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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 1 dicembre 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 6 novembre 2021, una delegazione di soci italiani dell'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) si è recata ad Idomeni in Grecia al confine con la Macedonia del Nord nell'ambito di un sopralluogo tecnico-giuridico finalizzato a raccogliere informazioni sui sistemi nazionali d'asilo e sul ruolo dei vari attori interni e internazionali coinvolti nella gestione del fenomeno migratorio e, più in generale, a contestualizzare il ruolo dei singoli Paesi nelle dinamiche migratorie che interessano i Balcani Occidentali, con una specifica attenzione alle aree di frontiera;

   la delegazione aveva fatto ingresso nel territorio greco attraverso il valico di Evzoni e si era sottoposta ai controlli di frontiera esibendo su richiesta tutti i documenti necessari;

   dopo un breve giro di perlustrazione nei pressi dei binari, nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria di Idomeni, mentre faceva ritorno verso la stazione, la delegazione veniva raggiunta da un agente di Frontex che chiedeva l'esibizione dei documenti e i motivi della visita in quel luogo;

   immediatamente sopraggiungeva un agente di polizia greca il quale, con tono che alla delegazione è apparso alterato e intimidatorio chiedeva conto della presenza, rimproverando il gruppo di aver fatto ingresso illegalmente in Grecia tramite la frontiera macedone senza tenere in considerazione le spiegazioni della delegazione nel rappresentare le modalità legali di ingresso nel territorio greco;

   nel giro di pochi istanti comparivano numerosi altri agenti che accerchiavano la delegazione;

   il gruppo, privato dei documenti di identità tenuti in possesso dalle autorità di polizia, veniva costretto a salire su una camionetta blindata senza che fosse fornita alcuna informazione;

   al termine delle operazioni di controllo effettuate presso l'ufficio di polizia di zona, la delegazione veniva condotta al valico di frontiera di Evzoni affinché facesse ritorno in territorio macedone;

   la procedura di accompagnamento alla frontiera veniva effettuata senza che fosse fornita alcuna motivazione sul fermo condotto, sulla temporanea privazione della libertà e sull'accompagnamento coatto alla frontiera e con procedure del tutto informali senza alcun tipo di provvedimento consegnato agli interessati;

   a parere dell'interrogante il trattamento subito dalla delegazione dell'Asgi, in completa violazione anche del principio di libera circolazione, è esemplificativo delle prassi illegittime che caratterizzano i luoghi di frontiera e della tendenza repressiva delle autorità non solo nei confronti dei migranti ma anche di tutti coloro che agiscono in difesa dei loro diritti e delle norme e delle convenzioni internazionali;

   a parere dell'interrogante l'accompagnamento coatto di cittadini europei da uno Stato dell'Unione europea ad un Paese terzo e le procedure informali utilizzate, nonché la privazione della libertà di movimento, presentano dei profili di illegittimità nel comportamento tenuto dalle forze di polizia di uno Stato membro della stessa Unione;

   un ulteriore elemento di gravità è rappresentato dal fatto che quanto messo in atto in danno di cittadini dell'Unione europea da parte della polizia greca sia avvenuto alla presenza e in collaborazione di agenti della Guardia di frontiera e costiera europea (Agenzia Frontex) –:

   se il Governo non intenda adottare tutte le iniziative di competenza più opportune per chiedere alle competenti autorità greche chiarimenti in ordine a quanto accaduto in merito al fermo con le modalità esposte in premessa, senza alcun intervento dell'autorità giudiziaria, senza garantire assistenza legale, senza segnalazione all'autorità consolare italiana affinché potesse esercitare la doverosa protezione diplomatica nei confronti di propri connazionali, e infine all'allontanamento coatto di cittadini dell'Unione europea in uno Stato terzo.
(4-10845)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMBARDO, CECCONI, MURONI e FIORAMONTI. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa locale si apprende che il comune di Partinico, nell'ambito dei lavori di riqualificazione di Piazza Duomo, intenderebbe procedere all'espianto dei quattro storici Ficus che dai primi del '900 circondano la storica fontana degli otto cannoli;

   tale drastica decisione giunge a seguito della verifica dello stato dei collettori fognari che passano in prossimità della fontana, che si presentano oggi devastati dagli apparati radicali degli alberi: nella perizia tecnica del comune si legge di un «ripristino in sicurezza» dei collettori da parte di Azienda municipalizzata acquedotto di Palermo (Amap) disponibile a intervenire con fondi propri;

   per evitare di espiantare gli alberi secolari che rappresentano una parte importante dell'identità della comunità partinicense, sarebbe auspicabile procedere alla integrale sostituzione dei collettori fognari e idrici con altri nuovi da collocare in posizione idonea a non interferire con l'apparato radicale degli alberi;

   è necessario che Amap di concerto con l'amministrazione comunale, individui nell'immediato una soluzione alternativa valida che, a differenza del semplice ripristino dei collettori esistenti e ormai distrutti, consenta di salvare gli alberi secolari di Partinico;

   l'articolo 7 della legge n. 10 del 2013 prevede che gli abbattimenti degli alberi monumentali avvengano dietro specifica autorizzazione comunale, previo parere obbligatorio e vincolante del Corpo forestale dello Stato –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere, anche alla luce della legge n. 10 del 2013 sopra richiamata, per individuare una soluzione alternativa che consenta di conservare gli alberi secolari che costituiscono un patrimonio culturale da preservare e valorizzare.
(4-10842)


   CAPPELLACCI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ex carcere di Oristano, nel cuore della città, sorge sui resti di una parte del Palazzo giudicale e del Castello;

   il complesso rappresentava il più importante edificio di un articolato sistema costituito dall'antico castello giudicale (XI secolo) e dalla Torre di S. Filippo (1293), in prossimità quindi della cinta muraria della città;

   peraltro, sono presenti nel sito sotterranei documentati dal rilevamento del geo radar, che risalgono al periodo giudicale, di grande importanza storica, nonché la presenza del pozzo dove nel trecento fu ucciso il Giudice Ugone III con sua figlia Benedetta d'Arborea;

   dopo il trasferimento dei detenuti nel nuovo carcere, l'immobile è rimasto un «non luogo», mentre potrebbe diventare il simbolo della restituzione alla comunità di uno spazio per lungo tempo sottratto alla fruibilità pubblica e alla collettività;

   restituire ad Oristano quegli spazi significherebbe restituire alla città anche una parte della sua Storia;

   il futuro dell'ormai ex casa circondariale deve essere deciso attraverso un percorso partecipato, che venga guidato dal comuni di Oristano e dalla regione;

   l'articolo 14 dello statuto della Sardegna prevede espressamente che: 1) la regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo; 2) i beni e diritti connessi a servizi di competenza statale ed a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione; 3) i beni immobili situati nella regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della regione;

   il 31 gennaio 2013, la regione autonoma della Sardegna aveva inviato al Ministero della giustizia una formale richiesta di cessione dell'immobile, chiedendone l'inserimento nell'elenco dei beni che lo Stato avrebbe potuto cedere all'amministrazione regionale;

   l'8 maggio dello stesso anno, il Ministero della giustizia aveva ordinato al Provveditorato regionale della Sardegna di dare all'Agenzia del demanio informazioni dettagliate sullo stato della procedura per la riconsegna della struttura;

   l'assessorato degli enti locali, con nota n. 771 del 12 gennaio 2016, ha confermato l'interesse della regione all'acquisizione dell'ex carcere di Oristano e, allo stesso tempo, ha reiterato l'istanza di trasferimento del compendio immobiliare al patrimonio regionale;

   a ottobre 2020, il sindaco di Oristano ha reiterato la richiesta di trasferimento del bene al comune per destinarlo a finalità di interesse pubblico;

   sussistono, pertanto, tutti i presupposti per il passaggio del bene nel patrimonio regionale e, conseguentemente, per accogliere la richiesta del comune di Oristano in merito ad un trasferimento della titolarità dell'immobile;

   solo un percorso che veda a capo la regione autonoma della Sardegna e il comune di Oristano può garantire una restituzione alla città e alla fruibilità pubblica del bene;

   dalle notizie riportate dalla stampa locale risulta che il Demanio sta valutando soluzioni che ancora una volta e per sempre sottrarrebbero il sito sia alla fruibilità pubblica da parte dei cittadini, sia ad una valorizzazione dal punto di vista storico e culturale;

   occorre un intervento deciso da parte del Governo affinché una testimonianza significativa della storia della città di Oristano, che è anche storia della Sardegna e dell'Italia non resti sepolta e dimenticata a causa di decisioni miopi e ispirate ad una logica che antepone la burocrazia ai valori più alti della comunità –:

   se il Governo sia a conoscenza delle ripetute istanze della regione autonoma della Sardegna e del comune per valutare il futuro utilizzo dell'ex casa circondariale di Oristano;

   se intenda adottare le iniziative di competenza, in raccordo con la regione, per dare attuazione al procedimento previsto dall'articolo 14 dello Statuto speciale per la Sardegna, in maniera tale che la regione autonoma della Sardegna e il comune di Oristano siano protagonisti della restituzione del sito alla collettività.
(4-10854)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   MARIA TRIPODI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni 2 e 5 novembre 2021 in diversi comuni del cosentino si sono registrati forti boati a distanza, ravvicinata, dovuti al passaggio di aerei a velocità superiore quella del suono;

   si tratta solo degli ultimi casi, in ordine di tempo, segnalati all'interrogante da diversi cittadini della zona, in particolare dei comuni di Piana di Sibari e di Golfo di Corigliano, che lamentano il continuo riproporsi nel loro territorio di eventi simili;

   nonostante le proteste della popolazione locale, il problema non sembra trovare ancora un'adeguata soluzione, in grado di contemperare le esigenze dell'Aeronautica militare con la necessità di tutelare i cittadini della provincia di Cosenza e di restituire tranquillità alle popolazioni locali;

   la possibilità di superare il muro del suono dovrebbe essere sempre limitata in prossimità dei centri abitati, per ridurre l'innegabile disagio su persone ed esseri viventi;

   l'interrogante è certa che le esercitazioni ai fini di addestramento condotte dall'Aeronautica militare si svolgono in piena aderenza alle norme e alle procedure previste, in particolare dei limiti procedurali, temporali, geografici e di quota –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative al fine di verificare con i vertici dell'Aeronautica militare la possibilità di individuare rotte alternative che sorvolino territori scarsamente abitati e urbanizzati, ove non si arrecherebbero i problemi lamentati in premessa.
(5-07200)


   ARESTA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende la notizia che vedrebbe come imminente la soppressione del distaccamento aeroportuale di Brindisi, sede della base logistica dell'organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) più grande del mondo, la United Nations Global Service Centre (Ungsc), nonché della base di pronto intervento del World Food Programme (Wfp), la United Nations Humanitarian Response Depot (Unhrd) in grado di consegnare aiuti umanitari in tempi brevi dal verificarsi di un evento catastrofico in qualsiasi nazione;

   la paventata soppressione, di cui sopra, preoccupa le organizzazioni sindacali territoriali, oltre che per le potenziali conseguenze impattanti sul delicato tessuto socio-economico di Brindisi, soprattutto in considerazione dell'iter di confronto avviato da tempo in sede istituzionale che ha sempre avuto a oggetto esclusivamente il piano di riordino del sito interessato;

   in tale senso, l'articolo 2188-quater, comma 1, lettera b), numero 5), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ai fini del conseguimento della contrazione strutturale prevista dalla legge 31 dicembre 2012, n. 244, dispone che sia adottato un provvedimento di riconfigurazione per il distaccamento in questione in ragione dei compiti e delle funzioni da assolvere;

   l'importanza del ruolo strategico svolto dal Distaccamento in questione è stato sottolineato anche nel Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2018-2020, dove si evidenzia «il sostegno nazionale al UN Global Service Center (Gsc), ubicato nel sedime del Distaccamento AM di Brindisi, che svolge, quale unico global Service provider nel sistema, un ruolo indispensabile per il supporto logistico integrato a favore di tutti teatri operativi delle Nazioni Unite. Nello stesso contesto è altresì presente la UN Standing Police Capacity, che assiste la UN Police nell'assolvimento dei compiti strategici, fornendo un expertise di polizia rapidamente utilizzabile ed efficace, in supporto alle peace operation, nel post conflict in altre situazioni di crisi»;

   anche nel Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2019-2021, sottolineando il profondo impegno del nostro Paese nelle organizzazioni internazionali, si rimarca l'importante ruolo del distaccamento –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative urgenti intenda intraprendere per scongiurare la soppressione del distaccamento aeroportuale di Brindisi, al fine di evitare gravi conseguenze sotto il profilo economico, nonché garantire gli impegni assunti dall'Italia in merito al supporto e alla protezione della più importante base logistica permanente dell'Onu.
(5-07201)


   DEIDDA, GALANTINO e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con diversi provvedimenti normativi, fin dal marzo 2020, il Governo ha indetto alcune procedure straordinarie per l'arruolamento, a tempo determinato, nelle Forze armate, di personale medico e infermieristico, al fine di meglio adempiere ai compiti assegnati per il contenimento dell'emergenza sanitaria, tuttora in atto;

   le Forze armate hanno messo a disposizione del Servizio sanitario nazionale un cospicuo numero di medici e infermieri militari, normalmente impiegati per il sostegno sanitario del personale della Difesa, a supporto degli operatori civili attivi nelle zone più colpite dall'emergenza sanitaria: in particolare, il sistema difesa ha destinato al Servizio sanitario nazionale, nel periodo di massima emergenza, oltre 350 operatori sanitari, tra medici e infermieri, cui devono aggiungersi altri 139 medici e 271 infermieri impiegati nelle strutture sanitarie militari parimenti messe a disposizione per l'emergenza;

   le ottime capacità logistiche e professionali degli operatori delle Forze armate sono state ampiamente riconosciute da tutti gli altri attori intervenuti nella gestione della pandemia e le stesse capacità stanno risultando decisive per il buon andamento della campagna vaccinale, oltre che, nel recente passato, per la campagna di screening e l'accoglienza e cura dei cittadini contagiati;

   a fronte di ciò, appare opportuno evitare la dispersione del patrimonio professionale sanitario in esame, allo stato assegnato in ferma annuale, al fine di confermarne l'impiego nella campagna vaccinale in atto, nonché per ripristinare la complessiva attività del comparto della sanità militare e delle sue strutture, anche in favore dei cittadini affetti da altre patologie, oggi trascurate in ragione dell'emergenza sanitaria;

   al fine di perseguire i suindicati obiettivi, appare necessario procedere con lo scorporo del comparto della sanità militare dai limiti di cui alla legge n. 244 del 2012: ciò anche perché il medesimo comparto riveste un'importanza fondamentale e diretta anche in favore della cittadinanza e, d'intesa con le regioni, può dare un contributo decisivo all'abbattimento delle liste d'attesa, o supplire alla perdurante assenza di medici di base, come troppo spesso si riscontra in alcuni comuni della Sardegna –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di confermare le professionalità acquisite nel corso dell'emergenza nell'ambito della sanità militare, se del caso con la proroga degli attuali contratti, nonché mediante la stipula di specifici accordi con le regioni, al fine di una più ampia, stabile e proficua collaborazione con la sanità pubblica.
(5-07202)


   FERRARI, FANTUZ, BONIARDI, PICCOLO e PRETTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 27 novembre 2021 il Ministero della difesa ha dato comunicazione circa l'operazione «Aquila Omnia-Bis», avviata su disposizione del Capo di Stato maggiore della difesa Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a seguito della richiesta del Ministro della difesa, onorevole Lorenzo Guerini, pianificata e diretta dal Comando operativo di vertice interforze (Covi), comandato dal generale di squadra Aerea Silvano Frigerio;

   obiettivo dell'operazione è il trasferimento in Italia di circa 500 persone, tra ex collaboratori della Difesa e i rispettivi nuclei familiari, che, al momento, si trovano nei Paesi vicini all'Afghanistan o che sono in possesso della documentazione (passaporti e visti) che consentirebbe loro di lasciare il Paese asiatico: una volta effettuate le verifiche da parte del Covi, il personale afghano potrà essere trasferito in Italia con vettori commerciali;

   allo stato attuale, si stima che nei Paesi contigui all'Afghanistan (tra i quali Pakistan, Iran e Turchia) si trovino circa 40 afghani (quasi 200, considerando anche i familiari al seguito), che risulta abbiano collaborato, a vario titolo, con la Difesa italiana;

   sono inoltre in corso contatti con ex-collaboratori inseriti nelle liste cosiddette H2 e H3 della Difesa, per i quali è già stato completato il vaglio, ma che non è stato possibile evacuare da Kabul durante la precedente Operazione «Aquila Omnia»: si tratta di uomini, donne e bambini per i quali è in corso la definizione delle modalità con cui realizzare il loro trasferimento in Italia –:

   se tutte le persone oggetto dell'operazione «Aquila Omnia-Bis» siano state o siano collaboratori delle Forze armate italiane, o comunque delle nostre Istituzioni, e quante siano complessivamente le persone già evacuate e accolte in Italia.
(5-07203)

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è in corso la cessione da parte di Leonardo s.p.a. – controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze che detiene il 30,2 per cento del capitale – delle aziende Oto Melara, produttrice di cannoni e mezzi corazzati, e Wass, l'ex Whitedead che costruisce siluri e droni subacquei;

   allo stato attuale sarebbero due i gruppi intenzionati a rilevare le aziende: la società franco-tedesca Knds (Krauss Maffei Wegmann Nexter Defence Systems) e il gruppo italiano Fincantieri, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso Cdp industria s.p.a. che ne detiene il 71,32 per cento del capitale sociale;

   secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, la società Knds avrebbe formulato una proposta di acquisto che si aggirerebbe attorno ai 650 milioni di euro, mentre la proposta di Fincantieri, peraltro non ancora ufficializzata, potrebbe essere inferiore di circa 200 milioni;

   la cessione delle due aziende appare una vicenda complessa, perché riguarda un settore di particolare rilevanza come quello della difesa – ad alto contenuto tecnologico e nel quale sia Oto Melara sia Wass sono aziende leader nel mondo – che potrebbe subire dei gravi contraccolpi, sia sotto il profilo economico e occupazionale sia per quanto riguarda la perdita di know how, in un settore, tra l'altro, nevralgico per la sicurezza del Paese;

   è il caso di riferire che la Oto Melara «produce il cannone più diffuso sulle navi da guerra di tutto il mondo: il 76/62 acquistato dalle flotte di ben 53 Paesi, incluse quella francese e tedesca. Inoltre la società ha appena sviluppa la tecnologia "Vulcano" che rende i proiettili di artiglieria molto simili a missili, con una guida autonoma nella traiettoria finale e un raggio d'azione aumentato», mentre la Wass «si occupa di siluri, contromisure per la guerra sottomarina e droni subacquei»;

   le due società occupano 1.500 dipendenti circa, tra cui moltissimi ingegneri e quadri specializzati, e hanno impianti produttivi in attività a «La Spezia, Brescia, Livorno e Pozzuoli in alcuni casi da più di un secolo, con rapporti consolidati con il territorio e collaborazioni nella ricerca avanzata con le università»;

   l'offerta della società franco-tedesca rientrerebbe nel progetto del carro armato promosso da Francia e Germania: l'euro-tank Mgcs «che ambisce a essere protagonista di un mercato da oltre undici miliardi di euro», e a rappresentare anche un primo importante passo nella costruzione di una difesa unica europea;

   viceversa, l'offerta di Fincantieri garantirebbe al gruppo italiano ampi margini di crescita nel settore navale militare;

   alcuni quotidiani hanno affermato che «alcuni osservatori sostengono che una cessione ai franco-tedeschi indebolirebbe l'industria italiana», e darebbe però anche «più sollievo finanziario a Leonardo, che a breve dovrà sborsare 606 milioni per rilevare il 25,1% della tedesca Hensoldt»;

   l'eventuale cessione all'estero delle due aziende, non solo rappresenterebbe un elemento di indebolimento per Fincantieri, ma anche una perdita di un patrimonio di competenze tecniche, in un contesto nel quale, come ha sostenuto di recente il capo di Stato maggiore Pietro Serino, «l'Esercito deve rinnovare tutte le forze corazzate e sono già stati stanziati fondi iniziali pari a due miliardi», mentre il Ministro della difesa ha affermato che «la sovranità nazionale passa anche dall'industria della Difesa» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche di natura normativa, per evitare che due aziende strategiche a elevato contenuto tecnologico che operano nell'industria della difesa vengano cedute a gruppi esteri, con il rischio di una perdita di posizioni di mercato da parte delle imprese italiane del settore, e per salvaguardare l'occupazione e il know how acquisito nonché tutelare il patrimonio di competenze e informazioni tecniche.
(4-10843)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 148 del 2011, attuata dai decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012, recanti rispettivamente «disposizioni sulla nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148», nonché la «revisione delle circoscrizioni giudiziarie-uffici dei giudici di pace» ha operato la revisione della geografia giudiziaria;

   con tale riforma, sono stati chiusi: circa 1.000 uffici di piccole dimensioni, 31 tribunali minori, 37 procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace, in parte recuperati a carico dei comuni;

   evidenti disagi e disparità amministrative e giudiziarie sono sorti a seguito della soppressione del Tribunale di Sala Consilina accorpato, secondo l'interrogante, illogicamente, fuori regione, al Tribunale di Lagonegro in Basilicata, così come pure altri disagi ha comportato la chiusura della casa circondariale di Sala Consilina che oggi si avvale della casa circondariale di Castrovillari in Calabria, oppure di Potenza in Basilicata e/o di Salerno;

   i carichi di lavoro medio ammontavano, per il tribunale di Sala Consilina, a 11.830 affari a cui andavano aggiunti 1.300 affari per la sede distaccata di Sapri, per un totale di più di 13.000 affari;

   l'indice delle sopravvenienze medie, nel periodo 2006-2010, era pari per il tribunale di Sala Consilina a 4.147, mentre nel caso del tribunale di Lagonegro si fermava a 3.751;

   il tribunale di Sala Consilina, nel rispetto della complessa e articolata situazione geografica della provincia di Salerno, era altresì naturalmente preposto ad assicurare il riequilibrio fra gli uffici giudiziari salernitani e, in particolare, l'indispensabile alleggerimento del carico e del volume di affari e di contenzioso –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di adottare opportuni correttivi in relazione agli effetti della legge n. 148 del 2011, attuata dai decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 2012.
(3-02667)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARLI, EHM e BENEDETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Vincenzino Iannazzo, detenuto in regime di 41-bis, è deceduto presso l'ospedale di Parma il 13 novembre 2021, come il giornale on line «Il Dubbio» riporta in un suo articolo, Iannazzo era stato fatto rientrare in carcere al 41-bis, dopo il decreto cosiddetto «antiscarcerazioni» ed era andato ai domiciliari nel periodo di aprile/maggio del 2020, causa emergenza COVID-19, in quanto trapiantato di rene;

   l'associazione Yairaiha onlus, nell'ultimo anno, ha più volte denunciato alle autorità competenti l'isolamento forzato del detenuto deceduto e l'evidente, oltre che certificata, incompatibilità con il regime carcerario e men che meno con il regime di 41-bis; tale isolamento ha rappresentato uno degli elementi negativi del processo di aggravamento della sua patologia (demenza a corpi di Lewy, con allucinazioni e incapacità di svolgere gli atti della vita quotidiana già diagnosticata dai sanitari di Belcolle – Viterbo, prima del trasferimento a Parma). Iannazzo è stato ricoverato in ospedale a settembre 2021, dopo l'ennesima segnalazione della stessa associazione;

   nella relazione del 7 gennaio 2021 del responsabile sanitario del carcere di Parma si esprimevano preoccupazioni per i ritardi nella somministrazione della terapia prescritta al paziente e nell'organizzazione delle visite specialistiche esterne;

   nella relazione del medico legale del 10 febbraio 2021 sulle condizioni di Vincenzino Iannazzo si legge: «per parte mia ribadisco nuovamente le esigenze cliniche del soggetto esorbitano grandemente le possibilità di cura sino ad oggi messe in atto e dunque il signor Iannazzo deve essere posto al di fuori delle mura del carcere»;

   dalle note della cartella clinica legale redatta dal personale medico e infermieristico in servizio al carcere di Parma emergono particolari raccapriccianti sulle condizioni di detenzione del signor Iannazzo: completamente abbandonato a sé stesso e in condizioni disumane, nonostante la gravità del suo stato. Spesso nudo e sporco delle proprie feci che espletava sul pavimento della cella; le terapie che non venivano assunte perché lo stesso era incapace di compiere qualsiasi azione. Nelle note emerge la prescrizione medica di assistenza h24 indirizzata all'amministrazione penitenziaria, che non risulterebbe esser stata mai evasa;

   il giornale «Il Dubbio» del 22 aprile 2021 riporta una denuncia del responsabile sanitario del carcere in cui si evidenzia che, a causa dei continui arrivi di detenuti malati, che provengono da diversi istituti penitenziari, lo standard esistenziale del centro clinico del carcere (Servizio assistenza intensiva), è messo in seria difficoltà. Lo stesso responsabile sanitario del carcere ha segnalato la difficoltà oggettiva nel poter fornire adeguate cure e assistenza h24, non solo a Iannazzo, ma anche agli altri detenuti che richiedono tale assistenza;

   l'effettività del regime speciale carcerario dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario ha natura esclusivamente preventiva, volta a impedire che taluni associati continuino a interloquire con le organizzazioni criminali di appartenenza, nonostante lo stato di detenzione –:

   quali iniziative, anche normative, si intendano intraprendere per rafforzare l'assistenza medica ai detenuti malati, in regime di 41-bis;

   quali iniziative di competenza si intendono adottare, eventualmente, per appurare se il carcere di Parma sia dotato di strutture idonee e di personale sanitario adeguato per numero e competenze, affinché venga garantita l'assistenza sanitaria a tutti i detenuti;

   se non intendano avviare un'indagine amministrativa interna al fine di appurare se, con riferimento al decesso dell'uomo, non siano ravvisabili eventuali profili di responsabilità disciplinare in capo alla direzione dell'istituto di Parma.
(5-07204)

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Giovanni Iannelli è morto il 7 ottobre 2019 a seguito delle gravissime lesioni procuratesi dopa una caduta avvenuta due giorni prima durante la gara ciclistica Under 23 organizzata dal G.S. Bassa Valle Scrivia, nei pressi di Molino dei Torti, in provincia di Alessandria; mentre stava correndo ad elevata velocità e si trovava a 200 metri dal traguardo, Iannelli ha sbattuto la testa contro lo spigolo non protetto di un cancello a bordo strada; il 3 marzo 2020 la Corte sportiva d'appello della Federazione ciclistica italiana (Fci), su reclamo del Team Hato Green Tea BeerCipriani e Gestrila di cui era corridore Iannelli, ha sanzionato con due ammende da 130 a 300 euro la società organizzatrice G.S. Bassa Valle Scrivia perché il tratto transennato era di 126 metri, anziché i 300 metri richiesti da regolamento per l'omologazione;

   per le soprammenzionate irregolarità, successivamente, il tribunale federale della Fci ha inflitto un'ammenda, con censura, di 1.000 euro alla G.S. Bassa Valle Scrivia e un procedimento di deferimento al presidente della società organizzatrice, al direttore e al vicedirettore di corsa;

   la procura di Alessandria ha richiesto al Gip l'archiviazione nel procedimento a carico dei tre organizzatori della corsa ciclistica indagati per omicidio colposo; la richiesta è stata poi accolta;

   Carlo Iannelli, padre del giovane ciclista morto, ha dichiarato al quotidiano «Libero» che «questo processo non si vuole, non si può e non si deve fare», sostenendo di aver «prodotto 8 faldoni di documenti sulle irregolarità del 5 ottobre e le “stranezze” successive, ma il tutto deve essere chiuso senza colpevoli, senza contraddittorio, perché è un caso politico. Quel giorno, come avvenuto, volevano che la gara partisse e finisse sotto il balcone del sindaco di Molino dei Torti» –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda valutare se sussistano i presupposti per intraprendere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione.
(4-10849)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   TIMBRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sono notori i gravi episodi di maltempo e gli eventi calamitosi che hanno colpito tutta la Sicilia nell'ultimo mese;

   tra le zone maggiormente colpite dal maltempo vi sono numerosi comuni che insistono sul versante ionico siciliano;

   nella provincia di Messina quasi tutti i comuni ionici sono stati interessati da episodi franosi e pericolosi ingrossamenti dei torrenti che hanno provocato danni alle cose e costretto all'isolamento intere comunità;

   un tratto della strada statale 114 al chilometro 22,8, in corrispondenza della località cosiddetto Capo Alì risulta ad oggi chiusa al traffico per la caduta di massi sulla carreggiata;

   tutti i comuni ionici della provincia di Messina (fra cui Nizza di Sicilia, Alì Terme, Limina, Antillo, Fiumedinisi, Sant'Alessio Siculo, Scaletta Zanclea – quest'ultimo tragicamente noto a causa di un gravissimo episodio alluvionale che, nell'ottobre del 2009, ha provocato la totale devastazione dei luoghi e la morte di 37 persone sommerse e spazzate via dal fango) sono caratterizzati da una grave e pericolosa fragilità idrogeologica;

   attualmente, insistono ancora alcune frane lungo i versanti a monte della strada statale 114 che, da anni, si prova a contenere a mezzo di reti protettive; i letti dei torrenti risultano ostruiti e, dai versanti, periodicamente, arrivano pericolosissime colate di fango;

   dal 2015 non risultano, ad oggi, ancora completati i lavori di messa in sicurezza del costone di roccia che insiste sulla A18 sul tratto autostradale all'altezza di Letojanni, ciò obbliga i viaggiatori ad utilizzare la corsia autostradale nel doppio senso di marcia e ad affrontare numerose e pericolose deviazioni che avrebbero dovuto assumere carattere temporaneo e sono, invece, tristemente diventate permanenti;

   gli interventi fin qui effettuati si sono, dunque, rivelati temporanei, disorganici e non risolutivi, lasciando le comunità locali sole a patire i disagi causati dai passati eventi calamitosi e con il terrore che, ad ogni pioggia più intensa, possa tornare l'incubo alluvionale a causarne di nuovi e di più gravi –:

   se non ritenga necessario e improrogabile assumere urgenti iniziative di competenza, in coordinamento con gli altri Ministri competenti, nonché con la regione Sicilia e i comuni interessati, per garantire la messa in sicurezza dei territori e delle popolazioni locali citati in premessa.
(4-10846)


   LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   si è verificato nelle ore scorse il cedimento del piano viabile della strada statale 113 Settentrionale Sicula all'altezza di Alcamo;

   a seguito della frana, l'Anas S.p.a. ha ritenuto necessario provvedere alla chiusura del tratto compreso fra i chilometri 333,900 e 335,000 in entrambe le direzioni, prevedendo per gli automobilisti che si muovono nella provincia trapanese specifiche deviazioni lungo la strada statale 119 o l'Autostrada A29 in grado di garantire la transitabilità della viabilità alternativa;

   l'interrogante, già nel mese di giugno 2019, trasmetteva nota all'Anas S.p.a. con la quale richiedeva chiarimenti in merito ai lavori di manutenzione programmata proprio della strada statale 113 oggi franata; il dirigente responsabile della direzione affari istituzionali e media - rapporti istituzionali dell'Anas rispondeva nel mese di luglio, precisando che «La Strada Statale 113 Settentrionale Sicula è oggetto di lavori di manutenzione programmata necessari al ripristino del piano viabile ammalorato e al consolidamento del corpo stradale in frana per un importo complessivo di oltre 3 milioni di euro. I citati lavori di consolidamento progettati con carattere di urgenza, presentano alcune lavorazioni in corso e altre di prossimo avvio» –:

   quanto tempo preveda di impiegare l'Anas S.p.a. per ripristinare la viabilità dei luoghi ed effettuare i lavori di consolidamento del corpo stradale, di cui in premessa;

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, al fine di accertare i motivi del cedimento della strada statale 113 – e le eventuali responsabilità qualora si accertasse la mancata realizzazione dei lavori manutentivi – tenuto conto di quanto dichiarato quasi 2 anni e mezzo fa da Anas S.p.a. in ordine sia al carattere di urgenza dei lavori di manutenzione, sia alla circostanza che, a quel tempo, vi fossero già lavori in corso e altri di prossimo avvio.
(4-10848)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa (www.gazzettino.it del 21 novembre 2021) che sussisterebbe una sorta di duopolio nella gestione dell'accoglienza a Padova, dopo l'ultima assegnazione dei posti messi a disposizione dai bandi biennali della prefettura che, come accade negli ultimi anni, sono stati attribuiti al Consorzio Veneto Insieme, formato da 15 cooperative e alla ex Edeco, ora diventata Tuendelee, alle quali sono stati assegnati ben 921 posti su 1.220 offerti, per una base di 25,8 milioni di euro;

   la vicenda rientra nell'ambito delle procedure di aggiudicazione dei centri di accoglienza collettivi, ovvero le strutture fino a 50 posti per le quali, nel caso in questione, si sono classificati Veneto Insieme al primo posto con 75 posti e al secondo Tuendelee, con 225 sui 270 posti richiesti, facenti parti di un pacchetto di 1.200 posti che ha visto l'assegnazione di altri 900 posti nei centri di microaccoglienza e per cui Tuendelee ha avuto 131 posti e il Consorzio 300;

   come si evince dalle notizie di stampa la competizione tra le due realtà è stata piuttosto serrata: nella microaccoglienza, nel conteggio tra offerta tecnica ed economica, l'ex Edeco è risultata superiore nel punteggio, mentre il Consorzio Veneto Insieme ha vinto soltanto di qualche decimo di punto in quella relativa alle strutture più grandi;

   la Tuendelee deriva dalla scissione del 2018 con Edeco, cooperativa di grande rilevanza che nel 2014 si è distinta negativamente nella gestione di alcuni hub, tra cui San Siro di Bagnoli e di Cona, finendo anche in una relativa inchiesta della magistratura padovana;

   da successive notizie di cronaca (www.ilmattinogelocal.it del 30 novembre 2021) si apprende della grave situazione di degrado venutasi a creare all'interno della dimora settecentesca Villa Spica a Dolo, nella quale è stato allestito un centro di accoglienza straordinaria per immigrati, gestito dalla cooperativa Ekene (diretta da Simone Borile già a processo per la gestione del centro di Cona) e in cui vivono anche molte donne e bambini, tra sporcizia ed insetti, in condizioni di scarsa igiene e sicurezza;

   sulla vicenda ci sono state diverse segnalazioni del comune di Dolo al prefetto in merito alla qualità dei servizi e al rispetto dei livelli di accoglienza e assistenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di verificare la correttezza delle procedure di aggiudicazione dei bandi relativi all'accoglienza dei migranti nel territorio padovano;

   se non ritenga, altresì, opportuno procedere ad una verifica della gestione dei Cas situato all'interno di Villa Spica a Dolo, al fine di garantire l'accoglienza dei migranti secondo la normativa prevista in materia e assicurare condizioni di vita dignitosa agli ospiti della struttura.
(5-07191)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi un servizio televisivo ha mostrato la truffa perpetrata nei confronti di Roberto Cazzaniga, pallavolista della nazionale italiana; lo sportivo, secondo quanto ricostruito, avrebbe versato nell'arco di 15 anni 700 mila euro ad una modella di cui si era innamorato, ma che, in realtà, non esisteva;

   l'accaduto evidenzia la situazione di fragilità psicologica ed emotiva del pallavolista, rappresentando un pattern ricorrente nei casi di truffa;

   dalla ricostruzione dei fatti della presunta truffa sono state chiamate in causa due donne ed anche un militare dei carabinieri di Vimercate, fidanzato di una delle due;

   se il fatto fosse confermato, a parere dell'interrogante, si dovrebbero adottare tutte le misure idonee per evitare che l'onta ricada sul Corpo dell'Arma dei carabinieri –:

   quali siano le valutazioni del Governo sui gravi fatti riportati in premessa che coinvolgono un esponente dell'Arma e, più in generale, quali iniziative di prevenzione e contrasto alle truffe siano state predisposte o si intendano predisporre per salvaguardare i cittadini emotivamente o psicologicamente più fragili.
(4-10844)


   SPESSOTTO e TRANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa di un terribile incidente ai danni di un cane a Cavarzere, in provincia di Venezia;

   il cane di un cacciatore sarebbe entrato nel giardino di un'abitazione e avrebbe interagito con un altro cane, di proprietà dei residenti, che si trovava nello stesso giardino;

   il cacciatore avrebbe aggredito verbalmente la proprietaria di casa puntandole contro il fucile e avrebbe successivamente sparato al cane della signora uccidendolo;

   la gravità dei fatti esposti in premessa è allarmante;

   il benessere degli animali è un principio fondamentale tutelato dalla legge;

   ai sensi dell'articolo 544-bis del codice penale, «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni»;

   la legge 20 luglio 2004, n. 189 vieta il maltrattamento degli animali;

   il Ministero della salute ricorda che è compito dello Stato promuovere programmi di informazione ed educazione per favorire il rispetto degli animali e la tutela del loro benessere;

   ai sensi della normativa vigente, per il rilascio del porto d'armi ad uso venatorio è necessaria la certificazione comprovante l'idoneità psico-fisica rilasciata dall'Asl di residenza ovvero dagli uffici medico-legali e dalle strutture sanitarie militari e della polizia di Stato;

   è evidente per l'interrogante che l'uomo in questione non possa avere in possesso di tali requisiti;

   il rinnovo del porto d'armi ad uso venatorio è previsto ogni cinque anni;

   in sede di rinnovo non è richiesta la certificazione relativa all'idoneità al maneggio delle armi;

   cinque anni costituiscono un arco temporale ampio, nel quale possono verificarsi mutamenti delle condizioni psicologiche in grado di minare l'idoneità dei titolari all'uso delle armi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se non intenda adottare iniziative ai fini della diffusione di una maggiore cultura del benessere animale nella società;

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per garantire adeguata formazione ai soggetti deputati alla certificazione dell'idoneità psicologica;

   se non intenda adottare iniziative ai fini di una ricognizione dei porti d'armi attualmente rilasciati per verificare l'effettiva sussistenza, in capo ai titolari, dell'idoneità psicologica;

   se non intenda adottare iniziative volte a prevedere un controllo, in sede di rinnovo del porto d'armi e in ogni caso periodico, dell'idoneità psicologica per l'uso delle armi, a garanzia della sicurezza degli animali e dei cittadini.
(4-10853)

ISTRUZIONE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 2015, cosiddetta «Buona Scuola», al comma 16 dell'articolo 1, prevede, nelle scuole di ogni ordine e grado, la promozione dell'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni;

   il 5° Piano di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva elaborato a maggio 2021 dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e adolescenza annovera tra le azioni programmatiche riferite ai giovani l'educazione all'affettività e alla sessualità nelle scuole;

   ciononostante, ad oggi, in Italia, non esistono, nelle scuole di ogni ordine e grado, percorsi strutturati e omogenei di educazione affettiva e sessuale che è dunque esclusivamente demandata alla volontà delle singole scuole;

   inoltre, in mancanza di programmi ministeriali definiti, si sono generate disparità territoriali tra le regioni, con alcune regioni «molto attive nella stesura e messa in pratica delle attività educative e altre per le quali non sono stati riscontrati progetti». Permangono, altresì, forti differenze all'interno delle stesse città, in quanto ciascun istituto scolastico può decidere se e come attuare programmi educativi sull'affettività e sulla sessualità;

   a supporto della necessità di introdurre l'educazione affettiva e sessuale all'interno dei programmi ministeriali scolastici, si evidenziano i dati allarmanti che emergono dall'indagine condotta dall'Osservatorio giovani e sessualità (Osservatorio) del 2021, si tratta di un'indagine statistica, promossa da Durex, su un campione di oltre 15.000 giovani tra gli 11 e i 24 anni: gli stessi denotano, infatti, una debole percezione del rischio connesso a comportamenti sessuali poco consapevoli, come lo scarso utilizzo del preservativo o la mancanza di adesione a programmi di prevenzione o controlli di screening. Inoltre, emerge un crescente e scorretto utilizzo di internet, che sta diventando anche fonte privilegiata di informazione e di formazione in ambito sessuale per i giovani, la tendenza ad un approccio alla sessualità sempre più precoce e poco consapevole, il progressivo indebolimento dei consultori ed una minore centralità del ruolo delle famiglie, nonché la mancanza di percorsi scolastici strutturati su tutto il territorio nazionale;

   i risultati del report dell'Osservatorio Durex mostrano, tuttavia, anche una significativa influenza dell'educazione affettiva e sessuale sulle conoscenze dei giovani su queste tematiche. Infatti, secondo questi dati, i giovani che hanno seguito percorsi di educazione sessuale a scuola dimostrano una maggiore consapevolezza e cultura sulla salute sessuale rispetto a coloro che non hanno mai affrontato tali tematiche a scuola;

   secondo uno studio elaborato dal Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite dal titolo «The impact of sex education on the sexual behaviour of young people», programmi di educazione sessuale nelle scuole ritardano l'età del primo rapporto sessuale. In aggiunta, un'analisi del 2016 dell'Organizzazione mondiale della sanità ha sottolineato l'efficacia dell'educazione sessuale nel ridurre gravidanze precoci, infezioni sessualmente trasmissibili, abusi e discriminazioni sessuali;

   la pandemia ha peggiorato il rapporto dei giovani con la sessualità, determinando problemi per lo sviluppo sessuale: infatti, stando allo studio condotto dalla Fondazione Foresta onlus di Padova su oltre 5.000 giovani, dal lockdown del marzo 2020 è aumentato l'utilizzo di Internet, che è diventato non solo fonte privilegiata di informazione, ma anche di pratica sessuale, con il rischio concreto della disinformazione, dell'isolamento e dell'emergere di disturbi sessuali;

   i dati forniti dal Centro operativo Aids (Coa) dell'Istituto superiore di sanità (Iss), con riferimento al periodo tra il 2000 e il 2018, riportano il continuo aumento del numero delle persone con un'infezione sessualmente trasmissibile (Ist) e la necessità di educare alla salute sessuale attraverso le «Regole del sesso sicuro», considerato anche che il 20 per cento delle Ist segnalate risulta in giovani tra i 15 e i 24 anni;

   pertanto, l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado è cruciale per promuovere lo sviluppo di rapporti affettivi improntati sui valori del rispetto, della solidarietà, nonché del riconoscimento e dell'affermazione delle rispettive personalità e differenze; l'adozione di modelli positivi di comportamento socio-culturali, al fine di rimuovere i pregiudizi, gli stereotipi, le discriminazioni e la violenza di genere; la divulgazione di informazioni, anche di carattere sanitario e scientifico, per la promozione della salute sessuale e riproduttiva intesa come benessere psicofisico della persona, nonché l'insegnamento di atteggiamenti positivi e responsabili per la prevenzione delle Ist e dei rischi ad esse connesse, nonché per una procreazione consapevole –:

   in che modo il Governo intenda sostenere la creazione di percorsi strutturati e organici di educazione all'affettività e alla sessualità nelle scuole di ogni ordine e grado, già a partire dal prossimo anno scolastico, favorendo anche il supporto tecnico di medici specializzati e la collaborazione con il mondo privato e del terzo settore;

   se intenda adottare iniziative per costituire un fondo dedicato agli istituti scolastici per la nascita o il rafforzamento di attività educative in materia di affettività e sessualità.
(2-01385) «Magi, Sportiello, Rizzo Nervo».

Interrogazione a risposta scritta:


   RACCHELLA, BELOTTI, PATELLI, BISA, GIACOMETTI, BADOLE, COLMELLERE, MARIANI, DE ANGELIS, ZICCHIERI, TOCCALINI, LOLINI, PICCHI, BILLI, CARRARA, CLAUDIO BORGHI e LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico ed il riconoscimento della parità garantisce l'equiparazione dei diritti e dei doveri degli studenti, le medesime modalità di svolgimento degli esami di Stato, l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi lo stesso valore legale dalle scuole statali;

   ciò inserisce le scuole paritarie nel sistema nazionale di istruzione, le impegna ad accogliere tutti gli alunni che ne accettino il progetto educativo, compresi studenti con disabilità, per contribuire a realizzare la finalità di istruzione ed educazione che la Costituzione assegna alla scuola;

   le scuole paritarie oggi educano il 35 per cento dei ragazzi in obbligo scolare, e molte, soprattutto nella fascia 0-6 sono istituzioni senza fini di lucro;

   in diverse regioni le scuole paritarie si sostituiscono quasi completamente alla scuola pubblica svolgendo una funzione essenziale a favore di famiglie e minori laddove lo Stato non ha investito abbastanza;

   l'emergenza pandemica ha messo a dura prova il sistema scuola che ha dovuto reinventarsi per continuare a garantire ai propri alunni il diritto alla salute e all'istruzione: in tutti gli istituti, e dunque anche nelle scuole paritarie, si sono resi indispensabili interventi per migliorare le infrastrutture digitali, di edilizia leggera e non per ottenere spazi che garantissero il necessario distanziamento interpersonale nonché l'assunzione di nuovo personale per gestire le classi che si sono dovute smistare, di sanificazioni straordinarie e giornaliere più accurate del consueto;

   a fronte di esborsi straordinari importanti, le scuole paritarie hanno dovuto rinunciare all'introito delle rette scolastiche che sono state sospese o molto diminuite durante i mesi del lockdown e non hanno beneficiato di gran parte dei fondi messi a disposizione per le scuole statali;

   le scuole paritarie saranno escluse dall'utilizzo dei cospicui fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sia con riguardo all'edilizia scolastica, che con riguardo agli investimenti per i contenuti;

   bisogna sottolineare che, a gravare ulteriormente sulle difficoltà delle scuole paritarie, c'è anche la scadenza della proroga del termine entro cui ogni immobile adibito ad uso scolastico situato nelle zone sismiche 1 e 2 deve essere sottoposto a verifica di vulnerabilità sismica, con priorità per quelli situati nei comuni compresi nelle quattro regioni interessate dagli eventi sismici 2016-2017, il 31 dicembre 2021;

   inoltre, a causa di un eccesso di burocratizzazione, i trasferimenti di fondi dallo Stato arrivano ogni anno con grave ritardo e non all'inizio dell'esercizio mettendo a repentaglio il corretto avvio dell'anno scolastico per moltissimi istituti paritari;

   infine, si noti che la crisi economica innescata dalla pandemia ha travolto moltissime famiglie che non sono più in grado di far fronte al pagamento di una retta scolastica e, in mancanza di un adeguato sostegno, a queste famiglie si nega la possibilità di scegliere di quale tipo di insegnamento avvalersi –:

   se il Ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative per inserire fra i beneficiari dei fondi Pnrr anche gli istituti scolastici che provino di dedicarsi a questa attività da almeno un decennio vincolando l'erogazione dei fondi al mantenimento di questa finalità per almeno un ventennio;

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative per includere le scuole paritarie fra i destinatari dei fondi che saranno messi a bando per realizzare progetti per la valorizzazione delle competenze cognitive e non cognitive;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per attuare una semplificazione della disciplina del riparto dei fondi in favore delle scuole paritarie in modo da assicurarne il trasferimento tempestivo;

   se, per quanto di competenza, il Ministro interrogato non intenda promuovere la defiscalizzazione di almeno una parte della somma che una famiglia spende per le rette scolastiche di ciascun figlio.
(4-10852)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MUGNAI e D'ETTORE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio del 2019 è stata resa pubblica la decisione della multinazionale svizzera Abb con sito produttivo della divisione electrification business in Terranuova Bracciolini (Arezzo) di cedere il comparto solare all'azienda lombarda Fimer spa;

   il settore degli inverter solari di Abb conta circa 800 dipendenti in oltre 30 Paesi, con siti produttivi e di ricerca e sviluppo situati in Italia, India e Finlandia. La divisione degli inverter solari è stata acquisita nel 2013 dalla divisione discrete automation di Abb e oggi offre, come dichiarato dalla stessa azienda, un portfolio completo di prodotti, sistemi e servizi per diverse tipologie di installazioni solari realizzando un fatturato di circa 290 milioni di dollari nel 2018;

   il 15 luglio 2019 si è aperto il tavolo di confronto tra parti sociali e regione Toscana; nel corso della riunione le rappresentanze sindacali avevano confermato che dai vertici aziendali era giunto l'annuncio della cessione alla società Fimer del richiamato settore che impiega 400 addetti, scegliendo invece di mantenere solo il comparto «carica batteria» con 150 addetti;

   oltre a dirsi preoccupati per la scelta di cedere il comparto solare, i lavoratori avevano sottolineato come tale decisione fosse arrivata dopo una serie di smentite da parte dei vertici Abb, per poi giungere in maniera improvvisa;

   la cessione del comparto cosiddetto solare che, come già illustrato, nel solo 2018 ha fatturato circa 290 milioni di euro potrebbe rischiare di indebolire l'intero stabilimento della Valdarno, trascinando con sé anche il comparto «mobilità sostenibile e carica batterie», e di emettere quindi ancor di più a rischio il futuro dei lavoratori, delle famiglie e dell'indotto connesso;

   il passaggio è avvenuto poi nel marzo del 2020 e il gruppo Fimer spa ha acquistato da Abb la parte è inerente al settore degli inverter insediandosi nello stabilimento di Terranuova, mentre ad Abb è rimasto quello delle ricariche delle batterie per auto elettriche che verrà trasferito nell'area di Sant'Andrea a San Giovanni. Fimer spa, negli incontri avvenuti in Regione, ha sempre dato rassicurazioni sul futuro occupazionale dell'azienda;

   le due vicende sono strettamente collegate e insieme alle ricadute per l'indotto sono da tempo all'attenzione della Regione Toscana, per l'assoluta rilevanza dei casi aziendali sia in termini di numero di occupati coinvolti – oltre mille addetti complessivi tra diretti e indiretti – sia per la strategicità del comparto in cui si inseriscono i progetti industriali;

   il 24 giugno 2020 la Regione Toscana ha sostenuto i sindacati di categoria Fiom, Fim e Uilm di Arezzo nel richiedere un incontro urgente al Ministro dello sviluppo economico per sbloccare la delicata vicenda delle due aziende valdarnesi che complessivamente occupano mille addetti e il futuro delle società Abb e Fimer;

   per la Fimer Spa, in particolare, il consigliere toscano Simoncini aveva evidenziato le «incertezze sull'attuale andamento aziendale e sulle prospettive future» –:

   quali urgenti iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere per evitare che la cessione aziendale comporti una nuova contrazione dei livelli occupazionali per il territorio toscano;

   quali siano i tempi per l'istituzione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico con la Abb, la Fimer e le istituzioni locali e regionali, aperto anche alla più ampia partecipazione da parte dei rappresentanti parlamentari del territorio.
(5-07190)


   GABRIELE LORENZONI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172 reca «Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali», pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 282 del 26 novembre 2021;

   il suddetto decreto-legge prevede, all'articolo 5, comma 1, lettera b) che, nella cosiddetta «zone gialla» e «zona arancione», la fruizione dei servizi di ristorazione al chiuso, per il consumo al tavolo, è consentita esclusivamente ai soggetti in possesso di una delle certificazioni verdi COVID-19 relative alla avvenuta vaccinazione o alla avvenuta guarigione (cosiddetto «Green Pass rafforzato»); la normativa recita che nelle predette zone, fanno eccezione dall'applicazione della normativa (testualmente) «i servizi di ristorazione all'interno di alberghi e di altre strutture ricettive riservati esclusivamente ai clienti ivi alloggiati e delle mense e catering continuativo su base contrattuale», ai quali si applicano le disposizioni relative al cosiddetto «Green Pass base»;

   all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge in esame si prevede che in via transitoria, a partire dal 6 dicembre 2021 fino al 15 gennaio 2022, potranno accedere ai servizi di ristorazione al chiuso, per il consumo al tavolo, nella cosiddetta «zona bianca» soltanto i possessori del «Green Pass rafforzato»;

   chi è in possesso di un cosiddetto «Green Pass base», ottenuto col tampone, potrà accedere in ogni caso ai luoghi di lavoro;

   dalla disposizione citata non è chiaro se i lavoratori in possesso del cosiddetto «Green Pass base» abbiano diritto di accesso alla mensa aziendale a loro dedicata, che, a livello normativo, dovrebbe essere equiparata ai servizi di ristorazione all'interno di alberghi e di altre strutture ricettive, riservati esclusivamente ai clienti ivi alloggiati;

   numerosi quotidiani (ad esempio «La Repubblica», «La Gazzetta di Parma», «Il Resto del Carlino» con articoli del 26 novembre 2021) e riviste specializzate (ad esempio «Filodiritto» con articolo del 26 novembre 2021) riportano la notizia che per accedere alla mensa aziendale, è necessario dotarsi del cosiddetto «Green Pass rafforzato» a partire dal 6 dicembre 2021;

   l'esclusione del lavoratori dal servizio di mensa aziendale creerebbe non pochi problemi per coloro che non sono vaccinati (o sono vaccinati da più di 9 mesi senza dose di richiamo), che intendessero usufruire di una pausa pranzo, non potendo neanche accedere ai bar e ai ristoranti al chiuso a partire dal 6 dicembre 2021 e con le temperature all'aperto non certamente confortevoli –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica espressa in premessa e, se non ritengano opportuno adottare iniziative per chiarire con urgenza, al fine di evitare dubbi ed errori interpretativi, la portata applicativa della disposizione in questione.
(5-07205)

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI e POTENTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel primo pomeriggio di martedì 30 novembre 2021, due forti esplosioni seguite da un incendio, hanno interessato l'interno della raffineria Eni di Stagno a Livorno, attaccando alcune strutture che si trovano sulla costa, nella zona nord della città;

   dal rogo si è levata un'alta nube di fumo nero, visibile a lunga distanza, prima che i vigili del fuoco e alcune ambulanze giungessero sul posto;

   verso sera l'incendio è stato circoscritto; sono state concluse le operazioni di raffreddamento e bonifica, anche grazie alla presenza sul posto di squadre del comando di Livorno, di Pisa, di Lucca e di Firenze;

   l'evento, ancorché non abbia provocato feriti o, peggio, deceduti, ha destato comunque grande preoccupazione per le dimensioni dell'incendio e il suo potenziale pericolo –:

   quale siano le valutazioni del Governo sulla vicenda descritta e se non ritenga di adottare iniziative per quanto di competenza, per verificare il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro all'interno dello stabilimento coinvolto dall'incendio.
(4-10847)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DE LORENZO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   per offrire adeguato sostegno alle donne vittime di violenza è indispensabile mettere a disposizione di quelle strutture impegnate a accogliere chi vive tale dramma le necessarie risorse economiche nel più breve tempo possibile; inoltre, rispondere con prontezza alle richieste d'aiuto della vittima è decisivo per il cosiddetto empowerment, ovvero quel delicato processo di consapevolezza di sé e di riacquisizione del controllo sulle proprie decisioni ed azioni;

   il rapporto 2021 di ActionAid sul monitoraggio dei fondi statali antiviolenza offre un quadro allarmante, al 15 ottobre 2021, risulta che le regioni abbiano erogato alle case rifugio e ai centri antiviolenza il 71 per cento dei fondi del 2017, il 67 per cento di quelli del 2018, il 56 per cento delle risorse 2019 e solo il 2 per cento dei circa 27,5 milioni messi a disposizione nel 2020, da novembre 2020 ad oggi, solo il 2 per cento della cifra stanziata è arrivata ai centri, tra l'altro di due sole regioni cioè Liguria e Umbria;

   sorte non dissimile è toccata a quello stanziamento extra per l'emergenza pandemica, stabilito a marzo 2020, di 3 milioni di euro; i dati rielaborati da ActionAid svelano che solo l'1 per cento risulta liquidato; maggiore è il ritardo per il «reddito di libertà», un sostegno massimo di 400 euro mensili per 12 mesi, per aiutare le donne nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza; uno stanziamento complessivo previsto di soli 3 milioni di euro, sufficienti ad aiutare appena 625 donne su tutto il territorio nazionale, secondo i calcoli effettuati da Di.Re., una rete di 84 organizzazioni di donne, quando sarebbero stati necessari 48 milioni di euro;

   la circolare Inps che doveva identificare i requisiti e le modalità di accesso a questa misura reddituale è stata adottata l'8 novembre 2021. Da quando sono stati stanziati i fondi, a maggio 2020, ad oggi, nessuna donna vittima di violenza ne ha beneficiato;

   nel 2021 l'iter di distribuzione delle risorse economiche, che parte dal Dipartimento delle Pari Opportunità per arrivare alle regioni che possono decidere di erogarle direttamente ai Centri antiviolenza o ai comuni, ha richiesto un tempo medio di oltre sette mesi; le tempistiche sopra indicate stridono con l'urgenza di intervenire a favore delle donne bisognose e imbrigliano le potenzialità delle case rifugio e dei centri antiviolenza –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per velocizzare i tempi e assicurare la puntualità dell'erogazione delle risorse ai centri deputati ad assistere le donne vittime di violenze in modo che una attività fondamentale e di assoluta necessità per molte donne si svolga con tempestività e continuità.
(4-10850)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   risulta che durante la puntata di Sky TG24 andata in onda lunedì 29 novembre 2021 il professore Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) abbia affermato come sia assolutamente necessario procedere alla terza dose di vaccino per contrastare la cosiddetta «variante Omicron», sostenendo che gli attuali vaccini siano largamente efficaci. Il professore ha, inoltre, affermato che, per lo stesso motivo, è necessario procedere alla vaccinazione dei bambini il prima possibile;

   tutte le notizie rinvenibili sulla «variante Omicron» indicano che, allo stato attuale, si hanno informazioni insufficienti e pressoché nulle delle caratteristiche di tale variante. Le stesse case farmaceutiche hanno dichiarato che occorreranno almeno 100 giorni per produrre vaccini su misura che siano efficaci a contrastare una nuova variante. L'amministratore delegato di Moderna Stephane Bancel, in un'intervista al Financial Times, ha dichiarato che i vaccini esistenti sono molto meno efficaci contro questa variante e che ci vorranno mesi prima che le aziende farmaceutiche possano produrre nuovi sieri specifici per fronteggiarla –:

   su quali basi il professore Franco Locateli affermi l'efficacia del vaccino attualmente in commercio nei confronti della nuova variante e secondo quali modalità desuma l'effetto positivo della vaccinazione pediatrica per contrastare la «Omicron», considerata l'assoluta assenza di studi e dati in proposito;

   qualora si riscontri che il professore Locatelli abbia parlato in assenza di dati ed evidenze relative alla «variante Omicron», quali iniziative di competenza intenda assumere nei confronti di una tale figura chiave del Ministero della salute, in presenza di affermazioni che appaiono all'interrogante avventate, che possono indurre a comportamenti imprudenti quali, ad esempio, la vaccinazione dei bambini senza che vi sia una reale necessità di svolgerla.
(4-10855)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBANO, TRANCASSINI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di conversione del decreto cosiddetto «Sostegni bis» proroga al 31 dicembre 2021 il credito di imposta per le imprese che intendono investire nelle aree del cratere sismico del centro Italia;

   tale misura, che favorisce il recupero fiscale a fronte di investimenti effettuati, anche retroattivamente, ed entro il corrente anno, si presenta come fondamentale nella prospettiva di sostenere la crescita dell'economia dei territori dell'Italia centrale colpiti dal sisma del 2016;

   alla luce di quanto previsto dalla normativa sugli aiuti di stato, l'autorizzazione in proroga da parte dell'Unione europea costituisce condizione essenziale per poter usufruire della misura in oggetto;

   l'ultima concessione rilasciata della Commissione europea in questo quadro è scaduta il 31 dicembre 2020, e, allo stato, non si ha notizia circa il rilascio da parte dell'Unione europea dell'autorizzazione necessaria a rendere pienamente operativo l'accesso e la fruizione della misura citata per il 2021;

   va considerata la criticità della misura del credito d'imposta sugli investimenti per le imprese del cratere e stante il fatto che, al 1° dicembre 2021, gli imprenditori delle aree interessate non sono ancora a conoscenza della validità della misura in questione –:

   se il Governo sia a conoscenza del motivo del grave ritardo nel concedere l'autorizzazione in proroga dell'aiuto di Stato da parte della Commissione europea e se intenda adottare iniziative normative per prorogare la misura di cui in premessa per il 2022.
(4-10851)


   DEIDDA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero delle attività produttive del 20 aprile 2005, modificato con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 15 dicembre 2010, le attività di trasmissione e dispacciamento dell'energia elettrica nel territorio nazionale sono state attribuite in concessione alla società Terna Spa;

   sin dalle prime ore del mattino del 29 novembre 2021 in Sardegna, in particolare nella zona centrale, nella provincia di Nuoro, c'è stata una nevicata, peraltro, ampiamente annunciata, che ha provocato notevoli problemi riguardanti la viabilità, l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica o la telefonia;

   i suddetti disagi sono durati, per alcuni comuni, per tutta la giornata, mentre, per altri, sono stati risolti solamente a mattinata inoltrata del giorno 30 novembre;

   la forte nevicata avrebbe comportato dei guasti sulle linee dell'alta tensione che avrebbe provocato ulteriori guasti nelle cabine dei comuni interessati;

   i lavori, resi difficili dalla situazione della viabilità compromessa, sono iniziati nel primo pomeriggio del 29 novembre, 2021;

   alle prime ore del mattino del 30 novembre 2021, in Sardegna, sono stati 7.300 i cittadini con relativi nuclei familiari, in particolare nei comuni di Tonara, Gavoi, Desulo, Sorgono, Fonni e Seulo, a rimanere senza erogazione di energia elettrica;

   il comune di Desulo è da oltre 30 ore consecutive senza energia elettrica;

   fatto salvo l'impegno degli operatoria, a cui va ringraziamento di tutta la comunità per il lavoro per il ripristino della viabilità e soprattutto per l'erogazione dell'energia elettrica, si evidenzia la fragilità dell'infrastruttura unitamente alla evidente inadeguatezza del sistema alternativo in caso di guasto delle linee elettriche di alta tensione e non;

   sono previste altre nevicate nei prossimi giorni e occorre comunque prevenire i problemi che in queste ore i cittadini stanno ancora subendo;

   i comuni dovrebbero dotarsi di generatori di emergenza per uso mobile, tale da garantire l'erogazione di energia di almeno il 30 per cento delle utenze sensibili. Laddove, statisticamente, le interruzioni legate al maltempo sono più frequenti, i comuni più piccoli potrebbero valutare l'utilizzo di generatori di emergenza stazionari per alimentare la cabina elettrica principale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali opportune iniziative di competenza intenda adottare al fine di prevenire in futuro, per quanto possibile, una prolungata assenza di energia elettrica.
(4-10856)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   SQUERI, BARELLI, POLIDORI, PORCHIETTO e TORROMINO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Osservatorio dell'Unione europea specificamente dedicato a questo tema, per povertà energetica si intende la difficoltà ad accedere adeguatamente ai servizi energetici;

   la definizione, correlata essenzialmente alla condizione di famiglie o individui, rischia ora di estendersi anche alle imprese e all'economia in generale. I 7 miliardi di euro che il Governo ha sinora impegnato per ridurre il costo delle bollette rischiano di essere solo un palliativo;

   i prezzi del gas e dell'energia elettrica sono ormai da molte settimane su livelli mai visti: lunedì 29 novembre alle ore 18 il prezzo unico nazionale ha toccato i 400 euro a MWh, a fronte di una media giornaliera attorno ai 300 euro. Durante il lockdown si era scesi anche a meno di 20 euro a Mwh. Si registrano 80-90 euro a MWh per il gas (14 euro a novembre 2020) e una CO2 (ETS) a 73 euro per tonnellata (26 un anno fa);

   a causa dei costi dell'energia, oltre ai grandi impianti che si sono fermati o stanno per farlo (da ultimi urea a Ferrara e zinco a Portovesme), sono a rischio anche le piccole e medie imprese, gli artigiani, i bar e i ristoranti, che riceveranno il colpo peggiore solo dopo gennaio, con la scadenza dei vecchi contratti oggi ancora vigenti;

   si tratta di valori che nessun operatore aveva messo in conto nei suoi piani per il prossimo anno, che rischiano di avere conseguenze distruttive sul tessuto economico;

   senza naturalmente dimenticare le famiglie, ossia milioni di utenze che, nel primo trimestre 2022, dovranno fare i conti con costi del gas per riscaldamento e bolletta elettrica superiori di un 50 per cento, rispetto a un anno prima;

   più volte questa parte politica ha fatto presente la necessità di aumentare la produzione nazionale di gas e valorizzare l'idroelettrico e l'apporto delle biomasse nel settore termico, ma anche di prestare maggiore attenzione alle possibili speculazioni sui mercati energetici e sugli Ets e alle anomalie legate alle priorità di dispacciamento;

   autorevolmente è stato affermato che uno dei compiti più difficili nel cammino della transizione sarà capire quando sia possibile forzare un cambiamento e quando invece si debba attutirne i colpi, oltre alla necessità di affrontarlo senza preclusioni ideologiche pseudo-ambientalismi –:

   quali ulteriori iniziative di carattere strutturale intenda porre in essere il Governo, volte a calmierare i prezzi dell'energia, sia in ambito nazionale, sia sotto forma di proposte nelle competenti sedi dell'Unione europea.
(3-02666)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   FRATOIANNI e FASSINA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 18 giugno 2021 il primo firmatario del presente atto aveva, con un'interpellanza urgente (2-01248), evidenziato la situazione del conservatorio di musica «Santa Cecilia» di Roma (istituzione Afam) che presentava e presenta una grave situazione amministrativa e gestionale che impedisce il buon funzionamento delle attività dell'istituzione, chiedendo, inoltre, che fossero avviate le procedure di commissariamento così come avvenuto in altri istituti;

   il sottosegretario Alessandro Morelli, rispondendo all'interpellanza, riferendosi agli esiti della attività ispettiva del Ministero dell'università e della ricerca, conclusasi il 30 novembre 2020, affermava che gli Ispettori «hanno trasmesso una corposa documentazione dalla quale sono emerse significative criticità in merito a diversi ambiti relativi alla gestione.» e «Solo a partire da questo momento, dunque, il Ministero ha potuto valutare la gravità dei rilievi prospettati dalla commissione ispettiva»;

   in ordine alla definizione dei presupposti legittimanti l'esercizio dei poteri di commissariamento e dei limiti cui tali poteri sono assoggettati, il rappresentante del Governo riferiva che, stante la complessità della vicenda, si era ritenuto di formulare una richiesta di parere all'Avvocatura dello Stato, la quale, in passato, su un caso similare, si era espressa per l'insussistenza, nel quadro normativo di riferimento, dell'attribuzione in capo al Ministero di potere di commissariamento che venisse esercitato, non già per ipotesi di impossibilità di costituzione o funzionamento dell'organo di amministrazione, bensì per mere deficienze amministrative dello stesso;

   con il decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito dalla legge n. 108 del 2021, all'articolo 64-bis, comma 7, si dispone che gli organi delle istituzioni Afam (istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica) possono essere rimossi e si può provvedere alla nomina di un commissario con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, anche nei casi indicati nella norma stessa oltre all'impossibilità di costituzione o funzionamento dell'organo;

   a parere dell'interrogante, la nuova disciplina sullo scioglimento degli organi delle istituzioni Afam e il loro commissariamento supera il quadro normativo precedente, il quale aveva indotto a richiedere un parere dell'Avvocatura dello Stato, stante la gravità dei rilievi prospettati dalla commissione ispettiva come riferito dal Governo –:

   alla luce della normativa introdotta dal decreto-legge 31 maggio 2021 n. 77, se non ritenga necessario e urgente procedere alla nomina di un commissario, al fine di consentire il regolare svolgimento delle attività del conservatorio di musica «Santa Cecilia» di Roma.
(5-07192)


   FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   risulta agli interroganti che sia intenzione del Governo, sulla base del decreto del Ministro dell'università e della ricerca n. 1154 del 14 ottobre 2021, prescrivere agli Atenei telematici di incrementare il numero di docenti;

   va considerato che le università telematiche, per poter assumere nuovi docenti, dovrebbero avere il triplo di studenti iscritti rispetto alle università tradizionali e che, pertanto, con il citato nuovo decreto, il rapporto docenti-studenti viene di fatto parificato;

   in questo modo si porranno per le università telematiche problemi di tipo organizzativo ed economico, come ad esempio quello di bandire concorsi in tempi brevi per poter assumere nuovi docenti nel rispetto delle nuove normative –:

   se corrisponda al vero che quella rappresentata in premessa sia l'intenzione del Governo e, nel caso, quali iniziative intenda adottare per tutelare le università telematiche, soprattutto per impedire che, considerando il probabile aggravio di spese derivante dall'aumento del numero di docenti, le università telematiche siano costrette a sacrificare gli investimenti per i servizi agli studenti.
(5-07193)


   DI GIORGI e MICELI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Gal Hassin, inaugurato l'11 settembre del 2016, nasce come «Parco Astronomico delle Madonie», promosso dal comune di Isnello, diventa Fondazione «GAL Hassin – Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche» nel maggio 2017;

   costruito grazie ai finanziamenti ricevuti dal Cipe, per la nascita di un polo culturale attorno al tema dell'astronomia e per la valorizzazione del territorio, oggi è entrato a far parte della rete mondiale di osservatori astronomici, professionali e amatoriali;

   solo negli ultimi 3 anni risultano più di 50 mila i ragazzi che hanno visitato la struttura guidati da astrofisici in percorsi didattici di grande interesse;

   presso il centro sarà, inoltre, possibile assistere alla funzione del Wide-field Mufara Telescope (WMT), un telescopio innovativo e prototipo mondiale, già installato sulla cima di Monte Mufara (Madonie) e adesso in fase di collaudo;

   sempre su Monte Mufara, l'Agenzia spaziale europea (Esa) collocherà a breve il suo telescopio, denominato NEOSTEL FLY-EYE, uno strumento di nuova concezione, anch'esso un prototipo mondiale;

   l'osservatorio delle Madonie è considerato un polo di eccellenza per la ricerca astronomica, e rappresenta una risorsa culturale importante e una opportunità di crescita economica;

   la fondazione rischia oggi, come denunciato dal suo presidente, di chiudere entro un anno e annullare le proprie attività;

   la petizione per salvare «il GAL Hassin ad un anno dalla sua chiusura», oltre alla firma del presidente, oggi conta cento nomi prestigiosi della cultura e dell'astrofisica;

   occorre rilevare una certa assenza da parte delle istituzioni regionali. Infatti, nonostante fosse stato già stanziato, dalla giunta regionale siciliana, (si veda la delibera di giunta n. 69 del lontano 15 febbraio 2017) un milione di euro per la sistemazione della pista di accesso a Monte Mufara, di fondamentale importanza per garantire il funzionamento e la manutenzione del telescopio WMT, così pure per avviare la costruzione del telescopio ESA, il FLY EYE, e nonostante vi sia anche un progetto immediatamente eseguibile, realizzato dall'ufficio tecnico del comune di Isnello, ad oggi, a distanza di quasi 5 anni, ancora i lavori di ripristino non sono stati neppure avviati –:

   quali iniziative, per quanto di competenza il Ministro interrogato, intenda assumere al fine di tutelare e garantire l'operato del GAL Hassin – Centro internazionale per le scienze astronomiche, considerato un polo di eccellenza per la ricerca astronomica, riconosciuta, sia a livello regionale che nazionale, una risorsa culturale importante e una opportunità di crescita economica.
(5-07194)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il primo intervento normativo in tema di università telematiche risale alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, che, all'articolo 26, ha dato il via al processo di accreditamento dei corsi universitari a distanza;

   dal 2003, con il decreto ministeriale del 17 aprile, le università telematiche sono state formalmente istituite, riconosciute ed equiparate alle università statali in cui vi è l'obbligo di presenza e attualmente sono undici le università di questo tipo che il Ministero riconosce;

   non appare individuabile il numero di studenti attualmente iscritti alle telematiche;

   con la legge 24 novembre 2006, n. 286 è stata istituita l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) il cui scopo è quello di valutare la qualità di università ed enti di ricerca;

   il periodo di lockdown, durante il quale la totalità della popolazione studentesca è dovuta ricorrere per lunghi periodi alla didattica a distanza, ha avvicinato molti studenti a tale strumento e questo lascia presupporre che il numero degli studenti che si iscriveranno a percorsi universitari a distanza aumenterà in modo significativo, rendendo ancora più importante la necessità di garantire l'alta qualità dei percorsi;

   a ottobre 2013 consegnava la propria relazione la «Commissione di studio sulle problematiche afferenti alle università telematiche» appositamente istituita con decreto ministeriale n. 429 del 3 giugno 2013 per fare il punto su queste università a dieci anni dall'avvio del loro riconoscimento; tra i suggerimenti proposti per il miglioramento del sistema si richiamano i seguenti: 1) rendere omogenea la disciplina relativa alle università telematiche rispetto a quella vigente in materia di università tradizionali espungendo, quindi, dal sistema la normativa derogatoria in favore delle università telematiche; 2) stabilire un termine entro il quale le università telematiche debbano soddisfare i requisiti quantitativi relativi al personale docente previsti dalla normativa per le università non-statali, con particolare riguardo alla presenza di personale di ruoto a tempo indeterminato, a pena di estinzione dell'università stessa; 3) introdurre un preciso obbligo per il personale docente di svolgere attività di ricerca giungendo a prevedere, per le università telematiche, che, analogamente a quanto stabilito per le altre istituzioni universitarie, i finanziamenti pubblici vengano assegnati in ragione della qualità dell'attività didattica e dell'attività di ricerca –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito ai suggerimenti della commissione di studio richiamata in premessa e se vi siano state o siano previste iniziative di competenza al riguardo, anche in relazione a possibili ulteriori autorizzazioni di università telematiche.
(5-07195)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli anni '70, in Italia, c'erano più medici rispetto al bisogno reale dei pazienti e, nella seconda metà degli anni '80, l'Unione europea impose a tutti i Paesi membri di assicurare un certo standard qualitativo per l'istruzione universitaria sicché il test divenne legge per medicina, così come per gran parte delle facoltà a carattere scientifico, tramite apposito decreto, nel 1987. Numerosi furono però i ricorsi finché nel 1995 si approdò alla legge n. 264, la cui costituzionalità è stata in sostanza affermata dalla Corte Costituzionale nel 2013;

   da anni è aperto il dibattito sull'effettiva utilità del numero chiuso a medicina che, da un lato, garantisce un certo standard qualitativo per l'istruzione universitaria ed evita il sovraffollamento delle strutture, ma, dall'altro, non permette di rimediare alla carenza di medici;

   l'emergenza sanitaria da COVID-19 ha fatto emergere l'assoluta necessità di formare un gran numero di medici al fine di realizzare il necessario turnover, far fronte a nuovi bisogni della popolazione e di rivedere le politiche sanitarie del Paese;

   secondo i dati forniti dai sindacati e dagli ordini dei medici mancano migliaia di medici di base, e, da oggi al 2025, mancheranno all'appello più di 15.000 specialisti;

   a rendere ancora più critica la situazione vanno evidenziati i 35.200 pensionamenti entro il 2027, che non sono coperti dal numero di neolaureati;

   intanto, a latere delle polemiche suscitate dagli errori presenti nella traccia dell'ultimo test d'ingresso espletato a settembre 2021, il Ministro interrogato ha comunicato alla stampa che una commissione è incaricata di valutare la questione ovvero «rivedere il meccanismo del numero chiuso senza eliminarlo né snaturarlo» e pensare «nuova strategia, che parta da lontano e avvicini i ragazzi in modo consapevole al momento della verità» –:

   se il Ministro interrogato intenda divulgare i risultati del lavoro di detta commissione e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere per rivedere il sistema di accesso a numero chiuso ai corsi di studio in campo sanitario.
(5-07196)


   VIETINA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il grave fenomeno della carenza di medici di medicina generale è un problema nazionale e regionale, in particolare delle zone montane e di quelle considerate «disagiate»;

   i dati fotografano una situazione molto allarmante: tra il 2018 e il 2021, si registrano tantissimi pensionamenti di medici di famiglia e il trend è destinato ad aumentare;

   nel 2022, anno considerato di «picco», si stimano in tutta Italia circa 3.902 nuovi pensionamenti e il problema maggiore è costituito dal fatto che, alle uscite, non corrispondono adeguate entrate di forze giovani e il rischio è quello di mettere a repentaglio il diritto alla salute dei cittadini;

   la situazione diffusa in tutta la nazione si aggrava sui territori già penalizzati dalla carenza di servizi e infrastrutture;

   risultano importanti alcuni recenti interventi, come il raddoppio del numero delle borse di studio per l'accesso al relativo corso per la formazione di medicina generale, per il triennio formativo 2018/2021, nonché il concorso svoltosi il 28 aprile 2021, per 1302 posti complessivi, banditi dalle singole regioni e province autonome, cui si aggiungono n. 714 posti assegnati con il cosiddetto «Decreto Calabria» (decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35), per un totale di circa 2.000 posti disponibili per l'accesso al primo anno di corso;

   tuttavia, tali misure risultano ancora insufficienti, mentre appare necessario intervenire per riorganizzare il sistema d'accesso della facoltà universitaria di medicina, per la quale vige il numero chiuso e l'accesso programmato nazionale, anche al fine di superare il cosiddetto «imbuto formativo» –:

   se non intenda adottare iniziative urgenti di competenza, anche di carattere normativo, volte ad eliminare il numero chiuso per poter accedere ai corsi universitari della facoltà di medicina e chirurgia, al fine di accrescere le possibilità di una formazione specifica in medicina generale e sopperire alla carenza dei medici di base, da tempo segnalata e aggravata dalla crisi pandemica.
(5-07197)


   CIMINO, CARBONARO, BELLA, CASA, DEL SESTO, IORIO, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI, VALENTE e VACCA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 730 del 25 giugno 2021 regola lo svolgimento del test di ammissione nazionale ai corsi di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e protesi dentaria;

   a seguito del test d'accesso per le facoltà di medicina e odontoiatria, tenutosi il 3 settembre 2021, numerosi partecipanti alla prova e diverse scuole di preparazione hanno denunciato delle irregolarità riguardanti alcuni quesiti;

   secondo quanto previsto dall'articolo 2 del decreto ministeriale 25 giugno 2021, n. 730, la prova di ammissione ai suddetti corsi di laurea magistrale deve essere predisposta dal Ministero dell'università e della ricerca, avvalendosi di una commissione di esperti con comprovata competenza in materia, individuati nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e riservatezza, tenuti al più rigoroso rispetto del segreto professionale e d'ufficio;

   allo stato, si lamenta una scarsa trasparenza delle procedure: nessuna pubblicità è stata data alla procedura di nomina della Commissione nazionale di esperti di cui al citato articolo 2;

   per quanto riguarda invece l'esternalizzazione dell'attività di predisposizione delle prove di ammissione, si rileva che tale incarico sarebbe stato affidato dal Mur al consorzio interuniversitario Cineca, senza che risulti alcun documento ufficiale o procedura ad evidenza pubblica consultabile, e che Cineca abbia a sua volta subappaltato lo svolgimento di tale attività a soggetti esterni;

   dalla lettura dell'esito di gara relativo all'appalto aggiudicato ai sensi dell'articolo 98 del decreto legislativo n. 50 del 2016, del 4 agosto 2020, per il biennio 2020/2021 e 2021/2022, parrebbe apprendersi che il servizio di predisposizione del test di accesso affidato, a titolo oneroso, alle società Mast s.r.l. e Selexi s.r.l., e dalle stesse in concreto predisposto, non sia stato validato da alcuna commissione nazionale. Se le censure venissero confermate, si tratterebbe di una procedura irregolare, in quanto lo stesso decreto ministeriale n. 730 del 2021 prevede espressamente che le domande siano predisposte dal Mur avvalendosi di una commissione di esperti competenti in materia, dall'articolo 4 della legge n. 264 del 1999 si desume secondo gli interroganti inoltre che la predisposizione di una prova non può essere demandata a soggetti terzi rispetto all'amministrazione e non può comportare oneri aggiuntivi a carico del bilancio statale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la correttezza delle procedure, nonché al fine di prevenire l'eventualità di ricorsi giurisdizionali da parte dei candidati.
(5-07198)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la ratifica della Convenzione di Lisbona, avvenuta tramite legge 11 luglio 2002, n. 148, è stato introdotto in Italia il concetto di riconoscimento finalizzato del titolo estero;

   il riconoscimento dei titoli di studio stranieri al fine dell'accesso ad un corso di studi nell'università italiane o per il riconoscimento di un periodo di studio all'estero o per il conseguimento del corrispondente titolo italiano è operato dalle singole università italiane, nell'ambito della loro autonomia, mentre per il riconoscimento dei titoli di dottorato di ricerca conseguiti presso università straniere, anche di Stati membri dell'Unione, è necessario richiedere l'equipollenza presentando domanda direttamente presso il Ministero dell'università e della ricerca;

   i titoli di dottorato, conseguiti in un Paese straniero a seguito di studi e ricerche a livello universitario avanzato, possono essere riconosciuti come equipollenti ad un dottorato di ricerca italiano con le modalità di cui all'articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980, richiedendo traduzione in italiano; la legalizzazione rilasciata dai competenti organi del Paese ove la sede dell'università e la dichiarazione di valore, rilasciata dalla rappresentanza diplomatica o consolare italiana all'estero competente per il territorio;

   il processo di equipollenza del titolo di dottorato di ricerca risulta essere lento e dispendioso, con tempi che arrivano anche a 12 mesi e spese di centinaia di euro;

   l'attuale quadro normativo disincentiva il rientro di italiane e italiani che abbiano conseguito titoli di dottorato all'estero, che sarebbe invece auspicabile sia per integrare le nostre università come pure per rinnovare le nostre pubbliche amministrazioni e il tessuto produttivo e sociale nazionale;

   molti giovani lamentano che le lungaggini legate al riconoscimento del titolo estero hanno causato un danno rispetto alla loro effettiva partecipazione a concorsi pubblici in Italia;

   l'articolo 3 del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, al comma 10-bis, così come convertito dalle Camere con la legge n. 113 del 6 agosto 2021, attribuisce al Ministero dell'istruzione, di concerto con il Ministero dell'università e della ricerca, il compito di avviare, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, un processo di semplificazione dell'iter per ottenete il riconoscimento dei titoli conseguiti all'estero, definendo un elenco di atenei internazionali –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato stia intraprendendo al fine di semplificare l'iter di riconoscimento dei titoli di dottorato conseguiti all'estero.
(5-07199)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è urgente procedere alla stabilizzazione dei ricercatori del Cnr, che lavorano presso l'ente di ricerca pubblico con contratti precari. Si tratta di persone che prestano il loro servizio da almeno 7 anni e in altri casi superano addirittura i 10 anni;

   a quanto è dato sapere, il Cnr ritiene di dovere utilizzare solo una minima parte dei fondi che sono stati ad esso attribuiti per riconoscere contratti di lavoro stabili, lasciando fuori tanti lavoratori precari;

   si ritiene che il principale ente pubblico di ricerca italiano stia tradendo le legittime aspettative di persone che hanno anche superato un concorso per essere stabilizzate; al riguardo, il 13 dicembre 2021 incombe la scadenza delle loro graduatorie, con il rischio di vanificare il duro lavoro svolto per ottenere i contratti di lavoro che gli spettano;

   questi ricercatori attendono la stabilizzazione dal 2017, ossia dall'approvazione del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 cosiddetto Madia, che avrebbe dovuto porre rimedio al continuo ricorso a contratti a termine nei centri di ricerca pubblici. È quindi necessario procedere al completamento di tale percorso per riconoscere dignità lavorativa ai ricercatori in questione;

   va completato il programma di stabilizzazione dei precari facendo ricorso alle risorse disponibili e, qualora sia necessario, anche prevedendo ulteriori finanziamenti a tale scopo. Sostenere la competitività della ricerca italiana significa altresì garantire adeguati e stabili trattamenti contrattuali ai ricercatori;

   bisogna inoltre assumere azioni strutturali che escludano le circostanze che in passato hanno determinato effetti patologici sulle procedure di reclutamento negli enti di ricerca pubblici, generando personale che è rimasto precario per anni –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati per quanto di competenza, e se intendano adottare urgentemente iniziative affinché vengano stabilizzati i ricercatori precari del Cnr anche esaurendo le graduatorie esistenti.
(5-07189)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Rizzo e altri n. 7-00746, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Gagliardi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-06649, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vallascas.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Cancelleri n. 5-07146, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Martinciglio.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Pellicani e altri n. 3-02656, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Menech.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Noja e altri n. 3-02661, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Anzaldi.

  L'interrogazione a risposta orale Zanella e altri n. 3-02665, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Frassini, Lucchini.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

  interrogazione a risposta in Commissione Di Giorgi n. 5-06942 del 27 ottobre 2021;

  interrogazione a risposta scritta Aresta n. 4-10604 del 4 novembre 2021.