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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 3 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'emergenza pandemica da Sars-CoV-2 ha indotto le amministrazioni pubbliche ad un tempestivo adeguamento dell'organizzazione del lavoro e dei servizi tale da assicurare, al contempo, la continuità dell'azione amministrativa e la riduzione al minimo dei fattori di rischio sanitario. In tale contesto la diffusione del cosiddetto smart-working, pur nella diversificata valutazione degli effettivi impatti organizzativi e sociali, ha evidenziato l'urgenza di accompagnare e portare avanti anche nelle pubbliche amministrazioni una compiuta transizione digitale ed ecologica. Un cambiamento che non può risolversi nella mera trasformazione tecnologica dei mezzi e delle modalità di produzione dei beni e dei servizi amministrativi, ma che richiede l'adozione di radicali strategie di adattamento dell'organizzazione del lavoro, delle modalità di erogazione dei servizi e la modifica della percezione culturale del ruolo costituzionale delle pubbliche amministrazioni e del lavoro pubblico, in società complesse ed interconnesse ormai profondamente segnate da un'accelerata innovazione digitale;

    è necessario superare l'approccio emergenziale a favore di una diversa prospettiva che sia capace di innervare il lavoro smart in un'organizzazione egualmente smart;

    la diffusione emergenziale dello smart-working è stata inizialmente formalmente correlata alla legge 25 maggio 2017, n. 81, il cui capo II è interamente dedicato alla disciplina del «lavoro agile». L'incertezza nella riconduzione della risposta emergenziale ad una precisa fattispecie astratta di rapporto di lavoro, sia sul piano strutturale che su quello funzionale o degli obiettivi perseguiti, ha trovato un evidente riflesso in una sorta di iniziale sinonimia terminologica tra lavoro agile, smart working, lavoro da remoto, lavoro da casa;

    prima ancora della citata legge n. 81 del 2017 ed in attuazione delle previsioni dei commi 1 e 2 dell'articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha adottato la direttiva n. 3/2017 recante «Indirizzi per l'attuazione dei commi 1 e 2 dell'articolo 14 della legge 7 agosto 2015, n. 124, e linee guida contenenti regole inerenti all'organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti», così avviando la sperimentazione del «lavoro agile» nelle amministrazioni pubbliche;

    l'articolo 263 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e, in particolare, il comma 1, ha previsto che «al fine di assicurare la continuità dell'azione amministrativa e la celere conclusione dei procedimenti, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, adeguano l'operatività di tutti gli uffici pubblici alle esigenze dei cittadini e delle imprese connesse al graduale riavvio delle attività produttive e commerciali» e che «in deroga alle misure di cui all'articolo 87, comma 1, lettera a), e comma 3, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, organizzano il lavoro dei propri dipendenti e l'erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell'orario di lavoro, rivedendone l'articolazione giornaliera e settimanale, introducendo modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza con l'utenza, applicando il lavoro agile, con le misure semplificate di cui al comma 1, lettera b), del medesimo articolo 87, al 50 per cento del personale impiegato nelle attività che possono essere svolte in tale modalità»;

    le circolari del Ministro per la pubblica amministrazione, n. 2 del 1° aprile 2020 e n. 3 del 24 luglio 2020, e il decreto ministeriale del 19 ottobre 2020 hanno stabilito le modalità organizzative e fissati criteri e principi in materia di flessibilità del lavoro pubblico e di lavoro agile, nel contesto emergenziale, anche prevedendo il conseguimento di precisi obiettivi quantitativi e qualitativi;

    il decreto del Ministro della pubblica amministrazione dell'8 ottobre 2021 ha definito le modalità del rientro in presenza del personale delle pubbliche amministrazioni, indicando le condizionalità che le amministrazioni devono rispettare per l'accesso a tale modalità di lavoro, prevedendo anche la predisposizione di specifiche linee guida, attualmente oggetto di confronto sindacale;

    la disciplina del lavoro agile post-emergenziale, implementata nel sistema organizzativo delle pubbliche amministrazioni, come dimostrato dall'emergenza pandemica, può rappresentare aspetti di profonda innovazione, quali: la valorizzazione e la responsabilizzazione delle risorse umane, potendosi concentrare la loro valutazione sulla base dei risultati piuttosto che su aspetti formali e quantitativi; la razionalizzazione nell'uso delle risorse e l'aumento della produttività, con risparmi in termini di costi e miglioramento dei servizi offerti; la promozione dell'uso delle tecnologie digitali più innovative e l'utilizzo dello smart working come leva per la trasformazione digitale e per lo sviluppo delle conoscenze digitali; l'abbattimento delle differenze di genere; la riduzione delle forme di «assenteismo fisiologico»; la valorizzazione del patrimonio immobiliare della pubblica amministrazione, grazie alla riprogettazione degli spazi;

    prima della fase di emergenza da COVID-19 e della conseguente riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni che ha originato il ricorso allo smart working semplificato, solo 1,7 per cento dei dipendenti pubblici risultava impegnato con tale tipologia di prestazione lavorativa;

    successivamente, all'inizio della pandemia, secondo i dati elaborati del monitoraggio sullo smart working elaborati da FormezPA per conto del dipartimento della funzione pubblica, il lavoro agile nelle amministrazioni centrali ha registrato la percentuale di oltre l'87 per cento, dal 94 al 100 per cento negli enti sopra i 10 addetti. Un lavoratore su due in lavoro agile si è giovato di strumenti forniti dall'amministrazione; in particolare, è stato rilevato un incremento del 7 per cento sulla disponibilità di device da maggio a settembre 2020. L'87 per cento dei dirigenti adesso ha la firma digitale, mentre la digitalizzazione dei procedimenti è al 60 per cento. Il 70 per cento delle amministrazioni, secondo il monitoraggio, ha registrato un salto nelle competenze digitali dei dipendenti. Per il 48 per cento degli enti i dipendenti sono stati più responsabilizzati e orientati ai risultati. Il 54 per cento delle amministrazioni ritiene invece che le spese siano diminuite, con punte oltre l'80 per cento per il comparto università e ricerca e nella pubblica amministrazione centrale. Risparmi concentrati soprattutto nelle voci relative ad utenze e carta;

    l'accelerazione digitale legata all'emergenza ed i risultati ottenuti con lo strumento dello smart working hanno ricondotto alla necessità di inquadrare il lavoro da remoto in una logica più ampia e di sistema, disponendosi l'obbligo, ai sensi dell'articolo 263 del decreto-legge n. 34 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, in capo alle amministrazioni, quale sezione del Piano della performance, di elaborare un annuale Piano organizzativo per il lavoro agile (Pola), successivamente sostituito e integrato nel Piano integrato di attività e organizzazione (Piao), configurato in guisa tale da riportare in una cornice unitaria anche i diversi piani relativi alla promozione della parità di genere e all'implementazione della disciplina di contrasto alla corruzione;

    in questo processo è stato fondamentale il ruolo della banda ultra larga, requisito dell'agenda digitale 2020, nonché il Piano triennale per la pubblica amministrazione e il censimento del patrimonio Ict della pubblica amministrazione adottato in conformità della circolare n. 1/2019. Con la circolare n. 1/2020 sono state poi adottate alcune misure d'incentivazione volte a supportare il ricorso al lavoro agile come forma più evoluta di flessibilità di svolgimento della prestazione lavorativa (ad esempio, utilizzo di soluzioni cloud per la condivisione delle informazioni, strumenti per la partecipazione a riunioni a distanza ed altro);

    in relazione al lavoro agile sono state definite le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, anche dirigenziale, e gli strumenti di rilevazione e di verifica periodica dei risultati conseguiti, anche in termini di miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa, della digitalizzazione dei processi, nonché della qualità dei servizi erogati, anche coinvolgendo i cittadini, sia individualmente, sia nelle loro forme associative. Tuttavia, sulla base di quanto risultante da una prima verifica sull'attuazione delle suddette previsioni organizzative, emerge che solo 54 delle 162 amministrazioni statali monitorate hanno pubblicato i relativi Pola entro la scadenza del 31 gennaio 2021;

    l'obiettivo di meglio correlare lavoro e organizzazione tramite le nuove tecnologie digitali, nella prospettiva del miglioramento dei servizi resi ai cittadini, rientra nella missione n. 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede, in linea con le raccomandazioni della Commissione europea, un programma di innovazione strategica della pubblica amministrazione nel cui ambito una specifica linea progettuale persegue l'obiettivo della digitalizzazione e della modernizzazione della pubblica amministrazione, con interventi specifici anche per rafforzare l'organizzazione e incrementare la dotazione di capitale umano, secondo una stretta complementarietà e un'articolata strategia di riforma, che, secondo quanto previsto nella proposta, potrà contare su ingenti risorse finalizzate agli investimenti nel capitale umano, nel quadro di un investimento complessivo nella digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione pari a 9,75 miliardi di euro;

    come rilevato dallo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ultimo decennio l'evoluzione della spesa pubblica per la parte relativa al personale, con il blocco del turn over, ha generato una significativa riduzione del numero dei dipendenti pubblici nel nostro Paese, con un'incidenza sull'occupazione totale largamente inferiore rispetto alla media dei Paesi Ocse e con un'età media di 50 anni e con solo il 4,2 per cento di età inferiore ai 30 anni. Un fattore questo che ha «contribuito a determinare un crescente disallineamento tra l'insieme delle competenze disponibili e quelle richieste dal nuovo modello economico e produttivo disegnato per le nuove generazioni», evidenziando, inoltre, come la carenza delle competenze sia stata determinata «dal taglio delle spese di istruzione e formazione per i dipendenti pubblici. In dieci anni, gli investimenti in formazione si sono quasi dimezzati, passando da 262 milioni di euro nel 2008 a 164 milioni nel 2019: una media di 48 euro per dipendente»;

    fra gli obiettivi perseguiti con le linee di investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza vi è quello di rafforzare la conoscenza e le competenze del personale, dirigenziale e non dirigenziale, della pubblica amministrazione mediante azioni specifiche: introduzione di meccanismi di rafforzamento del ruolo, delle competenze e delle motivazioni dei civil servant, attraverso percorsi di valorizzazione della professionalità acquisita e dei risultati raggiunti, anche tramite la previsione di progressioni di carriera basate su percorsi non automatici ma selettivi di sviluppo e crescita; introduzione di un nuovo modello di lavoro pubblico, anche attraverso strumenti normativi e contrattuali, con valutazione e remunerazione basate sul risultato e valorizzazione economica delle risorse umane aventi caratteristiche di eccellenze professionali; introduzione di meccanismi di rafforzamento del ruolo e delle competenze dei dirigenti pubblici, riservando particolare attenzione al tema dell'accesso delle donne a posizioni dirigenziali; riforma del sistema di formazione; lavoro agile e nuove forme di organizzazione del lavoro pubblico;

    con il decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, il Governo ha esteso a tutto il personale delle pubbliche amministrazioni l'obbligo di possedere e di esibire, dal 15 ottobre 2021, per l'accesso al luogo di lavoro, la certificazione verde COVID-19 (cosiddetto green pass), disponendo di fatto il rientro in presenza dei pubblici dipendenti;

    fermo restando che la modalità ordinaria – in quanto non richiede specifici adattamenti regolamentari – di svolgimento della prestazione lavorativa presso le amministrazioni pubbliche è quella in presenza, occorre, in linea con la citata missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, superare l'utilizzo del lavoro agile quale strumento di contrasto al fenomeno epidemiologico e realizzare un'efficace integrazione tra lavoro in presenza e da remoto;

    coerentemente con il patto sociale Governo-sindacati del 10 marzo 2021, la disciplina del rapporto di lavoro in modalità agile presso le pubbliche amministrazioni è oggetto di confronto tra l'Aran e le organizzazioni sindacali e dovrà contemplare la possibilità di stipulare accordi individuali nel rispetto di un quadro di riferimento unitario di garanzie definite dalla contrattazione collettiva;

    tuttavia, è necessario tenere conto di nuovi modelli organizzativi adeguati agli obiettivi e agli indicatori di performance che si prefigge la pubblica amministrazione e delle migliori condizioni di lavoro per i dipendenti; infatti, l'attuale organizzazione del pubblico impiego, ripensata per favorire il lavoro agile, impone un diverso approccio organizzativo e richiederebbe anche un ripensamento complessivo della disciplina del lavoro pubblico; infatti, l'attuale disciplina normativa e contrattuale del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche riflette modelli organizzativi basati sulla presenza fisica in ufficio, con la conseguenza che numerosi istituti relativi al trattamento giuridico ed economico non sempre sono compatibili con il cambiamento in atto (si pensi, a titolo di esempio, alla disciplina dei permessi, a quella del lavoro straordinario e altro), richiedendo un'azione di revisione complessiva da porre in essere con il coinvolgimento imprescindibile delle organizzazioni sindacali;

    tra i fattori imprescindibili per una nuova visione del modello del lavoro agile rivestono un ruolo strategico la «cultura organizzativa» e le «tecnologie digitali» in una logica di «cambio di gestione», ovvero di gestione del cambiamento organizzativo per valorizzare al meglio le opportunità rese disponibili dalle nuove tecnologie;

    il livello di digitalizzazione permette di creare spazi di lavoro digitali virtuali, nei quali la comunicazione, la collaborazione e la socializzazione non dipendono da orari e luoghi di lavoro; parallelamente, al lavoratore in smart working dovrà riconoscersi anche il diritto alla disconnessione che sarà oggetto di declinazione da parte della contrattazione collettiva nazionale e/o di contrattazione decentrata; il contratto collettivo nazionale di lavoro dovrà riconosce al lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile i corretti tempi di riposo per garantire il recupero delle energie psico-fisiche, la conduzione della propria vita personale e la libera cura delle proprie relazioni affettive e sociali; il contratto collettivo nazionale di lavoro dovrà ridefinire i valori sui quali costruire l'auspicato e rinnovato impianto normativo di regolamentazione del lavoro agile nella pubblica amministrazione;

    per completare questa transizione, occorre incrementare le competenze digitali trasversali del personale della pubblica amministrazione utilizzando anche i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza a disposizione per l'accrescimento delle competenze professionali,

impegna il Governo:

1) a favorire, per quanto di competenza, che, nella definizione del confronto tra l'Aran e le organizzazioni sindacali per la disciplina del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni, vengano individuate soluzioni che inseriscano gli accordi individuali in un quadro di regole certe e di garanzia da individuare anche nell'ambito della contrattazione collettiva, con particolare riguardo:

  a) al diritto alla formazione e alla non discriminazione, promuovendo l'adozione di misure che assicurino parità di trattamento tra i lavoratori che svolgono la prestazione in modalità agile e i loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinaria;

  b) alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e alle misure idonee ad assicurare il miglioramento del benessere organizzativo, in coerenza con la direttiva del Ministro della funzione pubblica sulle misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni del 2004 e con il decreto legislativo n. 81 del 2008, che prevede, al comma 1 dell'articolo 28, che «la valutazione dei rischi (...) deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato»;

  c) al diritto alla disconnessione, da riconoscere al lavoratore in smart working anche nell'ambito della contrattazione collettiva nazionale e/o decentrata;

  d) alla parità di genere, con particolare attenzione alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in relazione agli eventi di maternità e paternità;

  e) ai diritti alla sicurezza dei lavoratori e al rispetto della protezione dei dati personali;

2) ad adottare, nel rispetto del ruolo delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e tenuto conto anche delle opinioni delle organizzazioni di rappresentanza degli utenti, ogni iniziativa utile per migliorare, modernizzare e riqualificare, nella prospettiva della transizione digitale ed ecologica, l'attività e l'organizzazione delle pubbliche amministrazioni, in guisa tale da rendere possibile un'effettiva ed utile implementazione del lavoro agile, ma sempre con il prioritario obiettivo di un crescente miglioramento dei servizi resi all'utenza;

3) ad adottare le iniziative di competenza per assicurare anche un adeguato spazio alla contrattazione integrativa, al fine di consentire il migliore adattamento delle esperienze di lavoro agile ai diversi contesti organizzativi di riferimento;

4) a promuovere le condizioni effettive per una maggiore autonomia e responsabilità dei lavoratori nella gestione dei tempi di lavoro e nel raggiungimento di risultati obiettivamente misurabili, anche attraverso iniziative volte a favorire la costituzione di micro team professionali capaci di operare su piattaforme condivise, al fine di migliorare la qualità dei servizi erogati agli utenti e di favorire il benessere organizzativo e individuale dei dipendenti;

5) ad adottare le iniziative per prevedere, ferme restando le previsioni del decreto dell'8 ottobre 2021 di cui in premessa e l'autonomia organizzativa delle amministrazioni nel raggiungere qualsiasi rapporto numerico tra lavoratori in presenza e lavoratori agili, che, nell'ambito dei singoli progetti sperimentali di implementazione del lavoro agile individuati dalle pubbliche amministrazioni sulla base di specifiche esigenze organizzative, venga assicurata un'adeguata integrazione tra lavoratori in presenza e lavoratori in modalità agile, prevedendo che questi ultimi siano in numero significativo, in relazione al progetto, rispetto a quello dei dipendenti adibiti alle attività individuate dallo stesso, tendenzialmente non inferiore ad un terzo dei dipendenti coinvolti nel progetto, con la garanzia di non subire penalizzazioni ai fini del riconoscimento di professionalità e delle progressioni di carriera e comunque sempre con l'obiettivo – ed il limite – che il ricorso al lavoro agile deve essere correlato all'accrescimento della customer satisfaction degli utenti e non deve in alcun modo ridurre o condizionare l'erogazione dei servizi a favore degli utenti;

6) a promuovere l'incremento dell'utilizzo delle tecnologie digitali a sostegno della prestazione lavorativa, mediante strumenti di lavoro messi a disposizione dalla pubblica amministrazione o comunque attraverso l'utilizzo di software interoperabili ed idonei a garantire la salute e la sicurezza del personale ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 81 del 2008 e i dati dell'amministrazione, in ogni caso assicurando che gli eventuali strumenti informatici a disposizione del lavoratore siano in grado di offrire standard di normale funzionalità e sicurezza informatica delle dotazioni tecnologiche affidate;

7) a dare immediato avvio ai programmi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione, con particolare riguardo agli investimenti sul capitale umano per l'adeguamento all'innovazione e alla digitalizzazione, nonché a dare la più rapida attuazione ai progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza volti ad assicurare che tutte le amministrazioni pubbliche, così come i cittadini e le imprese delle aree interne, delle aree montane e delle piccole isole, possano essere connessi tramite reti telematiche efficienti e sicure;

8) ad adottare le opportune iniziative di competenza per definire indirizzi affinché, anche con il superamento della fase emergenziale e il ritorno in presenza quale modalità ordinaria di prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni, siano comunque riconosciute e, anzi, incrementate le positive esperienze che hanno consentito l'assolvimento degli obblighi burocratici in capo a cittadini e imprese con modalità telematiche, ma siano anche assicurate adeguate modalità per consentire lo svolgimento in presenza delle attività per tutti quei cittadini che non possono agevolmente fruire, per condizioni soggettive od oggettive, dei servizi da remoto;

9) a prevedere un progressivo e costante monitoraggio della valutazione degli effetti del lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni, mediante l'attività dell'Osservatorio nazionale del lavoro agile all'uopo costituito ad opera del decreto-legge n. 43 del 2020;

10) a promuovere un programma triennale per la razionalizzazione e la valorizzazione degli immobili in uso, prevedendo l'eventuale riduzione delle locazioni passive e l'eventuale dismissione di immobili pubblici non più indispensabili, in coerenza con la programmazione urbanistica definita dalle amministrazioni comunali;

11) ad adottare iniziative per il rispetto delle norme contenute nella legge n. 300 del 1970, con particolare riguardo ai controlli a distanza, dei princìpi espressi dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (2000/C 364/01) e dal Regolamento generale sulla protezione dei dati personali (2016/679);

12) ad adottare iniziative per garantire un'organizzazione delle attività degli uffici che assicuri costantemente, da subito, la presenza in servizio del personale preposto alle attività di sportello e di ricevimento degli utenti (front office) e del back office, prevedendo che le amministrazioni assicurino che lo svolgimento della prestazione di lavoro in modalità agile non pregiudichi o riduca la fruizione dei servizi resi a favore degli utenti;

13) a promuovere con gli Stati interessati dal frontalierato italiano la definizione di appositi accordi bilaterali in materia di svolgimento dell'attività lavorativa in modalità agile e/o da remoto.
(1-00539) «Baldino, Murelli, Viscomi, Calabria, D'Alessandro, Mugnai, De Lorenzo, Tasso, Lapia, Colucci, Gebhard, Angiola, Federico».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento del direttore generale (P.d.g.) 11 febbraio 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale – IV Serie Speciale – «Concorsi ed Esami» 5 marzo 2019, n. 18, è stato indetto il concorso pubblico a n. 302 posti (226 uomini; 76 donne), elevati a 376 (282 uomini; 94 donne) di allievo agente del Corpo di polizia penitenziaria;

   l'articolo 259-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha autorizzato l'Amministrazione penitenziaria all'assunzione di 650 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria, di cui 488 uomini e 162 donne, mediante scorrimento della graduatoria degli idonei del suddetto concorso pubblico a 302 posti, elevati a 376, di allievo agente del Corpo di polizia penitenziaria e, per la parte residua, mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta del medesimo concorso;

   pertanto, con P.d.g. 11 febbraio 2021, sono stati convocati per gli accertamenti psicofisici e attitudinali di cui agli articoli 12 e 13 del bando di concorso:

    1. i candidati risultati idonei alla prova scritta che hanno riportato il punteggio da 9,700 a 9,325, classificatisi tra la posizione n. 456 e la posizione n. 1077 della graduatoria;

    2. le candidate risultate idonee alla prova scritta che hanno riportato il punteggio da 9,750 a 9,700, classificatesi tra la posizione n. 253 e la posizione n. 399 (in considerazione del medesimo punteggio conseguito a partire dalla posizione 284) della graduatoria;

   con decreto dirigenziale 12 ottobre 2021 è stata approvata, ai sensi del citato articolo 259-bis, decreto-legge n. 34 del 2020, la graduatoria degli idonei della prova scritta del concorso in esame. In particolare:

    riguardo alla graduatoria aliquota uomini è prevista l'assunzione, all'esito dello scorrimento della graduatoria degli idonei non vincitori, di 412 uomini, di cui l'ultimo con punteggio di 9,725;

    riguardo alla graduatoria aliquota donne è prevista l'assunzione, all'esito dello scorrimento della graduatoria degli idonei non vincitori, di 45 donne, di cui l'ultima con punteggio di 9,850;

   non rientrano nelle previste assunzioni 123 candidati, di cui 67 donne e 56 uomini, benché già convocati agli accertamenti psicofisici e attitudinali, in virtù del P.d.g. 11 febbraio 2021, e risultati idonei in esito ad essi; attualmente, a seguito di rinunce, si tratta di 80 unità, di cui 57 donne e 23 uomini;

   occorre impiegare le assunzioni straordinarie programmate nel 2021 per il Corpo della polizia penitenziaria, rispettivamente:

    dall'articolo 1, comma 287, legge n. 205 del 2017 (237 unità);

    dall'articolo 1, comma 381, legge n. 145 del 2018 (100 unità);

    dall'articolo 19, decreto-legge n. 162 del 2019 (18 unità);

    dall'articolo 1, comma 984, legge n. 178 del 2020 (200 unità);

   per un totale di 555 assunzioni straordinarie, onde assumere le suindicate residue 80 unità di candidati idonei non vincitori in esito allo scorrimento della graduatoria di cui al decreto dirigenziale 12 ottobre 2021;

   tali assunzioni sono necessarie per esigenze di economicità, efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa, nonché per fare fronte alla carenza di organico del Corpo di polizia penitenziaria, vieppiù crescente in considerazione dei pensionamenti in atto e di quelli previsti nel breve e medio periodo, in quanto trattasi di candidati idonei e, dunque, effettivamente in grado di prendere servizio nell'immediatezza, mentre, ove si attendesse il completamento di una prossima tornata concorsuale, si dilaterebbero i tempi di avvicendamento del personale destinato al congedo;

   ai sensi delle suindicate previsioni normative, deve essere adottato un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che destini le assunzioni straordinarie alla specifica assunzione, entro il 31 dicembre 2021, delle suindicate 80 unità di candidati idonei non vincitori –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per risolvere la problematica indicata.
(5-06972)


   PARISSE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del question time in Assemblea il 20 ottobre 2021 riguardante l'introduzione dell'articolo 130-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 sulle spese di giustizia da parte dell'articolo 15 del decreto-legge n. 113 del 2018, che ha modificato il suddetto decreto, il Ministro della giustizia, rispondendo all'interrogazione, dopo aver ricordato che l'origine dell'interrogazione dipendeva dal fatto che alcuni Tar hanno interpretato la parola «impugnazione» prevista dall'articolo 130-bis come applicabile anche al giudizio di primo grado nell'ambito del giudizio amministrativo e non soltanto all'impugnazione in secondo grado e in Cassazione, come avviene normalmente nei giudizi civili e penali, comprimendo a parere degli interroganti il diritto costituzionale di difesa, ha dichiarato di non essere competente ad interferire sulle interpretazioni dei giudici;

   il Ministro della giustizia ha ribadito inoltre di non poter dare indicazioni sull'interpretazione delle norme essendo attività strettamente giurisdizionale e, nel caso sopra esposto, perché il problema interpretativo è originato dai tribunali amministrativi dove si può verificare questo tipo di equivoco, perché, nonostante la norma sia applicabile tanto nei giudizi amministrativi quanto in quelli civili e in quelli tributari, il termine «impugnazione» nell'ambito dei giudizi civili e tributari è chiaramente riferito all'impugnazione di secondo grado, mentre è nell'ambito amministrativo che può sorgere l'equivoco, perché quello, per definizione, è un giudizio che parte e che inizia sull'impugnativa dell'atto;

   il Ministro ha dunque specificato di non poter intervenire nell'ambito della giustizia, amministrativa, ribadendo che la questione è di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   la questione è stata posta dall'interrogante in quanto molti tribunali amministrativi, quali i Tar del Molise e di Salerno, hanno respinto il ricorso in primo grado, impedendo l'esercizio del diritto al patrocinio gratuito, interpretando erroneamente il concetto di impugnazione come riferito all'atto amministrativo e non alla sentenza di primo grado, respingendo altresì la richiesta dei difensori di liquidazione delle spese per gratuito patrocinio;

   l'impugnativa di cui all'articolo 130-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 deve necessariamente essere riferita al secondo grado di giudizio avendo riguardo al processo civile, tributario e amministrativo non all'atto processuale per assicurare ai soggetti non abbienti gli stessi diritti rispetto a chi ha gli strumenti economici per poter pagare un legale –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di fare chiarezza a livello normativo, secondo la lettera della norma citata, per garantire l'esercizio del diritto costituzionale al gratuito patrocinio.
(5-06975)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Sudafrica ha annunciato un progetto per ridurre le emissioni domestiche di carbonio entro un intervallo di emissioni compreso tra 420 CO2-eq e 350 CO2-eq entro il 2030. Questo ambizioso obiettivo, compatibile con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, è il primo grande passo del Sudafrica per affrontare il cambiamento climatico, che avrà un impatto devastante sull'Africa subsahariana senza sforzi di mitigazione e adattamento su larga scala;

   il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, ha inoltre annunciato che il progetto sarà supportato da uno storico partenariato – Just Energy Transition Partnership – con i governi di Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, nonché con l'Unione europea, per sostenere una giusta transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e una società resiliente al clima in Sudafrica;

   attraverso gli intenti di questo partenariato, i paesi partner mobiliteranno un importo iniziale di 8,5 miliardi di dollari nei prossimi tre-cinque anni, attraverso una serie di strumenti, tra cui sovvenzioni e finanziamenti agevolati, per garantire che il passaggio dai combustibili fossili a un'economia globale più sostenibile salvaguardi i diritti e i mezzi di sussistenza dei lavoratori e delle comunità;

   la presidente Von der Leyen ha affermato che «questa nuova partnership potrebbe diventare un modello su come supportare giuste transizioni in tutto il mondo, con paesi sponsor e paesi che devono andare avanti più velocemente nella giusta transizione»;

   i finanziamenti altamente agevolati che saranno mobilitati attraverso questa partnership accelereranno gli investimenti nelle energie rinnovabili e lo sviluppo di nuovi settori come i veicoli elettrici e l'idrogeno verde;

   lo stesso presidente Ramaphosa ha ricordato che «il cambiamento climatico è una sfida esistenziale che tutti noi dobbiamo affrontare e il Sudafrica è impegnato a fare la sua parte nella riduzione delle emissioni globali. La partnership che abbiamo stabilito oggi è un momento spartiacque non solo per la nostra giusta transizione, ma per il mondo nel suo insieme. È la prova che possiamo intraprendere azioni ambiziose per il clima, aumentando la nostra sicurezza energetica, creando posti di lavoro e sfruttando nuove opportunità di investimento, con il sostegno delle economie sviluppate»;

   la Dichiarazione politica di partenariato Just Energy Transition Partnership rappresenta una partnership unica nel suo genere, un accordo tra un Paese in via di sviluppo ad alta intensità di carbone e un gruppo di Governi donatori per lavorare insieme e finanziare una transizione giusta dal carbone e un modello per forme simili di collaborazione a livello globale –:

   se il Governo italiano abbia intenzione di unirsi ai negoziati in corso per il nuovo partenariato Just Energy Transition Partnership e, in caso affermativo, con quali tempi e quali modalità.
(5-06973)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPENA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   per giovedì 4 novembre alle ore 21:00, nello stadio Velodrome di Marsiglia, è previsto lo svolgimento della partita di calcio tra l'Olympique Marsiglia e la S.S. Lazio valevole per la quarta giornata del Girone E di UEFA Europa League;

   in data 22 ottobre 2021 la S.S. Lazio, tramite comunicato ufficiale, comunicava che «le competenti autorità francesi hanno emesso un'ordinanza che vieta ai tifosi della Lazio l'accesso allo stadio Velodrome di Marsiglia, nonché la circolazione o lo stazionamento nei seguenti arrossindements: primo, secondo, sesto, settimo e ottavo»;

   il 29 ottobre 2021 il Ministero dell'interno francese ha emesso un'ordinanza, a firma del Ministro Gerald Darmanin, con il quale è stato disposto che «dalle ore 24.00 di mercoledì 3 novembre 2021 alle ore 24.00 di giovedì 4 novembre 2021, è vietato il viaggio, individuale o collettivo, con qualsiasi mezzo, di chiunque si dichiari tifoso della Società Sportiva Lazio, o si comporti come tale, dai posti di frontiera stradali, ferroviari, portuali e aeroportuali francesi, da un lato, e il comune di Marsiglia (Bouches-du-Rhône), dall'altro»;

   tra le motivazioni in premessa nell'ordinanza soprammenzionata si fa riferimento al fatto che «gli spostamenti del club laziale sono frequentemente fonte di turbamento dell'ordine pubblico a causa del comportamento violento di alcuni tifosi di questa squadra o di individui che si comportano come tali, manifestati ripetutamente nei dintorni degli stadi e nei centri abitati dei luoghi di ritrovo, sia da risse tra tifosi, lancio di petardi, fumogeni o bombe carta, sia da provocazioni di carattere politico, in questo caso dalla ripetuta intonazione di canti fascisti e dall'esecuzione di saluti nazisti» –:

   se sia a conoscenza di quanto segnalato in premessa;

   se il Ministro interrogato intenda intraprendere iniziative al fine di richiedere spiegazioni al suo omologo francese in merito alle implicazioni del testo dell'ordinanza che, così formulata, sembrerebbe vietare l'ingresso in tutto il territorio francese di cittadini italiani sulla sola base della squadra calcistica per cui fanno il tifo e procedendo ad una loro assimilazione con quelli che – come si legge nel testo stesso dell'ordinanza – vengono definiti «alcuni tifosi di questa squadra o individui che si comportano come tali».
(4-10589)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Museo delle Porcellane della Richard Ginori è una raccolta di porcellane tra le più complete esistenti in Italia e in Europa e il valore delle opere ivi conservate è inestimabile. Oltre a queste, contiene anche lastre di metallo incise e pietre litografiche per la stampa dei decori, un archivio di documenti cartacei e disegni e due biblioteche, una moderna e una storica;

   l'economia del comune di Sesto Fiorentino, negli ultimi anni in affanno, ha bisogno anche di turismo di qualità che può essere attratto grazie anche alla collezione sopracitata;

   nell'ottobre 2018, è stato siglato un accordo per l'avvio dell'intervento di restauro e risanamento conservativo del Museo per un importo complessivo di 1.900.000,00 euro, finanziato a valere sul fondo Sviluppo e Coesione 2007-2013 dalla delibera CIPE n. 106 del 2017 – «Riprogrammazione delle economie di gara relative alla delibera CIPE n. 38 del 2012»;

   alla fine di dicembre 2019, in una cerimonia nel comune di Sesto Fiorentino, si è celebrato l'accordo tra regione Toscana, comune e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sul «nuovo museo della porcellana Richard Ginori», un'operazione che ha comportato una spesa pari a più di sei milioni di euro;

   i lavori del museo avrebbero dovuto essere già partiti ma non risultano attualmente presenti sul luogo né gli operai, né l'organizzazione di un cantiere, e la struttura risulta lasciata in uno stato di abbandono;

   per quanto concerne la Fondazione, ne è stata annunciata l'istituzione alla fine del 2019, mentre la nomina è avvenuta a fine ottobre 2020 con l'attribuzione della carica di Presidente allo storico dell'arte Tomaso Montanari e l'attribuzione della carica di consiglieri di amministrazione a Stefano Casciu, direttore regionale Musei Toscana del MiBACT, a Nicoletta Maraschio, a Maurizio Toccafondi e infine a Gianni Pozzi; in seguito è stato nominato il direttore. Da un anno quindi la fondazione è funzionante ed operativa;

   nonostante i fondi e la nomina del consiglio di amministrazione, operativa da un anno, il museo purtroppo risulta ancora chiuso dal 2014 e la sua condizione attuale è ancora lontana dal consentire un'apertura al pubblico –:

   quale sia l'indirizzo politico che il Ministro interrogato ha dato ai propri nominati all'interno della Fondazione per la creazione e lo sviluppo del Museo delle Porcellane e quali le risorse che il Ministro ha destinato e destinerà al fine di garantire l'apertura al pubblico quanto prima del museo.
(5-07000)


   CARBONARO, CASA, BELLA, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI, VACCA, VALENTE, FEDERICO e MASI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 luglio 2021, sono stati pubblicati sul sito del Ministero della cultura gli esiti della prova scritta del concorso pubblico, per esami, per il reclutamento di 1.052 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato da inquadrare nei ruoli del Ministero della cultura, Area II, F2, profilo di assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza (bando concorsuale in Gazzetta Ufficiale n. 63 del 9 agosto 2019) risultando ammessi all'orale 3.236 candidati;

   il Consiglio superiore dei beni culturali, in data 24 dicembre 2020, ha avuto modo di osservare che: «Visti i tempi delle procedure ordinarie di assunzione si potrebbero prevedere interventi mirati a velocizzare e semplificare i concorsi (...) L'ampliamento del meccanismo di scorrimento delle graduatorie potrebbe favorire il reclutamento: un simile meccanismo potrebbe essere impiegato già per il concorso in atto, e attualmente bloccato, per 1.052 addetti alla vigilanza...»;

   deve segnalarsi, inoltre, per profili analoghi a quello bandito dal Ministero della cultura sono state indette procedure di selezione, una pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 13 agosto 2021 e un'altra in data 21 febbraio 2020, rispettivamente per 100 unità di personale AFAV, dove si prevedeva solo un «eventuale orale», e l'altra per l'avviamento degli iscritti ai Centri per l'impiego, finalizzata al reclutamento di 500 unità AFAV, in questo caso senza prove preselettive né scritti e con un programma di selezione molto semplificato;

   si è venuta a determinare una situazione paradossale e caotica per cui per lo stesso profilo lavorativo sono stati indetti tre concorsi distinti, con modalità di selezione e tempistiche di svolgimento molto diverse tra loro, il che ha creato un'oggettiva disparità di trattamento tra candidati;

   la cronica carenza di personale Afav comporta forte nocumento allo sviluppo culturale e turistico dei territori, con innumerevoli musei e siti di estremo interesse culturale perennemente chiusi al pubblico;

   considerato il numero elevato di candidati ammessi all'orale del concorso, la calendarizzazione delle prove orali e la conclusione della ordinaria procedura richiederebbe ancora molti mesi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di garantire la piena parità di trattamento tra candidati e velocizzare le procedure di assunzione in ruolo, per garantire la celere immissione in ruolo dei 1.052 assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza del Ministero della cultura, anche prevedendo uno snellimento delle prove di selezione, come già avvenuto per altri concorsi indetti dalle amministrazioni centrali nel periodo post pandemico.
(5-07001)


   APREA, CASCIELLO, PALMIERI e SACCANI JOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della pandemia si è reso evidente il contributo della cultura al benessere psicofisico delle persone e il suo ruolo nel sistema sociale ed economico che, in Italia, contribuisce da sempre a costruire un forte valore identitario;

   nel 2020 biblioteche e archivi sono rimasti totalmente chiusi per 126 giorni e hanno osservato aperture parziali e accessi contingentati per ulteriori 172 giorni;

   nell'ambito delle restrizioni le biblioteche hanno ridotto sia i servizi che gli orari di apertura e, nonostante siano state alleggerite le misure di contenimento relative ad altri settori dopo l'introduzione del green pass, ancora oggi sono limitati gli accessi e il prestito librario deve rispondere ad uno specifico e complesso protocollo e a misure di contenimento per cui, per esempio, i libri che vengono toccati dagli utenti o riportati dopo il prestito devono essere imbustati e messi in quarantena separatamente con rilevanti conseguenze sulla qualità e quantità dei servizi;

   il criterio di pericolosità del contatto del bene a disposizione dell'utenza utilizzato per archivi e biblioteche non viene adottato per le librerie e per qualsiasi altro esercizio commerciale al dettaglio, nei quali le merci rimangono a disposizione della clientela che la può toccare, provare e rimettere in scaffale senza che queste vengano successivamente sottratte alla fruizione di altri clienti;

   le biblioteche non sono solo luoghi di studio e ricerca ma si inseriscono nella rete dei servizi culturali anche in qualità di presìdi di socialità e di comunità, tanto più nelle periferie e nei quartieri a più alto disagio sociale: a tal fine è fondamentale e necessario intessere relazioni durevoli con il pubblico;

   appare evidente che la situazione critica delle biblioteche è dovuta anche ad una carenza di personale specializzato, che chiederebbe un piano di assunzioni;

   in riconoscimento del valore anche economico della cultura la Commissione europea ha lanciato un nuovo progetto europeo interdisciplinare – New European Bauhaus – nel quale tema della cultura è al centro del primo dei quattro gruppi di lavoro che in questi giorni si sono incontrati a Strasburgo, nei locali del Parlamento europeo –:

   se non ritenga il Ministro di adottare iniziative per modificare il protocollo adottato nelle biblioteche e negli archivi, considerata l'importanza di questi presìdi territoriali, modificando restrizioni che sono state superate per gli altri settori, nonché per prevedere misure a favore del settore volte a incrementare l'organico, a formare quello in servizio sull'utilizzo delle nuove tecnologie digitali e a sviluppare e promuovere le biblioteche scolastiche.
(5-07002)


   DI GIORGI, NITTI, PICCOLI NARDELLI, LATTANZIO, ROSSI, PRESTIPINO, ORFINI e CIAMPI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo unico per lo spettacolo (FUS), istituito dalla legge n. 163 del 1985, è attualmente il principale strumento di sostegno al settore;

   con l'approvazione della legge di bilancio 2021, il Fus è stato rifinanziato per complessivi 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2050;

   quanto ai criteri per l'erogazione e alle modalità per la liquidazione e l'anticipazione dei contributi ai settori dello spettacolo dal vivo il decreto-legge n. 91 del 2013 (legge n. 112 del 2013, articolo 9, comma 1) ne ha affidato la determinazione a un decreto del Ministro, specificando che gli stessi devono tener conto dell'importanza culturale della produzione svolta, dei livelli quantitativi, degli indici di affluenza del pubblico, nonché della regolarità gestionale degli organismi;

   a seguito dell'emergenza da COVID-19, per il 2020 e il 2021 sono stati individuati criteri specifici per l'attribuzione delle risorse;

   per l'anno 2021, in ragione delle difficoltà operative del proseguirsi dell'emergenza sanitaria, è stata erogata un'anticipazione del contributo fino al 65 per cento dell'importo riconosciuto per il 2019. La restante quota del contributo verrà erogata nel 2022 sulla base delle attività effettivamente svolte negli anni 2020 e 2021 e rendicontate;

   con riguardo all'attività effettivamente svolta nel 2020 e nel 2021, il direttore generale Spettacolo, sentito il Consiglio superiore per lo spettacolo, ha inoltre individuato un margine di tolleranza pari ad almeno il 40 per cento;

   da settimane il settore attende l'approvazione dello schema di decreto per il triennio 2022-2023-2024 per avviare, in base al contributo, le nuove programmazioni delle attività e confermare i contratti ai lavoratori;

   il 21 ottobre 2021, come riportato sul sito istituzionale della Conferenza unificata, risulta sancita l'intesa ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 15 novembre 2005, n. 239, sullo schema di decreto ministeriale recante «Criteri e modalità per l'erogazione, l'anticipazione (...) a valere sul Fondo unico per lo spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163 per il triennio 2022-2023-2024 (...)» –:

   quali siano i criteri di erogazione del contributo introdotti per il triennio 2022-2023-2024, anche rispetto alle modalità precedentemente individuate a seguito dell'emergenza sanitaria.
(5-07003)


   FUSACCHIA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   vi è una crescita della produzione dell'arte digitale e un sempre maggiore interesse, a livello internazionale e in Italia, verso queste nuove forme d'arte che comportano un cambio nella fruizione, conservazione e gestione del bene artistico, intercettando una nuova domanda e nuovi bisogni;

   l'arte digitale rappresenta un'occasione unica per l'Italia per mettere a valore il nostro patrimonio artistico e culturale e per accompagnare una nuova generazione di artisti che in ogni campo sta sperimentando nuovi ricorsi alle tecnologie;

   all'interno del campo più vasto dell'arte digitale, i non fungible tokens (Nft) consentono la vendita di opere d'arte digitali dal momento che ne garantiscono l'unicità mediante la tecnologia blockchain;

   il crescente interesse per le opportunità culturali e commerciali legate all'arte digitale e agli Nfts sta spingendo sempre più artisti, anche celebri, ad investire per cogliere nuove opportunità;

   gli sviluppi dell'arte digitale e della criptoarte richiederanno competenze sempre più specialistiche e differenziate in molti ambiti disciplinari diversi ed è importante che anche il sistema dell'alta formazione sia universitaria, sia artistica e musicale, potenzi e aumenti la propria offerta;

   il Ministro interrogato ha già avviato un percorso per costituire il primo museo di arte digitale –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare sull'arte digitale, e in particolare sugli Nfts, per sostenere al meglio questi nuovi sviluppi in corso.
(5-07004)


   CARELLI e VIETINA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia si è posta obiettivi ambiziosi nell'ambito del Piano energia clima 2030, per il raggiungimento dei quali occorre potenziare l'efficienza realizzativa di nuove iniziative, prime tra tutte l'installazione di nuovi impianti per l'energia rinnovabile;

   il presidente Draghi, in occasione del recente G20, svoltosi sotto la presidenza italiana, ha sollecitato ad agire con tempestività, anche mediante le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con più fonti rinnovabili, più mobilità sostenibile e biodiversità;

   tuttavia, gli iter burocratici e i processi inefficienti rimangono per il nostro Paese tra i fattori di maggiore criticità; ad oggi risulta realizzato circa un decimo di quanto programmato per le rinnovabili, con il rischio di non poter raggiungere i target indicati nei programmi del Pnrr;

   per avere un'autorizzazione di un impianto eolico nuovo, infatti, occorrono oltre cinque anni di tempo, contro i sei mesi previsti, e a ciò si aggiungono i dinieghi oramai costanti delle Soprintendenze che hanno portato negli ultimi nove anni a passare da 1.200 Mw eolici autorizzati nel triennio 2012/2014 a 750 Mw eolici nel triennio 2015/2017, con un calo del 40 per cento, fino ai miseri 125 Mw nell'ultimo triennio 2018/2020, con un calo dell'80 per cento;

   l'allarme circa gli ostacoli che si frappongono a un ragionevole iter procedurale per la realizzazione di nuovi impianti per le rinnovabili è stato segnalato anche dal Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, in occasione della recente audizione presso le Commissioni ambiente di Camera e Senato riunite, quando ha dichiarato che per raggiungere gli 8 gigawatt di rinnovabili all'anno, atti a conseguire l'obiettivo del 7 per cento di fonti pulite entro il 2030, occorre risolvere alcuni blocchi e impedimenti: basti pensare che nel nostro Paese si hanno 3 giga watt di impianti di rinnovabili fermi, che hanno ricevuto la valutazione di impatto ambientale favorevole, ma che rimangono bloccati dai veti delle Soprintendenze, sotto il profilo dell'impatto paesaggistico;

   tale situazione rischia di far fallire il raggiungimento degli obiettivi indicati nel Piano energia clima per il 2030, non potendosi ipotizzare di superare ogni qualvolta i veti mediante il ricorso ai poteri sostitutivi del Governo –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare, per superare gli ostacoli e le lentezze burocratiche derivanti dalle decisioni delle Sovrintendenze nelle procedure previste per l'installazione di impianti che producono energia rinnovabile.
(5-07005)


   MOLLICONE e FRASSINETTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   i comuni con meno di 3.000 abitanti sono aumentati di numero rispetto a sessant'anni fa; nello stesso periodo i comuni dai 3.000 ai 50.000 abitanti hanno visto crescere del 23,2 per cento il numero dei residenti e i comuni con più di 50.000 abitanti sono passati dai 13,3 milioni ai 21 milioni odierni;

   la componente M1C3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, intitolata «Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale», è destinataria di 2,72 miliardi di euro e, tra questi, circa 1 miliardo è dedicato alla voce «Attrattività dei borghi», più precisamente a un «Piano Nazionale Borghi», che consiste in un programma di sostegno allo sviluppo economico e sociale delle zone svantaggiate basato sulla rigenerazione culturale dei piccoli centri e sul rilancio turistico;

   nei borghi il visitatore è attratto, oltre che dalla bellezza dei luoghi, dalla possibilità di visitare territori ricchi di cultura e tradizioni che in qualche modo permangono nella vita quotidiana del Borgo;

   l'attenzione per il patrimonio culturale e artistico deve essere sempre elevatissima, soprattutto nell'ottica della costruzione di un turismo sostenibile, che non riguardi solo i beni di più grande attenzione;

   conoscere e apprezzare le ricchezze culturali nascoste nei piccoli borghi rappresenta sia un moltiplicatore per le economie locali, che la costruzione di un senso di identità più profondo;

   l'integrazione di nuove tecnologie nel settore culturale, innanzitutto, è un'opportunità per gli operatori, un nuovo modo di pensare al viaggio da parte dei turisti e un'opportunità per gli amministratori locali;

   la digitalizzazione dei beni culturali, infatti, aumenta, l'attrattività turistica;

   la tecnologia deve essere al centro della futura vita nei borghi, per rivitalizzarli così da evitare qualsiasi tipo di isolamento: a tal fine occorre anche adeguare gli accessi alle vie telematiche con un ammodernamento della rete con la banda larga, che molto raramente arriva nei piccoli borghi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza siano utilizzate anche per la digitalizzazione dei beni culturali minori dei Borghi.
(5-07006)


   BELOTTI e PATELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il comparto delle Fondazioni lirico sinfoniche costituisce un asset fondamentale per l'impianto culturale, sociale e del turismo del nostro Paese, rappresentando per Italia una importante struttura economica che occupa migliaia di lavoratori, dai musicisti provenienti dai nostri conservatori, ai tecnici ed agli artisti delle Accademie, ai giovani laureati nelle nuove discipline di gestione e promozione culturale;

   il comparto, negli ultimi anni, è stato protagonista di un complesso percorso virtuoso di risanamento e sviluppo che ha comportato profondi cambiamenti e significativi sforzi per aumentare la qualità e la quantità delle produzioni e per riequilibrare l'andamento economico dei bilanci;

   tuttavia, vi è ancora un tema importante da affrontare e risolvere in quanto il cambiamento istituzionale iniziato nel 1996 dispone, per le Fondazioni liriche, l'adozione della contabilità economico-patrimoniale e il rispetto del vincolo di bilancio, che suggeriscono l'uso di criteri di imprenditorialità-economicità e il controllo della gestione;

   questo approccio assicura la «fotografia» della situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell'istituzione in un determinato periodo di competenza, favorendo un'equilibrata gestione interna ed esterna, e innescando processi di valutazione ed eventuali azioni correttive, un tempo sconosciute;

   gli interventi normativi, fra i quali la cosiddetta «legge Bray» o «Decreto Valore Cultura», hanno l'obiettivo di completare un percorso di risanamento e rilancio delle Fondazioni liriche e permettere a queste organizzazioni di diritto privato, ma di così rilevante interesse pubblico, di conseguire dei risultati grazie all'uso corretto delle risorse con il rispetto del vincolo di bilancio che favoriscono la vita dell'azienda teatrale per il futuro:

   gli attuali requisiti di nomina a Sovrintendente per la gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche non garantiscono per gli interroganti adeguate competenze e professionalità in questo ambito specifico che pure viene richiesto dalla nuova normativa, rendendo indispensabile la riformulazione dei criteri di nomina al fine di garantire una sempre maggiore professionalizzazione e qualificazione dei profili gestionali e direttivi delle fondazioni lirico sinfoniche;

   le attuali lungaggini nella nomina dei sovrintendenti non garantiscono continuità alle attività delle Fondazioni stesse che, invece, necessiterebbero di adeguata programmazione; pertanto, a parere dell'interrogante, sarebbe necessario provvedere ad esse con largo anticipo –:

   se il Ministro interrogato, alla luce delle nuove competenze richieste ai profili gestionali e direttivi delle fondazioni lirico sinfoniche, non intenda adottare iniziative per disciplinare ex novo i criteri di nomina dei sovrintendenti e provvedere ad istituire un Albo dei sovrintendenti al fine di garantire la professionalità degli stessi.
(5-07007)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSPI e VIETINA. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Art bonus è un credito d'imposta previsto per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, introdotto dal decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106;

   le erogazioni liberali effettuate in denaro che danno diritto al credito di imposta devono essere riferite ad alcuni specifici interventi, tra i quali: manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici; sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica (esempio musei, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali, come definiti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42) delle fondazioni lirico-sinfoniche, dei teatri di tradizione, delle istituzioni concertistico-orchestrali, dei teatri nazionali, dei teatri di rilevante interesse culturale, dei festival, delle imprese e dei centri di produzione teatrale e di danza, nonché dei circuiti di distribuzione, dei complessi strumentali, delle società concertistiche e corali, dei circhi e degli spettacoli viaggianti; realizzazione di nuove strutture, restauro e potenziamento di quelle esistenti, di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo;

   la legge di stabilità 2016, la legge n. 208 del 28 dicembre 2015, ha stabilizzato e reso permanente l'«Art bonus», prevedendo una detrazione pari al 65 per cento per le erogazioni liberali a sostegno della cultura;

   la chiusura di cinema, teatri, musei e dei luoghi della cultura, dovuta all'emergenza epidemiologica da COVID-19, ha provocato ingenti danni economici a tutto il settore della cultura, creando la necessità di utilizzare nuovi strumenti volti ad incentivare ulteriori investimenti di capitali, anche privati, nel settore della cultura;

   aumentando il credito d'imposta previsto dall'Art-Bonus si creerebbe un effetto traino sull'intero comparto economico del settore, producendo nuove risorse anche per gli operatori che quotidianamente vi operano;

   l'agevolazione fiscale dell'Art-bonus, promuovendo il restauro, la manutenzione e la protezione dei luoghi dell'arte e della cultura, favorisce anche la fruizione delle tante opere di inestimabile valore e dei tanti luoghi storici presenti in Italia, che rappresentano la principale cartolina da visita e il brand del nostro Paese;

   un ordine del giorno, presentato il 27 dicembre 2020 a prima firma dell'interrogante, nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio 2021, e accolto dal Governo pro tempore, prevedeva l'aumento fino all'80 per cento del credito d'imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, al fine di sostenere la ripresa del comparto della cultura nel nostro Paese –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative per dare attuazione a quanto indicato nell'ordine del giorno di cui in premessa, al fine di aumentare la misura del credito di imposta, almeno fino all'80 per cento, previsto per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, cosiddetto Art-bonus, con la previsione di un incremento di spesa nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio.
(5-06978)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da oltre due anni, gli uffici giudiziari rifiutano di accettare contrassegni telematici cartacei emessi dall'Agenzia delle entrate, in pagamento dell'anticipazione forfettaria e del contributo unificato, previsti per i procedimenti civili ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»);

   nello specifico, gli uffici giudiziari ritengono che, dal combinato disposto dell'articolo 23 del decreto-legge n. 137 del 2020 con l'articolo 221 del decreto-legge n. 34 del 2020, come prorogati dal decreto-legge n. 105 del 2021, risulta che gli obblighi di pagamento del contributo unificato, nonché l'anticipazione forfettaria, connessi al deposito degli atti con le modalità telematiche, devono essere assolti con sistemi telematici di pagamento, con esclusione quindi dei contrassegni telematici cartacei;

   la predetta normativa è entrata in vigore nei primi mesi del 2020 allo scopo di evitare assembramenti negli uffici giudiziari, nell'intento di prevenire la diffusione del COVID-19;

   le misure di prevenzione adottate hanno consentito la ripresa della frequentazione degli uffici giudiziari, seppur con le necessarie cautele, quali solo per esemplificare, il previo appuntamento per l'accesso agli uffici;

   numerosi avvocati dispongono di contributi unificati assolti con contrassegni telematici cartacei, acquistati prima del verificarsi della pandemia, che da quasi due anni giacciono inutilizzati negli studi professionali;

   il contrassegno telematico è rilasciato direttamente dall'Agenzia delle entrate ed attesta la riscossione della somma corrispondente, pertanto, risulta arbitrario non consentirne l'utilizzo, potendosi configurare finanche la fattispecie di reato integrata dall'appropriazione indebita;

   l'Agenzia delle entrate non prevede il diritto al rimborso dei valori bollati inutilizzati. In particolare; con circolare del Ministero della giustizia del 9 febbraio 2021 – Rimborso o riutilizzo della ricevuta telematica di pagamento del contributo unificato –, è stato chiarito che ... «A tale proposito preme in particolare rammentare che, secondo quanto stabilito dalla citata circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 33 del 2007, “Nell'ipotesi di mancato deposito dell'atto introduttivo del giudizio a fronte di versamento eseguito presso le ricevitorie di generi di monopolio e di valori bollati (cosiddetto ‘versamento semplificato’), stante anche l'impossibilità di individuare l'effettivo contribuente, unico soggetto legittimato a chiedere un eventuale rimborso, deve ritenersi preclusa la possibilità di ottenere la restituzione delle somme versate”». (Circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 33 del 26 ottobre 2007);

   non esiste il rischio che il valore bollato venga utilizzato in più di un procedimento, dacché l'Agenzia delle entrate prevede l'annullamento del medesimo e segnatamente prevede la possibilità di controllo della validità del contrassegno, mediante interrogazione sul sito https://www1.agenziaentrate.gov.it/servizi/valoribollati/index.htm;

   la normativa evidenzia una importante lacuna, non prevedendo una disciplina transitoria che consenta l'utilizzo dei valori bollati già acquistati dai professionisti del diritto e non utilizzati –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa e, nello specifico, se non convenga sull'opportunità di adottare iniziative per prevedere:

    a) una normativa transitoria che stabilisca l'obbligo per gli uffici giudiziari della ricezione dei contrassegni telematici cartacei rilasciati dall'Agenzia delle entrate fino ad esaurimento;

    b) il rimborso delle somme versate tramite contrassegni telematici cartacei rilasciati dall'Agenzia delle entrate.
(5-06974)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   tra il 26 e il 27 novembre 2019 venivano effettuate da centinaia di agenti della Guardia di finanza oltre cinquanta perquisizioni in circa venti città nell'ambito dell'inchiesta disposta dalla procura di Firenze sulla Fondazione Open, che ipotizza essere «estensione di un partito» all'interno della quale venivano violate leggi sul finanziamento alle forze politiche;

   venivano perquisite, all'alba, abitazioni private e uffici di persone fisiche e giuridiche – la maggior parte dei quali al momento non indagati – a cui venivano sequestrati cellulari, pc, carte, documenti personali, allo scopo di dimostrare il finanziamento illecito nei confronti della Fondazione Open per sovvenzionare iniziative politiche ed in particolare la Leopolda, appuntamento annuale a Firenze che si svolge senza simboli riferibili ad alcun partito politico;

   l'operazione faceva seguito alla perquisizione e all'avviso di garanzia nei confronti dell'ex presidente della Fondazione, Avvocato Alberto Bianchi, indagato per traffico di influenze illecite e finanziamento illecito ai partiti, nel cui studio era stato sequestrato l'elenco dei finanziatori della Fondazione medesima;

   tra gli indagati c'era anche il dottor Marco Carrai, componente del consiglio di amministrazione della Fondazione, al quale veniva effettuata una perquisizione e disposto il sequestro del pc e di altro materiale;

   per le perquisizioni venivano utilizzati circa 300 agenti della Guardia di finanza, un dispiego di forze ad avviso degli interpellanti sproporzionato rispetto alle operazioni da effettuare, alcune delle quali verificabili anche tramite ordine di esibizione. Privati cittadini che, nel rispetto della normativa vigente, in seguito all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, hanno contribuito, tramite operazioni bancarie tracciate e trasparenti, con risorse proprie, al finanziamento di iniziative in capo ad una Fondazione regolarmente registrata;

   il 15 settembre 2020 la Corte di cassazione ha accolto il ricorso presentato da Marco Carrai, annullando la sentenza del tribunale del riesame e considerando illegittimo il sequestro di documenti e pc. È stato dichiarato illegittimo anche il sequestro del materiale disposto all'imprenditore Davide Serra, il quale non risulta indagato;

   i giudici della Corte di cassazione evidenziano che nel decreto di perquisizione e sequestro dei pm «non sono definiti in alcun modo i contorni essenziali della vicenda che dovrebbe ricondursi ad un traffico di influenze» e che «le attività investigative (...) risultano non tanto trarre conferme da ipotesi ragionevolmente formulate, bensì ad acquisire la vera e propria notizia di reato, dovendo reputare inconsistente il mero riscontro di investimenti fatti in favore di una società lussemburghese, il cui oggetto è quello di acquisizione di partecipanti»;

   la posizione di Serra rispetto ai reati contestati è ascrivibile a «soggetto terzo, rispetto ai reati ipotizzati (...), non essendo di per sé illecito il finanziamento accertato, effettuato individualmente». La Corte di cassazione contesta il sequestro del computer come non rilevante «per approfondire sul piano investigativo un reato a lui non riconducibile» e spiega anche che nel decreto di perquisizione si fa riferimento al fatto che «Marco Carrai ha svolto un ruolo decisivo nel reperimento dei finanziatori e nel raccordo tra gli stessi e gli esponenti politici rappresentati dalla Fondazione, anche considerando le erogazioni fatte a società lussemburghesi da parte di investitori italiani», ma nello stesso tempo «non si comprende in che modo il reato sia attribuibile a Carrai o a terzi»;

   il 7 novembre 2020 la stessa procura di Firenze, a giudizio degli interpellanti ignorando le pronunce della Corte di cassazione che nei fatti smentivano l'impianto stesso dell'inchiesta, invia un avviso di garanzia a Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti, contestando il reato di finanziamento illecito continuato ai partiti tramite la Fondazione Open e la convocazione in procura di tutto il consiglio di amministrazione;

   il 26 maggio 2021 la Corte di cassazione, con sentenza n. 923, ha annullato con rinvio l'ordinanza pronunciata dal tribunale del riesame in data 27 novembre 2020 e ha ribadito che la Fondazione Open svolgeva la propria attività anche gestendo annualmente gli eventi della Leopolda «senza peraltro alcun collegamento con l'attività del Partito Democratico»;

   la Fondazione ha raccolto dal 2012 al 2018, data dello scioglimento, 7 milioni e 205 mila euro di finanziamento, somme versate tramite bonifico bancario e tracciate in maniera trasparente. L'ipotesi è quella di considerare i contributi alla Fondazione Open, regolarmente versati, quali contributi irregolari ipotizzando la stessa quale componente di un partito politico;

   la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati viene anticipata dal quotidiano La Verità il 7 novembre 2020, che l'apprende presumibilmente da fonti interne alla procura di Firenze, e il 14 novembre 2020 pubblica gli appunti sequestrati nello studio dell'avvocato Bianchi. Negli articoli viene fatto diretto riferimento a conversazioni private con diversi esponenti della Fondazione, alcune delle quali evidentemente estranee agli stessi reati contestati, che vengono estrapolate dal contesto e, soprattutto, fuoriescono dai fascicoli e dagli uffici della procura di Firenze dove dovrebbero essere custoditi ai sensi di legge. Vengono pubblicate anche le foto dell'agenda di Bianchi, contenenti gli appunti medesimi –:

   nell'ambito delle perquisizioni di cui sopra, che sono state oggetto di specifiche pronunce della Corte di cassazione circa l'irregolarità e l'illegittimità dei sequestri ad esse riferibili, quante siano state le unità delle forze dell'ordine impiegate nelle operazioni citate ed a quanto ammontino i costi ad essa riferibili;

   quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione alla violazione della segretezza dei fascicoli inerenti al sequestro del materiale appartenente all'avvocato Bianchi, pubblicati dal quotidiano La Verità in data 14 novembre 2020, a cui ha fatto seguito, peraltro, la pubblicazione di altro materiale acquisito nel corso del sequestro sempre da parte del medesimo quotidiano, e se non ritenga che la gravità del fatto debba essere oggetto di specifica ispezione ministeriale, anche al fine di consentire di individuare i responsabili della violazione del segreto d'ufficio in oggetto.
(2-01359) «Boschi, Annibali, Giachetti, Vitiello».

Interrogazioni a risposta scritta:


   SGARBI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con una frequenza che non appare episodica, si constata che si sono sviluppati negli anni molteplici processi, di portata molto ampia e impegnativi anche dal punto di vista delle risorse impiegate, che non hanno portato ad alcuna sentenza di condanna, perlomeno nei confronti dei principali imputati: si pensi ai lunghi processi per mafia a carico dell'onorevole Calogero Mannino, sistematicamente conclusisi con assoluzioni, rivelatrici a parere dell'interrogante di un pervicace accanimento giudiziario; al processo per «Mafia capitale», in sostanza «dissolto» dalla Cassazione; al più recente sulla «trattativa Stato-mafia» contro alti ufficiali dell'Arma dei Carabinieri, che hanno in definitiva fatto il loro dovere; ai processi sui fratelli Cesaro per associazione a delinquere conclusisi con assoluzione;

   v'è da chiedersi se in realtà questi casi non rivelino un'azione sistematica di alcuni magistrati guidata da un grave pregiudizio politico, considerato poi che talvolta gli effettivi orientamenti politici di alcuni magistrati si sono rivelati direttamente con la costituzione di un partito politico, o con dichiarazioni relative alla manifesta condivisione del programma politico di un partito, o anche con l'applicazione dell'aggravante mafiosa a reati ordinari, poi rivelatasi insussistente;

   particolarmente marcata, a parere dell'interrogante, è stata l'azione sistematica, a partire dal «processo Andreotti», contro rappresentanti politici democristiani di centrodestra, che ha portato addirittura a costituire veri e propri teoremi senza alcun reale fondamento probatorio, talvolta interpretando a senso unico dichiarazioni di compiacenti collaboratori di giustizia;

   a parere dell'interrogante comportamenti di tal genere costituiscono una grave deviazione rispetto alla natura della funzione giudiziaria, che deve essere improntata all'imparzialità e all'indipendenza, innanzitutto rispetto a partiti e movimenti politici; i giudici non possono agire in base alle loro convinzioni politiche e tanto meno rivelarle, perché, come diceva l'ex Presidente della Repubblica Sandro Pettini, «i magistrati devono non solo essere, ma anche apparire imparziali» –:

   se non intenda adottare iniziative normative volte a rendere maggiormente stringenti le garanzie per un esercizio imparziale, libero da qualsiasi pregiudizio politico, delle funzioni giurisdizionali, a tutela di tutti i cittadini.
(4-10590)


   CAVANDOLI e TOMBOLATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa del 30 ottobre 2021 (la Repubblica) si apprende della presa di posizione congiunta delle camere penali regionali di Modena, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Romagna con il sostegno di quelle di Bologna e Ferrara, le quali, in una lettera al Consiglio superiore della magistratura e al Ministero della giustizia, segnalano il rischio di «disservizi e gravi difficoltà nell'organizzazione del lavoro» delle procure della Repubblica «che potrebbero determinare gravi compressioni di diritti e facoltà dei soggetti coinvolti dalle indagini e dal processo», con riferimento alle carenze organiche di personale di magistratura e amministrativo che si registrano negli uffici;

   per quanto riguarda in particolare la situazione della procura presso il tribunale di Parma, attualmente, oltre al procuratore, risultano essere in servizio 10 sostituti procuratori, con la scopertura di un posto rispetto a quelli previsti dalla pianta organica; parimenti, per quanto riguarda i vice procuratori onorari, risultano in servizio 8 unità a fronte delle 9 previste dalla pianta organica; infine, con riferimento al personale amministrativo, rispetto alle unità previste in pianta organica si registra una scopertura di quasi il 20 per cento, che sale fino al 43 per cento quando ci si riferisce alle posizioni apicali, mancando, ad esempio, il dirigente amministrativo e diversi funzionari (4 in servizio sui 7 previsti);

   la camera penale di Parma evidenzia che, per evitare interruzioni nel servizio a causa dell'organico ridotto, è stato ed è tuttora necessario fare ricorso alla collaborazione di personale di polizia giudiziaria per diverse funzioni amministrative centralizzate (ricezione atti, ufficio dibattimento, ufficio intercettazioni, ufficio spese di giustizia, ufficio procedimenti di competenza del giudice di Pace);

   inoltre, i nuovi programmi e applicativi informatici richiedono da parte del personale maggiore specializzazione e competenza, che tuttavia non possono essere acquisite in tempi rapidi a causa degli ingenti carichi di lavoro;

   la camera penale segnala ancora che alle carenze di organico del personale amministrativo si è cercato di far fronte attraverso una riorganizzazione e una maggiore razionalizzazione dei servizi stessi, che sono costantemente monitorati e formano oggetto di interventi mirati con appositi ordini di servizio: ad esempio, l'assistenza ai magistrati è garantita attraverso mini strutture centralizzate composte da due unità di segreteria abbinate a tre sostituti procuratori;

   vanno considerate le succitate gravi criticità degli uffici della procura della Repubblica presso il tribunale di Parma, che non paiono essersi risolte neppure con le recenti assunzioni di personale amministrativo –:

   se il Ministro interrogato, appurato quanto esposto in premessa, intenda adottare iniziative di competenza per assicurare una più ampia copertura dell'organico degli uffici della procura della Repubblica presso il tribunale di Parma sulla base delle piante organiche attualmente previste;

   se intenda considerare la possibilità di adottare le iniziative di competenza per un ampliamento delle piante organiche del personale di magistratura e del personale amministrativo degli uffici della procura della Repubblica presso il tribunale di Parma, nonché delle altre procure della Repubblica presenti nel distretto della corte di appello di Bologna.
(4-10592)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con lettera datata 13 settembre 2021 indirizzata alla responsabile della direzione generale di statistica e analisi organizzativa, e per conoscenza al direttore generale del personale e dell'amministrazione del Ministero della giustizia e al suo capo di gabinetto, l'interrogante ha richiesto ai fini della propria attività parlamentare i «dati sulla modalità di definizione dei procedimenti suddivisi per tipologia di reati, in particolare per quello che riguarda i reati contro la PA, sui quali gli ultimi dati sono stati forniti al Parlamento nel 2018; dati sulla percentuale di sentenze di appello in riforma delle sentenze di I grado, che dovrebbero essere ricavabili dai dati di registro; il tasso di accoglimento e rigetto delle richieste dei Pm ai Gip suddivise per tipologie (richieste di intercettazioni, proroga indagini, applicazione misure cautelari); il numero di istanze di riparazione per ingiusta detenzione rigettate dalle Corti di Appello (il numero di quelle accolte è contenuto nella Relazione al Parlamento); il numero di avvisi di garanzia notificati ogni anno e quanti di questi si traducono in un rinvio a giudizio o in una citazione diretta a giudizio»;

   la disponibilità di dati analitici e aggiornati è il presupposto necessario al fine di comprendere e valutare l'effettivo funzionamento degli istituti giuridici esistenti, l'appropriatezza delle norme vigenti in materia processuale e, più in generale, l'efficacia dell'ordinamento giudiziario, al fine di individuare risposte legislative idonee a risolvere le criticità individuate;

   sarebbe alquanto sorprendente se il Ministero della giustizia non disponesse di questi dati fondamentali;

   non avendo avuto alcun riscontro alla suddetta lettera, nell'esercizio della funzione di controllo riservata al Parlamento l'interrogante rinnova la richiesta di dati con il presente atto di sindacato ispettivo –:

   quali siano i dati sulla modalità di definizione dei procedimenti suddivisi per tipologia di reati, in particolare per quello che riguarda i reati contro la pubblica amministrazione;

   quale sia la percentuale di sentenze di appello in riforma delle sentenze di I grado;

   quale sia il tasso di accoglimento e rigetto delle richieste dei pubblici ministeri ai giudici per le indagini preliminari suddivise per tipologie (richieste di intercettazioni, proroga indagini, applicazione misure cautelari);

   quale sia il numero di istanze di riparazione per ingiusta detenzione rigettate dalle corti di appello;

   quale sia il numero di avvisi di garanzia notificati ogni anno e quanti di questi si traducono in un rinvio a giudizio o in una citazione diretta a giudizio.
(4-10593)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FREGOLENT e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   di recente sono apparsi articoli relativi all'ipotesi di vietare il transito di mezzi pesanti sul viadotto Costa Rossa di Sestri Levante sull'autostrada A12 a seguito di un controllo del responsabile del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. È stato sollevato anche il caso di due ponti dell'A6 Savona-Torino;

   a seguito del suddetto controllo, l'ispettore ha rilevato la necessità di un rifacimento completo dell'A6, riducendo la tratta da 16 a 9 chilometri mentre, relativamente al Costa Rossa sull'A12, ha prospettato l'ipotesi, a fronte di perplessità sulla sicurezza del ponte sull'A12 in prossimità del casello di Sestri Levante, di chiudere i transitori mezzi di massa superiore alle 3,5 tonnellate;

   Autostrade per l'Italia (Aspi) sostiene di avere effettuato verifiche trimestrali e annuali sui tratti autostradali di cui sopra e, nel contempo, le nuove linee guida sui ponti del Consiglio superiore dei lavori pubblici chiedono di adeguare i viadotti costruiti decenni fa e attraversati da nuovi traffici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, in seguito alle verifiche ad oggi effettuate e quali iniziative intenda intraprendere per consentire una messa in sicurezza dei due tratti autostradali.
(5-06995)


   PEZZOPANE, BENAMATI, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il ponte Leonardo Da Vinci sul fiume Reno, lungo la strada provinciale 325 «di Val Setta e Val di Bisenzio», nel comune di Sasso Marconi, è chiuso al transito dal 10 febbraio 2021;

   la struttura è in carico alla città metropolitana di Bologna che sta curando le attività di messa in sicurezza;

   Anas indica che la cessione del ponte dalla città metropolitana si perfezionerà al termine delle attività di messa in sicurezza – previste entro il mese di settembre 2021 – mentre si prevede l'affidamento dei lavori per l'intervento definitivo nella primavera del 2022 e la conclusione all'incirca nel 2024 con tre anni lavori;

   Anas potrà disporre di un fondo di 6.250.000 euro e risulta che stia già provvedendo alla progettazione per una parziale ricostruzione del ponte;

   per velocizzare la attività si prevede la nomina di un commissario ad hoc;

   per i trasporti, le attività produttive, commerciali e turistiche e per gli abitanti di quelle aree, che da diversi mesi fanno i conti con le code e gli ingorghi indotti da questa strozzatura nella già difficile mobilità appenninica, avere una prospettiva di tre anni prima che la viabilità sia ripristinata è insostenibile –:

   se quanto esposto in premessa risponda al vero e come intenda il Ministro interrogato operare, per quanto di competenza, per ridurre la durata dei lavori, valutando per il prosieguo la possibilità di un'apertura in sicurezza, anche parziale, in tempi più ridotti.
(5-06996)


   VALBUSA, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI e VALLOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   attualmente, una parte significativa del traffico automobilistico diretto alle località turistiche sul lago di Garda usufruisce del casello di Peschiera, il quale presenta collegamenti alla viabilità statale della zona del basso Garda veronese molto complessi e poco funzionali, tanto da essere sede di frequenti rallentamenti e code, specialmente in occasione dei fine settimana e della stagione estiva quando il traffico turistico, attratto dal lago e dai parchi turistici, raggiunge le punte massime;

   i livelli di congestione fortemente pronunciati e diffusi, creano rilevanti scadimenti delle condizioni di circolazione;

   è improcrastinabile l'apertura nel comune di Castelnuovo del Garda di un casello dedicato, collegato con la superstrada costruita apposta per alleggerire il traffico sulla strada statale 11, anche questa intasata dal traffico, soprattutto quello legato alla vocazione turistica della zona;

   l'intervento prevede una nuova stazione autostradale lungo la carreggiata ovest della A4, circa 3,5 chilometri ad est dell'attuale casello di Peschiera del Garda e la realizzazione di interconnessioni con la viabilità ordinaria, finalizzate al miglioramento dei collegamenti tra l'autostrada A4 Torino-Trieste e l'area del Basso Garda veronese, zona, quest'ultima, a vocazione turistica con elevatissime presenze nel periodo primaverile ed estivo, nonché importante snodo viario di collegamento est-ovest e direttrice nord verso il Brennero;

   nel progetto è previsto anche un ampio parcheggio per gli utenti che potrà accogliere fino a 438 veicoli;

   nel 2018, in seguito all'aggiornamento del progetto alle ultime normative intervenute, ne è stato avviato l'iter per l'ottenimento dei provvedimenti di conformità urbanistica ed autorizzazione paesaggistica;

   il progetto esecutivo è stato trasmesso nell'ottobre 2019 dalla società concessionaria al Ministero – Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, per l'approvazione, che ha coinvolto, per l'espressione del parere tecnico, il provveditorato alle opere pubbliche per il Veneto, il Trentino Alto Adige ed il Friuli Venezia Giulia;

   l'opera è molto attesa dal territorio per le finalità atte a migliorare i collegamenti tra l'autostrada A4 e l'area del Basso Garda veronese e a risolvere le problematiche legate al traffico turistico e commerciale di tale zona;

   sollecitazioni all'esecuzione del nuovo casello provengono da una serie di soggetti interessati, rappresentandone la realizzazione un elemento concreto di rilancio e ripresa dell'economia dell'intera zona –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di una rapida conclusione dell'iter per la realizzazione del casello autostradale di Castelnuovo del Garda.
(5-06997)


   ZOLEZZI, MARAIA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI e VARRICA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il raddoppio ferroviario fra Mantova, Cremona e Codogno è un'opera strategica inserita nell'accordo di programma Rfi-Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e nel Pnrr, con relativi finanziamenti e commissariamento, e insiste su un'area in pesante, persistente e ingravescente infrazione per qualità dell'aria (direttiva (UE) 2008/50);

   va considerato che l'Oms ha rivisto al ribasso i limiti medi annui del PM2.5 a 5 μg/m3 e, in quest'area, che si colloca al secondo posto in Unione europea per l'inquinamento, il PM2.5 medio annuo supera i 25 μg/m3 e l'ozono ha sforato 120 mcg/m3 per 63 giorni anche nel 2021 (dati Arpa Lombardia);

   è in corso la valutazione d'impatto ambientale e risulta dai documenti pubblici che il Ministero della cultura abbia chiesto integrazioni a Ministero della transizione ecologica, Soprintendenza ed enti locali, in data 24 marzo 2021, in merito al progetto definitivo del raddoppio della tratta Mantova Piadena, prima fase funzionale del raddoppio Mantova, Cremona, Codogno;

   nel documento si fa riferimento in realtà anche al possibile impatto paesaggistico cumulativo con l'opera regionale definita «autostrada Mantova-Cremona» e all'autostrada Tirreno-Brennero, opere entrambe senza progettazione definitiva (la Mantova Cremona aveva visto richieste di modifiche progettuali per incompatibilità alla Via) e senza finanziamento;

   sono quotidiani i disservizi sulla linea ferroviaria a singolo binario, in un'area a elevata produzione industriate che tenta di spostare una parte maggiore delle merci su ferro (oggi meno del 5 per cento), con gli studi scientifici come Ecopassenger che riportano inquinamento 30 volte maggiore per le merci su gomma rispetto al ferro. Stante lo stato di avanzamento progettuale, operativo e finanziario dell'opera di raddoppio ferroviario, risulta all'interrogante opinabile rallentare quest'opera verosimilmente in funzione di un'opera regionale autostradale priva di sostanza e di necessità;

   anche la riqualificazione della strada statale 10 viene sostanzialmente bloccata dal mancato abbandono del progetto autostradale (come dichiarato dall'assessore alle infrastrutture in Lombardia Terzi) nonostante la strada necessiti di riqualificazione urgente –:

   se il Ministro interrogato disponga per quanto di competenza di ulteriori elementi in merito all'iter di approvazione di cui in premessa, con particolare riferimento alle richieste di integrazione documentale relative alle interferenze con la progettazione autostradale.
(5-06998)


   RACHELE SILVESTRI, FOTI e BUTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in Italia ci sono oltre 840.000 chilometri di strade, di cui 8.006 chilometri di autostrade e 27.259 chilometri strade statali (Anas) con 2.179 gallerie, 21.072 ponti e viadotti, 6.320 cavalcavia a cui si aggiungono 17.530 chilometri di ferrovie nazionali e regionali con 5.443 passaggi a livello, 18.847 ponti, viadotti e gallerie, 3.236 stazioni, 30.818 scambi o intersezioni; 1.130 chilometri di ferrovie isolate con 944 passaggi a livello, 1529 ponti, viadotti e gallerie, 288 stazioni e 225 chilometri di impianti di trasporto rapido di massa (metropolitane), di cui 131,6 chilometri in galleria;

   il crollo del viadotto Polcevera a Genova ha aperto un dibattito profondo e acceso sulle condizioni in cui versano le infrastrutture in Italia e la loro sicurezza;

   la drammaticità di tale evento ha finalmente sollevato le coscienze, soprattutto da parte delle istituzioni, accendendo un faro sullo stato di degrado in cui versano numerosi ponti, viadotti e gallerie sul territorio nazionale a causa soprattutto della vetusta età funzionale;

   sono già stati stanziati con i precedenti decreti-legge per la messa in sicurezza dei ponti e dei viadotti sulle strade provinciali e metropolitane 1,15 miliardi di euro, a quali si aggiungeranno le ulteriori risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza riguardanti il rafforzamento e il miglioramento della sicurezza delle nostre infrastrutture;

   secondo un'indagine di Webuild, per accelerare le costruzioni e permettere la realizzazione delle opere previste dal Pnrr servono circa 3 mila figure di staff specializzato, 23 mila operai specializzati e più di 70 mila operai generici;

   oltre a tale problematica diviene ancora più fondamentale un intervento forte e deciso su un reale processo di semplificazione delle procedure autorizzate in primis sul codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture –:

   se e quali iniziative urgenti il Ministero interrogato intenda adottare al fine di accelerare i processi utili alla messa in sicurezza e all'adeguamento sismico dei ponti, dei viadotti e delle gallerie che presentano forti criticità, anche promuovendo una modifica sostanziale e risolutiva del codice dei contratti pubblici in particolar modo per gli articoli riguardanti le procedure di affidamento dei lavori, dei servizi e delle forniture.
(5-06999)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Torino, in via Bersenzio 3, da pochi giorni, è occupato uno stabile da parte di una cinquantina di anarchici già protagonisti, a quanto si apprende dagli organi di stampa, delle occupazioni dell'ex asilo di via Alessandria e quelle avvenute nel pinerolese;

   l'occupazione avverrebbe in preparazione del corteo anarchico che si terrà il 6 novembre 2021 Torino «contro le frontiere, i Cpr, gli sgomberi»;

   ad oggi non è avvenuto nessun provvedimento di sgombero;

   risulta a parere dell'interrogante pericoloso che, in vista di un corteo così delicato sul piano dell'ordine pubblico e della sicurezza, si consenta agli organizzatori di avere un luogo in cui, in maniera indisturbata e senza controllo, possano radunarsi e pianificare le modalità della manifestazione. Invero, in passato, ci sono state manifestazioni simili con episodi di violenza nei confronti di agenti, persone e cose, con danneggiamento dei beni esposti in pubblica via e disagio alla cittadinanza;

   tanto basterebbe, unitamente alle pregresse azioni occupative e illegali, a vietare secondo l'interrogante la manifestazione del 6 novembre 2021 o comunque a procedere allo sgombero dello stabile –:

   se e quando si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per provvedere segnatamente allo sgombero della palazzina in questione nonché ad ulteriori stabili in futuro e quali iniziative di competenza siano state adottate affinché la manifestazione del 6 novembre 2021 non sia caratterizzata da azioni violente ed illegali.
(3-02590)


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la stampa locale oggi in edicola evidenzia un fenomeno allarmante, tipico delle metropoli, ma che purtroppo si sta diffondendo anche in tranquille città di provincia, come Vicenza o Bassano del Grappa;

   ci si riferisce alle baby gang;

   la sera di Halloween uno studente quattordicenne è stato picchiato e rapinato in piazza Castello a Vicenza;

   secondo gli inquirenti si tratterebbe dello stesso gruppo di giovani che il 31 ottobre 2021 ha dato vita ad una rissa in Piazza San Lorenzo;

   l'interrogante, negli anni scorsi, ha già segnalato, con diversi atti di sindacato ispettivo, gli evidenti problemi di pubblica sicurezza, che riguardano il capoluogo berico;

   tali atti di sindacato ispettivo sono rimasti però del tutto privi di risposta da parte del Governo;

   è necessario un intervento più incisivo delle forze dell'ordine, affinché i sindaci non si sentano soli nel contrasto di questi gravissimi fenomeni –:

   quali urgenti e specifiche iniziative di competenza il Governo intenda assumere per contrastare e reprimere il fenomeno delle baby gang, che, dalle città metropolitane, si sta diffondendo anche a città di provincia.
(3-02591)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 29 ottobre 2021, a Ercolano, Vincenzo Palumbo ha sparato e ucciso due giovani, sostenendo che fossero in procinto di entrare nella sua proprietà per commettere un furto;

   dalla ricostruzione dei fatti sinora svolta dalla polizia, avvalorata anche dai provvedimenti del giudice per le indagini preliminari (Gip) di Napoli, emergerebbe che le vittime erano intente a consultare il sistema satellitare o a fare una telefonata, non essendo nemmeno scesi dall'automobile;

   Palumbo – definito come una persona non in grado di controllarsi nel provvedimento di custodia cautelare – avrebbe quindi sparato dal balcone di casa 11 colpi verso i due giovani, senza averli avvertirti né intimati ad andarsene;

   gli episodi in cui persone fanno ricorso ad armi regolarmente detenute per reagire a presunte aggressioni si sono moltiplicati negli ultimi anni: in base ai dati dell'Osservatorio Opal, tra il 2017 e il 2019, sono stati almeno 131 gli omicidi perpetrati con armi regolarmente detenute, a fronte di 91 omicidi di tipo mafioso e 37 per furti o rapine;

   in base ai dati della polizia di Stato, si registra, inoltre, un incremento del 9,6 per cento tra il 2013 e il 2020 del numero di licenze di porto d'armi, a fronte di una riduzione del 7,1 per cento di tutti i reati nell'ultimo anno e del 12,8 per cento dei furti;

   secondo l'Istat, nel 2019 si è registrato il minimo storico negli ultimi venti anni di rapine in abitazione;

   la tesi in base alla quale la difesa sarebbe sempre legittima è di recente culminata in due novelle all'articolo 52 del codice penale (l'ultima del 2019), secondo le quali, nei casi di difesa cosiddetta domiciliare, sarebbe «sempre» sussistente la proporzione tra reazione e offesa;

   si tratta di un'illusione, poiché uno Stato di diritto non può, per definizione, escludere taluni ambiti dalla propria giurisdizione. La Cassazione, infatti, ha più volte affermato che la sussistenza degli elementi di base della legittima difesa restano in ogni caso oggetto di accertamento processuale;

   è incontestabile che l'interpretazione, diffusa ma errata, della nuova normativa costituisca un problema di ordine pubblico, e che molti cittadini si sentano legittimati all'uso delle armi, anche in virtù della nuova formulazione legislativa, arrivando ad uccidere –:

   se – anche alla luce dei dati più recenti a sua disposizione – non ritenga di promuovere in seno al Governo un'iniziativa volta a modificare la normativa vigente al fine di limitare la circolazione delle armi da fuoco.
(5-06990)


   CECCANTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 627 e 628, della legge n. 160 del 2019, prevede la sperimentazione di modalità di espressione del voto in via digitale per le elezioni politiche ed europee e per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, riferita a modelli che garantiscano il concreto esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero e degli elettori che, per motivi di lavoro, studio o cure mediche, si trovino in un comune di una regione diversa da quella del comune nelle cui liste elettorali risultano iscritti;

   l'articolo 1, comma 628, della legge n. 160 del 2019 (legge di bilancio 2020) dispone che le previsioni sul voto elettronico in via sperimentale si applichino anche alle elezioni regionali e amministrative al fine di consentire la sperimentazione per il turno elettorale dell'anno 2022;

   l'articolo 1, comma 1, della legge n. 182 del 1991 stabilisce che le elezioni dei consigli comunali si svolgano in un turno annuale ordinario da tenersi in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno se il mandato scade nel primo semestre dell'anno;

   ai sensi dell'articolo 143, comma 10, del Tuel (decreto legislativo n. 267 del 2000), le elezioni degli organi sciolti per infiltrazioni mafiose si svolgono, una volta che si è concluso il periodo di commissariamento dell'ente, in occasione del turno annuale ordinario di rinnovo degli organi comunali, se il mandato scade nel primo semestre dell'anno, ovvero nello stesso periodo dell'anno successivo se il mandato scade nei secondo semestre;

   nell'arco temporale compreso tra il 15 aprile ed il 15 giugno 2022 è previsto lo svolgimento delle elezioni amministrative, incluse quelle degli organi sciolti per infiltrazioni mafiose per i quali la scadenza della durata dello scioglimento cada nel primo semestre dell'anno, come previsto dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (Tuel);

   al mese di ottobre 2021 risultano esservi diversi comuni sciolti per infiltrazioni mafiose la cui gestione è in commissariamento;

   viene pertanto sottolineata la difficoltà, per diversi profili, di applicare nei confronti di tali elezioni la prima sperimentazione del voto elettronico –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che l'applicazione della sperimentazione del voto elettronico per le prossime elezioni amministrative avvenga in condizioni di sicurezza e non riguardi, per la fase sperimentale, il rinnovo degli organi dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose.
(5-06991)


   MONTARULI, PRISCO e MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalla notte di sabato 30 ottobre 2021, tra Nichelino e Borgaretto, alle porte di Torino, all'interno di uno stabilimento Fiat abbandonato da anni, si sta svolgendo l'ennesimo maxi rave-party all'insegna dell'illegalità;

   gli oltre seimila partecipanti, arrivati da Francia, Olanda, Belgio e Austria, oltre che da tutta Italia, si sono radunati illecitamente all'interno della ex fabbrica per ballare e festeggiare senza regola alcuna, assumendo alcol, droghe ed altre sostanze stupefacenti, tanto da costringere i sanitari ad allestire un punto di pronto intervento;

   per eludere controlli e fughe di informazioni che avrebbero potuto compromettere il programma, sembra che l'evento illecito sia stato organizzato attraverso l'applicazione di messaggistica cifrata Telegram;

   nel corso dell'evento, decine di ragazzi sono stati soccorsi per abuso di alcol o droghe, ma anche per fratture e contusioni, mentre oltre 1.300 veicoli sostavano abusivamente nei pressi dell'ex fabbrica, creando un vero e proprio accampamento e bloccando la viabilità, a danno dei residenti e cittadini per bene;

   l'intervento delle forze dell'ordine, solo successivo al raduno e non volto a impedire l'evento, ha visto alcuni agenti feriti dal lancio di sassi, bottiglie e petardi, ma ciononostante, si è limitato all'identificazione delle persone che si allontanavano dall'evento;

   evidentemente, dopo i maxi rave illegali organizzati indisturbatamente nei mesi scorsi, gli organizzatori avranno ritenuto l'Italia il luogo più adatto per la riuscita dell'evento, considerando che spesso si opta per non procedere con lo sgombero forzato ma di lasciare defluire i partecipanti, come tra l'altro avvenuto anche in questo caso;

   in questi mesi si è assistito ad un impegno sproporzionato del Ministero dell'interno per il controllo degli italiani rispetto alle norme restrittive anti Covid, e pochi giorni prima dell'evento di cui sopra sono stati impiegati gli idranti contro lavoratori che stavano manifestando contro l'obbligo di green pass;

   le autorità locali hanno ammesso la preventiva conoscenza dell'organizzazione di un rave in Piemonte, tanto che il prefetto di Torino avrebbe chiesto aiuto ai territori limitrofi per avere a disposizione un numero superiore di agenti –:

   quali iniziative di competenza siano state assunte per impedire lo svolgimento del rave party sia durante la fase iniziale, sia nelle sue fasi successa e, in tale ambito, quante siano le persone identificate.
(5-06992)


   IEZZI, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, INVERNIZZI, RAVETTO, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è da anni che la Lega-Salvini Premier richiede fortemente la dotazione delle pistole ad impulsi elettronici, dette «taser» per le forze dell'ordine;

   la sperimentazione dell'utilizzo del taser da parte della Polizia di Stato, durata nove mesi e svolta in dodici città, tenendo conto delle apposite linee guida concordate con il Ministero della salute, ha dato esiti ampiamente positivi soprattutto con riguardo all'effetto deterrente di tale strumento, al fine di diminuire i casi di utilizzo delle armi da fuoco in dotazione alle forze dell'ordine;

   queste ultime sono esposte negli ultimi anni ad una vera pressione mediatica, nonché ad un inasprimento delle aggressioni individuali;

   la dotazione sistematica del taser alle forze dell'ordine consentirebbe inoltre di calibrare l'uso della forza e facilitare la proporzionalità delle risposte degli agenti, permettendo al contempo una difesa efficiente –:

   a che punto siano le procedure per dotare in maniera strutturale le forze dell'ordine di taser.
(5-06993)


   BALDINO, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, DIENI, FRANCESCO SILVESTRI, ELISA TRIPODI, ALAIMO, AZZOLINA e GIORDANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dagli ultimi dati del dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, estratti dalla banca dati interforze delle denunce di delitto rilevate sul territorio nazionale, e confrontati nel rapporto annuale con quelli degli anni precedenti, emerge con forza la crescita degli illeciti «online»;

   sarebbero oltre 800 i reati informatici al giorno, nei primi sei mesi di quest'anno, dato che evidenzia come il crimine «digitale» sia arrivato a pesare quasi la metà rispetto ai fenomeni predatori, in particolare dei furti, rilevati sul territorio nazionale e, sul totale dei delitti denunciati, esso oggi incide per oltre il 15 per cento superando i livelli pre-pandemia sia nel caso di truffe e frodi informatiche (+28 per cento rispetto al primo semestre 2019), sia dei delitti informatici (+52 per cento);

   non si tratterebbe solo di un incremento rispetto al pre-Covid – quando ancora smartworking e didattica a distanza erano una realtà per pochi – in quanto il trend si conferma nei primi mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 (+20 per cento truffe e frodi, +18 per cento delitti informatici);

   la lettura dei dati sembra univoca: dove c'è un maggior utilizzo degli strumenti informatici cresce il rischio; dove, invece, per motivi anagrafici, culturali o di infrastruttura la popolazione è meno incline al digitale, gli illeciti denunciati sono di numero minore; la finalità principale è quella di lucro, attraverso il furto di dati o informazioni per disporre di denaro, crescono, tuttavia, anche gli attacchi alle «falle del sistema», come lo zoombombing, l'intrusione indesiderata all'interno di conferenze online;

   accanto a questi dati, emerge altresì la ripresa dei furti e delle rapine: se, rispetto al 2019, i furti risultano calati del 36 per cento, nei primi sei mesi del 2021 tornano a salire, in particolare quelli con strappo (+35 per cento), di motocicli e autovetture (circa +17 per cento); si registra, altresì, l'aumento di minacce e percosse, con 224 episodi denunciati al giorno;

   si evidenzia, inoltre, purtroppo, il numero drammaticamente stabile delle donne uccise, un tristissimo primato, nonché il dato sugli omicidi da incidente sul lavoro: 38 episodi nel primo semestre, contro i 28 del 2019 –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa i fatti riferiti in premessa e, in particolare, quali iniziative di competenza ritenga di adottare per un'inversione di tendenza riguardo al fenomeno dei crimini in rialzo, registrato nell'ultimo periodo.
(5-06994)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO e SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 ottobre 2021, in Piazza Dunant a Roma, si è verificato l'incendio di una struttura abusiva, composta di pannelli di eternit, costruita a ridosso della ferrovia che passa sotto al cosiddetto «ponte bianco»;

   la struttura era abitata da almeno 1 anno da diversi soggetti non meglio identificati e dista solo 2 metri da una stazione di carburante ed è solo per il celere intervento dei Vigili del fuoco che le fiamme non l'hanno raggiunta;

   l'incendio appare evidentemente un disastro annunciato poiché ben 8 mesi fa, ovvero nell'interrogazione del 23 febbraio 2021 al sindaco e alla giunta del comune di Roma e così come evince anche dalle foto e dai video ripresi dai residenti, il consigliere Andrea De Priamo di Fratelli d'Italia denunciò non solo la presenza di questa struttura ma anche lo stato di degrado in cui versa la zona;

   nel suo atto il consigliere aveva descritto alcune presunte condotte illecite poste in essere da soggetti non meglio identificati che ancora oggi, a distanza di quasi 2 anni, persistono e determinano non solo uno scenario urbano indecoroso ma anche un rischio per la sicurezza e per la salute pubblica dei cittadini residenti;

   appare rilevante evidenziare, intanto, che i predetti soggetti, in pieno periodo di lockdown, vivevano la zona senza indossare i dispositivi di protezione individuale necessari e obbligatori per prevenire la diffusione del virus Sars-Cov-2, configurando situazioni che, di fatto, risultavano allora non solo sanzionabili ma soprattutto pericolose per la salute pubblica;

   nell'atto si evidenziava uno scenario che purtroppo persiste ancora oggi ovvero la presenza, nell'area dove insiste il cosiddetto «Ponte Bianco» e la ferrovia, di 2 discariche e di 2 dimore abusive (delle quali una è andata in fiamme il 29 ottobre 2021) con relative latrine a cielo aperto e di alcune aree illecitamente destinate allo stoccaggio di materiale vario e di dubbia provenienza, peraltro contigue o rientranti in spazi presumibilmente di proprietà di Ferrovie dello Stato, Rfi e ItalGas. Inoltre, si segnalò la ancora persistente e quotidiana presenza di bivacchi e di improvvisati dormitori nella stessa zona di Piazza Dunant e precisamente nell'area compresa tra l'attività commerciale dell'Upim e quella del supermercato Conad;

   dalle immagini che ritraggono ciò che resta dell'incendio è possibile rilevare una bombola, un silos contenente olio esausto e un fornelletto che appare visibilmente andato a fuoco. Sono tutti elementi sicuramente utili per le indagini finalizzate a stabilire le cause dell'incendio;

   i predetti soggetti sembrerebbero occupare ancora oggi, così come da almeno 1 anno, suolo pubblico a distanza di 100 metri dall'ospedale San Camillo, a ridosso della ferrovia e di un'area presumibilmente di Italgas e di relative pertinenze e pertanto sembrerebbero essere interessati dalle Misure sanzionatorie poste a tutela del decoro di particolari luoghi disposte dall'articolo 9 del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, richiamate nelle disposizioni del Regolamento di polizia urbana del comune di Roma;

   va tenuto conto non solo della rilevanza delle costanti condotte illecite, ma soprattutto della pericolosità dell'incendio verificatosi a soli 2 metri dalla stazione di carburante e va evidenziato ancora una volta che lo scenario urbano sopra descritto è stato posto alle attenzioni del sindaco e della giunta del comune di Roma 8 mesi fa dall'interrogazione del consigliere De Priamo sopracitata –:

   per quali motivi le forze dell'ordine non siano intervenute in relazione a quanto esposto in premessa;

   se il Governo intenda porre in essere iniziative di competenza, volte a garantire la sicurezza dei cittadini residenti e a tutelare la salute pubblica prevenendo, per quanto di competenza, le presunte condotte illecite descritte.
(5-07009)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI, MURELLI e CAVANDOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la notte del 31 ottobre 2021, un cittadino egiziano di 32 anni, senza fissa dimora e privo di alcun titolo di soggiorno, si è reso protagonista di un'azione terroristica a Piacenza;

   l'egiziano, al grido di «Allah Akbar» ha aggredito con un coltello a serramanico due poliziotti che lo avevano fermato per un controllo di routine; durante la colluttazione l'uomo è riuscito a spostarsi fino in piazza Cavalli dove gli astanti, resisi conto del pericolo, sono scappati; ciò non è bastato per impedire che un uomo venisse ferito con un fendente ad una gamba;

   l'egiziano, già destinatario di un decreto di espulsione mai eseguito, era stato arrestato e poi rimesso in libertà pochi giorni prima del fatto per un'altra aggressione ad una pattuglia della polizia e il danneggiamento di un'auto in sosta;

   i percorsi della radicalizzazione islamista hanno evidenziato, negli ultimi anni, nuove tendenze in termini di tattiche e modus operandi, come la natura più selettiva della violenza – che spesso colpisce obiettivi «simbolici», come le figure pubbliche o le forze dell'ordine – o come il fatto che le azioni vengono portate avanti soprattutto da soggetti improvvisati e non legati ad alcun gruppo in particolare;

   ci sono numerosi e recenti episodi che testimoniano questa strategia, come lo sgozzamento della poliziotta a Rambouillet (Francia) il 23 aprile 2021 o l'assalto alla caserma di Polizia in Indonesia (31 marzo 2021);

   lo stesso Ministro interrogato, il 10 settembre 2021, intervenendo alla cerimonia di presentazione del Libro blu, ha dimostrato di avere contezza di quanto riportato sopra, quando ha affermato che il pericolo del terrorismo proviene soprattutto dai «lupi solitari, cioè persone isolate, fragili su cui dobbiamo avere un'attenzione particolare»;

   c'è una discrasia tra le dichiarazioni del Ministro – che rivelano la consapevolezza dei pericoli e delle loro modalità operative – e la totale mancanza di prevenzione o di qualsiasi visione strategica che caratterizza la sua azione nei confronti del pericolo jihadista;

   questo episodio non conferma solo la necessità di dotare gli agenti di strumenti adeguati a difendersi contro le aggressioni con arma bianca, ma dimostra come i soggetti islamici radicalizzati nel nostro Paese non siano sufficientemente monitorati né, una volta individuati, siano adottati nei loro confronti provvedimenti preventivi quali l'allontanamento dal territorio nazionale –:

   alla luce del grave attentato terroristico avvenuto a Piacenza e delle considerazioni riportate in premessa, quali iniziative di competenza intenda assumere per rafforzare il contrasto alla minaccia terroristica di matrice islamista che proviene dai cosiddetti «lupi solitari»;

   come intenda altresì rafforzare i dispositivi in dotazione degli agenti per la protezione contro le aggressioni.
(4-10586)


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   al 29 ottobre 2021, nella graduatoria del tasso di incidenza del Covid-19 ogni 100 mila abitanti nei precedenti sette giorni, Trieste e Gorizia si attestano rispettivamente al primo e al terzo posto con 256 e 116 casi;

   un primato preoccupante che suscita forte preoccupazione, anche alla luce della già disposta riattivazione di posti letto di degenza dedicati a pazienti Covid-19 all'ospedale Maggiore del capoluogo regionale;

   secondo quanto reso noto dalle autorità sanitarie locali, oltre il 90 per cento dei ricoverati per Covid-19 non sarebbe vaccinato, mentre il rimanente sarebbe composto da persone anziane o fragili in attesa della terza dose o che l'hanno fatta da poco;

   Trieste, come noto, nelle ultime settimane è stata l'epicentro della protesta no-vax, con molte manifestazioni svoltesi in città. Proprio i casi di positività collegati alle manifestazioni, sarebbero almeno 70, un vero e proprio focolaio;

   grazie all'efficacia dei vaccini, al senso di responsabilità della gran parte della popolazione e all'efficienza della sanità regionale, la pressione sugli ospedali è ancora sotto controllo, ma il timore che i numeri possano crescere è reale perché l'aumento dei contagi negli ultimi giorni sembra essere esponenziale;

   le manifestazioni di piazza, quando autorizzate, sono espressioni di libertà, valore che non va messo in discussione, ma, se fosse confermato che sono all'origine di nuovi grandi focolai, metterebbero a repentaglio la salute collettiva;

   è quindi necessario che si assumano le iniziative più opportune per tutelare la salute di intere comunità –:

   se il Governo ritenga di assumere iniziative di competenza affinché l'eventuale organizzazione di nuove manifestazioni non sia causa di una crescita dei contagi da Covid-19.
(4-10587)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   molti comuni italiani, tra il 1923 e il 1924, concessero a Benito Mussolini la cittadinanza onoraria nella speranza di vedere il duce arrivare personalmente a ritirarla;

   molti comuni negli scorsi anni hanno approvato provvedimenti per cancellare quella onorificenza; altri colpevolmente l'hanno mantenuta;

   tra i comuni che non l'hanno cancellata c'è il comune di Pezzana nel Vercellese;

   nella pubblicazione «Pezzana – La vita di un comune tra le risaie del basso agro vercellese», edito a cura del comune stesso nel 2019 è riportata nella sezione «cittadinanze onorarie» quella concessa a Benito Mussolini;

   nella suddetta pubblicazione edita dal comune e curata da Roberto Badini si cita Benito Mussolini come cittadino onorario del paese descrivendolo come «Presidente del Consiglio dei ministri del regno d'Italia, Ministro della guerra ad interim, Ministro dell'interno ad interim, Ministro dell'Africa italiana ad interim, Comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale» senza alcun commento, giudizio, distinguo;

   il 20 agosto 2021 Igor Boni, presidente di Radicali Italiani, ha formulato ufficiale istanza al sindaco secondo l'articolo 56 dello statuto comunale, per chiedere la cancellazione della cittadinanza onoraria rilasciata dal comune di Pezzana a Benito Mussolini il 15 maggio del 1924;

   il 30 settembre 2021, in seguito all'istanza suddetta, in una seduta del consiglio comunale è stata approvata all'unanimità una delibera proposta dal sindaco Stefano Bondesan che conferma la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini;

   successivamente alle polemiche emerse sugli organi di stampa, il sindaco Stefano Bondesan avrebbe accusato chi ha chiesto la revoca della cittadinanza di cercare solo visibilità e aggiunto che le cose buone fatte dal duce si vedono ancora oggi («ha dato terra agli agricoltori, bonificato e fatto leggi che ancora ci sono») –:

   se sia a conoscenza di questo fatto gravoso;

   se risulti al Governo quali siano i comuni italiani che ancora oggi continuano ad avere tra i propri cittadini onorari Benito Mussolini;

   se non ritenga opportuno valutare se sussistono i presupposti, anche mediante iniziative normative, per revocare la cittadinanza onoraria a chi è stato promotore delle leggi razziali, ha eliminato la libertà, compiuto omicidi di Stato e portato l'Italia in una guerra che ha causato milioni di morti.
(4-10595)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, DI GIORGI, CIAGÀ e CARLA CANTONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 ottobre 2021 è apparso sul sito della rivista «Wired» un video registrato lunedì 25 ottobre 2021 presso l'Istituto e liceo scientifico aeronautico Antonio Locatelli di Bergamo che riprende alcuni studenti che, nel rivolgere un saluto al preside, Giuseppe Di Giminiani, in occasione del giorno del suo compleanno inneggiano al «Duce»;

   sempre da ciò che si evince dalle immagini, sembra che il dirigente scolastico abbia risposto al saluto e agli auguri salutando le ragazze e i ragazzi con il saluto romano;

   il preside dell'Istituto Giuseppe Di Giminiani, in occasione della pubblicazione del video e dopo essere stato contattato dalla rivista, ha smentito qualsiasi interpretazione malevola e il suo legale ha affermato che il preside non avrebbe mai compiuto atti riconducibili ad apologia al fascismo, bensì salutato «senza che le braccia siano tese in modo tale da poter intendere» un saluto romano, se non «in un'ottica forzata»;

   l'Istituto e liceo scientifico aeronautico Antonio Locatelli di Bergamo è una scuola paritaria secondaria di secondo grado;

   gli studenti dell'Istituto godono di prestigio nella città di Bergamo e sono partecipi nella vita culturale e istituzionale della città e della provincia attraverso frequenti partecipazioni a manifestazioni istituzionali;

   il video in questione è stato registrato in un periodo nel quale il nostro Paese soffre di recrudescenza di fenomeni di stampo neo-fascista, come ad esempio l'assalto alla sede nazionale della Cgil avvenuto a Roma in data 9 ottobre 2021 da parte di gruppi neofascisti fra cui «Forza Nuova» per cui è già stato chiesto lo scioglimento;

   la scuola è luogo di istruzione ed educazione, dove si apprende prima di tutto il valore della democrazia e la storia della nostra Repubblica, e dove si apprendono inoltre i valori della convivenza civile e democratica;

   se confermati, questi eventi, avrebbero effetti negativi sull'educazione di un numero non irrilevante di ragazze e ragazzi e sarebbero altresì, a parere dell'interrogante, un esempio di un fallimento educativo nella trasmissione dei valori antifascisti presenti nella nostra Costituzione e nelle istituzioni repubblicane –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di dover verificare i fatti acceduti che, se confermati, sarebbero molto gravi, e, nel caso, se siano state assunte o si intendano assumere iniziative di competenza.
(5-06970)


   NITTI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   Musa, associazione di genitori, studenti di musica, docenti Afam e musicisti con lo scopo di aiutare il difficile cammino scolastico degli «Studenti-Artisti», ha indirizzato al Ministero dell'istruzione una proposta per l'avvio di un progetto sperimentale capace di conciliare la carriera musicale dei giovani talenti con la frequenza e la didattica nella scuola secondaria di primo e secondo grado;

   Musa evidenzia «l'enorme gap rappresentato tra la necessaria frequenza dei corsi – prevalentemente pomeridiani – di alta formazione dei conservatori, lo studio, la pratica giornaliera dello strumento e l'attività concertistica con la regolare frequenza scolastica e con la tradizionale didattica della scuola basata prevalentemente sui compiti a casa o interrogazioni e verifiche a sorpresa, quasi totalmente incompatibile con gli impegni di un giovane musicista»;

   l'associazione Musa chiede, dunque, un intervento normativo che preveda l'adozione di programmi personalizzati per gli studenti-musicisti in maniera simile a quanto già avviene per gli studenti-atleti;

   l'esperienza didattica «Studenti-Atleti» promossa dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in collaborazione con Coni, Lega Serie A e Comitato italiano paralimpico (Cip) per consentire agli studenti impegnati nello sport agonistico di non trovarsi indietro negli studi è stata sperimentata per la prima volta in Italia con la legge n. 107 del 2015, la cosiddetta Buona Scuola, e poi introdotta dal decreto ministeriale n. 935 del 2015 – Programma sperimentale didattica studente-atleta di alto livello e dal decreto ministeriale n. 279 del 10 aprile 2018 – sperimentazione didattica studenti atleti di alto livello;

   come riportato dal sito orizzontescuola.it in data 22 novembre 2020, la sperimentazione del programma «studenti-atleti» ha raggiunto ottimi risultati e ha permesso a sempre più ragazzi di studiare e fare sport a carattere agonistico –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per estendere l'adozione di programmi personalizzati già sperimentata per gli studenti-atleti anche per gli studenti regolarmente iscritti presso le istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, permettendo loro di coniugare la pratica musicale con la carriera scolastica.
(5-06976)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   VISCOMI, MURA, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LACARRA e LEPRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3-bis del decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, convertito dalla legge con modificazioni dal decreto 16 settembre 2021, n. 125, ha disposto la destinazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021, nell'ambito delle risorse già stanziate per il programma di garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol) in favore dell'accesso ai servizi di supporto per la ricollocazione professionale, cosiddetto outplacement, dei lavoratori dipendenti di aziende poste in procedura fallimentare, in amministrazione straordinaria o che siano stati collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione dell'attività aziendale;

   l'outplacement è un servizio di consulenza professionale dedicato sia ai dipendenti sia alle aziende e finalizzato a favorire, in tutti i casi di razionalizzazione delle risorse, la transizione del personale in esubero verso un nuovo posto di lavoro;

   le società che svolgono questo servizio, iscritte all'apposito albo ministeriale previsto dalla lettera e) comma 1 articolo 4 della legge n. 276 del 2003, vantano percentuali di ricollocazione pari a più dell'80 per cento in soli sei mesi dalla presa in carico;

   soprattutto in virtù del particolare momento storico che si sta attraversando, con le conseguenze sull'occupazione causate dalla crisi pandemica, l'outplacement può candidarsi come strumento di grande importanza nel quadro delle politiche attive del lavoro, e tuttavia è sottoutilizzato in Italia rispetto agli altri Paesi europei;

   il Paese presenta inoltre diversi casi di dipendenti di imprese che, in situazione di difficoltà, di riorganizzazione, o per via di pratiche di delocalizzazione, potrebbero beneficiare enormemente di programmi di outplacement –:

   quale sia lo stato di avanzamento relativo all'emanazione del decreto ministeriale previsto per l'attuazione della misura di cui in premessa e se non si ritenga opportuno adottare iniziative per estendere la misura di cui all'articolo 3-bis del citato decreto n. 103 del 2021 almeno al 2022, nonché avviare ulteriori programmi sperimentali, istituendo fondi ad hoc o mettendo a disposizione ulteriori risorse nel Fondo di cui in premessa, per favorire la ricollocazione dei lavoratori coinvolti in specifici casi di crisi aziendale, che determinano necessità di politiche a tutela dei livelli occupazionali dei lavoratori.
(5-06979)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di un incontro al Ministero dello sviluppo economico, il 28 ottobre 2021, Ideal standard Industriale ha comunicato alle parti sociali e alle istituzioni gli esiti di un'analisi riguardante la propria presenza produttiva a Trichiana (Belluno), riferendo che, nonostante le strategie messe in atto, lo stabilimento continua a soffrire di un costo per unità prodotta troppo elevato;

   l'azienda ha quindi fatto sapere che cesserà l'attività dello stabilimento di Trichiana nei prossimi mesi. Tempi e modalità della chiusura saranno definiti attraverso degli incontri con le organizzazioni sindacali e le istituzioni;

   questa decisione mette a rischio 500 posti di lavoro, il doppio se si considera anche l'indotto. A quanto è dato sapere, l'obiettivo reale dell'azienda è quello di delocalizzare, trasferendo all'estero la produzione;

   i sindacati dopo aver invitato la proprietà a non procedere alla chiusura del sito, in alternativa hanno proposto di attivare la procedura per la cessione del sito produttivo e del marchio, da programmare in tempi congrui per la ricerca di potenziali aziende del settore o imprenditori in grado di garantire l'asset industriale e gli attuali livelli occupazionali;

   ad ogni modo, vanno assunte tutte le iniziative necessarie per escludere la perdita dei posti di lavoro coinvolti, che sarebbe un dramma per tante famiglie e un intero territorio. L'obiettivo è anche quello di evitare che vengano disperse le importanti competenze acquisite da questi lavoratori, presso la storica azienda di sanitari e impianti idraulici del bellunese;

   il Governo deve attivarsi per salvaguardare i posti di lavoro ma, altresì, per prevenire ulteriori crisi aziendali, adottando adeguate misure che garantiscano il rispetto dei piani industriali e che impediscano ambigue strategie di delocalizzazione che causano la perdita improvvisa di tanti posti di lavoro. Sul punto, non si comprende per quali motivi non sia stato ancora adottato il cosiddetto decreto anti-delocalizzazioni promesso mesi fa dal Governo, a cui era impegnato lo stesso Ministro interrogato –:

   quali iniziative intenda adottare a tutela dei lavoratori coinvolti, anche adottando le promesse misure anti-delocalizzazioni per prevenire queste crisi.
(5-06980)


   INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 41 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 (cosiddetto decreto Sostegni bis), ha istituito il contratto di rioccupazione;

   questa nuova tipologia di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato ha l'obiettivo di incentivare l'inserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori in stato di disoccupazione nella fase di ripresa delle attività dopo l'emergenza epidemiologica e attribuisce al datore di lavoro il diritto a beneficiare dell'esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti; sono esclusi dall'esonero i premi e i contributi dovuti all'Inail;

   possono accedere al beneficio i datori di lavoro privati, con esclusione del settore agricolo e del lavoro domestico, che abbiano effettuato nuove assunzioni mediante il contratto di rioccupazione nel periodo tra il 1° luglio e il 31 ottobre 2021;

   l'esonero contributivo viene accordato per un periodo massimo di sei mesi e per un importo massimo di 6.000 euro annui, riparametrato e applicato su base mensile;

   con la circolare Inps 2 agosto 2021, n. 115, l'Inps ha fornito le prime indicazioni relative all'ambito di applicazione dell'esonero;

   la peculiarità consiste nel collegamento del contratto di rioccupazione ad un periodo di formazione-inserimento del lavoratore, della durata di sei mesi; l'azienda, assieme al lavoratore, deve predisporre un progetto individuale di formazione e inserimento finalizzato all'adeguamento delle competenze professionali del dipendente al nuovo ambiente di lavoro; durante questo periodo di formazione, è fatto divieto di licenziamento del dipendente –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine al numero dei contratti di rioccupazione attivati e quali iniziative stia attuando o intenda attuare al fine di favorire l'occupazione nella fase di ripresa dell'economia.
(5-06981)


   GIACCONE, VIVIANI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le misure sociali attualmente in essere previste per il comparto della pesca marittima sono le indennità giornaliere onnicomprensive in caso di sospensione dal lavoro derivante da misure di arresto temporaneo obbligatorio e non obbligatorio per ciascun lavoratore dipendente da impresa adibita alla pesca marittima;

   le predette misure, in virtù del loro carattere «estemporaneo» (nonché della farraginosità delle procedure di erogazione che determina ritardi e mancanza di tempestività) non offrono ai lavoratori del comparto pesca una ragionevole sicurezza sulle aspettative reddituali;

   il settore pesca è sprovvisto di un proprio ammortizzatore sociale strutturato che, a regime, avrebbe per la pesca effetti senza dubbio positivi e sarebbe in grado di assicurare una continuità di reddito ai lavoratori nelle diverse fattispecie di sospensione dell'attività lavorativa; a parere dell'interrogante oramai non è più procrastinabile la previsione di un sistema di ammortizzatori sociali anche per il settore della pesca;

   da notizie stampa si apprende che nel disegno di legge di bilancio per il 2022 sembra essere stata inserita una norma con la quale anche ai lavoratori dipendenti imbarcati su navi adibite alla pesca marittima, nonché in acque interne e lagunari, ivi compresi i soci-lavoratori di cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250, nonché agli armatori e ai proprietari armatori, imbarcati sulla nave dai medesimi gestita, sia estesa la Cisoa per il settore agricolo di cui alla legge n. 457 del 1972;

   questa disposizione, però, non sembrerebbe applicarsi ai periodi diversi da quelli di sospensione dell'attività lavorativa derivante da misure di arresto temporaneo obbligatorio e non obbligatorio;

   il Ministro interrogato durante l'esame in aula del progetto di legge relativo al «sistema ittico» dichiarava che era in fase avanzata di definizione una riforma degli ammortizzatori sociali che avrebbe ricompreso anche i lavoratori del settore della pesca professionale;

   i lavoratori del settore della pesca non possono rimanere ancora senza alcuna forma certa di sostegno al reddito e rimanere sempre nella speranza che in ogni legge di bilancio vengano rinnovate le indennità giornaliere onnicomprensive in caso di arresto temporaneo obbligatorio e non obbligatorio –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, nell'ambito della riforma degli ammortizzatori sociali che includa al suo interno tutte le forme di fermo dell'attività di pesca, per prevedere per i lavoratori del settore un ammortizzatore sociale stabile e strutturale e non occasionale, al fine di garantire ad essi una continuità di reddito e un sostegno occupazionale e alle imprese ittiche una sostenibilità economica.
(5-06982)


   ZANGRILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sulla base delle anticipazioni circolate, ed in attesa del deposito del testo definitivo, il disegno di legge di bilancio per l'anno 2022, tra le altre misure, dovrebbe prevedere un rifinanziamento aggiuntivo del reddito di cittadinanza di circa 1 miliardo di euro l'anno fino al 2029;

   i dati registrati dall'entrata in funzione della misura dimostrano in maniera oggettiva che il reddito di cittadinanza si è rivelato un fallimento sotto il profilo delle politiche attive per il lavoro e come strumento di riavviamento al lavoro dei propri percettori;

   sempre sulla base delle anticipazioni in circolazione, il disegno di legge di bilancio non sembra contenere misure specifiche volte a rilanciare concretamente le politiche attive per il lavoro, fatta eccezione per un finanziamento di importo inferiore a quanto sarebbe realmente necessario per un effettivo rilancio;

   alla luce di quanto sopra, e ferma restando la necessità di prevedere comunque lo stanziamento di risorse finalizzate al sostegno della povertà, a giudizio dell'interrogante non è giustificabile un ulteriore incremento di risorse a favore del reddito di cittadinanza –:

   quali siano le motivazioni che inducono il Governo a prevedere un ulteriore rifinanziamento del reddito di cittadinanza e se intenda adottare concrete iniziative volte a rilanciare e rendere efficienti le politiche attive per il lavoro e le strutture ad esse collegate.
(5-06983)


   COSTANZO, FRATE e GIULIODORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 14 ottobre 2021 la multinazionale svedese Enedo ha comunicato, durante un incontro con i sindacati, che l'azienda intendeva aprire, entro la fine dell'anno, una procedura di licenziamento collettivo coinvolgente 35 dipendenti della sede di San Biagio di Osimo e, a quanto si apprende dalla stampa e dalle dichiarazioni dei sindacalisti, i confronti tra le parti sociali non stanno raggiungendo significativi risultati per la tutela occupazionale;

   una decina di anni fa l'azienda Enedo ha delocalizzato in Tunisia la produzione, lasciando a Osimo gli altri reparti, e gli attuali dipendenti della sede osimana sono ottanta in totale, un numero ben lontano dai quattrocento precedenti ai vari passaggi di proprietà della fabbrica;

   il territorio delle Marche è interessato da numerose crisi industriali (le vertenze IGuzzini, ex-Merloni e soprattutto Elica, vicenda che riguarda 409 lavoratori in esubero) che impattano negativamente sull'occupazione;

   tutta l'Italia è interessata da vertenze industriali, come testimoniato dal numero di tavoli aperti presso la struttura per la crisi d'impresa del Ministero dello sviluppo economico (soltanto da marzo 2020 a oggi ci sono stati 192 incontri tra imprese e sindacati per vertenze di carattere nazionale);

   spesso la causa dei licenziamenti collettivi e della chiusura degli stabilimenti produttivi risiede nella scelta aziendale di delocalizzare le attività in altri Paesi dell'Unione europea o extra Unione europea;

   dai dati Istat risulta che, solo nel biennio 2015-2017, circa 700 imprese hanno trasferito all'estero attività o funzioni aziendali precedente svolte all'estero –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per contrastare la crisi occupazionale causata dalle vertenze industriali, ormai sempre più diffuse come quella di Enedo ed Elica.
(5-06984)


   DE LORENZO e TIMBRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in forza della concessione rilasciata con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 138T del 31 ottobre 2000, Rete ferroviaria italiana Spa gestisce l'infrastruttura ferroviaria nazionale, avendo anche la responsabilità di garantire la continuità territoriale dei servizi ferroviari con la Sicilia, tramite il traghettamento dei treni passeggeri e merci tra Villa San Giovanni e Messina;

   a seguito alle direttive europee, che obbligano le imprese che, per legge, gestiscono servizi di interesse economico generale, ovvero, operano in regime di monopolio, a svolgere attività in mercati diversi mediante società separate, il 1° giugno 2012 iniziava l'attività Bluferries srl (socio unico Rfi Spa), cui venne interamente devoluto il traghettamento del gommato e dei passeggeri appiedati;

   Bluferries srl ha gestito, dal 30 giugno 2013 al 30 dicembre 2014, il collegamento veloce Messina-Villa S.G. su affidamento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, mentre, dal gennaio 2015 in poi, direttamente per conto di Rfi, in forza del contratto di programma con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e dal 1° ottobre 2018 anche il collegamento veloce Messina-Reggio Calabria;

   il personale di Bluferries srl ha formalizzato rapporto di lavoro secondo quanto disposto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale marittimo;

   la legge n. 96 del 21 giugno 2017 ha emendato la concessione con Rfi, estendendo il concetto di continuità territoriale ferroviaria all'utilizzo di mezzi navali veloci per il trasporto pubblico di persone. A tale scopo si costituiva la Blujet srl (operativa dal 1° maggio 2019), mediante scissione del ramo d'azienda di Bluferries srl;

   i sindacati hanno chiesto per il personale trasferito da Bluferries srl a Blujet srl (38 unità a tempo indeterminato e 24 unità a tempo indeterminato «turno particolare») l'applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro, mobilità area contrattuale attività ferroviarie, mentre quest'ultima, affiliata a Confitarma, applica ai suoi dipendenti il Contratto collettivo nazionale di lavoro per marittimi imbarcati su navi superiori a 151 tonnellate di stazza lorda;

   a seguito di questa vertenza sono stati indetti ben dieci scioperi, senza che si sia aperta una trattativa;

   le organizzazioni sindacali, inoltre, hanno segnalato, con un esposto alle capitanerie di porto di Messina e Reggio Calabria, seri problemi di sicurezza per i lavoratori e gli utenti su alcuni mezzi navali noleggiati dalla Blujet –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, anche convocando le parti sulla questione dell'applicazione dei contratti e della sicurezza del lavoro.
(5-06985)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURELLI, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 128 del 2019 ha previsto l'internazionalizzazione del contact center Inps a partire dal 30 novembre 2021, mediante l'affidamento del servizio alla società partecipata Inps Servizi spa;

   trattasi di un servizio pubblico che occupa – attualmente – 3.300 operatori;

   stante la nota sindacale Ugl del 2 novembre 2021, risulta agli interroganti che ad oggi l'Istituto non abbia ancora avviato le dovute iniziative per l'attuazione del disposto normativo sopracitato, talché si è proceduto al rinnovo per altri 12 mesi dell'affidamento agli attuali gestori privati;

   da mesi il Presidente Tridico continua a sostenere l'intenzione di procedere all'assunzione del personale occorrente da parte della propria società in house Inps Servizi spa, applicando le norme previste per le pubbliche amministrazioni, tramite una selezione, e per un numero inferiore di addetti, aperta a tutti gli addetti ad attività di call center similari, determinando quindi inevitabilmente centinaia di esuberi, destinati alla perdita dell'occupazione;

   tale intenzione contrasta, secondo gli interroganti, con il disposto di cui al comma 1, articolo 5-bis, del decreto-legge n. 101 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2019, che stabilisce come l'internalizzazione del contact center Inps abbia lo scopo di garantire la stabilità occupazionale degli addetti attuali; contravviene, inoltre, alle più recenti sentenze che confermano l'obbligo di applicazione della clausola sociale da parte delle società in house (sentenza della Corte di cassazione Sezioni Unite n. 7759/2017; sentenza del TAR Lazio n. 5496/2021); non dà seguito all'impegno assunto con l'ordine del giorno dello scorso luglio);

   la nota sindacale lamenta, peraltro, la mancanza – da due mesi – sul sito internet di Inps Servizi del regolamento per il reclutamento del personale, il quale sembra comunque non aver mai contemplato una procedura simile a quella oggi propugnata dall'Istituto, limitandosi al richiamo ai principi europei di trasparenza, pubblicità e imparzialità, principi perfettamente coerenti con l'applicazione della clausola sociale –:

   se quali notizie intenda fornire in merito a quanto esposto in premessa e, nello specifico, se trovi conferma la volontà dell'Inps di non procedere all'applicazione della cosiddetta «clausola sociale» relativamente all'internalizzazione del servizio di contact center.
(5-06971)


   SNIDER, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori frontalieri hanno diritto a ricevere gli assegni familiari in Svizzera alle stesse condizioni dei lavoratori residenti; tuttavia, qualora l'altro genitore abbia un'attività di lavoro di tipo dipendente in Italia (o percepisca una rendita sostitutiva) costui dovrà obbligatoriamente richiedere l'assegno Anf dell'Inps. In tal caso, il frontaliere avrà poi diritto a ricevere in Svizzera la differenza tra l'assegno intero e quanto già percepito in Italia dall'altro genitore;

   per effettuare la richiesta di assegni familiari in Svizzera il frontaliere dovrà, tra l'altro, richiedere alla Cassa di compensazione svizzera il formulario E-401 (attestazione stato di famiglia; il lavoratore dovrà quindi compilare la parte A e far compilare la parte B dall'Ufficio anagrafe del proprio comune e riconsegnare il modulo compilato alla Cassa svizzera) e richiedere alla Cassa di compensazione svizzera il formulario E-411 il lavoratore dovrà quindi compilare soltanto la parte A e riconsegnare il modulo alla Cassa svizzera; sarà poi compito della Cassa svizzera inviare il documento all'Inps di competenza per la compilazione della parte B);

   in attesa dell'entrata in vigore dal 1° gennaio 2022 del nuovo assegno unico, fino al 31 dicembre 2021 per i lavoratori frontalieri in svizzera continua ad esistere il vecchio assegno Inps (Anf) riservato ai dipendenti e ai percettori di Naspi al di sotto di una certa soglia; per i lavoratori autonomi, invece, è previsto in specifici casi (Isee sotto euro 50 mila e figli minorenni), già dallo scorso luglio, la possibilità di richiedere un «assegno ponte»;

   risulta all'interrogante che molti lavoratori frontalieri non riescono a percepire gli spettanti assegni, poiché le sedi Inps di confine sono in forte ritardo con la compilazione dei moduli, a causa anche della mancanza di personale, e le casse svizzere bloccano l'erogazione fino al ricevimento degli appositi modelli;

   ne consegue che molti di essi, invece che percepire mensilmente gli Anf, li ricevono in blocco all'espletamento delle dovute pratiche, con relativa tassazione maggiorata –:

   se sia al corrente delle criticità esposte in premessa e quali iniziative intenda adottare per ovviare alle stesse.
(5-06977)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPESSOTTO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Atvo s.p.a. è una società per azioni a prevalente capitale pubblico ai sensi dell'articolo 113 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni ed eroga servizi di trasporto pubblico di persone su linee urbane ed extraurbane in concessione;

   l'emergenza epidemiologica in corso, e la conseguente riduzione delle attività sociali, hanno causato una notevole riduzione della mobilità ed una diminuzione più che proporzionale dell'uso del trasporto pubblico (fino al novanta per cento dei passeggeri), dato che molti viaggiatori hanno preferito ricorrere al mezzo privato per evitare contatti con altre persone;

   tale riduzione ha inevitabilmente inciso negativamente sull'equilibrio finanziario dei gestori dei servizi di trasporto pubblico locale, comunque tenuti ad assicurare il servizio pur con un livello inferiore di ricavi da biglietti;

   con l'articolo 200 del decreto-legge n. 34 del 2020, è stato istituito, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un fondo con una dotazione iniziale di 500 milioni di euro per l'anno 2020, destinato a compensare la riduzione dei ricavi tariffari relativi ai passeggeri nel periodo dal 23 febbraio 2020 al 31 gennaio 2021 rispetto alla media dei ricavi tariffari relativa ai passeggeri registrata nel medesimo periodo del precedente biennio;

   il Fondo è stato destinato anche alla copertura degli oneri derivanti con riferimento ai servizi di trasporto pubblico locale e regionale;

   con articolo 44 del decreto-legge n. 104 del 2020 è stato disposto un incremento di 400 milioni di euro delle risorse di cui al predetto fondo;

   l'articolo 92 del decreto-legge n. 18 del 2020 stabilisce che non possono essere applicate dai committenti dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale, anche laddove negozialmente previste, decurtazioni di corrispettivo, né sanzioni o penali in ragione delle minori corse effettuate o delle minori percorrenze realizzate a decorrere dal 23 febbraio 2020 fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica e, comunque, non oltre il 31 luglio 2021 e che «fino al termine delle misure di contenimento del virus Covid-19, tutte le procedure in corso, relative agli affidamenti dei servizi di trasporto pubblico locale, possono essere sospese, con facoltà di proroga degli affidamenti in atto al 23 febbraio 2020 fino a dodici mesi successivi alla dichiarazione di conclusione dell'emergenza; restano escluse le procedure di evidenza pubblica relative ai servizi di trasporto pubblico locale già definite con l'aggiudicazione alla data del 23 febbraio 2020»;

   il periodo di inattività ha consentito, per i gestori del servizio, una riduzione dei costi dovuti alla circolazione dei veicoli;

   i lavoratori addetti al servizio di trasporto sono stati collocati in regime di cassa integrazione;

   l'emergenza epidemiologica ha costituito causa di riduzione delle attività di trasporto per ragioni non imputabili ai lavoratori;

   i gestori del servizio hanno ricevuto misure per la compensazione dei danni economici dovuti all'emergenza coronavirus;

   il contratto di servizio in essere tra regione Veneto ed aziende è invariato e, pertanto, i corrispettivi previsti a copertura dei costi del personale sono uguali a quelli previsti per l'anno 2018-2019;

   il differenziale tra la retribuzione mensile dei lavoratori e gli importi corrisposti nel periodo di cassa integrazione non può essere trattenuto dall'azienda in quanto ciò costituirebbe un arricchimento illecito –:

   se il Governo non intenda appurare quale sia stato l'impiego, da parte delle aziende che hanno ricevuto i contributi suindicati, del differenziale tra la retribuzione ordinaria prevista per i lavoratori e quella loro corrisposta nel periodo di cassa integrazione;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per garantire che tali somme siano corrisposte ai lavoratori o, in alternativa, restituite.
(4-10591)


   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps, attraverso il recente messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021, ha fornito chiarimenti in merito al requisito dell'inattività lavorativa ai fini della liquidazione dell'assegno mensile di invalidità civile, specificando il cambiamento dei criteri di accessibilità della misura, derivante non già da una modifica legislativa, ma dal recepimento del mutamento dell'orientamento giurisprudenziale;

   la Corte di cassazione è intervenuta sul requisito dell'inattività lavorativa, stabilendo che il mancato svolgimento dell'attività lavorativa integra non una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, affermando, altresì, che lo svolgimento dell'attività lavorativa, a prescindere dalla misura del reddito ricavato, preclude il diritto al beneficio (si veda Corte di cassazione n. 17388/2018; n. 18926/2019);

   l'articolo 13 della legge n. 118 del 1971 riconosce l'assegno di invalidità civile qualora sia accertata la diminuzione della capacità lavorativa, in una percentuale di almeno due terzi; l'articolo 9 del decreto legislativo n. 509 del 1988 ha incrementato tale limite, operativo dal 1992, fissando al 74 per cento la percentuale di riferimento per l'invalidità;

   l'importo per l'assegno d'invalidità corrisponde al valore di 287,09 euro mensili a favore dei cittadini disoccupati, anche in presenza di un reddito minimo personale; il limite reddituale dipende dalla tipologia del lavoro svolto: per i lavoratori dipendenti è fissato in 8.145 euro annui, per l'attività in proprio in 4.800 euro annui;

   la Corte di cassazione secondo l'interrogante ha stravolto i limiti per il riconoscimento del diritto al beneficio, facendo venir meno condizioni ed eccezioni per svolgere un'attività lavorativa, quantunque parziale o retribuita con importi minimi;

   sono più di 3 milioni i cittadini disabili nel nostro Paese, molti dei quali vivono in una condizione di disagio e povertà, percependo un assegno di assistenza di importo estremamente esiguo; venendo meno la possibilità di integrare con un reddito minimo personale, si mina anche la possibilità di realizzarsi attraverso il lavoro, che andrebbe invece incentivato, in favore di una reale inclusione sociale –:

   se non intendano i Ministri interrogati adottare iniziative, per quanto di competenza, alla luce delle disposizioni interpretative dell'Inps di cui in premessa, per scongiurare un aggravio delle condizioni dei disabili beneficiari del sussidio, in favore di un intervento correttivo della legge n. 118 del 1971 e di un innalzamento degli importi dell'assegno di invalidità civile, inadeguati a garantire una vita decorosa degli invalidi civili disoccupati.
(4-10594)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa di una recente inchiesta giornalistica che ha rivelato episodi di maltrattamento degli animali all'interno di uno stabilimento di produzione del Grana Padano situato in Lombardia;

   l'inchiesta ha rivelato che la struttura in questione è fatiscente e non conforme ai requisiti igienico sanitari previsti dalla legge e alle prescrizioni in materia di benessere animale;

   le recinzioni all'interno dell'allevamento sono rotte ed arrugginite, e possibile causa di ferimento degli animali;

   nelle stalle sono presenti grandi quantità di letame in prossimità delle aree in cui stazionano gli animali, che sono costretti a restare fermi con le zampe immerse nelle loro stesse feci;

   l'acqua piovana penetra all'interno della struttura e nelle stalle si osservano estese pozze d'acqua;

   si è osservato un forte stress nei vitelli, che sono separati dalla madre immediatamente dopo la nascita, con conseguenze sulla loro salute psico-fisica e su quella delle madri;

   la separazione precoce dei vitelli dalla madre interrompe bruscamente il rapporto parentale basilare per lo sviluppo etologico;

   l'alimentazione con latte artificiale impedisce ai vitelli l'assimilazione dei princìpi nutritivi del latte materno;

   il Grana Padano è un'eccellenza alimentare del nostro Paese, nonché denominazione di origine protetta ed è inaccettabile che gli allevamenti che ospitano gli animali utilizzati per la sua produzione versino nelle condizioni esposte in premessa;

   sono sempre più numerose le inchieste giornalistiche che documentano maltrattamenti negli allevamenti;

   gli animali sono esseri senzienti e tale principio è riconosciuto dalla scienza e tutelato dal legislatore;

   gli esperti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare hanno definito standard precisi di misurazione del benessere degli animali;

   in Italia, il centro di referenza per il benessere animale (CReNBA) ha implementato uno standard volto a monitorare il benessere negli allevamenti di bovini;

   il decreto legislativo n. 146 del 2001 stabilisce i requisiti degli allevamenti e misure per la tutela del benessere degli animali;

   esiste una stretta correlazione tra benessere animale e sicurezza della filiera alimentare;

   gli animali sottoposti a stress sono esposti alla possibilità di contrarre malattie trasmissibili, con rischi per i consumatori, tramite le comuni tossinfezioni alimentari causate dai batteri Salmonella, Campilobacter ed E. Coli;

   il benessere degli animali è pertanto una questione etica e di salute pubblica;

   la sensibilità sul tema del benessere animale è in costante aumento nelle istituzioni e nella società civile;

   moltissimi cittadini hanno supportato la campagna «No animal left behind» coordinata da Eurogroup for animals, organizzazione che rappresenta 79 organizzazioni non governative per la protezione animale attive in tutti i Paesi del mondo –:

   se il Governo non intenda intraprendere iniziative di competenza per monitorare l'effettiva applicazione delle disposizioni di legge in materia di benessere animale e aumentare i relativi controlli all'interno degli allevamenti;

   se il Governo non intenda intraprendere le iniziative di competenza per la sensibilizzazione degli operatori coinvolti nelle attività degli allevamenti e per la promozione di una cultura che riconosca e rispetti pienamente il carattere senziente degli animali;

   se il Governo non intenda adottare iniziative per estendere tali attività anche ai consorzi di tutela al fine di aumentare il livello di attenzione sulle pratiche scorrette e, quindi, garantire maggior benessere degli animali.
(4-10588)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto, alcuni organi di stampa hanno dato la notizia della nomina, da parte dell'assemblea degli azionisti, di Andrea Ripa di Meana quale amministratore unico del Gestore dei servizi energetici (GSE), società del Ministero dell'economia e delle finanze. L'amministratore unico dovrebbe restare in carica fino all'approvazione del bilancio dell'esercizio 2023;

   tra le altre cose, alcuni organi di stampa avrebbero rilevato la circostanza particolare per cui, con la nomina dell'amministratore unico, sarebbe stato «abolito il CDA»;

   il neo amministratore «sarà anche l'unico riporto del magistrato delegato della Corte dei conti chiamato a vigilare sulla correttezza dell'operato aziendale. Con la conseguenza che, mentre prima il togato poteva contare su più voci per approfondire e vagliare le scelte della direzione, ora il contraltare sarà unico e l'azione di controllo depotenziata»;

   il GSE gestisce ogni anno ingenti risorse finalizzate a sostenere e incentivare la transizione energetica, ruolo che è destinata ad accrescersi considerevolmente in relazione ai consistenti investimenti previsti dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr);

   in occasione della presentazione del Rapporto delle attività GSE 2020, è stato riferito che «l'anno scorso il GSE ha gestito risorse per 11 miliardi di euro. Se poi si considerano gli ultimi 10 anni (2010-2020) ha gestito meccanismi per la promozione della sostenibilità per un controvalore economico calcolabile in 140 miliardi di euro»;

   per quanto riguarda «l'ammontare delle risorse destinate alla promozione della sostenibilità [...] si calcola un controvalore economico di 15,2 miliardi di euro»;

   questo volume di attività porrebbe subire una consistente impennata per effetto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   il Ministro interrogato avrebbe affermato che «sarà da pianificare come spendere qualcosa come 100 milioni di euro al giorno, che richiede uno sforzo enorme a livello di controllo, gestione tecnica e risorse umane, digitalizzazione» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare un'attenta attività di controllo sulla gestione delle risorse del GSE per investimenti e incentivi relativi alla transizione energetica, derivanti dal Pnrr, anche in considerazione del venir meno, al vertice del GSE, di un organo collegiale come il Consiglio di amministrazione.
(5-06986)


   BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il mercato dell'energia ha mostrato un trend di aumento dei prezzi di gas ed energia elettrica che dallo scorso luglio ha assunto livelli record. In risposta, Governo e Parlamento sono intervenuti con provvedimenti straordinari che hanno consentito, per gli ultimi sei mesi del 2021, di porre un argine all'aumento delle bollette per il sistema produttivo e le famiglie, ma sarebbe oggi opportuno, anche in considerazione dell'occasione rappresentata dagli aiuti alla transizione ecologica finanziati con il Recovery Fund dall'Unione europea e che il nostro Paese gestisce all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che si intervenisse con misure che a medio termine ponessero le basi per risolvere le ragioni congiunturali e soprattutto le problematiche strutturali del mercato dell'energia europeo e nazionale;

   tutte le previsioni indicano che i prezzi resteranno elevati durante l'inverno: lo scorso 13 ottobre, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure che possono essere adottate dai singoli Stati per far fronte alla situazione eccezionale e che non saranno soggette alla disciplina sugli aiuti di Stato (il cosiddetto «toolbox»), finalizzate ad affrontare il caro-energia, un pacchetto che senza prefigurare un intervento diretto a livello comunitario intende spingere gli Stati membri ad utilizzare tutti gli strumenti esistenti a disposizione per intervenire con misure di sostegno al consumatori, riduzioni dell'aliquota fiscale, proroghe temporanee per il saldo delle bollette, misure di salvaguardia per evitare la disconnessione delle utenze;

   la Commissione prevede, inoltre, una serie di possibili azioni in ambito comunitario con l'obiettivo di intensificare il dialogo internazionale nel settore dell'energia e garantire la trasparenza e la flessibilità dei mercati internazionali, indagare su potenziali comportamenti anticoncorrenziali tramite l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) e agevolare l'accesso ad accordi di compravendita di energia elettrica da fonti rinnovabili;

   altre possibili azioni di sistema nel medio termine, che sarebbe opportuno prendere in considerazione e che vedrebbero l'Italia in un ruoto strategico, sono la proposta di un consorzio europeo di acquisto gas e soprattutto, in un'ottica di calmierare i prezzi e rendere più sicuri gli approvvigionamenti, lo sviluppo e l'utilizzo delle connessioni verso l'Africa e l'Oriente –:

   quale sia l'approccio del Ministro, per quanto di competenza, per assicurare, anche nell'interlocuzione con la Commissione europea, la resilienza, la sicurezza e l'efficienza del mercato dell'energia in una fase di transizione ecologica che sia sostenibile anche socialmente ed economicamente.
(5-06987)


   SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni si è assistito a un cambiamento significativo nel settore delle politiche energetiche in ambito europeo e nazionale progressivamente rivolte alla ristrutturazione del parco immobiliare esistente, responsabile di buona parte dei consumi di energia e di emissioni di CO2, la cui riqualificazione risulta cruciale, anche alla luce dei nuovi obiettivi dell'Unione europea di riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, per la crescita delle imprese, per la creazione di nuovi posti di lavoro e per il risparmio dei consumi in bolletta di piccole e medie imprese e cittadini:

   nel nostro Paese, ad esempio, la misura «Superbonus 110 per cento» non solo ha agito da driver della ripresa (+10,1 per cento valore aggiunto costruzioni rispetto pre-Covid), ma ha altresì agevolato la crescita di start-up di impresa (nei primi otto mesi del 2021 le nuove iscrizioni da parte di imprese di costruzioni sono state del 6,5 per cento maggiori rispetto allo stesso periodo del 2019) e della domanda per la produzione di manufatti edili (nei primi sette mesi del 2021 dell'8,4 per cento superiore allo stesso periodo del 2019);

   la Strategia nazionale di ristrutturazione di lungo termine del parco immobiliare, prevista ai sensi dell'articolo 2-bis della direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica degli edifici, come modificata dalla direttiva 2018/844/UE, non solo aggiorna e sostituisce la prima versione della Strategia pubblicata nel 2015, ma è altresì tesa, anche mediante la messa a punto di indicatori per monitorare l'attuazione della stessa, a seguire una tabella di marcia per un parco immobiliare decarbonizzato al 2050;

   in particolare, attraverso l'analisi dello stato dell'arte nazionale, vengono proposti obiettivi di riqualificazione del parco immobiliare, di identificazione delle priorità d'intervento, nonché misure e azioni per il conseguimento dei target al fine di stimolare gli interventi di efficientamento energetico del patrimonio edilizio – costituito da 12,42 milioni di edifici residenziali e 1,57 milioni di non residenziali – nonché di sostenere gli investimenti mediante nuovi strumenti di finanziamento per cittadini e imprese;

   nonostante il 25 marzo 2021 detta Strategia abbia ricevuto il parere della Conferenza unificata, a tutt'oggi non è operativa –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per creare un vero e proprio settore industriale delle ristrutturazioni, competente ed innovativo, dedicato all'efficientamento energetico degli edifici, anche attraverso l'emanazione della Strategia nazionale citata in premessa.
(5-06988)


   SQUERI, POLIDORI, TORROMINO, PORCHIETTO e BARELLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   lo scambio sul posto (Ssp) è il meccanismo che permette di immettere nella rete elettrica l'energia prodotta dal proprio impianto da fonte rinnovabile, al 99 per cento fotovoltaica, non consumata al momento della produzione, prelevandola quando se ne ha bisogno. Nello Ssp si usa la rete elettrica come strumento di «immagazzinamento virtuale», garantendo la stabilità e l'affidabilità dei consumi e dei prelievi;

   Gse informa che, nel 2020, ha gestito: 764.346 convenzioni Ssp (6.495 MW), 2,5 TWh di energia scambiata e una valorizzazione complessiva di 326 milioni di euro. Rispetto all'anno precedente, il numero delle convenzioni è aumentato di quasi 53.000 unità;

   l'articolo 5 della legge n. 53 del 2021 (attuazione direttiva (UE) 2018/2001, RED II) stabilisce che lo Ssp sia soppresso, prevedendo meccanismi di tutela degli investimenti già avviati. L'articolo 9 dello schema di decreto di recepimento della direttiva prevede la soppressione dell'Ssp e dei meccanismi di tutela entro il 2024, con il passaggio agli incentivi ex articolo 7, che sono garantiti «fino al raggiungimento di tetti di potenza stabiliti», favorendo autoconsumo e accumulo;

   di fatto, la norma pone nell'incertezza 764.346 convenzioni, che non possono sapere se rientreranno nei tetti. I titolari, oltre a perdere le riduzioni automatiche in bolletta e il beneficio dell'energia in eccesso venduta, comprata dal Gse a prezzi molto più bassi di quelli di mercato, dovranno investire in sistemi di accumulo, sia pure incentivati, come richiesto dalle Commissioni parlamentari, e adeguare gli impianti;

   «l'incentivo favorisce l'autoconsumo», ma contestualmente, la nuova regola trasferisce al piccolo produttore/consumatore i rischi della non programmabilità delle rinnovabili, se questi non si dota di batterie, cioè di un bene che sarà sempre più costoso e scarso;

   in nome di «una maggior programmabilità delle fonti» si è imputato ai microproduttori quel che andrebbe imputato agli impianti fotovoltaici industriali. Cna ha osservato che lo Ssp «negli anni è risultato essere lo strumento di incentivazione che più ha stimolato gli investimenti di piccole imprese e cittadini sulle FER... La sua soppressione conferma l'approccio penalizzante del decreto nei confronti delle PMI, eliminando uno strumento fondamentale per la loro partecipazione al mercato delle rinnovabili»;

   per non parlare della alterazione del rapporto contrattuale sottoscritto in origine dall'utente con il Gse –:

   quali specifiche iniziative incentivanti e percorsi di accompagnamento si intendano adottare per evitare penalizzazioni e maggiori oneri ai titolari di convenzioni Ssp, garantendo il loro legittimo affidamento.
(5-06989)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDINI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la situazione della depurazione delle acque nel territorio italiano è drammatica: il ritardo nella realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione ha determinato due procedure di infrazione, una sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea sul trattamento delle acque reflue urbane, e due ulteriori procedure di infrazione, che coinvolgono complessivamente 950 agglomerati;

   tutte le regioni presentano delle irregolarità; gran parte delle infrazioni riguardano regioni del sud, in particolare la Sicilia, seguita dalla Calabria; scarichi abusivi, depuratori che hanno capienza non sufficiente e sversano acque reflue non trattate nei corpi idrici superficiali e in mare; in taluni casi vi sono impianti fittizi non funzionanti con sversamenti in mare; ampie estensioni di costa risultano non balneabili a causa delle tonnellate di liquami riversati; la Lombardia ha in corso diverse procedure di infrazione anche per sversamenti nel Lago di Garda;

   il problema principale riguarda i controlli, che non vengono effettuati per carenza di personale; è essenziale selezionare, tramite concorsi, personale qualificato da formare in modo adeguato; le risorse stanziate, di rilevante ammontare, sono state ulteriormente incrementate: occorre ora un forte impulso dall'amministrazione centrale allo scopo di vincolare entro precise scadenze, i soggetti attuatori, il Commissario straordinario ad hoc o gli enti locali o soggetti gestori del servizio idrico integrato;

   una questione rilevante, e che coinvolge direttamente la transizione ecologica, è ridurre l'impatto delle acque reflue delle attività produttive e degli impianti industriali sui corsi d'acqua e sul mare, perché gli scarichi industriali incidono non solo sulla carica batterica e virale dei reflui, ma sulla sicurezza ambientale, per via delle interazioni fisico-chimiche dei metalli e dei composti chimici utilizzati nei processi produttivi;

   si ritiene essenziale prevedere un piano di trattamento di tutte le acque reflue, con l'obiettivo di azzerare le sostanze pericolose rilasciate da impianti industriali nell'ambiente, utilizzando processi di trattamento a basse emissioni di carbonio; il medesimo piano dovrebbe, nel contempo, incrementare fino al massimo possibile allo stato della tecnica il riutilizzo e il riciclo dell'acqua dolce utilizzata nei processi produttivi –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere il Governo per conseguire tali obiettivi, anche mediante la previsione di un sistema di premialità e di pubblica evidenza per le imprese che si dotino degli impianti e della manodopera qualificata necessaria, finanziato mediante applicazione di severe sanzioni alle imprese che non provvedano all'adeguamento dei sistemi di rilascio di reflui nell'ambiente.
(5-07008)

Apposizione di firme a risoluzioni.

  La risoluzione in Commissione Cenni e Incerti n. 7-00728, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Avossa, Cappellani, Critelli, Frailis.

  La risoluzione in Commissione Rizzo n. 7-00746, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Frusone.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Gribaudo e altri n. 3-02585, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 novembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carnevali.

  L'interrogazione a risposta in commissione Ubaldo Pagano n. 5-06610, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 settembre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fragomeli.

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Baldino n. 1-00520 del 24 settembre 2021;

   mozione Valentini n. 1-00521 del 24 settembre 2021;

   mozione Viscomi n. 1-00523 dell'11 ottobre 2021.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Annibali n. 2-01197 del 27 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Valbusa n. 4-09502 dell'11 giugno 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Paita n. 5-06360 del 6 luglio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Benamati n. 5-06437 del 15 luglio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-06756 del 5 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Vallascas n. 5-06781 del 6 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Viscomi n. 5-06880 del 20 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-06938 del 27 ottobre 2021.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in Commissione Carnevali e altri n. 5-06959 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 586 del 2 novembre 2021. Alla pagina 22679, prima colonna, dalla riga trentacinquesima alla riga trentasettesima deve leggersi: «CARNEVALI, RIZZO NERVO, SIANI, LEPRI, PINI e DE FILIPPO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:» e non come stampato.