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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 30 dicembre 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 4 gennaio 2022 entrerà in vigore il regolamento (UE) 2020/2081 della Commissione che modifica l'allegato XVII del regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente «la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (Reach) per quanto riguarda le sostanze contenute negli inchiostri per tatuaggi o trucco permanente»;

   le nuove norme introducono restrizioni per oltre 4.000 sostanze chimiche che colpiranno, in maniera particolare per quello che concerne i tatuaggi, gli inchiostri contenenti alcool isopropilico, un solvente che viene utilizzato nelle miscele di svariati pigmenti come additivo fluidificante;

   l'entrata in vigore della normativa è stata differita solamente in relazione a due dei ventisette pigmenti complessivamente interessati da essa, i colori «blue 15» e «green 7», per i quali l'assenza di formulazioni alternative ha indotto la Commissione europea a concedere un periodo transitorio più lungo, la cui scadenza – che comunque appare troppo ravvicinata e rischia seriamente di determinare l'estromissione di questi colori dal mercato e di circa il 65 per cento dei colori presenti ad oggi in commercio che derivano dalla miscelazione di questi due pigmenti base con altri, per dare origine a diverse gamme cromatiche – è attualmente prevista per il 4 gennaio 2023;

   alcune aziende produttrici sono pronte per inserire sul mercato i primi colori conformi al Reach, mentre altre stanno ultimando la riformulazione delle gamme cromatiche, avendo riscontrato non poche difficoltà nella ricerca, nell'esecuzione dei test e nell'adeguamento – in tempo di emergenza da Covid-19 – alle regole comunitarie, in più punti discrepanti, contraddittorie e difficilmente comprensibili;

   la situazione in atto, i possibili ritardi nell'ingresso sul mercato delle nuove gamme cromatiche e l'aumento dei prezzi che senz'altro registreranno le materie prime rischiano di danneggiare un'intera categoria di lavoratori, quella dei tatuatori e piercer, che potrebbe subire l'ennesimo contraccolpo dopo quelli già devastanti determinati dall'applicazione delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19;

   le associazioni e le confederazioni nazionali – tra cui la C.N.T.P. Confederazione nazionale tatuatori e piercer e l'Associazione italiana piercer professionisti – hanno ribadito che i tatuatori sono assolutamente favorevoli all'introduzione di leggi sulla sicurezza dei consumatori, tanto da essersi autoregolamentati su diversi aspetti, soprattutto igienico-sanitari, ancor prima che venissero emanate norme specifiche;

   eventuali restrizioni, tuttavia, devono poggiare su solide basi scientifiche. Basi scientifiche in questo caso controverse come dimostrano i pareri di autorevoli esperti tra chimici, ingegneri, medici e dermatologi, alcuni facenti parte del Ceta (Council of european tattoo associations), altri dell'Estp (European society of tattoo and pigments research) e altri ancora dello stesso organo regolatore Reach che ammette di non avere prove in merito alla pericolosità dei predetti pigmenti, e in particolare del blu e del verde per i quali non esistono attualmente formulazioni alternative, ma solo vaghe supposizioni, chiaramente insufficienti a giustificare l'entrata in vigore di un regolamento di questa portata;

   risulta inoltre che sarebbero apparse, in alcuni casi, sulla stampa, notizie parziali ed imprecise con il conseguente rischio di creare timore presso l'utenza e discredito verso un settore estremamente importante, già duramente colpito in questo momento storico –:

   se e quali iniziative di competenza, intendano adottare per tutelare la categoria dei tatuatori e piercer, riportare la dovuta chiarezza sui contenuti del Regolamento Reach e promuovere una riflessione a livello europeo sull'opportunità di attenuare la portata prescrittiva dei divieti e delle restrizioni non supportati da sicure basi scientifiche.
(4-11033)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   ANGIOLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Corte suprema russa ha ordinato la chiusura di Memorial International, la più antica organizzazione per la difesa dei diritti umani russa fondata nel 1989 dal premio Nobel per la pace Andrei Sakharov;

   il giudice Alla Nazarova ha ordinato la chiusura sia della struttura centrale che delle sedi regionali di Memorial International per non aver contrassegnato tutte le sue pubblicazioni con l'etichetta di «agente estero» come richiesto dalla legge. La dibattuta legislazione russa sull'«agente estero» definisce le organizzazioni che ricevono fondi internazionali come azioni contrarie agli interessi della Russia. Durante l'udienza il pubblico ministero ha anche sostenuto che Memorial «crea una falsa immagine dell'Urss come stato terrorista e denigra la memoria della seconda guerra mondiale»; la Ong ha annunciato che farà ricorso;

   come affermato dal Segretario di Stato americano Antony Blinker, la chiusura arriva in un anno in cui lo spazio per la società civile, i media e gli attivisti pro-democrazia in Russia si è ridotto; anche l'Onu, l'Unione europea e gran parte della comunità internazionale si sono espressi contro lo smantellamento dell'Ong;

   come dichiarato dalla direttrice di Amnesty International per l'Europa orientale e l'Asia centrale, «International Memorial è un'organizzazione per i diritti umani molto rispettata che ha lavorato instancabilmente per documentare le atrocità e la repressione politica compiute sotto il governo di Joseph Stalin e di altri leader sovietici» e la sua chiusura «rappresenta un attacco diretto ai diritti alla libertà di espressione e di associazione. L'uso da parte delle autorità della legge sugli “agenti stranieri” per sciogliere l'organizzazione è un attacco sfacciato alla società civile che cerca di offuscare la memoria nazionale della repressione statale, è un grave insulto per le vittime del Gulag russo e deve essere immediatamente annullata» –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere diplomatico, intenda intraprendere al fine di esprimere la condanna del nostro Paese in relazione alla chiusura della Ong Memorial International e al fine di garantire che l'attività svolta da Memorial di documentazione e denuncia dei crimini politici commessi nell'ex Unione Sovietica possa proseguire.
(3-02702)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPENA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 dicembre 2021 il Ministro della salute, Roberto Speranza, ha firmato un'ordinanza concernente «Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19» che prevede l'obbligo del test negativo in partenza per tutti gli arrivi anche dai Paesi dell'Unione europea dal 16 dicembre 2021 al 31 gennaio 2022;

   per l'ingresso in Italia sarà obbligatorio il possesso della certificazione di essersi sottoposto nelle settantadue ore antecedenti all'ingresso nel territorio nazionale a un test molecolare, effettuato per mezzo di tampone e risultato negativo, o a test antigenico, effettuato per mezzo di tampone e risultato negativo, nelle ventiquattro ore antecedenti all'ingresso nel territorio nazionale;

   sul sito dell'Ambasciata d'Italia a Praga è stato pubblicato un aggiornamento del 27 dicembre 2021 relativo a «nuove restrizioni per l'ingresso in Repubblica Ceca dal 27 dicembre 2021», nel quale si legge che: «al momento in Repubblica ceca non esistono Covid hotel, né strutture predisposte per l'accoglienza dei turisti positivi al Covid. Gli hotel cechi di solito rifiutano ospiti positivi al Covid. I cittadini italiani positivi al Covid possono fare rientro in Italia, con mezzo privato, soltanto dopo aver ricevuto un'autorizzazione speciale dalla ASL di appartenenza. In caso di positività al Covid, l'unica soluzione abitativa possibile è la prenotazione di un appartamento Airbnb, scegliendo l'opzione "self check-in". Tuttavia, potrebbe essere difficile trovare appartamenti immediatamente liberi. Il turista italiano che contrae il Covid in Repubblica ceca, asintomatico o con sintomi lievi, può quindi trovarsi senza un alloggio e nell'impossibilità di rientrare in Italia»;

   in data 28 dicembre 2021 la testata online «Fanpage» ha riportato la vicenda di due ragazzi italiani che, di ritorno da una vacanza in Finlandia prenotata mesi prima su un corridoio Covid Free, una volta risultati positivi ad un test antigenico fatto in un laboratorio nei pressi dell'aeroporto di Helsinki, sarebbero stati «chiusi in quarantena dalle 4 del mattino, con solo una bottiglietta d'acqua e due sedie» per poi essere condotti in un ostello nelle vicinanze della capitale finlandese a trascorrere la quarantena di almeno dieci giorni;

   l'aumento dei contagi da Covid-19 e la diffusione della variante Omicron in tutta Europa rende più probabile la possibilità che si verifichino casi di italiani non residenti all'estero impossibilitati a tornare in Italia dopo essere stati trovati positivi al test nei Paesi esteri visitati per vacanza o soggiorno breve –:

   se sia a conoscenza del fatto che, come indicato nel sito ufficiale dall'ambasciata d'Italia a Praga, in Repubblica Ceca «non esistono Covid Hotel, né strutture predisposte per l'accoglienza dei positivi al Covid»;

   se sia a conoscenza di altri Paesi che non dispongano di Covid Hotel e di strutture predisposte per l'accoglienza dei positivi al Covid, o dove si riscontri la tendenza a rifiutare ospiti positivi al Covid, così come riportato sul sito ufficiale dell'Ambasciata d'Italia a Praga;

   quali concrete e urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per garantire che i cittadini italiani risultati positivi nei sopramenzionati Paesi e, dunque, impossibilitati a tornare in Italia, abbiano, sebbene con oneri a proprio carico, un posto sicuro in cui trascorrere la quarantena di almeno dieci giorni;

   quali urgenti iniziative intenda porre in essere, tramite le ambasciate ed i consolati, per fornire un supporto sanitario ed alimentare minimo ai cittadini italiani a cui viene riscontrata la positività al Covid-19 tramite test realizzati in laboratori situati nei pressi degli aeroporti, onde evitare situazioni come quella denunciata dall'articolo di Fanpage relativo alla vicenda di due ragazzi italiani in Finlandia.
(4-11034)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CORDA, SCANU, TRANO, SPESSOTTO, APRILE e SAPIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 73 del 2021, cosiddetto Decreto Sostegni-bis, ha introdotto un contributo a fondo perduto al fine di ristorare quegli operatori che abbiano avuto un peggioramento del risultato economico d'esercizio relativo al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2020, rispetto a quello relativo al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019, in misura pari o superiore al 30 per cento;

   per accedere a tale contributo perequativo è previsto l'obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi riferita al 2020 entro il 30 settembre 2021;

   tuttavia, il Governo stesso ha previsto una proroga del termine di presentazione della dichiarazione dei redditi al 30 novembre 2021;

   si tratta di un'anomalia tecnica e giuridica che ha precluso, ingiustamente, la possibilità di accedere al contributo a quegli operatori che hanno presentato la dichiarazione dei redditi nel rispetto dei termini fissati dalla legge, ossia entro il 30 novembre 2021 –:

   se intenda adottare iniziative per adeguare la normativa al fine di consentire ai contribuenti che abbiano osservato i termini di legge per la presentazione della dichiarazione dei redditi di fruire del contributo perequativo.
(4-11032)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 67 Tosco-Romagnola rappresenta uno dei più rilevanti collegamenti tra Toscana ed Emilia-Romagna;

   negli anni scorsi numerosi sono stati i tentativi di porre in essere un apposito intervento di ammodernamento di questa arteria nel tratto romagnolo, senza tuttavia ottenere più di qualche asfaltatura o interventi di emergenza a fronte del verificarsi di frane o smottamenti;

   in ragione della presenza di questa strada statale, la città di Forlì ha potuto realizzare la propria tangenziale in variante alla SS67, migliorando drasticamente il flusso di traffico veicolare e la qualità della vita nella città e la rapidità dei collegamenti tra il centro urbano e i territori circostanti, in particolare quelli delle vallate;

   recentemente, si è stipulata una convenzione tra la Regione Emilia-Romagna ed Anas per migliorarne la viabilità e la sicurezza e sono in corso contatti e approfondimenti per un nuovo tracciato della SS67 tra Forlì e Ravenna;

   un intervento deciso di ammodernamento della SS67 nel tratto che va da Forlì al Passo del Muraglione è necessario per fluidificare la viabilità delle vallate, ridurre il rischio stradale e dare un sostegno concreto allo sviluppo dei comuni attraversati da questa arteria, che è l'unica che consente di raggiungerli con una certa rapidità;

   sulla base di queste e altre ragioni, è sorto un apposito Comitato civico trasversalmente sostenuto per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul tema;

   la Regione Emilia-Romagna, ad avviso dell'interrogante sbagliando, ha recentemente dichiarato di non voler intervenire direttamente per la sistemazione della strada. Contestualmente, ha annunciato l'apertura di un tavolo di confronto con i sindaci dei territori interessati per capire come agire, al fine di dare una risposta al bisogno di ammodernamento della strada –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per sostenere e finanziare l'ammodernamento di questa arteria e se non ritenga opportuno farsi parte attiva per individuare una soluzione, anche formalizzando l'apertura di un confronto tra le istituzioni locali, regionali e nazionali.
(5-07309)

Interrogazione a risposta scritta:


   COVOLO e ZANETTIN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-10316, nel quale l'interrogante chiedeva quali iniziative si intendevano adottare al fine di superare le criticità relative alla realizzazione della variante alla strada provinciale 46 del Pasubio, nota come bretella dell'Albera, il Ministro interrogato ha risposto dicendo che le lavorazioni lungo l'asse stradale saranno ultimate entro i primi mesi del 2022;

   inoltre, ha aggiunto che le principali opere complementari, come lo svincolo sud e nord su viale del Sole e il sottopasso di via Ambrosini, sarebbero state ultimate entro la fine del dicembre 2021;

   in particolare, l'intervento più complesso è rappresentato proprio dalla realizzazione del viadotto dello svincolo di viale del Sole, lungo 116 metri, cui si aggiungono i suoi due sottopassi chiusi ormai da tre anni;

   purtroppo però queste date verranno ancora una volta disattese in quanto i cantieri degli svincoli e sottopassi procedono a rilento e non riprenderanno prima della fine delle festività natalizie nei primi giorni di gennaio 2022;

   come si apprende da mezzo stampa anche Anas, che ha in capo l'opera, nelle proprie schede ufficiali ha rivisto nuovamente la data di ultimazione lavori, facendola slittare dal giugno 2022 al dicembre 2022;

   la bretella, del valore complessivo di oltre 86 milioni di euro, per una lunghezza di 5,3 chilometri, è parte del complessivo progetto denominato «completamento della tangenziale», oggetto di un protocollo di intesa stipulato tra Ministero, Anas, regione Veneto, provincia di Vicenza, comune di Vicenza, comune di Costabissara e Autostrada Brescia-Verona-Vicenza-Padova S.p.A.;

   dopo più di 1.300 giorni dall'inizio dei lavori della bretella dell'Albera la vicenda dei continui ritardi dei cantieri è arrivata anche all'attenzione della nota trasmissione «Striscia la Notizia» e il conseguente clamore sta ingiustamente creando danno all'immagine della città di Vicenza;

   secondo le stime diffuse dalla stampa, ad oggi è stato completato circa il 50 per cento dei lavori, il che rende improbabile che il completamento dell'opera possa avvenire entro l'ultimo termine comunicato, visti anche i continui e perenni ritardi nei lavori, i recenti allagamenti che hanno interessato la realizzazione dell'opera, le promesse non mantenute, i pochi operai in cantiere, i disagi per gli automobilisti, i problemi tecnici con la società Terna per il traliccio dell'alta tensione da spostare, che hanno rallentato ulteriormente l'apertura della bretella in viale del Sole e che, ancora ad oggi, non sono stati risolti;

   la realizzazione di questa arteria viabilistica è di primaria importanza ed urgenza per la zona di Vicenza poiché crea un collegamento preferenziale, da un lato, tra l'autostrada A4 (casello di Vicenza ovest), il sistema tangenziale e il nord della provincia in direzione degli abitati di Schio e Thiene e, dall'altro lato, con la futura pedemontana; inoltre, permette di salvaguardare le località dell'Albera, di Capitello e di Villaggio del Sole, attualmente sottoposte ad un significativo flusso di attraversamento veicolare pesante che si dirige dall'A4 verso l'alto vicentino;

   ogni ulteriore giorno di ritardo nella conclusione dei lavori comporta che 37000 autoveicoli e oltre 2000 Tir al giorno continuino ad attraversare i quartieri residenziali di Vicenza, con tutte le conseguenze negative che questo traffico infernale inevitabilmente produce per la salute delle persone e la sicurezza stradale –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per un intervento da parte dell'Anas che consenta di risolvere le criticità esposte in premessa e proseguire speditamente al completamento dell'intera opera secondo un nuovo e definitivo cronoprogramma nel rispetto della data di fine lavori.
(4-11031)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in queste ultime settimane a Erba (CO), nei comuni limitrofi e in provincia di Como, si sono purtroppo registrati numerosi furti nelle proprietà private e altre attività illecite, in particolare nell'area sensibile della stazione in piazza Padania;

   come emerge da molti precedenti atti di sindacato ispettivo, tra i quali le interrogazioni nn. 4-10683, 4-10687, 4-10726, 4-10727, 4-10728, 4-10729, 4-10778, 4-10779, lo stato di insicurezza nell'erbese e nel comasco si sta ormai cronicizzando;

   tra questi fatti illeciti, ultimi in ordine di tempo, si rammenta l'attività di spaccio nella zona della stazione dove mercoledì 10 novembre 2021 si è tenuto un controllo congiunto della polizia locale e delle unità cinofile dei carabinieri di Erba, ad esito del quale un giovane maggiorenne è stato denunciato per violazione degli arresti domiciliari ed un minorenne segnalato per possesso di sostanze stupefacenti;

   numerosi furti hanno interessato anche le attività commerciali: da ultimo quello perpetrato presso il bar della stazione di Erba la notte tra giovedì 11 e venerdì 12 novembre 2021 e, sempre durante la stessa notte, quello compiuto presso la sede della società sportiva Pontelambrese, in via Geret al Lambro a Ponte Lambro;

   nella zona è preoccupante anche la presenza di alcune cosiddette baby gang: il pomeriggio di venerdì 12 novembre 2021 la polizia locale ed i carabinieri di Erba sono intervenuti presso piazza Padania a seguito di una telefonata di denuncia della presenza di un giovane intento a minacciare alcuni studenti con un coltello, oltre ad episodi analoghi sulla linea ferroviaria Milano-Asso, come già segnalato nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-10492;

   da ultimo, si sono registrati danneggiamenti e tentativi di furto ad auto e moto in sosta presso il parcheggio di via Majnoni-Volta ad Erba;

   queste circostanze dimostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona e dell'amministrazione locale attraverso l'impiego della propria polizia locale e di altre misure di prevenzione dedicate come il potenziamento dell'impianto di videosorveglianza comunale e la prossima apertura di un distaccamento della polizia locale erbese in stazione, si renda necessaria un'ulteriore presenza di pattuglie e presidi di prevenzione e sicurezza sul territorio in questione –:

   alla luce di questi ulteriori episodi di furti nelle proprietà private, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per far cessare questa situazione, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'Esercito dell'operazione «strade sicure»;

   se, a tal fine, non ritenga necessario adottare iniziative volte a destinare risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale, di videosorveglianza e, in generale, di prevenzione per le relative comunità;

   quali iniziative di competenza intenda adottare nello specifico contro il fenomeno delle cosiddette baby gang e se non ritenga opportuno disporre la presenza di agenti delle forze dell'ordine sulle linee ferroviarie dove queste operano, come quella Milano Cadorna-Asso (Co).
(4-11029)

ISTRUZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   il 22 marzo 2021, con decreto interministeriale, risulta approvato l'avviso pubblico relativo a 700 milioni di euro da assegnare ai comuni per la messa in sicurezza, la ristrutturazione, la riqualificazione, la riconversione o la costruzione di edifici per asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, di cui all'articolo 1, comma 59, della legge 27 dicembre 2019, n. 160;

   l'avviso assegna le suddette risorse stanziate con la legge di bilancio per il 2020, dando priorità ai progetti che riguarderanno aree svantaggiate e periferie urbane;

   le risorse sono, in particolare, destinate a progetti di costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione di asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, con priorità per le strutture localizzate nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane, con lo scopo di rimuovere gli squilibri economici e sociali ivi esistenti e a progetti volti alla riconversione di spazi delle scuole dell'infanzia attualmente inutilizzati, con la finalità del riequilibrio territoriale, anche nel contesto di progetti innovativi finalizzati all'attivazione di servizi integrativi che concorrano all'educazione dei bambini e soddisfino i bisogni delle famiglie in modo flessibile e diversificato sotto il profilo strutturale ed organizzativo;

   ad oggi risultano pubblicate, con data indicata del 4 agosto 2021, esclusivamente le graduatorie provvisorie, successivamente alle quali gli enti locali, risultati inseriti, avrebbero ricevuto richiesta di presentare, entro la data del 4 novembre 2021, la documentazione necessaria;

   a due mesi dalla presentazione della documentazione non risultano ancora pubblicate le graduatorie definitive;

   a partire da dicembre 2021 sono stati pubblicati i primi bandi per il finanziamento e la messa a disposizione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza riguardo al comparto scolastico, la quale scadenza sarebbe indicata nel mese di febbraio 2022 –:

   quali siano i tempi di pubblicazione della graduatoria definitiva relativa alle somme stanziate da assegnare ai comuni per la messa in sicurezza, la ristrutturazione e la riqualificazione di edifici per asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia e se si intenda garantire che la pubblicazione della medesima graduatoria avvenga in tempo utile a consentire agli enti locali eventualmente esclusi di partecipare ai bandi finanziati con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(2-01396) «Carnevali, Serracchiani, Di Giorgi, Piccoli Nardelli, De Maria, Rossi, Casu, Ciampi, Ceccanti, Madia, Zardini, Lorenzin, Zan, Orfini, Berlinghieri, Rizzo Nervo, Pagani, Benamati, Topo, Morani, Braga, De Luca, Morassut, Frailis, Navarra, Lotti, Sensi, Quartapelle Procopio, Boldrini, Cantini, Pollastrini, Critelli, Cenni, Vazio, Carla Cantone, Rotta, Viscomi, Fassino, Bonomo, Ciagà».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 15 dicembre 2021, il Comune di Portico e San Benedetto – in provincia di Forlì – inviava al Ministro interrogato una lettera, firmata unitamente ai quindici sindaci dei Comuni di Premilcuore, Tredozio, Civitella di Romagna, Galeata, Santa Sofia, Bagno di Romagna, Verghereto, Londa, Poppi, Chiusi della Verna, San Godenzo, Marradi, Rocca San Casciano e Dovadola, nonché al presidente del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Flaterona e Campigna e al presidente dell'Unione di comuni della Romagna forlivese;

   con la stessa, si rendeva nota la situazione in cui attualmente versano le piccole scuole di montagna che, in un'ottica di politiche per il rilancio territoriale, risultano fondamentali per le comunità più fragili dal punto di vista culturale, sociale ed economico;

   al fine di contrastare la marginalità prodotta dalla chiusura dei plessi scolastici, è ragionevole affermare la necessità che la Regione Emilia-Romagna preveda, nel piano di dimensionamento della rete scolastica, il mantenimento e il potenziamento delle scuole delle zone montane. Perciò, sarà auspicabile individuare i bisogni formativi delle comunità coinvolte e adottare le soluzioni migliori affinché la scuola mantenga il suo ruolo di presidio sul territorio e offra un apprendimento di qualità. In tal senso, la Regione Emilia-Romagna, con apposita risoluzione del 2014, aveva impegnato la giunta regionale a tutelare l'esistenza delle scuole di montagna, nonché gli organici e i servizi erogati dalle stesse;

   tra le difficoltà che maggiormente intaccano la qualità del servizio scolastico in termini di continuità didattica vi è la presenza di pluriclassi, per cui non è prevista alcuna regolamentazione speciale per le zone fragili; la formazione delle classi avviene in base a numeri standard e non si prevede alcuna formazione metodologica e tecnologica specifica per gli insegnanti che, non ricevendo un'assegnazione stabile presso le zone montane, non sono nelle condizioni di garantire una progettazione a lungo termine;

   inoltre, i plessi delle scuole di montagne spesso sono parte di istituti comprensivi di maggiori dimensioni, in territori con problematiche non omogenee, squilibrio che si ripercuote all'interno degli istituti stessi;

   anche i progetti di riforma previsti nell'ambito del Recovery Plan prevedono una nuova organizzazione del sistema scolastico che mira a superare l'identità tra classe demografica e aula, rivedendo il sistema di scuola al fine di affrontare problematiche più complesse come oggetto di trattazione –:

   a fronte delle questioni esposte in premessa, quali iniziative il Governo intenda assumere per valorizzare i presidi scolastici sopra menzionati, al fine di evitarne la chiusura, e se non ritenga di adottare iniziative volte a definire una normativa che non preveda un numero prefissato per la costituzione delle classi, nonché per formare gli insegnanti assegnati alle pluriclassi in modo da garantire una didattica di qualità e riconoscere, a coloro che abbiano assunto un impegno almeno quinquennale nella stessa sede di montagna e in presenza di pluriclassi, un punteggio aggiuntivo che tenga conto anche dei percorsi di formazione e delle esperienze progettuali.
(5-07308)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da diversi quotidiani on line il 29 dicembre 2021, il sindaco di Marradi, Tommaso Triberti, ha comunicato di aver ricevuto conferma da parte del gruppo bergamasco Italcanditi della volontà di procedere alla chiusura della Ortofrutticola del Mugello e del suo stabilimento collocato a Marradi, in provincia di Firenze, per spostare a Pedrengo, in provincia di Bergamo, tutta la produzione dei tipici marrons glacés;

   il sito produttivo attualmente occupa una decina di lavoratori a tempo pieno e ottanta/novanta stagionali nei periodi di raccolta e lavorazione dei marroni (la varietà di castagna per cui il paese è famoso anche al di fuori della Toscana), mobilitando inoltre un forte indotto locale di produttori e raccoglitori;

   lo stabilimento di Marradi ha circuiti di canditura completi di linee automatiche e semi-automatiche per confezionamento di marrons glacés, portando in lavorazione circa settemila tonnellate di castagne all'anno;

   l'azienda agricola Ortofrutticola Mugello, nata a Marradi nel 1984, esporta i suoi prodotti in più di trenta Paesi nel mondo e negli ultimi anni ha registrato un fatturato vicino ai dieci milioni di euro;

   la società Italcanditi, attiva nella produzione di semilavorati per l'industria dolciaria e lattiera-casearia, ha rilevato nel 2020 il 100 per cento di Ortofrutticola del Mugello e dal 2019 è controllata dal fondo Industrialinvest;

   secondo quanto dichiarato sempre dallo stesso sindaco di Marradi: «La fabbrica di Marradi è un punto di riferimento e un volano per tutto il territorio... È un presidio fondamentale per garantire la vita nella nostra piccola comunità»;

   la regione Toscana ha già convocato per il prossimo 3 gennaio il tavolo dell'Unità di crisi a cui parteciperanno anche il sindaco di Marradi e le sigle sindacali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intendano acquisire ulteriori elementi rispetto a quanto riportato;

   quali iniziative urgenti intendano assumere, per quanto di competenza, per evitare la chiusura dello stabilimento di Marradi e salvaguardare tutti gli attuali livelli occupazionali dei territori interessati.
(4-11030)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   la gestione dei fanghi di depurazione ha visto un'escalation di denunce, indagini e arresti nel corso del 2021, in particolare a seguito della trasformazione dei fanghi in gessi di defecazione (che avviene in circa il 95 per cento dei casi secondo ARPA Emilia-Romagna). Il gesso di defecazione, previsto dall'allegato 3 del decreto legislativo n. 75 del 2010, è un fertilizzante appartenente alla famiglia degli elementi chimici della fertilità, alla specie dei «correttivi», ovvero materiali «da aggiungere al suolo in situ principalmente per modificare e migliorare proprietà chimiche anomale del suolo dipendenti da reazione, salinità, tenore in sodio» (articolo 2, comma 1, lettera aa), del decreto legislativo n. 75 del 2010). Tuttavia, come ritenuto dalla giurisprudenza di legittimità «la pur riconosciuta natura di sostanza fertilizzante da attribuirsi al materiale gesso di defecazione (...) non vale ad escludere che lo stesso possa essere qualificato come rifiuto allorché esso sia depositato con modalità tali da farne presumere la destinazione non ad un uso produttivo ma esclusivamente al suo smaltimento» (Cass. Pen. sez. III, sentenza n. 39074 del 10 agosto 2017). Con l'articolo 37-bis del decreto-legge n. 77 del 2021 (cosiddetto semplificazioni) è stata esclusa la possibilità di utilizzare fanghi di depurazione per produrre i correttivi di cui ai punti 21 e 22 della tabella 2.1 dell'allegato 3 del decreto legislativo n. 75 del 2010; resta il punto 23 (gessi da defecazione da fanghi) e quindi è necessario un ulteriore provvedimento per imporre la tracciabilità per tutti i correttivi da fanghi di depurazione;

   in data 15 ottobre 2021 presso il comune di San Giovanni Lupatoto (Verona) è stato protocollato un esposto, indirizzato anche alla procura della Repubblica, al Comando gruppo carabinieri forestali di Verona e all'Arpav, firmato da 149 cittadini residenti a Raldon, frazione del comune di San Giovanni Lupatoto, in cui è stato segnalato, in particolare, che dal febbraio 2021 su alcuni terreni situati in via Campagnini sarebbe stato effettuato lo scarico di materiale dall'odore fortemente sgradevole, che rendeva quasi impossibile respirare, causa di bruciore agli occhi, alla gola ed alle vie respiratorie; i terreni in questione rientrano in un'area in cui la falda freatica si trova a pochi metri di profondità, con la presenza di risorgive, in cui le abitazioni adiacenti prelevano l'acqua da pozzi privati; qualche mese fa, a seguito delle diverse segnalazioni pervenute al Comando di polizia municipale di San Giovanni Lupatoto, gli agenti effettuavano un sopralluogo in cui accertavano che presso i terreni agricoli in questione era in atto un piano di concimazione con l'utilizzo di gesso di defecazione; un caso analogo si è verificato in provincia di Pavia, dove diversi cittadini hanno segnalato la presenza di forti miasmi in aree limitrofe alla zona in cui è ubicata la ditta VAR di Belgioioso, che si occupa di trattamento e produzione di fanghi; in data 1° dicembre 2021 il Gruppo carabinieri forestali di Pavia e la sezione di Polizia giudiziaria della procura della Repubblica presso il tribunale di Pavia hanno dato esecuzione ad un'ordinanza applicativa di tre misure cautelari in base alla quale sono stati disposti due arresti domiciliari ed un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di alcuni soggetti indagati per inquinamento ambientale doloso, commesso a partire dal mese di febbraio 2021 mediante reiterate condotte di spandimento di materiale asseritamente utilizzabile come fertilizzante in agricoltura (oltre 10 mila tonnellate per il solo periodo oggetto dell'indagine); nel maggio 2021 è emerso il gravissimo caso della WTE di Quinzano e Calcinato (Brescia) che ha sparso gessi su 3 mila ettari di suolo nel nord Italia tra Piemonte, Veneto, Emilia e Lombardia; con riferimento a quest'ultima, lo spandimento riguarderebbe i campi delle aziende agricole di circa 78 comuni tra Lodi, Casale Castiglione e Cavenago D'Adda. «Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi» si è potuto leggere nelle intercettazioni; i fanghi provenivano da A2A (900 tonnellate per il solo 2020) e molte altre aziende extraregionali (Trentino Alto Adige per esempio) (dati MUD) e il coinvolgimento di importanti aziende del settore depurazione porta a interrogarsi sulla contezza da parte delle stesse circa i metodi perlomeno inappropriati di gestione dei fanghi da parte delle società di trattamento e smaltimento dei fanghi, anche per eventuali aspetti di risparmio economico e di possibile concorrenza sleale; le vicende sopra descritte danno luogo ad inevitabili ripercussioni a livello socio-sanitario, ambientale ed alimentare, con gravi ricadute (anche di immagine per il turismo e i prodotti agroalimentari) sul territorio e la popolazione interessati –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per completare la tracciabilità dell'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura e tutelare la salute dei cittadini anche attraverso l'introduzione di norme finalizzate a disciplinare le molestie di natura olfattiva e il rischio microbiologico, incentivando la filiera corta di gestione dei fanghi di depurazione.
(2-01395) «Barzotti».

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORINI. — Al Ministro per le politiche giovanili, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni, presso la scuola media Dalla Chiesa, a Reggio Emilia, si sono verificati quattro roghi;

   lunedì 6 dicembre 2021, è stato posizionato un cassonetto dell'immondizia nel cortile dell'istituto, facendolo sbattere e rompendo 2 vetrate, per poi svuotare i rifiuti e incendiare carta e cartone;

   domenica 12 dicembre, è stato spostato un cassonetto della carta, vicino l'ingresso, e poi sono state appiccate le fiamme;

   giovedì 16 dicembre, è stato incendiato un cassonetto, spostato davanti alla porta d'ingresso, dove sono stati posizionati anche dei sacchetti della spazzatura e una pedana in legno che, fortunatamente, non sono stati interessati dalle fiamme;

   martedì 21 dicembre, un altro cassonetto, davanti all'ingresso principale, è stato incendiato insieme alle transenne di plastica vicino alla vetrata di accesso che era stata danneggiata in precedenza;

   un altro episodio preoccupante che, forse, potrebbe essere collegato a questi avvenimenti si è verificato, sempre il 21 dicembre, a un'insegnante dell'istituto Dalla Chiesa che, all'uscita da scuola, ha trovato l'auto rigata e una gomma tagliata;

   solo grazie agli interventi dei vigili del fuoco sono stati evitati danni ingenti alla struttura scolastica che, comunque, sono in corso di quantificazione;

   nonostante i carabinieri stiano svolgendo le indagini e facendo gli accertamenti per chiarire le responsabilità, il quarto incendio è avvenuto dopo l'identificazione e la denuncia di due presunti autori tredicenni dei primi tre roghi;

   sin dal primo atto vandalico, i sospetti delle forze dell'ordine erano ricaduti su un gruppo di ragazzi che, già la scorsa primavera, aveva minacciato e intimidito degli alunni all'uscita dalla scuola, avevano tentato un'effrazione nel vicino asilo nido e avevano avuto comportamenti indisciplinati verso alcune attività commerciali della zona;

   purtroppo, le dinamiche frequenti evidenziano che potrebbe trattarsi di una baby gang ben organizzata e pronta a sfidare il sistema educativo con il rischio di creare danni molto più gravi a strutture e persone;

   i dati legati alla criminalità minorile nel nostro Paese, infatti, confermano uno scenario complesso su cui è fondamentale richiamare l'attenzione per ipotizzare soluzioni volte al contenimento dei vari fenomeni criminosi e all'integrazione dei minori a rischio di delinquenza –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda urgentemente adottare per far luce sui vari episodi esposti in premessa e per evitare il ripetersi di fenomeni vandalici, anche promuovendo ogni utile iniziativa atta a recuperare quei ragazzi che sentono in modo particolare il disagio sociale legato al fallimento educativo;

   se e quali specifiche proposte di competenza si intendano avanzare all'interno dei percorsi scolastici ed extra scolastici, affinché agli adolescenti siano forniti modelli positivi e legali.
(4-11028)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Parco geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, istituito con decreto ministeriale del 16 ottobre 2001, è stato riconosciuto nel 1997 come primo parco della rete mondiale dei geositi dell'Unesco, benché il riconoscimento sia stato poi ritirato per le inadempienze da parte della gestione del Parco rispetto alle richieste presentate dall'Unesco;

   nato come strumento di tutela e valorizzazione del patrimonio minerario, storico e ambientale, materiale e immateriale, il Parco è uno dei parchi nazionali più estesi ed eterogenei d'Italia, rappresentando un unicum nel Mediterraneo per le sue peculiarità geologiche, ambientali e paesaggistiche, alle quali si associano il valore e le potenzialità del grande patrimonio tecnico, scientifico e culturale della storia mineraria sarda con un'altissima vocazione turistica;

   la direzione generale del Ministro della transizione ecologica, con atto firmato il 23 agosto 2021 dal dirigente dottor Antonio Maturani, ha predisposto il decreto di revoca dell'incarico dell'ex presidente del Parco, con la necessità di strutturare l'ente alle finalità costitutive. Finalità, secondo quando riportato dal Ministero nel documento redatto all'atto di revoca, non perseguite a causa di numerose irregolarità;

   il processo di revoca si è concluso il 2 settembre 2021 con la revoca contestuale delle nomine degli organi di indirizzo del Parco. L'ex presidente, che ha mantenuto la carica pro tempore, ruolo che avrebbe dovuto ricoprire per breve tempo fino alla nomina del nuovo commissario, ma che di fatto non è ancora avvenuta, si è definitivamente dimesso il 4 novembre 2021;

   ad oggi il suddetto Parco risulta di fatto commissariato anche se non ha ancora visto la nomina di un responsabile commissario straordinario, con la conseguente impossibilità di gestione straordinaria di uno dei complessi geominerari più importanti al mondo, come ad esempio l'accesso a risorse e finanziamenti di tipo nazionale ovvero comunitario, l'inattuabilità dei progetti già approvati e l'impossibilità di idearne di nuovi;

   si tratta di una situazione che sta causando gravi conseguenze su tutto il complesso storico ed ambientale, non solo di tipo gestionale, e che sta minando il pregio culturale del Parco stesso. Basti pensare che l'attività di tutela, valorizzazione e gestione dei siti minerari distribuiti in tutta la Sardegna, coinvolge ben 86 comuni;

   la presenza di un commissario si rende necessaria anche per aumentare la pianta organica, al momento insufficiente per adempiere a tutte le attività per le quali il Parco venne istituito, tra le altre di fondamentale importanza la possibilità di rientrare nella rete Unesco;

   vi è poi un'altra priorità che questa situazione obbliga a trascurare, quella di portare avanti presso la regione Sardegna, le pratiche che consentano di riperimetrare le aree nelle quali il Parco è tenuto a rilasciare pareri agli uffici tecnici comunali rispetto alle loro pratiche edilizie, operazione che, se non portata a termine, comporta la paralisi di una serie di adempimenti in capo alle amministrazioni locali;

   come previsto dallo statuto del consorzio Parco geominerario, all'articolo 12, «Il Presidente del consorzio del Parco [...] è nominato con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'istruzione, dell'università e delle ricerca, d'intesa con il presidente della regione Sardegna, sentita la Comunità del Parco» –:

   se la regione Sardegna abbia già fatto pervenire al Ministero della transizione ecologica proposte di nomina per il ruolo di Commissario straordinario del Parco, adempiendo ai propri doveri come da statuto;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato o sia in procinto di adottare, al fine di procedere con la nuova nomina, nel più breve tempo possibile, per la risoluzione delle problematiche descritte in premessa.
(4-11027)