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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 14 dicembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo le statistiche nazionali negli ultimi 40 anni sono triplicati i soggetti allergici e intolleranti ad alcuni tipi di alimenti o a componenti che si trovano negli alimenti;

    i dati Istat riferiscono che negli anni Ottanta ne soffriva solo il 2,9 per cento della popolazione, ad oggi il dato (fonte Istat 2019) è salito al 12,7 per cento, circa 7.000.000 di italiani; oltre 300.000 sono i cittadini allergici al latte, 1,1 milioni al lattosio, 3 milioni al glutine, oltre 300.000 sono i celiaci. Sono censiti anche 5 milioni di cittadini allergici al nichel, metallo contenuto in vari alimenti, e oltre 100.000 persone intolleranti agli additivi alimentari;

    nel 2019 in Italia il numero di celiaci ha raggiunto i 225.418 soggetti (di cui 158.107 sono femmine e 67.311 sono maschi) con un numero netto di 11.179 nuove diagnosi (cifra superiore alla media dell'incremento annuo delle nuove diagnosi che negli ultimi anni è stata di poco meno di 9.000);

    la celiachia rappresenta l'intolleranza (permanente) alimentare più frequente e colpisce circa l'1 per cento della popolazione. È stato calcolato che in Italia il numero teorico di celiaci si aggiri intorno ai 600.000 contro i 225.418 ad oggi diagnosticati (dati relazione annuale al Parlamento sulla celiachia – anno 2019) ed è più frequente tra le donne (158.107 casi tra le donne rispetto ai 67.311 negli uomini);

    la maggiore consapevolezza relativa alle intolleranze e allergie, in base all'analisi dell'Osservatorio Immagino di GS1 Italy, realizzata in collaborazione con Nielsen, ha rilevato un impatto economico nel settore del Free From pari a 6,9 miliardi di euro (giugno 2019-giugno 2020), in crescita del 2,2 per cento rispetto all'anno precedente;

    dal 2005 (legge n. 123 del 4 luglio 2005) la celiachia è considerata «malattia sociale», in quanto a incidere maggiormente sulla vita delle persone celiache, intolleranti e allergiche, oltre alla modifica del regime alimentare (nel caso dei celiaci è terapia permanente), è la relazione con gli altri in contesti che prevedono pasti fuori casa: dalla scuola al lavoro, dal viaggio ai momenti di svago con gli amici;

    i soggetti affetti da celiachia devono rispettare un regime alimentare estremamente rigoroso, escludendo dalla propria dieta tutti gli alimenti a base di cereali contenenti glutine (tra cui, ad esempio, pane, pizza, pasta e biscotti), compresi quelli nei quali il glutine è aggiunto come additivo durante i processi industriali di trasformazione e proprio l'adolescenza è il periodo più critico per il rischio di esclusione sociale ma anche per il possibile rifiuto del regime alimentare, con gravi ripercussioni per la salute;

    la celiachia è una malattia cronica a rischio di complicanze in caso di diagnosi errate o tardive. Il costo per la prevenzione è di gran lunga più affrontabile rispetto ai costi necessari per ricoveri e cure dunque è fondamentale sostenere i celiaci nel percorso diagnostico e in quello alimentare. Si tratta di una sfida ambiziosa considerato il numero crescente delle nuove diagnosi;

    uno studio dello psicologo Leonardo Sacrato dell'ospedale Sant'Orsola (giugno-dicembre 2020), ha fatto emergere la crescita del disagio psicologico tra gli adolescenti a Bologna a causa della pandemia e ha anche rilevato un aumento del 18 per cento di richieste di aiuto per disturbi alimentari;

    l'importanza dell'educazione alla salute e al benessere richiamata anche all'interno della legge recante «Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica» (legge 20 agosto 2019, n. 92), e nell'ambito della quale si può ricomprendere l'eduzione alimentare, rappresenta il primo ed efficace strumento di prevenzione a tutela della salute, tanto come azione, quanto come prevenzione, in quanto le abitudini nutrizionali si instaurano, infatti, molto presto nella vita dell'individuo e hanno un chiaro effetto sul destino metabolico non solo del bambino ma anche dell'adulto;

    è già stata presentata in Commissione di vigilanza Rai e approvata all'unanimità il 5 agosto 2021 una risoluzione per una maggiore informazione nei programmi Rai ma non basta ed è necessario informare e sensibilizzare la popolazione, sin dalla più giovane età, ad una corretta educazione sulle intolleranze alimentari e allergie ai componenti degli alimenti, e sulla celiachia in particolare, al fine sia di supportare chi ne è affetto, sia di permettere ai giovani e alle loro famiglie di riconoscere eventuali sintomatologie latenti e avviare idoneo screening per scongiurare la compromissione della salute generale del soggetto,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per l'introduzione di una giornata informativa sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai suoi componenti), e sulla celiachia in particolare, nella cui ricorrenza gli enti pubblici promuovano incontri ed eventi di sensibilizzazione assicurando massima risonanza agli stessi;

2) a vigilare affinché, in tutte le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, vengano avviati percorsi per una corretta educazione sulle allergie e intolleranze alimentari (e ai suoi componenti) e sulla celiachia in particolare, nell'ambito di quanto già previsto in materia di educazione alla salute e al benessere dalla legge 20 agosto 2019 n. 92, che trovino il proprio culmine durante la giornata informativa;

3) ad adottare iniziative per garantire l'inserimento di appositi moduli formativi sulla celiachia e sulla dieta senza glutine nei programmi di studio degli istituti professionali per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera;

4) ad adottare iniziative, di concerto con le regioni, per prevedere appositi corsi di formazione e approfondimento sulla celiachia, sulle intolleranze e sulle allergie alimentari e ai componenti degli alimenti, rivolto a operatori di imprese alimentari che producono e/o somministrano alimenti destinati direttamente al consumatore finale (esempio ristorazione collettiva, pubblici esercizi, laboratori artigianali, con vendita diretta), in modo da preparare e somministrare alimenti sicuri e non contaminati.
(1-00563) «Murelli, Eva Lorenzoni, Molinari, Capitanio, Andreuzza, Badole, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Gastaldi, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Lolini, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Manzato, Mariani, Micheli, Morrone, Moschioni, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) descrive la dipendenza patologica come una «condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall'interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione»;

    oggi quando si parla di dipendenze patologiche non è più sufficiente il riferimento alle sostanze, siano esse stupefacenti o bevande alcoliche, in quanto vanno ormai ricomprese nella definizione anche i comportamenti ossessivi ed eccessivi legati ad oggetti, all'errato uso del tempo, alla distorta percezione della propria immagine e fisicità (si veda per esempio la dipendenza da internet, dal gioco online, lo shopping compulsivo, le dipendenze alimentari);

    le dipendenze patologiche costituiscono condizioni complesse sulle quali agiscono una molteplicità di fattori e una pluralità di dinamiche fortemente legati al senso di disagio che caratterizza l'età dello sviluppo e del passaggio dalla pubertà alla adolescenza e poi all'età adulta. Le dipendenze patologiche che colpiscono gli adolescenti, infatti, si inseriscono su una fragilità emotiva derivante dai numerosi processi trasformativi che caratterizzano questa fase della crescita e che spingono i soggetti più fragili a cercare facili risposte e appoggi in sostanze o comportamenti che sostengono e integrano emozioni e limitano le responsabilità. Questa è la fase dell'acquisizione di identità personale, sociale, di genere nella quale si mostrano i disagi e si esplicitano i sintomi disfunzionali, i quali trovano terreno fertile nella mancata formazione di un solido sistema valoriale, motivazionale sul quale fondare l'avvio di una fase progettuale proiettata verso il futuro;

    l'uso e l'abuso di sostanze e l'adozione di specifici comportamenti sfociano in patologia quando il minore non è più in grado di esercitare il controllo sul desiderio e perde di vista i rischi impliciti che possono derivare dall'abuso di tali sostanze o dal sostenere determinati comportamenti che diventano talmente prioritari da spingerli verso un distacco dalla vita sociale;

    la Relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze evidenzia che le aree di disagio si sono allargate per effetto dell'emergenza pandemica e che il quadro, che si presenta articolato e complesso, va considerato con un approccio multidimensionale;

    in particolare, l'epidemia da COVID-19 ha prodotto effetti importanti sul mercato delle sostanze psico-attive, sulle modalità e sulle nuove tendenze del consumo, imponendo un'accelerazione su meccanismi che si erano già mostrati soprattutto connessi alla propensione al consumo di sostanze stupefacenti diverse contemporaneamente e all'assunzione di alcol – dando vita a mix pericolosi – e all'evidenziarsi del fenomeno della compresenza della dipendenza da sostanze e di dipendenze comportamentali;

    l'emergenza da COVID-19, avendo fatto venir meno gli spazi di aggregazione e di socialità, ha spinto i ragazzi verso sostanze di stordimento, da una parte, mentre dall'altra, ha fatto sorgere il fenomeno degli isolati sociali che usano internet e giocano su internet fino a diventarne dipendenti;

    le dipendenze, come evidenziato dalla maggior parte degli studi in materia di natura psicologica e psichiatrica, derivano da una fragilità emotiva e dalla debolezza derivante anche dalla giovane età e dalla fase di sviluppo e formazione; non si può non intervenire per rendere le ragazze e i ragazzi consapevoli dei rischi connessi all'abuso di sostanze, all'uso sconsiderato dei social e delle reti digitali;

    la dipendenza dalla tecnologia determina conseguenze sempre più rilevanti sul corpo, sulla psiche e sull'immagine che si ha di se stessi e comporta distorsione nei processi di costruzione dell'identità e dell'immagine personale. Incide, inoltre, sull'aumento dei casi di depressione, sull'insorgere dell'ansia, di disturbi del sonno ma anche disturbi visivi, problemi ortopedici, dolori muscolari e, per quanto riguarda la percezione del proprio aspetto, incide particolarmente sui disturbi alimentari – sia in termini di aumento di peso per l'inattività che di eccessivo dimagrimento nel tentativo di adeguarsi allo stereotipo della perfezione – e sull'aumento di richiesta di piccoli interventi di chirurgia plastica, soprattutto da parte delle adolescenti;

    sui bambini l'uso non contingentato della rete e dei social, secondo studi condotti in vari Paesi, potrà portare all'aumento dei disturbi da deficit di attenzione e iperattività e studi scientifici condotti sui bambini dimostrano che potrà determinare difficoltà di alfabetizzazione e di abilità linguistiche;

    gli interventi devono essere preventivi, di natura culturale e informativa quando indirizzati ai soggetti in capo ai quali risiede la responsabilità educativa;

    devono invece assumere carattere sanzionatorio quando rivolti a coloro che assumono il ruolo di mediatori tra la criminalità organizzata e il consumatore finale: appare estremamente urgente intervenire sulle piazze dello spaccio che sono individuabili e nella maggior parte dei casi sono situate in adiacenza alle zone in cui si svolge la movida giovanile;

    è estremamente importante intervenire a sostenere le famiglie, con supporti di natura informativa, psicologica ma anche tecnica in merito alle modalità di prevenzione dei rischi di dipendenze patologiche;

    inoltre, l'uso del cellulare e in genere di device per l'accesso alla rete non è auspicabile in età troppo giovane ed è quindi evidente che si rendono necessarie campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte agli adulti per evitare che ai bambini sia permesso l'uso dei cellulari non finalizzato, di tablet e/o pc già a soli tre/quattro anni;

    a tal proposito, appare necessario ampliare gli interventi informativi in merito all'opportunità di attivare sugli smartphone dei figli minori il controllo parentale senza che possa essere disattivato dagli stessi ragazzi: non bisogna, infatti, ignorare quanto detto in sede di audizione nella Commissione per l'infanzia e l'adolescenza, dal dottor Sangermano, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Firenze, nel corso dell'indagine conoscitiva condotta sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani, in merito ai rischi connessi all'accesso dei minori al cosiddetto deep web e alla specifica devianza che ne deriva, alla fruizione di immagini pedopornografiche associate a immagini cosiddette best gore, che destrutturano completamente il sistema di valori e di riferimento in soggetti ancora troppo giovani per confrontarsi emotivamente con questo tipo di accadimenti;

    nello scorso ottobre il Wall Street Journal ha pubblicato i risultati di un'inchiesta condotta in seguito alla denuncia di una dipendente, sull'attivazione in Facebook dell'adeguato controllo e conseguente censura in merito alla pubblicazione di discorsi di odio e di contenuti disinformativi;

    non è diversa la situazione in merito a Instagram: negli Stati Uniti è stata avviata una indagine su Meta (ex Facebook) per accertare eventuali violazioni in merito ai metodi utilizzati per attirare i giovani su Instagram, pur essendo noti i potenziali danni alla salute psicofisica di questa fascia di pubblico connessi all'uso del social specialmente per i soggetti più vulnerabili in quanto alimenta un atteggiamento competitivo basato su confronti sociali negativi;

    presso il Policlinico Gemelli di Roma, su iniziativa dello stesso Policlinico e dell'Università Cattolica, è attivo il Centro pediatrico interdipartimentale per la psicopatologia da web che si propone, mediante un approccio interdisciplinare adottato nello stesso percorso clinico, di intervenire sul crescente numero di patologie legate alla diffusione di internet e delle applicazioni digitali;

    non si può certo trascurare il problema della diffusione dell'abitudine all'alcool: si segnala, infatti, l'aumento dell'interesse dei minori verso l'uso di bevande alcoliche e si abbassa l'età dell'accesso all'alcol;

    i dati Istat relativi al consumo di alcol da parte degli adolescenti indicano che circa il 18 per cento della fascia di età dagli 11 ai 17 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dell'ultimo anno: risulta rilevante tener conto del fatto che il consumo di alcol, per quanto occasionale, avviene lontano dai pasti. Le raccomandazioni del Ministero della salute che fanno riferimento ai «Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti» (LARN 2014) e alle «Linee guida per una sana alimentazione» (CREA, revisione 2018) indicano nel livello di consumo zero il livello ottimale per la fascia di età inferiore ai 18 anni e appare quindi non irrilevante il dato su indicato. Inoltre, sempre sulla base dei dati Istat si apprende che in questa fetta di popolazione oltre il 4,3 per cento fa un uso quotidiano di bevande alcoliche, fuori pasto, e pratica il binge drinking almeno una volta a settimana; gli episodi di ubriacatura per i 11-17enni va verso l'allineamento con la media generale della popolazione anche adulta;

    oltre ai danni alla salute il consumo di alcol e di sostanze psicoattive incidono sul numero di incidenti stradali: secondo le rilevazioni sono in aumento gli incidenti dovuti a circostanze presunte o accertate legate allo stato psicofisico alterato del conducente nei ragazzi in età tra i 15 e i 24 anni;

    adeguata attenzione va riservata anche all'uso di tabacco che l'Istat indica nella percentuale del 6,3 per cento di giovani tra i 14 e i 17 anni;

    vanno considerate anche le ripercussioni derivanti dalle dipendenze alimentari negli adolescenti che si caratterizzano per diverse tipologie e diverso grado di gravità, ma sono tutte accomunate dalle conseguenze che determinano sulle relazioni sociali;

    è necessario individuare strategie volte a intercettare precocemente i fenomeni che portano alle dipendenze e attuare politiche destinate ai giovani che riempiano spazi di proposte e di creatività, occupando lo spazio che potrebbe essere delle droghe, dell'alcool, della dipendenza da internet (ludopatia e non solo) e anche dal cibo;

    appare imprescindibile e fondamentale dare ascolto dei giovani: questo richiede una particolare attenzione da parte della politica ma anche delle famiglie che non riescono a sintonizzarsi su una lunghezza d'onda che comprenda le ragazze e i ragazzi;

    rimane centrale intervenire sulla formazione socio-culturale che deve essere avviata nelle scuole e nei centri di aggregazione che, dove non esistono, devono essere istituiti e, in tal senso, appare necessario coinvolgere gli enti locali, le agenzie educatrici, i centri sportivi e ricreativi,

impegna il Governo:

1) a promuovere e sostenere una campagna mediatica istituzionale organizzata dalla Presidenza del Consiglio che utilizzi i canali televisivi della Rai e coinvolga anche i principali broadcaster, gli Over the top media (Ott) e i produttori di giochi on line, volta a sensibilizzare i ragazzi, maggiori fruitori delle serie di intrattenimento, dei giochi e dei social network, in merito ai rischi connessi all'uso di sostanze psicoattive, di alcol e di tabacco e all'utilizzo distorto ed eccessivo di social network e del gioco su internet e sui disturbi alimentari;

2) ad adottare iniziative per istituire un Osservatorio nazionale presso cui far convergere i dati provenienti dalle Asl e dalle istituzioni e dagli enti che operano nel campo delle dipendenze patologiche dei minori, al fine di definire puntuali interventi preventivi, di natura culturale, educativa e formativa, indirizzati sia ai giovani che a coloro che lavorano con gli adolescenti;

3) ad adottare iniziative per prevedere nelle scuole l'organizzazione di percorsi di lezione finalizzati all'insegnamento di un uso corretto del web, ai rischi connessi all'uso dei social e al processo di immedesimazione che spinge i più giovani ad assumere condotte pericolose per la propria salute e per l'equilibrio psicofisico;

4) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione nelle scuole di specifiche figure professionali, quali lo psicologo scolastico, per prevenire e individuare il disagio giovanile e per sostenere i docenti nel confronto con soggetti che presentano dipendenze patologiche;

5) ad adottare le iniziative di competenza per potenziare i servizi sanitari ospedalieri – dove già attivi – che trattano esclusivamente soggetti che hanno sviluppato dipendenza dai social e, dove non attivati, per istituire specifici ambulatori sul territorio e potenziare i consultori;

6) ad adottare tutte le iniziative di competenza necessarie con gli Ott e i broadcaster per una politica aziendale ispirata al principio della responsabilità sociale sul fronte dei contenuti;

7) a costituire un tavolo di confronto finalizzato alla definizione di interventi che non abbiano natura sporadica e si ispirino a un'azione intergenerazionale, anche adottando misure per il coinvolgimento dei ragazzi nella vita sociale, economica e civile del Paese;

8) a promuovere, per quanto di competenza, la costituzione di centri di aggregazione a livello locale, anche mediante la destinazione di apposite risorse e finanziamenti, e individuare luoghi in cui svolgere attività di educazione musicale, informatica, uso dei social, sviluppo di tecniche e di linguaggi artistici anche mediante l'utilizzo di strumenti audiovisivi, al fine di parlare il linguaggio giovanile e di aiutare i giovani a sviluppare e a esprimere le loro attitudini e di adottare modalità di confronto in una cornice di competizione positiva tra pari;

9) ad adottare le iniziative di competenza per inasprire i controlli e gli interventi volti a smantellare le piazze di spaccio, assumendo una linea dura nei confronti degli spacciatori.
(1-00564) «Marrocco, D'Attis».


   La Camera,

   premesso che:

    la politica energetica dell'Unione europea, la cui base giuridica è rinvenibile già nell'articolo 194 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, si è rafforzata con l'avvio del «Green Deal europeo» nel dicembre 2019 che ha dato impulso alla decarbonizzazione del sistema energetico dell'Unione europea, con una forte spinta su rinnovabili ed efficienza energetica di edifici, industria e mobilità: il documento, che riformula su nuove basi l'impegno europeo ad affrontare il cambiamento climatico, andando oltre il Clean Energy Package avviato nel 2016, ricomprende infatti un ambizioso piano d'azione per trasformare l'Unione in un'economia competitiva, con l'obiettivo di azzerare le emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo;

    nell'ambito del Green Deal europeo, i leader dell'Unione europea hanno approvato, nel dicembre 2020, un obiettivo riveduto di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. In particolare, per conseguire tale ambizioso obiettivo, la Commissione europea ha preso in considerazione le azioni necessarie in tutti i settori, compresi un aumento dell'efficienza energetica e dell'energia da fonti rinnovabili, e il 14 luglio 2021 ha presentato ai membri della Commissione ambiente del Parlamento europeo il pacchetto di proposte legislative denominato «Fit for 55%», contenente 12 iniziative, sia di modifica di legislazioni esistenti sia di nuove proposte, tese a mettere in atto e realizzare tale maggiore livello di ambizione;

    arrestare il cambiamento climatico attraverso una transizione energetica equa e sostenibile resta obiettivo prioritario delle politiche dell'Unione europea anche dopo la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 ed è parte centrale dell'azione di medio periodo che l'Europa si prefigge con il Next Generation EU (Ngeu), in coerenza con gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (SDGs) e con gli impegni dell'Accordo di Parigi del 2015;

    inoltre, il nuovo bilancio rafforzato dell'Unione, definito nel luglio 2021 dal Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, impone agli Stati membri di rispettare i vincoli di spesa minima a sostegno della transizione energetica: in particolare, almeno il 37 per cento della spesa finanziata dal Qfp e da Ngeu è dedicata al perseguimento degli obiettivi climatici e le iniziative previste dai Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (Pnrr), in attuazione di Ngeu, in coerenza con il principio do not significant harm, sancito negli accordi di Parigi. Specifiche risorse sono poi disponibili all'interno del Fondo speciale per una transizione giusta, focalizzato al sostegno delle attività che più di altre risentiranno negativamente dell'impatto di tale transizione, con una dotazione di 17,5 miliardi di euro;

    nella premessa della proposta di Piano per la transizione ecologica (Pte) viene evidenziato che tale piano «intende fornire informazioni di base e un inquadramento generale sulla strategia per la transizione ecologica, dare un quadro concettuale che accompagni gli interventi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)»;

    il Pte ricorda che le tappe della decarbonizzazione italiana sono scandite dagli impegni europei («net zero» al 2050 e riduzione del 55 per cento al 2030 delle emissioni di CO2 rispetto al 1990) e che la quota di elettrificazione del sistema dovrà progressivamente tendere e superare quota 50 per cento. L'apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72 per cento al 2030 e coprire al 2050 quote prossime al 100 per cento del mix energetico primario complessivo;

    per consentire il passaggio a un'efficace economia climaticamente neutra, la predetta complessiva attività di pianificazione, programmazione e coordinamento che interessa i nuovi soggetti istituzionali deve confrontarsi ed essere coerente con i principi e gli obiettivi chiave della transizione ecologica, con particolare riferimento a quei settori come l'industria, i trasporti e l'energia che, pur avendo un grande potenziale in termini di promozione della transizione verde e di stimolo della crescita, possono anche comportare il rischio di arrecare un danno significativo a uno o più obiettivi ambientali, in funzione di come sono progettate. Per tali ragioni, in questi settori, la stessa Commissione pone riserve in ordine al ricorso ad un approccio semplificato agli investimenti e alle riforme;

    la Strategia dell'Unione europea per l'integrazione del sistema energetico COM(2020)299 persegue l'obiettivo di guidare gli Stati membri nella graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili. Inoltre, il Pte prevede l'istituzione di un gruppo di lavoro interministeriale, con la partecipazione delle regioni, al fine di presentare proposte normative volte alla razionalizzazione e progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad);

    alla luce dei medesimi principi declinati a livello europeo, laddove esistano alternative tecnologicamente ed economicamente praticabili a basso impatto ambientale, come quelle associate allo sviluppo delle Fer in sostituzione della produzione di energia elettrica e/o di calore a partire da combustibili fossili, l'effetto ambientale delle attività dovrebbe essere valutato in termini assoluti, ossia rispetto allo scenario che si prefigura in assenza di interventi che abbiano un impatto ambientale significativo;

    in questa prospettiva, dovrebbe essere collocato anche il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), in fase di approvazione, disciplinato dall'articolo 11-ter del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12. Il piano prevede un orizzonte temporale dal 2020 al 2050 che si coniuga con l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e della decarbonizzazione dell'economia italiana, in linea con l'Accordo sul clima di Parigi del 2015 e l'European Green Deal, per un modello energetico sostenibile che affronti le sfide dell'approvvigionamento energetico e della tutela ambientale promuovendo lo sviluppo del risparmio energetico e delle energie rinnovabili;

    per adempiere gli obiettivi del Green Deal, nel 2030, il 70 per cento dei consumi elettrici italiani dovrà essere coperto da energie rinnovabili (quasi il doppio rispetto alla quota attuale del 38 per cento) e dovranno essere installati 65 GW di nuova potenza rinnovabile;

    le emissioni di CO2 – 428 milioni di tonnellate nel 2018, di cui il 24 per cento dal settore dell'industria e dei trasporti ed il 20 per cento dai sistemi di riscaldamento presenti nelle nostre case ed edifici, dovranno essere ridotte attraverso la diffusione dell'elettricità rinnovabile e dell'efficienza energetica in tutti i settori;

    l'analisi della realtà produttiva italiana, condotta nel report pubblicato ad ottobre 2020 e coordinato da Italian Climate Network, con la collaborazione scientifica del team di ricerca di EStà ed il supporto della European Climate Foundation, rileva che le maggiori criticità sono rappresentate dai settori industriali in cui si investe poco in innovazione tecnologica, da una scarsa capacità di evoluzione del sistema del trasporto privato e da basse prestazioni energetiche degli edifici;

    gli investimenti del periodo 2021-2030 nei settori strategici devono quasi raddoppiare ossia salire dai 1.000 miliardi di euro previsti dal Piano nazionale energia e clima, alla cifra di 1780 miliardi di euro. Tali sforzi si tradurrebbero in una crescita dell'occupazione stabile nell'ordine del 2,5-3 per cento e in un maggior aumento annuo del Pil dell'ordine dello 0,5-0,6 per cento, numeri che migliorerebbero ulteriormente nel caso in cui l'Italia mirasse i suoi investimenti verso gli ambiti green a maggior contenuto tecnologico e che sottolineano la necessità di aumentare la spesa in ricerca e sviluppo, nonché gli sforzi di industrializzazione dei brevetti, di modo che il nostro Paese non resti nelle retrovie dell'innovazione, limitandosi ad acquistare la tecnologia green prodotta da altri;

    al maggior avanzamento nell'identificazione delle possibili soluzioni tecnologiche che dovranno essere scelte, contribuisce la cosiddetta «Tassonomia Green» che costituisce la base per la pianificazione degli investimenti nel prossimo decennio. Essa, poi, non solo è lo strumento di indirizzo degli investimenti del Next Generation EU, ma soprattutto è il framework che informa le scelte degli investitori istituzionali, interessati a costruire portafogli sostenibili dal punto di vista ambientale, dato che precisa per ogni settore di attività, gli interventi che sono in grado di mitigare i cambiamenti climatici, rispetto a quelli che viceversa contribuiscono a incrementare le emissioni. Di conseguenza ciò che rientra nel novero della Tassonomia diviene elemento centrale nell'identificare le prospettive d'investimento nei settori energetici e, per tale ragione, presuppone decisioni oculate soprattutto con riferimento alle soluzioni che, ad oggi, presentano considerevoli margini di incertezza in termini di fattibilità tecnica ed economica degli investimenti e dei rischi ambientali, anche secondari;

    essendo la transizione energetica un driver di sviluppo che impatta su una molteplicità di interessi generali i quali richiedono una visione d'insieme, programmare l'adempimento degli impegni assunti con il Green Deal per il sistema industriale italiano, fatto di imprese anche piccole e medie (Pmi), non significa solo «programmare» l'innovazione, ma anche fare scelte mirate e consapevoli rispetto a dinamiche che toccano la società e l'ambiente nel loro complesso e che esigono una nuova governance nazionale basata su un efficace coordinamento, suscettibile di consentire il dialogo tra i diversi livelli di governo del territorio nelle sedi istituzionali deputate, e al contempo una sintesi dei diversi interessi;

    si auspica altresì la nascita di un Sistema nazionale dell'innovazione, ossia un «luogo» in cui tutti, il mondo delle imprese e della ricerca, pubblica e privata, possano coerentemente disegnare un piano di investimenti ad alta intensità tecnologica e impatto ambientale ridotto, in grado di migliorare la performance del sistema Paese nel senso di una maggiore capacità produttiva in termini di ricchezza e, insieme, decarbonizzazione;

    l'offerta industriale dovrà avere un ruolo fondamentale, non tanto e non solo per le prestazioni ambientali dei suoi impianti, quanto per il mutamento qualitativo della produzione che, condizionato dalla domanda green, influenzerà la struttura produttiva nel suo insieme;

    il sistema produttivo e industriale è influenzato da una correlazione positiva tra diminuzione della CO2 da un lato, e aumento degli investimenti in ricerca-sviluppo, nonché innovazione tecnologia dall'altro: è, pertanto, anzitutto strategico «aggredire» i settori più inquinanti, responsabili del 75 per cento delle emissioni di CO2 delle attività industriali, a loro volta responsabili di circa il 20 per cento delle emissioni totali, ma capaci di produrre solo l'11 per cento del valore aggiunto e il 9 per cento degli occupati del comparto industriale. Il percorso di transizione energetica in questi settori è, infatti, elemento essenziale alla loro stessa futura capacità di competizione nel mercato, sempre più green e sostenibile;

    con riguardo alla produzione di energia elettrica, le azioni prioritarie dovranno concentrarsi sull'accelerazione dei percorsi di decarbonizzazione e sull'ammodernamento delle centrali elettriche, attraverso un aggiornamento del Pniec 2030, in relazione ai nuovi obiettivi Ue di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e la revisione dell'obiettivo della quota delle fonti energie rinnovabili (Fer) rispetto ai consumi finali lordi di energia;

    per quel che concerne il settore industriale, sarà necessario adottare misure ad hoc per la riconversione delle imprese, tramite il superamento dell'attuale ripartizione delle quote di emissioni nell'ambito dell'European Union Emissions Trading Scheme EU ETS, per favorirne un impiego ottimale; promuovere e sostenere i Power Purchase Agreements (Ppa) al fine di minimizzare gli oneri in bolletta e garantire i produttori di energia da Fer rispetto dalla volatilità dei prezzi;

    coerentemente con il processo di transizione ecologica in atto, occorre puntare poi sull'idrogeno da fonti rinnovabili il cui utilizzo, commisurato alla sua funzione di concorrere al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni, è da prevedersi solo nei settori «hard to abate» (siderurgia, raffinazione del petrolio, chimica, cemento, vetro e cartiere) e non in quelli dove l'elettrificazione è già ora la soluzione più idonea e conveniente. A tal fine, è fondamentale dare vita ad una filiera nazionale di tecnologie connesse alla sua produzione (elettrolizzatori, celle a combustibile e componenti ancillari al processo produttivo);

    per ridurre in modo significativo la dipendenza energetica dalle importazioni di energia di combustibili fossili, l'approvvigionamento energetico dovrà essere orientato verso un cambiamento strutturale nel mix delle fonti energetiche a favore di un aumento significativo di nuova capacità rinnovabile e di un incremento di produzione elettrica da Fer;

    una maggiore diffusione di energie rinnovabili e un maggiore ricorso a forme di autoconsumo collettivo e alla costituzione di comunità energetiche rinnovabili, oltre a contribuire alla decarbonizzazione dell'approvvigionamento energetico, contribuisce ad ottenere prezzi accessibili per le piccole e medie imprese e i consumatori domestici, soprattutto per le famiglie più vulnerabili che versano in condizioni di forte disagio economico e sociale. Sempre in tema di riduzione dei costi per gli utenti finali, si pone la necessità di trasferire sulla fiscalità generale gli oneri generali di sistema presenti in bolletta;

    con specifico riguardo al settore automotive, settore italiano con il più elevato numero di eccellenze nella produzione di autoveicoli di alta gamma e commerciali e relativa componentistica, sarà necessario sviluppare un piano di riconversione dell'intera filiera. Quello dei motori elettrici è l'orizzonte tecnologico con cui tutte le principali case automobilistiche si dovranno confrontare nel corso dei prossimi anni e, di conseguenza, risulta fondamentale sin da ora riconvertire, riqualificare e sviluppare le competenze dei lavoratori del comparto, ponendo tuttavia la dovuta attenzione, sia sotto il profilo industriale che occupazionale, alla risoluzione delle crisi aziendali in atto per scongiurare un effetto critico moltiplicatore anche sulle aziende dei servizi e della componentistica. Sarà inoltre necessario indicare una data precisa a partire dalla quale vietare la commercializzazione di nuovi autoveicoli a combustione interna come parte degli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra;

    come noto la tecnologia Ccs è nata dall'esigenza di ottenere una estrazione supplementare di petrolio e gas naturale in giacimenti ormai depleti attraverso immissione di CO2;

    nonostante le numerose valutazioni effettuate in molti Paesi europei, ancora manca una valutazione positiva sulla fattibilità tecnica ed economica della cattura, dell'utilizzazione, del trasporto e dello stoccaggio del carbonio;

    la necessità di stoccare la CO2 ad alte pressioni in vecchi giacimenti ad 800 metri di profondità o in mare comporta numerosi rischi, specie nelle aree sismiche e in quelle classificate a sismicità medio-alta, in quanto l'attività sismica può causare fratturazione nei siti di stoccaggio e possibili fuoriuscite in caso di stoccaggio geologico;

    la Corte dei conti europea ha esaminato i precedenti programmi di finanziamento a sostegno delle tecnologie Ccs (programma NER 300 e EEPR) e ne ha certificato il fallimento dopo aver esaminato i risultati ottenuti con i predetti programmi, tanto che i sei progetti finanziati sono stati cancellati o conclusi senza essere entrati in funzione, con l'eccezione dell'impianto pilota in Spagna che, però, non ha dimostrato l'utilizzo del Ccs su scala reale. Secondo la Corte dei conti europea, pertanto, i sussidi Ue in materia non hanno portato a risultati soddisfacenti. Nello stesso tempo, non è giustificabile dare supporto pubblico a progetti commerciali di Ccs e Ccus in assenza di risultati incoraggianti in quelli pilota. Nella stima dei costi sono da considerare il rischio connesso allo stoccaggio e al trasporto, nonché i costi per le prossime generazioni, sia nella gestione del rischio che nella manutenzione e monitoraggio dei siti, che andrebbe calcolato a parte in una logica corretta di analisi costi/benefici;

    le attività del settore fossile rappresentano il 9 per cento di tutte le emissioni di gas serra (Ghg) prodotte dall'uomo. Inoltre, producono i combustibili che creano un altro 33 per cento delle emissioni globali. Tali operazioni hanno generato, solo nel 2020, quasi 120 milioni di tonnellate di metano, quasi un terzo di tutte le emissioni di metano dovute all'attività umana. Le possibilità di ridurre queste emissioni sono enormi: ciò è particolarmente vero nel settore del petrolio e del gas, dove è possibile evitare più del 70 per cento delle emissioni attuali con la tecnologia esistente e dove circa il 45 per cento potrebbe essere evitato senza costi netti;

    la produzione di energia rappresenta circa i due terzi delle emissioni di produzione di petrolio e gas. La richiesta di energia delle piattaforme di petrolio e gas tramite cavo alla riva o da un vicino parco eolico potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di CO2 di 2-3 Mtpa nonché supportare fino a 4 gigawatt di nuova capacità eolica offshore. Il supporto all'industria petrolifera e del gas nella transizione verso un futuro a basse emissioni risulta cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici e nella riduzione dei gas climalteranti ottenibile tramite, ad esempio, la sostituzione di macchinari ad alto contenuto di carbonio con collegamenti a operazioni onshore che generano elettricità a partire da idrogeno verde, energia solare, energia eolica offshore, la modifica dei processi produttivi interni e l'efficientamento dell'intera catena di approvvigionamento;

    in Italia muoiono prematuramente secondo l'Agenzia europea per l'ambiente quasi 66 mila persone all'anno per esposizione a inquinanti dell'aria (soprattutto polveri, ossidi di azoto, ozono) legati con grande prevalenza alla combustione di fonti energetiche fossili;

    ad ottobre 2020, la Commissione europea ha pubblicato la «Strategia per il metano» che funge da punto di partenza per un processo di sviluppo di una legislazione orientata a vietare le pratiche di combustione e sfiato di routine e ad introdurre l'obbligo di rilevamento e riparazione delle perdite nelle infrastrutture del gas. Anche per la tecnologia Ccs deve essere, infatti, posta particolare attenzione alle problematiche connesse all'attività di monitoraggio dei siti e alla necessità di marker per rendere visibili le perdite di CO2,

impegna il Governo:

1) a verificare, in base ai nuovi obiettivi Ue della transizione ecologica, tempi certi e stringenti per garantire il phase-out dalle fonti fossili, salvaguardando la sicurezza dell'approvvigionamento energetico mediante un massiccio ricorso alle fonti alternative;

2) ad adottare iniziative volte ad accompagnare la riconversione dell'industria oil & gas, tramite investimenti in nuove tecnologie ed ecoinnovazione (analisi avanzate, intelligenza artificiale), mediante il ricorso a misure volte a facilitare l'ammodernamento e/o la sostituzione degli impianti obsoleti esistenti, ad incoraggiare l'automazione, la digitalizzazione e l'elettrificazione diffusa della filiera di produzione energetica, nonché l'utilizzo di sistemi per il rilevamento accurato e l'individuazione puntuale delle perdite di metano;

3) a definire appositi piani per una «transizione giusta» e una maggiore competitività, nel medio e lungo periodo, dei lavoratori del settore petrolifero e del gas verso il comparto delle energie rinnovabili, garantendo continuità occupazionale e produttiva attraverso misure di sostegno per le aziende e i dipendenti, di concerto con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative, con le parti sociali, le istituzioni interessate e i sindacati, nonché sostenendo il cambiamento professionale e tecnologico attraverso la formazione, la riqualificazione e l'aggiornamento delle competenze dei lavoratori;

4) ad operarsi, in sede europea, per l'adozione di apposite misure normative tese a ridurre le emissioni derivanti dall'estrazione, dalla produzione, dalla trasmissione e dalla distribuzione di petrolio e gas, che includano il rilevamento, il monitoraggio e i requisiti di riparazione delle perdite, gli standard tecnologici minimi e i divieti di flaring e venting come pratiche di routine, nonché apposite sanzioni in caso di mancata ottemperanza, con chiari e dettagliati obiettivi vincolanti entro cui ridurre le emissioni;

5) a garantire in modo adeguato che siano messe a disposizione del pubblico le informazioni ambientali concernenti tutte le fasi dei progetti sperimentali avviati attinenti lo stoccaggio geologico di CO2, ai sensi del decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 162, nonché le relative risultanze al fine di orientare i processi decisionali sulla base di dati certi;

6) a prevedere che il Piano per la transizione ecologica sia coordinato con la pianificazione di settore finalizzata al perseguimento degli obiettivi di neutralità climatica, a cominciare dal PiTESAI, in fase di approvazione, considerato che, a tal fine, occorre che il Piano sia redatto sulla base di criteri stringenti sia nella individuazione delle aree idonee, orientati verso il progressivo ed effettivo abbandono della produzione di idrocarburi, con conseguente divieto di conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi e di proroga o rinnovo delle concessioni di coltivazione in essere oltre il 2040 in tutto il territorio nazionale;

7) a prevedere, nella prossima iniziativa normativa utile, la progressiva ma effettiva e rapida eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili inefficienti (cosiddetta «sunset clauses»), nell'ambito della complessiva individuazione dei sussidi ambientalmente dannosi, contestualmente prevedendo forme positive di incentivazione delle attività economiche in linea con gli obiettivi della decarbonizzazione;

8) a manifestare, in sede europea, il proprio deciso dissenso nei confronti dell'inserimento del gas naturale tra le attività economiche che possono essere considerate sostenibili e in quanto tali finanziate nell'ambito della Tassonomia verde;

9) ad esprimere in modo perentorio, l'esclusione dell'energia nucleare dal novero delle attività riconducibili nell'ambito della Tassonomia verde, nel rispetto degli esiti referendari del 1987 e del 2011;

10) ad adottare iniziative per provvedere alla definitiva approvazione della Carta nazionale delle aree idonee (Cnai), assicurando la massima ed effettiva concertazione e condivisione con i territori e le comunità locali interessate, nel rispetto dei princìpi di trasparenza, leale collaborazione e cooperazione istituzionale, come da impegni assunti dal Governo con riferimento alla mozione sul deposito nazionale dei rifiuti radioattivi (mozione n. 1-00414);

11) ad adottare iniziative per favorire la nascita di un Sistema nazionale dell'innovazione, ossia un «luogo» in cui tutti, il mondo delle imprese e della ricerca, pubblica e privata, possano coerentemente disegnare un piano di investimenti ad alta intensità tecnologica e impatto ambientale ridotto, in grado di migliorare la performance del sistema Paese nel senso di una maggiore capacità produttiva in termini di ricchezza e, insieme, decarbonizzazione;

12) ad adottare iniziative per incentivare la produzione e l'utilizzo di idrogeno da fonti rinnovabili unicamente per i settori specifici per i quali l'elettrificazione sia tecnicamente difficile o altamente inefficiente e per i quali il ricorso a questo vettore sia la soluzione economicamente ed ambientalmente più efficace (ad esempio settori «hard-to-abate» e trasporti pesanti);

13) ad adottare iniziative per trasferire gradualmente sulla fiscalità generale gli oneri generali di sistema presenti in bolletta, a cominciare dalle componenti relative ai bonus sociali riconosciuti alle famiglie disagiate;

14) ad adottare iniziative per programmare ed accompagnare la riconversione dell'industria automobilistica e i settori produttivi ad essa collegati tramite massicci investimenti per lo sviluppo di una filiera nazionale di veicoli elettrici, riqualificando e aggiornando, al contempo, le competenze dei lavoratori del settore, al fine di rendere il comparto maggiormente competitivo a livello internazionale nel medio e lungo periodo.
(1-00565) «Davide Crippa, Sut, Maraia, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Zolezzi, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il 12 gennaio 2017 è stato approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017. I precedenti Lea erano stati definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001. L'aggiornamento dei Lea ha introdotto modifiche al nomenclatore della specialistica ambulatoriale, includendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed eliminando quelle ormai obsolete. Nella specialistica ambulatoriale sono state inserite anche prestazioni relative alla procreazione medicalmente assistita;

   come è noto, nei livelli essenziali di assistenza, in acronimo Lea, sono inserite tutte le prestazioni, servizi e attività che lo Stato ritiene così importanti da non poter essere negate ai cittadini e che, per tale ragione, sono erogate dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), allo scopo di garantire condizioni di uniformità, a tutti e su tutto il territorio nazionale;

   anche la Corte costituzionale in più occasioni ha richiamato l'attenzione sull'applicazione effettiva delle prestazioni incluse nei Lea. Con la sentenza n. 62 del 2020, la Corte ha ribadito che i Lea sono espressione immediata del diritto alla salute costituzionalmente tutelato e dell'assistenza minima che lo Stato si impegna a fornire a ogni cittadino per rendere effettivo tale diritto;

   tuttavia, ad oggi, a distanza di quasi 5 anni, tali prestazioni non sono ancora divenute operative in quanto non sono stati ancora emanati i decreti che fissano le tariffe massime dell'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, rendendo così non fruibili le nuove prestazioni;

   all'articolo 1, comma 420, della legge n. 205 del 2017, era stato previsto il 28 febbraio 2018 come termine ultimo per l'emanazione dei decreti ministeriali sulle suddette tariffe massime, di cui all'articolo 64, commi 2 e 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017;

   si sottolinea ancora che, l'erogazione delle nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale rimane ancora problematica in quanto i relativi nomenclatori, allegati al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 (in particolare l'allegato 4 per le prestazioni in ambito di procreazione medicalmente assistita e allegato 4D per le condizioni di erogabilità delle stesse) recano le prestazioni senza le corrispondenti tariffe. Tuttavia, il termine ultimo non risulta finora soddisfatto;

   il ritardo nell'approvazione delle tariffe massime, rispetto al termine fissato dall'articolo 1, comma 420, della legge n. 205 del 2017 al 28 febbraio 2018 comporta, non solo una violazione del diritto costituzionalmente garantito alla salute dei cittadini, ma sta anche comportando una notevole disparità di trattamento fra i cittadini residenti in regioni diverse, in dispregio del principio di uniformità di distribuzione delle prestazioni sanitarie gratuite riconosciute come Livelli essenziali di assistenza;

   il suddetto ritardo ha determinato, inoltre, una moltitudine variegata di interventi da parte di singole regioni, peraltro assai difficile da ricostruire, che comporta, l'applicazione di ticket, tariffe, modalità e limiti di accesso alle prestazioni di procreazione medicalmente assistita assai differenziate fra le regioni, che hanno stabilito di intervenire a sostegno delle coppie, le quali compartecipano alle spese, per l'erogazione di questo tipo di prestazioni in base al nomenclatore tariffario proprio di ogni regione:

   il recente disegno di legge di bilancio per il 2022 (Atto Senato n. 2448) presentato l'11 novembre 2021 al Senato (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024), all'articolo 98, dispone, a decorrere dall'anno 2022, per l'aggiornamento dei Lea, un finanziamento di 200 milioni di euro, a valere sulla quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale;

   va considerato che spetta al Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, la competenza per adottare il decreto di fissazione delle tariffe massime delle prestazioni –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo ritenga opportuno assumere al fine di assicurare l'adozione dei decreti di fissazione delle tariffe massime delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, con particolare riguardo alle prestazioni nell'ambito della procreazione medicalmente assistita, così come già disposto dall'articolo 1, comma 420, della legge n. 205 del 2017.
(2-01390) «Mammì».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   come riportato da tutti gli organi di informazione, nei giorni scorsi, l'inviata del Tg1 Lucia Goracci e la sua troupe sono stati vittima in Romania di una vera e propria aggressione e del tentativo di sequestro protrattosi per alcune ore, da parte della senatrice romena Diana Iovanovici Şoşoacă, nota per le sue posizioni «no vax» e del suo staff;

   nonostante l'intervista fosse stata preventivamente concordata, nel pieno rispetto della deontologia professionale, dopo alcune domande sulla gestione della pandemia in uno dei Paesi con più contagi in Europa, la senatrice ha chiuso dentro il suo ufficio la troupe del Tg1 insieme al cameraman Miki Stojicic e ha chiamato la polizia;

   incalzata dalle domande, la senatrice ha reagito accusando la nostra giornalista di essere al servizio del Governo italiano, mentre lei, invece, rispondeva solo a Dio e alla religione. In un crescendo di accuse farneticanti e di grida, la senatrice ha quindi chiuso la stanza dove si stava svolgendo l'incontro e ha chiamato la polizia, denunciando i nostri inviati di aver fatto irruzione nel suo ufficio e di averla minacciata;

   approfittando dell'entrata nell'ufficio di un'altra persona, la giornalista italiana è riuscita a sfuggire all'esterno e a segnalare l'accaduto a una pattuglia della polizia che era accorsa a seguito della chiamata della senatrice;

   accompagnata dagli agenti di polizia, Lucia Goracci è rientrata negli uffici della senatrice per liberare i suoi colleghi e per porre termine all'incredibile accadimento. Nonostante la presenza della polizia, il marito della senatrice, anch'egli presente nell'ufficio, ha colpito con due pugni la nostra giornalista, mentre la parlamentare chiedeva di arrestare la troupe, accusandola di aver rubato del materiale e chiedendo che venissero cancellate le immagini registrate durante i fatti;

   una volta arrivati in commissariato per sporgere denuncia, la giornalista si è resa conto che, nel verbale che le avevano chiesto di firmare, veniva considerata come arrestata, con l'accusa di avere con sé droga e armi e di essere una finta troupe televisiva. La grave situazione si è risolta solo dopo diverse ore e solo grazie all'intervento della nostra rappresentante diplomatica;

   l'intera vicenda è stata documentata dalle immagini, incontrovertibili, riportate nel servizio regolarmente trasmesso dal Tg1;

   è di tutta evidenza che si tratta di un caso di straordinaria gravità, sia per quanto riguarda le azioni di una parlamentare romena e del suo staff, sia per quanto concerne l'operato e l'atteggiamento intimidatorio assunto dai locali agenti di polizia nei confronti di nostri giornalisti. Gravità che assume connotati ancor più preoccupanti e inaccettabili laddove si consideri che si sono verificati in uno Stato membro dell'Unione europea –:

   quali siano le valutazioni del Governo rispetto al grave episodio illustrato in premessa e quali urgenti iniziative, in sede bilaterale e in sede europea, si ritenga di dover assumere al fine di ottenere una netta presa di distanza da parte delle autorità romene e, soprattutto, per assicurare l'incolumità e la libertà di esercizio della professione dei nostri giornalisti in quel Paese, così come in ogni Paese democratico.
(2-01392) «De Luca, Berlinghieri, Sensi, De Maria, Pezzopane, Quartapelle Procopio, Morassut, Pellicani, Giorgis, Andrea Romano, Boldrini, Sani, Carnevali, Bonomo, Carla Cantone, Casu, Lorenzin, Rotta, Madia, Bruno Bossio, Braga, Verini, Piccoli Nardelli, Siani, Schirò, Ciampi, Fiano, Navarra, Incerti, Nitti, Ciagà, Carè, Rossi, Morani, Buratti, La Marca, Zardini, Frailis, Zan, Mura, Fragomeli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in alcune regioni italiane si registrano carenze di vaccini anti Covid-19 e tempi eccessivamente dilatati nella gestione del calendario delle prenotazioni che impattano duramente sulla vita sociale e sui bilanci economici delle famiglie coinvolte, in specie nelle ultime settimane, all'indomani dell'entrata in vigore del cosiddetto super green pass e delle ulteriori misure di contenimento di cui al decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172;

   la situazione appare particolarmente delicata a Piacenza, dove per i ragazzi risulta aperto un solo centro vaccinale, nessun open day per carenza di vaccini e, conseguentemente, occorrono tempi biblici per accedere alla vaccinazione; una situazione assolutamente inaccettabile se si considera che la vaccinazione — con il green pass o, ove richiesto, il super green pass — costituisce ormai un requisito indispensabile per l'accesso alla totalità delle attività economiche e sociali;

   i ritardi di cui si è dato conto colpiscono in maniera particolarmente accentuata i ragazzi minori di età che, nelle more, si trovano costretti a sottoporsi a un tampone ogni due giorni anche solamente per utilizzare i mezzi pubblici nel tragitto casa-scuola, ovviamente a spese delle relative famiglie –:

   se e quali iniziative intendano urgentemente adottare al fine di garantire alle regioni un adeguato supporto nella gestione di questa nuova fase della campagna vaccinale anti Covid-19 ponendo rimedio ai ritardi e ai disservizi che già si registrano in alcuni territori e, tra questi la provincia di Piacenza.
(4-10935)


   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le disabilità, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sta destando preoccupazione e allarme la notizia, riportata da Il Fatto Quotidiano, dell'intenzione di prelevare 200 milioni di euro al Fondo per la disabilità per contenere la nuova stangata delle bollette dell'energia, che costerà alle famiglie circa 800 euro, secondo Nomisma;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il Consiglio dei ministri nei giorni scorsi avrebbe deliberato risorse aggiuntive che verranno utilizzate anche per temperare gli aumenti delle bollette stimati di oltre il 40 per cento nel primo trimestre 2022; una specie di artificio contabile che, utilizzando diversi fondi non spesi, avrebbe consentito di aumentare di un miliardo di euro lo stanziamento totale per calmierare gli aumenti in campo energetico

   il Fondo è stato istituito con la legge di bilancio 2020 con una dotazione di 200 milioni di euro per il 2021 e di 300 milioni di euro annui a decorrere dal 2022; la Camera, però, ha approvato in prima lettura la legge delega solo il 9 dicembre 2021, agganciandola al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e, in questo modo, si prenderebbe tempo per poter «spalmare» i decreti attuativi nei mesi a seguire e rendere operative le misure previste;

   dure le parole di Roberto Speziale, presidente Anffas, l'Associazione nazionale delle famiglie con persone con disabilità, secondo il quale: «Gli strani giri contabili sono inaccettabili soprattutto quando si ha a che fare con la disabilità. Siamo abbastanza preoccupati per questa decisione, anche se il Governo ci ha tranquillizzati: il dirottamento dei fondi è solo temporaneo e lo stanziamento totale sui tre anni di 800 milioni verrà ristabilito non appena ci saranno i decreti attuativi»;

   se l'intenzione di privare di 200 milioni di euro il Fondo per la disabilità per attutire l'impatto del caro-bollette dovesse corrispondere al vero, ci si troverebbe di fronte a un atto grave che colpisce le risorse destinate ai più fragili e, in ogni caso, si tratta di un pessimo messaggio per le persone fragili e le loro famiglie –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e quali chiarimenti intenda fornire il Governo al riguardo.
(4-10936)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO e PICCOLI NARDELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'11 novembre 2021 è stato reso noto che l'Ufficio del procuratore generale della Federazione Russa ha intentato una causa amministrativa presso la Corte Suprema della Federazione Russa per liquidare le organizzazioni non governative dell'associazione «Memorial Internazionale» e il Centro per la difesa dei diritti «Memorial»;

   il gruppo di Ong no profit Memorial, nato grazie alle idee e al lavoro di Andrej Sacharov – Premio Nobel per la Pace nel 1975, coraggioso dissidente in epoca sovietica e tenace difensore dei diritti umani – è nato originariamente per preservare la memoria delle vittime delle repressioni staliniste e nel corso degli anni ha assunto il ruolo di «madre di tutte le Ong russe» per autorevolezza e rilevanza in patria e all'estero;

   la storica organizzazione per i diritti umani è a rischio di chiusura a causa della legge russa sui cosiddetti «agenti stranieri». Il Governo russo negli ultimi dieci anni ha introdotto una serie di leggi e misure che vanno a limitare e cancellare «legalmente» l'esercizio dei diritti civili e politici dei cittadini. A partire dal 2012 nel registro degli «agenti stranieri» sono finite tutte le principali organizzazioni e testate giornalistiche scomode per l'attuale élite politica russa;

   Memorial Internazionale ha ripetutamente affermato che la legge è stata originariamente concepita come uno strumento per reprimere le organizzazioni indipendenti, e ha insistito che debba essere abrogata;

   il gruppo di Ong, no profit Memorial è fondamentale nella moderna comunità russa per la difesa dei diritti umani e nella società russa nel suo insieme. La sua eliminazione può comportare la chiusura di importantissimi progetti storico-educativi dedicati alla difesa dei diritti umani, come, ad esempio, OVD-Info, un progetto informativo sui diritti umani per aiutare i cittadini che hanno subito persecuzioni da parte dello Stato per ragioni politiche;

   molte istituzioni europee, come il Consiglio d'Europa, e studiosi, hanno affermato che la legge sugli «agenti stranieri» non è all'altezza degli standard internazionali ed europei sui diritti umani e dovrebbe essere abrogata in via prioritaria;

   alla prima udienza tenutasi il 25 novembre 2021; erano presenti, tra gli altri, anche 20 diplomatici stranieri, ma nessun diplomatico italiano. Il prossimo appello per la causa contro il Memorial internazional si terrà il 14 dicembre, mentre quello contro il Centro per la difesa dei diritti umani, accusato tra le altre cose di «estremismo», si terrà il prossimo 20 dicembre –:

   quali iniziative, bilaterali e multilaterali, intenda intraprendere il Governo per pervenire all'interruzione del procedimento di liquidazione contro l'International Memorial e il Centro per i diritti umani Memorial;

   se i diplomatici italiani saranno presenti alle prossime udienze previste per i procedimenti in corso.
(5-07254)

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:


   GAGLIARDI, SILLI e RIPANI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la business unit «sistemi di difesa» di Leonardo Company, composta dagli armamenti terrestri, navali e subacquei di Oto Melara e Wass, rappresenta un'eccellenza industriale italiana ed internazionale ed è organizzata su quattro siti produttivi – La Spezia, Livorno, Brescia e Pozzuoli;

   come noto ed emerso più volte negli ultimi mesi a mezzo stampa, per la business unit vi è un forte interesse all'acquisto da parte della Fincantieri spa per realizzare una sinergia nel settore della difesa, con una distanza tra domanda ed offerta, sempre secondo la stampa, di circa 300 milioni di euro;

   secondo indiscrezioni dei mezzi di comunicazione e della stampa, non solo Fincantieri sarebbe interessata alla business unit, ma anche realtà industriali europee del settore, in particolare tedesche e francesi, solamente per la parte armamenti terrestri, un'ipotesi che, se si concretizzasse, determinerebbe una divisione all'interno della struttura produttiva;

   la questione «sistemi di difesa» – ex Oto Melara e Wass è una questione di rilievo nazionale, non solo per l'esigenza – di importanza fondamentale – di garantire la continuità, di salvaguardare l'unità e le sinergie produttive dei vari siti e il posto di lavoro di tutte le maestranze, sia quelle dirette che quelle dell'indotto, che hanno un'elevata specializzazione produttiva, ma soprattutto per la questione strategica – di competenza del Ministro interrogato – di tutelare gli interessi nazionali nel settore della difesa, che coincidono con gli interessi del sistema Paese nel suo complesso –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché business unit «sistemi difesa» Leonardo ex Oto Melara – azienda strategica nell'ambito del sistema di difesa nazionale – sia mantenuta interamente sotto controllo italiano, anche considerando che il Ministero della difesa rappresenta l'unico committente, che trattasi di comparto irrinunciabile e che potrebbe essere attivata la salvaguardia prevista dal decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, meglio conosciuta come «golden power».
(3-02678)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo il rapporto di Greenpeace, Unione europea, Nato e Paesi come Italia, Spagna e Germania utilizzano personale militare a difesa delle attività di ricerca, estrazione e importazione di gas e petrolio;

   il 64 per cento dell'intero stanziamento per le operazioni delle Forze armate fuori dai confini nazionali è destinato alle operazioni sopra indicate e rappresenta la principale voce di spesa delle missioni militari italiane all'estero;

   secondo il suddetto report circa due terzi delle missioni militari dell'Unione europea sono collegati alle fonti fossili e l'Italia per il solo 2021 ha destinato circa 797 milioni di euro per operazioni improntate alla «sicurezza energetica». La Spagna ne ha spesi 274 milioni (il 26 per cento dei fondi), la Germania 161 milioni (il 20 per cento della spesa);

   i tre Paesi hanno impiegato in totale quest'anno oltre 1,2 miliardi di euro per inviare gli eserciti in quelle che Greenpeace definisce «missioni fossili» e nel triennio 2018-2021 hanno speso oltre 4 miliardi. La sola Italia negli ultimi quattro anni ha speso circa 2,4 miliardi di euro;

   come annota Greenpeace le importazioni di energia fossile in Europa pesano per il 90 per cento del petrolio e il 70 per cento del gas e le aree operative sono quelle del Corno d'Africa (dove spicca la missione antipirateria «Eu Atalanta»), le acque prospicienti la costa libica (con la missione dell'Unione europea «Irini» e l'operazione italiana «Mare Sicuro»), il Mediterraneo Orientale (con l'operazione Nato «Sea Guardian»), il Golfo di Guinea (con missioni di Italia e Spagna) e il Medio Oriente (in particolare l'Iraq e lo Stretto di Hormuz, dove nel 2020 è stata lanciata la missione europea «Emasoh»);

   nel luglio 2021 il Consiglio europeo ha approvato una missione militare anche in Mozambico, Paese dilaniato dalle violenze e che avrebbe il potenziale di diventare uno dei maggiori produttori mondiali di gas;

   ufficialmente nessuna missione militare ha l'esclusivo obiettivo di proteggere le piattaforme Eni o la sicurezza energetica dell'Italia, ma le schede di missione inviate dal Governo al Parlamento chiariscono, ad esempio, che tra che gli scopi prioritari nei Canale di Sicilia vi è la «sorveglianza e protezione delle piattaforme dell'Eni ubicate nelle acque internazionali prospicienti la costa libica» il dossier di Greenpeace ricorda che il fulcro dell'impegno italiano è il cosiddetto «Mediterraneo allargato», con il maggior dispiegamento in Iraq e Libia, due Paesi che garantiscono circa un terzo delle importazioni petrolifere italiane;

   l'anno scorso Eni ha estratto 61 milioni di barili di petrolio dai giacimenti libici, alcuni dei quali sotto la diretta sorveglianza di milizie coinvolte nel traffico di idrocarburi, armi ed esseri umani;

   come ha dichiarato Chiara Campione, portavoce di Greenpeace Italia: «La sicurezza energetica di cittadine e cittadini si tutela investendo in fonti rinnovabili, non facendo gli interessi delle compagnie dei combustibili fossili con missioni militari all'estero»;

   nonostante gli accordi sul clima e gli impegni sulla transizione ecologica si continuano a inviare militari a protezione delle attività di ricerca, estrazione e importazione di gas e petrolio;

   a parere dell'interrogante, se da un lato l'Italia sottoscrive accordi internazionali per limitare l'energia da fonti fossili, dall'altro concede il «via libera» a nuove trivellazioni, inserisce gas e nucleare tra le energie «green», non investe adeguatamente nelle rinnovabili e spende miliardi di euro per difendere chi estrae combustibili fossili con le nostre forze armate –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere affinché le spese militari afferenti alle missioni all'estero non vengano utilizzate per la protezione delle attività di ricerca, estrazione e importazione di gas e petrolio, valutando conseguentemente una riduzione di tali spese da investire nella transizione ecologica.
(4-10939)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con un comma aggiunto all'articolo 8-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, dall'articolo 1, comma 708,della legge 30 dicembre 2020, n. 178, l'Italia si adegua a una serie di prescrizioni comunitarie in materia di non imponibilità dell'Iva sulle forniture di bordo per le unità navali, a decorrere dal 1° gennaio 2021; con un articolo apparso sul quotidiano «Secolo XIX» del 9 dicembre 2021, a firma del giornalista Alberto Quarati, l'associazione che riunisce oltre 70 cosiddetti «provveditori» navali italiani, denuncia un forte calo di fatturato oscillante dal 30 per cento al 70 per cento in ragione degli adempimenti richiesti dall'applicazione italiana della normativa;

   infatti, per beneficiare di acquisti o importazioni in esenzione Iva, la nave, che deve avere un numero di viaggi in alto mare superiore al 70 per cento, deve trasmettere telematicamente apposita dichiarazione, secondo un modello approvato del direttore dell'Agenzia delle entrate, il cui numero di protocollo va indicato nelle fatture emesse o riportato dall'importatore nella dichiarazione doganale. La misura, nata per evitare frodi in forniture nautiche, continua a determinare problematiche per navi estere le quali stanno evitando di fare acquisti in Italia ma in Paesi anche confinanti, dove la formalità viene assolta con una dichiarazione in carta libera –:

   se e di quali informazioni sia in possesso il Ministro interrogato rispetto alle difficoltà esposte in premessa;

   se e quali iniziative intenda assumere per rendere meno gravoso l'adempimento normativo.
(4-10934)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da numerosi organi di stampa, il 9 dicembre 2021, durante i lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di David Rossi, si è svolta l'audizione del comandante del reparto comando scuola ufficiali carabinieri di Roma, colonnello Pasquale Aglieco, il quale, all'epoca dei fatti, ricopriva l'incarico di comandante provinciale dei carabinieri di Siena;

   il colonnello Aglieco, mai ascoltato dai pubblici ministeri titolari del fascicolo sulla morte del capo della comunicazione della Monte dei Paschi di Siena, era stato uno dei primi ad arrivare la sera del 6 marzo 2013 sul luogo in cui era stato rinvenuto il corpo di David Rossi;

   durante la sua audizione il colonnello ha spiegato che, sapendo che non avrebbe svolto direttamente lui le indagini, aveva solo provveduto ad impartire le prime disposizioni, fino all'arrivo dei pubblici ministeri;

   l'elemento di novità che emerge dal suo racconto riguarda però la sua ingiustificata presenza anche durante il sopralluogo effettuato all'interno dell'ufficio di David Rossi insieme ai pubblici ministeri Nicola Marini, Aldo Natalini e Antonino Nastasi; infatti, tale circostanza fino ad oggi non era nota, dal momento che della presenza di Aglieco non viene fatta alcuna menzione nei verbali. Inoltre, si evidenzia che, ad eccezione di Marini, che risulta essere il pubblico ministero di turno, gli altri due non avrebbero potuto partecipare al sopralluogo prima di una formale co-assegnazione da parte del procuratore;

   Aglieco ha raccontato di «essere entrato nella stanza di Rossi, insieme ai tre pubblici ministeri», molte ore prima dell'arrivo della polizia scientifica, intervenuta solo intorno alle 00:40, quindi con un inspiegabile ritardo di circa quattro ore; ha ricordato quindi che il pubblico ministero Nastasi «si è seduto sulla sedia di Rossi e ha acceso il computer», manovrando il mouse «con una penna». Uno dei tre pubblici ministeri, inoltre, «ha preso il cestino e lo ha svuotato sulla scrivania», dove è evidente ci fossero anche altri oggetti. Dentro il cestino «erano contenuti i fazzolettini sporchi di sangue» e «i bigliettini» contenenti dei messaggi di addio che ricondurrebbero la morte ad un suicidio. Successivamente il contenuto che era stato riversato sulla scrivania è stato reinserito nel cestino; Aglieco ha detto inoltre di ricordare perfettamente che quella sera durante la sua permanenza nell'ufficio il telefono di David Rossi squillò due volte: la prima telefonata sarebbe riconducibile al giornalista Tommaso Strambi e non ricevette risposta; la seconda telefonata invece sarebbe riferibile alla parlamentare Daniela Santanchè; rispetto a questa chiamata il colonnello afferma: «Mi sembra di ricordare che a rispondere fu il dottor Nastasi», precisando però di non aver sentito le parole del magistrato;

   la senatrice Santanchè infatti aveva dichiarato di non aver ricevuto risposta e dai tabulati risulta una chiamata di 38 secondi; nel suo lungo racconto Aglieco infine ha ricordato che «qualcuno» chiuse la finestra da cui David Rossi sarebbe precipitato;

   a parere dell'interrogante, se tali circostanze risultassero dimostrate e trovassero riscontro, si sarebbe di fronte ad una violazione delle più elementari regole e procedure da seguire nel corso di un sopralluogo successivamente alla morte di un soggetto, tanto più rispetto al caso specifico nella assoluta incertezza di come si sia svolta la dinamica dei fatti, ma soprattutto ci si troverebbe in presenza di una gravissima compromissione della scena del delitto e probabilmente di un irreparabile inquinamento degli elementi di prova –:

   se il Ministro non ritenga di dover procedere, nell'ambito delle sue competenze, ad acquisire ulteriori elementi in riferimento alla vicenda in esame ed eventualmente ad attivare i propri poteri ispettivi in relazione a possibili irregolarità o anomalie rispetto alle procedure adottate dai pubblici ministeri sopraccitati.
(4-10946)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 106 in Calabria è lunga 415 chilometri e dal 1996, ovvero da quando è in vita il Sistema statistico nazionale di localizzazione degli incidenti stradali a cura della direzione studi e ricerche Aci, lungo tale arteria sono avvenuti circa 10.500 sinistri che hanno provocato oltre 26.000 feriti, anche con danni permanenti, ed il decesso di 6.500 persone, dato che sale a 750 se si considerano i decessi avvenuti nel periodo successivo al giorno dell'incidente e direttamente riferibili alle conseguenze dello stesso;

   attualmente risulta in corso di realizzazione il terzo Megalotto della S.S. n. 106 «Jonica»; un progetto per la realizzazione di un tracciato ex novo ammodernato a quattro corsie con spartitraffico centrale dall'innesto con la strada statale 534 a Roseto Capo Spulico, per un importo complessivo di 1.335,118 milioni di euro, di cui 969,4 milioni di euro stanziati con delibere Cipe 103/07, 30/08 e 88/11 e decreti interministeriali n. 88 e n. 89 del 7 marzo 2013, e 365,7 milioni di euro previsti nel contratto di programma 2016-2020 a valere sul Fondo unico Anas;

   per quanto riguarda la restante parte della statale 106 compresa tra Cassano all'Ionio e Reggio Calabria, vi è ormai da mesi una costante campagna mediatica che, dalle dichiarazioni dei Sottosegretari Cancelleri e Morello, passando per le comunicazioni di alcuni parlamentari, ha convinto i cittadini sulla possibilità che possano presto essere avviati i lavori di realizzazione dell'asta di collegamento in destra idraulica del Torrente Gerace tra la strada statale 106 VAR/B (svincolo Gerace) e la strada statale 106 al chilometro 97+050 – prolungamento Locri; della variante di Caulonia dal chilometro 118+650 al chilometro 121+500, del nuovo asse di collegamento fra il chilometro 307+700 (Mandatoriccio innesto SP 205) ed il chilometro 329+000 (VI Coserie escluso) in variante alla strada statale 106, del nuovo asse di collegamento fra il viadotto Coserie e lo svincolo di Sibari del MGL3 in variante alla strada statale 106 Radd, del nuovo asse di collegamento dallo svincolo di Simeri Crichi (CZ) al chilometro 17+020 della strada statale 106 VAR A allo svincolo di Passovecchio (KR) al chilometro 250+800 della strada statale 106;

   agli organi di informazione ed all'organizzazione di volontariato «Basta Vittime Sulla Strada Statale 106» che più volte hanno chiesto con quali risorse saranno realizzati tali interventi non vi è stata mai una risposta chiara da parte delle istituzioni competenti;

   durante la seduta delle Commissioni riunite ambiente e trasporti del febbraio 2021 per l'esame del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante l'individuazione degli interventi infrastrutturali, l'amministratore delegato di Anas, Massimo Simonini, proprio in riferimento a questi interventi, aveva lamentato la mancanza di finanziamenti;

   non poca aspettativa è stata altresì generata da una attività di Anas sui territori (l'ultima è quella di venerdì scorso 10 dicembre 2021 nel comune di Trebisacce), in cui è stato illustrato il progetto per i lavori del nuovo asse di collegamento fra il viadotto Coserie e lo svincolo di Sibari del MGL3 in variante alla strada statale 106 Radd;

   il disegno di legge di bilancio 2022 autorizza una spesa complessiva di 4,55 miliardi di euro per il finanziamento del contratto di programma Anas 2021-2025, che assegna risorse pubbliche per la realizzazione di interventi infrastrutturali –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti di cui in premessa e se tutti i citati interventi previsti saranno finanziati nell'ambito degli stanziamenti per il contratto di programma Anas 2021-2025.
(4-10941)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la recente vicenda che ha coinvolto la moglie del prefetto e capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, Michele Di Bari, che la include tra le sedici persone accusate di caporalato in un'indagine della procura di Foggia, scaturisce dalla diffusa situazione di illegalità radicata nelle campagne del foggiano;

   l'indagine, a seguito della quale il prefetto ha rassegnato le sue dimissioni, è incentrata sullo sfruttamento cui erano sottoposti numerosi braccianti extracomunitari provenienti dall'Africa, impiegati a lavorare nelle campagne della Capitanata;

   la vicenda interessa dieci aziende agricole con un giro d'affari complessivo di cinque milioni di euro l'anno e una di queste ha tra i propri soci amministratori la moglie del prefetto;

   si tratta di una vicenda che giunge dopo anni di continue criticità e responsabilità in capo al Ministero competente: dall'immigrazione alla sicurezza, sono palesi secondo gli interroganti gli errori che evidentemente riguardano anche uomini confermati in ruoli chiave per la gestione del suddetto Dicastero;

   a giudizio degli interroganti è l'ennesimo problema increscioso di competenza di un Dicastero che dette problematicità dovrebbe risolverle e non alimentarle ed è ancora più grave che la vicenda coinvolga una persona che riveste un ruolo apicale nella gestione proprio delle politiche migratorie che portano in Italia i lavoratori poi sfruttati;

   è di tutta evidenza che le responsabilità penali siano personali e non possono essere trasferite ai coniugi, tuttavia si tratta di una vicenda gravissima sulla quale occorrono chiarezza e trasparenza, dal momento che investe un problema gravissimo come quello del caporalato;

   Fratelli d'Italia, in un contesto in cui gli sbarchi raddoppiano e i capi dipartimento si dimettono, ha chiesto che la Ministra interrogata venga a riferire in Parlamento sulla vicenda sopra citata –:

   quali siano le responsabilità in capo alla figura apicale coinvolta e citata in premessa e se esista un chiaro protocollo operativo che stabilisca inequivocabili ipotesi di incompatibilità fra qualsivoglia ruolo rivestito nel Dicastero nella gestione dell'immigrazione e lo svolgimento, anche per il tramite di parenti, di attività economiche legate all'immigrazione e all'erogazione di qualsiasi servizio a rilevanza economica nell'ambito della gestione dell'accoglienza al fine di spezzare pericolosi intrecci economici già emersi in passato e che oggi hanno coinvolto direttamente il Dicastero che rappresenta.
(3-02684)

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN e COVOLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Giornale di Vicenza oggi in edicola riporta la denuncia del titolare del ristorante «Angolo Palladio» di Vicenza, Alberto Quaresimin, dopo l'ennesimo gesto violento commesso in pieno centro, a pochi metri dal suo locale;

   un paio di mesi fa ad essere aggredito in contrà Pescherie Vecchie era stato proprio lo stesso Quaresimin;

   la settimana scorsa era invece toccato ad un suo cliente, nella zona di Viale Eretenio;

   venerdì è stata la volta di un suo dipendente, inseguito fino a Ponte San Paolo e picchiato dopo aver concluso il proprio turno di lavoro;

   il signor Quaresimin punta il dito verso la clientela dell'adiacente locale i «Due Calici», «che fa da punto di attrazione per certe persone»;

   nel medesimo articolo del quotidiano vengono riportate le lamentele di altri ristoratori della zona;

   l'interrogante ha presentato numerosi altri atti di sindacato ispettivo, rimasti desolatamente privi di riscontro, per denunciare il degrado della sicurezza del centro storico di Vicenza;

   nonostante l'impegno e gli sforzi dell'amministrazione comunale, tutt'oggi la situazione non è migliorata –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per garantire la sicurezza del centro storico di Vicenza, soprattutto nelle ore notturne;

   se e quali provvedimenti di competenza siano stati adottati o si intendano adottare – verificati i presupposti di legge, in particolare ai sensi dell'articolo 100 del TULPS – con riguardo ai locali del centro di Vicenza la cui clientela si renda protagonista di atti violenti.
(3-02674)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   FOGLIANI, ANDREUZZA, BAZZARO, VALLOTTO e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo incontro della Conferenza dei sindaci del Veneto orientale, a cui hanno preso parte anche i rappresentanti delle segreterie provinciali interessate dei sindacati di polizia Sap e Siulp, è stata sottolineata la grave situazione che riguarda l'ordine pubblico nell'area;

   numerosi sono i fatti di cronaca che hanno coinvolto la zona, in particolare la comunità portogruarese e quella concordiese, dove sono stati registrati molti furti in abitazione, che hanno indotto uno stato di paura e di incertezza tra i residenti;

   gli esponenti dei sindacati sopra richiamati, sottolineando le gravi carenze degli organici negli uffici di polizia dell'area, hanno spiegato come la recrudescenza delle attività criminali sia legata anche alla difficoltà di controllo del territorio, venendo quindi meno tutta l'attività di prevenzione;

   a titolo di esempio, il commissariato di Portogruaro, che dispone di appena 29 agenti, è chiamato a garantire servizi di pattugliamento e di intervento su ben 11 comuni e riesce, a tal fine, a mettere a disposizione circa 1 pattuglia ad ogni turno; la Polfer di Portogruaro, a causa dei prossimi pensionamenti, rimarrà a breve con soli 3 operatori, mentre la polizia stradale, con appena 5 agenti, riesce a garantire solo 20 pattuglie al mese; il commissariato di Jesolo riesce a garantire 100 pattuglie al mese contro le 120 che sarebbero necessarie per un controllo efficace; San Donà di Piave dovrebbe, a norma di regolamento contare su 42 agenti, ma ne ha a disposizione solo 27;

   i piccoli comuni sono obbligati a sopperire a tali carenze utilizzando le proprie polizie locali, con grave dispendio di risorse –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative urgenti per sopperire alla carenza di organico che sconta la polizia di Stato nel territorio del Veneto orientale.
(5-07262)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dai risultati dell'ultima ricognizione svolta dalla campagna «Ero straniero» sullo stato di avanzamento dell'esame delle domande di regolarizzazione dei lavoratori stranieri presenti in Italia, emerge che ai primi di novembre 2021, a oltre un anno dalla chiusura della finestra per accedere alla misura, su tutto il territorio nazionale il numero delle domande finalizzate era circa un terzo di quelle presentate;

   dai dati forniti dal Ministero dell'interno, sempre ai primi di novembre 2021, circa 38.000 erano i permessi di soggiorno rilasciati dalle questure a procedimento ultimato e risultava ancora critica la situazione in alcune grandi città: a Milano, delle 25.900 domande ricevute, erano in via di rilascio solo 2.551 per messi di soggiorno. A Roma su 17.371 domande, sono 1.242;

   i progressi – ancorché insufficienti – nei tempi di elaborazione delle domande che sono stati registrati negli ultimi mesi, sono dovuti all'attività del personale interinale assunto nelle prefetture proprio in vista del carico di lavoro dovuto alla regolarizzazione, come previsto dall'articolo 103 del cosiddetto decreto «Rilancio» del 2020;

   il 31 dicembre 2021 termina la proroga di tali contratti presso il Ministero dell'interno e, senza un'ulteriore proroga, si corre il rischio di uno stallo definitivo della regolarizzazione –:

   quali iniziative intenda adottare affinché si giunga in tempi brevi alla definizione delle decine di migliaia di domande in attesa di esame da parte delle prefetture, e in particolare in merito alla proroga del personale aggiuntivo indispensabile affinché si portino a termine i procedimenti avviati.
(5-07263)


   SARRO e SIRACUSANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno l'impegno richiesto agli agenti della polizia di Stato è cresciuto notevolmente: infatti, ai tradizionali impieghi di controllo dei territori, prevenzione e contrasto alla criminalità, lotta alle mafie e alla corruzione, nonché al rischio di terrorismo interno e internazionale, si è aggiunto l'impegno legato al rispetto delle misure di contenimento del rischio epidemiologico;

   l'attribuzione di nuove e ulteriori competenze alla polizia di Stato, tuttavia, si scontra con la realtà che vede il suo organico depauperato e composto da personale sempre più anziano;

   quanto sin qui detto è ancor più evidente in riferimento alla questura della città di Messina che, sebbene sia efficiente e all'avanguardia, non ha abbastanza risorse umane atte a garantire un adeguato livello di sicurezza poiché, negli ultimi 20 anni, il personale impegnato sul territorio messinese è diminuito di oltre 300 unità –:

   se è quali iniziative, per quanto di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di consentire l'effettivo potenziamento dell'organico della questura di Messina, anche mediante lo stanziamento di nuove e maggiori risorse a tale scopo specificatamente destinate.
(5-07264)


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo, a Vercelli, in piazza Mazzini, staziona, di giorno, sotto una tenda, un gruppo di giovani pakistani per sollecitare la compilazione del modulo C 3 dalle autorità competenti che consenta loro di essere collocati in un Centro di accoglienza e avviare la procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato;

   i migranti sono sistemati per la notte, da tempo, in una struttura della Caritas diocesana, convenzionata con il comune; il locale ha offerto un riparo adeguato alle esigenze di prima necessità dei giovani pakistani, anche alla luce delle temperature sotto zero che vengono raggiunte in questo periodo; i pasti vengono assicurati dalla Croce rossa; grande è anche la solidarietà di molti vercellesi che, in maniera anonima, hanno regalato alle persone di piazza Mazzini pasti e alimenti a lunga conservazione, così come hanno fatto alcuni ambulanti del vicino mercato;

   tutto ciò dura da diverso tempo, in quanto viene sistematicamente rinviata la compilazione del modulo che consente di avviare la procedura per la richiesta di asilo: infatti, una volta avvenuta la compilazione, la prefettura dovrebbe provvedere alla loro collocazione in una struttura;

   il problema di fondo è l'assenza di una struttura adeguata per l'accoglienza in provincia e pare che ciò ritardi la firma del modulo da parte della prefettura; anche lo spostamento in altra provincia non è stato, a oggi, preso in considerazione –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per trovare una soluzione a una situazione grave e inaccettabile in un Paese civile.
(5-07265)


   MONTARULI, MELONI e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è emersa l'ennesima, triste notizia che riguarda le reiterate violenze e sevizie subite da una giovane ragazza marocchina di anni diciotto, per mano del padre e del fratello, in quanto la stessa si rifiutava di professare la religione musulmana e di osservarne i precetti;

   in particolare, la giovane ragazza, sin da quando aveva quattordici anni, è stata costretta a subire percosse e minacce di morte da parte dei suoi più stretti familiari, rinchiusa in cantina e legata ad una sedia perché desiderava vivere in «maniera occidentale»;

   i maltrattamenti sono stati di una portata tale da indurre persino la ragazza a tentare il suicido, per fortuna non consumato, sino a quando, dopo l'ennesima minaccia e aver dovuto contrarre un matrimonio non voluto con il cugino trentaduenne e dovendo a questi concedere rapporti sessuali in Marocco, ha trovato il coraggio di procedere con denuncia a carico dei suoi familiari;

   la denuncia e l'intervento delle autorità preposte, se da un Iato rappresentano la fine di un incubo di lesioni e vessazioni, dall'altro configurano soltanto l'inizio di uno nuovo, complice la giovane età della vittima e la completa assenza di mezzi per provvedere a sé stessa;

   si consideri, inoltre, che per ogni caso simile a questo, dove il disastroso esito può in qualche modo dirsi concluso «positivamente», vi è un numero particolarmente significativo di ragazze nelle medesime condizioni costrette a subire tali soprusi senza avere, tuttavia, la possibilità di ricorrere a strumenti di protezione e tutela –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per fornire maggiore supporto alle persone che versano nelle condizioni di cui in premessa, scongiurando che le violenze da queste subite si protraggano per un significavo lasso di tempo, incentivando rapidamente il ricorso alle autorità competenti.
(5-07266)


   ELISA TRIPODI, BALDINO, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, FRANCESCO SILVESTRI, ALAIMO, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Wissem Abdel Latif (26 anni) è arrivato in Italia dalla Tunisia i primi di ottobre 2021 e, dopo gli accertamenti necessari, dalla Sicilia, in data 24 novembre 2021, viene trasferito a Roma presso il Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, con un certificato che ne attesta la compatibilità con la vita ristretta;

   nei documenti del Cpr viene indicato come il 25, 26 e 27 novembre 2021, il ragazzo, sia stato «contenuto», ossia legato al letto del reparto psichiatrico e, a quanto pare, da una prima anamnesi fatta all'indomani del suo arrivo a Roma, Abdel risultava in buone condizioni psico-fisiche, ma dieci giorni dopo, nel colloquio con la psicologa della struttura, avrebbe manifestato sintomi di sofferenza e di disagio psichico; dopo la visita psichiatrica della Asl territoriale, avvenuta un paio di settimane dopo, si riconosceva una sofferenza mentale, con conseguente prescrizione di una terapia farmacologica;

   dieci giorni dopo, ancora sofferente e forse intollerante ai farmaci, il ragazzo incontrava nuovamente la psicologa, che chiedeva un nuovo consulto psichiatrico e, all'esito della visita, veniva disposto il ricovero in «un ambiente ospedaliero che consenta una più attenta valutazione delle sue condizioni cliniche e delle necessità terapeutiche»; Abdel viene portato al pronto soccorso dell'ospedale Grassi di Ostia, prima, e poi al servizio psichiatrico di diagnosi e cura della Asl Rm3, attivo presso l'Ospedale San Camillo di Roma; tre giorni dopo il ricovero, muore;

   data la particolare ed incomprensibile morte del ragazzo, la procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo e disposto i primi accertamenti, a partire dall'autopsia del corpo, per chiarire le eventuali responsabilità di coloro i quali avevano l'affidamento, la custodia e la cura di un ragazzo di ventisei anni;

   a latere delle verifiche sullo stato di salute del ragazzo, appare necessario comprendere se la «sofferenza» psico-fisica lamentata da Abdel sia maturata nel periodo di permanenza del Centro di Ponte Galeria o se invece fosse precedente al suo trattenimento e, dunque, se vi sia stato un errore di valutazione circa la «compatibilità con la vita ristretta» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per chiarire cosa sia avvenuto a Wissem Latif Abdel mentre si trovava sotto la tutela dello Stato, analizzando tutti i passaggi della vicenda, dal Centro di permanenza al reparto psichiatrico del San Camillo.
(5-07267)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 25 luglio 2018, n. 91, ha istituito un tavolo tecnico-politico, presso la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, per l'avvio di un percorso di revisione della disciplina di province e città metropolitane, anche al fine del superamento dell'esercizio obbligatorio e la semplificazione degli oneri amministrativi e contabili a carico dei comuni, soprattutto di piccole dimensioni;

   la legge 7 aprile 2014, n. 56, di riforma degli enti locali, oltre a istituire le città metropolitane e a ridefinire profondamente il sistema delle province, ha abolito una forma speciale di unione, ossia l'unione per l'esercizio facoltativo di tutte le funzioni comunali;

   la Corte costituzionale, con la sentenza 4 marzo 2019, n. 33, ha affermato che l'articolo 14 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, che impone ai comuni con meno di 5.000 abitanti, ovvero 3.000 se montani, di gestire in forma associata le funzioni fondamentali, è incostituzionale là dove non consente ai comuni di dimostrare che, in quella forma, non sono realizzabili economie di scala o miglioramenti nell'erogazione dei beni pubblici alle popolazioni di riferimento;

   l'entrata in vigore dell'esercizio obbligatorio di tutte le funzioni comunali da parte dei piccoli comuni è stato prorogato più volte, da ultimo al 31 dicembre 2021 con il decreto-legge del 31 dicembre 2020, n. 183;

   dal 2009 ad oggi sono state approvate 471 fusioni comunali nelle regioni a statuto ordinario, mentre nelle regioni a statuto speciale esse ammontano a 164, con una distribuzione territoriale che vede interessati, per l'80 per cento, comuni del Nord, mentre per il restante 20 per cento, comuni del Centro e Sud Italia;

   per molti territori le fusioni tra comuni risultano indispensabili non tanto per motivi di risparmio, quanto per la necessaria costruzione di un corpo più idoneo ad affrontare le sfide del futuro e rispondere in modo più efficace ai sempre più diversificati bisogni di cittadini e imprese, ivi compresi quelli derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   da notizie di stampa e informazioni acquisite, è nota l'intenzione del Governo di addivenire ad una più ampia revisione del sistema degli enti locali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere ed eventualmente promuovere al fine di incentivare fusioni e aggregazioni tra comuni e, nel caso, quali siano le prospettive delle funzioni provinciali.
(5-07268)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO, CANCELLERI, SCERRA, PERCONTI e D'ORSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da oltre quattro anni la caserma dei vigili del fuoco di Pantelleria risulta dismessa per ristrutturazioni straordinarie appaltate ad una ditta che poco dopo l'aggiudicazione è fallita lasciando incompiuta l'opera;

   nel 2019 era stata proposta l'ex caserma Barone per la nuova sede per la quale risulterebbero già stanziati e disponibili i fondi necessari per la costruzione ma non anche quelli per la demolizione della precedente struttura;

   nelle more, per porre rimedio alle condizioni di scarsa vivibilità dei vigili del fuoco si era disposta l'installazione all'interno dell'area aeroportuale dell'isola di una sede provvisoria composta da sei moduli mobili (costati 25 mila euro cadauno), di cui quattro ad uso abitativo e due ad uso uffici e vettovagliamento, per i quali parrebbero mancare le necessarie autorizzazioni oltre alle certificazioni a norma e di idoneità;

   ad oggi, nonostante molteplici sollecitazioni e richieste sia da parte dell'amministrazione locale che dei lavoratori per la ripresa dei lavori, quella che doveva essere la nuova caserma appare un cantiere completamente abbandonato e fatiscente;

   a tutela dei diritti dei vigili del fuoco il sindacato Uilpa di Trapani nel mese di novembre 2021 ha proclamato lo stato di agitazione nella speranza di sollecitare azioni immediate (soprattutto in questo periodo in cui le restrizioni per la prevenzione del COVID-19 rendono difficile rispettare nelle sedi in uso norme igienico-sanitarie imposte dalla legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro) che consentano, nel breve periodo, di dotare il Corpo di una sede adeguata e definitiva;

   quanto descritto impone un sollecito intervento che ponga fine a questo disservizio che grava sia sui vigili del fuoco dell'isola, letteralmente accampati in una struttura non idonea e in condizioni igienico-sanitarie improponibili, che sulla comunità pantesca, privata della piena operatività di un Corpo essenziale per il soccorso pubblico, soprattutto nei giorni in cui le difficoltà per i pendolari di recarsi sull'isola, obbligano ad inaccettabili turni di oltre 48 ore consecutive a quelli in servizio, con relativo ulteriore aggravio per le casse dello Stato costretto a pagarne lo straordinario –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per risolvere concretamente la situazione descritta in premessa e per rimediare a quello che agli interroganti appare uno spreco di denaro pubblico;

   quale tempistica ipotizzi per l'individuazione e la consegna al Corpo dei vigili del fuoco in servizio a Pantelleria di una sede definitiva, sicura e dignitosa che possa accogliere un numero adeguato di lavoratori, anche al fine di limitare al massimo il pendolarismo.
(5-07253)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI STASIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da numerose testate giornalistiche, venerdì 10 dicembre 2021, la squadra mobile, su mandato della direzione Distrettuale antimafia di Napoli, ha avviato indagini a carico di 20 persone tra rappresentanti legali di società, dipendenti comunali, dirigenti tecnici e otto società assistenziali operanti nel Terzo settore tra Caserta e Napoli;

   le presunte accuse a carico degli indagati sarebbero: corruzione, turbativa d'asta, concussione e associazione di stampo mafioso nella gestione di appalti e affidamenti per il Terzo Settore;

   l'inchiesta ha riguardato anche il comune di Afragola, dove tra gli indagati, figura Vincenzo Nespoli, ex senatore di Forza Italia accusato di corruzione per aver compiuto atti contrari ai doveri d'ufficio, turbata libertà di incanti e associazione di tipo mafioso;

   tali reati sono stati contestati anche alla dirigente ai servizi sociali per il comune di Afragola, Alessandra Iroso, che, da quanto si apprende, avrebbe ricevuto doni e utilità di varia natura in cambio dell'assunzione di personale alle dipendenze della società cooperativa «Eco» e «Quadrifoglio 2012»;

   questo genere di notizie sono ormai frequenti nel territorio di Afragola, e più in generale di Napoli nord;

   già in passato queste vicende vedevano coinvolti dirigenti e funzionari di pubblici uffici, tra cui persone indagate per i fatti su esposti;

   questi comportamenti vanno ad alimentare un sistema perverso a scapito degli onesti cittadini –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di tali fatti;

   in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda assumere, anche ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, per assicurare maggior controllo e prevenzione rispetto alle situazioni rappresentante in premessa.
(4-10944)


   BORDONALI e IEZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane i giornali locali hanno riportato la notizia che circa duemilacinquecento corpi di bambini morti prima della nascita o appena nati sono stati riesumati dal riquadro «A» del cimitero Vantiniano di Brescia per essere depositati nell'ossario comune;

   come dimostra l'impressionante numero delle bare coinvolte, non si tratta di un'operazione marginale, ma di un intervento senza precedenti che, tuttavia, è avvenuto nell'arco di poche settimane;

   in moltissimi casi, il comune di Brescia ha proceduto alla esumazione senza avvisare le famiglie coinvolte, senza attaccare sulle bare gli adesivi gialli di avvertimento dell'imminente operazione – come si è soliti fare prima delle esumazioni –, ma limitandosi solo a pubblicare un avviso non visibile sulla bacheca del cimitero e una scarna comunicazione sul portale web comunale;

   l'edizione online de «Il Giornale» del 22 novembre 2021 riporta una sconvolgente testimonianza di una delle madri: «Andata al cimitero ho dovuto rovistare in uno scatolone per cercare gli oggetti che c'erano sulla tomba della mia bimba»;

   alcuni degli oggetti personali e dei capi d'abbigliamento non decomponibili di cui erano vestiti corpicini sembrano andati perduti, come ad esempio un pile indossato da un bimbo di 7 mesi, ma ritrovato, a dimostrazione, a parere dell'interrogante, dell'incuria e della estrema negligenza con cui si è operato;

   ad oggi, non è più possibile identificare i bambini che non sono stati identificati dai genitori prima del disseppellimento;

   nelle settimane successive sembra che siano stati trovati alcuni resti ossei sparsi nel campo dove sono state rimosse le lapidi;

   le giustificazioni fornite dal comune di Brescia sono sempre state, a parere dell'interrogante, assai evasive e imbarazzate, tant'è che molte famiglie che hanno presentato formali reclami all'ufficio del settore servizi cimiteriali non hanno ricevuto ancora nessuna risposta –:

   se il Governo possa spiegare come siano avvenute le operazioni di esumazione, come sia possibile rimediare alla dispersione dei corpi e procedere alla loro corretta identificazione e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per evitare il ripetersi degli errori e delle inadempienze riportati in premessa.
(4-10947)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   GIULIODORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a Jesi, in provincia di Ancona, è presente uno stabilimento dedito alla produzione di cilindri idraulici per macchine di movimento terra, di proprietà della società Caterpillar, che impiega 270 operai;

   la multinazionale americana ha rilevato lo stabilimento produttivo nel 1996 dalla Nuova Sima, erede diretta della Sima (Società Jesina Macchine Agricole), azienda presente a Jesi dalla fine dell'Ottocento;

   attualmente la fabbrica non ha problemi nella produzione, raggiungendo livelli soddisfacenti di produttività e di ordinativi, tanto che è frequente il ricorso al lavoro straordinario delle maestranze; in data 10 dicembre 2021 la Caterpillar ha comunicato alla delegazione delle rappresentanze sindacali unitarie l'intenzione di chiudere l'insediamento produttivo entro marzo 2022, nonostante non ci fossero avvisaglie e l'incontro tra le parti sociali avesse ad oggetto il bilancio della società, l'andamento della produzione, il contratto integrativo e alcune possibili assunzioni; la risposta degli operai a questo annuncio a sorpresa è stato uno sciopero immediato nella fabbrica;

   la decisione del consiglio di amministrazione della Caterpillar deriva dalla volontà di esternalizzare la produzione dei cilindri idraulici, al fine di comprimere i costi di produzione;

   il territorio delle Marche è interessato da numerose crisi industriali che impattano negativamente sull'occupazione, alcune di esse in via di risoluzione (negli accordi sulle vertenze di Elica ed Enedo sono stati esclusi licenziamenti coatti), e ha recentemente subito la chiusura di Auchan-Sma;

   tutta l'Italia è interessata da vertenze industriali, come testimoniato dal numero di tavoli aperti presso la Struttura per la crisi d'impresa del Ministero dello sviluppo economico (soltanto da marzo 2020 a oggi ci sono stati 198 incontri tra imprese e sindacati per vertenze di carattere nazionale);

   la causa dell'impoverimento del tessuto industriale spesso risiede nella volontà del management di delocalizzare la produzione in Paesi europei o extra-Unione europea con un costo del lavoro inferiore (dai dati Istat risulta che solo nel biennio 2015-2017 circa 700 imprese hanno trasferito all'estero attività aziendali) oppure nell'outsourcing di funzioni e servizi aziendali a fornitori esterni, sempre con l'obiettivo di ridurre i costi e poter essere più competitivi sui mercati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa, se intenda attivarsi, d'intesa con la Regione, per evitare la chiusura dello stabilimento e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per contrastare la crisi occupazionale causata dalle vertenze industriali, anche attraverso specifici interventi normativi.
(3-02675)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si sono registrati innumerevoli incendi in alcuni capannoni e fabbriche italiane, la maggior parte dei quali verificatisi nella regione Campania;

   in particolare, nelle ultime settimane è andato a fuoco il capannone di un'azienda sita in Gricignano d'Aversa che produce generi alimentari surgelati; mentre ad Airola, il rogo ha interessato un deposito dove era stipato materiale plastico. E ancora, nello stesso periodo è divampato un vasto incendio a Montefredane in Irpinia;

   l'ultimo episodio ha riguardato un deposito di Arzano in provincia di Napoli in data 15 novembre 2021;

   tali eventi richiedono la massima allerta di tutte le istituzioni. Ferme restando le opportune indagini delle autorità preposte, è indispensabile verificare il corretto rispetto delle normative in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, delle strategie di prevenzione e di ogni altro intervento finalizzato a prevenire tali accadimenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
(5-07255)


   VISCOMI, PELLICANI, SERRACCHIANI, MURA, LEPRI, LACARRA, GRIBAUDO e CARLA CANTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che la storica azienda veneziana «Speedline» un'eccellenza nel panorama nazionale e internazionale, che rifornisce dei cerchi in lega marchi come Ferrari e Porsche, con precisi impegni di investimento presi con il territorio, delocalizza la produzione in Polonia;

   dalla direzione aziendale, è arrivata la conferma ufficiale di quanto trapelato nei giorni scorsi: il gruppo Ronal ha deciso di cessare l'attività dello stabilimento di Tabina (Santa Maria di Sala) entro la fine del 2022 per delocalizzare la produzione;

   l'azienda si difende spiegando che, negli ultimi due anni, l'eccessivo costo di produzione ha portato il gruppo a perdere fatturato;

   gli oltre 600 dipendenti (cui si aggiungono più di cento posti relativi all'indotto), appresa la notizia, hanno bloccato subito la produzione; lo stabilimento è rimasto fermo; ora a turno continuano lo sciopero;

   i vertici dell'azienda hanno affidato alla direzione aziendale e allo studio Alix Partners, per la parte economico-finanziaria, e allo studio legale Bonelli Erede, l'incarico di presenziare al tavolo con le parti sociali;

   i sindacati si sono da subito attivati, hanno fissato diversi incontri, con il sindaco di Venezia, poi attraverso l'unità di crisi della regione Veneto hanno chiesto la convocazione di un tavolo al Ministero dello sviluppo economico, spiegando che sono disponibili a discutere di un nuovo piano industriale o di qualsiasi prospettiva implichi il mantenimento di tutti i posti di lavoro nel sito veneziano;

   la decisione dell'azienda è irricevibile tanto che tutte le istituzioni devono fare fronte comune contro la delocalizzazione e difendere le centinaia di posti di lavoro per il bene di questo territorio;

   notizia di questi giorni è la manifestazione, programmata per il 19 dicembre 2021, con i rappresentanti istituzionali e sindaci della città metropolitana a Santa Maria a Villa Farsetti e la convocazione per il 21 dicembre di un tavolo al Ministero dello sviluppo economico;

   è sicuramente necessaria un'attenta riflessione sulle motivazioni che inducono le multinazionali a delocalizzare e occorre adottare provvedimenti urgenti contro questa inaccettabile politica, peraltro attuata all'interno dell'Unione europea –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, alla luce dei fatti esposti in premessa, per la salvaguardia dei posti di lavoro di questa azienda e per la tutela di tutti i lavoratori, sempre più spesso vittime della delocalizzazione selvaggia delle multinazionali.
(5-07256)


   INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 ottobre 2021 il green pass è diventato obbligatorio per tutti i lavoratori pubblici e privati;

   al momento, tra le fasce di popolazione in età lavorativa, i non vaccinati, di età compresa tra 20 e 69 anni, nel nostro Paese, sarebbero oltre 6,2 milioni. In base alle stime riportate dai media, e in parte confermate dal Governo, circa la metà, ossia 3,3 milioni, sarebbero lavoratori. Di questi, due milioni e mezzo sarebbero lavoratori dipendenti: 344 mila nel pubblico e 2,2 milioni nel privato; 740 mila autonomi: professionisti, partite Iva, collaboratori;

   la realizzazione dei piani vaccinali finalizzati all'attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Sars-CoV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro è stata prevista dal «Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali», firmato in data 6 aprile 2021 dal Governo e dalle parti sociali, al fine di perseguire la duplice esigenza di concorrere alla rapida attuazione della campagna vaccinale e, in pari tempo, accrescere i livelli di sicurezza nelle realtà lavorative pubbliche e private;

   la vaccinazione nei luoghi di lavoro, attuata nel rispetto della disciplina in materia di protezione dei dati (Regolamento (UE) 679/2016 e Codice in materia di protezione dei dati personali), rappresenta un'opportunità per rendere più semplice, per i lavoratori l'accesso alla vaccinazione –:

   quale sia lo stato di attuazione del succitato «Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali» e quali le stime ufficiali relative alla percentuale di lavoratori vaccinati fino ad oggi.
(5-07257)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le molteplici inchieste svolte hanno fatto emergere come il reddito di cittadinanza, oltre ad essere fonte di truffe, allontani dai luoghi di lavoro persone che privilegiano l'erogazione del sussidio rispetto all'accettazione di un'occupazione;

   ciò ha determinato danni a specifici settori, in particolare, a quello dell'agricoltura come dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in un'intervista del 13 dicembre 2021;

   il presidente Giansanti fa presente che aveva già denunciato, all'epoca della sua istituzione, le criticità del reddito di cittadinanza e che adesso i fatti dimostrano quelli che definisce «gli effetti devastanti» di questa misura nell'ambito del settore agricolo;

   sono molteplici i casi di imprenditori agricoli che stanno rinunciando ad espandere la produzione o ad aprire nuovi mercati, poiché non trovano manodopera da assumere e qualificare;

   secondo Giansanti si stanno drasticamente sottraendo al lavoro in agricoltura non solo gli immigrati regolari ma anche tanti italiani e ciò si è verificato da quando esiste il reddito di cittadinanza, che è diventato un disincentivo al lavoro;

   ed ancora, il presidente di Confagricoltura evidenzia che tale rifiuto al lavoro non dipende da paghe basse. Questa «è una scusa non vera», precisa Giansanti, a cui si ricorre per giustificare la scelta di sottrarsi al lavoro. Esiste, infatti, un reddito minimo di ingresso accordato da tutte le organizzazioni, sia dei lavoratori che dei datori, che vale per chi deve imparare a lavorare, poiché, chiaramente, anche in agricoltura occorre sapere utilizzare i macchinari ed eseguire le pratiche proprie del comparto in base a delle conoscenze, per evitare che si cagionino dei danni. Ed è per questo che la richiesta di manodopera va sempre più qualificandosi con la domanda di nuove professionalità. Tale percorso professionalizzante dà la possibilità di accedere ad occupazioni stabili e ben remunerate;

   in sostanza, a parere di Giansanti, il rifiuto a lavorare in agricoltura per preferire il reddito di cittadinanza dipenderebbe da un fatto esclusivamente culturale;

   pertanto, si ritiene che sostenere famiglie e persone in condizioni disagio è fondamentale; tuttavia, il reddito di cittadinanza che a gennaio avrà drenato alle casse dello Stato ben 20 miliardi di euro, non è lo strumento idoneo, poiché ha comportato troppe distorsioni. Non si tratta dunque solo delle truffe, ma altresì dell'effetto che genera allontanando molte persone dal lavoro, poiché si preferisce usufruire di un sussidio senza impegnarsi in un'occupazione –:

   se e quali iniziative intenda assumere considerando gli effetti del reddito di cittadinanza per il settore agricolo, come denuncia il presidente di un'importante associazione di categoria.
(5-07258)


   D'ALESSANDRO e MORETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

    il gruppo Ronal è un produttore di ruote per automobili e veicoli commerciali con sede a Härkingen, in Svizzera e dispone di oltre tredici stabilimenti di produzione per ruote, due stabilimenti per la produzione di utensili ed è presente in undici Paesi con siti di distribuzione propri;

   nel 2007 il gruppo sopra menzionato ha acquisito la Speedline srl, eccellenza del settore automotive del Veneto, sita in Tabina di S. Maria di Sala che conta oggi oltre 600 dipendenti;

   il gruppo Ronal, dopo aver deciso di delocalizzare la produzione, lamentando di sostenere costi troppo elevati e di aver perso considerevoli margini di fatturato negli ultimi due anni, ha di fatto rifiutato di istruire un confronto tra il gruppo stesso, i rappresentanti sindacali e istituzioni;

   i vertici dell'azienda hanno quindi comunicato l'intenzione di chiudere lo stabilimento di Tabina di S. Maria di Sala entro il 2022 e di riservarsi nove mesi per individuare eventuali soluzioni alternative, apparentemente in modo unilaterale;

   la delocalizzazione della produzione della Speedline, che risulta essere il più grande sito produttivo della provincia dopo Fincantieri, comporterebbe un enorme danno all'economia del territorio, trascinando con sé la Antares srl, che lavora in condizione di monocommittenza, con ciò dando origine ad un esubero di personale ben superiore alle 600 unità oggi impiegate presso la Speedline srl;

   la reale situazione dello stabilimento, pur in perdita negli ultimi due anni, rispecchia la crisi del settore automotive, ma non sembra giustificare misure tanto drastiche come quelle prospettate dalla proprietà, soprattutto a fronte del fatto che soltanto fino a pochi mesi or sono la società continuava nella politica delle assunzioni, anche se a tempo determinato;

   le rappresentanze sindacali hanno proclamato una serie di scioperi e agitazioni, prevedendo, comunque, la permanenza costante di un presidio di lavoratori ai cancelli dello stabilimento e indicendo una manifestazione di protesta per il giorno 19 dicembre 2021;

   in un territorio già fortemente provato da altre dolorose chiusure, come Piarottolegno e Centro Tom e con i lavoratori di Safilo in regime di cassa integrazione, questa ennesima crisi aziendale sarebbe devastante, tanto dal punto di vista economico che per il gravissimo impatto sociale che comporterebbe –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire la stabilità occupazionale agli oltre 600 lavoratori di Speedline e a quelli dell'indotto.
(5-07259)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 9 dicembre 2021 alla Yazaki Italia di Grugliasco, tre dipendenti sono stati licenziati tramite una telefonata sulla piattaforma Teams, negando loro tutti gli accessi e delocalizzando la loro attività di «Costing» in Portogallo;

   due sono in forza a Grugliasco, dove lavorano 91 persone, una a Pastorano (Caserta). Tutti e tre sono over 40 e lavorano in smart working come amministrativi. Una di questi, tra l'altro, era rappresentante sindacale unitario della Fisascat Cisl di Torino. Proprio quest'ultima ha raccontato alla stampa come tutto si sia svolto in pochi minuti, con un collegamento da remoto, dove il rappresentante legale e la responsabile delle risorse umane dell'azienda, a telecamere spente, un responsabile aziendale, ha annunciato il licenziamento, intimando in seguito di chiudere il collegamento. Il tutto senza alcun rispetto della dignità delle persone;

   Yazaki è una multinazionale che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli e che tra i primi clienti ha Stellantis;

   «Nulla è valso aver lavorato con ritmi ed orari improponibili in piena emergenza sanitaria. Nulla è valso neanche aver ricevuto ampie rassicurazioni sul futuro dell'azienda in Italia durante l'incontro sindacale del 10 settembre scorso, a seguito dell'apertura dello stato di agitazione da parte delle organizzazioni sindacali preoccupate dal poco chiaro piano industriale aziendale denunciato dai lavoratori», fanno sapere Fisascat Cisl e Filcams Cgil, chiedendo «l'immediata apertura del confronto con le organizzazioni sindacali al fine di trovare soluzioni alternative ai licenziamenti»;

   in caso di mancate risposte da parte dell'azienda i lavoratori scenderanno in sciopero e manifesteranno a favore dei colleghi lasciati a casa con un presidio;

   le organizzazioni sindacali ricordano che nell'incontro del 10 settembre 2021 l'azienda li aveva assicurati che le voci su possibili chiusure erano prive di fondamento, mentre nella comunicazione data ai tre lavoratori Yazaki ha detto che la società è stata colpita dagli effetti dell'emergenza Covid, quando, invece, nel 2021 Yazaki Italia ha fatto un solo giorno di cassa integrazione, oltre ad avere chiuso il 2020 in utile;

   la società, così, non solo non ha dialogato seriamente con le parti sociali, ma ha licenziato dei dipendenti senza alcun preavviso, senza nemmeno prospettare una collocazione alternativa, e con sistemi inaccettabili, dimostrando di non aver alcun rispetto per la dignità delle persone;

   il Ministro interrogato, intervenendo sulla vicenda, ha dichiarato che «non è giusto che possa cascare un licenziamento come una tegola dal tetto sulla testa di chi passa» – aggiungendo che non è possibile che questo avvenga, non corrisponde alle indicazioni della nostra Costituzione e soprattutto butta via un patrimonio che si è costruito con la fatica –:

   quali iniziative intenda adottare, anche sul piano normativo, affinché l'azienda dia immediata risposta sulla vicenda e affinché situazioni di questo tipo non abbiano a verificarsi perché lesive della dignità delle persone oltre che negative per il nostro tessuto industriale.
(4-10938)


   LICATINI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il coordinatore per l'esecuzione dei lavori e il coordinatore per la progettazione sono delle figure stabilite dalla legge a cui sono attribuiti compiti di coordinamento e verifica del rispetto delle norme di sicurezza e salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro;

   tali figure sono state istituite, in particolare, dal decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494, recante «Attuazione della direttiva 92/57/CEE concernente le prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili»; oggi la disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, a seguito del riordino della normativa, è contenuta nel disposto del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante «Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro»;

   tra i requisiti professionali che tali figure dovrebbero possedere non rientra il corso di laurea in tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro (Tpall), né nell'attuale disciplina né in quella previgente, in quest'ultimo caso poiché la stessa figura del tecnico doveva ancora essere istituita con il successivo decreto del Ministro della sanità del 17 gennaio 1997, n. 58;

   all'articolo 98 del Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, infatti, tra i requisiti necessari per acquisire la qualifica di coordinatore per la progettazione e di coordinatore per l'esecuzione dei lavori, non viene menzionata la laurea in tecniche della prevenzione (U/SNT4), nonostante le competenze e le esperienze maturate da chi possiede questo titolo risultino rilevanti sia nel settore pubblico sia in quello privato;

   la laurea in tecniche della prevenzione è, peraltro, abilitante al ruolo di Responsabile del servizio di prevenzione e protezione sui luoghi di lavoro (Rspp), professionista esperto in materia di sicurezza sul lavoro che offre una formazione specializzata all'interno di aziende, enti pubblici e altro e che indica, a seguito dell'individuazione dei fattori di rischio e della loro valutazione, le misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro, nel rispetto della normativa vigente e sulla base della specifica conoscenza dell'organizzazione aziendale;

   inoltre, l'importanza del tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro è stata evidenziata dal periodo segnato dalla pandemia e il suo ruolo continuerà ad essere fondamentale, appunto, per prevenire situazioni di rischio e mantenere alta la sicurezza nei luoghi in cui sono espletate le attività quotidiane, andando oltre lo svolgimento di meri controlli-:

   alla luce dei motivi sopra esposti, se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per modificare l'impianto normativo esistente, al fine di aggiungere la laurea in tecniche della prevenzione tra i requisiti richiesti per l'espletamento del ruolo di coordinatore per la progettazione e di coordinatore per l'esecuzione dei lavori.
(4-10940)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:


   SARRO, CASCIELLO, FASANO e FERRAIOLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le problematiche connesse alla profilassi della brucellosi e della tubercolosi nel settore bufalino, in regione Campania, sono state già poste all'attenzione del Governo attraverso un atto di sindacato ispettivo discusso nella seduta della Camera dei deputati del 7 luglio 2021;

   in particolare, in quella occasione è stato evidenziato che, a causa di quelle che agli interroganti appaiono le improvvide decisioni della giunta regionale, gli allevatori casertano hanno subito l'abbattimento di migliaia di capi di bestiame risultati, dagli accertamenti condotti post mortem, sani;

   per quanto appreso dagli organi di stampa, in conseguenza delle continue denunce delle associazioni di categoria delle aziende bufaline, la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha avviato una specifica indagine sulla questione, per l'accertamento di eventuali responsabilità di rilevanza penale;

   in conseguenza di tale iniziativa giudiziaria, l'azienda sanitaria locale di Caserta ha finalmente reso noti i dati – seppur parziali – relativi alla attività di profilassi della brucellosi e della tubercolosi bufalina condotta negli ultimi dieci anni in Terra di Lavoro, dai quali emerge il sostanziale fallimento delle procedure sinora seguite e la contestuale necessità di bloccare tempestivamente l'immotivata mattanza di migliaia di capi solo «falsi positivi» alle predette patologie;

   a riprova di ciò, emblematico è il dato relativo alla percentuale di animali nei quali è stata riscontrata post mortem la presenza di brucelle Spp: ebbene dal 2011 la percentuale in questione si attesta ogni anno solo tra l'1 ed il 4 per cento del totale dei capi abbattuti o macellati (poco meno di 40.000 bufale), registrando, per altro, il livello più alto in corrispondenza dell'abbandono da parte della regione Campania delle pratiche vaccinali quali presidio per il contrasto alla malattia –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo al fine di assicurare la piena tutela del patrimonio bufalino casertano, anche con riguardo ai controlli sull'efficacia e sulla correttezza delle pratiche diagnostiche sin qui seguite dalle autorità locali per il contrasto alle patologie in argomento, nonché per favorire il ricorso prioritario alla profilassi di tipo vaccinale.
(3-02676)

Interrogazione a risposta scritta:


   ELVIRA SAVINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   sulla base dei dati emersi da uno studio della Coldiretti, svolto in riferimento all'analisi di Assopanificatori sull'aumento dei prezzi in autunno è possibile affermare che il prezzo del grano tenero per la panificazione ha attualmente raggiunto i valori più alti dell'ultimo decennio;

   tale incremento dei prezzi, stando a quanto riportato dal Financial Times, si è registrato anche in riferimento ad altri prodotti tipici della prima colazione quali caffè, latte, zucchero, grano, succo di arancia il cui costo è salito ai massimi storici negli ultimi dieci anni;

   più nel dettaglio, mentre un chilo di grano tenero in Italia è venduto a circa 32 centesimi, un chilo di pane è acquistato dai cittadini a un valore medio di 3,2 euro al chilo, con un rincaro quindi di 10 volte;

   se a incidere sul prezzo finale, osserva inoltre Coldiretti, intervengono anche altri fattori di costo — come dimostra anche l'estrema variabilità dei prezzi del pane lungo la penisola — il prezzo del grano è influenzato direttamente dalle quotazioni nazionali e internazionali;

   infatti, dalle elaborazioni Coldiretti su dati dell'Osservatorio prezzi del Ministero dello sviluppo economico, a settembre 2021, è emerso che i prezzi al consumo non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, che, per lungo tempo, sono state al di sotto dei costi di produzione;

   inoltre, occorre ricordare che, negli ultimi 4 anni, si è passati dai 543.000 ettari di grano tenero coltivati in Italia agli attuali poco meno di 500.000 ettari per una produzione di circa 2,87 milioni di tonnellate, con l'aumento della dipendenza dall'estero che ha raggiunto addirittura il 64 per cento del fabbisogno, sul quale ora pesa il calo delle produzioni in Russia e Ucraina per effetto del clima; infine, a preoccupare sono anche le prossime semine su cui graveranno i costi raddoppiati per gli agricoltori costretti ad affrontare rincari fino al 50 per cento per il gasolio necessario per le attività di coltivazione: ad aumentare, purtroppo, sono anche i costi per l'acquisto dei fertilizzanti, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne -:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di ridurre la volatilità dei prezzi, ridurre la dipendenza dall'estero — da dove oggi arrivano oltre 6 chicchi di grano su 10 consumati in Italia — nonché per tutelare e valorizzare i primati del Made in Italy, anche garantendo la sostenibilità della produzione in Italia.
(4-10937)

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   fra le forme più gravi di comportamenti violenti commessi da minori, spesso anche ai danni di coetanei, si inserisce il fenomeno delle cosiddette baby gang;

   le baby gang rappresentano un fenomeno molto ampio e complesso, che non si identifica con quello della criminalità minorile. È una questione che sicuramente desta allarme sociale non solo per la giovane età dei componenti, ma anche per la particolare aggressività attraverso la quale vengono compiuti i delitti, originati spesso da motivi futili;

   secondo l'Osservatorio nazionale sull'adolescenza, il 6,5 per cento dei minorenni fa parte di una banda, il 16 per cento ha commesso atti vandalici, mentre tre ragazzi su dieci hanno partecipato a una rissa;

   è evidente che il fenomeno delle baby gang ha assunto, da tempo, dimensioni preoccupanti in tutta Italia. Il più delle volte, in queste occasioni, le forze dell'ordine provvedono alla semplice identificazione dei minorenni coinvolti, a cui tuttavia non sempre fa seguito un percorso di recupero e di rieducazione per questi giovanissimi, sovente provenienti da situazioni di disagio sociale e familiare;

   da ultimo si segnala la notizia relativa a un pestaggio ai danni di una studentessa 18enne di Sassuolo da parte di un gruppo organizzato di ragazze, di origine straniera. Si tratta solo dell'ultimo episodio, in ordine di tempo, che vede protagonisti giovanissimi, spesso minorenni, che prende di mira persone indifese, il più delle volte coetanee;

   i dati relativi alla criminalità minorile in Italia confermano uno scenario complesso su cui appare prioritario richiamare l'attenzione delle istituzioni, nella prospettiva di individuare soluzioni percorribili atte al contenimento del fenomeno e all'integrazione e al coinvolgimento dei minori a rischio –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per cercare di vigilare in relazione a quanto esposto, ma soprattutto di recuperare questi ragazzi espressione del forte disagio sociale ed economico legato al fallimento educativo e scolastico, anche attraverso iniziative specifiche all'interno dei percorsi didattici ed extra-didattici, affinché ai giovani siano forniti modelli positivi e legali.
(3-02677)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   CECCONI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, all'articolo 1, comma 409, ha riconosciuto un'indennità di specificità infermieristica, nei limiti dell'importo complessivo annuo lordo pari a 335 milioni di euro, con decorrenza prevista dal giorno 1^ gennaio 2021, quale parte del trattamento economico fondamentale;

   la medesima legge di bilancio per il 2021, all'articolo 1, comma 408, ha previsto uno stanziamento di 500 milioni di euro, in erogazione fin dal mese di gennaio 2021, per la dirigenza medica, veterinaria e sanitaria presso le strutture del servizio sanitario nazionale, al fine di valorizzarne il servizio reso;

   lo stanziamento per la dirigenza medica e veterinaria è stato prontamente erogato mentre l'indennità di specificità prevista per gli infermieri, sebbene già stanziata, non è stata ancora riconosciuta, in quanto il previsto aumento è stato vincolato al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro comparto sanità per il triennio 2019-2021, le cui trattative sono ancora in corso;

   gli infermieri, equivalentemente ai medici ed agli altri operatori sanitari, nel corso della pandemia hanno evidenziato un encomiabile spirito di abnegazione e servizio, anteponendo i bisogni dei pazienti alle proprie legittime rivendicazioni di categoria;

   è necessario ed urgente valorizzare lo straordinario impegno profuso dal personale infermieristico avendo presente che esso rappresenta il pilastro fondamentale del sistema sanitario –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative normative al fine di consentire una rapida erogazione dell'indennità di specificità infermieristica, di cui all'articolo 1, comma 409, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, anche svincolandola, se necessario, dal rinnovo del contratto collettivo nazionale 2019-2021 del comparto sanità.
(3-02681)


   FORNARO e PASTORINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il blocco del turn-over fu introdotto come risposta all'aumento della spesa per dipendenti pubblici. A partire dal 2008 le assunzioni della pubblica amministrazione sono state bloccate da provvedimenti che hanno previsto limitazioni alla sostituzione del personale in uscita. I limiti hanno riguardato fino al 2014 spesa e numero di dipendenti e dopo il 2014 hanno consentito un aumento del personale a parità di spesa;

   il blocco del turn-over ha creato notevoli difficoltà in diversi settori della pubblica amministrazione, portando a un aumento dell'età media dei dipendenti pubblici, seppure con notevoli differenze nei diversi comparti;

   negli anni il blocco delle assunzioni è stato allentato, ma il settore degli enti locali lamenta ancora ancora gravi carenze strutturali che andrebbero affrontate per mantenere i servizi ai cittadini;

   il settore degli enti locali è stato particolarmente colpito dal blocco del turn-over: secondo i dati della Ragioneria dello Stato, pubblicati da Il Sole 24 ore, oggi i comuni hanno 320.304 dipendenti. Nel 2010 erano 392.856, mentre nel 2001 451.878: in dieci anni i dipendenti sono diminuiti del 18,5 per cento, in vent'anni del 29,1 per cento. L'età media dei dipendenti è passata dai 45 anni del 2001 ai 53 del 2021. Il calo è distribuito in tutte le regioni, con oltre il 30 per cento in Molise, Campania, Basilicata, intorno al 20 per cento nelle Marche, in Lombardia, Toscana e Piemonte e riduzioni inferiori al 20 per cento in Calabria, Sicilia, Emilia-Romagna e Veneto;

   il Ministro interrogato ha, in un'intervista a Il Messaggero, pubblicata sul sito del Ministero per la funzione pubblica il 7 aprile 2021, ha ribadito la necessità, tra gli impegni fondamentali per la realizzazione del Next generation Eu, lo sblocco del turn-over; nell'intervista il Ministro interrogato ha ribadito: «Il nostro obiettivo è di garantire innanzitutto il turn-over fisiologico: almeno 500 mila ingressi per cinque anni, 100 mila l'anno, pari al numero di dipendenti pubblici che andranno in pensione secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato» — aggiungendo — «bisogna ragionare selettivamente sui settori che si sono maggiormente impoveriti negli ultimi dieci anni», riferendosi proprio al settore degli enti locali –:

   quali azioni intenda intraprendere per lo sblocco del turn-over nel settore degli enti locali, adeguandolo alle piante organiche, con particolare attenzione alle professionalità tecniche di cui vi è un assoluto bisogno, cosicché possano svolgere al meglio il loro servizio alla collettività.
(3-02682)


   ALAIMO, BALDINO, ELISA TRIPODI, FRANCESCO SILVESTRI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, DE CARLO, DIENI, CORNELI, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto lavoro agile è stato introdotto con la legge n. 81 del 2017;

   durante l'emergenza pandemica, il lavoro agile in forma semplificata ha rappresentato la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa, ma dal 15 ottobre 2021 la modalità di svolgimento della prestazione lavorativa ordinaria nelle pubbliche amministrazioni è soltanto quella in presenza;

   la categoria dei lavoratori cosiddetti «fragili» non dovrebbe essere soggetta al ritorno in presenza, attesa la loro impossibilità a sottoporsi a vaccinazione e, dunque, agli obblighi derivanti dalla cessazione dello stato di emergenza (31 dicembre 2021);

   al fine di fornire a tutte le pubbliche amministrazioni una cornice omogenea di condotte, i Ministri interessati si sono impegnati per la determinazione di linee guida tese all'ordinato rientro dei dipendenti pubblici, non ancora emanate;

   nella mozione n. 1-00539 approvata il 4 novembre 2021 sono state tracciate le coordinate per un più efficiente ed efficace processo di cambiamento nel settore del pubblico impiego e, nel piano di rientro in presenza del Dipartimento della funzione pubblica, si dovrà tenere conto della definizione degli istituti del rapporto di lavoro connessi al lavoro agile, delle modalità e degli obiettivi nell'ambito del Piano integrato di attività e organizzazione;

   il protocollo firmato il 7 dicembre 2021 tra Governo e parti sociali detta indirizzi circa la contrattazione collettiva, cui affidare il compito di definire le regole di attuazione del lavoro agile in ogni settore e contesto produttivo nel rispetto di tutti i lavoratori «fragili», tenuto conto anche della variante «omicron»;

   le risultanze dell'attività di analisi per il 2021 svolta dall'Osservatorio sugli effetti del lavoro agile sull'organizzazione delle amministrazioni e sulle attività svolte dalle stesse non sono note, né risultano essere state diffuse attraverso i canali della comunicazione istituzionale;

   nel settore privato le grandi aziende hanno intrapreso una strada decisa verso il mantenimento di livelli alti di impiego del lavoro agile, consapevoli degli impatti positivi in termini di efficienza, produttività, risparmi;

   probabilmente, sarebbe stato più opportuno lasciare in essere la procedura «emergenziale» fino alla sua naturale scadenza –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per favorire un maggiore ricorso al lavoro agile per le pubbliche amministrazioni, anche in considerazione della situazione pandemica e del preoccupante aumento dei contagi, chiarendo anche la possibilità di accesso semplificato per i lavoratori fragili dopo il termine del 31 dicembre 2021.
(3-02683)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, a seguito della proclamazione dello stato di agitazione nazionale per i lavoratori in somministrazione in missione in Poste italiane, il 30 novembre 2021 si è tenuto l'incontro con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la «procedura di raffreddamento» prevista dalla legge 12 giugno 1990, n. 146 che ha dato esito negativo anche per l'assenza all'incontro di Poste Italiane;

   nel corso dell'incontro, le organizzazioni sindacali hanno chiesto che Poste Italiane assicuri il proprio impegno al mantenimento della continuità lavorativa di tutto il perimetro occupazionale esistente all'epoca del verbale sottoscritto al Ministro dello sviluppo economico nell'ottobre 2020;

   entro la fine del mese di dicembre 2021 vanno in scadenza i contratti dei lavoratori in somministrazione di Adecco negli ambiti del perimetro delle attività svolte dal gruppo Poste Italiane, compreso il settore della logistica per il quali occorre individuare soluzioni strutturali e di continuità occupazionale tenuto anche conto della professionalità dei lavoratori interessati e della continuità nella prestazione lavorativa in particolar modo assicurando il servizio anche durante i lockdown;

   nonostante Adecco, in vista della scadenza dei contratti di dicembre avrebbe dichiarato il proprio impegno a verificare con il cliente la possibilità di proroghe per il 2022, a parere dell'interrogante non è più accettabile il permanere della condizione di precarietà lavorativa nella quale versano i 425 lavoratori somministrati in missione da circa 3 anni in Poste Italiane e il Ministro dello sviluppo economico dovrebbe farsi garante degli impegni sottoscritti chiamando Poste Italiane alle proprie responsabilità verso i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie, anche per evitare che si affermi un meccanismo di precarietà generale nella più grande azienda di Stato nel nostro Paese;

   dalle organizzazioni sindacali di categoria si apprende, invece, della volontà di Poste Italiane di interrompere le missioni di lavoro dei 425 lavoratori in somministrazione che hanno operato in Poste Italiane per il tramite di Adecco, prima come autisti e, poi con gli accordi al ministero dello sviluppo economico, come portalettere –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché si giunga alla proroga, oltre il 31 dicembre 2021, dei contratti dei lavoratori in somministrazione di Adecco negli ambiti del perimetro delle attività svolte dal gruppo Poste Italiane;

   se il Governo non intenda convocare urgentemente un incontro con Poste Italiane e le organizzazioni sindacali affinché, facendosi garante degli impegni già sottoscritti presso il Ministero dello sviluppo economico, si richiami Poste Italiane alle proprie responsabilità verso le lavoratrici e i lavoratori in somministrazione e verso le loro famiglie e si individuino soluzioni strutturali e di continuità occupazionale all'interno del perimetro aziendale.
(4-10943)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   nel territorio comunale di Monselice ha sede la Cementeria Buzzi (autorizzazione integrata ambientale della provincia di Padova 2013) ricadente nel Parco regionale dei Colli Euganei, un'area interessata da importanti attività connesse al turismo termale e ad agricoltura di qualità, vigneti ed uliveti. L'area è inoltre zona S.i.c. Natura 2000 del Monte Ricco e vede la presenza del sito Unesco del Laghetto di Arquà Petrarca, risorsa preziosa per i fanghi naturali destinati alle cure termali del distretto euganeo;

   il piano ambientale del Parco qualifica il cementificio come impianto produttivo «ad alto impatto ambientale» e ne prescrive l'assoluta incompatibilità con le finalità del Parco, ponendo l'obiettivo della «rimozione degli impianti e delle infrastrutture incompatibili esistenti» all'interno del Parco e della «cessazione delle relative attività»;

   il Piano dispone inoltre che l'Ente può sollecitare la conclusione di accordi di programma con la regione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i comuni e gli altri soggetti pubblici competenti, ai sensi dell'articolo 26 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e dell'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, per il coordinamento delle azioni di contenimento dell'impatto ambientale e paesistico e per concertare, con le aziende stesse, strategie di adeguamento, ed eventuale riconversione e/o rilocalizzazione delle attività e degli impianti;

   nel 2017 il Tar ha confermato la validità del Piano dei parchi, confermando come le attività insalubri (e in particolare la produzione del cemento) all'interno dell'area protetta fossero incompatibili «con le finalità del parco» e ha indicato l'attuazione di percorsi per la dismissione e/o ricollocazione degli impianti e la bonifica delle aree;

   Arpav ha effettuato analisi sui terreni nelle aree di ricaduta dei fumi della Cementeria, all'interno della scuola «G. Cini» e sul sentiero del Monte Ricco sono stati registrati superamenti della soglia di contaminazione delle diossine e alte presenze di Pcb e Ipa;

   con nota prot. 14655 del 22 novembre 2021, il Presidente del Parco ha chiesto alla Giunta regionale del Veneto di adottare una deliberazione che impegni la regione a chiedere agli organi competenti di modificare la normativa nazionale del Css combustibile vietandone l'uso nelle aree protette;

   il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22, che disciplina la produzione e l'utilizzo del Css-combustibile stabilisce che esse avvengano senza pericolo per la salute umana e senza pregiudizio per l'ambiente e, in particolare senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interasse, tutelati in base alla normativa vigente;

   la trasformazione dei rifiuti non riciclabili in Css e la loro co-combustione nei cementifici è indicata dal Ministero della transizione ecologica come un esempio di economia circolare che comporta altresì una possibile riduzione dei gas serra associati alla produzione di cemento. Tuttavia, il recente quadro dell'Unione europea stabilisce che l'incenerimento e il co-incenerimento sono pratiche contrarie agli indirizzi dell'Unione europea sulla promozione dell'economia circolare e pertanto il principio di non arrecare danno significativo si applica non solo agli inceneritori, ma anche ai cementifici che co-inceneriscono i rifiuti. Inoltre, lo stesso Ministero il 28 settembre 2021 nel recepire gli indirizzi per la presentazione dei progetti atti all'applicazione della gerarchia comunitaria per la gestione dei rifiuti e del principio Do Not Significant Harm, ha precisato che gli interventi quali l'utilizzo di combustibili derivati da rifiuti non rispettano il principio suddetto, in quanto arrecano danni significativi, e non sono ammissibili al finanziamento essendo contrari alle politiche dell'Unione europea di promozione dell'economia circolare;

   il consiglio comunale di Monselice ha approvato uno schema di convenzione tra comune e società proprietaria della cementeria, stabilendo un preciso impegno a carico della gestione della cementeria che, per l'appunto, «si impegna a non utilizzare, fino a scadenza dell'attuale A.I.A. combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, anche se l'introduzione di tali prodotti dovesse essere ricondotta alla fattispecie di “modifica non sostanziale” all'A.I.A. medesima. Tale impegno è assunto anche in considerazione di quanto già espresso dalla Commissione V.I.A. nella relazione istruttoria del 2 agosto 2016 che evidenziava come l'uso di combustibili caratterizzati da alto tenore di cloro comporti un potenziale aumento della formazione di PCDD-F (Diossine e Furani)»;

   si ricorda inoltre nel dicembre 2016 fu annullata dalla provincia di Padova la delibera di autorizzazione all'impiego del Css nello stabilimento di Monselice per appurata irregolarità nei dati di cloro e metalli pesanti risultati molto superiori sia al dichiarato che rispetto a quelli del pet coke in uso –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda adottare per favorire la piena applicazione delle prescrizioni del piano ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei, garantendo la propria partecipazione alla definizione dell'accordo di programma per il coordinamento delle azioni di contenimento dell'impatto ambientale e per concertare strategie di adeguamento, ed eventuale riconversione e/o rilocalizzazione delle attività e degli impianti e se, in ogni caso, ritenga che l'attività del cementificio sia compatibile con gli obiettivi di tutela ambientale propri di un'area naturale protetta e zona S.i.c.;

   se non ritenga di adottare iniziative normative per escludere l'utilizzazione di combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, comunque questi siano classificati negli impianti siti in aree naturali protette e siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente.
(2-01391) «Rotta, Zan, Lorenzin, Pezzopane, Braga, Buratti, Morassut, Morgoni, Pellicani».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SUT, MARAIA, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI, SCANU, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   a maggio 2018 la Commissione ha adottato un pacchetto di misure, attuative del cosiddetto «Action plan on sustainable finance», tra le quali rientra, inter alia, la proposta di regolamento sulla tassonomia dell'Unione europea tesa a stabilire le condizioni e il quadro per la creazione di un sistema di classificazione unificato sulle attività economiche ambientalmente sostenibili;

   il 20 aprile 2021, è stata presentata la prima serie di regole afferenti la Tassonomia dell'Unione europea, con riguardo ai criteri tecnici che le attività economiche devono rispettare per qualificarsi «sostenibili» e, pertanto, idonee a non impattare significativamente su qualsiasi altro obiettivo ambientale, in linea con le indicazioni del Green Deal europeo;

   da un articolo pubblicato sul sito online de Il Fatto Quotidiano dell'11 novembre 2021, intitolato «Cop26, Germania Spagna e altri 5 Paesi dicono no al nucleare nella tassonomia Ue. L'Italia resta alla finestra e non partecipa», si viene a conoscenza del fatto che ai cinque Paesi contrari all'inserimento del nucleare nella Tassonomia (Germania, Austria, Spagna, Danimarca, Lussemburgo) se ne sono aggiunti due (Spagna e Irlanda) che, nel corso di una conferenza stampa in ambito Cop26, hanno assunto una posizione netta circa il proprio dissenso a che il nucleare sia incluso tra gli investimenti verdi;

   il nostro Paese non ha partecipato e non ha aderito a tale iniziativa. Inoltre, nell'articolo sopra citato, si afferma che l'astensione dell'Italia dipenderebbe dall'esistenza di un accordo tra Francia ed Italia teso «a consentire al nucleare di essere considerato un investimento sostenibile, in cambio dell'inserimento del gas»;

   le valutazioni per l'inclusione del gas naturale e dell'energia nucleare nella Tassonomia sono ancora in corso, anche alla luce delle differenti posizioni sul tema tra i vari Stati membri dell'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato intenda, in vista dell'imminente decisione della Commissione europea, manifestare il dissenso del nostro Paese circa l'inserimento dell'energia nucleare e del gas tra le attività economiche che possono essere considerate sostenibili, e quindi finanziate, nell'ambito della Tassonomia verde.
(5-07260)


   SQUERI, BARELLI, POLIDORI, TORROMINO, SORTE e PORCHIETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Osservatorio dell'Unione europea sulla povertà energetica si intende per tale difficoltà ad accedere adeguatamente ai servizi energetici:

   la definizione, correlata essenzialmente alla condizione di famiglie o individui, rischia ora di estendersi anche alle imprese e all'economia in generale, 17 miliardi di euro che il Governo ha sinora impegnato per ridurre il costo delle bollette rischiano di essere solo un palliativo;

   i prezzi del gas e dell'energia elettrica sono ormai da molte settimane su livelli mai visti: lunedì 29 novembre alle ore 18 il Prezzo unico nazionale ha toccato i 400 euro a MWh, a fronte di una media giornaliera attorno ai 300 euro. Durante il lockdown si era scesi anche a meno di 20 euro a MWh. Si registrano 80-90 euro a MWh per il gas (14 euro a novembre 2020) e una CO2 (ETS) a 73 euro per tonnellata (26 un anno fa);

   a causa dei costi dell'energia, oltre ai grandi impianti che si sono fermati o stanno per farlo (da ultimi urea a Ferrara e zinco a Portovesme), sono a rischio anche le piccole e medie imprese, gli artigiani, i bar e i ristoranti, che riceveranno il colpo peggiore solo dopo gennaio, con la scadenza dei vecchi contratti oggi ancora vigenti;

   si tratta di valori che nessun operatore aveva messo in conto nei suoi piani per il prossimo anno, che rischiano di avere conseguenze distruttive sul tessuto economico;

   senza naturalmente dimenticare le famiglie, milioni di utenze che nel primo trimestre 2022 dovranno fare i conti con costi del gas per riscaldamento e bollette elettrica superiori di un 50 per cento rispetto a un anno prima;

   più volte questa parte politica ha fatto presente la necessità di aumentare la produzione nazionale di gas, valorizzare l'idroelettrico e l'apporto delle biomasse nel settore termico, ma anche di prestare maggiore attenzione alle possibili speculazioni sui mercati energetici e sugli Fts, nonché ai sovra costi legati alle priorità di dispacciamento;

   autorevolmente è stato affermato che uno dei compiti più difficili nel cammino della transizione sarà capire quando sia possibile forzare un cambiamento e quando invece si debba attutirne i colpi, oltre alla necessità di affrontarla senza preclusioni ideologiche o pseudo ambientalismi –:

   quali ulteriori iniziative strutturali e di contrasto ai fenomeni speculativi intenda porre in essere il Governo, per quanto di competenza, per calmierare i prezzi dell'energia sia in ambito nazionale, sia sotto forma di proposte nelle sedi preposte dell'Unione europea.
(5-07261)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANZATO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la promozione delle fonti di energia rinnovabili rappresenta uno dei principali obiettivi dell'agenda politica europea e nazionale che deve necessariamente essere bilanciato con altri interessi quali la necessità di garantire una adeguata tutela ambientale e paesaggistica e promuovere il valore dell'agricoltura;

   a parere degli interroganti bisogna riconoscere la fondamentale importanza che riveste il suolo agricolo in quanto è una risorsa limitata e non rinnovabile e come tale è un bene comune;

   il progetto di realizzare un impianto fotovoltaico collocato a terra, sebbene certamente innovativo per l'intento di combinare la produzione di energia fotovoltaica con la produzione agraria, presenta delle problematicità legate sia alla inevitabile riduzione del suolo agrario, che all'alterazione del sistema produttivo tradizionale;

   la progettazione degli impianti fotovoltaici collocati a terra deve prevedere un corretto inserimento paesaggistico, anche con riferimento ad eventuali limiti dimensionali e localizzativi degli stessi, al fine di rafforzare il concetto di sostenibilità e rapporto con il paesaggio agricolo;

   lo sviluppo delle fonti rinnovabili deve avvenire in sintonia con la valorizzazione delle aree agricole nel rispetto delle loro caratteristiche e vocazioni. Le aree agricole di pregio vanno tuttavia tutelate e salvaguardate;

   le aree agricole di pregio si possono definire come quelle aree che garantiscono la continuità eco-sistemica, esprimendo una capacità di uso in termini di potenzialità dei rispettivi suoli ad ospitare e favorire la produzione agricola; è necessario individuare le aree agricole di pregio meritevoli di tutela nelle zone in cui si praticano produzioni tipiche, nei paesaggi rurali di interesse storico, nei sistemi agricoli tradizionali e nelle aree agricole di pregio;

   in Veneto si sta assistendo, purtroppo, ad un vero e proprio «assalto» ai terreni agricoli, soprattutto di pregio, ricchi di storia vitivinicola e che, nel lungo tempo, hanno portato avanti la tradizione della vigna con amore e tradizione, producendo quelle eccellenze italiane conosciute in tutto il mondo; nella corsa virtuosa all'energia prodotta da fonti rinnovabili si sta delineando un accaparramento a terreni anche vitivinicoli, con possibili forme di speculazione;

   purtroppo, si tratta di enti e società finanziarie, non agricole, con alle spalle soggetti, anche stranieri, che investono in impianti fotovoltaici adducendo interessi green e camuffando le operazioni come promozione di una moderna cultura energetica a scapito delle imprese agricole;

   la legislazione vigente riguardo l'installazione di pannelli solari atti alla produzione di energia da fonti rinnovabili agricole ha innescato una forte azione di ricerca di terreni agricoli da parte delle industrie produttrici di impianti e dai professionisti del settore: ai proprietari agricoli veneti vengono proposti l'affitto dei terreni e, molto più spesso, il pagamento di un diritto di superficie;

   è fondamentale gestire la transizione ecologica, senza scambiare i progetti green per operazioni speculative che, in realtà, cancellano il paesaggio e sottraggono suolo fertile;

   diventa sempre più urgente adottare misure che sospendano questo vero e proprio assalto alla diligenza dei terreni vitati, individuando le aree e i siti idonei agli impianti fotovoltaici, escludendo quelle interessate da produzioni agroalimentari di qualità, quindi effettivamente destinate alla coltura che la denominazione e l'indicazione intendono salvaguardare (Dop, Igp, Stg, Doc, Docg, De.Co); bisogna ricordare che i nostri vigneti non possono produrre sotto le strutture fotovoltaiche-:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano mettere in atto i Ministri interrogati, anche attraverso l'elaborazione di specifici indirizzi, in raccordo con le regioni, nelle sedi opportune, affinché sia attentamente esaminata l'autorizzazione per l'utilizzo dei terreni in zone agricole di pregio per l'installazione di impianti fotovoltaici collocati a terra, in quanto è necessario valutare, ai fini della realizzazione di un nuovo impianto, anche la destinazione agricola e la tutela e la valorizzazione dell'attività agricola delle produzioni di eccellenza.
(4-10942)


   L'ABBATE e SCAGLIUSI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   si richiamano le interrogazioni n. 4-00762, n. 4-02369, n. 4-02995, n. 5-01792 depositate nel corso della XVII Legislatura e le relative risposte, che hanno evidenziato la delicata situazione in cui verte il sito di contrada Martucci in agro di Conversano (BA), nonché le numerose criticità emerse nel corso degli oltre quarant'anni di utilizzo come discarica;

   si richiama inoltre l'interrogazione n. 3-00503 svolta in Senato nella seduta 161 dell'Assemblea in data 31 ottobre 2019 in cui il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare rendeva nota la volontà della regione Puglia di effettuare ulteriori analisi scientifiche all'esito del procedimento giudiziario che ha interessato il sito;

   la relazione tecnica «indagini geoelettriche e di polarizzazione indotta», elaborata dalla società G2g su mandato del tavolo intercomunale dei comuni di Mola di Bari (capofila), Conversano, Polignano e Rutigliano, ha attestato la lacerazione in più punti del telo Hdpe, ovvero della geomembrana in polietilene che protegge il fondo e i fianchi delle discariche dalla perdita di percolato. Nelle conclusioni si «consiglia di eseguire sondaggi geognostici in corrispondenza delle zone conduttive e ad elevata caricabilità che per tali caratteri risultano associabili a criticità ambientali, ovvero zone potenzialmente associabili a rifiuti, terre rosse o percolato inertizzato, e zone associabili a potenziali lacerazioni del telo HDPE e conseguente sversamento di percolato»;

   a seguito della relazione tecnica conclusiva, il comune di Mola ha interessato il Gip del tribunale di Bari, il Comando dei Carabinieri del nucleo operativo ecologico (Noe) e le autorità regionali competenti in materia ambientale e di gestione dei rifiuti, dichiarando che «emergono dati inconfutabili su presunte situazioni di incongruenza con l'impianto di discarica autorizzato e sul presumibile inquinamento ambientale» e rendendo noto che «trattandosi di metodologie di rilievo indiretto [...] a breve si darà impulso alla realizzazione dei piezometri ai fini delle suddette analisi»;

   Domenico Lestingi, ex dipendente della società che gestiva il sito, che con un gesto eclatante in data 26 marzo 2012 provocò l'avvio di una indagine della magistratura, con relativo sequestro della discarica (e, per questo, nominato «Ambientalista dell'Anno» nel 2013 da Legambiente), ha rilasciato nuove dichiarazioni alla stampa indicando – in maniera precisa e inequivocabile, con la presenza sul posto e precisando sulla mappa – la posizione corrispondente alla realizzazione di un «doppio fondo» della discarica all'interno del quale dichiara furono abbancati rifiuti di ogni tipo, anche tossici e nocivi, per una durata di 3-4 mesi, senza alcuna protezione, a diretto contatto con la nuda roccia e con l'acqua di prima falda-:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad avviare nuovi controlli, anche attraverso il coinvolgimento del Sistema nazionale di protezione ambientale, dandone comunicazione anche ai Noe;

   se intenda, al fine di individuare la soluzione più adeguata per una gestione del ciclo dei rifiuti efficiente e coerente con le esigenze di tutela ambientale e della salute, promuovere una fattiva interlocuzione con la regione Puglia, anche attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto che possa avvalersi delle competenze tecniche del Ministero, con l'obiettivo di effettuare un'approfondita analisi dell'intera filiera di gestione del ciclo dei rifiuti della regione Puglia;

   se non ritenga, nell'ambito del tavolo di confronto e ferme restando le rispettive competenze, che debba essere presa in considerazione l'opportunità di escludere il sito di Martucci dal Piano regionale di gestione dei rifiuti, vista l'evidente ed innegabile situazione di stress ambientale del territorio, interessato allo smaltimento rifiuti da oltre quarant'anni, nonché tenuto conto del fatto che la situazione è nota all'amministrazione regionale sin dal lontano 2013 e che, in questi otto anni, si sarebbe potuta trovare una soluzione alternativa al mero riutilizzo del sito.
(4-10945)

TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata:


   BONOMO, BENAMATI, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia di COVID-19 ha determinato, soprattutto per il 2020, un'intensa flessione dei flussi turistici in tutto il territorio nazionale, con un calo che ha riguardato in misura più pronunciata la componente internazionale e le aree maggiormente orientate al turismo culturale per la presenza delle principali città d'arte o alle vacanze di tipo balneare o naturalistico;

   la crisi pandemica ha quindi impattato in maniera significativa ma non omogenea su un settore nevralgico dell'economia italiana che, nel decennio precedente, si è progressivamente rafforzato con il numero di occupati, cresciuto in misura più intensa rispetto al totale dell'economia: le conseguenze sono state un deterioramento delle condizioni occupazionali e una contrazione del fatturato del settore turistico più marcati rispetto agli altri comparti, con un rilevante effetto negativo sul prodotto interno lordo;

   le imprese turistiche hanno fronteggiato il fabbisogno di liquidità che ne è derivato attraverso la maggiore disponibilità di credito attivata con il sistema di garanzie pubbliche e sono state destinatarie di un consistente pacchetto di agevolazioni volte a ridurre il costo del lavoro, di agevolazioni fiscali e di contributi a fondo perduto, tutte azioni di sostegno adottate in vari provvedimenti – l'ultimo sarà all'esame della Camera dei deputati in questi giorni – che hanno consentito la tenuta generale del comparto, come indicato da Banca d'Italia in un recente studio che ha evidenziato i dati positivi sul numero di imprese attive e di qualità del credito;

   tuttavia, il quadro del turismo è molto eterogeneo e per avere una situazione esaustiva delle problematiche del settore e garantire il ritorno ai valori di attività pre-COVID sarebbe opportuno effettuare un costante monitoraggio dei settori del turismo, dove le perdite sono state maggiori e dove l'attività non è ancora sufficientemente ripartita;

   questo monitoraggio deve tener conto anche delle risorse assegnate finora e consentire ulteriori interventi per quei settori, per esempio agenzie di viaggio e tour operator che non sono ancora riusciti ad agganciare la ripresa dei flussi turistici, anche utilizzando eventuali risorse stanziate ed ancora disponibili –:

   quale sia lo stato delle imprese del settore e se il Governo intenda porre in essere ulteriori azioni per sostenere il settore del turismo, anche attraverso un monitoraggio delle perdite dei diversi soggetti del settore per capire chi è ancora in maggior difficoltà e dove poter indirizzare ulteriori risorse che si rendessero disponibili fino al termine delle attuali restrizioni a viaggiare.
(3-02679)


   MOR, MORETTO, BENDINELLI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel 2020 il settore del turismo, duramente colpito dalla pandemia, ha registrato una consistente battuta d'arresto: -80 per cento di turismo internazionale, -93 per cento viaggi istruzione, -90 per cento italiani all'estero, -45 per cento vacanze degli italiani nel nostro Paese e -68 per cento viaggi di lavoro. Da febbraio 2020 ai primi mesi del 2021 il settore ha perso decine di miliardi di euro che avrebbe normalmente prodotto;

   nel 2021 la voglia di viaggiare degli italiani è lentamente ripresa e le prenotazioni hanno registrato un consistente incremento. Sicuramente l'introduzione del green pass ha agevolato la ripartenza, ma anche le misure di sostegno agli investimenti delle imprese del turismo contenute nel recente decreto-legge n. 152 del 2021 finalizzate alla ripresa del comparto ed al miglioramento delle prospettive degli operatori e dei servizi ai turisti;

   la stagione sciistica attesa da mesi dagli operatori, oltre che dagli appassionati, inizia nei migliori auspici: sono stati riaperti i 1500 impianti di risalita con 3200 chilometri di piste che garantiscono oltre 60 mila posti di lavoro e 12 miliardi di euro di fatturato, circa lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo. Sicuramente nel 2021 si è registrato un positivo rialzo delle prenotazioni: sale al 29,2 per cento il prodotto termale, al 24 per cento circa il culturale e al 21 per cento il lacuale. Risultano riservate, inoltre, il 17,1 per cento delle disponibilità per dicembre 2021, con la montagna al top delle prenotazioni (31,6 per cento). Gennaio 2021 risulta al 9,7 per cento e, rispetto al consuntivo 2020, nel mese di novembre 2021 la montagna supera le performance del 2020;

   ma il diffondersi della variante omicron e la ripresa dei contagi hanno al momento condotto a circa il 50 per cento di disdette sulle prenotazioni effettuate; in questo quadro la ripresa dei contagi e la possibilità che alcune regioni, tra le quali anche quelle dove sono maggiormente concentrati gli impianti sciistici, possano cambiare colore e dunque subire delle restrizioni negli spostamenti acuiscono sicuramente la situazione di incertezza;

   appare chiaro che una delle condizioni indispensabili per assicurare la ripresa del settore sia strettamente legata ad informazioni il più possibile certe, sia sul fronte della stagione sciistica che sul quella del turismo internazionale –:

   quali iniziative intenda adottare, a salvaguardia di un settore fortemente penalizzato dalla pandemia, per assicurare il turismo nelle nostre località, siano esse città d'arte che località sciistiche, e garantire la presenza di turisti stranieri in Italia e i viaggi dei nostri connazionali sia in Italia che all'estero.
(3-02680)


Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Vallascas e altri n. 1-00548, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ehm, Suriano.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Pellicani n. 5-07070 del 15 novembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Siracusano n. 4-10861 del 2 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Fogliani n. 4-10891 del 6 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Montaruli n. 5-07249 del 13 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Cecconi n. 4-10925 del 13 dicembre 2021.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-07173 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 606 del 30 novembre 2021. Alla pagina 23352, prima colonna, dalla riga quindicesima alla riga sedicesima deve leggersi: «l'articolo 119, comma 10-bis, del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito con» e non come stampato.