Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 28 dicembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    le politiche per il miglioramento della qualità dell'aria intercettano in modo decisivo le azioni per il contrasto alla crisi climatica, ma non tutti gli interventi volti a migliorare la qualità dell'aria presentano apprezzabili benefici anche in termini di mitigazione del cambiamento climatico, il che rende necessario riflettere sull'opportunità di dotare l'Italia di un quadro regolatorio comune per entrambi i fenomeni, che definisca con chiarezza responsabilità e strumenti di intervento e vi riconnetta gli effetti sistemici positivi nel contrasto ad entrambi i fenomeni;

    sul fronte della qualità dell'aria l'Italia ha fatto registrare negli ultimi anni progressi lenti e ancora insoddisfacenti, che scontano la mancanza di una sede unitaria di elaborazione e coordinamento delle politiche di contrasto all'emissione di sostanze inquinanti e climalteranti nell'atmosfera;

    come è noto, l'applicazione in Italia della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa, recepita nell'ordinamento nazionale con il decreto legislativo n. 155 del 2010, è oggetto di due procedure di infrazione ancora pendenti nei confronti dell'Italia. In merito alla procedura d'infrazione n. 2014/2147, relativa al superamento dei valori di polveri sottili (PM10) nell'ambiente, la Commissione europea ha presentato ricorso presso la Corte di giustizia dell'Unione europea (causa C-644/18) in cui lamenta che i dati ottenuti sulla concentrazione di PM10 nell'aria dimostrano l'esistenza di una «violazione sistematica e continuata» della direttiva, nonché che i piani per la qualità dell'aria, adottati in seguito al superamento dei valori limite di concentrazione di PM10, «non permettono né di conseguire detti valori limite, né di limitare il loro superamento al periodo il più breve possibile». Relativamente alla procedura d'infrazione n. 2015/2043, con riferimento ai valori massimi di biossido di azoto che risultano superati in 12 zone, la Commissione ha invitato l'Italia a rispettare i valori limite convenuti sulla qualità dell'aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone;

    il cosiddetto decreto clima (decreto-legge n. 111 del 2019) aveva introdotto disposizioni volte, principalmente, alla definizione di una politica strategica nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria. In questo senso spiccava la norma recata dall'articolo 1 che disciplinava l'approvazione del programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria, in coordinamento con il Pniec e con la pianificazione di bacino per il dissesto idrogeologico, e istituisce un tavolo permanente interministeriale per l'emergenza climatica. Tali disposizioni sono state però abrogate dal decreto-legge n. 152 del 2021, in corso di conversione, in ragione del fatto (come si legge nella relazione illustrativa al citato decreto) che il citato programma avrebbe contemplato «misure già adottate ovvero da adottarsi sulla base di piani e programmi esistenti (tra cui anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede, alla missione M2C 4.3 – riforma 3.1, l'adozione di programmi nazionali di controllo dell'inquinamento atmosferico), senza, tuttavia, rispondere efficacemente a una finalità di coordinamento delle misure stesse»;

    lo stesso decreto-legge n. 111 del 2019 ha disposto che ciascuna amministrazione pubblica conforma le attività di propria competenza al raggiungimento degli obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria, e aveva istituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (ora Ministero della transizione ecologica) il tavolo permanente interministeriale sull'emergenza climatica, composto da un rappresentante del Ministero medesimo e di ciascuno dei Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali, della salute, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di monitorare, e adeguare ai risultati, le azioni del Programma strategico nazionale, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica;

    una specifica attenzione al miglioramento della qualità dell'aria è ora dedicata dalla proposta di Piano per la transizione ecologica (atto del Governo n. 297), adottato in attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 22 del 2021, il quale sottolinea che molte misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (mobilità sostenibile, riforestazione urbana, potenziamento ed elettrificazione del trasporto pubblico locale, sviluppo di una rete infrastrutturale di ricarica elettrica pubblica, energie rinnovabili) avranno effetti positivi sulla qualità dell'aria entro il 2026;

    lo stesso Pte preannuncia, nel quadro di un approccio multisettoriale e sinergico alle politiche di miglioramento della qualità dell'aria e di limitazione del riscaldamento climatico, una serie di misure per rispettare gli obiettivi europei di riduzione degli inquinanti al 2030 e le ambizioni poste dal Piano Toward Zero Pollution della Commissione europea. Il documento sottolinea, altresì, che, ai fini del miglioramento della qualità dell'aria, un'attenzione particolare andrà riservata all'impiego di biomasse e bioenergie, a una progressiva riduzione delle emissioni del settore agricolo (come l'ammoniaca), agli interventi nel Bacino Padano, agli interventi nelle città e aree metropolitane e al contrasto all'inquinamento indoor, aggiungendo che gli obiettivi al 2050 prevedono il rispetto dei valori soglia di molto più cautelativi stabiliti dall'organizzazione mondiale della sanità;

    come ricordato nel Rapporto 2020 Snpa «La qualità dell'aria in Italia», nel 2019 si sono verificati superamenti del valore limite giornaliero del PM10 in diverse regioni del Paese. Sussistono anche superamenti del valore limite annuale dell'NO2, ed è confermato il mancato rispetto dell'obiettivo a lungo termine per l'ozono esteso a tutto il territorio nazionale. Significative riduzioni delle concentrazioni di PM10, PM2,5 e NO2, sono state osservate nel decennio esaminato,

impegna il Governo:

   ad adottare, in linea con un approccio multisettoriale e sinergico alle politiche di miglioramento della qualità dell'aria e di contrasto al cambiamento climatico, iniziative normative finalizzate alla costituzione di una agenzia per il clima e la qualità dell'aria, dotata di adeguate professionalità, competenze tecnico-scientifiche e risorse finanziarie che, in collaborazione con i Ministeri interessati, il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, le agenzie regionali di protezione ambientale, le regioni e le autonomie locali, assicuri sull'intero territorio nazionale uniformità dei criteri e delle tecniche di rilevamento degli agenti inquinanti, elabori proposte operative per il coordinamento e il perfezionamento delle tecniche di monitoraggio a livello territoriale e su scala disaggregata, con particolare riferimento alla pianura padana e alle aree metropolitane, e sviluppi modelli predittivi per verificare l'impatto sulla qualità dell'aria a livello locale di cambiamenti su scala globale della temperatura dell'aria e dei modelli di precipitazione;

   adottare iniziative di competenza per elaborare un codice di riferimento per le misure restrittive da adottare in caso di superamento dei valori soglia, con l'indicazione delle migliori pratiche adottate a livello internazionale e la raccomandazione alle autorità locali di incentivare il ricorso alle attività da remoto (lavoro agile, didattica a distanza, ed altro) quale strumento alternativo alla tradizionale misura del blocco del traffico veicolare;

   a promuovere campagne di comunicazione finalizzate a sensibilizzare la popolazione circa la necessità di un cambio radicale di abitudini in tema di mobilità e riscaldamento domestico, incentivare gli spostamenti ciclopedonali di prossimità e richiamare l'attenzione, anche attraverso lo svolgimento di sondaggi e consultazioni pubbliche, sulla qualità dell'aria negli ambienti domestici, lavorativi e scolastici e sui rischi per la salute umana ad essa connessi.
(7-00776) «Rotta, Pezzopane, Braga, Buratti, Morassut, Morgoni, Pellicani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nella notte dell'11 dicembre 2021 si è verificato un cedimento del pilone centrale del ponte sul fiume San Bartolomeo (strada statale 187) che ha causato il crollo dello stesso, fortunatamente, senza causare vittime;

   l'infrastruttura crollata, probabilmente a causa delle anomale e intense precipitazioni piovose che ha colpito la Sicilia, è di fondamentale importanza per il collegamento tra le città di Castellammare del Golfo e Alcamo, trattandosi di asse viario molto transitato in quanto arteria percorribile in minor tempo rispetto ad alternativi percorsi che non consentono di raggiungere velocemente le due località a vocazione turistica, causando un notevole danno economico alle importanti attività commerciali del luogo;

   in data 16 dicembre 2021 si è tenuto a Palazzo Crociferi, in Castellammare del Golfo, un consiglio comunale congiunto tra quello di Alcamo e Castellammare, trattando la delicata questione e approvando all'unanimità un ordine del giorno che impegna le rispettive amministrazioni comunali a monitorare e sollecitare gli enti preposti per trovare soluzioni immediate al fine di realizzare questa importante ed essenziale opera;

   i cittadini del luogo, preoccupati dai danni economici e alla viabilità che sta causando la mancata percorribilità sul ponte ai pendolari, agli insegnanti, agli studenti, agli impiegati, agli operatori commerciali, agli agricoltori si sono attivati istituendo un comitato «per il ponte sul fiume San Bartolomeo», con l'obiettivo non solo di affiancare gli organi competenti nelle decisioni afferenti alla demolizione e alla ricostruzione del ponte, ma anche nell'affrontare nel suo complesso le problematiche che riguardano il bacino idrografico del San Bartolomeo;

   il territorio castellammarese e alcamese negli ultimi anni è stato attenzionato da tantissimi investitori economici, provenienti da diverse parti del mondo, che hanno puntato alla realizzazione di innumerevoli attività di tipo ricettivo e turistico con strutture alberghiere all'avanguardia –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire la ricostruzione del ponte, scegliendo soluzioni tecniche all'avanguardia e che tengano conto del contesto idrogeologico del fiume e ripristinando sin da subito il transito provvisorio fra Castellammare e Alcamo Marina;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per assicurare interventi straordinari di contrasto al dissesto idrogeologico e di messa in sicurezza di strade interne e ponti, deliberando lo stato di grave calamità ed emergenza al fine di garantire in tempi brevi l'adozione delle misure atte a scongiurare il permanere della situazione determinatasi con il crollo del ponte sul fiume San Bartolomeo.
(4-11017)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   VERINI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto per la storia dell'Umbria contemporanea (Isuc) svolge, da quasi cinquant'anni, una preziosa attività per garantire la conservazione e la fruizione di importanti testimonianze della storia contemporanea della Regione Umbria e diffonderne la conoscenza, diventando nel tempo un insostituibile punto di riferimento per la comunità, la ricerca, la tutela della memoria;

   l'istituto gestisce servizi quali una biblioteca con un patrimonio di oltre 12.000 titoli, una fototeca che conserva 8.000 fotografie, una videoteca che raccoglie circa 600 tra vhs e dvd, l'Archivio storico costituito da 211 buste che conservano fondi di associazioni politiche e culturali o di privati cittadini, il Premio letterario «Gisa Giani» giunto alla XVI edizione, convegni e pubblicazioni, anche in collaborazione con altri enti, associazioni, fondazioni e università e una sezione didattica che negli anni ha visto la fruizione dell'offerta formativa dell'istituto da parte di circa 1.200 studenti;

   nell'aprile 2020 l'Isuc viene commissariato dalla Regione Umbria, ma in questo periodo non è stata attuata la necessaria e annunciata riorganizzazione funzionale dell'ente, alimentando invece la sensazione di una colpevole volontà di progressivo ridimensionamento e smantellamento;

   l'istituto rischia di chiudere il 31 dicembre 2021 per la scadenza dei contratti stipulati con i cinque collaboratori, che non possono essere rinnovati nel rispetto della normativa vigente in materia di reclutamento del personale –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la Regione Umbria, per individuare una soluzione che consenta, anche in ragione dei connessi profili occupazionali, di scongiurare la chiusura dell'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea ed evitare che il grande patrimonio culturale e di professionalità che custodisce vada disperso irreparabilmente.
(3-02701)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   al fine di contrastare la povertà educativa e di diffondere la lettura, fu istituita la Carta della Cultura, una carta elettronica del valore di euro 100,00 con la quale i cittadini appartenenti a nuclei familiari economicamente svantaggiati, avrebbero potuto acquistare libri anche in formato digitale;

   questa misura, prevista dalla legge n. 15 del 13 febbraio 2020, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 63 del 10 marzo dello stesso anno, prevedeva ai sensi dell'articolo 6, comma 2, che entro 90 giorni dalla data di pubblicazione, fossero adottati decreti atti ad individuare i requisiti per l'assegnazione della Carta e le sue modalità di rilascio ed utilizzo;

   il Ministero della cultura ha istituito il Fondo della «Carta della cultura», con una dotazione di un milione di euro annui a decorrere dal 2020, da integrare anche con altri importi provenienti anche da donazioni, lasciti o disposizioni testamentarie di soggetti privati e imprese;

   con il decreto n. 34 del 2020, cosiddetto «decreto Rilancio», la dotazione del fondo è stata notevolmente incrementata con ulteriori 15 milioni di euro;

   al fine di individuare una soluzione e in un certo qual modo sollecitare l'effettivo utilizzo della Carta della Cultura, fu presentata una interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-06023, cui fu data risposta il 19 maggio 2021 nella seduta n. 510 della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione – Camera dei deputati;

   il Governo, nell'indicare in risposta le modalità applicative definite con decreto ministeriale n. 73 del 10 febbraio 2021 e le risorse finanziarie per gli anni 2020-2021, per una somma totale pari a 18 milioni di euro, per inciso risorse già trasferite dalla competente Direzione generale biblioteche al Centro per il libro e la lettura, specificava che per l'effettiva emissione della Carta si attendeva unicamente la definizione delle modalità tecniche in accordo con PagoPA e CONSAP S.p.A. e che tale fase fosse in via di conclusione;

   si è all'epilogo dell'anno civile 2021 e si tratta di servizi culturali fondamentali per combattere la povertà educativa, in particolar modo di bambini ed adolescenti privati della possibilità di apprendere e così sviluppare le proprie attitudini, oltre che di risorse considerevoli e «sospese» –:

   quando sarà realmente operativa la Carta della Cultura così come previsto dal comma 1 dell'articolo 6 della legge n. 15 del 13 febbraio 2020 e successive modifiche e quali siano le cause di questo considerevole ritardo.
(5-07303)

Interrogazione a risposta scritta:


   NAPPI, DEL SESTO e VILLANI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio al confine tra Saviano e Piazzolla di Nola (Napoli) sono stati rinvenuti una serie di reperti che fanno presumere l'esistenza di un villaggio preistorico;

   queste scoperte sono venute alla luce durante la realizzazione di un impianto per il gas, nei pressi della cosiddetta «Masseria Tufano» (Via Vittorio Veneto, località «o Squarcione», Saviano), nella fase di posizionamento di un serbatoio a circa sei metri di profondità;

   sono stati ritrovati e depositati presso la Soprintendenza archeologica di Nola una capanna ed altri oggetti che costituivano sicuramente il corredo domestico facenti parte di un più ampio abitato protostorico dell'età del bronzo antico che si estende, con ogni probabilità, anche ai terreni limitrofi;

   tra tali reperti, circa una trentina, identificabili per lo più come vasellame, giova ricordarne principalmente uno di grande dimensione ed incenerito alla base, sicuramente utilizzato per la cottura di alimenti per un numero notevole di persone;

   attualmente, parte di tali reperti è stata persino esposta nella stanza numero due del Museo archeologico di Nola;

   è indubbia l'importanza storica e la posizione strategica che tale porzione di territorio ha assunto nel periodo del bronzo antico, tra i villaggi di Nola e di Longola, da un lato, e quello di Ottaviano, dall'altro;

   solo la realizzazione di attenti e mirati scavi potrà definire correttamente l'esistenza e la grandezza del villaggio situato nella predetta zona anche per determinarne i collegamenti stradali tra i villaggi suddetti;

   l'attività amministrativa di tutela di questa zona è sicuramente ridotta in confronto alla vastità del valore dei beni emersi e che potrebbero palesarsi ad una più attenta attività di scavo;

   soprattutto nell'ultimo periodo, la zona in questione è interessata da progetti che potrebbero rivelarsi decisamente invasivi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di tutelare e salvaguardare la zona interessata, sia per evitare la distruzione dei reperti già rinvenuti che per portarne nuovi alla luce.
(4-11016)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   BARZOTTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel giro di un mese presso la Casa Circondariale «Torre del Gallo» di Pavia ci sono stati tre suicidi;

   il Garante nazionale dei detenuti ha recentemente rilevato presso l'istituto stesso gravi carenze strutturali e sanitarie soprattutto con riferimento ai detenuti con problemi psichici;

   a titolo esemplificativo, sono state segnalate criticità di sovraffollamento, legate alla carenza di personale (medico, in primis, ma anche penitenziario e trattamentale). Lo stesso Garante ha parlato di «un carcere abbandonato a sé stesso» dove non ci sono opportunità trattamentali e strumenti per rendere il tempo detentivo un tempo utile alla risocializzazione;

   i tragici fatti di Torre del Gallo corroborano i dati che identificano il suicidio come una delle principali cause di morte nella popolazione detenuta e ciò costituisce il fallimento più evidente del ruolo punitivo dello Stato –:

   se siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare per prevenire atti estremi come quelli accaduti nel carcere di Torre del Gallo, per garantire ai detenuti piena dignità ed effettività del loro percorso di rieducazione sociale comprendente il lavoro e la formazione professionale nonché per potenziare il supporto alla popolazione detenuta in ambito medico sanitario.
(3-02700)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TROIANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da informazioni in possesso dell'interrogante, le categorie professionali dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e degli avvocati evidenziano una serie di difficoltà applicative in relazione alle disposizioni contenute nel decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 ottobre 2021, n. 147, particolare all'articolo 2, comma 1 e all'articolo 3, comma 3;

   al riguardo, le predette categorie rilevano che, nell'ambito delle misure previste dall'articolo 2, comma 1, (che reca disposizioni per la composizione negoziata per la soluzione della crisi d'impresa) in base a quanto stabilito, sembrerebbe che soltanto l'imprenditore che svolga contemporaneamente l'attività commerciale e agricola possa richiedere la nomina di un esperto indipendente quando risulta ragionevolmente perseguibile il risanamento d'impresa;

   con riferimento invece all'articolo 3, (che istituisce la piattaforma telematica nazionale e nomina dell'esperto) il comma 3 indica che presso la camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di ciascun capoluogo di regione e delle province autonome di Trento e di Bolzano sia formato, (con le modalità di cui al comma 5) un elenco di esperti nel quale possono essere inseriti gli iscritti da almeno cinque anni all'albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e all'albo degli avvocati che documentano di aver maturato precedenti esperienze nel campo della ristrutturazione aziendale e della crisi d'impresa;

   dall'applicazione della suesposta disposizione, evidenziano ancora le categorie dei commercialisti e degli avvocati, risulterebbe che l'esperto autorizzato ad intervenire nella procedura della composizione negoziata possa essere sia un dottore commercialista, che un avvocato;

   dalle suesposte osservazioni, i medesimi professionisti rilevano come le disposizioni in precedenza richiamate, per come riformulate in sede di conversione del decreto-legge, appaiano pertanto complesse e conducano ad evidenti dubbi interpretativi, determinando ambiguità nella loro effettiva applicazione: sembrerebbe che per poter aderire alla composizione negoziata l'imprenditore debba essere necessariamente sia commerciale che agricolo, ed inoltre, al fine dell'iscrizione nella piattaforma in precedenza richiamata, sembrerebbe sia necessario essere abilitati sia alla professione di dottore commercialista, che a quella forense;

   a giudizio dell'interrogante, le obiezioni sollevate da parte delle categorie dei dottori commercialisti ed esperti contabili nonché degli avvocati appaiono certamente condivisibili e pertinenti e le criticità rischiano di causare palesi disagi e impedimenti nello svolgimento della loro professione, in particolare con riferimento alla disposizione relativa all'articolo 3, comma 3, che (per effetto del testo modificato in sede di conversione del decreto-legge in precedenza richiamato) annulla di fatto il requisito riconosciuto di diritto ai dottori commercialisti e agli esperti contabili, sul possesso di esperienze nel campo della ristrutturazione aziendale e della crisi d'impresa, obbligando quest'ultima categoria, (rispetto alla volontà del legislatore) a documentare tali esperienze al pari degli avvocati e dei consulenti del lavoro –:

   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se, in considerazione delle criticità in precedenza richiamate e delle difficoltà interpretative, il Governo non convenga della necessità di assumere iniziative per prevedere interventi correttivi finalizzati a chiarire le disposizioni previste dal decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118, di cui all'articolo 2, comma 1 e all'articolo 3, comma 3;

   quali iniziative urgenti e necessarie intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine d'introdurre normativi volti a chiarire l'esatta interpretazione delle disposizioni riportate, attraverso modifiche orientate nel senso indicato in premessa.
(5-07302)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 dicembre 2021 si sono tenute le elezioni del presidente della provincia di Verbano Cusio Ossola e dei dieci consiglieri che andranno a comporre il consiglio provinciale, elezioni che secondo quanto previsto legge n. 56 del 2014, cosiddetta riforma Delrio, sono di secondo grado, essendo chiamati a votare solo i sindaci dei 74 comuni della provincia di Verbano Cusio Ossola e i loro consiglieri comunali;

   secondo quanto riportato da notizie a mezzo stampa, in merito a questo scrutinio si sarebbero verificate una serie di pesanti ambiguità, evidenziate anche dalla clamorosa richiesta di riconteggio avanzata da Fratelli d'Italia, che necessitano di essere chiarite con urgenza, nell'interesse della credibilità delle istituzioni e dell'ente Provincia;

   in particolare, il verbale di proclamazione degli eletti sarebbe stato reso noto trascorse più di quaranta ore dalla chiusura dei seggi. Si tratta di procedimenti elettorali su cui è necessario che sia sempre garantita la massima trasparenza e correttezza delle procedure e delle operazioni eseguite garantendo, in particolare, la conformità dei verbali alle stesse;

   particolarmente grave, poi, è parsa la mancata stesura con immediatezza, a scrutinio avvenuto del presidente e del consiglio, del verbale di proclamazione degli eletti e l'omessa comunicazione alla prefettura della conclusione delle operazioni elettorali, senza nessun comunicato ufficiale per ore, mentre si rincorrevano voci, interpretazioni e veline ai giornali, che il giorno successivo hanno portato alla contestazione formale del risultato addirittura da parte di Fratelli d'Italia, partito della maggioranza –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare sui fatti riportati in premessa.
(5-07305)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   VILLAROSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 145 del 2018, all'articolo 1, comma 258, dispone nell'ambito del Fondo per il reddito di cittadinanza di cui al comma 255, un importo pari a oltre 400 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 destinato ai centri per l'impiego di cui all'articolo 18 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, al fine del loro potenziamento. A decorrere dall'anno 2019, autorizzava le regioni ad assumere, con aumento della rispettiva dotazione organica, fino a complessive 4.000 unità di personale da destinare ai centri per l'impiego;

   con il decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante «Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni» ed, in particolare con l'articolo 12, comma 3, veniva adottato un piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro, poi successivamente approvato con il decreto ministeriale n. 74 del 2019;

   con il decreto ministeriale del 22 maggio 2020 venivano apportate delle «Modifiche al Piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro» che doveva portare entro la fine 2021 ad un incremento di 11.600 unità di personale nei centri dell'impiego;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza – M5C1 – prevede l'adozione, d'intesa con le regioni, del Programma nazionale per la garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol), quale programma nazionale di presa in carico, erogazione di servizi specifici e progettazione professionale personalizzata;

   in data 16 dicembre 2021 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato l'ultimo monitoraggio periodico sull'attuazione delle assunzioni di personale a tempo indeterminato previsto dal Piano su menzionato che riporta dati abbastanza preoccupanti a giudizio dell'interrogante;

   su 11.535 posti previsti dal piano potenziamento CPI risultano essere solo 1.458 i posti assegnati al 30 settembre 2021 e 2.333 le assunzioni previste entro dicembre 2021;

   risultano esserci ancora regioni con un numero di assunzioni per il 2021 pari a zero, come la Regione siciliana, la regione Molise, la regione Calabria e la regione Basilicata;

   il ruolo dei centri per l'impiego risulta essere strategico per le politiche attive del nostro Paese –:

   se intenda intraprendere urgenti iniziative, per quanto di competenza, in raccordo con le regioni, affinché siano attuate azioni urgenti per la realizzazione del suddetto piano con particolare attenzione alla situazione delle regioni ancora ferme «a zero».
(4-11019)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo, pubblicato il 16 dicembre 2021, sul «Il punto Coldiretti – Giornale di informazione per le imprese del sistema agroalimentare» dal titolo «Pac: così Coldiretti ha “salvato” il Piano strategico» si legge: «Si era partiti da “un impianto disastroso”, ma grazie al lavoro di cesello svolto dalla Coldiretti a fianco del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sono stati limitati i danni. Non è la Pac “dei nostri sogni” – ha chiarito il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – ma il Piano strategico nazionale è riuscito comunque a mettere a terra interventi positivi per gli agricoltori. La nuova Pac è stato uno dei temi al centro dell'assemblea della Coldiretti a cui ha partecipato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli. Il primo obiettivo centrato è stato la realizzazione della convergenza in tempi lunghi. Di fatto l'iter si completerà nel 2027/2033. La Coldiretti è riuscita a diluire in trent'anni il processo che, secondo l'iniziale programma, avrebbe dovuto portare all'annullamento dei titoli nel 2014/2020»;

   si legge ancora «La Coldiretti si è battuta con forza perché la Pac rimanesse un presidio finanziario a sostegno dell'agricoltura mentre i Paesi del Nord premevano per una politica agricola legata all'ambiente. Anche questo un pericolo sventato (...) Sugli ecoschemi e i premi accoppiati si è puntato sulla semplificazione. Sui primi, in particolare, sono state chieste priorità per le filiere che hanno subito i maggiori tagli dalla nuova Pac e cioè zootecnia, riso e olivicoltura. Si partiva da 7 ecoschemi, la Coldiretti è riuscita ad arrivare a tre aree. Alla zootecnia sostenibile è stato destinato il 41 per cento delle risorse degli ecoschemi. Per combattere la carne sintetica infatti la Coldiretti ritiene necessario valorizzare la zootecnia rendendola sempre più disponibile. Nell'area della biodiversità sono stati inseriti inerbimento (20 per cento delle risorse), rotazione (20 per cento) e impollinatori (5 per cento). L'olivicoltura è stata compresa nelle misure paesaggistiche». «È stato un lavoro di fondamentale importanza – ha sottolineato Prandini – perché siamo partiti da una impostazione drammatica con tagli dei titoli che arrivavano al 70 per cento. Il presidente della Coldiretti ha dato atto al Ministro Patuanelli di grande coraggio e intelligenza per aver modificato l'impostazione della Pac»;

   l'azione della Coldiretti ha incassato «in diretta» l'apprezzamento del Ministro interrogato che ha riconosciuto come l'organizzazione ci sia sempre quando si tratta di difendere l'agricoltura e sostenere il Paese;

   da questo articolo si evince che la Coldiretti avrebbe concordato con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali il nuovo piano strategico della PAC 2023-2027. Su questo però bisogna evidenziare che ad oggi è ancora aperto il Tavolo di partenariato nazionale sull'attuazione della PAC post 2020, a cui siedono tutte le parti sociali, tra le quali anche la Coldiretti;

   il tavolo, che è l'organismo istituzionalmente titolato a discutere e negoziare tra le parti sociali, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e l'autorità ambientale (Ministero della transizione ecologica) i contenuti del Piano strategico nazionale PAC, a quanto consta all'interrogante, non ha ancora deciso nulla e, al momento della pubblicazione del citato articolo, non disponeva delle informazioni e dei dati che sono riportati nei passaggi citati, e che sono emersi solo successivamente come esiti dell'interlocuzione del Ministero con le regioni, e saranno portati al tavolo partenariale convocato in data successiva, ossia il 28 dicembre 2021; pertanto non si comprendono le dichiarazioni della Coldiretti sui risultati ottenuti e, in particolare, su quello di essere riuscita a sventare una politica agricola legata all'ambiente –:

   se quanto dichiarato dalla Coldiretti corrisponda al vero e, in tal caso, in quale sede istituzionale l'accordo sopracitato sia stato raggiunto a discapito del tavolo di partenariato di cui in premessa che è l'organismo titolato a discutere e negoziare con le parti sociali i contenuti del Piano strategico nazionale PAC.
(4-11018)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sta destando sgomento e indignazione la notizia, pubblicata dagli organi di stampa, del decesso avvenuto lo scorso 17 dicembre della sig.ra Anna Romagnolo, infermiera salernitana, morta all'ospedale di Battipaglia;

   le sue figlie, Alessandra, Consuelo e Annarita Santoro hanno sporto denuncia ai Carabinieri della Compagnia di Battipaglia e il P.M. Rosa Staiano ha aperto un fascicolo: omicidio colposo per responsabilità mediche ed è stato conferito l'incarico ad un medico legale per un'autopsia prenatalizia;

   da come si apprende dai dettagliati articoli di stampa, il calvario della povera Anna è iniziato all'alba del giorno 14 a Bellizzi, in casa di una delle figlie, dove, a causa di dolori addominali e lingua gonfia, ha passato il lunedì a letto. Il giorno dopo, di martedì, le prime tracce di sangue nelle feci e il vomito;

   la figlia riferisce di aver chiamato il medico curante che le ha prescritto dei farmaci, ma il sangue, però, aumentava e si è dunque decisa a portare mamma Anna al Pronto soccorso di Battipaglia;

   racconta la figlia: «l'hanno tenuta lì, tutta sporca, su una barella, dalle 9,30 del mattino alle 20,00 e poi, dopo gli esami di routine, m'hanno detto che era un'emorroide, m'hanno suggerito una colonscopia fuori dall'ospedale e l'hanno dimessa. In codice verde»;

   a casa a Bellizzi, un'altra nottataccia: «Dormiva – racconta la figlia – ma si lamentava nel sonno». E al risveglio «aveva ancora perdite di sangue, anche senza feci»;

   la figlia terrorizzata ha chiamato il 118 per riportare la povera mamma a sirene spiegate in ospedale. «Prima di accedere al Pronto soccorso – l'amara ricostruzione della figlia – siamo rimaste, in ambulanza per due ore. E non c'hanno chiamate. Ho dovuto far storie. Un camice bianco m'ha chiesto perché l'avessi riportata lì: ho dovuto spiegargli che l'aveva detto il medico. In quelle condizioni, mia madre andava ricoverata»;

   in tarda serata le hanno fatto una tac con contrasto dalla quale non si evinceva nulla, all'1,00 di notte è stata operata d'urgenza ed è deceduta intorno alle 2,00 con necrosi intestinale;

   la povera Anna, alle 12 di quel mercoledì, ha varcato la soglia del Pronto soccorso e di lì non sarebbe più uscita. Dal codice verde alla morte, dal «tutto normale» al «niente come prima» –:

   quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze, il Ministro interrogato ritenga di promuovere in relazione alla vicenda sopra esposta per contribuire a chiarire come si siano effettivamente svolti i fatti che hanno portato alla morte della signora Anna Romagnolo e individuare, anche tramite l'invio di ispettori, le cause di quanto verificatosi presso l'ospedale di Battipaglia.
(4-11021)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale Caterpillar è presente sul territorio nazionale con diversi siti produttivi per la sua diversificata gamma di offerta. Un'azienda con ricavi e profitti in crescita (1,2 miliardi di euro solo nel terzo trimestre 2021) e con dividendi pagati ai soci in costante aumentò da ben 27 anni;

   tra questi stabilimenti quello di Jesi è oggi dedicato alla produzione di parti macchina, in particolare cilindri per motori, rilevato a metà degli anni '80 dalla storica fabbrica cittadina Sima;

   lo stabilimento in questione ha personale di alta capacità tecnica per produzioni di grande contenuto specialistico;

   la direzione dello stabilimento, sempre altamente produttivo, da mesi aveva introdotto, seppur su base volontaria, sabati lavorativi e intensificato la percentuale dei turni di lavoro notturno in considerazione di un'accresciuta domanda di mercato;

   il 10 dicembre 2021 la direzione dello stabilimento a nome della società (Caterpillar Hydralics srl) ha notificato alle rappresentanze sindacali l'avvio del procedimento di chiusura dello stesso in base alla legge n. 23 del 1991;

   sembrerebbe che tra le motivazioni che abbiano portato alla chiusura il direttore di Caterpillar Jesi abbia riferito che con la delocalizzazione della produzione in altri stabilimenti i cilindri costerebbero dal 20 per cento al 25 per cento in meno;

   in nessun modo l'azienda ha mai segnalato le intenzioni di questa scelta, né, altresì, ha ritenuto darne comunicazioni alle istituzioni del territorio, quando in precedenza aveva concertato con gli stessi per la richiesta, successivamente ottenuta, di ampliare il sito dello stabilimento in vista di future assunzioni;

   i lavoratori sono riuniti in sciopero e chiedono che l'azienda ritiri la procedura di mobilità che avrebbe scadenza il 24 febbraio 2022; si tratta di una scadenza talmente breve da non permettere la possibilità di trovare un acquirente in tempo utile e salvare la produzione e i posti di lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti e se la società abbia mai comunicato al Ministero dello sviluppo economico le ragioni di tale provvedimento e illustrato le strategie imprenditoriali che sottendono a tale scelta;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per scongiurare questa decisione e i suoi effetti sul territorio della Vallesina, dove altre crisi industriali hanno creato disoccupati e danni notevolissimi all'intero sistema economico di quel territorio;

   quali iniziative di competenza intenda mettere in campo in relazione al comportamento dell'azienda che punta alla delocalizzazione della produzione.
(5-07301)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, GIARRIZZO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo a sostegno dell'impresa femminile è stato istituito dall'articolo 1, comma 97, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023»), con una dotazione di 40 milioni di euro, al fine di promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento dell'imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell'imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile e di massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese;

   il Fondo è volto a sostenere le imprese femminili di qualsiasi dimensione, con sede legale e/o operativa ubicata su tutto il territorio nazionale, già costituite o di nuova costituzione, attraverso la concessione di agevolazioni nell'ambito di una delle due seguenti linee di azione: incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili, incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili;

   nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 296 del 14 dicembre 2021 è stato pubblicato il decreto interministeriale 30 settembre 2021 che disciplina le modalità di intervento del Fondo a sostegno dell'impresa femminile;

   l'articolo 14 del decreto interministeriale, in merito alla procedura di accesso alle agevolazioni del Fondo, prevede che le stesse siano concesse con una procedura valutativa a sportello, precisando che le domande devono essere compilate esclusivamente per via elettronica, utilizzando la procedura informatica che sarà messa a disposizione in un'apposita sezione del sito internet del soggetto gestore;

   lo stesso articolo, altresì, rimanda ad un successivo provvedimento del Ministero dello sviluppo economico la definizione dell'apertura dei termini e delle modalità per la presentazione delle domande di agevolazione;

   il decreto interministeriale 30 settembre 2021 è stato adottato non rispettando il termine indicato dall'articolo 1, comma 103, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, il quale prevedeva l'adozione del decreto attuativo per la ripartizione della dotazione finanziaria del Fondo entro un termine di sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2021;

   la previsione di un successivo provvedimento ministeriale al quale il decreto del 30 settembre appena pubblicato rinvia, di fatto, allunga ulteriormente i tempi per la concessione degli incentivi alle imprese femminili –:

   quale sia la tempistica di adozione del provvedimento con il quale il Ministero indicherà il termine e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione al fine di consentire alle imprese femminili l'accesso in tempi celeri agli incentivi previsti dal Fondo a sostegno dell'impresa femminile, tenuto conto che è decorso già un anno dallo stanziamento delle suddette risorse.
(4-11020)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il problema del costo dei prodotti energetici sta minacciando la ripresa in corso per gli effetti sulle famiglie, con gli aumenti in bolletta e dei prezzi dei beni di consumo a causa degli aumenti dei costi di produzione, e sulle attività economiche italiane che vedono ulteriormente indebolita la propria competitività sui mercati europei e internazionali che da anni beneficiano di prezzi dell'energia inferiori di quelli italiani;

   i rincari delle materie prime energetiche riflettono peraltro anche i problemi strutturali, derivanti dall'avvio di una fase di transizione energetica, che stanno generando evidenti ricadute sul nostro Paese, e sono l'indice che non si tratta più di un fenomeno transitorio;

   Governo e Parlamento hanno risposto attraverso provvedimenti d'urgenza che hanno impegnato ingenti risorse per ottenere una riduzione degli aumenti dei costi delle bollette, ma l'attuale contesto necessita anche di interventi straordinari di politica economica, affinché si possa intervenire attraverso una gestione efficace dell'emergenza con l'obbiettivo di protezione dell'intera filiera e di garantire una continuità di operatività di tutti gli operatori coinvolti mitigando così l'attuale scenario emergenziale;

   l'aumento del livello dei prezzi dal settore elettrico si sta estendendo a tutti i settori di beni e servizi, con i fisiologici risvolti in termini di aumento dell'inflazione: tali aumenti non interesseranno solo l'utente domestico, ma anche l'intero tessuto imprenditoriale italiano, impossibilitato a recuperare i costi di produzione o a ribaltare interamente gli aumenti sul prezzo finale del prodotto;

   gli operatori del settore, che garantiscono la continuità di un servizio di pubblica utilità, si trovano a dover affrontare due problematiche tra loro connesse, quella della morosità dei clienti finali e quella relativa all'inasprimento delle garanzie richieste da parte di Terna, dal Gestore dei mercati elettrici e dai distributori, due problematiche che se non affrontate adeguatamente possono minacciare la sopravvivenza finanziaria degli operatori: la filiera energetica è un meccanismo complesso costituito da una pluralità di soggetti, un ingranaggio che funziona solamente se tutti i singoli elementi di cui è composto funzionano;

   sarebbe necessaria, quindi, l'adozione di urgenti misure integrative per far fronte all'impatto economico-sociale derivante dall'impossibilità di rilasciare garanzie bancarie con valori così elevati, e per garantire la continuità economica delle imprese di vendita e del servizio somministrato, misure come l'introduzione di un meccanismo straordinario di garanzia aggiuntivo, anche con l'utilizzo di società pubbliche come SACE, che possa mitigare il rischio di collasso finanziario gravante sulla filiera energetica –:

   quali siano gli intendimenti del Governo sulle problematiche esposte in premessa e quali iniziative di competenza siano previste per la salvaguardia e la tutela degli operatori della filiera del mercato elettrico, in particolare per quanto riguarda il sostegno all'obbligo di rilascio di garanzie delle imprese del settore dell'energia.
(5-07304)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Fantuz e altri n. 4-10927, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Patelli.

  L'interrogazione a risposta scritta Fratoianni e Orfini n. 4-11011, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione D'Arrando n. 7-00594, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 446 del 27 dicembre 2020.

   La XII Commissione,

   premesso che:

    i disturbi dell'alimentazione (DA) sono patologie complesse determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo che portano a vivere con una ossessiva attenzione al proprio peso, al proprio corpo e a una eccessiva necessità di stabilire un controllo su di esso;

    dagli anni '90, la notevole accelerazione della globalizzazione di modelli e stereotipi sociali, favorita dai nuovi mezzi di comunicazione digitale, le trasformazioni culturali delle abitudini familiari e sociali del mangiare e della convivialità, hanno portato ad un aumento vertiginoso dei disturbi alimentari con una vera e propria «epidemia sociale»;

    tra i disturbi più frequenti si annoverano l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa; la prima è caratterizzata essenzialmente da una restrizione dell'assunzione di calorie in relazione al fabbisogno che porta a un peso corporeo significativamente basso in relazione all'età, al sesso nonché da una intensa paura di aumentare di peso;

    l'incidenza dell'anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100 mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi;

    la bulimia nervosa, invece, è caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffata e dall'assunzione smodata di cibo attraverso ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie volte a prevenire l'aumento di peso;

    per quanto riguarda la bulimia nervosa, ogni anno, si registrano 12 nuovi casi per 100 mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi per 100 mila persone in un anno tra gli uomini;

    tali disturbi del comportamento alimentare hanno assunto, ormai, una particolare gravità soprattutto nei soggetti in età adolescenziale e necessitano di un intervento per indirizzare le famiglie, la scuola e gli operatori sanitari verso azioni che consentano alla persona di guarire dalla sua patologia e di essere meno vulnerabile;

    secondo la Federazione italiana medici pediatri, il rischio dell'anoressia sta crescendo in misura esponenziale in Italia poiché tra le ragazze delle scuole secondarie di primo grado (11-13 anni) il 60,4 per cento vorrebbe essere più magro, il 24 per cento ha già sperimentato una dieta e il 32 per cento si è rivolto a un medico per la prescrizione di un regime alimentare ipocalorico, il 34 per cento è ricorso a una dieta «fai-da-te», il 30 per cento ha seguito consigli di amici, di riviste o della rete internet. L'età dei soggetti affetti da disturbi del comportamento alimentare, sia maschi che femmine, è tra i 12 e i 25 anni e in Italia si calcola che essi siano circa 2.000.000;

    le indagini epidemiologiche dimostrano che molti bambini già in età prescolare e scolare incorrono in errori nutrizionali qualitativi e quantitativi che certamente non dipendono dalla loro volontà. La cultura della corretta alimentazione inizia dalla famiglia, ma purtroppo i genitori spesso tendono a sottostimare lo stato ponderale dei propri figli e ciò trova conferma dai dati del 2016 da cui emerge che, tra le madri di bambini in sovrappeso od obesi, il 37 per cento riteneva che il proprio figlio fosse sotto-normopeso e solo il 30 per cento pensava che la quantità di cibo assunta fosse eccessiva;

    anoressia e bulimia, patologie sempre più diffuse anche tra i soggetti di sesso maschile, determinano anche un effetto al quale bisogna prestare molta attenzione, ossia l'isolamento sociale che spinge chi ne soffre ad evitare momenti conviviali;

    grande influenza hanno purtroppo i modelli sociali, immagini di bellezza quasi sempre legate alla magrezza e alla forma fisica, nonché altre ragioni ben più complesse che generano queste patologie, in particolare legate alla competitività, nella scuola, nel lavoro, nello sport e in altre attività legate a performance figurative; alcuni Paesi, europei ed extra europei, hanno deciso di intervenire in maniera incisiva nel contrasto dell'anoressia e dei disturbi dell'alimentazione; Francia e Israele, ad esempio, hanno introdotto un provvedimento che impone alle modelle di presentare un certificato medico che indichi il proprio peso corporeo prima di poter sfilare e in ambito pubblicitario hanno disposto l'obbligo di specificare pubblicamente se le immagini utilizzate mostrano corpi reali o soggetti a fotoritocchi per far sembrare le modelle più magre e perfette, prevedendo apposita sanzione in caso di mancata o mendace dichiarazione;

    anche la Norvegia l'11 giugno 2021 ha bandito l'uso di filtri social e applicazioni per ritoccare il corpo, con l'obiettivo di combattere i contenuti che influiscono sull'insicurezza sociale, sulla cattiva coscienza, sulla bassa autostima;

    c'è infine un ultimo aspetto che necessità di una adeguata attenzione e che riguarda i disturbi alimentari legati all'emergenza Covid;

    emerge infatti che con la pandemia da coronavirus sono aumentati del 30 per cento i disturbi dell'alimentazione; il cibo è diventato una scappatoia per affrontare i cambiamenti traumatici che questa emergenza comporta;

    sulla questione, psicoterapeuti e professionisti sanitari stanno attuando nuove strategie per essere al fianco dei pazienti perché i disturbi alimentari non permettono di stare bene con sé stessi e causano disagio nei rapporti interpersonali e nel contesto lavorativo e scolastico, abbassando così la qualità di vita;

    secondo il Ministero della salute, in Italia, più di tre milioni di persone soffrono di questa problematica, ma si stima possano essere di più dal momento che circa il 40 per cento non chiede aiuto o non riceve una diagnosi. Per far fronte alle restrizioni e ai limiti imposti dalla pandemia, i professionisti sanitari hanno incrementato la terapia online, valida alternativa all'incontro vis a vis;

    alla luce di quanto esposto ne deriva che il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare presuppone una rete di intervento completa in tutti i vari livelli di assistenza in grado di garantire un percorso di cura appropriato; la terapia deve essere concepita in termini interdisciplinari ed integrati, adottando un approccio bio-psico-sociale, attraverso una presa in carico appropriata e funzionale e deve avvenire in strutture di cura in cui le diverse figure professionali (internisti, psicoterapeuti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici, dietisti) collaborano privilegiando, senza mai escludere l'altro, il versante somatico o psichico a seconda delle fasi della malattia,

impegna il Governo:

   ad implementare progetti di divulgazione e di sensibilizzazione nelle scuole per la promozione di un sano rapporto con il cibo, sviluppando una necessaria consapevolezza critica verso messaggi mediatici sbagliati che associano bellezza e magrezza e che possono favorire l'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare, nonché a prevedere la figura dello psicologo in ottica di prevenzione e di educazione alimentare;

   ad adottare iniziative per prevedere la figura dello psicologo scolastico all'interno della scuola, proprio come forma di prevenzione ed educazione;

   ad adottare iniziative per prevedere la figura dello psicologo di base negli studi dei medici di medicina generale che possono svolgere la funzione di supporto proprio perché spesso è in quei luoghi che si può individuare la presenza di un disturbo del comportamento alimentare;

   ad adottare iniziative per disciplinare attraverso normative di dettaglio le attività di agenzie, società e federazioni di moda che devono avvalersi solo di modelle e modelli in possesso di un certificato medico attestante una sana e robusta costituzione e un valore dell'indice di massa corporea (BMI) superiore a 18,5 e prevedendo un sistema sanzionatorio commisurato alla gravità dell'inosservanza delle regole;

   ad adottare, alla luce del preoccupante aumento dei casi di disturbi alimentari legato all'emergenza Covid, iniziative, per quanto di competenza, volte ad implementare sensibilmente le strutture e la rete di intervento completa in tutti i vari livelli assistenza, ambulatorio, day-hospital, ricovero ospedaliero e residenzialità extraospedaliera, al fine di garantire l'appropriatezza dell'assistenza, con particolare riguardo alla presa in carico globale del paziente e dei suoi familiari in tutte le varie fasi del trattamento;

   ad adottare iniziative di competenza, anche normative, affinché, nell'ambito delle attività commerciali o pubblicitarie, sia inserita la dicitura «immagine ritoccata per assottigliare tutto o parte del corpo» qualora un programma di ritocco sia stato utilizzato;

   ad adottare iniziative normative per prevedere l'obbligo di indicazione di «modello/a minorenne» nell'ambito della diffusione di immagini a carattere commerciale o promozionale, rivolte in particolare a pubblico adulto e comprendente uno o più modelli/e minori;

   ad adottare, in collaborazione con i rappresentanti dell'industria della moda italiana, i rappresentanti dei concorsi di bellezza, i rappresentanti dei media e gli inserzionisti pubblicitari, iniziative volte a redigere un codice di buona condotta obbligatorio diretto a contrastare l'anoressia delle top-model e delle partecipanti a concorsi di bellezza, inserendo, in particolare, una disposizione concernente i controlli medici diretti ad accertare che l'indice di massa corporea non sia inferiore a 18,5, pena l'esclusione a partecipare alla sfilata o al concorso di bellezza.
(7-00594) «D'Arrando, Cancelleri, Lorefice, Elisa Tripodi, Spadoni, Grippa, Casa».

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-07299, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 620 del 22 dicembre 2021.

   BUSINAROLO. – Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere, premesso che:

   a Monselice ha sede la Cementeria Buzzi, situata a poca distanza da plessi scolastici, in prossimità del centro abitato e all'interno del parco regionale dei Colli Euganei, mentre l'intera area circostante è caratterizzata da diverse attività connesse al turismo termale e al settore dell'agricoltura, attualmente a rischio di gravi ripercussioni legate ad attività altamente inquinanti;

   l'area è zona sito di interesse comunitario Natura 2000 e colloca al suo interno la presenza del sito Unesco del Laghetto di Arquà Petrarca, risorsa fondamentale per i fanghi naturali destinati alle cure termali del distretto euganeo Abano, Montegrotto Terme, Battaglia Terme;

   il Piano ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei chiarisce che l'ente dovrebbe sollecitare (a conclusione di accordi di programma con la regione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i comuni e gli altri soggetti pubblici competenti, concertare strategie di adeguamento ed eventuale riconversione e/o rilocalizzazione delle attività e degli impianti;

   nel 2017 il Tar ha anche confermato l'incompatibilità tra attività insalubri all'interno dell'area protetta e le finalità del parco mentre Arpav ha effettuato analisi sui terreni nelle aree di ricaduta dei fumi della cementeria, evidenziando superamenti della soglia di contaminazione delle diossine e alte presenze di Pbc e Ipa;

   con nota prot. n. 14655 del 22 novembre 2021, il presidente del parco ha inviato alla regione Veneto una richiesta di mozione per impegnare la giunta a chiedere agli organi competenti di modificare la normativa nazionale del Css combustibile vietandone l'uso nelle aree protette;

   il recente quadro dell'Unione europea stabilisce che l'incenerimento e il co-incenerimento sono pratiche contrarie agli indirizzi dell'Unione europea sulla promozione dell'economia circolare e, pertanto, il principio di non arrecare danno significativo si applica anche ai cementifici che co-inceneriscono i rifiuti;

   il consiglio comunale di Monselice ha approvato uno schema di convenzione tra comune e cementeria che «si impegna a non utilizzare, fino a scadenza dell'attuale Aia combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, anche se l'introduzione di tali prodotti dovesse essere ricondotta alla fattispecie di “modifica non sostanziale” all'Aia»;

   in aggiunta, i limiti emissivi, concessi ai cementifici, permettono di scaricare in atmosfera alcuni inquinanti in concentrazione estremamente più elevata rispetto agli inceneritori senza motivazione;

   il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22 che disciplina la produzione e l'utilizzo del Css combustibile, stabilisce che ciò avvenga senza pericolo per la salute umana e senza pregiudizio per l'ambiente e, in particolare, senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente;

   la trasformazione dei rifiuti non riciclabili in Css e la loro co-combustione nei cementifici è indicata sorprendentemente dal Ministero come un esempio di economia circolare che ipotizza altresì una possibile riduzione dei gas serra associati alla produzione di cemento –:

   quali iniziative, alla luce di quanto sopra descritto, il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per favorire la piena applicazione delle prescrizioni del piano ambientale del parco regionale dei Colli Euganei, garantendo la propria partecipazione per la definizione dell'accordo di programma di cui in premessa;

   se non ritenga di adottare iniziative normative per escludere l'utilizzo di combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, comunque questi siano classificati negli impianti siti in aree naturali protette e siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente;

   quali iniziative intenda adottare affinché i limiti di emissione nei cementifici debbano essere equiparati, per i medesimi inquinanti, agli stessi limiti di emissione e di controllo stabiliti per gli inceneritori, in quanto inconcepibili sotto il profilo sanitario.
(5-07299)