilità sociale e materiale – Ivsm – calcolato dall'Istat) con conseguente più elevata manifestazione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, individuando quali destinatari delle medesime i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, non capoluogo di provincia nonché i comuni capoluogo di provincia o sede di città metropolitana;

    da ultimo, con decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il 30 dicembre 2021, sono stati individuati i comuni beneficiari delle risorse previste dalla sopracitata legge n. 160 del 2019, da destinare ad investimenti in progetti di rigenerazione urbana: in particolare, per gli anni 2021-2026 i contributi in questione, confluiti nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ammontano complessivamente a 3,4 miliardi di euro;

    il Gruppo della Lega, quale forza politica fortemente radicata sui territori e attenta alle esigenze dei medesimi, pur condividendo pienamente l'importanza di adottare misure volte a sostenere i progetti di rigenerazione urbana, aveva già in precedenza evidenziato le criticità relative al sopradescritto schema normativo: in data 29 aprile 2021, con atto di sindacato ispettivo n. 4-09139, veniva sollevato il tema del carattere fortemente escludente di tali disposizioni a svantaggio dei piccoli comuni, aventi una densità demografica inferiore a 15.000 abitanti e numericamente più rappresentativi sull'intero territorio nazionale, emergendone, in sede di risposta da parte del Governo, che per i medesimi erano previste solo altre linee di finanziamento non equivalenti;

    aggiungasi che, a seguito dell'approvazione – con il summenzionato decreto ministeriale del 30 dicembre 2021 – dell'elenco dei progetti beneficiari dei contributi per investimenti in opere di rigenerazione urbana, molte amministrazioni locali hanno riscontrato la mancata assegnazione delle risorse previste, pur rientrando tali progetti nella graduatoria di quelli ritenuti ammissibili, completi del target Pnrr di riferimento;

    secondo gli ultimi dati pubblicati online sul sito del Ministero dell'interno, su un totale di 2.418 progetti presentati e 2.325 opere ammesse, l'elenco di opere attualmente ammesse e finanziate si compone di 1.784 unità, per complessivi 483 enti locali beneficiari: su 541 progetti che sono stati ammessi ma non finanziati, è emerso che 210 risultano presentati da 53 comuni della regione Veneto, con una percentuale generale per tutti i territori del Settentrione pari al 93 per cento dei progetti esclusi;

    a tal proposito, il criterio adottato per l'assegnazione di tali contributi ai comuni, basato – come detto sopra – sull'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm), legato a parametri quali reddito pro capite, disoccupazione, disagio sociale, si è dimostrato alquanto anacronistico e inadeguato ai fini di un'equa ripartizione delle risorse disponibili su tutto il territorio nazionale, al netto di energie e risorse già investite per la progettazione da parte dei comuni stessi e con un'evidente disparità tra comuni del Nord e comuni del Mezzogiorno nell'assegnazione dei contributi previsti;

    come risulta, infatti, dall'articolo 5, comma 2, del summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021, «Qualora l'entità delle richieste pervenute superi l'ammontare delle risorse disponibili, l'attribuzione è effettuata, tenendo conto della quota riferita alla progettazione esecutiva e alle opere, a favore dei comuni che presentano un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM)»: si tratta, dunque, di un criterio suppletivo che interviene nel caso di insufficienza di risorse, privilegiando i territori che – in base ad un mero calcolo aritmetico – possiedono i più bassi livelli degli indicatori di riferimento, riportati nelle premesse del medesimo provvedimento;

    la creazione di opportunità di investimento su territorio per gli enti locali deve necessariamente passare per uno schema normativo basato su criteri idonei a garantire l'uguaglianza formale dei soggetti coinvolti, pur coesistendo aspetti di sostanziale diversità, tenuto conto dell'obiettivo finale rappresentato dalla crescita e dallo sviluppo di tutto il nostro Paese e, quindi, dall'interesse nazionale;

    con la recente approvazione della legge di bilancio per l'anno 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234) la tematica della rigenerazione urbana è stata nuovamente affrontata: l'articolo 1, commi 534-542, al fine di favorire gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale, ha previsto l'assegnazione ai comuni di piccole dimensioni di contributi per investimenti nel limite complessivo di 300 milioni di euro per l'anno 2022;

    tuttavia, anche le recenti disposizioni sopramenzionate presentano ancora alcuni limiti normativi: la possibilità di beneficiare da parte dei comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana è riconosciuta soltanto ai comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti che, in forma associata, raggiungono una popolazione superiore a 15.000 abitanti, nonché ai comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, precisando che a questi ultimi possono essere attribuiti contributi, a valere sulle risorse stanziate dal comma 534 dell'articolo 1 della citata legge n. 234 del 2021, nel limite massimo della differenza tra gli importi previsti dall'articolo 2, comma 2, del sopracitato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021 e le risorse attribuite dal predetto decreto del Ministero dell'interno;

    pertanto, occorre scongiurare una potenziale e totale mancanza di finanziamenti per alcuni comuni del nostro Paese con riferimento ai progetti di rigenerazione urbana, tale da precludere la possibilità di realizzare opere rilevanti per lo sviluppo di interi territori, tradendo così le attese di tantissime comunità locali, e ridelineare altresì il quadro normativo sopra descritto in maniera più equa per tutti i soggetti interessati anche da future occasioni di investimento,

impegna il Governo:

1) ad assumere tutte le iniziative di competenza al fine di integrare le risorse disponibili per investimenti in progetti di rigenerazione urbana con l'obiettivo di finanziare tutti i progetti ammissibili;

2) ad adottare iniziative per stabilire criteri differenti da quello relativo all'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) di cui in premessa per la ripartizione tra gli enti locali di ulteriori contributi previsti da successivi bandi che riguardano il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(1-00569) «Molinari, Bitonci, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».

Risoluzione in Commissione:


   La XI Commissione,

   premesso che:

    lo stabilimento di Jesi, in provincia di Ancona, di proprietà della Caterpillar, si occupa di produzione di cilindri idraulici per macchine di movimento terra e impiega 270 operai, di cui 200 dipendenti stabili e 70 lavoratori stagionali;

    la multinazionale americana ha rilevato il sito produttivo nel 1996 dalla Nuova Sima, erede diretta della Sima (Società Jesina Macchine Agricole), azienda presente a Jesi dalla fine dell'ottocento;

    attualmente la fabbrica è considerata sana, raggiungendo livelli soddisfacenti di ordinativi, che hanno un volume tale da rendere necessario, di frequente, il ricorso al lavoro straordinario delle maestranze;

    tuttavia, il 10 dicembre 2021, Caterpillar ha comunicato alla delegazione delle rappresentanze sindacali unitarie l'intenzione di chiudere l'insediamento produttivo, entro marzo 2022, nonostante non vi fosse alcuna avvisaglia che facesse temere un provvedimento così grave e drastico, tra l'altro, reso noto ad un incontro tra le parti sociali che aveva tutt'altro oggetto: il bilancio della società, l'andamento della produzione, il contratto integrativo e alcune possibili assunzioni;

    appresa l'inaspettata notizia di cessazione dello stabilimento di Jesi, gli operai, molti dei quali attendevano addirittura delle stabilizzazioni con il nuovo anno, hanno indetto uno sciopero immediato nella fabbrica;

    a quanto è dato sapere, la decisione del consiglio di amministrazione della Caterpillar non è motivata da una crisi aziendale, ma deriva esclusivamente dalla volontà di delocalizzare la produzione dei cilindri idraulici, per ridurre i costi;

    l'imminente chiusura del sito di Jesi colpisce duramente il territorio delle Marche già interessato da numerose crisi industriali, che impattano negativamente sull'occupazione e il tessuto economico-sociale;

    pertanto, il 21 dicembre 2021, sulla tale vertenza si è tenuto un tavolo di confronto in Regione Marche, a margine della seduta del consiglio regionale. Il presidente della giunta regionale, Francesco Acquaroli e l'assessore regionale al lavoro, Stefano Aguzzi, hanno incontrato insieme a tutti i capigruppo del consiglio regionale e ai rappresentanti sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, l'amministratore delegato di Caterpillar, Jean Mathieu Chatain, e rappresentanti dell'azienda. Ma, anche in tale sede, Caterpillar ha confermato la decisione unilaterale di chiudere lo stabilimento di Jesi;

    si ritiene che Caterpillar, mediante una condotta a giudizio dell'interrogante contraria a princìpi di etica aziendale, correttezza e lealtà, abbia avviato una procedura di licenziamenti collettivi che coinvolge 270 lavoratori, oltre l'indotto, rifiutando un responsabile e preventivo confronto con le parti sociali;

    tale vertenza è l'ennesima di una lunga serie in cui un'azienda, pur avendo aumentato il fatturato, proceda a licenziare il personale per trasferire i propri stabilimenti all'estero dove i costi di produzione sono più bassi,

impegna il Governo:

   a porre in essere, con assoluta urgenza, ogni iniziativa di competenza al fine di tutelare i lavoratori dello stabilimento di Jesi di proprietà della multinazionale Caterpillar, anche mediante l'istituzione di un tavolo di concertazione con il Ministero dello sviluppo economico;

   ad adottare iniziative, anche normative, al fine di contrastare gli effetti pregiudizievoli che si ripercuotono sui livelli occupazionali, a fronte di strategie di delocalizzazione contrarie a princìpi di responsabilità sociale, correttezza e buona fede, come avvenuto in una moltitudine di recenti casi di multinazionali straniere che hanno improvvisamente avviato dei licenziamenti collettivi allo scopo di chiudere i siti in Italia, per trasferire la produzione all'estero.
(7-00778) «Rizzetto».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN, COVOLO, RACCHELLA, PRETTO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la stampa oggi in edicola informa che il Comune di Vicenza è rimasto privo di qualsivoglia finanziamento nell'ambito del bando «rigenerazione urbana», promosso dalla Presidenza del Consiglio;

   era accaduto esattamente lo stesso anche pochi mesi fa con il bando con il programma Pinqua;

   l'amministrazione comunale di Vicenza aveva presentato una trentina di progetti per un totale di 17,9 milioni di euro;

   i progetti sono stati tutti ammessi, a comprova della loro qualità e serietà, ma nessuno di essi alla fine della procedura è stato davvero finanziato;

   il sindaco della città Francesco Rucco parla di criteri «iniqui» che hanno guidato l'aggiudicazione, che avrebbero penalizzato i comuni con i bilanci in ordine, favorendo invece comuni meno virtuosi;

   le risorse attualmente previste dal programma saranno integrate con ulteriori 900 milioni di euro;

   è assolutamente auspicabile che parte di questi fondi, in una logica perequativa, possa essere destinata anche ai comuni veneti, rimasti fino a oggi in larga misura a bocca asciutta, e al Comune di Vicenza, i cui progetti appaiono ictu oculi di particolare pregio –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, in una logica perequativa, per garantire anche ai comuni virtuosi del Nord l'accesso ai fondi del programma «Rigenerazione urbana».
(3-02703)


   CASU, FIANO, SERRACCHIANI, BOLDRINI, DE MARIA, CENNI, SANI, BRUNO BOSSIO, FRAILIS, VERINI, SENSI, CIAMPI, INCERTI, POLLASTRINI, MORANI, DE LUCA, CRITELLI, CARLA CANTONE, NAVARRA, MELILLI, LATTANZIO, ROSSI, NITTI, RIZZO NERVO, PEZZOPANE, BONOMO, GIORGIS, AVOSSA, NARDI, PELLICANI, CARNEVALI, BRAGA, QUARTAPELLE PROCOPIO, ENRICO BORGHI, BERLINGHIERI, LOSACCO, ORFINI, LACARRA, DI GIORGI, SIANI, DE FILIPPO, PICCOLI NARDELLI, MURA, ZAN, SOVERINI, CARÈ, BURATTI, VAZIO, LORENZIN, CIAGÀ e MANCINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2022 a Roma, in via Evandro, si è svolta una parata commemorativa apologetica e propagandistica in memoria dei tragici fatti di via Acca Larenzia del 1978, in cui vennero barbaramente uccisi tre giovani ragazzi del Fronte della Gioventù;

   stando a quanto riportato da numerose testate giornalistiche, pare che la manifestazione sia stata promossa in particolare dal movimento politico CasaPound, che avrebbe fatto precedere l'adunata dalla convocazione di un «consiglio nazionale», volto alla «pianificazione strategica» della stessa e, inoltre, avrebbe diffuso materiale di propaganda ispirato alla simbologia fascista in cui vengono raffigurate un'aquila romana, croci celtiche e la parola «presente» scritta tre volte;

   è documentato da riprese video come, nel corso dell'evento, diverse centinaia di partecipanti, contravvenendo alle misure di protezione volte al contenimento del contagio, dopo essersi disposti per ranghi, al grido «per tutti i camerati caduti», abbiano eseguito il saluto fascista;

   è notizia che l'Anpi paventando il rischio di sicurezza pubblica e sanitaria, nonché una deriva nostalgica del fascismo che la manifestazione avrebbe assunto, aveva chiesto di non consentirne lo svolgimento;

   la rispettabile commemorazione dei tragici fatti del 1978 si è dunque trasformata in un'indebita occasione commemorativa del fascismo;

   tali manifestazioni sembrano essersi spinte ben oltre il limite costituzionalmente lecito della libertà di espressione del pensiero, ricadendo, altresì, in quelle inibite dalla legge n. 645 del 1952 (cosiddetto legge Scelba) che, come noto, vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista;

   le norme attuative della XII disposizione transitoria e finale hanno inteso vietare e punire non già una qualsiasi manifestazione del pensiero tutelata dall'articolo 21 della Costituzione, bensì quelle usuali e proprie del partito fascista che abbiano l'attitudine a determinare il pericolo della riorganizzazione dello stesso;

   a seguito dei fatti del 9 ottobre 2021, emerge come i movimenti neofascisti, soprattutto nell'attuale delicata fase di gestione della pandemia, abbiano dimostrato una spiccata attitudine ad intercettare il malumore di coloro che non hanno condiviso le scelte adottate, legate in particolare all'estensione della certificazione verde;

   la Camera dei deputati, con la mozione 1-00524, nel testo approvato il 21 ottobre 2021, ha già posto all'attenzione del Governo l'opportunità di adottare i provvedimenti di competenza per procedere allo scioglimento di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista;

   tale manifestazione è andata con tutta evidenza ben oltre l'intento commemorativo dell'omicidio dei tre giovani, rendendo di fatto la cittadinanza spettatrice di una vera e propria «adunata» in stile paramilitare di stampo fascista;

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra citati e quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per monitorare la diffusione e l'organizzazione di manifestazioni neofasciste chiaramente riconducibili alle condotte penalmente perseguibili ai sensi della cosiddetta Legge Scelba su tutto il territorio nazionale e quali iniziative di competenza abbia già adottato o intenda adottare per dare seguito a quanto previsto dalla citata mozione 1-00524, al fine di procedere allo scioglimento di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.
(3-02704)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella ripartizione dei fondi per il bando di rigenerazione urbana del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stato particolarmente penalizzato il Friuli Venezia Giulia, poiché non sono state attribuite risorse per i comuni di Udine, Trieste, Gorizia e Pordenone. In regione è stato riconosciuto solo il finanziamento di un'opera, per Monfalcone;

   il paradosso è che i comuni esclusi dalla graduatoria per interventi di rigenerazione urbana sono stati penalizzati, poiché già portatori di un'alta qualità della vita grazie all'adozione di iniziative virtuose operate per la popolazione;

   appare assurdo escludere dei territori dai fondi di un piano nazionale di considerevole entità, qual è il Pnrr, e collocarli agli ultimi posti delle graduatorie di assegnazione delle risorse per progetti di rigenerazione urbana, con la motivazione che le rispettive amministrazioni hanno già svolto i dovuti provvedimenti in tal senso, non consentendo un'ulteriore miglioramento in base a principi di equa distribuzione delle risorse che dovrebbero dominare la ripartizione;

   al riguardo, i comuni del Friuli Venezia Giulia, come altre aree del Nord, sono rimasti indietro per due fattori che sono alla base dell'attribuzione dei fondi: la riserva de iure di assegnazione del 40 per cento dei fondi ai comuni del Centro-Sud e il parametro di valutazione del cosiddetto Ivsm (Indice di vulnerabilità sociale e materiale), che prevede indicatori come la percentuale di popolazione analfabeta e senza titolo di studio, l'incidenza di giovani inattivi tra i 15 e i 29 anni, i nuclei familiari con potenziale disagio economico e assistenziale, sfavorendo di conseguenza i comuni considerati più virtuosi;

   è d'obbligo mettere in rilievo che la contestazione dei criteri di assegnazione dei fondi non è di certo rivolta nei confronti dei territori che hanno ricevuto più risorse perché svantaggiati, ma è contro le scelte operate dal Governo che, di fatto, generando evidenti disparità provocano divisioni nel Paese. Alle popolazioni penalizzate viene infatti impedito un efficientamento organico e un miglioramento futuro uniforme, per l'applicazione di criteri ingiusti e privi di ragionevolezza;

   il Pnrr deve essere un'opportunità per lo sviluppo anche di aree virtuose e competitive, affinché quei fondi siano un effettivo e fruttuoso investimento. Altrimenti si risolverebbe in un Piano che favorisce solo specifiche aree del territorio nazionale attraverso principi e regole che non tengono conto della potenzialità effettiva e della qualità dei progetti di rigenerazione;

   pertanto, si ritiene che il Governo debba riparare a tali scelte discriminatorie alla luce di principi di leale competizione, pari opportunità ed equità –:

   se e quali iniziative il Governo intenda urgentemente adottare per riparare alle criticità esposte in premessa e, dunque, stanziare i finanziamenti mancanti per i progetti, già ammessi, di rigenerazione urbana e sviluppo dei comuni del Friuli Venezia Giulia.
(5-07313)


   UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con determina n. DG/1644/2021 del 28 dicembre 2021 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 308 del 29 dicembre 2021), l'Aifa ha definito le modalità e le condizioni di impiego dell'antivirale «Lagevrio» (molnupiravir), ossia il medicinale impiegato per il trattamento della malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19) nei pazienti adulti non ospedalizzati per COVID-19, con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 grave;

   con il decreto ministeriale 26 novembre 2021, il Ministero della salute ha autorizzato la temporanea distribuzione dei farmaci antivirali molnupiravir e paxlovid, delegando (all'articolo 1, comma 3) «la distribuzione temporanea dei medicinali» [...] al «Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 di cui all'articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, secondo modalità e procedure dallo stesso definite»;

   in data 4 gennaio 2022, da quanto si apprende dagli organi di stampa, la struttura commissariale per l'emergenza COVID-19 ha avviato la distribuzione delle 11.899 confezioni da 40 compresse;

   tale ammontare è stato distribuito come segue alle regioni italiane: all'Abruzzo 360 confezioni, alla Basilicata 60, alla Calabria 120, alla Campania 480, all'Emilia Romagna 840, al Friuli Venezia Giulia 240, al Lazio 1.680, alla Liguria 1.080, alla Lombardia 1.800, alle Marche 600, al Molise 60, al Piemonte 739, alla provincia autonoma di Bolzano 60, alla provincia autonoma di Trento 60, alla Puglia 240, alla Sardegna 60, alla Sicilia 360, alla Toscana 1.440, all'Umbria 60, alla Valle d'Aosta 120, al Veneto 1.440;

   come si evince dall'elenco, la ripartizione è stata effettuata senza tener alcun conto di criteri oggettivi come quello della popolazione residente;

   ciò genera il paradosso di veder distribuiti, a titolo d'esempio, a Puglia e Toscana, che contano rispettivamente 3 milioni e oltre 900 mila abitanti e 3 milioni e quasi 700 mila abitanti, un numero ingiustificatamente diseguale di confezioni di medicinale: 240 per la Puglia e 1.440 per la Toscana, ossia 6 volte in meno alla Puglia, malgrado la stessa abbia oltre 200 mila abitanti in più;

   tale tendenza è riscontrabile più generalmente in ogni confronto tra regioni meridionali e regioni settentrionali –:

   quali criteri siano stati utilizzati per definire la ripartizione delle confezioni di medicinali anti-Covid di cui in premessa;

   se intenda indicare quali sono le ragioni a sostegno di una così plateale distribuzione dei farmaci a vantaggio delle regioni del Nord Italia e a discapito di quelle del Sud.
(5-07318)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA, CORDA, CABRAS, VALLASCAS, COLLETTI e SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 22 luglio 2021 il Presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Draghi, ha dichiarato: «Il Green Pass è una misura con cui gli italiani possono continuare a esercitare le loro attività, a divertirsi, andare al ristorante, a partecipare a spettacoli all'aperto, al chiuso, con la garanzia, però, di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose»;

   tale affermazione si è poi rivelata priva di fondamento, alla luce dei dati disponibili;

   secondo quanto esposto, con riferimento a dati epidemiologici ivi specificati, dal dottor Claudio Giorlandino – direttore scientifico di Altamedica – in una puntata del novembre 2021 della trasmissione di La7 «L'Aria che Tira», dallo scorso luglio i contagi da nuovo coronavirus sono risaliti, eppure poco prima, ha precisato lo stesso Giorlandino, l'Italia stava uscendo dall'ondata virale;

   la campagna vaccinale anti-Covid era iniziata in Italia tra il dicembre 2020 e il gennaio 2021, con l'iniziale somministrazione dell'unico vaccino allora approvato, nella fattispecie del tipo a mRna, ai soggetti più esposti nei vari ambiti sanitari;

   poi la campagna vaccinale è andata avanti con un programma di tutela dei soggetti in età avanzata e fragili, dopo con la parallela somministrazione, estesa alle altre categorie individuate, anche dei vaccini intanto approvati, due a vettore virale e un secondo ad mRna;

   in corso di prosecuzione della campagna in predicato, è emerso che nelle fasce di età giovani l'utilizzo di vaccino a vettore virale poteva comportare problemi e/o rischi di salute e, dopo programmazioni e informazioni al riguardo contrastanti, si è fatto ricorso perlopiù a vaccini del tipo ad mRna, fino all'introduzione del Green Pass per la piena, libera circolazione dei vaccinati, in seguito riducendone la validità e differenziando detta certificazione, con distinti gradi di libertà, sulla scorta di negatività a tampone e sulla base dello stato di vaccinazione individuale;

   sull'Ansa on line è pubblico un articolo del 28 dicembre 2021 in cui si dà notizia di cinque lavori scientifici, apparsi sulla rivista Nature e condotti da David Ho della Columbia University di New York, su tutti i vaccini in uso, nonché sugli anticorpi monoclonali usati come terapia anti-Covid;

   secondo i riferiti studi, riporta Ansa, l'effetto neutralizzante degli anticorpi indotti dai vaccini in 54 soggetti, alcuni dei quali sottoposti alla dose booster, «è basso contro Omicron»;

   in altra puntata di «L'Aria che tira», Giorlandino, commentando alcuni dati dell'Istituto superiore di sanità aggiornati, relativi a infettati vaccinati, ha significato che non si apprezzano differenze di risultato tra la seconda (nei 5 mesi) e la terza dose di vaccino a mRna, altrove pronunciandosi sulla perdita di efficacia degli attuali antidoti ad mRna;

   Pfizer e Moderna hanno annunciato, sul dichiarato presupposto della perdita di efficacia dei loro prodotti contro la variante Omicron, che sembrerebbe più contagiosa ma molto meno aggressiva della Delta, di valutare la produzione di un vaccino ad mRna specifico contro la variante predetta, il quale, nel caso, potrebbe essere approvato dal giugno 2022;

   la certificazione verde digitale corrente, a parere degli interroganti, si caratterizza per mutevoli periodi di validità, è legata a pura attività burocratica e contrasta con il principio di non discriminazione previsto dal regolamento europeo n. 953/2021;

   nelle ultime settimane si è registrata un'impennata dei contagi, sino a quasi 100 mila casi giornalieri;

   in Israele era stata inizialmente sospesa la somministrazione della quarta dose in rapporto alla prima valutazione dei dati sul comportamento della variante Omicron e sulla relativa, minore protezione fornita dai vaccini disponibili; successivamente, tuttavia, la somministrazione è poi ripresa per le persone che hanno più di 60 anni –:

   se il Governo non ritenga utile adottare iniziative per sospendere la somministrazione dei vaccini ora in uso e ripensare integralmente la strategia di contenimento del virus, anche rinunciando al cosiddetto Green Pass.
(4-11040)


   D'ORSO, SAITTA, MARTINCIGLIO, ALAIMO e GIARRIZZO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2022 nella sola Sicilia si sono registrati 9.248 nuovi casi di COVID-19 e 9 morti, mentre in tutto il Paese si sono avuti 108.304 nuovi casi e 223 morti;

   in questa nuova emergenza che si sta vivendo in questi giorni, il sistema del tracciamento dei contagi e delle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale, istituite con l'inizio della pandemia, che dovrebbero andare a domicilio dei pazienti affetti da Covid per rilevare la positività e certificarne la successiva guarigione, pare essere saltato non solo in Sicilia, ma anche su gran parte del territorio nazionale;

   in Sicilia, sono numerose le segnalazioni di persone contagiate che sono rimaste bloccate a casa dopo il periodo obbligatorio di isolamento, soggetti che sono risultati positivi al Coronavirus, hanno terminato il periodo di isolamento previsto dalla legge, ma sono costretti a rimanere a casa perché in attesa del tampone negativo che ne certifichi la guarigione. Così come altrettanto numerose sono le notizie di persone che hanno avuto un contatto stretto con un caso accertato positivo, magari un familiare convivente, che hanno sviluppato, nei giorni successivi al contatto, sintomatologia riferibile ad un quadro clinico COVID-19, e che vengono segnalate dal proprio medico curante alle Usca per essere prese in carico come caso sospetto e divengono destinatarie di un obbligo di quarantena che impedisce loro di effettuare il tampone fuori dal proprio domicilio, ma vengono contattati dalle Usca e sottoposti a tampone molecolare dopo molti giorni, quando già risultano negativi al test;

   ebbene, tali soggetti, non essendo in possesso di alcun test che ne abbia accertato la positività al virus, non potranno ottenere il certificato di guarigione, valido anche ai fini del rilascio di un nuovo green pass;

   tale grave inefficienza delle Usca è destinata, quindi, ad avere conseguenze sul «rinnovo» del green pass di tutti quei soggetti che, avendo contratto la malattia COVID-19, non dovrebbero sottoporsi alla terza dose di vaccino in tempi troppo prossimi, ma che non avendo una certificazione riconosciuta che lo attesti, si vedranno negare il rilascio del green pass per avvenuta guarigione;

   è evidente, pertanto, che sussiste un problema per questi numerosissimi cittadini (in attesa della somministrazione della terza dose e con il green pass prossimo alla scadenza) che abbiano contratto il COVID-19, ma rimangano privi della certificazione verde e che, pur di ottenerne il rilascio, non possono essere costretti ad assumersi il rischio di vedersi somministrata la terza dose a distanza ravvicinata alla malattia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative di competenza, anche in raccordo con le regioni, intenda adottare per provvedere immediatamente all'implementazione delle risorse umane e materiali delle strutture sanitarie, per risolvere le gravi problematiche sopra esposte che molti cittadini stanno incontrando in questi giorni.
(4-11050)


   SODANO, RADUZZI, EHM e CORDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 10 gennaio 2022, il Super Green Pass, che si ottiene solo con il vaccino o per effetto della guarigione da Covid, viene esteso in zona bianca anche per l'accesso e la fruizione di tutti mezzi di trasporto pubblico nazionale e locale;

   la stretta per chi non si è vaccinato danneggia e discrimina soprattutto gli abitanti delle isole maggiori e delle isole minori, perché non avranno alcuna possibilità di raggiungere la terraferma nemmeno per la necessità di sottoporsi ad una visita medica specialistica;

   esemplare è il caso di una signora di 56 anni, originaria di Lipari e malata oncologica, che il 19 gennaio 2022 non potrà recarsi a Messina per sottoporsi ad una visita medica perché non vaccinata ed impossibilitata a prendere un mezzo di trasporto indispensabile come l'aliscafo;

   a parere degli interroganti, questo divieto, categorico ed illogico, appare una preclusione del tutto irrazionale e sproporzionata ancorché si pone in evidente contrasto con un diritto inviolabile come quello alle cure e alla salute (articolo 32 della Costituzione);

   l'idea di utilizzare il Super Green Pass per poter partecipare alla vita sociale è una misura vuota, la cui validità è stata smentita dalle evidenze empiriche, una misura politica che però, quasi in alcun modo, ha interferito con il normale svolgimento della vita dei cittadini. Al contrario subordinare l'accesso a navi, aliscafi e traghetti alla sola vaccinazione produce effetti disumani, mina la dignità dell'individuo non vaccinato, impossibilitato a raggiungere, anche per motivi essenziali come salute e lavoro, altre località;

   risulta di fatto violato anche il principio della continuità territoriale, intesa come capacità di garantire un servizio di trasporto che non danneggi i cittadini residenti in territori meno favoriti, inserito nel quadro generale di garanzia dell'uguaglianza sostanziale e di coesione economica e sociale promosso in sede europea;

   si assiste anche ad una limitazione irragionevole della possibilità di recarsi all'estero, come disposto dall'articolo 16, secondo comma, della Costituzione, che garantisce ad ogni cittadino la libertà di uscire dal territorio della Repubblica e di farvi rientro, impedendo ai non vaccinati di utilizzare un mezzo di trasporto indispensabile per raggiungere tali destinazioni;

   la mancanza di attenzione nei confronti delle popolazioni isolane rischia solo di danneggiare ulteriormente territori già fortemente penalizzati per carenze strutturali e mancanza di servizi, oltre che ostacolare la tutela della salute e del lavoro come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività –:

   in che modo l'Esecutivo intenda ovviare a questa palese discriminazione nei confronti di tutti i residenti delle isole maggiori e minori italiane, nonché continuare a garantire il rispetto del principio della continuità territoriale;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative in relazione a quanto esposto in premessa, posto che appare agli interroganti irragionevole limitare di fatto la libertà personale ed i diritti inalienabili di tutti i cittadini sani ma non vaccinati, interdetti dall'utilizzo di mezzi di trasporto pubblico indispensabili sia per raggiungere la terraferma che per recarsi all'estero;

   quale iniziativa di carattere normativo intenda immediatamente adottare per permettere determinati spostamenti a chi, come la signora di Lipari, deve lasciare la propria isola per motivi di carattere emergenziale, come per visite e terapie oncologiche, o per ricongiungimento con parenti in difficoltà.
(4-11053)


   CASU. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la notte del 1° gennaio 2022, a Roma, in zona Torrevecchia, un incendio ha coinvolto la scuola «Alberto Sordi» di via Taggia, distruggendo il tetto della palestra e danneggiando il primo piano dell'edificio;

   ad oggi, tale istituto risulta chiuso e non funzionante poiché interessato da lavori di ristrutturazione iniziati nel 2017 e non ancora ultimati;

   tali lavori di ristrutturazione risulterebbero finanziati con risorse del Dipartimento «Casa Italia» della Presidenza del Consiglio dei ministri, con graduatoria approvata dal Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, per un importo che, a quanto consta all'interrogante, sarebbe pari a 1.200.000 euro;

   i fondi stanziati, ad oggi, non risultano correttamente impiegati e il termine dei lavori appare ampiamente superato;

   l'esecuzione dei lavori, è a cura del Dipartimento sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana del comune di Roma;

   sono attualmente in corso attività d'indagine volte a stabilire le cause del rogo e non si esclude, al momento, l'origine dolosa dello stesso;

   nel 2020, la scuola Alberto Sordi aveva subito il furto di attrezzatura della cucina per un valore di quarantamila euro e, in altre due circostanze, si sono registrati incendi divampati nel cantiere che hanno coinvolto, rispettivamente, il quadro elettrico e la biblioteca;

   a quanto consta all'interrogante, gli accadimenti rappresentati destano paura e preoccupazione tra i residenti del quartiere che, oltre a patire il disservizio della mancanza della scuola, ciclicamente subiscono allarmanti conseguenze in termini di sicurezza riferibili, in massima parte, al protrarsi dei lavori di manutenzione oltre i tempi stabiliti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di garantire il completamento dei lavori di ristrutturazione della scuola Sordi e, di conseguenza, che il «cantiere» di tale istituto non diventi un luogo di degrado propizio alla commissione di illeciti che mettano a repentaglio la pubblica incolumità.
(4-11054)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2021, nel corso di un sanguinario scontro a fuoco con milizie di ribelli locali, perdevano la vita l'ambasciatore d'Italia in Congo Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci;

   il sanguinario attentato scosse tutta l'Italia, che all'unisono partecipò al dolore delle famiglie di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci;

   la procura di Roma ha iniziato ad indagare sulle cause della morte a gennaio 2021 e, a giugno, a conclusione di un'intensa attività investigativa, ha iniziato a fare luce su una parte della verità;

   la procura di Roma ha avanzato un'ipotesi di responsabilità per omicidio colposo per omissione di cautela nei confronti di Mansour Rwagaza, funzionario del Programma alimentare mondiale (World Food Programme), agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare;

   sembrerebbe che gli investigatori abbiano contestato a Rwagaza di non aver chiesto una scorta armata nonostante la pericolosità della zona, di non aver previsto un autoblindo, di non aver previsto i giubbotti antiproiettile come da protocollo e, fatto ancor più grave, di aver falsificato i nomi di coloro che partecipavano alla missione, fra cui proprio quello di Luca Attanasio, perché diversamente avrebbe dovuto prevedere una scorta armata;

   tale accorgimento, a giudizio dell'interrogante, probabilmente avrebbe salvato la vita di Luca Attanasio e di Vittorio Iacovacci;

   Rwagaza è stato iscritto nel registro degli indagati perché non ha saputo fornire adeguate spiegazioni alle contestazioni degli inquirenti;

   in termini puramente strumentali, l'Agenzia delle Nazioni Unite ha chiesto l'immunità diplomatica per Rwagaza, fornendo un'interpretazione alquanto larga del diritto internazionale pattizio opposto alla Procura, nella misura in cui estenderebbe l'immunità diplomatica a tutti i suoi funzionari;

   tale interpretazione sarebbe stata respinta sia dalla procura di Roma che dalla Farnesina, le quali concordano sulla circostanza che l'immunità diplomatica dovuta ai funzionari del Pam nella nazione in cui ha sede l'organizzazione vada riconosciuta solo ai funzionari accreditati presso lo Stato italiano;

   Mansour Rwagaza è accreditato solo presso la Repubblica Democratica del Congo;

   giova ricordare che l'Italia finanzia il Pam anche tramite l'Aics-Agenzia Italia per la cooperazione allo sviluppo;

   poiché dall'eventuale applicazione delle immunità diplomatiche deriverebbe la sostanziale impossibilità di giungere ad avere verità e giustizia per Attanasio e Iacovacci, occorre intensificare quanto già posto in essere dalla Farnesina, mettendo in campo operazioni politicamente importanti per difendere la dignità nazionale, l'onore e la memoria di due servitori dello Stato –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito all'eventualità di procedere alla revoca del contributo italiano al Programma Alimentare mondiale, nel caso in cui venisse concessa l'immunità diplomatica al funzionario del Pam Mansour Rwagaza;

   se il Governo intenda sollevare la questione richiamata in premessa nelle opportune sedi internazionali.
(5-07310)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ancora una volta le cronache internazionali durante il periodo natalizio restituiscono la recrudescenza dei fenomeni di persecuzione e violenza nei confronti delle minoranze cristiane sparse nel mondo;

   attacchi violenti, effigi bruciate, chiese vilipese sono solo alcuni dei soprusi subiti dalle minoranze cristiane nel mondo e che assumono un contorno ancora più feroce nel periodo natalizio, come una sorta di vendetta nei confronti di quello che è ritenuto dalle maggioranze di altre religioni non una libera professione di fede ma un tentativo di conversione e proselitismo;

   in Nigeria, il gruppo jihadista Boko Haram ha ucciso sette persone alla Vigilia di Natale del 2019, nel villaggio di cristiani di Kwarangulum, vicino a Chibok, nello Stato di Borno;

   i terroristi, a bordo di camioncini e moto, hanno fatto irruzione nel villaggio, sparando all'impazzata e saccheggiando cibo e oggetti prima di dar fuoco alle abitazioni. Una guardia di sicurezza locale ha affermato che una ragazza è stata rapita;

   i terroristi di Boko Haram proprio a Chibok, nel 2014, rapirono 276 studentesse, delle quali 112 sono ancora in prigionia;

   in Myanmar, 38 cristiani, tra cui un bambino e due operatori della Ong Save the Children, sono stati uccisi dalle milizie locali di etnia Karenni il 24 dicembre 2021 presso Hpruso, nello stato orientale di Kayah dove la gran parte della popolazione è di fede cristiana e cattolica;

   i veicoli sui quali viaggiavano le vittime, probabilmente in fuga dai combattimenti e dalle violenze della giunta militare guidata da Min Aung Hlain a seguito del golpe del febbraio 2021, sarebbero stati accerchiati dai mezzi dei miliziani, mutilati e trucidati, mentre gli autoveicoli venivano dati alle fiamme;

   in India, la notte di Santo Stefano, un sacerdote cattolico e un pastore protestante sono stati tratti in arresto, nel Madhya Pradesh, con l'accusa di proselitismo;

   l'accusa per i due uomini di chiesa è quella di aver attratto nell'orbita cristiana le popolazioni locali, fornendo loro gratuitamente cure e istruzione nelle strutture create dai missionari. In 7 Stati indiani vigono pesanti leggi anticonversione, in grado di comminare pene fino a 10 anni per chi si adopera per convertire qualcun altro;

   a subire un duro attacco politico sono state anche le Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta che, proprio il giorno di Natale, si sono viste negare dal Governo indiano il rinnovo della licenza per poter ricevere contributi esteri, bloccando di fatto i conti correnti della Congregazione;

   a seguito di tale decisione, il personale e le strutture dell'organizzazione non avranno le risorse necessarie per continuare a operare la carità nei confronti di oltre 22 mila assistiti;

   pochi giorni prima, il 12 dicembre 2021, sempre le Missionarie della Carità di Madre Teresa sono state accusate nel Gujarat di aver violato la legge anticonversione e di fare proselitismo;

   infine, nello stato del Karnataka, il 24 dicembre 2021 è stata approvata una legge anticonversione. Nello stesso giorno è stata vandalizzata una chiesa intitolata a San Giuseppe, segnando il quarantaseiesimo attacco alla comunità cristiana nel 2021, in questo Stato –:

   quale sia la linea di politica estera del Governo in merito alla difesa della libertà religiosa delle minoranze cristiane nel mondo.
(5-07311)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ENRICO BORGHI, BENAMATI, NAVARRA, PAGANI, MURA, CECCANTI, LACARRA, DI GIORGI, VAZIO, FIANO, CASU, CARNEVALI, CENNI, PELLICANI, CRITELLI, CARLA CANTONE, FRAGOMELI, BURATTI, DE LUCA, DE FILIPPO, DE MARIA, POLLASTRINI, BRUNO BOSSIO, CIAGÀ, MORANI, MELILLI, MADIA, SANI, PEZZOPANE, BOLDRINI, CIAMPI, QUARTAPELLE PROCOPIO, GIORGIS, SOVERINI, BONOMO, TOPO, GAVINO MANCA e CARÈ. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 gennaio 2022 è stato reso noto che la casa d'aste Bertolami Fine Arts ha bandito per il 18 gennaio 2022 la vendita di una delle riproduzioni originali, ciclostilate, del volantino recante il Comunicato n. 1 con il quale le Brigate Rosse, nelle ore immediatamente successive all'eccidio di Via Mario Fani del 18 marzo 1978, rivendicarono l'avvenuto sequestro di Aldo Moro e il barbaro omicidio dei cinque agenti della sua scorta;

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che, negli ultimi giorni, la pre-offerta più alta – ossia l'intenzione di acquisto – si aggira già a quanto consta all'interrogante sui dodicimila euro e sembra destinata ad alzarsi ancora in vista della data del 18 gennaio;

   la notizia ha suscitato preoccupazione e indignazione, sia tra i parenti e discendenti delle vittime, sia da parte dell'Associazione nazionale funzionari di polizia, trattandosi di un documento legato ad uno snodo dolorosissimo della storia del nostro Paese, il cui valore storico e simbolico è indubbio, e ha sollevato interrogativi sull'opportunità di trarre profitto economico da documenti così sensibili per la storia della Repubblica;

   gravi preoccupazioni sono state sollevate anche in merito al fatto che la messa in commercio del volantino rischia di determinare una banalizzazione delle vicende legate alla violenza e all'eversione terroristica nella storia della Repubblica, la cui memoria e contestualizzazione storica andrebbe invece attentamente preservata;

   non è un caso che il decreto legislativo n. 42 del 2004 (cosiddetto Codice dei beni culturali) e in particolare i suoi articoli 59 e seguenti dettino precise condizioni per la commerciabilità di beni e documenti di interesse o rilievo culturale, protetti dal medesimo codice;

   lo stesso Ministro interrogato, nell'imminenza del diffondersi della notizia, ha comunicato che svolgerà accertamenti sulla vicenda, specie al fine di valutare l'effettivo interesse storico-culturale del documento messo all'asta –:

   se e quali ulteriori iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per verificare l'effettivo rispetto delle prescrizioni contenute nel decreto legislativo n. 42 del 2004, nonché se e quali iniziative, anche normative, intenda adottare per rafforzare e valorizzare la conservazione della memoria degli eventi e delle vicende legati alla violenza e all'eversione terroristica, anche in relazione alla possibilità di trarre da essi un profitto economico.
(5-07322)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si è verificato un costante aumento dei prezzi delle materie prime, tale incremento riguarda molteplici «commodities», e ciò rischia di generare criticità economiche in differenti filiere produttive;

   l'incremento dei prezzi delle materie prime sarebbe dovuto allo stallo dell'economia globale, fermatasi a causa dei lockdown per contrastare la diffusione del COVID-19 e, pertanto, la ripartenza della macchina produttiva prevede, anche, periodi di fiammate inflattive causata dalla fase espansiva del ciclo economico, per la ingente richiesta di materie prime a livello globale per recuperare e sostenere il processo produttivo;

   conseguentemente gli investitori, in tale scenario economico, investono sugli asset reali come le «commodities» con annesso incremento dei prezzi e tra i settori maggiormente colpiti dal rialzo delle materie prime vi è quello del comparto energetico;

   tra le materie prime che hanno registrato il maggior incremento dei prezzi vi è il gas naturale, con conseguente rialzo del prezzo dell'energia elettrica (Pun) che, già nel mese di settembre 2021, ha toccato il valore medio di 158,59 euro/MWh (maggiore di quattro volte della media del 2020 che ammontava a 42 euro/MWh) per poi raggiungere un ulteriore incremento fino a 264 euro/MWh. Oltretutto, l'incremento del Pun non si è fermato, infatti, nelle prime due settimane di dicembre ha superato i 300 euro/MWh;

   in seguito agli incrementi vertiginosi del PUN, il prezzo medio del gas in Italia (Psv) è passato da 62 euro/MWh in settembre 2021 110 euro/MWh di dicembre e, sempre a dicembre 2021, si è registrato l'incremento massimo giornaliero il giorno 21, con il raggiungimento di quota 165 euro/MWh;

   la situazione generata dal costante incremento del costo del gas naturale sta creando criticità per i fornitori di energia e gas: si starebbe generando una crisi finanziaria in relazione ai tempi di pagamento e alle garanzie domandate dagli organi istituzionali come il Gme, (Gestore dei mercati energetici in Italia) e poi come Terna, Snam e distributori, per l'approvvigionamento primario e secondario;

   A parere dell'interrogante sarebbe opportuno valutare forme di supporto, in presenza di determinate condizioni che identifichino il corretto operato dei fornitori interessati, mediante l'utilizzo di Sace (che potrebbe garantire alle controparti citate, ad esempio Gme, solo la quota di prezzo che supera un certo limite e che rappresenta la straordinarietà del momento) e farsi promotore di una modalità per calmierare le richieste economico/finanziarie da parte di Gme, Terna, Snam e Distributori per evitare o ridurre la presentazione di fideiussioni (esempio rating o varietà di forme di garanzie richieste) –:

   se ed entro quali termini si intendano porre in essere iniziative a livello economico per evitare che l'incremento dei prezzi delle materie prime nel settore energetico possa generare ulteriori costi per gli operatori (players) energetici con possibili crisi aziendali ed incremento dei costi per gli utilizzatori finali;

   se il Governo intenda porre in essere iniziative di competenza, anche normative per l'utilizzo di Sace Spa come garante per gli istituti bancari nel caso in cui occorra integrare le garanzie fidejussorie prestate dai fornitori di energia oltre una certa soglia di prezzo;

   se intenda porre in essere iniziative di competenza volte a calmierare le richieste economico/finanziarie da parte di Gestore dei mercati energetici Spa, Terna, Snam e distributori.
(4-11041)


   ROMANIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'imposta sul reddito delle persone fisiche Irpef, istituita con la riforma del sistema tributario del 1974 e disciplinata in un unico testo con decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1986, è considerata come uno dei due pilastri dell'attuale sistema fiscale, insieme all'Ires, fino al 2004 chiamato Irpeg, l'imposta sul reddito delle società;

   l'Irpef è un'imposta progressiva, in quanto colpisce il reddito con aliquote che dipendono dagli scaglioni di reddito, ed è di carattere personale, essendo dovuta, per i soggetti residenti sul territorio dello Stato, per tutti i redditi posseduti, anche se prodotti all'estero;

   dal 2012, gli scaglioni sono 5, con l'aliquota più bassa al 23 per cento e la più alta al 43 per cento;

   si stima che essa fornisca circa il 40 per cento del gettito fiscale dello Stato. Infatti, nel 2020, a fronte di entrate tributarie pari a 446.796 milioni di euro, 187.436 milioni di euro sono derivati dall'Irpef;

   presupposto dell'imposta è il possesso di redditi rientranti in una delle seguenti categorie: redditi fondiari, redditi di capitale, redditi di lavoro dipendente, redditi di lavoro autonomo, redditi di impresa, redditi diversi;

   tuttavia, il primo anno di imposta a partire dal quale viene riportato l'ammontare e la media delle entrati Irpef è il 2007, così come per l'Irpeg/Ires. Prima di questa data, non vengono riportati dati, né aggregati, né disaggregati. In altre parole, non è noto quale sia stato il vantaggio in termini di entrate provenienti dalle varie categorie o fasce di contribuenti –:

   quale sia il dato aggregato del gettito fiscale derivante dall'Irpef, nonché quello derivante dall'Irpeg/Ires dalla data della loro istituzione, e con cadenza annuale fino a oggi e quali siano i dati disaggregati per ciascuna aliquota.
(4-11042)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo di «La Repubblica» del 28 novembre 2021 a cura di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, riporta la domanda di un lettore, iscritto all'Anagrafe italiani residenti all'estero (Aire) dal maggio 2020 e residente nel Regno Unito, che, nonostante avesse effettuato dei versamenti per il riscatto di anni di laurea con inizio a giugno 2020, viene a conoscenza del fatto di non poter usufruire del recupero fiscale previsto in quanto residente nel Regno Unito;

   la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro risponde al lettore che, dal momento che non ricopre la qualifica di residente fiscale in Italia, non possa godere nel Regno Unito delle deduzioni maturate in Italia come previsto della convenzione ratificata con legge 5 novembre 1990, n. 329 contro le doppie imposizioni, siglata tra Regno Unito e Italia –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo, affinché si possa trovare un nuovo accordo tra il Regno Unito e l'Italia per modificare la convenzione ratificata con legge 5 novembre 1990, n. 329 con l'obiettivo di consentire il recupero fiscale del riscatto della laurea, anche se si è iscritti all'Aire e si è residenti all'estero.
(4-11052)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto legislativo n. 116 del 2017 (Riforma organica della magistratura onoraria), si è stabilito che «a ciascun magistrato onorario non può essere richiesto un impegno complessivamente superiore a due giorni a settimana» (articolo 1, comma 3);

   nello stesso provvedimento legislativo era stata prevista la deroga a favore dei magistrati onorari in servizio alla data della sua entrata in vigore (15 agosto 2017), sino alla decorrenza del primo quadriennio successivo alla predetta data;

   con la legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021) sono state adottate modifiche al predetto decreto legislativo, in forza delle quali, sino all'esito delle procedure di conferma, ex articolo 29 del suddetto decreto, dei magistrati onorari in servizio alla data di entrata in vigore del decreto n. 116 del 2017, quando sarà possibile optare per l'esercizio delle funzioni in via esclusiva o in via non esclusiva, si applica il disposto dell'articolo 1, comma 3, del citato decreto legislativo n. 116 del 2017;

   come già accennato, tale norma prevede che al magistrato onorario non possa essere richiesto un impegno superiore a due giorni la settimana e, quindi, complessivamente un impegno mensile superiore a otto giorni;

   peraltro, il concetto di «impegno», in difetto di un diverso indirizzo ministeriale, deve necessariamente comprendere anche la fase di preparazione delle udienze, con la conseguenza che il magistrato onorario (giudicante o requirente) potrebbe essere impiegato, di fatto, per una sola udienza a settimana, del tutto insufficiente a soddisfare le esigenze degli uffici, soprattutto di quelli afflitti da carenze organiche di magistrati togati;

   la mancata proroga della deroga per i magistrati onorari in servizio (verosimilmente dovuta a un difetto di coordinamento tra le disposizioni citate) determina inevitabilmente un grave pregiudizio per gli uffici giudiziari giudicanti e requirenti, che si vedono sottrarre l'apporto indispensabile di tali magistrati, il cui ruolo è stato sinora essenziale al funzionamento delle normali attività di udienza e di gestione della pendenza sia in materia penale che civile –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato o sia in procinto di adottare, al fine di garantire la funzionalità degli uffici giudiziari ed evitare che la stessa sia gravemente compromessa dal venir meno, in gran parte, dell'essenziale apporto di magistrati onorari giudicanti e requirenti.
(4-11036)


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo apparso su Sole24ore del 29 dicembre 2021 a firma Giovanni Negri, si apprende che il Ministero della giustizia avrebbe definito delle proposte, già oggetto di elaborazione da parte della Commissione per l'innovazione del sistema penitenziario, presieduta dal professor Marco Ruotolo, da cui risulta ci sarebbero «vere e proprie elezioni per la scelta delle rappresentanze dei detenuti»;

   altre proposte prevederebbero che le «perquisizioni personali (...) dovranno essere documentate, e quelle corporee più delicate solo con intervento di un medico» e, inoltre, «la realizzazione di totem touch per le richieste dei detenuti» e al fine di «agevolare il mantenimento delle relazioni affettive, disponibilità di telefoni cellulari, non generalizzata ed esclusa in caso di particolari esigenze cautelari, legate a ragioni processuali o alla pericolosità dei soggetti» –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché, nell'adozione delle annunciate misure di reinserimento e resipiscenza del detenuto, venga garantita una tutela rafforzata in favore della Polizia penitenziaria rispetto alle conseguenze derivanti dall'esercizio dei poteri di coercizione e contenimento dei detenuti.
(4-11043)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   LIUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4, commi 1-5, del decreto-legge n. 32 del 2019 (cosiddetto decreto sblocca cantieri), come modificato dall'articolo 9 del decreto-legge n. 76 del 2020 (cosiddetto decreto semplificazioni), disciplina una procedura per l'individuazione di interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutiva o attuativa, da complessità delle procedure tecnico-amministrative ovvero che comportano un rilevante impatto sul tessuto socio-economico a livello nazionale, regionale o locale, per la cui realizzazione o il cui completamento si rende necessaria la nomina di uno o più Commissari straordinari;

   la dottoressa Vera Fiorani viene nominata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 aprile 2021 Commissario straordinario per la realizzazione della nuova linea Ferrandina-Matera La Martella, del potenziamento della direttrice ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, della direttrice ferroviaria Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia e dell'opera di chiusura anello ferroviario di Roma;

   con riferimento alla linea Ferrandina-Matera, il progetto ha come obiettivo il collegamento della città di Matera all'infrastruttura ferroviaria nazionale attraverso la realizzazione di una nuova linea elettrificata di 20 chilometri a semplice binario che si allaccia alla stazione di Ferrandina sulla linea Potenza-Metaponto. Le opere consistono nell'adeguamento e completamento delle opere civili fino ad ora realizzate, nell'attrezzaggio tecnologico della linea e della stazione di Matera La Martella e nella realizzazione di una lunetta a nord di Ferrandina per garantire il collegamento diretto verso Potenza («Lunetta Ferrandina»). Il progetto consentirà di istituire relazioni ferroviarie di lunga percorrenza per collegare Matera con il sistema Alta velocità e potenziare l'offerta di trasporto pubblico locale sul territorio in termini di frequenza e qualità;

   il costo dell'opera è complessivamente di 365 milioni di euro, di cui 50 milioni a valere sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   in data 21 dicembre 2021, la dottoressa Fiorani è stata audita presso la IX Commissione Trasporti della Camera dei deputati sullo stato di avanzamento delle opere commissariate;

   durante l'audizione, è emerso che la direzione generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo del Ministero della transizione ecologica insieme alla direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero della cultura, non hanno ancora concluso l'iter di autorizzazione ambientale dell'opera Ferrandina-Matera, atteso che il termine perentorio per l'emissione del decreto del Ministero della transizione ecologica/Ministero della cultura risulta scaduto il 5 settembre 2021 –:

   alla luce della necessità di assicurare la completa realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riguardo alle opere infrastrutturali commissariate, quali iniziative di competenza il Governo intenda predisporre per accelerare il completamento dell'opera Ferrandina-Matera La Martella e per quali ragioni sussistano ancora ritardi legati agli iter autorizzativi.
(4-11045)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RUFFINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i vigili del fuoco volontari hanno compiti identici al personale di ruolo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, pur non configurandosi come rapporto di impiego ma esclusivamente di servizio con il Dipartimento dei vigili del fuoco che si concretizza con l'attività di soccorso o di formazione ed addestramento come indicato dal decreto legislativo n. 139 del 2006, nonché dal decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004;

   per tali periodi, al personale volontario viene riconosciuto il trattamento economico identico al personale permanente e pertanto assoggettato alla contribuzione obbligatoria da parte dell'ente previdenziale;

   al personale volontario vengono applicati i limiti di età, previsti per il personale di ruolo, per il collocamento a riposo secondo quanto previsto dall'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo n. 139 del 2006;

   tuttavia, non viene estesa ai vigili del fuoco volontari la cosiddetta «finestra mobile», istituto previdenziale applicato invece alla componente permanente, penalizzando l'aspetto organizzativo dei distaccamenti, che si privano anticipatamente di risorse ricche di esperienza e maggiormente utili per il dispositivo di emergenza;

   la finestra mobile è da considerarsi una caratteristica previdenziale che sposta il pagamento della rata pensionistica di dodici mesi rispetto al limite anagrafico di collocamento a riposo; non risultano tuttavia chiari i motivi per cui alla componente volontaria non sia esteso tale istituto rilevato che anche i contributi versati all'ente previdenziale dal Ministero per gli interventi del personale volontario generano una prestazione pensionistica –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire le motivazioni per cui alla componente volontaria del Corpo nazionale dei vigili del fuoco non sia applicata la finestra mobile, previsti per il personale di ruolo, sottoposto a maggior stress lavorativo e condizioni di responsabilità ed operative;

   se intenda adottare iniziative normative per estendere anche al personale volontario del corpo tale misura che consentirebbe di mantenere, per un limitato periodo, personale altamente qualificato ed importante per il servizio volontario.
(5-07321)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'area interno a Porta Venezia a Milano è una delle piazze di spaccio del milanese;

   a quanto si è appreso dai giornali, nelle settimane scorse la presenza di spacciatori e di attività di spaccio a cielo aperto si è fatta così evidente che molti residenti ormai evitano intenzionalmente il passeggio dal lato di via Vittorio Veneto e nella zona delle Mura Spagnole;

   il problema dello spaccio si inserisce, altresì, in un contesto nel quale si ravvisa una preoccupante presenza della criminalità organizzata straniera e di immigrati irregolari di origine centro e nord-africana che vivono ai margini della società e si mostrano talvolta aggressivi;

   tra i residenti del quartiere continua a crescere l'esasperazione e la percezione d'insicurezza, anche perché ad oggi mancano seri e massicci interventi contro lo spaccio di sostanze stupefacenti nell'area –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere tempestivamente per il ripristino della legalità nella zona di Porta Venezia e se non ritenga opportuno istituire dei presidi fissi delle forze di pubblica sicurezza.
(4-11046)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   riportano i giornali che domenica 2 gennaio 2022, su un treno fermo alla stazione di Pisa Centrale, una ragazza è stata scippata da un uomo incappucciato e con la mascherina; secondo i testimoni il borseggiatore si sarebbe improvvisamente avventato sulla borsa della ragazza e si sarebbe dato alla fuga; nonostante il rapido intervento delle forze dell'ordine, ad oggi non si ha traccia del malvivente;

   l'accaduto testimonia una volta ancora lo stato di grave insicurezza in cui versa la zona della stazione Centrale, più volte denunciato dall'interrogante con atti di sindacato ispettivo (da ultimo le interrogazioni nn. 4-09566, 4-08885, 4-10655 e 4-09566); ma forse il fatto in questione è ancora più grave, perché è stato compiuto all'interno di un luogo che, per la sua natura strategica e delicata, dovrebbe essere totalmente sotto il controllo delle forze dell'ordine –:

   alla luce di quanto riportato in premessa, quando si intendano rafforzare i controlli e la presenza delle forze dell'ordine nella zona circostante la stazione di Pisa Centrale e al suo interno, inviando al più presto rinforzi, ulteriore strumentazione e nuovi mezzi ai locali presidi di Carabinieri e Polizia di Stato.
(4-11047)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   riporta l'edizione locale del Quotidiano Nazionale del 5 gennaio 2022 che il pomeriggio del giorno precedente, a San Rossore (Pisa), tre ragazzini sono stati pedinati e minacciati con un coltello a scopo di rapina da una baby gang composta da adolescenti di origine straniera; l'aggressione è avvenuta nei pressi della stazione, vale a dire in pieno centro a Pisa; un componente della banda ha puntato un coltello all'addome di uno dei ragazzini, intimando loro di consegnare i portafogli;

   è estremamente grave che, in pieno giorno e in una zona frequentata, una banda di adolescenti armati possa operare tranquillamente e darsi alla fuga;

   il comune di Pisa sta compiendo molti sforzi, sia attraverso la propria polizia locale sia attraverso il coordinamento con le forze di sicurezza pubbliche nazionali, per garantire in maniera sempre più adeguata la sicurezza dei propri cittadini; tuttavia, la capacità operatività delle forze di polizia nelle sue diverse componenti e i piani di controllo del territorio dipendono in larga parte dal ruolo del Ministero dell'interno e delle sue prefetture –:

   quale linea di intervento il Ministro interrogato intenda portare avanti per garantire una maggior sicurezza nel comune di Pisa, anche adottando le necessarie iniziative per incrementare il numero del personale delle forze dell'ordine e potenziare i presidi esistenti sul territorio.
(4-11048)


   RAVETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la notte del 31 dicembre 2021, in piazza Duomo a Milano, si sono verificate plurime aggressioni e molestie ai danni di alcune donne da parte di gruppi di uomini presumibilmente di origine nordafricana;

   vale la pena di riportare nella sua crudezza il racconto di due delle ragazze aggredite, riportato dall'edizione online del quotidiano La Repubblica: «pensavamo di divertirci e invece a un certo punto siamo state circondate da un gruppo di persone. Parlavano tutti in arabo e ci spingevano, a un certo punto sono caduta per terra e continuavano a metterci le mani addosso. Non potevamo scappare eravamo bloccate. Piangevamo e urlavamo aiuto ma nessuno ci ha aiutate. Avevamo trenta persone attorno che ci toccavano dappertutto, nessuno parlava italiano e purtroppo nessuno parlava inglese quando siamo riuscite a uscire da lì»;

   una delle donne aggredite, dopo essere stata derubata, è stata persino parzialmente spogliata;

   non ci si spiega come sotto gli occhi di tutti, in un luogo affollato e presidiato dalle forze dell'ordine, siano potuti avvenire fatti di tale gravità;

   per la loro dinamica le aggressioni sono molto simili a quelle avvenute nella città di Colonia (Germania) nel 2016 e, pertanto, si può dire che esistesse un precedente che avrebbe dovuto fungere da avvertimento –:

   se fosse stata prevista una strategia per prevenire atti criminali nelle piazze del Capodanno e per quali ragioni i presidi delle forze dell'ordine non si siano trovati nella possibilità di intervenire con riferimento al fatto esposto in premessa.
(4-11051)

ISTRUZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   in alcuni nidi e scuole dell'infanzia di Milano, a causa di assenze del personale scolastico, non è possibile garantire il servizio in orario pieno. Come emerge a mezzo stampa, ci sono nidi e scuole dell'infanzia dove sono stati fatti solo 14 giorni di orario completo dall'inizio dell'anno. Tutto questo ha conseguenze negative sulla continuità dell'esperienza educativa dei bambini e delle bambine, generando anche grandi difficoltà di organizzazione e conciliazione da parte dei genitori;

   la situazione è particolarmente critica quest'anno, perché al normale turnover del personale si aggiunge la necessità di rispettare le normative anti-Covid che permettono di erogare il servizio in sicurezza ma rendono l'organizzazione del lavoro poco flessibile in caso di assenze del personale. Inoltre, sono aumentante le assenze del personale a causa delle quarantene. Infine, per gestire il servizio di doposcuola seguendo le normative anti-covid, il Comune di Milano ha bandito concorsi a tempo determinato e indeterminato, e ha chiamato il personale dalle graduatorie, che però ora sono esaurite;

   il problema si determina quindi non per carenza di risorse economiche ma per carenza di candidati idonei per partecipare alla selezione. Per facilitare l'assunzione di personale durante l'emergenza da Covid-19, le graduatorie approvate negli anni dal 2012 al 2017 sono state prorogate fino al 30 settembre 2022, limitatamente alle graduatorie comunali dei personale scolastico, educativo e ausiliario destinato ai servizi educativi è scolastici gestiti direttamente dai comuni (articolo 5-bis del decreto-legge n. 183 del 2020). Andrebbe però considerato che i titoli di studio per l'accesso a concorsi per educatori di scuola dell'infanzia come previsto dai decreti ministeriali nn. 249 del 2010 e 81 del 2013, limitano il numero di giovani che possono partecipare ai concorsi in un momento in cui anche lo Stato sta facendo assunzioni –:

   se, per fare fronte alle esigenze straordinarie dovute all'emergenza da Covid-19, si intendano adottare iniziative per estendere temporaneamente ad altri titoli di studio l'accesso ai concorsi per il personale delle scuole di infanzia;

   se i comuni possano attivare le chiamate con la messa a disposizione; se le graduatorie 2012-2017 saranno prorogate anche per l'anno educativo 2022/23.
(2-01397) «Quartapelle Procopio, Fiano, Pollastrini, Mauri».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SURIANO e LEDA VOLPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un gravissimo infortunio mortale sul lavoro avvenuto il 18 dicembre 2021 a Torino ha scosso le coscienze di tutti per la morte di tre operai e le modalità e le dimensioni delle strutture e delle macchine operatrici coinvolte;

   particolare sgomento e dolore ha sollevato la morte di uno dei tre operai: il giovane ventenne Falotico Filippo;

   uno degli ultimi incidenti è accaduto il 28 dicembre 2021 nel centro di Roma e ha visto coinvolto un operaio di 52 anni, morto sul colpo per una caduta da un'impalcatura;

   i dati del Centro studi della Confederazione unitaria di base (Cub) per tutto il 2021 descrivono una situazione allarmante, con ben 1404 lavoratori morti per infortuni sul lavoro, con nessun miglioramento delle statistiche in 10 anni nonostante i miliardi spesi per la sicurezza sul lavoro. L'aumento della richiesta delle consegne ha causato un picco di lavoratori morti su strada;

   secondo l'Inail, le denunce per infortunio sul lavoro nel 2021 sono aumentate dell'8 per cento rispetto al 2020 e le denunce delle malattie professionali sono addirittura aumentate del 27 per cento in un solo anno;

   il segretario del Lazio per la Federazione nazionale lavoratori edili della Uil ha denunciato che, nel settore edile, nel 99 per cento non viene applicato il contratto di settore, non essendo rispettate le ore di formazione sulla sicurezza previste per legge e tutte le norme di sicurezza obbligatorie e necessarie;

   stando a quanto dichiarato dal direttore dell'ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano, il dato allarmante parla di 9 imprese edili non regolari su 10. Sembrerebbe che le risorse siano adeguate, ma manca un adeguato coordinamento degli organi di vigilanza;

   in Italia ci sono circa 4 milioni di aziende con circa 4000 ispettori del lavoro (Inl) e 2000 ispettori delle aziende sanitarie operativi su questo campo;

   sono diversi i casi di lavoratori che svolgono mansioni specialistiche e risultano essere sottopagati e con contratti di lavoro di apprendistato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative ritenga di intraprendere per abbassare il numero di incidenti sul lavoro;

   se ritenga adeguato il numero di ispettori del lavoro, i controlli effettuati e il sistema di condivisione delle informazioni da parte degli organi preposti al controllo;

   se si stia studiando un sistema per potenziare e adeguare le certificazioni degli enti di formazione al fine di rendere effettiva e reale la preparazione dei lavoratori sul tema della sicurezza sul lavoro;

   quali iniziative si intendano mettere in atto per dare l'adeguata efficacia al Documento di valutazione dei rischi, in modo da mappare in maniera puntuale tutte le criticità sul territorio nazionale e garantire condizioni di lavoro migliori;

   se per le attività di montaggio e smontaggio di impianti e piattaforme aeree e gru, come nel caso di Torino, non intenda adottare iniziative di competenza affinché sia prevista e regolamentata la presenza di funzionari di vigilanza tecnica per l'esatta e sicura esecuzione delle fasi lavorative, della verifica preliminare sull'idoneità tecnica del personale coinvolto, sulla sicurezza del suolo ospitante un elevato peso di carico concentrato, specie in ambito metropolitano, caratterizzato dal passaggio sotterraneo di condotte e installazioni di utenze civili.
(5-07312)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un giovane ragazzo africano, assunto come facchino a fine settembre 2021 con un contratto di apprendistato da Veneta Logistic, una delle cooperative di facchinaggio legate a Mondo Convenienza, il colosso dell'arredamento, doveva essere pagato circa 1100 euro al mese da contratto. Ma i soldi sul conto non gli sono mai stati versati. Quando ha trovato il coraggio di raccontare la sua vicenda a Repubblica e dopo la pubblicazione del suo appello, la cooperativa l'ha subito convocato: «Risolviamo questa vicenda una volta per tutte» gli hanno detto;

   come evidenziato da Sarah Martinenghi su Repubblica, la storia del ragazzo assunto con apprendistato come facchino «è una goccia nel mare. Tanti come lui vivono angherie quotidiane, piccoli soprusi nel mondo del lavoro. Che diventano ancora più opprimenti e insopportabili se commessi nei confronti di persone fragili, di stranieri, di giovani che con quei soldi mantengono se stessi ma anche le famiglie rimaste lontano»;

   intorno al colosso di Mondo Convenienza si sono susseguite per anni vicende poco limpide, legate soprattutto alle diverse cooperative che avevano l'incarico di reclutare la forza lavoro per il trasporto e il montaggio di mobili venduti a prezzi molto economici. «Non a caso – rimarca Sarah Martinenghi – in un gruppo su facebook era nato “Mondo Sofferenza” che riprendeva le storie di tanti lavoratori costretti a turni massacranti e a paghe ristrette. Un lavoro usurante e faticoso, che oltre a meritare il rispetto dovuto, non riusciva ad essere sopportato molto a lungo. Sono nate così una serie di cause in sede civile (la prossima l'8 febbraio 2022 a Ivrea) e in sede penale. Le denunce dei facchini hanno avuto un effetto domino. Da Settimo Torinese alla Lombardia. Anche perché Mondo Convenienza ha sedi in tutta Italia, ma le regole sembrano essere le stesse» –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative per una riforma del sistema delle cooperative, degli appalti e della somministrazione volto a tutelare i lavoratori e a impedire che possano ripetersi le storture di questi anni;

   se intenda adottare iniziative per interloquire con i vertici di Mondo Convenienza per ottenere i chiarimenti necessari in merito al modus operandi della società.
(5-07316)


   BOLOGNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   l'ultima indagine Istat relativa alle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell'Unione europea ha rilevato che, mediamente, il 16,4 per cento della popolazione – circa 8,5 milioni di persone –, a fronte di una media dell'Unione europea del 15,6 per cento, si occupa di assistere un soggetto che ne ha bisogno e, in particolare, il 14,9 per cento a livello familiare;

   una successiva analisi Istat circa le condizioni di salute della popolazione anziana ha evidenziato che, in Italia, oltre un anziano su quattro (il 25,9 per cento) dichiara di poter contare su una solida rete di sostegno sociale a fronte del 18 per cento che, al contrario, percepisce come scarso tale supporto;

   l'articolo 1, comma 254, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha istituito, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020, da ripartire tra le regioni per il sostegno di interventi legislativi volti a riconoscere il valore sociale ed economico di tale attività di cura non professionale; successivamente, l'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha previsto un incremento di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021;

   il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 97, ha attribuito al Ministro delegato per la famiglia e le disabilità il compito di definire i criteri e le modalità di utilizzo del fondo trasferito alla Presidenza del Consiglio dei ministri, oltre alle funzioni di indirizzo e di coordinamento per l'utilizzo delle risorse;

   queste ultime sono state destinate alle regioni per interventi di sostegno per il caregiver familiare e devono essere impiegate per i caregiver di persone in condizione di disabilità gravissima, per i caregiver di coloro che non hanno avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali, comprovata da idonea documentazione, a programmi di accompagnamento finalizzati alla deistituzionalizzazione e al ricongiungimento del caregiver con la persona assistita;

   l'articolo 1, comma 334, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha previsto la costituzione del Fondo per gli interventi legislativi di valorizzazione dell'attività di cura non professionale del caregiver, diretto alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico delle attività di cura a carattere non professionale del caregiver familiare, con una dotazione nel triennio di programmazione 2021-2023 pari a 30 milioni di euro annui;

   nessuna delle suddette disposizioni vincola una quota di finanziamento a percorsi di formazione per la figura del caregiver familiare, benché una corretta formazione garantirebbe sia una migliore aderenza terapeutica della persona assistita che una più idonea gestione dei sintomi della disabilità –:

   quali siano le iniziative che intendono assumere al fine di comprendere come sono state impiegate le risorse stanziate a favore del caregiver familiare e se non intendano valutare la possibilità di adottare iniziative per allocare parte delle risorse a sostegno di percorsi di formazione permanente che consentano di strutturare le competenze dei caregiver e di assicurare in maniera uniforme un livello di formazione il più possibile omogeneo per bisogni di assistenza assimilabili.
(5-07319)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1 dell'articolo 110 del Tuel (Testo unico enti locali) prevede: «Lo statuto può prevedere che la copertura dei posti di responsabili dei servizi o degli uffici, di qualifiche dirigenziali o di alta specializzazione, possa avvenire mediante contratto a tempo determinato. Per i posti di qualifica dirigenziale, il regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi definisce la quota degli stessi attribuibile mediante contratti a tempo determinato, comunque in misura non superiore al 30 per cento dei posti istituiti nella dotazione organica della medesima qualifica e, comunque, per almeno una unità. Fermi restando i requisiti richiesti per la qualifica da ricoprire, gli incarichi a contratto di cui al presente comma sono conferiti previa selezione pubblica volta ad accertare, in capo ai soggetti interessati, il possesso di comprovata esperienza pluriennale e specifica professionalità nelle materie oggetto dell'incarico»;

   si evince da tale disposizione normativa che non sarebbe possibile l'assunzione di un istruttore di «Area Tecnica», collocazione consentita invece dal comma 2 dello stesso articolo che sancisce tale possibilità seppur vincolandola all'assenza di analoga figura professionale e alle disposizioni del regolamento comunale sull'ordinamento degli uffici e dei servizi. Disposizioni che nel comune di Rapino, in provincia di Chieti sono rimesse alla comprovata esperienza pregressa di 5 anni o l'iscrizione all'albo per almeno 5 anni;

   la giunta comunale del comune deliberava, con atto n. 17 del 19 marzo 2019, l'attivazione di una procedura di selezione di un istruttore dell'area tecnico-manutentiva, adducendo tra le varie causanti quella di esperienza del tecnico con comprovata professionalità e che il procedimento che sarebbe stato adottato fosse privo di procedura concorsuale e si avvaleva dell'articolo 110 del Tuel in base al quale si sarebbe proceduto ad assumere un incaricato esterno a tempo determinato vincolato al mandato del sindaco;

   successivamente alla scadenza della procedura di selezione sarebbe stato assegnato, nonostante fosse già presente un altro istruttore direttivo dell'area, nonché responsabile degli uffici, un posto da istruttore tecnico all'architetto Martino Eleonora, professionista giovane ed iscritta all'albo all'epoca della candidatura da soli tre anni e 5 mesi (data iscrizione 7 ottobre 2015) e alle prime esperienze lavorative tra cui lo svolgimento del servizio civile presso lo stesso ente. Requisiti questi, che a parere dell'interrogante non avrebbero potuto soddisfare quelli previsti dalle disposizioni vigenti in materia. Per quanto consta all'interrogante non sarebbero inoltre chiare quali siano le valutazioni meritocratiche, anche comparative effettuate;

   nell'intera procedura con la quale è stata assunta l'architetto Martino Eleonora emergerebbero sia dubbi procedimentali, che dubbi sulle motivazioni e sulle modalità stabilite ex ante, ma anche perplessità in merito al fatto che si sia voluto evitare un concorso pubblico per un posto dirigenziale attraverso l'incarico fiduciario ex articolo 110 del Tuel in evidente violazione di quello che è il dettame della Costituzione della Repubblica italiana. Vi sarebbero altresì numerosi dubbi anche sulla procedura con la quale all'architetto Martino Eleonora sarebbe stato attribuito a quanto consta all'interrogante l'incarico di responsabile degli Uffici, elevando quindi la posizione di un soggetto che avrebbe dovuto aver espletato una procedura concorsuale pubblica;

   a parere dell'interrogante, per tutte le norme, la giurisprudenza e i fatti citati si ritiene che nel comune di Rapino non sarebbero state rispettate tutte le norme di correttezza, pubblicità, predeterminazione delle modalità di selezione, rispetto delle procedure concorsuali stabilite dalla normativa, dalla giurisprudenza e dalla Costituzione, nonché i principi di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione;

   per l'interrogante sarebbe opportuno prevedere una nuova selezione con modalità che consentano ai candidati di concorrere tutti alle stesse condizioni nonché a dirigenti che possano realmente mettere a disposizione della comunità le esperienze professionali –:

   se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche per il tramite dell'ispettorato della funzione pubblica, affinché venga avviata una verifica in ordine alla regolarità e alla correttezza della procedura adottata.
(4-11039)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BALDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un gruppo di ricercatori italiani dell'Università dell'Insubria e dell'Azienda socio-sanitaria territoriale dei Sette Laghi, supportati dalla Fondazione Umberto Veronesi, hanno condotto uno studio, pubblicato sulla rivista EBioMedicine il 28 dicembre 2021, con l'intento di verificare se vi fosse un divario tra la risposta anticorpale sistemica e quella mucosale a seguito della somministrazione del vaccino a mRna Pfizer-BioNTech;

   i ricercatori hanno scelto un campione di 60 operatori sanitari dell'ospedale varesino, con un range di età tra i 26 e 62 anni, sottoposti a due dosi di vaccinazione tra il 30 dicembre 2020 e il 20 gennaio 2021;

   i campioni di siero e di saliva sono stati raccolti in tre diversi momenti temporali, al fine di osservare la variazione della concentrazione di anticorpi nel sangue e nella saliva rispettivamente il giorno della prima dose (T0), due settimane dopo la prima dose (T1) e due settimane dopo la seconda dose (T2);

   dall'analisi dei campioni di siero raccolti e analizzati prima della somministrazione del vaccino, è stato riscontrato anzitutto che, sui 60 operatori sanitari scelti per l'indagine, in 10 era presente un titolo anticorpale sieropositivo;

   dalle evidenze sperimentali è emerso inoltre che le concentrazioni anticorpali neutralizzanti anti-spike sono presenti nel sangue di tutti i soggetti immunizzati a seguito di vaccinazione ma non nella saliva, nella quale sviluppano anticorpi neutralizzanti in misura significativa soltanto gli individui le cui mucose orali sono state naturalmente a contatto con gli antigeni virali;

   la campagna di vaccinazione è stata fondamentale per ridurre le ospedalizzazioni (16,5 ogni 100 mila tra i non vaccinati; 1,4 tra i vaccinati da oltre 150 giorni e 0,8 tra i vaccinati da meno di 150 giorni) e il tasso di mortalità legato all'infezione (23,4 ogni 100 mila abitanti tra i non vaccinati; 3,1 tra i vaccinati da oltre 150 giorni e 2,1 tra i vaccinati da meno di 150 giorni);

   il numero di contagi è nuovamente tornato a crescere negli ultimi mesi, anche tra i soggetti vaccinati: al momento, l'incidenza settimanale a livello nazionale ha superato la soglia di 350 casi per 100.000 abitanti;

   secondo gli esperti, il basso livello di anticorpi presente nella saliva dei soggetti che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech rende necessario rafforzare le difese delle vie aeree con la somministrazione di preparazioni vaccinali nel cavo locale o nelle vie nasali, che rappresentano la prima barriera di ingresso del virus nel nostro organismo;

   sulla base dei risultati ottenuti da questo studio, i ricercatori stanno monitorando l'andamento della risposta immunitaria umorale nel sangue e nella saliva negli stessi soggetti a circa sei mesi dal termine del ciclo vaccinale e dopo la somministrazione della dose booster;

   già lo studio svolto durante la prima ondata della pandemia dall'università dell'Insubria sul ruolo della saliva nella diagnosi dell'infezione di Sars-CoV-2 ha ricevuto il riconoscimento come miglior lavoro scientifico 2020 da parte della Società italiana di patologia e medicina orale –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le dovute e conseguenti iniziative al fine di far fronte alle evidenze riscontrate nel recente studio condotto dai ricercatori italiani e riportate in premessa sulla risposta meno performante del vaccino Pfizer-BioNTech nell'arginare la diffusione del virus per via della scarsa presenza di anticorpi neutralizzanti nelle mucose orali.
(5-07314)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   l'assunzione di sostanze stupefacenti rappresenta uno dei problemi di maggiore impatto sulla salute pubblica, in considerazione delle conseguenze a carico del singolo consumatore e dell'intero contesto sociale;

   complessivamente, si stima un costo diretto nazionale annuo pari a 8,1 miliardi di euro e un valore dei consumi di sostanze stupefacenti di circa 15,8 miliardi di euro, raggiungendo i 23,9 miliardi di euro, ovvero l'1,1 per cento del prodotto interno lordo italiano, di cui una buona parte potrebbe essere risparmiata se si intervenisse sulla presa in carico socio-sanitaria con nuovi approcci farmacologici, incremento delle visite, potenziamento dei servizi;

   in genere la responsabilità del Servizio per le dipendenze (SerD) è affidata a un dirigente medico e all'interno del Servizio è presente una équipe multidisciplinare in grado di affrontare problematiche molteplici che sia le persone tossicodipendenti sia i consumatori occasionali presentano; esiste, tuttavia, una forte variabilità organizzativa delle diverse offerte e delle modalità di accesso nei SerD, essendo le regioni dotate di autonomia programmatica sul territorio;

   la carenza di medici ha messo a dura prova i SerD che sono stati oggetto di continui ridimensionamenti del personale nonostante il numero dei pazienti sia costantemente in aumento;

   tale gap ha determinato inevitabili disservizi in termini di assistenza, un costante decadimento delle prestazioni a svantaggio degli assistiti più fragili fino ad una assistenza medica che quasi sempre si sostanzia in una prescrizione farmaceutica e che non riesce a garantire un percorso educativo, psicologico e personalizzato rispetto al profilo di rischio;

   i pazienti presi in carico dal SerD necessitano di un'assistenza multidisciplinare e costante di tipo medico, psicologico e sociale, in quanto le dipendenze sono malattie croniche che possono determinare recidive in qualsiasi momento della vita e che spesso richiedono trattamenti a lungo termine;

   nonostante gli sforzi compiuti nel tempo volti alla prevenzione dell'Hiv/Aids, oggi si registra nell'ambito della popolazione in carico ai SerD italiani, una bassa proporzione di persone testate per le principali patologie infettive, a livello nazionale; risulta, quindi, indispensabile incrementare le attività di screening e di precoce presa in carico delle principali patologie infettive secondarie tra gli utenti dei Servizi per le dipendenze;

   è necessario considerare i SerD come punti di accesso alla cura con figure mediche e paramediche sufficienti a garantire una prima accoglienza, prevenzione, percorsi di diagnosi, cura e riabilitazione efficiente attraverso il contatto con i medici specialisti, rafforzando o costruendo reti di connessione anche per la raccolta dati;

   occorre garantire effettivamente i livelli essenziali di assistenza all'interno di una organizzazione che sia in grado di affrontare i bisogni di cura della popolazione afferente ai SerD in maniera efficace ed efficiente –:

   se siano a conoscenza delle criticità emerse e se non intendano valutare l'adozione di iniziative di competenza volte ad organizzare e gestire i SerD come punti di accesso per la prevenzione, la diagnosi e la cura con percorsi specifici anche per patologie infettive secondarie e ad implementare il personale specializzato, necessario per le attività multidisciplinari, così da garantire una presa in carico omogenea sul territorio nazionale e in grado di offrire un servizio assistenziale efficiente ed efficace, continuativo, anche con l'attivazione della telemedicina, e senza disparità di trattamento.
(5-07315)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Certificazione verde Covid-19 – EU digital Covid certificate nasce su proposta della Commissione europea per agevolare la libera circolazione in sicurezza dei cittadini nell'Unione europea durante la pandemia di Covid-19;

   in Italia, la certificazione è emessa dal 17 giugno 2021 e viene rilasciata soltanto attraverso la piattaforma nazionale Dgc del Ministero della salute;

   la certificazione attesta una delle seguenti condizioni:

    aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 (in Italia viene emessa dopo ogni dose di vaccino);

    essere negativi al test antigenico rapido nelle ultime 48 ore o al test molecolare nelle ultime 72 ore;

    essere guariti dal Covid-19 da non più di sei mesi;

   con vari provvedimenti, l'utilizzo sul territorio nazionale della certificazione verde è stato progressivamente esteso;

   da ultimo, con decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172, si è introdotta una versione «rafforzata» della certificazione, la cui validità decorre dal 6 dicembre 2021, che si ottiene solo in seguito all'avvenuta vaccinazione anti-Sars-Cov-2 o in ragione della guarigione dall'infezione Covid-19;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2021, si è provveduto a modificare il sistema e la piattaforma nazionale Dgc, al fine di consentire la revoca della certificazione verde a fronte della positività riscontrata con test-Covid-19;

   come testimoniato da numerose segnalazioni, però, tale sistema ha già dimostrato diverse criticità, in quanto la revoca del Green Pass a soggetti positivi non avviene in modo automatico o, comunque, non sempre in maniera tempestiva;

   tali anomalie consentirebbero, dunque, anche a soggetti positivi al Covid-19 di circolare liberamente sul territorio nazionale, frequentare locali pubblici o aperti al pubblico, rappresentando un concreto e ulteriore rischio di contagio in una fase in cui la diffusione del virus ha già raggiunto livelli record;

   ad oggi per ricevere lo sblocco della certificazione verde è necessario il certificato di guarigione, rilasciato dal medico di base dopo che è avvenuta la negativizzazione dal Covid-19;

   tale passaggio rappresenta un sovraccarico di lavoro per i medici di base, già oberati sia nelle attività di tracciamento che di vaccinazione –:

   se sia a conoscenza delle disfunzioni del sistema di revoca della certificazione verde;

   se e quali iniziative intenda intraprendere per rendere lo strumento della revoca pienamente tempestivo ed efficace al fine di garantire l'incolumità pubblica e contenere la diffusione del Covid-19.
(5-07317)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAMMÌ. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni si sta registrando un progressivo calo di personale medico e infermieristico presso i centri di raccolta sangue ed emocomponenti su tutto il territorio nazionale, esacerbato a causa del contemporaneo impiego del personale sanitario nelle attività legate alla pandemia da COVID-19;

   in particolare, secondo quanto affermato dal Centro nazionale sangue (Cns) sulla base dei dati riportati nella bacheca Sistra, il Sistema informativo dei servizi trasfusionali che monitora la situazione nazionale, da alcuni mesi a questa parte, si stanno evidenziando gravi carenze di sangue per le trasfusioni in molte regioni, con flessioni più marcate in Campania, Lazio e Sicilia, ma con diverse altre che iniziano a registrare segnali preoccupanti, come Piemonte, Veneto e Lombardia. Al riguardo, è importante richiamare il dato riportato in un articolo pubblicato su «Il Fatto Quotidiano» il 16 dicembre 2021, relativo alla crisi che sta affrontando il sistema di raccolta sangue gestito dall'Avis a Milano, dove le unità mobili sono operative solo al 20 per cento; nella stessa città la carenza di medici e infermieri sta determinando un rallentamento del ritmo delle sedute, se non, in alcuni casi, perfino l'annullamento delle stesse;

   già dal 2019 il sistema trasfusionale ospedaliero stimava un fabbisogno di 500 medici e infermieri per i dieci anni successivi a causa del turn-over; la perdurante emergenza sanitaria ha ridotto ulteriormente la disponibilità del personale sanitario a prestare servizio nel settore trasfusionale. Tale carenza sta seriamente mettendo a rischio tutte le prestazioni legate al sangue: dalla raccolta, alle trasfusioni necessarie agli interventi chirurgici e alla cura di alcune malattie, come la talassemia;

   la situazione è ulteriormente esasperata dall'incompatibilità per i medici di medicina generale di prestare servizio per le associazioni di volontariato per la donazione di sangue; al fine di ovviare a questa limitazione, alcune regioni stanno adottando diverse misure: la regione Sicilia, ad esempio, con decreto dell'assessore alla salute del 26 novembre 2021, in deroga a quanto previsto dall'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, ha riconosciuto la compatibilità delle attività disciplinate dall'accordo con lo svolgimento di attività di collaborazione professionale, limitatamente alla raccolta sangue ed emocomponenti trasfusionali presso le associazioni di volontariato e i centri trasfusionali;

   per ovviare alla penuria di personale presso i centri trasfusionali, una possibile soluzione, prospettata anche dallo stesso Cns, potrebbe essere quella di prevedere il coinvolgimento dei medici frequentanti le scuole di specializzazione, stabilendo una deroga al regime di incompatibilità previsto dalla legge n. 368 del 1999, al pari di quanto già previsto con la legge n. 178 del 2020 per le esigenze connesse alla campagna vaccinale COVID-19. Per la medesima finalità, si ritiene altresì opportuno prevedere degli interventi volti anche a integrare l'assegnazione dei posti nelle scuole di specializzazione in ematologia e in patologia clinica e biochimica clinica, con un numero congruo di posti aggiuntivi per poter fronteggiare la richiesta di specialisti;

   un'ulteriore soluzione per contrastare la carenza e ottenere anche un risultato qualitativamente adeguato potrebbe essere quella di valorizzare la figura professionale degli infermieri nel sistema di raccolta sangue, attribuendogli, dopo un'opportuna formazione, delle funzioni più articolate nei centri trasfusionali, in relazione alle attività di raccolta del sangue e degli emocomponenti e ad altre attività non implicanti decisioni diagnostiche o terapeutiche –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di porre rimedio alla carenza di medici ed infermieri per le operazioni di prelievo di sangue e garantire uniformi livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale;

   se non si ritenga opportuno intraprendere iniziative di competenza, volte al rafforzamento del sistema trasfusionale pubblico e della medicina trasfusionale.
(4-11044)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   a metà dicembre 2021 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ripartisce il «Fondo di sostegno ai comuni marginali» per gli anni 2021-2023;

   si tratta, in totale, di 180 milioni euro assegnati a 1.187 comuni, selezionati per le loro condizioni particolarmente svantaggiate, in quanto a forte rischio di spopolamento, con un indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) elevato e con un basso livello di redditi della popolazione residente;

   le risorse potranno essere utilizzate per tre categorie di interventi nei territori soggetti a spopolamento:

    adeguamento di immobili comunali da concedere in comodato d'uso gratuito per l'apertura di attività commerciali, artigianali o professionali;

    concessione di contributi per l'avvio di attività commerciali, artigianali e agricole;

    concessione di contributi a favore di chi trasferisce la propria residenza e dimora abituale nei comuni delle aree interne, come concorso per le spese di acquisto e ristrutturazione dell'immobile (massimo 5.000 euro a beneficiario);

   inoltre, i comuni svantaggiati potranno concedere gratuitamente propri immobili da adibire ad abitazione principale o per svolgere lavoro agile;

   tra i 1187 comuni, come da elenco pubblicato nell'allegato B, mancano certamente alcuni che, nella regione Sardegna, come Esterzili, Ussassai o Seui, stanno registrando un incremento del fenomeno di spopolamento con la conseguente riduzione dei servizi e delle attività produttive operanti nel proprio territorio –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, se intenda chiarire i motivi di esclusione e/o l'assenza nell'elenco dei comuni beneficiari del fondo, ma anche in quello degli esclusi, di diversi comuni della regione Sardegna, in particolare Esterzili, Seui o Ussasai e se e quando potranno essere presi in considerazione.
(4-11035)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le inefficienze e i ritardi del servizio postale possono arrecare molteplici disagi ai cittadini a causa del mancato recapito di comunicazioni, bollettini, avvisi di pagamenti, comunicazioni sanitarie e amministrative. Recentemente l'Agcn (Autorità garante per la concorrenza e il mercato) ha sanzionato Poste italiane a causa dei disservizi afferenti alle modalità di recapito delle raccomandate e della posta ordinaria;

   diversi disservizi si starebbero verificando anche in alcune zone dell'area urbana di Bologna, con ritardi e inefficienze nella consegna della corrispondenza postale. Da segnalazioni a mezzo stampa, a esempio, si apprende che la zona di Saragozza Centro Storico non starebbe ricevendo la posta da due settimane;

   la direttiva 97/67/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 dicembre 1997 riguarda le regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e il miglioramento della qualità del servizio;

   pertanto, anche in seguito a quanto indicato dalla direttiva sopracitata, il Ministero dello sviluppo economico dovrebbe porre in essere iniziative volte a implementare il monitoraggio relativo alla efficienza del servizio postale sul territorio nazionale, in questo caso con particolare riferimento alla area urbana di Bologna, al fine di tutelare gli utenti ed evitare disservizi ai cittadini –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi in merito ai disservizi nel recapito della posta presso l'area urbana di Bologna, con particolare riferimento alla zona di Saragozza centro, nella quale da quasi due settimane non arriva la corrispondenza;

   se vengano poste in essere regolarmente attività di verifica sul territorio nazionale in ordine all'efficienza da parte di Poste italiane nella consegna della corrispondenza;

   se ed entro quali termini intenda porre in essere iniziativa, per quanto di competenza, per ripristinare l'efficienza del servizio postale;

   se risulti che Poste italiane abbia dato riscontro alle segnalazioni che i cittadini hanno inoltrato in merito ai disagi in questione, specificando tempi e modalità anche in ottica della tutela del consumatore.
(4-11037)


   LICATINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia in questi giorni sarà interessata dal «refarming», ossia dal cambio delle frequenze televisive dovuto al nuovo digitale terrestre, che comporterà lo spostamento di alcune emittenti su altre frequenze;

   a causa di tale rimodulazione, le televisioni locali hanno subito un duro colpo riguardo al libero svolgimento delle loro attività;

   già nel novembre 2021 si era previsto il rischio che i cambiamenti introdotti dal digitale terrestre avrebbero potuto provocare la scomparsa di decine di emittenti private nel 2022;

   l'allarme era stato lanciato dalle associazioni dei consumatori, con riferimento alle nuove disposizioni che regolano il digitale terrestre di seconda generazione, le quali avranno ripercussioni non soltanto sulle famiglie costrette a cambiare televisore, ma anche sulle TV private;

   infatti, a partire da novembre 2021, in molte regioni italiane sono incominciate le operazioni di spegnimento dei ripetitori TV che trasmettevano sulle frequenze 694-790, vale a dire quelle utilizzate da moltissime TV locali. Lo Stato dovrebbe assegnare a queste TV altre frequenze ma, dal momento che non ve ne sono a sufficienza, il Ministero dello sviluppo economico ha avviato delle selezioni mediante bandi regionali ai fini dell'assegnazione della cosiddetta «capacità trasmissiva»;

   tale selezione, che si è conclusa in questi giorni, vedrà soccombere le emittenti più piccole e quindi più svantaggiate dal punto di vista economico, con la conseguenza (in alcuni casi già verificatasi) che molte saranno costrette a chiudere, provocando la perdita di numerosi posti di lavoro e la cessazione di una preziosa fonte di informazione;

   le piccole emittenti si stanno unendo in una Class Action per chiedere allo Stato il risarcimento del danno, per l'ammontare di un miliardo di euro –:

   se alla luce di quanto esposto, il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza, volte a evitare che le piccole emittenti televisive siano costrette a chiudere e a patire le conseguenze negative implicate dal nuovo digitale terrestre.
(4-11038)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   in data 24 gennaio 2019 la Corte europea dei diritti umani, accogliendo il ricorso con cui 180 cittadini di Taranto denunciavano gli effetti nocivi sulla salute delle emissioni tossiche del siderurgico di Taranto già denominato Ilva ha stabilito che non solo vi è stata violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare dei ricorrenti a seguito della mancata adozione da parte delle autorità italiane di tutte le misure necessarie per salvaguardare efficacemente il diritto in questione, ma che il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell'Ilva ha messo in pericolo la salute dell'intera popolazione che vive in un'area considerata a rischio;

   nel maggio del 2021, al termine del maxi-processo che vedeva sotto accusa l'ex Ilva per disastro ambientale, la Corte d'assise di Taranto è giunta a conclusione che per anni le attività della più «grande acciaieria d'Europa» abbiano mirato ad ottenere il massimo profitto senza curarsi di adottare misure capaci di scongiurare l'inquinamento di un intero territorio, la compromissione della salute di gran parte della popolazione ed il verificarsi di infortuni all'interno dell'azienda. Tali presunte omissioni sono state sanzionate dai giudici con condanne e con la confisca degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento già sottoposti a sequestro nell'estate del 2012;

   nel giugno del 2021 la questione Ilva è stata oggetto di un'altra importante sentenza. Annullando l'ordinanza dell'allora sindaco di Taranto con cui si ordinava lo spegnimento degli impianti dell'area a caldo dell'ex Ilva, quelli ritenuti più inquinanti, il Consiglio di Stato, pur non dando per scontato che dal siderurgico debbano provenire sempre emissioni nocive, ha comunque sostenuto nella sua decisione che nella città di Taranto può reputarsi pacifico che «vi sia una problematica di carattere sanitario ed ambientale, correlata all'attività industriale (anche) dello stabilimento dell'ex Ilva»;

   gli esiti di importanti studi scientifici, uniti alle decisioni della magistratura e alle prese di posizione della cittadinanza e di associazioni ambientaliste, hanno contribuito a «nazionalizzare» i problemi ambientali di Taranto la cui origine è stata individuata, senza temere smentite, negli effetti della produzione industriale;

   l'esigenza di procedere a massicce opere di bonifica del territorio e all'adozione di misure in grado di garantire la salute dei cittadini, la salvaguardia dell'ambiente e la tutela dell'incolumità dei lavoratori della fabbrica non può essere ulteriormente elusa in attesa che prenda vita il progetto finalizzato alla riconversione dell'attuale ciclo integrale dello stabilimento di Taranto secondo tecnologie ecologicamente compatibili;

   lo stabilimento ex Ilva di Taranto, oggi denominato «Acciaierie d'Italia», nonostante le criticità strutturali che lo caratterizzano da decenni, viene ritenuto dal Governo un asset fondamentale per il settore e per le filiere italiane che ricorrono all'utilizzo dell'acciaio. Ma la strategicità di questa impresa non sembra giustificare quanto proposto dall'articolo 21 del decreto-legge Milleproroghe con le modifiche riguardanti la destinazione del patrimonio costituito, tramite le risorse finanziarie derivanti dai fondi sequestrati agli ex titolari dell'azienda (la famiglia Riva) ed acquisite da Ilva S.p.A. in amministrazione straordinaria, per realizzare il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria;

   lo spostamento delle risorse di cui si tratta privilegerebbe la decarbonizzazione del siderurgico andando a privare dei fondi necessari le operazioni di bonifica dei siti inquinati di Taranto, molte delle quali o non hanno ancora avuto inizio o risultano incomplete –:

   quali siano stati i criteri che, con riferimento a quanto esposto in premessa, hanno determinato la scelta della destinazione di un'ingente disponibilità di risorse inutilizzate da impiegare per interventi di decarbonizzazione ed elettrificazione del ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico ex Ilva nonostante l'urgenza o di avviare o di completare le operazioni di bonifica dei siti inquinati di Taranto a tutela della salute della popolazione.
(2-01398) «De Giorgi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Oasi del Lago Salso è un'area del Parco nazionale del Gargano che si trova all'interno di un sito d'importanza comunitaria (Sic IT9110005) nel comune di Manfredonia (Foggia), la stessa è anche una zona di protezione speciale (Zps IT9110038) fin dal dicembre del 1998 e si estende in un'area, di 1.040 ettari, che fa parte di una delle zone umide più importanti dell'Italia meridionale: il sistema delle zone umide di Capitanata;

   nel corso degli anni, l'area dell'oasi è stata oggetto di un profondo degrado che, di fatto, ha messo in pericolo l'intero habitat che rappresenta una delle zone umide più importanti del Mediterraneo, tant'è che è stata avviata una procedura di infrazione da parte della Commissione europea (procedura 4156/2001) per la violazione dei trattati 79/409/Cee e 92/43/Cee che si è conclusa nel 2012 con la prescrizione di alcune azioni specifiche, tra cui la riconversione dei seminativi in habitat prioritari di interesse comunitario;

   nel novembre 2020 l'ente Parco, in qualità di socio maggioritario, ha deciso di mettere in liquidazione volontaria la società per azioni Oasi la Salso, generando molte polemiche tra gli ambientalisti, i quali temevano che tale decisione determinasse la perdita dei sovvenzionamenti dell'Unione europea destinati proprio al recupero e alla tutela degli habitat naturali;

   in conseguenza di tale decisione dell'ente Parco, il comune di Manfredonia ha deciso di riprendersi i terreni dati in concessione all'ente Parco;

   con la nota prot. n. 14353/2021, inviato al liquidatore unico dell'Oasi Lago Salso e ai soci e al presidente del Centro studi naturalistici onlus, il comune di Manfredonia ha revocato i contratti di concessione di terreno agricolo comunale a causa dell'inadempimento della società, posta in liquidazione volontaria, degli obblighi assunti con i contratti oggetto di revoca;

   a questo punto, la regione Puglia ha riconosciuto un finanziamento di 500.000 euro al comune di Manfredonia, proprio per avviare gli interventi necessari per la trasformazione in habitat delle aree in discussione, che, invece, attualmente risultano essere state messe a coltura;

   ad oggi, secondo quanto si è appreso degli allarmi lanciati a mezzo stampa il 16 maggio 2021 dalle associazioni ambientalistiche, quali Wwf di Foggia e la Federazione nazionale pro natura, sono stati realizzati lavori che hanno riguardato la messa a coltura di gran parte dei terreni che, a seguito della citata procedura di infrazione, sono invece destinati alla creazione di habitat;

   va evidenziato che le associazioni citate si sono rivolte alla Commissione europea, al Ministero della transizione ecologica, all'ente parco nazionale del Gargano, al comune di Manfredonia e all'Assessorato all'ambiente della regione Puglia al fine di esortare le opportune verifiche sulla riconversione dell'area in colture;

   ad oggi, come riportato da un'inchiesta di «Striscia La Notizia», andata in onda martedì 29 dicembre 2021, nulla è cambiato, anzi il Ministero della transizione ecologica attraverso il Programma «Parchi per il Clima», ha finanziato 6 progetti elaborati e presentati dall'ente parco tra i quali gli interventi nella zona umida di Lago Salso;

   di fatto il Ministero della transizione ecologica, con questo finanziamento, finalizzato alla rinaturalizzazione di un habitat così importante rischia, invece, di finanziare un'opera che deve essere a carico di chi a compiuto il danno ambientale –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, nel caso, quali iniziative si intendano intraprendere al fine di verificare quanto esposto;

   se siano state adottate iniziative finalizzate ad evitare una nuova procedura di infrazione da parte della Commissione europea;

   se non si ritenga, alla luce di quanto esposto in premessa, di intraprendere le iniziative di competenza per l'avvio delle procedure atte al commissariamento dell'ente Parco.
(5-07320)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   SCANU e CADEDDU. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 172 del 2021 approvato dal Consiglio dei ministri il 26 novembre 2021, entrato in vigore il 6 dicembre 2021, sono state introdotte misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali;

   il testo approvato prevede l'estensione dell'impiego del Green Pass ordinario ad ulteriori settori tra i quali gli alberghi e le strutture ricettive;

   questa nuova misura ha generato dubbi e incertezze nei property manager e nei proprietari di abitazioni concesse in locazione breve;

   inoltre, tale testo risulta già superato dal decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221 che all'articolo 8 disciplina l'impiego delle certificazioni verdi COVID-19;

   in particolare, l'articolo appena richiamato fa direttamente riferimento all'articolo 9-bis del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52 che stabilisce l'obbligo del green pass per accedere ad una serie di servizi ed attività tra le quali non sono contemplate quelle legate alle locazioni brevi;

   il testo infatti alla lettera a-bis) parla solo di «alberghi e altre strutture ricettive»;

   si sa che quando si parla di locazioni brevi si tratta del mero affitto dell'immobile senza l'erogazione di servizi alla persona o di tipo alberghiero;

   la messa a disposizione di un alloggio in locazione non prevede condivisione di ambienti o servizi (esempio colazioni, reception e altro);

   l'utilizzo dell'appartamento è riservato in maniera esclusiva al locatario e l'incontro con il proprietario in genere breve, è necessario all'inizio del periodo di locazione per la verifica dei documenti e per la sottoscrizione del contratto;

   in questo senso non sembrano esserci motivi di preoccupazione per quanto riguarda eventuali possibili contagi;

   ciò a differenza delle attività ricettive che sono a titolo di esempio, i Bed & Breakfast, i Residence in cui sono inclusi servizi aggiuntivi rispetto al mero affitto dell'unità immobiliare;

   è evidente che ci si trova di fronte ad una lacuna normativa di fronte alla quale l'interpretazione razionale, in assenza di una esplicita disposizione, sarebbe quella che i conduttori degli immobili oggetto di locazione breve sarebbero esentati dall'obbligo di esibire il green pass per poter fruire della permanenza;

   è ormai consolidato che le locazioni brevi non sono strutture ricettive, ma sono semplicemente un modo di disporre in maniera ampia ed esclusiva della proprietà, attraverso un contratto di diritto privato regolato da norme del codice civile;

   un'interpretazione opposta a quella illustrata creerebbe la situazione in base alla quale sarebbe richiesto il green pass a qualsiasi inquilino/locatario a prescindere dalla durata della locazioni –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di chiarire l'esatta applicazione della normativa nel settore e quali speciali iniziative intenda adottare per consentire modalità di controllo per prevenire la diffusione del contagio da COVID-19 adatte alle peculiarità delle attività in questione.
(4-11049)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Meloni e altri n. 1-00500, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vito.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Massimo Enrico Baroni n. 2-01389, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Francesco Silvestri.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Bella n. 4-10911, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tuzi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Foti n. 1-00562, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 613 del 13 dicembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    dal 1° al 13 novembre 2021 a Glasgow si è svolta la Cop26 sul clima, sede deputata a effettuare una revisione degli impegni per realizzare riduzioni quantificabili delle emissioni di gas a effetto serra previsti dagli Accordi sul clima adottati nell'ambito della Conferenza Cop21 tenutasi a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015;

    i negoziati hanno portato all'adozione del Glasgow climate pact, che ha fissato, tra gli altri, l'obiettivo minimo di decarbonizzazione per tutti gli Stati firmatari: un taglio del 45 per cento delle emissioni di anidride carbonica al 2030 rispetto al 2010, che dovrebbero poi arrivare a zero intorno al 2050;

    tra gli obiettivi della Cop26 di Glasgow figurava anche il rafforzamento della collaborazione tra i governi, le imprese e la società civile per un più efficace raggiungimento degli obiettivi, sancendo il ruolo importante svolto dalle realtà produttive e dai siti industriali in tali processi, e i risvolti sulle medesime imprese sia in termini di produzione che di occupazione, soprattutto nei settori in cui appare più difficile abbattere le emissioni di anidride carbonica e per le imprese operanti in settori ad alta densità energetica;

    in ambito europeo il 14 luglio 2021 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte legislative che definiscono come si intende raggiungere la neutralità climatica nell'Unione europea entro il 2050, compreso l'obiettivo intermedio di riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030, denominato Fit for 55 per cent, che intende rivedere diversi atti legislativi dell'Unione europea sul clima, il regolamento sulla condivisione degli sforzi, la legislazione sui trasporti e l'uso del suolo, definendo in termini reali i modi in cui la Commissione intende raggiungere gli obiettivi climatici dell'Unione europea nell'ambito del Green Deal europeo;

    nel mese di giugno 2021, con l'approvazione del regolamento (UE) 2021/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio, è stato, altresì istituito a livello europeo il «Fondo per una transizione giusta», al fine di fornire sostegno alle persone, alle economie e all'ambiente dei territori che fanno fronte a gravi sfide socioeconomiche derivanti dal processo di transizione verso gli obiettivi 2030 dell'Unione per l'energia e il clima e verso un'economia climaticamente neutra dell'Unione entro il 2050;

    tuttavia, e la Commissione europea non lo dovrebbe affatto sottovalutare, è l'Europa ad essere colpita, in questo momento, dalla crisi energetica a causa della scarsità di metano, con un'esplosione vera e propria dei suoi prezzi. Una crisi assolutamente non di breve periodo, per ragioni di domanda (per l'incremento dovuto alla ripresa economica, alla fame di gas in Asia, alla ridotta disponibilità di risorse rinnovabili quali la bassa ventosità) e di offerta (per aver evidenziato l'incapacità di soddisfare interamente la domanda nelle attuali condizioni). Al riguardo, è fortemente ipotizzabile che il mondo abbia assoluta necessità del gas naturale, se non altro perché se la Cina vorrà interrompere il trend di crescita delle sue emissioni nel 2030 dovrà necessariamente raggiungere un picco nei suoi consumi di carbone nel giro di pochi anni, sostituendolo quasi interamente con il gas naturale, la qual cosa porterà la domanda di gas della Cina da qui a metà secolo ad aumentare di un quantitativo pari all'intero consumo attuale dell'intera Europa;

    non di meno, il nucleare inteso come sviluppo della nuova generazione di centrali nucleari è tornato al centro del dibattito energetico, essendo ritenuta la ricerca in corso in detto ambito non la soluzione ma certamente una parte della soluzione alla lotta ai cambiamenti climatici;

    a livello nazionale, il più ampio stanziamento di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è previsto per la missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», alla quale sarà destinato circa il 30 per cento dell'ammontare complessivo del Piano, pari a 69,93 miliardi di euro, per «intensificare l'impegno dell'Italia in linea con gli obiettivi del Green Deal sui temi legati all'efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, mobilità sostenibile, potenziando le infrastrutture e le ciclovie e rinnovando in modo deciso il parco circolante del TPL, per incrementare la quota di energia prodotta da rinnovabili e stimolare la filiera industriale, inclusa quella dell'idrogeno, e digitalizzare le infrastrutture di rete»;

    il Piano per la transizione ecologica (Pte), inoltre, individua otto obiettivi principali delle politiche ambientali dell'Italia: decarbonizzazione, mobilità sostenibile, miglioramento della qualità dell'aria, contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, risorse idriche e relative infrastrutture, biodiversità, tutela del mare, promozione dell'economia circolare;

    la Conferenza unificata, nella seduta del 2 dicembre 2021, ha espresso parere negativo sulla proposta del predetto Pte. In particolare, la Conferenza ha evidenziato il permanere delle condizioni preclusive all'espressione di un parere positivo, quali:

     a) il mancato coinvolgimento delle regioni, non essendo stati convocati incontri tecnici bilaterali specifici;

     b) un ruolo importante da attribuire alle autonomie locali nella definizione della governance del Piano;

     c) la mancata esplicitazione della gerarchizzazione e dei rapporti tra il Piano di transizione ecologica, il Piano di ripresa e resilienza, la programmazione 2021/2027 e gli obiettivi della Strategia di sviluppo sostenibile;

     d) la mancata chiarezza sulla assoggettabilità a valutazione ambientale strategica, il mancato accoglimento di molte osservazioni tecniche delle regioni e della pubblica amministrazione (in particolare in tema di qualità dell'aria);

    nonostante l'adozione negli ultimi anni di diverse disposizioni in materia di lotta al cambiamento climatico, tra le quali figurano anche la creazione del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale e del Fondo per la riconversione occupazionale nei territori in cui sono ubicate centrali a carbone, appaiono del tutto insufficienti gli strumenti prospettati messi in campo a sostegno della svolta green delle aziende e dei conseguenti riflessi sul mercato occupazionale;

    scorrendo gli interventi realizzati sin qui, o quantomeno studiati fin qui, si nota il mancato coinvolgimento del mondo dell'industria e delle imprese nella definizione delle politiche per il raggiungimento degli obiettivi, assenza che, peraltro, fa sospettare un atteggiamento di accondiscendenza nei confronti dell'Europa che non tenga conto delle nostre specificità produttive nazionali;

    in questo senso è già stato segnalato da diverse organizzazioni di categoria come alcune scelte di politica ambientale a livello europeo rischiano di provocare impatti molto pesanti sulle imprese manifatturiere italiane, soprattutto se non si dovessero tenere nel debito conto le differenze tra le economie dei singoli Stati dell'Unione europea;

    la Vice presidente di Confindustria per l'ambiente, la sostenibilità e la cultura ha, infatti, sottolineato come «porre gli stessi obiettivi a tutti potrebbe generare degli effetti distorsivi tra gli stessi Stati dell'Unione (...) se si applicano gli obiettivi di decarbonizzazione in maniera uniforme e indistinta alle economie di Paesi che hanno diversi tassi di industria manifatturiera, si rischia di premiare in maniera del tutto irragionevole quelle a più basso tasso di manifattura e al contempo di penalizzare in modo altrettanto irragionevole quelle che, come la nostra, hanno invece una grande concentrazione di manifattura di livello eccellente»;

    non solo, ma la crisi energetica sta spingendo l'Italia sull'orlo di un lockdown produttivo e industriale. Intere filiere, a partire da quelle legate alla manifattura, rischiano di collassare sotto il macigno degli aumenti in bolletta, con ricadute occupazionali ed economiche potenzialmente devastanti. A parere dei firmatari del presente atto di indirizzo a questo scenario non corrisponde – allo stato – una strategia di medio e lungo periodo da parte del Governo: su una partita così cruciale, che si gioca anche sul fronte geopolitico europeo e mondiale, non si registra infatti né una visione, né un piano di intervento;

    appare del tutto evidente che il raggiungimento degli obiettivi dettati dall'Unione europea, finalizzati ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nei prossimi decenni, non deve comportare un'ulteriore penalizzazione dell'economia nazionale, ma – per contro – favorire la ripartenza e il rilancio della competitività nel contesto mondiale ed europeo;

    la promozione, lo sviluppo e l'impiego delle diverse tecnologie necessarie per dare attuazione alla politica strategica dell'Unione europea per la decarbonizzazione non possono prescindere da un'attenta e circostanziata analisi degli impatti (ambientali, economici, sociali e geopolitici) conseguenti la disponibilità, l'approvvigionamento, i costi e la dipendenza estera dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare, indispensabili nella transizione fondata sull'elettrificazione spinta dei consumi e sull'impiego di impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili (quali fotovoltaico ed eolico);

    particolare attenzione dovrebbe, quindi, non solo essere prestata alle problematiche concernenti l'approvvigionamento delle materie critiche necessarie a garantire la continuità del processo di transizione ecologica, ma anche estesa al gas e alle altre fossili importate;

    se è vero che la promozione delle fonti di energie rinnovabili è uno degli obiettivi prioritari dell'Unione europea, altrettanto vero è che in Italia l'affrettata e disordinata installazione di impianti destinati a tale finalità ha in alcuni casi determinato effetti diversi, per non dire opposti, a quelli auspicati. Nei fatti, la duplicazione, rispetto a quelli attivi nel 2009, degli impianti destinati alla produzione di elettricità da pannelli fotovoltaici non sempre risulta bilanciata con l'interesse a garantire un'adeguata tutela ambientale e paesaggistica, volta a preservare il suolo agricolo, risorsa limitata e non rinnovabile;

    occorre inoltre considerare che, in ambito agricolo, una transizione ecologica netta, sprovvista delle necessarie misure di accompagnamento e di agevolazione, è destinata a pregiudicare la tenuta economica di un comparto che si è mostrato particolarmente resiliente nell'ambito della recente crisi da COVID-19 e protagonista della transizione verde;

    la recente nota del Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica), con la quale viene fissato per il 2035 l'anno di cessazione della produzione di auto con motore a combustione, risulta fortemente criticata dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia) e dai sindacati, che denunciano il gravissimo pericolo della perdita di oltre settantamila posti di lavoro nel comparto in questione a causa di un'accelerazione troppo spinta verso l'elettrificazione; a tacere del fatto di dovere rinunciare a uno dei fiori all'occhiello dell'industria italiana, la filiera del powertrain endotermico;

    lo sviluppo di tecnologie innovative sarà determinante per il completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché lo strumento per una transizione energetica votata al successo. In tale prospettiva la fusione a confinamento magnetico assume un ruolo di rilievo nella ricerca tecnologica finalizzata al processo di decarbonizzazione, in quanto consentirà di potere disporre di grandi quantità di energia pulita, sicura, virtualmente inesauribile e senza la produzione di gas serra;

    in tale contesto va evidenziato anche l'investimento, da parte dell'Italia, di dieci miliardi di euro per la messa in funzione di 5 gigawatt di elettrolizzatori, entro il 2030, anno in cui il 2 per cento della domanda energetica nazionale dovrebbe essere coperta dallo «idrogeno pulito»;

    la necessità di rivedere i nostri processi produttivi non può dunque prescindere dalla tutela dell'ambiente e la salvaguardia dei livelli occupazionali;

    non risulta inoltre in linea con i fini di tutela ambientale l'annunciata predisposizione di una direttiva europea che, con il pretesto di contenere le emissioni ed il contenuto energetico, vieterebbe dall'anno 2027 la compravendita e l'affitto di abitazioni aventi una classificazione energetica sotto la classe E con successivo passaggio alla classe D e poi alla C (la compravendita sarebbe prevista come possibile solo dall'impegno tassativo da parte del compratore di effettuare entro tre anni i lavori necessari a raggiungere la classe richiesta), atteso che i costi aggiuntivi che si verrebbero a determinare finirebbero per favorire grandi gruppi finanziari – specialmente stranieri – tra i pochi in grado di potere acquistare centinaia di immobili assumendosi l'onere di sostenere le spese necessarie nei tre anni per il raggiungimento della classe pretesa;

    quanto al tema del «consumo di suolo» l'esame ad oggi effettuato in sede parlamentare, con riferimento in particolare alla rigenerazione urbana, risulta ispirato ad una filosofia legislativa volta a privilegiare l'adozione di regole vecchie ed obsolete non funzionali alla trasformazione delle città, eludendo, in particolare, la questione centrale del recupero dei «centri storici», atteso che, al di là degli edifici che godono di tutele particolari, è importante potere intervenire senza ulteriori vincoli sugli edifici ricadenti in tali ambiti ma privi di pregio o addirittura degradati e pericolanti, certamente privi di significativi elementi volti a contenere il consumo energetico,

impegna il Governo:

1) a predisporre e sottoporre al Parlamento un piano di medio-lungo periodo volto ad individuare le azioni più opportune per efficacemente contrastare la crisi energetica in atto;

2) a promuovere urgenti iniziative a livello europeo al fine di tutelare le economie dei Paesi membri messe in situazione di gravi difficoltà dagli aumenti dei costi dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare, di cui in premessa, introducendo dazi di civiltà a carico di quei Paesi che, non rispettando limiti e fini della transizione ecologica, operano sul mercato in spregio agli stessi, con gravi conseguenze sia sulla salute delle persone sia sull'ambiente;

3) a valutare con razionale attenzione, senza quindi condizionamenti di natura ideologica, la proposta – se e in quanto formalizzata – di inserire il gas naturale e il nucleare nella tassonomia dell'Unione europea che definisce le regole per la finanza cosiddetta sostenibile, e ciò al fine di evitare che aprioristiche valutazioni finiscano per impattare negativamente proprio sulla transizione energetica che si vorrebbe implementare;

4) ad assumere con la massima urgenza ogni utile iniziativa volta a sottoporre alla Conferenza unificata un testo del Piano per la transizione ecologica che, prevedendo con chiarezza il coinvolgimento nell'attuazione dello stesso di regioni ed enti locali ed accogliendo le richieste allo stato formulate, consenta alla stessa di favorevolmente pronunciarsi al riguardo;

5) ad adottare iniziative per definire obiettivi e percorsi chiari per sostenere le aziende nella programmazione dei percorsi di decarbonizzazione delle stesse e a stanziare adeguate risorse economiche per gli investimenti in tal senso;

6) nella trasposizione delle normative europee in materia di lotta al cambiamento climatico, ad adottare iniziative per tutelare le specificità imprenditoriali, produttive e di conformazione del territorio della nostra Nazione;

7) in questo ambito, a dedicare maggiore attenzione alla nostra industria manifatturiera, definendo percorsi di transizione attraverso scelte che possano sostenere e orientare l'evoluzione dei processi industriali;

8) a sostenere efficacemente le strategie aziendali di adeguamento ai più elevati parametri ambientali nell'ambito di investimenti in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;

9) ad orientare gli strumenti e le risorse previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e, più in generale, le risorse pubbliche nazionali ed europee, per creare sviluppo e innovazione industriale in Italia, sostenendo la riconversione di produzioni che avrebbero altrimenti un impatto negativo dal processo di transizione;

10) a perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione promuovendo il rafforzamento delle filiere per la produzione di tecnologie innovative e ad alta efficienza nel settore delle rinnovabili, dell'efficienza energetica e della mobilità sostenibile, favorendo gli investimenti sul territorio nazionale;

11) ad assumere opportune iniziative di carattere normativo volte a definire il «consumo di suolo», tale per cui si abbia un bilancio netto di suolo pari a zero fra superfici impermeabilizzate e de-impermeabilizzate, come più volte richiesto dall'Unione europea;

12) al fine di realizzare una vera indipendenza energetica dell'Italia da altri Stati, a sostenere con forza, anche attraverso la specifica destinazione dei fondi a disposizione o che saranno disponibili, studi e progetti volti nel futuro a consentire l'utilizzo del «nucleare pulito», proseguendo ed incentivando nel contempo ogni utile attività ed impegno a favore dell'«idrogeno pulito»;

13) ad assumere, per quanto di competenza, ogni opportuna iniziativa volta a garantire un corretto inserimento paesaggistico degli impianti fotovoltaici ed eolici collocati a terra, e ciò anche mediante l'adozione di specifiche iniziative che ne definiscano più restrittivamente limiti dimensionali e localizzativi;

14) a mantenere l'attuale regime di incentivi e sussidi destinati ai carburanti utilizzati in agricoltura, favorendo al tempo stesso, anche con ulteriori risorse economiche, il ricambio del parco macchine nel settore, così che migliore risulti l'impatto sull'ambiente;

15) a concorrere ad elaborare un piano di politica industriale con una road map italiana per la transizione produttiva nella mobilità sostenibile, come risultano avere fatto altri Stati.
(1-00562) (Nuova formulazione) «Foti, Lollobrigida, Butti, Rachele Silvestri, Ferro, Zucconi, Galantino, Mantovani, Caiata, De Toma, Trancassini, Deidda, Gemmato, Maschio, Osnato, Prisco, Caretta, Ciaburro».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Grippa n. 5-04992 dell'11 novembre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11039.