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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 23 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio) convertito dalla legge n. 77 del 17 luglio 2020, ha introdotto il cosiddetto «Superbonus», una detrazione del 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici; a legislazione vigente, la detrazione, ad oggi, può essere chiesta per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022 (termine prorogato dal comma 66 della legge di bilancio 2021) per interventi effettuati sulle parti comuni di edifici condominiali, sulle unità immobiliari indipendenti e sulle singole unità immobiliari (fino ad un massimo di due); l'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 59 del 2021, ha prorogato al 30 giugno 2023 il termine per avvalersi della misura del «Superbonus» per gli Istituti autonomi case popolari-Iacp comunque denominati, nonché per gli enti aventi le stesse finalità sociali;

    il beneficio del «Superbonus» al 110 per cento applicato a specifiche tipologie di spese, dette trainanti, si estende, come noto, ad altri interventi (cosiddetti interventi «trainati»), a condizione però che siano eseguiti congiuntamente ad almeno un intervento trainante: rientrano in questa categoria, per esempio, interventi estremamente importanti per contrastare il cambiamento climatico, quali l'installazione di impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica sugli edifici e di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, ma anche interventi di straordinario rilievo sociale: basti ricordare, tra questi, gli interventi finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, con ascensori e montacarichi; beneficia, a legislazione vigente, del Superbonus al 110 per cento anche qualsiasi intervento che, attraverso la comunicazione, la robotica e ogni altro strumento tecnologicamente avanzato possa favorire la mobilità interna ed esterna all'abitazione delle persone portatrici di handicap in situazione di gravità; i beneficiari del Superbonus sono, ad oggi, le persone fisiche che possiedono o detengono l'immobile (e quindi i proprietari e i nudi proprietari, ma anche gli usufruttuari, gli affittuari e i loro familiari), i condomini, gli Istituti autonomi case popolari (Iacp), le cooperative di abitazione a proprietà indivisa, le Onlus e le associazioni e società sportive dilettantistiche registrate, per i soli lavori dedicati agli spogliatoi;

    uno degli aspetti più innovativi del cosiddetto «Superbonus» è la possibilità, per le spese sostenute negli anni dal 2020 al 2022, di usufruire di alcune detrazioni fiscali in materia edilizia ed energetica sotto forma di crediti di imposta o sconti sui corrispettivi, cedibili ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza-Pnrr, Componente 3 della Missione 2, che riguarda l'efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici, la cui attuazione è oggetto del decreto-legge n. 152 del 2021, in corso di esame alla Camera, destina complessivamente 13,95 miliardi di euro alla misura del Superbonus; il cosiddetto Fondo complementare, per l'efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici prevede un ammontare complessivo di 6,56 miliardi di euro – di cui 4,56 specificamente destinati al Superbonus – e ulteriori 0,32 miliardi di euro sono stanziati dal programma React dell'Unione europea;

    il rapporto Enea sul «Superbonus 110 per cento», segnala che al 31 ottobre 2021, erano in corso 57.664 interventi edilizi incentivati, per circa 9,7 miliardi di investimenti, con detrazioni fiscale complessive per oltre 10,7 miliardi; la regione con più lavori avviati è la Lombardia (8.029 edifici per un totale di oltre 1,4 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione), seguita dal Veneto (7.237 interventi e 953 milioni di euro d'investimenti) e dal Lazio (5.654 interventi già avviati e 941 milioni di euro di investimenti;

    nei primi otto mesi del 2021 il Cresme, il principale centro di ricerca economica, sociologica e di mercato che analizza l'andamento dell'economia e del mercato delle costruzioni a livello territoriale, nazionale e internazionale, ha stimato che gli investimenti incentivati dalle detrazioni fiscali – al netto del «Superbonus» – hanno raggiunto quasi 24 miliardi di euro, con una crescita del 44,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020 e del 23,3 per cento rispetto al 2019; a questi si aggiungono gli investimenti sostenuti dal «Superbonus» che hanno raggiunto, a settembre, i 5,1 miliardi di euro; complessivamente, dal 1998, anno di introduzione degli incentivi alle ristrutturazioni edilizie, al 2021 – considerando solo i primi otto mesi dell'anno – gli investimenti che hanno beneficiato degli incentivi fiscali hanno raggiunto i 370 miliardi di euro, sostenendo non solo il settore delle costruzioni, ma tutto l'indotto, con una forte azione di contrasto all'evasione e al lavoro nero nel settore delle costruzioni e della manutenzione;

    il Cresme rileva dunque che il settore della costruzioni sta crescendo a ritmi straordinari, grazie al Superbonus e agli altri incentivi alla ristrutturazione edilizia e alla riqualificazione energetica: non si recupera solo il 2020, ma la tendenza del settore va molto al di sopra del 2019; in questa fase – sottolinea il Cresme – la domanda supera l'offerta: i prezzi dei materiali stanno crescendo, si fa fatica a reperire i materiali necessari alle ristrutturazioni edilizie e alle riqualificazioni energetiche; non si riescono a mantenere i tempi di consegna e di fine lavori; i ponteggi non si trovano; la manodopera – soprattutto quella qualificata – non è sufficiente a soddisfare le richieste, la pandemia, con il lockdown del 2020, ha ridotto in misura rilevante i redditi e i consumi delle famiglie, ma i consumi molto più dei redditi, con il risultato che il risparmio è aumentato in misura consistente; nel contempo, nota il Cresme, la pandemia ha generato una nuova forte «domanda di casa»: case più grandi, case con balconi e verde, case con spazi per il lavoro, case dove stare non solo per abitare e dormire, ma per vivere e lavorare; con il lockdown e lo smartworking si è ribaltato il rapporto casa/lavoro, e questo costringe a riadattare e, in alcuni casi, a rivoluzionare il patrimonio abitativo esistente; i nuovi modelli urbani e insediativi che si vanno affermando in questo scenario partono dalla ristrutturazione e dalla riqualificazione delle abitazioni; anche le case nelle località turistiche, le case dei padri, dei nonni nei luoghi di origine di chi oggi abita in città sono oggetto di ristrutturazioni, anche perché devono essere rese efficienti e adeguate, grazie all'innovazione tecnologica, a svolgere lavoro anche da remoto; la quarta ondata sta nuovamente mettendo alla prova: non tutti, e, in particolare, i soggetti fragili e gli anziani prossimi alla pensione, possono tornare a lavorare in ufficio;

    è essenziale, in questa fase, creare un quadro di certezze: 1) per le imprese, che per i contratti in essere sono penalizzate: dall'aumento dei prezzi dei materiali e dalla scarsità relativa, sul mercato, degli stessi materiali e delle materie prime; dalla continua e rapida evoluzione del quadro normativo, che ingessa il mercato nell'aspettativa di ulteriori modifiche, talora in senso restrittivo; dall'incertezza sulla durata dei benefici, e quindi sui tempi disponibili per portare a termine gli interventi; dal rischio connesso agli investimenti in macchinari e in materiali per la ristrutturazione e la riqualificazione, in una fase di prezzi in rapida crescita e di instabilità del quadro legislativo, amministrativo e regolamentare; 2) per i beneficiari e per le famiglie, che nella ristrutturazione e riqualificazione delle case stanno investendo gran parte del risparmio «forzoso» accumulato in un periodo di marcato declino dei redditi e delle rendite; 3) per i lavoratori, che hanno bisogno di un mercato delle ristrutturazioni e delle riqualificazioni in stabile crescita sostenuto da incentivi che spingono all'«emersione» del lavoro nero e alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro; 4) per i professionisti abilitati, chiamati ad asseverare la regolarità degli interventi e attestare la congruità delle spese sostenute con gli interventi agevolati in una fase di mutamenti del quadro normativo e di instabilità e rapida crescita dei prezzi di mercato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per prorogare il cosiddetto «Superbonus» per tutte le tipologie di edifici ed abitazioni fino al 31 dicembre 2023, senza limiti di reddito per le abitazioni indipendenti unifamiliari, e per prorogare in misura adeguata la disciplina e i termini delle altre misure di incentivazione edilizia e riqualificazione energetica per garantire stabilità e continuità negli interventi relativi ai contratti in essere e a quelli in corso di realizzazione;

2) ad adottare iniziative per prorogare, alle scadenze previste per il «Superbonus», l'applicazione dell'aliquota al 110 per cento agli interventi, eseguiti congiuntamente ad interventi «trainanti», per acquisto e installazione di impianti fotovoltaici di cui al comma 5 dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 e per acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica di veicoli elettrici di cui all'articolo 16-ter del decreto-legge n. 63 del 2013;

3) ad adottare iniziative per prorogare al 2026, termine previsto per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il «Superbonus» cosiddetto «rafforzato» di cui al comma 4-ter dell'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 che si applica alla ricostruzione dei comuni interessati dagli eventi sismici a far data dall'anno 2008;

4) ad adottare iniziative per continuare nell'opera di semplificazione e di razionalizzazione della disciplina legislativa, amministrativa e regolamentare relativa al «Superbonus» e a tutti gli incentivi per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica;

5) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere l'accesso agli atti rapido e agevole, per tutti coloro che vi hanno interesse, anche mediante integrale digitalizzazione degli archivi dei comuni e del catasto;

6) a promuovere, anche con adeguate risorse, la formazione dei tecnici, dei lavoratori, degli artigiani al fine di accrescere le competenze e le abilità nell'utilizzo delle tecnologie più avanzate, in particolare a difesa dell'ambiente e a tutela dei corpi idrici, sui materiali emergenti, sui macchinari e gli strumenti innovativi utili per l'esecuzione di ristrutturazioni edilizie di qualità, e di riqualificazioni che aumentino, in misura elevata, il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti;

7) a rafforzare l'opera di controllo e di monitoraggio dei prezzi delle materie prime e dei materiali utilizzati negli interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica, individuando altresì interventi adeguati, coerenti e coordinati, con i Paesi membri dell'Unione, di contrasto a fenomeni speculativi sui prezzi delle materie prime e dei materiali da costruzione;

8) ad adottare iniziative per prevedere, anche mediante l'istituzione di un Fondo di natura rotativa presso la Cassa depositi e prestiti, l'erogazione di «ecoprestiti», anticipazioni di durata decennale, senza pagamento di interessi a carico del beneficiario, per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
(1-00551) «Vietina, Marin, Mugnai, Baldini, Ruffino, D'Ettore, Napoli, Pettarin, Silli, Ripani, Bologna, Biancofiore, Rizzone, Dall'Osso, Parisse, Gagliardi, De Girolamo, Baratto, Carelli».


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio), all'articolo 119, ha introdotto il «Superbonus», ossia una detrazione pari al 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica (anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione) e di misure di adeguamento antisismico sugli edifici (anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici);

    l'articolo 121 del medesimo «decreto Rilancio» dà inoltre la possibilità di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione per interventi in materia edilizia ed energetica, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante;

    il beneficio fiscale del 110 per cento, introdotto dal citato decreto-legge n. 34 del 2020, è certamente uno strumento potente e decisivo per poter finalmente accelerare sugli interventi per la rigenerazione, la messa in sicurezza e la riqualificazione anche energetica del patrimonio immobiliare del nostro Paese, con effetti positivi anche sulla riduzione del consumo del suolo;

    il «Superbonus», così come le altre detrazioni fiscali previste per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica (che esistono rispettivamente dal 1998 e dal 2007), non solo rappresentano una grande opportunità per decarbonizzare le città, ridurre i livelli di inquinamento urbano, produrre posti di lavoro, e accrescere la sicurezza la qualità e il valore degli immobili, ma sono anche in grado di rimettere in moto l'intera filiera delle costruzioni, settore che rappresenta il traino più importante per la ripresa dell'intera economia;

    i dati dell'Enea al 31 ottobre 2021, riportati nel suo Rapporto dati Superbonus 110 per cento, indicano che a quella data erano in corso 57.664 interventi edilizi incentivati, per circa 9,7 miliardi di investimenti che porteranno a detrazioni per oltre 10,7 miliardi. Risultano 8.356 i lavori condominiali avviati che rappresentano il 49,2 per cento del totale degli investimenti, mentre i lavori negli edifici unifamiliari e nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti, sono risultati pari rispettivamente al 31,4 per cento e al 19,4 per cento del totale degli investimenti;

    secondo, le stime del Centro Studi di Confindustria, il solo Superbonus è in grado di attivare in due anni 18,5 miliardi di euro di spese con un impatto positivo sul prodotto interno lordo pari a circa l'1 per cento;

    secondo i dati forniti dal Centro Studi Cni (Consiglio nazionale ingegneri), a settembre 2021 gli impegni di spesa per interventi con Super-ecobonus hanno raggiunto i 7,5 miliardi di euro (di cui 5,1 miliardi di lavori già conclusi). Si stima che questi impegni di abbia attivato nel sistema economico una produzione aggiuntiva di 15,7 miliardi di euro e occupazione aggiuntiva per oltre 120.000 posti di lavoro;

    sempre secondo il Cni, al fine di valutare se questa spesa sia sostenibile nel medio-lungo periodo, bisogna considerare che, se il disavanzo netto per lo Stato attivato dal «Superbonus 110 per cento» viene stimato in oltre 6 miliardi di euro per il 2021, tuttavia, questa cifra sarebbe più che compensata dalla formazione di valore aggiunto per 8,5 miliardi, senza contare l'effetto virtuoso sul processo di rigenerazione del patrimonio edilizio con benefici sociali rilevanti;

    il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) sottolinea che «gli investimenti consentiranno la ristrutturazione di circa 50.000 edifici/anno a regime, per una superficie totale superficie totale di 20 milioni di mq/anno. Il risparmio energetico previsto permetterà di raggiungere circa 291,0 Ktep/anno, ovvero 0,93 MtonCO2/anno», e ancora evidenzia come sia necessario «rafforzare l'efficientamento energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il nostro, che soffre di un parco edifici con oltre il 60 per cento dello stock superiore a 45 anni, sia negli edifici pubblici (ad esempio scuole, cittadelle giudiziarie), sia negli edifici privati, come già avviato dall'attuale misura “Superbonus”»;

    dopo un anno e mezzo dall'introduzione del Superbonus, le norme che lo regolamentano sono state più volte modificate e aggiornate, consentendo in parte di migliorarne la portata, benché permangano diverse criticità sotto l'aspetto della semplificazione delle procedure, dell'orizzonte temporale di vigenza del beneficio fiscale, della platea dei soggetti beneficiari ancora limitata. Va peraltro sottolineato che la procedura per poter beneficiare del Superbonus presenta un elevato livello di complessità, tanto che molte imprese si stanno organizzando per cercare collaborazioni con altri soggetti, in primo luogo studi professionali ma anche con altre imprese del settore;

    con riguardo al Superbonus, le norme che si sono via via succedute in questo anno e mezzo, hanno consentito tra l'altro: di prorogarne la scadenza; di estendere alle Onlus la possibilità di avvalersi dell'agevolazione fiscale per gli interventi realizzati su immobili quali ospedali, case di cura e conventi e altro; di estenderlo anche le associazioni e società sportive dilettantistiche per i soli lavori dedicati agli spogliatoi; di introdurre alcune semplificazioni tra le quali la previsione in base alla quale attraverso una comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) è possibile attestare gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell'immobile o del provvedimento che ne ha consentito la legittimazione (rendendo non più necessaria l'attestazione dello stato legittimo); di prevedere che in caso di varianti in corso d'opera queste sono comunicate a fine lavori e costituiscono integrazione della Cila presentata e che le violazioni meramente formali non comportano la decadenza delle agevolazioni fiscali; di aumentare i benefici per gli immobili dei comuni dei territori colpiti da eventi sismici; di prevedere il Superbonus anche per gli interventi trainati quali quelli finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, quali ascensori e montacarichi, e per la realizzazione di ogni strumento che favorisce la mobilità interna ed esterna all'abitazione per le persone portatrici di handicap, anche laddove effettuati in favore di persone di età maggiore di sessantacinque anni;

    diversi aspetti attuativi delle norme che regolamentano il Superbonus sono ancora poco chiari e poco definiti nella loro portata, e questo impone l'emanazione di una gran quantità di «Faq», circolari interpretative, guide e provvedimenti da parte delle Agenzie delle entrate e del Ministero volte a fornire chiarimenti e risposte alle imprese, agli operatori e ai tecnici che devono essere messi in condizione di avviare i cantieri. Ciò fa sì che i termini e l'orizzonte temporale di validità del Superbonus risultino obiettivamente ridotti anche per gli interventi sugli immobili monofamiliari, vista la complessità della normativa, sottoposta, come si è visto, a numerose modifiche con modalità e regole sempre diverse, che gli operatori devono inseguire per essere o rimanere costantemente aggiornati;

    da ultimo, il decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157, recante «Misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche» (cosiddetto Decreto anti-frode) ha nuovamente apportato importanti modifiche all'attuale normativa;

    il disegno di legge di bilancio per il 2022, che ha in questi giorni iniziato il suo iter al Senati ha quindi previsto ulteriori modifiche alla disciplina del Superbonus e introdotto alcune proroghe differenziate relative alle diverse detrazioni fiscali in materia edilizia, che rischiano di trasformarsi in una sorta di «percorso a ostacoli» e di rendere più difficoltosa la fruizione del 110 per cento da parte dei cittadini, in quanto vengono introdotte nuove e ulteriori condizioni e limiti, anche di reddito, per poter beneficiare della detrazione. Tra queste:

     per gli interventi effettuati dai condomini e dalle persone fisiche per interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari il Superbonus rimane al 110 per cento solo fino al 31 dicembre 2023, per poi ridursi al 70 per cento per il 2024 e al 65 per cento per il 2025;

     per gli interventi effettuati sulle unità immobiliari dalle persone fisiche si introduce una doppia scadenza per il Superbonus: il 30 giugno 2022 oppure il 31 dicembre 2022 a seconda se sia stata presentata la Cila entro il 30 settembre 2021 o meno;

     una ulteriore condizione posta per gli interventi effettuati dalle persone fisiche su unità immobiliari adibite ad abitazione principale, è quella del possesso di un reddito Isee inferiore a 25 mila euro annui. Anche in questo caso l'agevolazione fiscale spetta fino al 31 dicembre 2022;

     lo sconto in fattura o la cessione del credito varrà fino al 2024 per le detrazioni per gli interventi in materia edilizia ed energetica, e fino al 2025 per il Superbonus,

impegna il Governo:

1) al fine di garantire la sicurezza e la qualità dei lavori realizzati, ad adottare iniziative per prevedere l'obbligo di affidare i lavori che beneficiano del Superbonus e delle altre detrazioni edilizie a imprese qualificate, analogamente a quanto previsto per i lavori privati di ricostruzione, con contributi pubblici, delle aree terremotate del Centro Italia;

2) ad adottare iniziative per estendere il Superbonus agli interventi effettuati su strutture e impianti sportivi, dalle associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte nel registro istituito ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, e non solo a quelli destinati ai soli immobili o parti di immobili adibiti a spogliatoi, come attualmente previsto dalle norme vigenti;

3) ad adottare iniziative per prevedere che la detrazione del 110 per cento si applichi anche alle imprese individuali e società titolari di Rsa che svolgono attività socio-sanitaria con fini di lucro autorizzate o accreditate o rientranti nel fabbisogno determinato dalle regioni;

4) ad adottare iniziative per estendere la platea dei soggetti che possono fruire dell'«Ecobonus» e del «Sismabonus» al 110 per cento anche ai soggetti esercenti attività d'impresa, arti o professioni, visto che l'obiettivo ultimo della misura è quello di rilanciare l'economia nazionale, incrementando le attività nel comparto «trainante» del recupero energetico ed antisismico del patrimonio edilizio, con ricadute positive sul comparto produttivo e sull'intera collettività;

5) ad adottare iniziative per prevedere per le cosiddette abitazioni unifamiliari una proroga generalizzata del Superbonus sino al 31 dicembre 2022, quantomeno nel caso in cui al 30 giugno dello stesso anno sia stato eseguito almeno il 60 per cento dei lavori, escludendo ulteriori limitazioni e condizioni di accesso al beneficio fiscale quali una soglia minima di Isee nel caso di abitazioni principali o il rilascio del provvedimento abilitativo dei lavori al 30 settembre 2021;

6) a chiarire che sono da prorogare, non solo gli interventi trainanti, ma anche quelli trainati da realizzare all'interno delle singole unità abitative dei condomini per i quali, invece, il termine d'applicazione rimane fissato al 30 giugno 2022;

7) ad adottare iniziative per estendere alle Onlus, alle organizzazioni di volontariato ed alle associazioni di promozione sociale i termini del «Superbonus al 110 per cento» oggi fissati per gli Iacp, prevedendone quindi l'applicazione sino al 30 giugno 2023, o al 31 dicembre 2023, qualora al 30 giugno 2023 sia realizzato almeno il 60 per cento dei lavori agevolati;

8) ad attivare le opportune iniziative, per quanto di competenza, affinché nell'ambito del contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche, nel contrastare giustamente gli abusi e le illegalità nella fruizione dei benefici fiscali, non si introducano ulteriori inutili aggravi burocratici e costi per i cittadini, le imprese è tutto l'indotto, e che dette misure di contrasto si applichino agli interventi avviati a decorrere dal 12 novembre 2021, data di entrata in vigore del provvedimento, al fine di evitare interruzioni nell'esecuzione dei lavori in corso e conseguenze negative sui flussi finanziari delle imprese;

9) ad adottare iniziative per prorogare per un triennio la disposizione introdotta dall'articolo 7 del decreto-legge 34 del 2019, che prevede, sino al 31 dicembre 2021, l'applicazione dell'imposta di registro e delle ipotecaria e catastale in misura fissa (200 euro ciascuna) per l'acquisto, da parte di imprese di costruzioni, di fabbricati destinati alla demolizione e ricostruzione o alla ristrutturazione, a condizione che entro i successivi 10 anni si provveda all'ultimazione dei lavori ed alla vendita dei fabbricati così ricostruiti o riqualificati;

10) ad adottare iniziative per prevedere il mantenimento della detrazione del 90 per cento per le spese finalizzate al recupero o restauro della facciata esterna di specifiche categorie di edifici (cosiddetto bonus facciate).
(1-00552) «Cattaneo, Barelli, Cortelazzo, Squeri, D'Attis, Cannizzaro, Fasano, Ferraioli, Labriola, Mandelli, Mazzetti, Casino, Pella, Polidori, Prestigiacomo, Paolo Russo, Torromino, Valentini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   Isili è un comune della provincia del Sud Sardegna localizzato nella Sardegna centro-meridionale e, con riferimento alla toponomastica regionale, nel Sarcidano;

   a Isili, tra l'altro, si è svolto l'incontro organizzato con il contributo dell'Associazione ex parlamentari della Repubblica, a cui è seguita la pubblicazione «Sardegna, denatalità, istruzione, sviluppo. Che fare», il cui filo conduttore sono stati i temi legati all'esigenza di un nuovo sviluppo sociale ed economico delle aree interne della Sardegna;

   il dibattito si è concluso individuando il comparto agricolo come possibile opportunità di sviluppo per la comunità e per una platea intergenerazionale;

   attualmente l'attività orticola si trova a subire importanti trasformazioni e, tra queste, due hanno un importante risvolto sulle dimensioni del comparto irriguo e sulla disponibilità della risorsa idrica;

   l'Amministrazione comunale intende adoperarsi, per quanto di propria competenza, affinché questo fenomeno possa consolidarsi e ampliarsi fino a diventare una fondamentale realtà economica per il Paese e per l'intero Sarcidano e la Regione Sardegna;

   appare quindi fondamentale un ampliamento dell'attuale comparto irriguo, con il relativo incremento della risorsa idrica da mettere a disposizione, che nell'insieme consentirebbero dei sicuri vantaggi per il tessuto socio economico Isilese;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, si legge testualmente, intende destinare notevoli risorse nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e più precisamente nella – Missione 2 Componente 4 (M2C4) – Investimento 4.3 – Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche;

   nel sito del database nazionale degli investimenti per l'irrigazione e l'ambiente si può leggere che su 2.883 progetti ne sono stati finanziati 461;

   con adeguata e maggiore pubblicità dei programmi, un coinvolgimento dei comuni ma anche e soprattutto una maggiore dotazione finanziaria si potevano e si potranno premiare più progetti per un migliore utilizzo della riserva idrica e lo sviluppo del tessuto agricolo produttivo –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di estendere e potenziare le reti irrigue, con il maggiore coinvolgimento degli enti di bonifica e degli enti locali, attraverso prossimi bandi e con gli opportuni finanziamenti.
(4-10780)


   CORDA, MASSIMO ENRICO BARONI, EHM, SURIANO, CABRAS, COLLETTI, SPESSOTTO, APRILE, MANIERO e LEDA VOLPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende che il Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, sarà in Italia giovedì 25 e venerdì 26 novembre per porre la firma, insieme al Presidente Draghi, al cosiddetto «Trattato del Quirinale», un trattato bilaterale che, sempre secondo fonti giornalistiche, riguarderebbe tematiche di sicurezza, difesa, economia, istruzione e migranti; il trattato era già stato annunciato, nel 2017, dall'allora Governo Gentiloni, con lo scopo di rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra Francia e Italia in diversi settori di politica interna ed estera;

   da allora, il suo contenuto è restato un mistero anche per lo stesso Parlamento, alla cui conoscenza non è mai stata sottoposta alcuna informazione, nonostante i temi che in esso sembrerebbero affrontati siano di altissimo rilievo politico;

   le uniche notizie da fonti ufficiali si apprendono esclusivamente dalla controparte francese, nello specifico da comunicati dell'Eliseo, nei quali si riscontra il profondo favore della Francia nella conclusione dell'accordo, contrariamente agli ambigui ed enigmatici silenzi da parte del Governo italiano;

   considerata l'importanza delle materie oggetto dell'accordo bilaterale, si ritiene irragionevole che si proceda alla firma del trattato senza che il Parlamento sia stato almeno informato e, pertanto, risulta doveroso che il Governo proceda con la massima urgenza a informare il Parlamento sui reali contenuti del suddetto «Trattato del Quirinale» –:

   quali siano i motivi per i quali il Parlamento non sia stato informato preventivamente e se il Governo intenda chiarire il contenuto del cosiddetto «Trattato del Quirinale»;

   se le trattative e le sottostanti valutazioni politiche siano in capo al Presidente del consiglio dei ministri e ai Ministri interrogati o, in caso contrario, chi abbia condotto tali trattative e formulato le relative valutazioni politiche.
(4-10792)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   lo Stato italiano partecipa, in ambito comunitario europeo, al progetto scientifico di cui alla convenzione per la fondazione nel 1954 dell'organizzazione europea per la ricerca nucleare, comunemente conosciuta quale Cern; in virtù della suddetta convenzione istitutiva, successivamente, lo Stato italiano, con legge n. 12 del 7 gennaio 2008, ratificava il Protocollo sui privilegi e le immunità del 18 marzo 2004 di cui gode tale organizzazione di diritto internazionale;

   tale protocollo prevede ampie immunità diplomatiche e giurisdizionali in favore del Cern e dei suoi esponenti, a fronte di specifiche garanzie finalizzate a dirimere le possibili controversie a mezzo di arbitrati internazionali, in sostituzione delle ordinarie giurisdizioni statali dei membri partecipi;

   presso il Cern lavorano e hanno lavorato una pluralità di risorse scientifiche italiane, anche a mezzo di cooperazioni con enti di ricerca nazionali di eccellenza, quali l'istituto nazionale di fisica nucleare, Infn, e scienziati italiani;

   tali collaborazioni hanno portato allo sviluppo di diversi progetti scientifici di cui, non ultimo, il progetto Fluka, codice informatico applicato a progettazione e risultanze sperimentali al Cern e nel mondo, con funzione strategica nella prevenzione, nella radioprotezione e nella terapia dei tumori;

   a tale progetto hanno collaborato quali autori scientifici del codice, in via principale, scienziati italiani di rinomata fama internazionale fino alla conclusione della collaborazione tra Cern e Infn;

   a seguito della interruzione di tali accordi tra Cern, Infn ed autori del codice informatico, il Cern, in difformità degli accordi internazionali fondativi e ai relativi protocolli di immunità in punto giurisdizione di cui all'articolo 16 del protocollo medesimo, continuando ad utilizzare il lavoro scientifico degli scienziati italiani coinvolti, non tenendo conto dei diritti sanciti dalle convenzioni internazionali sui diritti autoriali, dalle legislazioni italiane e svizzere, nonché dalla Cedu, ha ripetutamente dichiarato di non voler devolvere la risoluzione delle controversie ad arbitrato internazionale insorte con gli autori sui diritti autoriali morali del codice Fluka;

   di tale situazione sono state già messe a parte sia la Rappresentanza permanente d'Italia presso le Nazioni unite e le Organizzazioni internazionali di Ginevra, nonché il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministero dell'università e della ricerca, già a far data dal marzo del 2021, per quanto di competenza;

   a quanto consta all'interrogante, si tratta del primo caso in cui si profila la necessità di regolare i rapporti diplomatici tra Cern e Stato italiano in base alle immunità e ai privilegi di cui gode lo stesso Cern. Si tratta di un precedente da non sottovalutare perché potrebbe generare una situazione di subalternità dello Stato italiano rispetto ad eventuali atteggiamenti elusivi e autoreferenziali da parte di organizzazioni internazionali che intrattengano rapporti diplomatici con l'Italia basati su particolari guarentigie, che devono essere controbilanciate dal rispetto dei precisi impegni assunti con i trattati internazionali sottoscritti;

   tale situazione rischia di determinare un serio precedente per la tutela degli interessi scientifici della comunità di ricerca italiana ad altissimo livello in quanto legittimerebbe la posizione di un soggetto abilitato a non rispondere giuridicamente in nessuna sede per condotte coinvolgenti cittadini italiani –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative affinché sia garantito il rispetto dei protocolli di immunità del Cern e siano tutelati gli scienziati italiani che hanno investito il proprio prezioso bagaglio scientifico, in modo che lo Stato italiano non ne abbia pregiudizio nei rapporti con le organizzazioni internazionali quale il Cern e le istituzioni d'eccellenza, come l'Istituto nazionale di fisica nucleare, e affinché le stesse e l'intera comunità scientifica italiana siano difese innanzi a possibili pregiudizievoli condotte di autodichia;

   se non ritengano di adottare le iniziative di competenza affinché il Cern si attenga ai protocolli di immunità, devolvendo le insorgende controversie sui diritti autoriali con gli scienziati italiani che partecipano ai progetti della convenzione fondativa dello stesso a soggetti terzi ed imparziali, quali arbitri internazionali, così come previsto dai protocolli di immunità di cui gode l'Organizzazione.
(5-07124)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO e SPESSOTTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane si è tenuta in Carnia, concludendosi il 12 novembre 2021, una esercitazione militare congiunta fra alpini ed artiglieria, denominata Frozen Arrow 21, sul poligono del monte Bivera in Friuli, in piena Zona speciale di conservazione per la protezione dell'habitat e specie animali e vegetali significative a livello europeo;

   hanno partecipato alla manovra anche due Eurofighter del 51esimo stormo provenienti dalla base di Istrana (TV) che hanno simulato il bombardamento aereo guidato da terra;

   sette giorni di cannonate senza sosta dalle ore 8 alle 23 hanno fatto tremare ininterrottamente i muri e le finestre delle case come se ci fosse un terremoto, secondo le testimonianze degli stessi abitanti delle zone circostanti;

   l'esistenza di questo controverso poligono, che negli ultimi anni viene utilizzato sia in primavera che in autunno, è oggetto di un'accesa contestazione delle comunità locali che dura da decenni. Già venne bloccata, quarant'anni fa, l'ipotesi di un suo utilizzo permanente, grazie ad una ferma presa di posizione di alcuni parlamentari, ma soprattutto di una massiccia azione diretta non violenta degli abitanti di Sauris che si alternavano giorno e notte nell'accendere fuochi per segnalare presenza umana nell'area di tiro e sabotarne così l'utilizzo;

   a dicembre 2020 un'istanza, rivolta al Ministero della difesa e firmata dai sindaci di Sauris, Forni di Sotto, Prato Carnico, Socchieve e Ampezzo, chiedeva la fine o comunque lo spostamento dell'area delle manovre militari ma non ha avuto nessuna risposta;

   queste esercitazioni mettono in pericolo l'ecosistema e l'avifauna di una zona tra le più incontaminate delle Dolomiti friulane, al confine con Cadore e Comelico e che, inoltre, rappresentano un'evidente ingente perdita per il turismo (viene chiusa, tra l'altro, la strada verso il Cadore per 12 giorni in primavera e 12 in autunno) e per le attività agro-pastorali e forestali, nonché un danno al patrimonio boschivo di proprietà comunale e privata;

   molti poligoni militari sono oggetto di procedure di bonifica, secondo quanto prevede il decreto legislativo n. 152 del 2006, a causa della dispersione di sostanze inquinanti come arsenico, piombo, tallio e altro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se ritenga opportuno adottare iniziative per spostare il sito di queste esercitazioni militari periodiche, così come da richiesta delle comunità locali, per evitare un doppio danno economico ed ambientale, individuando un altro sito di concerto con la regione e gli enti locali;

   se intenda adottare iniziative per assicurare alle comunità ed enti locali interessati la bonifica completa dell'intera area dell'esercitazione in questione e con quali tempistiche;

   se sia stata svolta la Valutazione di incidenza ambientale, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, con le modalità di cui alle «Linee Guida Nazionali per la Valutazione di Incidenza (VIncA) – Direttiva 92/43/CEE “HABITAT” articolo 6, paragrafi 3 e 4» pubblicate in Gazzetta ufficiale nel 2019, ivi compresa la fase pubblica per le osservazioni;

   se sia stata effettuata un'indagine preliminare per accertare l'assenza di conseguenze sulle matrici ambientali suolo e acque sotterranee per le attività svolte finora.
(5-07123)

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dal 1o gennaio 2016, le attività di Wass — società attiva nella realizzazione di siluri, equipaggiamenti e droni subacquei — sono confluite nella Divisione sistemi difesa, nell'ambito del settore elettronica, difesa e sistemi di sicurezza di Leonardo-Finmeccanica spa; lo stabilimento ex Wass in località Salviano, a Livorno dà lavoro a centinaia di persone e non è in crisi, dal momento che il settore industriale militare registra un'ulteriore fase di espansione negli ultimi anni;

   Leonardo avrebbe intenzione di cedere la «Divisione sistemi di difesa» per puntare esclusivamente sulle nuove tecnologie;

   da fonti stampa si apprende che il consorzio franco-tedesco Knds avrebbe presentato un'offerta per l'acquisto della ex Wass — e di Oto Melara — che, in caso di accettazione, non darebbe certezze dal punto di vista del mantenimento dei posti di lavoro in Italia; le due società della Divisione sistemi di difesa di Leonardo interesserebbero anche a Fincantieri — controllata da CdP Industria, finanziaria della Cassa depositi e prestiti — che acquisendole, potrebbe dare garanzie in termini occupazionali e si avvierebbe verso la costruzione di un grande polo nazionale della difesa –:

   se ed in che modo il Governo intenda tutelare i posti di lavoro dello stabilimento ex Wass di Livorno:

   se allo scopo di salvaguardare l'assetto proprietario della società operante in settore Strategico e di interesse nazionale, il Governo intenda esercitare i poteri speciali a esso spettanti anche al fine di aderire alle indicazioni che emergono in sede europea.
(4-10789)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 201, legge 30 dicembre 2020 n. 178, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023», prevede l'istituzione di un fondo con una dotazione di 500.000 euro per l'anno 2021, per l'erogazione di contributi a fondo perduto in favore delle imprese non industriali, con sede legale o unità produttiva nei comuni in cui si sono verificati, nel corso dell'anno 2020, interruzioni della viabilità causati da crolli di infrastrutture stradali rilevanti per la mobilità territoriale;

   il successivo comma 202 dispone che, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, siano stabiliti i criteri, gli importi e le modalità di erogazione del fondo di cui al comma 201;

   allo stato, non risulta che sia stato adottato il citato decreto attuativo, necessario per rendere effettivamente applicabile la previsione dei contributi a fondo perduto di cui al comma 201;

   ciò impedisce l'erogazione dei previsti contributi a fondo perduto in favore delle imprese le cui sedi o unità produttive sono ubicate nei territori colpiti, nel corso del 2020, da crolli di infrastrutture, i quali hanno provocato la paralisi della viabilità ed un conseguente vistoso calo di fatturato a carico delle stesse;

   in particolare, la concreta erogazione di tali contributi è necessaria per assicurare la sopravvivenza economica, tra l'altro, delle imprese ubicate nel territorio di Albiano Magra, frazione del Comune di Aulla (MS), che, a causa del crollo del locale viadotto, verificatosi in data 8 aprile 2020, e della conseguente totale interruzione del traffico veicolare, hanno subito – e sono destinate a soffrire ulteriormente, fino alla effettiva ripresa del traffico, una volta ricostruito il viadotto – una sostanziale paralisi delle relative attività economiche, con drammatici effetti sul tessuto socio economico di riferimento;

   è, dunque, necessario che il decreto ministeriale, previsto dal sopracitato comma 202, sia adottato senza ulteriore indugio, affinché l'indicata previsione dei contributi a fondo perduto possa produrre effetti benefici in favore delle imprese che soffrono effetti pregiudizievoli connessi all'interruzione della viabilità, riconducibile a crolli di infrastrutture stradali verificatisi nel 2020, consentendone la sopravvivenza nel mercato –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica indicata e quali iniziative intendano adottare in merito.
(5-07120)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dei benefici fiscali di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, sono fissati requisiti e adempimenti per la fruizione delle detrazioni fiscali del 110 per cento;

   il comma 13-bis definisce le modalità per l'asseverazione della congruità delle spese, facendo riferimento ai prezzi riportati nei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome, ai listini ufficiali o ai listini delle locali camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura ovvero, in difetto, ai prezzi correnti di mercato in base al luogo di effettuazione degli interventi;

   l'allegato A al decreto del Ministero dello sviluppo economico 6 agosto 2020 recante «Requisiti tecnici per l'accesso alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici – cd. Ecobonus» (Gazzetta Ufficiale 5 ottobre 2020, n. 246), al punto 13.1 lettera a) stabilisce che chi sottoscrive l'asseverazione allega il computo metrico e assevera che siano rispettati i costi massimi per tipologia di intervento, nel rispetto dei seguenti criteri: «a) i costi per tipologia di intervento sono inferiori o uguali ai prezzi medi delle opere compiute riportati nei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome territorialmente competenti, di concerto con le articolazioni territoriali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti relativi alla regione in cui è sito l'edificio oggetto dell'intervento. In alternativa ai suddetti prezzari, il tecnico abilitato può riferirsi ai prezzi riportati nelle guide sui “Prezzi informativi dell'edilizia” edite dalla casa editrice DEI – Tipografia del Genio Civile»;

   un documento pubblicato da Enea il 18 febbraio 2021 dal titolo «Computo Metrico Nota di chiarimento» ha affermato che il tecnico abilitato giustifica i costi attraverso: i prezzari regionali o delle province autonome relativi alle regioni in cui si trova l'edificio oggetto di intervento – in alternativa ai suddetti prezzari, i prezzari Dei –:

   se il Governo abbia valutato che, delegando l'asseverazione di congruità dei costi necessaria per la fruizione delle detrazioni fiscali del «Superbonus 110 per cento» ad un prezzario realizzato da una casa editrice privata (la Dei), né il Ministero dell'economia e delle finanze, né tanto meno il Ministero dello sviluppo economico che ha inserito questa previsione all'interno del decreto del 6 agosto 2020, potranno esercitare alcun controllo e se non intenda comunque adottare iniziative per porvi rimedio.
(4-10790)


   COVOLO e PAOLIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   con precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-07015 gli interroganti chiedevano al Ministro interrogato l'andamento dell'attività di erogazione in favore dei risparmiatori che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e controllate con sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa, dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018;

   il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze delegato a rispondere alla suddetta interrogazione, ha quindi riferito che la Commissione tecnica del Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) – con dati aggiornati al 15 novembre 2021 – ha definito 114.406 istanze, per un importo complessivo pari a circa 701 milioni di euro, rispetto alle quali i pagamenti eseguiti sono 122.496, per un totale di oltre 546 milioni di euro; inoltre, in merito alla procedura di esame e di approvazione delle suddette, le posizioni ad oggi liquidate sono riconducibili ai risparmiatori che hanno avuto accesso alla procedura di indennizzo forfettario con un reddito inferiore a euro 35.000 o un patrimonio mobiliare minore di 100.000 euro;

   il Ministro per i rapporti con il Parlamento, al termine dell'incontro tra le associazioni dei risparmiatori avvenuto a Curtarolo (Padova), ha inoltre comunicato i dati riguardanti la regione Veneto: «a fine di ottobre 2021, l'importo pagato è di 304.178.201 euro, per 41937 risparmiatori e 42687 domande. Per quanto riguarda le singole province, quella di Belluno ha ricevuto 3.739.295 euro, per 851 risparmiatori; quella di Padova 26.433.680 euro, per 4020 risparmiatori; quella di Rovigo 3.321.552 euro, per 1010 risparmiatori; quella di Treviso 112.351.817 euro, per 14567 risparmiatori; quella di Venezia 18.056.984 euro, per 2990 risparmiatori; quella di Verona 13.424.586 euro, per 2451 risparmiatori e la provincia di Vicenza 126.850.288 euro, per 16048 risparmiatori» (si veda al proposito: Gazzettino.it del 21 novembre 2021);

   nella stessa occasione, il Ministro ha infine affermato che «ci sarà l'impegno affinché eventuali eccedenze del Fondo siano ridistribuite tra i risparmiatori rientranti nel FIR» –:

   a quanto ammonti, ad oggi, il saldo contabile del Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) e se, in considerazione delle dichiarazioni espresse dal Ministro per i rapporti con il Parlamento circa l'eventuale redistribuzione delle eccedenze, sia confermata una concreta e fattibile iniziativa in tal senso.
(4-10793)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   La Stampa di Torino ha dato notizia della denuncia dell'associazione Antigone sulle condizioni del Sestante, la sezione psichiatrica del carcere Lorusso e Cotugno di Torino;

   la coordinatrice nazionale, Susanna Marietti, scritto di un «luogo vergognoso in cui si rinuncia a vite umane come se fossero niente». Nel suo resoconto alla visita alla sezione del carcere ha raccontato di «celle piccole e sporche, letti di metallo scrostato attaccati ai pavimenti con dei chiodi», oltre a «bagni turchi intasati». Molti detenuti non erano neppure in grado di comunicare il loro disagio, altri sono in attesa di trasferimento senza avere notizie certe sulla loro condizione;

   alcuni giorni prima, le stesse condizioni inumane erano state riscontrante dalla garante per i detenuti della regione Piemonte, Monica Gallo che, scrivendo al provveditore dell'amministrazione penitenziaria del nord-ovest e all'Asl competente, aveva chiesto la chiusura della sezione. Da molto tempo, ricorda la garante, la richiesta di chiusura viene inevasa con l'argomentazione che verrebbero realizzati dei lavori di ristrutturazione che, tuttavia, non sono mai iniziati;

   anche l'assessore torinese Gianna Pentenero ha parlato di una situazione inaccettabile chiedendo l'intervento del Governo;

   il Sestante è anche stato teatro di drammatiche vicende giudiziarie, come il caso di un detenuto che si è suicidato e per il quale sono a processo tre agenti penitenziari che avrebbero dovuto controllarlo –:

   se intenda adottare iniziative, tempestivamente, per far fronte a una situazione insostenibile, anche promuovendo una ispezione ministeriale presso il carcere di cui in premessa, per mettere a una realtà indegna di un Paese civile.
(4-10784)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata:


   PAITA, NOBILI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 Italia Viva presentava il «Piano shock» per semplificare e velocizzare le opere infrastrutturali del nostro Paese. Un programma puntuale di interventi da sbloccare con un impianto normativo meno complicato e più agile;

   lo schema del Piano, che si ispira al modello realizzato per la ricostruzione del Ponte Morandi con la nomina di un commissario ad hoc, veniva previsto prima nel «semplificazioni 1», il decreto-legge n. 120 del 2020, e poi nel «semplificazioni 2», decreto-legge n. 77 del 2021. In quest'ultimo infatti venivano inserite una serie di opere tali da far compiere al sistema infrastrutturale italiano un nuovo, importante passo in avanti;

   continuando nella strada tracciata con i due «decreti semplificazioni», si prevede la realizzazione, dunque, di 102 opere infrastrutturali di rilevante interesse per l'intero Paese, la cui portata è proseguita con i progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che risultano esserne la continuazione;

   si tratta di un corposo piano infrastrutturale che deve prevedere un ulteriore puntuale riscontro su tutte le fasi che rallentano la realizzazione delle opere, e in questo quadro velocizzare la fase di acquisizione dei pareri e quella progettuale. Il complesso delle opere inserite nella normativa citata dovrebbe comunque essere reso noto, tramite un'informazione puntuale e trasparente ai cittadini, i quali dovrebbero poter conoscere le notizie inerenti alle nomine dei commissari, allo stato di autorizzazione dei progetti e allo stato di realizzazione degli stessi;

   in questo quadro, infatti, non è noto al momento lo stato di avanzamento delle opere previste che sarebbero rallentate da una serie di problematiche al momento irrisolte. Alcune opere, infatti, sarebbero bloccate nella fase di autorizzazione di impatto ambientale, il numero dei commissari risulterebbe, inoltre, essere di molto inferiore alle opere previste e in alcuni casi il commissario stesso sarebbe supportato da una struttura insufficiente, tanto da non poter esplicare le funzioni ad esso assegnate;

   si tratta di un complesso di problematiche di cui il Parlamento dovrebbe essere informato, con notizie puntuali circa lo stato di avanzamento e di progressione di tutte le fasi dei progetti fino ad ora approvati –:

   quale sia lo stato di avanzamento delle 102 opere previste dai due decreti-legge cosiddetti di «semplificazione» e, all'interno di tale previsione, se corrisponda al vero che molte di queste opere siano bloccate nella fase di valutazione di impatto ambientale o in altre procedure autorizzative e se sia vero che il numero di commissari fino ad ora nominati sia inferiore alle opere fino ad ora autorizzate.
(3-02640)


   MOLINARI, FURGIUELE, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il sistema aeroportuale calabrese è gestito da Sacal spa (Società aeroportuale calabrese), che si è aggiudicata la gestione trentennale degli scali di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone;

   nel luglio 2021 l'assemblea della società ha deliberato un aumento di capitale di 10 milioni di euro, per far fronte alla crisi del settore determinata dalla pandemia da COVID-19;

   la regione Calabria, il comune di Lamezia Terme guidato da una commissione prefettizia, la provincia di Catanzaro, il comune di Catanzaro, la provincia di Cosenza e altri enti pubblici soci di Sacal spa hanno votato positivamente la proposta di aumento di capitale, ma non hanno sottoscritto, entro i termini, le quote necessarie per mantenere la maggioranza, lasciando di conseguenza ai soci privati più del 51 per cento del capitale sociale e perdendo il controllo della società;

   stando a notizie di stampa, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) avrebbe informato della questione il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nonché depositato un esposto alla procura di Catanzaro, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e all'Anac per segnalare le anomalie che avrebbero segnato il passaggio di quote all'interno della compagine societaria, manifestando peraltro l'intenzione di dare avvio alla procedura per revocare la concessione a Sacal spa dello scalo di Lamezia Terme e degli altri due scali di Reggio Calabria e Crotone;

   la revoca potrebbe produrre conseguenze esiziali per i tanti lavoratori di Sacal spa e per quelli della controllata Sacal Gh, in quanto non sono previste garanzie o clausole sociali di riassunzione delle circa 300 persone attualmente impiegate presso entrambe le società;

   il socio privato, attualmente maggioritario, ha manifestato la propria disponibilità a cedere una parte delle proprie azioni ai soci pubblici che non le hanno sottoscritte per tempo, prospettando la possibilità che il 51 per cento del capitale sociale torni in mano pubblica –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per quanto concerne la Sacal spa e il futuro degli scali aeroportuali di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, anche al fine di monitorare le procedure di acquisto del capitale sociale necessario a ripristinare una maggioranza pubblica all'interno della compagine societaria.
(3-02641)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   recenti studi hanno dimostrato che la situazione di emergenza sanitaria nella quale l'Italia si trova ormai da quasi due anni ha radicalmente cambiato le abitudini degli italiani anche sul fronte degli spostamenti quotidiani, segnando un netto calo dell'utilizzo dei servizi di trasporto pubblico in favore delle auto private;

   nel 2020 il numero di veicoli elettrici immatricolati è stato di circa sessantamila, con un aumento del 250 per cento rispetto al 2019, che va certamente ricondotto anche agli incentivi statali e regionali;

   gli ecoincentivi previsti per le auto elettriche ad oggi sono esauriti e molti concessionari ed aziende hanno di fatto l'intero parco vetture elettriche invenduto;

   allo stato attuale non c'è una strategia al riguardo che invece risulterebbe indispensabile anche ai fini dell'impatto ambientale, oltre che della tenuta aziendale di molti player del settore;

   dunque sembrerebbero non esserci certezze sul futuro degli incentivi per le auto elettriche, né risposte chiare e coerenti con gli impegni climatici assunti e le misure a sostegno del mercato auto a zero e basse emissioni;

   gli incentivi auto dovrebbero essere parte integrante del piano di transizione energetica, favorendo una mobilità basata sul rinnovamento del parco circolante nel rispetto degli obiettivi che l'Unione europea si è data;

   è di tutta evidenza che, se l'Italia non supporterà adeguatamente la crescita dei veicoli elettrici, si corre il rischio concreto di dover immatricolare, nei prossimi anni, quasi esclusivamente veicoli più o meno inquinanti, oltre al fatto che in una fase di lancio, esattamente così come per i motori termici, servono provvedimenti strutturali almeno per qualche tempo, ricordando che mediamente un veicolo con queste caratteristiche ha spesso, giustificato, un prezzo elevato -:

   se e quali iniziative intenda assumere affinché, per quanto di competenza, la mobilità sostenibile non rimanga una affermazione di principio ma possa trovare in concreti contributi economici una sua possibilità effettiva di realizzazione, a beneficio sia degli utenti che della collettività.
(3-02642)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le industrie del legno, del sughero, del mobile, dell'illuminazione e dell'arredamento rappresentano un settore che conta 311.000 addetti, 73.000 aziende con un turn over di 42,5 miliardi di euro (il 4,5 per cento del manifatturiero nazionale);

   il legno per impieghi strutturali, inteso sia come elemento massiccio che come prodotto incollato, ha registrato una repentina crescita di prezzo che ha toccato nel mese di agosto 2021 un aumento del 250 per cento rispetto alle medesime contrattazioni commerciali avvenute a settembre 2020;

   tali aumenti, secondo alcune studi di settore, non sarebbero da attribuire soltanto alla crisi pandemica, ma ad un processo di ribaltamento geopolitico iniziato già da alcuni anni e che il Covid-19 ha soltanto accelerato;

   le dinamiche di mercato produrranno uno scenario in cui la domanda globale di segati di conifera (fin dal 2021) sarà superiore alla produzione totale. Alla luce di tale previsione non tutti i paesi saranno quindi in grado di soddisfare pienamente la loro domanda interna;

   il nostro Paese si ritroverà in una situazione simile anche in virtù dell'aumento delle richieste del mercato interno cresciute a seguito dell'introduzione e dell'utilizzo dei cosiddetti «bonus edilizi»;

   secondo recenti studi, che hanno visto la collaborazione dell'università di Trento, il legno «tondo» ha subito nel 2021 un rincaro del 201 per cento rispetto all'anno precedente; l'aumento del legno «lamellare» è invece del 195 per cento;

   l'articolo 1-septies (Disposizioni urgenti in materia di revisione dei prezzi dei materiali nei contratti pubblici) del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (il cosiddetto Sostegni bis), al fine per fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi di alcuni materiali da costruzione avvenuti nel primo semestre dell'anno 2021, prevede l'emanazione di un decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili che rilevi entro il 31 ottobre 2021 le variazioni percentuali, in aumento o in diminuzione, superiori dell'otto per cento e relative al primo semestre dell'anno 2021, dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi. Tale decreto prevede, inoltre, la disciplina di dettaglio della procedura per la compensazione per i materiali da costruzione indicati, mentre un ulteriore decreto definisce la ripartizione delle risorse stanziate;

   in relazione a quanto esposto appare necessario che in tale decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità venga inserita esplicitamente la voce «legname da costruzione»;

   l'esclusione di tale voce potrebbe, infatti, causare gravi problemi all'intero comparto ed alla sua tenuta economica ed occupazione: alcune stime parlano di una perdita di fino a 60 milioni di euro di fatturato e di 1.800 posti di lavoro –:

   se nel decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili previsto dall'articolo 1-septies del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, verrà inserita esplicitamente tra i materiali la voce «legname da costruzione»;

   se, in seguito, tra i materiali derivanti dal legno, verranno dettagliati in maniera specifica gli assortimenti a base di legno;

   se il Governo ritenga che le misure assunte fino ad oggi per contrastare gli aumenti del legno da costruzione siano sufficienti a salvaguardare la tenuta economica ed occupazionale dell'intero comparto.
(5-07122)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 128 venne istituita nel 1928 e ha origine a nord di Monastir, dalla strada statale 131 Carlo Felice, e si dirige verso nord su un tracciato abbastanza scorrevole, per la prima parte; attraversa i centri di Senorbì, Suelli, Mandas e Serri, dove diparte la strada statale 198 di Seui e Lanusei e proseguendo verso nord arriva e attraversa il Comune di Isili;

   come riportato nel sito istituzionale di Anas, dal 2018 entrata a far parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, «La manutenzione della nostra rete stradale e autostradale è al centro della nostra mission»;

   l'Anas, meritevolmente, punta molto sulla sicurezza stradale ed è impegnata, non da oggi, a garantire, per quanto di competenza, la massima sicurezza con opportuni investimenti per la manutenzione ordinaria, straordinaria delle strade;

   agli inizi di settembre, nel tratto della strada statale 128 tra il comune di Serri e quello di Isili, a causa di un cedimento del manto stradale, si è creato un avvallamento di una certa importanza;

   essendo un tratto stradale rettilineo può risultare ancor più pericoloso considerato il possibile aumento della velocità degli automobilisti;

   diverse segnalazioni degli automobilisti sono arrivate all'attenzione dell'amministrazione del Comune di Isili che, tramite il primo cittadino, il 28 settembre 2021, ha inviato una segnalazione all'Anas richiedendo un intervento di ripristino del manto stradale;

   appare opportuno intervenire prontamente, considerato che la mobilità automobilistica non ha attualmente alternative sostenibili credibili –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali opportune iniziative intenda adottare al fine di sostenere l'attività di manutenzione stradale da parte di Anas, in particolare nella Regione Sardegna.
(4-10785)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia del 17 novembre 2021 il furto subito da ignoti dall'associazione «Mangiacuscienza», associazione no profit, promotrice di iniziative e manifestazioni culturali nel territorio comasco;

   i ladri – nei giorni scorsi – si sono introdotti nella sede dell'associazione, presso l'ex cooperativa di piazza Partigiani a Guanzate (Como), ed hanno sottratto beni ed attrezzature ricoverati presso la stessa (bibite, bevande, macchina del caffè, casse acustiche e fari utilizzati durante le manifestazioni), oltre a danneggiare pacchi di giochi già incartati per i mercatini in programma per l'8 dicembre 2021;

   da una prima ricostruzione dei fatti, il Presidente dell'associazione ipotizza che i ladri non siano riusciti a sottrarre altri beni ed attrezzature a causa delle dimensioni ridotte della porta di accesso al magazzino;

   tale episodio risulta ancora più bieco perché ai danni di un'associazione no profit, che tanto contribuisce alla vita della comunità guanzatese ed alla ripresa delle ordinarie attività di paese dopo il periodo di stop legato all'emergenza sanitaria;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira non solo aree residenziali ed attività commerciali, ma anche il mondo dell'associazionismo e del volontariato –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per far cessare questi episodi criminali che colpiscono il territorio citato in premessa, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con nuovi uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-10778)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   mercoledì 17 novembre 2021 sono stati riportati, a mezzo stampa, alcuni episodi di furti che hanno interessato, nei giorni immediatamente precedenti, le zone di Carugo e Mariano Comense (Como);

   nello specifico, nel fine settimana precedente alla notizia, una tabaccheria nelle vicinanze della stazione di Carugo (Como), in via Battisti, direzione Giussano, è stata colpita dall'incursione dei ladri, con danneggiamenti alla saracinesca e vetri frantumati, che hanno portato alla temporanea chiusura dell'esercizio commerciale;

   si è poi verificato, in via Carducci a Mariano Comense, un furto di auto;

   sono infine stati presi di mira alcuni garage di via Tre Venezie a Mariano Comense in frazione Perticato, dai quali sono stati sottratti dai ladri i beni custoditi dalle famiglie proprietarie nei box;

   queste circostanze mostrano come, nonostante tutti gli sforzi delle forze dell'ordine dislocate nella zona, l'area del comasco sia interessata da una criminalità che prende di mira sia attività commerciali, sia proprietà private poste in quartieri residenziali –:

   alla luce di questi ulteriori episodi, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato ed intenda intraprendere, con la massima urgenza, per far cessare questi episodi criminali che colpiscono il territorio di cui in premessa, eventualmente valutando l'impiego, a supporto delle locali forze dell'ordine, che devono essere rafforzate con nuovi uomini, mezzi e strumentazioni, dell'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure», implementandola e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità.
(4-10779)


   GIULIODORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 novembre 2021 è stata diffusa sulla stampa la notizia dell'esistenza di un database di green pass validi, appartenenti a cittadini italiani, accessibile da chiunque tramite il software di condivisione peer-to-peer Emule;

   la conservazione e la diffusione dei certificati verdi COVID-19 sono una grave violazione della riservatezza dei dati personali, in particolar modo dei dati sensibili di carattere sanitario sulle modalità di ottenimento del certificato e sull'eventuale stato vaccinale;

   il 20 novembre 2021 il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un'indagine per «accertare le modalità con le quali questi dati siano finiti in rete»;

   se la violazione fosse avvenuta su un database del Ministero della salute o di un'altra amministrazione, centrale o periferica, questo sarebbe indice di scarsa sicurezza delle banche dati informatizzate della pubblica amministrazione, con grave danno all'«integrità e riservatezza» dei dati, principi fissati dall'articolo 5, paragrafo 1, lettera f), del Gdpr;

   la polizia amministrativa e giudiziaria in tema di sicurezza informatica è affidata all'organo centrale del Ministero dell'interno per la sicurezza e la regolarità dei servizi delle telecomunicazioni –:

   se sia giunta notizia al Governo di questa massiva diffusione di dati e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare l'ulteriore diffusione del suddetto database e per impedire l'utilizzo di questi green pass ormai di pubblico dominio.
(4-10786)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi giorni è emersa, sui principali quotidiani nazionali, la notizia relativa alla decisione del liceo classico Cavour di Torino di utilizzare, all'interno di tutte le comunicazioni che riguardano l'istituto, siano esse collettive o individuali, esterne o interne, circolari ovvero relative ad eventi, l'asterisco al posto di sostantivi e aggettivi connotativi dal punto di vista sessuale, schierandosi a favore del così detto genere «fluido»;

   tale decisione, assunta dal consiglio d'istituto già nel mese di maggio 2021, anziché configurare un concreto strumento di inclusione e lotta alle discriminazioni, rappresenta, secondo l'interrogante, soltanto un mero provvedimento ideologico che non difende, né tutela l'identità di ciascuno ma, contrariamente, la pregiudica e la annienta;

   pur ravvisando la necessità di lavorare sul tema dell'inclusione di genere, è opportuno, a parere dell'interrogante, porre in essere politiche attive, volte a contrastare le discriminazioni senza, tuttavia, compromettere la lingua italiana, alterandola con desinenze grammaticalmente scorrette;

   occorre, altresì, nel rispetto del dettato costituzionale, che tutela l'uguaglianza formale e sostanziale, valorizzando l'identità di ciascuno e non occultandola dietro un asterisco, individuare un metodo che sia maggiormente sostanziale e meno superficiale nella difesa e tutela dei diritti individuali;

   in ogni caso secondo quanto annunciato dal dirigente scolastico, la scelta del liceo si colloca nell'ambito della campagna «noi siamo pari» avviata dal Ministero dell'istruzione, il quale chiede tuttavia alle scuole l'elaborazione di progetti su tale tema;

   l'iniziativa in parola del Liceo Cavour di Torino era già stata assunta da altre scuole in precedenza;

   invero, a parere dell'interrogante, si è di fronte a un cortocircuito ideologico che parte dal presupposto che la parola studente o studenti sia una prevaricazione maschile sulla donna, sicché, nel cercare maniacalmente le declinazioni femminili di ogni singolo sostantivo, si è arrivati impreparati alle sfide di inclusione, mentre più semplicemente si poteva ricorrere ai suddetti termini senza discriminazione alcuna;

   il termine student* non ha corrispettivo nella lingua orale –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di ristabilire l'uso corretto dell'italiano nell'ambito in questione, dei suoi termini e delle declinazioni ed avviare, al contempo, progetti di inclusione sostanziale che siano volta alla valorizzazione dell'identità della persona senza ricorrere a iniziative a parere dell'interrogante ideologiche che sviliscono il ruolo delle istituzioni scolastiche.
(3-02643)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LACARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99, all'articolo 4, contiene una serie di misure in materia di tutela del lavoro. In particolare, il comma 1 disponemmo al 31 dicembre 2021 la proroga per il trattamento di integrazione salariale straordinaria. Il comma 2 estende ai datori di lavoro delle industrie tessili, delle confezioni di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e pelliccia e delle fabbricazioni di articoli in pelle e simili (codice Ateco2007, codici 13, 14 e 15) che riducano o sospendano l'attività lavorativa dal 1o luglio 2021 la possibilità di richiedere il trattamento ordinario di integrazione salariale di cui agli articoli 19 e 20 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, per una durata massima di diciassette settimane nel periodo compreso tra il 1o luglio e il 31 ottobre 2021;

   i contenuti del decreto-legge n. 99 del 2021, che non è giunto a conversione in legge, sono confluiti nel decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 luglio 2021, n. 106;

   come segnalato dalla Camera del lavoro metropolitana e provinciale - Cgil Bari, a oggi si riscontra il mancato pagamento da parte di Inps di alcune domande di Cassa integrazione guadagni ordinaria presentate ai sensi del richiamato decreto-legge;

   difatti, malgrado tali domande risultino istruite, l'Inps dichiara che non è possibile procedere alla loro autorizzazione e successivamente alla messa in pagamento per indisponibilità dei fondi ministeriali;

   il settore tessile è tra i più colpiti dagli effetti della pandemia e a queste gravi conseguenze si assommano ora le ripercussioni dei rincari dei prezzi delle materie prime;

   ancora come riporta il comunicato dell'organizzazione sindacale, «a oggi i lavoratori non hanno percepito la Cigo a far data dal mese di giugno» e molti di essi, «ormai sfiancati dalle estenuanti attese del pagamento dell'indennità di cassa», «chiedono di sottoscrivere accordi di incentivazione all'esodo per poter superare il blocco dei licenziamenti e poter accedere alla naspi, pur di avere qualche forma di sostegno reddituale» –:

   se intenda fornire chiarimenti rispetto al mancato pagamento da parte di Inps della Cassa integrazione guadagni ordinaria di cui al decreto-legge richiamato in premessa;

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative volte a mettere l'Inps nelle condizioni di procedere al pagamento dei trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria attesi.
(5-07121)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19, sia nelle sue fasi iniziali, sia nelle sue fasi odierne, che perdurano ancora critiche, a causa di decenni di tagli alla sanità, ha posto il Governo, le amministrazioni regionali, ospedaliere e tutti i professionisti coinvolti, sin dal periodo pre-pandemico, in condizione di dover affrontare l'emergenza con risorse ridotte;

   il personale sanitario che, sin dall'inizio, ha retto senza tentennamenti l'impatto della pandemia ha dimostrato in modo continuativo di saper organizzare il proprio insostituibile lavoro in modo tale da garantire la tenuta dell'intero sistema sanitario ospedaliero;

   la situazione pandemica ha evidenziato talune criticità, in particolare quelle relative ai criteri di disponibilità dei posti letto di terapia intensiva, ai loro tassi di occupazione e, infine, criticità in merito alla carenza di personale medico e infermieristico;

   a seguito di sollecitazioni pervenute al Ministero e a seguito della presentazione di atti di sindacato ispettivo, risulta che la direzione generale della programmazione sanitaria presso il Ministero della salute abbia eseguito negli Ospedali di Palmanova e Gorizia, in data 4 e 5 agosto 2021, un audit ispettivo;

   sembrerebbe che con tale audit siano state analizzate le disponibilità di posti letto in generale e di posti letto nelle terapie intensive, i percorsi per i pazienti Covid in rapporto alle strutture ospedaliere e la gestione delle risorse umane in rapporto alla turnistica del personale;

   risulterebbe opportuna un'azione di riorganizzazione strutturale presso il pronto soccorso dell'Ospedale di Palmanova che necessita di una risoluzione immediata per quanto attiene al locale adibito a visita per i pazienti sospetti Covid;

   potrebbero risultare, infatti, delle carenze nei percorsi afferenti al pronto soccorso ed alcune limitazioni strutturali che potrebbero determinare delle sovrapposizioni nel percorso dei pazienti Covid e non Covid. La criticità investirebbe il locale del pronto soccorso dedicato alla visita e permanenza dei pazienti sospetti, ove la stanza dedicata parrebbe essere un unico ambiente in cui sarebbero allestiti 4 letti tecnici che presentano una facile esposizione alla commistione; inoltre, il pre-triage posto all'interno potrebbe creare una sovrapposizione dei percorsi tra i pazienti sospetti e quelli negativi;

   è piuttosto verosimile che tale organizzazione possa essere idonea ad aumentare il livello di rischio di diffusione dell'infezione, in quanto determinerebbe la permanenza nello stesso locale di pazienti che possono già essere positivi con i pazienti che non lo sono;

   sembrerebbe, poi, sussistere un'assenza di barelle di biocontenimento, che, in condizioni di evidenti limiti strutturali, possono rappresentare una soluzione funzionale e utile;

   parrebbe altrettanto urgente una modifica della configurazione relativa agli 8 posti letto di medicina d'urgenza che sarebbero erroneamente stati dichiarati con cod. 49 «terapia intensiva»;

   per l'Ospedale di Gorizia, parrebbe sussistere una carenza nella gestione dei flussi informativi a tutti i livelli della filiera che non restituirebbe una rappresentazione formale e sostanziale della reale situazione che determinerebbe la mancata adozione tempestiva del codice 94, nonché il completo disallineamento con le altre fonti informative (flusso giornaliero pazienti, NSIS, database adt, e altro); in conseguenza di ciò, tale criticità, comporterebbe una reale difficoltà di analisi e, di conseguenza, renderebbe inutilizzabile il dato in sede di programmazione;

   nel riscontro all'istanza di accesso agli atti dell'11 aprile 2021 (ns. prot. n. 14612) della prima firmataria del presente atto al Ministero della salute – direzione generale della programmazione sanitaria viene evidenziato che non risultano, presso il presidio ospedaliero di Gorizia, posti letto di terapia intensiva COVID-19 dal gennaio 2021 fino alla data 11 aprile 2021;

   nella risposta all'interrogazione a risposta orale n. 378 dei consiglieri regionali del Friuli-Venezia Giulia, Andrea Ussai e Cristian Sergo, riguardante «Richiesta di chiarimenti sulla classificazione e conteggio dei posti letto di terapia intensiva in Friuli-Venezia Giulia», a cui l'assessore regionale alla salute, Riccardo Riccardi, ha dato risposta nella competente Commissione l'8 settembre 2021, risulta che presso l'ospedale di Gorizia, in maniera continuativa dal 30 marzo al 12 aprile 2021, erano occupati posti letto di terapia intensiva COVID-19 con pazienti intubati;

   dal combinato disposto di tali risposte i dati risulterebbero quindi contraddittori;

   in tale contesto sembrerebbe verosimile ritenere che vi sia una confusione nel canale della comunicazione dei posti letto, nonché nella distinzione dei medesimi: le fonti a disposizione, nonché i professionisti interessati, farebbero rilevare un quadro di non chiara interpretazione; dalle diverse informazioni acquisite, infatti, sembrerebbe che la connotazione dei posti letto non sia univoca, con conseguente difficoltà nella compilazione di un corretto risk assessment;

   parrebbe, quindi, che il numero complessivo dei posti letto nel periodo esaminato che va dal 27 marzo 2021 al 15 aprile 2021 si attesterebbe intorno al numero di 14/15. L'organizzazione posta in essere da un punto di vista di modello organizzativo ha previsto su tutti i posti letto attivati la presenza dell'anestesista. La governance interna, esercitata con un apprezzabile livello di condivisione fra professionisti attraverso un adeguato programma di formazione, risulterebbe apprezzabile;

   a quanto risulterebbe, dovrebbero essere riviste le azioni atte al miglioramento del clima organizzativo per entrambi i presidi e la revisione dei protocolli di rischio alla luce delle modifiche nella gestione dei posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva per entrambi gli ospedali con attività di revisione periodica, fatta con gli operatori sanitari, di quanto previsto della legge n. 24 del 2017 sulla valutazione del rischio –:

   se il Ministro interpellato non ritenga opportuno rendere noto l'esito dell'audit ispettivo effettuato presso gli Ospedali di Palmanova e Gorizia in data 4 e 5 agosto 2021; in particolare per rendere noto:

    a) il quadro e la gestione dei posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva per entrambi gli ospedali con attività di revisione periodica;

    b) l'esito del monitoraggio del processo di revisione dei protocolli di rischio per entrambi gli Ospedali;

    c) quale sia lo stato della riorganizzazione strutturale presso il pronto soccorso dell'Ospedale di Palmanova, per il locale adibito a visita dei pazienti Covid.
(2-01379) «De Carlo, Sut».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRESTIPINO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della salute ha adottato diversi provvedimenti volti a contenere la diffusione della SARS-CoV-2 tra i visoni e altri animali della famiglia dei mustelidi e dei nittereuti – ordinanza del 21 novembre 2020 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 291 del 23 novembre 2020, circolare n. 27663 del 21 dicembre 2020, ordinanza del 25 febbraio 2021 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 48 del 26 febbraio 2021;

   l'Unione europea ha fissato norme armonizzate in materia - decisioni Unione europea n. 2183 del 21 dicembre 2020 e Unione europea n. 788 del 12 maggio 2021;

   è comprovato che la presenza di allevamenti di visoni comporti un concreto rischio per la salute pubblica data la possibilità di introduzione del Coronavirus SARS-CoV-2, la formazione di varianti e il conseguente salto di specie di ritorno verso l'uomo;

   evidenze di infezioni nella popolazione umana con varianti del Coronavirus mutato dai visoni sono state documentate non solo in persone a diretto contatto con i suddetti animali negli allevamenti, bensì anche in migliaia di persone in Paesi dove gli allevamenti non sono presenti;

   in data 20 gennaio 2021, la Valutazione del rischio per la salute pubblica connesso alla presenza di visoni pubblicata congiuntamente da Oms, Fao e Oie ha affermato che 1) il rischio di introduzione e diffusione del virus negli allevamenti di visoni è classificato elevato; 2) il rischio di spillover da visoni di allevamento a uomo è classificato elevato; 3) il rischio di trasmissione di SARS-CoV-2 da visoni di allevamento ad animali selvatici è classificato elevato;

   nel 2020 sono stati documentati oltre 400 focolai di SARS-CoV-2 in allevamenti di visoni e nel 2021 oltre 30 in allevamenti europei, nonostante le misure di biosicurezza vigenti;

   numerosi Paesi, con l'obiettivo di ridurre il rischio per la salute pubblica, hanno provveduto all'abbattimento di visoni in allevamenti focolaio vietandone l'allevamento ovvero sospendendo la fase di riproduzione;

   l'allevamento di animali da pelliccia in Europa è un'attività in declino: già diversi Paesi hanno adottato provvedimenti restrittivi o divieti assoluti in materia;

   il risk assessment dello Statens Serum Institut del 14 giugno 2021 ha evidenziato che 1) senza una sufficiente prevenzione, il visone sarà ancora in grado di infettarsi e formare serbatoi zoonotici; 2) i programmi di monitoraggio e prevenzione non sono stati in grado di prevenire l'infezione tra uomo e visione; 3) il ripristino dell'allevamento di visoni potrebbe comportare un rischio per la salute dell'uomo;

   in Italia sono presenti cinque allevamenti di visoni più un allevamento su cui è pendente un'ordinanza della locale ULSS6 per l'abbattimento di tutti gli animali a seguito di positività riscontrata nei visoni campionati per SARS-CoV-2;

   in Italia tra il 2020 e il 2021 sono stati identificati 2 allevamenti focolaio di SARS-CoV-2: Capralba (CR) e Villa del Conte (PD);

   le regioni Lombardia e Emilia-Romagna hanno richiesto di considerare la dismissione degli allevamenti in questione;

   il Governo ha assunto una posizione favorevole alla dismissione degli allevamenti «di pellicce» durante il Consiglio europeo agricoltura e pesca del 28-29 giugno 2021 così come risultante anche dalla dichiarazione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, nella medesima sede: «l'allevamento di animali per le pellicce non è più giustificabile e l'Italia darà il massimo supporto per giungere al divieto europeo di questa forma di allevamento» –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per prorogare le disposizioni che stabiliscono la sospensione dell'allevamento di visoni fino al 31 dicembre 2022;

   se, come ulteriore misura di prevenzione, il Governo non intenda adottare iniziative per disporre il divieto di detenzione fino al 31 dicembre 2022 anche di visoni riproduttori;

   se il Governo non intenda adottare iniziative per disporre il divieto permanente all'allevamento di animali per ricavarne pellicce, favorendo nel contempo la riconversione delle attività con aiuti economici.
(4-10782)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2013 è stata assunta la decisione n. 1082 del Parlamento europeo e del Consiglio, decisione avente efficacia vincolante per l'Italia quale Stato membro della Unione europea;

   l'articolo 15 della decisione prevede che ciascun Stato membro provveda a designare entro il 7 marzo 2014:

    a) le autorità competenti nello Stato membro per la sorveglianza epidemiologica;

    b) l'autorità o le autorità competenti nello Stato membro per la notifica degli allarmi e la determinazione delle misure necessarie per proteggere la sanità pubblica;

    c) un rappresentante ed un supplente per il Comitato per la sicurezza sanitaria (istituito dall'articolo 17, con il compito di sostenere lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e la Commissione sull'esperienza acquisita nell'attuazione della decisione, di coordinare, in collegamento con la Commissione, la pianificazione della risposta e della preparazione degli Stati membri, nonché di coordinare, in collegamento con la Commissione, la comunicazione in merito al rischio nonché le risposte degli Stati membri) –:

   quali siano i soggetti indicati dallo Stato Membro Italia alla Commissione europea;

   quali attività abbiano svolto in adempimento della decisione n. 1082/2013.
(4-10783)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2013 è stata assunta la decisione n. 1082 del Parlamento europeo e del Consiglio, decisione avente efficacia vincolante per l'Italia quale Stato membro dell'Unione europea;

   ai sensi dell'articolo 4, paragrafo 2, gli Stati membri sono tenuti a comunicare alla Commissione europea, entro il 7 novembre 2014 e con cadenza successiva triennale, un aggiornamento sullo stato di avanzamento della loro pianificazione della preparazione e della risposta a livello nazionale anche con riguardo ai «centri operativi di emergenza (centri di crisi)» e «la descrizione dei piani, delle misure o delle disposizioni volti ad assicurare la fornitura continua di servizi e prodotti critici» –:

   quali siano le comunicazioni inviate dall'Italia all'Unione europea ai sensi della disposizione citata.
(4-10787)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MUGNAI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 44 del disegno di legge di bilancio per il 2022, in corso di esame al Senato della Repubblica, prevede l'introduzione di un livello minimo essenziale del servizio asili nido, fissandolo al 33 per cento su base locale; si tratta di una disposizione rilevante: per la prima volta, infatti, si fa riferimento diretto ai livelli essenziali delle prestazioni su asili nido; è importante sottolineare la dimensione locale dei livelli essenziali delle prestazioni, posto che sino ad ora il decreto legislativo n. 65 del 2017 faceva riferimento, tra l'altro non vincolante, alla sola media nazionale, senza così considerare i profondi divari esistenti fra le varie aree del territorio;

   è una disposizione di carattere storico che per la prima volta, dopo l'introduzione dei livelli essenziali di assistenza in ambito sanitario, fissa un livello minimo cogente collegandovi le risorse – ben 1 miliardo e 100 milioni a decorrere dal 2027 – secondo un calcolo del fabbisogno fatto ex ante;

   l'auspicio è che tale disposizione sia presto approvata nei due rami del Parlamento che – si ricorda – ha, tra l'altro, approvato una risoluzione in tal senso;

   è necessario garantire la piena applicazione di tale disposizione, segnatamente in ordine ai meccanismi che garantiranno l'effettiva destinazione delle risorse all'istituzione e al potenziamento del servizio comunale asili nido, nonché alle procedure concorrenti, previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che garantiranno, nel contempo, la progressiva realizzazione di strutture da adibire ad asilo nido –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare la contemporanea realizzazione degli obiettivi di potenziamento delle strutture e di raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni in ogni ambito locale, in modo da dare effettività all'importante riforma varata.
(3-02635)


   SARRO, PAOLO RUSSO, PENTANGELO e FASANO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose», il Governo ha deciso di intervenire per sbloccare la «vicenda Bagnoli»;

   l'articolo 41 del citato decreto-legge novella, infatti, l'articolo 33 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, al fine di imprimere una svolta e accelerare l'attuazione degli interventi di bonifica e riqualificazione ambientale, che hanno rilevanza sia locale sia nazionale, riferiti al comprensorio Bagnoli-Coroglio. In particolare, è previsto che il commissario straordinario di Governo sia individuato nella persona del sindaco di Napoli e che al predetto commissario sia assegnata una struttura di supporto, con un incarico fino al 2025;

   la vicenda di quest'area si trascina da decenni e ad oggi rimane ancora in fase di stallo. Il Programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana (Praru), che doveva costituire l'atto pianificatorio dal quale prendere avvio, non è stato ancora approvato e non è stata ancora risolta la questione finanziaria legata al trasferimento delle aree ad Invitalia a seguito del fallimento di «Bagnoli futura», né quella della rimozione della cosiddetta «colmata»;

   la complessità della vicenda, per la natura dell'area, le questioni processuali e i troppi anni di blocco, rende tuttavia incerta l'efficacia della soluzione individuata dal decreto-legge n. 152 del 2021, considerato che le principali criticità emerse sino ad ora riguardano anche il soggetto attuatore, nonché le problematiche ambientali di difficile superamento –:

   se intenda fornire chiarimenti su quali siano i tempi di nomina del nuovo commissario del comprensorio Bagnoli-Coroglio e gli effettivi vantaggi previsti in termini di avanzamento del cronoprogramma che il Governo si attende, per superare definitivamente la fase di stallo che dura oramai da troppi anni, caratterizzata solo da annunci e progetti rimasti sulla carta.
(3-02636)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   SUT, CHIAZZESE, DAVIDE CRIPPA, ALEMANNO, CARABETTA, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 2019, con l'introduzione del cosiddetto «ecobonus auto» di cui all'articolo 1, comma 1031, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, è in vigore un piano di incentivazione per l'acquisto di veicoli a basse emissioni di anidride carbonica, originariamente teso ad agevolare l'acquisto di auto ibride plug-in ed elettriche e, successivamente, esteso anche alle vetture ad alimentazione tradizionale;

   la citata misura, più volte rifinanziata con l'immissione di nuove dotazioni per sostenere il mercato dell'auto travolto dalla pandemia (da ultimo, il decreto-legge n. 146 del 2021, cosiddetto «decreto-legge fiscale», con nuove risorse pari a 100 milioni di euro), ha durata triennale, con scadenza prevista al 31 dicembre 2021;

   fin dalla sua introduzione, la ratio alla base della misura è stata quella non solo di indirizzare il comportamento di consumo e di utilizzo dei mezzi da parte dei cittadini, ma di consentire all'industria di pianificare e programmare nel lungo periodo gli investimenti;

   incentivare l'elettrificazione dei veicoli significa contribuire agli obiettivi di efficienza energetica e fornire un percorso complementare per l'utilizzo delle energie rinnovabili, nonché offrire alle imprese automobilistiche di commercializzare ed immettere sul mercato un numero significativo di vetture a basse e zero emissioni in linea con la futura domanda sospinta dagli obiettivi più rigorosi in materia di anidride carbonica previsti dal pacchetto di misure della Commissione europea cosiddetto «Fit for 55», garantendo al contempo maggiore accessibilità economica ai consumatori, maggiori benefici ai cittadini in termini di qualità dell'aria e risparmio energetico e maggiore innovazione nella catena del valore del settore automobilistico;

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano manca uno schema stabile di misure a sostegno del rinnovo del parco auto, né, tantomeno, il disegno di legge di bilancio 2022 contiene disposizioni riguardanti incentivi statali per l'acquisto dei predetti veicoli per il prossimo anno; assenze che si sono tradotte nel dubbio, da parte del comparto auto, che da gennaio 2022 possano non esserci più contributi statali –:

   quali iniziative di competenza intenda predisporre al fine di delineare una strategia di programmazione relativa agli incentivi per le auto elettriche EV e/o termiche per il 2022.
(3-02637)


   LUPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo un recente sondaggio realizzato dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), il settore della componentistica automotive in Italia è formato da circa 2.200 aziende, con un fatturato totale di quasi 45 miliardi di euro nel 2020, di cui circa il 42 per cento è un risultato diretto delle vendite effettuate a Stellantis, uno dei maggiori gruppi operanti nel settore automobilistico, risultato dell'accordo tra i due gruppi Fca e Psa;

   nel corso degli ultimi anni diverse aziende francesi hanno tentato scalate anche «ostili» nei confronti di importanti gruppi italiani, come Mediaset e Tim, ed è stata ostacolata l'acquisizione di società francesi da parte di importanti gruppi italiani, come Fincantieri nel caso di Chantiers de l'Atlantique – ex Stx;

   già nel mese di agosto 2020 Stellantis comunicava ai fornitori – tra cui molti italiani – che «il progetto relativo alla piattaforma del segmento B di Fiat Chrysler (segmento “auto utilitarie”) è stato interrotto a causa di un cambiamento tecnologico in corso. Pertanto vi chiediamo di cessare immediatamente ogni attività di ricerca, sviluppo e produzione onde evitare ulteriori costi e spese»;

   nonostante le rassicurazioni dell'amministratore delegato del gruppo Stellantis Carlos Tavares durante l'evento «Electrification day» del luglio 2021 – in cui ha confermato l'intenzione di realizzare una delle Gigafactory europee di Stellantis in Italia –, il settore automobilistico italiano sconta ritardi importanti nello sviluppo di soluzioni e componenti all'avanguardia, anche a causa di maggiori investimenti pubblici realizzati dagli Stati delle imprese concorrenti –:

   quali iniziative di competenza abbia adottato e intenda adottare per tutelare le aziende italiane e, in particolare, i fornitori italiani del gruppo Stellantis, anche in termini di investimenti pubblici, per accompagnare le imprese nel cambiamento tecnologico in atto nel settore.
(3-02638)


   FASSINA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo statunitense di investimento Kkr ha avanzato nei giorni scorsi una manifestazione di interesse per l'acquisizione del controllo della Tim;

   il fondo Kkr già detiene il 37,5 per cento della FiberCop, società in cui sono confluite, tra l'altro, la rete secondaria di Tim e Tim Sparkle;

   la manifestazione di interesse della Kkr si inserisce in un contesto di difficoltà di Tim, come evidenziato dall'andamento del titolo, sceso a circa 0,35 euro per azione a chiusura dei mercati settimana scorsa;

   in Italia è ancora largamente incompleta la rete in fibra ottica, mentre nelle città dove è più intensa e a maggior valore economico la domanda di servizi digitali si realizzano investimenti paralleli in tale infrastruttura;

   l'attuale condizione di Tim è anche conseguenza ad avviso dell'interrogante degli errori compiuti nelle modalità dell'iniziale privatizzazione;

   la Cassa depositi e prestiti, oltre a detenere quasi il 10 per cento della Tim, ha il 60 per cento di Open Fiber, società dedicata alla realizzazione della rete in fibra ottica in tutto il territorio nazionale;

   l'evidente valore strategico delle reti Tim, come sottolineato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, e di sicurezza nazionale implica la possibilità per il Governo di ricorrere alla normativa relativa al golden power;

   da fonti di stampa si appende che il Governo intenda promuovere una sorta di supercomitato di Ministri ed esperti, di cui peraltro non farebbe parte il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonostante la necessità di tutelare i livelli occupazionali e il loro aumento anche sulla base degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   la vicenda degli assetti societari di Tim dà risalto ad un problema di strategia ancora incompleta per quanto riguarda le telecomunicazioni e, in particolare, la rete in fibra e i cloud dedicati a dati pubblici sensibili;

   un asset così rilevante per la sicurezza e per l'interesse nazionale non può essere controllato da soggetti privati, ma necessita di un intervento dello Stato che, nel quadro di una strategia delle telecomunicazioni, assicuri il controllo pubblico della rete, della fibra ottica da costruire e poi della gestione del cloud –:

   se il Governo non ritenga utile adottare le iniziative di competenza, anche attraverso l'esercizio del golden power, per rilevare le infrastrutture di rete direttamente e indirettamente di proprietà di Tim e aggregarle a quelle di Open Fiber in una società anche indirettamente controllata dallo Stato e realizzare la rete unica in fibra ottica e i cloud dei dati delle pubbliche amministrazioni, nella salvaguardia dell'occupazione in Tim.
(3-02639)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   una delle principali cause dell'inquinamento delle nostre acque si riconduce all'insieme delle carenze nell'ambito della depurazione delle acque reflue. Le difficoltà sono connesse, in particolare, al malfunzionamento degli impianti di depurazione, alla loro difformità rispetto agli standard europei, o addirittura alla loro assenza. Situazioni estremamente gravi poiché, in tutti questi casi, si ha lo stesso esito: lo sversamento in mare di reflui con parametri non conformi alla normativa e, quindi, contenenti un carico inquinante che corrode quotidianamente il nostro ambiente, provocando un'alterazione irreversibile dell'ecosistema marino;

   ad oggi, infatti, sono ben quattro le procedure attive nei confronti dell'Italia in tema di collettamento, fognatura e depurazione; l'infrazione 2004/2034 individua un elenco di interventi in aree urbane per agglomerati sopra i quindicimila abitanti equivalenti che scaricano in aree non sensibili. Per tale infrazione sono arrivate due sentenze di condanna della Corte di Giustizia nel luglio 2012 (C-565/10) e poi nel maggio 2018 (C-251/17). Quest'ultima prevede il pagamento di una sanzione pecuniaria pari a 25 milioni di euro una tantum oltre ai trenta milioni di euro a semestre trascorso senza aver provveduto all'adeguamento, pari a 165 mila euro al giorno, circa 10 euro l'anno ad abitanti equivalenti, per gli iniziali 123 interventi in 75 agglomerati, prevalentemente dislocati in Sicilia, Calabria e Campania;

   la seconda procedura 2009/2034 riguarda invece il mancato rispetto della direttiva europea in 16 agglomerati (per 28 interventi) superiori per numero ai diecimila abitanti equivalenti, che scaricano in aree sensibili. Per tale procedimento è intervenuta nell'aprile 2014 la sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea (C-85/13);

   altre due procedure di infrazione 2014/2059 e 2017/2181 riguardano 606 interventi in 13 regioni italiane, per agglomerati con popolazione >2.000 abitanti equivalenti;

   la violazione più frequente consiste nella mancata applicazione della direttiva del Consiglio del 21 maggio 1991 concernente il trattamento delle acque reflue urbane e, in particolare, dell'articolo 4, secondo il quale gli Stati membri avrebbero dovuto provvedere, nel rispetto di una determinata tempistica indicata nella stessa norma, a sottoporre ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie;

   tra tutte le regioni, quella che predomina in termini di mancato trattamento delle acque reflue è sicuramente la Sicilia, in cui si trova la maggior parte degli agglomerati oggetto di procedura di infrazione: circa il 75 per cento degli impianti siciliani scarica in acque interne, il restante 25 per cento in mare. In particolare, meno del 20 per cento degli impianti opera attualmente con autorizzazione allo scarico in corso di validità;

   la particolare gravità in cui versa l'isola, viste le numerose procedure che la colpiscono, nonché i danni che continuano a perpetrarsi a livello ambientale nell'indifferenza e nell'inerzia degli amministratori, hanno spinto la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ad avviare nel 2019 un'inchiesta sul tema della depurazione delle acque reflue in Sicilia; basti pensare, infatti, che dei 165 mila euro al giorno che l'Italia è stata condannata a pagare, 100 mila euro corrispondono a danni provocati dalla regione Sicilia; ai sensi dell'articolo 3-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, la tutela dell'ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante un'adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell'azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché al principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell'articolo 191, comma 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, regolano la politica della comunità in materia ambientale;

   anche l'attività della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 3- quater del decreto legislativo n. 152 del 2006, deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile per cui, nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, gli interessi alla tutela dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione;

   rispetto alla situazione in cui si trovavano i depuratori al momento delle condanne poco o nulla è cambiato, e il pessimo stato degli impianti ha continuato a provocare effetti dannosi allo stato ecologico e chimico delle acque dei corpi idrici fluviali del distretto idrografico della Sicilia. Questo danno ambientale ha generato e genererà ancora un impatto negativo anche sul turismo;

   nella fattispecie, alcuni degli interventi che occorre mettere in atto al fine di adeguare gli impianti alla normativa, sono stati oggetto di finanziamento tramite la delibera del Cipe n. 60 del 30 aprile 2012; molte di queste somme non sono state ancora utilizzate per la realizzazione dei lavori; a titolo esemplificativo, per l'agglomerato di Santa Flavia (che risulta in procedura di infrazione per violazione della direttiva summenzionata) da circa un decennio non viene fatto nulla, sebbene tramite delibera Cipe n. 60 del 2012, siano stati destinati più di 6 milioni di euro al fine di attivare a adeguare il sistema fognario-depurativo a servizio del Comune;

   ciò che si rende necessario è accelerare, quindi, sono gli interventi che ad oggi sono di competenza del Commissario straordinario unico, attribuendogli il ruolo di Autorità competente in materia di valutazione ambientale di cui all'articolo 5, comma 1, lettera p), del decreto legislativo n. 152 del 2006, dal momento che spesso i rallentamenti sono causati dal ritardo nel rilascio dei pareri e degli atti di assenso –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire un celere adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria in tema di depurazione di acque reflue, valutando altresì: l'attribuzione del ruolo di autorità competente in materia di valutazione ambientale al Commissario straordinario unico per la depurazione; la classificazione degli interventi di progettazione e realizzazione degli impianti di depurazione come opere di interesse strategico, urgenti, indifferibili e di pubblica utilità; la previsione di procedure semplificate ai fini della sollecita acquisizione dei pareri e degli atti di assenso necessari alla realizzazione degli interventi.
(2-01377) «Licatini, Maraia, Zolezzi, Daga, D'Ippolito, Deiana, Di Lauro, Micillo, Terzoni, Varrica, Traversi, Federico».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:

   la legge regionale dell'Emilia-Romagna del 21 ottobre 2021, n. 14, pubblicata sul Burert n. 299 del 21 ottobre 2021, ha previsto all'articolo 16 «Disposizioni per il rispetto della tempistica realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato», la proroga di tutti gli affidamenti del servizio idrico dei comuni della regione alla fine del 2027, ad eccezione di quelli dove all'entrata in vigore della legge siano in corso procedure di gara, ciò come recita la stessa norma «Al fine di consentire il rispetto delle tempistiche per la realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)»;

   la norma approvata arriva alla vigilia della scadenza prevista per la fine di quest'anno della concessione tra l'Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti (Atersir) ed il gestore del servizio idrico integrato Hera s.p.a. relativa tra l'altro al comune di Bologna, mentre per i comuni di Ravenna e Forlì la scadenza è a fine 2023 e per i comuni di Ferrara e Modena a fine 2024; a Bologna, proprio nelle scorse settimane, si era svolto un incontro tra rappresentanti di Atersir, del D Consiglio locale degli amministratori bolognesi, del Comitato acqua pubblica dell'Emilia-Romagna e di Bologna e altre associazioni di utenti con l'Università di Bologna per dare vita ad uno studio di approfondimento relativo alle varie forme di gestione del servizio idrico e verificare la possibilità di ri-pubblicizzazione dello stesso;

   la materia degli affidamenti del servizio idrico e delle sue eventuali proroghe, è sempre stata prerogativa di Atersir, che la regione Emilia-Romagna con legge regionale n. 23 del 2011 ha individuato come unico ambito territoriale ottimale (Ato) comprendente l'intero territorio regionale in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 147 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   l'articolo 149-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che l'affidamento del servizio e conseguentemente la proroga sia di competenza dell'Ato;

   ai fini della realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e le normative ad esso collegate sino ad oggi approvate non hanno previsto alcuna modifica in relazione alle competenze e alle modalità degli affidamenti del servizio idrico o alla loro proroga, le quali sono rimaste di competenza dell'Ato come previsto dall'articolo 149-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   le convenzioni tra Atersir e le società affidatarie della gestione del servizio idrico integrato peraltro già regolano le condizioni per le eventuali proroghe degli affidamenti;

   a parere degli interpellanti la norma approvata dalla regione Emilia-Romagna comporta una violazione di quanto disposto dalle richiamate norme del decreto legislativo n. 152 del 2006 e presenta profili suscettibili di valutazione ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione –:

   se il Governo non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'impugnazione innanzi alla Corte costituzionale della norma della legge regionale in questione.
(2-01378) «Fassina, Timbro, Fornaro».

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRESTIPINO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il progetto Life Lets Go Giglio, promosso dell'ente Parco nazionale Arcipelago Toscano, approvato e finanziato dall'Unione europea con 1,6 milioni di euro, con durata 2019-2023 prevede dal 22 novembre al 20 dicembre 2021 il sistematico abbattimento dei mufloni che vivono sull'isola del Giglio;

   i dirigenti del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano e gli ambientalisti, stante la non endemicità degli animali nell'isola, ritengono necessaria l'eradicazione dei mufloni al fine di tutelare la biodiversità dell'isola, sebbene questi siano stati importati nel 1957 in quanto a rischio di estinzione;

   non risulta alcuno studio che dimostri uno squilibrio ecologico determinato dai suddetti animali;

   i mufloni non rappresentano un pericolo per le coltivazioni dell'isola –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza per sospendere le operazioni di uccisione dei mufloni;

   se non ritenga opportuno avviare uno studio per una effettiva verifica circa l'impatto degli stessi sull'ecosistema dell'isola e, nell'ipotesi in cui venga rilevato un impatto negativo, se non sia possibile prediligere soluzioni alternative, come la sterilizzazione o l'istituzione di riserve protette.
(4-10781)


   TIRAMANI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Sogin S.p.a. è la società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi che ha il compito di localizzare, progettare, realizzare e gestire il Deposito nucleare nazionale, un'infrastruttura di superficie dove sistemare, in totale sicurezza, tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia. Interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, la società opera in base agli indirizzi strategici del Governo Italiano;

   come si evince dai dati pubblicati sul sito istituzionale della Sogin, negli ultimi 5 anni, l'ufficio legale interno all'azienda, composti peraltro da non pochi avvocati, ha affidato incarichi a legali esterni per un importo pari a oltre 1,5 milioni di euro;

   gli incarichi sono stati così distribuiti: nel settore amministrativo sono stati attribuiti incarichi per 500 mila euro, nel settore del diritto del contenzioso del lavoro per oltre 350 mila euro, nel settore del diritto civile, per 350 mila euro, in parere pro-veritate per oltre 50 mila euro, ed altri incarichi ancora;

   risulta ancora una volta uno sperpero di denaro dei contribuenti italiani alquanto oneroso;

   appare evidente, quindi, che il conferimento di incarichi esterni viene previsto non come sistema ordinario per lo svolgimento di compiti ordinari, bensì come strumento di carattere eccezionale in quanto derogatorio del principio generale secondo il quale le società devono provvedere allo svolgimento dei compiti loro affidati a mezzo del personale di cui dispongono;

   l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 175 del 2016, recante testo unico sulle società partecipate pubbliche, prevede che «le disposizioni contenute nel presente decreto sono applicate avendo riguardo all'efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, alla tutela e promozione della concorrenza del mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica»;

   l'articolo 19, del decreto legislativo n. 175 del 2016, riguardante la «gestione del personale», prevede che le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei princìpi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità e dei princìpi di cui all'articolo 35, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001, riprendendo i princìpi contenuti nell'articolo 18 del decreto-legge n. 112 del 2008 che ha previsto che le società a partecipazione pubblica totale o di controllo, non quotate sui mercati regolamentati, adottino, con propri provvedimenti, «criteri e modalità di reclutamento del personale e per il conferimento di incarichi nel rispetto dei princìpi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità»;

   la Corte dei conti ha individuato i presupposti di legittimità che devono essere osservati nell'affidamento degli incarichi esterni: le società controllate prima di procedere all'affidamento di un incarico devono verificare la sussistenza di alcuni presupposti, quali «l'impossibilità di utilizzare risorse interne», «esigenze di funzionalità», «proporzionalità del compenso riconosciuto», «rispetto del principio di trasparenza», «rispetto del principio di imparzialità» –:

   se il Ministro interrogato, alla luce delle criticità evidenziate in premessa, non ritenga di adottare iniziative normative volte a rendere più stringenti le procedure di affidamento di consulenze e collaborazioni legali da parte di Sogin, nel rispetto dei princìpi stabiliti dalla giurisprudenza esistente per le partecipate dello Stato.
(4-10788)


   CASTIELLO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   tra il 14 e il 15 ottobre del 2015, la regione Campania, e in particolare la provincia di Benevento, è stata interessata da piogge torrenziali e forti temporali, che, nel Sannio, hanno provocato l'esondazione dei principali corsi d'acqua: il Calore, il Sabato e il Tammaro; l'alluvione ha colpito tutta la provincia, ma i comuni maggiormente colpiti, oltre al capoluogo Benevento, sono stati Montesarchio, Solopaca, Pietrelcina, Paupisi e San Giorgio la Molara;

   l'alluvione, con la piena che si è protratta fino al successivo 19 ottobre, ha provocato ingenti danni alle abitazioni, agli edifici, ai terreni agricoli, alle infrastrutture agricole e alle strade interpoderali;

   nelle settimane successive all'evento calamitoso, i comuni interessati hanno promosso incontri con i propri cittadini che hanno subìto gravi danni sia alle strutture aziendali che alle infrastrutture rurali connesse alle attività agricole, al fine di rendere loro nota l'opportunità di costituire Società semplici agricole di scopo, per poter proporre anche richieste di ripristino delle infrastrutture agricole attestandone lo status e la loro classificazione, così come previsto dalla consolidata normativa di riferimento ossia dal decreto legislativo n. 102 del 2004, articolo 5, comma 6, richiamato nel decreto ministeriale 24 dicembre 2015 (decreto di riconoscimento di calamità naturale per la provincia di Benevento);

   tutta la viabilità rurale dei territori, dove vivono e lavorano gran parte degli aventi diritto, versa tutt'ora in condizioni assai precarie, colpite dall'alluvione dell'ottobre 2015 e aggravatesi dopo la nevicata eccezionale del 5, 6 e 7 gennaio 2017 e dalle piogge alluvionali dell'agosto 2018 fino al punto che gran parte di esse sono diventate assolutamente intransitabili sia da mezzi agricoli, che da ogni altro mezzo; nessuna produzione è possibile se le infrastrutture connesse alle attività agricole continuano a versare in tale stato pietoso e il loro ripristino migliorerebbe anche la qualità della produzione locale e della vita degli agricoltori di zona;

   ai sensi del sopraccitato comma 6, per le infrastrutture connesse alle attività agricole, ricadenti in zone rurali quali strade interpoderali e canali, a totale carico del Fondo di solidarietà nazionale, i danni reali ammontano a 72 milioni di euro circa;

   alla provincia di Benevento sono stati assegnati finora dal Governo 32 milioni di euro per risanare le infrastrutture e far ripartire i servizi essenziali –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per fronteggiare i danni subìti dalla popolazione del beneventano a causa dell'alluvione del 2015 e garantire la sicurezza della piana di confluenza tra i fiumi Calore e Sabato, anche attraverso un serio progetto di pulizia e manutenzione degli alvei che possa evitare le esondazioni nel periodo delle abbondanti piogge invernali;

   se il Governo non intenda adottare iniziative per concludere l'iter burocratico, relativo al finanziamento per il ripristino delle infrastrutture connesse alle attività agricole e se non intenda valutare la possibilità di procedere alla nomina di un Commissario ad acta.
(4-10791)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   DI GIORGI, LATTANZIO, NITTI, PICCOLI NARDELLI, ORFINI, PRESTIPINO, ROSSI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con l'attuazione del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, il Cnr, in tre anni, ha stabilizzato circa 1.500 ricercatori;

   da una nota inviata dal Coordinamento precari uniti, successiva alla manifestazione del 16 novembre 2021, sarebbero ancora 400 i lavoratori in attesa di assunzione, molti dei quali idonei in graduatorie di procedure concorsuali riservate e prossime alla scadenza;

   con decreto ministeriale n. 614 del 19 maggio 2021, il Ministero disponeva, a fronte dello stanziamento complessivo di 25 milioni di euro di cui alla legge 30 dicembre 2020, n. 178, articolo 1, comma 541, una quota pari a 12.545.000 milioni di euro, finalizzata alla stabilizzazione di personale avente i requisiti di cui all'articolo 20, commi 1 e 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75;

   nella classifica stilata dalla rivista Nature per il 2020, il Cnr compare al 138° posto, seconda istituzione italiana dopo l'Infn (all'87° posto) e davanti all'Università di Padova (326° posto), terza istituzione italiana e prima delle università italiane;

   acquisire rapidamente unità di personale, già impegnate nelle attività di ricerca con competenze e professionalità sperimentate e consolidate, è un'opportunità a cui non si può rinunciare in vista delle esigenze legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che richiedono una risposta pronta e immediata pena la perdita delle risorse –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di valorizzare la professionalità consolidata e completare il processo di stabilizzazione del precariato del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
(3-02634)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Maggioni n. 4-10633, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lucchini.

  L'interrogazione a risposta orale Martinciglio e altri n. 3-02625, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Casa, Spadoni, Timbro.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Fassina n. 5-07109 del 19 novembre 2021.