Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    recenti studi hanno evidenziato che ogni anno, oltre 400.000 persone muoiono di morte cardiaca improvvisa per cardiopatie di vario tipo; non solo i pazienti con pregresso infarto ma anche quelli con cardiomiopatia aritmogena, una della più frequenti forme di malattia cardiaca su base genetica che predispone anche giovani atleti a questi eventi fatali;

    tra le manifestazioni cliniche più evidenti della cardiomiopatia aritmogena ci sono alterazioni della forza di contrazione del muscolo cardiaco e la comparsa di aritmie che predispongono alla morte cardiaca improvvisa;

    la cardiomiopatie aritmogene sono rare malattie del muscolo cardiaco;

    le cellule del muscolo del cuore sono tenute insieme da numerose proteine. Nelle persone colpite dalla cardiomiopatia aritmogena, queste proteine non si sviluppano in modo appropriato e non sono in grado di aiutare le cellule cardiache a legarsi tra di loro e restare unite;

    le cellule del cuore, quindi, si staccano e gli spazi lasciati vuoti vengono riempiti da depositi di grasso e fibrosi, nel tentativo di riparare il danno;

    tra queste la più frequente è la displasia aritmogena;

    questa condizione è generalmente progressiva, questo significa che peggiora con il passare del tempo;

    generalmente le basi sono ereditarie, ovvero viene trasmessa all'interno delle famiglie, ed è causata dalla presenza di errori, chiamati mutazioni, in uno o più geni del nostro Dna. La base genetica può essere identificata in circa metà dei pazienti affetti;

    la Arvd/c (arrhythmogenic right ventricular dysplasia o cardiomyopathy) colpisce una persona su 5.000 e alcuni sono abbastanza fortunati da avere una crisi grave e comunque sopravvivere;

    ad oggi non esiste una terapia per la Arvd/c. I medici possono solo cercare di ridurre e controllare i sintomi: poco sport e comunque non agonistico, farmaci betabloccanti per tenere bassa la frequenza cardiaca, eventuale ablazione dei tessuti fibro-adiposi per bruciare i circuiti elettrici maligni, fino al defibrillatore impiantato nel torace, pronto a dare shock quando ce n'è bisogno;

    la malattia dipende da uno o più geni difettosi, che provocano un'alterazione in proteine come la placofilina o la desmoplachina, alle quali è affidato il compito di tenere saldate tra loro le cellule del cuore e queste proteine non funzionano bene, le cellule cardiache sotto stress si staccano e muoiono. Lo spazio che si crea viene allora riempito da tessuto fibro-adiposo, cicatrici che interrompono la normale conduzione degli impulsi elettrici e portano quindi alle aritmie e nei casi più gravi agli arresti cardiaci. La Arvc/d è stata identificata nel 1978 da Guy Fontaine all'Hôpital Pitié Salpêtrière di Parigi, e studiata a livelli di eccellenza mondiale a Padova, anche perché il Veneto è una delle regioni con il maggior numero di casi in rapporto alla popolazione;

    dopo oltre quarantanni di tentativi, una cura sembra finalmente vicina, a disposizione dei pazienti nel giro di due o tre anni se le ulteriori sperimentazioni e i test clinici confermeranno i primi, incoraggianti risultati;

    il tentativo è quello di impedire la proliferazione del tessuto fibroadiposo, ovvero la diffusione di grasso e cicatrici prodotti da cellule chiamate Fap (progenitori fibro-adipogenici);

    il lavoro congiunto Padova-Vancouver, pubblicato sull'importante rivista scientifica Cell Stem Cell, ha dimostrato in laboratorio che un farmaco può bloccare le Fap e impedire loro di differenziarsi nelle cellule fibrotiche e adipose. Si tratterebbe di non preoccuparsi tanto della mutazione genetica all'origine della malattia, che disgrega le cellule del muscolo cardiaco, ma di concentrarsi piuttosto sulla conseguenza, ossia il riempimento di quello spazio con grasso e cicatrici. Il gene difettoso, a monte, diventa ininfluente, perché prendendo di mira le Fap, a valle, il cuore resta sano;

    sarebbe opportuno dunque garantire l'attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito della Missione n. 4 – Istruzione e ricerca – al fine di prevenire la morte improvvisa dei giovani atleti istituendo un «Polo universitario per la ricerca, la tecnica e la scienza della formazione sulla diagnosi e la terapia di terzo livello invasivo-elettrofisiologico delle aritmie cardiache»;

    il Polo universitario potrebbe operare mediante una rete di coordinamento tra gli atenei italiani, e, in particolare, delle facoltà di medicina e chirurgia e delle facoltà di ingegneria biomedica per lo sviluppo e l'implementazione della ricerca, delle competenze, dei macchinari e delle tecniche per la cura delle patologie del ritmo cardiaco;

    la cardiomiopatia aritmogena può essere molto difficile da diagnosticare, in particolare modo nelle fasi precoci, perché i sintomi sono aspecifici e sono molto simili a quelli di altre malattie, rendendo così la diagnosi ancora più difficile;

    la cardiomiopatia aritmogena non è una patologia curabile, ma molti sintomi causati da questa condizione possono essere controllati con i farmaci che, tuttavia, non prevengono le aritmie ad esito catastrofico,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte all'attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito della Missione n. 4 – Istruzione e ricerca – al fine di prevenire la morte improvvisa dei giovani atleti, istituendo un «Polo universitario per la ricerca, la tecnica e la scienza della formazione sulla diagnosi e la terapia di terzo livello invasivo-elettrofisiologico delle aritmie cardiache», che potrebbe operare mediante una rete di coordinamento tra gli atenei italiani, e, in particolare, delle facoltà di medicina e chirurgia e delle facoltà di ingegneria biomedica per lo sviluppo e l'implementazione della ricerca, delle competenze, dei macchinari e delle tecniche per la cura delle patologie del ritmo cardiaco.
(1-00558) «Baldini, Marin, Sibilia, Pettarin, Mugnai, Gagliardi, Dall'Osso, Vietina, Bologna, Napoli, Baratto, Berardini, Carelli, Ripani, Parisse, Ruffino, Della Frera, Silli, Biancofiore, De Girolamo, Rizzone».

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'Italia è uno dei Paesi più longevi al mondo, prima della pandemia secondo solo al Giappone per aspettativa di vita: un valore che ha subito un deciso calo come conseguenza dell'aumento di mortalità tra gli over 60 riconducibile al COVID-19 e che oggi nel nostro Paese si attesta ad 82,4 anni – registrando una diminuzione di 1,2 anni nel 2020 rispetto al 2019. Nonostante questa contrazione, l'Italia rimane tra i primi posti nella speciale classifica mondiale per la speranza di vita;

    circa 40 anni fa la quota degli ultrasessanticinquenni si attestava al 31,1 per cento, mentre oggi è di 22,3 punti percentuali (Paesi dell'Unione europea 19,4 per cento). Questa percentuale è destinata ad aumentare sensibilmente e si prevede che raggiungerà quasi 30 punti percentuali nel 2050;

    le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte a livello mondiale;

    in Italia queste patologie sono responsabili del 37 per cento dei decessi;

    fra le patologie cardiovascolari rientrano anche le malattie valvolari cardiache. In queste malattie si riscontra un danneggiamento delle valvole del cuore che, non riuscendo più a pompare il sangue, arreca danni ingenti rendendo necessaria pertanto la sostituzione della valvola con una protesi;

    le valvulopatie legate all'invecchiamento – note a livello internazionale come Structural Heart Disease ovvero malattie cardiache strutturali – sono dovute al progressivo deterioramento tissutale che si verifica con l'avanzare dell'età e costituiscono ormai un problema rilevante per la salute pubblica. Si stima che tra il 2 e il 7 per cento della popolazione over 65 dei Paesi sviluppati ne soffra, mentre la percentuale cresce a 13 punti per gli over 75;

    il tema ha ripercussioni importanti per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e del sistema previdenziale;

    uno studio del CEIS dell'Università Tor Vergata di Roma condotto sui dati Inps 2015-2019 ha registrato il trend dei costi previdenziali dovuti a queste patologie, rilevando nel quinquennio esaminato un aumento del 25 per cento del numero di richieste di invalidità per diagnosi accertata di patologia valvolare. Il 30 per cento dei richiedenti aveva un'età inferiore ai 65 anni (con evidenti ricadute economiche e sociali preoccupanti tanto per il Sistema sanitario nazionale che per i costi legati alla perdita di produttività e fiscale). È inoltre cresciuto del 20 per cento anche il numero di invalidi con indennità di accompagnamento per queste patologie: e, in questo caso, il 97 per cento di questa spesa è destinata a soggetti con più di 65 anni (con un impatto importante con riferimento ai caregiver). La spesa previdenziale (relativa alla sola indennità di accompagnamento) ha raggiunto circa i 29 milioni di euro annui (dato medio sul quinquennio): 17 di questi fanno riferimento alle sole patologie o disturbi della valvola aortica con un incremento del 35 per cento al 2019 rispetto al 2015. Complessivamente – sempre nei 5 anni analizzati relativamente a queste patologie – sono stati spesi per le Indennità di accompagnamento relative oltre 144 milioni di euro, con un aumento complessivo del 22 per cento nell'arco del quinquennio;

    è necessario dunque adottare politiche volte all'individuazione precoce di queste patologie attraverso una diagnosi tempestiva, a cominciare dall'auscultazione del cuore con un fonendoscopio per poi procedere ad ulteriori esami strumentali (elettrocardiogramma, ecocardiogramma);

    le patologie valvolari, se non curate, possono portare al decesso del paziente;

    l'emergenza da COVID-19 ha arrecato un grave danno ai pazienti affetti da valvulopatie ritardando sensibilmente diagnosi, esami e ricoveri;

    in particolare, capacità di diagnosticare precocemente queste malattie è stata messa a dura prova e questo ha comportato un sotto-trattamento sostanziale con il rischio concreto che i pazienti muoiano senza neanche sapere di avere una malattia valvolare cardiaca su cui si sarebbe potuto intervenire: da cui la necessità di scongiurare questa situazione. Si stima che ci sia stata una riduzione delle sostituzioni valvolare aortica transcatetere del 72 per cento, mentre per la clip mitralica, per la chiusura dell'auricola sinistra e per la forma ovale pervio si parla rispettivamente di una contrazione di 80, 91 e 97 punti percentuali;

    risulta dunque urgente adottare un approccio molto diverso e moderno nella gestione dei pazienti in area critica, realizzabile con l'impiego di tecniche poco invasive;

    recentemente si è costituita a Bruxelles una coalizione trans-nazionale di società scientifiche e stakeholder, denominata Shd Coalition, che intende richiamare l'attenzione della Commissione europea sul tema della diagnosi precoce di questa patologia, chiedendo all'Unione europea di attivare una joint action dedicata a queste patologie;

    alla Shd Coalition hanno aderito rappresentanti italiani che appartengono alla Società italiana di cardiologia geriatrica (Sicge) e alla Società italiana di Gerontologia e geriatria (Sigg); a questa coalizione partecipa anche una prestigiosa organizzazione quale Fondazione Cuore, che opera a livello internazionale su rilevanti progetti di ricerca;

    il 29 settembre 2021 la Shd Coalition ha inviato alla Commissaria europea alla salute Stella Kyrikiades una lettera – sottoscritta da parlamentari europei e nazionali – per richiedere, nell'ambito del programma EU for Health 2022 – l'istituzione di una Joint Action sulle Shd finalizzata alla diagnosi precoce e a ridurre l'impatto del sotto-trattamento sopra descritto;

    la Commissaria europea Kyrikiades ha risposto alla lettera spiegando che a breve ci sarà un confronto con gli Stati membri sulle priorità e gli orientamenti strategici del programma EU for Health per il 2022. Nello stakeholder report recentemente prodotto proprio per questo programma, a seguito di una consultazione con i portatori di interesse del settore, sono stati inseriti fra gli obiettivi del progetto proprio gli screening finalizzati alla diagnosi precoce delle malattie cardiovascolari;

    sul fronte italiano, la Sicge si è fatta promotrice di iniziative di screening cardiologici sugli over 65enni di piccole comunità (nello specifico: Guarcino e Fumone, due paesi della Ciociaria con 1.500-2.000 abitanti; gli iscritti a un circolo sportivo di Roma), eseguendo un semplice elettrocardiogramma (Ecg) e, in caso di anomalie, un'ecografia di approfondimento. L'iniziativa ha visto il coinvolgimento attivo delle comunità locali, con i sindaci chiamati a mettere disposizione sedi opportune e gestire le fasi organizzative, i medici di base impegnati a coadiuvare i cardiologi nelle fasi preparatorie (anamnesi, coinvolgimento pazienti). Da un primo immediato confronto dei due campioni di popolazione (cittadini dei paesi versus frequentatori del circolo sportivo) si è avuta conferma che, a parità di età, praticare regolarmente attività fisica comporta una drastica riduzione dei fattori di rischio vascolare. I dati raccolti sono stati poi esaminati allo scopo di determinare la prevalenza delle malattie delle malattie cardiovascolari (incluse le Shd) nella popolazione: su oltre 800 persone esaminate, il 7 per cento di chi aveva più di 80 anni era affetto da stenosi aortica, il 10 per cento insufficienza mitralica, il 15 per cento fibrillazione atriale o scompenso cardiaco (studio PREVASC-PREvenzione delle malattie cardioVASColari);

    le campagne di screening promosse da Sicge possono costituire un progetto pilota che ben dimostra quanto sia più gravoso curare la malattia o le sue complicanze piuttosto che prevenirla o intervenire prima che la malattia si manifesti con sintomi gravi. Con un costo stimato di circa 20 euro per ogni persona esaminata, l'iniziativa ha infatti evidenziato l'ottimo rapporto costo-efficacia. Patologie come la fibrillazione atriale, le malattie valvolari cardiache, lo scompenso cardiaco sono rilevanti in termini di costi e impegno organizzativo, perché complesse da gestire e in quanto costituiscono una condizione di cronicità e comorbidità frequente negli anziani. Nel solo Lazio, ad esempio, ogni anno sono assistiti circa 95.000 pazienti con scompenso cardiaco; di questi, circa 18.400 vengono ricoverati e il costo di questi ricoveri pesa dal punto di vista economico di oltre il 10 per cento,

impegna il Governo:

   a sostenere l'impegno dei membri italiani della Shd Coalition riconoscendo il valore di una Joint Action sulle malattie valvolari cardiache nell'ambito del programma EU for Health 2022;

   a promuovere e valorizzare il progetto Sicge per la diagnosi precoce delle Shd nei borghi d'Italia, riconoscendo il valore sociale dell'iniziativa e il suo legame con i territori del nostro Paese alle soglie di una profonda riforma della medicina del territorio grazie ai fondi del Piano nazionale di ripersa e resilienza (Pnrr);

   a inserire fra le politiche dell'invecchiamento attivo la diagnosi precoce delle malattie valvolari cardiache;

   ad adottare iniziative per affrontare l'annoso tema delle liste di attesa, dando priorità alla riduzione del sotto-trattamento delle malattie valvolari cardiache.
(7-00763) «De Filippo, Carnevali, Siani, Pini, Lepri, Rizzo Nervo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA, BILLI, CECCHETTI, CENTEMERO, TOCCALINI e IEZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è uno dei Paesi membri dell'Unione europea con il maggior numero di brevetti registrati, e appare possibile che una delle sedi del tribunale europeo unificato dei brevetti venga ospitata nel nostro Paese;

   in Italia sono iscritte a ruolo ogni anno circa 500 cause di brevetti, di cui 224 solo a Milano e di queste 200 di brevetti europei. Quanto, al deposito dei brevetti, la Lombardia risulta essere la prima regione con oltre 1.400 domande di brevetto allo European patent office all'anno;

   in una lettera aperta al Sole 24 Ore del 26 novembre 2021, il Ministro Di Maio, nel ricordare il valore del Made in Italy, ha purtroppo dimenticato di sottolineare che nessuna strategia di promozione delle nostre eccellenze nazionali possa prescindere da chiare azioni di contrasto alla pirateria e alla contraffazione contro i beni protetti dalla proprietà intellettuale;

   al momento, a Milano, è fissata la sede di via San Barnaba, già adibita ad ospitare gli uffici della sezione locale del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), in esecuzione dell'accordo transnazionale ratificato e reso esecutivo, ai sensi della legge 3 novembre 2016, n. 214;

   Milano è oggi una delle città europee più innovative: delle 4.456 richieste di brevetto presentate dall'Italia presso lo European patent office nel 2019, il 21 per cento proviene da Milano, e si arriva al 34 per cento, considerando l'intera Lombardia, la quale ha registrato in questo campo un tasso di crescita del 20 per cento rispetto al 2014, risultato che supera quello della Baviera;

   a Milano hanno sede 4.700 multinazionali estere, ben un terzo di quelle presenti in Italia, che occupano 501.000 dipendenti e generano 236 miliardi di euro di fatturato;

   il Governo italiano in data 10 settembre 2021 ha ufficialmente candidato la città di Milano ad ospitare la terza sede del Tribunale unificato dei brevetti –:

   quali iniziative il Governo stia adottando per perorare tale candidatura e come proseguano i negoziati europei, anche alla luce delle recenti sentenze della Corte costituzionale tedesca sulla legge nazionale di ratifica dell'accordo che istituisce il Tribunale unificato dei brevetti.
(3-02665)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   in tema di coesione territoriale è essenziale rilanciare lo sviluppo economico della Calabria, attraverso il miglioramento di tutte le infrastrutture di servizio al territorio, per garantire un efficiente collegamento della regione con la rete nazionale dei trasporti e con le reti Trans-europee (Ten-T Core), valorizzare le straordinarie ricchezze naturali, paesaggistiche e culturali, accrescere la competitività delle aziende e l'attrattività degli investimenti;

   in particolare, appare essenziale intervenire sia sulla viabilità stradale calabrese che sulla rete ferroviaria, al fine di garantire i collegamenti tra aree industriali e la rete nazionale ed europea e ridurre i tempi di percorrenza e gli oneri connessi alla logistica nelle aree portuali e in tutto il sistema produttivo;

   la strada statale n. 106 Ionica è un'arteria strategica non solo per la Calabria ma per l'intero Mezzogiorno, che collega i due capoluoghi, i comuni costieri, l'autostrada del Mediterraneo e l'autostrada A14 «Adriatica»;

   la strada statale 106 oggi è già compresa nella Rete Ten-T Comprehensive (cioè «secondaria»), da Taranto fino a Catanzaro Lido, mentre il tratto compreso tra Catanzaro Lido e Reggio Calabria è rimasto inspiegabilmente fuori dalla Rete Ten-T;

   la delegata europea ai trasporti, Adina Vãlaen, rispondendo all'interrogazione E-004011/2021 dell'eurodeputato di Fratelli d'Italia Vincenzo Sofo ha affermato la Commissione europea è disponibile a considerare tale proposta nel caso in cui verrà presentata dal Governo italiano, evidenziando come ciò finora non sia però mai avvenuto e che i termini per farlo stanno per scadere, essendoci tempo fino al 14 dicembre 2021;

   se i fatti fossero confermati, appare davvero grave che dal Governo non sia stata ancora avanzata tale richiesta, peraltro, perfettamente coerente con quanto stabilito ed evidenziato nel Piano regionale dei trasporti della Calabria adottato con delibera di giunta regionale n. 503 del 6 dicembre 2016 e approvato con D.C.R. n. 27 luglio del 2017, perché dimostra come il Governo, non soltanto non stia mostrando alcuna strategia concreta per lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia, ma neppure si starebbe preoccupando di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dall'Unione europea, con il rischio di perdere un'occasione unica che non si ripeterà a breve –:

   se il Governo intenda avanzare formalmente alla Commissione europea la richiesta di includere tutta la strada statale 106 nella Rete Ten-T Core (principale), al fine di assicurare gli investimenti europei necessari per l'ammodernamento della fondamentale arteria stradale per lo sviluppo della dorsale ionica italiana e, quindi, del Meridione d'Italia.
(4-10836)


   VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come ogni 2 dicembre, anche quest'anno Avola ricorderà l'eccidio del 1968, quando al termine di una protesta contadina, culminata in uno scontro tra polizia e manifestanti, la polizia sparò sui braccianti in sciopero uccidendone due e ferendone altri 48;

   durante la commemorazione, in occasione del 50° anniversario, lo stesso presidente della regione siciliana, Nello Musumeci, su richiesta unanime dei familiari delle vittime, aveva pubblicamente annunciato la volontà di chiedere la desecretazione degli atti sepolti negli archivi del Viminale per capire cosa accadde quel 2 dicembre del 1968 ad Avola, una strage rimasta senza colpevoli, poiché né la magistratura, né l'inchiesta del Ministero dell'interno arrivarono mai a delle conclusioni;

   tale richiesta è stata avanzata con nota Prot. 18420 del 12 dicembre 2018, nella convinzione che «non sia ispirata da sentimenti di odio o di vendetta, ma solo da un inappagato bisogno di verità», ma, ad oggi, a distanza di due anni, la missiva è rimasta senza riscontro;

   anche i sindacati dei lavoratori avvallano la richiesta di desecretazione degli atti, quale impegno dovuto nei confronti dei famigliari delle vittime, ma anche per rendere omaggio a tutti coloro che, con le proprie battaglie, hanno contribuito a rendere più dignitoso il lavoro agricolo, specialmente in questo momento di crisi –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per desecretare i fascicoli relativi al tragico eccidio che avvenne il 2 dicembre 1968 ad Avola.
(4-10839)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le strutture termali italiane, seppure di particolare importanza a livello storico, ma soprattutto per le funzionalità curative delle loro acque, non hanno ricevuto la necessaria attenzione, né sono state oggetto di interventi di manutenzione per salvaguardarle e renderle fruibili;

   il termalismo pubblico siciliano, in particolare, è rimasto imbrigliato negli ultimi dieci anni nelle maglie della burocrazia regionale, e, nonostante si siano succeduti tre governi, ancora non è stato possibile superare l'impasse e attuare a pieno quanto previsto dalla legge regionale n. 11 del 2010;

   l'articolo 21 della predetta legge dispone che «entro 180 giorni dall'avvenuta cessione alla regione delle quote azionarie detenute dalle aziende autonome Terme di Acireale e Terme di Sciacca rispettivamente nelle società Terme di Acireale S.p.A. e Terme di Sciacca S.p.A., la Ragioneria generale della Regione attiva le procedure necessarie a porre in liquidazione le due e, tramite lo svolgimento di una gara ad evidenza pubblica, affida a soggetti privati la gestione e la valorizzazione dei complessi cremotermali ed idrominerali esistenti nel bacino idrotermale di Acireale e di Sciacca, compreso lo sfruttamento delle acque termali ed idrominerali, e le attività accessorie e complementari»; delle due operazioni previste dalla norma, soltanto la prima risulta effettivamente compiuta;

   in tutto il periodo che va dal 2006 al 2020, il costo della governance, considerati i compensi ad amministratori, liquidatori, sindaci e revisori, è stato notevole: basti pensare che soltanto ad Acireale è stato superiore al milione di euro; in questo lasso di tempo, infatti, le due società hanno accumulato una perdita economica complessiva, superiore a 25 milioni di euro, e subìto un decremento del patrimonio netto pari a 38 milioni di euro;

   ultimamente, il Governo regionale ha avanzato delle proposte per finanziare interventi di recupero e ristrutturazione degli immobili presenti per rendere attrattive le Terme, traendo da queste vantaggi economici e turistici per l'isola;

   anche in Toscana, purtroppo, meravigliose terme architettonicamente simili a un tempio dalla pianta ottagonale, costruite agli inizi del novecento, e poi danneggiate da un incendio nel 1968 e declinate definitivamente negli anni ottanta, si presentano fatiscenti e completamente abbandonate;

   o, ancora, vi sono le terme, anch'esse abbandonate, presenti nelle Marche e in Emilia Romagna, in cui vi sono ancora sale da pranzo, cucine, salotti: strutture che potrebbero essere riutilizzate per la stessa finalità o per destinazioni diverse e utili ai cittadini;

   oltre alla forte attrazione turistica che le caratterizza, le terme hanno funzionalità curative non indifferenti e la loro chiusura, soprattutto nei tre paesi siciliani summenzionati, ha causato disagi per coloro che ne devono usufruire a scopo terapeutico, obbligandoli a recarsi in luoghi molto più distanti;

   il ricco patrimonio di acque calde curative e dalle proprietà terapeutiche era conosciuto sin dall'antichità, ed è inconcepibile che questo, oggi, possa essere considerato un peso per le casse regionali;

   peraltro, il Governo nazionale ha previsto l'introduzione dei bonus per l'acquisto di servizi termali, un'agevolazione che riesce a coprire il 100 per cento dei servizi termali acquistati –:

   se, alla luce delle considerazioni espresse in premessa, il Governo intenda assumere iniziative di competenza volte alla valorizzazione dei siti termali nazionali, con particolare riferimento a quelli siciliani, al fine di tutelare il patrimonio culturale, attrattivo e turistico del nostro Paese, nonché la salute dei cittadini, in relazione alle finalità curative connesse all'utilizzo di queste acque.
(4-10841)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   UNGARO e FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 1, comma, 805, della legge n. 160 del 2019 che introduce una sezione separata dell'albo previsto dall'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, per i soggetti che svolgono le funzioni e le attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate degli enti, avrebbe dovuto essere adottato, entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge, un decreto in realtà mai emanato, indicante i criteri di iscrizione nella sezione separata;

   il comma 807 impone requisiti quali/quantitativi di capitale minimo per le imprese interessate;

   attualmente risultano iscritti all'albo i soggetti abilitati alla liquidazione, accertamento e riscossione, mentre non lo sono – perché originariamente non tenute e perché la nuova previsione non è attuata – le imprese esercenti esclusivamente servizi strumentali;

   la mancata emanazione del decreto ostacola l'accesso al mercato per le imprese di supporto, che non possono partecipare alle gare bandite per meri servizi strumentali;

   le risoluzioni n. 4/DF e 9/DF del 2021 contemplano un regime di iscrizione provvisoria fondato sui requisiti ex decreto ministeriale n. 289 del 2000, nonché sui requisiti finanziari previsti dal comma 807; sennonché le imprese interessate devono ottenere una distinta attestazione di iscrizione provvisoria in vista della partecipazione ad ogni gara;

   risulta irrazionale non avere definito l'efficacia temporale dell'iscrizione provvisoria e i tempi di rilascio, con gravi difficoltà per le imprese a partecipare alle gare;

   sarebbe opportuno prevedere, in via transitoria, che una richiesta di iscrizione, corredata dall'autodichiarazione dei requisiti, produca l'effetto legittimante, come previsto per l'iscrizione alla white list antimafia;

   neppure è indicata chiaramente la documentazione necessaria per l'iscrizione provvisoria, né risulta chiaro se la capitalizzazione di utili non distribuiti valga come capitale interamente versato in denaro;

   si ritiene pertanto necessario adottare una risoluzione, che, in sostituzione delle precedenti:

    a) indichi dettagliatamente la documentazione da fornire per l'iscrizione provvisoria;

    b) chiarisca che la capitalizzazione di utili non distribuiti corrisponde a versamento di capitale in denaro;

    c) disponga che, nelle more dell'adozione del decreto di cui al comma 805, la domanda di iscrizione provvisoria con autocertificazione dei requisiti, legittimi la partecipazione alle gare;

   occorre infine adottare il decreto attuativo per consentire le iscrizioni a regime, previa interlocuzione con le imprese interessate –:

   quali iniziative il Ministro intenda adottare per superare le sopra evidenziate problematiche dell'attuale assetto, fonte di possibile danno per le imprese interessate e di contenzioso.
(5-07175)


   FRAGOMELI e CENNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 192, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, prevede che il credito d'imposta per le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato sia cumulabile con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell'Irap, non porti al superamento del costo sostenuto;

   l'Agenzia delle entrate ha confermato la cumulabilità definendo il citato credito d'imposta una misura di carattere generale che, applicandosi alla generalità delle imprese, non è inquadrabile come aiuto di Stato;

   le Regioni avevano espressamente comunicato che tale credito di imposta, poteva essere cumulato con i contributi del Programma di sviluppo rurale 2014/2020 - Psr, autorizzando l'erogazione del contributo;

   il 17 novembre 2020, la direzione generale dell'agricoltura e dello sviluppo rurale della Commissione europea ha espresso un parere interpretativo riguardo al cumulo delle misure sostegno agli investimenti del Programma di sviluppo rurale 2014/2020 della Regione Siciliana con altre agevolazioni nazionali;

   secondo questo documento il credito d'imposta per gli investimenti costituirebbe un sostegno pubblico e, per l'effetto, il sostegno del Psr, per le stesse spese ammissibili, potrà essere concesso, in combinazione con il credito d'imposta, ma nei limiti di cumulabilità fissati dall'allegato II del regolamento (UE) n. 1305/2013;

   il medesimo documento impegna, inoltre, gli Stati membri ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per il recupero dei contributi nel caso in cui si siano superati i limiti derivanti dall'applicazione delle aliquote massime di sostegno;

   tale posizione impedisce di fatto ai soggetti beneficiari dei contributi di sviluppo rurale di accedere interamente a qualsiasi forma di agevolazione generale che lo Stato introduce per rispondere con la massima efficacia possibile ad un indirizzo generale di sviluppo –:

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per chiarire l'interpretazione della normativa in questione nel senso che i crediti d'imposta di cui all'articolo 1, commi da 184 a 197, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, sono comunque cumulabili con ogni altra agevolazione che abbia ad oggetto i medesimi costi.
(5-07176)


   TROIANO, MARTINCIGLIO, ALEMANNO, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GRIMALDI, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, SCERRA e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da articoli di stampa pubblicati su internet, presso il Ministero dell'economia e delle finanze sembrerebbe essere allo studio un intervento all'interno della riforma della giustizia tributaria, che stabilisce il divieto per il contribuente di impugnare gli estratti di ruolo emessi dall'Agenzia delle Entrate-Riscossione;

   tale decisione normativa, cosiddetta «salva-fisco», risulterebbe essere stata decisa in relazione alla percentuale attuale pari al 40 per cento dei ricorsi di coloro che non hanno ricevuto la notifica delle cartelle esattoriali, proprio a causa dell'estratto di ruolo avente come oggetto l'omessa notifica;

   da quanto predetto, evidenziano ancora gli articoli di stampa, emergerebbe sia un evidente inefficienza dell'amministrazione fiscale (non sempre diligente nel consegnare le cartelle ai legittimi destinatari) sia la pretestuosità di numerose azioni facenti leva proprio all'incapacità dell'Ente di custodire le relative ricevute di notifica e quindi fornire la prova del corretto adempimento di tale onere;

   la suesposta disposizione, a giudizio degli interroganti, che impedirebbe pertanto di impugnare l'estratto di ruolo per contestare la presenza di debiti (di cui in realtà il contribuente non ha mai avuto notizia), nel caso fosse confermata rischia di determinare ulteriori difficoltà sia in relazione all'attuale situazione di crisi economica e finanziaria connessa agli effetti della pandemia, che nel rapporto tra il fisco e il contribuente, che permane sempre faticoso e scarsamente trasparente;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano altresì, come sia la cartella di pagamento ed il ruolo emesso possano essere attualmente impugnati da parte del contribuente stesso, come sancito dalla Corte di cassazione – ordinanza n. 7228 del 13 marzo 2020;

   la stessa Corte ha stabilito infatti la sussistenza della legittimazione del contribuente, riconosciuta dalla ormai consolidata giurisprudenza, impugnare la cartella di pagamento non notificata, indipendentemente dalla notifica di un atto successivo;

   in relazione alle suesposte osservazioni, a parere degli interroganti, non trova alcun legittimo fondamento l'intenzione di eliminare il diritto per il contribuente di impugnare gli estratti di ruolo, per il solo obiettivo di ridurre tali controversie che intasano le Commissioni tributarie e la magistratura ordinaria –:

   se trovi conferma quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se non ritenga tale soluzione grave e ingiusta, in quanto rischia di determinare l'evidente impossibilità per il contribuente di difendersi in via preventiva, contro un comportamento da parte dell'amministrazione tributaria considerato evidentemente irregolare.
(5-07177)


   PORCHIETTO, MARTINO, GIACOMETTO, CATTANEO e GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 disciplina la detrazione, nella misura del 110 per cento, delle spese sostenute dal 1° luglio 2020, a fronte di specifici interventi finalizzati all'efficienza energetica nonché al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici: il cosiddetto Superbonus;

   nonostante siano stati forniti chiarimenti con la circolare dell'8 agosto 2020, n. 24/E e con la circolare del 22 dicembre 2020, n. 30/E, sussistono ancora dubbi interpretativi circa l'applicazione della norma;

   in particolare, nel caso di intervento alla coibentazione dell'involucro esterno sarebbe auspicabile un intervento chiarificatore sulla chiara identificazione dei cosiddetti «costi accessori», ovvero «costi strettamente legati alla realizzazione degli interventi», che rientrano nell'agevolazione così come richiamati dalla circolare 30 E del 22 dicembre 2020;

   una casistica che emerge in ogni intervento che preveda la coibentazione obliqua, ovvero relativa alla copertura dei tetto, è quella relativa al costi di «sostituzione» di tegole e faldati sia in misura parziale che totale, nei casi in cui si rende necessario poggiare uno strato coibentante sulla struttura del tetto;

   la gran parte di tegole e faldati risulta non riutilizzabile, dopo il procedimento di distacco. D'altro canto, se tali parti non fossero state tolte avrebbero potuto mantenere la propria funzione ancora per diverso tempo e, di conseguenza, la loro sostituzione è conseguenza diretta e funzionale dell'intervento di coibentazione;

   stesse considerazioni valgono per talune finiture verticali facenti parte dell'aspetto originario di una facciata, quali i pedinati lignei di case di montagna, i decori dei sottotetti o i fregi sulle pareti, il ripristino dei quali, successivamente all'intervento di coibentazione esterna, può essere espressamente richiesto da vincoli paesaggistici;

   la circolare 30 E del 22 dicembre 2020 ritiene ammissibile, tra le «spese accessorie» il ripristino di pavimenti demoliti a fronte della posa di serpentine per il riscaldamento a pavimento –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per emanare disposizioni interpretative o una circolare esplicativa che, in analogia con la previsione dei costi di sostituzione previsti dalla circolare 30 E del 22 dicembre 2020, consentano di considerare «costi accessori» agli interventi relativi ai bonus edilizi, quelli relativi alla sostituzione delle coperture rimosse dai tetti (parti oblique) e quelli relativi al ripristino delle verticali facenti parte dell'aspetto originario di una facciata, qualora richiesti dai piani regolatori o dalle norme paesaggistiche.
(5-07178)


   ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la riduzione del numero di filiali «ex Tercas» della Banca Popolare di Bari, previsto dal «Piano industriale di riorganizzazione 2021-2024», rischia di influire negativamente sul tessuto economico soprattutto dei piccoli comuni delle aree interne, compromettendone anche l'attività turistica, venendo meno il requisito di capillarità e di vicinanza all'articolato sistema imprenditoriale, soprattutto in relazione al problema di accesso al credito per le micro e piccole e medie imprese. Ciò sussiste con particolare riferimento all'Abruzzo, dove Banca popolare di Bari ha una quota di mercato del 13 per cento circa, in termini di depositi, e del 18 per cento in termini di filiali;

   in origine, l'obiettivo definito nel Piano industriale 2020-2024, approvato durante l'amministrazione straordinaria prevedeva 94 filiali da chiudere; tale perimetro è stato poi ridotto con l'aggiornamento del Piano industriale 2021-2024, identificando in 78 il numero complessivo di presidi oggetto di chiusura, e modificando anche l'orientamento strategico del presidio territoriale in Abruzzo le cui chiusure complessive ad oggi previste sono di 32 filiali (cfr. Relazione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, 3 novembre 2021);

   secondo le informazioni veicolate sulla stampa, sarebbe imminente la chiusura di sei filiali nei comuni dell'area interna della provincia di Teramo: Ancarano, Aprati, Canzano, Castelli, Castilenti e Tossicia;

   la Banca popolare di Bari è controllata da Mediocredito centrale spa, a sua volta interamente partecipata da Invitalia –:

   se si intenda avviare un'iniziativa di confronto e dialogo con l'amministratore delegato di Mediocredito centrale, Bernardo Mattarella, il presidente di Banca Popolare di Bari, Gianni De Gennaro, e l'amministratore delegato di Banca Popolare di Bari, Giampiero Bergami, con le parti sindacali e con le amministrazioni coinvolte, affinché si converga verso una strategia più attenta al problema del mantenimento dei presidi sul territorio e dell'accesso al credito, oltre che alla tutela dei lavoratori impegnati nelle suddette filiali.
(5-07179)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Governo sta affrontando, con specifici provvedimenti, le tematiche relative all'ambito economico e fiscale;

   per quanto concerne l'ambito fiscale, il nostro ordinamento ha previsto un regime opzionale di tassazione agevolata per i redditi derivanti dall'utilizzo di software protetto da copyright, di brevetti industriali, di marchi d'impresa (poi esclusi per le opzioni esercitate dopo il 31 dicembre 2016), di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili;

   tale strumento è finalizzato a consentire a tutti i soggetti titolari di reddito d'impresa, indipendentemente dalla natura giuridica, dalla dimensione e dal settore produttivo di appartenenza, incluse le stabili organizzazioni in Italia di residenti in Paesi, con i quali è in vigore un accordo per evitare la doppia imposizione e con i quali lo scambio di informazioni è effettivo, la parziale detassazione dei proventi derivanti dallo sfruttamento dei citati beni immateriali;

   suddetto meccanismo, definito patent box, è stato istituito con l'articolo 1, commi da 37 a 45, della legge 23 dicembre 2014 n. 190 – le cui modalità di attuazione concernenti l'introduzione del meccanismo sono state stabilite dal decreto 30 luglio 2015 del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze – e successivamente modificato dall'articolo 4 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58;

   al fine di orientare le scelte normative con riferimento al meccanismo del patent box, si ritiene opportuno acquisire informazioni puntuali circa i costi e i benefici dello stesso relativamente al periodo 2015-2020, comparando, con dovuta attenzione al settore economico di appartenenza, i risultati delle performance dei beneficiari dell'agevolazione e dei soggetti che non abbiano esercitato l'opzione patent box –:

   se, con riferimento al meccanismo di patent box e alla luce dell'analisi comparata di cui in premessa, il Governo consideri i costi del regime agevolativo, in termini di minori entrate per l'erario, superiori ai suoi benefici economici, in termini di dinamica positiva degli investimenti privati, di aumento dell'occupazione nonché di crescita del numero dei brevetti e di incremento della collocazione in Italia di beni immateriali detenuti all'estero da imprese italiane o straniere.
(5-07180)


   BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sebbene il fenomeno delle delocalizzazioni si sia, lentamente, ridimensionato negli ultimi anni, il fenomeno continua a colpire duramente interi settori e migliaia di lavoratori, soprattutto nel campo della manifattura e della meccanica; va sottolineato in proposito che le penalizzazioni fiscali per tali scelte industriali sono sostanzialmente nulle mentre potrebbero contribuire in maniera decisiva al contenimento, quantomeno, del fenomeno;

   i casi Gkn e Giannetti Ruote sono solo i più recenti nei quali sono coinvolti migliaia di lavoratori e famiglie;

   negli ultimi anni, specie a seguito della pandemia che possiamo considerare il fattore «trigger», si assiste ad un lento ma incessante fenomeno industriale che si contrappone a quello della delocalizzazione: è il così detto reshoring che consente il reimpiego di manodopera altamente specializzata, la riallocazione di spazi industriali, il rientro di capitali, la conservazione, quale patrimonio strategico nazionale, degli intangibles e del know-how delle imprese in rientro;

   nonostante gli indiscussi ed evidenti i vantaggi di questo fenomeno per il sistema economico, ancora nulli o comunque insufficienti, tuttavia, sono gli incentivi di natura fiscale e non, garantiti a chi scelga di riallocare la produzione in Italia –:

   quale iniziative di competenza intenda assumere per introdurre un equo sistema di agevolazioni fiscali, anche al fine di favorire la rilocalizzazione di rientro.
(5-07181)


   VILLAROSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda giudiziaria di Monte Paschi di Siena è stata suddivisa in diversi processi;

   all'istituto era stata fatta acquistare, senza preventiva «due diligence». Banca Antonveneta scoperta essere poi in profonda crisi, per un valore di 9 miliardi di euro, ma con valore reale non superiore ai 6 e con 8 miliardi di crediti deteriorati, classificati in modo errato e senza adeguati accantonamenti sul rischio;

   nel 2012, il tribunale ha condannato gli ex vertici di MPS, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. L'inchiesta è concentrata sulle modalità relative all'aumento di capitale per l'acquisizione di Antonveneta dal Santander, avvenuta nel 2008, e sulle modalità con cui i bilanci successivi erano stati artefatti affinché si potesse dimostrare che l'acquisto era stato redditizio;

   i successivi vertici di MPS, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, nel 2020 vengono condannati dal Tribunale di Milano a 6 anni di carcere. Nella sentenza si apprende che: è «ravvisabile un'intenzione d'inganno (...), giacché tale era il fine che animava il nuovo management, ossia rassicurare il mercato in vista dell'incetta di denari che si sarebbe da lì a poco perpetrata con gli aumenti di capitale»;

   per la procura di Milano, i derivati Alexandria e Santorini, furono sottoscritti nei bilanci dal 2012 alla prima semestrale 2015 per coprire una perdita di 2 miliardi di euro derivante dall'operazione di acquisto di Antonveneta, i derivati facevano sì «scattare» il pagamento della cedola agli azionisti, ma ne aumentavano il conto dei debiti;

   un terzo processo, tuttora in corso, sta verificando se vi sia stata una corretta contabilizzazione dei crediti deteriorati. Il 30 aprile 2012 i periti, nominati dal giudice, hanno depositato una relazione finale, con documentazione acquisita presso la Bce, all'epoca dei fatti guidata dal premier Draghi, in cui si sostiene che nei bilanci di Mps fino al 2017 ci furono «omesse svalutazioni di posizioni altamente problematiche» e dal 2012 al 2015 una ritardata contabilizzazione di oltre 11 miliardi di euro di sofferenze;

   l'amministratore delegato di Mps dal 2016 al 2020 era Marco Morelli;

   i fatti di cui in premessa dimostrano, ad avviso dell'interrogante, come vi sia stato un comportamento fraudolento unico e continuato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per promuovere un'azione di responsabilità nei confronti di tutti i vertici di Mps susseguitisi fino al 2020, richiedendo anche un risarcimento alle controparti «Nomura e DeutscheBank» per evitare una ricapitalizzazione a carico del bilancio pubblico.
(5-07182)


   BIGNAMI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, OSNATO e ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le federazioni sportive sono organismi di diritto privato che svolgono compiti di rilevanza pubblica e interesse generale e, fra queste, non fa eccezione il procuratore federale della F.I.G.C.;

   con decreto ministeriale del 16 febbraio 2021 il signor Giuseppe Chiné, consigliere di Stato, è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro interrogato;

   in pari data, il signor Giuseppe Chiné, con riferimento all'attribuzione dell'incarico di Capo di Gabinetto, redigeva, sottoscriveva e depositava «dichiarazione di inesistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità» ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 39 del 2013 e decreto legislativo n. 165 del 2001 e dichiarazione per l'assolvimento degli obblighi di trasparenza, ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 33 del 2013, oltre che atto di notorietà;

   in ordine alla dichiarazione relativa a cariche ricoperte presso enti pubblici o privati, il signor Chiné indicava la sola carica di giudice tributario ricoperta dal 2012, omettendo quella ricoperta di procuratore federale;

   il 19 febbraio 2021, sempre con decreto ministeriale, veniva attribuita la somma a titolo di emolumento per l'incarico di Capo di Gabinetto, e il 1° luglio 2021 il signor Giuseppe Chiné depositava ulteriore «dichiarazione di insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità» e dichiarazione per l'assolvimento degli obblighi di trasparenza, ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 33 del 2013, oltre che atto di notorietà;

   nella predetta dichiarazione compariva, seppur tardivamente, la carica di procuratore federale ricoperta dallo stesso;

   ulteriormente, il signor Giuseppe Chiné indicava, come data di inizio dell'incarico di procuratore federale, il 1° luglio 2021 con data di cessazione dalle funzioni al 30 giugno 2025, pur svolgendo, per quanto consta agli interroganti dette funzioni dal dicembre 2019;

   ove confermato quanto a conoscenza degli interroganti, si tratterebbe di dichiarazioni false, nel primo caso per omissione, nel secondo in relazione alla data di conseguimento della carica di procuratore federale presso la F.I.G.C. –:

   se intenda verificare la veridicità di quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se ritenga che permangano in capo al signor Giuseppe Chiné i requisiti per ricoprire l'incarico di capo di gabinetto in seno al Ministero dell'economia e delle finanze.
(5-07183)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119, comma 10-bis, del decreto-legge n. 347 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, dispone che, per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, per le organizzazioni di volontariato e per le associazioni di promozione sociale, indicate nel precedente comma 9, lettera d-bis), le quali svolgano attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali, e i cui membri del consiglio di amministrazione non percepiscano alcun compenso o indennità di carica, e che abbiano la disponibilità di immobili rientranti nelle categorie B/1, B/2, D/4, a titolo di proprietà, di nuda proprietà o di comodato — purché registrato anteriormente alla data di entrata in vigore del citato articolo 119 — «il limite di spesa ammesso alle detrazioni di cui al presente articolo, previsto per le singole unità immobiliari, è moltiplicato per il rapporto tra la superficie complessiva dell'immobile oggetto degli interventi di incremento dell'efficienza energetica, di miglioramento o di adeguamento antisismico previsti ai commi 1, 2, 3, 3-bis, 4, 4-bis, 5, 6, 7 e 8, e la superficie media di una unità abitativa immobiliare, come ricavabile dal Rapporto Immobiliare pubblicato all'Osservatorio del Mercato Immobiliare dell'Agenzia delle Entrate ai sensi dell'articolo 120-sexiesdecies del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385»;

   allo stato il portale di «Comunicazione opzioni per interventi edilizi e Superbonus» prevede, nell'ultima versione software 1.0.5. del 4 ottobre 2021, la possibilità di inserimento di comunicazione di cessione solo per interventi realizzati da privati e da condomini, mentre non contempla la possibilità di inserire i nuovi massimali previsti per le onlus, per le organizzazioni di volontariato nonché per le associazioni di promozione sociale;

   si pone, quindi, la necessità, ad avviso dell'interrogante, di un chiarimento circa le modalità di utilizzo della piattaforma attualmente vigente, nel caso in cui la comunicazione di cessione del credito da Superbonus, con relativa apposizione del visto di conformità, debba essere effettuata da uno dei predetti enti del terzo settore, i quali effettuino interventi di efficientamento energetico nonché di miglioramento o adeguamento sismico;

   infatti, il citato software non risulta aggiornato al dettato normativo scolpito nel menzionato comma 10-bis dell'articolo 119, posto che il massimale di spesa consentito risulta ancora agganciato al numero delle unità immobiliari e non al nuovo limite, come determinato sulla base del calcolo ivi previsto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica riferita e quali iniziative intenda adottare in merito.
(5-07173)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUPI e COLUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 giugno 2021 il quotidiano «Il Domani» ha riportato un'incredibile storia cui è stato vittima il Alfonso Sabella; uno dei magistrati che, nel periodo successivo alle stragi del 1992/1993, si è maggiormente distinto nel contrasto alla criminalità mafiosa;

   lo stesso Sabella ha coordinato le indagini in base alle quali sono stati catturati i più pericolosi latitanti di mafia tra cui Brusca, Bagarella, Aglieri, Cuntrera, Vitale, Cannella, Di Trapani, Greco; Sabella ha istruito processi da cui sono scaturite condanne, anche all'ergastolo, per diverse centinaia di mafiosi; ha sequestrato i più forniti arsenali di cui disponeva Cosa nostra;

   sono estremamente gravi le notizie riportate nell'articolo su indicato, in base alle quali il dottor Sabella è stato vittima certamente di un'ipotesi di mala giustizia, che in sintesi si è manifestata nei seguenti punti:

    a) nonostante un'archiviazione del Tribunale, la Corte dei conti ha condannato Sabella in via «sussidiaria» a rispondere di un danno erariale da 12 milioni di euro, per non aver vigilato sull'operato di chi compì violenze nella scuola di Bolzaneto durante il G8 del 2001 a Genova;

    b) il dottor Sabella nell'unica procedura dinanzi la Corte dei conti, sia in primo grado (sentenza n. 131/2018 della Liguria) che in appello (sentenza n. 170/2020), ha chiesto di essere sentito personalmente, anche al fine di poter produrre prove testimoniali e tecniche, senza aver mai avuto accoglimento alcuno;

    c) la sezione di appello della Corte dei conti, in merito alla sentenza di condanna, ha posto a base della sua decisione, riportandola testualmente, in sentenza, anche la trascrizione dell'audizione del dottor Sabella presso il Comitato Parlamentare denominato «Comitato paritetico per l'indagine conoscitiva sui fatti di Genova» dell'agosto 2001, omettendo però alcune frasi e termini, così da ribaltare, secondo gli interroganti, diametralmente il significato delle parole pronunciate da Sabella che, in quella sede, parlava in rappresentanza del Dap;

    d) il Ministero della giustizia, sulla base della sentenza di primo grado, che condannava Sabella per responsabilità sussidiaria per 1.132.910,63 euro, ha iscritto ipoteca per l'intero importo su tutti i beni del magistrato; lo stesso Ministero, nonostante la sentenza di secondo grado avesse ridotto la responsabilità del Sabella, sempre sussidiaria, ad appena 56 mila euro e nonostante avesse la disponibilità diretta della ben più cospicua indennità di fine rapporto del magistrato, ha mantenuto l'ipoteca su tutti i beni del dottor Sabella;

    e) non risulta che il Ministero della giustizia, in passato, abbia mai adottato misure del genere;

    f) l'Agenzia delle entrate di Palermo, secondo gli interroganti, in palese violazione dell'articolo 2846 del codice civile che stabilisce l'anticipazione delle spese di iscrizione di ipoteca da parte del creditore richiedente, ha invece emesso avviso di liquidazione a carico del debitore Alfonso Sabella per 22.760,75 e quindi una cartella esattoriale per oltre 30 mila euro;

    g) dopo che, nel mese di agosto 2021, è stata eseguita, con notevole ritardo e solo su alcuni beni, la riduzione delle ipoteche, il 30 settembre 2021, l'Agenzia delle entrate di Palermo, ha, incredibilmente, posto a carico del dottor Sabella ulteriori 5.486 euro per spese di riduzione e quella di Roma, pochi giorni dopo, ha addirittura richiesto ulteriori 22.760,75 euro al dottor Sabella per l'iscrizione delle prime ipoteche;

    h) è di tutta evidenza, a parere degli interroganti, che tali inediti comportamenti appaiano specificamente persecutori nei confronti del dottor Sabella, non iscritto alle correnti della magistratura associata, ed è ignobile che, a fronte di un debito che non potrà mai superare 56 mila euro, si debba intanto pagare quasi 60.000 euro a titolo di garanzia –:

   se si intendano fornire chiarimenti in ordine all'operato dell'Agenzia delle entrate;

   se si intendano adottare iniziative di carattere normativo anche per quanto concerne il rapporto tra procedimenti di accertamento della responsabilità civile e penale e di quella contabile, al fine di evitare effetti quali quelli segnalati in premessa.
(4-10833)


   CIPRINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con legge 14 agosto 1982, n. 747 veniva ratificata e diventava esecutiva la convenzione firmata a Lussemburgo il 3 giugno 1981 tra l'Italia e il Lussemburgo per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali;

   secondo quanto si apprendeva dalla stampa (Il Messaggero Umbria del 27 giugno 2018), «È sul piede di guerra chi deve pagare le tasse e sanzioni per le pensioni ricevute dalla previdenza sociale dèi Lussemburgo», poiché la guardia di finanza sta procedendo ai controlli relativi alle posizioni fiscali di coloro, ex lavoratori emigrati in Lussemburgo e ora residenti in Italia, che beneficiano di trattamenti pensionistici erogati dai sistema previdenziale lussemburghese, e che non hanno dichiarato i relativi redditi nel modello dichiarativo delle persone fisiche;

   in realtà, la vicenda trae origine da una divergente interpretazione del comma 2 dell'articolo 18 della suddetta convenzione, che ha visto, nel corso degli anni, un andamento ondivago sotto il profilo della tassabilità del suddetto trattamento pensionistico;

   da principio, alcune pronunce giurisprudenziali della commissione tributaria e qualche intervento dell'Inps (circolare n. 176 del 14 settembre 1999) hanno interpretato la norma nel senso di escludere la tassazione e, addirittura, qualche pronunciamento ha stabilito, a favore del contribuente, il diritto al rimborso dell'imposta (Irpef);

   nel corso del 2016 l'Agenzia delle entrate di Perugia ha incaricato la guardia di finanza competente per territorio di monitorare le posizioni presenti, promuovendo accertamenti sui redditi non dichiarati nel modello;

   dopo la seconda guerra mondiale molti lavoratori italiani sono espatriati per cercare condizioni di lavoro e di vita migliori all'estero una cospicua parte è emigrata dall'Umbria fino in Lussemburgo per lavorare, come noto, nelle miniere;

   dai controlli effettuati nel 2016 dalla guardia di finanza sui redditi non dichiarati nel modello, sono scattate delle pesanti sanzioni, pari al 120 per cento dell'imposta, a carico di questi soggetti che sono, in particolare, persone del comprensorio dell'alto Chiascio (a Gubbio sono oltre 500} che, negli anni '60, emigrarono in Lussemburgo;

   si tratta di ex emigrati in Lussemburgo, Francia, Svizzera, Germania, Belgio e altri Paesi che percepiscono una pensione; sono provenienti dagli Stati in cui hanno lavorato e, ritornati in Italia, si vedono richiedere le imposte sulle suddette pensioni dall'Agenzia delle entrate, così pagando due volte le imposte sul trattamento pensionistico;

   recentemente, dopo urta breve tregua, molti pensionati stanno ricevendo le cartelle dall'Agenzia delle entrate con le quali si intima il pagamento delle imposte;

   avverso tali sanzioni il contribuente è costretto, dunque, ad attivarsi anche se la legge contempla la possibilità da parte dell'amministrazione finanziaria di disapplicare le sanzioni nel caso vi sia obiettiva incertezza della norma;

   eppure alcune sentenze della commissione tributaria provinciale di Perugia hanno stabilito che non sono dovute le sanzioni proprio per l'obiettiva incertezza della norma;

   la presente vicenda ha già formato oggetto di una precedente interrogazione rimasta priva di riscontro (n. 4-00943);

   occorre, pertanto, un intervento che chiarisca le situazioni esposte, vista l'incertezza interpretativa –:

   quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda assumere il Governo al fine di evitare che le pesanti pretese economiche oggetto delle cartelle della Agenzia delle entrate vengano irrogate ai contribuenti italiani ex lavoratori lussemburghesi o di altri Paesi europei, in considerazione dell'obiettiva incertezza interpretativa della norma;

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere al fine di rivedere e chiarire le condizioni della doppia imposizione per i contribuenti italiani stabilite dalla convenzione di Lussemburgo di cui in premessa,
(4-10835)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   in base al comma 68 dell'articolo 1, della legge 6 novembre 2012, n. 190, «i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, gli avvocati e procuratori dello Stato non possono essere collocati in posizione di fuori ruolo per un tempo che, nell'arco del loro servizio, superi complessivamente dieci anni, anche continuativi. Il predetto collocamento non può comunque determinare alcun pregiudizio con riferimento alla posizione rivestita nei ruoli di appartenenza»;

   si tratta di un arco di tempo considerevole che sottrae risorse umane preziose all'amministrazione della giustizia e allo smaltimento dell'arretrato giudiziario, che continua ad avere dimensioni preoccupanti;

   non si può non ricordare che il Consiglio europeo, nelle sue annuali Raccomandazioni, ha costantemente sollecitato l'Italia a ridurre la durata dei processi in tutti i gradi di giudizio e a migliorare l'efficienza del sistema giudiziario, e che la Commissione europea, nella Relazione per Paese relativa all'Italia 2020, abbia rilevato come l'Italia abbia compiuto progressi solo limitati nel dare attuazione alle sopra citate Raccomandazioni, contestando la perdurante scarsa efficienza del sistema giudiziario, la durata dei processi, la necessità di potenziare gli organici;

   la riforma del sistema giudiziario, incentrata sull'obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, è stata dunque inserita dal Piano nazionale di ripresa e resilienza tra le cosiddette «riforme orizzontali» o di contesto, che consistono in innovazioni strutturali dell'ordinamento tali da interessare, in modo trasversale, tutti i settori di intervento del Piano;

   a tal proposito non si può non rilevare che, contestualmente alle nuove assunzioni nel comparto giustizia, è necessario concentrare tutte le forze già in campo nello svolgimento dell'attività giurisdizionale, intervenendo decisamente sul fenomeno dei magistrati fuori ruolo;

   oltre ai vantaggi in termini di efficienza che tale tipo di intervento comporterebbe, ci sono altri elementi e considerazioni che spingono verso una riforma; come affermato da Gian Domenico Caiazza, Presidente dell'Unione delle Camere Penali Italiane, «il condizionamento che l'ordine giudiziario esercita fattivamente sul potere legislativo ed esecutivo è strategicamente organizzato, mediante il distacco di centinaia di magistrati presso i dicasteri governativi. Di particolare gravità è soprattutto la presenza di circa un centinaio di essi presso il Ministero della giustizia, quasi a rappresentare plasticamente una concezione proprietaria della giustizia stessa. Si tratta di un fenomeno del tutto abnorme e sconosciuto presso i governi delle democrazie liberali, che assicura alla magistratura un livello di ingerenza assolutamente decisivo nella politica giudiziaria del Paese, così vanificando il fondamentale principio della separazione tra i poteri dello Stato. Occorre dunque che venga pubblicamente percepita la grave anomalia di un controllo preventivo della amministrazione e della legislazione da parte della magistratura, mediante una proposta di legge che assicuri il supporto di competenze esterne ai ministeri, ricorrendo a soggetti che non esercitino altri poteri statuali, quali, ad esempio, il personale amministrativo, i dirigenti pubblici, i docenti universitari, gli avvocati»;

   il Governo ha l'occasione di affrontare il tema dei magistrati fuori ruolo all'interno dell'esame dell'A.C. 2681, recante «Deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e per l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario militare, nonché disposizioni in materia ornamentale, organizzativa e disciplinare, di eleggibilità e ricollocamento in ruolo dei magistrati e di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura», sia in sede di predisposizione dei propri emendamenti, che, successivamente, nell'esercizio della delega –:

   da quanto tempo, in media, i magistrati fuori ruolo si trovino in tale posizione, anche sommando periodi discontinui tra di loro, e quale sia la loro retribuzione media;

   se e quali iniziative alla luce delle considerazioni svolte in premessa, intenda adottare a livello normativo per modificare le disposizioni che disciplinano gli incarichi in posizione di fuori ruolo dei magistrati ordinari allo scopo di ridurne drasticamente il numero, anche al fine di attuare le riforme della giustizia attese dall'Europa.
(2-01384) «Costa, Schullian».

Interrogazione a risposta scritta:


   COLUCCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la procura della Repubblica di Taranto è priva del procuratore capo da oltre un anno e mezzo, ovvero dall'arresto dell'ex procuratore Capristo per tentata concussione; nelle scorse settimane la procura di Potenza ha concluso altra indagine avente in oggetto vicende relative allo stesso ufficio di Taranto, su presunti favoritismi in merito a processi che riguardavano, tra gli altri, l'acciaieria ex Ilva;

   gli uffici giudiziari di Taranto hanno urgente necessità di una nuova dirigenza, ma l'iter amministrativo di nomina si è inspiegabilmente bloccato; questo ritardo appare ingiustificato e soprattutto in contrasto con quanto più volte rappresentato dal Ministero della giustizia in relazione alla necessità ed urgenza della nomina di un nuovo procuratore a Taranto in netta discontinuità con il recente passato, nonché in relazione alla necessità di un «rafforzamento della procura della Repubblica di Taranto in ragione dell'elevata criticità del territorio, gravato da una persistente crisi occupazionale che favorisce, tanto nell'area cittadina, così come nelle aree provinciali, l'infiltrazione del tessuto economico e sociale da parte delle organizzazioni criminali joniche, particolarmente attive nei settori illeciti del narcotraffico e dell'usura» (v. Bollettino ufficiale, Ministero della giustizia, n. 20/2020);

   analoghe preoccupazioni vengono segnalate, inoltre, dalla Commissione parlamentare antimafia che ha richiamato l'attenzione sul rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione degli investimenti pubblici in fase di programmazione e di spesa per infrastrutture, bonifiche ambientali in aree contaminate ex Ilva e riqualificazione urbana in detto territorio, sia dalla Direzione investigativa antimafia, che, nella sua ultima Relazione al Parlamento, datata 22 settembre 2021, in relazione alla provincia di Taranto descrive «un quadro socio-economico di una città e di una provincia sempre più in sofferenza economica e segnate dalle criticità occupazionali e ambientali connesse con le vicende dello stabilimento siderurgico dell'ex ILVA ma anche dalla crisi del settore ittico e della mitilicoltura sulle quali si è andata ad aggiungere l'emergenza sanitaria da COVID-19»;

   a fronte di un simile quadro emergenziale ed ai qualificati e competenti richiami provenienti da Ministero della giustizia, Direzione investigativa antimafia e commissione parlamentare antimafia, si registra nell'iter di nomina in questione un inammissibile ritardo che impedisce alla procura della Repubblica di Taranto un auspicabile cambio di marcia e di impostazione idoneo ad affrontare le suindicate emergenze;

   l'articolo 11, terzo comma, della legge n. 195 del 1958 prevede che, sul conferimento degli uffici direttivi, il Consiglio superiore della magistratura delibera, su proposta, formulata di concerto con il Ministro della giustizia, di una commissione formata da sei dei suoi componenti, di cui quattro eletti dai magistrati e due eletti dal Parlamento –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere alla luce dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958.
(4-10832)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MARAIA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 121 del 2021 prevede, all'articolo 2-bis, che il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, d'intesa con i concessionari delle tratte autostradali, proceda alla valutazione, sulla base di un'analisi di fattibilità tecnico-economica, dei siti per l'ubicazione dei caselli autostradali funzionali all'accesso alle stazioni ferroviarie per l'alta velocità e per l'alta capacità di prossima realizzazione;

   tale previsione registra la necessità di incrementare la dotazione infrastrutturale funzionale alle nuove stazioni per l'alta velocità e alta capacità ed al servizio delle aree produttive ed industriali ad esse connesse, soprattutto nel Mezzogiorno, con l'obbiettivo di riequilibrare i divari socioeconomici ed infrastrutturali tra le aree costiere e le aree interne;

   in particolare, le Autorità di sistema portuale dovranno indicare al Ministero delle infrastrutture della mobilità sostenibile ed alle regioni le aree portuali e retroportuali destinabili all'ubicazione delle piattaforme logistiche e dei punti di scambio intermodale, nonché le aree potenzialmente destinabili alla costruzione dei predetti caselli autostradali;

   il Dipartimento per la mobilità sostenibile del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nell'ambito delle competenze assegnategli, si occupa di programmazione, indirizzo, regolazione e vigilanza in materia di trasporti terrestri, di programmazione e regolazione in materia di trasporto intermodale;

   allo stato attuale, tuttavia, occorre dare maggior impulso al coordinamento nazionale degli interventi infrastrutturali relativi alle tratte indicate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   in particolare, occorre creare una vera e propria rete nazionale dell'intermodalità, dell'interportualità e delle piattaforme logistiche esistenti o di nuova realizzazione, anche mediante il coinvolgimento delle Autorità di sistema portuale, contestualmente individuando i caselli autostradali funzionali all'accesso alle stazioni ferroviarie per l'alta velocità e per l'alta capacità, con il duplice scopo di garantire il coordinamento degli interventi finalizzati a rafforzare l'intermodalità tra aree portuali del Centro-Nord e del Mezzogiorno e di ridurre il trasporto su gomma delle merci, favorendo quello su rotaia e limitando, conseguentemente, il livello delle emissioni inquinanti, nel rispetto degli obiettivi della transizione ecologica –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative finalizzate a supportare la cabina di regia del Pnrr mediante l'istituzione, in seno al Dipartimento per la mobilità sostenibile del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, di un apposito comitato tecnico di coordinamento degli interventi infrastrutturali di cui in premessa con il compito – tra gli altri – di individuare i siti per l'ubicazione del caselli autostradali funzionali alle nuove stazioni per l'alta velocità ed alta capacità.
(5-07184)


   PEZZOPANE, MORASSUT, BRAGA, BURATTI, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 121 del 2021 differisce il termine di adeguamento delle tariffe autostradali 2020/2021 e di quelle relative a tutte le annualità comprese nel nuovo periodo regolatorio sino alla definizione del procedimento di aggiornamento dei Piani economici finanziari predisposti in conformità alle delibere dell'Autorità di regolazione dei trasporti. A tal fine, la norma stabilisce che le proposte di aggiornamento dei piani economico-finanziari (Pef) sono presentate dai concessionari al Concedente entro il 30 marzo 2020 e che l'aggiornamento è perfezionato entro e non oltre il 31 dicembre 2021;

   nel corso dell'esame in sede referente è stato introdotto, grazie all'approvazione di un emendamento a firma PD, il comma 2-bis dell'articolo 2 che differisce al 31 dicembre 2021 (rispetto al 31 ottobre), al pari delle altre tratte autostradali, la sospensione degli incrementi delle tariffe di pedaggio delle autostrade A24 e A25;

   al medesimo provvedimento erano stati presentati, inoltre, due emendamenti, sempre a firma di deputati PD che chiedevano, oltre alla sospensione degli incrementi delle tariffe di pedaggio delle autostrade A24 e A25, anche la riduzione, fino all'azzeramento, del pedaggio applicato nella tratta ricompresa nella fascia urbana del comune di Roma e del comune dell'Aquila;

   si ricorda, infatti, che, ogni giorno, oltre 260 mila romani, per uscire o rientrare nel proprio quartiere di residenza a Roma Est, sono costretti a pagare un pedaggio autostradale con una tariffa arrivata ad oggi a 1,30 centesimi, per una spesa totale annua di quasi 800 euro;

   in relazione ai due emendamenti, in particolare per la parte riguardante i pedaggi delle tratte urbane sono emersi problemi di copertura finanziaria che non ne hanno consentito l'approvazione nella formula originariamente proposta. Tuttavia, poiché si ritiene ingiusta l'attuale condizione in cui si trovano migliaia di cittadini, si ribadisce che occorre trovare soluzioni tecniche e finanziarie adeguate a risolvere il problema;

   in sede di esame degli ordini del giorno in Assemblea alla Camera il Governo ha espresso parere favorevole sull'odg 9/3289-ar/18 che lo impegnava: «ad adottare opportune iniziative affinché vengano scongiurati aumenti delle tariffe dei pedaggi fino all'approvazione del PEF di Strada dei Parchi» –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere affinché vengano scongiurati aumenti delle tariffe dei pedaggi dal 1° gennaio 2022 e per ridurre, fino all'azzeramento, il pedaggio applicato nella tratta ricompresa nella fascia urbana del comune di Roma e del comune dell'Aquila.
(5-07185)


   LUCCHINI e DARA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le province di Verona, Mantova, Parma e Cremona hanno sottoscritto un documento da inviare al Governo in cui si sollecita un impegno a completare l'autostrada Ti-Bre: in particolare, la tratta di 84 chilometri che va da Fontevivo a Nogarole Rocca, nel Veronese, passando per il territorio mantovano (con caselli a Bozzolo, Gazoldo degli Ippoliti, Goito ed a Volta Mantovana);

   attualmente è stato realizzato soltanto il primo tratto del Ti-Bre, dodici chilometri da Fontevivo a Trecasali in provincia di Parma per collegarsi alla Cispadana in attesa che l'arteria autostradale venga completata;

   un asse quello della Ti-Bre che permetterebbe di collegare l'A22 Modena-Brennero con l'A15 Parma - La Spezia;

   secondo le province firmatarie del documento e gli esponenti politici del territorio interessato, appartenenti a diversi schieramenti politici, la Ti-Bre è un'occasione di sviluppo imprescindibile per le aziende, la logistica ed i trasporti perché favorirebbe gli scambi multimodali e lo spostamento su tale autostrada di una quota importante del flusso del traffico pesante;

   la Ti-Bre diventerà l'asse di comunicazione privilegiata fra l'area tedesca e baltica ed i porti tosco-liguri attraverso l'asse del Brennero, uno dei principali valichi commerciali – il primo tra quelli alpini per quantità di merci scambiate – nonché primaria porta di accesso turistica del Paese, corridoio essenziale per gli scambi ed i collegamenti tra l'Italia ed il nord Europa;

   l'asse ottimizzerà i flussi di traffico fra Europa centro-settentrionale e il Tirreno consentendo altresì di attrarre maggiori quote di traffico pesante evitando l'attraversamento dei centri abitati e snellendo i collegamenti locali, sostituendosi alla semi-collassata rete della viabilità ordinaria del territorio delle tre regioni attraversate: Emilia Romagna (17,5 chilometri in Provincia di Parma), Lombardia (52 chilometri nelle Province di Cremona e Mantova) e Veneto (15 chilometri in Provincia di Verona) –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire informazioni certe in merito al completamento dell'asse autostradale Ti-Bre e alle tempistiche previste per un intervento risolutivo del Governo per lo sblocco dell'opera.
(5-07186)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, LABRIOLA, VALENTINI, CASINO e FERRAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'8 aprile 2020, è crollato il viadotto di Albiano, un importante ponte che collega La Spezia e Massa;

   il ponte stradale crollato sul fiume Magra, 300 metri di asfalto collassati, è in località Albiano Magra (Massa Carrara), al confine tra Liguria e Toscana, lungo una strada che collega la bassa Val di Vara con la Val di Magra (La Spezia);

   nelle settimane successive, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, era stato nominato il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, quale Commissario straordinario per la ricostruzione dell'opera. Successivamente, a seguito delle elezioni regionali, si è assistito ad un avvicendamento alla presidenza della regione Toscana, con l'elezione di Eugenio Giani in luogo di Enrico Rossi. Questo ha comportato, dopo molti mesi, la decadenza di Enrico Rossi da commissario per la ricostruzione del Ponte;

   successivamente, il 10 novembre 2020, con registrazione alla Corte dei conti del 10 dicembre 2020, il dottore Fulvio Maria Soccodato, è stato nominato Commissario straordinario di Governo per la ricostruzione del ponte di Albiano Magra;

   il 18 dicembre 2020 è stato quindi presentato il piano commissariale per il ripristino della viabilità. Nel complesso il piano riguarda alcuni interventi, per un valore complessivo di investimento pari a oltre 30 milioni di euro e 17 mesi per il completamento, e individua Anas come soggetto attuatore. Gli interventi prevedono la ricostruzione del ponte, la rimozione delle macerie, la realizzazione di rampe provvisorie all'Autostrada A12;

   il progetto prevede una sistemazione complessiva delle viabilità statali nell'area dell'attraversamento del fiume Magra, e prevede; a) un nuovo viadotto di Albiano per l'attraversamento del fiume Magra; b) la variante alla strada statale 62 «della Cisa» per risolvere le criticità di tracciato in corrispondenza dell'attuale sottopasso ferroviario. Connesso a tale variazione, prevista anche la realizzazione di nuova viabilità locale per accesso a fondi privati con riqualificazione delle aree prospicienti il fiume; c) una nuova intersezione a rotatoria tra la strada statale 330 e la strada statale 62; d) il miglioramento dell'intersezione stradale esistente tra la strada statale 62 e la viabilità di accesso all'abitato di Caprigliola, Via Nuova –:

   quale sia lo stato della ricostruzione del viadotto di Albiano e del progetto complessivo delle viabilità statali nell'area dell'attraversamento del fiume Magra, anche in considerazione della prevista data del marzo 2022, indicata dal Commissario straordinario, per la riapertura al traffico.
(5-07187)


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   si fa riferimento al progetto definitivo redatto da Anas relativo all'ammodernamento della strada statale 45 di Val Trebbia, nel tratto Cernusca-Rivergaro –:

   se sia a conoscenza delle riserve allo stesso formulate dai sindaci della provincia di Piacenza di quella valle, e quali iniziative intenda assumere a riguardo.
(5-07188)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 29 novembre 2021 un carabiniere fuori servizio è stato ferito gravemente mentre tentava di sventare una rapina ai danni della farmacia comunale 12 di Torino, corso Vercelli 236, nel quartiere di Barriera di Milano;

   il brigadiere dell'Arma ha agito con spirito eroico da uomo dello Stato in un territorio ove, a parere dell'interrogante, lo Stato tuttavia è in maniera inquietante inerme;

   i due malviventi sarebbero scappati;

   l'episodio giudicato gravissimo dall'interrogante è solo l'ultimo di una serie rapine e aggressioni che si aggiungono alla costante opera di spaccio che, in maniera continua e costante, rendono ormai invivibile l'intera zona, ormai ostaggio di atti quotidiani di violenza e d'illegalità;

   da tempo si denuncia la suddetta situazione chiedendo un costante presidio delle forze dell'ordine nell'intera area che inizia con la zona di Porta Palazzo e si estende fino all'imbocco della tangenziale ovvero in tratti continui delle circoscrizioni sette e sei del comune di Torino, nelle quali uniformemente insistono i suddetti fenomeni che portano il territorio al degrado e i cittadini all'esasperazione;

   proprio in ragione di tale denuncia l'interrogante ha attenzionato le autorità competenti;

   l'ultimo gravissimo episodio dimostra come sia necessario un intervento straordinario, costante e continuo nella zona di riferimento –:

   se non intenda rafforzare la presenza delle forze dell'ordine nelle suddette circoscrizioni e quali altre, urgenti iniziative si intendano adottare per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza.
(3-02655)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZO, DEL SESTO, NAPPI e VILLANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 246, della legge n. 205 del 2017, concernente i benefici previdenziali per i lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario;

   all'uopo, dal 1o gennaio 2018 veniva riconosciuto ai lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario, che hanno svolto operazioni di bonifica dall'amianto senza essere dotati degli adeguati equipaggiamenti di protezione individuale contro l'esposizione alle fibre di amianto, il medesimo beneficio previdenziale previsto per i lavoratori che siano stati esposti all'amianto per un periodo superiore a dieci anni, di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257;

   tale articolo, al comma 246, ha modificato l'articolo 1, comma 277, della legge 28 dicembre 2015, n. 208;

   con circolare Inps n. 46 del 14 marzo 2018 si chiarisce che, in particolare, la nuova formulazione del sopra richiamato articolo 1, comma 277, prevede che ai lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario che hanno prestato la loro attività nel sito produttivo, senza essere dotati degli equipaggiamenti di protezione adeguati all'esposizione alle polveri di amianto, durante le operazioni di bonifica dall'amianto poste in essere mediante sostituzione del tetto, sono riconosciuti, nei limiti stabiliti dal presente comma, i benefici previdenziali di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, per il periodo corrispondente alla medesima bonifica e per i dieci anni successivi al termine dei lavori di bonifica, a condizione della continuità del rapporto di lavoro in essere al momento delle suddette operazioni di bonifica;

   ai fini del diritto e della misura dei trattamenti pensionistici, la normativa riconosce la rivalutazione del periodo di lavoro corrispondente alla bonifica, indicato nella certificazione tecnica rilasciata dall'Inail «e per i dieci anni successivi al termine dei lavori di bonifica, a condizione della continuità del rapporto di lavoro in essere al momento delle suddette operazioni di bonifica», per il coefficiente dell'1,5, previsto dall'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257;

   ai fini della misura dei trattamenti pensionistici il beneficio si applica esclusivamente sulla quota di pensione calcolata secondo il sistema retributivo;

   in virtù di quanto premesso, purtroppo, oggi, continua la spinosa vertenza inerente al mancato riconoscimento dei benefici pensionistici per i lavoratori del settore rotabile ferroviario esposti all'amianto;

   in molte città, le Fim, Fiom e Uilm territoriali e le rappresentanze sindacali unitarie (Psu) degli stabilimenti interessati hanno presentato ordini del giorno consegnati alle prefetture e promosso diffide di carattere legale nei confronti dell'Inps territoriali e nazionale;

   l'Inps ha inviato a 40 ex dipendenti della Breda una comunicazione del ricalcolo della pensione, decurtata proprio della quota relativa all'esposizione all'amianto;

   il danno di questo ricalcolo per ogni lavoratore è, infatti, di circa 250-300 euro al mese in meno, dopo appena due mesi dalla pensione;

   il ricalcolo dell'Inps colpisce soprattutto chi aveva maturato 18 anni di contributi nel 1995;

   l'Inps sostiene che, per l'accesso al beneficio che si applica sulla quota di pensione calcolata con il sistema retributivo, bisogna aver maturato almeno 18 anni di anzianità entro il 31 dicembre 1995, riforma Dini, per cui nessuno in Italia beneficerebbe di questa maggiorazione; gli assunti nel 1977 già si trovano da anni in pensione;

   occorre evidenziare che non sono penalizzati i lavoratori che avevano 18 anni di contributi entro il 1995, bensì il contrario;

   una nuova doccia fredda dunque per i lavoratori del comparto produttivo materiale rotabile e, in particolare, come riportato da articoli di stampa, per gli ex dipendenti Breda che, comunque, sono pronti a lottare ancora per vedere riconosciuti i loro diritti;

   vieppiù che non dovrebbero esserci dubbi d'interpretazione in quanto è evidente che l'argomento in questione, meriti, visto il particolare e delicato interesse, un immediato intervento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza ritenga di adottare al fine di prevedere una immediata interlocuzione con l'Inps volta a:

    a) riconoscere ai fini del diritto e della misura, una rivalutazione del periodo di lavoro come da certificazione Inail per il coefficiente 1,5;

    b) riconoscere il beneficio ai fini dei trattamenti pensionistici esclusivamente sulla quota di pensione calcolata secondo il sistema retributivo;

    c) chiarire la questione dei diversi trattamenti applicati tra regione e regione, che creano discriminazioni di trattamento.
(4-10837)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   PIGNATONE, GAGNARLI, BILOTTI, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, GALLINELLA, L'ABBATE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dall'analisi dei dati della World meteorological organization, una delle conseguenze dei cambiamenti climatici è l'aumento della frequenza e dell'intensità dei fenomeni meteorologici avversi, con ripercussioni devastanti per il settore agricolo;

   le analisi evidenziano come il 2020 (temperatura media +1,2 gradi centrigradi) si inserisca a pieno titolo nel contesto del global warming; analizzando i dati riferiti al solo territorio nazionale si può affermare che anche l'Italia sia stata interessata da un innalzamento della temperatura; in base agli studi del Cnr-Isac è emersa un'anomalia di +1,04 gradi centrigradi rispetto al trentennio di riferimento; si tratta del secondo anno più caldo per il nostro Paese dal 1800, preceduto solo dal 2018;

   nonostante dal 1980 a oggi la temperatura in Italia sia in costante ascesa, il numero di aziende agricole assicurate appare in marginale flessione;

   in particolare, secondo il rapporto Ismea sulla gestione del rischio in agricoltura, sebbene nel 2020 siano aumentate le risorse per la gestione del rischio, le variazioni operate dalle regioni sono prevalentemente in diminuzione, poi compensate dagli incrementi di spesa di due sole regioni, Emilia-Romagna e Sicilia;

   relativamente alle quote di mercato territoriali, le elaborazioni Ismea confermano il primato delle regioni settentrionali, che per valori assicurati concentrano il 79,5 per cento del totale nazionale, 0,6 in meno rispetto all'anno precedente;

   la graduatoria regionale vede in testa il Veneto (20 per cento), seguito da Emilia-Romagna (17,3 per cento), Lombardia (15 per cento), Trentino-Alto Adige (11,4 per cento) e Piemonte (11 per cento); le prime quattro regioni concentrano il 60 per cento del mercato;

   al Sud il primato resta alla Puglia (5 per cento), seguita a distanza da Sicilia, Abruzzo e Campania, che insieme cumulano il 3,5 per cento;

   inoltre si evidenzia che in molte regioni del Nord il peso della superficie assicurata regionale su quella assicurata totale sia molto più elevato del rapporto superficie agricola utilizzata regionale e superficie agricola utilizzata nazionale, a testimonianza del fatto che lo strumento assicurativo riveste un ruolo relativamente più significativo in queste aree, al contrario di quanto emerge in buona parte del Sud e del Centro Italia –:

   se non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, iniziative volte a promuovere una diffusione uniforme sul territorio nazionale degli strumenti di polizza assicurativa a copertura delle perdite di produzione causate da eventi atmosferici avversi nel settore agricolo, anche considerando l'importanza sempre maggiore di strategie di prevenzione dei rischi, sia climatici sia economico-finanziari, da cui in larga parte dipende la crescita stessa del sistema Paese.
(3-02657)


   CAON, BOND, SANDRA SAVINO, ANNA LISA BARONI, SPENA, PAOLO RUSSO e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono presenti focolai di aviaria, dalla bassa padovana al veronese, nel bresciano, nel Lazio, con casi anche in Sicilia;

   soprattutto in Veneto sono stati coinvolti numerosi allevamenti di tacchini, i primi animali ad essere stati infettati, ma il virus circola anche negli allevamenti di ovaiole e di broiler;

   secondo i dati dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie, il centro di referenza nazionale, nella prima settimana di novembre 2021, gli episodi sono aumentati anche in altre regioni;

   il virus è stato rinvenuto in alcuni uccelli migratori i quali hanno la capacità di diffondere anche a lunga distanza il virus, in questo caso del ceppo H5N1, fra quelli ad alta virulenza. Per questo motivo si ritiene sia stato riscontrato il virus in numerose regioni;

   in Veneto la situazione è particolarmente delicata. Il presidente della regione, per contenere il contagio, ha disposto misure restrittive, prevedendo un'ampia zona di protezione ove vige l'obbligo di tenere il pollame e i volatili in strutture chiuse o in un luogo in cui non possono venire in contatto con volatili di altre aziende. Le carcasse degli animali morti vanno distrutte immediatamente e i veicoli vanno sottoposti a disinfezione. Non sono ammessi l'ingresso e l'uscita di volatili in cattività e dei mammiferi domestici, tranne quelli che hanno accesso esclusivamente agli spazi riservati all'abitazione umana. Sono vietati lo spargimento della pollina e l'introduzione e l'immissione di selvaggina delle specie sensibili. Non è possibile movimentare volatili, uova o carcasse tra le aziende, così come il trasporto di carni di pollame dai macelli, dagli impianti di sezionamento e dai depositi frigoriferi. Sono infine vietate le fiere e le esposizioni di pollame e altri volatili. Misure sostanzialmente analoghe sono previste per la zona di sorveglianza –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere adeguati sostegni nei confronti degli allevatori, i quali, oltre ai danni diretti, come gli abbattimenti, ne subiscono di indiretti per effetto dell'adozione delle misure di biosicurezza che determinano perdite economiche ingenti a causa di mancati o ritardati accasamenti, costi per pulizie, disinfezioni e distruzione della pollina, destinazione alternativa delle uova, distruzione delle uova da cova e mancata produzione nelle aree di depopolamento.
(3-02658)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   NOJA, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   di fronte all'espandersi della variante cosiddetta omicron, i Ministri della salute del G7 hanno recentemente dichiarato «(...) la comunità internazionale si trova a dover valutare la minaccia di una variante altamente trasmissibile che richiede un'azione urgente»;

   la questione dell'accesso alla terza dose per i Paesi europei, nonché della realizzazione di una campagna vaccinale capillare per i Paesi del continente africano e per alcuni Paesi asiatici, è divenuta di importanza vitale;

   l'Italia, anche rispetto ad altri Paesi europei, si trova avvantaggiata da una campagna vaccinale che ha raggiunto gran parte della popolazione ed ha avviato la somministrazione della terza dose, prima con particolare riferimento alla popolazione fragile, poi per fasce di età. Al momento la somministrazione del booster, in alcune regioni, è stata allargata a tutti i cittadini e, dopo l'autorizzazione di Ema, si è in attesa della decisione dell'Agenzia italiana del farmaco sulla somministrazione della prima dose ai bambini di 5-12 anni;

   le case farmaceutiche si sono dichiarate pronte ad aggiornare i vaccini contro omicron se risultasse necessario;

   nelle prossime due settimane, 1-12 dicembre 2021, il generale Figliuolo ha intenzione di procedere a circa 400 mila inoculazioni al giorno, che al momento appare essere un obiettivo ancora distante: il giorno di picco delle dosi booster è stato venerdì 26 novembre 2021 con 347.424 inoculazioni;

   il Governo si è dato nuovi e più stringenti obiettivi, ma alcune regioni faticano a ripristinare la rete vaccinale dopo averla parzialmente smontata, motivo per cui alcune di esse stanno procedendo con maggiore lentezza: le più in ritardo sono Sicilia, Calabria e Friuli Venezia Giulia, che hanno coperto solo un terzo dei destinatari. Vanno meglio Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte;

   la questione dell'omogeneità delle somministrazioni a livello nazionale diviene sempre più stringente, anche in vista delle festività che porteranno inevitabilmente ad un maggiore trasferimento della popolazione da una regione all'altra –:

   quali siano i programmi del Governo per raggiungere in breve tempo la maggior parte della popolazione con la dose booster e quali iniziative intenda adottare per fare fronte al rischio del dilagare della cosiddetta variante omicron nel nostro Paese.
(3-02661)


   MAGI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Mario, malato tetraplegico da 10 anni a causa di un incidente, nell'agosto 2020 ha chiesto all'azienda sanitaria locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere legalmente in Italia ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze, in applicazione della sentenza di incostituzionalità della Corte costituzionale n. 242 del 2019 che indica le condizioni di non punibilità dell'aiuto al suicidio assistito;

   a ottobre 2020 gli viene comunicato un diniego senza che vengano attivate le procedure indicate dalla predetta sentenza;

   con i legali dell'associazione Luca Coscioni, Mario presenta un ricorso d'urgenza al tribunale di Ancona che a marzo 2021 conferma il diniego; a seguito del reclamo, a giugno 2021 viene depositata una nuova ordinanza che ordina ad Asur Marche, previa acquisizione del parere del comitato etico competente, di accertare: a) se il reclamante sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili; b) se sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; c) se le modalità, la metodica e il farmaco prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile (rispetto all'alternativa del rifiuto delle cure con sedazione profonda continuativa e ad ogni altra soluzione in concreto praticabile);

   Mario ha finalmente ottenuto il parere positivo del comitato etico che conferma la sussistenza di tutti i requisiti individuati dalla Corte costituzionale; restano da definire il farmaco più idoneo e le modalità di assunzione, aspetti che l'Asur Marche avrebbe dovuto accertare a seguito dell'ordinanza del tribunale di Ancona; la regione ha invece comunicato che deve essere nuovamente il tribunale a decidere;

   in risposta a una lettera scritta da Mario ad agosto 2021, il Ministro interrogato ha affermato che l'attesa e l'auspicio di una legge non possano esimere dal prendere atto che la sentenza della Corte costituzionale non può essere ignorata, motivo per il quale il Ministero della salute ha avviato un confronto con le regioni e province autonome per superare i problemi che rischiano di ostacolare l'attuazione della sentenza, riconoscendo il dovere di garantire l'uniformità dei diritti costituzionali su tutto il territorio nazionale –:

   al fine di non negare l'esercizio di tali diritti e nell'attesa degli esiti di tale confronto, se non ritenga necessario adottare con urgenza ogni atto di competenza idoneo a fornire indicazioni chiare e univoche alle aziende sanitarie locali sulla procedura di applicazione del dispositivo della sentenza della Corte costituzionale.
(3-02662)


   MOLINARI, BUBISUTTI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella regione Friuli Venezia Giulia si registra, ormai da diverse settimane, una significativa ripresa della circolazione del virus che ha determinato l'innalzamento degli indicatori di monitoraggio e, da ultimo, con ordinanza in data 26 novembre 2021, il passaggio della regione in zona gialla;

   le ragioni alla base di questa nuova fase di recrudescenza dei contagi, più marcata rispetto a quella che si osserva nelle altre regioni italiane, hanno natura prettamente geografica e sono da ricondurre alla mancata, tempestiva, implementazione dei controlli al confine a est con la Slovenia e a nord con l'Austria;

   di questo avviso è anche l'associazione medici e dirigenti sanitari Annao Assomed Friuli Venezia Giulia, secondo cui il virus è entrato per «contiguità geografica» con i Paesi direttamente confinanti: l'Austria, dove il contagio sta dilagando ed è stato varato un lockdown delle attività economiche, e soprattutto la Slovenia, dove la campagna di vaccinazione procede a rilento, un tampone su due è positivo e si registra una saturazione pressoché totale delle terapie intensive;

   è stata denunciata anche la disparità e la mancanza di solidarietà nei riguardi del Friuli Venezia Giulia, visto che solo un anno fa, a parti invertite, la Slovenia aveva totalmente chiuso i varchi, posizionando delle barriere in corrispondenza di essi che impedivano fisicamente il passaggio ai cittadini italiani in Slovenia e viceversa;

   il presidente della regione Friuli Venezia Giulia ha immediatamente lanciato un appello al Governo, invocando l'implementazione delle necessarie misure di controllo ai confini, con gli strumenti giuridici e di sorveglianza sanitaria attualmente a disposizione, a partire dalla verifica del cosiddetto green pass che dovrebbe costituire un requisito indispensabile per l'ingresso nel Paese;

   è di tutta evidenza la necessità di dare ascolto alle richieste che provengono dal presidente della regione Friuli Venezia Giulia, quotidianamente in prima linea nella lotta contro il COVID-19, assicurando un intervento concertato e tempestivo che possa proteggere la popolazione friulana e scongiurare l'applicazione di nuove restrizioni alle attività locali –:

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, a tutela della salute pubblica, per arginare l'ingresso del virus dagli Stati direttamente confinanti con la regione Friuli Venezia Giulia.
(3-02663)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a fronte di circa venti milioni di accessi all'anno, i punti di pronto soccorso su tutto il territorio nazionale versano in una situazione drammatica a causa della carenza di medici;

   la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza negli scorsi giorni ha organizzato una protesta per tornare a evidenziare il fatto che «la perdita di professionisti ha ormai raggiunto i massimi livelli storici e oggi si è molto vicini a compromettere, in maniera decisiva, la qualità dell'assistenza offerta, peggiorando il livello di rischio clinico per la salute dei cittadini. Nella realtà dei fatti possiamo affermare che siamo di fronte alla concreta possibilità di un fallimento che si ripercuote su tutto il sistema sanitario nazionale»;

   la carenza di medici è un problema che in Italia va avanti almeno dal 2019, anno in cui uscirono dal servizio sanitario nazionale oltre cinquemila medici per pensionamenti e più di tremila andarono a lavorare nel settore privato, e la ricerca del superamento dell'imbuto formativo ha causato una minore attrattività delle borse nella specialità emergenza-urgenza;

   secondo i dati più aggiornati ad oggi nei punti di pronto soccorso mancano circa quattromila medici, che rappresentano circa il 30 per cento della struttura organica necessaria per farli funzionare adeguatamente, e diecimila infermieri;

   oltre ai pensionamenti la medicina d'urgenza sembra essere in crisi per il mancato cambio generazionale: i concorsi vanno deserti in tutte le regioni italiane e nell'anno accademico 2021/2022 circa la metà delle borse di studio della specialità di emergenza-urgenza non sono state assegnate per disinteresse dei neolaureati, un dato confermato anche dalla Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, che ha rilevato come «la scarsa attrattiva che la disciplina ha sui giovani laureati è stata evidenziata da una scuola di specialità che registra abbandoni, di anno in anno superiori, e borse di studio non assegnate»;

   la crisi dei punti di pronto soccorso non solo segna il calo della qualità dell'assistenza medica nelle situazioni di emergenza, ma si intreccia con altre due gravi criticità che oggi gravano sul servizio sanitario nazionale: la crisi strutturale della medicina del territorio, per la quale il pronto soccorso si trova spesso a sopperire alle carenze dell'assistenza territoriale, e l'abbandono della medicina di prevenzione;

   molte aziende sanitarie per colmare i vuoti si stanno rivolgendo alle cooperative, trovandosi costrette ad accettare costi molto più elevati di quelli che dovrebbero affrontare con l'organico completo –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per risolvere le criticità di cui in premessa, garantendo a tutti i cittadini l'accesso alle cure di emergenza e la qualità nell'assistenza.
(3-02664)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPENA, BAGNASCO, VERSACE e NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il comma 2 dell'articolo 2-bis del decreto-legge n. 52 del 2021, convertito dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, determina che «agli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, è sempre consentito prestare assistenza, anche nel reparto di degenza, nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura»;

   la cronaca riporta non pochi episodi di malati di Alzheimer e altre demenze per i quali non è momentaneamente necessario «un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione» — come recita l'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 — ma che, in caso di permanenza in Pronto Soccorso, tendono ad allontanarsi e a smarrirsi in preda a confusione e senso di disorientamento;

   il cosiddetto wandering è un comportamento molto frequente tra i malati di Alzheimer ed altre demenze e gli spazi del pronto soccorso, specialmente quelli spesso vasti e sovraffollati delle grandi città, rischiano di favorire il loro senso di disorientamento provocato dai deficit cognitivi;

   l'assenza di un accompagnatore in caso di permanenza in un reparto di pronto soccorso può aumentare il rischio di allontanamento e scomparsa di un malato di Alzheimer o di altre demenze, seppur con sintomi ancora lievi o moderati –:

   se non ritenga necessario adottare le opportune iniziative normative volte a definire inequivocabilmente che l'accesso nei reparti di degenza e di pronto soccorso, nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura, sia consentito anche agli accompagnatori di soggetti affetti da Alzheimer o altre demenze o deficit cognitivi con sintomi anche lievi o moderati.
(5-07174)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute, il Ministro del turismo, per sapere – premesso che:

   le Linee guida per l'utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte degli sciatori amatoriali individuano le misure di prevenzione del contagio da SARS-CoV-2 da predisporre per l'utilizzo in sicurezza degli impianti di risalita all'interno di stazioni, aree e comprensori sciistici nella stagione invernale: sciovie (skilift), funivie, seggiovie, cabinovie, inclusi anche tapis-roulant e nastri trasportatori per i brevi collegamenti;

   le citate Linee guida sono state adottate in attuazione a quanto stabilito dall'articolo 1, comma 10, lettera oo), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2021, e comunque rispettano la vigente normativa, per quanto riguarda l'apertura degli impianti per gli sciatori amatoriali, ferme restando le altre disposizioni previste dalla medesima lettera oo) per gli atleti professionisti o non professionisti riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, Cip e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento di tali competizioni;

   approvate dalle regioni e aggiornate alla luce dei rilievi del Comitato tecnico scientifico, le Linee guida citate sono state redatte per gestire la scorsa stagione sciistica che, come ben si sa, purtroppo non si è mai aperta a causa dell'arrivo della terza ondata della pandemia;

   nel mese di aprile 2021, in seguito al miglioramento della situazione sanitaria, sono state stilate nuove Linee guida che hanno consentito la ripartenza dello sci turistico in zona gialla e dato un minimo di ristoro ad un comparto produttivo duramente colpito dalle necessarie restrizioni agli spostamenti legate alla pandemia da COVID-19;

   sebbene nelle ultime settimane la tendenza epidemiologica appaia in crescita (98 casi su 100 mila abitanti) e l'RT si attesti stabile, come anche il tasso di occupazione dei posti letto che in media risulta pari al 7,1 per cento e in terapia intensiva a 5,3 per cento la più elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo nelle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali vigenti, consentono di ritenere realisticamente di poter prevenire significativi aumenti di casi clinicamente gravi di COVID-19 e favorire un rallentamento della velocità di circolazione del virus SARS-CoV-2;

   per il settore delle attività produttive montane, il turismo invernale rappresenta in taluni casi la quasi totalità del fatturato complessivo e gli impianti di risalita a fune sono uno degli strumenti attraverso i quali si può apprezzare al meglio la montagna, ma anche un valido e talvolta, anche l'unico mezzo per gli spostamenti;

   si apprezzano gli impegni assunti dal Governo per garantire la tutela della salute pubblica attraverso ulteriori misure contenitive e di contrasto alla diffusione del virus, adottate con il decreto-legge 26 novembre 2021, n. 172, tuttavia gli interpellanti segnalano che, con particolare riferimento all'impiego delle certificazioni verdi COVID-19 di avvenuta vaccinazione o di avvenuta guarigione, non si rinvengono norme specifiche volte a salvaguardare il settore del turismo montano, ed, in particolare, nulla viene definito per gli impianti sciistici di risalita;

   non si indicano forme di tutela sulla base dei principi generali per il riavvio delle attività invernali del turismo montano definibili in occasione dello stato di emergenza ad oggi persistente e, nel provvedimento, non si rinviene la necessità di valutare interventi finalizzati alla prevenzione ed al contenimento del citato rischio, in considerazione degli aspetti strutturali e tecnologici degli impianti di risalita, organizzativi unitamente alla sorveglianza sanitaria;

   le incognite non sono poche e parrebbero opportuni chiarimenti da parte del Governo. È difficile non fare i conti con un possibile ritorno alla zona gialla in Alto Adige e nelle altre località montane, l'eventuale blocco scatterebbe con la classificazione arancione. Gli addetti ai lavori appaiono seriamente preoccupati sia sul fronte del contagio, sia sotto il profilo dello «spettro» di chiusura degli impianti – come avvenuto lo scorso inverno – ed in questo momento gli operatori del settore attendono risposte, anche in considerazione delle tantissime richieste di informazioni e di prenotazioni alberghiere –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di adottare tempestivamente iniziative con lo strumento normativo ritenuto più idoneo, per salvaguardare tutte le attività produttive legate al settore del turismo montano ed in particolare in favore degli impianti di risalita a fune, al fine di scongiurare gravi e irreparabili danni, come la chiusura degli impianti, avvenuta durante la scorsa stagione invernale, esprimendo quanto prima un parere favorevole riguardo al protocollo per la riapertura delle aree sciistiche e per l'utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici per gli sciatori non agonisti e amatoriali;

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di garantire la riapertura degli impianti sciistici in sicurezza e la fruizione da parte dell'utenza tutta, tutelando quella interna e prevedendo misure accessorie per quella internazionale.
(2-01383) «Elisa Tripodi, Sut, De Carlo, Currò, Serritella, Vacca, Valente, Alemanno».

Interrogazione a risposta immediata:


   PELLICANI, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'attività delle vetrerie di Murano era in lenta ripresa, dopo mesi difficili di crisi e cassa integrazione, aggravati dalla pandemia, ma l'aumento dei costi del gas sta rimettendo tutto in discussione, mettendo letteralmente in ginocchio le aziende. Si tratta di aumenti insostenibili del 400/500 per cento;

   in tal modo le vetrerie di Murano, con alle spalle una storia millenaria, rischiano il fallimento. Sono «ostaggio» delle bollette del gas, alle quali presto non riusciranno più a fare fronte;

   le cifre illustrate dai rappresentanti del settore parlano da sole: 7,5/8 milioni di euro è la spesa annuale che saranno chiamate a far fronte le 64 aziende attive nell'isola per alimentare le fornaci con il gas. A fronte di una spesa di circa 3 milioni di euro, sostenuta nelle annualità precedenti alla pandemia;

   complessivamente sono 650 gli addetti diretti delle vetrerie e per molte aziende le bollette potrebbero arrivare anche a 60 mila euro al mese;

   in base alle statistiche elaborate da Gme (Gestore mercati energetici), il gas metano è passato da 0,23 euro al metro cubo del settembre 2019 agli 0,85 euro di ottobre 2021, fino addirittura ai 0,98 euro di questi giorni. Si tratta di un aumento quasi quotidiano e in costante crescita, che costringe gli artigiani a lavorare in perdita sulle commesse e in alcuni casi a spegnere i forni, che per funzionare devono rimanere accesi 24 ore su 24;

   il pericolo che si sta correndo è quello di vanificare gli sforzi di rilancio dell'economia veneziana e in particolare di una produzione unica, che rappresenta un fiore all'occhiello del made in Italy;

   la regione del Veneto ha previsto un contributo di 3 milioni di euro a sostegno del distretto del vetro di Murano, che consentirà alle aziende di sopravvivere fino alla primavera 2022;

   oggi, quello che chiedono i vetrai di Murano e le associazioni sono interventi a sostegno della bolletta energetica e misure strutturali per abbattere gli oneri di sistema e per evitare la scomparsa del settore –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere a sostegno delle vetrerie di Murano, realtà storiche con una produzione unica al mondo, che rappresentano un'eccellenza del Paese e ora rischiano la chiusura.
(3-02656)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALBERTO MANCA, PERANTONI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dello sviluppo economico, firmato in data 5 ottobre 2018, è stata approvata la revisione del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze (Pnaf) come previsto dal comma 1026 articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, in base alle disposizioni in materia di uso efficiente dello spettro e transizione alla 5G;

   la Direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali (Dgscerp) del Ministero dello sviluppo economico ha indetto una procedura – in attuazione dell'articolo 1, comma 1034, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 – per predisporre nelle aree tecniche la graduatoria dei soggetti abilitati fornitori di servizi di media audiovisivi in ambito locale, che ne facciano richiesta;

   con la delibera n. 39/19/CONS del 7 febbraio 2019 il Pnaf ha pianificato le frequenze per le seguenti reti digitali terrestri:

    12 reti nazionali in banda UHF, di cui una decomponibile per macro-aree e una integrata da frequenze della banda III-VHF;

    1 rete locale di 1° livello in banda UHF con copertura non inferiore al 90 per cento per area tecnica;

    1 o più reti locali di 2° livello in banda UHF senza vincolo di copertura nel bacino di riferimento, per area tecnica;

   con il decreto del Ministero dello sviluppo economico del 19 giugno 2019 e successive modifiche ed integrazioni è stato definito il calendario nazionale (cosiddetto Road Map) con le scadenze per il rilascio frequenze nella banda a 700 MHz, per l'attuazione degli obiettivi della decisione (UE) 2017/899 del 17 maggio 2017;

   a partire dal 15 ottobre 2021 la dismissione della codifica Mpeg-2 poteva essere avviata dalle TV nazionali senza obbligo. La road map suddivide lo Switch-Off sul territorio nazionale in 4 macro-aree:

    dal 15 novembre al 18 dicembre 2021: Sardegna (Area A1);

    dal 3 gennaio 2022 al 15 marzo 2022: Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, tranne la provincia di Mantova, provincia di Piacenza, provincia di Trento, provincia di Bolzano (Area 2), Veneto, provincia di Mantova, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, tranne la provincia di Piacenza (Area 3);

    dal 1° marzo al 15 maggio 2022: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche (Area 4);

    dal 1° maggio al 30 giugno 2022: Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania (Area 1B);

   il 23 luglio 2021 il Ministero ha indetto la procedura per la formazione delle graduatorie dei Fsma in ambito locale a cui assegnare la capacità trasmissiva delle reti di 1° e 2° livello dell'area tecnica n. 18 – Sardegna;

   la procedura ha avuto ad oggetto l'assegnazione della capacità trasmissiva relativa alle seguenti reti locali:

    a) rete locale Liv. 1 n. 1 – CH 41 (NU-OG-OR-OT-SS) e CH 39 (CA-CI-VS) dell'operatore Ei Towers SPA;

    b) rete locale Liv. 2 n. 1 – CH 28 (NU-OG) dell'operatore Rti Capofila Prais Srl;

   in base a quanto indicato nella delibera 39/19/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e nel punto 6 delle Linee guida del 25 marzo 2021, a ciascun marchio potrà essere assegnata una capacità trasmissiva che vada da 1,5 Mbit/s a 3 Mbit/s;

   Videolina, Tcs, Sardegna Uno sono le prime tre emittenti della graduatoria per fornitori FSMA della Sardegna (Area Tecnica 18);

   seguono le emittenti TeleSardegna, Canale 40, Catalan TV, Canale Italia 83, Gallura Live e poi tutte le altre;

   a partire dal 15 novembre 2021 tutte le emittenti nazionali e locali (in base al sopracitato calendario) avvieranno il passaggio dalla banda 700 MHz e potranno trasmettere i canali in codifica DVB-T/Mpeg-4;

   la Sardegna è la prima regione ad aver avviato il refarming con il rilascio delle frequenze e il passaggio alla codifica Mpeg-4, sempre in DVB-T;

   l'avvio del processo di refarming per la Sardegna costringe gli operatori TV ad abbandonare le frequenze sulla banda 700 MHz e ad occupare nuovi multiplex (in un numero limitato rispetto a prima);

   la suddivisione per livelli non agevola le attività di adeguamento alla normativa nazionale poiché, per la Sardegna, è stato previsto il 2° livello solo per le province di Nuoro e Ogliastra, costringendo le piccole emittenti sarde nelle province di Oristano, Sassari, Olbia, Sud Sardegna e Cagliari, a sostenere i costi elevati richiesti per il 1° livello che prevede la trasmissione con cifre imposte dal gestore della rete impraticabili per le piccole TV provinciali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta, e quali iniziative intenda intraprendere al fine di superare le difficoltà delle piccole emittenti sarde delle provincie di Oristano, Sassari, Olbia, Sud Sardegna e Cagliari impossibilitate a sostenere i costi del 1° livello a fronte della mancata previsione del 2° livello.
(4-10838)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   i comuni che si affacciano sul lago d'Iseo, in particolare Tavernola Bergamasca, Parzanica, Vigolo e Monte Isola, vivono in una costante situazione d'allarme per il pericolo di una frana del Monte Saresano;

   il Monte Saresano dagli inizi del Novecento è oggetto di escavazione e di sbancamento del versante per estrarre marna da cemento;

   nonostante nei decenni si siano verificati numerosi eventi franosi, l'attività estrattiva è proseguita, con rilevanti conseguenze ambientali e paesaggistiche;

   il continuo e progressivo sgretolamento roccioso è dimostrato dai dati registrati dai sensori presenti nel cementificio Italsacci, del Gruppo Heidelberg Cement, che monitorano il Monte Saresano;

   tali sensori hanno registrato negli anni uno scivolamento quantificabile in 2 o 3 millimetri medi al mese, ma nel febbraio 2021 l'area ha iniziato pericolosamente a cedere, raggiungendo un picco di 2,8 cm/giorno, per poi decrescere, permanendo tuttavia ancora oggi su valori circa doppi del trend storico;

   il fronte instabile è stimato in oltre due milioni di metri cubi di materiale roccioso;

   l'università di Milano-Bicocca ha eseguito uno studio sugli scenari della frana e sulla base di quello studio, il 12 marzo 2021, il primo firmatario del presente atto depositava un'interrogazione al Presidente del Consiglio dei ministri per chiedere di adottare le iniziative di competenza per giungere alla deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale;

   il 19 marzo il primo firmatario del presente atto depositava un'interrogazione al Ministro della transizione ecologica per chiedere di verificare la causa delle frane e la possibile correlazione delle stesse con l'attività estrattiva;

   il 19 marzo 2021 il professor Tinti dell'università Alma Mater di Bologna riassumeva i primi risultati dello studio commissionato, consistente in simulazioni delle onde anomale conseguenti alla frana nel ristretto bacino del lago di Iseo, stimate in sette-otto metri di altezza nelle aree di Tavernola e Montisola;

   secondo i calcoli effettuati dall'università di Milano-Bicocca, con la caduta della frana, il materiale roccioso investirebbe oltre la metà del cementificio;

   l'università di Bologna ha calcolato che l'onda anomala generata sommergerebbe l'intero cementificio, trascinando nel lago i materiali (combustibili, additivi, materie secondarie, rifiuti) ivi stoccati;

   come dichiarato dalla stessa Italsacci il 7 aprile 2021, presso il cementificio è depositata una notevole quantità di materiali che, se non rimossi, in caso di frana, finirebbe nel lago, con un probabile enorme danno di natura ambientale;

   nell'ultima settimana del mese di aprile 2021 il cementificio ItalSacci ha effettivamente iniziato a rimuovere dal cementificio alcuni materiali;

   il 4 maggio si apprende dalla stampa che la procura della Repubblica di Bergamo ha aperto un fascicolo a seguito dell'acquisizione di documenti presso il cementificio Italsacci da parte dei carabinieri del Noe di Brescia;

   il 23 aprile 2021 la Sottosegretaria per la transizione ecologica Ilaria Fontana, in risposta a un'interpellanza urgente alla Camera, ha dichiarato «con particolare riguardo alle risorse destinate al dissesto idrogeologico, va osservato che sulla banca dati ReNDiS non compaiano progetti di intervento riguardanti il dissesto in argomento»;

   il 26 maggio è stata approvata alle Commissioni riunite Ambiente e Difesa la risoluzione n. 8/00119 del primo firmatario del presente atto contenente dieci impegni per il Ministro della difesa e il Ministro della transizione ecologica; tra gli impegni si segnalano:

    «5) a verificare, per quanto di competenza (...) le cause degli eventi franosi sul Monte Saresano, la possibile correlazione tra gli eventi franosi e l'attività estrattiva, e se la ripresa dell'attività estrattiva sia compatibile o meno con la presenza della frana in atto (...);

    6) a verificare l'applicabilità alla vicenda esposta in premessa della previsione di cui all'articolo 29 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di valutazione di impatto ambientale (VIA);

    7) ad adottare iniziative per verificare (...) la sussistenza dell'eventuale minaccia di danno ambientale ai sensi dell'articolo 300 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per la presenza attuale e futura, tenendo conto che qualora il cementificio riprendesse le proprie attività, nell'area dello stesso risulterebbero stoccati materiali e sostanze potenzialmente pericolose, ai fini dell'eventuale minaccia citata»;

   la regione Lombardia ha avviato un accordo di collaborazione con le università di Firenze, Milano-Bicocca e Politecnico di Milano per verificare le cause che hanno determinato l'accelerazione della frana e per individuare possibili soluzioni tecnico-progettuali;

   il cementificio citato opera sul Monte Saresano da oltre cento anni: ciononostante il cementifico non è mai stato sottoposto a Valutazione d'impatto ambientale;

   il 7 luglio 2021 la provincia di Bergamo, in risposta a specifica richiesta del primo firmatario del presente atto, dichiarava che «non è possibile sulla base della situazione normativa attuale attivare una procedura di VIA ex post», in quanto l'attività del cementificio Italsacci «è preesistente alla disciplina di recepimento della Direttiva VIA»;

   il 21 ottobre 2021 viene illustrato in videoconferenza agli amministratori e alle istituzioni l'esito dello studio su cause e soluzioni condotto dagli esperti delle università;

   tale relazione, datata 20 ottobre 2021, indica espressamente tra le cause e concause dei fenomeni di instabilità con particolare riferimento alla frana «l'attività di scavo e alleggerimento lungo versante e corpo della paleofrana» e «l'attività di lavorazione dell'impianto (volate e/o altro)». Inoltre, si legge: «la coincidenza fra il flesso della curva illustrata in figura 3-8 e il giorno della chiusura dell'impianto sembra suggerire una possibile correlazione fra la risposta evolutiva del versante e le perturbazioni indotte dalle lavorazioni»;

   ciononostante il 24 novembre 2021 regione Lombardia comunica a Italsacci la possibilità di riprendere l'attività mineraria, attività effettivamente ripresa il 26 novembre –:

   quali iniziative il Ministro interpellato abbia messo in atto per attuare gli impegni n. 5 e 7 contenuti nella risoluzione n. 8/00119;

   se il Ministro interpellato abbia verificato l'applicabilità della previsione di cui all'articolo 29 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di valutazione di impatto ambientale (Via) come da impegno 6 della risoluzione;

   se il Ministro interpellato sia al corrente dell'esistenza sulla banca dati ReNDiS (Repertorio nazionale per la difesa del suolo) di eventuali progetti di intervento di regione Lombardia riguardanti il dissesto in argomento, anche in vista del finanziamento delle opere di mitigazione della frana anche mediante i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(2-01382) «Dori, Timbro, Fornaro».

Interrogazioni a risposta immediata:


   FORNARO, PASTORINO e TIMBRO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   è in atto l'iter per la procedura di valutazione di impatto ambientale sulla richiesta di Enel di sostituire nella centrale di La Spezia un'unità di produzione elettrica a carbone con una turbogas da 800 megawatt;

   la centrale è stata costruita negli anni '60 con quattro unità a carbone. Attualmente è in esercizio una sola a carbone;

   l'Enel ha presentato il 19 marzo 2020 un'istanza di valutazione di impatto ambientale ed è stata espletata la fase della consultazione pubblica, conclusasi il 14 luglio 2020;

   presso la Camera dei deputati il 10 dicembre 2019 è stato accolto dal Governo un ordine del giorno che chiede l'impegno del Governo stesso a garantire il rispetto del termine relativo allo stop all'utilizzo del carbone quale fonte di approvvigionamento energetico per la centrale di La Spezia, previsto per gennaio 2021 dismettendo per quella data la centrale, evitando anche la riconversione a gas;

   la costruzione di questa unità a gas è in evidente contraddizione con la necessità di accelerare il passaggio alle energie rinnovabili e l'abbandono di quelle derivanti da fonti fossili;

   diverse associazioni hanno dato vita alla «Rete per la rinascita dell'area Enel», chiedendo l'archiviazione della procedura di valutazione di impatto ambientale e l'avvio di una discussione sul futuro dell'area interessata, con una lettera inviata al Ministero della transizione ecologica il 6 novembre 2021;

   il comune di Arcola ha inviato, sempre al Ministero della transizione ecologica, il 23 febbraio 2021, una richiesta di sospensiva della procedura di valutazione di impatto ambientale;

   le istituzioni territoriali hanno ribadito la contrarietà alla riconversione a gas, con prese di posizione unanimi dei consigli comunali di La Spezia e di Arcola e del consiglio regionale della Liguria;

   oltre sessant'anni della presenza di una centrale termoelettrica all'interno del perimetro urbano ha prodotto effetti testimoniati dal parere espresso dall'Istituto superiore di sanità;

   è ormai una diffusa considerazione che l'apporto fornito dalla centrale di La Spezia non è più necessario nel quadro nazionale di produzione elettrica;

   andrebbero valutati e perseguiti progetti alternativi, basati sulla sostenibilità ambientale, sul rispetto della salute della popolazione, sull'occupazione e sullo sviluppo economico e in linea con i nuovi indirizzi delle politiche dell'Unione europea –:

   se non ritenga, tenuto conto anche delle prese di posizione contrarie delle istituzioni locali e regionali e dell'ordine del giorno accolto alla Camera dei deputati il 10 dicembre 2019, di adottare iniziative di competenza per avviare una fase nuova, cercando per l'area interessata una soluzione diversa in linea con il superamento delle fonti fossili.
(3-02659)


   RUFFINO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da tempo sulle montagne italiane gli allevatori denunciano la presenza di numerosi branchi di lupi che hanno predato centinaia di capi di bestiame; i danni sono ingenti; oltre ai capi uccisi o abbattuti per le ferite riportate, si aggiungono le spese veterinarie per i capi feriti, i costi di rimozione e smaltimento delle carcasse e le perdite subite dalla produzione, per la riduzione della produzione di latte, ma anche per lo stress degli animali che subiscono gli assalti che, se gravidi, abortiscono;

   altrettanto gravi – e meno noti – sono i danni indiretti all'ambiente e all'ecosistema: l'allevamento allo stato brado è un'attività agricola che tutela e valorizza la biodiversità; non è possibile recintare i pascoli che si estendono su un territorio molto vasto; molti allevatori hanno rinunciato ad andare in alpeggio per i troppi capi predati: questo fa emergere, di conseguenza, il problema dell'abbandono degli alpeggi e del bosco che avanza, un problema mai affrontato con interventi adeguati; la presenza di un elevato numero di lupi e di altra fauna selvatica rischia di determinare uno stravolgimento degli habitat naturali e l'abbandono delle aree interne e montane, con inevitabili conseguenze sull'assetto idrogeologico del territorio e quindi sull'equilibrio climatico e sulla collettività; per proteggere gli animali, i pastori sono costretti a dormire con le greggi; una vita – e un lavoro – di grandi sacrifici che porta al progressivo abbandono degli alpeggi, dell'allevamento allo stato brado e quindi anche alla perdita del presidio del territorio garantito da coloro che dalla difesa dell'integrità dell'ambiente e dall'equilibrio dell'ecosistema traggono la propria ragione di vita e la principale fonte di reddito –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per ristabilire un rapporto equilibrato e sostenibile tra animali selvatici come i lupi, le comunità locali e gli allevatori, con metodi ecologici, nel pieno rispetto dell'equilibrio ambientale, anche mediante l'aggiornamento del piano di conservazione e gestione del lupo, di competenza del Ministero della transizione ecologica.
(3-02660)

Interrogazione a risposta scritta:


   EMILIOZZI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'approvazione in data 14 aprile 2015 da parte della regione Marche del Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr), l'Assemblea territoriale d'ambito - Assemblea Territoriale di Ambito (Ata) 3 di Macerata, ha approvato i criteri localizzativi per l'individuazione delle aree idonee per l'impianto di discarica dell'Ambito territoriale ottimale (Ato) 3 Macerata da inserire nel piano d'ambito;

   la Oikos Progetti S.r.l. incaricata delle valutazioni tecniche utili alla redazione del piano d'ambito, già nel documento preliminare evidenziava come il territorio della provincia di Macerata fosse poco adatto ad ospitare una discarica, incoraggiando gli enti competenti a trovare un accordo per lo stoccaggio dei rifiuti al di fuori della provincia;

   tuttavia, con le delibere n. 9/2020 e n. 10/2020 venivano individuate ben 70 aree potenzialmente idonee per la realizzazione di una discarica provinciale;

   ad oggi, risulta poco chiara e trasparente la procedura che ha portato all'individuazione dei siti potenzialmente idonei ad ospitare la discarica, come dimostrano gli oltre dieci ricorsi proposti innanzi al Tar Marche da diversi comuni, comitati e privati;

   in data 28 agosto 2020, l'Ata 3 di Macerata ha richiesto ai comuni interessati di procedere alla compilazione, per ciascun sito coinvolto, di schede apposite finalizzate, per la successiva fase di micro-localizzazione, all'esclusione dei siti ritenuti non idonei;

   in data 15 marzo 2021 la maggior parte dei sindaci rappresentanti i comuni che costituiscono l'Ata 3 Macerata hanno richiesto la convocazione dell'assemblea dell'Ata di Ato 3 della provincia di Macerata al fine di annullare le sopra richiamate delibere nn. 9 e 10 del 2020;

   tuttavia, in data 11 ottobre 2021 con la delibera n. 5/2021, l'Ata 3 di Macerata, in gran parte rappresentata dagli stessi sindaci, ha adottato il piano d'ambito per la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati, modificando sostanzialmente la procedura già prevista per l'individuazione del sito idoneo per la futura discarica provinciale, escludendo l'applicazione di due criteri approvati con le delibere già richiamate nn. 9 e 10 del 2020, riproponendo i 70 siti originariamente individuati senza tenere conto delle schede trasmesse dai comuni interessati;

   in data 19 ottobre 2021 l'Ata 3 di Macerata ha presentato alla provincia di Macerata l'istanza di avvio del procedimento di Valutazione ambientale strategica (Vas) e con determina n. 4/2021 è stato affidato alla Oikos Progetti S.r.l. il compito di procedere all'analisi delle macroaree individuate nel piano d'ambito;

   duole, inoltre, rilevare che la maggior parte dei siti ritenuti potenzialmente idonei sono ad alta vocazione agricola, con colture di pregio e biologiche, come dimostra la recente nascita del «Distretto Biologico unico delle Marche», il più grande non solo d'Italia, ma anche dell'Europa;

   la maggior parte dei siti ritenuti potenzialmente idonei sono anche ad alta vocazione turistica e culturale, e di indubbia bellezza sotto il profilo paesaggistico. Solo nel territorio dei confinanti comuni di Recanati e Montefano, i più penalizzati in quanto vi sono ben 18 siti individuati, e vi sono ubicati siti culturali d'interesse nazionale e internazionale quali Casa Leopardi, il Colle dell'infinito, Villa Gigli –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali elementi dispongano, per quanto di competenza, in merito, con particolare riferimento al rispetto delle norme nazionali e comunitarie di tutela ambientale;

   se intendano promuovere un tavolo tecnico, con la partecipazione della regione, degli enti locali e degli altri soggetti interessati, al fine di individuare soluzioni alternative volte a prevenire un potenziale danno all'ambiente, nonché agli inestimabili valori identitari e paesaggistici del territorio interessato.
(4-10840)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel 2003 sono state istituite dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca le università telematiche; ad oggi quelle riconosciute sono 11 (la fonte è il sito del Ministero dell'università e della ricerca);

   in data 14 ottobre 2021 è stato emanato il decreto ministeriale n. 1154, con il quale, relativamente ai corsi di studio con modalità di erogazione prevalentemente o integralmente a distanza, vengono previsti requisiti minimi di docenza relativi alla numerosità standard di iscritti: 7 docenti, di cui almeno 3 a tempo indeterminato per le lauree triennali; 5 docenti, di cui almeno 2 a tempo indeterminato per le lauree magistrali e 12 docenti, di cui almeno 5 a tempo indeterminato per le lauree magistrali a ciclo unico di 5 anni;

   in caso di superamento delle soglie di numerosità standard, i numeri relativi ai requisiti minimi di docenza ed il numero dei tutor di riferimento vengono incrementati in misura proporzionale al superamento di tali soglie;

   le università telematiche, utilizzano piattaforme di e-learning e hanno un'impostazione di insegnamento differente dalle università statali basata su registrazione e caricamento della lezione sulla piattaforma dell'università, in modo che gli studenti possano visionarla anche in un momento successivo e per più volte;

   per tali università, l'aumento di docenti potrebbe non apportare un miglioramento qualitativo del corso di studi, bensì aggravarli di ulteriori costi, non giustificati in ragione della loro struttura e organizzazione, con conseguente peggioramento dei servizi offerti agli studenti –:

   se il Ministro sia a conoscenza del danno che potrebbero subire, in applicazione del decreto suddetto, le università telematiche a fronte della loro diversa organizzazione e della diversa natura rispetto alle università tradizionali;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per disciplinare in modo specifico tali realtà ed esigenze.
(4-10834)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Rizzo e altri n. 7-00746, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Occhionero, Aresta.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Zennaro n. 4-10016 del 3 agosto 2021;

   interrogazione a risposta scritta Dara n. 4-10053 del 9 agosto 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Pellicani n. 5-06885 del 20 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Fornaro n. 4-10680 dell'11 novembre 2021.