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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 22 dicembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la situazione pandemica generata dalla diffusione del Sars-CoV-2 ha impattato pesantemente sul comparto turistico: sin dal primo trimestre del 2020, tanto a livello mondiale che nei Paesi dell'Unione europea, le restrizioni di viaggio e le altre limitazioni hanno determinato un'intensa flessione dei flussi turistici; secondo le stime contenute nel Conto Satellite del turismo, il valore aggiunto turistico è stato pari nel 2017 a 93 miliardi di euro, con un peso del 6 per cento sul valore aggiunto totale dell'Italia. Le imprese della filiera turistica erano più di un milione, per il 90 per cento microimprese (1-4 addetti). Ad esse corrispondevano più di 4 milioni di posizioni lavorative (in buona parte a tempo parziale), ovvero il 15 per cento del totale dell'intera economia;

    negli ultimi anni, il turismo nel nostro Paese è stato caratterizzato da un'espansione forte e continua. Nel 2019 aveva raggiunto un record assoluto: 131,4 milioni di arrivi e 436,7 milioni di presenze negli esercizi ricettivi, con una crescita, rispettivamente, del +2,6 per cento e dell'+1,8 per cento rispetto all'anno precedente. Nel 2020, a seguito della pandemia da Covid-19, il settore ha subito un profondo shock;

    la crisi economica derivante dal dilagare della pandemia ha, pertanto, colpito un settore nevralgico dell'economia italiana, che nel decennio precedente si era progressivamente rafforzato, riflettendosi negativamente tanto sulle condizioni occupazionali che sul fatturato del settore, più marcati rispetto agli altri comparti;

    i dati forniti dalla Confcommercio, durante l'audizione in Commissione attività produttive del 9 novembre 2021, delineano una situazione piuttosto preoccupante: si apprende, infatti, che nel solo primo anno di pandemia il turismo in Italia ha perso, in base ai dati di Istat, per quanto concerne gli arrivi nel periodo marzo-dicembre 2020 rispetto al 2019, 48,3 milioni di stranieri su 60 e 29 milioni di italiani su 59,2;

    in termini di presenze, il dato è ulteriormente negativo; le notti trascorse dai turisti a destinazione si sono ridotte di 154,8 milioni su 203,8 per gli stranieri e di 77,8 milioni su 197,3 per gli italiani. La flessione in negativo ha interessato del 5,8 per cento il contributo all'economia nazionale per la sola parte generata dal turismo, con una riduzione del valore della produzione turistica del 58 per cento e il dato più preoccupante è quello della caduta degli indicatori del segmento del turismo montano quantificabile nella misura del 70 per cento;

    si è trattato di una perdita colossale di risorse e ricchezza che non ha gravato solo sulle aree montane, ma sull'intero sistema economico del nostro Paese, per il quale il turismo genera nel complesso, tra componenti dirette, indirette e indotte, poco meno del 14 per cento del Prodotto interno lordo. Con specifico riguardo, poi, al fatturato e alla redditività delle imprese operanti nel settore, i dati disponibili a livello nazionale evidenziano, nel 2020, che il fatturato delle società di capitali operanti nei comparti dell'alloggio, della ristorazione e dell'intrattenimento si sarebbe contratto del 40 per cento, circa quattro volte la riduzione registrata per la media delle imprese;

    come noto, anche il turismo organizzato ha sofferto e soffre ancora in modo particolare delle continue fibrillazioni legate allo spostamento dei viaggiatori a causa della continua recrudescenza del Covid-19; ciò non permette di pianificare progetti per il futuro, con grave incidenza sui redditi di tali aziende;

    i numeri forniti non consentono una ripresa immediata e non potranno neppure essere riassorbiti nei primi mesi del 2022, se non si programmano interventi poderosi, utilizzando al meglio i provvedimenti di investimento e le riforme messi in campo dall'Europa e dal Governo nazionale per risolvere problematiche aperte da anni e, soprattutto, riposizionare il «prodotto turistico Italia» in un nuovo contesto competitivo contraddistinto da una domanda nazionale ed estera profondamente modificata dal Covid-19 ma che al contrasto al Covid-19 può fornire una importante risposta;

    l'enorme vastità e diversità di caratteristiche dell'offerta turistica nel nostro Paese e l'esistenza di due stagionalità quadrimestrali – dicembre-marzo e giugno-settembre – sia pure dovendosi tenere conto di ragguardevoli distinguo tra area ed area – consentono di sostenere iniziative mirate ad una distribuzione più ottimale dei flussi nel tempo, ammodernando l'offerta ricettiva e di tutto l'insieme dei servizi turistici e complementari che intorno ad essa ruotano, anche in logica di migliore complementarietà;

    le recenti nuove restrizioni ai viaggi imposte, dopo l'apparizione della nuova variante Omicron, dimostrano che la situazione è totalmente imprevedibile e che il settore turistico non è al riparo da incertezze capaci di provocare ulteriori ingenti danni economici;

    l'ordinanza del Ministero della salute e le nuove restrizioni al vaglio dal Governo rischiano di compromettere, irrimediabilmente ed irreversibilmente, uno dei settori che più di altri ha pagato il prezzo della pandemia, il settore del turismo montano;

    sebbene comprensibili risultino le motivazioni sottostanti il provvedimento, gli operatori lamentano la tempestività circa l'efficacia della misura, atteso che il settore turistico alberghiero programma le attività con mesi di preavviso, ed ora si trovano a fronteggiare «cancellazioni» impreviste e legittimate dal provvedimento governativo, che determineranno danni economici incalcolabili; il settore del turismo si trova ad affrontare un'altra brutta battuta di arresto, che non solo determinerà un mancato guadagno, ma in taluni casi, anche un danno emergente a lungo termine, se non si interviene con provvedimenti tempestivi e mirati;

    valutando la situazione e dall'analisi degli strumenti disponibili, non si può non prendere atto del fatto che il turismo nella sua globalità, a partire da quello montano, è stato uno dei primi settori a risentire pesantemente delle conseguenze della crisi pandemica, non fosse altro perché il concetto su cui basa la sua economia è letteralmente antitetico a quello di «contingentamento degli spostamenti», o peggio ancora, di «lock down»; ma sarà anche uno degli ultimi ad uscirne, se è addirittura il Documento di economia e finanza, anche nell'ultima Nota di aggiornamento, ad affermare che «gli afflussi turistici recupererebbero nel 2022, per poi tornare ai livelli pre-crisi nel 2023»;

    si rende pertanto necessario estendere al 2022 l'efficacia delle misure di supporto alle attività economiche messe in campo durante la pandemia: dai crediti d'imposta, a partire da quelli sui canoni di locazione commerciale, ai contributi diretti sulla riduzione di volumi d'affari rispetto al 2019, agli interventi sul costo del lavoro e di rafforzamento degli ammortizzatori sociali in modalità Covid-19, a quelli per migliorare in modo adeguato e strutturale il livello di accessibilità al credito, alla riduzione della pressione fiscale, prestiti a ventiquattro mesi senza interessi. Si tratta anche di attivare misure mirate a rendere vantaggiosa l'attività di investimento nelle aree montane, superando gli attuali divari rispetto ad altri territori ed incentivando la riqualificazione dei contesti imprenditoriali che costituiscono componente essenziale dei sistemi turistici locali e dell'attrattività dei territori;

    si evidenzia anche la necessità di dare continuità ai crediti di imposta per la sanificazione e l'acquisto di dispositivi di protezione e quant'altro necessario ad assicurare la sicurezza delle strutture in cui si svolge l'attività economica, in modo da compensare gli operatori, a partire dalle strutture ricettive, dei sovra-costi che dovranno essere sostenuti a causa dell'emergenza sanitaria, in particolare durante la stagione invernale che, come noto, è quella ad alto rischio di influenze, rectius, di diffusione del Covid-19;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette oggi a disposizione strumenti importanti nel complesso sistema di missioni, componenti, misure, linee progettuali, investimenti, sub-investimenti e riforme che lo compongono. Questa pluralità di strumenti, anche in ragione dell'assegnazione di risorse e obiettivi da raggiungere in capo a diversi Ministeri e organi amministrativi centrali e periferici, potrà trovare una lettura sinergica, una messa a sistema, in chiave di sviluppo delle attività e del prodotto turistico della montagna e dei suoi territori, secondo progetti trasversali,

impegna il Governo:

1) ad intervenire tempestivamente e senza indugio, nel rispetto delle incertezze sull'andamento epidemiologico dei prossimi mesi, mediante iniziative di competenza, in particolare di carattere economico, tese:

   a) a prevedere apposite e adeguate misure di ristoro per le imprese del comparto turistico che hanno riportato un calo considerevole del fatturato negli ultimi mesi, anche determinato dalle limitazioni imposte a causa della pandemia;

   b) a prolungare la cassa integrazione per il settore turistico al fine di consentire alle imprese del settore di ricorrere a questo strumento per coprire il costo dei lavoratori ed evitarne il licenziamento;

   c) a prorogare la «tax credit affitti» relativa al credito d'imposta sulle locazioni commerciali e affitto d'azienda;

   d) a valutare la possibilità di esentare, per tutto il 2022, dal pagamento dell'imposta Municipale propria (Imu), tutti coloro che operano nel settore turistico;

   e) a garantire continuità nel riconoscimento delle agevolazioni fiscali per la sanificazione e l'acquisto di dispositivi di protezione e quant'altro necessario ad assicurare la sicurezza delle strutture in cui si svolge l'attività economica, in modo da compensare gli operatori del comparto turistico dei sovra-costi che dovranno essere sostenuti a causa del prolungarsi dell'emergenza sanitaria in corso;

   f) in materia di locazioni commerciali ad uso turistico, ad introdurre il regime della cedolare secca al 21 per cento di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23;

   g) a introdurre appositi incentivi e fiscalità di vantaggio per sostenere gli investimenti nelle aree montane al fine di contrastare lo spopolamento e la desertificazione antropica delle predette zone;

   h) a valutare l'opportunità di rimodulare, per il 2022, il canone Rai per le strutture ricettive;

   i) a prevedere un prestito «ponte», di almeno 24 mesi, a tasso zero per consentire alle imprese di rimborsare i voucher che scadranno a breve;

   l) a rafforzare il percorso di promozione dei diversi settori e delle differenti destinazioni del turismo italiano, al fine di fornire un'immagine unitaria dell'offerta turistica nazionale.
(1-00568) «Davide Crippa, Masi, Elisa Tripodi, Sut, Scanu, Orrico, Faro, De Carlo».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e XII,

   premesso che:

    la recente ordinanza del Ministro della salute ha modificato la lista dei Paesi da cui si può arrivare in Italia senza effettuare un periodo di quarantena, individuati nell'elenco D dell'allegato 20 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 e successive modificazioni e integrazioni; il provvedimento, nel mirare a contrastare la nuova variante Omicron, ha penalizzato oltremodo gli spostamenti delle persone da e per Singapore, Città-Stato asiatica che registra solo una decina di casi infezione da variante Omicron, tutti importati e isolati in aeroporto;

    la decisione del Governo Italiano ha creato malumori tra i connazionali residenti a Singapore. Con l'introduzione della quarantena sfuma il sogno di passare il Natale a casa per 4 mila italiani che vivono a Singapore, così come dovranno rinunciare alle vacanze in Italia i tanti turisti singaporesi che le avevano programmate in vista delle feste imminenti, turisti di nicchia che prima del Covid-19 spendono annualmente nel mondo 48 miliardi di dollari singaporesi;

    a Singapore si registra uno degli indici Rt tra i più bassi al mondo e oltre il 96 per cento della popolazione risulta essere vaccinata;

    tale decisione appare ancora più una svista se si considera che non sono state introdotte restrizioni per nazioni come il Regno Unito, dove si contano circa 5000 casi di variante Omicron;

    giova ricordare che l'Italia è l'unica nazione europea ad applicare misure restrittive contro i turisti singaporiani, nonostante sia stata approvata dall'Unione europea e da Singapore l'equivalenza dei certificati vaccinali;

    persino l'ambasciatore d'Italia a Singapore Mario Vattani ha espresso il suo stupore per l'accaduto, auspicando che l'assenza di Singapore dall'«Elenco D» citata nell'ordinanza sia frutto di un mero errore materiale o di un refuso;

    sulla stessa scia anche il presidente dell'Iccs, la Camera di commercio italiana a Singapore, Alberto Maria Martinelli, che ha sottolineato come i numeri della pandemia a Singapore non giustifichino tali misure draconiane e vanifichino gli sforzi per mantenere aperti i canali di business tra le due nazioni. Singapore, infatti, ha volutamente aperto una Vtl (Vaccinated travel line) con l'Italia e altri Paesi, perché riconosce la sua posizione di hub logistico, finanziario, legale;

    al contrario, chi arriva dall'Italia a Singapore non ha bisogno di quarantena e, pertanto, la scelta del Governo di escludere Singapore dai Paesi dell'elenco D annulla la reciprocità fin ora vigente tra le due nazioni;

    poiché Singapore ha dimostrato di saper gestire la pandemia, poiché tale misura danneggia gli affetti di migliaia di italiani, poiché la cancellazione delle prenotazioni turistiche comporta un grave danno d'immagine per l'Italia e una grave perdita economica per le nostre aziende, appare opportuno impegnare il Governo a quanto segue,

impegnano il Governo:

a inserire nuovamente Singapore nei Paesi dell'elenco D dell'allegato 20 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021, per i quali è consentito l'ingresso in Italia senza obbligo di isolamento fiduciario, anche a fini di salvaguardia della comunità italiana ivi costituita.
(7-00774) «Delmastro Delle Vedove, Gemmato».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il Sahel è una striscia di territorio lunga 8.500 chilometri dell'Africa subsahariana e nei suoi circa 6 milioni quadrati di estensione, tra il Sahara e la Savana, attraversa principalmente 12 Stati (Gambia, Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Nigeria, Camerun, Ciad, Sudan, Sud Sudan ed Eritrea);

    oggi la regione del Sahel vive una fase estremamente delicata, scandita da crisi politiche, proteste e scontri di piazza, violenza dei gruppi armati, carestie;

    le crisi politiche e i processi di destabilizzazione in corso in diversi Stati hanno profondamente deluso le aspettative di chi sperava nella costruzione di istituzioni democratiche e nel superamento dei sistemi autoritari che per decenni avevano governato la regione;

    in particolare, i recenti colpi di Stato in Mali e Sudan, così come l'involuzione democratica in corso in Ciad a seguito dell'uccisione del presidente Idriss Déby da parte delle forze ribelli, sono la fotografia di una regione che vive profonde angosce e che viene, senza dubbio, condizionata dalle vicine instabilità (Libia, Etiopia o Guinea, solo per fare tre esempi);

    l'instabilità politica ha indubbiamente creato terreno fertile per i numerosi gruppi armati e le organizzazioni terroristiche presenti nella regione, i quali appaiono sempre più in grado di muoversi liberamente e agevolmente su fasce di territorio sempre più importanti ed estese, saccheggiando villaggi e compiendo attentati, come testimoniano le recenti escalations di attacchi in Niger, Mali e Burkina Faso;

    l'emergenza climatica e la conseguente scarsità di risorse è un fattore che sta aggravando le tensioni tra la popolazione. A questo riguardo è drammatico quanto sta accadendo in Camerun all'estremo confine nord con il Ciad. Nelle settimane passate sono scoppiati violenti scontri nel villaggio di frontiera Ouloumsa in seguito alle controversie tra mandriani, pescatori e agricoltori legate allo sfruttamento delle risorse idriche in esaurimento. In pochi giorni le proteste si sono estese a decine di villaggi vicini, molti dei quali sono stati dati alle fiamme e rasi al suolo;

    a seguito delle violenze, diverse decine di persone sono rimaste uccise o gravemente ferite e più di trentamila persone hanno varcato il confine con il Ciad in direzione della capitale N'djamena;

    le questioni legate ai cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza nell'area. Il lago Ciad una volta era il settimo lago al mondo per dimensione. In 60 anni la profondità delle sue acque si è ridotta di 4 metri, riducendo la sua superficie di quasi il 95 per cento. Dalle sue acque dipende la sopravvivenza di 20 milioni di persone;

    secondo la Fao il 90 per cento dei pascoli e oltre l'80 per cento dei terreni agricoli in Sahel è oramai degradato a causa del disboscamento, del sovrappascolo e dell'espansione e intensificazione delle attività agricole;

    in aggiunta ai fenomeni causati dai cambiamenti climatici, permangono poi, in taluni Stati, vecchi problemi mai risolti. È il caso della Mauritania, dove il fenomeno del Land Grabbing, ovvero l'espropriazione illegale di terreni fertili agricoli ai contadini per essere cedute a investitori stranieri, non è mai cessato;

    le crisi politiche, le emergenze climatiche, così come la crescente violenza, hanno prodotto un grande movimento migratorio all'interno della regione del Sahel. La situazione umanitaria, in particolare nella zona centrale del Sahel, è una delle più complesse e crescenti al mondo. Secondo i dati dell'Unhcr il numero degli sfollati interni e rifugiati è più che quadruplicato dall'inizio del 2019;

    in Burkina Faso, Mali e Niger sono accolti più di 900.000 rifugiati e quasi 2,5 milioni di sfollati interni. Il Ciad accoglie quasi un milione di rifugiati e sfollati interni, mentre quelli presenti in Camerun sono più di 1,5 milioni;

    tutte queste emergenze rappresentano un importante banco di prova per l'Unione europea, chiamata a raccogliere il testimone e ad assumere un ruolo da leader sul piano politico, oltre che finanziario, all'altezza delle ambizioni della Politica estera e di sicurezza comune in un dossier divenuto strategico per la sua politica di vicinato;

    l'Italia ha, in questo contesto, l'opportunità di consolidare il suo ruolo nella regione. La nomina di Emanuela Del Re quale nuovo Rappresentante speciale dell'Unione europea per il Sahel, prima donna e prima italiana in questo prestigioso incarico, rappresenta un riconoscimento importante del nostro contributo e una grande responsabilità;

    nell'ambito della Coalizione globale anti-Daesh l'Italia si è fatta promotrice della costituzione di un «Africa Focus Group», inaugurato il 2 dicembre 2021, finalizzato anche ad un più diretto coinvolgimento dei partner africani nelle iniziative di contrasto della minaccia posta da Daesh e gruppi affiliati in Africa, a partire dal Sahel;

    alla luce di quanto riportata occorre agire tempestivamente per rafforzare un partenariato paritario con i Paesi del Sahel, privo di agende nascoste e con un approccio multidimensionale volto a favorire la stabilità, la sicurezza, il rafforzamento delle istituzioni democratiche statuali, lo sviluppo sostenibile della regione;

    a questo riguardo il nostro impegno come Paese non può che partire dalla prosecuzione della partecipazione alla Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (Misin) e la partecipazione alla missione Task-Force Takuba in ottemperanza alla risoluzione 2359 del Consiglio di Sicurezza Onu del giugno 2017, nonché ribadendo la partecipazione a tutte le missioni europee di formazione nell'area Eutm e Eucap – e alla missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Mali Minusma e rafforzando l'impegno all'interno della Coalizione per il Sahel;

    è necessario, quindi, un rafforzamento della nostra rete diplomatica e il proseguimento nelle iniziative bilaterali e multilaterali intraprese con i partner internazionali organizzate, non solo in termini securitari, ma anche e soprattutto in termini di una effettiva ed efficace governance civile, unica garanzia per controllo del territorio e il suo sviluppo;

    appare infine opportuno avvicinare, tramite la diplomazia parlamentare, gli organi eletti dal popolo dei Paesi del G5 Sahel al fine di garantire uno scambio tra le commissioni, le presidenze dei Parlamenti e gruppi parlamentari,

impegna il Governo:

   a rafforzare la rete diplomatica italiana nella regione del Sahel;

   ad adottare iniziative volte a prevedere un rifinanziamento del cosiddetto Fondo Migrazioni di cui all'articolo 1, comma 878, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, destinandone una adeguata parte per interventi nella regione del Sahel finalizzati ad attività legate a contrastare le cause profonde delle migrazioni;

   ad adottare iniziative di competenza, nelle relazioni bilaterali e nelle sedi europee e internazionali:

    a) per intensificare il dialogo tra i principali esponenti delle autorità di transizione nei Paesi del Sahel e i rappresentanti della società civile e delle organizzazioni internazionali e regionali finalizzato al rafforzamento dei processi democratici e per garantire la stabilizzazione dell'aerea e lo sviluppo sostenibile;

    b) per elaborare una strategia multidimensionale affinché si coniughino gli sforzi militari con interventi diretti ad affrontare le cause profonde, economiche e sociali, che conducono alla violenza, alla radicalizzazione e all'estremismo jihadista;

    c) per garantire sufficienti risorse finanziarie per far fronte all'emergenza umanitaria nei Paesi del Sahel maggiormente colpiti dalle crisi e per supportare direttamente le comunità locali, con l'obiettivo di garantire servizi di base, opportunità di formazione, lavoro e di sviluppo, nella prospettiva di stabilire, nel lungo periodo, una effettiva ed efficace governance civile nella regione;

    d) per rafforzare la presenza italiana nelle varie missioni, inviando personale italiano in questo momento poco rappresentato;

    e) per mantenere e potenziare il sostegno ai canali di ingresso legale e sicuro per rifugiati e migranti vulnerabili attivi nella regione (corridoi umanitari e programma nazionale reinsediamenti dal Niger).
(7-00775) «Di Stasio, Olgiati, Spadoni, Buffagni, Emiliozzi, Grande, Del Grosso, Marino, Fantinati».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'edizione del 9 dicembre 2021 il Riformista ha pubblicato in esclusiva un editoriale di Romoli in cui sono riportate notizie relative alla conoscenza, da parte del Governo italiano, della volontà palestinese di attaccare la sinagoga di Roma nel tragico attentato del 1982;

   come indica il pezzo: «Il 27 giugno il Sisde faceva partire un nuovo “Appunto riservato” secondo cui gruppi di studenti palestinesi “avrebbero in animo” attacchi contro obiettivi ebraici a Roma. In testa alla lista dei possibili obiettivi c'era appunto la Sinagoga. In un appunto del 27 agosto 1982, si afferma chiaramente che l'offensiva terroristica è in fase di ripresa ma che “l'atteggiamento dei fedayn verso l'Italia potrebbe non rivelarsi ostile nel caso di un sollecito riconoscimento dell'O.L.P. e della causa del popolo palestinese”. Secondo l'appunto due organizzazioni interna all'Olp, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina di George Habbash e il Fronte Democratico Popolare per la Liberazione della Palestina di Hawatmeh, stavano facendo entrare clandestinamente in Europa i loro commando»;

   «Nonostante gli avvertimenti, la sinagoga non fu presidiata. Non solo non fu aumentata la sorveglianza ma il 9 ottobre non era presente neppure la macchina della polizia che solitamente stazionava lì in occasione di feste o cerimonie religiose. La sorveglianza sulla sinagoga e sul ghetto era stata predisposta solo dalle 19 della sera alle 7 della mattina seguente. Le stesse indagini, subito dopo l'attacco, non furono particolarmente stringenti e non portarono a niente». «Fui interrogato non al commissariato ma presso una specie di postazione mobile. Mi fecero qualche domanda generica e mi lasciarono andare», racconta uno dei testimoni, Leonardo Piperno, che aveva visto arrivare due degli attentatori in moto ed è a tutt'oggi convinto, come anche l'allora giudice Rosario Priore, che non tutti i terroristi fossero palestinesi, continua l'autore;

   il pezzo ricorda che «una serie di documenti sin qui ignota conferma le gravissime accuse mosse 15 anni fa dall'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, sepolte allora sotto una lastra di silenzio generale. Il 3 ottobre 2008 Cossiga rilasciò una lunghissima intervista al quotidiano israeliano Yediot Aharonot, muovendo accuse che in qualsiasi Paese, e probabilmente anche in Italia se provenienti da altra fonte, avrebbero provocato un mezzo terremoto, pur se riferite a eventi già vecchi di quasi tre decenni» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per quanto di competenza, per fare chiarezza sulle modalità operative e le responsabilità che portarono a togliere ogni tipo di sorveglianza di fronte la sinagoga di Roma, nonostante le segnalazioni e le evidenti criticità di sicurezza legate ai festeggiamenti del Kippur, e se risulti se corrisponda a verità la rivelazione di Romoli relativa alla conoscenza da parte del Governo italiano pro tempore della volontà palestinese di colpire obiettivi israeliani ed ebraici in Italia.
(3-02699)

Interrogazione a risposta scritta:


   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le disabilità, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   proprio alla vigilia della Giornata internazionale del volontariato, dopo i ringraziamenti delle più alte istituzioni italiane, che hanno espresso pubblicamente ammirazione e gratitudine per i lavoratori e volontari del terzo settore, è stata introdotta l'imposizione dell'Iva per il terzo settore, prevedendo il passaggio da un regime di esclusione Iva, ad un regime di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci;

   apparentemente si tratta di una piccola variazione, neutra economicamente, ma che invece comporterà per le realtà del volontariato i costi di tenuta della contabilità Iva, oneri e ulteriori adempimenti burocratici, senza peraltro evidenti vantaggi per l'erario e, non meno importante, introduce il «principio di concorrenza» che rischia di far diventare commerciali e quindi tassabili molte attività del terzo settore;

   preoccupazione per tale scelta, che sta producendo, disorientamento e sfiducia negli enti, soprattutto quelli più piccoli, è stata espressa dallo stesso Ministro per le disabilità, che ha ricordato come sia necessario fornire alle organizzazioni del terzo settore condizioni stabili e di sostegno, anche fiscale, per promuoverne l'attività, consentirne il futuro e valorizzarne il ruolo, invece «di gravare pesantemente su tante realtà che operano con professionalità, dedizione, cura e a stretto contatto col pubblico e con le persone con disabilità»;

   pensare di «tassare la solidarietà» significa non aver compreso il prezioso lavoro delle associazioni, mentre andrebbe, invece, ripensato tutto il tema della fiscalità rimasto l'ultimo, ma non meno importante, tassello per il completamento della riforma del terzo settore: dal paradosso del Registro unico, dove gli enti si dovrebbero iscrivere senza che siano chiare le indicazioni su quale forma dare, a livello fiscale, rispetto alle proprie attività; alla questione dell'Irap per la quale gli enti del terzo settore non hanno avuto l'esenzione al contrario di altre realtà, al tema del finanziamento straordinario sui progetti sociali;

   non si può immaginare di gravare ulteriormente sulle associazioni e di mettere a rischio la loro sopravvivenza: il terzo settore va sostenuto, non colpito –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per procedere tempestivamente all'armonizzazione fiscale per gli enti e associazioni del terzo settore, tenendo conto dell'esigenza di fornire loro un quadro stabile e ragionato sul piano tributario, anche attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto con la partecipazione delle organizzazioni maggiormente rappresentative del mondo dell'associazionismo.
(4-11014)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLINARI, TOMBOLATO, DONINA, MURELLI, MACCANTI, GIACOMETTI, PAOLIN, VALLOTTO, CAPITANIO, RIXI, BADOLE, COIN, SNIDER, CASSESE, PATELLI, BISA, RACCHELLA, ZORDAN, GASTALDI, BIANCHI, CAVANDOLI, PATASSINI, FOGLIANI, TOMASI, CESTARI, ALBERTO MANCA, COLMELLERE, VALBUSA, ANDREUZZA, LOLINI, FURGIUELE, PETTAZZI, MARCHETTI, DE MARTINI, SUTTO, BINELLI e VANESSA CATTOI. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il neo nominato presidente della Commissione Motorismo Storico degli Stati Generali del Patrimonio Italiane, Alberto Scuro, è intervenuto formalmente per una importante vicenda collegata al motorismo storico;

   si tratta di una richiesta indirizzata al principe Karim Aga Khan, nella sua veste di presidente dello Yacht Club Costa Smeralda, di ricevere informazioni sulla nave Destriero, il monoscafo in alluminio con carena a V, profondo con propulsione a idrogetti costruito dalla Fincantieri, che il 9 agosto 1992, percorse 3.106 miglia nautiche, senza rifornimento sull'Oceano Atlantico, da New York (faro di Ambrose Light) al faro di Bishop Rock nelle Isole Scilly in Inghilterra in 58 ore, 34 minuti e 50 secondi, alla velocità media di 53,09 nodi (98,323 chilometri orari), impiegando ventuno ore e mezza in meno del precedente record. La miglior distanza coperta nell'arco di 24 ore è stata di 1.402 miglia nautiche alla velocità media di 58,4 nodi;

   tale richiesta ha, tra le altre cose, la finalità di sensibilizzare il principe per sostenere una iniziativa di recupero;

   la Commissione Motorismo storico ha deciso di attivarsi dopo aver ricevuto una segnalazione secondo la quale il Destriero si troverebbe in stato di abbandono su una banchina lungo il fiume Weser nell'area dei cantieri Lurssen di Lemwerder (poco distante da Brema) in Germania;

   la commissione considera il Destriero un elemento del patrimonio italiano e vorrebbe avviare una iniziativa per restaurare e rendere fruibile la nave, arrivando anche a richiederne la dichiarazione di bene culturale da parte del Ministro della cultura –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogato intendano adottare al fine di riportare la nave Destriero nel nostro Paese, nonché per riconoscerne l'importanza come bene appartenente al nostro patrimonio culturale.
(4-11008)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   TRANO, MASSIMO ENRICO BARONI, CABRAS e COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   su ordine del tribunale per i minorenni di Roma, un bambino di sei anni, S.B.P. nato in Svizzera, il 13 marzo 2015, è stato tolto alla mamma, V.S., nata a Roma il 19 maggio 1982, e messo in una struttura per minori, imponendogli anche di cambiare scuola;

   il provvedimento è stato eseguito dopo una consulenza tecnica d'ufficio (Ctu) su cui la difesa della donna ha avanzato numerose e gravi perplessità e su cui ancora non si pronuncia la corte d'appello a cui stato presentato reclamo;

   la vicenda è delicata, come tutte quelle che coinvolgono i minori, e apparentemente presenta anche diverse zone d'ombra;

   quando la mamma del bambino si trovava in Svizzera, essendo priva di permesso di soggiorno, i servizi sociali hanno avviato un procedimento;

   il bambino è stato collocato presso i nonni materni, A.S. e A.A., a Roma, dove, come specificato nelle loro relazioni dagli stessi servizi sociali, ha trovato un ambiente sereno e si è ben inserito a scuola;

   la mamma, per mantenere il piccolo, attualmente lavora a Vipiteno come insegnante di italiano e incontra il figlio nei fine settimana;

   il 26 ottobre 2020 la procura presso il tribunale e dei minori di Roma ha chiesto allo stesso tribunale di avviare un procedimento a tutela del minore, per valutare le competenze genitoriali della madre e l'idoneità dell'affidamento ai nonni;

   nonostante le positive relazioni degli insegnanti della scuola di appartenenza, la Ctu disposta dal giudice delegato ha tratteggiato un quadro negativo e portato al provvedimento di allontanamento, inserendo il minore in una struttura dove si trovano coetanei che hanno ben altri problemi, in quanto figli di pregiudicati, tossicodipendenti o provenienti da famiglie in cui si sono verificati episodi di maltrattamento;

   diverse sono le criticità sottolineate dalla difesa nei provvedimenti presi dal tribunale e nella stessa consulenza, senza contare che alla difesa, ledendo a quanto pare un diritto, non è stato messo a disposizione tutto il materiale alla base della Ctu, adducendo ragioni di privacy, che chiaramente non sono configurabili nell'ambito di un contraddittorio giudiziario;

   tutto è stato deciso senza la preventiva audizione del pubblico ministero e degli stessi genitori di cui è stata sospesa la responsabilità genitoriale;

   si paventa una «urgenza» che ictu oculi nemmeno risulta dedotta nel decreto impugnato;

   sembrerebbe che addirittura i servizi sociali abbiano dato informazioni fuorvianti ai nonni collocatari del minore che potrebbero pesantemente incidere sulle prossime festività natalizie;

   si tratta di una famiglia in relazione alla quale non sono stati segnalati né episodi di violenza, né di droga, né di alcolismo, né di follia, né di prostituzione;

   i tempi della corte d'appello sono lunghi e il timore che sia il bimbo che la madre possano subire danni seri è notevole;

   la vicenda descritta a parere dell'interrogante non è isolata ed evidenzia significativi rischi e criticità del sistema di affidamento dei minori –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive presso il tribunale per i minori di Roma, in relazione alla vicenda esposta in premessa, e se in ogni caso, alla luce delle criticità esposte, non intenda assumere iniziative normative volte ad assicurare la tutela del superiore interesse del minore nei procedimenti in questione.
(4-11015)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dal 18 dicembre 2021, Trenitalia ha attivato il nuovo collegamento ferroviario alta velocità Milano-Parigi con un tempo di percorrenza di circa 7 ore totali;

   la nuova tratta rappresenta un nuovo collegamento strategico nell'ambito del mercato comune europeo dei trasporti soprattutto per rendere ancora più vicine le due grandi metropoli europee;

   la nuova linea prevede fermate intermedie a Torino, Modane, Chambery e Lione. Non sono invece previste fermate in Val di Susa;

   la scelta desta perplessità perché isola la Val di Susa da un'arteria ferroviaria di fondamentale importanza sotto l'aspetto economico e soprattutto turistico –:

   sia possibile prevedere nell'ambito della nuova tratta ferroviaria Milano-Parigi una fermata aggiuntiva in Val di Susa.
(5-07297)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 settembre 2021 veniva posta la prima pietra per la realizzazione della nuova rampa di uscita sulla corsia nord dello svincolo autostradale Angri sud, in località Pagliarone, ai confini con i comuni di Angri e Sant'Egidio del Monte Albino (Sa);

   la realizzazione dello svincolo di uscita Angri Sud sulla autostrada Salerno-Napoli è stata prevista in un più ampio programma di intervento sulla viabilità regionale a valere sulle risorse del piano operativo infrastrutturale – Fsc 2014-2020 di cui alla delibera Cipe 54 del 2016, per un importo pari a 2.419.620,43 euro;

   in considerazione della circostanza secondo la quale l'intervento in parola sarebbe ricaduto per la quasi totalità nel territorio comunale di S. Egidio del Monte Albino, quest'ultimo veniva individuato quale soggetto attuatore dell'intervento su delega della Regione Campania;

   l'intervento in parola veniva salutato dalle attuali forze politiche regionali di maggioranza come quello tra i più importanti dell'Agro-Nocerino Sarnese per la sua portata strategica per aziende e cittadini, oltre che come l'ennesimo impegno mantenuto dalla Regione Campania a guida De Luca;

   ebbene dopo tre anni dai decreti di finanziamento e circa tre mesi dalla posa della prima pietra per l'intervento edile in parola, i lavori di fatto non sono ancora partiti e non vi sarebbero neanche notizie certe in ordine al cronoprogramma che dovrebbe scandire – a questo punto, in modo serrato – le varie fasi delle lavorazioni;

   come è noto le risorse dell'intervento in parola provengono dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) che è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali in attuazione dell'articolo 119, quinto comma, della Costituzione italiana e dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

   ebbene, le inerzie appena sopra rappresentate, oltre a ritardare per cittadini ed imprese il godimento di un'opera che avrebbe dovuto già essere stata consegnata alla collettività, potrebbero portare addirittura alla irreparabile conseguenza del definanziamento dell'opera, decretando l'ennesima occasione persa in termini di sviluppo e riequilibrio economico e sociale del territorio in parola;

   solitamente alle richieste di investimenti pubblici da parte dei cittadini e di imprese dei territori con maggiori problematicità sociali, economiche e logistiche, vengono opposte ragioni di ristrettezze finanziarie, ma nel caso di specie, qualora l'opera non venisse consegnata alla collettività, alcun alibi potrebbe essere posto a giustificazione di quello che sarebbe un vero e proprio fallimento istituzionale e amministrativo;

   appare paradossale, infatti, che, pur essendo state messe a disposizione rilevanti risorse finanziarie, non vengano neanche iniziate le lavorazioni per l'intervento in parola, e, pertanto, è doveroso imprimere una inversione di tendenza ed intervenire con sollecitudine affinché i lavori abbiano inizio e vengano ultimati nei tempi debiti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accertare le ragioni dei ritardi nelle lavorazioni dell'opera in questione e affinché venga realizzato nei tempi dovuti, l'intervento de quo.
(4-10998)


   COMENCINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   per i titolari di una patente di guida non comunitaria è possibile guidare veicoli cui la patente abilita fino ad un anno dalla data di acquisizione della residenza;

   il Governo ha concluso nel corso del tempo una serie di accordi con diversi Stati per il riconoscimento e la conversione reciproca della patente;

   non possono essere convertite patenti estere ottenute per conversione di altra patente estera non convertibile in Italia;

   il Governo ha già concluso accordi di riconoscimento reciproco in materia di conversione delle patenti di guida con alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica;

   gli esami di teoria e di guida della Federazione russa sono molto simili a quelli che si tengono in Italia e la segnaletica stradale verticale e orizzontale della Federazione russa è pressoché identica a quella presente nel codice stradale italiano;

   la III Commissione Affari esteri e comunitari in data 26 marzo 2019 ha approvato la risoluzione n. 7-00183 con cui impegnava il Governo pro tempore ad adottare le iniziative necessarie al fine di concludere un accordo con la Federazione russa sul riconoscimento reciproco in materia di conversione delle patenti di guida –:

   a che punto sia la trattativa tra i due Paesi e quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati al fine di accelerare la procedura di riconoscimento reciproco in materia di conversione delle patenti di guida, in modo da facilitare la vita degli italiani residenti in Russia e dei russi in Italia.
(4-11007)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   quello dell'acquisizione della cittadinanza italiana è un tema spesso al centro del dibattito politico e della discussione pubblica; purtroppo, in tale diatriba sono solite emergere e confrontarsi esclusivamente due posizioni, tra loro opposte: i favorevoli e i contrari al cosiddetto ius soli. È evidente come una tale polarizzazione non permetta di affrontare il problema in tutta la sua complessità;

   nel 2018 le acquisizioni di cittadinanza avvenute sul suolo italiano sono state 112.523, di cui il 35,1 per cento per residenza, e il 21,5 per cento per matrimonio. È da rilevare quindi come ben il 43,5 per cento di questi nuovi passaporti siano stati ottenuti grazie alle altre modalità previste dalla legge vigente, tra cui la trasmissione della cittadinanza da parte dei genitori, e lo ius sanguinisi;

   un fenomeno interessante emerso negli ultimi anni è quello concernente la mobilità dei nuovi cittadini italiani che, emigrando, entrano a far parte dell'eterogeneo mondo degli «italiani all'estero». Come riportato nel Rapporto italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes, «negli anni tra il 2012 e il 2018, dei circa 935 mila stranieri divenuti italiani, sono quasi 61 mila le persone che hanno poi trasferito la residenza all'estero; il 34,5 per cento (quasi 21 mila) di questi solo nel 2018». La mobilità dei «nuovi» italiani è infatti considerata «una dinamica emergente nel panorama migratorio internazionale»; questo fenomeno, a parere dell'interrogante, non può essere ignorato dal legislatore, nella prospettiva di una riforma della normativa che regola l'acquisizione della cittadinanza;

   nel Regno Unito vive, ad esempio, una comunità italo-bengalese che conta già 20 mila persone: «sono migrati due volte, prima dal Bangladesh diretti in Italia, dove hanno ottenuto la cittadinanza. E dopo in Inghilterra, dove ci sono più opportunità» (si veda l'articolo Londra, due volte migranti: gli italo-bengalesi e l'incubo Brexit - videoreportage, «La Repubblica», video.repubblica.it, 10 aprile 2017);

   la legge attuale consente agli italiani residenti all'estero di trasmettere la cittadinanza a tutti i propri discendenti, senza limiti generazionali e senza alcuna verifica della conoscenza della lingua; così come la concede per matrimonio, e per altre fattispecie. Un solo italiano residente all'estero può rendere italiani coniugi, figli, coniugi dei figli; nipoti, coniugi dei nipoti, pronipoti e così via, senza — come detto — alcun limite nel tempo: «Ormai l'Italia viene letteralmente presa in giro anche in America Latina: giorni fa un giornalista argentino, parlando dello scandalo delle cittadinanze facili, ebbe a dire che per diventare italiani vale anche la parentela con Giulio Cesare» ( si veda l'articolo Italiani all'estero / Voto e cittadinanza, i diritti calpestati da ripristinare, ilSussidiario.net, 13 dicembre 2021);

   al riguardo, si rileva come nel 2020 il numero di iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) è stato di circa 5,5 milioni: di questi, solo il 51,2 per cento sono emigrati; un numero destinato a crescere. Già ad oggi si stimano circa 60 milioni di oriundi: un numero pari ai cittadini residenti in Italia;

   è evidente come nei prossimi anni, senza una celere modifica normativa, si sarà costretti a fare fronte ad un aumento consistente di riconoscimenti della cittadinanza iure sanguinisi e, non solo, per lontanissimi discendenti di italiani emigrati, ma anche per discendenti di «nuovi italiani» tornati ai propri Paesi di origine o emigrati in altri Paesi –:

   se il Governo abbia avviato una riflessione sugli effetti nel lungo periodo dell'attuale legge sulla cittadinanza in relazione ad un fenomeno migratorio che vede ogni anno emigrare dal nostro Paese italiani e nuovi italiani;

   se il Governo non abbia intenzione di promuovere una riforma della cittadinanza per i residenti all'estero, prevedendo una limitazione alla trasmissione della stessa iure sanguinis.
(4-10997)


   ZOFFILI e FERRARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di mercoledì 10 novembre 2021 quella della denuncia per spaccio presso il centro migranti di Ballabio (Lecco) nei confronti di un ospite, richiedente asilo di origine pakistana;

   tale episodio è emerso a seguito di una perquisizione da parte dei carabinieri di Lecco, insieme ai colleghi del Nucleo cinofili di Casatenovo, presso la struttura per richiedenti asilo che ospita il cittadino 22enne pakistano ritrovato con 7 grammi di hashish in pronta vendita;

   il richiedente asilo è stato ora denunciato e rischia l'espulsione –:

   se il Ministro sia a conoscenza dell'episodio e se esso sia correlato ad altri dello stesso tenore avvenuti in altri centri di accoglienza per migranti su tutto il territorio nazionale in relazione a spaccio o consumo di sostanze stupefacenti, quali iniziative di competenza siano state intraprese in caso di eventi simili e quali saranno adottate rispetto a questo specifico caso.
(4-10999)


   ZOFFILI e FERRARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le zone boschive lungo la strada statale 36, in particolare quelle del territorio del Comune di Bosisio Parini (Lecco) sono interessate da una forte attività illecita di spaccio di sostanze stupefacenti;

   alla fine del mese di ottobre 2021, a seguito di una maxi-retata sono state arrestate 5 persone, 4 ricercate e oltre 1.500 clienti identificati;

   nonostante tale azione di forte impatto l'attività di spaccio non cessa di esistere;

   si è reso necessario un nuovo intervento nei primi giorni di novembre 2021 da parte dei carabinieri di Lecco, insieme alle unità cinofile di Casatenovo, a fronte del quale sono stati sequestrati 80 grammi di marijuana provenienti da un involucro abbandonato dagli spacciatori alla vista delle forze dell'ordine;

   questo ennesimo episodio testimonia come quei luoghi siano dimora abituale di spacciatori, bivacchi e terreno di spaccio che coinvolge, oltre al Comune di Bosisio Parini, anche i limitrofi Nibionno, Costa Masnaga, Molteno e Garbagnate, così come ricordato dagli atti precedenti già depositati dall'interrogante e tuttora privi di risposta, compreso l'esercizio della prostituzione di strada in alcune aree dei comuni citati –:

   se il Ministro sia a conoscenza del perpetuarsi della situazione di disagio e insicurezza legata alle attività illecite svolte, quali iniziative di competenza siano già state attuate e quali si intendano intraprendere al fine di contrastare il fenomeno dello spaccio e della prostituzione nelle zone di cui in premessa e se non ritenga opportuno potenziare i presidi locali delle forze dell'ordine che operano in provincia di Lecco con nuovi uomini, mezzi e strumentazioni.
(4-11000)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, mezzo stampa, che nelle scorse settimane sono stati registrati numerosi tentativi di furto e di incursione presso abitazioni private presso il Comune di Lipomo (Como) ed i comuni confinanti;

   tali episodi sono solo gli ultimi di una lunga serie di incursioni da parte di malviventi, così come ricordato nei precedenti atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante e tuttora privi di risposta;

   cresce l'incertezza da parte della popolazione, a fronte anche degli ultimissimi episodi che portano ad individuare la zona della Valbasca e delle vie Valbasca, Torretta e la centralissima via Matteotti come obiettivi privilegiati da parte dei ladri;

   il problema legato alla criminalità e al perpetuarsi di atti quali quelli descritti è noto da tempo;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira soprattutto i quartieri residenziali, con crescente preoccupazione da parte dei cittadini –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato e intenda intraprendere, con la massima urgenza, per prevenire e far cessare questi episodi criminali, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con nuovi uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-11001)


   ZOFFILI e SNIDER. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella tarda serata di giovedì 11 novembre 2021, come si apprende a mezzo stampa, due uomini stranieri, irregolarmente presenti sul territorio nazionale e senza fissa dimora, alla guida di un'auto non hanno rispettato l'alt loro imposto ad un posto di blocco allestito dai Carabinieri nel territorio comunale di Talamona (SO);

   a seguito di tale infrazione e dalla fuga dei due, è scaturito un inseguimento da parte delle forze dell'ordine nei confronti dei fuggitivi durato per 40 chilometri che ha interessato due importanti arterie stradali nei territori delle province di Sondrio e di Lecco, con le conseguenti situazioni di rischio per l'incolumità di altri automobilisti, diminuite solamente dall'orario in cui l'inseguimento stesso è avvenuto;

   la fuga ha avuto fine solo con lo schianto dell'auto in fuga contro il ponte della ferrovia nel comune di Dervio (LC), incidente a seguito del quale i fuggitivi sono stati ricoverati presso il Pronto Soccorso di Sondrio in condizioni non gravi, denunciati poi per resistenza a pubblico ufficiale e guida senza patente;

   si rileva che il fatto ha avuto tale epilogo grazie all'ora in cui lo stesso è avvenuto, e grazie alla capacità dimostrata dalle forze dell'ordine e dal loro coordinamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'episodio, della ricostruzione degli antecedenti che hanno portato alla reazione di fuga dei due stranieri, e se si sia a conoscenza di dove siano stati collocati i due stranieri irregolari protagonisti di quanto riportato.
(4-11002)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in vista della manifestazione con corteo indetta a Catania dal coordinamento studentesco «spine nel fianco» per il 25 novembre 2021, in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, la questura di Catania, a sole 24 ore dalla data individuata, avrebbe modificato il percorso del corteo già autorizzato rendendo sostanzialmente impossibile allo stesso l'attraversamento delle strade principali della città, proponendo in alternativa un percorso all'interno di un quadro limitato e isolato della città;

   tale decisione è stata assunta dalla questura di Catania sulla base della direttiva del Ministro dell'interno del 10 novembre 2021 «Direttiva recante indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie in atto» e della conseguente direttiva del prefetto di Catania;

   la manifestazione si proponeva di attraversare luoghi simbolo della violenza come tribunali e zone della movida, portando la voce delle donne nelle vie centrali della città, dando una possibilità concreta di dialogo e comunicazione con la città, riempiendo di significato una data simbolica;

   vista l'importanza del tema oggetto della manifestazione e il forte significato simbolico alla lotta contro la violenza sulle donne dei luoghi scelti dagli organizzatori a parere dell'interrogante questura e prefettura avrebbero potuto e dovuto compiere un supplemento di riflessione circa l'equilibrato contemperamento dei vari diritti e interessi in gioco;

   non aver permesso a centinaia di donne di attraversare liberamente il cuore della propria città proprio nella giornata del 25 novembre non appare all'interrogante rispettoso nei confronti dell'importanza che questa data assume ogni anno di più;

   la stessa Ministra interrogata il 23 novembre 2021 proprio a Catania, intervenendo alla presentazione al Teatro Massimo Bellini della campagna della polizia di Stato «Questo non è amore» contro la violenza sulle donne, aveva dichiarato: «Il femminicidio è un problema sociale su cui dobbiamo intervenire con urgenza» e il direttore centrale anticrimine della polizia, Francesco Messina, nella stessa occasione ha dichiarato: «La Sicilia è purtroppo una delle regioni in cui il fenomeno è maggiormente incidente. Il problema dei femminicidi ci attanaglia ed è un fenomeno che dobbiamo contrastare e contenere»;

   le suddette affermazioni di principio mal si conciliano, a parere dell'interrogante, con le esagerate restrizioni applicate alla manifestazione del coordinamento «Spine nel fianco» di Catania, tenutasi appena due giorni dopo, pur nella consapevolezza dello stato emergenziale, legato alla pandemia, nel quale ci si trova e della necessità di contenere assembramenti ed evitare che manifestazioni cosiddette «No-vax» e «no green pass» blocchino le città e in particolare i centri storici;

   una situazione analoga si è verificata con la richiesta del comitato organizzatore «Catanesiamo» di tenere un sit-in l'11 dicembre 2021 in via Crociferi a Catania, a sostegno della pedonalizzazione della stessa via, patrimonio dell'umanità ed emblema del barocco siciliano che, da anni, subisce la mancata chiusura del traffico veicolare di una sua porzione con le conseguenti limitazioni a una piena fruizione da parte di cittadini e visitatori;

   anche in questo caso il questore ha negato, con scarso preavviso, la via richiesta dagli organizzatori, proponendo in alternativa una piazza che non avendo alcuna relazione con l'oggetto della manifestazione ne avrebbe snaturato il significato e la portata –:

   quali iniziative intenda assunse per richiamare la questura e la prefettura a una più attenta valutazione della natura e delle finalità delle richieste di svolgimento di manifestazioni e delle modalità di autorizzazione delle stesse, soprattutto se legate ad appuntamenti di particolare rilevanza sociale, anche al fine di non comprimere diritti costituzionalmente riconosciuti e tutelati.
(4-11003)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la prima sperimentazione dei percorsi di scuola secondaria di secondo grado della durata di quattro anni fu introdotta nel 2013 dal governo Letta e ha coinvolto 11 istituti, 6 statali e 5 paritari;

   con i Governi Renzi e Gentiloni, a partire dall'anno scolastico 2017/2018, si è regolamentato e circoscritto l'ambito della sperimentazione, ricorrendo a un bando e coinvolgendo progressivamente fino a 192 scuole sia statali che paritarie (144 licei e 48 istituti tecnici);

   il bando alla base delle sperimentazioni attualmente in essere prevede che il numero di ore annuali possa essere incrementato per consentire il raggiungimento degli stessi obiettivi specifici di apprendimento del corrispondente percorso di studi di durata quinquennale;

   le proposte selezionate dal bando era previsto fossero caratterizzate da un elevato livello di innovazione, in particolare «per quanto riguarda l'articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l'utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali nella didattica, per l'uso della metodologia CLIL, per i processi di continuità e orientamento con la scuola secondaria di primo grado, il mondo del lavoro, gli ordini professionali, l'università e i percorsi terziari non accademici»;

   per il monitoraggio e la valutazione della sperimentazione, nonché per predisporre le misure di accompagnamento e formazione a sostegno delle scuole coinvolte nella sperimentazione, è stato nominato un Comitato scientifico nazionale, che si è avvalso del supporto di comitati regionali in ciascuna regione dove sono state avviate sperimentazioni;

   il decreto ministeriale 3 dicembre 2021, n. 344, riprende nella sostanza l'impianto della sperimentazione «Fedeli» e lo aggiorna alle nuove esigenze, anche in relazione a quanto previsto dal Pnrr in vista di una sua estensione a ulteriori 1000 classi prime, con il limite di una per istituto;

   il 7 dicembre 2021 sono stati pubblicati l'avviso per la selezione dei 1000 progetti di sperimentazione per avviare i percorsi quadriennali a partire dall'anno scolastico 2022/2023 per i licei e gli istituti tecnici e dall'anno scolastico 2023/2024 per gli istituti professionali, nonché le condizioni da soddisfare per prorogare la sperimentazione là dove è già in essere;

   il decreto ministeriale n. 344 richiama nelle premesse le valutazioni del Comitato scientifico «in esito al primo anno dei percorsi», nonché l'esame degli esiti relativi al terzo anno fatto da Invalsi e non fa cenno alle valutazioni del Comitato scientifico degli anni successivi, seppur previste dalla norma;

   detto decreto conferma anche per l'avvio delle nuove sperimentazioni la costituzione di un Comitato scientifico nazionale e dei comitati regionali con il compito, tra gli altri, di monitorare e valutare i percorsi che saranno avviati –:

   quali siano le osservazioni sulle sperimentazioni già avviate emerse dalle valutazioni richiamate in premessa, in quale misura se ne sia tenuto conto nel definire l'ampliamento della sperimentazione e come si intenda garantire che per le prossime sperimentazioni dette relazioni siano svolte effettivamente ogni anno, consentendo un effettivo monitoraggio in itinere.
(5-07298)


   POLIDORI e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 dicembre 2021 è entrato in vigore l'obbligo vaccinale, inclusa la terza dose, per i dirigenti scolastici, i docenti e il personale (Ata) delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione e del personale delle ulteriori tipologie di servizi scolastici e formativi;

   il mancato rispetto di tale obbligo determina la sospensione dall'attività lavorativa senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. La sospensione prevede la mancata erogazione dello stipendio o di qualsiasi altro compenso o emolumento e sarà efficace fino alla comunicazione al datore di lavoro dell'avvio e del completamento del ciclo vaccinale o della somministrazione della dose di richiamo;

   dalle Faq consultabili sul sito del Ministero dell'istruzione si apprende che tale sospensione viene interrotta alla presentazione della documentazione che comprova l'avvio o il completamento del ciclo vaccinale: nello specifico i soggetti non vaccinati sono invitati «a produrre, entro cinque giorni dalla ricezione dell'invito, uno dei seguenti documenti: documentazione comprovante l'effettuazione della vaccinazione; attestazione relativa all'omissione o al differimento della stessa; presentazione della richiesta di vaccinazione da eseguirsi in un termine non superiore a venti giorni dalla ricezione dell'invito; insussistenza dei presupposti per l'obbligo vaccinale»;

   nei cinque giorni di cui sopra il lavoratore può, in via transitoria, svolgere l'attività lavorativa a fronte della presentazione di certificazione verde base ottenuta anche mediante tampone;

   nonostante circa il 95 per cento del personale scolastico risulti vaccinato rimane, il problema, per i dirigenti scolastici, di gestire quella porzione di coloro che non vogliono essere sottoposti a vaccinazione;

   si apprende da notizie stampa e da dichiarazione degli stessi dirigenti scolastici che il personale non vaccinato starebbe adottando espedienti per aggirare la normativa vigente: tali escamotage avrebbero a che fare, tra l'altro, con le prenotazioni della vaccinazione che poi non vengono rispettate, o con dichiarazione di malattia volte a guadagnare tempo, tanto più in prossimità dell'inizio delle vacanze natalizie, così da evitare la sospensione prima dell'interruzione e relativi effetti sulle retribuzioni;

   appare evidente che risulta necessario arginare il fenomeno e prevedere, di conseguenza, interventi volti a colmare le lacune esistenti nella normativa affinché non solo il problema non sia scaricato sul buon funzionamento del servizio scolastico, su dirigenti scolastici, studenti e famiglie, ma anche per evitare ripercussioni negative sul funzionamento dei centri vaccinali e sulla disponibilità di dosi dei centri vaccinali –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo al fine di evitare i fenomeni di elusione della normativa attualmente vigente.
(5-07300)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI e ORFINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il direttore dell'ufficio scolastico regionale (Usr) per il Lazio il 20 dicembre 2021 ha emanato una nota avente a oggetto «istituzioni scolastiche occupate»;

   nella nota, inviata alle istituzioni scolastiche statali secondarie di secondo grado del Lazio, si fa riferimento alle occupazioni studentesche che si sono verificate in questo periodo nelle scuole del Lazio come violazione del diritto costituzionale all'istruzione;

   il direttore dell'Usr ha dunque invitato i destinatari della nota, in caso di occupazione, a denunciare formalmente il reato di interruzione del pubblico servizio e a chiedere lo sgombero dell'edificio, avendo cura di identificare, nella denuncia, quanti più studenti occupanti possibile;

   le occupazioni vengono definite come azioni estreme illegali, gravi e inutili richiamando una non meglio precisata disponibilità al dialogo, patto che le richieste non giungano da studenti coinvolti nelle occupazioni;

   gli studenti che hanno occupato le scuole vengono definiti indistintamente come vandali che danneggiano arredi e dotazioni e che hanno sottratto alimenti e monete dai distributori; sono accusati di aver rubato nei bar interni, di essere consumatori di «bevande che potrebbero diminuire i livelli di attenzione», mentre sono intenti a creare «assembramenti su tetti privi di parapetto o in altri luoghi pericolosi e ordinariamente inaccessibili», e di aver assunto condotte volte all'inosservanza delle misure di prevenzione;

   infine, il direttore dell'Usr ha chiesto che al termine dell'occupazione chi è stato identificato risarcisca alle scuole la spesa per la sanificazione e per ogni eventuale danno, che si applichino nei confronti degli stessi le misure disciplinari previste dal regolamento interno di ciascuna scuola e che si tenga conto dell'occupazione nel determinare il voto in condotta di questi;

   a parere dell'interrogante, ancora una volta, alle espressioni di malcontento delle studentesse e degli studenti le istituzioni rispondono alzando muri e minacciando atti punitivi e ritorsivi come i provvedimenti disciplinari, l'invito all'identificazione, le denunce penali, l'integrale risarcimento di danni, a prescindere dalla verifica delle effettive responsabilità individuali;

   anche il tentativo di rappresentare le occupazioni come atti impositivi di una minoranza di studenti nei confronti di tutti gli altri significa sminuire la partecipazione alle occupazioni di questo autunno che ha visto partecipare un elevato numero di studenti e studentesse;

   il diritto allo studio viene negato ogni qualvolta vi è un'aula inagibile, un laboratorio chiuso, una classe sovraffollata, una famiglia che non può acquistare i libri di testo, e non certo dagli studenti in quei pochi giorni di occupazione che, a parere dell'interrogante, rappresenta lo strumento che una generazione utilizza per far sentire la propria voce, avanzare delle rivendicazioni, confrontarsi in momenti assembleari e praticare, collettivamente, modelli di scuola e di formazione alternativi e innovativi;

   la negazione del diritto allo studio avviene perché la scuola è afflitta da problemi oggettivi ed è oggetto da troppi anni di «tagli» al personale, mancanza di risorse, scarse dotazioni e infrastrutture spesso fatiscenti;

   in questi anni di pandemia, inoltre, la scuola si è retta quasi esclusivamente sulla buona volontà di insegnanti, personale amministrativo e studenti ed è in evidente difficoltà;

   la mobilitazione civile di questi mesi di studenti e studentesse dovrebbe essere ascoltata con maggiore interesse, perché fatta a difesa di un bene che gli stessi studenti ritengono prezioso e a cui non vogliono rinunciare e la risposta non può essere una sanzione disciplinare o la delazione –:

   se il Ministro non intenda adottare le iniziative di competenza affinché venga revocata la nota dell'ufficio scolastico regionale del Lazio sopra richiamata specialmente nelle parti in cui si invitano le scuole a identificare e denunciare gli studenti che partecipano alle occupazioni studentesche e a chiedere loro il risarcimento per i danni materiali eventualmente arrecati alle scuole, a prescindere dalla verifica delle effettive responsabilità individuali.
(4-11011)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il signor Francesco Antonio Vinci è vittima di un attentato avvenuto il 9 aprile 2018, nel quale perse la vita il figlio Matteo;

   nell'automobile dei due era stata collocata una bomba, mentre gli stessi si trovavano in un terreno di loro proprietà;

   a seguito dell'esplosione dell'ordigno, morì Matteo Vinci, poco più che quarantenne, mentre suo padre Francesco Antonio venne elitrasportato d'urgenza, in stato di parziale incoscienza, al Centro ustionati dell'ospedale civico di Palermo;

   la degenza del signor Vinci durò 78 giorni, periodo necessario alla guarigione di ustioni di II e III grado che avevano interessato il 20 per cento della superficie cutanea;

   il 26 giugno del 2018, a seguito di dimissione dal suddetto ospedale, il signor Vinci venne riaccompagnato mediante ambulanza nella sua residenza;

   l'Inps, con provvedimento del 6 ottobre 2020, inviato mediante raccomandata al signor Vinci, ha predisposto la rideterminazione dell'importo del suo assegno sociale, in quanto il ricovero nell'ospedale civico di Palermo si era prolungato oltre i 29 giorni;

   tale rideterminazione ha prodotto una decurtazione della somma mensile spettante al signor Vinci, contro cui egli ha presentato ricorso;

   Vinci ne ha lamentato l'illegittimità;

   nel ricorso al comitato provinciale dell'Inps, ha osservato che la sospensione dell'indennità può avvenire solo in caso di ricovero presso un istituto o una comunità, vale a dire una struttura in cui venga garantito al pensionato quel sostentamento, a carico di enti pubblici, che gli viene assicurato ordinariamente attraverso l'erogazione dell'assegno sociale a carico dell'Istituto nazionale di previdenza sociale;

   nello stesso ricorso si rileva che codesta interpretazione è stata ripresa da tempo dalla Corte di Cassazione: il giudice di legittimità ha, infatti, dapprima precisato la nozione di ricovero prevista dalla legge che deve intendersi come «limitata ai soli casi di lunga degenza e terapie riabilitative, con esclusione delle condizioni contingenti che richiedono il ricovero temporaneo in strutture pubbliche ospedaliere» (Cfr. Cass. civ. Sez. lavoro, 24 agosto 2006, n. 18437, che richiama a sua volta Cass. 1436/98) e successivamente statuito che il ricovero presso un ospedale pubblico non costituisce sic et simpliciter l'equivalente del ricovero in istituto (Cfr. Cass. civ. Sez. lavoro 02/02/2007, n. 2270);

   nel ricorso Vinci ha precisato di essere rimasto vittima, insieme al figlio, di un attentato di tipo mafioso, in quanto lo stesso, ha scritto, si era «azzardato, negli anni, a difendere la piccola proprietà ereditata dai sacrifici e dal lavoro della sua famiglia», proprietà – ha precisato il Vinci – di cui da anni volevano impossessarsi membri della famiglia Mancuso, ben nota alle forze dell'ordine e ritenuta tra le più potenti della 'ndrangheta;

   l'interrogante trova assurdo che la vittima di un simile attentato sia costretta a pagare in proprio le spese per la degenza in un centro pubblico per grandi ustionati –:

   se siano a conoscenza dei fatti;

   se non intendano acquisire chiarimenti tempestivi dall'Inps e, in ogni caso, promuovere urgenti iniziative di carattere normativo affinché per le vittime di ogni forma di violenza sia lo Stato a farsi carico di pagare i costi delle degenze in strutture sanitarie.
(4-11004)


   CAON. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il signor Carlo C., nato il 22 agosto 1949 e residente a San Quirico D'Orcia (Siena), titolare di reddito di cittadinanza caricato su una carta poste italiane si è visto progressivamente ridurre il reddito originariamente attribuito nell'aprile 2019 dagli iniziali 297 euro agli attuali 40 euro mensili. Questo minimo accredito è attribuito dall'inizio del 2021;

   il signor Carlo C. usufruisce attualmente di pensione sociale pari a 640 euro mensili e ha avuto riconosciuto, in considerazione del suo stato di salute, una invalidità civile del 100 per cento, senza assegno. Di tale vicenda si trova riscontro nell'interrogazione presentata alla Camera n. 4-03472;

   per quali motivi la somma originariamente attribuita del reddito di cittadinanza del signor Carlo C. nonostante fosse già assolutamente esigua e insufficiente a condurre una vita dignitosa sia stata ridotta a 40 euro mensili.
(4-11012)


   MASSIMO ENRICO BARONI, SAPIA, GIULIODORI, COLLETTI, SURIANO, ROMANIELLO, TERMINI, TESTAMENTO, VALLASCAS, MENGA, FORCINITI, SARLI e CABRAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 17 dicembre 2021, nel porto di Trieste, si è consumata l'ennesima tragedia sul lavoro: è deceduto un lavoratore operante per una ditta di smontaggio delle gru. L'incidente è avvenuto sul Molo terzo. L'uomo, Daniele Zacchetti, di Campolongo Maggiore, è morto sul colpo. Lavorava come operaio specializzato della ditta di costruzioni Zemiro di Mira. Daniele Zacchetti stava lavorando nei pressi di un cingolato dotato di braccio meccanico, quando avrebbe tolto dei cardini della gru stessa, che gli è caduta addosso, schiacciandolo. È l'ennesima morte bianca in Italia;

   si ricorda che, nel porto di Trieste, nel 2019 aveva perso la vita Roberto Bassin morto schiacciato da un rimorchio: era in servizio come guardiafuochi a bordo di una nave al terminal Samer, venne travolto da un camion. Al guardiafuochi Bassin è stata intitolata l'ordinanza n. 85 del 2019 ma secondo Sandi Volk del sindacato Clpt «non è stata mai rispettata». Dopo un secondo incidente, è stata revisionata, «ma nessuno vigila sull'applicazione»;

   l'Anmil (Associazione lavoratori mutilati invalidi del lavoro) ha dichiarato: «come si evince dagli ultimi dati INAIL (...), le denunce d'infortunio in Italia nel settore nel 2018 sono stati 949, aumentando del 4,2 per cento rispetto all'anno precedente (911), mentre le malattie professionali riconosciute nel 2018 sono state 433, incrementando addirittura del 41,5 per cento rispetto al 2017 (306)»;

   tutto ciò conferma tragicamente come questo settore abbia ancora un indice di incidenti gravi troppo elevato; al di là del lavoro di accertamento che porteranno avanti gli organi inquirenti, appare indispensabile un intervento di verifica e coordinamento delle disposizioni che regolano la sicurezza nei luoghi del lavoro marittimo e portuale e visto l'alto numero di malattie professionali sarebbe necessario che il lavoro portuale fosse inserito tra quelli usuranti. Come riferito pubblicamente dal Clpt, dalla gestione dell'ufficio avviamenti e dai rapporti degli ispettori dell'AdSPMAO è possibile rilevare il mancato rispetto dei riposi e del monte ore degli orari di molti lavoratori del porto, e di come tale evenienza, quando viene riscontrata dagli ispettori, incida sul rischio di morte, salute e di gravi incidenti;

   l'articolo 3, comma 2, del testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro prevede, entro un termine che è stato continuamente prorogato, l'adozione di provvedimenti finalizzati a dettare le disposizioni necessarie per consentire il coordinamento tra la disciplina prevista nel testo unico stesso e la normativa speciale relativa all'attività lavorativa a bordo delle navi e in ambito portuale; tuttavia, con lo strumento regolamentare previsto dal testo unico citato, non è stato possibile operare il prescritto raccordo tra la normativa generale e quella speciale riguardante i singoli settori, il quale richiede necessariamente l'individuazione di nuove e autonome fattispecie anche penalmente rilevanti, da operarsi con una norma primaria tutto ciò ha impedito un aggiornamento ed il coordinamento della disciplina che, quindi, continua ad essere dettata da disposizioni generali o incomplete e non coordinate –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di avviare una ricognizione, con il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e dai datori di lavoro, volta a rivedere l'attuale disciplina in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro dei suddetti settori, uniformandola, per quanto tecnicamente compatibile, con i parametri e gli standard generali dettati dal citato testo unico attraverso strumenti normativi adeguati;

   se il Ministro intenda verificare se l'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale ha utilizzato i dati dell'ufficio avviamenti e i rapporti degli ispettori e con quali esiti e, in caso contrario se intenda adottare le iniziative di competenza per avviare una procedura per la sospensione delle autorizzazioni delle concessioni delle aziende inadempienti.
(4-11013)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal 2004 hanno avuto ampia diffusione, soprattutto in Lombardia, le polizze agevolate da contributi pubblici, per i costi di rimozione e distruzione delle carcasse, per i rischi climatici incombenti sulle strutture e per i rischi relativi alla propagazione delle epizoozie;

   la stipula di polizze agevolate per il comparto zootecnico ha avuto una costante e marcata crescita nel corso degli anni, portando enormi benefici alla collettività, riducendo sensibilmente la pratica dell'interramento dei capi e/o altre pratiche non consentite;

   stante una liquidazione tempestiva dei contributi, fino al 2014, si è registrato un forte interesse da parte dei Consorzi di difesa, che anticipano agli agricoltori il contributo sullo smaltimento delle carcasse (il contribuito è pari al 50 per cento della spesa assicurativa), e delle aziende che pagano interamente il costo relativo alle epizoozie (il contributo dal 2018 è pari al 70 per cento della spesa assicurativa);

   a partire dal 2015, a seguito dell'introduzione di un nuovo sistema di gestione informatica, gestito da Agea, si è di fatto interrotto questo virtuoso automatismo nel pagamento dei contributi generando delle problematiche che, se non risolte rapidamente, possono arrestare questo importante strumento a supporto delle aziende agricole;

   se non si sblocca rapidamente l'erogazione dei contributi, le aziende dovranno farsi carico sia dei contributi non incassati, sia dei contributi anticipati dai Consorzi di difesa che, in caso di mancato recupero degli stessi, a fronte delle crescenti difficoltà dovute alle continue richieste di proroga agli istituti di credito nonché interessi passivi fuori controllo, dovranno necessariamente recuperarli dagli associati;

   relativamente agli aiuti nazionali attinenti allo smaltimento carcasse e serre, per le annualità 2015-2016-2017 la procedura informatica non ha dato corso alla liquidazione dei contributi; per problematiche legate alle difficoltà di sincronizzazione dei dati tra Op regionali - Agea Op (BDR-BDN), insistono sui certificati un numero elevato di anomalie che, in assenza di tempestivi interventi risolutivi, potrebbero portare alla mancata liquidazione del 20 per cento mancante per il saldo, o eventuale recupero del contributo già pagato;

   per le annualità 2018-2019 risulta che il Ministero interrogato abbia emanato apposito bando di gestione (decreto ministeriale n. 9040815 agosto 2020) per la concessione di un anticipo ai Consorzi di difesa, limitatamente agli aiuti nazionali per smaltimento carcasse e strutture, pari all'80 per cento delle domande presentate;

   il sistema informatico di regolamentazione dei contributi evidenziando un elevato numero di anomalie legate ai problemi sincronizzazione BDR-BDN, ha comportato che ai Consorzi siano stati pagati gli aiuti nazionali, relativi alle annualità 2018 e 2019, nella misura del 25 per cento circa della quota anticipata;

   dal 2015 al 2019, ogni anno circa un 30 per cento degli allevamenti assicurati è in anomalia quindi, in assenza di interventi, si potrebbe verificare una consistente riduzione dei contributi sia ai Consorzi di difesa sia alle aziende, con pesanti ricadute; le aziende dovrebbero restituire i contributi anticipati dai Consorzi di difesa e quest'ultimi avrebbero enormi problemi di recupero degli stessi;

   circa la metà degli allevatori non ha percepito aiuti dal 2015 e gli agenti di assicurazione ed i Consorzi di difesa segnalano una sfiducia verso il sistema, con un numero crescente di allevatori che non rinnova le coperture assicurative per il comparto zootecnico –:

   se intenda adottare iniziative finalizzate alla semplificazione delle procedure che portino ad una rapida e piena erogazione dei contributi pregressi, considerato che la loro mancata erogazione si ripercuoterà pesantemente sulle aziende agricole e anche sul sistema bancario che, a fronte delle continue rassicurazioni in merito all'imminente pagamento dei contributi pregressi, tuttora finanzia tali polizze anche per il 2021, ma inizia a mostrare i primi rifiuti di finanziamento.
(4-11006)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Ema – European medicines Agency ha rilasciato in data 20 dicembre 2021 l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata per il vaccino anti-COVID prodotto dalla società Novavax, avente denominazione Nuvaxovid (NVX-CoV2373);

   il trial clinico di fase 3 del vaccino, ripreso nei contenuti da diversi articoli di stampa, ha mostrato un'efficacia comparabile a quella dei vaccini a base di mRNA (Pfizer e Moderna), con una percentuale di protezione del 96,4 per cento contro il ceppo originario del virus, dell'86,3 per cento contro la variante Alfa e dell'89,7 per cento in generale;

   il punto di forza del nuovo vaccino è sicuramente la tecnologia sulla quale esso si basa, ossia quella delle «proteine ricombinanti», che possono cioè assemblarsi per formare particelle simil-virali che inducono il sistema immunitario a produrre anticorpi;

   si tratta, com'è stato osservato da più parti, di una tecnologia in uso da oltre trent'anni, ben testata in passato e ora, che ha permesso di produrre vaccini oggi utilizzati anche per proteggere i neonati – come quelli contro l'epatite B, il meningococco B, l'herpes zoster e l'Hpv – senza il rischio di effetti collaterali di rilievo. L'elevato profilo di sicurezza di questa tecnologia è stato confermato anche nel corso della sperimentazione del vaccino in esame durante la quale non sono state osservate reazioni avverse gravi, quali miocarditi, pericarditi, sindrome di Guillain-Barré o trombosi immunitaria con trombocitopenia;

   l'introduzione di questo nuovo vaccino, sviluppato sulla base di una tecnologia ben nota e consolidata, potrebbe quindi rappresentare un'arma importante nella lotta contro la pandemia da COVID-19, potendo convincere un'ampia fetta di soggetti indecisi ad accedere alla campagna vaccinale, imprimendo una nuova accelerazione alla stessa;

   altro vantaggio non indifferente è relativo alle condizioni di stoccaggio e trasporto del vaccino Nuvaxovid che, a differenza dei precedenti, consentono la conservazione a temperature di frigorifero normali fino a 6 mesi;

   a fronte di quanto precede, la Commissione europea ha fatto sapere di aver già ordinato 27 milioni di dosi del nuovo vaccino, sottoscrivendo con l'azienda produttrice un apposito contratto che poi consentirebbe agli Stati membri di acquistare altri 100 milioni di dosi nel corso degli anni 2022 e 2023 –:

   quali siano i tempi e le modalità previste per avviare la somministrazione in Italia del vaccino Nuvaxovid, recentemente approvato dall'Ema.
(4-11005)


   GIANNONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno, secondo l'editoriale formiche.net che ha riportato i dati di un'indagine della società italiana di pediatria (Sip), si è registrato un boom di accessi di minorenni nei pronti soccorso per motivi neuropsichiatrici. Il rapporto che ha coinvolto 9 regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria), ha evidenziato che durante la pandemia da Covid-19 (marzo 2020-marzo 2021), gli accessi per patologie di interesse neuropsichiatrico sono cresciuti dell'84 per cento rispetto al periodo pre-Covid;

   in particolare, sono aumentati del 147 per cento gli accessi per «ideazione suicidiaria» seguiti da depressione (+115 per cento) e disturbi della condotta alimentare (+78,4 per cento). Le regioni in cui si è documentato un maggiore incremento di accessi per patologie neuropsichiatriche infantili sono state Emilia-Romagna (+110 per cento), Lazio (+107,1 per cento) e Lombardia (+100 per cento);

   sul numero dello scorso maggio della rivista Recenti progressi in medicina, pubblicato dal Network Bibliotecario Sanitario Toscano (NBST), il gruppo di lavoro del Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio riporta i risultati di un puntuale lavoro di revisione della letteratura che ha raffrontato i dati degli studi sino al 1° settembre 2020 sull'impatto del lockdown sulla salute fisica e sul benessere psicologico di bambini e adolescenti;

   da ciò risulta che l'impatto diretto della malattia da Covid-19 sui ragazzi è stato basso e che la ragione principale per cui essi sono stati costretti a casa era principalmente quella di proteggere gli adulti. Hanno invece impattato fortemente sul benessere psicologico di bambini e adolescenti le politiche sanitarie di contenimento decise per garantire il distanziamento sociale, dalle limitazioni alla mobilità, alla chiusura delle scuole;

   i tanti articoli pubblicati sul tema ribadiscono la volontà a livello globale di valutare attentamente il bilancio tra benefici attesi dalle misure di distanziamento sociale per ridurre il contagio e i danni in termini di disagio psicologico ed effetti negativi sulla salute dei giovani. È infatti molto difficile distinguere gli effetti avversi della pandemia sulla salute fisica e su quella mentale. Si tratta di condizioni che a volte si intersecano in una sorta di sinergia che ha fatto coniare il termine di «sindemia»;

   secondo questa analisi i comportamenti correlati alla salute sono peggiorati: più tempo trascorso davanti al pc e sui social media (dalle 2,9 ore fino alle 5,1 in media al giorno) e una sensibile riduzione del livello di attività fisica (fino al 64 per cento). Infine, sono stati segnalati disturbi del sonno e aumento del consumo di «cibo spazzatura»;

   tutti gli studi hanno riportato variazioni significative nella qualità e quantità del sonno per tutte le fasce età, una diminuzione della durata del riposo notturno nei bambini di età prescolare e scolare e il 63,9 per cento di adolescenti ha dichiarato di dormire per meno di 8 ore a notte;

   gli studi relativi ai primi sei mesi del 2020 hanno valutato gli effetti a breve termine delle misure di distanziamento per periodi relativamente brevi e, al contempo, hanno rilevato l'impossibilità di valutare l'impatto a lungo termine di tali misure restrittive e l'effetto cumulativo nel tempo di molteplici fattori stressogeni e ansiogeni;

   secondo gli ultimi dati dell'Unicef, a livello globale, almeno 1 bambino su 7 è stato direttamente colpito dai lockdown, mentre più di 1,6 miliardi di bambini hanno perso parte della loro istruzione a causa delle chiusure delle scuole –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda intraprendere per implementare le politiche di intervento sulla salute fisica, sulle relazioni sociali e sul benessere psicologico dei ragazzi.
(4-11009)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a Monselice ha sede la Cementeria Buzzi, situata a poca distanza da plessi scolastici, in prossimità del centro abitato e all'interno del parco regionale dei Colli Euganei, mentre l'intera area circostante è caratterizzata da diverse attività connesse al turismo termale e al settore dell'agricoltura, attualmente a rischio di gravi ripercussioni legate ad attività altamente inquinanti;

   l'area è zona sito di interesse comunitario Natura 2000 e colloca al suo interno la presenza del sito Unesco del Laghetto di Arquà Petrarca, risorsa fondamentale per i fanghi naturali destinati alle cure termali del distretto euganeo Abano, Montegrotto Terme, Battaglia Terme;

   il piano chiarisce che l'ente dovrebbe sollecitare (a conclusione di accordi di programma con la regione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i comuni e gli altri soggetti pubblici competenti, concertare strategie di adeguamento ed eventuale riconversione e/o rilocalizzazione delle attività e degli impianti;

   nel 2017 il Tar ha anche confermato l'incompatibilità tra attività insalubri all'interno dell'area protetta e le finalità del parco mentre Arpav ha effettuato analisi sui terreni nelle aree di ricaduta dei fumi della cementeria, evidenziando superamenti della soglia di contaminazione delle diossine e alte presenze di Pbc e Ipa;

   con nota prot. n. 14655 del 22 novembre 2021, il presidente del parco ha inviato alla regione Veneto una richiesta di mozione per impegnare la giunta a chiedere agli organi competenti di modificare la normativa nazionale del Css combustibile vietandone l'uso nelle aree protette;

   il recente quadro dell'Unione europea stabilisce che l'incenerimento e il co-incenerimento sono pratiche contrarie agli indirizzi dell'Unione europea sulla promozione dell'economia circolare e, pertanto, il principio di non arrecare danno significativo si applica anche ai cementifici che co-inceneriscono i rifiuti;

   il consiglio comunale di Monselice ha approvato uno schema di convenzione tra comune e cementeria che «si impegna a non utilizzare, fino a scadenza dell'attuale Aia combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, anche se l'introduzione di tali prodotti dovesse essere ricondotta alla fattispecie di “modifica non sostanziale” all'Aia»;

   in aggiunta, i limiti emissivi, concessi ai cementifici, permettono di scaricare in atmosfera alcuni inquinanti in concentrazione estremamente più elevata rispetto agli inceneritori senza che esista alcuna ragione che lo giustifichi;

   il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22 che disciplina la produzione e l'utilizzo del Css combustibile, stabilisce che ciò avvenga senza pericolo per la salute umana e senza pregiudizio per l'ambiente e, in particolare, senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente;

   la trasformazione dei rifiuti non riciclabili in Css e la loro co-combustione nei cementifici è indicata sorprendentemente dal Ministero come un esempio di economia circolare che ipotizza altresì una possibile riduzione dei gas serra associati alla produzione di cemento –:

   quali iniziative, alla luce di quanto sopra descritto, il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per favorire la piena applicazione delle prescrizioni del piano ambientale del parco regionale dei Colli Euganei, garantendo la propria partecipazione per la definizione dell'accordo di programma di cui in premessa;

   se non ritenga di adottare iniziative normative per escludere l'utilizzo di combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, comunque questi siano classificati negli impianti siti in aree naturali protette e siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente;

   quali iniziative intenda adottare affinché i limiti di emissione nei cementifici debbano essere equiparati, per i medesimi inquinanti, agli stessi limiti di emissione e di controllo stabiliti per gli inceneritori, in quanto inconcepibili sotto il profilo sanitario.
(5-07299)

Interrogazione a risposta scritta:


   FOGLIANI, ANDREUZZA, BAZZARO, VALLOTTO, VALBUSA e BADOLE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con due precedenti interrogazioni, la (4-04475) e la (4-05637), ancora senza risposta, i sottoscritti avevano già evidenziato gli enormi problemi e ritardi sulla salvaguardia fisica e ambientale della laguna di Venezia e sulla valorizzazione economica che crea per Venezia la mancata approvazione del nuovo «Protocollo fanghi» unitamente all'aggiornamento del Piano morfologico della Laguna di Venezia, entrambi strumenti risalenti al 1993 ed indispensabili per sbloccare la realizzazione dei dragaggi ai fini del ripristino della profondità dei fondali del porto di Venezia;

   Venezia è patrimonio dell'umanità ed è stata da sempre legata al suo porto che occupa, fra diretto e indotto, oltre 92.000 persone, genera un fatturato di 21 miliardi di euro e rappresenta il terminale strategico di uno dei più importanti poli produttivi e industriali d'Europa, quello veneto e in parte quello lombardo;

   Venezia ha pertanto un ruolo strategico determinante per il territorio italiano, tuttavia, a causa della mancata approvazione del nuovo «Protocollo fanghi», il mancato dragaggio manutentivo dei canali della città e della laguna, rischia di bloccare le attività portuali e industriali, mettendo a rischio il futuro dei lavoratori;

   nei primi giorni di febbraio 2020, il Governo annunciava che, dopo un lungo percorso durato più di tre anni, il «Protocollo fanghi» era pronto, che l'istituto superiore della sanità aveva dato l'ultimo parere e che mancava solo il decreto interministeriale con le firme dei Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   a quasi 2 anni da tale annuncio non è stato ancora emanato il decreto interministeriale per poter avviare il piano di scavo per i fanghi presenti sui fondali di Venezia; il danno economico per Venezia per la mancata possibilità di attracco delle navi porta-contenitori ammonta a circa 50 milioni di euro annui;

   di recente l'articolo 2 del decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, al comma 1 ha previsto la nomina del Commissario straordinario per la realizzazione di approdi temporanei e di interventi complementari per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna e, al successivo comma 4-bis, mediante la modifica del comma 27-bis dell'articolo 95 del decreto-legge n. 104 del 2020, ha fissato la linea di demarcazione temporale per l'adozione del «Protocollo fanghi» e l'approvazione del Piano Morfologico il 31 dicembre 2021;

   la perdurante incertezza circa la conclusione dell'iter di adozione del «Protocollo fanghi», oltre a bloccare l'aggiornamento del Piano morfologico e ambientale della Laguna di Venezia, riduce fortemente la possibilità di rispettare le tempistiche assegnate al Commissario straordinario per la realizzazione dei punti di attracco nell'area di Marghera e per la manutenzione dei canali esistenti, nonché degli interventi accessori per il miglioramento dell'accessibilità nautica e della sicurezza della navigazione;

   è necessaria immediatamente l'individuazione dei siti di conferimento dei sedimenti dragati per consentire le autorizzazioni per i dragaggi; occorre intervenire tempestivamente per la manutenzione del canale Malamocco Marghera e per lo scavo e risagomatura del canale Vittorio Emanuele III; tutto resta bloccato per la mancata approvazione del nuovo protocollo e del piano morfologico;

   nel periodo di crisi delle attività legate al turismo, a causa della pandemia da COVID-19, il porto di Venezia e le attività delle imprese portuali rappresentano una risorsa indispensabile per la sopravvivenza della città di Venezia e per l'economia del Veneto –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare immediatamente le iniziative di competenza per completare l'iter per l'approvazione del nuovo «Protocollo fanghi» e del Piano Morfologico necessari per l'individuazione dei siti di conferimento dei sedimenti e consentire le attività di dragaggio dei canali di navigazione del porto e della città di Venezia.
(4-11010)