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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 2 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    come riferiva nelle ultime audizioni presso le competenti commissioni di Camera e Senato, il direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, dottor Alessandro Monteduro, secondo uno studio condotto nel biennio 2018-2020, circa il 62 per cento della popolazione mondiale, pari a circa 5,2 miliardi di persone, vive attualmente in nazioni in cui si verificano gravi violazioni della libertà religiosa, 62 su 196 Paesi sovrani (31,6 per cento del totale);

    le violazioni della libertà religiosa si sono verificate nel 42 per cento delle nazioni africane, 23 su 54 Paesi, con Burkina Faso e Mozambico che rappresentano due casi eclatanti. La causa principale è la progressiva radicalizzazione in Africa del jihadismo, specie nell'area sub-sahariana e orientale;

    una radicalizzazione che si estende dal Mali al Mozambico, dalle Comore nell'Oceano Indiano alle Filippine nel Mar Cinese Meridionale, allo scopo di creare un sedicente califfato transcontinentale, attraverso il consolidamento di un network islamista transnazionale;

    la promozione della supremazia etnica e religiosa in alcune nazioni asiatiche a maggioranza indù e buddista, poi, ha portato ad una maggiore oppressione ai danni delle minoranze, e in India, Pakistan, Nepal, Sri Lanka e Myanmar, quanti ne fanno parte vengono consideranti cittadini di seconda classe;

    la pandemia da COVID-19 ha avuto un profondo impatto sul diritto alla libertà religiosa, dai provvedimenti sproporzionati di alcuni Governi alla negazione di aiuti umanitari per le minoranze religiose, come accaduto in Pakistan e India;

    in Cina continua la repressione dello Stato sui diritti umani e sulla libertà religiosa; il 20 maggio 2021 nella prefettura apostolica di Xinxiang sono stati arrestati sette sacerdoti, insieme a dieci seminaristi e, successivamente, anche il vescovo Monsignor Zhang Weizhu;

    il 28 maggio 2019 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione per istituire il 22 agosto come Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sul credo religioso;

    il 5 maggio 2021 la Commissione europea ha nominato Christos Stylianides come nuovo Inviato speciale dell'Unione europea per la promozione e la protezione della libertà di religione e credo al di fuori dell'Unione europea, dopo la scadenza del mandato dello slovacco Jan Figel rimasto in carica per quattro anni fino al giugno 2020. Figel aveva svolto un ruolo decisivo nel trasferimento in Canada di Asia Bibi, la donna cattolica del Pakistan che ha trascorso quasi dieci anni in carcere con l'accusa di blasfemia;

    inoltre, considerato che un rappresentante speciale per libertà religiosa di appartenenza nazionale è già prevista da Stati come l'Ungheria, che ha nominato un Segretariato di Stato per la Persecuzione Cristiana, o Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia, Polonia, Germania o Regno Unito, che negli anni passati, hanno istituito o riattivato il proprio ambasciatore per la libertà religiosa,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative nelle sedi competenti per aderire all'impegno preso dalla Commissione europea per il rispetto della libertà religiosa, in particolare nel senso di:

    a) sostenere, insieme alla comunità internazionale, un lavoro condiviso tra i Paesi contro le ripetute violazioni del diritto di libertà religiosa nei diversi confini nazionali;

    b) procedere con la nomina di un rappresentante speciale italiano per la tutela della libertà religiosa nel mondo, in linea con gli altri Paesi che hanno già provveduto alla nomina di un Inviato speciale oppure di un ambasciatore, alla luce delle responsabilità e del ruolo svolto dal nostro Paese in difesa della libertà religiosa.
(7-00749) «Lupi, Delmastro Delle Vedove».


   La VI Commissione,

   premesso che:

    il risparmio privato ha supportato numerose famiglie italiane nel corso della pandemia, confermando la possibilità che, se bene indirizzato, rappresenta un potente volano per la ripresa e il rilancio economico produttivo del Paese;

    nel confronto europeo, le famiglie italiane (che detengono oggi una parte rilevante della ricchezza del Paese: quasi il 60 per cento riconducibile ad attività reali, per il restante, pari a 4.777 miliardi di euro, fonte Banca d'Italia – dato al 31 dicembre 2020, ad attività finanziarie) si caratterizzano tradizionalmente attraverso un rapporto ricchezza/reddito disponibile superiore alla media e continuano a distinguersi per il basso livello di indebitamento;

    secondo il rapporto dell'Associazione bancaria italiana, pubblicato a settembre 2021, la raccolta complessiva della clientela residente in Italia, riferita al mese di agosto, da parte delle banche operanti in Italia e rappresentata dai depositi nei conti di correnti, depositi di altra natura e da titoli obbligazionari, risulta pari a 1.800 miliardi di euro, in crescita del 7,7 per cento rispetto ad un anno prima, e in particolare sono 1.500 le disponibilità liquide, pari al 91 per cento del Pil;

    le recenti indicazioni fornite dal Governatore di Banca d'Italia (il 21 ottobre 2021, in occasione della 97° Giornata mondiale del risparmio) hanno confermato che, nel fulcro del periodo pandemico (gennaio 2019-marzo 2021), le attività finanziarie delle famiglie italiane sono cresciute di circa 200 miliardi euro, con una propensione al risparmio che – dopo il picco del 20 per cento raggiunto nel 2020 – rimane su livelli decisamente elevati anche nel 2021 (13 per cento);

    la crisi sanitaria determinata dalla pandemia mondiale ha infatti accentuato il trend di crescita dei depositi bancari nel nostro Paese, depositi per settore rivolti alle famiglie e alle imprese, come risulta anche dai dati ufficiali della Banca centrale europea che, tra gennaio 2020 e aprile 2021, hanno evidenziato un'accelerazione particolarmente significativa: da +4,8 a +6,7 per cento;

    le dinamiche connesse all'aumento della propensione al risparmio, in relazione a quanto suesposto, potrebbero essere state caratterizzate da diversi fattori, fra cui un rafforzamento dell'atteggiamento precauzionale, nonché da una riduzione dei consumi determinata dalla paura del contagio e dalle misure per contenere la diffusione del virus da COVID-19, che hanno inevitabilmente causato la flessione della spesa indotta dalle limitazioni alla mobilità (processo in ridimensionamento alla luce della ripresa dei consumi conseguente alla riduzione delle misure straordinarie finalizzate alla prevenzione del contagio);

    la ricchezza delle famiglie italiane, tra le più elevate d'Europa, contribuisce in maniera marginale allo sviluppo del Paese, in quanto utilizzata in chiave prevalentemente difensiva. I risparmiatori italiani, infatti, storicamente investono nell'economia reale una parte della ricchezza accumulata decisamente inferiore rispetto a quanto accade in altri Paesi, alimentando la tesaurizzazione della ricchezza stessa, che, in tale modo, non viene rimessa in circolo all'interno del sistema economico. Nell'attuale panorama finanziario, estremamente variegato, gioca infatti un freno la scarsa alfabetizzazione ed educazione finanziaria, come emerge dal rapporto della Banca d'Italia del dicembre 2020 (Italia fanalino di coda per alfabetizzazione finanziaria nei paesi Ocse);

    la tesaurizzazione della ricchezza finanziaria costituisce un potenziale inespresso per il Paese, oltre a rappresentare un rischio crescente di perdita di valore reale per i detentori. Ciò è ragionevolmente spiegabile alla luce del mutato quadro di scenario macroeconomico post pandemico – di fatto già in corso –, in cui la ripresa economica è accompagnata dalla crescita inflattiva. Tale quadro va analizzato all'interno di uno scenario in cui la liquidità giacente sui conti correnti non presenta alcuna remunerazione (tassi nominali nulli). In questa situazione è sufficiente un'inflazione al 2 per cento per erodere 36 miliardi di euro annui di valore reale (in termini di potere d'acquisto) sui 1.800 miliardi di euro tesaurizzati. Il Paese, di fatto, perde ricchezza per l'ammontare di una manovra finanziaria ogni anno;

    la cronica dipendenza del sistema delle imprese italiane, in particolar modo delle piccole e medie imprese, dalla fonte di finanziamento bancaria non è mutata nel corso della pandemia. Se, da un lato, gli interventi di sostegno pubblico varati dal Governo italiano e dalle istituzioni europee hanno mitigato l'impatto shock della COVID-19, dall'altro, hanno consentito anche alle aziende meno efficienti di continuare ad attrarre risorse finanziarie sotto forma di debito, alimentando il cosiddetto «zombie companies risk». Un recente studio della Banca centrale europea quantifica il livello del «debito non sostenibile» nell'Unione europea in oltre 300 miliardi euro, di cui il 57 per cento rappresentato da debiti di Pmi. Tale debito trova come ovvio parallelo un equity gap, stimato sempre a livello di Unione europea, in un ammontare tra i 400 e i 550 miliardi euro;

    oltre a tutto ciò premesso, si consideri anche l'entrata in vigore nel mese di novembre 2021 della nuova normativa europea sul crowdfunding (regolamento UE 2020/1503 del 7 ottobre 2020), l'esperienza di successo di Elite, programma di Borsa Italiana per la formazione e il tutoring delle imprese per intraprendere un percorso di sviluppo organizzativo e manageriale, nonché il riscontro fortemente positivo riscosso dai «basket bond» regionali all'interno del quadro di emissione dei cosiddetti «mini-bond»;

    inoltre, sempre più istituti stanno iniziando ad applicare costi sui conti correnti con depositi superiori a determinate soglie, contribuendo così alla graduale erosione del capitale liquido che si somma agli effetti della crescente inflazione;

    le prospettive dell'inflazione, i cui livelli raggiunti potrebbero non essere transitori (come indicato anche dalla Presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, l'8 ottobre 2021 al B20 Summit) potrebbe infatti contribuire all'erosione del capitale reale;

    al riguardo, il quadro attuale legato alla fiscalità complessiva delle rendite finanziarie potrebbe avere un ruolo ulteriore nella promozione all'investimento dei capitali privati in modo che essi vengano orientati, direttamente o indirettamente, nell'economia reale, incoraggiando così un circuito virtuoso a favore dell'economia reale domestica (a tale riguardo risulta significativa la rilevazione del Governatore di Banca d'Italia – alla 97a Giornata mondiale del risparmio – del bias esterofilo che si estrinseca nella bassa propensione all'investimento del risparmio italiano verso le imprese domestiche: le azioni e le obbligazioni nazionali rappresentano il 5 per cento delle attività degli italiani a fronte del 34 per cento in Francia e del 14 per cento in Germania);

    sono auspicabili, oltreché necessarie, strutture patrimoniali più equilibrate (tra capitale e debito, e del debito al suo interno) per le Pmi, in modo da renderle più robuste e capitalizzate, secondo le linee espresse di recente dall'High level Forum on Capital Market Union e dal Technical expert stakeholder group (Tesg) on SMEs;

    alcune misure introdotte nel corso della presente legislatura appaiono dunque condivisibili e determinanti per sostenere le famiglie e le imprese italiane nella ripresa economica, quali ad esempio i Piani individuali di risparmio a lungo termine (Pir e Pir Alternativi) e altri strumenti come «Patrimonio Destinato», le cui risorse saranno impiegate per interventi di sostegno e rilancio alle imprese, coinvolgendo anche il risparmio privato verso l'economia reale, attraverso l'abbassamento della soglia minima di accesso ai Fia (Fondi di investimento alternativi) e introducendo la classe di investitori «semi-professionali»;

    allo stesso tempo, ulteriori interventi pubblici, attraverso l'utilizzo della leva fiscale, appaiono necessari e urgenti al fine di incoraggiare investimenti attraverso l'utilizzo del risparmio privato in modo sostenibile, anche per favorire un aumento della patrimonializzazione delle imprese italiane, in particolar modo le Pmi;

    nell'attuale corso dell'uscita dall'emergenza sanitaria, risulta pertanto fondamentale prevedere ulteriori interventi volti ad accompagnare i risparmiatori italiani verso una promozione e un incoraggiamento all'impiego del risparmio direttamente o indirettamente nell'economia reale del sistema produttivo, anche al fine di evitare il rischio che l'immobilizzazione di risorse finanziarie derivanti da una elevata propensione al risparmio rimanga un potenziale inespresso e una perdita reale in conto capitale per i cittadini ed il Paese,

impegna il Governo:

   a promuovere iniziative per la diffusione dell'educazione finanziaria, nonché di economia e finanza comportamentale, indipendente e orientata alla valorizzazione e alla difesa del risparmio, ampliando ed estendendo l'esperienza di «quellocheconta.gov.it» e promuovendo iniziative orientate a tutte le fasce d'età e di classe sociale;

   a valutare di adottare iniziative per l'affiancamento dei «social bond» ai «green bond» di recente emissione, così da ampliare l'offerta nel ramo Environmental Social Governance (Esg) verso il quale numerosi risparmiatori stanno rivolgendo l'attenzione e promuovere, anche attraverso la collaborazione con gli operatori della gestione dei mercati finanziari come Borsa Italiana, la creazione di strumenti finanziari anche aggregati:

    a) estendendo l'iniziativa dei «basket bond» al mercato dell'equity;

    b) promuovendo la definizione di strumenti dedicati alle Pmi italiane con attenzione anche alla connotazione orientata alla sostenibilità, al supporto del sistema sanitario pubblico e alla ricerca scientifica del nostro Paese;

   ad adottare iniziative volte ad introdurre nuove forme di emissione di titoli di Stato, in grado di finanziare gli investimenti di medio e lungo periodo nel sistema sanitario nazionale e nella ricerca medica e scientifica, nonché essere attrattivi ai fini dell'utilizzo del risparmio privato da parte di famiglie e imprese italiane;

   a promuovere, anche attraverso la leva fiscale, l'orientamento del risparmio italiano verso destinazioni legate all'economia reale, attraverso meccanismi che premino:

    a) l'investimento a lungo termine (rispetto alla speculazione a breve) anche attraverso i cosiddetti strumenti di finanza alternativa, con un orizzonte temporale minimo di medio termine;

    b) la sottoscrizione e la detenzione di titoli di Stato italiani, anche eliminando l'imposizione dei bolli per le specifiche fattispecie Green e Social;

    c) la sottoscrizione di forme di previdenza complementare la cui cornice fiscale è ferma al 2005;

   ad adottare iniziative per la costituzione di un Fondo sovrano (sulla scorta dell'esperienza fatta in altri Paesi dell'Unione europea) con capitale pubblico, ma aperto al contributo dei privati, con vincolo di scopo, finalizzato alla crescita e al rilancio di specifici settori industriali strategici, nel periodo successivo all'erogazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
(7-00748) «Zanichelli, Cancelleri, Martinciglio, Raffa».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE, MELILLI, MORANI, MORGONI, VERINI, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, PELLICANI e ROTTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il credito d'imposta riconosciuto per l'acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive nei comuni delle regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici succedutisi dal 24 agosto 2016 per tutte le imprese che effettuano investimenti in impianti, macchinari ed attrezzature nuove nella zona del cratere sismico, è stato istituito dall'articolo 18-quater del decreto-legge n. 8 del 9 febbraio 2017;

   dal 6 aprile 2018 la Commissione europea ha stabilito che il regime di aiuto italiano pari a 43,9 milioni di euro, volto a sostenere gli investimenti nelle regioni colpite dai terremoti del 2016 e del 2017, è in linea con le norme dell'Unione in materia di aiuti di Stato e che l'aiuto avrebbe contribuito alla ripresa economica dell'Italia centrale senza falsare indebitamente la concorrenza nel mercato unico; a settembre 2019 è stato possibile inoltrare le richieste del credito commisurato alle dimensioni dell'impresa: 45 per cento per le piccole imprese, 35 per cento per le medie imprese, 25 per cento per le grandi imprese, relativamente agli investimenti effettuati tra il 6 aprile 2018 e il 31 dicembre 2019;

   la legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) ha prorogato il credito d'imposta fino al 31 dicembre 2020;

   tale strumento agevolativo si è rivelato particolarmente efficace e, con il comma 1-bis dell'articolo 9 del cosiddetto decreto «sostegni bis» (decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73) la misura è stata prorogata al 31 dicembre 2021;

   le associazioni di categoria denunciano che, a fine ottobre 2021, la piattaforma dell'Agenzia delle entrate non consente ancora di acquisire le domande;

   risulta all'interrogante che il motivo sembrerebbe risiedere nella mancata autorizzazione del regime di aiuto da parte della Commissione europea, scaduta il 31 dicembre 2020;

   non è ancora chiaro, quindi, se il problema risieda nella mancata pronuncia da parte della Commissione europea o nel mancato invio da parte del Ministero dello sviluppo economico della relativa richiesta;

   nel frattempo, le imprese sono nel limbo dell'indecisione, aumentata dall'incremento del costo delle materie prime e dei semilavorati, motivi che rendono indeterminabile la data di consegna delle attrezzature, macchinari e impianti;

   per essere ammessi al godimento del credito d'imposta, l'investimento deve essere realizzato entro il 31 dicembre 2021 e «realizzato», per le norme in vigore, significa anche pagato;

   è evidente che la situazione sia complessa e per molti versi irrecuperabile –:

   quali siano le motivazioni che stanno determinando il ritardo nell'accesso da parte delle imprese del cratere sismico alla misura del credito d'imposta previsto dal cosiddetto decreto «Sostegni bis» e se il Governo abbia predisposto o stia predisponendo iniziative normative volte a prorogare tale misura al 31 dicembre 2022, prevedendo inoltre la possibilità di presentare le domande per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2022.
(5-06969)

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende dal sito del Dipartimento dello Sport, della Presidenza del Consiglio dei ministri, il 19 ottobre 2021 sarebbe stata avviata la campagna di comunicazione «#Sportivi si rinasce», ideata per rilanciare il ruolo essenziale dello sport e dell'attività motoria per il benessere fisico e psicologico e promuovere il ritorno in sicurezza ai luoghi propri dello sport come palestre, piscine, campi di atletica e stadi;

   la campagna, realizzata grazie alla disponibilità di due medaglie d'oro olimpiche testimonial d'eccezione, Vito Dell'Aquila e Carlotta Gilli, sarebbe stata ideata sulla base delle indagini realizzate negli ultimi mesi, degli input ricevuti da tutto il settore sportivo e delle sollecitazioni del Parlamento europeo, in particolare, contenute nella Raccomandazione 2020/2864 «Sull'impatto del COVID-19 sui giovani e sullo sport»;

   al fine di valutare e analizzare le conseguenze delle limitazioni adottate a causa del COVID-19 e di sostenere nel migliore dei modi la ripartenza della pratica sportiva e dell'attività fisica, il Dipartimento per lo sport ha promosso l'indagine conoscitiva «L'impatto del Covid sullo sport», realizzata con la collaborazione ed il supporto tecnico-scientifico di un gruppo di lavoro ad hoc costituito dal Centro di ricerca Ipsos, l'Istituto nazionale malattie infettive dello Spallanzani, il Policlinico Gemelli e l'Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù;

   l'indagine, iniziata a gennaio del 2021, ha fornito una fotografia della popolazione sportiva che, a causa della pandemia, è stata costretta a cambiare improvvisamente il proprio stile di vita, evidenziando come gli effetti psicosociali della COVID-19 abbiano inciso sulla salute mentale dei giovani e sulla loro capacità di socializzazione a causa di fattori immediati e a lungo termine;

   nei mesi scorsi, gran parte dei palazzetti dello sport in tutta Italia sono stati adibiti ad hub vaccinali al fine di garantirne la somministrazione al maggior numero di cittadini in tempi celeri e, ancora oggi, con il percorso quasi completato per la somministrazione della seconda dose per la stragrande maggioranza dei cittadini, molte aziende sanitarie continuano ad occupare i palazzetti sportivi;

   in questi giorni, peraltro, sarebbero in via di definizione i calendari dei campionati giovanili dilettantistici di sport indoor come il basket, pallavolo, futsal, pallamano: per quanto consta all'interrogante, ad esempio in Puglia, e in particolar modo nella provincia di Brindisi, molti comuni non possono garantire l'utilizzo delle strutture alle associazioni e società sportive ai fini dell'avvio dei campionati dilettantistici, obbligando gli stessi, nel miglior dei casi, a chiedere di poter svolgere i propri campionati in palazzetti di città differenti dalle proprie e, nel peggior dei casi, a rinunciare allo svolgimento dell'attività agonistica per la stagione 2021/2022 compromettendo ulteriormente lo stato sociale di molti ragazzi e bambini;

   inoltre, lo stesso Parlamento europeo, nella risoluzione del 10 febbraio 2021 sull'impatto della COVID-19 sui giovani e sullo sport, ha evidenziato che la mancanza di attività ricreative e di vincoli sociali hanno un effetto sproporzionato sui bambini e sui giovani con disabilità e lo sport e l'esercizio fisico sono particolarmente importanti nelle circostanze dettate dalla pandemia, in quanto rafforzano la resilienza fisica e mentale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non reputi opportuno adottare iniziative di competenza volte a garantire che le strutture sportive, in particolar modo i palazzetti dello sport, tornino ad occupare il loro ruolo primario nella crescita socio-culturale dei cittadini e, in particolar modo, dei bambini e ad essere luogo di svolgimento dell'attività fisica, nonché dei campionati agonistici.
(4-10579)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   DI STASIO, BERTI, BUFFAGNI, DEL GROSSO, EMILIOZZI, FANTINATI, GRANDE, MARINO, OLGIATI e SPADONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il valore doganale delle esportazioni di beni dell'Italia, nel 2020, è stato di 433 miliardi di euro, ovvero il 29,3 per cento del prodotto interno lordo del Paese. La quota di mercato dell'Italia sulle esportazioni mondiali di beni nel 2020 è rimasta stabile rispetto al 2019, ossia pari a 2,85 per cento;

   durante la pandemia, quindi – anche in confronto con gli altri Paesi – il contributo dell'export al prodotto interno lordo dell'Italia è decresciuto meno di quello delle altre componenti: consumi e investimenti. Fra i Paesi del G8 l'Italia è stata seconda per minor flessione dell'export e ha performato molto meglio di Francia, Regno Unito e Stati Uniti;

   l'Italia, già nei primi sei mesi del 2021, ha registrato una forte ripresa del proprio export, non solo rispetto al 2020, ma anche con riferimento al 2019 che era stato l'anno record delle esportazioni italiane di beni;

   nel 2019 (anno pre-pandemia), infatti, nei primi sei mesi erano stati registrati circa 240 miliardi di euro di export di made in Italy nel mondo. Quel dato rappresentava già un record storico per il nostro Paese ma, quest'anno, sono state registrate transazioni per 250 miliardi di euro;

   tutto ciò è stato possibile grazie alla grande capacità di reazione del sistema produttivo italiano, coadiuvato dal «Patto per l'export» che ha permesso di catalizzare una significativa dotazione di risorse, pari a 5,4 miliardi di euro dall'inizio del 2020, a favore delle imprese italiane per aiutarle ad esportare;

   oggi, dopo le incertezze determinate dal periodo pandemico, le prospettive di ripresa del commercio mondiale appaiono solide e, ad opinione degli interroganti, il sostegno all'internazionalizzazione delle imprese italiane può rappresentare un volano fondamentale per far crescere ancora di più l'economia italiana –:

   quali iniziative siano state programmate dal Ministro interrogato, in particolare con riferimento alla dote di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza attribuite al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ed a quelle attribuite al sostegno dell'export nella legge di bilancio per il 2022, per mantenere l'attuale trend positivo di esportazione di made in Italy nel mondo.
(3-02580)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, BELOTTI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 31 maggio 2021 ha debuttato ItsArt, piattaforma digitale promossa dal Ministero della cultura e realizzata da Cassa depositi e prestiti, con l'obiettivo di proporre la cultura italiana dentro e fuori i confini nazionali, mettendo a disposizione gratuitamente e a pagamento contenuti di arte, musica, storia, danza e teatro;

   il lancio non è stato supportato da un'adeguata promozione e anche oggi, in mancanza di un'adeguata campagna pubblicitaria, l'iniziativa è pressoché sconosciuta al grande pubblico;

   in 5 mesi la piattaforma ha registrato un limitato numero di utenti (ultimo dato disponibile è di 50.000 a settembre 2021, con una limitata crescita rispetto ai 35.000 di giugno 2021): dunque, si sta rivelando un fiasco clamoroso, mentre non sono disponibili dati sugli acquisti effettuati dagli utenti;

   il finanziamento dell'operazione ammonta ad una cifra di 30 milioni di euro, di cui 10 da parte del Ministero della cultura e altri 10 da Cassa depositi e prestiti, cui si sommano i contributi dei privati, in particolare Chili Tv che detiene il 49 per cento della piattaforma;

   il coinvolgimento di Chili Tv può sembrare uno strano caso di salvataggio aziendale. Selezionata – come si legge sul sito itsart.tv – «per il suo know how industriale e tecnologico», Chili, con un totale di 6 milioni di euro che sono stati dati sotto forma di infrastruttura tecnologica e know-how, affianca il socio di maggioranza Cassa depositi e prestiti (che detiene il 51 per cento), che invece ha versato 6,25 milioni di euro (di cui 5,7 come sovrapprezzo e 510 mila a titolo di capitale). Nessun versamento «cash», dunque, per Chili, che negli ultimi anni ha registrato importanti perdite. Secondo quanto riportato da L'Espresso, il valore di 6 milioni di euro dell'infrastruttura tecnologica e know-how fornito sarebbe stato stabilito da una perizia presentata dalla società stessa e svolta da «una società romana, di non gigantesche dimensioni, che avrebbe dichiarato ricavi per 71.000 euro nel 2019 e 38.000 nel 2018»;

   ad avviso degli interroganti il contributo versato dal Ministero della cultura sarebbe risultato molto più utile in un'ottica di redistribuzione lungo tutta la filiera della cultura, fortemente colpita dalle restrizioni imposte dal lockdown durante la pandemia e ancora oggi in forte difficoltà –:

   quali criteri siano stati utilizzati per selezionare il partner privato dell'iniziativa e in che modo sia stata strutturata la campagna promozionale di ItsArt, al fine di garantire gli obiettivi prefissati dal Ministero della cultura in termini di utenti iscritti e di contenuti acquistati dal pubblico.
(3-02583)


   TOCCAFONDI, ANZALDI, NOBILI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   sono recenti le notizie che «18 app» stia per diventare una misura strutturale: dal 2022 tutti i ragazzi e le ragazze che diventeranno maggiorenni avranno diritto al «bonus cultura» da utilizzare per l'acquisto di libri, ma anche di spettacoli teatrali, concerti, corsi di lingua. La novità del finanziamento permanente sarebbe in arrivo con la prossima legge di bilancio su cui il Governo ha avviato i lavori con l'approvazione del disegno di legge nel Consiglio dei ministri del 28 ottobre 2021;

   un modello che è divenuto esempio anche in altri Paesi europei: dopo la Francia, anche la Spagna ha deciso di avviare il «bonus cultura» per sostenere i consumi culturali dei giovani, seguendo così l'esperienza dell'Italia;

   uno strumento utile per i ragazzi e le famiglie, soprattutto nel momento attuale alla ripresa delle attività culturali che ha visto alleggerire le misure anti COVID con la riapertura dei musei, spettacoli dal vivo e teatro;

   attualmente possono beneficiare del «bonus cultura», un importo pari a 500 euro, fino alla scadenza 28 febbraio 2022 tutti i nati e le nate nel 2002, mentre chi ha compiuto 18 anni nel corso del 2021 attende ancora istruzioni. In entrambi i casi la card di 18app spetta a tutti, a prescindere dal limite di reddito;

   introdotta nel 2016 dal Governo Renzi, la «app 18» funziona come dimostrano i dati delle prime edizioni. La percentuale è andata, infatti, aumentando di anno in anno: alla prima edizione i ragazzi partecipanti sono stati 356.273, nella seconda 416.799 e nella terza 429.739 su una platea complessiva di circa 500 mila potenziali fruitori. I ragazzi e le ragazze hanno compreso l'utilità dello strumento e non a caso oltre il 70 per cento viene speso per l'acquisto di libri e ben 430 mila neo 18enni, ovvero l'85 per cento, nel 2019 hanno attivato lo strumento e lo hanno utilizzato nei 6.400 esercizi convenzionati;

   da notizie di stampa si apprende che purtroppo si sarebbero registrati dei casi di utilizzo fraudolento del bonus da parte di alcuni esercizi commerciali, che, dietro parziale pagamento della card ai ragazzi e alle ragazze, richiederebbero poi l'intero ammontare di rimborso –:

   se sia vero che la app 18 stia per divenire misura strutturale con il prossimo disegno di legge di bilancio, a quanto ammontino le risorse previste e quali misure intenda adottare per contrastare l'eventuale utilizzo improprio del bonus in oggetto.
(3-02584)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MURONI, FIORAMONTI, FUSACCHIA, CECCONI e LOMBARDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'alienazione parentale viene definita in tanti modi – madre adesiva, madre assorbente, madre simbiotica, madre malevola – e, nonostante, va ribadito, non sia ritenuta scientificamente valida, questa teoria è usata nelle separazioni e in giudizio dagli uomini accusati di maltrattamenti per combattere la compagna e ottenere l'affido;

   troppo spesso, a parere degli interroganti, i giudici, per valutare la capacità genitoriale di entrambi gli adulti, si affidano alle consulenze tecniche d'ufficio, senza ascoltare i testimoni e prima di tutto la mamma e i bambini. Le consulenze tecniche d'ufficio sono pareri di psicologi e neuropsichiatri infantili a cui i tribunali ricorrono sempre più spesso. E così la valutazione psicologica del consulente tecnico diventa il solo modo per accertare i fatti. Questi esperti, sulla base del principio della bigenitorialità e della madre «alienante», finiscono per essere determinanti nell'allontanamento dei bambini che spesso vengono trasferiti in case famiglia dove rimarranno per mesi o anni;

   sulle circa 100.000 separazioni avviate ogni anno in Italia, 20.000 sono giudiziali, ma tra queste non si conosce il numero dei casi caratterizzati da violenza perché il rilievo non è stato mai effettuato. Le donne non vengono credute né ascoltate e la violenza viene derubricata, cioè ridotta a semplice conflittualità di coppia;

   nell'ambito della riforma del processo civile, il cui iter è in corso, è stata approvata una norma che va nella direzione auspicata, in quanto stabilisce che, con riguardo alla consulenza tecnica d'ufficio, il consulente «si attiene ai protocolli e alle metodologie riconosciuti dalla comunità scientifica», escludendo quindi il ricorso al costrutto della sindrome da alienazione parentale. Va peraltro considerato che dovranno poi essere emanati entro un anno i decreti attuativi e, a parere degli interroganti, si tratta comunque di un tempo lunghissimo per affermare definitivamente il principio che un uomo violento non può essere un buon padre –:

   quali iniziative normative intenda adottare affinché sia immediatamente escluso il riconoscimento dell'alienazione parentale o conflitto di lealtà o sindrome della «madre malevola» e vengano previste misure pienamente idonee a tutelare donne e minori coinvolti in episodi di violenza domestica, nonché a rendere effettiva l'applicazione del «codice rosso» da parte innanzitutto delle procure, al fine di garantire la celere definizione dei procedimenti penali che riguardano la violenza sul coniuge e sui minori, i cui riflessi sui procedimenti civili sono decisivi.
(3-02581)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'alienazione parentale, già nota come sindrome da alienazione parentale (Pas) è nata quale disturbo psichiatrico, non riconosciuto dalla comunità scientifica, ma sempre più utilizzato in sede giudiziale – nelle consulenze tecniche d'ufficio – quale causa, talvolta l'unica, per allontanare i minori dalle madri: queste sono definite alienanti, simbiotiche, malevole, manipolatrici;

   la sindrome da alienazione parentale è dinamica psicologica disfunzionale, ideata nel 1985 dal medico statunitense Richard Gardner, di controverso fondamento scientifico, cui le consulenze tecniche d'ufficio hanno fatto riferimento senza alcuna riflessione sulle critiche emerse nella comunità scientifica circa l'effettiva sussumibilità della predetta sindrome nell'ambito delle patologie cliniche;

   fin dal 2013 la consulenze tecniche d'ufficio è stata definita dalla Corte di cassazione come una costruzione psico-forense in virtù della quale un genitore strumentalizza la relazione con il minore a danno dell'altro;

   sovente, il concetto di sindrome da alienazione parentale, seppure diversamente definito, emerge proprio nei casi di abusi o maltrattamenti in famiglia, sull'assunto che i minori – testimoni per eccellenza dei reati endofamiliari – siano manipolati dalla madre denunciante;

   con reiterati e successivi arresti, la Corte di cassazione ha ribadito l'obbligo del giudice di non limitarsi a recepire le conclusioni dei consulenti tecnici d'ufficio che abbiano accertato la sindrome da alienazione parentale, in quanto patologia non validata scientificamente, ma di valutare l'espressione delle oggettive capacità genitoriali (si confronti in tal senso, Corte di cassazione civile n. 13274 del 2019 e n. 13217 del 2021);

   anche la giurisprudenza di merito (corte di appello di Roma, decreto n. 2 del 3 gennaio 2020) si è allineata sulle posizioni del giudice della nomofilachia, ribadendo la necessità per i giudici di confrontare e valutare le diagnosi di sindrome da alienazione parentale, sulla base delle proprie cognizioni scientifiche, ovvero tramite esperti, anche tramite la comparazione statistica di casi clinici, al fine di verificare il fondamento – sul piano scientifico – di consulenze tecniche d'ufficio le cui risultanze non siano riconosciute dalla comunità accademica internazionale, escludendone l'utilizzo in materia di affidamento di minori –:

   quale sia la posizione del Ministro interrogato circa quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda intraprendere volte a escludere l'utilizzo della teoria dell'alienazione parentale ovvero di altre patologie cliniche non riconosciute dalla comunità scientifica in materia di provvedimenti di affido di minori.
(3-02582)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   NOBILI, UNGARO, ALEMANNO, SCAGLIUSI e CIAGÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la violazione dell'obbligo di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli può essere rilevata, dandone informazione agli automobilisti interessati, anche attraverso i dispositivi, le apparecchiature e i mezzi tecnici per il controllo del traffico e per il rilevamento a distanza delle violazioni delle norme di circolazione, approvati o omologati ai sensi dell'articolo 45, comma 6, del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, attraverso i dispositivi e le apparecchiature per il controllo a distanza dell'accesso nelle zone a traffico limitato, nonché attraverso altri sistemi per la registrazione del transito dei veicoli sulle autostrade o sulle strade sottoposte a pedaggio;

   secondo quanto disposto dall'articolo 31, comma 3, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanare di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentiti l'Isvap e, per i profili di tutela della riservatezza, il Garante per la protezione dei dati personali, sono definite le caratteristiche dei predetti sistemi di rilevamento a distanza, e sono stabilite le modalità di attuazione della disposizione citata relativa all'accertamento della violazione dell'obbligo di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli;

   nell'ambito dell'esame della proposta di legge A.C. 2104, recante disposizioni in materia di trasparenza nel settore dell'assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore e per il contrasto dell'evasione dell'obbligo assicurativo, la VI Commissione Finanze, riunita in sede referente, ha audito informalmente, in data 13 ottobre 2021, il direttore della polizia stradale, Paolo Maria Pomponio;

   dalla memoria depositata si apprende della mancata emanazione del decreto di attuazione di cui al comma 3 dell'articolo 31 del decreto-legge n. 1 del 2012 summenzionato –:

   se sia a conoscenza della circostanza riportata in premessa, quali siano le ragioni di tale perdurante inattuazione di una norma di legge e se, e in quali tempi, intenda intraprendere le opportune iniziative di competenza volte a sanare la lacuna citata in premessa in merito alla definizione delle caratteristiche dei sistemi di rilevamento a distanza.
(5-06955)


   MACCANTI, RIXI, CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la normativa italiana ha previsto la concessione di agevolazioni fiscali e tributarie sui veicoli destinati al trasporto delle persone con disabilità, allargando progressivamente la platea dei beneficiari, ma al contempo differenziando le condizioni di accesso a seconda dei requisiti soggettivi e dell'adattamento del veicolo;

   quando quest'ultimo non è presente, i criteri relativi al soggetto sono più stringenti e richiedono la presentazione di verbali rilasciati da commissioni pubbliche preposte all'accertamento degli stati invalidanti da cui risultino condizioni di particolare gravità e ciò per evitare elusioni e per circoscrivere la platea dei beneficiari;

   per le persone disabili il requisito principale è la titolarità della patente di guida (cosiddetta «speciale») con obbligo di adattamenti ai dispositivi di guida, prescrizione che viene fissata dalle commissioni mediche locali di cui all'articolo 119, comma 4, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285; alle commissioni afferiscono i responsabili sia della motorizzazione che della medicina legale della Asl di competenza;

   le disposizioni amministrative vigenti prevedevano che, oltre alla patente da cui risulti l'obbligo di adattamenti alla guida, venga presentato anche il verbale di invalidità da cui risulti una menomazione che comporta una ridotta o impedita capacità motoria;

   tale richiesta, che comporta la conservazione di dati personali sensibili e soprattutto la presentazione di un verbale talvolta datato, privo delle esplicitazioni richieste, di volta in volta va valutato da chi vende il veicolo o da chi è preposto ai controlli, con il sovraccarico e l'incertezza che ne deriva;

   anche in sede parlamentare è stata affrontata la questione della semplificazione delle procedure per consentire alle persone con disabilità di ottenere le agevolazioni citate con la presentazione della sola patente con obbligo di adattamenti al veicolo –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di semplificare al più presto le procedure e consentire alle persone disabili di ottenere le agevolazioni citate presentando esclusivamente la patente di guida speciale, nonché di chiarire che tipo di adattamenti la patente «speciale» dovrà contenere.
(5-06956)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SGARBI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sabato 9 ottobre 2021 si è svolto a Roma un corteo di cittadini, regolarmente autorizzato, che hanno inteso manifestare il proprio dissenso sull'obbligatorietà del cosiddetto «Green pass» per tutti i lavoratori a decorrere dal 15 ottobre 2021;

   nel corso della protesta si sono verificati degli scontri tra le forze del servizio d'ordine e alcuni manifestanti. In numerosi filmati, facilmente visionabili in rete sul canale «YouTube» e in numerosi social network, in particolare Twitter e Facebook, è possibile chiaramente distinguere agenti in divisa ed altri presumibilmente in borghese, che colpiscono con i manganelli manifestanti inermi, che sfilavano pacificamente, la cui sola colpa è stata quella di partecipare al corteo;

   l'articolo 52 del codice penale prevede che l'uso dell'arma (nello specifico del manganello) è contemplato solamente nei casi in cui sussista un pericolo grave per la propria o l'altrui incolumità fisica; nei suddetti filmati non sembra ricorrere questa fattispecie e, al contrario, in uno di essi, in particolare, è ben chiaramente distinguibile un agente intento a colpire ripetutamente con dei pugni un manifestante bloccato a terra da altri agenti, con una violenza cieca e inaudita –:

   se sia al corrente di questi episodi;

   se i vertici delle forze dell'ordine abbiano avviato una indagine interna sulla base delle centinaia di segnalazioni fatte sui social network;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per accertare l'identità dei soggetti appartenenti alle forze dell'ordine che si sono resi protagonisti di simili, gratuite violenze.
(3-02589)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo del giornalista Luca Latella, pubblicato sulla testata online Corriere della Calabria il 29 ottobre 2021, sono partitamente ricostruiti fenomeni di natura criminale sfociati in 116 incendi, negli ultimi due anni, nel territorio di Corigliano-Rossano, gli ultimi anche recenti;

   per quanto riportato da Latella, detti incendi sarebbero per la quasi totalità di origine dolosa e, a più riprese, il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, «ha richiesto riunioni del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica ed invocato il potenziamento dei presidi delle forze dell'ordine»;

   secondo gli inquirenti, ha ricostruito il giornalista Latella, «i casi legati al mondo – sarebbe meglio dire al sottobosco – agricolo sono quelli in numero più consistente», tant'è che «sono stati molti i furgoni utilizzati per trasporto di maestranze dati alle fiamme negli ultimi due anni»;

   sarebbe questa, secondo la prospettazione dell'articolista, la traccia investigativa più battuta, che «trae origine dal reclutamento della forza lavoro, partendo dalla campagna agrumaria che si apre in questo periodo dell'anno nella piana di Sibari»;

   «la "guerra" del caporalato sembrerebbe annoverare – ha scritto Latella – oltre il 50 per cento degli atti incendiari consumati sul territorio che, in questo campo, coinvolgono talvolta anche capannoni in cui si lavorano i prodotti agricoli»;

   addirittura, parte «del bracciantato e del caporalato agricolo sarebbe "in mano" e gestito da stranieri» e a «questa traccia potrebbero essere collegate diverse aggressioni, risse ed accoltellamenti fra cittadini stranieri, spesso dell'Est europeo»;

   Latella ha aggiunto che «il rafforzamento delle forze dell'ordine sul territorio – in parte attuato con l'istituzione del Reparto territoriale dei carabinieri ed il consolidamento del sistema info-investigativo dell'Arma, in parte previsto con l'elevazione a distretto del commissariato di polizia – è effetto della forza demografica della "neonata" città» di Corigliano Rossano;

   lo stesso Latella ha osservato come l'opera di potenziamento delle forze di polizia sia, «quindi, il primo passo verso il contenimento del fenomeno, anche grazie all'intelligence, pur considerando che il servizio di controllo e prevenzione è arduo e faticoso da attuare in un territorio vasto, qual è quello del comune di Corigliano Rossano, che con i suoi 350 chilometri quadrati e le cinquanta contrade è il più vasto della regione ed il 29° in Italia (il 12° non capoluogo di provincia)»;

   «contenere i fenomeni criminogeni nei cinque grandi nuclei urbani – i due centri storici, i due scali e Schiavonea – è una sfida che si affronterà anche con la collaborazione del reparto operativo dei carabinieri di Vibo Valentia, come avvenuto in questi mesi (forse sarà prorogato fino al 31 dicembre), e della squadra anticrimine della polizia per qualche giorno alla settimana»;

   in un articolo del giornalista Arcangelo Badolati, pubblicato su Gazzetta del Sud on line in data 16 febbraio 2021, si legge, con riferimento ad un'inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che diede luogo all'esecuzione di diverse misure cautelari, che «aziende e produzioni agricole così come il trasporto verso il settentrione d'Italia della frutta prodotta nella rigogliosa piana che da Cassano si estende fino a Corigliano Rossano, erano sotto il diretto controllo della cosca Forastefano da tempo federata con quella degli Abbruzzese» –:

   di quali informazioni dispongano in ordine a quanto esposto in premessa e se risulti che i riferiti incendi siano anche, soltanto in parte, riconducibili ad interessi o disegni della criminalità organizzata e se, nel caso, risultino anche collegamenti con gruppi criminali stranieri, pure implicati nel traffico in Italia di braccianti agricoli o di persone da utilizzare per manodopera a basso costo;

   se, con urgenza, non intendano assumere iniziative di competenza, e nel caso quali, al fine di rafforzare ulteriormente il controllo del territorio e le attività di prevenzione e investigative.
(4-10575)


   DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 9 agosto 2021 dinanzi alla prefettura di Brescia in piazza Paolo VI è in corso un presidio permanente, 24 ore su 24, sostenuto da 88 associazioni e comitati di volontari per la salvaguardia del bacino idrografico del fiume Chiese, sindaci e cittadini per protestare contro la decisione del prefetto di Brescia, in qualità di Commissario straordinario, di trasferire la depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda nel fiume Chiese, con due depuratori che verrebbero ubicati a Gavardo e Montichiari;

   il 7 ottobre 2021 in commissione ambiente della Camera dei deputati sono stati auditi il prefetto di Brescia e i delegati del presidio permanente;

   il 22 ottobre 2021 l'interrogante ha portato il tema del depuratore del Garda in Aula alla Camera dei deputati con un'interpellanza urgente rivolta al Ministro della transizione ecologica;

   il presidio permanente ha sempre avuto, sin dall'inizio, un regolare e democratico svolgimento, sostenendo le sue ragioni in un clima rispettoso, civile e senza creare alcun problema per la sicurezza pubblica; i partecipanti sono dotati soltanto di coperte e di thermos di bevande calde per contrastare il freddo notturno;

   il questore di Brescia ha sempre riconosciuto nelle sue prescrizioni che «nessuna turbativa all'ordine pubblico è stata finora registrata»;

   anzi, presso il presidio si sono anche svolte attività culturali, quali ad esempio concerti, presentazioni di libri e dibattiti;

   tuttavia, sembra che nei pressi del suddetto presidio si sia intensificato il controllo da parte delle forze dell'ordine, percepito dai presidianti come invasivo e non limitato alla sola, doverosa, verifica del rispetto dell'ordine pubblico;

   inoltre i presidianti percepiscono alcune decisioni sia della prefettura di Brescia, sia del comune di Brescia, come la chiara volontà di scoraggiare la protesta depotenziando l'adesione al presidio. Si segnala, in particolare, la decisione di limitare a sei il numero di posti a sedere e la richiesta del comune di Brescia di concedere l'installazione di un gazebo solo a fronte del pagamento di 400 euro mensili per l'autorizzazione di occupazione di suolo pubblico –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti narrati in premessa e se intenda verificare, per quanto di competenza, quanto esposto, in modo da consentire ai cittadini la prosecuzione di una civile e pacifica protesta, in linea con quanto garantito dalla Costituzione.
(4-10585)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   sui social e sulla stampa hanno destato fortissimo clamore le immagini provenienti da Venezia dove numerosi banchi a rotelle sono stati accatastati su una chiatta per essere destinati allo smaltimento; la dirigente del liceo scientifico «Benedetti-Tommaseo» ha deciso di liberarsene, ritenendoli scomodi e difficili da usare, e affidando lo smaltimento a una ditta locale dopo aver provato, secondo quanto dichiarato, persino a donarli gratuitamente ad associazioni locali che hanno declinato l'offerta;

   i banchi erano stati acquistati un anno fa, al tempo dell'appalto nazionale promosso dal Ministro dell'istruzione pro tempore Azzolina e dall'ex Commissario Arcuri;

   dopo mesi di inutilizzo, vista l'impossibilità di utilizzarli per le gravi carenze tecniche in materia di sicurezza antincendio ed ergonomicità, la dirigente del liceo scientifico «Benedetti-Tommaseo» ha deciso di liberarsene chiamando una ditta di trattamento rifiuti ingombranti a cui ha affidato lo smaltimento;

   secondo quanto dichiarato dalla dirigente, prima di smaltire in discarica i banchi a rotelle, avrebbe persino provato a donarli gratuitamente ad associazioni locali che hanno rifiutato l'offerta;

   il procuratore della Corte dei conti di Venezia ha confermato, dopo quanto apparso nei mezzi d'informazione, di aver già aperto un'istruttoria, ritenendo che si tratti di evidente situazione di spreco di denaro pubblico;

   a quanto risulta all'interrogante, non sarebbe l'unica istruttoria in corso perché vi sarebbe un'altra vicenda analoga nel Padovano;

   a giudizio dell'interrogante, l'intero bando per l'acquisto di banchi a rotelle e altre sedute innovative costituisce un immane spreco di denaro pubblico e costituisce la più plastica rappresentazione del fallimento gestionale in materia di politica scolastica della coppia Azzolina-Arcuri nell'ambito della disastrosa gestione della pandemia da parte del Governo;

   nonostante l'ex Ministro Azzolina dichiari che è stata una scelta delle scuole acquistare i banchi a rotelle da lei fortemente voluti, al fine di evitare ulteriore spreco di denaro pubblico, dato il moltiplicarsi di scene che vedono banchi a rotelle inutilizzati e accatastati in sottoscala con alto rischio di incendi, occorre definire una strategia nazionale per far fronte a questa emergenza nell'emergenza –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla gestione della massa di banchi a rotelle e sedute innovative attualmente inutilizzati e verosimilmente destinati al macero come avvenuto a Venezia.
(4-10573)


   DORI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 25 ottobre 2021 all'istituto scolastico paritario aeronautico-navale «Antonio Locatelli» di Bergamo, il preside Giuseppe Di Giminiani, in occasione del suo compleanno, al termine di un saluto ai maturandi nel cortile dell'istituto, è stato acclamato coralmente dagli studenti al ripetuto grido di «duce, duce, duce» accompagnato dal battito di mani, al quale egli ha risposto con un gesto interpretabile come un saluto romano;

   la vicenda è stata resa nota dal giornale online Wired che ha anche pubblicato il filmato girato con uno smartphone;

   la triste esibizione ha avuto largo eco negli ambienti scolastici bergamaschi e mercoledì 27 ottobre 2021 il collettivo Bergamo Antifascista ha protestato fuori dall'istituto Aeronautico Navale, annunciando ulteriori manifestazioni;

   come riportato da vari organi di stampa, lo stesso preside, nell'ottobre 2015, nella mensa della scuola aeronautica, davanti a tutti, avrebbe versato della Coca-Cola in testa a tre studenti, per poi cospargerli di schiuma da barba. Dopo la denuncia di un genitore, il tribunale di Bergamo ha prima respinto il patteggiamento a un mese, poi ha accolto l'accordo tra accusa e difesa per una condanna a 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, per abuso dei mezzi di correzione, delitto punito dall'articolo 571 del codice penale;

   in un'intervista al Corriere Bergamo, a commento dell'episodio del 25 ottobre 2021, il preside Di Giminiani ha commentato la vicenda affermando «...qualcuno di loro ha iniziato a salutarmi in quel modo, per gioco» e poi «...è un modo per scherzare e giocare. Anzi, io su questa polemica querelo tutti» –:

   quali urgenti verifiche, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano avviare al fine di fare chiarezza sull'episodio di cui in premessa e quali iniziative di competenza conseguenti intendano assumere, considerato che si tratta di un grave episodio consumato in un ambiente scolastico ove, invece, devono essere promossi i valori della Costituzione e dell'antifascismo che stanno a fondamento della nostra Repubblica.
(4-10578)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   GRIBAUDO, VISCOMI, MURA, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps con il messaggio n. 3495 ha comunicato che l'assegno mensile di invalidità, di cui all'articolo 13 della legge n. 118 del 1971, sarà liquidato soltanto per i soggetti beneficiari per i quali risulti l'inattività lavorativa;

   tale determinazione discenderebbe dalla giurisprudenza della Corte di cassazione, la quale secondo l'Inps «con diverse pronunce, è intervenuta sul requisito dell'inattività lavorativa di cui all'articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, come modificato dall'articolo 1, comma 35, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, affermando che il mancato svolgimento dell'attività lavorativa integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, la mancanza del quale è deducibile o rilevabile d'ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio»;

   tale giustificazione fa venire meno la percepibilità del sussidio a prescindere dalla misura del reddito ricavato, che fino ad oggi veniva concesso ai beneficiari con invalidità civile ricompresa fra il 74 e il 99 per cento e con un limite di reddito annuo di 4.931,29 euro, che in una precedente interpretazione dell'istituto veniva considerato un reddito derivato da attività lavorativa non rilevante;

   l'Inps applicherebbe così alla lettera l'articolo 13, comma 1, della legge n. 118 del 1971, il quale recita: «Agli invalidi civili di età compresa fra il diciottesimo e il sessantaquattresimo anno nei cui confronti sia accertata una riduzione della capacità lavorativa, nella misura pari o superiore al 74 per cento, che non svolgono attività lavorativa e per il tempo in cui tale condizione sussiste, è concesso, a carico dello Stato ed erogato dall'Inps, un assegno mensile di euro 242,84 per tredici mensilità, con le stesse condizioni e modalità previste per l'assegnazione della pensione di cui all'articolo 12»;

   a parere degli interroganti, privare di tale assegno una platea di cittadini con invalidità rilevante, che con sforzo e dedizione si impegnano per svolgere un'attività lavorativa anche residuale al fine di una piena partecipazione alla società, come richiamato dal dettato costituzionale agli articoli 3 e 4, rappresenta un grave passo indietro del Paese nella tutela dei diritti dei più deboli e nell'incentivare l'integrazione di chi versa in condizioni di disabilità –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per rendere nuovamente idonei all'assegno di invalidità civile i cittadini esclusi sulla base del citato messaggio n. 3495 del 2021.
(3-02585)


   FORNARO e DE LORENZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi scorsi varie imprese hanno comunicato il licenziamento ai lavoratori di numerosi stabilimenti, annunciando altresì la cessazione delle attività dei siti di produzione, tra gli altri: la Whirlpool di Napoli, la Gianetti ruote di Monza e Brianza, la Acc Wanbao di Belluno, la Elica di Fabriano, la Riello di Pescara e la Gkn di Firenze;

   questi casi hanno richiamato l'attenzione non solo per le modalità con le quali sono state effettuate, lesive della stessa dignità dei lavoratori – invio di email e/o sms senza alcuna preventiva comunicazione e confronto con le organizzazioni sindacali e i lavoratori interessati – ma anche per essere rappresentative di politiche aziendali dirette alla delocalizzazione delle attività;

   il Governo tramite i dicasteri interessati ha avviato tavoli di confronto diretti alla ricerca di soluzioni che salvaguardino l'occupazione e la presenza in Italia di queste attività produttive, in molti di questi casi non colpite da crisi e andamenti sfavorevoli sul mercato interno e globale;

   il Governo e i dicasteri interessati hanno inoltre annunciato la volontà di promuovere anche iniziative di natura normativa dirette a contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni;

   nelle scorse settimane gli organi di stampa e i media hanno riportato varie proposte in corso di esame da parte del Governo;

   pur nella consapevolezza che per un efficace contrasto alle delocalizzazioni siano necessarie politiche ed intese congiunte tra i Paesi aderenti all'Unione europea, dirette a tutelare i mercati nazionali e europei dalla sleale concorrenza di Paesi esteri basata sul dumping salariale e fiscale, così come appare necessario contrastare tali fenomeni anche all'interno dell'Unione europea, anche al fine di garantire la dignità del lavoro e del suo equo riconoscimento economico come valore fondante di ogni società, gli interroganti ritengono necessario un intervento legislativo nazionale diretto comunque a contrastare il fenomeno della delocalizzazione;

   essendo cessato dal 1° novembre 2021 il cosiddetto blocco dei licenziamenti, che era stato previsto a seguito delle conseguenze economiche della crisi determinata dall'emergenza sanitaria peraltro ancora in corso, appare ancor più necessario, tra l'altro, dotarsi con urgenza di strumenti anche normativi diretti a prevenire e contrastare possibili crisi aziendali conseguenti a scelte imprenditoriali di delocalizzazione di attività presenti nel nostro Paese –:

   se il Ministro interrogato confermi la volontà del Governo di assumere con urgenza provvedimenti anche di natura normativa diretti a contrastare le delocalizzazioni di attività produttive presenti nel nostro Paese e, nel caso, quali siano i possibili contenuti degli stessi.
(3-02586)


   DE GIROLAMO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza – affiancato dal reddito di emergenza – è stato uno strumento fondamentale durante la pandemia per aiutare milioni di persone in condizioni di grave difficoltà;

   occorre rafforzare questo strumento: secondo il rapporto Caritas presentato a luglio 2021, il 56 per cento dei poveri in Italia non fruisce del reddito di cittadinanza, mentre un terzo dei beneficiari non è povero;

   l'indagine della Corte dei conti sul «Funzionamento dei centri per l'impiego nell'ottica dello sviluppo del mercato del lavoro», presentata a settembre 2021 e basata sui dati disponibili a ottobre 2020, segnala che sono 352 mila i percettori di reddito di cittadinanza che hanno trovato un'occupazione, a fronte di 1,3 milioni di beneficiari tenuti a sottoscrivere il patto per il lavoro con un centro per l'impiego; tra questi, coloro che hanno avuto almeno un rapporto di lavoro successivo alla domanda di reddito di cittadinanza sono pari a 352.068, mentre 193 mila soggetti conservano tuttora il posto di lavoro;

   il 65 per cento dei soggetti ha firmato un contratto a tempo determinato, ma quasi il 70 per cento di questi contratti ha una durata inferiore a sei mesi; solo il 15,4 per cento ha un contratto a tempo indeterminato e il 4,1 per cento un contratto di apprendistato; dall'analisi dei dati risulta evidente la quasi totale assenza di condizioni di occupabilità soprattutto nelle regioni meridionali;

   la magistratura contabile ha rilevato, tra le principali criticità, la presenza di eterogenei assetti organizzativi, con approcci, metodologie e sistemi informativi diversificati e sovente non dialoganti tra di loro; ha auspicato misure, interventi e regole di applicazione chiare con adeguati margini di flessibilità nel rispetto delle specificità territoriali e, soprattutto, dei diversi profili di cittadini che hanno diritto ad accedere a tale misura; per garantire servizi omogenei su tutto il territorio nazionale e una maggiore rispondenza dell'operatività dei centri per l'impiego alle esigenze regionali, ha ritenuto, altresì, essenziale, un'azione di coordinamento a livello centrale;

   considerato che, su 3.027.851 beneficiari del reddito di cittadinanza, a 123.697 è stato revocato l'assegno a causa di dichiarazioni false, appare altresì necessario prevedere adeguate misure sanzionatorie –:

   quali iniziative normative intenda assumere per definire un'adeguata razionalizzazione e revisione della disciplina di questo fondamentale strumento di lotta alla povertà, anche al fine di evitare abusi e garantire la piena inclusione lavorativa, favorendo l'ingresso nel mercato del lavoro dei soggetti beneficiari.
(3-02587)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il sistema pensionistico italiano è stato duramente scosso dall'introduzione della cosiddetta «legge Fornero», varata dal Governo Monti, anche alla luce delle sollecitazioni della Banca centrale europea, il cui Governatore era allora l'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, che con una lettera, firmata insieme al Presidente Jean Claude Trichet, aveva chiesto al Governo italiano una riforma delle pensioni;

   con la legge di bilancio per il 2022 si continua a perseverare ad avviso degli interroganti in iniziative previdenziali inadeguate, come appare dal testo varato dal Consiglio dei ministri;

   nonostante il Governo abbia dichiarato la necessità di indirizzare le proprie politiche a supporto dei giovani, che non riescono ad accumulare un dignitoso ammontare di contributi previdenziali, sono assenti misure concrete che confermino tale intenzione. Al riguardo, sarebbe stato doveroso, ad esempio, prevedere l'istituzione di un fondo con una dotazione da destinare alle pensioni delle nuove generazioni;

   a sostegno delle donne la proroga di «opzione donna», come forma di pensione anticipata, viene disposta aggravando il requisito anagrafico, che viene innalzato di due anni rispetto al regime preesistente. Questa scelta è incomprensibile, considerando che questo regime richiede già una penalizzazione sull'assegno previdenziale che viene calcolato interamente con il sistema contributivo;

   ed ancora, il Governo ha deciso di non procedere alla proroga di «quota 100», che viene sostituita solo per il 2022 con «quota 102», i cui requisiti sono: 64 anni di età e 38 di anzianità contributiva. Invece, quale finestra di uscita anticipata sarebbe stato più giusto introdurre la cosiddetta «quota 41», che riconosce ad una platea più ampia il diritto alla pensione con 41 anni di contributi a prescindere da ulteriori requisiti;

   il Presidente Draghi, nel commentare questa decisione ha dichiarato che dopo «quota 102» «serve assicurare un graduale passaggio alla normalità». Sembra, dunque, escludere che vi saranno dopo il 2022 ulteriori iniziative per assicurare la possibilità di vedersi riconoscere un trattamento previdenziale anticipato prima del raggiungimento dei 67 anni, ossia l'età ordinaria di pensionamento prevista dalla «legge Fornero». È, dunque, necessario individuare con chiarezza se questa sia la linea politica di questo Governo su un tema centrale come quello delle pensioni, che coinvolge tanti lavoratori e lavoratrici –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'annunciato ritorno alla normalità successivo alla fase di transizione prevista con «quota 102» e se si preveda un definitivo ritorno generalizzato all'applicazione delle disposizioni contenute nella «legge Fornero» in materia di pensioni.
(3-02588)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del 30 giugno 2021, il Civ Inps, con deliberazione n. 7, confermava la presenza di un ingente arretrato per il riconoscimento di prestazioni assistenziali, già segnalato nella seduta del 21 ottobre 2020, il Civ Inps, deliberazione n. 17, e la necessità di ristrutturazione dell'area con nuove assunzioni e una rinnovata regolazione delle prestazioni libero professionali;

   sebbene l'articolo 1, commi 458-460, della legge n. 160 del 2019 e il decreto di atto di indirizzo del 12 febbraio 2021, riconosca all'Inps la possibilità di stipulare convenzioni di 35 ore settimanali per incarichi ai medici relativi alle funzioni di invalidità civile e delle attività medico-legali istituzionali, ad oggi, la trattativa per la stipula della convenzione con le organizzazioni sindacali rappresentative, da sottoporre ai Ministeri vigilanti manca di calendarizzazione da parte della direzione centrale risorse umane Inps delle date di convocazione dei sindacati;

   l'articolo 1, comma 1034, della legge n. 178 del 2020 ha autorizzato l'Inps ad effettuare un concorso per 189 unità di personale nella qualifica di medico di primo livello per le funzioni medico-legali di propria competenza, ma, dalla deliberazione n. 116 del consiglio di amministrazione Inps del 30 luglio 2021, non si prevede alcuna legittima valorizzazione dell'acquisita professionalità e dell'attività prestata in Inps da medici in servizio da oltre un decennio e si esclude la possibilità di partecipazione a medici specialisti e in formazione specialistica per la composizione delle commissioni;

   i riconoscimenti di tipo assistenziale rappresentano la basilare forma di tutela della popolazione più fragile e vulnerabile;

   la riduzione del personale dell'area medica (sia in convenzione, sia dipendente dall'Istituto) e la sospensione delle visite mediche durante il lockdown ha determinato una dilatazione dei tempi e del numero delle prestazioni assistenziali pendenti;

   sono operativi, presso l'area medico-legale Inps, circa 320 medici dipendenti a 38 ore settimanali (in rapida diminuzione per i previsti pensionamenti) e circa 1.200 medici liberi professionisti per sole 25 ore settimanali per 48 settimane/anno;

   non sono note le strategie dell'Inps per accelerare le procedure di acquisizione del personale medico per una reale riduzione dell'arretrato e del tempo di lavorazione delle posizioni di assistenza sociale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di doversi attivare presso l'Inps per accelerare la gestione dell'arretrato delle istanze assistenziali, per una rapida e definitiva acquisizione del personale medico richiesto, indispensabile per tutelare le fasce più deboli della popolazione.
(5-06957)


   NOJA e ROSATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con messaggio n. 3495 del 2021 Inps ha rideterminato i requisiti per l'accesso all'assegno mensile di invalidità, provvidenza a cui hanno diritto le persone con invalidità compresa tra il 74 e il 99 per cento, ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 118 del 1971;

   richiamando l'interpretazione letterale fornita dalla giurisprudenza della Corte di cassazione (sentenze nn. 17388/2018 e 18926/2019), Inps ha stabilito che presupposto essenziale per l'esigibilità del diritto all'assegno è l'assenza di attività lavorativa; in particolare, la mancata occupazione integrerebbe – assieme alla certificazione sanitaria – elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale;

   di conseguenza, l'esercizio di qualsivoglia attività lavorativa, a prescindere dalla natura della stessa e dall'ammontare del reddito che ne scaturisce, è condizione ostativa al beneficio di cui all'articolo 13 della legge in esame;

   tale interpretazione restrittiva produce quale grave conseguenza il fatto che, mentre fino ad oggi percepivano l'assegno non soltanto le persone con disabilità completamente inattive, ma anche coloro che svolgevano un'attività lavorativa con reddito inferiore ai parametri di legge annualmente determinati (per il 2021, 4.931,29 euro), a partire dal 14 ottobre 2021 questi ultimi non percepiranno più l'assegno mensile di invalidità;

   ciò genera pesanti ripercussioni sull'inclusione sociale delle molte persone con disabilità che svolgono piccole attività lavorative che non garantiscono loro un sostentamento, ma che rappresentano un irrinunciabile strumento di partecipazione sociale, avente finalità terapeutiche e riabilitative;

   la disposizione in esame fu modificata con legge n. 247 del 2007, sostituendo l'espressione «incollocati al lavoro» con la formula «che non svolgono attività lavorativa», affinché – come spiega la Relazione al disegno di legge – venisse semplificata la procedura di erogazione dell'assegno, sostituendo la certificazione rilasciata dai centri per l'impiego con la sola autocertificazione di non svolgimento di attività lavorativa;

   la ratio legislativa, pertanto, non era affatto quella di restringere la platea dei beneficiari della provvidenza, bensì – al contrario – di rendere più celere ed efficace l'erogazione della stessa;

   tale finalità, peraltro, era stata ai tempi ben evidenziata dallo stesso Inps, precisando altresì come l'esiguità del reddito impediva di ritenere che vi fosse attività lavorativa rilevante (messaggi nn. 3043 e 5783/2008) –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché continui ad essere garantita alle persone con invalidità che svolgono attività lavorativa da cui deriva un reddito inferiore alle soglie periodicamente stabilite la percezione dell'assegno di cui all'articolo 13 della legge n. 118 del 1971.
(5-06958)


   VERSACE, BAGNASCO, NOVELLI, BOND e BRAMBILLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021, l'Inps ha fornito chiarimenti in merito ai requisiti necessari per l'esigibilità dell'assegno mensile di invalidità di cui all'articolo 13 della legge n. 118 del 1971;

   per ottenere l'assegno mensile di assistenza è necessario avere un'età compresa tra i 18 e i 65 anni, essere in possesso di una condizione accertata di riduzione della capacità lavorativa superiore al 74 per cento, non svolgere attività lavorativa;

   la circolare dell'Inps n. 148 del 18 dicembre 2020 ha stabilito per il 2021 il limite reddituale (euro 4,931,29 annui) e l'importo mensile (euro 287,09 per 13 mensilità), per i percettori con invalidità compresa tra il 74 per cento al 99 per cento, ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 412 del 1991;

   richiamandosi, tuttavia, a due recenti sentenze della Corte di cassazione (nn. 17388/2018 e 18926/2019), secondo cui «lo svolgimento dell'attività lavorativa, a prescindere dalla misura del reddito ricavato, preclude il diritto al beneficio», l'Inps ha annunciato che «a fare data dalla pubblicazione del presente messaggio, l'assegno mensile di assistenza di cui all'articolo 13 della legge n. 118 del 1971, sarà liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiato», con ciò deliberando di sospendere l'erogazione dell'assegno anche a coloro i quali rientrano al di sotto dei limiti reddituali previsti;

   tale decisione ha sollevato un coro trasversale di preoccupazione e allarme presso i soggetti direttamente coinvolti, a partire dalle maggiori federazioni associative rappresentanti le persone con disabilità (Fish e Fand), le quali, per tramite dei loro presidenti nazionali hanno chiesto «un intervento immediato sulla stessa legge 118 che cinquant'anni fa fissò i gradi di invalidità e le relative provvidenze, una norma che è alla base dell'attuale interpretazione fornita dall'Inps» –:

   quali iniziative si intenda promuovere, per quanto di competenza, per salvaguardare il diritto alla percezione dell'assegno mensile di invalidità previsto dall'articolo 13 della legge n. 118 del 1971 anche da parte di coloro i quali, in possesso di tutti i requisiti di legge, pur svolgendo attività lavorativa, hanno un reddito inferiore ai limiti indicati dalla circolare Inps 148/2020, ad esempio adottando un'apposita modifica legislativa con carattere d'urgenza che possa garantire la continuità nell'erogazione degli assegni da parte di Inps alla platea di beneficiari fin qui considerata.
(5-06960)


   BELLUCCI, DONZELLI, RAMPELLI e GEMMATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ha gettato nello sconforto migliaia di famiglie l'annuncio dell'Inps di voler corrispondere l'assegno mensile per l'assistenza degli invalidi civili parziali, dal 74 al 99 per cento, solo in caso di «inattività lavorativa», intesa come nessuna attività lavorativa che produca reddito, anche se minimo;

   secondo una prassi consolidata, finora per «inattività lavorativa» valevano i più favorevoli requisiti previsti per l'iscrizione alle liste di collocamento che ammettevano la possibilità di svolgere piccoli lavori, entro il limite di 4.931 euro annui, senza perdere l'assegno, dando la possibilità a persone con disabilità di provare ad avviare dei percorsi di inclusione lavorativa;

   con il messaggio n. 3495/2021 l'istituto previdenziale, rifacendosi a pronunciamenti della Corte di cassazione, ha modificato le sue precedenti indicazioni sulla concessione dell'assegno, peraltro assai ridotto (287 euro al mese), per i soggetti che svolgono piccoli lavoretti;

   a segnalarlo sono CoorDown e Uniamo, che hanno denunciato il grave impatto, a fronte di un residuale «risparmio» per le casse Inps, per le persone con disabilità già a bassissimo reddito, per la possibilità di svolgere lavori con orari limitati e con finalità più terapeutiche e socializzanti che di reale sostentamento;

   una decisione discriminatoria, che nega il diritto all'inclusione sociale delle persone con disabilità, le quali saranno oggi costrette a scegliere tra un lavoro, anche di poche ore settimanali, e l'assegno di assistenza; una scelta miope che spinge le persone all'autoisolamento;

   un paradosso frutto, ad avviso degli interroganti, di una burocrazia bizantina che ha interpretato in modo cinico e restrittivo l'orientamento della Cassazione, con il risultato di accanirsi contro i più fragili, privandoli di lavori che sostengono l'autorealizzazione e, come detto, spesso si integrano con il percorso terapeutico e di socializzazione, oltre ad essere un piccolo aiuto economico per le famiglie più in difficoltà;

   secondo Pagano, presidente di Anmic e Fand, «Un altro aspetto che troviamo inaccettabile è che il 7 settembre avevamo firmato un protocollo d'intesa tra le associazioni [...] con l'Inps, accordo che impegnava a consultare le parti prima di emanare disposizioni in ordine alle provvidenze economiche e alle politiche in favore delle persone con disabilità. Non siamo stati interpellati, non abbiamo ricevuto neanche una chiamata da parte dell'Inps» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per sanare questa grave situazione derivante dalla decisione assunta dall'Inps, ripristinando, anche con una norma di interpretazione autentica, il riconoscimento dell'assegno mensile per l'assistenza degli invalidi civili parziali.
(5-06961)


   SPORTIELLO, LOREFICE, D'ARRANDO, FEDERICO, IANARO, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA, RUGGIERO e VILLANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021 dell'Inps sono rese operative le nuove restrizioni per poter ricevere l'assegno mensile per l'assistenza degli invalidi civili parziali; in particolare l'istituto di previdenza ha annunciato che, alla luce di alcune sentenze della Cassazione, il beneficio sarà corrisposto solo in caso di «inattività lavorativa»;

   secondo le associazioni delle persone con disabilità il problema gravissimo sta mettendo in estrema difficoltà decine di migliaia di lavoratori disabili poveri ed è pertanto necessario ripristinare il doveroso sostegno economico, peraltro assai ridotto, altrimenti si corre, tra l'altro, il rischio di «cancellare le conquiste di decenni di battaglie per l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità»;

   con tale restrizione si stanno mettendo in discussione orientamento normativo e prassi consolidata nei fatti che dava delle certezze a tantissimi beneficiari dell'assegno mensile;

   attraverso questo sistema consolidato da anni si dava almeno la possibilità a persone con disabilità di avere un lavoro, seppur temporaneo e saltuario, di provare ad avviare dei percorsi di inclusione lavorativa, che poi magari, in alcuni casi, avrebbero potuto anche portare ad una assunzione stabile, andando perciò nei fatti a fare a meno dell'assegno di assistenza previsto;

   la Corte di Cassazione, con diverse pronunce, è intervenuta sul requisito dell'inattività lavorativa di cui all'articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, affermando che il mancato svolgimento dell'attività lavorativa integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, la mancanza del quale è deducibile o rilevabile d'ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a chiarire l'incertezza normativa che colpisce soggetti già molto fragili e per incoraggiare le persone con disabilità a realizzarsi attraverso il lavoro.
(5-06962)


   PANIZZUT, CAVANDOLI, MURELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI, ZANELLA, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con messaggio in data 14 ottobre 2021, l'Inps ha comunicato che l'assegno mensile di cui all'articolo 13 della legge n. 118 del 1971, destinato alle persone con invalidità tra il 74 per cento e il 99 per cento, sarà liquidato solamente «nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del beneficiario»;

   la determinazione assunta con il messaggio sopracitato, motivata sulla base del richiamo ad alcune sentenze della Corte di cassazione, ha interrotto una consolidata prassi dell'Istituto che, invece, riconosceva il diritto all'assegno mensile anche in favore delle persone occupate, a condizione che il relativo reddito fosse inferiore alla soglia stabilita dalla normativa vigente (4.931,29 euro per il 2021);

   il messaggio Inps ha sollevato enormi preoccupazioni presso le persone con invalidità parziale, in un momento che, peraltro, è già estremamente delicato per loro, a causa delle ripercussioni determinate dalla pandemia;

   il Ministro per le disabilità si è subito attivato per risolvere la problematica, facendosi carico delle segnalazioni provenienti dal mondo associativo e rimarcando come la possibilità per le persone fragili di realizzarsi attraverso il lavoro è essenziale ai fini dell'inclusione e va quindi facilitata, non scoraggiata;

   nei giorni successivi alla presa di posizione del Ministro per le disabilità, stando a notizie di stampa e dichiarazioni del Ministro interrogato, la soluzione dovrebbe arrivare con un intervento emendativo al decreto-legge fiscale all'esame del Senato;

   allo stato attuale, tuttavia, non è chiara la cornice dell'intervento, se cioè sarà finalizzata solo al ripristino dell'assegno di invalidità oppure se saranno previsti anche interventi di carattere transitorio, finalizzati a garantire la corresponsione dell'assegno nel periodo intercorrente tra la pubblicazione del messaggio Inps e l'intervento correttivo in sede di conversione in legge del provvedimento di riferimento;

   inoltre, dato l'intervento in atto sugli assegni mensili, sarebbe doveroso valutare la possibilità di estendere nei riguardi delle persone con invalidità parziale il cosiddetto «incremento al milione», attualmente riconosciuto agli invalidi civili totali dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 152 del 2020 –:

   se intenda fornire maggiori dettagli circa gli effettivi intendimenti del Governo in ordine ai requisiti per l'erogazione dell'assegno mensile di invalidità, alle eventuali misure di carattere transitorio e alla possibilità di estendere il cosiddetto «incremento al milione» nei riguardi delle persone con invalidità parziale.
(5-06963)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   GADDA e FERRI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'originario articolo 12, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 vietava l'immissione di fauna alloctona; attualmente, tale divieto è derogabile;

   tuttavia, per effetto del decreto ministeriale 2 aprile 2020, e soprattutto del correlativo allegato 3 «Contenuti dello studio del rischio per l'immissione di specie o popolazioni non autoctone per motivazioni diverse dal controllo biologico», adottato dal competente Ministro, le restrizioni risultano eccessivamente vincolanti;

   la circolare esplicativa prot. 55247/2021 che riporta l'elenco delle specie ittiche di interesse alieutico, come indicato dal Ministero, costituisce «...un utile strumento di riferimento nei processi decisionali», rispetto al quale non può attribuirsi alcun valore giuridico non potendo una circolare o i relativi allegati apportare alcuna innovazione all'ordinamento giuridico positivo;

   l'elenco è basato su criteri scientifici discutibili in quanto specie come la trota fario e il coregone, immesse da più di un secolo, divengono improvvisamente «alloctone»;

   si realizza, altresì, una penalizzazione dell'acquacoltura e degli impianti per la pesca sportiva, ex articolo 3, comma 6, del decreto;

   è pregiudicata la pesca in acque interne, gli allevamenti, la troticoltura e i laghi di pesca sportiva con ricadute negative anche per l'economia delle aree interne vocate al turismo alieutico;

   l'attuale assetto appare irragionevole, in quanto:

    ex articolo 1, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, la tutela della flora e della fauna selvatiche non è assoluta ma occorre considerare esigenze economico-sociali e le particolarità locali;

    per il regolamento (UE) n. 1143/2014, né la Salmo trutta (trota fario), né l'Oncorhynchus mykiss (trota iridea), né il Coregonus lavaretus (coregone), compaiono nella lista delle specie aliene invasive;

   pertanto occorre, secondo l'interrogante:

    a) adottare un decreto ministeriale volto all'individuazione delle specie ittiche autoctone, onde superare le incertezze causate dalla circolare n. 55247 del 2021, statuendo la para-autoctonia delle specie coregone e trota fario analogamente a quanto fatto con il decreto ministeriale 19 gennaio 2015 «Elenco delle specie alloctone escluse dalle previsioni dell'articolo 2, comma 2-bis, della legge n. 157 del 1992», adottato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ridefinendo in un secolo l'arco temporale di riferimento quale periodo di presenza conclamata della fauna ittica senza turbative gravi agli equilibri faunistici e ambientali locali;

    b) ridefinire i contenuti dell'allegato 3 afferente al decreto ministeriale 2 aprile 2020, per armonizzarlo con Carte ittiche e piani ittici regionali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per superare gli indicati profili di irragionevolezza delle restrizioni all'immissione di fauna alloctona e per evitare che risultino penalizzate le attività di acquacoltura e di pesca nelle acque interne.
(5-06964)


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i compensi per le imprese di allevamento da latte sono da troppo tempo al di sotto dei costi di produzione. Un aumento di costi che, solo nel 2021, ammonta a ben 2,4 centesimi al litro, senza tenere conto degli imminenti rincari che arriveranno sul versante energetico. Una perdita media di quasi 250 milioni euro per l'anno in corso;

   da tempo gli allevatori chiedono un aumento del prezzo minimo del latte per salvare le stalle strette nella morsa dei rincari delle materie prime;

   il Ministro interrogato, nelle scorse settimane, ha dichiarato di aver avviato un confronto con tutta la filiera e di aver proposto, per un periodo transitorio, un innalzamento di almeno 3 centesimi del prezzo riconosciuto alla stalla;

   occorre porre rimedio con assoluta urgenza al ritardo accumulato in questi mesi e intervenire affinché venga attuata la legge che prevede l'indicizzazione del prezzo del latte –:

   entro quali tempi, il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza necessarie a sostenere una revisione condivisa del prezzo del latte alla stalla, in grado di garantire una corretta remunerazione ai produttori e un'equa distribuzione del valore tra tutti gli attori della catena lattiero-casearia.
(5-06965)


   VIVIANI, FIORINI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO, GASTALDI, GERMANÀ e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha il dovere di tutelare i prodotti più rappresentativi del nostro agroalimentare (Dop-Igp) dai continui tentativi di imitazione e di usurpazione che provengono dai Paesi terzi e Paesi dell'Unione europea;

   il 31 luglio 2021, decorso il termine di stand still senza alcun intervento da parte della Commissione europea, la Slovenia ha adottato una norma tecnica nazionale in materia di produzione e commercializzazione degli aceti che intende trasformare la denominazione «aceto balsamico» in uno standard di prodotto, aggirando il sistema dei marchi di tutela Dop e Igp vigenti in Italia, prevedendo che qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato si potrà chiamare, e vendere, come «aceto balsamico»;

   l'azione slovena mette a rischio oltre 1 miliardo di euro di valore al consumo per le tre denominazioni coinvolte e va contro le attuali norme che tutelano Dop e Igp, nonché quelle che disciplinano il sistema di etichettatura e informazione del consumatore, rappresentando un attacco all'intero sistema del made in Italy di qualità;

   la norma, in netto contrasto in particolare con l'articolo 24 del regolamento (UE) 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, rappresenta un'evocazione abusiva, in palese concorrenza sleale con prodotti italiani riconosciuti in tutto il mondo quali l'aceto balsamico di Modena Igp, l'aceto balsamico tradizionale di Modena Dop e l'aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia Dop;

   il comparto dell'aceto balsamico conta oltre 60 aziende che producono aceto balsamico di Modena Igp e oltre 300 che producono aceto balsamico tradizionale, impiegando più di 1.000 dipendenti diretti, ai quali si deve aggiungere tutto l'indotto; si parla di un prodotto con una fortissima vocazione all'export; il 92 per cento dell'intera produzione è acquistata e apprezzata in altri Paesi, in primis Germania e Usa che rappresentano, ciascuno, circa il 30 per cento delle esportazioni;

   questa questione rischia anche di andare a ingrossare il mercato internazionale del falso made in Italy che fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che nulla hanno a che fare con la realtà nazionale –:

   quali iniziative intenda adottare, in sede europea, per tutelare le Dop e Igp, in particolare gli aceti balsamico di Modena e Reggio Emilia, il sistema dell'agroalimentare di qualità, il made in Italy nel suo complesso, nonché il diritto dei consumatori a un'informazione corretta e trasparente e quello degli operatori commerciali a una concorrenza leale.
(5-06966)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come confermato dai dati raccolti ed elaborati dalle associazioni di categoria, la produzione italiana di pere ha raggiunto il minimo storico, dopo due anni, il 2019 ed il 2020, fortemente negativi per il comparto, con un potenziale produttivo al di sotto delle 730.000 tonnellate di pere annue e di 363.000 tonnellate nel 2019, valore minimo storico, a fronte di una capacità produttiva nazionale stimata di circa 950.000 tonnellate annue di prodotto;

   sul punto, la produzione di pere Abate Fetel ha superato di poco le 40.000 tonnellate, il 78 per cento in meno rispetto al 2020, e l'83 per cento in meno rispetto al 2018, ultimo anno con livelli produttivi definiti come normali;

   variazioni analoghe sono state registrate per la variante Kaiser, mentre per la variante Santa Maria si ha una flessione del 44 per cento sul 2020 e del 50 per cento sul 2018, per la William B.C. si ha una flessione del 54 per cento sul 2020 e del 60 per cento sul 2018, per le Max Red Bartlett si ha un -52 per cento sul 2020 ed un -54 per cento sul 2018, la produzione di Conference segna invece una perdita del 61 per cento sul 2020 e del 70 per cento sul 2018;

   tra le cause riportate dietro questo drammatico calo figurano le gelate, gli episodi di siccità che hanno colpito le coltivazioni nazionali nel corso dell'anno, nonché la perdita di superfici (da oltre 42.000 ettari nel 2000 a meno di 30.000 ettari nel 2021), la maculatura bruna e la cimice asiatica;

   la situazione ha raggiunto un livello di criticità tale da rendere impossibile il pieno recupero dell'economicità delle produzioni, anche con una ripresa a breve termine dei mercati, con il rischio della chiusura di numerose attività, nonché della perdita di quote di mercato in favore di competitor europei ed internazionali e di perdite economiche stimate superiori a 250 milioni di euro;

   considerando che la produzione nazionale di pere ammonta a circa il 28 per cento della produzione totale in Unione europea e rappresenta una produzione altamente strategica e competitiva per il nord Italia, occorrono misure strutturali che mantengano la vitalità del comparto e delle sue produzioni, anche alla luce della recente spirale inflattiva su materie prime e costi energetici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda predisporre per tutelare la competitività e la tenuta economica della produzione nazionale di pere, in particolar modo alla luce delle problematiche delineate in premessa.
(5-06967)


   CILLIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 31 dicembre 2021 è il termine ultimo per l'applicazione, nel nostro Paese, della disciplina recante l'obbligo di indicazione in etichetta dell'origine dell'ingrediente primario;

   con riferimento alla pasta, la corretta informazione sull'origine del grano utilizzato per la sua produzione, quindi il Paese di coltivazione e quello di molitura, costituiscono ormai elementi indispensabili ad orientare le scelte di acquisto dei consumatori sempre più spesso interessati al prodotto ottenuto e lavorato in Italia;

   l'importanza di una ulteriore proroga di tale obbligo è di vitale importanza considerato che l'applicazione del regolamento di esecuzione 2018/775 della Commissione, che reca modalità di applicazione dell'articolo 26 del regolamento 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, non è sufficiente a garantire la correttezza e la trasparenza di conoscenza che solo alcune specifiche indicazioni possono dare;

   è indispensabile che la pasta con una bandiera italiana sulla confezione o con un altro simbolo grafico inequivocabilmente rappresentativo della identità italiana, indichi l'origine del grano utilizzato;

   in Italia vengono prodotti circa 4 milioni di tonnellate di pasta, con una filiera che conta 120 imprese, oltre 10 mila addetti e quasi 200 mila aziende agricole impegnate nella produzione di grano duro di altissima qualità;

   nel tempo sono aumentati e si sono diversificati i formati della pasta, mentre alle varietà tradizionali si sono aggiunte quelle fatte con il cereale integrale, con quello privato del glutine, con farine alternative e legumi;

   la ricerca del «Made in Italy» ha portato alla riscoperta di grani antichi come il Senatore Cappelli, il Saragolla e altre varietà che rappresentano la storia del nostro Paese a tavola e che costituiscono ingredienti base di oltre la metà della produzione di pasta destinata all'esportazione;

   come noto, l'obbligo di indicazione dell'origine riguarda anche il riso, i prodotti derivati dal pomodoro, il latte e i suoi derivati, nonché le carni suine trasformate, obbligo introdotto nel 2018 in via sperimentale e prorogato fino al prossimo 31 dicembre 2021 –:

   considerati i tempi piuttosto ristretti, se siano state avviate, nelle competenti sedi, tutte le procedure necessarie per la richiesta di ulteriori proroghe volte a preservare l'obbligo di indicazione in etichetta dell'origine dell'ingrediente primario per i prodotti elencati in premessa.
(5-06968)

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZATO, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOSS e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la flavescenza dorata è la più grave delle malattie da fitoplasmi della vite, più conosciuta come «giallumi», ed è oggetto di quarantena in tutta l'Unione europea. È comparsa per la prima volta in Italia nei primi anni '70 ed è attualmente presente in molte regioni settentrionali, Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia e, più recentemente, sono stati individuati focolai infettivi anche in alcune aree viticole di Toscana, Marche, Umbria e Valle d'Aosta;

   la Flavescenza dorata si trasmette da una vite all'altra principalmente attraverso un insetto vettore, lo Scaphoideus titanus, una cicalina che vive prevalentemente sulla vite e può diffondere rapidamente la malattia se non viene adeguatamente controllato;

   le viti malate presentano sintomi di varia intensità, da lievi cambiamenti di colore su poche foglie di alcuni tralci, che vanno dal giallo-vivo, per le varietà a uva bianca, al rosso-intenso e vivace nelle varietà a uva nera, fino a forme molto gravi, con deperimenti estesi e irreversibili, che possono portare alla morte della vite;

   la flavescenza dorata è una malattia da quarantena nell'Unione europea (e in Italia la lotta alla malattia è disciplinata dal decreto ministeriale n. 32442 del 31 maggio 2000); pertanto, negli areali dove la malattia è stata individuata, vige la lotta obbligatoria per evitarne la diffusione;

   la lotta si articola in interventi di natura chimica contro l'insetto vettore e di natura agronomica nei confronti delle piante colpite. Non esiste una cura vera e propria, ma l'estirpo è l'unica soluzione per bloccare la malattia. Non essendo possibile intervenire direttamente contro il fitoplasma, se non estirpando le viti ammalate, per il contenimento della flavescenza dorata è necessario intervenire con trattamenti mirati sul vettore prima che diffonda la malattia da una pianta all'altra, da un vigneto all'altro;

   la flavescenza dorata è una problematica molto seria per la viticoltura italiana, essa infatti colpisce, in particolare, le varietà di prosecco, sauvignon, chardonnay e pinot grigio, creando danni, anche di natura economica, a lungo termine perché rende le piante improduttive, mettendo a repentaglio la qualità e quantità delle uve;

   in questi anni anche la ricerca sta tentando nuove strade di intervento, quali l'identificazione di molecole e microrganismi antagonisti alla diffusione del fitoplasma nella pianta, lo sviluppo di cloni di vite tolleranti oppure di insetti che contrastino lo Scaphoideus titanus; purtroppo, soluzioni immediatamente applicabili e risolutive per ora non ci sono e questi campi di ricerca sono in una fase iniziale;

   è fondamentale per salvaguardare la viticoltura italiana, proseguire e intensificare l'attività di ricerca per la lotta alla flavescenza dorata, al fine di migliorare ulteriormente le tecniche diagnostiche che rilevino prontamente la comparsa di eventuali nuovi ceppi dell'agente patogeno capaci di determinare modificazioni anche rilevanti nell'epidemiologia della malattia –:

   quali iniziative intenda, per quanto di competenza, mettere in atto per accelerare la ricerca per la lotta alla flavescenza dorata in quanto questa sta provocando danni economici ingenti e costituisce una minaccia sempre più incombente su gran parte della viticoltura italiana.
(4-10583)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, MARTINCIGLIO, D'ORSO, ELISA TRIPODI e RAFFA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche è stato istituito presso il Dipartimento della funzione pubblica dall'articolo 263 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020;

   con decreto del 4 novembre 2020 il Ministro per la pubblica amministrazione ha definito la composizione e il funzionamento dell'Osservatorio nazionale del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche;

   con il medesimo decreto, il Ministro per la pubblica amministrazione ha attribuito all'Osservatorio, tra le varie, le seguenti competenze: supporto per la elaborazione di proposte e la definizione di indirizzi tecnico-metodologici in materia di lavoro agile in una prospettiva sistemica e multidisciplinare;

   svolgimento di attività consultive, di studio e analisi a supporto della elaborazione di proposte per l'attuazione del lavoro agile nelle amministrazioni; promozione di specifiche iniziative di sensibilizzazione e di comunicazione in materia di lavoro agile;

   con decreto del 20 gennaio 2021 il Ministro per la pubblica amministrazione ha provveduto alla nomina dei componenti dell'Osservatorio e della relativa commissione tecnica;

   l'Osservatorio è presieduto dal Ministro per la pubblica amministrazione o da un suo delegato;

   l'Osservatorio è composto da esperti individuati tra professionalità del settore pubblico e privato, anche appartenenti al mondo universitario, con competenze negli ambiti tematici di interesse;

   la partecipazione all'Osservatorio non comporta la corresponsione di emolumenti, compensi, indennità o rimborsi di spese comunque denominati e che le riunioni dell'Osservatorio, della Commissione tecnica e dei gruppi di lavoro si svolgono, di norma, con modalità telematiche; i risultati dell'attività dell'Osservatorio devono essere periodicamente diffusi attraverso i canali della comunicazione istituzionale, mediante la realizzazione di una specifica sezione del sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica;

   a breve saranno pubblicate le Linee guida dirette a regolamentare le modalità di lavoro agile per le pubbliche amministrazioni –:

   se, in riferimento all'elaborazione delle Linee guida per lo Smart Working, si sia avvalso del supporto dell'Osservatorio, come previsto dall'articolo 2 del decreto del 4 novembre 2020 del Ministro per la pubblica amministrazione e quale sia stato il contributo fornito dall'Osservatorio;

   quali siano state le risultanze dell'attività di analisi svolta dall'Osservatorio sugli effetti del lavoro agile sull'organizzazione delle amministrazioni e sulle attività svolte dalle stesse, in particolare sui servizi erogati a cittadini e imprese;

   se i risultati dell'attività dell'Osservatorio siano stati periodicamente diffusi attraverso i canali della comunicazione istituzionale, in particolare mediante la realizzazione di una specifica sezione del sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica;

   considerato che la partecipazione all'Osservatorio non comporta la corresponsione di emolumenti, compensi, indennità o rimborsi di spese comunque denominati e che le riunioni dello stesso si svolgono con modalità telematiche, quante volte l'Osservatorio sia stato convocato e presieduto dal Ministro interrogato.
(4-10577)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   a Napoli dal 13 al 16 ottobre 2021 si è svolto il IV congresso nazionale della Società italiana di riproduzione italiana (Siru), come riporta l'agenzia stampa Ansa; nel corso dei lavori del congresso, è stato lanciato un allarme riferito a rischi riproduttivi che riguarderebbero circa il 60 per cento di ragazzi, con età media 19 anni, che vivono nelle zone della Terra dei Fuochi, l'area territoriale tra la provincia di Napoli e quella di Caserta;

   i dati riguardanti i rischi riproduttivi per le giovani generazioni sono il risultato del progetto «EcoFoodFertility», condotto per due anni in aree d'Italia altamente inquinate, sostenuto dal Ministero della salute e da diversi enti di ricerca tra cui il Cnr, l'Iss ed Enea;

   il liquido seminale, è stato spiegato nel corso del congresso, è un ottimo marker, indicatore di salute ambientale del territorio. Si sono compiute ricerche in giovani sani che vivono in zone a rischio ambientale in Campania e altre regioni italiane. I dati indicano rischi riproduttivi molto importanti per i giovani che abitano nella Terra dei Fuochi, nell'area di Brescia e nella Valle del Sacco del frusinate. Dalla ricerca si evince che sui problemi riproduttivi non incidono solo gli stili di vita ma anche i fattori ambientali;

   la ricerca ha fatto emergere alterazioni degli spermatozoi in oltre il 60 per cento dei casi, con una motilità progressiva degli spermatozoi inferiore rispetto ai parametri fissati dall'Oms –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare lo stato della salute riproduttiva per i giovani con età media 19 anni, nella Terra di fuochi, nell'area di Brescia e nella Valle del Sacco del frusinate;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per attivare dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali adatti per individuare eventuali patologie che ostacolano la fertilità, garantendo sicurezza e appropriatezza delle cure in maniera omogenea da Nord a Sud del Paese.
(2-01358) «Sportiello, Lorefice, D'Arrando, Federico, Ianaro, Mammì, Misiti, Nappi, Penna, Provenza, Ruggiero, Villani, Cancelleri, Caso, Scerra, Currò, Alemanno, Grimaldi, Gabriele Lorenzoni, Martinciglio, Migliorino, Troiano, Zanichelli, Adelizzi, Buompane, Donno, Faro, Flati, Gallo, Gubitosa».

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   CARNEVALI, RIZZO NERVO, SIANI, LEPRI, PINI e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 118 del 1971 ha avviato un percorso, peraltro ancora incompiuto, di inclusione sociale delle persone invalide. In particolare, l'articolo 13 stabiliva che l'assegno di invalidità fosse dovuto solo in caso di «incollocazione» del beneficiario, ovvero con l'iscrizione nelle liste speciali di collocamento, «per il tempo in cui sussisteva tale condizione»;

   successivamente l'articolo 1, comma 35, della legge n. 247 del 2007, sostituiva il requisito dell'incollocazione con quello dell'«inoccupazione»;

   nonostante tale modifica, l'Inps in due successivi messaggi del 2008 (n. 3043 e 5783) precisava che «l'assegno è corrisposto con le stesse condizioni previste per l'assegnazione della pensione d'inabilità, ... pertanto, il reddito da considerare come limite per l'erogazione della prestazione è pari a quello previsto per la pensione sociale»;

   inoltre, nel richiamato messaggio 5783/2008 l'Istituto sottolineava che «la dichiarazione di prestare attività lavorativa tale da assicurare un reddito annuale non superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione equivale alla dichiarazione di non prestare alcuna attività»;

   in altre parole, se non viene superata la soglia di reddito minimo personale pari ora a 4.931 euro all'anno (400 euro al mese), l'attività lavorativa e l'assegno di 287,09 euro per tredici mensilità possono convivere;

   recentemente la Corte di cassazione è intervenuta con diverse pronunce sulla portata di tale requisito (n. 17388/2018 e n. 18926/2019) nelle quali ha evidenziato che, con la modifica introdotta dalla legge n. 247 del 2007, non si richiede più la incollocazione al lavoro, ma lo stato di inoccupazione, ossia il mancato svolgimento di attività lavorativa nel periodo interessato dalla domanda proposta;

   sulla base di questi pronunciamenti, l'Inps con messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021 ha stabilito che da quella data l'assegno mensile di assistenza in oggetto è liquidato solo nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiario;

   si tratta ad avviso degli interroganti di una scelta inaccettabile che rischia di lasciare ai margini migliaia di persone affette da disabilità non grave, impedendo loro di integrarsi socialmente a meno di rinunciare ad un assegno di 287,09 euro al mese –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per continuare a consentire una minima attività lavorativa in concomitanza con la percezione dell'assegno di assistenza, visto che le attività lavorative di queste persone con disabilità sono principalmente attività terapeutiche o formative con lo scopo di favorirne l'inclusione sociale.
(5-06959)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 14 ottobre 2021 si è celebrata la Giornata mondiale della vista 2021, evento annuale con l'obiettivo di richiamare l'attenzione dei decisori politici, delle istituzioni e della cittadinanza sull'importanza della vista e sulla necessità di tutelarla e prendersene cura in ogni fase della vita, per garantire autonomia e indipendenza a tutti i cittadini;

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023» istituisce all'articolo 1, commi 437-439, un voucher una tantum per l'acquisto di occhiali da vista e lenti a contatto per la popolazione meno abbiente da finanziare tramite il fondo istituito presso il Ministero della salute denominato «Fondo tutela vista» con una dotazione di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023;

   il voucher è stato istituito in favore dei membri di nuclei familiari con un valore dell'indicatore della situazione economica equivalente (Isee) non superiore a 10.000 euro annui;

   per la definizione dei criteri, delle modalità e dei termini del voucher è necessario un decreto del Ministero della salute, di concerto al Ministero dell'economia e delle finanze, da emanare entro sessanta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge;

   in un contesto in cui il perdurare della crisi epidemiologica da Covid-19 e la conseguente crisi economica continua ad avere un impatto maggiore sulla popolazione meno abbiente, il voucher rappresenta uno strumento ancor più fondamentale per garantire la tutela della vista ai soggetti più a rischio –:

   in quali tempi i Ministri interrogati intendano procedere all'adozione del decreto interministeriale volto a dare attuazione ai commi 437-439 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, rendendo operativo il cosiddetto Bonus vista.
(4-10574)


   TRANO e LEDA VOLPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia di Covid-19, nonostante all'estero e in particolare negli Usa sia stato fatto subito un massiccio ricorso agli anticorpi monoclonali, ritenendoli un'arma efficacissima contro il virus e in grado di evitare le ospedalizzazioni, in Italia vi è stata una forte ritrosia nell'utilizzo di tali farmaci, approvati in ritardo, impiegati poco e con criteri affatto chiari;

   già con la precedente interrogazione 4-07909 l'interrogante evidenziò che i monoclonali prodotti dalla Bsp, azienda farmaceutica di Latina, venivano esportati negli Stati Uniti, e non in Italia, che aveva rifiutato 10 mila dosi proposte dalla Eli Lilly a titolo gratuito, salvo poi acquistarli a prezzo pieno, una vicenda ora oggetto di un'indagine della Corte dei conti;

   i monoclonali sono stati utilizzati poco e con criteri poco chiari, come emerge anche dall'ultimo report dell'Aifa, il n. 29, in cui viene specificato che sono state fatte, per tali farmaci, un totale di appena 12.016 prescrizioni e soltanto 554 nella settimana presa in esame, quella dal 15 ottobre 2021 al 21 ottobre 2021;

   in base a quanto si apprende dalla stampa, oltre 60 mila fiale di monoclonali, corrispondenti ad almeno 30 mila trattamenti, sono in scadenza, rischiando così di finire nella spazzatura, con uno sperpero notevole di denaro pubblico e senza che quei medicinali possano essere impiegati per evitare i ricoveri di quanti vengono colpiti dal Covid –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se risulti per quale ragione nel 2020 vennero rifiutati i monoclonali offerti gratuitamente dalla Ely Lilli per poi acquistarli a prezzo pieno;

   perché sinora gli anticorpi monoclonali siano stati utilizzati così poco;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che gli anticorpi monoclonali distribuiti alle diverse regioni scadano e debbano essere buttati, senza utilizzarli e sperperando denaro pubblico.
(4-10576)


   SUT. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) è uno strumento digitale a carattere sanitario, istituito dalle regioni e province autonome come previsto dall'articolo 12 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, coordinato con la legge di conversione 17 dicembre 2012, n. 221;

   il Fse rappresenta l'insieme dei dati e dei documenti digitali di tipo sanitario e sociosanitario, generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l'assistito e riferiti anche alle prestazioni erogate al di fuori del Servizio sanitario nazionale, secondo quanto stabilito dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   nonostante il Fse rappresenti uno strumento a disposizione già da alcuni anni, uno studio dell'Osservatorio innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano ha rilevato come sia conosciuto da appena il 38 per cento della popolazione e utilizzato dal 12 per cento;

   si riscontrano, inoltre, alcune criticità che ostacolano la piena fruizione del Fse, con specifico riferimento alla possibilità di trasferimento interregionale dei dati in esso contenuti;

   risulta all'interrogante di come la variabilità contenutistica in termini di completezza delle informazioni che caratterizza i fascicoli sanitari facenti capo alle 21 regioni italiane comporti la difficile comunicabilità tra fascicoli «provenienti» da regioni diverse, in caso di trasferimento della residenza dell'assistito da una regione all'altra;

   la predetta norma istitutrice del Fse, all'articolo 12, comma 7, prevedeva che fossero stabiliti «i criteri per l'interoperabilità del Fse a livello regionale, nazionale ed europeo»; in seguito, il regolamento in materia di Fse (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 178 del 2015) ha previsto il trasferimento delle informazioni di un fascicolo da un sistema regionale a un altro, attraverso una infrastruttura tecnologica che permettesse l'attuazione di operazioni interregionali;

   la legge 11 dicembre 2016, n. 232 ha introdotto l'Infrastruttura nazionale per l'interoperabilità (Ini), progettata dall'Agenzia per l'Italia Digitale in accordo con il Ministero della salute e il Ministero dell'economia e delle finanze, con le regioni e province autonome;

   i processi di interoperabilità, le funzionalità, le modalità di accesso e le regole tecniche di interazione tra i sistemi regionali e l'Ini sono stati descritti nella circolare AgID n. 4/2017 del 1° agosto 2017 e nel decreto ministeriale 4 agosto 2017;

   la criticità sopradescritta è stata anche oggetto quest'anno dell'interrogazione n. 21127, presentata presso il consiglio regionale della Lombardia dal consigliere Marco Degli Angeli e dell'interrogazione a risposta orale n. 719, presentata presso il consiglio regionale del Piemonte dal consigliere regionale Sean Sacco;

   la risposta dell'assessorato al Welfare della regione Lombardia (Protocollo G1.2021.0036413, 25 maggio 2021), riporta di come «la Regione (...) abbia sviluppato, in ottemperanza a quanto previsto dai decreti ministeriali 4 agosto 2017 e 25 ottobre 2018, le integrazioni all'Infrastruttura INI, in conformità alle Specifiche Tecniche per l'interoperabilità tra i sistemi regionali di Fascicolo Sanitario Elettronico»;

   la risposta dell'assessorato alla sanità della regione Piemonte (Prot. 3153,14/9/ 2021), chiosa che «le specifiche prevedono che tutte le regioni si integrino con INI, in modo da trasferire tutta la documentazione dell'assistito, qualora questo si trasferisca in un'altra regione (...)». «Il monitoraggio del processo di trasferimento indice, in effetti, ha evidenziato alcune problematiche. In particolare, si è riscontrata una modalità di chiamata del servizio Trasferimento indice da parte di INI non conforme alle specifiche pubblicate e attinenti con il traduttore reso disponibile da SOGEI» –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'impossibilità di accesso al Fse in caso di cambio di residenza dell'assistito nell'ambito di regioni diverse e quali iniziative, per quanto di competenza, abbia intrapreso, o intenda eventualmente intraprendere, ai fini della risoluzione del problema;

   se intenda intervenire in direzione del potenziamento del Fse e della trasformazione dello stesso in strumento uniformato su base nazionale, avvalendosi delle risorse finanziarie previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per l'innovazione e la digitalizzazione del Ssn.
(4-10580)


   BALDINI e BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   In Italia, dopo un'iniziale inerzia circa l'utilizzo di nuove terapie per il trattamento di COVID-19, è stata autorizzata, in via temporanea, la somministrazione di anticorpi monoclonali anti-Sars-CoV-2, con decreto del Ministro della salute 6 febbraio 2021, stabilendo che la distribuzione è effettuata dal Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19;

   l'Aifa ha definito modalità e condizioni per il loro impiego con successivi atti: determina n. DG/274/2021 del 9 marzo 2021, n. DG/557/2021 del 6 maggio 2021 e DG/911/2021 del 4 agosto 2021;

   di recente l'Aifa ha introdotto importanti novità, dando parere positivo a un anticorpo non disponibile in precedenza, il sotrovimab, anche a seguito del parere positivo dell'Ema, ed ha aggiornato le specifiche per la somministrazione, a partire dal 7 agosto 2021, aggiungendo l'anticorpo sotrovimab ai tre già autorizzati – bamlanivimab, bamlanivimab/etesevimab, casirivimab/imdevimab – descrivendo per ciascuno le specifiche terapeutiche;

   gli anticorpi monoclonali anti-Sars-CoV-2 disponibili, pur presentando indicazioni d'uso sovrapponibili, si differenziano tra loro sulla base di recenti evidenze di letteratura, per capacità di neutralizzare le principali varianti circolanti;

   la possibilità di somministrare gli anticorpi monoclonali anti-Sars-CoV-2 costituisce un ulteriore mezzo per il trattamento del COVID-19 e, insieme alla campagna vaccinale di massa, consente, se usato tempestivamente, di interrompere la progressione da infezione a malattia in soggetti a rischio, con benefici in termini di necessità di ricovero, guarigione virologica, riduzione dei casi complicati e benefici sulla mortalità;

   tali farmaci potenzialmente salvavita rappresentano una svolta nella cura dei pazienti affetti da COVID-19, anche se richiedono indicazioni terapeutiche precise, con criteri stringenti, per individuare i pazienti da trattare: devono essere somministrati per via endovenosa nelle prime fasi della malattia e utilizzati in pazienti a rischio di sviluppare una forma grave, come cardiopatici, diabetici, ipertesi e più in generale soggetti fragili; l'ambito di applicazione dei monoclonali, seppur specifica, funziona nella gestione della malattia su pazienti ad alto rischio, soprattutto anziani, limitando la replicazione del virus e agendo in direzione di una sorta di immunizzazione passiva;

   tuttavia, i monoclonali hanno costo elevato: fino ad oggi Regeneron-Roche ha fornito solo fiale di anticorpi monoclonali a basso dosaggio, per cui è necessario un numero alto di fiale e, a quanto risulta all'interrogante, quelle con un dosaggio maggiore, non sono ancora disponibili in Italia;

   secondo l'ultimo report di Aifa, oltre 12.000 pazienti hanno ricevuto uno dei tre monoclonali disponibili;

   da quanto risulta all'interrogante, tra marzo e maggio 2021 sono state acquistate circa 80 mila dosi di anticorpi monoclonali, in diversi lotti e, in considerazione della loro imminente scadenza, dicembre 2021, la gran parte di queste dosi inutilizzate rischiano di deteriorarsi nei frigo delle farmacie ospedaliere;

   le regioni hanno poco utilizzato i monoclonali, evidenziando situazioni di trattamento molto differenziate: in alcune regioni le scorte sono esaurite in breve tempo, mentre in altre non è mai partito alcun trattamento –:

   se non intenda il Ministro interrogato dare conto del numero di dosi acquistate fino ad oggi di anticorpi monoclonali anti-Sars-CoV-2 e di quante siano state utilizzate;

   se non ritenga di doversi attivare con urgenza per definire una strategia nazionale, per pianificare le attività di trattamento, d'intesa con le regioni, al fine di utilizzare le giacenze di monoclonali, ottimizzandone l'uso terapeutico e considerandone anche il ruolo profilattico in soggetti non-responsivi al vaccino o non vaccinati, scongiurando il rischio imminente di un inutile spreco di dosi, particolarmente costose per il Servizio sanitario nazionale.
(4-10581)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante aveva già esposto il problema relativo alla rilevanza dei casi di morti da coronavirus in assenza di patologie pregresse, con l'interrogazione n. 4/05058, quando ad inizio della crisi, alla data del 20 marzo 2020, risultavano 6 casi su 627 di morti totali (5.986 casi totali);

   al 28 maggio 2020 il numero era di 131 su 31.851 deceduti;

   il 5 ottobre 2021, l'Istituto superiore di sanità, elabora il «Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all'infezione da Sars-CoV-2 in Italia» aggiornando, dopo un anno, l'analisi dei dati relativi alle 7.910 cartelle cliniche su 131.904 che sono state esaminate; di queste, 230 presentavano 0 patologie pregresse e quindi sono decedute solo a causa del COVID-19; si tratta di un totale del 2,9 per cento che se esteso a tutta la popolazione dei deceduti, fa desumere una popolazione di morti senza patologie pregresse pari a 3.825 persone;

   l'interrogante, con l'interrogazione n. 4/05931, aveva rilevato come l'autopsia, esame medico dettagliato e attento del corpo e dei relativi organi della persona dopo la morte per stabilirne le cause, le modalità e i mezzi che l'hanno causata, fosse stata vietata dal Ministero della salute con circolare dell'8 aprile 2020 e del 2 maggio 2020: «Indicazioni emergenziali connesse ad epidemia COVID-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione», che ordinava «per l'intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all'esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di COVID-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio». Con la stessa interrogazione si era anche messo in evidenza come in Italia si sia deciso di inserire nel numero di decessi da Coronavirus, tutti i casi di coloro che sono stati scoperti positivi al COVID-19, durante la propria vita o addirittura nel post-mortem;

   secondo le schede tecniche illustrate nel rapporto dell'Iss, redatto in collaborazione con Istat e Inail n. 49 del 2020, versione del 26 aprile 2021, viene scritto che la causa di morte è quella che: «Quando un decesso è dovuto a COVID-19, questa condizione è probabilmente la causa iniziale di morte e quindi dovrebbe essere riportata sulla riga 1 della Parte I del quesito 4 della scheda di morte», mentre le condizioni mediche che possono aver aumentato il rischio di morire dovevano essere riportate nella Parte II del quesito 4;

   l'ultimo report disponibile di Istat del 16 luglio 2020, che illustra quante persone siano probabilmente morte a causa del COVID-19 grazie alla positività del tampone Pcr, secondo i criteri sopra riportati, ha analizzato un campione di 4.942 cartelle cliniche su 31.573 morti, redatte come sopra, dove veniva riportata la probabilità di morte da COVID-19, come causa direttamente responsabile della morte nell'89 per cento dei casi;

   l'interrogante ha già denunciato l'inaffidabilità e le problematiche relative ai tamponi Rt-Pcr con l'interrogazione n. 4/05154 e con l'interrogazione n. 4/06870, indicando come alcune autorità della salute, come il Ministero della salute australiano, il 3 marzo 2020, fossero già al corrente che «i test Pcr non sono in grado di distinguere tra virus “vivo” e RNA non infettivo», nonché dando conto di altre problematiche relative all'uso dei tamponi come metodo diagnostico;

   è parere dell'interrogante che l'assenza di dati aggiornati relativi alla causa di morte, rilevata in modo corretto ovvero con una metodologia diagnostica opportuna, l'assenza di autopsie relative alle morti attributi al COVID-19, abbiano orientato in modo del tutto negativo le decisioni del Governo attuale e dei precedenti in materia di cure e strategie per fronteggiare l'emergenza –:

   se non sia il caso di adottare iniziative per rimuovere ogni restrizione stabilita sulla base dei dati di cui in premessa e per orientare le scelte del Governo con dati più attendibili e con metodologie scientificamente più attendibili nella diagnosi di infezione da Sars-CoV-2.
(4-10584)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 26 settembre 2021, nell'ambito di una visita a Torino, il Ministro Giorgetti ha dichiarato agli operai della Ex Embraco di Riva di Chieri la volontà di convocare un tavolo al Ministero dello sviluppo economico dopo la competizione elettorale, al fine di evitare strumentalizzazioni politiche nei giorni precedenti alle elezioni amministrative;

   il Ministro Giorgetti ha bollato come «pseudo-soluzione» il progetto ItalComp, confermando con i fatti la sua preferenza per la soluzione che vedrebbe la cessione all'austriaca Nidec del solo stabilimento veneto di Mel con la conseguente decozione di Riva di Chieri e morte lavorativa per oltre 400 famiglie;

   il Ministro Giorgetti ha dichiarato di continuare a cercare personalmente uno o più investitori che possano essere interessati a riassorbire la manodopera ex Embraco e che a oggi nessuno si è fatto avanti con una proposta concreta;

   intanto il 5 ottobre 2021, la Nidec si è ritirata dall'asta pubblica e adesso il Commissario straordinario Castro dovrà procedere con trattativa privata dove, verosimilmente, gli operatori privati interessati proveranno a chiedere un prezzo di vendita più basso in virtù dell'esito deserto dell'asta pubblica;

   a giudizio dell'interrogante appare quantomeno singolare che, in un'intervista sulle motivazioni del loro ritiro, il Chief executive officer (Ceo) del Nidec Global Appliance, Valter Taranzano, abbia parlato di un loro disinteresse nell'avere uno stabilimento slegato dalle altre logiche produttive come presentato nella due diligence e che avrebbe preferito creare un nuovo stabilimento dove unire le due realtà in sofferenza di Mel e Pordenone per creare delle efficienze sui costi fissi;

   in sostanza, la Nidec si ritira dall'offerta perché impossibilitata a porre in essere una soluzione molto simile a quella del progetto ItalComp, bollato dal Ministro come «pseudo-soluzione»;

   Taranzano poi lamenta di non aver avuto dal Governo italiano la stessa attenzione e partecipazione dimostrata dal Governo austriaco;

   alla luce di quanto sopra esposto appaiono veramente irragionevoli e prive di logica economica le conclusioni a cui è giunto il Ministero dello sviluppo economico nella valutazione di un progetto che richiedeva solo una garanzia di 15 milioni di euro a fronte di ingenti preordinazioni di compressori;

   per questo motivo, occorre procedere con immediatezza alla convocazione del Tavolo annunciato il 26 settembre 2021, e che ancora non vede la luce a un mese di distanza dal 4 ottobre, anche al fine di informare i lavoratori in merito alle alternative alla «pseudo-soluzione» ItalComp perseguite dal Governo –:

   se e quando il Governo intenda convocare il tavolo con i lavoratori ex Embraco di Riva di Chieri promesso dal Ministro interrogato il 26 settembre 2021.
(4-10582)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   LOMBARDO, CECCONI, MURONI e FUSACCHIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il piano nazionale di ripresa e resilienza elaborato dal Consiglio dei ministri del Presidente Draghi prevede per l'Italia l'erogazione di una somma complessiva pari a 3,5 miliardi di euro alle regioni italiane da utilizzare per la depurazione, le nuove reti e la riduzione delle perdite nelle condotte già esistenti;

   dopo aver mancato i fondi per l'irrigazione, ancora una volta in Sicilia è allarme: per effetto di un sistema burocratico lento e non adeguato, l'isola rischia di perdere anche il finanziamento per la depurazione;

   la direzione generale del Ministero della transizione ecologica ha comunicato sia alle associazioni dei comuni che si occupano di far arrivare l'acqua nelle case dei siciliani (Ati) sia alle regioni l'elenco dettagliato dei ritardi nell'organizzazione del servizio idrico da mettere a punto entro il 15 giugno 2022, pena la perdita definitiva dei fondi: fra gli obblighi da assolvere, l'adozione del piano d'ambito da approvare in assemblea con successivo bando di gara per l'affidamento del servizio; appare urgente individuare un gestore unico provinciale ma, ad esempio, le Ati di Trapani, Messina e Siracusa sono lontane anche solo dalla predisposizione della gara;

   risale a qualche giorno fa l'intervento in IV Commissione presso l'assemblea regionale siciliana dell'assessore all'energia e ai servizi di pubblica utilità che, dopo aver ricordato che esiste un disegno di legge per creare un organismo unico che gestisca l'acqua in tutta la Sicilia, ha precisato che l'A.r.s. non è ancora riuscita ad approvare alcuna riforma organica ed è improbabile, viste le fibrillazioni degli ultimi mesi, che in poche settimane siano varate le nuove regole per l'acqua;

   l'assessore ha, altresì, ribadito che serve un invito alla collaborazione per non perdere queste ingenti risorse: 600 milioni di euro arriveranno dal Ministero della transizione ecologica per la depurazione – voce per la quale la Sicilia è sotto infrazione comunitaria e paga una multa di 165 mila euro al giorno –; 2 miliardi di euro arriveranno dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per le nuove reti idriche e 900 milioni di euro per la riduzione delle perdite nelle condotte che vede la Sicilia fanalino di coda in Italia;

   le Ati hanno di recente incontrato i vertici del Ministero della transizione ecologica che hanno rassicurato informalmente le associazioni sul fatto che basterà il primo passo, l'adozione del piano d'ambito, a differenza di quanto invece contenuto nella lettera ministeriale trasmessa alle Ati ove si parla di adozione del piano d'ambito da approvare in assemblea con successiva gara per affidare il servizio –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, quali iniziative intenda avviare al fine garantire alla Sicilia l'accesso ai fondi per la depurazione messi a disposizione dal Pnrr.
(3-02579)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Sportiello n. 2-01348 del 21 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Incerti n. 5-06911 del 25 ottobre 2021;

   interrogazione a risposta scritta Gadda n. 4-10524 del 25 ottobre 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Sgarbi n. 4-10421 del 12 ottobre 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02589.