Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 9 dicembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    senza un'azione urgente la crisi climatica rischia di diventare irreversibile, compromettendo il futuro delle nuove generazioni e lo stesso presente delle popolazioni più vulnerabili del mondo;

    l'ultimo rapporto dell'Ipcc sottolinea che è in gioco il futuro del nostro pianeta: solo attraverso un percorso ambizioso, caratterizzato da scelte nette e inequivocabili, possiamo scongiurare una catastrofe climatica;

    per mantenere raggiungibile tale obiettivo occorre arrivare a zero emissioni nette entro il 2050, che significa che le emissioni globali dovrebbero diminuire del 7,6 per cento ogni anno nel prossimo decennio;

    gli obiettivi della Cop26, Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, erano quelli di: impegnarsi a ridurre la produzione di CO2 per contenere l'aumento della temperatura globale non oltre 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, proteggere le comunità e gli habitat naturali, mobilitare la finanza per arrivare a 100 miliardi di dollari l'anno in finanziamenti per il clima entro il 2020, collaborazione e cooperazione;

    il Patto di Glasgow prevede impegni che riguardano la deforestazione, l'accelerazione degli sforzi verso la riduzione graduale dell'energia a carbone e l'eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili, fornendo al contempo un sostegno mirato ai Paesi più poveri e vulnerabili, in linea con i contributi nazionali e il riconoscimento della necessità di sostegno verso una transizione giusta. Ai Paesi sottoscrittori viene chiesto di rivedere e rafforzare i loro obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030 entro la fine del 2022, tenendo conto delle diverse circostanze nazionali. E ai Paesi ricchi si chiede di «almeno raddoppiare» entro il 2025, rispetto ai livelli del 2019, i finanziamenti per sostenere l'adattamento dei Paesi in via di sviluppo;

    al fine di raggiungere gli obiettivi proposti, la Commissione europea ha inoltre presentato il 14 luglio 2021 una serie di proposte, in cui si rivede e si aggiorna la normativa dell'Unione europea. Tali dodici strumenti legislativi assieme costituiscono il cosiddetto pacchetto «Fit for 55» che andranno a riorientare sensibilmente tutto il sistema dell'energia, interessando i diversi comparti produttivi e di consumo, dal mercato della CO2 a quello del gas, le energie rinnovabili e l'infrastrutturazione per i carburanti alternativi, fino alla riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico;

    quanto alla decarbonizzazione gli impegni italiani seguono quelli europei («net zero» al 2050 e riduzione del 55 per cento al 2030 delle emissioni di CO2 rispetto al 1990) e la quota di elettrificazione del sistema dovrà progressivamente tendere e superare quota 50 per cento. L'apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72 per cento al 2030 e coprire al 2050 quote prossime al 100 per cento del mix energetico primario complessivo;

    l'articolo 4 del decreto-legge n. 22 del 2021 istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite) con il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione. In particolare, il Comitato approva il Piano per la transizione ecologica, al fine di coordinare le politiche in materia di: a) riduzione delle emissioni di gas climalteranti; b) mobilità sostenibile; c) contrasto del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo; c-bis) mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; d) risorse idriche e relative infrastrutture; e) qualità dell'aria; f) economia circolare; f-bis) bioeconomia circolare e fiscalità ambientale, ivi compresi i sussidi ambientali e la finanza climatica sostenibile;

    tale Piano individua le azioni, le misure, le fonti di finanziamento, il relativo cronoprogramma, nonché le amministrazioni competenti all'attuazione delle singole misure. Si tratta di un «piano aperto», con target specifici, soggetto a una continua attività di monitoraggio, in relazione allo stato di avanzamento delle trasformazioni in atto e ai progressi scientifici e tecnologici;

    il Piano per la transizione ecologica deve rappresentare un sostegno a processi, prodotti e servizi realmente e oggettivamente sostenibili (ambientalmente, economicamente e socialmente), applicando il principio della neutralità tecnologica nel definire le politiche e nel promuovere lo sviluppo delle diverse tecnologie che costituiranno l'insieme di soluzioni per il raggiungimento dei target climatici al 2030 e al 2050, e un reale impulso al processo di transizione ecologica, anche come strumento di coordinamento e integrazione con i processi di digitalizzazione e di transizione energetica nel nostro Paese, in un'ottica globale e locale;

    nella proposta di Piano per la transizione ecologica trasmessa al Parlamento per il prescritto parere si evidenzia che il Pte si sviluppa a partire dalle linee già delineate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, proiettandole al completo raggiungimento degli obiettivi al 2050 come previsto dal Green deal europeo;

    per il finanziamento del Green deal sono state messe a disposizione specifiche risorse all'interno di «Next generation EU» (NGEU). In particolare, il 37 per cento delle risorse complessivamente richieste dagli Stati membri nei rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) è dedicato a interventi di contrasto al cambiamento climatico. Specifiche risorse sono poi disponibili all'interno del Fondo speciale per una transizione giusta, focalizzato al sostegno delle attività che più di altre risentiranno negativamente dell'impatto di tale transizione, con una dotazione di 17,5 miliardi di euro;

    tra le proposte che il Governo individua nella proposta di piano come particolarmente importanti si ricordano quelle relative alla revisione del sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione europea (EU-Ets) e nei settori non compresi nell'EU-Ets, alla revisione della direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili, a un insieme di misure atte a ridurre le emissioni nel settore dei trasporti stradali, nonché all'istituzione di un Fondo sociale per il clima;

    consapevoli della sfida che la transizione energetica comporta, nella proposta di Piano si ribadisce il principio fondamentale secondo il quale «nessuno deve essere lasciato indietro»;

    la transizione verso la neutralità climatica e digitale deve essere un processo condiviso e sostenuto dai cittadini italiani ed europei con la loro partecipazione attiva. Affinché abbia successo, nel suo orizzonte deve includere target economico-sociali ambiziosi e indicare la strada per raggiungerli: maggiore solidarietà tra generazioni; parità di genere; valorizzazione dei giovani; superamento dei divari territoriali; posti di lavoro e migliori condizioni di vita; educazione, formazione e innovazione di qualità; protezione sociale e sanitaria adeguata;

    la transizione energetica ed il phase-out dai combustibili fossili avranno come prevedibile conseguenza anche la trasformazione radicale di intere filiere produttive; pertanto, la difesa del lavoro deve essere il Pilastro sociale della transizione;

    da ciò deriva inevitabilmente la necessità di politiche di sostegno al lavoro e di integrare la dimensione sociale, anche in virtù della rilevanza del Piano per le prossime generazioni e in omaggio al principio per cui «nessuno deve essere lasciato indietro». Nella proposta di Piano si prevede, in particolare, la necessità di attivare specifici interventi di politiche attive per il lavoro, ricorrendo ad ammortizzatori sociali ma anche a percorsi di formazione specifica e riqualificazione;

    in parallelo, viene evidenziata l'importanza di dedicare più risorse alla ricerca scientifica, rafforzando le sinergie fra attori e finanziamenti pubblici già disponibili e creando interconnessioni stabili tra il mondo di ricerca, università, start-up e imprese, al fine di favorire il trasferimento tecnologico in grado di ridurre gli impatti ambientali del sistema produttivo;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (M2-c2-3.2) prevede il finanziamento per la progressiva decarbonizzazione dei settori industriali «hard-to-abate». I progetti saranno coordinati con altri progetti a livello europeo (Ipcei idrogeno) a cui l'Italia intende partecipare con altri Stati membri, con i quali si sono già tenute riunioni di coordinamento (Francia e Germania). Per le industrie hard-to-abate (escluse quelle siderurgiche) il progetto mira a promuovere la transizione dal metano all'idrogeno verde attraverso la pubblicazione di bandi di gara per la realizzazione di progetti di trasformazione sostenibili e innovativi del ciclo produttivo;

    l'acciaio – si legge sempre nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – è uno dei settori hard-to-abate dove l'idrogeno può assumere un ruolo rilevante in prospettiva di progressiva decarbonizzazione. Per l'industria siderurgica, nella prima fase, verrebbe utilizzato il metano in cui miscelare gradualmente volumi di idrogeno a basso contenuto di carbonio e successivamente verde. Sono contemplati 2 progetti, uno il cui budget è di 1,6 miliardi di euro e l'altro di 400 milioni di euro, il cui periodo (relevant period) è dal 1° gennaio 2022 al 1° gennaio 2026;

    la produzione attuale di idrogeno nelle raffinerie è di circa 0,5 Mton H2/anno, rappresentando quindi uno dei settori più promettenti per iniziare a utilizzare l'idrogeno verde e sviluppare il mercato. Verrà lanciata una gara generale per i settori industriali che utilizzano il metano come fonte di energia termica (cemento, cartiere, ceramica, industrie del vetro ed altro) per sostenere la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione nei processi industriali e per finanziare progetti pilota e lo scale up industriale dei progetti. Una gara d'appalto specifica sarà lanciata per sostenere la ricerca, sviluppo e innovazione per il processo di produzione dell'acciaio attraverso un aumento dell'uso dell'idrogeno, tenendo conto della specificità dell'industria siderurgica italiana (Pnrr M2-C2-3.2);

    rispondendo a un atto di sindacato ispettivo, il 30 novembre 2021 in Commissione industria al Senato, il Governo ha puntualizzato che il bilancio energetico nazionale sarà basato su una quota sempre crescente di energie rinnovabili, anche grazie alle misure previste dal Pnrr, ma inevitabilmente sarà presente una quota di fonti fossili nella fase di transizione energetica verso la decarbonizzazione, anche al fine di garantire sicurezza e stabilità al sistema in trasformazione;

    inoltre, dopo aver rimarcato che il Pnrr, nell'ambito della missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica», prevede investimenti in attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale volti alla decarbonizzazione di tutti i comparti della generazione di energia e suo utilizzo, è stato precisato che nella componente 2 «Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile», per quanto concerne il vettore idrogeno, sono previste linee di finanziamento volte a promuoverne la produzione, la distribuzione, gli usi finali specie nei settori a più alta intensità di energia e lo stoccaggio. Sia per la produzione che per lo stoccaggio è previsto l'utilizzo, previe verifiche specifiche, dei siti delle ex concessioni di coltivazione di idrocarburi a fine vita in dismissione;

    riguardo a quest'ultimo punto, il Governo ha fatto presente che, nell'ambito delle interlocuzioni fra il Governo e la Commissione europea, ci si è accordati sull'assicurazione di un livello minimo di idrogeno green al 10 per cento nei grandi progetti rivolti alle aziende «hard to abate», proprio in considerazione delle ingenti quantità necessarie della risorsa che deve essere miscelata;

    gli obiettivi climatici non possono, poi, prescindere da una complessiva e strutturata riforma del sistema fiscale orientata ad affrontare le problematiche ambientali;

    occorre, infatti, che le risorse disponibili siano dedicate a misure che portino famiglie e imprese, piccole e grandi, ad investire in efficienza e rinnovabili, eliminando, così come previsto dalla normativa europea, i cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi, mediante un'operazione di valorizzazione delle risorse economiche rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione nei tempi stabiliti;

    in sede di audizione presso le Commissioni riunite ambiente di Camera e Senato, il 7 dicembre 2021, il Ministro della transizione ecologica ha dichiarato che, già nel prossimo disegno di legge (disegno di legge di bilancio per il 2022), ha proposto, parlandone con il Ministro dell'economia e delle finanze, un emendamento per eliminare un piccolo numero di Sad, che possono essere tolti subito senza causare un impatto sociale particolare;

    è necessaria una roadmap di uscita dalle fossili e dai sussidi che preveda interventi da fare entro il 2025, anche in vista della chiusura delle centrali a carbone che non può essere affrontata solo con una semplice riconversione a gas, la quale comporterebbe una dipendenza dalle importazioni per ulteriori 20/30 anni;

    in tal senso, occorre giungere nei tempi più rapidi all'eliminazione su tutto il territorio delle centrali a carbone coerentemente con il programma di Enel impegnata nell'attivazione di poderosi investimenti in questa direzione, con particolare riferimento alle realtà di La Spezia, Civitavecchia e Brindisi;

    la mobilità rappresenta un settore strategico per raggiungere gli obiettivi climatici che, nel periodo successivo al 2030, prevedono che almeno il 50 per cento delle motorizzazioni dovrà essere elettrico;

    a tal fine, il decreto-legge n. 77 del 2021, anche per sostenere il comparto dell'automotive nel percorso di transizione, ha introdotto misure di semplificazione al fine di garantire processi autorizzativi snelli per l'installazione delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici ad accesso pubblico,

impegna il Governo:

1) a vigilare affinché gli interventi volti alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nei prossimi decenni siano sostenibili anche dal punto di vista sociale ed economico, soprattutto nei cosiddetti settori hard-to-abate, e consentano la ripartenza e il rilancio della competitività nel contesto europeo e mondiale;

2) ad assumere iniziative per prevedere che la promozione dell'idrogeno nel mix energetico contempli l'utilizzo di idrogeno cosiddetto verde da fonti rinnovabili e nei settori hard to abate, dove il vettore elettrico risulta di non facile applicazione, valutando a tal fine l'opportunità, per gli investimenti in questo ambito, di adottare misure di semplificazione amministrativa per la costruzione e l'esercizio degli elettrolizzatori;

3) ad adottare iniziative per prevedere idonei meccanismi di interlocuzione con i territori, i sindacati e le imprese dei settori produttivi maggiormente interessati dalla trasformazione energetica, al fine di individuare le più opportune strategie e iniziative volte ad accompagnarli nel percorso di decarbonizzazione;

4) ad individuare una road map di uscita, entro un tempo determinato, dai sussidi ambientalmente dannosi che ne preveda una loro rimodulazione e/o eliminazione, a partire dalla prima iniziativa normativa utile, dando certezza e chiarezza ai beneficiari e prevedendo misure ad hoc per i settori maggiormente interessati, quali l'autotrasporto e l'agricoltura.
(1-00561) «Pezzopane, Braga, Buratti, Morassut, Morgoni, Pellicani, Rotta, Lorenzin».

Risoluzioni in Commissione:


   La VI Commissione,

   premesso che:

    com'è noto, l'articolo 18 del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, ha introdotto una modifica al regime di utilizzo del contante, stabilendo la riduzione del valore soglia – nella legislazione previgente pari a 3.000 euro, oltre cui si applica il divieto al trasferimento del contante fra soggetti diversi – a 2.000 euro a decorrere dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, per poi ridursi ulteriormente a 1.000 euro a decorrere dal prossimo 1° gennaio 2022;

    la ratio della disposizione sopracitata attiene alla tracciabilità dei flussi finanziari e, di conseguenza, alla limitazione all'utilizzo del contante, che rappresenterebbe anche un possibile strumento di contrasto dell'evasione fiscale;

    proprio sulla questione di favorire l'utilizzo della moneta elettronica spesso l'Italia è stata tacciata – ingiustamente – di avere la «maglia nera» in Unione europea, invero, i dati dell'Osservatorio Carte di credito e Digital payments (Crif), rivelano un aumento del 6,8 per cento dei pagamenti elettronici effettuati fra il 2017 e il 2018; inoltre, non risulta confermato neanche che l'Italia sia l'unica in Unione europea ad utilizzare ancora il contante: la media europea è di 117 transazioni pro capite annue; l'Italia è a meno della metà (55,9), battuta persino dalla Germania (54,9);

    parimenti fuorviante è la tesi che sia l'Italia a non preferire sistemi di pagamento più moderni come quelli digitali: nel 2018, c'erano in circolazione 28,3 milioni di carte di credito contro i 23,4 milioni del 2017; i bancomat, invece, erano 56,3 milioni nel 2018 a fronte di 54,1 nel 2017. Per quanto concerne gli importi medi, i dati ufficiali dicono che più la somma di pagamento è alta e meno gli italiani ricorrono al contante: i pagamenti in contanti sono in media di 13,57 euro, mentre quelli con carta di credito hanno un valore medio di 37,7 euro; si ricorre ad assegni e bonifici quando l'importo supera i 200 euro;

    secondo i dati presentati dalla Bce nel Rapporto sullo studio relativo alle abitudini di pagamento dei consumatori nell'area dell'euro (Study on the payment attitudes of consumers in the euro area, Space), i consumatori utilizzano ancora in prevalenza il contante per i pagamenti presso punti vendita fisici e i pagamenti fra privati: il 73 per cento del volume delle operazioni è stato effettuato in contanti, mentre il restante 27 per cento con strumenti di pagamento alternativi; in Italia la percentuale è pari all'82 per cento. In termini di valore, il 48 per cento del totale delle operazioni è stato pagato in contanti e il 41 per cento mediante carte. Nel nostro Paese, in termini di valore la percentuale delle operazioni pagate in contanti è del 58 per cento;

    l'analisi sull'utilizzo del contante in Italia è stata anche oggetto di un occasional paper pubblicato dalla Banca d'Italia a gennaio 2019, nel quale viene rilevata l'importanza del contante nelle transazioni giornaliere di piccolo importo;

    in particolare, l'analisi analizza l'uso del contante in Italia e degli altri strumenti di pagamento presso i punti di vendita (Pos) utilizzando i dati del campione italiano dell'indagine Study on the Use of Cash by Households (Such) condotta dalla Bce nel 2016. L'obiettivo dello studio era stimare il numero e il valore delle operazioni in contanti e ottenere informazioni sul comportamento dei consumatori in materia di pagamenti. I risultati mostrano che il contante è stato lo strumento più utilizzato, anche se carte e strumenti alternativi sarebbero preferiti nel caso in cui l'individuo potesse scegliere il metodo di pagamento senza vincoli. Il contante è stato utilizzato principalmente per i pagamenti di basso valore, mentre gli altri strumenti sono stati usati più frequentemente per transazioni di valore più elevato. I pagamenti quotidiani sono stati prevalentemente effettuati in contanti, anche quando erano disponibili alternative. La scelta dello strumento di pagamento è influenzata dalle caratteristiche della transazione, ancor più che dai fattori socio-demografici: l'uso significativo del contante è spiegato dal fatto che nei diari sono state rilevate solo le transazioni presso i Pos, dove il valore dei pagamenti è tipicamente basso;

    per quanto concerne il limite nell'utilizzo del contante, è bene ricordare che in 11 Paesi, tra cui Germania e Paesi Bassi, esso non esiste;

    indubbiamente, tale limite impatta sulla quotidianità dei soggetti anziani; è noto, infatti, come chi abbia superato una certa età anagrafica fatica ad adattarsi ai nuovi prodotti digitali ed alle nuove modalità di pagamento elettronico, difficoltà che investe non soltanto l'utilizzo proprio di carte di credito/debito e bancomat, ma anche la gestione di conti correnti on-line attraverso smartphone, tablet o pc e che è causa, altresì, della crescita di truffe digitali a danno degli anziani stessi segnalata dalla polizia di stato negli ultimi anni;

    pur tenendo conto dell'evoluzione tecnologica e digitale anche nell'ambito delle transazioni commerciali, occorre, pertanto, in egual misura, considerare che un eccessivo inasprimento delle limitazioni all'utilizzo del contante potrebbe avere ripercussioni socio-economiche negative sulle classi sociali che utilizzano prevalentemente tale strumento di pagamento, come gli anziani;

    come rappresentato anche in una lettera del 13 dicembre 2019 inviata dalla Banca centrale europea ai Presidenti di Camera e Senato ed all'allora Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri, la disponibilità di altri mezzi legali di estinzione dei debiti pecuniari diversi dai pagamenti in contanti in tutti gli strati della società dovrebbe essere verificata con attenzione dalle autorità nazionali competenti, potendo, i medesimi, non costituire delle alternative del tutto equivalenti;

    con sentenza del 26 gennaio 2021, nelle cause riunite C-422/19 e C-423/19, la Corte di giustizia europea ha sottolineato che il contante assolve ad un'importante funzione di inclusione sociale, affinché i soggetti vulnerabili possano esercitare i loro diritti fondamentali: per molti, infatti, il contante rappresenta il solo mezzo di pagamento a disposizione. Occorre, quindi, garantire a coloro che non hanno la possibilità di accedere ai servizi finanziari di base non solo di poter adempiere ai propri obblighi contributivi in contanti, ma anche di non dover sostenere costi aggiuntivi;

    specificamente, nella sopracitata pronuncia, l'organo giurisdizionale comunitario – accogliendo i rilievi attorei in merito alla possibilità di pagamento in contanti del canone televisivo al competente organismo per la Radiodiffusione – si è espresso riguardo ad un eventuale divieto per gli enti pubblici degli Stati membri di rifiutare il pagamento di un'obbligazione pecuniaria con banconote in euro, concludendo che le limitazioni all'uso del contante stabilite dagli Stati membri devono essere conformi al diritto dell'Unione europea, considerata la competenza esclusiva della medesima in materia di politica monetaria, ivi inclusa la definizione e la disciplina dello statuto e del corso legale di questa e, specificamente, delle banconote e delle monete in euro;

    la Corte di giustizia europea ha ritenuto, inoltre, che la nozione di corso legale delle banconote in euro prevista dal diritto europeo debba intendersi nel senso che essa implica un obbligo di accettazione delle banconote in euro a carico del creditore di un'obbligazione di pagamento, salvo che le parti contrattuali – nell'esercizio della loro autonomia privata – non abbiano convenuto altri mezzi di pagamento ovvero che una normativa adottata dall'Unione o da uno Stato membro, nell'esercizio delle rispettive competenze ed in ragione di una finalità che non si traduca in disciplina del corso legale, preveda limitazioni al pagamento in contanti. Tali limitazioni risultano compatibili con la nozione di corso legale delle banconote in euro solo a condizione che esse non portino de iure o de facto ad una completa abolizione delle banconote in euro, che esse siano stabilite per motivi di interesse pubblico e che esistano altri mezzi legali di estinzione dei debiti pecuniari. Esse, poi, devono essere idonee a raggiungere l'obiettivo di interesse pubblico perseguito e non devono andare al di là di quanto è necessario per il raggiungimento del medesimo;

    come previsto al punto n. 2 della raccomandazione 2010/191/UE della Commissione, del 22 marzo 2010, «L'accettazione delle banconote e monete in euro come mezzo di pagamento deve costituire la norma nelle operazioni al dettaglio. Un rifiuto è possibile solo se motivato dal principio di buona fede, (per esempio il dettagliante non è in grado di dare il resto)»;

   in relazione ai profili di lotta all'evasione fiscale, il sopramenzionato documento rileva che sarebbe necessario dimostrare l'efficacia delle sopracitate limitazioni all'uso del contante, che incidono sul corso legale delle banconote in euro, rispetto alle finalità pubbliche legittimamente perseguite attraverso tali limitazioni,

impegna il Governo:

   a ripensare le scelte normative in materia di limiti all'uso del contante, considerato l'ampio riconoscimento del medesimo strumento, che consente ai cittadini di regolare istantaneamente le operazioni commerciali senza incorrere nel pagamento di tariffe per il suo utilizzo;

   ad adottare iniziative per salvaguardare il principio di accettazione delle banconote in euro a carico del creditore di un'obbligazione di pagamento, salvo che non sia diversamente stabilito dalle parti del relativo negozio giuridico, evitando di porre limitazioni potenzialmente gravose con riferimento alle modalità di conclusione delle transazioni commerciali.
(7-00767) «Zennaro, Centemero, Bitonci, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Ribolla».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    la vetustà e le condizioni generali dei ponti sul fiume Po, in particolare quelli stradali, richiedono interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria necessari a garantire il transito dei mezzi tra le due sponde del fiume in assenza dei quali il Paese rischia di rimanere diviso in due, in un punto nevralgico per le comunicazioni e l'economia nazionali;

    per far fronte a questa urgenza, con un emendamento del relatore PD, già con il cosiddetto decreto fiscale (decreto-legge n. 148 del 2017) sono stati assegnati 35 milioni di euro per il 2017 per mettere in sicurezza le infrastrutture stradali provinciali di connessione che insistono sul fiume Po. Tale misura è stata adottata per le manutenzioni e riparazioni sulle strade provinciali di connessione insistenti sul Po e non passate all'Anas, permettendo così di avviare la messa in sicurezza dei ponti sul fiume, che sono fondamentali per il collegamento su gomma tra il nord ed il resto dell'Italia;

    in attuazione di tale disposizione, con decreto di riparto del Ministro delle infrastrutture e trasporti pro tempore del 1° febbraio 2018, sono state trasferite le risorse alle province interessate per il finanziamento degli interventi sul Ponte Colorno – località Casalmaggiore, Ponte Verdi, Ponte Dosolo Guastalla, Ponte Castelvetro, Ponte Pieve, Porto Morone, Ponte della Becca, Ponte della Gerola, Ponte Cardè, Ponte Trino Vercellese;

    in merito agli specifici interventi infrastrutturali incidenti sul fiume Po, nella risposta ad un atto di sindacato ispettivo del mese di luglio 2018, il Governo ha precisato che è in corso una valutazione specifica per l'estensione del finanziamento agli altri ponti esistenti che necessitano di interventi manutentivi e conservativi, impegnandosi inoltre nella pianificazione per la realizzazione di un nuovo ponte della Becca in prossimità di quello storico che assorba tutto il traffico pesante attraverso un intervento che potrebbe essere realizzato anche nell'ambito del contratto di programma Anas, previa ripresa in carico da parte dello Stato della ex strada statale n. 617 Bronese. Si ricorda, infatti, che tale ponte è stato costruito nel 1912 e da più di un decennio è chiuso al traffico pesante ed oggetto di frequenti interventi di messa in sicurezza che ne causano la chiusura totale;

    successivamente, a seguito del riconoscimento da parte della Commissione europea di una flessibilità di bilancio per l'anno 2019, in misura pari a circa lo 0,2 per cento del prodotto interno lordo, stante il carattere eccezionale delle spese per interventi di contrasto al dissesto idrogeologico e di messa in sicurezza delle infrastrutture della rete stradale quali viadotti, ponti e gallerie, sono stati stanziati 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023 per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel bacino del Po;

    con il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, 3 gennaio 2020, n. 1, è stata disposta l'assegnazione delle risorse a favore delle città metropolitane delle province territorialmente competenti e dell'Anas Spa per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel bacino del Po. In totale, sono 255 le strutture interessate dagli interventi e l'assegnazione è stata effettuata in base ad un piano di classificazione dei progetti presentati, secondo criteri di priorità legati: al miglioramento della sicurezza, al traffico interessato e alla popolazione servita;

    si ricorda, inoltre, che già l'articolo 49 del decreto-legge n. 104 del 2020 (il cosiddetto decreto Sostegni) aveva istituito un apposito fondo, con una dotazione finanziaria di 200 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023, volto alla messa in sicurezza dei ponti e dei viadotti esistenti con problemi strutturali di sicurezza (in attuazione di tale disposizione è stato emanato il decreto ministeriale 7 maggio 2021);

    gli investimenti del Pnrr nell'ambito della «Missione 3: Infrastrutture per una mobilità sostenibile» ammontano complessivamente a euro 25,40 miliardi e, in particolare, nell'ambito della Componente C1 è previsto l'intervento Sicurezza stradale 4.0 (M3C1-R.2.1. e M3C1-R.2.2), con investimenti a valere sulle risorse nazionali, riguardanti la messa in sicurezza, il contrasto e l'adattamento al cambiamento climatico della rete stradale, con una forte componente di ammodernamento tecnologico attraverso un sistema di monitoraggio digitale avanzato;

    in proposito, sono previsti investimenti derivanti soltanto dal Fondo complementare (decreto-legge n. 59 del 2021), che contiene le risorse nazionali da aggiungere a quelle del Pnrr, a favore della M3C1, con riferimento alla misura «sicurezza stradale 4.0», per implementazione di un sistema di monitoraggio dinamico per il controllo da remoto di ponti, viadotti e tunnel della rete viaria principale, per un importo complessivo di 450 milioni di euro;

    in materia di monitoraggio è intervenuto l'articolo 49, commi 1-5, del decreto-legge n. 76 del 2020 che opera una revisione complessiva della disciplina del sistema di monitoraggio dinamico per la sicurezza di ponti e viadotti e opere similari su strade e autostrade. Ulteriori disposizioni puntano inoltre a disciplinare la titolarità, in caso di attraversamento a livelli sfalsati tra due strade appartenenti a enti diversi, delle strutture che realizzano l'opera d'arte principale del sottopasso o sovrappasso, comprese le barriere di sicurezza nei sovrappassi;

    l'attuazione di tale riforma consentirà un aumento della sicurezza complessiva della rete stradale, in quanto la manutenzione di ponti, viadotti e cavalcavia sarà di competenza dell'Anas e/o delle società concessionarie autostradali, che hanno capacità di pianificazione e manutenzione migliori rispetto ai singoli comuni o alle province;

    considerati gli stanziamenti e gli interventi previsti occorre assumere tutte le iniziative necessarie affinché una quota definita degli stessi sia destina alla manutenzione e alla ricostruzione dei ponti sul fiume Po, considerata la loro strategicità nella rete di collegamento territoriale di una delle zone più congestionate del Paese;

    si cita, ad esempio, il Ponte di Casalmaggiore, realizzato a partire dalla primavera del 1955 (e aperto nel 1958) e percorso da un traffico sostenuto di circa 13.000 veicoli, di cui 2.000 Tir, indispensabile per il collegamento tra le regioni Emilia-Romagna e Lombardia e per il collegamento delle province di Parma, Cremona e Mantova. Negli ultimi anni ha mostrato in più occasioni gravi segnali di cedimento che ne hanno comportato la chiusura con i necessari interventi urgenti di ripristino e manutenzione, tantoché è stato riaperto al traffico con limitazioni di carico di velocità a partire dall'estate 2019 e con una «previsione di vita» residua stimata in 10 anni. Per tali motivi il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore in sede di Conferenza Unificata, il 24 gennaio 2018 aveva approvato il finanziamento del nuovo ponte per 60 milioni di euro, nell'ambito della ripartizione delle risorse per il rifacimento di opere infrastrutturali nel bacino del Po, in vista però del passaggio ad Anas di alcune strade provinciali (tra cui la strada statale 343 «Asolana» e quindi del ponte), ha successivamente stralciato il finanziamento per Casalmaggiore, lasciando 1.500.000 euro alla provincia di Parma per la progettazione di fattibilità (decreto ministeriale n. 1 dei 3 gennaio 2020). All'inizio del mese di aprile 2021 il ponte Casalmaggiore-Colorno è entrato a far parte delle opere in gestione Anas ed è in fase di elaborazione la convenzione tra Anas e provincia di Parma per la condivisione delle scelte progettuali e delle altre attività necessarie alla successiva realizzazione del ponte, e per regolamentare la gestione del sistema di monitoraggio strutturale del ponte;

    in provincia di Parma risulta compromesso, il Ponte «Giuseppe Verdi», che collega il parmense e il cremonese, dove da tempo oltre alle limitazioni di peso per i camion, sono in vigore i limiti di velocità, fissati a 50 km/h su tutto il ponte, e ridotti a 30 nella parte regolamentata dal senso unico alternato;

    sempre nel parmense risulta ancora in stallo la situazione relativa al Ponte di Parma «Nuovo Ponte Nord». Per tale infrastruttura, il decreto n. 32 del 2019, articolo 4, comma 6-quater ha previsto una fattispecie unica ed eccezionale, al fine di assicurare la piena fruibilità degli spazi ivi costruiti. La regione Emilia-Romagna, la Provincia di Parma e il Comune di Parma possono quindi adottare i necessari provvedimenti finalizzati a consentirne l'utilizzo permanente attraverso l'insediamento di attività di interesse collettivo sia a scala urbana che extraurbana, anche in deroga alla pianificazione vigente nei rispetto della pianificazione di bacino e delle relative norme di attuazione;

    si ricorda che nell'ottobre 2020 è stato dato il via libera alla possibilità di pianificare e programmare il trasferimento sui Ponte nord dell'Autorità distrettuale del fiume Po, con l'accordo del Ministero dell'ambiente, della regione Emilia-Romagna, del comune e della provincia di Parma Diego Rossi, e dell'Autorità distrettuale del fiume Po Meuccio Berselli. In tal senso sarebbe importante che si adottassero tutte le iniziative utili a far si che l'iter di trasferimento dell'Autorità distrettuale del fiume Po possa essere rapidamente concluso, al fine di dotare questo importante ente, che ha il compito di pianificare e programmare il governo dell'acqua nel Nord del Paese, di una sede unica e adeguata per i suoi uffici;

    nel mantovano, tra gli altri, si segnala la necessità di intervenire con la massima tempestività sul ponte stradale e ferroviario di Ostiglia-Revere, costruito nei 1949, dove da anni si attendono lavori di adattamento a ponte stradale del ponte ferroviario (dismesso nel luglio 2009), in modo da permettere la separazione dei flussi di marcia del traffico stradale nelle due direzioni nord-sud,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per destinare d'intesa con gli enti territoriali interessati, una quota predeterminata degli stanziamenti nazionali e a valere sulle risorse del Pnrr, previo incremento degli stessi, per la messa in sicurezza dei ponti e dei viadotti esistenti sul bacino del fiume Po e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli che presentano problemi strutturali e di sicurezza non più risolvibili con lavori di manutenzione, al fine di consentire la ripresa delle comunicazioni commerciali e dei trasporti delle persone in sicurezza in un territorio importantissimo per l'economia del Paese;

   ad adottare tutte le opportune iniziative di competenza per rendere più celere, laddove previsto, il trasferimento della gestione dei ponti in capo ad Anas;

   a valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza per nominare un commissario, previa intesa con gli enti territoriali competenti, con il compito accelerare le attività di messa in sicurezza dei ponti sui fiume Po e la realizzazione di quelli nuovi.
(7-00768) «Pezzopane, Delrio, Braga, Pizzetti, Incerti, Fragomeli, Rossi, Bonomo, Buratti, Morassut, Morgoni, Pellicani, Rotta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 19 giugno 2020 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono state definite le «Modalità e criteri di attivazione e gestione del servizio IT-Alert», al fine di consentire l'adozione di un adeguato sistema di allerta per rispondere alle esigenze derivanti dai cambiamenti climatici e ridurre il rischio di catastrofi;

   IT-Alert è il sistema di allarme pubblico che, attraverso una notifica istantanea sui telefoni cellulari, permette di informare i cittadini di situazioni gravi, previste od osservate nelle loro vicinanze, nonché di comunicare informazioni utili per il superamento di eventuali emergenze già avvenute o in corso;

   la piattaforma per l'attivazione del servizio, pensata e realizzata dal Dipartimento della Protezione civile, in collaborazione con la Fondazione Cima e la Fondazione Acrotec, ha superato le prime sessioni di test funzionali nel dicembre 2020. Come riportato dal sito della Fondazione Cima, già nel 2021 era previsto l'inizio della fase di sperimentazione operativa del servizio che, tuttavia, stando alle pochissime informazioni pubbliche, risulterebbe, tutt'oggi, ancora in via di implementazione;

   si è in assenza di alcuna informazione ufficiale relativa alle tempistiche, allo stato di avanzamento o alle cause di eventuali ritardi connessi all'avvio del servizio –:

   per quale motivo il servizio IT-Alert non sia ancora stato attivato;

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di accelerare la realizzazione dello strumento di cui in premessa, e per assicurarsi della effettiva funzionalità dello strumento in caso di eventi catastrofici tali quelli avvenuti durante l'estate.
(5-07226)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Capo dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale n. 738 del 2021 del giorno 3 dicembre 2021 sono stati individuati i programmi di intervento di servizio civile universale finanziati con le risorse del Fondo nazionale per il servizio civile, con gli stanziamenti previsti dal Pnrr e con quelli del Programma operativo nazionale «Iniziativa Occupazione Giovani», che attua la Garanzia Giovani in Italia, definiti dal Documento di programmazione finanziaria per il 2021;

   dal decreto dipartimentale n. 723 del 1° dicembre 2021, con il quale sono state approvate le graduatorie definitive relative ai programmi da realizzarsi in Italia, ai programmi da realizzarsi all'estero e ai programmi da realizzarsi nell'ambito del Pon-Iog, risulta che è stato positivamente valutato un numero complessivo di 857 programmi, corrispondenti a 77.848 operatori volontari, così distinti:

    810 programmi da realizzarsi in Italia per l'impiego di n. 76.639 operatori volontari;

    45 programmi da realizzarsi all'estero per l'impiego di 1.172 operatori volontari;

    2 programmi da realizzarsi nell'ambito del Pon-Iog per l'impiego di 37 operatori volontari;

   attualmente, le somme complessivamente disponibili per il Servizio civile universale per l'anno 2021 sono pari ad euro 304.353.294,00, così ripartite:

     euro 87.353.294,00, relativi a risorse statali;

     euro 200.000.000,00, relativi alle risorse in essere del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

     euro 17 milioni, relativi a nuove risorse Pnrr;

   con riferimento ai programmi da realizzarsi in Italia e all'estero, sulla base delle graduatorie approvate, delle istanze pervenute dagli enti interessati concernenti il ritiro di programmi di intervento e/o di progetti e la riduzione del numero di operatori volontari richiesto, la richiamata dotazione finanziaria consente il finanziamento di soli 484 programmi da realizzarsi in Italia, per 54.181 operatori volontari, di cui 32 con l'ulteriore misura di un periodo fino a tre mesi in un altro Paese dell'Unione europea, a fronte di 54.236 posti potenziali, e 35 programmi da realizzarsi all'estero, per 980 operatori volontari a fronte di 995 posti potenziali;

   come si evince e come peraltro denunciato in un comunicato congiunto della Conferenza nazionale enti servizio civile, Forum nazionale terzo settore, a fronte di 76.639 posizioni valutate positivamente dal Dipartimento politiche giovanili e servizio civile universale per programmi da realizzarsi in Italia, risultano stanziate risorse per sole 54.181 posizioni, ossia 22.458 in meno rispetto alle posizioni valutate –:

   se il Governo intenda, per quanto di competenza, valutare ogni possibile soluzione al fine di reperire le risorse necessarie per estendere agli oltre 22.000 giovani candidati esclusi l'opportunità di svolgere il servizio civile.
(4-10903)


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, istituita con decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999, è una delle agenzie fiscali che svolgono le attività tecnico-operative un tempo di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze;

   essa è sottoposta all'alta vigilanza del Ministero dell'economia e dello finanze e ai controlli previsti per legge ed esercitati dalla Corte dei conti;

   il proprio statuto ne definisce espressamente la missione, in particolare «l'Agenzia favorisce la crescita economica dell'Italia, facilitando la circolazione delle merci negli scambi internazionali» e «contribuisce alla fiscalità interna e alla tutela degli interessi finanziari del Paese e dell'Unione europea, provvedendo alla riscossione di tributi specifici e alla lotta all'evasione fiscale e alle frodi, anche attraverso poteri di polizia tributaria e giudiziaria» e ancora «concorre alla sicurezza e alla tutela dei cittadini, controllando le merci in ingresso nell'Unione europea e contrastando fenomeni criminali come contrabbando, contraffazione, riciclaggio e traffico illecito di armi, droga, rifiuti, alimenti e farmaci non rispondenti alla normativa sanitaria vigente» (Statuto dell'Adm, articolo 2, comma 1);

   recentemente diversi organi di stampa hanno fatto riferimento alla volontà del direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna, di convertire la natura dell'agenzia da lui diretta in una nuova forza di polizia, parallela e in parte sostitutiva alla Guardia di finanza;

   di ciò, l'opinione pubblica è venuta a conoscenza anche grazie alla video-intervista realizzata dal giornalista Ruggiero Capone per la testata «L'Opinione delle Libertà» al generale in congedo della Guardia di finanza Alessandro Butticé e pubblicata sul sito web della testata all'indirizzo https://www.opinione.it, ma se ne fa menzione anche su altre testate, tra cui «Sigmagazine» (all'indirizzo https://sigmagazine.it) dove, in un passaggio, si legge «l'ambizione di Minenna, mai negata, era di trasformare l'Agenzia in una forza di polizia»;

   se confermata, tale operazione andrebbe a creare la sesta forza di polizia in Italia, per di più dando vita a un duplicato di una forza di polizia esistente, senza rispondere a nuove esigenze di controllo –:

   se il Governo intenda chiarire se le indiscrezioni di cui in premessa corrispondano al vero e se trovi conferma la notizia della volontà da parte del direttore generale dell'Adm di convertire l'Agenzia da lui diretta in una nuova forza di polizia.
(4-10904)


   MURONI, FIORAMONTI, CECCONI, LOMBARDO, FUSACCHIA, BOLDRINI, MAGI, ORFINI, EHM e SARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   «Lo scorso venerdì ho ricevuto una telefonata da un parente del ragazzo, che mi ha raccontato di aver avuto la comunicazione da parte del Consolato Tunisino in Italia sulla morte per cause naturali di Abdel Latif». A parlare è Majdi Karbai, deputato del parlamento tunisino che, da anni, si occupa del traffico illegale di rifiuti dalla Tunisia all'Italia e di migrazioni, in particolare dei rimpatri forzati dei suoi concittadini. È un punto di riferimento per chi subisce abusi e ingiustizie, per chi si trova nei centri di detenzione amministrativa, non è un caso che i familiari di Latif siano arrivati a lui. Questo è quanto si legge in un articolo pubblicato da «Fanpage.it» il 6 dicembre 2021;

   Karbai si mobilita immediatamente, prende contatto con il consolato e capisce subito che il caso del suo concittadino necessita di approfondimenti: trasferito il 24 novembre 2021 dal Cpr di Ponte Galeria, passa prima per l'ospedale Grassi di Roma e da qui al reparto psichiatrico dell'ospedale San Camillo dove muore alle prime ore del mattino del 28 novembre. Comincia da questo momento la ricercò della verità: «La mamma aspettava una telefonata del tutto diversa, attendeva che il figlio partito per cercare un'alternativa di vita la chiamasse per dirgli che andava tutto bene: è stato straziante sentire le sue urla dall'altra parte del telefono». Ma soprattutto i familiari confermano che il ragazzo quando è partito per attraversare il Mediterraneo stava bene fisicamente, non aveva malattie croniche e non aveva mai manifestato disturbi psichici;

   si attiva anche il Garante dei detenuti che accede al Cpr romano assieme ad un consigliere regionale. I due esponenti istituzionali visionano l'incartamento riferito al giovane tunisino e subito notano una cosa: il 25, 26 e 27 novembre 2021 Abdel Latif viene «contenuto», ovvero legato al letto nel reparto psichiatrico; della contenzione si conosce l'orario di inizio, ma non quella di fine. Ad oggi nessuno ha ancora smentito che sia stato legato al letto per tre giorni;

   Karbai si chiede «perché alla famiglia è stata comunicata immediatamente la morte per cause naturali? Perché sul corpo del ragazzo non è stata disposta immediatamente l'autopsia?». Il deputato tunisino ricostruisce poi il contesto in cui è avvenuto il viaggio e la detenzione di Abdel Latif. «Notiamo un ulteriore incremento dei voli di rimpatrio dall'Italia, che dà 8 milioni di euro alla Tunisia grazie a una pseudo convenzione, per garantire la sorveglianza delle coste del Mediterraneo e per riprendersi i migranti. Perché dico pseudo convenzione? Perché nessuno dei due parlamenti l'ha mai discussa». Da gennaio 2021 a oggi i rimpatri forzati dall'Italia alla Tunisia sono stati oltre 1.600 –:

   di quali elementi disponga il Governo circa le cause che hanno condotto alla morte Abdel Latif;

   se corrisponda al vero l'aumento di rimpatri dall'Italia alla Tunisia, se esista una convenzione tra Italia e Tunisia in relazione a quanto esposto in premessa e quali ne siano gli eventuali contenuti.
(4-10912)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un giovane ricercatore italiano, Davide Giri, è stato barbaramente assassinato a New York giovedì 2 dicembre 2021 sera, mentre rientrava alla Columbia University;

   responsabile dell'omicidio è risultato essere il 25enne Vincent Pinkney, afroamericano di Harlem, pregiudicato più volte arrestato per crimini violenti e a piede libero, malgrado la propria appartenenza ad una fra le bande più aggressive newyorkesi;

   Pinkney ha già beneficiato in passato di importanti sconti di pena –:

   quali iniziative il Governo italiano intenda assumere per sensibilizzare le autorità e l'opinione pubblica americane sull'accaduto e circa, la necessità che un crimine di tale gravità e brutalità sia perseguito e sanzionato adeguatamente.
(4-10908)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI e OCCHIONERO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Servizio cinofili dell'Arma dei Carabinieri è stato istituito ufficialmente a Firenze il 9 giugno 1956 presso il Centro Carabinieri Cinofili nel quartiere Castello, anche se, in via sperimentale, era già stato introdotto nel 1950 con l'addestramento di 3 unità cinofile presso la caserma Baldissera, sempre a Firenze;

   il successo di queste unità, sia in campo di polizia giudiziaria, sia in impieghi in casi di interventi straordinari, come quello della ricerca di persone disperse in caso di calamità naturali, è riconosciuto in tutta Italia;

   ad oggi, il Servizio cinofili dell'Arma conta il «Centro cinofili» con sede a Firenze, 21 nuclei cinofili distribuiti sul territorio nazionale, una squadra cinofili per il Nucleo Carabinieri di Castelporziano e un'unità presso la stazione Carabinieri Aeroporto/Milano-Linate e la Compagnia Carabinieri Aeroporti Roma-Fiumicino;

   il «Centro-cinofili» di Firenze risiede, per una parte, presso una villa di proprietà privata a Castello in affitto e, per una parte, presso un'area demaniale in cui si trovano i cani (circa cinquanta), il canile e il campo di addestramento;

   già nel lontano 2015, alla scadenza del contratto d'affitto, la prefettura aveva pubblicato un avviso, con scadenza 13 febbraio 2015, rivolto sia a soggetti privati che a quelli pubblici, per reperire, in affitto, un ampio immobile dove spostare il Centro;

   l'edificio ricercato in questione doveva avere tutta una serie di condizioni precise: doveva essere nel comune di Firenze o in zone limitrofe, con una superficie complessiva di circa 7.000 metri quadrati da adibire a caserma e canili e con un terreno di circa 59.000 metri quadrati dove svolgere l'addestramento. Doveva essere indipendente, vicino alle principali strade di comunicazione, con impianti a norma sotto il profilo della sicurezza dei luoghi di lavoro, dell'eliminazione delle barriere architettoniche, di risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili;

   questo avviso, al momento della scadenza, non ha ricevuto alcuna offerta di locazione;

   al termine del lungo contenzioso con i proprietari della parte privata dello stabile, è arrivata la sentenza di sfratto, con lo sfratto esecutivo che era calendarizzato per il 13 ottobre 2021;

   inevitabilmente, per evitare complicazioni logistiche e la frammentazione del servizio, il Comando generale dell'Arma dei Carabinieri ha deciso di avviare le procedure per il rilascio dello stabile e di trasferire l'intero «Centro Cinofili» presso una nuova sede da progettare e realizzare a Pisa. Per fare ciò ha chiesto di conseguenza un differimento dello sfratto al gennaio 2023;

   nel corso di un'intervista rilasciata ad una testata nazionale, il segretario generale dell'Unione sindacale italiana Carabinieri (Usic), Yuri Carrai, ha riferito che il Centro potrà restare a Castello fino al 13 luglio 2022;

   al termine di questa data, i militari conduttori e le loro famiglie, oramai residenti da anni sul territorio fiorentino, rischiano, in mancanza di alternative, di doversi trasferire fuori dalla città metropolitana di Firenze;

   il Centro cinofili è un'eccellenza presso la quale si formano unità cinofile per varie forze armate e per forze di polizia nazionali e straniere –:

   se il Ministro interrogato stia adottando iniziative per interloquire con la proprietà dell'area dove è ubicato attualmente il centro cinofili;

   se stia compiendo tutti gli sforzi possibili per poter mantenere il «Centro Cinofili» nell'area metropolitana di Firenze.
(5-07228)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   GRIMALDI, MARTINCIGLIO, ALEMANNO, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, SCERRA, TROIANO e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 816 e seguenti, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 - legge di bilancio 2020 a decorrere dal 2021, ha introdotto il canone unico in sostituzione della Tosap e della Cosap, comprensivo di qualunque altro canone ricognitorio o concessorio previsto dalle vigenti norme e dai regolamenti comunali e provinciali;

   il predetto canone per l'occupazione delle aree e degli spazi del demanio o del patrimonio indisponibile, destinati a mercati realizzati anche in brutture attrezzate, di cui ai commi da 837 a 847 dell'articolo 1 della suesposta legge di bilancio 2020, traeva origine proprio dall'esigenza di ridurre l'onere della tassazione sulle occupazioni di suolo pubblico a carico degli operatori commerciali, segnatamente aumentato negli anni per un'errata o distorta applicazione delle norme da parte di molti comuni italiani;

   al riguardo, gli interroganti rilevano come, nonostante quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo n. 5-06395, presentato a luglio 2021, in cui si segnalavano evidenti difformità per le tariffe di alcuni regolamenti emanati in diversi comuni italiani, (che annullavano di fatto il cosiddetto meccanismo del frazionamento orario e contrastavano con l'obiettivo del canone unico patrimoniale), evidenziando la necessità d'introdurre una disciplina unica per tutti i comuni, (finalizzata al superamento delle situazioni di contrasto tra fonti secondarie di livello locale e legge istitutiva del canone unico patrimoniale), il Ministero interrogato precisava, che il canone di concessione per l'occupazione delle aree e degli spazi appartenenti al demanio, applicandosi in deroga alle disposizioni concernenti il canone di cui al comma 816 del citato articolo 1, ha sostituito le diverse entrate comunali, non ravvisando, pertanto, la necessità di intraprendere ulteriori iniziative, al fine di disciplinare la potestà regolamentare degli enti locali in materia di tariffazione del canone patrimoniale;

   allo stato attuale, gli interroganti evidenziano, tuttavia, come le difficoltà applicative dei regolamenti permangano nella loro totalità, considerato che numerosi enti locali hanno introdotto coefficienti moltiplicatori e indici, che, di fatto, stravolgono le tariffe base stabilite dalla legge n. 160 del 2019 –:

   se, alla luce delle suesposte considerazioni, il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, nell'ambito delle sue competenze, al fine di definire i contenuti e le modalità applicative del canone unico per le occupazioni ricorrenti, per la corretta determinazione delle tariffe a carico degli operatori commerciali su aree pubbliche, ed evitare il perpetuarsi di confusione nei confronti degli enti locali, nell'esatta applicazione delle disposizioni citate in premessa.
(5-07229)


   CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva 2004/109/CE ha previsto l'obbligo, per le società quotate nei mercati regolamentati dell'Unione europea, di pubblicare la propria relazione finanziaria annuale in un formato elettronico unico di comunicazione;

   in attuazione della direttiva Transparency, il regolamento (CE) 2019/815 del 17 dicembre 2018 (cosiddetto regolamento Esef - European Single Electronic Format) ha imposto, alle società quotate nei mercati regolamentati dell'Unione europea, l'obbligo di redigere la relazione finanziaria nel formato Xhtml e di marcare i bilanci consolidati Ifrs contenuti in tale relazione utilizzando il linguaggio di marcatura Xbrl. Tale strumento rappresenta un'importante innovazione nel sistema di reporting economico-finanziario e mira a ottenere una sostanziale comparabilità a livello comunitario, nonché una maggiore trasparenza dei rapporti finanziari. L'obbligo di pubblicare la relazione finanziaria annuale in formato Esef avrebbe dovuto originariamente applicarsi a partire dall'esercizio finanziario avente inizio il 1° gennaio 2020;

   in considerazione della crisi da COVID-19 e al fine di concedere agli emittenti un periodo di tempo ragionevole per adattarsi all'utilizzo della nuova tecnologia, il Parlamento europeo e il Consiglio, hanno disposto la proroga di un anno dell'entrata in vigore del regolamento Esef. Tale proroga è stata recepita nell'ordinamento italiano con la legge di conversione del decreto-legge n. 183 del 2020, che ha previsto, all'articolo 3, comma 11-sexies, l'applicazione delle citate disposizioni alle relazioni finanziarie annuali relative agli esercizi avviati a decorrere dal 1° gennaio 2021;

   è inoltre prevista l'adozione da parte del Mef, sentita la Consob, di un apposito principio di revisione in relazione all'obbligo dei revisori legali degli emittenti di esprimersi sulla conformità al regolamento Esef del progetto di bilancio d'esercizio e del bilancio consolidato, compresi nella relazione finanziaria annuale. Infine, si prevede la delega regolamentare alla Consob delle eventuali disposizioni necessarie per l'attuazione della nuova disciplina;

   a parere dell'interrogante, è di cruciale importanza che il Mef e la Consob definiscano quanto prima le modalità applicative della disciplina; i tempi sono stretti, anche in considerazione del fatto che alcune tra le principali società emittenti provvedono usualmente ad approvare il progetto di bilancio già nel corso del mese di febbraio –:

   quale sia lo stato di attuazione del regolamento Esef di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire l'implementazione dell'articolata normativa summenzionata, sì da consentire agli operatori del settore di avere tempi congrui per adeguarsi alle nuove disposizioni in materia.
(5-07230)


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, introduce alcune norme di contrasto all'evasione e alle frodi fiscali in più settori;

   in particolare, per contrastare è ridurre l'evasione e le frodi fiscali nella filiera della distribuzione dei carburanti e accise sui prodotti energetici, gli articoli da 5 a 11 del citato decreto contengono norme volte a limitare i casi di utilizzo della dichiarazione d'intento per la non applicazione dell'Iva, a modificare i requisiti di affidabilità e onorabilità dei soggetti operanti nei vari passaggi della filiera distributiva, a obbligare i depositi fiscali più grandi ad adottare il sistema informatizzato Infoil nonché a trasmettere, per via telematica, il documento di accompagnamento doganale per il trasporto di carburanti, energia elettrica e gas naturale trasportati e forniti ai consumatori finali;

   la relazione tecnica allegata al provvedimento evidenzia che le disposizioni sopra richiamate aumentano l'affidabilità degli operatori del settore, agevolano l'attività di accertamento, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, e prevengono l'insorgenza di fenomeni evasivi;

   la citata relazione stima un recupero di 75 milioni di euro annui di maggiori entrate dal contrasto alle frodi sull'accisa di cui 64 milioni di euro su prodotti energetici e 11 milioni di euro su alcolici (articolo 5); 200 milioni di euro annui a fronte delle norme introdotte dall'articolo 6 sulla prevenzione delle frodi nella commercializzazione e distribuzione carburanti; 60 milioni di euro annui dall'articolo 7 che prevede il contrasto all'illecito utilizzo di idrocarburi ed altri prodotti; 81,1 milioni di euro annui, in termini di minori spese, dalla revisione dell'agevolazione sul gasolio usato come carburante di cui all'articolo 8; 120 milioni di euro di maggiori entrate annue dall'estensione prevista dall'articolo 10 dell'obbligo per gli esercenti depositi fiscali per lo stoccaggio di prodotti energetici con capacità non inferiore a 3.000 metri cubi di dotarsi di un sistema informatizzato per la gestione della detenzione cosiddetta Infoil e infine 480 milioni di euro annui di maggiori entrate a fronte della presentazione telematica del documento di accompagnamento prodotti assoggettati ad accisa di cui all'articolo 11 –:

   anche tenendo conto degli effetti sull'economia dall'emergenza epidemiologica, quali siano le maggiori entrate accertate secondo le norme richiamate in premessa e quelle relative al contrasto delle frodi in ambito sanitario durante il COVID-19.
(5-07231)


   PORCHIETTO, MARTINO, CATTANEO, GIACOMETTO, GIACOMONI e PEREGO DI CREMNAGO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge «anti-frodi» (decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157) nel settore dei bonus fiscali edilizi ha generato sconcerto tra contribuenti e operatori. Le banche non accettano più cessioni del credito; le imprese hanno problemi di liquidità i cantieri si paralizzano;

   l'assenza del decreto applicativo del Ministero della transizione ecologica che dovrà essere emanato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto n. 157 del 2021 e che dovrà stabilire i valori massimi (prezzi) per ciascuna categoria di beni ai fini del rilascio dell'osservazione, impedisce la certezza nella prosecuzione di molte attività;

   nonostante le Faq presenti sul sito dell'Agenzia delle entrate e la circolare dell'Agenzia n. 16/E del 29 novembre 2021, esplicativa dei contenuti del decreto-legge n. 157 del 2021 restano aperte diverse questioni;

   a) in merito al bonus facciate al 90 per cento per le spese effettuate entro il 31 dicembre 2021, occorre comprendere entro quale termine del 2022 devono essere completati i lavori per usufruire integralmente dell'agevolazione;

   b) occorre inoltre comprendere se siano detraibili le spese dei professionisti per le prestazioni richieste dal decreto n. 157 del 2021;

   c) occorre comprendere se siano detraibili gli oneri finanziari richiesti dalle banche alle imprese che cedono loro il credito e che queste riaddebitano a cascata sul contribuente o sul condominio;

   d) occorre comprendere se l'asseveratore che deve apporre il visto di conformità fiscale, debba verificare la corrispondenza tra la spesa sostenuta e i lavori effettuati al momento del rilascio del visto;

   e) occorre comprendere se soggetti passivi Ires, che possiedono a qualsiasi titolo l'immobile, potranno fruire con certezza del bonus facciate nel 2022, alle medesime condizioni dei soggetti passivi Irpef –:

   se non ritenga opportuno chiarire i diversi aspetti applicativi controversi in merito all'applicazione dei bonus edilizi, evidenziati in premessa, allo scopo di dare certezze agli operatori e consentire il buon fine delle opere avviate.
(5-07232)


   APRILE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 3-bis della legge n. 58 del 28 giugno 2019 (di conversione del cosiddetto «Decreto Crescita»), in accoglimento di un emendamento a firma dell'interrogante, è stato soppresso – per i contratti di locazione stipulati in regime di tassazione agevolata della «cedolare secca» – l'obbligo (previsto per il contribuente dal comma 3 dell'articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23) di comunicazione della proroga dei contratti in tale regime, ed è conseguentemente, abrogata la relativa sanzione (articolo 3-bis «Al comma 3 dell'articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, in materia di cedolare secca sui canoni di locazione, l'ultimo periodo è soppresso»);

   ciononostante l'Agenzia delle entrate – nel caso in cui il contribuente con contratto in regime di cedolare secca, ometta di inviare la comunicazione della proroga – opera d'ufficio la revoca della cedolare e notifica l'avviso di liquidazione per mancato versamento dell'imposta di registro per annualità successive alla prima (applicando anche la sanzione del 30 per cento dell'imposta), anche nel caso in cui sia stato regolarmente assolto l'obbligo di versamento dall'imposta sostitutiva e i redditi da cedolare secca siano stati inseriti nel relativo quadro della dichiarazione;

   è evidente come, in tale evenienza, il contribuente, ricevuti gli avvisi, sia costretto a effettuare delle inutili, e a volte onerose, attività, volte a dimostrare la propria volontà di non revocare il regime fiscale, già indicato al momento della registrazione del contratto;

   è altrettanto evidente come tale comportamento dell'amministrazione finanziaria, generi confusione per i contribuenti, e come ciò debba ritenersi inammissibile, specie in un periodo come quello che si sta vivendo, sicuramente complicato sul fronte degli obblighi fiscali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di adottare iniziative con urgenza per superare questa situazione di confusione, facendo sì che l'Agenzia delle entrate effettui i dovuti controlli prima di procedere con la notifica degli avvisi di liquidazione.
(5-07233)


   ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge dell'11 novembre 2021 n. 157 ha esteso il visto di conformità a tutte le comunicazioni di opzione per le detrazioni edilizie;

   con provv. n. 312528 pubblicato il 12 novembre 2021, l'Agenzia delle entrate ha reso disponibile il nuovo modello per la comunicazione delle opzioni per la cessione del credito o per lo sconto in fattura relative alle detrazioni previste per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica;

   l'articolo 1, comma 1, lettera b) del decreto-legge n. 157 del 2021 introduce all'articolo n. 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 il nuovo comma 1-ter, ai sensi del quale, nel caso di esercizio delle opzioni per sconto o cessione del credito di imposta, il contribuente richieda il visto di conformità (lettera a), i tecnici abilitati asseverino la congruità delle spese sostenute secondo le disposizioni dell'articolo n. 119, comma 13-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 (lettera b);

   la novità di cui alla suddetta lettera a) implica l'estensione del visto di conformità a tutte le opzioni esercitate ai sensi dell'articolo n. 121, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020;

   la novità di cui alla lettera b) del nuovo comma 1-ter dell'articolo n. 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 implica l'estensione dell'obbligo di attestazione di congruità delle spese sino ad oggi richiesta solo in relazione alle spese agevolate per interventi di efficienza energetica con ecobonus o superbonus e alle spese agevolate per altri tipi di interventi con superbonus a tutte le spese agevolate che sono oggetto delle opzioni esercitate ai sensi dell'articolo n. 121 comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020;

   le disposizioni introdotte, entrate in vigore il 12 novembre 2021, comportano che tutte le opzioni ex articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 che saranno esercitate da tale data in avanti, dovranno essere accompagnate dall'attestazione della congruità dei prezzi, a cura di un tecnico abilitato, la cui esistenza dovrà essere verificata dal professionista incaricato di rilasciare il visto di conformità sulla comunicazione di opzione –:

   se intenda chiarire se l'attestazione di congruità non sia dovuta per quelle spese che, per cassa o per competenza, a seconda del soggetto beneficiario che le sostiene, si considerano sostenute prima del 12 novembre 2021, ancorché la relativa comunicazione di opzione risulti presentata solo a partire da tale data, nonché se il costo sostenuto per il visto di conformità anche per i bonus diversi dal 110 per cento sarà deducibile come costo ed entro quando sarà adottato il decreto che indichi i contenuti minimi e gli opportuni chiarimenti sulle modalità operative del visto e delle asseverazioni.
(5-07234)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LO MONTE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il progetto definitivo per il raddoppio ferroviario nella regione Sicilia della tratta Fiumefreddo-Letojanni sulla linea Messina- Catania, in fase approvativa è stato sottoposto ad un lungo iter burocratico, con l'acquisizione di tutti i pareri necessari da parte degli enti interessati, fra questi il parere n. 3166 dell'8 novembre 2019, integrato con il successivo parere n. 3289 del 28 febbraio 2020 della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che seppur licenzia positivamente il progetto, pone alcune prescrizioni;

   tra queste, la prescrizione n. 6, «Recupero linea storica Alcantara-Randazzo», prevede testualmente che «dovrà essere definito e presentato il progetto di recupero dell'infrastruttura e del ripristino delle aree interessate dagli interventi di realizzazione. Il proponente dovrà avviare e completare con gli enti locali i progetti di utilizzo e sottoporre al Mattm il progetto condiviso», pertanto, la Soprintendenza dei beni culturali e il Ministero della cultura (come ente coinvolto) sono onerati dalla prescrizione n. 6 a vigilare sull'ottemperanza da parte dell'ente appaltante, essendo detta ottemperanza propedeutica all'approvazione del progetto esecutivo in quanto sottende alla realizzazione di un'opera «compensativa» delle opere di raddoppio ferroviario per ciò che concerne l'impatto sul territorio;

   il progetto prevede la realizzazione di una linea ferroviaria su tracciato completamente diverso dall'esistente che, sia per le caratteristiche tecniche, sia per la forte urbanizzazione delle aree attraversate, non è possibile raddoppiare in adiacenza;

   la tratta esistente Fiumefreddo-Giampilieri, rimanendo pertanto esclusa dal progetto di raddoppio, andrebbe dismessa, così come la stazione di Taormina-Giardini e l'intera tratta storica compresa tra Alcantara e Letojanni, rete ferroviaria di fondamentale importanza per il trasporto pubblico locale, interessato da una forte presenza turistica; inoltre, la dismissione di questa tratta renderebbe impossibile anche la riattivazione della linea dismessa Alcantara-Randazzo, inserita tra le linee ferroviarie ad uso turistico da salvaguardare, con la legge n. 128 del 2017;

   per la funzionalità di entrambe le tratte, è necessario prevederne la continuità con la linea veloce; ciò potrebbe essere realizzato, nella parte nord, con l'interconnessione con la futura galleria di Taormina, nei pressi dell'attuale stazione di Letojanni; a sud, l'attuale progetto non prevede invece alcun collegamento che, invece potrebbe essere realizzato attraverso un collegamento tra la vecchia stazione Alcantara e la nuova linea veloce;

   il tracciato della vecchia linea dismessa ha caratteristiche di pendenza e plano-altimetriche compatibili con l'esercizio ferroviario locale; per tale scopo, si potrebbe utilizzare una breve tratta ferroviaria ottenuta dalla riattivazione della ferrovia dismessa Alcantara-Randazzo per un tratto di 2.260 metri, seguita da una rampa di raccordo in curva verso la linea veloce in località Trappitello; la realizzazione di tale infrastruttura avrebbe un costo modesto, somme facilmente reperibili tra quelle a disposizione del progetto di raddoppio ferroviario Fiumefreddo-Giampilieri –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, risulti che i competenti uffici dei Ministeri coinvolti abbiano provveduto alle opportune verifiche sull'ottemperanza da parte degli enti preposti ai dettami della prescrizione n. 6, propedeutica all'approvazione del progetto esecutivo per la riattivazione della Alcantara-Randazzo e sul corretto delinearsi dell'indispensabile raddoppio ferroviario Messina-Catania;

   se i Ministri interrogati non ritengano possano essere poste le condizioni per adottare iniziative volte ad apportare una variante al progetto per l'inserimento del raccordo in contrada Trappitello, in modo tale da consentire sia il mantenimento della linea storica tra Letojanni ed Alcantara, sia la riattivazione della dismessa linea Alcantara-Randazzo.
(4-10909)


   BELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il ponte dell'industria, noto come «Ponte di Ferro», è un'arteria fondamentale che collega via di Porto Fluviale e via Antonio Pacinotti nei popolosi quartieri di Ostiense e Portuense nella città di Roma;

   la suddetta infrastruttura ha anche un valore storico in quanto luogo di eventi di alto rilievo per la memoria della comunità romana e non, come, ad esempio, «l'eccidio del ponte dell'industria»;

   la sera del 2 ottobre 2021, il giorno prima delle elezioni comunali a Roma del 3 e 4 ottobre 2021, un incendio ha provocato una deformazione strutturale e il crollo di una delle passerelle laterali;

   tale evento ha reso inagibile la struttura da quella data, inibendo il passaggio di mezzi e pedoni;

   secondo alcuni articoli apparsi sulla stampa nell'immediatezza dell'evento e nel novembre 2021, alcune indagini potrebbero rilevare una possibile origine dolosa dell'evento;

   non appare escludibile un movente di tipo discriminatorio diretto contro un gruppo di persone senzatetto che trovavano rifugio sotto l'arcata della struttura;

   in seguito alla chiusura del ponte la mobilità interna, già molto congestionata, dei quartieri di Portuense e Ostiense, ha raggiunto un livello di criticità insostenibile;

   si ipotizza che la durata dei lavori potrebbe vedere la fine addirittura nel 2022/2023, lasciando il transito chiuso a persone e veicoli per due anni –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a prevedere un supporto per Roma Capitale, con l'obiettivo di riaprire un'arteria di mobilità così importante per la capitale d'Italia;

   se sia a conoscenza delle possibili soluzioni tecniche, nonché di valorizzazione di un bene storico come quello di cui in premessa, anche con il coinvolgimento di altre amministrazioni competenti.
(4-10911)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 novembre 2021, in corso Giulio Cesare, nel tratto compreso fra corso Novara e corso Emilia nel quartiere Aurora di Torino, si è svolto l'ennesimo raduno abusivo che ha visto circa un centinaio di anarchici riversarsi in strada, utilizzando impianti musicali ad alto volume, invadendo interamente la carreggiata e bloccando il traffico veicolare dalle ore 20:00 alle ore 21:00 circa;

   l'episodio, soltanto l'ultimo in ordine temporale, ha creato notevoli disagi alla popolazione residente e agli automobilisti che percorrevano il tratto di strada interessato dal raduno, oltre ad un ingente dispiego di uomini e mezzi delle forze dell'ordine accorsi sul luogo che si sono limitati a far defluire il traffico in direzioni limitrofe, in attesa della conclusione dell'evento;

   il reiterarsi e l'alta frequenza con cui tali raduni illegali si svolgono nella città di Torino, mettono la stessa in pietose condizioni di degrado e insicurezza, che pregiudicano l'incolumità di passanti e commercianti ed il diritto alla quiete dei residenti di turno;

   il gruppo di anarchici pare essere già noto alle forze dell'ordine locali in quanto solo poche settimane fa aveva occupato una palazzina vuota in via Bersezio –:

   se sia stato dato il necessario preavviso dagli organizzatori dell'evento di cui in premessa e quali iniziative siano state poste in essere, per quanto di competenza, per impedire lo svolgimento dell'evento, sia in fase preventiva, che successivamente, considerati i profili di ordine pubblico.
(4-10905)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da diversi articoli di stampa si apprende che l'assessore all'istruzione del comune di Sassuolo ha presentato una delibera per finanziare, attraverso un apposito bando e con una spesa pari a diecimila euro, corsi per studenti delle scuole superiori in cui «contrastare la dittatura culturale del pensiero unico» propugnato dai media;

   da parte dell'assessore vi sarebbe quindi l'intenzione di tenere nelle scuole un corso, composto da cinque conferenze, su tesi «No Vax» e quindi antiscientifiche;

   l'assessore Ruini negli ultimi mesi è già stato al centro di diverse polemiche per via delle sue posizioni a cavallo tra no Green Pass e no Vax tanto che prima dell'avvio dell'anno scolastico aveva invitato i presidi a non controllare il green pass agli insegnanti;

   a parere dell'interrogante l'iniziativa dell'assessore Ruini, oltre a sottrarre delle risorse alla collettività per destinarle a dubbi e irragionevoli fini, ha prodotto un'analisi, a giudizio dell'interrogante, insensata e infondata, su una presunta dittatura del pensiero unico nella scuola contro la quale propone una sorta di processo di rieducazione, offendendo al contempo insegnanti, studenti e famiglie alla prese con il terzo anno scolastico consecutivo svolto in condizioni di emergenza sanitaria e con enormi sacrifici, ritenendo la scuola e l'ambiente familiare non in grado di sviluppare il pensiero critico degli studenti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere i Ministri interrogati per evitare che all'interno della scuola pubblica possano essere organizzati e svolti conferenze, incontri, convegni, cicli di studi e appuntamenti similari volti a sostenere e diffondere tesi e argomenti privi di qualsiasi valore scientifico e pericolosi per l'incolumità della salute pubblica che coinvolgano studenti, famiglie e personale scolastico.
(4-10910)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che la storica azienda veneziana «Speedline» un'eccellenza nel panorama nazionale e internazionale, che rifornisce dei cerchi in lega marchi come Ferrari e Porsche, con precisi impegni di investimento presi con il territorio, delocalizza la produzione in Polonia;

   dalla direzione aziendale, è arrivata la conferma ufficiale di quanto trapelato nei giorni scorsi: il gruppo Ronal ha deciso di cessare l'attività dello stabilimento di Tabina (Santa Maria di Sala) entro la fine del 2022 per delocalizzare la produzione;

   l'azienda si difende spiegando che, negli ultimi due anni, l'eccessivo costo di produzione ha portato il gruppo a perdere fatturato;

   gli oltre 600 dipendenti (cui si aggiungono più di cento posti relativi all'indotto), appresa la notizia, hanno bloccato subito la produzione; lo stabilimento è rimasto fermo; ora a turno continuano lo sciopero;

   i vertici dell'azienda hanno affidato alla direzione aziendale e allo studio Alix Partners, per la parte economico-finanziaria, e allo studio legale Bonelli Erede, l'incarico di presenziare al tavolo con le parti sociali;

   i sindacati si sono da subito attivati, hanno fissato diversi incontri nei prossimi giorni, con il sindaco di Venezia, poi attraverso l'unità di crisi della regione Veneto hanno chiesto la convocazione di un tavolo al Ministero dello sviluppo economico, spiegando che sono disponibili a discutere di un nuovo piano industriale o di qualsiasi prospettiva implichi il mantenimento di tutti i posti di lavoro nel sito veneziano;

   la decisione dell'azienda è irricevibile tanto che tutte le istituzioni devono fare fronte comune contro la delocalizzazione e difendere le centinaia di posti di lavoro per il bene di questo territorio;

   dalle ultime stime si evince che nel 2020 in Veneto gli occupati sono diminuiti del -2,4 per cento, mentre disoccupati e inattivi sono cresciuti del 5,3 per cento con 130 mila persone in cerca di lavoro; sicuramente questo non è un dettaglio da sottovalutare;

   è sicuramente necessaria un'attenta riflessione sulle motivazioni che inducono le multinazionali a delocalizzare e occorre adottare provvedimenti urgenti contro questa inaccettabile politica, peraltro attuata all'interno dell'Unione europea –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, alla luce dei fatti esposti in premessa, per la salvaguardia dei posti di lavoro di questa azienda e per la tutela di tutti i lavoratori, sempre più spesso vittime della delocalizzazione selvaggia delle multinazionali.
(5-07223)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   GEMMATO e BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni 17 e 18 settembre 2021 si è tenuta a Pisa la prima riunione de «L'Officina di Galeno» evento organizzato da A.s.so. F.a.r.m., U.e.s.f.; Farmacie comunali Pisa S.p.a. e S.i.r.ca. al quale hanno partecipato i massimi esperti nazionali (medici, farmacisti e giuristi) in tema di Cannabis per uso medico;

   in tale sede scientifica d'eccellenza sono state accertate le seguenti criticità in materia:

    1) la produzione nazionale di cannabis medica non è sufficiente a soddisfare il grande fabbisogno per le cure mediche dei pazienti così come, invece, disposto dall'articolo 18-quater del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148;

    2) la conseguente e necessaria importazione del prodotto da mercati esteri causa un impatto negativo rilevante sul bilancio del Servizio sanitario nazionale/regionale che potrebbe essere notevolmente ridotto se, così come disposto dal predetto decreto, fosse sviluppato un settore industriale italiano individuando uno o più enti o imprese da autorizzare alla coltivazione e alla trasformazione;

    3) riguardo all'offerta sanitaria regionale sussistono diseguaglianze per i pazienti dovuti alle differenti politiche attuate dalle singole amministrazioni che determinano rilevanti differenze di costo di acquisto del farmaco da parte dei cittadini;

    4) la mancanza di funzionalità della distribuzione del farmaco determinata dal meccanismo della distribuzione diretta per il tramite delle strutture sanitarie pubbliche ovvero delle farmacie ospedaliere che potrebbe, invece, essere nettamente migliorata utilizzando la distribuzione tramite la rete territoriale delle farmacie pubbliche e private in convenzione;

    5) la mancanza di programmazione ministeriale in tema di formazione rivolta alle professioni sanitarie interessate quali medici e farmacisti, elemento che risulta, invece, richiamato dal predetto articolo 18-quater del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per incrementare la produzione di cannabis per uso medico al fine di soddisfare il fabbisogno nazionale, così come disposto dall'articolo 18-quater del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, valutando, in tal senso anche l'adozione di un'iniziativa normativa di riordino in materia di cannabis e dei suoi diversi usi.
(5-07235)


   LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione italiana di oncologia medica (Aiom) ha recentemente divulgato l'ultimo rapporto sui numeri del cancro in Italia: nel nostro Paese, nel 2021, sono diminuiti i decessi per tumori ed è migliorata la sopravvivenza. Per il 2021 sono state stimate 181.330 morti per neoplasie, 1.870 in meno rispetto al 2020. Negli ultimi sei anni si è altresì osservato un calo complessivo della mortalità per cancro del 10 per cento negli uomini e dell'8 per cento nelle donne. Le percentuali di sopravvivenza a 5 anni per tutti i tumori sono invece risultate in incremento, attestandosi al 59,4 per cento negli uomini ed al 65 per cento nelle donne;

   nell'analisi dei dati di mortalità ha giocato un ruolo fondamentale la pandemia da Sars-CoV-2, che ha avuto effetti negativi sull'organizzazione dei servizi sanitari, inclusi quelli oncologici quali screening e procedure diagnostiche e terapeutiche;

   l'emergenza pandemica ha sottolineato nel nostro Paese la forte sofferenza delle reti di cura territoriali, mettendo in luce una situazione di disomogeneità di risposta assistenziale che non solo cambia di regione in regione, ma che si differenzia anche all'interno della stessa Unione europea;

   in questo contesto, il 3 febbraio 2021, la Commissione europea ha elaborato e presentato al Parlamento ed al Consiglio europeo il nuovo «Piano europeo di lotta contro il cancro», che contiene azioni concrete ed ambiziose volte a sostenere, coordinare ed integrare gli sforzi profusi da tutti gli Stati membri per ridurre le conseguenze causate dal cancro sui pazienti e sulle loro famiglie;

   il Piano contiene nuovi obiettivi strategici, sostenuti da dieci iniziative faro, per aiutare gli Stati membri ad invertire la tendenza nella lotta contro il cancro, e per promuovere la nascita di un nuovo centro di conoscenze con lo scopo di agevolare il coordinamento delle iniziative scientifiche e tecniche a livello comunitario;

   l'interrogante, il 3 marzo 2021, ha depositato una mozione con la quale si chiede al Governo di sottoscrivere il Piano europeo, facendo propri gli obiettivi in esso contenuti e la portata innovativa degli strumenti ivi previsti per fronteggiare questa importante emergenza: un documento del quale, al momento, non risulta essere stato avviato l'esame parlamentare –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, in raccordo con tutte le istituzioni competenti intenda adottare al fine di garantire che il nostro Paese sottoscriva, condivida e ponga in esserle azioni previste nel citato «Piano europeo della lotta al cancro».
(5-07236)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la riabilitazione oncologica – in cui rientra anche la valutazione e il percorso nutrizionale specifico – è necessaria in tutte le fasi di cura e garantisce il mantenimento dell'equilibrio psico-fisico e il miglioramento delle qualità di vita del paziente;

   il Piano europeo contro il cancro 2021 è strutturato in quattro aree: prevenzione, diagnosi precoce, diagnosi e trattamento, miglioramento della qualità di vita;

   gli alimenti a fini medici speciali (cosiddetti Afms), attualmente disciplinati dal Regolamento (UE) 2016/128, sono volti al trattamento nutrizionale di soggetti affetti da patologie che determinano difficoltà ad alimentarsi utilizzando i comuni alimenti;

   i tumori maggiormente correlati alla malnutrizione sono quelli del distretto testa-collo, del tratto gastroenterico superiore e dei polmoni;

   i nuovi casi di tumore diagnosticati ogni anno e la percentuale di malnutrizione in quelli considerati si aggira attorno al 52 per cento: circa 74.000 è la stima dei nuovi pazienti annui che potrebbero trarre beneficio dall'uso di un trattamento nutrizionale per evitare altre complicanze; qualora se ne introducesse l'uso, per un periodo medio di 210 giorni/anno, ipotizzando un consumo medio di 1,5 confezioni/die al costo di circa 4 euro/cadauno, si avrebbe una spesa di circa 62 milioni di euro;

   ogni anno si contano 657.000 pazienti di cui il 37 per cento in media è ancora vivo a cinque anni dalla diagnosi (243.090 casi), e, di questi, il 38 per cento è malnutrito (92.374 casi); considerando l'impatto di spesa su tre anni risultano circa 277.122 pazienti e, dato che una terapia nutrizionale ha una durata media di 60 giorni, con assunzione di circa 1,5 confezioni al giorno ad un costo di 4 euro/unità, la spesa per il Servizio sanitario nazionale sarebbe di circa 100 milioni di euro;

   benché sia irrealistico ritenere che tutti i pazienti siano sottoposti a screening nelle strutture ospedaliere, 162 milioni di euro rappresentano la spesa massima di cui il Servizio sanitario nazionale potrebbe farsi carico nei tre anni valutati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle disparità regionali in merito alla valutazione e ai percorsi di nutrizione dei pazienti oncologici e, posto che i percorsi nutrizionali sono fondamentali per la qualità di vita del paziente oncologico, se non ritenga di valutare l'adozione delle iniziative di competenza per l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza degli alimenti a fini medici speciali, considerando che gli Afms rappresentano un investimento per la qualità della vita del paziente, riducendo altre complicanze nel corso della malattia oncologica.
(5-07237)


   NOVELLI, MUSELLA e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 52 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, all'articolo 9, ha introdotto, in coerenza con quanto previsto anche in ambito europeo, lo strumento della certificazione verde, il cosiddetto green pass, per consentire ai titolari la graduale e piena ripresa degli spostamenti e favorire il rapido ritorno a una faticosa normalità delle tante attività sospese a causa della pandemia da Sars-CoV-2;

   la norma vigente prevede che le certificazioni verdi attestano una delle seguenti condizioni: 1) avvenuta vaccinazione anti-Sars-CoV-2, al termine del prescritto ciclo; 2) avvenuta guarigione da COVID-19, con contestuale cessazione dell'isolamento prescritto in seguito a infezione da Sars-CoV-2, disposta in ottemperanza ai criteri stabiliti con le circolari del Ministero della salute; 3) effettuazione di test antigenico rapido o molecolare, quest'ultimo anche su campione salivare e nel rispetto dei criteri stabiliti con circolare del Ministero della salute, con esito negativo al virus; 4) avvenuta guarigione dopo la somministrazione della prima dose di vaccino o al termine del prescritto ciclo;

   il progresso degli studi e l'evoluzione delle conoscenze scientifiche in questo ambito, nonché le indicazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, hanno consentito in questi mesi di intervenire successivamente con diverse modifiche e integrazioni al suddetto decreto-legge 52 del 2021, al fine di rivedere e aggiornare alcuni criteri e allungare i tempi di validità della certificazione verde;

   sotto questo aspetto, per fare solo due esempi, si è estesa la validità dell'esito negativo del test molecolare, prevedendo che il green pass abbia una validità di quarantotto ore dall'esecuzione del test antigenico rapido, e di settantadue ore dall'esecuzione del test molecolare, sia nel caso di test molecolare su campione nasofaringeo e orofaringeo, sia nel caso di test su campione salivare;

   così come è stata estesa, con una modifica introdotta da provvedimenti legislativi successivi, la validità della certificazione verde, dagli iniziali sei mesi agli attuali nove mesi, in caso di avvenuta vaccinazione anti-Sars-CoV-2, al termine del prescritto ciclo –:

   se non si ritenga di adottare iniziative normative per integrare la disciplina vigente al fine di prevedere l'estensione a nove mesi della validità della certificazione verde COVID-19 per i soggetti con accertata infezione da Sars-CoV-2, negativizzati, anche in assenza di somministrazione della dose unica di vaccino.
(5-07238)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i test Ngs (Next generation sequencing) sono test genomici avanzati che individuano le mutazioni genetiche alla base della formazione dei tumori e rappresentano un importantissimo strumento di prevenzione e tutela della salute dei cittadini, nella misura in cui consentono di impostare cure oncologiche localizzate non più sulla sola neoplasia, bensì sulle mutazioni geniche dalle quali origina la patologia;

   l'effettuazione di questi test è un presupposto imprescindibile per la cura: infatti, è dalla capacità di profilare i tumori e di identificare le alterazioni sottostanti che dipende la possibilità di impostare terapie oncologiche di precisione, già approvate in Europa;

   l'articolo 19-octies del decreto-legge n. 137 del 2020 (cosiddetto decreto Ristori) convertito, con modificazioni, dalla legge n. 176 del 2020 ha autorizzato per l'anno 2021 la spesa di 5 milioni di euro da destinare per il potenziamento dei test Ngs di profilazione genomica dei tumori;

   il comma 2 del medesimo articolo impegna il Ministero della salute ad adottare, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, un decreto attuativo, con riguardo alla destinazione e alla distribuzione delle risorse allocate;

   il comma 2 prevede l'adozione del predetto decreto ministeriale entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della norma;

   scaduti i sessanta giorni, tale decreto non risulta ancora adottato –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché sia garantito il pieno rispetto delle norme di legge citate in premessa, volte ad assicurare la pronta ed efficace erogazione delle risorse destinate al potenziamento dei test Ngs.
(5-07239)


   D'ARRANDO, LOREFICE, SPORTIELLO, IANARO, FEDERICO, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA, RUGGIERO e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 23 luglio 2021, n. 105, all'articolo 5, prevede che il Commissario straordinario per l'emergenza epidemiologica COVID-19 definisca, d'intesa con il Ministro della salute, un protocollo d'intesa con le farmacie e con le altre strutture sanitarie al fine di assicurare fino al 31 dicembre 2021 la somministrazione di test antigenici rapidi per la rilevazione di antigene Sars-CoV-2, a prezzi contenuti;

   il protocollo citato tiene conto, in particolare, dell'esigenza di agevolare ulteriormente i minori di età compresa tra i 12 e i 18 anni e le farmacie sono tenute ad assicurare, sino al 31 dicembre 2021, la somministrazione dei test antigenici rapidi secondo le modalità e i prezzi previsti nel protocollo anzidetto;

   il 5 agosto 2021 è stato firmato il protocollo d'intesa che garantirà la somministrazione dei test antigenici rapidi a prezzo calmierato; l'accordo prevede che il prezzo del test a favore dei minori di età compresa tra i 12 e i 18 anni sarà pari a 8 euro, mentre per gli over 18 tale prezzo è fissato a 15 euro;

   il protocollo sarà valido fino al 30 settembre 2021;

   i bambini sotto i 12 anni sono esentati dalla certificazione verde Covid-19 per accedere alle attività e ai servizi per i quali è invece necessario il green pass e la stessa certificazione non è richiesta per l'accesso ai centri educativi per l'infanzia e ai centri estivi, incluse le relative attività di ristorazione;

   in caso di ingresso dall'estero in Italia, invece, ai bambini con più di 6 anni è richiesto il tampone molecolare o antigenico rapido;

   dopo l'autorizzazione rilasciata dall'Ema, solo pochi giorni fa anche la Commissione tecnico scientifica dell'Agenzia italiana de farmaco ha espresso parere favorevole alla somministrazione del vaccino anti-Covid-19 per i minori di 12 anni, nello specifico per la fascia pediatrica 5-11 anni;

   sono sempre più numerosi i nuclei familiari in cui anche i minori degli anni 12, per la maggior parte ancora non vaccinati, sono costretti ad effettuare frequenti tamponi antigenici rapidi poiché risultano contatti stretti di familiari o di compagni di scuola contagiati –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per estendere anche ai minori di dodici anni l'applicazione del prezzo calmierato previsto nel protocollo d'intesa citato in premessa, per la somministrazione di test antigenici rapidi per la rilevazione di antigene Sars-CoV-2.
(5-07240)


   CARNEVALI e MORANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021, all'articolo 2, dispone che la regione per rimanere in zona «bianca» deve avere un'occupazione delle terapie intensive per pazienti affetti da COVID-19 uguale o inferiore al 10 per cento di quelli comunicati alla cabina di regia;

   la regione Marche, secondo l'ultimo rapporto Agenas, ha sulla carta 250 posti in terapia intensiva e altri 57 attivabili grazie all'aggiunta di altri 4 posti letto attivi comunicati qualche giorno fa per un totale di 307 posti letto in terapia intensiva, allontanando così la fatidica soglia dell'occupazione del 10 per cento e il rischio di passaggio da zona bianca a zona gialla;

   secondo il comunicato dell'assessore regionale marchigiano alla sanità, i nuovi posti letto in terapia intensiva sono stati attivati presso l'ospedale regionale di Torrette di Ancona;

   sempre secondo l'assessore, l'occupazione da parte di pazienti Covid-19 delle terapie intensive è pari al 10 per cento (25 occupati su 250 disponibili) e non al 12 per cento) come scritto da alcuni organi di stampa locale;

   nella realtà, la regione Marche non dispone di 250 posti letto attivi di terapia intensiva con ambienti collaudati, con le tecnologie che servono e soprattutto con proprio personale specializzato non sottratto ad altre attività;

   inoltre, il numero dei tamponi e il livello di tracciamento sono molto inferiori alla media nazionale, i centri vaccinali sono pochi e non organizzati, la situazione nelle scuole di ogni ordine e grado è fuori controllo e, rispetto alla settimana scorsa, si registra il 90 per cento dei contagi in più;

   di fronte a questa situazione preoccupante, nessuna azione o strategia è stata intrapresa dalla giunta regionale se non quella di aumentare sulla carta il numero dei posti in terapia intensiva –:

   alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative urgenti di competenza, compresa eventualmente anche un'ispezione ministeriale, intenda adottare al fine di fare chiarezza sull'effettivo numero di posti letto in terapia intensiva attualmente presenti all'interno della rete ospedaliera della regione Marche.
(5-07241)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati) almeno 1,5 milioni di italiani sono senza il medico di medicina generale e sono costretti ad appoggiarsi a studi che hanno già il pieno di assistiti, a sostituti o sono alla ricerca del dottore a cui affidarsi;

   l'allarme sulla carenza dei medici di medicina generale potrebbe però essere solo all'inizio visto che ai già 3 mila medici usciti tra il 2013 e il 2019, nel 2023 si prevedono 14 mila pensionamenti che diventeranno più del doppio nel 2027;

   alla cronica carenza dei medici di medicina generale va aggiunta anche la profonda crisi che sembra aver colpito la categoria specialmente in questa seconda fase di lotta al COVID-19;

   sempre secondo l'elenco pubblicato dalla Sisac gli ambiti territoriali carenti per l'assistenza primaria, rimasti vacanti perché non ci sono abbastanza medici sono in tutto 1.213. In particolare: 456 in Veneto, 239 in Toscana, 205 in Emilia-Romagna, 98 nelle Marche, 91 in Abruzzo, 59 in Friuli-Venezia Giulia, 55 in Umbria, 10 in Valle D'Aosta;

   in particolare, tra 91 ambiti scoperti in Abruzzo risulta esserci anche il comune di Scanno, territorio montuoso in provincia dell'Aquila il cui ospedale più vicino di trova a Sulmona a 32 chilometri di distanza;

   a seguito del pensionamento del medico di medicina generale, i cittadini del comune di Scanno e dell'Alta Valle del Sagittario si trovano senza assistenza di base, visto che anche il servizio vaccinale è stato sospeso da più di un anno e il pediatra di base manca da ormai due decenni;

   le conseguenze pregiudizievoli che ne derivano sono facilmente immaginabili e, con l'imminenza della stagione invernale alle porte, esse saranno ulteriormente aggravate soprattutto se si considera l'elevata percentuale di popolazione anziana –:

   alla luce dei fatti sopraesposti, quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per sopperire alla carenza dei medici di medicina generale e coprire gli ambiti territoriali carenti;

   se sia a conoscenza della grave situazione che stanno vivendo i cittadini di Scanno e dell'Alta Valle del Sagittario e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare, in raccordo con la regione, per far sì che anche in questa parte del territorio sia assicurata l'assistenza sanitaria di base.
(5-07222)

Interrogazione a risposta scritta:


   IANARO. — Al Ministro della salute, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il 16 novembre 2021, Giovanni Manna, persona di 73 anni con malattia di Alzheimer, è stato soccorso da un'ambulanza del 118 per un malore sospetto in casa e condotto al pronto soccorso del Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Al suo arrivo, la comunicazione che viene fornita ai sanitari è quella relativa a «Episodio presincopale in paziente affetto da Alzheimer» e, dopo aver effettuato il triage che gli assegna un codice tre, ossia urgenza differibile, l'anziano si allontana spontaneamente dall'ospedale. Verrà trovato senza vita, quattro giorni dopo la sua scomparsa, nel Parco dell'Insugherata;

   dai racconti dei figli, a nessuno dei familiari è stato consentito di accompagnarlo durante i soccorsi, né di entrare in ospedale per assisterlo. Preoccupati per lo stato di salute del padre e consapevoli del rischio che sarebbe potuto scappare senza un'opportuna supervisione del personale sanitario, a causa della patologia di cui era affetto, i figli hanno prontamente avvertito i soccorritori pregandoli di fare attenzione. Dall'ultima conversazione telefonica avvenuta con i familiari, l'anziano, spazientitosi per l'attesa, diceva di voler tornare a casa ma, al loro arrivo in ospedale, era già scappato e a nulla sono servite le ricerche, sfociate poi nel drammatico epilogo;

   dell'intera vicenda, sulla quale sono in corso gli opportuni accertamenti legali e su cui la procura di Roma ha aperto un fascicolo per abbandono di incapace aggravato a carico di ignoti, si sono occupati testate giornalistiche e programmi televisivi che hanno raccolto segnalazioni e storie simili, mettendo in luce la difficoltà di accompagnare le persone affette da gravi disabilità e da Alzheimer o demenza senile conclamata, difficoltà ulteriormente aggravata dall'emergenza da COVID-19;

   la possibilità di non lasciare soli i pazienti con fragilità è un diritto riconosciuto dall'articolo 11, comma 5, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, ai sensi al quale è fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso (Dea/Ps), salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto e fatta eccezione per gli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, che possono altresì prestare assistenza anche nel reparto di degenza nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura;

   non tutti i familiari di pazienti affetti da disabilità sono a conoscenza di tale eccezione, con evidenti problemi per le tante famiglie coinvolte. Inoltre, tragedie come quella di Giovanni Manna si sarebbero potute evitare se ci fosse stato un codice di pronto soccorso dedicato per le persone fragili –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per garantire il rispetto della normativa citata;

   se non valuti l'opportunità di assumere tutte le iniziative di competenza per meglio assicurare alle persone affette da disabilità la necessaria assistenza nelle strutture ospedaliere, istituendo un apposito codice di priorità che segnali, al personale sanitario preposto al primo soccorso e agli operatori del triage, la presenza di una disabilità tale da richiedere la sorveglianza di personale specializzato in grado di prendersi cura dell'assistito o del familiare che lo accompagna.
(4-10900)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   CAON, MILANATO, BOND, NOVELLI, ZANETTIN, POLIDORI, SQUERI e PORCHIETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Speedline, nata nel 1975, è specializzata nell'ambito dell'equipaggiamento di serie e in quello dei cerchioni per automobili sportive, in particolare quelli realizzati con tecnologia flow forming (ruote forgiate). Attualmente, è insediata nel sito produttivo di S. Maria di Sala (VE), occupando 605 lavoratori. Fra i suoi clienti, Ferrari, Lamborghini, Porsche e Aston Martin, ma anche numerosi altri produttori di automobili;

   dopo travagliate vicende, il 26 settembre 2007, il Ronal Group (RG), con sede in Svizzera, ha acquisito la maggioranza del capitale della Speedline. Ronal Group occupa circa 7.550 dipendenti, ha un fatturato di circa 1 miliardo di euro e 15 sedi in tre continenti. Dal sito della Ronal si apprende che «con l'acquisizione di Speedline “... il Gruppo ...” potenzia il know-how nel settore flow forming», ruolo che si rafforza ulteriormente con l'acquisizione nel 2010 dell'azienda produttrice di ruote forgiate App-Tech di Padova;

   a inizio dicembre 2021, i|Ronal Group ha annunciato la chiusura del sito di S. Maria di Sala, motivandolo con gli alti costi generali e del lavoro. Il gruppo ha altresì manifestato l'intenzione di trasferire la produzione specializzata in altro Paese dell'Unione, Germania o Polonia;

   devono ritenersi inaccettabili le modalità con cui l'azienda ha manifestato le sue intenzioni, (tramite avvocati esterni e una comunicazione di un dirigente locale), gettando lo spettro della disoccupazione su 600 lavoratori diretti e circa 200 dell'indotto. Inaccettabile è anche il fatto che abbia disertato il confronto coi sindacati. Il 7 dicembre 2021 si è tenuto un incontro tra le rappresentanze dei lavoratori e le autorità locali, in primis il sindaco della città metropolitana di Venezia e Confindustria. Il Consiglio regionale ha votato un ordine del giorno nel quale chiede al Governo di costituirsi immediatamente parte attiva nella mediazione per la risoluzione della crisi; l'8 dicembre 2021 si è svolto un picchetto dinanzi alla fabbrica;

   nemmeno appare accettabile la mera ipotesi di lavoro in base alla quale nei prossimi nove mesi si dovranno individuare eventuali soluzioni alternative, come la riconversione del sito. Il reale problema è che una multinazionale priva il settore automotive italiano di una tecnologia ci eccellenza, esportando competenze, know how e macchinari;

   la paventata chiusura della Speedline rientra nella più generale crisi del settore automotive che si sta allargando a macchia d'olio. Una situazione complessa nella quale si registrano chiusure di diversi stabilimenti legati al settore come Gkn, Timken e Gianetti Ruote. Si tratta di aziende che non erano in crisi, anzi avevano delle commesse e avrebbero potuto continuare a produrre;

   sul sito del Ronal Group, ci si vanta delle eccellenze Speedline: «Gli 86 titoli mondiali FIA in Formula 1, nel Campionato del mondo di rally, nel Super Touring e nel GT Racing fino ad oggi ottenuti testimoniano la competenza del servizio e l'affidabilità della Speedline in fatto di performance dalle massime prestazioni»;

   nel medesimo sito, alla voce «sostenibilità» vi sono delle parole che suonano quasi come una beffa; «promuoviamo una cultura aziendale in cui i collaboratori... sono valorizzati e possono sviluppare il proprio potenziale». Ronal Group intende pure abbattere le proprie emissioni del 50 per cento al 2030 e lo fa trasferendosi nella Polonia che va a carbone –:

   se non ritenga necessario e urgente adottare iniziative per costituirsi immediatamente parte attiva nella mediazione per la risoluzione della crisi della Speedline, invitando il Ronal Group a sedersi ad un tavolo di concertazione per discutere un nuovo piano industriale;

   se non ritenga opportuno adottare tutte le iniziative necessarie perché l'eccellenza tecnologica e il know how della Speedline rimangano sul territorio nazionale e precisamente nel sito dove si sono sviluppate.
(3-02670)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE LUCA, BORDO, DEL BASSO DE CARO, LACARRA, UBALDO PAGANO, SIANI e TOPO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Leonardo, controllato al 30 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha annunciato in modo unilaterale un periodo di cassa integrazione di 13 settimane, a partire dal 3 gennaio 2022, per 3.443 dipendenti degli stabilimenti di Grottaglie, Pomigliano, Nola e Foggia;

   nei diversi impianti i lavoratori coinvolti saranno 1.174 per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, 430 per quello di Nola in provincia di Napoli, più 1.049 a Grottaglie in provincia di Taranto e 790 a Foggia;

   le organizzazioni sindacali avevano già proclamato giornate di sciopero e iniziative di mobilitazione nei diversi siti e una manifestazione nazionale sotto la sede del Ministero dello sviluppo economico;

   oltre a denunciare le gravi ricadute sulle condizioni dei lavoratori attualmente in servizio, quello che desta una diffusa preoccupazione è il susseguirsi di iniziative e annunci da parte datoriale che sembrano puntare a un ridimensionamento del gruppo ed in particolare a una marginalizzazione dei siti produttivi del Mezzogiorno, con specifico riguardo per quelli della Campania;

   va, inoltre, ricordato come le scelte assunte negli anni passati abbiano determinato una concentrazione delle produzioni militari, generalmente più redditizie al Nord, mentre quelle civili sono state indirizzate al Sud;

   non solo, l'aeronautica civile nazionale soffre a causa di mancate scelte industriali, crisi aggravata dalla pandemia e dalla conseguente limitazione dei voli. Sono anni che le organizzazioni sindacali chiedono specifici impegni e piani industriali per il settore delle aerostrutture e per impianti come quello di Pomigliano, dove si producono le fusoliere Atr, ma dove è necessario assicurare anche altre produzioni per poter garantire la saturazione degli organici. La circostanza che la divisione aerostrutture sia collocata quasi tutta al Sud, soprattutto a Pomigliano e a Nola, raddoppia l'importanza di avere piani industriali forti e pluriennali e di garantire stabilità e occupazione; al contrario, le ultime scelte dell'azienda sembrano orientate a ridimensionare il gruppo;

   alla luce di tali evidenze appare necessaria l'immediata apertura di un confronto istituzionale sul futuro dell'azienda;

   gli ammortizzatori sociali non potranno durare a lungo per cui appare non più rinviabile una strategia nazionale e una politica industriale per il settore, in grado di garantire rilancio e futuro per gli stabilimenti italiani e, in particolare, per quelli del Mezzogiorno –:

   quali urgenti iniziative intendano adottare, con il pieno coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e degli enti territoriali interessati, al fine di conseguire la definizione di una specifica strategia industriale, volta a garantire un rilancio delle produzioni in grado di assicurare solide prospettive economiche ed occupazionali per i siti del Gruppo e per la tenuta complessiva dell'azienda.
(5-07224)


   RIZZETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si è determinata una situazione di grande incertezza per tutti i soggetti coinvolti, a seguito delle sentenze del Consiglio di Stato che fissano la scadenza delle concessioni demaniali al 31 dicembre 2023; tali concessioni dall'anno successivo dovranno quindi essere messe a gara, secondo detta decisione che ha ritenuto con tali modalità di attenersi alla cosiddetta «direttiva Bolkestein»;

   a parere dell'interrogante si sta trascurando che le sentenze hanno un grave impatto non solo sugli stabilimenti balneari, ma anche sulle aree diportistiche e le imprese della blue-economy;

   solo in Friuli Venezia Giulia saranno oltre cinquemila i posti barca potenzialmente a rischio a causa del possibile annullamento delle concessioni demaniali a partire dal 1° gennaio 2024, a livello nazionale circa cinquantamila;

   i titolari delle concessioni stanno vivendo nell'incertezza e con l'ansia di perdere tutti gli investimenti fatti in questi anni, per le strutture in gestione;

   si ritiene che la scadenza a breve delle concessioni, come disposta dal Consiglio di Stato, genera la necessità di adottare una moltitudine di iniziative che è irrealistico pensare possano essere poste in essere prima della fine del 2023 e, di conseguenza, diportisti e imprenditori rischiano di esser abbandonati nell'incertezza e di diventare di fatto tutti abusivi dal 1° gennaio 2024;

   al riguardo, infatti, le sentenze del Consiglio di Stato dispongono che, da gennaio 2024, le nuove concessioni si dovranno assegnare in base a una gara. Le norme per indire le gare e le relative modalità per farlo, non esistono ancora. Vanno ancora compiute le operazioni di censimento delle coste e la valutazione del valore patrimoniale e del potenziale valore turistico delle zone costiere in concessione, ai fini delle gare di appalto. Rispetto a queste ultime, devono poi essere definiti i criteri di scelta per partecipare ed effettuare le selezioni, oltre agli ulteriori passaggi per approvare la normativa e consentire l'adozione dei regolamenti attuativi a livello locale;

   si pensi che, già attualmente, anche a causa del personale ridotto, si hanno ritardi sulla gestione delle concessioni negli uffici di piccoli comuni che devono gestire centinaia di pratiche;

   dunque, appare impossibile che nei prossimi mesi tutti gli uffici addetti alle concessioni demaniali, possano gestire migliaia di gare di concessione che richiedono anche specifiche competenze che potrebbero essere assenti tra le risorse a disposizione;

   in sostanza, l'interrogante ritiene che, in due anni, non ci siano le condizioni per applicare le sentenze del giudice amministrativo di secondo grado;

   si tratta di una situazione molto grave che danneggia i titolari delle concessioni coinvolte che diventerebbero abusivi dal 1° gennaio 2024;

   i gestori hanno bisogno di certezze per comprendere il destino degli investimenti che hanno fatto per pianificare il futuro, prima che intervenisse la scadenza delle concessioni al 2023 –:

   se e quali iniziative il Governo intenda urgentemente adottare a livello normativo per tutelare gli investimenti di tutti gli attuali detentori delle concessioni demaniali, come coloro che gestiscono stabilimenti balneari, aree diportistiche e imprese della blue-economy, a fronte delle gravi problematiche segnalate in premessa.
(5-07227)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale con base in Svizzera Ronal ha confermato la chiusura, entro il 2022, dello stabilimento veneziano di Tabina di Santa Maria di Sala della controllata Speedline, con il probabile intendimento di delocalizzare in Polonia. Con questa decisione saranno 600 dipendenti che verranno licenziati;

   nel suo comunicato ufficiale la Ronal ha ribadito, dopo averlo annunciato ai sindacati, che la produzione cesserà entro 9-12 mesi, e a Tabina rimarrà soltanto una sede dedicata ad attività di laboratorio per i test di campionatura, lo sviluppo di prodotto, oltre a funzioni di supporto locali a servizio dell'intero gruppo, in sostanza un presidio con appena una decina di addetti;

   le organizzazioni sindacali Fim Cisl e Fiom Cgil hanno annunciato il presidio della fabbrica e scioperi a scacchiera. I sindacati hanno dato, inoltre, notizia che «il ceo di Ronal sembra aver inviato a tutti gli stabilimenti del gruppo, ad esclusione della Speedline, una comunicazione in cui conferma la sua volontà di chiudere il sito produttivo»; inoltre, hanno segnalato come la proprietà sostenga di essere in perdita e, al tempo stesso in modo contraddittorio, ribadisca che «il mercato italiano rimane strategico per il gruppo»;

   la vicenda è seguita con grande apprensione dalle istituzioni locali che segnalano la gravità di una situazione che vede il licenziamento di 600 persone e che, inoltre, mette a rischio l'occupazione di almeno altri 200 lavoratori dell'indotto;

   in un loro comunicato, i sindaci dell'area metropolitana di Venezia hanno indicato come «inaccettabile» il comportamento della multinazionale e si sono messi a disposizione nel sostegno della lotta dei lavoratori per il mantenimento dell'azienda;

   gli stessi rappresentanti degli industriali veneziani, nonché molti partiti politici, hanno censurato il comportamento dell'azienda, l'assenza della Ronal al tavolo di confronto con le istituzioni locali che già si sono confrontate con il Ministero dello sviluppo economico;

   anche questa vicenda segnala come sia improrogabile una legge che ostacoli il sistema delle delocalizzazioni che, oltre a mettere in crisi intere aree del Paese, disperdono un patrimonio di conoscenze tecniche e di capacità lavorative, come peraltro richiesto solo due giorni fa dai sindaci di Milano, Bologna e Firenze nella propria lettera al Presidente del Consiglio dei ministri –:

   quali iniziative intenda intraprendere, immediatamente il Governo per cercare una soluzione che mantenga il sito industriale, difenda il lavoro dei dipendenti diretti e dell'indotto e il patrimonio industriale così importante per il territorio.
(4-10901)


   DE LORENZO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Leonardo s.p.a. divisione Aerostrutture, ha comunicato alla Fiom-Cigl, alla Fim-Cisl e alla Uilm-Uil la decisione, assunta in via unilaterale, che dal 3 gennaio 2022 inizieranno 13 settimane consecutive di cassa integrazione ordinaria a zero ore per oltre 3.400 lavoratori, tutti collocati nel Mezzogiorno d'Italia;

   nello specifico, questo provvedimento coinvolgerà: 1.174 dei 2.500 dipendenti dell'impianto di Pomigliano, 430 dei 700 addetti dello stabilimento di Nola, 1.050 sono invece i lavoratori collocati in cassa integrazione guadagni dello stabilimento di Grottaglie, in provincia di Taranto e 790 su 960 per quelli dello stabilimento di Foggia;

   una situazione che fisiologicamente produrrà negative ricadute anche sull'indotto di Campania e Puglia, territori che già in epoca prepandemica vivevano una drammatica ed atavica sofferenza occupazionale;

   la società, partner dei più importanti produttori aeronautici civili europei e nord-americani (Airbus e Boeing, ad esempio) e con una partecipazione di controllo del Ministero dell'economia e delle finanze, stando a quanto si apprende dalla stampa, ha giustificato la decisione con la motivazione di una temporanea congiuntura negativa di mercato nonostante che le organizzazioni sindacali avessero indicato soluzione alternative;

   la situazione dell'industria del trasporto aereo e della catena del valore dell'aviazione desta un qualificato allarme sociale perché il crollo catastrofico del traffico aereo derivante dalla pandemia si aggiunge alle pregresse difficoltà del settore;

   la consapevolezza dell'urgenza di misure di sostegno per questo comparto ha trovato una forma tangibile il 6 dicembre 2021 nella manifestazione nazionale di Roma da parte delle principali organizzazioni sindacali del Paese;

   chiarezza prospettica su investimenti e livelli occupazionali, per quanto concerne la divisione Aerostrutture del gruppo, risulta essere non procrastinabile per il Meridione, in quanto tutti gli stabilimenti di questo settore sono collocati in tale area;

   una verifica, inoltre, si impone come opportuna sul numero dei lavoratori destinatari della cassa integrazione rispetto alla complessiva ed attuale contrazione del volume d'affari;

   le commesse in tutto il settore risultano significativamente ridotte ma in maniera non perfettamente coincidente con il crollo del trasporto aereo civile, il che dimostra le potenzialità di questo strategico segmento che, grazie ad un adeguato piano industriale nazionale, si tradurrebbero in concrete opportunità occupazionali –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare con riferimento a queste vertenze per salvaguardare il primario e costituzionale diritto al lavoro di questi lavoratori, un'eccellenza per il Paese, che, insieme alle proprie famiglie, trascorreranno le prossime settimane nella più assoluta incertezza circa il proprio futuro.
(4-10902)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2018 la DXC Technology ha ceduto il ramo d'azienda relativo al settore informatico e tecnologico alla Solutions30, che, a sua volta, ha creato la Brsi (Business Remote Solutions Italia), con un'operazione giudicata dai sindacati poco trasparente, con un capitale sociale di soli 10 mila euro e costata oltre 13 milioni di euro alla cedente;

   la Brsi, dopo aver acquisito il ramo d'azienda, ha iniziato ad avanzare richieste mirate alla riduzione massiccia dei salari dei lavoratori e dopo l'apertura di una procedura di licenziamento collettivo e quindi minacciando licenziamenti di massa, ha chiesto e ottenuto la cancellazione della quattordicesima mensilità che i lavoratori ereditavano dalla vecchia contrattazione, il congelamento degli scatti di anzianità e la disdetta di qualsiasi accordo integrativo esistente;

   la richiesta di riduzione del 30 per cento delle retribuzioni di tutti i lavoratori è stata respinta in più occasioni dalle organizzazioni sindacali supportate dalla volontà dei lavoratori di non cedere all'ennesimo ricatto;

   una delle sedi della Brsi si trova a Bitritto, in provincia di Bari e, secondo le organizzazioni sindacali, nel corso degli anni, nessuna commessa è stata portata in quello stabilimento, nessun posto di lavoro è stato creato, come invece è sempre stato costantemente garantito dal management aziendale che non ha mai ottemperato agli impegni presi nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici;

   le organizzazioni sindacali hanno più volte denunciato che le operazioni poco chiare messe in campo dalla Brsi erano mirate solo ad appropriarsi delle commesse e delle competenze dei lavoratori fino a quando, non ritenendoli più indispensabili, li avrebbe scaricati, generando l'ennesimo dramma sociale su un territorio come quello pugliese già messo a dura prova da anni di crisi prima economica e poi pandemica;

   il 15 novembre 2021 la Brsi ha inviato una lettera alle organizzazioni sindacali dove si annunciava la fusione della stessa con la Rsh e il relativo trasferimento di tutta la forza lavoro di Bitritto presso la nuova sede sita in Misterbianco, in provincia di Catania;

   a parere dell'interrogante si è di fronte all'ennesimo licenziamento mascherato, un licenziamento che parte da lontano e che ha visto, in questi ultimi tre anni, un peggioramento della condizione delle lavoratrici e dei lavoratori che, quotidianamente, hanno svolto il proprio lavoro con passione, professionalità ed impegno;

   l'azienda si sarebbe resa indisponibile anche a permettere ai lavoratori di Bitritto di continuare a svolgere il proprio lavoro in modalità smart working senza quindi doversi trasferire in un'altra regione;

   in questi ultimi anni la Brsi è ricorsa agli ammortizzatori sociali e quindi a risorse pubbliche (Cigo, Cassa Covid e Cigs) non perché effettivamente ci fosse mai stata una riduzione dell'attività lavorativa, ma per una mera questione di carattere economico che spesso spinge le aziende a scaricare sulla pelle dei lavoratori i costi della crisi anche quando non è necessario, dal momento che l'azienda risulta essere satura di lavoro e con tutte le commesse attive con istituzioni e grandi aziende pubbliche e private come Eni, Ferrero, Ministero dell'istruzione, Falck, Motorizzazione civile e Fastweb;

   vi è il rischio concreto di assistere non solo al licenziamento di 92 dipendenti, di cui 75 sono donne, ma alla sottrazione di competenze e know-how che, da sempre, sono state un valore aggiunto per il territorio pugliese –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo nei riguardi della DXC Technology, azienda alla quale si affida in appalto la gestione dei servizi di service desk, affinché possa essere scongiurata la chiusura del sito di Bitritto della Brsi e il conseguente licenziamento di 92 lavoratori e lavoratrici, nonché la perdita di competenze e know-how per il territorio pugliese, considerando anche il ricorso da parte dell'azienda a risorse pubbliche attraverso gli ammortizzatori sociali.
(4-10907)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO e EHM. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   un articolo (intitolato «Livorno, incendio alla raffineria Eni: ambulanze sul posto, colonna di fumo nero sulla città») della testata on line Fanpage.it riporta la notizia di un incendio divampato il 30 novembre 2021 nella raffineria E.n.i. di Stagno a Livorno, poi domato dai vigili del fuoco;

   inoltre, un successivo articolo apparso sul Tirreno del 2 dicembre 2021 (intitolato «Esplosione nella raffineria Eni di Livorno: s'indaga per incendio colposo»), sottolinea anche che la competente procura della Repubblica avrebbe aperto un fascicolo per incendio colposo e avrebbe indagato il responsabile dell'area industriale (ingegner Fabrizio Loddo), affidando al N.o.e. dell'Arma dei Carabinieri l'indagine sulla «parte ambientale, per comprendere l'eventuale inquinamento provocato su aria, terreno e acqua»;

   inoltre, stando sempre all'articolo citato, si sarebbe svolto il 1° dicembre 2021 un primo sopralluogo del tecnico incaricato dall'autorità giudiziaria che avrebbe accertato che «il forno distrutto (denominato "F2 hot oil") era l'unico acceso in quel momento, e serviva a riscaldare il bitume, mentre gli impianti vicini erano spenti e in manutenzione» e che «attorno c'erano pochi operai: due dipendenti dell'indotto, in particolare, erano a qualche decina di metri e sono scappati»;

   infine, si legge che dovranno essere accertate le cause della deflagrazione del forno (posto sotto sequestro), anche se si sospetta «che un gas (o un liquido) sia entrato in contatto con gli oli, provocando l'esplosione, per fortuna senza alcuna conseguenza per i lavoratori dell'impianto»;

   la ricostruzione dei fatti attesta che il disastro ed una strage sono stati evitati solo per una questione di mera fortuna (dato che gli impianti erano fermi e la presenza di personale era ridotta), anche se l'impatto ambientale e sulla salute devono essere ancora valutati;

   pertanto, l'evento sopra descritto non pone solo la necessità di accertare se lo stesso abbia o non abbia provocato un danno ambientale, ma induce anche a riconsiderare (nel quadro di una valutazione di più ampio respiro) la compatibilità della raffineria Eni di Stagno a Livorno con equilibrio ambientale dell'area in cui la predetta insiste e con le restanti attività ivi svolte;

   infatti, la raffineria in menzione appartiene al Sito di interesse nazionale di Livorno che risulta composto anche dall'area della centrale termoelettrica Enel e dalle aree marino-costiere ubicate all'esterno delle dighe foranee (articolo 1, commi 3 e 4, legge 9 dicembre 1998, n. 426 e decreto ministeriale febbraio 2003 e 22 maggio 2014 n. 147);

   inoltre, la raffineria E.n.i. soggetta anche alla disciplina sul rischio di incidenti rilevanti (di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, come modificato dal decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105);

   appare evidente, quindi, che un evento come quello del 30 novembre 2021 possa impattare negativamente sul precario equilibrio ambientale di un'area già compromessa dall'inquinamento pregresso, oltre a costituire l'innesco potenziale di un incidente rilevante o addirittura di un effetto domino –:

   se il Ministro interrogato possa chiarire, per quanto di competenza, quali sono stati gli eventi che hanno determinato l'incidente e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di verificare se l'incendio del 30 novembre 2021 abbia provocato danni anche solo potenziali all'ambiente e alla salute dei cittadini nonché se la raffineria attualmente eserciti nel corretto rispetto delle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e se intenda rivedere l'Aia al fine di evitare nuovi episodi analoghi, infine se ritenga opportuno valutare, per quanto di competenza, se l'attività di raffinazione possa essere limitata o convertita.
(5-07225)

Interrogazione a risposta scritta:


   BENEDETTI, FRATOIANNI e SARLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel parco regionale dei Colli Euganei è attiva la cementeria della ditta Buzzi Unicem, nonostante il piano ambientale del parco, approvato nell'ottobre 1998 dal consiglio regionale del Veneto, preveda, all'articolo 19 sulle «Attività ed impianti incompatibili o ad alto impatto ambientale», che i cementifici siano «incompatibili» con le finalità e lo sviluppo del Parco;

   il citato articolo 19, al comma 3, prevede altresì che «Per quanto concerne le cementerie esistenti, (...) per le quali è prevista la approvazione di progetti di intervento unitario ai sensi dell'articolo 36, l'Ente potrà sollecitare la conclusione di accordi di programma con la Regione, il Ministero dell'ambiente, i comuni e gli altri soggetti pubblici competenti (...) per il coordinamento delle azioni di contenimento dell'impatto ambientale e paesistico e per concertare, con le aziende stesse, strategie di adeguamento, ed eventuale riconversione e/o rilocalizzazione delle attività e degli impianti»;

   è evidente che il suddetto accordo di programma relativo alla cementeria Buzzi dovrebbe essere partecipato anche dal nuovo Ministero della transizione ecologica;

   la cementeria si trova a Monselice (PD) il cui consiglio comunale, il 13 settembre 2021, ha approvato all'unanimità la delibera «Approvazione Schema di Convenzione con Ditta Buzzi Unicem ai sensi dell'articolo 19, Norme di Attuazione del Piano Ambientale del Parco Colli Euganei», fissando come obiettivi l'impegno a non introdurre il Css, combustibile derivato dai rifiuti, nel ciclo produttivo e a presentare un piano di investimenti per la riconversione dell'attività prima della scadenza dell'attuale Autorizzazione integrata ambientale (2029);

   tuttavia, il 28 settembre 2021, a mezzo stampa, la cementeria ha comunicato di non voler sottoscrivere la convenzione né di volere discutere, nemmeno a lungo termine, il percorso di riconversione dell'impianto;

   l'area interessata dall'attività della cementeria è un'area tutelata, destinata specificamente ad attività economiche come il turismo, il termalismo e l'agricoltura. Infatti, non solo è un'area vincolata dal punto di vista ambientale (parco regionale dei Colli Euganei e zona Sito di interesse comunitario, Natura 2000 del Monte Ricco), ma, sui terreni adiacenti la cementeria, vi sono viticoltura e olivicoltura di pregio, oltre alla presenza del «Laghetto di Arquà Petrarca», sito tutelato dall'Unesco nonché unica risorsa dalla quale si prelevano i fanghi naturali destinati alle cure del più grande centro termale europeo, quello di Abano;

   dal punto di vista dell'inquinamento ambientale, le campagne di campionamento sui terreni superficiali, eseguite da Arpav negli anni 2017-2019, hanno evidenziato importanti presenze di microinquinanti distribuiti secondo una mappatura che ricalca i modelli di dispersione dei fumi della cementeria. Nel 2018 si è resa necessaria la bonifica dell'area verde adiacente la principale scuola dell'infanzia e primaria della città, posta alle pendici del Monte Ricco ed esposta ai fumi prevalenti della cementeria, in quanto risultati contaminati da deposizioni di diossina;

   il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22, relativo all'uso del Css nei cementifici, prevede espressamente all'articolo 1, comma 2, lettera c), che «le fasi di produzione e utilizzo del CSS-Combustibile, ivi comprese le fasi propedeutiche alle stesse, avvengano senza pericolo per la salute dell'uomo e senza pregiudizio per l'ambiente, e in particolare senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente»;

   altre amministrazioni locali e diverse associazioni di categoria hanno già preso posizione a tutela dei legittimi interessi, al fine di non consentire il co-incenerimento di Css –:

   se il Ministro interrogato intenda farsi parte attiva nell'ambito del tavolo per la definizione di un «accordo di programma» con la cementeria di Monselice, ai sensi dell'articolo 19 del Piano ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare ai fini della tutela ambientale dell'area.
(4-10913)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MASI, DEL SESTO e ORRICO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il turismo organizzato soffre ancora in modo particolare delle continue fibrillazioni legate allo spostamento dei viaggiatori a causa della continua recrudescenza del COVID-19; ciò non permette di pianificare progetti per il futuro, con grave incidenza sui redditi di tali aziende;

   il 15 ottobre 2021 il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge su temi fiscali e del lavoro rifinanziando i trattamenti di integrazione salariale, concedendo così altre 13 settimane di cassa integrazione alle aziende che hanno subito una riduzione o uno «stop» delle proprie attività a causa del COVID-19, dal 1° ottobre al 31 dicembre; le ulteriori 13 settimane di cassa integrazione concesse dall'Esecutivo devono essere utilizzate nella finestra compresa tra il 1° ottobre e il 31 dicembre, ovvero proprio nel momento in cui il turismo organizzato sta faticosamente tentando di salvare l'alta stagione invernale alla luce di quanto consentito dalle ultime disposizioni;

   le associazioni di categoria in una nota stampa del 2 dicembre 2021 hanno sottolineato come ben diverso sarà lo scenario che si presenterà dopo l'Epifania, con un fisiologico e inevitabile calo dell'attività che come ogni anno accompagnerà il settore più o meno fino alla primavera e con le ultime informazioni sulle varianti Covid che pare abbiano rialimentato la paura di viaggiare, provocando le cancellazioni dei pochi viaggi organizzati;

   anche le più recenti iniziative normative non hanno quindi posto rimedio alla questione –:

   quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare, per quanto di competenza, per sostenere il comparto del turismo organizzato dopo la fine del periodo natalizio.
(4-10906)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Rizzo e altri n. 7-00746, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ferrari, Boniardi, Castiello, Fantuz, Lorenzo Fontana, Gobbato, Piccolo, Pretto, Scoma, Zicchieri, Viviani.

  La risoluzione in Commissione Toccafondi n. 7-00754, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Anzaldi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Vizzini e altri n. 5-02133, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 maggio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Benedetti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Noja n. 5-06483 del 22 luglio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Bologna n. 5-06742 del 5 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Albano n. 4-10757 del 19 novembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Centemero n. 4-10773 del 22 novembre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Aprile n. 4-10893 del 6 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Morani n. 5-07214 del 6 dicembre 2021;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Ruffino n. 5-07218 del 6 dicembre 2021.