Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 16 dicembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    gli eventi sportivi come i Mondiali di calcio, le Olimpiadi e le Paralimpiadi rappresentano uno straordinario veicolo di comunicazione sociale, e contano su un vastissimo numero di appassionati alle discipline sportive, I grandi eventi sportivi creano visibilità e permettono la diffusione a livello internazionale dei Paesi organizzatori, creando valore e mobilitando la condivisione di esperienze tra i vari attori coinvolti;

    lo sport e gli eventi sportivi in generale contribuiscono allo sviluppo economico di un territorio, di promozione commerciale, turistica, del patrimonio artistico e culturale. Sono riconosciuti come fattore di crescita in termini di effetti sul valore aggiunto, generando flussi finanziari e di indotto economico per anni, sia antecedenti che successivi alle manifestazioni;

    lo sport rappresenta, non solo, un fenomeno positivo per l'aspetto economico e per lo sviluppo territoriale, ma ha particolare rilevanza per la salute pubblica, per l'integrazione e l'istruzione, come fattore di legame sociale, coinvolgendo persone di tutte le età. Gli effetti dello sport sulla popolazione sono veicolati sulla qualità della vita e della salute delle persone che praticano sport a vari livelli, sono trasmessi a livello educativo nelle scuole di ogni ordine e grado e sono diffusi a livello di comunità, rafforzandone il tessuto sociale, con l'impiego di volontari e appassionati nelle associazioni e società sportive;

    i grandi eventi rappresentano un'occasione per riqualificare e rigenerare intere città e Paesi, dando nuova immagine a nazioni e trasmettendo i valori e le peculiarità delle comunità e della popolazione che vi abita, superando i conflitti e i confini;

    i valori dello sport sono richiamati a partire dalla Carta olimpica: il principio di uguaglianza e di collaborazione tra chi vuole partecipare ai Giochi: «La pratica dello sport è un diritto dell'uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play»;

    la dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo del 1948, all'articolo 1, stabilisce che «tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire in uno spirito di fraternità vicendevole»; all'articolo 2 prevede: «Ognuno può valersi di tutti i diritti e di tutte le libertà proclamate nella presente dichiarazione, senza alcuna distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, d'opinione politica e di qualsiasi altra opinione, d'origine nazionale o sociale, che derivi da fortuna, nascita o da qualsiasi altra situazione. Inoltre non si farà alcuna distinzione basata sullo statuto politico, amministrativo o internazionale del paese o del territorio a cui una persona appartiene, sia detto territorio indipendente, sotto tutela o non autonomo, o subisca qualunque altra limitazione di sovranità»; all'articolo 3 recita: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della sua persona»;

    nel 2022 cominceranno i Mondiali di calcio, per la prima volta ospitati da un Paese del Medio Oriente, il Qatar;

    non si può dunque, in questa occasione, non porsi, e non porre, interrogativi in merito al rispetto dei diritti umani in Qatar;

    nel rapporto del 31 marzo 2016 di Amnesty International («il lato oscuro del gioco più bello del mondo: lo sfruttamento del lavoro migrante per costruire un impianto dei mondiali di calcio 2022») l'organizzazione condannava lo sfruttamento del lavoro migrante nella costruzione dello stadio Khalifa, chiedendo alla Fifa, alle squadre e agli sponsor di prendere posizioni in difesa dei lavoratori;

    da allora sarebbero circa 6.500 i lavoratori migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka morti in Qatar da quando il Paese mediorientale ha ottenuto il diritto di ospitare la Coppa del Mondo di calcio 10 anni fa;

    anche secondo il Guardian, che cita fonti governative, una media di 12 lavoratori migranti provenienti da queste cinque nazioni dell'Asia meridionale sarebbero morte ogni settimana dal dicembre 2010;

    negli ultimi 10 anni il Qatar ha intrapreso un programma di lavori pubblici senza precedenti, in gran parte in preparazione per il torneo mondiale di calcio del 2022: oltre a sette nuovi stadi, sono stati completati o sono in corso dozzine di grandi progetti, tra cui un nuovo aeroporto, strade, sistemi di trasporto pubblico, hotel e una nuova enorme struttura, alla costruzione della quale hanno partecipato numerose imprese italiane, destinata che ospiterà la finale dei Mondiali;

    nonostante le denunce delle organizzazioni internazionali (tra le altre, Amnesty International, Human Rights Watch) e un costante monitoraggio della situazione, a oggi non si sono registrati miglioramenti nelle condizioni di lavoro della manodopera impiegata nei cantieri, né il Governo del Qatar ha adottato misure idonee al contrasto del fenomeno;

    per quanto riguarda i diritti delle donne, come riporta Human Rights Watch (Hrw) in un documento diffuso recentemente («Tutto quello che faccio è legato a un uomo: le donne e le regole di tutela maschile in Qatar»), le donne in Qatar hanno superato molte barriere e fatto notevoli progressi in molti campi; tuttavia, devono ancora subire un sistema oppressivo che impedisce loro di vivere vite indipendenti, piene, come afferma Rothna Begum, ricercatrice esperta di diritti delle donne presso Hrw, poiché il «sistema di tutela maschile» che è in vigore in alcuni tra cui il Qatar, impedisce alle donne di studiare all'estero, di sposarsi, di lavorare in posizioni pubbliche, di viaggiare senza l'approvazione dell'uomo; le donne, inoltre, non possono agire da principali responsabili dei figli, anche quando ottengono la custodia legale in seguito al divorzio;

    per quanto riguarda poi i diritti delle persone Lgbt va considerato che gli atti omosessuali sono illegali e che non è previsto alcun riconoscimento giuridico per le coppie dello stesso sesso;

    vanno considerate le recenti dichiarazioni rese alla Cnn del presidente del comitato organizzatore del Mondiale in Qatar, Nasser Al Khater, in merito al coming out del giocatore australiano: «Josh Cavallo sarebbe il benvenuto qui in Qatar, nessuno qui si sente minacciato. Il Qatar è come qualsiasi altra società di questo mondo. Tutti sono benvenuti. Ma le dimostrazioni pubbliche d'affetto sono disapprovate, questo vale su tutta la linea»;

    le istituzioni internazionali sportive già durante la possibile nascita della Superlega, si sono mobilitate con il sostegno dei tifosi, delle società del mondo dello sport e degli appassionati, evidenziando come la stessa competizione non fosse in linea con i valori fondanti dello sport;

    i Mondiali di calcio, come altri eventi sportivi internazionali, rappresentano un momento importante per veicolare valori universali come i diritti umani e i diritti civili, diritti inalienabili e fondamento di libertà,

impegna il Governo

1) come sollecitato dalle organizzazioni internazionali, ad adottare le iniziative di competenza al fine di identificare, prevenire, mitigare e porre rimedio ai rischi per i diritti umani collegati all'evento sportivo.
(1-00566) «Rossi, Zan, Quartapelle Procopio, Lotti, Prestipino, Critelli, Pezzopane, De Luca, Schirò, Bruno Bossio, Verini, Pellicani, Carnevali, Morani, Ciampi, Boldrini, Frailis, Berlinghieri, Gariglio, Gribaudo».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni IV e X,

   premesso che:

    grande preoccupazione ha suscitato la notizia che il consorzio franco-tedesco Knds abbia presentato a Leonardo un'offerta per l'acquisto della Oto Melara, storica industria produttrice di cannoni e mezzi corazzati, e della Wass, costruttrice di siluri e di droni subacquei, trattandosi di prodotti di assoluta eccellenza, riconosciuti tali da tutti i mercati internazionali;

    l'eventuale vendita da parte di Leonardo delle sue due unità di business significherebbe la cessione di un ulteriore pezzo dell'industria nazionale della difesa, con il rischio di perdere conoscenze e vantaggi tecnologici oltre a 350 posti di lavoro diretti a cui se ne aggiungerebbero circa 50 dell'indotto;

    risulta fortemente auspicabile che Oto Melara e Wass rimangano in mani italiane e non siano oggetto di una alienazione di singole unità ad entità differenti, mantenendo così un presidio nazionale aperto ad una dimensione di cooperazione industriale europea; la salvaguardia di asset e di tecnologie strategiche nazionali, sia nella dimensione marittima che in quella terrestre, è fondamentale, anche alla luce dell'agenda della Difesa italiana in materia di ammodernamento delle capacità delle nostre Forze armate e nel quadro, da un lato, di una rinnovata attenzione verso una politica di difesa comune europea, rappresentata dallo Strategic Compass e, dall'altro, dell'agenda Nato 2030. L'Italia con le proprie eccellenze e i propri asset industriali strategici può contribuire in modo determinate in tutti i settori a maggiore impatto tecnologico;

    la crescita dell'industria nazionale della difesa non può prescindere da una sempre maggiore partecipazione da protagonista dell'Italia a progetti di integrazione e cooperazione europei e a programmi di collaborazione ampi e trasversali che vedano coinvolte le società italiane che operano a livello globale;

    vi è sempre più la consapevolezza che occorra urgentemente dare vita ad un progetto di sistema-Paese creando un polo industriale e ingegneristico che rafforzi la nostra industria della Difesa e che sia in grado di competere con i nostri partner per la leadership in Europa. In tale prospettiva le eccellenze industriali italiane vanno coinvolte nella definizione, assieme al Governo, di un percorso condiviso che porti a consolidare e rafforzare la forza produttiva italiana del settore;

    il Ministro della difesa, intervenendo il 15 dicembre 2021 alla Camera dei deputati in sede di interrogazioni a risposta immediata, in Assemblea ha reso noto come sia «stato, infatti, costituito un tavolo interministeriale tra Ministero della difesa, Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero dello sviluppo economico, chiamato a seguire da vicino il percorso di vendita, con l'obiettivo di salvaguardare gli interessi nazionali nel rispetto delle procedure e delle scelte industriali di una società partecipata dallo Stato, nonché quotata sui mercati»;

    nella stessa sede il Ministro ha dichiarato che: «Il Ministero della difesa, nella sua qualità di cliente privilegiato, è interessato pertanto a salvaguardare gli assetti strategici dell'industria nazionale, guardando contestualmente al consolidamento e al rafforzamento in una dimensione europea», e come «in questo contesto, l'obiettivo è lavorare al mantenimento di un presidio nazionale che produce prodotti di assoluta eccellenza, valorizzando nel contempo le competenze in un'ottica di cooperazione industriale europea», aggiungendo infine che «il Dicastero sta promuovendo, in coerenza con gli altri Dicasteri sopra richiamati, attraverso una sinergia inclusiva di tutti i soggetti istituzionali e industriali coinvolti, mirate e condivise linee di azioni volte a definire la soluzione più opportuna per salvaguardare il presidio nazionale, garantendo in questo modo una base tecnologica altamente competitiva nel settore della difesa, condizione essenziale su cui poggia la nostra sovranità per poter svolgere un ruolo da protagonisti nell'ambito dei più importanti programmi internazionali. Tutto ciò ferme restando le prerogative del Governo ai sensi del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, sulla golden power che potranno essere valutate, ove se ne configuri l'evenienza, nelle opportune sedi»,

impegnano il Governo:

   a mettere in atto ogni iniziativa volta al mantenimento della Oto Melara e della Wass, due realtà della nostra eccellenza industriale, in mano italiana a controllo pubblico, intensificando il confronto con Leonardo e con le altre realtà industriali nazionali potenzialmente interessate, al fine preservare la sovranità tecnologica nel campo della difesa;

   a proseguire nell'opera volta a dare rinnovato e maggiore impulso alla competitività dell'industria nazionale della difesa al fine di garantire al Paese e alle sue eccellenze industriali un posizionamento di rilievo o di leadership nei principali e più innovativi programmi di cooperazione europei e internazionali;

   ad attivare tutte le leve a sua disposizione, compresa Cassa Depositi e Prestiti, al fine di dare un impulso decisivo per la creazione di un polo strategico nazionale che rafforzi l'industria italiana della Difesa e che sia in grado di facilitare l'allineamento alla pianificazione pluriennale, orientare maggiormente le politiche industriali del settore difesa al mercato, raggiungere quei volumi necessari a garantire piani industriali sostenibili e aumentare la nostra competitività a livello internazionale.
(7-00772) «Ferrari, Squeri, Deidda, Ripani, Binelli, Maria Tripodi, Zucconi, Villani, Gagliardi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATTANZIO e FIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato dal «Il Riformista» in data 9 dicembre 2021 si sostiene che il Governo italiano fosse informato dell'attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982 dove vennero ferite 35 persone e ucciso un bambino di due anni, Stefano Gay Taché;

   il 18 giugno 1982 il direttore del Sisde, Emanuele De Francesco, inviò un telex «riservato e urgente» alle forze dell'ordine e servizi, dal titolo «Probabili attentati contro obiettivi israeliani o ebraici in Europa». Il documento reca la seguente nota: «Fonte solitamente attendibile ha riferito che i palestinesi residenti in Europa avrebbero ricevuto l'ordine di prepararsi a compiere una serie di attentati contro obiettivi israeliani o ebraici europei»;

   il 27 giugno 1982 una nuova nota del Sisde avvertiva che tra i gruppi di studenti palestinesi ci fosse l'intenzione di colpire obiettivi ebraici proprio a Roma;

   il 12 agosto 1982, considerati i diversi attentati terroristici che avevano colpito le principali capitali europee, Tullia Zevi per conto dell'Unione delle comunità israelitiche italiane, inviava una nota all'allora Ministro dell'interno – Virginio Rognoni – con la quale chiedeva di intensificare i servizi di sorveglianza presso le varie istituzioni ebraiche, allegando l'intero calendario delle festività, ivi compresa la data del 9 ottobre 1982 per la ricorrenza dello Sheminì Atzeret;

   il 25 settembre in una nota si afferma che Al-Fatah stesse preparando un attacco terroristico in Italia prima, durante o subito dopo la festa dello Yom Kippur (che nel 1982 cadeva in data 27 settembre);

   infine, anche l'ambasciata israeliana aveva consigliato alle autorità italiane di alzare il livello di guardia sugli obiettivi ebraici;

   questa serie di avvisi non fu presa in considerazione dalle autorità italiane. Il presidio alla sinagoga non fu rafforzato, se non nei giorni che andavano dal Rosh HaShanà al Kippur, mantenendo per i successivi, ivi compreso il 9 ottobre, una vigilanza fissa dalle ore 19 alle ore 7 del mattino successivo;

   ad oggi, occorre sottolineare che non sono ancora stati individuati dalla giustizia italiana i colpevoli e che l'unico attentatore di cui si conosce l'identità, Al-Zomar, condannato in contumacia, è tuttora libero;

   sconcertante, se letta unitamente alle gravi omissioni di cui sopra, è la risposta data dal Ministro dell'interno pro tempore Rognoni nella seduta n. 508 del Senato del 19 agosto 1982, in merito all'attentato: «devo dire che la celebrazione della benedizione dei giovanetti, con la quale si conclude la festa delle Capanne, non era stata inserita, anche da parte della Comunità israelitica, negli avvenimenti per i quali si riteneva necessario disporre un supplemento di vigilanza». In realtà, il Ministro aveva ricevuto la nota delle Comunità ebraiche del 12 agosto 1982, in cui era inserita in modo inequivocabile anche la giornata del 9 ottobre 1982;

   a questo punto, a parere dell'interrogante, è lecito domandarsi se le gravi inadempienze delle autorità italiane e le non veritiere argomentazioni del Ministro Rognoni possano essere ascrivibili a quell'atteggiamento di tolleranza verso le organizzazioni terroristiche arabe definito «Lodo Moro». Ovvero, l'accordo tra l'Italia e Olp con il quale il nostro Paese, in cambio della garanzia di non essere colpito da attentati, consentiva ai terroristi palestinesi la libertà di transito e logistica, dal quale, tuttavia, vennero esclusi i cittadini italiani di religione ebraica –:

   se il Governo intenda fare chiarezza, per quanto di competenza, sulle gravi omissioni delle nostre strutture di pubblica sicurezza, nonostante le segnalazioni del Sisde dal 18 giugno al 9 ottobre 1982 fossero state ben 16 e nonostante le Comunità ebraiche avessero richiesto al Ministro dell'interno dell'epoca di aumentare la vigilanza per tutto il periodo delle festività ebraiche ivi compreso quel sabato 9 ottobre 1982.
(4-10965)


   VILLANI, NAPPI e MANZO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il territorio dell'Agro Nocerino Sarnese, a causa del maltempo che ha colpito l'Italia nelle scorse settimane, è stato scenario di una tragedia assurda quanto evitabile: a Scafati una donna è deceduta in casa a seguito di un malore, mentre i soccorritori, pur allertati dai familiari, non sono riusciti a raggiungere l'abitazione, in quanto la strada era completamente allagata;

   a denunciare l'accaduto, come riportato da numerose fonti di stampa, è stata la figlia dell'anziana donna che il 29 novembre 2021 ha perso la vita nella sua abitazione di via Longole a Scafati, una strada che, quando il maltempo imperversa, si trasforma in un vero e proprio fiume che rende invivibile la zona e non consente ai veicoli di transitare;

   questa situazione paradossale si verifica ogni qualvolta il fiume Sarno rompe gli argini per il maltempo nelle aree in cui non vi sono scoli fognari;

   la via nuova San Marzano nel comune di Scafati (Salerno), a poca distanza dalla suddetta abitazione di via Longole, necessita di indifferibili interventi strutturali quali pulizia ed ampliamento dei canali laterali della strada, lavori autorizzati già nel 2014 e attualmente fermi, evidenziati altresì dall'amministrazione comunale quali urgenti;

   il sindaco, nell'esprimere vicinanza alla famiglia colpita dal lutto, ha sostanzialmente accusato il Governo regionale di essere responsabile della mancata realizzazione di opere idonee a far defluire l'acqua piovana e ha denunciato la necessità di realizzare un intervento globale per risolvere il problema degli allagamenti che si protrae da oltre 30 anni;

   il primo cittadino di Scafati, a quanto risulta all'interrogante, avrebbe anche attribuito alla regione la responsabilità di non avere finanziato i progetti per gli interventi fognari, che sarebbero pronti dal 2014 e che risulterebbero attualmente bloccati; la situazione sarebbe aggravata recentemente, anche dall'assenza al tavolo in conferenza dei servizi, convocata all'uopo sulla questione, della stessa regione Campania;

   si precisa, altresì, che sono numerose le interrogazioni presentate a livello regionale che, oltre a denunciare il fatto, chiedono tempi certi di intervento sulla rete fognaria e le ragioni di interruzione dei lavori di dragaggio dei canali sulle strade incriminate;

   la risposta della regione Campania è da anni la stessa, ovvero mancano finanziamenti per proseguire i lavori;

   ormai da anni il sistema fognario e di defluizione delle acque piovane del territorio non risulta più in grado di garantire la viabilità né l'incolumità dei cittadini;

   sull'accaduto è necessario rendere note le responsabilità dell'assenza di misure necessarie a prevenire l'emergenza, considerato che il territorio dell'Agro Nocerino Sarnese subisce spesso allagamenti dovuti a precipitazioni, che non solo rendono impercorribili alcuni tratti delle città, ma causano anche pesanti danni e forti disagi e nel caso evidenziato dall'interrogante, la morte di una cittadina –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno porre in essere, per quanto di competenza, iniziative dirette a chiarire la situazione in rapporto alle gravi criticità evidenziate, e altresì affinché le ricadute di un tale stato di cose non si protraggano ulteriormente nel tempo continuando a produrre effetti dirompenti sulla qualità della vita dei cittadini.
(4-10968)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la recente ordinanza del Ministro della salute ha modificato la lista dei Paesi da cui si può arrivare in Italia senza effettuare un periodo di quarantena, individuati nell'elenco D dell'allegato 20 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 e successive modificazioni e integrazioni;

   il provvedimento, nel mirare a contrastare la nuova variante Omicron, ha penalizzato oltremodo gli spostamenti delle persone da e per Singapore, Città-Stato asiatica che registra solo una decina di casi infezione da variante Omicron, tutti importati e isolati in aeroporto;

   la decisione del Governo Italiano ha creato malumori tra i connazionali residenti a Singapore. Con l'introduzione della quarantena sfuma il sogno di passare il Natale a casa per 4 mila italiani che vivono a Singapore, così come dovranno rinunciare alle vacanze in Italia i tanti turisti singaporesi che le avevano programmate in vista delle feste imminenti, turisti di nicchia che prima del Covid spendono annualmente nel mondo 48 miliardi di dollari singaporesi;

   a Singapore si registra uno degli indici Rt tra i più bassi al mondo e oltre il 96 per cento della popolazione risulta essere vaccinata;

   tale decisione appare ancora più una svista se si considera che non sono state introdotte restrizioni per nazioni come il Regno Unito, dove si contano circa 5000 casi di variante Omicron;

   giova ricordare che l'Italia è l'unica nazione europea ad applicare misure restrittive contro i turisti singaporiani, nonostante sia stata approvata dall'Unione europea e da Singapore l'equivalenza dei certificati vaccinali;

   persino l'ambasciatore d'Italia a Singapore Mario Vattani ha espresso il suo stupore per l'accaduto, auspicando che l'assenza di Singapore dall’«Elenco D» citata nell'ordinanza sia frutto di un mero errore materiale o di un refuso;

   sulla stessa scia anche il presidente dell'Iccs, la Camera di commercio italiana a Singapore, Alberto Maria Martinelli, che ha sottolineato come i numeri della pandemia a Singapore non giustifichino tali misure draconiane e vanifichino gli sforzi per mantenere aperti i canali di business tra le due nazioni. Singapore, infatti, ha volutamente aperto una Vtl (Vaccinated travel line) con l'Italia e altri Paesi, perché riconosce la sua posizione di hub logistico, finanziario, legale;

   al contrario, chi arriva dall'Italia a Singapore non ha bisogno di quarantena e, pertanto, la scelta del Governo di escludere Singapore dai Paesi dell'elenco D annulla la reciprocità fin ora vigente tra le due nazioni;

   poiché Singapore ha dimostrato di saper gestire la pandemia, poiché tale misura danneggia gli affetti di migliaia di italiani, poiché la cancellazione delle prenotazioni turistiche comporta un grave danno d'immagine per l'Italia e una grave perdita economica per le nostre aziende, appare opportuno impegnare il Governo a quanto segue –:

   se il Governo intenda inserire nuovamente Singapore nei Paesi dell'elenco D dell'allegato 20 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021, per i quali è consentito l'ingresso in Italia senza obbligo di isolamento fiduciario, anche a fini di salvaguardia della comunità italiana ivi costituita.
(5-07284)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Daniele e Francesco Centioni erano i legali rappresentanti della società italiana Caravel S.r.l. che ha detenuto la società colombiana Gocol S.A. — avente sede a Funza-Cundinamarca — dal 2006 al 2009 quando il 66 per cento di quest'ultima è stato venduto;

   l'acquirente, José Antonio Cardona Sierra, non ha pagato l'importo dovuto (pari a 5.4 milioni di euro) e ha svolto, inoltre, numerose azioni ai danni dei signori Centioni i quali, non solo hanno perso l'intero patrimonio familiare, ma anche il restante 25 per cento della società colombiana rimasto invenduto: infatti, a seguito dell'acquisto, l'ormai azionario di maggioranza ha provveduto a dismettere la Gocol S.A.;

   tornati in Italia i signori Centioni hanno cercato di procedere per vie legali al fine di recuperare il denaro perso ma, non avendo trovato un legale disposto ad assumerne le difese contro il Signor Cardona Sierra, interpellarono il consulente fiscale Ugo Marquez;

   il consulente giunse in Italia nel maggio 2010 con l'avvocato Carlos Albertos Aldana egli stessi sottoscrissero un accordo con i signori Centioni sulla base del quale si impegnavano a pretendere il pagamento di una parte del prezzo dal signor Cardona e a ottenere in cambio della rimanente parte che il 50,1 per cento della società Gocol;

   due mesi dopo i signori Centioni scoprirono che, in realtà l'avvocato Aldana aveva utilizzato la procura per sottoscrivere dinanzi la Cerniera di commercio una conciliazione con la quale gli stessi rinunciavano a tutti i diritti;

   pertanto, i signori Centioni hanno inoltrato, per il tramite dell'ambasciata colombiana a Roma, due denunce penali ma, a distanza di dieci anni ancora, non è emersa la verità su tale questione con il rischio che i fatti vadano prescritti –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non ritenga doveroso adottare iniziative, per quanto di competenza, chiedendo spiegazioni al Governo colombiano.
(4-10964)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge del 29 gennaio 2014, n. 5, ha riformato la disciplina riguardante il capitale della Banca d'Italia con l'obiettivo, tra gli altri, di ampliare la platea dei partecipanti, stabilendo un limite massimo del 3 per cento alla quota detenibile da ciascuno di essi;

   la norma stabilisce, inoltre, che, per le quote possedute in eccesso non spetta il diritto di voto e i relativi dividendi, eliminando qualsiasi dubbio «sull'influenza» dei quotisti;

   tuttavia, dopo sette anni dall'introduzione del limite legale del 3 per cento, alcuni istituti di credito continuano ad avere quote ampiamente eccedenti il limite. Se da un lato questo fa sì che i quotisti non percepiscano utili, dall'altro l'erario non percepisce le relative imposte;

   in un momento storico come questo – fatto di sofferenze, disagi, disoccupazione – oltre 500 milioni di euro di dividendi maturati e non distribuiti negli ultimi 5 anni, sui quali si poteva applicare l'imposizione fiscale, giacciano in un'apposita riserva della Banca d'Italia perché, per legge, questi non possono essere distribuiti;

   alla luce di queste premesse si chiede di valutare un correttivo che fissi al 5 per cento la quota detenibile, con sterilizzazione dei diritti per le partecipazioni eccedenti prevedendo, altresì, un'imposizione fiscale aggravata per i dividendi che dovrebbero essere distribuiti nel 2022. Incrementare lievemente la partecipazione consentirebbe di distribuire ingenti risorse da destinare a finanziare le imprese, aumentando al contempo il gettito erariale in un momento di particolare bisogno per il Paese;

   in quest'ottica, oltre al correttivo proposto che necessiterà sicuramente di un parere della Bce, si potrebbe anche valutare di ammettere che Inps ed Inail possano detenere quote fino al 10 per cento, a tutto vantaggio di pensionati e lavoratori –:

   se sia al corrente della situazione esposta in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per riformare la disciplina del capitale della Banca d'Italia.
(4-10958)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SILLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel Tribunale di Prato si sono verificati episodi di carenze d'organico che dopo più di dieci anni, a fronte di interventi politici trasversali da destra a sinistra a ogni livello istituzionale, non sembrano far migliorare la situazione del tribunale;

   il ministro interrogato ha pubblicato due interpelli per la mobilità del personale, riguardanti anche i tribunali toscani, per permettere ai funzionari interessati al trasferimento in tali sedi, di venire a conoscenza della quantità e della collocazione di posti disponibili, per procedere al trasferimento;

   a fronte di una carenza di organico nel tribunale di Prato pari al 35 per cento, si sono resi disponibili cinque posti per funzionario ma nessuna disponibilità per il ruolo di cancelliere;

   nel documento pubblicato dal Ministero emerge che nel tribunale di Prato vi è una disponibilità solo di quattro posti come funzionario a discapito di altre città come Grosseto, che fornisce La disponibilità di sette posti, Livorno di undici posti, Lucca di sedici posti, Pisa di nove posti e Massa di dieci posti;

   da quanto esposto si deduce che il tribunale di Prato non può accogliere più di quattro trasferimenti, smentendo dunque la minore necessità di personale rispetto ad altre province;

   ancora più grave è la situazione relativa alla disponibilità nulla di accogliere nel tribunale di Prato il trasferimento per chi riveste la qualifica di cancelliere: nonostante sia prevista la disponibilità in organico di dieci cancellieri, attualmente ne è presente solo uno in tutto il tribunale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di far fronte a una situazione problematica e strutturale che persiste da più di dieci anni in un distretto importante come quello di Prato.
(5-07280)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   COLLETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   Strada dei Parchi dal 2001 gestisce le autostrade A24 e A25, con scadenza della concessione nel 2030;

   sulla base di ciò deve versare un canone annuo ad Anas Spa di 55,86 milioni di euro;

   dalla relazione finanziaria di Anas risulta per il 2020 un credito di 709 milioni di euro, comprensivo delle rate annuali fino al 2030, nonché un mancato versamento per l'annualità 2019;

   tale credito è in parte dovuto al posticipo del pagamento delle rate 2015, 2016, 2017 e 2018 disposte, dal decreto-legge n. 50 del 2017, che prevede la loro restituzione in tre rate di 37,24 milioni di euro dal 2028 al 2030, e, per le altre, dal decreto-legge n. 123 del 2019, che prevede il versamento a fine concessione; gli importi delle rate 2015 e 2016 sono stati destinati a lavori (cosiddetto «antiscalinamento»), mentre quelli per le rate 2017 e 2018 sono andati a calmierare gli aumenti delle tariffe fino al 31 ottobre 2021; risulta, da tale relazione, che Strada dei Parchi ha instaurato numerosi contenziosi rispetto al pagamento delle rate, tutti conclusisi con la sua soccombenza, almeno in primo grado, e numerosissimi contenziosi nei confronti del Ministero sui lavori, la loro qualità e l'affidamento degli stessi in forma diretta e in house a società del gruppo Toto Holding, eccedente la quota del 60 per cento disposta dalla legge (e confermato dalla sentenza 04533/2016 del TAR Lazio);

   l'Anas nella relazione finanziaria scrive: «una potenziale perdita di valore, pari a 257.586 mila euro, che è stata accantonata nel fondo svalutazione crediti». Poi «Il maggior accantonamento è scaturito da una valutazione puntuale del credito in essere verso la concessionaria Strada dei Parchi, a seguito del mancato pagamento della rata concessoria del 2019 (scaduta a fine marzo 2020) che è stato considerato un indicatore di aumento del rischio creditizio. Nello specifico, per l'individuazione della classe di rating è stata svolta un'analisi basata sulla stima dell'Interest Coverage Ratio del debitore, dalla quale è emerso che il cluster da prendere in considerazione è il CCC/C, con un conseguente e significativo aumento della probabilità di default»;

   la Corte dei conti, sulla gestione finanziaria di Anas 2019 nella determinazione del 15 aprile 2021, n. 32, scrive che «in data 24 settembre 2020, la società ha proposto ricorso per decreto ingiuntivo, chiedendo che venga ordinato a Strada dei Parchi il pagamento dell'importo complessivo di euro 82.595.580,21 oltre interessi, riferito alla rata 2019. A oggi, il credito complessivo nei confronti di Strada dei Parchi presenta notevolissimi profili di criticità atteso l'evidente stato di pervicace insolvenza che ne caratterizza il rapporto»;

   secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano del 20 novembre 2021 sull'inchiesta sulla Fondazione Open, sarebbero intercorsi contatti costanti tra concessionaria, dirigenti statali ai massimi livelli e i rappresentanti del Governo pro tempore, uno dei quali indagato per essersi «ripetutamente adoperato, nel periodo temporale 2014-2018, affinché venissero approvate dal Parlamento disposizioni normative favorevoli al gruppo». Tra questi ci sarebbe un emendamento alla legge di bilancio per il 2018 un contributo di 58 milioni a Strada dei Parchi, rispetto alle precedenti previsioni dell'articolo 16-bis del decreto-legge n. 91 del 2017, dove veniva autorizzato un contributo di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2025 a favore di Strada dei Parchi s.p.a.;

   tale contributo di tipo diretto per 250 milioni di euro veniva ulteriormente anticipato al 2018 (108 milioni) e al 2019 (i restanti 142 milioni) con il decreto-legge n. 109 del 2018;

   sulla base di quanto riportato sul sito «sovvenzioni» del Ministero, a oggi dei 250 milioni di euro previsti da tale contributo ne risultano erogati 112 –:

   se le rate 2019, 2020 e 2021 siano state pagate da Strada dei Parchi ad Anas e, in caso contrario, per una o più di esse, quale sia lo stato di eventuali contenziosi o se esistano motivazioni oggettive ostative al versamento;

   quale sia il quadro dei crediti per voce vantati da Anas nei confronti di Strada dei Parchi e se anche per questi altri crediti la società abbia contenziosi;

   quale sia il quadro degli affidamenti per lavori dal 2016 a oggi, divisi per finanziamento, avvenuti con affidamento in house a società del gruppo Toto Holding, e se esistano contenziosi in atto tra Ministero e concessionaria;

   se non ritenga di promuovere una revisione delle sovvenzioni pubbliche non ancora erogate in considerazione delle eventuali inadempienze contrattuali nei confronti di Anas spa eventualmente ancora esistenti, onde salvaguardare il patrimonio della società pubblica.
(3-02686)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PITTALIS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale rete ferroviaria della regione Sardegna è costituita da un insieme di tratte di lunghezza complessiva di 430 chilometri, il cui assetto, che risale al 1881, è fortemente limitato in termini di copertura territoriale;

   la parte centrale e quella orientale della Sardegna, attualmente, sono escluse dalla rete ferroviaria esistente, esclusione che produce conseguenze negative per questi territori sia in termini di mobilità che di sviluppo economico;

   al fine di superare tale isolamento è stato predisposto il progetto Sardinia Rail Network la cui finalità è quella di collegare tramite ferrovia Olbia a Nuoro;

   il progetto prevede la riqualificazione dell'attuale tratta Nuoro-Macomer e la realizzazione di una nuova linea ferroviaria tra Prato Sardo, Siniscola e Olbia, oltre alla realizzazione di una connessione su metro leggera dal centro di Nuoro a Prato Sardo-Borone;

   la regione Sardegna ha inviato la scheda del progetto SaRNet al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e a Rfi ad aprile 2021;

   in un'intervista rilasciata il 16 dicembre 2021 alla Nuova Sardegna dall'amministratrice delegata di Rfi, il progetto SaRNet non è mai stato citato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del progetto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito alla sua realizzazione.
(5-07281)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOVECCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni migliaia di cittadini-utenti di Foggia e provincia avrebbero ricevuto una mail dalla Società «Autostrade per l'Italia» che comunicherebbe il ridimensionamento della rete Punto Blu. Infatti, attraverso il suo nuovo piano industriale 2020-2024, non sarebbe più fruibile il «Punto Blu» del casello autostradale di Foggia, quel servizio degli uffici del Telepass dislocati su tutto il territorio italiano dedicati all'assistenza e al supporto dei loro clienti;

   da quanto si apprenderebbe da notizie di stampa, il ridimensionamento di «Autostrade per l'Italia» sarebbe stato ben descritto nel documento ufficiale «Presentazione del Piano Industriale», varato a gennaio 2021 e liberamente consultabile in pdf sulla pagina web dell'azienda;

   la Capitanata che conta ben 600 mila abitanti non potrà più usufruire della postazione Punto Blu presso il casello A14 di Foggia; pertanto, si presuppone che da oggi chi vorrà utilizzare il servizio «Punto Blu» sarà costretto a recarsi presso quello più vicino, Bari (137 chilometri); Napoli (183 chilometri), o addirittura Pescara (192 chilometri);

   la provincia di Foggia, che secondo quanto riportato da «il Sole24ore» sarebbe penultima per vivibilità, verrebbe di fatto ancora una volta depauperata di un'altra infrastruttura importante, strategica come già accaduto con l'aeroporto «Gino Lisa» e l'ultimo ridimensionamento dei collegamenti su rotaie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza intende adottare al fine di ovviare all'ennesima penalizzazione che determinerebbe un ulteriore ridimensionamento socio-economico per l'intera provincia di Foggia.
(4-10959)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SILLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 10 dicembre 2021, il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un articolo, in cui fa riferimento alla chiusura del conto corrente della onlus Benefica di Solidarietà con il popolo palestinese - Odv, associazione con sedi a Genova, Milano e Roma;

   la onlus, riferisce l'articolo, non risulta essere iscritta al registro dell'Agenzia delle entrate e ha subito la chiusura del conto corrente perché sono state individuate una serie di attività sospette avverso gruppi attinenti all'organizzazione terroristica di Hamas;

   sembrerebbe, appunto, che l'invio di massicce somme di denaro siano destinate a soggetti non censiti in Palestina o inseriti nella black list delle banche dati europee;

   le fonti stampa riportano che il Presidente dell'associazione, Mohammad Hannoun è già conosciuto per raccolte di fondi destinate alle famiglie dei kamikaze palestinesi; la sua è una figura conosciuta come capace di effettuare un network tra associazioni e politica;

   se i Ministri interrogati intendano chiarire se vi è stata, nel territorio italiano, una movimentazione di denaro verso organizzazioni terroristiche, riconoscendo di fatto il loro ruolo contro la popolazione civile di Israele e quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, per combattere tutte le forme di antisemitismo e per proseguire il contrasto al terrorismo, dando un seguito concreto alle direttive delle nuove strategie dell'Unione europea.
(5-07283)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   TIMBRO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Capo D'Orlando (Messina), preso atto del contributo concesso dal Ministero dell'istruzione relativo all'avviso pubblico prot. 26811 del 6 giugno 2021 relativo alla assegnazione di risorse a favore di enti locali per il reperimento di strutture da adibire a uso scolastico per garantire la continuità didattica nell'anno scolastico 2021-2022, con delibera di giunta municipale n. 194 del 4 ottobre 2021 individuava un'immobile sito in via XXVII Settembre dando mandato ai responsabili dei competenti uffici comunali di definire gli atti e le procedure da porre in essere per procedere alla locazione del suddetto immobile e per renderlo idoneo alla temporanea modifica di destinazione d'uso a servizio delle attività scolastiche da ospitare;

   con scrittura privata, in data 7 ottobre 2021, tra la responsabile dell'area scolastica del comune di Capo D'Orlando, e i proprietari dell'immobile, si stipulava contratto di locazione prevedendo, oltre il canone mensile ritenuto congruo per l'urgenza del caso e per le condizioni del mercato locale degli affitti, che i locali dovevano essere provvisti di tutti i certificati e le autorizzazioni previste dalla legge ed essere adibiti esclusivamente ad attività didattiche, nonché l'impegno delle locatrici di impegnarsi a rendere i locali di che trattasi idonei all'uso ed esenti da difetti che possano influire sulla salute di chi li frequenta ciò tramite adeguati interventi di manutenzione, riparazione e pulizia preventivi all'inizio delle attività scolastiche;

   in data 6 novembre 2021 il responsabile area scolastica del comune comunicava al dirigente dell'istituto comprensivo n. 1 Capo D'Orlando la disponibilità delle aule in Via XXVII Settembre per il trasferimento delle sezioni di scuola dell'infanzia;

   in data 10 novembre 2021 il dirigente dell'istituto comprensivo n. 1 Capo D'Orlando e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione — con nota indirizzata tra gli altri: al sindaco del comune di Capo d'Orlando, ai competenti uffici comunali, al distretto sanitario di Sant'Agata Militello, al poliambulatorio di Capo d'Orlando e per conoscenza dell'ufficio scolastico regionale per la Sicilia, ufficio VIII-ambito territoriale di Messina direzione generale — segnalavano seri problemi dell'immobile, tra cui l'inaccessibilità del vialetto d'ingresso a causa dei calcinacci che rischiano di cadere per le parti ammalorate dei balconi; pericolosità dell'ingresso per le parti ammalorate della facciata; ingresso alle aule posteriori direttamente da due aule adibite ad attività didattiche per l'inaccessibilità del vialetto; forte criticità delle cassette dell'impianto elettrico; inadeguatezza delle uscite di sicurezze; inadeguatezza dell'impianto di illuminazione; inadeguatezza dell'aerazione nelle aule, in particolare nell'ultima aula in fondo; inadeguatezza delle finestre; inadeguatezza delle porte d'ingresso; pericolosità degli arredi che sono in pessime condizioni, chiedendo le conseguenti verifiche, nonché una valutazione della qualità dell'aria, dell'ambiente e della ventilazione e analisi per la determinazione qualitativa di amianto su campioni massivi e determinazione della concentrazione di fibre di amianto aerodisperse in loco (prescrizioni di cui al decreto ministeriale n. 6 settembre 1994);

   a parere dell'interrogante le condizioni di emergenza e urgenza non possono prevalere sulle condizioni minime di qualità e benessere scolastico per alunni, personale docente e non docente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, e se valutare, come previsto dal punto 2 dell'articolo 6 dell'Avviso pubblico prot. 26811 del 6 giugno 2021, di attivare la verifica delle dichiarazioni rese dal comune di Capo D'Orlando in merito all'affitto dell'immobile e di disporre un sopralluogo per la verifica del corretto utilizzo delle risorse.
(4-10960)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDERICO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 3, della legge 6 novembre 2012, n. 190, stabilisce che l'Autorità nazionale Anticorruzione esercita poteri ispettivi mediante richiesta di notizie, informazioni, atti e documenti alle pubbliche amministrazioni e ordina l'adozione di atti o provvedimenti richiesti dal piano nazionale anticorruzione e dai piani di prevenzione della corruzione delle singole amministrazioni e dalle regole sulla trasparenza dell'attività amministrativa previste dalla normativa vigente, ovvero la rimozione di comportamenti o atti contrastanti con i piani e le regole sulla trasparenza;

   l'articolo 16 del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 stabilisce che l'Anac vigila sul rispetto, da parte delle amministrazioni pubbliche, degli enti pubblici e degli enti di diritto privato in controllo pubblico, delle disposizioni di cui al citato decreto, in tema di inconferibilità e di incompatibilità degli incarichi, anche con l'esercizio di poteri ispettivi e di accertamento di singole fattispecie di conferimento degli incarichi;

   con delibera n. 546 del 13 luglio 2021 l'Anac ha riscontrato la sussistenza ab origine della causa di inconferibilità nei confronti del presidente del Comitato direttivo del Consorzio per lo sviluppo industriale della Valle del Biferno (di seguito «Cosib») alla luce dell'articolo 7, comma 2, lettera c) del decreto legislativo n. 39 del 2013;

   con medesima deliberazione l'Anac ha anche stabilito che l'organismo di vigilanza del Cosib, nella funzione di responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione (Rcpt), aveva il compito di comunicare e contestare al soggetto cui è stato conferito l'incarico la causa di inconferibilità, proprio come accertata dall'Anac;

   l'organo di vigilanza del Cosib, con decisione del 29 ottobre 2021, collegialmente adottata dai citati componenti, ha disposto il «non luogo a procedere sulla ipotesi di inconferibilità dell'incarico di Presidente del Comitato Direttivo del COSIB», disattendendo in sostanza i rilievi dell'Anac e addirittura contestandone il contenuto –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione ai fatti sopra esposti e se intenda adottare iniziative normative in modo da chiarire la questione ed evitare situazioni come quella descritta in premessa.
(4-10969)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con diverse interrogazioni, nello specifico la n. 4-09890 e n. 4-10756, l'interrogante ha sottoposto all'attenzione del Governo i problemi legati alle vaccinazioni pediatriche con la richiesta di sospensione immediata dalla vaccinazione;

   il 3 dicembre 2021, il Prac (Ema) valutando i risultati di due ampi studi europei, ha determinato che il rischio di miocardite dopo la vaccinazione è di circa 1 su 10.000, e che l'aumento del rischio è più elevato tra gli uomini più giovani, per entrambi i vaccini Pfizer o Moderna;

   mentre l'agenzia del farmaco svedese, il 6 dicembre 2021, ha disposto la sospensione di Moderna sotto i 30 anni, in Italia, Patrizia Popoli, presidente del CTS-Aifa a Radio anch'io, dichiarava che: «I dati che abbiamo sul vaccino anti Covid ai bambini sono sufficienti per questa estensione pediatrica. Abbiamo uno studio fatto su 3000 bambini, con dose ridotta e cioè 1/3 della dose: il vaccino si mantiene efficace e senza eventi avversi preoccupanti, solo reazioni locali, un po' di febbre e mal di testa. Per ora non ci sono miocarditi». Lo stesso giorno Maria Paola Trotta, coordinatrice Unità di crisi dell'Aifa-Covid, su Radio24, dichiarava che Aifa ha rivisto tutti i dati, compresi quelli statunitensi Stati Uniti. All'interrogante risultano al 3 dicembre che nel database Vaers siano state raccolte 30.550 reazioni avverse, 234 disabilità permanenti e 54 morti;

   l'interrogante, data l'incompletezza dell'informazione, deduce che lo studio a cui si riferisce Patrizia Popoli, sia quello dal titolo «Valutazione del vaccino BNT162b2 Covid-19 nei bambini dai 5 agli 11 anni», finanziato da BioNTech e Pfizer, che fa riferimento al trial clinico NCT04816643 che prevede una fase 1 per il dosaggio e uno studio randomizzato di fase 2-3, che terminerà il 23 luglio 2024, per valutare la sicurezza, l'immunogenicità e l'efficacia per 2 dosi di BNT162b2 in bambini tra 6 mesi e 11 anni. Lo studio esamina la sperimentazione di fase 2-3 su 2268 bambini, reclutati sani (ovvero con condizioni preesistenti assenti o stabili, ad eccezione di quelli con un disturbo da immunocompromissione o immunodeficienza, quelli con una storia di MIS-C o quelli che ricevono terapia immunosoppressiva), con un follow-up mediano di 2,3 mesi, dal quale emerge che non sono stati rilevati eventi avversi gravi correlati al vaccino;

   l'interrogante ha già posto al Governo il cosiddetto caso «Pfizergate» con l'interrogazione n. 4-10762;

   l'interrogante ha già prospettato le sue argomentazioni riguardo alla non eticità della sperimentazione e dall'assenza di etica nella scienza medica quando sottopone a sperimentazione bambini. L'interrogante sostiene che tale ultima debba essere completamente vietata. Detto ciò, l'interrogante considera, in ogni caso, non significativo uno studio condotto su circa 2000 bambini selezionati all'origine e più sani rispetto alla media, con riguardo alle reazioni avverse, in quanto al massimo si possono esplorare le reazioni con frequenza 1:1000;

   l'interrogante è dubbiosa sulla terzietà degli enti autorizzativi, di controllo e decisionali, nella valutazione del rischio/beneficio, anche alla luce delle evidenze prodotte dai dati delle reazioni avverse più volte anche citate nelle precedenti interrogazioni;

   altri 3 studi internazionali, dal titolo «Miocardite dopo la vaccinazione contro il Covid-19 in una grande organizzazione sanitaria», «Miocardite dopo vaccino mRNA BNT162b2 contro Covid-19 in Israele», e «Miocardite clinicamente sospetta temporaneamente correlata alla vaccinazione contro il COVID-19 negli adolescenti e nei giovani adulti», hanno anch'essi evidenziato la miocardite come reazione avversa correlata alla vaccinazione nei giovani under 30 –:

   se il Governo non intenda, alla luce di quanto espresso in premessa, adottare iniziative per sospendere la vaccinazione agli under 30 e altresì per abrogare tutte le norme che l'interrogante giudica limitanti la libertà nella predetta fascia di età.
(4-10961)


   VALLASCAS. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   secondo alcuni organi di stampa, l'entrata in vigore, il 6 dicembre 2021, del decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172, sta creando molteplici disagi alle popolazioni residenti nelle isole minori a causa delle difficoltà riscontrate per sottoporsi ai test antigenici validi ai fini del rilascio del cosiddetto «green pass»; in particolare, questa difficoltà deriva dal fatto che molte di queste realtà territoriali sono sprovviste di presidi medici o di farmacie e le poche farmacie presenti non sempre effettuano i tamponi;

   questa situazione, oltre a causare molteplici disagi, in considerazione delle limitazioni poste alle attività di coloro che quotidianamente devono raggiungere il luogo di lavoro o di studio, costituisce un elemento di grave discriminazione per migliaia di cittadini italiani ai quali, in questo modo, viene negato l'esercizio del diritto alla mobilità;

   i quotidiani Unione Sarda e Nuova Sardegna hanno riportato la notizia del disagio degli abitanti dei comuni sardi di Carloforte (6 mila residenti), nell'isola di San Pietro, e di La Maddalena (circa 11 mila residenti), nell'omonimo arcipelago, entrambi serviti dalla compagnia di cabotaggio marittimo Delcomar;

   secondo quanto riportato, gli abitanti di questi comuni hanno costituito il comitato «Cittadini di Carloforte per la mobilità nelle isole minori» per chiedere la revoca del provvedimento e per denunciare le discrepanze del decreto;

   per quanto riguarda l'isola di San Pietro, il comitato ribadisce che «Il traghetto per Carloforte non è un mezzo di trasporto pubblico urbano, in quando collega tre Comuni e si configura come autostrada d'acqua. Chiedere di esibire il green pass per imbarcarsi è un'interruzione di pubblico servizio»;

   per gli abitanti del Comune di Carloforte l'esibizione del green pass è impedita perché «Sull'isola nessuna farmacia esegue i tamponi. Chi non vuole o non può vaccinarsi è segregato o disincentivato a venire sull'isola»;

   è evidente che, nel caso di Carloforte, la richiesta di esibire il green pass per imbarcarsi sul traghetto, in assenza di una struttura sanitaria in grado di effettuare il tampone, rappresenta un grave ostacolo al diritto alla mobilità degli abitanti, la cui popolazione pendolare, è il caso di ricordarlo, non può scegliere altre modalità di trasporto, ma è obbligata a viaggiare in traghetto che, proprio per questo motivo, si configura come servizio necessario;

   per quanto riguarda la Maddalena, «i primi ad essere colpiti saranno §li studenti pendolari, molto numerosi sulla tratta La Maddalena-Palau, in entrata e in uscita. Ragazze e ragazzi che non sono obbligati a nessun tampone o vaccino per entrare a scuola (al chiuso), saranno però obbligati se voglio prendere un traghetto, dove tra l'altro si può viaggiare all'aperto»;

   le penalizzazioni riguarderanno tutti i pendolari anche per effetto dei forti ritardi che rischiano di registrare le corse a causa della necessità di effettuare il controllo del green pass, tra l'altro, durante operazioni particolarmente critiche come quelle di carico degli automezzi sulle motonavi;

   analoghe situazioni si registrano nelle isole minori di altre regioni dove il trasporto pubblico collettivo viene effettuato quotidianamente con traghetti e vaporetti, come nel caso delle isole di Puglia, Sicilia, Veneto;

   da quanto esposto emerge una grave discrepanza tra le misure contenute nel decreto-legge e l'effettiva praticabilità delle stesse se non a scapito delle popolazioni interessate che rischiano di vedere aggravati limiti e penalizzazioni determinati dalla condizione di insularità –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di tutelare il diritto alla mobilità dei residenti delle isole minori, garantendo alle popolazioni interessate i test antigenici validi ai fini del rilascio del green pass.
(4-10963)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO e SQUERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo «stop» alla produzione delle auto a benzina o diesel entro il 2035, preannunciato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite), ha suscitato l'immediata reazione Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica) e di Confindustria nord;

   sconcerta in particolare l'acritica adesione del Ministro interrogato a questa impostazione, che non tiene conto delle esigenze delle aziende nonché della necessità di piano di politica industriale per la transizione dei settore automotive volto a frenare la perdita di know how, di posti di lavoro e per arginare le spinte delocalizzatrici;

   secondo Confindustria «Senza l'indicazione di un'alternativa, o quantomeno l'introduzione di un principio di gradualità, la strada tracciata dall'Ue comporterà il blocco degli investimenti nei motori a combustione oltre alla sostanziale chiusura del mercato con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Solo in Italia si rischia di bruciare oltre 70 mila posti di lavoro entro il 2030. Nel solo Piemonte sono presenti 737 aziende del settore automotive (il 33,5 per cento del totale a livello nazionale) che complessivamente occupano quasi 100 mila addetti.»;

   nel 2021 il mercato dell'auto si conferma in Italia un malato grave e il persistere della crisi dei microchip e l'impatto della pandemia sull'economia manterranno la situazione molto critica anche il prossimo anno. Tra l'altro, nel 2022 al momento non sono neanche previsti quegli incentivi statali che hanno dato un po' d'ossigeno alle vendite nel 2021;

   tra gennaio e ottobre 2021 sono state immatricolate 1.266.629 nuove auto, con un incremento del 12,7 per cento sull'anno precedente (segnato dalla pandemia) e una flessione del -22 per cento rispetto allo stesso periodo 2019 (quasi 360.000 unità perse);

   l'articolo 7 del decreto-legge n. 146 del 2021 rifinanzia con complessivi 100 milioni di euro, la dotazione del Fondo per la concessione sia dei contributi cosiddetto ecobonus, per l'acquisto di autoveicoli elettrici e ibridi, che dei contributi per l'acquisto di autoveicoli con fasce di emissioni superiori, nonché per gli autoveicoli commerciali, speciali ed usati;

   si tratta di somme del tutto insufficienti a rilanciare il settore e sostenerlo nella riconversione delle produzioni e nella riqualificazione dei lavoratori –:

   se non ritenga opportuno intervenire in sede di Cite al fine di rinviare la decisione illustrata in premessa, posponendola alle opportune consultazioni con le organizzazioni di settore, nell'ambito del Tavolo automotive, quale sede opportuna nella quale stabilire le corrette modalità della transizione ecologica per la filiera;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per individuare ulteriori risorse per sostenere le vendite del comparto automobilistico nel 2022, nonché prevedere l'istituzione di un fondo pluriennale per la riconversione dell'industria automotive, destinato ad accompagnare l'aggiornamento tecnologico e la riconversione delle imprese e la professionalizzazione dei lavoratori e degli operatori del comparto automobilistico nazionale.
(3-02687)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CENNI, LETTA, CANTINI, SANI, ANDREA ROMANO, SENSI, CECCANTI e BURATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore del vetro artistico d'arredo è presente in Toscana nelle province di Firenze, Siena, Arezzo e nel comune di Empoli;

   tale comparto presenta numerose imprese e circa 700 lavoratori, oltre all'indotto che può contare su ulteriori 700 addetti;

   queste aziende sono inoltre un patrimonio storico, artigianale, artistico e culturale per l'intero Paese: l'arte manifatturiera della lavorazione del vetro per l'arredo rappresenta, infatti, un punto di riferimento del mercato mondiale coniugando la tecnica manuale alla produzione industriale; per celebrarne sostenibilità produttiva e le caratteristiche peculiari l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito nel 2022 l'anno internazionale del vetro;

   le aziende e i laboratori artigianali dell'indotto costituiscono, inoltre, un'attrazione turistica determinante per la promozione locale e del made in Italy;

   va aggiunto in questo contesto che le imprese del settore acquistano più del 60 per cento delle materie prime e dei servizi necessari alla produzione da aziende del territorio, alimentando un ciclo virtuoso per l'economia locale;

   le aziende produttrici di vetro artistico e d'arredo necessitano prioritariamente di gas metano ed energia elettrica per garantire continuità alla loro produzione;

   gli aumenti del gas e dell'energia elettrica avvenuti durante il 2021 hanno determinato conseguenze disastrose per i costi aziendali: tra i mesi di gennaio ed ottobre 2021 il gas metano è infatti quadruplicato e l'energia elettrica triplicata; è stato stimato che tali costi non avranno riduzioni almeno per tutto il primo semestre 2022;

   questi rincari, legati alla crisi pandemica, stanno mettendo in discussione la continuità economica ed occupazionale dell'intero settore compresi gli ordinativi già assunti;

   in un comunicato stampa le aziende del comparto vetro arredo-tavola della Toscana hanno infatti denunciato come gli aumenti di gas ed energia abbiano messo il comparto avvertendo «il rischio serio di chiusure» e quindi licenziamenti. Nella nota viene inoltre chiesto un intervento pubblico ed un incontro con il Presidente della regione Toscana Eugenio Giani;

   in questo contesto va segnalato come recentemente soltanto l'intervento emergenziale della regione Veneto abbia impedito la cassa integrazione di 650 dipendenti delle imprese del vetro artistico di Murano;

   il 1° dicembre 2021 il Ministro interrogato, rispondendo alla Camera dei deputati all'interrogazione n. 3-02656 legata alla crisi del settore del vetro artistico, ha dichiarato come il Governo sia «pienamente consapevole di come l'aumento dei prezzi dell'energia, in generale, e del gas, in particolare, impatti negativamente su tutte le aziende con processi produttivi ad alto dispendio energetico». Il Ministro, rimarcando gli interventi già assunti dall'esecutivo per contrastare i rincari delle bollette per cittadini ed imprese, ha assicurato che sono allo studio «risorse idonee a garantire specifici strumenti di ausilio economico per il settore o i settori con caratteristiche simili, al fine di scongiurare il fermo produttivo delle fornaci e tutelare una produzione che rappresenta un'eccellenza riconosciuta a livello mondiale»;

   «da giugno il Governo ha stanziato oltre 4 miliardi contro il caro bollette. Per l'anno prossimo, abbiamo previsto altri 3,8 miliardi e siamo pronti a aggiungere altre risorse se l'andamento dei prezzi non dovesse stabilizzarsi. Per il primo trimestre 2022, annulliamo gli oneri generali di sistema per le utenze elettriche domestiche, per le piccole attività commerciali, per le microimprese; riduciamo al 5 per cento l'aliquota Iva e abbattiamo gli oneri generali di sistema per il gas»: ha dichiarato il Presidente del Consiglio Mario Draghi il 15 dicembre 2021 –:

   se sia a conoscenza della profonda crisi che sta compromettendo la continuità produttiva e occupazionale del settore del vetro artistico d'arredo in Toscana a causa dei rincari di gas ed energia e quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di salvaguardare l'intero comparto.
(5-07278)


   COSTANZO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 dicembre 2021, le organizzazioni sindacali Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm e Ugl hanno chiesto chiarimenti al Ministero dello sviluppo economico in merito al fondo Escrow di 9 milioni di euro lasciato da Whirlpool, alla luce delle ultime notizie secondo cui il fondo sarà utilizzato per sanare i debiti e chiudere gli ultimi contenziosi e solo in parte per indennizzare i lavoratori, a cui resterebbe una somma di circa 7 mila euro lordi a testa;

   per quanto concerne le prospettive di rioccupazione, i sindacati hanno richiesto al Ministero di varare un processo di rioccupazione, incentivando l'assunzione dei lavoratori ex-Embraco anche da parte di una pluralità di imprenditori, e finanziando una formazione mirata alle effettive opportunità di lavoro raccolte sul territorio;

   a detta dello stesso Ministero, la cassa integrazione finirà il 22 gennaio 2022 e non ci saranno possibilità di chiedere proroghe –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere, e con quali tempistiche, per varare un processo concreto di rioccupazione che possa riguardare la maggioranza dei lavoratori ex-Embraco, coinvolgendo le imprese del territorio attraverso incentivi all'assunzione e prevedendo una formazione mirata alle effettive opportunità di lavoro offerte dal territorio di riferimento;

   se non intenda valutare l'adozione di iniziative per un potenziamento delle misure di sostegno attualmente previste, consentendo ai lavoratori ex-Embraco di ricevere indennizzi superiori a quanto ipotizzato, anche rivedendo le normative e le prassi che regolano le procedure fallimentari.
(5-07279)


   INCERTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 1° gennaio 2022 entreranno in vigore le disposizioni riportate all'articolo 219, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 che prevedono l'obbligo per tutti gli imballaggi di essere opportunamente etichettati per facilitarne la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio, e per dare informazioni ai consumatori sulle destinazioni finali degli stessi;

   i produttori avranno l'obbligo di indicare, ai fini della identificazione e della classificazione dell'imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione;

   la scadenza del 31 dicembre 2021 si avvicina e le aziende sono particolarmente inquiete, anche a causa delle richieste dei propri fornitori (il packaging del vino è particolarmente complesso, coinvolgendo numerosi materiali, tra capsule, bottiglie, tappi, astucci in cartone, astucci in legno, gabbiette spumanti);

   la filiera del vino ha rappresentato al MIPAAF, alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato e alle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali, le criticità discendenti dalle nuove prescrizioni per il settore, richiedendo la previsione di un periodo transitorio per consentire alle aziende un adeguamento alla disciplina e una clausola che consenta lo smaltimento delle scorte esistenti rispetto agli imballaggi già impiegati –:

   se, tenuto conto di una serie di aspetti legati all'implementazione della norma, non convenga sulla necessità di adottare iniziative normative al fine di prevedere un differimento delle misure esposte in premessa.
(5-07282)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREUZZA, BAZZARO, FOGLIANI e VALLOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   proprio a ridosso del Natale giunge l'ennesima notizia di chiusure e delocalizzazioni all'estero, a scapito dell'economia e occupazione nazionali;

   infatti, vi è stata la conferma ufficiale da parte della Speedline di Tabina di Santa Maria di Sala (Venezia), azienda leader nella produzione di cerchi in lega per l'industria automobilistica, di chiudere il proprio stabilimento trasferendo altrove la produzione;

   la decisione, presa da un giorno all'altro senza alcuna specifica avvisaglia, coinvolge circa 600 o lavoratori che potrebbero aumentare a 800 se con si considerano l'indotto e le piccole realtà produttive che operano in rapporto di esclusiva con la Speedline;

   la chiusura dello stabilimento, oltre che ingiusta, risulta incomprensibile; infatti, l'azienda ha sempre lavorato a livelli elevatissimi, sin in termini di quantità che di qualità del lavoro. I lavoratori dell'azienda vantano una competenza e un livello di specializzazione difficilmente rinvenibile e replicabile fuori dal territorio di riferimento. Inoltre, è ben noto che moltissime aziende chiedono che alcuni pezzi vengano specificatamente prodotti negli stabilimenti di Santa Maria di Sala, a conferma della qualità e competenza raggiunta negli anni. Non può andare disperso un così pregiato capitale umano leader nel comparto dell'automotive;

   appare chiaro che, atteso il livello altamente competitivo dei prodotti sviluppati e l'impatto sociale derivante dalla perdita di così tanti posti di lavori, risulti necessario porre un'attenzione particolare alla crisi in corso;

   il Ministero dello sviluppo economico nella persona del Ministro Giorgetti, si è sempre dimostrato estremamente sensibile a dinamiche di questo tipo riuscendo a rispondere con decisione alle multinazionali che decidono di spostare la produzione fuori dai confini locali. L'attuale crisi non verrà certamente trattata con minore attenzione –:

   se, il Ministro interrogato, abbia adottato o intenda adottare iniziative per la risoluzione della problematica in premessa; se abbia preso in considerazione la possibilità di porsi quale soggetto referente per una efficace mediazione per la risoluzione della crisi, nonché valutato la possibilità di sviluppare un progetto pluriennale per la tutela e lo sviluppo del comparto automotive, ciò mediante la identificazione di strumenti specifici affinché le multinazionali che intendano fare impresa in Italia operino secondo un piano di sviluppo che abbia una ricaduta certa e di lungo periodo nel nostro territorio.
(4-10962)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   SQUERI e PORCHIETTO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Cite, comitato interministeriale per la transizione ecologica, composto dai ministri interrogati ha stabilito recentemente che il motore a combustione interna è destinato all'estinzione entro il 2035, con una proroga al 2040 per furgoni e veicoli commerciali leggeri;

   sono state immediate le reazioni negative delle imprese di settore: l'Anfia che rappresenta la filiera produttiva nazionale ha dichiarato che la decisione: «...ha sorpreso e messo in allarme tutti gli imprenditori e le decine di migliaia di lavoratori che rischiano il posto a causa di un'accelerazione troppo spinta verso l'elettrificazione». Confindustria denota la «mancanza di una progettualità chiara che consenta a migliaia di aziende italiane del settore di adeguarsi gradualmente all'imposizione dell'Unione europea»;

   la Clepa, l'associazione europea della componentistica, ha pubblicato uno studio che quantifica i danni, occupazionali ed economici, derivanti dalla possibile messa al bando dei motori a combustione interna al 2035. Solo l'Italia secondo lo studio «rischia di perdere, al 2040, circa 73.000 posti di lavoro, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030.»;

   l'industria dell'automotive è uno dei fiori all'occhiello italiani e rappresenta una importante quota del nostro prodotto interno lordo. Il comparto auto, nel 2019, ha fatturato circa 93 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del Pil con 5.700 imprese e 250 mila occupati, il 7 per cento della forza lavoro del manifatturiero italiano. Con l'indotto, il settore occupa un milione di persone;

   nonostante la sua importanza strategica, il comparto auto sta vivendo un momento di profonda crisi, un processo deficitario già in atto da anni, reso più rapido e impattante dall'avvento della pandemia;

   a novembre 2021, le immatricolazioni in Italia sono state 104.478, con una diminuzione del 24,6 per cento rispetto allo stesso mese del 2020, quando le unità immatricolate erano 138.612, e una flessione del 30,8 per cento sul 2019, epoca pre-Covid. A ottobre 2021 in Europa sono state immatricolate 798.693 vetture, cioè -29,3 per cento sul 2020;

   reazioni preoccupate sono giunte anche dalle associazioni che operano nel settore delle fonti fossili, le quali sostengono che l'individuazione di una data di fine vita per i motori endotermici ridurrà la spinta agli investimenti in ricerca e sviluppo mettendo anche a repentaglio la disponibilità degli stessi per la copertura del fabbisogno dei cosiddetti settori «hard to abate». Senza considerare anche i minori introiti fiscali (IVA e dalle accise sugli oli minerali), pari a 39 miliardi di euro l'anno;

   si allarga il fronte delle aziende e degli esperti del settore che chiede che le normative sulle emissioni di CO2 tengano conto dell'impatto dei veicoli sulla intera durata del ciclo vita (Life Cycle Assessment – LCA, definito dallo standard ISO 14040/44), allo scopo di chiarire l'impronta di carbonio delle auto elettriche rispetto a quelle con motori termici. Le metodologie di calcolo degli impatti adottato dall'Unione europea non tengono adeguatamente conto del fatto che la produzione e lo smaltimento celle della batteria rappresentano oltre il 40 per cento delle emissioni di carbonio derivanti dalla produzione di veicoli elettrici, senza contare le modalità di produzione dell'elettricità che li alimenta;

   è necessario accompagnare i settori automotive e della distribuzione dei carburanti verso le profonde ristrutturazioni che li attendono, con la necessità di riconvertire le produzioni e riqualificare i lavoratori senza stravolgere i fondamentali economici e produttivi –:

   se non si ritenga opportuno riconsiderare la decisione del Cite rinviandola a un momento successivo alle opportune consultazioni con le organizzazioni di settore, nell'ambito del Tavolo automotive e del Tavolo tecnico della filiera distributiva, quali sedi opportune nelle quali stabilire le corrette modalità della transizione ecologica per le suddette filiere;

   se il Governo non ritenga di intervenire in sede di Unione europea affinché si adotti pienamente la metodologia «Lca» per valutare gli impatti del parco mezzi circolante nell'Unione.
(3-02685)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   esiste un processo incardinato dinanzi al tribunale di Napoli relativo allo smaltimento dei fanghi di depurazione, poi finiti in mare, che interessa la Sma, società in house della regione Campania;

   la «Sma Campania» si dovrebbe occupare di risanamento ambientale, ma invece è stata coinvolta in uno scandalo giudiziario sui rifiuti per il quale dieci imputati hanno già patteggiato;

   secondo la procura di Napoli, è stato creato un vero e proprio «sistema di corruzione» per gli appalti relativi allo smaltimento dei fanghi provenienti dai depuratori delle province di Napoli e Caserta (nello specifico Napoli Nord, Marcianise, Succivo e Regi Lagni), sistema che ruotava intorno alla Sma, utilizzata come cassa per foraggiare imprenditori (vicini alla criminalità), politici, dipendenti pubblici e poliziotti infedeli. Il processo è ancora in corso in relazione ad altri coimputati;

   esiste anche un'inchiesta sullo smaltimento di rifiuti illegali in Toscana protratto con l'aiuto della ‘Ndrangheta;

   secondo la procura distrettuale antimafia di Firenze più di 18.000 tonnellate di rifiuti provenienti dal distretto conciario di Santa Croce sull'Arno sono stati illegalmente smaltiti nella realizzazione della strada regionale 429;

   come riporta lo stesso Ministero della transizione ecologica, secondo l'indagine, «i rifiuti derivanti dal trattamento dei fanghi della depurazione degli scarichi delle concerie trattati dal complesso industriale Aquarno, e denominati “Keu”, consistevano in ceneri che presentano concentrazioni di inquinanti tali da non poter essere riutilizzati per recupero in attività edilizie di riempimento di rilevati o ripristini ambientali, ed invece erano inviati ad un impianto di produzione di materiali riciclati che provvedeva a miscelare questo rifiuto con altri inerti e a classificarlo materia prima nell'edilizia, così da essere impiegato in vari siti del territorio con concreto pericolo di contaminazione del suolo e delle falde. Inoltre sono emerse altre criticità per quanto le attività di scarico delle acque del depuratore “Aquarno” che riversa nel corpo recettore, il canale Usciana, acque non adeguatamente trattate. Anche la fase di lavorazione del cromo esausto ha presentato notevoli profili di criticità, essendo commercializzato dopo un trattamento, come materia prima pur non avendone i requisiti, e rimanendo un vero e proprio rifiuto. Di particolare rilievo la circostanza che il titolare dell'impianto di trattamento abusivo dei materiali riciclati fosse in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della strada regionale 429 empolese. Grazie a questi contatti e infiltrazioni risulterebbero essere stati smaltiti abusivamente nei rilevati della superstrada circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati»;

   il quadro emerso da entrambe le indagini riportate appare ancor più allarmante se si considera che l'omesso trattamento di igienizzazione dei fanghi e il loro successivo riuso ha potenzialmente esposto a un grave pericolo, oltre che l'ambiente, anche la salute pubblica –:

   di quali informazioni disponga il Governo, per quanto di competenza, circa i casi di traffico illecito di rifiuti e di illecito trattamento di cui in premessa;

   se il Ministro della transizione ecologica intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, anche per il tramite del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, volte ad approfondire la contaminazione avvenuta;

   se il Governo ritenga necessario adottare iniziative di competenza, anche normative, per limitare lo spandimento dei gessi e vietare quelli di derivazione industriale.
(4-10966)


   CUNIAL. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sia il Ministero della transizione ecologica, sia diverse testate giornalistiche riportano che circa 150 mila tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi ed altre sostanze inquinanti, spacciate come fertilizzanti (gessi di defecazione), sono state smaltite su circa 3 mila ettari di terreni agricoli nelle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna;

   le indagini svolte dai Carabinieri forestali di Brescia, coordinati dai sostituti procuratori Mauro Leo Tenaglia e Teodoro Catananti, hanno portato al sequestro di n. 3 stabilimenti industriali ed all'apertura del procedimento penale R.G. 14734/2018 ancora ad oggi pendente;

   i reati contestati alla società Wte s.r.l. di Calcinato e altri, Agri Ent (Calvisano), Franzoni Luca e Oscar (Calvisano), Balestrieri Vittorio & C. (Castelvisconti) sono: traffico illecito di rifiuti e gestione di rifiuti non autorizzata, molestie olfattive e discarica abusiva in riferimento a n. 3 lotti di terreno ubicati nel comune di Lonato del Garda; traffico di influenze illecite e omesso trattamento di igienizzazione dei fanghi e il loro successivo spandimento sui terreni destinati a coltivazioni agricole situati nelle province di Brescia, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Lodi, Como, Varese, Verona, Novara, Vercelli e Piacenza;

   le attività illecite sarebbero state realizzate tra il gennaio del 2018 e l'agosto del 2019;

   i terreni contaminati sarebbero quelli siti in provincia di Brescia nei seguenti comuni: Calcinato, Quinzano, Calvisano, Mazzano, Lonato, Manerbio, Montirone, Fiesse, Brescia, Bagnolo Mella, Bedizzole, Botticino, Dello, Leno, Gambara, Ghedi, Isorella, Offlaga, Nuvolera, Orzinuovi, Ospitaletto, Pavone Mella, Pontevico, Poncarale, Pralboino, Remedello, Rezzato, Roccafranca, San Paolo, Verolanuova, Visano, ma anche quelli della provincia di Como (Mozzate) e quelli della provincia di Milano con: Abbiategrasso, Bareggio, Basiglio, Boffalora sopra Ticino, Canegrate, Legnano, Magenta, Meserio, Milano, Parabiago e Robecco sul Naviglio;

   la Wte, a fronte di lauti compensi, ritirava i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane ed industriali, da trattare mediante un procedimento che ne garantisse l'igienizzazione e la trasformazione in sostanze fertilizzanti. Al contrario, al fine di massimizzare i propri profitti, la ditta ometteva di sottoporre i fanghi contaminati al trattamento previsto, aggiungendovi anzi ulteriori inquinanti come l'acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste. Il mancato trattamento dei fanghi a norma di legge era frutto di una consapevole strategia aziendale per ridurre al minimo i costi e massimizzare il profitto;

   come emerso dalle intercettazioni, i proprietari dei fondi venivano convinti ad accettare lo spandimento dei gessi sui propri terreni essendogli offerto gratis e comprendendo la successiva aratura dei campi, di cui si faceva carico la società di recupero dei rifiuti;

   tale business criminale avrebbe fruttato alle società coinvolte oltre 12.000.000,00 di euro di profitti illeciti;

   da un primo studio sugli abitanti di Calcinato, in particolare della frazione di Calcinatello, compiuto nel 2016 dall'Osservatorio epidemiologico dell'Agenzia per tutela della salute di Brescia, risulta un eccesso di mortalità nei maschi per tumori maligni di laringe, trachea, bronchi e polmoni, con un aumento, rispetto alla media di Ats di ben il 55 per cento;

   il quadro emerso è allarmante se si considera che l'omessa igienizzazione dei fanghi e il loro successivo spandimento ha potenzialmente esposto a un grave pericolo sia l'ambiente sia la salute pubblica –:

   di quali informazioni disponga il Governo circa i terreni coinvolti dagli spandimenti illeciti, suddivisi per comune e per provincia;

   se il Ministro della transizione ecologica intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per approfondire la situazione di contaminazione dei terreni;

   se il Governo ritenga necessario adottare iniziative di competenza, anche normative, per limitare lo spandimento dei gessi e ammendanti e vietare quelli di derivazione industriale.
(4-10967)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Masi e altri n. 4-10906, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Faro.

  L'interrogazione a risposta scritta L'Abbate e Scagliusi n. 4-10945, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 dicembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Masi, Galizia.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Prestigiacomo n. 1-00542, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 591 del 9 novembre 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    è in corso a Glasgow la ventiseiesima Conferenza delle parti (COP26) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico per cercare di approvare una efficace azione concertata e coordinata sul clima da parte di tutti gli Stati partecipanti. I Paesi dovranno spingersi oltre quanto deciso in sede di COP21 nello storico vertice di Parigi 2015, per contenere l'aumento della temperatura a 1,5 gradi. Andranno prese ulteriori decisioni di politica economica e industriale che consentano la transizione dal carbone alle energie pulite per contrastare il global warming. Misure che si dovranno tradurre sempre più in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione, anche attraverso l'innovazione, lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie pulite;

    la lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida fondamentale e decisiva per l'umanità che non può essere persa, e tutti i Paesi e gli attori a livello mondiale devono mettere in campo efficaci azioni condivise e vincolanti;

    è ormai condivisa a livello internazionale la necessità che, accanto agli ambiziosi ma necessari obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici, si debbano inevitabilmente affiancare iniziative volte comunque a sostenere quei territori e quei comparti produttivi che più di altri hanno oggettive difficoltà alla riconversione e nel loro drastico adattamento produttivo in questa fase di transizione verde;

    sotto questo aspetto si ricorda che nell'ambito dello stesso Green Deal europeo, parte integrante della strategia della Commissione europea per attuare l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l'Unione europea si è impegnata a fornire sostegno finanziario e assistenza per aiutare i soggetti più colpiti dal passaggio all'economia verde. Si tratta del cosiddetto «meccanismo per una transizione giusta», che contribuirà a mobilitare risorse per il periodo 2021-2027 nelle regioni più penalizzate;

    a tal fine è stato previsto un «Fondo per una transizione giusta» che dovrebbe aiutare i Paesi dell'Unione europea a far fronte all'impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica. Il pacchetto di investimenti comprende 7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi di euro supplementari dallo strumento europeo per la ripresa;

    il «Fondo per una transizione giusta» finanzierà l'assistenza nella ricerca di lavoro, le opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze, ma anche l'inclusione attiva dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione durante la transizione dell'economia europea verso la neutralità climatica. Nei loro piani nazionali per una transizione giusta, i Paesi dell'Unione europea devono identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e concentrare in quelle zone le risorse del Fondo. Particolare attenzione sarà dedicata alle specificità di isole, zone Insulari e regioni ultraperiferiche;

    nel processo di adattamento produttivo, legato alla transizione in atto, è quindi indispensabile sostenere e aiutare quella parte importante delle attività produttive e dei lavoratori che sono maggiormente coinvolti e che hanno maggiori difficoltà ad adattarsi al cambio di paradigma;

    la sostenibilità ambientale è ormai una esigenza ineludibile da tutti riconosciuta, ma la sostenibilità ambientale deve essere perseguita parallelamente con la sostenibilità economica. Infatti, se la transizione ecologica significa nuove opportunità per ampi settori produttivi, è anche vero che comporta inevitabilmente degli svantaggi, seppur temporanei per quei settori produttivi e quei lavoratori che hanno meno alternative e devono quindi sostenere un maggiore sforzo produttivo ed economico di adattamento al processo di decarbonizzazione. È questo un aspetto assai importante, ma a volte sottovalutato. È quindi necessario prevedere forme di reale sostegno alle imprese che devono sostenere crescenti costi per potersi riconvertire e comunque per rispettare e adeguarsi ai sempre più ambiziosi standard ambientali di prodotto e di processo;

    tra i numerosi settori produttivi fondamentali per l'economia del nostro Paese, che hanno evidenti difficoltà ad adeguarsi alla transizione energetica, vi sono, per fare un solo esempio tra i tanti, i grandi impianti industriali e i poli per la raffinazione del petrolio. Nella sola Sicilia detti poli assorbono quasi il 46 per cento della capacità di raffinazione del Paese;

    in questo ambito si ricorda che la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), all'articolo 1, comma 159, ha introdotto una importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

    in dettaglio, il citato articolo 1, comma 159, ha previsto che: «Al fine di promuovere lo sviluppo industriale e occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso il mantenimento e l'aumento dell'occupazione, il miglioramento della qualità degli investimenti e l'adeguamento delle attività ai cambiamenti economici e sociali, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dello sviluppo economico, assicurando il coinvolgimento delle imprese, degli enti locali e delle regioni interessati, attiva la procedura per la stipulazione di un accordo con il settore della raffinazione e della bioraffinazione, finalizzato alla promozione degli investimenti da parte delle imprese operanti in tale settore per la realizzazione di iniziative volte a perseguire gli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile mediante l'utilizzo di quota parte delle risorse derivanti dal gettito delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto»;

    la suddetta importante disposizione di legge, a un anno dalla sua approvazione, è praticamente rimasta lettera morta;

    è necessario prevedere, sia in ambito nazionale che europeo, lo stanziamento pluriennale di specifiche risorse finanziarie volte a sostenere la transizione verde, in particolar modo per quei settori che hanno estrema difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione, e per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali conseguenti al loro difficile adattamento alla transizione energetica. Senza questo supporto, molte imprese rischieranno di finire fuori mercato;

    è quindi necessario accompagnare questi comparti più esposti nel percorso e sostenere anche economicamente la loro decarbonizzazione;

    il necessario graduale passaggio dal fossile al rinnovabile è un punto delicato ma centrale nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un vero cambio di paradigma. Proprio per questo è indispensabile che questo passaggio avvenga in maniera economicamente sostenibile per le industrie, soprattutto quelle più energivore, e per i lavoratori interessati, e che, nella fase di transizione debbano essere incentivati anche quegli investimenti che comunque consentono a queste industrie di ridurre la anidride carbonica;

    seppur nel mantenimento degli obiettivi di decarbonizzazione nel tempo, preme ricordare come, ad esempio, il Green Deal europeo sia proiettato verso quote di biocarburanti sempre più elevate, proprio al fine di supportare una transizione, altrimenti insostenibile, ecco perché sarebbe dannoso qualunque inasprimento e ulteriore restrizione su questo tema, in particolare in riferimento ai fasci di frutti di olio di palma vuoti e acidi grassi derivanti dal trattamento dei frutti di palma da olio (Pfad), in quanto rispettivamente residui e sottoprodotti di lavorazioni industriali che, per definizione, non hanno alcun impatto sul rischio Iluc;

    la norma italiana dovrebbe essere in linea con la legislazione comunitaria e con gli obiettivi di sviluppo dell'economia circolare;

    sempre in ambito di economia circolare e in linea con il processo di transizione definito verso la decarbonizzazione, altrettanta importanza va acquisendo la produzione di carburanti (ad esempio idrogeno o biometano) prodotti da rifiuti non pericolosi di origine non rinnovabile ma inidonei al recupero di materia;

    infatti, lo sviluppo di tali produzioni consente, da un lato, di far fronte alla fase di transizione, nella quale è necessario abbassare le emissioni, pur non avendo ancora sufficiente produzione di energia rinnovabile nell'ambito del mix energetico, dall'altro, consente di chiudere il ciclo dei cosiddetti «rifiuti dei rifiuti», riducendo gli ingenti volumi ancora destinati allo smaltimento, grazie alla valorizzazione dei rifiuti non riciclabili prodotti dagli impianti di trattamento o riciclaggio dei rifiuti e dal trattamento degli effluenti (ad esempio, Css, frazione secca, biostabilizzato, pulper, fanghi essiccati);

    d'altra parte, le tecnologie utilizzate per la produzione di tali carburanti da rifiuti non riciclabili sono in grado di garantire un'elevata riduzione delle emissioni di gas effetto serra lungo il ciclo di vita anche grazie allo spiazzamento di due processi, la produzione tradizionale di carburante da un lato e l'incenerimento o lo smaltimento in discarica dall'altra, tanto ciò è vero che la Commissione europea, nella sua proposta di revisione della direttiva sulla promozione delle fonti rinnovabili, ha già individuato al 70 per cento il saving di gas serra lungo il ciclo di vita per tali carburanti, riservandosi soltanto l'eventuale facoltà di adottare un atto delegato per definire la metodologia di valutazione del risparmio emissivo;

    su queste basi, anche il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso della COP26 di Glasgow, ha voluto sottolineare come le energie rinnovabili non saranno sufficienti i prossimi anni, in quanto potranno contare solo per il 20 o 30 per cento del mix energetico. Quello che conta è ridurre le emissioni da carbonio del 55 per cento entro il 2030;

    la realtà è che le rinnovabili, attualmente, non sono inoltre in grado di sostituire i combustibili fossili nell'alimentazione di tutta una serie di industrie (cemento, acciaio, chimica, raffinazione) e di mezzi di trasporto (aerei, navi, treni). Sono settori estremamente difficili da alimentare con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e quindi da decarbonizzare. Ridurre il loro impatto climatico è però una priorità, se il mondo vorrà rispettare gli impegni di contenimento del riscaldamento globale, visto che emettono un'alta quantità di gas serra;

    con questa consapevolezza, il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, il 2 novembre 2021, sempre in occasione della Conferenza Onu COP26, ha voluto sottolineare come «nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti, e quindi occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio», ossia di quella tecnologia che consente appunto di catturare le emissioni di anidride carbonica (CO2) prodotte da stabilimenti industriali ed evitarne l'immissione nell'atmosfera;

    una tecnologia, quella della cattura del carbonio, che qualora utilizzata, potrebbe contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera di anidride carbonica, soprattutto per quegli impianti industriali che, per loro caratteristiche produttive, non riuscirebbero a riconvertirsi pienamente, se non a costi elevatissimi e con ricadute pesanti in termini occupazionali;

    è comunque importante che, proprio per incentivare gli investimenti soprattutto delle imprese che operano in settori ad alta intensità energetica, il disegno di legge di bilancio per il 2022, preveda uno stanziamento 150 milioni di euro a decorrere dall'anno 2022 per finanziare tra l'altro investimenti per favorire l'efficientamento energetico delle medesime imprese nonché per la cattura, il sequestro e il riutilizzo dell'anidride carbonica,

impegna il Governo:

1) a dare piena attuazione a quanto previsto dal comma 159 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), che ha introdotto un'importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del Meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione, al fine di perseguire gli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile, estendendo dette previsioni anche ad altre aree interessate dalle medesime problematiche, attivando le opportune risorse già individuate dalla citata norma;

2) ad avviare le opportune iniziative, anche nell'ambito dell'Unione europea, per l'istituzione di un fondo per la decarbonizzazione, finalizzato a uno specifico sostegno per quei settori produttivi che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive evidenti difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali, con particolare riguardo ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura, della pesca e dei settori maggiormente energivori;

3) ad adottare iniziative per prevedere che le risorse del suddetto fondo per la decarbonizzazione siano cumulabili con le risorse nazionali ed europee, volte a sostenere e agevolare le imprese nella ristrutturazione produttiva e per la riconversione ai fini della transizione energetica;

4) ad adottare iniziative per valutare l'utilizzabilità di quota delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per interventi legati alla fase di transizione ecologica volti a supportare anche economicamente riconversioni produttive anche utilizzanti energie non necessariamente rinnovabili;

5) ad avviare un serio e costante confronto con il mondo imprenditoriale, le parti sociali e quei settori produttivi maggiormente colpiti dagli oneri della transizione verde, al fine di individuare le più opportune strategie e iniziative volte a sostenerle nel percorso di decarbonizzazione, favorendo altresì il cambiamento professionale e tecnologico attraverso la formazione, la riqualificazione e l'aggiornamento delle competenze dei lavoratori;

6) ad avviare tutte le iniziative nell'ambito dell'Unione europea, volte ad implementare le risorse del «Fondo per una transizione giusta» per sostenere i territori maggiormente colpiti dalla transizione verso la neutralità climatica, anche al fine di ricomprendere ulteriori poli e territori italiani in aggiunta a quelli già individuati dai piani territoriali per una transizione giusta;

7) ad adottare iniziative per valorizzare e sostenere, nella fase di transizione, la produzione e inutilizzo dei biocarburanti, bioliquidi e combustibili da biomassa, garantendo di mantenere inalterato il timing relativo alla graduale esclusione dell'olio di palma dalla produzione di carburanti e consentendo, in linea con il Green Deal europeo, lo sviluppo di tali fonti di energia, anche prodotta da rifiuti, ovvero da colture alimentari e foraggere, ciò al fine di raggiungere l'obiettivo di contenere le emissioni da carbonio entro il 2030 per almeno il 55 per cento e in attesa di un pieno e più ampio sviluppo delle energie rinnovabili.
(1-00542) (Terza ulteriore nuova formulazione) «Prestigiacomo, Fregolent, Galli, Ruffino, Barelli, D'Attis, Bagnasco, Brambilla, Calabria, Fitzgerald Nissoli, Labriola, Mazzetti, Nevi, Pittalis, Polidori, Rotondi, Saccani Jotti, Spena, Squeri, Maria Tripodi, Marrocco, Moretto, Gagliardi, Binelli, Lucchini, Andreuzza, Patassini, Benvenuto».