Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 28 ottobre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    dagli anni '70 in poi gli analisti di settore hanno definito il cosiddetto secolo blu – blue century, come evoluzione del concetto di potere marittimo ampliando la portata strategica dell'azione delle Marine militari rispetto ai canonici doveri politico-militari e di polizia dell'alto mare, anche in ragione di una diversa declinazione dello strumento navale che tiene in considerazione le esigenze dettate dall'espansione delle connessioni globali;

    la rilevanza del dominio marittimo negli equilibri geopolitici globali nel blue century, considerata dal punto di vista degli interessi nazionali e del futuro marittimo dell'Italia, concentra l'attenzione sull'importanza che ricopre la dimensione underwater per la presenza delle infrastrutture critiche subacquee civili, in cui convivono la componente sommergibilistica, con scopi di deterrenza dal punto di vista militare, e i corridoi strategici legati all'approvvigionamento energetico, alla connettività, alla presenza di gasdotti e di dorsali sottomarini per la trasmissione del traffico dati e che come tali devono essere sorvegliati e protetti;

    la Marina militare italiana concorre nella protezione delle vie di comunicazione e delle infrastrutture sottomarine, il cui sviluppo avviene nei fondali marini, attraverso la componente sommergibilistica che si caratterizza per peculiarità esplorative e tecnologia spinta, dimostrando di essere un capitale strategico di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'high-tech e dell'indotto industriale di settore;

    la filiera nazionale della ricerca e della tecnologia underwater ha vissuto negli ultimi due decenni un continuo processo evolutivo, che ha visto le realtà italiane affermarsi in campo internazionale con importanti investimenti e successi del comparto industriale della difesa, nonché la fattiva collaborazione con università e centri di ricerca. Esiste, inoltre, la prospettiva di un significativo moltiplicatore industriale grazie alle potenziali applicazioni nel campo dell'utilizzo duale, dal settore energia, all'ecosostenibilità ambientale declinata sia nel campo dello sfruttamento delle risorse marina che nel campo della individuazione e della lotta all'inquinamento dei mari;

    il Ministro della difesa, in data 29 luglio 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 536, comma 1, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2021-2023;

    la parte seconda del predetto documento è dedicata all'analisi dei principali compiti istituzionali assegnati alle Forze armate, alle singole componenti che costituiscono lo strumento militare, alle rispettive esigenze operative e alle connesse future linee di sviluppo capacitivo. In particolare, viene dato conto dei principali programmi d'investimento della difesa, attraverso i quali si esprime la piena operatività dello strumento militare, tra cui i programmi di ricerca scientifica e tecnologica; l'attività relativa ai programmi di ricerca scientifica e tecnologica comprende un'iniziativa nazionale, ossia il Piano nazionale della Ricerca Militare (Pnrm) e i programmi internazionali sviluppati in ambito Ue, Nato e bilaterale;

    il Piano nazionale della ricerca militare include la ricerca tecnologica di interesse militare svolta sia nelle grandi industrie sia nelle piccole e medie imprese, università ed enti di ricerca, al fine di garantire il mantenimento e, al contempo, potenziare i livelli di eccellenza di specifici settori tecnologici;

    i progetti nazionali vengono selezionati in base a criteri stabiliti dal Capo di Stato maggiore della difesa, privilegiando le proposte di progetto attinenti a cluster applicativi e tecnologici;

    la IV Commissione difesa della Camera dei deputati, con deliberazione del 6 novembre 2018, ha avviato un'indagine conoscitiva sulla pianificazione dei sistemi di difesa e sulle prospettive della ricerca tecnologica, della produzione e degli investimenti funzionali alle esigenze del comparto difesa;

    nel corso dello svolgimento dell'indagine conoscitiva succitata, durante le audizioni dei dirigenti della Federazione delle aziende italiane per l'Aerospazio, la difesa e la Sicurezza (Aiad) e, tra gli altri, delle società C.A.B.I. Cattaneo spa e Drass Group, è stato confermato l'assoluto valore a: livello mondiale della piccola e media impresa nazionale nel settore della subacquea;

    il 30 settembre 2019 si è tenuto a Roma il 1° seminario sulle capacità delle aziende della subacquea in campo nazionale, promosso dal Segretariato generale della difesa e organizzato dalla Direzione degli armamenti navali (Navarm), con il coordinamento della Federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad). Accanto al mondo industriale, era presente quello accademico e l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico (Enea). Il seminario ha permesso di riunire ad un unico tavolo le principali eccellenze nazionali del settore provenienti dal mondo civile, militare e industriale per favorire una cooperazione strutturata nel settore subacqueo e far emergere e valorizzare prodotti tecnologicamente all'avanguardia e sostenere la competizione nei mercati internazionali;

    il 14 ottobre 2020, nell'ambito della manifestazione annuale Seafuture tenutasi a La Spezia, si è svolto, online, il Webinar underwater sulle tematiche relative all'underwater, a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti delle istituzioni, le più importanti aziende del settore, le piccole e medie imprese, i centri di ricerca e le università;

    le risultanze dell'iniziativa sopra citata hanno confermato che sinergia, integrazione e cooperazione internazionale rappresentano la chiave per la realizzazione di una strategia condivisa per l'innovazione tecnologica e la crescita economica;

    nel corso della Seafuture 2021, il Capo di stato maggiore della Marina militare, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone, ha rilasciato un'intervista, ripresa dal quotidiano il Secolo XIX, nella quale dichiara che la Marina militare sta portando avanti l'impegno a protezione delle vie di comunicazione e delle infrastrutture sottomarine nazionali nei fondali e che in quest'ottica si sta procedendo all'ammodernamento della componente sommergibilistica;

    a luglio 2021, il Ministro della Difesa, l'onorevole Lorenzo Guerini, ha emanato la direttiva per la politica industriale della difesa, volta a delineare «gli obiettivi che il dicastero deve perseguire per fungere da indirizzo e propulsore di questa risorsa essenziale per l'Italia, e per valorizzarne appieno il potenziale politico, tecnologico ed economico», indicando, tra gli altri, i seguenti criteri: «valorizzare gli investimenti della difesa per garantire le esigenze di difesa nazionale esprimendo al contempo il pieno potenziale dell'industria nazionale; perseguire il vantaggio strategico nella ricerca scientifica e nell'innovazione tecnologica; valorizzare e preservare le competenze tecnologiche e industriali strategiche lungo tutta la filiera produttiva; integrare l'intera filiera delle piccole e medie imprese nei programmi di sviluppo di capacità militari innovative, rafforzando il loro posizionamento strategico.»;

    la IV Commissione difesa della Camera dei deputati, il 23 ottobre 2019, ha espresso parere favorevole all'atto del Governo n. 108 «Schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 02/2019, relativo allo sviluppo, all'acquisizione ed al sostegno tecnico-logistico decennale dei primi due, sommergibili U212, derivanti dalla classe Todaro» rilevando che: «Il programma si presenta come fattore catalizzatore di positive ricadute in molteplici ambiti attinenti la competitività industriale, la ricerca e lo sviluppo di altissima tecnologia». Infatti, in questo specifico contesto sono state fortemente coinvolte le grandi aziende del settore della difesa per assicurare importanti prospettive di ritorno in termini di occupazione, nonché di salvaguardia e valorizzazione delle competenze sovrane di un settore specialistico ad alta valenza strategica;

    il Centro di supporto e sperimentazione navale (Cssn) della Marina militare ha sede a La Spezia, gestisce i processi di ingegneria del supporto logistico per lo strumento navale ed è, inoltre, centro per la sperimentazione e lo sviluppo dei programmi scientifici e tecnologici della citata Forza armata;

    il Centro summenzionato, grazie alle professionalità e alle apparecchiature a disposizione, rappresenta un polo d'eccellenza, sia in ambito militare che civile, con capacità e competenze in alcuni casi uniche nel panorama nazionale. Nei propri balipedi e poligoni, infatti, hanno luogo test, verifiche e valutazioni in campo balistico, missilistico e siluristico, finalizzati al collaudo, sviluppo e qualifica di sistemi d'arma, nonché misure di elettroacustica ed elettromagnetismo per la determinazione della segnatura acustica e magnetica delle unità navali;

    il Centro di supporto sperimentazione navale svolge anche attività finalizzate allo sviluppo e alla valorizzazione di tecnologie atte alla salvaguardia dell'ambiente marino, in forza dell'accordo di cooperazione siglato con il Centro di ricerca e sperimentazione marittima (Cmre) della Nato, anche quest'ultimo con sede a La Spezia;

    il Centro di ricerca e sperimentazione marittima una struttura di ricerca e sperimentazione scientifica affermata e di livello mondiale, che organizza e conduce ricerca e sviluppo tecnologico, incentrato sul settore marittimo, per rispondere alle esigenze di difesa e sicurezza dell'Alleanza atlantica, Peraltro, la struttura ha in dotazione strumenti e sensori per attività di ricerca in mare di primaria importanza a livello scientifico e conduce ricerche scientifiche rilevanti e all'avanguardia in scienze oceaniche, modellazione e simulazione, acustica e altre discipline;

    a Sud, gli arsenali di Taranto e Augusta sono particolarmente significativi per la posizione geostrategica nazionale. A Taranto ha sede il Comando flottiglia sommergibili: la base considerata assicura addestramento avanzato, supporto logistico e ricovero per attività manutentive della componente. Augusta, particolarmente rilevante per la presenza del «pontile Nato», considerata come forward logistic base è proiettata nel cosiddetto «Mediterraneo allargato» e può ormeggiare fino a due battelli di linea con relativo supporto logistico;

    appare, dunque, fondamentale, vista l'eccellenza rappresentata dalle realtà succitate, creare un polo nazionale della subacquea, per lo sviluppo coordinato di un cluster underwater che metta a disposizione della collettività efficacia operativa, innovazione tecnologica e sviluppo economico,

impegna il Governo:

   ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, di concerto tra il Ministro della difesa e il Ministro dello sviluppo economico, volte alla costituzione di un polo nazionale della subacquea, allo scopo di valorizzare, implementare e promuovere le potenzialità e la competitività del nostro Paese nel campo dell'underwater;

   a istituire un tavolo tecnico di coordinamento interministeriale permanente che coinvolga il Ministero della difesa, il Ministero dello sviluppo economico, Il Ministero dell'università e della ricerca, nonché la Federazione delle Aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), con particolare attenzione alle piccole e medie imprese, allo scopo di concludere un accordo quadro volto a favorire l'attività di ricerca e sviluppo, il supporto operativo alla difesa, la creazione di un modello economico di sviluppo del settore, la creazione e il consolidamento di una rete permanente di collaborazione tra le realtà coinvolte;

   a individuare nel Centro di supporto e sperimentazione di La Spezia, la sede dove ubicare il succitato polo, sia per le attività attualmente svolte dallo stesso Centro sia per la vicinanza ad altre strutture e infrastrutture con interessi affini agli obiettivi prefissati;

   ad assumere iniziative volte a individuare idonee risorse economiche necessarie alla realizzazione dei progetti individuati nel Piano nazionale della ricerca militare (Pnrm) attinenti al cluster underwater, al fine di dare concreta e tempestiva applicazione agli obiettivi perseguiti;

   a intraprendere celermente iniziative, anche di carattere normativo, volte all'applicazione della direttiva per la politica industriale della difesa, allo scopo di valorizzare il potenziale politico, tecnologico ed economico, nonché garantire alti livelli di competitività delle realtà industriali del settore, con particolare attenzione alla filiera delle piccole e medie imprese, da coinvolgere direttamente nei programmi di sviluppo di capacità militari innovative;

   a favorire la collaborazione e l'integrazione tra le strutture di supporto e le infrastrutture collegate negli arsenali del Sud con il costituendo polo, al fine di garantire lo sviluppo coordinato del cluster underwater, nonché incentivare gli scambi con le Marine militari alleate e amiche.
(7-00746) «Rizzo».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la specie «lupo» (Canis lupus) è tutelata a livello nazionale della legge 11 febbraio 1992, n. 157 e, a livello comunitario, dalla Direttiva 92/43/CEE, cosiddetta Direttiva Habitat, recepita con decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357;

    come indicato da fonti accademiche universitarie la situazione attuale della specie è tale che, dai 100-200 esemplari censiti in Italia negli anni '70, oggi si registra un significativo recupero numerico, con relativa espansione e rafforzamento dell'areale: circa 22 branchi sulle Alpi, e tra i 1600 ed i 2,000 lupi stimati sull'Appennino;

    sulla base di queste evidenze, la popolazione del lupo selvatico è prossima al raggiungimento del buono stato di conservazione;

    come peraltro comunicato dall'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), anche sulla scorta dei dati di cui al rapporto in relazione alla «direttiva Habitat» i dati preliminari dell'ultimo decennio indicano una forte crescita della popolazione di lupi e della sua diffusione sul territorio nazionale, al punto che la presenza della specie è attualmente segnalata anche in contesti diversi da quelli dove tradizionalmente è collocata, quali ambienti di pianura e caratterizzati da una maggiore presenza antropica;

    sul punto, si assiste ad una comparsa dei lupi sempre maggiore nelle aree meno idonee alla presenza della specie, nei pressi di territori come Bologna, Roma e Firenze oppure in Pianura Padana, nonché ad una crescente diffusione delle specie nei pressi dei Comuni montani;

    secondo una ricognizione dell'Unione Zoologica Italiana del 2018, i danni provocati da lupi e predatori comportano l'erogazione di indennizzi per una media di oltre 1 milione di euro l'anno;

    la diffusione, peraltro segnalata dall'Ispra medesimo, della specie non solo nell'ambiente appenninico, ma anche in contesti pianeggianti e caratterizzati da una maggiore presenza di esseri umani rende particolarmente difficile la convivenza con la specie, per natura molto aggressiva, in particolar modo per gli allevatori e tutti gli esponenti del comparto zootecnico, vittima di continue predazioni;

    a livello italiano, non risulta una mappatura delle aree che mantengono in cattività lupi e non esiste nessuna linea guida per la gestione delle stesse aree e della popolazione in cattività;

    sono ormai sempre più numerose le segnalazioni, in particolar modo nelle aree interne, montane e rurali, ma anche in aree meno periferiche, di predazioni da lupo ai danni di greggi ed allevamenti, con particolare pregiudizio per gli alpeggi, tenuti sotto scacco dalle predazioni;

    i programmi di indennizzo disposti dalla legge a tutela delle categorie colpite dalle predazioni hanno costi di gestione elevati, sono obsoleti in una prospettiva di lungo termine e non rispondono in alcun modo alla necessità di mitigare il fenomeno delle predazioni: tali indennizzi, infatti, non riducono gli attacchi del predatore al bestiame e non migliorano la gestione e la tenuta dell'azienda;

    i danni derivanti dalle predazioni, soprattutto per quanto riguarda realtà economiche di ridotte dimensioni, stanno rendendo sempre più impraticabile la pastorizia, rendendo totalmente inutili investimenti in questo genere di attività, in quanto gli indennizzi sono del tutto insufficienti a colmare le mancate entrate di lungo periodo derivanti dallo sterminio delle greggi e degli allevamenti, nonché tutti i costi accessori di mantenimento degli allevamenti stessi;

    sul punto, l'intero meccanismo di gestione del lupo e dei grandi predatori manca e pecca di meccanismi di prevenzione, a forte di un costante incremento delle predazioni e degli indennizzi richiesti e di una costante riduzione delle disponibilità economiche degli enti erogatori;

    il ritorno del lupo in tali quantità implica un maggiore sforzo operativo da parte degli operatori del comparto zootecnico, a cui è richiesta una custodia costante degli animali e relativi costi di prevenzione delle predazioni di cui devono farsi carico senza alcuna misura compensativa dal lato dello Stato;

    queste considerazioni, inoltre, devono essere abbinate ad una situazione di crescente pressione e stress psicologico in capo agli allevatori, che si percepiscono in una situazione di costante pericolo ed abbandono da parte delle istituzioni, nel perdurare dei fenomeni predatori;

    tale fenomeno rischia di compromettere in modo irrimediabile l'esistenza degli alpeggi e delle attività di pastorizia in Italia;

    finora, eventuali misure di sostegno agli allevamenti e di prevenzione hanno fatto parte di iniziative isolate da parte di alcune Regioni, senza in alcun caso una programmazione nazionale di lungo periodo;

    è necessaria l'urgente adozione di misure per rendere compatibile la presenza del lupo con le attività esercitate dall'uomo, adottando le limitazioni necessarie a garantire la sicurezza delle persone, nelle campagne e nei centri abitati, in modo tale da permettere il regolare svolgimento delle attività di mantenimento e custodia dei pascoli e dei paesaggi alpini svolte dagli allevatori, fondamentali per la custodia delle montagne e del patrimonio faunistico nazionale,

impegna il Governo:

   a convocare la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome per dare attuazione a misure di contenimento del lupo in misura equivalente a quanto programmato in altri Paesi europei che stanno vivendo fenomeni analoghi;

   a dare attuazione il prima possibile al piano di gestione del lupo, prevedendo misure di monitoraggio e contenimento della diffusione del lupo sul territorio nazionale, in particolar modo nei contesti di cui in premessa, con forte presenza di attività antropiche, anche legate al comparto zootecnico;

   ad adottare iniziative volte a riformare le modalità di gestione del lupo e dei grandi carnivori con una governance incentrata sulla prevenzione dei danni causati;

   ad adottare iniziative di competenza volte a rielaborare e riformare i meccanismi di indennizzo per i danni da grandi predatori, prevedendo veri e propri ristori per l'integrità dei danni subiti e meccanismi di disintermediazione e semplificazione dei pagamenti;

   ad adottare iniziative volte a disporre ristori straordinari ed immediati per tutte le attività che hanno subito forti ripercussioni a seguito delle attività incontrollate dei grandi predatori;

   ad adottare iniziative volte a disporre misure di tutela e sostegno a favore di tutte le attività del comparto zootecnico, ed in particolare degli alpeggi, in modo da permettere l'adozione di misure preventive a contrasto delle predazioni;

   ad adottare tempestive misure a tutela di alpeggi ed allevamenti, in particolar modo di grandi dimensioni, per poter incrementare il livello di prevenzione dai danni dei grandi predatori.
(7-00747) «Ciaburro, Caretta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MENGA, MASSIMO ENRICO BARONI, SAPIA, LEDA VOLPI e SARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per fronteggiare l'emergenza Covid-19 i due Governi che si sono succeduti dall'inizio della pandemia hanno introdotto, a partire dal cosiddetto decreto-legge «Cura Italia», una serie di misure volte a sostenere e supportare i nuclei familiari maggiormente in difficoltà;

   più specificatamente, per la prima volta, con il decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 69 del 22 maggio 2021 cosiddetto «Decreto Sostegni», un'attenzione particolare è stata rivolta ai genitori separati o divorziati che, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa e, dunque, non sono più in grado di provvedere al regolare versamento dell'assegno di mantenimento dei figli stabilito dai competenti organi giudiziari;

   l'articolo 12-bis ha così previsto l'istituzione di un Fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021, per garantire a tutti i genitori separati o divorziati in difficoltà economiche la continuità di erogazione dell'assegno di mantenimento per i propri figli;

   per la definizione dei criteri e delle modalità per l'erogazione dei contributi il comma 3 del su richiamato articolo rimanda espressamente all'adozione di un decreto del Presidente del consiglio dei ministri, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in argomento, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

   dal 22 maggio 2021 ad oggi sono decorsi infruttuosamente ben oltre 60 giorni e del decreto di attuazione non vi è nessuna traccia; ciò vanifica la previsione di questa misura di aiuto che, non essendo operativa, non è ancora fruibile dalla platea dei beneficiari nonostante quanto disposto dall'articolo 12-bis sia legge vigente dello Stato;

   in un così delicato momento storico l'operatività delle misure varate a sostegno dei genitori in difficoltà economiche con figli a carico deve essere garantita –:

   in considerazione del considerevole lasso di tempo intercorso dall'entrata in vigore del cosiddetto «Decreto Sostegni» ad oggi, quali siano le tempistiche stimate per l'adozione del decreto di attuazione che renderebbe finalmente operativa e, quindi, fruibile la misura varata in favore dei genitori separati o divorziati per garantire loro un sostegno economico al mantenimento dei figli;

   quali iniziative si intendano adottare per garantire ai genitori separati o divorziati la corresponsione del contributo a far data dall'entrata in vigore della legge di conversione del cosiddetto «Decreto Sostegni».
(3-02574)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Calabria è commissariata dal 2010 per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario;

   nel tempo i relativi commissari del governo sono stati in prevalenza profili tecnici più che politici, ma per l'anno 2019 i Lea della Calabria risultano scesi a 125;

   con recente sentenza numero 168 del 2021, la Corte costituzionale ha dedotto, con riguardo a parte del decreto-legge n. 150 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 181 del 2020, il dovere, in capo allo Stato, di utilizzare propri tecnici per affrontare la situazione sanitaria della Calabria e di impiegare le risorse finanziarie necessarie;

   nella sentenza è rimarcata la facoltà della regione di esercitare la sua autonomia nella programmazione sanitaria;

   l'attuale commissario governativo preposto è il prefetto in pensione dottor Guido Longo, con comprovata esperienza in importanti ambiti dell'amministrazione pubblica, tuttavia non specifica circa l'organizzazione e la gestione sanitaria;

   nell'interrogazione a risposta scritta numero 4-10398 dell'11 ottobre 2021, l'odierno interrogante poneva il problema dell'approvazione pendente del programma operativo e dei risaputi problemi di bilancio delle aziende del servizio sanitario regionale della Calabria, chiedendo notizie e aggiornamenti al riguardo;

   di recente la stampa calabrese ha riportato la notizia secondo cui il commissario incaricato Longo avrebbe sbagliato i tetti di spesa da assegnare alle cliniche private, secondo quanto stabilito dal Tar della Calabria;

   in una nota del 3 settembre scorso, ancora priva di risposta, l'odierno interrogante tra l'altro chiedeva al commissario governativo suddetto, nonché ai sub-commissari del governo nominati nella primavera scorsa, quante risorse statali già destinate alla sola emergenza sanitaria Covid sono state finora utilizzate in Calabria e per quanti e quali reclutamenti di personale sanitario, con relativi costi; se delle suddette risorse statali vi siano somme ancora disponibili e utilizzabili, e all'occorrenza a quanto ammontino; quanti posti per pazienti Covid siano ufficialmente previsti, e tra questi quanti siano già attivi, alla data di oggi, nelle Aziende del Servizio sanitario della regione Calabria; se, con espresso riguardo al personale in servizio nei reparti non Covid, sia garantito il rispetto della normativa sui turni e i riposi obbligatori del personale; «quali notizie abbiano circa la valutazione (in atto) del Programma operativo di aggiornamento del Piano di rientro; qual è la previsione di assunzioni di personale sanitario non Covid, suddiviso tra medici, infermieri e Oss, da qui al marzo 2022; quante unità di personale, nel complesso, potrebbero essere assunte nella regione Calabria, a t.d. e a t.i., con i 60 milioni (per l'anno 2021) già stanziati dal Governo con il cosiddetto “decreto Calabria-bis”, per come convertito; qual è, nel complesso, la carenza di personale medico, infermieristico e socio-sanitario in rapporto alle piante organiche dei reparti ospedalieri pubblici (non Covid) presenti nella regione Calabria e quanto detta carenza complessivamente va ad aumentare in virtù del personale (...) destinato ai reparti Covid; se per la Struttura commissariale sia possibile individuare al più presto criteri di trasferimento del personale sanitario nei reparti Covid, tali da salvaguardare un adeguato funzionamento delle Unità e delle Strutture preposte alla cura dei pazienti (non Covid) oncologici, nefropatici, cardiopatici et cetera, bisognosi di assistenza continuativa e/o di esami diagnostici in tempi utili»;

   a seguito delle recenti elezioni regionali della Calabria, l'onorevole Roberto Occhiuto è diventato presidente della Regione stessa –:

   di quali informazioni dispongano a proposito delle questioni poste nella nota del 3 settembre 2021 riassunta in premessa;

   se non ritengano di adottare iniziative volte a sostituire il commissario ad acta con il presidente della Regione eletto e quali urgenti iniziative intendano assumere rispetto alle succitate deduzioni della Corte costituzionale.
(4-10553)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa e come reso noto, l'INPS, sulla base di alcune pronunce della Corte di cassazione (sentenze nn. 17388/2018 e 18926/2019) che includono l'assenza di redditi da lavoro tra i requisiti per l'erogazione dell'assegno di invalidità parziale (dal 74 per cento al 99 per cento), ha riconosciuto la corresponsione del beneficio unicamente a chi non lavora, orientamento confermato con messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021;

   sinora l'istituto ha tenuto una posizione estensiva sul tema, permettendo lo svolgimento di piccoli lavori, entro il limite di 4.931 euro annui, in compatibilità con il beneficio, come ai sensi della circolare n. 148 del 18 dicembre 2020;

   la precisazione in corso d'opera effettuata dall'Istituto, tuttavia, non tiene assolutamente conto che lo svolgimento di un'attività lavorativa, seppur minima, per una persona invalida, rappresenta un modo per socializzare più che una modalità di sostentamento, nonché uno strumento di inclusione e dignità sociale;

   è evidente che il tema, stante l'origine meramente giuridica, necessita di una soluzione politica per garantire la dignità di tutti i cittadini colpiti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per poter garantire la regolare corresponsione del beneficio in premessa senza le limitazioni sopravvenute.
(4-10557)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il signor P. R., sottufficiale dei carabinieri in pensione, nel dicembre del 2020 è stato vittima di una truffa informatica, che ha comportato la sottrazione dei risparmi di tutta una vita, depositati sul proprio conto corrente acceso presso l'ufficio di Poste italiane di Vicenza, via Mercato Nuovo;

   in particolare sul conto corrente risultano essere state effettuate da remoto ben 97 operazioni fraudolente dell'importo di euro 980,00 cadauna, per un totale complessivo di euro 95.060,00;

   dallo stesso conto venivano inoltre sottratti buoni fruttiferi e ulteriori somme in contanti, lasciando il signor P. R. del tutto privo di qualsiasi risparmio;

   l'interessato, assistito dal proprio legale avvocato Gaetano Crisafi, ha provveduto a denunciare l'accaduto, tramite la locale stazione dei carabinieri, alla procura della Repubblica, ed inoltre ha presentato ricorso all'Arbitro bancario finanziario, collegio di Milano, affinché gli venisse riconosciuto al diritto al risarcimento del danno;

   con decisione assunta nella seduta del 15 luglio 2021 il collegio Arbitrale ha condannato la convenuta Poste Italiane a versare al ricorrente la somma di euro 100.412,00, oltre interessi e spese;

   in data 30 settembre 2021 Poste italiane ha comunicato la propria intenzione di non voler adempiere a quanto disposto dall'Abf;

   il collegio dell'Abf di Milano, nella riunione del 12 ottobre 2021, considerata l'inerzia di Poste Italiane al pagamento delle somme accertate e dovute al signor P. R., ha dichiarato l'intermediario inadempiente;

   a giudizio dell'interrogante appare molto grave la decisione di Poste italiane di non adempiere ai propri obblighi risarcitori;

   notoriamente Poste italiane è depositaria dei risparmi dei pensionati italiani, che la considerano affidabile e sicura;

   comportamenti come quello in esame, ad avviso dell'interrogante, rischiano al contrario di minarne la credibilità –:

   se risultino quali argomenti giustifichino il diniego di Poste italiane al risarcimento dovuto al signor P.R. e attestato da una decisione dell'Arbitro bancario;

   se il Governo condivida una policy aziendale di Poste italiane che nega ad un fedele servitore dello Stato in pensione il rimborso dei risparmi di una vita.
(3-02575)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da un comunicato stampa del 15 ottobre 2021, pubblicato sul sito internet del Ministero dell'economia e delle finanze, dall'8 al 12 novembre 2021, sarà prevista la quarta emissione dei BTP Futura, i titoli di Stato a medio e lungo termine, destinati esclusivamente ai risparmiatori privati, i cui proventi devono finanziare gli interventi per la ripresa economica nel Paese del post-Covid;

   i predetti titoli, che rappresentano, a parere degli interroganti, indubbiamente una buona opportunità d'investimento per il Paese (considerando peraltro lo spread attuale pari a circa 100 punti), insieme ai BTP Italia, costituiscono gli unici titoli di Stato che il Tesoro emette, utilizzando non il meccanismo tradizionale dell'asta, ma la piattaforma MOT di Borsa Italiana, così consentendo l'acquisto all'emissione oltre che attraverso istituti bancari o uffici postali, anche attraverso qualsiasi home banking, abilitato alle funzioni di trading;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano che, sebbene il medesimo sito internet citato confermi come non sia prevista alcuna commissione bancaria a carico degli investitori per l'acquisto all'emissione, il titolo BTP, Futura, collocato sul mercato dalle banche in qualità di intermediari selezionate dal Ministero dell'economia e delle finanze (che prestano servizio nei confronti dell'acquirente durante il periodo di collocamento e alle modalità tecniche stabilite nel decreto di emissione), risulta gravato da oneri legati alle commissioni bancarie, addirittura raddoppiati rispetto a due anni fa;

   gli interroganti rilevano a tal fine che, se le commissioni previste alle banche collocatrici nell'ottobre 2019 erano in precedenza pari allo 0,35 per cento, la terza emissione del BTP Futura emessa dal Ministro dell'economia e delle finanze ad aprile 2021 ha riconosciuto, agli intermediari bancari, profitti pari allo 0,95 per cento provocando oggettivamente non poche perplessità per le decine di milioni di euro che lo Stato dovrà riconoscere in più agli istituti rispetto alle emissioni passate;

   si ha consapevolezza delle attività di lavoro fondamentali e incomprimibili di cui il rapporto con il cliente necessita al fine di proporne il nuovo titolo BTP Futura (spiegandone tutti i benefici e rischi rispetto alla specificità del prodotto stesso) –:

   quali siano i motivi per i quali gli oneri delle commissioni corrisposte agli intermediari bancari da parte del Ministero dell'economia e delle finanze per il collocamento sul MOT del BTP Futura siano aumentati in così pochi anni e se, al riguardo, non convenga sulla necessità di riconsiderare la negoziazione di tali commissioni, riducendone i costi a partire dall'imminente quarta emissione.
(5-06944)


   FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta «Lotteria nazionale degli scontrini» si inserisce, come il cosiddetto cashback di Stato, nell'ambito del piano Italia Cashless, nato per incentivare l'uso di carte e app di pagamento, al fine di modernizzare il Paese e favorire lo sviluppo di un sistema più digitale, veloce, semplice e trasparente;

   dal 1° febbraio 2021 possono partecipare alla lotteria i maggiorenni residenti in Italia che, fuori dall'esercizio di un'attività d'impresa, arte o professione, acquistano, pagando con mezzi elettronici, beni o servizi per almeno un euro presso esercenti che trasmettono telematicamente i corrispettivi;

   per partecipare è necessario mostrare al momento dell'acquisto il codice lotteria che si ottiene sul portale della lotteria Inserendo il proprio codice fiscale; il pagamento elettronico deve essere effettuato per l'intero importo dello scontrino e i buoni sconto non rientrano tra i pagamenti elettronici; per ogni euro speso è assegnato un biglietto virtuale, fino a un massimo di 1.000 biglietti per ogni scontrino pari o superiore a 1.000 euro;

   sono previste estrazioni, settimanali, mensili e annuali che premiano acquirente e venditore con premi da 10.000 euro per chi compra e 2.000 euro per chi vende fino a un premio annuale da 5 milioni di euro per l'acquirente e 1 milione di euro al venditore;

   il profilo social dell'iniziativa ha comunicato, il 20 ottobre 2021, che l'ammontare dei premi distribuiti finora è di circa 10,6 milioni di euro;

   anche considerando la sospensione del programma cashback di Stato, per la seconda parte del 2021, sarebbe utile, a giudizio degli interroganti, potenziare la partecipazione alla lotteria, al fine di portare avanti l'obiettivo di disincentivare l'uso del contante, favorendo i metodi di pagamento elettronici;

   in particolare, una norma che introduca un'ulteriore lotteria istantanea con probabilità di vincita più elevate e premi di importo massimo fino a 100 euro e l'eliminazione delle difficoltà connesse all'esibizione all'atto dell'acquisto del codice lotteria, prevedendo una semplificazione che integri, all'atto del pagamento, su scelta del contribuente, attraverso l'utilizzo dell'App IO, i dati della carta di pagamento con il codice lotteria, potrebbe migliorare i risultati e favorire il buon esito della lotteria –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per semplificare e incentivare la partecipazione alla lotteria degli scontrini, anche valutando la possibilità di sfruttare le potenzialità dell'app IO e di istituire una lotteria istantanea cui destinare una quota delle risorse programmate.
(5-06946)


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo n. 175 del 2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica) stabilisce che «per tutto quanto non derogato dal presente decreto si applicano alle società a partecipazione pubblica le norme sulle società contenute nel codice civile e le norme generali di diritto privato»; nell'articolato non e disciplinato il tema delle operazioni straordinarie se non con un cenno sulla disciplina delle future aggregazioni (articolo 20, comma 2, lettere c) e g), e norme sulle sole fattispecie di carattere generale, ovvero la costituzione di nuove società (articolo 7); l'acquisto e la vendita delle partecipazioni (articoli 8 e 10);

   questo vuoto normativo è alla base di numerosi contenziosi e conseguenti sentenze del Consiglio di Stato che, proprio per questo ravvisa «la necessità di coordinare la disciplina generale contenuta nel (...) codice civile con le disposizioni introdotte dal T.U. per le società pubbliche: e ciò perché le norme dettate per regolamentare singoli aspetti delle società partecipate possono interferire con la disciplina generale del tipo sociale ed esprimere una specifica caratterizzazione del modello organizzativo»;

   con la recente sentenza n. 6213/2021, il Consiglio di Stato, intervenendo in materia di disciplina applicabile alle operazioni di natura straordinaria che coinvolgono una società a partecipazione pubblica territoriale, ha affermato il principio della salvaguardia delle regole pubblicistiche sottese alla selezione del partner industriale privato;

   in particolare, sulla realizzazione del progetto di partnership territoriale tra la società Ambiente Energia Brianza S.p.a. e A2A per la creazione di una nuova società di servizi pubblici, la sentenza ha stabilito l'obbligo, per la prima, di selezionare il partner industriale attraverso una procedura competitiva a evidenza pubblica tra i potenziali operatori economici interessati, a tutela della massima valorizzazione economica delle azioni pubbliche assegnate a terzi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative normative in materia per evitare che i dubbi interpretativi relativi alle disposizioni da applicare possano ostacolare quei processi di aggregazione che sono invece la via maestra per l'industrializzazione delle utilities, in particolare specificando in quali processi e operazioni e con quale assetto societario sia da considerare necessaria la gara in ordine alla selezione dei partner industriali.
(5-06948)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'impennata del costo del petrolio e il rincaro dei carburanti si profila un autunno difficile per il comparto agricolo e per la pesca professionale in particolare, in quanto questi aumenti vanno ad incidere sul carburante agricolo agevolato, ovvero il gasolio, utilizzato come combustibile per le attività legate all'agricoltura e alla pesca;

   il carburante agricolo viene sottoposto ad una tassazione diversa rispetto agli altri prodotti petroliferi; il gasolio agricolo ha una componente fiscale molto ridotta e dunque il suo prezzo è strettamente legato al costo del petrolio; un anno fa un litro di gasolio agricolo utilizzato nel settore della pesca professionale veniva venduto intorno a 0,50 euro (comprese l'accisa di 0,135 euro e l'Iva al 10 per cento) per scendere a 0,39/0,42 euro; oggi purtroppo sta risalendo vertiginosamente – prezzo medio di 0,80 euro al litro – e le previsioni non sono confortanti;

   le ripercussioni sui costi fissi di questi aumenti sono evidenti ed è inevitabile che si ripercuoteranno lungo tutta la filiera, con rincari sui prodotti alimentari destinati alle famiglie; occorre anticipare le ripercussioni negative intervenendo per fronteggiare l'ulteriore grave crisi conseguente all'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi;

   il rincaro del gasolio si va purtroppo ad aggiungere alla lunga lista di problemi che i pescatori stanno affrontando giornalmente e che li porta a lavorare solo pochi giorni a settimana, in media uno su tre, a causa delle imposizioni e restrizioni stringenti che derivano dalle direttive europee che soffocano l'intera filiera della pesca in Italia; i provvedimenti di riduzione dello sforzo di pesca si traducono in un danno irrecuperabile al settore in termini di fatturato e occupazione;

   le imbarcazioni per la pesca sono già gravate da oneri, tasse e balzelli, che devono essere pagati per tutti i 365 giorni dell'anno; ad oggi sono circa 120 le giornate effettivamente lavorate e l'aumento del gasolio andrà a gravare sui costi fissi di gestione già alti, portando inevitabilmente i pescherecci a doversi fermare ulteriormente per l'insostenibilità delle spese, diventando così antieconomico andare in mare;

   si continua a non tenere conto che il comparto delle marinerie ha provveduto, negli ultimi periodi, a ridurre fortemente le unità di pesca, circa del 20 cento. A questo si va ad aggiungere il fatto che i nostri pescherecci devono fare i conti anche con l'aumento delle imbarcazioni extra europee che svolgono l'attività di pesca nel Mediterraneo, le quali non sono assoggettate ai regolamenti dell'Unione europea ed utilizzano attrezzi da pesca vietati internazionalmente;

   non ci può permettere di far scomparire definitivamente la pesca italiana, un settore importantissimo, tutto l'indotto che ne deriva e la filiera produttiva. Si deve interagire in modo più incisivo con l'Europa nell'interesse di salvare un comparto, le tradizioni, la nostra cultura marinara, tutelare i posti di lavoro e l'economia nonché difendere la filiera alimentare, le specificità della pesca italiana e la salute dei consumatori;

   infine, il settore della pesca è quello che più difficilmente e più lentamente tende ad ammodernarsi. Sarebbe opportuno un censimento delle imbarcazioni da pesca esistenti, attraverso il quale definirne lo stato e programmare, in modo puntuale, interventi di modernizzazione sia in termini tecnologici che di minor impatto, rinnovando le stesse –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano mettere in atto anche nelle opportune sedi europee, per far fronte agli aumenti del prezzo del gasolio utilizzato dal comparto della pesca italiana al fine di tutelare il reddito, la competitività e accrescere lo sviluppo delle imprese ittiche nazionali.
(4-10548)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   nel carcere di Viterbo, il 23 luglio 2018, si è suicidato Hassan Sharaf, un egiziano di 21 anni che avrebbe finito di scontare la pena il 9 settembre 2021, ma è stato trovato impiccato nella cella di isolamento dove era stato trasferito da appena due ore; il 30 luglio 2018, dopo sette giorni di agonia, Hassan muore nell'ospedale di Belcolle;

   il ragazzo, già durante la visita di una delegazione del Garante regionale dei detenuti Anastasia, aveva mostrato alcuni segni rossi su entrambe le gambe e dei tagli sul petto che, secondo il suo racconto, gli sarebbero stati provocati da alcuni agenti di polizia che lo avrebbero picchiato il giorno prima;

   il Garante, cui il ragazzo aveva riferito di avere «molta paura di morire», ha presentato due esposti sulla vicenda di Hassan, uno precedente e uno successivo alla sua morte;

   in risposta all'interpellanza n. 2-00247, a prima firma dell'odierno interpellante, il 1° febbraio 2019 il Governo riferiva che «era stato aperto un procedimento penale a carico di ignoti, ipotizzando il reato di cui all'articolo 580 del codice penale: istigazione o aiuto al suicidio» e che «nel corso delle indagini veniva acquisita tutta la documentazione sanitaria, e nell'interesse si procedeva a perizia necroscopica sul cadavere. Venivano, altresì, acquisite le immagini di sorveglianza interna della casa circondariale, le telefonate intercorse tra il detenuto e la madre – unica persona con la quale egli aveva contatti durante il periodo di detenzione – e le lettere ricevute. Inoltre, la polizia giudiziaria, delegata alle indagini, provvedeva all'escussione di numerose persone informate sui fatti»;

   a quanto si apprende dalla stampa, sarebbe agli atti un video in cui Hassan si avvicina alle sbarre, protendendo le braccia verso le guardie, e si taglia ripetutamente le vene; pochi minuti dopo, alle 14,02 del 23 luglio 2018, un agente di custodia entra in cella e lo colpisce al volto, con violenza; 40 minuti dopo, gli agenti di custodia tornano davanti alla cella del giovane egiziano, dove lo trovano impiccato;

   dopo l'apertura del fascicolo, la Procura ha chiesto l'archiviazione del caso; l'unico procedimento che è stato aperto è quello per percosse che due agenti avrebbero dato al giovane prima di spostarlo in isolamento; il 15 dicembre 2021 i due agenti compariranno davanti al giudice Elisabetta Massini con l'accusa di abuso dei mezzi di correzione;

   inoltre è stata fissata addirittura al 2024, ovvero a sei anni dalla morte di Hassan, l'udienza per esaminare l'opposizione contro la richiesta di archiviazione, presentata dai familiari, dall'ambasciata egiziana e da una Ong per i diritti umani;

   sempre in risposta alla interpellanza presentata dal sottoscritto interpellante il Governo riferiva che «il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per il tramite della direzione generale dei detenuti e del trattamento, in data 31 luglio 2018, subito dopo il decesso del detenuto egiziano Sharaf Hassan, dava disposizione al provveditorato regionale del Lazio di eseguire un'indagine ispettiva volta a ricostruire le cause e le modalità dell'evento», dei cui esiti si era in quel momento in attesa;

   è necessario che sia fatta luce sull'accaduto, perché avere certezza sulle reali condizioni e sul rispetto dei diritti degli istituti penitenziari è una priorità che non riguarda solo i detenuti ma tutti i cittadini –:

   quali siano gli esiti dell'indagine ispettiva del provveditorato regionale del Lazio sulla morte di Sharaf Hassan;

   se non ritenga necessario valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di un'ispezione presso gli uffici giudiziari competenti in relazione al caso illustrato in premessa, considerate le esigenze di tempestività dell'azione penale.
(2-01355) «Magi».

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa nazionali di lunedì 25 ottobre 2021 (Sole 24 ore) riportano la notizia secondo cui nei primi mesi del 2021 in Italia sono stati registrati ottocento reati informatici. A quanto si apprende, il dato è stato fornito dal dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno;

   analogamente ai reati informatici, dopo la riduzione registrata nel periodo, del lockdown, si registrano ora i furti con strappo (+35 per cento) e quelli di motocicli e di autovetture (+16 per cento), mentre sono in aumento anche le violenze sessuali (+18 per cento su base annua);

   la sicurezza dei cittadini, in ogni sua forma e declinazione, rappresenta una priorità irrinunciabile per il Governo, anche a fronte delle maggiori fragilità sociali che sono emerse a causa della crisi generata dal Covid-19 –:

   quali iniziative intenda adottare per contrattare l'aumento di episodi di microcriminalità, in particolare reati e rapine contro i cittadini, e se non convenga sulla necessità di aumentare gli stanziamenti di bilancio per il personale delle forze dell'ordine.
(4-10547)


   FERRARI e BONIARDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la condizione dei collaboratori afghani è completamente diversa da quella degli immigrati clandestini e da coloro che arrivano in Italia con i cosiddetti «corridoi umanitari»;

   si tratta di persone che in Afghanistan hanno affiancato ed aiutato i militari italiani durante le missioni internazionali: hanno imparato la nostra lingua, il nostro modo di pensare e di ragionare, sono rispettosi del nostro stile di vita, della nostra cultura e della nostra religione, così come i militari italiani lo sono stati con loro nei teatri operativi;

   sono arrivati in Italia con l'avallo delle istituzioni e sono abituati a rispettare le nostre leggi e le nostre regole di vita comune;

   nella loro patria hanno assicurato una collaborazione che ha sicuramente migliorato il livello di sicurezza dei nostri soldati permettendo loro, nel contempo, di assolvere meglio il compito;

   in molti sono in possesso di una laurea (avvocati e professori) o di alta formazione militare acquisita nelle Accademie italiane (ufficiali): una parte di questi conosce più lingue straniere, dall'italiano all'inglese, al francese oltre alle due lingue ufficiali afghane dari e pasthu;

   sono tutti stati oggetto di attente verifiche circa il livello di affidabilità, sia prima di impiegarli sia prima di trasferirli in Italia;

   arrivati nel nostro Paese attendono di poter svolgere un'attività lavorativa, anche per migliorare la loro condizione che è spesso precaria anche dal punto di vista abitativo –:

   in quali zone del nostro Paese siano state trasferite le famiglie dei collaboratori afghani e se per loro siano stati previsti corsi di lingua, cultura e tradizione italiana, nonché di principi fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano, in particolare in riferimento ai diritti delle donne e dei bambini;

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano intenzione di consentire, almeno ad alcuni, di continuare a svolgere l'occupazione che hanno svolto per anni, quale interprete, mediatore culturale, esperto di materie specifiche, al fine di ricoprire il ruolo di coach e di mentor sia per funzionari italiani civili e militari sia per partner stranieri in occasione di determinate attività, come già succede in ambito Nato.
(4-10551)


   DE LUCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in alcuni territori dell'entroterra vesuviano e nolano si registrano frequenti e continuati episodi di varia microcriminalità che stanno destando nelle comunità allarme e preoccupazione;

   secondo le denunce di molti amministratori locali, il fenomeno dei furti in appartamento sta gradualmente assumendo il carattere di vera e propria emergenza;

   stando a quanto si apprende da numerose testate giornalistiche locali, in modo particolare nel comune di San Gennaro Vesuviano, tali episodi si sarebbero consumati sia in orario diurno che serale e notturno, talvolta anche in presenza di interi nuclei familiari;

   il Comando dei Carabinieri stazione San Gennaro Vesuviano è l'unico vero presidio di contrasto alla criminalità e rappresenta, per lo stesso Comune, un baluardo per la sicurezza dei cittadini;

   tuttavia, l'operatività della stazione, essendo garantita fino alle ore 22, risulta insufficiente rispetto alle esigenze del territorio e, considerato il così alto rischio delinquenziale dell'area, esigerebbe – a parere dell'interrogante – un'estensione della copertura anche in orario notturno, prevedendo il rafforzamento di uomini e mezzi;

   i sindaci dei comuni di Striano, Somma Vesuviana, Palma Campania, Poggiomarino, Ottaviano, Nola, Terzigno e San Gennaro Vesuviano hanno avvertito la necessità di organizzare un coordinamento istituzionale contro la microcriminalità al fine di individuare possibili soluzioni;

   appare necessaria, a maggior ragione in determinate aree, un'attenta e capillare opera di prevenzione;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno, anche in coordinamento con la prefettura, adottare tutte le iniziative utili, per quanto di competenza, al fine di intensificare l'attività di prevenzione, controllo e repressione dei reati, potenziando il pattugliamento di strade e piazze nell'area vesuviana e nolana ed in particolare nel comune di San Gennaro Vesuviano.
(4-10554)


   SARLI, SURIANO, EHM, BENEDETTI, MENGA, LEDA VOLPI e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella sera di giovedì 21 ottobre 2021 si è conclusa l'occupazione del liceo artistico di via Ripetta a Roma;

   nel corso della giornata si è verificato avanti ai cancelli della scuola un presidio partecipato di studenti, provenienti anche da altri istituti, che hanno manifestato tutto il giorno solidarietà agli occupanti e tentato invano di raggiungerli. Ne sono nati momenti di tensione con la polizia, schierata all'entrata del plesso in tenuta antisommossa. Sui social i ragazzi hanno pubblicato le immagini di brevi tafferugli con gli agenti e anche il sopraggiungere di un'ambulanza, mentre una ragazza ha denunciato attraverso Instagram di essere stata molestata da un agente, come il Corriere della Sera del 21 ottobre 2021 riportava in un suo articolo;

   la protesta era stata indetta per chiedere l'abolizione delle fasce orarie per gli ingressi e le uscite, per un miglioramento del funzionamento dei laboratori, per materiali adeguati, insieme a un miglior impiego delle risorse economiche da destinare alla strumentazione e alla formazione;

   nel 2012 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che esprimeva «preoccupazione per il ricorso a una forza sproporzionata da parte della polizia durante eventi pubblici e manifestazioni nell'Ue» ed esortava «gli Stati membri a garantire che il personale di polizia portasse un numero identificativo»;

   nel 2016 il Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite si è espresso a proposito di manifestazioni e della loro gestione da parte dello Stato. Il relatore speciale per il diritto alla libertà di assemblea pacifica e di associazione, Maina Kiai, insieme al relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, Christof Heyns, hanno raccomandato che «i funzionari delle Forze di polizia siano chiaramente e individualmente identificabili (...)»

   nel 2019 Amnesty International Italia ha rilanciato la sua campagna per chiedere i codici identificativi delle forze di polizia –:

   sia a conoscenza dei fatti sopra descritti e quali eventuali iniziative intenda intraprendere;

   se non valuti d'intraprendere tutte le iniziative di competenza comprese quelle di tipo normativo, per prevedere codici identificativi per le forze dell'ordine in servizio, sia in uniforme sia in borghese, per evitare, eventualmente, casi in cui vi sia un ricorso improprio alla forza da parte delle stesse, garantendo, allo stesso tempo, l'anonimato degli agenti.
(4-10555)


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più frequenti episodi di degrado e persino di violenza che si verificano sui mezzi della compagnia di trasporto milanese Atm;

   l'ultimo, in ordine di tempo, è quello avvenuto nella giornata del 16 ottobre 2021 alla stazione «Garibaldi» della M2, quando gruppi di facinorosi appartenenti a bande rivali hanno dato avvio a una maxi rissa in cui è stato coinvolto anche il personale della sicurezza che presidiava la stazione;

   il coordinamento R.S.U. dell'A.T.M. ha inviato una nota urgente al prefetto di Milano chiedendo iniziative volte a dirimere sul nascere gli episodi di disordine, che il coordinamento ritiene essere sistematicamente programmati da parte delle bande rivali, che si verificano nelle metropolitane milanesi;

   è da tempo che i dipendenti dell'ATM denunciano lo stato di pericolo in cui si trovano i dipendenti e, in particolare, gli addetti alla sicurezza che non raramente si trovano davanti individui armati di coltelli e persino di pistole;

   il personale della sicurezza, pur essendo anch'esso armato, ha un limitato margine di intervento e non può far certo uso, se non come extrema ratio, delle proprie armi, ragion per cui è tanto più necessario che si adottino iniziative tali da stroncare sul nascere l'aumento della tensione –:

   quali iniziative di competenza intenda tempestivamente adottare per prevenire situazioni che possono comportare pericoli per la sicurezza del personale A.T.M.
(4-10558)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle elezioni amministrative tenutesi a Salerno nelle giornate del 3 e 4 ottobre 2021 alcuni organi di stampa avrebbero denunciato una inadeguata gestione dei seggi elettorali ed in particolare un comportamento disfunzionale e, non all'altezza del ruolo, da parte di numerosi presidenti di seggio;

   sembrerebbe, invero che, in alcuni seggi, in particolar modo dove i presidenti sarebbero stati sostituiti da supplenti, sia stato rilevato un numero eccessivamente elevato di schede nulle, in totale circa 2048;

   lo stesso interrogante ha potuto riscontrare personalmente l'inadeguata gestione tenutasi durante la predetta tornata elettorale presso l'istituto comprensivo Giacinto Vicinanza di Salerno, dove il presidente di una sezione arrivava ad impedire ai rappresentanti di lista di poter assistere allo scrutinio e, paventando il rispetto di presunte norme anti-Covid, a vietarne finanche l'accesso;

   tale inadeguata ed incompetente gestione delle operazioni di scrutinio avrebbe trovato riscontro, tra l'altro, nelle dichiarazioni rese da Rita Mazzotti, la quale, candidata al consiglio comunale di Salerno a supporto dell'avvocato Michele Sarno, durante la trasmissione televisiva «Non è l'arena» andata in onda il 20 ottobre 2021, denunciava la più che singolare circostanza secondo la quale il suo voto e quelli dei suoi familiari non sarebbero stati rilevati nella sezione in cui avrebbero votato;

   le anomalie della specie denunciata dalla candidata Mazzotti non sarebbero purtroppo circoscritte ma assai diffuse, a tal punto che è intervenuta anche l'associazione Codacons che starebbe raccogliendo le segnalazioni di tutti i cittadini che avrebbero rilevato la mancanza delle loro preferenze nel seggio in cui hanno votato;

   per rendere la misura esatta della portata dello sconquasso elettorale, è riportata anche la notizia secondo la quale in una sezione, la n. 97, le preferenze addirittura non risulterebbero attribuite e sarebbero, altresì, state rilevate numerose anomalie soprattutto nei seggi più periferici delle zone collinari di Salerno;

   inoltre in non poche sezioni i voti espressi sarebbero risultati superiori al numero dei votanti, come riportato dal «Quotidiano del Sud», secondo il quale il seggio centrale per la verifica dei voti avrebbe certificato ben 400 voti in più rispetto al numero degli elettori;

   le singolari discrasie tra i voti certificati ed il numero degli elettori, come riportato dalle cronache, sarebbero già state rilevate in ben 30 sezioni sulle 152 del capoluogo salernitano;

   tali notizie disvelerebbero un inquietante scenario caratterizzato, nella migliore delle ipotesi, da una totale incompetenza degli addetti preposti ai seggi elettorali e, a voler utilizzare un eufemismo, da una sconfortante situazione anomala di confusione, che merita precisi approfondimenti per scongiurare che il responso elettorale non rispecchi fedelmente la volontà dell'elettorato;

   appare delineato uno scenario davvero imbarazzante a tal punto che organi di stampa giungono a discorrere di una ormai evanescente democrazia salernitana in cui i voti prescindono dai votanti, ragion per la quale la vicenda merita la massima attenzione ancor di più se valutata in combinato con la recente inchiesta della procura di Salerno nell'ambito della quale sarebbero coinvolti numerosi soggetti, tra cui anche noti politici locali, per reati molto gravi, come pure quello di corruzione elettorale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di tutelare la corretta espressione di voto e dunque una legittima rappresentanza della città a fronte di un quadro indiziario che potrebbe deporre, se non per brogli elettorali, quantomeno per una assoluta quanto diffusa incompetenza nella gestione delle operazioni di voto e di scrutinio in grado di alterare la volontà dei cittadini e, conseguentemente, la legittima formazione del consiglio comunale.
(4-10560)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PANIZZUT, BOLDI, CAVANDOLI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI, ZANELLA, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   con messaggio protocollo n. 3495 del 14 ottobre 2021, l'Inps ha comunicato che l'assegno mensile di cui all'articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, destinato agli invalidi civili parziali, con riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74 per cento, sarà liquidato d'ora in avanti solamente «nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiario»;

   la determinazione assunta con il messaggio sopra citato interrompe una consolidata prassi dell'Istituto che, invece, riconosceva il diritto all'assegno mensile anche in favore degli invalidi parziali occupati, a condizione che il relativo reddito fosse inferiore alla soglia stabilita dalla normativa vigente, fissata in 4.931,29 euro per l'anno 2021;

   nel motivare il proprio revirement, l'Inps ha richiamato il principio di diritto affermato in talune pronunce della Corte di cassazione, in base alle quali il mancato svolgimento dell'attività lavorativa integrerebbe «non già una mera condizione di erogabilità della prestazione, bensì, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale»;

   non si comprende francamente la ragione per la quale l'Inps abbia ritenuto di estendere improvvisamente oggi, in via generale, oltre i limiti oggettivi e soggettivi del giudicato, la portata di un principio di diritto affermato dalla Corte di cassazione con riguardo a casi specifici;

   la decisione dell'Istituto di procedere in questo senso ha gettato nello sconforto centinaia di migliaia di invalidi civili parziali, in un momento che peraltro è già di per sé estremamente delicato per loro, a causa dell'enorme impatto che la pandemia da Covid-19 e l'applicazione delle correlate misure di contenimento hanno avuto sulla situazione di tutte le persone con disabilità e delle relative famiglie;

   l'attuale contesto emergenziale giustificherebbe – a parere degli interroganti – un incremento del livello di tutele garantito dall'ordinamento alle persone con disabilità e non già la loro ulteriore compressione;

   con riguardo agli invalidi parziali, ad esempio, sarebbe opportuno valutare la possibilità di estendere nei loro riguardi il cosiddetto «incremento al milione», già riconosciuto agli invalidi totali dopo la sentenza della Corte costituzionale, e non già di restringere ulteriormente i – già stringenti – requisiti di reddito per l'accesso all'assegno mensile, come ha fatto l'Inps con il messaggio in contestazione;

   il Ministro per le disabilità si è immediatamente attivato con il Ministro interrogato affinché si trovi una strada per superare l'ingiustizia di cui si è dato conto, rimarcando come la possibilità per le persone con disabilità di realizzarsi attraverso il lavoro è elemento essenziale ai fini dell'inclusione e va quindi facilitato, non scoraggiato;

   nel perseguimento del medesimo obiettivo, i deputati del Gruppo Lega avevano presentato, già in data 31 agosto 2020, una proposta di legge per modificare il predetto articolo 13 della legge n. 118 del 1971, con la soppressione dell'inciso sul quale si fonda l'interpretazione restrittiva della Corte di cassazione e con il contestuale aumento, fino a 9 mila euro, della soglia di reddito utile ai fini della percezione dell'assegno mensile (Atto Camera 2644) –:

   se e quali iniziative intendano urgentemente adottare al fine di tutelare la posizione degli invalidi civili parziali, durante compromessa dal messaggio Inps citato in premessa.
(4-10549)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto 20 maggio 2015 del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, ha dettato le norme per la revisione generale periodica delle macchine agricole ed operatrici, ai sensi degli articoli 111 e 114 del Codice della Strada, al fine di accertarne lo stato di efficienza e la permanenza dei requisiti minimi di idoneità per la sicurezza della circolazione, stabilendo anche le sanzioni da applicare ai veicoli non presentati a revisione e che continuino a circolare oltre i termini fissati per la revisione;

   l'art. 5 del decreto del 2015 ha previsto che le modalità di esecuzione della revisione, ai fini della sicurezza della circolazione stradale, fossero definite con un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, nel rispetto dei criteri di cui all'art. 80 del Codice della Strada;

   il decreto interministeriale del 28 febbraio 2019 n. 80, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 144 del 21 giugno 2019, ha prorogato le scadenze per la revisione dei trattori e delle macchine agricole. Il primo termine, per i veicoli immatricolati entro il 31 dicembre 1983, è stato fissato al 30 giugno 2021. Per i veicoli immatricolati dopo il 1° gennaio 2019, invece, la revisione deve essere fatta al quinto anno entro la fine del mese di prima immatricolazione;

   la predisposizione della normativa tecnica di dettaglio, prevista dal decreto del 2015, per l'esecuzione dei controlli ha evidenziato numerose difficoltà organizzative e tecniche per l'attuazione dei nuovi controlli tecnici di revisione e pertanto il decreto interministeriale previsto non è stato ancora emanato;

   il Governo ha messo in campo misure per promuovere l'acquisto di macchinari nuovi. Dopo aver introdotto il pacchetto 4.0 e rifinanziato la Nuova Sabatini con 460 milioni di euro, il Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), prevede, per la modernizzazione del parco macchine agricolo, cinquecento milioni di euro –:

   quali siano i tempi di adozione della normativa tecnica di dettaglio per l'effettuazione delle revisioni e quali strategie si intendano adottare per favorire gli operatori del settore agromeccanico che investono in sicurezza e innovazione.
(5-06945)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale Santa Maria Bianca è un ospedale situato a Mirandola, a circa 30 chilometri a nord di Modena;

   a seguito del Piano attuativo locale (Pal) del 14 ottobre 2011, approvato dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss), l'ospedale è stato declassato da ospedale d'area a ospedale di prossimità, comportando una grave e globale diminuzione dell'offerta di servizi e una critica riduzione di posti letto (da 254 agli attuali 126) e reparti;

   stando ai dati citati, nel giugno 2020, dal sindaco di Mirandola, Alberto Greco, l'ospedale avrebbe perso, dalla sua istituzione, il 46 per cento dei posti letto: quasi uno ogni due;

   mentre l'intera area Nord di Modena, era già orfana, a partire dai primi anni '90, delle strutture ospedaliere di Concordia sulla Secchia, San Felice sul Panaro e Finale Emilia;

   da oltre un anno, come risulterebbe all'interrogante essere stato dichiarato dall'ex consigliere comunale di Mirandola, Nunzio Tinchelli, il punto nascita dell'ospedale di Mirandola starebbe operando nonostante la deroga ministeriale, autorizzante tale attività, non sia stata rinnovata: in tale contesto, le partorienti potrebbero essere costrette, da un giorno all'altro, a dover individuare percorsi alternativi per dare alla luce i propri figli; il declassamento rappresenta un ulteriore grave problema di accessibilità ai servizi: infatti, gli spostamenti da Mirandola, e in generale dall'area Nord della provincia di Modena verso il capoluogo, risentono delle zone a traffico limitato, nonché della aree in cui il limite di velocità è 50 chilometri orari, nonché dei costanti rallentamenti sulla strada statale 12, Strada nazionale del Canaletto Nord, che collega i predetti centri abitati;

   il trasferimento di molte funzioni ospedaliere dalla struttura di Mirandola a quella di Carpi era stato anticipato in funzione di una nuova struttura «baricentrica» tra queste due città che sarebbe dovuta sorgere in un punto ad un ragionevole distanza sostanzialmente equidistante tra i due comuni;

   se la struttura, invece, sorgerà all'interno o nei pressi del comune di Carpi, si costringeranno i residenti dell'Area Nord a nuovi ulteriori spostamenti, tenuto conto che anche i collegamenti tra Carpi e Mirandola sono spesso problematici a causa delle frequenti chiusure del ponte Motta sul fiume Secchia;

   un ulteriore depotenziamento dell'ospedale di Mirandola favorirà la scelta della popolazione dell'area Nord della provincia di Modena a preferire spostamenti verso le confinanti regioni Lombardia e Veneto;

   la concessione di una deroga all'ospedale di Mirandola, affinché possa continuare ad operare senza ulteriori e dannosi depotenziamenti, già avvenuti in passato, sembrerebbe essere l'unica soluzione per evitare ricadute negative sull'utenza e sulla qualità dei servizi erogati, anche al fine di garantire un adeguato livello dei servizi minimi essenziali –:

   di quali informazioni disponga, in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere affinché non vengano intaccati i livelli essenziali delle prestazioni, in ambito sanitario, per la popolazione dell'area nord della provincia di Modena.
(4-10552)


   BOLDI, LUCCHINI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza in data 22 ottobre 2021 il Ministero della salute ha aggiornato le disposizioni vigenti in materia di limitazione degli spostamenti da e per l'estero;

   in base all'ordinanza sopra citata, i soggetti che hanno soggiornato o transitato negli Stati di cui all'elenco D possono fare ingresso nel territorio nazionale, evitando l'isolamento fiduciario, solamente al ricorrere di determinate condizioni, tra le quali la «presentazione (...) della certificazione verde COVID-19 rilasciata, al termine del prescritto ciclo, a seguito di avvenuta vaccinazione anti-SARS-CoV-2, ovvero di una certificazione rilasciata dalle autorità sanitarie competenti a seguito di una vaccinazione validata dall'Agenzia europea per i medicinali» (confronta in particolare l'articolo 4, comma 3);

   la possibilità di fare ingresso nel territorio nazionale evitando l'isolamento fiduciario non è, invece, riconosciuta ai soggetti guariti che hanno transitato o soggiornato nei suddetti Paesi dell'elenco D, neppure nel caso di guarigione recente e/o titolo anticorpale elevato. Nei confronti di questi soggetti guariti, ma non ancora vaccinati, l'ordinanza ministeriale prevede, in via generale, l'applicazione «dell'isolamento fiduciario per cinque giorni», con limitate eccezioni riferite unicamente ai guariti provenienti dal Canada, dal Giappone e dagli Stati uniti, per i quali – e solo per i quali – è ammessa la possibilità di «esibire la certificazione verde COVID-19 di avvenuta guarigione»;

   il differente regime giuridico stabilito dall'ordinanza sopra citata per gli ingressi in Italia, rispettivamente, dei soggetti vaccinati e guariti, con limitazioni assai più stringenti per questi ultimi rispetto a quelle applicabili ai primi, si ritiene discriminatorio e ingiustificato da un punto di vista medico-scientifico;

   a parere degli interroganti, sarebbe opportuno parificare, dove possibile, le situazioni soggettive di vaccinati e guariti, adottando anche per altri Paesi inseriti nell'elenco D – e, tra questi, sicuramente per il Regno Unito e l'Irlanda – una disciplina analoga a quella prevista per gli spostamenti dal Canada, Giappone e Stati uniti;

   una modifica di questo tipo appare giustificata anche alla luce di recenti studi e indagini che confermano, per i soggetti guariti, un livello di copertura dalle reinfezioni analogo, se non addirittura superiore, a quello dei soggetti sottoposti alla vaccinazione (si veda, tra gli altri, lo studio israeliano ripreso da numerosi articoli di stampa nel mese di luglio 2021) –:

   se non ritenga di modificare l'articolo 4 dell'ordinanza citata in premessa, estendendo anche ad altri Paesi inseriti nell'elenco D e, tra questi, sicuramente al Regno Unito e all'Irlanda, la disciplina prevista per gli spostamenti dei soggetti guariti provenienti dal Canada, dal Giappone e dagli Stati Uniti.
(4-10559)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia Covid-19 ha richiesto un'azione coordinata per il contrasto e la mitigazione degli effetti sanitari, economici e sociali e per il rilancio economico e sociale nel prossimo futuro, mobilitando tutte le risorse disponibili;

   la Commissione europea, con l'entrata in vigore del regolamento (UE) 2020/460 e del regolamento (UE) 2020/558 del Parlamento europeo e del Consiglio, ha adottato un pacchetto di modifiche dei regolamenti dei fondi strutturali, finalizzato a favorire l'utilizzo dei fondi, in funzione di contrasto all'emergenza sanitaria, economica e sociale conseguente la pandemia;

   l'articolo 126, comma 10, del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18 (convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020 n. 27) prevede che le amministrazioni pubbliche titolari di programmi cofinanziati dai fondi strutturali possano destinare le risorse disponibili alla realizzazione di interventi finalizzati a fronteggiare l'emergenza Covid-19;

   il decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 prevede specifiche norme per il contributo dei fondi strutturali al contrasto dell'emergenza Covid-19, volte ad ampliare la possibilità di rendicontare spese legate all'emergenza, assicurando la prosecuzione degli impegni già assunti nell'ambito della programmazione 2014-2020 anche con risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione;

   l'operazione di riprogrammazione consente non solo l'utilizzo delle risorse europee in funzione di contrasto all'emergenza, ma anche di adeguare finalità, modalità e tempistiche degli interventi della politica di coesione originariamente programmati alla luce delle oggettive complessità di attuazione che la crisi per la pandemia sta comportando;

   in questo quadro la Presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso il Ministro per il sud e la coesione territoriale pro-tempore, e la regione Abruzzo, hanno sottoscritto un accordo sulla riprogrammazione dei programmi operativi dei fondi strutturali 2014-2020, ai sensi del comma 6 dell'articolo 242 del decreto-legge n. 34 del 2020, con il quale si prevede di utilizzare i fondi strutturali europei (Fers e Fse) come una delle principali fonti finanziarie da attivare nell'immediato sia per fare fronte alle spese per l'emergenza sanitaria, quanto alle esigenze di intervento per far fronte alle difficoltà economiche, occupazionali e sociali del Paese;

   i progetti originari Por Fesr e Por Fse 2014-2020 che verranno definanziati per utilizzarne le risorse per interventi sull'emergenza Covid-19 saranno finanziati con le risorse Fsc riprogrammate come dall'articolo 44 del decreto-legge n. 34 del 2019;

   tra i progetti oggetto di definanziamento c'è quello per la «Realizzazione della rete irrigua a pressione della intera Piana del Fucino», territorio in provincia de L'Aquila noto per la produzione di patate e barbabietole e recentemente per la produzione ortofrutticola;

   si tratta di un intervento fondamentale per il territorio che interessa un'area di importante produzione ortofrutticola dell'Abruzzo –:

   se sia a conoscenza del grave ritardo sul rifinanziamento del progetto, considerato anche che per altre regioni si è già proceduto alla restituzione di quanto definanziato, e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, al più presto, affinché venga effettuata la riprogrammazione degli interventi per l'Abruzzo, come previsto nell'accordo sopra citato, in modo da rifinanziare il progetto così importante per quel territorio.
(4-10550)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   SODANO, APRILE e TRANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Intel corporation, colosso americano leader per la produzione di microchip, a primavera 2021 ha annunciato di voler investire in Europa, con un progetto dal valore di ben 80 miliardi di euro, per realizzare due impianti produttivi di semiconduttori, di cui uno in Italia;

   la scelta di canalizzare un nuovo sito produttivo nel nostro Paese ha scatenato quasi nell'immediato una vera e propria lotta di territori tra nord e sud;

   Catania si è configurata fin da subito come la candidata ideale, di alto profilo, grazie alla sua Etna Valley e alle competenze già sviluppate per la presenza di importanti stabilimenti di diverse multinazionali, come la ST Microelectronics, produttore di componenti hi-tech in carburo di silicio;

   il comune di Catania, nella persona del sindaco del capoluogo Pogliese, si è mostrato aperto a una pronta collaborazione con la Intel, dichiarando: «investendo a Catania Intel potrà contare sulle agevolazioni, anche fiscali, delle Zes, siamo pronti come amministrazione comunale a cedere un vastissimo terreno attiguo a quello dove si sta realizzando un altro stabilimento dei semiconduttori»;

   invero, da quanto si apprende dalla stampa nazionale, il Ministro interrogato durante l'evento di chiusura della campagna elettorale a Torino, avrebbe manifestato pubblicamente l'intenzione di fissare la sede del nuovo stabilimento di processori proprio nel capoluogo Piemontese, motivato dalla presenza di talenti, capacità, intelligenze e innovazione adatte a un tipo investimento di quel calibro, ad avviso degli interroganti, discriminando palesemente la provincia di Catania perché non parimenti all'altezza;

   a parere degli interroganti tali ultime gravissime affermazioni non solo non corrispondono al vero, basti pensare che Catania è una delle capitali tecnologiche italiane, non a caso coniata con la definizione di Etna Valley per la presenza di uno degli stabilimenti più importanti della StMicroelectronics e con un centro di ricerca tra i più importanti al mondo, ma si pongono in ottica diametralmente opposta con gli obiettivi del Governo nazionale per favorire lo sviluppo del Sud Italia, unendo benefici della Zes ai fondi del Pnrr;

   da sempre si parla di un'emergenza occupazione nel Mezzogiorno e che le conseguenze della pandemia da COVID-19 hanno determinato delle importanti ripercussioni sul mercato del lavoro, specie su giovani, donne e stranieri;

   secondo quanto rilevato dall'Istat, infatti, nell'anno 2020 il tasso di occupazione della popolazione, in età compresa tra 20 e 64 anni, in Italia è sceso al 62, 6 per cento e, nonostante il calo abbia riguardato maggiormente il Nord del Paese, lo svantaggio del Mezzogiorno rimane tutt'ora elevatissimo, con un tasso di occupazione che si assesta ad appena il 48 per cento della popolazione, rispetto al 71,5 per cento del Nord e il 67,4 per cento del Centro;

   se un colosso dell'hi-tech è pronto a investire in Italia, con un progetto ambizioso che darà impulso all'economia e all'occupazione, ad avviso degli interroganti non vi è sufficiente motivazione per cui privilegiare ancora una volta il Nord a discapito del Sud, senza attivare una sana competizione basata sulla reale capacità di offrire competenze ed intelligenze –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto riportato in premessa, non ritenga opportuno chiarire quanto affermato pubblicamente, durante l'evento di chiusura della campagna elettorale a Torino, per favorire la realizzazione del nuovo sito della Intel a Mirafiori piuttosto che a Catania;

   se non ritenga, altresì, opportuno rivedere la sua posizione in merito e, di conseguenza, adottare ogni iniziativa utile di competenza affinché sia scelta, quale sede del nuovo sito produttivo della Intel corporation proprio la città di Catania, considerate le straordinarie possibilità di investimento, di sviluppo economico e di crescita occupazionale che ne deriverebbero per la regione siciliana e per l'intero Mezzogiorno, contribuendo a colmare il gap economico-industriale tra Nord e Sud Italia e a fermare l'emorragia di talenti e professionalità che da anni colpisce l'area meridionale del Paese.
(4-10556)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASU. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la transizione ecologica è uno dei tre assi strategici del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a tale processo sarà destinato il 37 per cento delle risorse complessivamente stanziate dal Recovery Fund;

   il rafforzamento delle infrastrutture per la raccolta differenziata, l'ammodernamento degli impianti esistenti o l'installazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti rappresentano i maggiori ambiti di intervento della Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il decreto 22 ottobre 1999, n. 460, reca la disciplina dei casi e delle procedure di conferimento ai centri di raccolta dei veicoli a motore o rimorchi rinvenuti da organi pubblici o non reclamati dai proprietari e di quelli acquisiti ai sensi degli articoli 927-929 e 923 del codice civile;

   ai sensi di tale decreto, sono da considerarsi «in stato di abbandono» i veicoli privi della targa di immatricolazione o del contrassegno di identificazione, di parti essenziali per l'uso o la conservazione e, in assenza di denuncia furto, collocati in sosta regolare o irregolare protratta nel tempo sul suolo pubblico;

   l'attuale normativa, anche a seguito di segnalazioni effettuate dai cittadini, affida agli operatori di polizia locale l'accertamento della condizione di abbandono dei veicoli e l'eventuale rimozione di essi presso i centri di raccolta autorizzati;

   gli oneri relativi all'individuazione di imprese specializzate, alla rimozione e allo smaltimento degli stessi, sono interamente posti a carico delle amministrazioni comunali;

   la causa del fenomeno è spesso rintracciabile nell'indigenza di molti cittadini che, non potendo provvedere a proprie spese alla rottamazione dei veicoli o alla rimozione in costanza di fermo, optano per l'abbandono dei mezzi;

   stando a quanto si apprende anche da numerose testate giornalistiche, in tutta la città di Roma, in particolare sul territorio del quartiere Primavalle e degli altri quartieri del quadrante nord-ovest, il fenomeno dell'abbandono di autoveicoli e motoveicoli, o parti di essi, sul suolo pubblico, rappresenta una problematica di notevole entità in termini di degrado ambientale e pubblica sicurezza;

   ai fini della tutela dell'ambiente e della salvaguardia del territorio, e sulla base di criteri di trasparenza appositamente stabiliti, è auspicabile un piano straordinario su tutto il territorio nazionale per contrastare questo fenomeno di degrado anche attraverso una maggiore e più attiva partecipazione della cittadinanza alle scelte e alle azioni delle pubbliche amministrazioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e, per quanto di competenza, se intendano adottare delle linee guida volte a stabilire le «best practices» relative alla rimozione, raccolta e recupero dei veicoli, promuovendo la stipula di protocolli d'intesa con regioni, comuni e operatori del settore che abbiano i requisiti generali di cui all'articolo 80 del decreto legislativo n. 50 del 2016 anche al fine di ridurre i costi del servizio e se, alla luce delle considerazioni esposte, intendano dotare specifici fondi delle risorse necessarie a finanziare direttamente i comuni che non possono provvedere per motivi di bilancio alla rimozione dei mezzi abbandonati.
(5-06943)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   si apprende l'assurda vicenda di Gaia Padovani, prima persona non vedente a conseguire la laurea in medicina in Italia, il Ministero dell'Università nel 2019 non le ha garantito gli strumenti necessari per completare adeguatamente il test di selezione per l'ammissione alla scuola di specializzazione in psichiatria e, dopo un ricorso giudiziario, Gaia è stata ammessa alla scuola;

   a due anni di distanza, durante i quali la stessa ha continuato il suo percorso da specializzanda, è arrivata una sentenza del Tar Lazio che ha disposto la ripetizione della prova. Il Ministero dell'Università e della ricerca pertanto, l'ha convocata e con un preavviso di soli 20 giorni le ha chiesto di svolgere nuovamente il test il 4 novembre 2021;

   si evidenzia che alla prova di ammissione Gaia aveva già partecipato il 2 luglio 2019, tuttavia non la superò, pur ottenendo un dignitoso punteggio, poiché il Ministero non le fornì tutti gli strumenti necessari a cui hanno diritto i disabili alle selezioni. Sicché, fu poi ammessa alla specializzazione — con borsa di studio — sulla base di una serie di provvedimenti del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato. I giudici infatti riconobbero che il Ministero dell'università e della ricerca non aveva approntato le misure necessarie per farle sostenere la prova;

   ebbene, dopo due anni, senza che il Ministero avesse mai ottemperato alla riedizione della prova, nel mese di luglio 2021 è stata emessa una nuova sentenza del Tar, in cui si chiede che Gaia ripeta il test;

   si tratta di una vicenda inaccettabile sotto più profili, in cui viene violato il diritto allo studio di una persona disabile, prima non mettendola nelle condizioni di svolgere adeguatamente il test, poi chiedendole di svolgere la prova selettiva dopo due anni di studi presso la scuola di specializzazione, in cui la stessa è stata ammessa con provvedimento del giudice amministrativo;

   Gaia corre il rischio di rendere vani tutti i sacrifici affrontati in due anni di scuola di specializzazione, che ha frequentato in buona fede facendo affidamento su un provvedimento dell'autorità giudiziaria –:

   se e quali iniziative di competenza intendano assumere in relazione al caso in questione, anche per escludere che in futuro si ripetano vicende così ingiuste, che in sostanza a parere dell'interrogante violano palesemente il diritto allo studio.
(5-06947)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Bella e altri n. 5-06855, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mariani.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-06914, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Massimo Enrico Baroni.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

  interrogazione a risposta scritta Alemanno n. 4-10503 del 22 ottobre 2021.

  interrogazione risposta immediata in Commissione Fragomeli n. 5-06932 del 26 ottobre 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Ascari e Del Sesto n. 3-01993 del 7 gennaio 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10552.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BERARDINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 15 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, ha disposto ulteriori misure di semplificazione amministrativa, tra cui l'adozione di una Agenda per la semplificazione per il periodo 2020-2023 entro il 30 ottobre 2020, il completamento della ricognizione dei procedimenti amministrativi da parte dello Stato, le regioni e le autonomie locali, nonché il programma di interventi per la semplificazione per la ripresa a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, con il relativo cronoprogramma per la loro attuazione;

   la citata disposizione prevedeva il completamento della ricognizione dei procedimenti amministrativi al fine di individuare i diversi regimi applicabili entro centocinquanta giorni dalla sua entrata in vigore;

   detto termine è stato notevolmente superato;

   l'Ufficio per la semplificazione e la sburocratizzazione presso il Dipartimento della funzione pubblica, ha comunicato in data 18 marzo 2021 che la ricognizione non è stata ancora conclusa e ha riferito di aver svolto l'istruttoria preliminare mediante una mappatura relativa ai regimi vigenti di circa 400 procedimenti, trasmessa ai rappresentanti delle regioni e dell'Anc;

   la norma specificava, inoltre, che gli esiti della ricognizione si sarebbero dovuti trasmettere al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per la pubblica amministrazione; ai sensi dell'articolo 24 del decreto-legge n. 90 del 2014, l'attuazione delle misure sarebbe altresì sottoposta a monitoraggio finalizzato a esaminare periodicamente il raggiungimento effettivo degli obiettivi di ciascun intervento, a cui avrebbero diritto a partecipare, anche cittadini, imprese, attraverso il sito istituzionale;

   ad oggi, trascorsi ormai diversi mesi, detti risultati non sono stati ancora pubblicati sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica e non si conoscono i tempi medi per la conclusione dei procedimenti amministrativi, in mancanza dei decreti attuativi –:

   se il Governo intenda sanare la grave situazione esposta in premessa, indicando tempi certi per la conclusione dei procedimenti amministrativi e fornendo gli strumenti necessari per il rapido completamento della relativa ricognizione, attraverso l'attuazione di fatto delle disposizioni contenute nel decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, non ancora compiuta totalmente.
(4-08958)

  Risposta. — L'interrogante pone alcune questioni riguardanti l'attuazione degli articoli 12 e 15 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120.
  Tali norme, precedenti all'adozione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) vanno ora inquadrate all'interno della riforma della pubblica amministrazione, pilastro del Piano nazionale.
  Uno dei quattro assi della riforma è infatti costituito dalla «Buona amministrazione» con «la finalità di eliminare i vincoli burocratici, rendere più efficace ed efficiente l'azione amministrativa, e ridurre tempi e costi per cittadini e imprese».
  Principi e finalità delle norme richiamate dall'interrogante sono dunque entrate a pieno titolo all'interno del Pnrr, con la fondamentale novità di una non inizialmente prevista disponibilità di ingenti risorse per una più efficace attuazione.
  Il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 6 agosto 2021, nel ripartire le risorse finanziarie previste per l'attuazione degli interventi del Pnrr tra le amministrazioni titolari degli interventi, reca inoltre specifici traguardi (
milestone) ed obiettivi (target) che concorrono alla presentazione delle richieste di rimborso semestrali alla Commissione europea.
  Per quanto attiene al tema sollevato dagli interroganti, tra gli interventi a titolarità del Ministro per la pubblica amministrazione vengono finanziate, tutti con nuovi progetti, la semplificazione e standardizzazione delle procedure (4 milioni), la digitalizzazione delle procedure degli Sportelli unici per le attività produttive e dei servizi unificati per l'edilizia (324,4 milioni di euro) e il monitoraggio e la comunicazione delle azioni di semplificazione (21 milioni).
  Tra i traguardi specifici, inoltre, vengono fissati, in primo luogo, con due distinte scadenze l'attuazione completa (compresi tutti gli atti delegati) della semplificazione e digitalizzazione di una serie di 200 procedure critiche che interessano direttamente cittadini e imprese e il completamento dell'attuazione (compresi tutti gli atti delegati) della semplificazione e digitalizzazione di un'ulteriore serie di 50 procedure critiche che interessano direttamente cittadini.
  Ciò premesso, in merito all'adozione dei relativi provvedimenti attuativi, si specifica quanto segue.
  Con riferimento all'articolo 15 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito con modificazioni dalla legge 11 settembre 2020, è stata approvata, con accordo in Conferenza unificata il 23 novembre 2020, l'Agenda per la semplificazione 2020-2023.
  Proprio attraverso l'intesa sancita è stato istituito un tavolo tecnico composto da cinque rappresentanti designati dalla conferenza delle regioni, tre designati da Anci e Upi e quattro designati dal Dipartimento della funzione pubblica.
  A tale tavolo tecnico il Pnrr affida la pianificazione di dettaglio e il coordinamento operativo delle attività e la verifica dell'attuazione delle azioni relative all'efficienza amministrativa. Le attività di coordinamento e segreteria tecnica sono assicurate dall'Ufficio per la semplificazione e la sburocratizzazione del Dipartimento della finanza pubblica.
  Nel dicembre 2020 le linee guida propedeutiche all'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 12, comma 1, lettera
a), dello stesso decreto-legge – relative alla misurazione dei tempi effettivi di conclusione dei procedimenti amministrativi di maggiore impatto per i cittadini e per le imprese – sono state oggetto di una istruttoria preliminare con la Conferenza delle regioni e l'Associazione nazionale dei comuni italiani. Tale lavoro ha portato alla definizione di un primo schema.
  Tale accordo ha quindi rappresentato una delle
milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito della Riforma della pubblica amministrazione – Asse Buona amministrazione.
  È stata così prevista una dotazione di 1000 esperti per supportare le amministrazioni del territorio nella velocizzazione delle procedure complesse. In questa direzione, la misurazione dei tempi medi delle procedure e la conseguente verifica del raggiungimento degli obiettivi di riduzione costituiscono proprio uno dei compiti in capo agli esperti.
  La digitalizzazione degli Sportelli unici per le attività produttive e dei servizi unificati per l'edilizia consentirà il ricorso ad alcune sonde per la misurazione automatica dei tempi. Inoltre attraverso le risorse del Pnrr sarà predisposto un portale per la pubblicazione dei tempi.
  Nel ricordare che l'articolo 12, comma 1, lettera
a) del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito con modificazioni dalla legge 11 settembre 2020, n. 120 non prevede un termine di scadenza per l'adozione del decreto attuativo in questione, si ritiene dunque opportuno attendere il più completo sviluppo delle azioni connesse al Pnrr.
  Ciò è motivato anche da un necessario rafforzamento delle attività di misurazione grazie alle risorse del Pnrr, oggi sostanzialmente assenti visto che la gran parte dei sistemi informativi non consente la misurazione automatica.
  Nei prossimi mesi, le linee guida propedeutiche al decreto attuativo saranno dunque necessariamente arricchite e saranno oggetto di intesa in Conferenza unificata contestualmente all'intesa sull'utilizzazione dei 1000 esperti.

Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   BITONCI, BAZZARO, ANDREUZZA, BADOLE, BISA, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PAOLIN, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un imprenditore veneziano, Marco Zennaro, da due mesi – esattamente dal 1° aprile 2021 – è detenuto in un carcere del Sudan per un'accusa di frode inserita in un intrigo internazionale di cui si dice vittima;

   «Dormo per terra insieme ad altri detenuti (...) Non ho mai visto un carcere prima, non mi era mai capitata una cosa del genere, (...) Sono qui a causa di una persona che non ho mai incontrato e con cui non ho mai avuto nulla a che fare». È questa la drammatica testimonianza del quarantaseienne Marco Zennaro, rimbalzata in Italia attraverso la famiglia;

   la sua azienda, che ha sede a Venezia, opera in Sudan da un quarto di secolo e l'attività legata ai trasformatori elettrici fu avviata dal padre in terra africana; l'azienda di Zennaro avrebbe fornito una grossa partita di trasformatori acquistati dal distributore e intermediario sudanese dell'azienda veneziana, Ayman Gallabi, e destinati all'azienda elettrica del Paese;

   a marzo 2021 c'è una prima contestazione della fornitura; secondo Gallabi c'era una difformità tra le caratteristiche tecniche e i parametri indicati nei certificati di collaudo, motivo per cui Zennaro ha preso un aereo e ha raggiunto Khartoum. Giunto sul posto, si è sentito contestare la fornitura, sulla base di un'analisi di laboratorio effettuata da una ditta concorrente; Zennaro ha replicato sull'opportunità di affidarsi ad un soggetto neutrale per un giudizio super partes e per tutta risposta è stato denunciato e arrestato per frode;

   in un primo tempo è rimasto agli arresti in albergo; avrebbe a quel punto trattato con Gallabi, versando 400 mila euro. Ma non bastava perché Abdallah-Gallabi aveva acquistato la fornitura con il finanziamento di Abdallah Esa Yousif Ahamed, un militare che fa parte del clan del potente generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, capo di Rsf (Rapid Support Force), le milizie che operano nella capitale Khartoum e che furono protagoniste durante il golpe del 2019 – chiedeva altri 700 mila euro. Mentre stava per imbarcarsi su un aereo per tornare a casa, Zennaro è stato arrestato di nuovo, finendo, questa volta, in cella con altri 30 detenuti ed una temperatura infernale;

   stando alle notizie stampa, si sono attivati i canali diplomatici della Farnesina per dare assistenza al connazionale e sbloccare una situazione kafkiana e preoccupante, soprattutto dopo che è stato trovato annegato nel Nilo il mediatore con il quale l'italiano aveva trattato la vendita di una partita di trasformatori elettrici destinata alla Sedec, la società nazionale di energia elettrica. Ayman Gallabi è morto, secondo una versione ufficiale, durante un'immersione sub, ma la famiglia di Zennaro non ne è convinta e teme altre cause;

   sulla vicenda è stata depositata anche una mozione in consiglio regionale del Veneto, durante la discussione della quale il capogruppo di Liga Veneta per Salvini premier, Giuseppe Pan, intervenendo in Aula, ha ricordato come «dal 1° aprile Zennaro abbia ricevuto 58 visite consolari dal personale dell'Ambasciata, ma che è notizia (...) che Marco si è lasciato andare, rifiuta il cibo che gli viene portato. Bisogna muoversi in fretta, non si può aspettare altro tempo e vanno adottate tutte le misure necessarie alla sua liberazione» –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato stia promuovendo per addivenire ad una rapida e positiva conclusione della vicenda esposta in premessa.
(4-09377)

  Risposta. — Marco Zennaro è stato raggiunto da due poliziotti muniti di mandato d'arresto nella sua camera d'albergo a Khartoum, dove si trovava per una breve visita d'affari, nella notte tra il 18 e il 19 marzo.
  La nostra Ambasciata a Khartoum ha immediatamente inviato in albergo un rappresentante e un legale di riferimento, i quali hanno potuto appurare che il fermo del connazionale avveniva a seguito di una denuncia per truffa nell'ambito di una fornitura di trasformatori elettrici. Il legale incaricato dal connazionale ha ottenuto, nonostante lo stato di fermo, che l'imprenditore rimanesse in hotel.
  Nei giorni successivi il signor Zennaro ha condotto una trattativa commerciale privata con l'impresa locale che aveva sporto denuncia, conclusa il 1° aprile con la firma di un accordo di risarcimento e la conseguente revoca del mandato d'arresto.
  La sera stessa, tuttavia, il connazionale è stato bloccato in aeroporto mentre lasciava il Paese per i medesimi fatti ma sulla base di una diversa denuncia.
  Il connazionale è stato quindi condotto in commissariato a Khartoum per rendere una deposizione, assistito dal legale e da funzionari dell'Ambasciata, dove è rimasto detenuto fino al 2 giugno, per poi essere trasferito in un'altra struttura detentiva.
  Su istruzione del Ministro Di Maio, il 24 maggio la Vice Ministra Sereni ha affrontato l'argomento con il sottosegretario sudanese agli affari esteri Mohamed Sharief Abdalla.
  Il 30 e 31 maggio, sempre su indicazione del Ministro Di Maio, il direttore generale per gli italiani all'estero Luigi Vignali si è recato a Khartoum per visitare più volte il connazionale e incontrare le massime Autorità sudanesi. Presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il sollecito del direttore generale è stato rafforzato dalla presenza dell'incaricato d'affari della delegazione della Commissione europea a Khartoum.
  La missione ha consentito di prendere più volte contatto con le controparti commerciali sudanesi e definire il negoziato volto a una soluzione stragiudiziale della controversia commerciale alla base della vicenda giudiziaria.
  La Farnesina ha infatti compiuto ogni sforzo per facilitare la prestazione da parte del signor Zennaro di una garanzia bancaria al tribunale di Khartoum, che ha poi consentito il 14 giugno la scarcerazione provvisoria e il soggiorno in albergo del nostro connazionale. Al contempo, anche se solo nel quadro di uno dei due procedimenti civili, è stato rimosso il
travel ban.
  Nei giorni precedenti, il 10 giugno, l'Ambasciatore d'Italia a Khartoum ha effettuato un passo di ferma protesta presso le massime Autorità sudanesi per le inaccettabili e preoccupanti condizioni in cui si trovava recluso il connazionale. Il giorno stesso l'Incaricato d'affari sudanese è stato convocato alla Farnesina, per un analogo passo di protesta.
  Il 6 luglio sono state archiviate le due accuse penali istruite da una delle società sudanesi, che lamentavano la truffa commessa dal connazionale.
  Nel permanere dei due procedimenti civili, di cui uno dispone tuttora l'osservanza del divieto d'espatrio in capo al connazionale, quest'ultimo alloggia dal 15 agosto scorso, su sua scelta a seguito dell'offerta della Farnesina, presso la foresteria dell'Ambasciata d'Italia a Khartoum.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale segue dunque la vicenda del signor Zennaro con estrema attenzione. L'Ambasciata a Khartoum ha svolto regolari visite consolari in suo favore durante tutto il periodo di sua detenzione. L'ambasciatore ha, fin da subito, assicurato costanti contatti con i familiari del connazionale, informandoli di ogni sviluppo. Tale attenzione è stata dagli stessi pubblicamente riconosciuta.
  In numerose occasioni l'ambasciatore ha sollevato il caso con le Istituzioni sudanesi, anche ai più alti livelli, richiedendo ai suoi interlocutori chiarimenti ufficiali e sollecitando un intervento per il rilascio del connazionale, considerata l'assenza di validi motivi che ne giustificassero la detenzione.
  In parallelo, a livello centrale, la Farnesina ha effettuato passi diplomatici sull'ambasciata del Sudan a Roma, sensibilizzandola sull'attenzione attribuita dall'Italia alla vicenda.
  Da ultimo, lo scorso 15 settembre il direttore generale per gli italiani all'estero Vignali si è recato nuovamente in missione a Khartoum, da un lato per promuovere un nuovo tentativo di mediazione tra le parti al fine di consentire al connazionale di rientrare prima possibile in Italia, dall'altro per sensibilizzare ulteriormente le massime autorità sudanesi sull'attenzione prestata dal nostro Paese al caso del signor Zennaro.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   CAPPELLACCI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 giugno 2019 ha definito il calendario nazionale che individua le scadenze della tabella di marcia ai fini dell'attuazione degli obiettivi della decisione (UE) 2017/899, ai sensi dell'articolo 1, comma 1032, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, come modificato dall'articolo 1, comma 1106, della legge 30 dicembre 2018, n. 145;

   in particolare, tale decreto ha indicato 4 aree geografiche, con al loro interno 4 aree ristrette per il rilascio dei CH 50 – 53, nonché le corrispondenti fasi temporali per le operazioni tecniche nel periodo transitorio individuato dal gennaio 2020 al giugno 2022. Il decreto ha altresì disposto la tempistica e le modalità della dismissione della codifica DVBT/MPEG2 in favore della codifica DVBT-2/HEVC previa fase transitoria MPEG-4 su standard DVBT a partire dal mese di settembre 2021 per alcune aree e l'attivazione finale dello standard DVBT-2 a livello nazionale entro giugno 2022;

   tuttavia, la situazione di emergenza causata dalla pandemia del COVID-19 ha determinato un rallentamento nella distribuzione degli apparecchi televisivi adeguati ai nuovi standard;

   alla luce di tale condizione, il Ministero dello sviluppo economico ha espresso la volontà di rivedere le scadenze della tabella di marcia indicata nel decreto del 19 giugno 2019 e ha formulato un'ipotesi che, mentre dispone una proroga per le altre aree, anticiperebbe la calendarizzazione della sola Sardegna agli ultimi mesi del 2021 in luogo della data originariamente prevista quale termine ultimo il 31 marzo 2022;

   occorre, invece, tenere conto che se le ragioni legate alla distribuzione dei nuovi apparecchi di ricezione sono valide per le regioni delle aree 2, 3 e 4 e per le altre dell'area 1, permangono anche e soprattutto per la Sardegna la quale attraversa, inoltre, un complesso momento di difficoltà economica. L'anticipo delle scadenze rischia, pertanto, di aggravare le difficoltà economiche delle emittenti locali dell'isola che subirebbero un incremento improvviso dei costi non pianificato, derivante dal fatto di non poter utilizzare già dalla fine dell'anno e non da marzo le proprie apparecchiature per le trasmissioni. Inoltre, l'improvviso e accelerato cambiamento della codifica trasmissiva danneggerebbe gli utenti finali ovvero i cittadini sardi che, rispetto ai connazionali di altre parti d'Italia, dovrebbero provvedere alla sostituzione degli apparati televisivi non idonei alla ricezione con conseguente diminuzione degli ascolti e degli introiti pubblicitari per le stesse emittenti televisive locali;

   anche una delle principali associazioni di categoria Aeranti Corallo in data 27 luglio 2021 ha espresso al Ministero dello sviluppo economico la necessità di fissare la transizione in tutte le 19 aree tecniche, compresa la Sardegna, previste dal Piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) dal 1° aprile 2022 per essere completate a giugno 2022 e senza passaggi intermedi all'MPEG 4 di cui invece all'anticipo della roadmap di novembre 2021 per la Sardegna –:

   se, alla luce delle considerazioni sopra esposte e della grave crisi economica che incide anche sul settore delle emittenti televisive, non ritenga opportuno mantenere, per quanto riguarda la Sardegna, le scadenze indicate nel decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 giugno 2019.
(4-10203)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente, si rappresenta quanto segue.
  Ebbene, com'è noto il decreto del Ministro dello sviluppo economico 19 giugno 2019 disciplina il calendario per il rilascio delle frequenze da parte di tutti gli operatori di rete titolari di relativi diritti d'uso in ambito nazionale e locale ai fini dell'attuazione degli obiettivi della decisione (UE) 2017/899, del 17 maggio 2017. Il citato decreto, previa audizione dei soggetti interessati (27 luglio 2021), è stato modificato dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 30 luglio 2021.
  In particolare, l'originario articolo 6 del decreto dei Ministro dello sviluppo economico 19 giugno 2019 prevedeva la dismissione della codifica DVBT/MPEG-2 in favore almeno della codifica MPEG-4 su
standard DVBT a partire dal primo giorno di avvio delle attività nel periodo settembre 2021 - dicembre 2021, anche sulla base di studi Auditel/FUB commissionati dal Ministero stesso, realizzati con dati allora disponibili sulla diffusione degli apparecchi di ricezione televisiva.
  A fronte dell'andamento stabile della vendita degli apparecchi riceventi, causata anche dall'emergenza sanitaria, si è ritenuto fondamentale, nell'interesse generale, garantire la ricezione da parte degli utenti, la continuità di impresa degli operatori del settore e agevolare contestualmente la migrazione tecnica di un'ampia parte della popolazione verso
standard di trasmissione avanzati.
  La
roadmap prevista dai decreto ministeriale del 19 giugno 2019 non permetteva le condizioni suddette, e per evitare rischi è stata valutata quindi la fattibilità tecnica di soluzioni alternative alle tempistiche per le operazioni tecniche di rilascio e attivazione delle frequenze, nonché per la dismissione della codifica DVBT/MPEG-2, indicate nel periodo transitorio settembre 2021-giugno 2022 nel decreto del Ministro dello sviluppo economico 19 giugno 2019 citato.
  Nel rispetto dei criteri della legge n. 205 del 2017 (e successive modifiche), l'aggiornamento del calendario di rilascio delle frequenze, disposto dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 giugno 2019 per le ragioni esposte, presuppone una riduzione delle tempistiche necessarie per il
refarming delle frequenze, con una successione temporale delle operazioni nelle aree tecniche tali da ridurre i problemi interferenziali verso l'estero, nonché le possibili interferenze interne.
  La precedente calendarizzazione prevedeva la partenza del
refarming di un considerevole numero di regioni dal 1° settembre, ma dopo un dialogo con gli operatori del settore e le associazioni di categoria, verificate le suddette compatibilità tecniche, il Ministero ha rilasciato una nuova roadmap che riorganizza il processo di refarming.
  La nuova calendarizzazione prevede lo svolgimento delle operazioni tecniche nella regione Sardegna negli ultimi due mesi del 2021 in quanto il
refarming può avvenire senza impatti interferenziali nocivi all'interno del territorio nazionale per la posizione geografica dell'area e le operazioni sono tecnicamente sostenibili, considerando le modifiche frequenziali da attuare dagli operatori di rete e lo stato di predisposizione delle stesse, alla luce della calendarizzazione originaria dal mese di gennaio 2022. La modifica delle operazioni per la Sardegna consiste infatti di un anticipo ridotto, da 12 giorni a un massimo di 45 giorni.
  Inoltre questa modifica non comporterà ai cittadini sardi particolari difficoltà tecniche per la visione dei canali.
  Le successive operazioni di
refarming sono previste di seguito, a partire da gennaio 2022 nelle regioni del Nord Italia (Area 2 e Area 3) proseguendo poi senza soluzione di continuità, dal mese di marzo 2022, con le regioni dell'Area 4, al fine di anticipare il rilascio delle frequenze a causa delle lamentate interferenze estere, terminando poi con le restanti regioni dell'Area tirrenica (Area 1) entro il termine del 30 giugno 2022, termine non superabile per rispettare i vincoli normativi dell'Unione europea (decisione (UE) 2017/899) e nazionali (legge 27 dicembre 2017, n. 205, come modificata dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145).
  Al fine di facilitare tali operazioni (di
refarming), di ridurre interferenze a livello nazionale e internazionale, e considerando la precedente calendarizzazione delle Regioni, è stata prevista la facoltà di effettuare per tutti gli operatori di rete in ambito locale, in tutte le quattro Aree geografiche, il rilascio della frequenza oggetto del relativo diritto d'uso, con il diritto ad acquisire il relativo indennizzo, in anticipo rispetto alle nuove scadenze, con la possibilità di presentare la domanda di rilascio, previo spegnimento degli impianti, entro 30 giorni a decorrere dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale di modifica del decreto del Ministro dello sviluppo economico del 19 giugno 2019.
  Inoltre in autunno sono previste iniziative per rendere consapevoli i cittadini della necessità di dotarsi di apparecchi televisivi adeguati. In particolare è prevista una campagna di comunicazione diffusa e intensiva che fornirà tutti gli elementi informativi per i cittadini.
  La Sardegna, in quanto prima regione interessata dal riassetto frequenziale, usufruirà degli effetti positivi delle suddette attività.
  Inoltre, il
bonus TV/decoder e il bonus rottamazione, messi a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico, agevoleranno l'acquisto per tutti coloro che avranno necessità di sostituire il televisore. Secondo i dati aggiornati all'ultima settimana, sono 232.188 i bonus rottamazione tv richiesti finora dai cittadini e riconosciuti dai venditori attraverso la piattaforma telematica dell'Agenzia delle entrate per l'acquisto di televisori compatibili con il nuovo standard di trasmissione del digitale terrestre. L'ammontare dei crediti d'imposta maturati dagli esercenti, a fronte degli sconti praticati ai cittadini per il bonus rottamazione tv, è pari a circa 18 milioni di euro. Per quanto riguardo il precedente bonus tv/decoder, rimasto in vigore e cumulabile con il bonus rottamazione, le operazioni di vendita finora riconosciute sono 41.323, per un ammontare di crediti maturati pari a circa 1 milione di euro.
  La dismissione completa della codifica DVBT/MPEG-2 sarà poi definita con un successivo provvedimento da emanare entro la fine del 2021, considerando gli effetti delle misure intraprese.
  L'attivazione dello
standard DVBT-2 a livello nazionale è disposta a partire dal 1° gennaio 2023, ritenendo necessario un periodo più ampio per l'implementazione a regime del nuovo standard.
La Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico: Anna Ascani.


   CECCHETTI, ZOFFILI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un imprenditore italiano attivo nel settore energetico, Andrea Giuseppe Costantino, è detenuto dal 21 marzo 2021 nel carcere di Al Wathba ad Abu Dhabi, senza essere stato ancora interrogato e senza ancora aver ricevuto comunicazione di alcun capo d'imputazione nei suoi confronti;

   a nulla sarebbe valsa la missione diplomatica recentemente condotta dal direttore generale per gli italiani all'estero Luigi Maria Vignali, che il 4 luglio 2021 ha incontrato Faisal Lutfi, sottosegretario aggiunto agli affari consolari al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale degli Emirati Arabi Uniti;

   l'8 luglio 2021, Costantino ha riferito per telefono alla sua compagna di aver ricevuto la visita consolare dell'ambasciatore e del primo consigliere dell'ambasciata italiana ad Abu Dhabi, cui avrebbe chiesto di essere sottoposto a esami clinici e a risonanza magnetica per la verifica del decorso post-operatorio relativo ad un intervento chirurgico effettuato in Italia a dicembre 2020; non sono note le risultanze di questa visita né le ulteriori iniziative intraprese eventualmente in favore di Andrea Giuseppe Costantino che, nel frattempo, si sarebbe visto rinnovare il permesso di soggiorno negli Emirati Arabi Uniti fino al 2024, una circostanza normalmente incompatibile con la sussistenza di carichi pendenti;

   è noto come le relazioni bilaterali italo-emiratine stiano attraversando un periodo di tensioni, anche in seguito a scelte, secondo gli interroganti, probabilmente discutibili da parte italiana;

   quali iniziative ulteriori il Governo intenda eventualmente adottare per ottenere informazioni sull'attuale posizione giudiziaria di Andrea Giuseppe Costantino;

   se il Governo non ritenga possibile che la cattura di Andrea Giuseppe Costantino abbia motivazioni d'ordine politico, attinenti al generale deterioramento delle relazioni bilaterali italo-emiratine;

   se esistano margini d'azione diplomatica per giungere alla sollecita definizione del caso in termini favorevoli a Andrea Giuseppe Costantino.
(4-09887)

  Risposta. — L'arresto del signor Andrea Giuseppe Costantino, negli Emirati con la compagna e la figlia minore per rinnovare il visto di residenza, è avvenuto il 21 marzo 2021 in un hotel di Dubai. Il Consolato generale nella città emiratina è stato informato dalla compagna, secondo la quale un gruppo di poliziotti in borghese lo avrebbe arrestato per trasferirlo subito ad Abu Dhabi.
  La nostra Ambasciata ha svolto numerosi passi formali e informali presso le autorità di polizia e ha inviato diverse note verbali al Ministero degli esteri. In parallelo, la Farnesina ha inviato altrettante note verbali all'Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti a Roma.
  Il 21 maggio 2021 il Ministro Di Maio ha indirizzato una lettera al Ministro degli esteri emiratino per richiedere la sua collaborazione ai fini di una rapida soluzione della vicenda. Il 29 giugno 2021 per la prima volta, le autorità emiratine hanno fatto riferimento a contestazioni formali, quelle di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, e hanno indicato un numero di procedimento penale in una nota verbale trasmessa alla nostra Ambasciata ad Abu Dhabi. Il Ministro Di Maio ha poi ulteriormente sensibilizzato il suo omologo sulla vicenda in occasione di una conversazione telefonica, il 6 agosto 2021.

  Il signor Costantino è attualmente recluso nel carcere di Al Wathba ad Abu Dhabi, dove ha potuto finora ricevere tre visite consolari, rispettivamente il 20 aprile, l'8 giugno e il 7 luglio 2021; alle visite ha partecipato il nostro Ambasciatore ad Abu Dhabi. Il connazionale è apparso in buone condizioni di salute, sebbene evidentemente provato. Una nuova visita consolare è stata richiesta con sollecitudine dalla nostra Ambasciata alle autorità emiratine. Dal 27 maggio il signor Costantino ha la possibilità di effettuare brevi comunicazioni telefoniche per rassicurare i familiari delle proprie condizioni di salute.
  Nelle scorse settimane l'Ambasciata ad Abu Dhabi ha formalizzato al Ministero degli esteri emiratino, su segnalazione del connazionale, la richiesta di approfondimenti diagnostici e quella di ricevere un'alimentazione più varia, richieste alle quali le Autorità emiratine hanno acconsentito.
  Fin dall'inizio della vicenda la Farnesina è in stretto contatto con i familiari e il legale del signor Costantino, ricevuti dal direttore generale per gli italiani all'estero Vignali il 19 maggio e il 4 giugno 2021.
  Non appare esserci legame tra la cattura del signor Costantino e l'andamento delle relazioni bilaterali italo-emiratine.
  Il direttore generale Vignali si è inoltre recato in missione negli Emirati Arabi Uniti dal 3 al 5 luglio 2021. Ha incontrato il suo omologo, il sottosegretario aggiunto per gli affari consolari Faisal Lutfi, e altre importanti personalità locali.
  Proseguiremo il nostro impegno per mantenere elevata l'attenzione sul caso e continuare a sensibilizzare le autorità degli Emirati.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   CIPRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la recente legge 29 aprile 2021, n. 62 recante «Modifiche al titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura», ha introdotto importanti novità in tema di diritti, garanzie e tutele dei dipendenti a contratto delle rappresentanze diplomatiche;

   questo personale è preposto a ogni genere di attività che afferisce ai compiti istituzionali degli uffici diplomatico-consolari, alla sicurezza degli interessi nazionali e dei cittadini, alla proiezione dell'attività culturale all'estero, di quella commerciale, del diritto di voto da parte dei cittadini italiani all'estero, per giungere, da ultimo, anche a quella riguardante la politica d'immigrazione e di gestione delle frontiere;

   l'articolo 157 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, come novellato dalla legge n. 62 del 2021, ha fissato, l'altro, i parametri ai fini della determinazione della retribuzione annua base per i dipendenti impiegati a contratto a legge locale in servizio presso la rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale: essa è fissata «sulla base del costo della vita, delle retribuzioni, comprensive di tutti i benefici aggiuntivi, corrisposte nella stessa sede da organizzazioni internazionali, rappresentanze diplomatiche, uffici consolari e istituzioni culturali di altri Paesi, in primo luogo dell'Unione europea, nonché delle condizioni del mercato del lavoro locale, pubblico e privato, per mansioni lavorative assimilabili a quelle svolte dagli impiegati di cui al presente titolo»;

   inoltre, viene previsto che «Si tiene altresì conto delle indicazioni fornite annualmente dalle organizzazioni sindacali, anche sulla scorta delle risultanze fornite dalle agenzie specializzate»;

   tuttavia, secondo quanto si apprende dal comunicato stampa del 23 luglio 2021 del Coordinamento esteri del sindacato Confsal Unsa, il dato normativo sarebbe stato disatteso dall'Amministrazione: il sindacato, infatti, ha lamentato «il mancato coinvolgimento della nostra sigla sia nell'acquisizione dei dati a livello locale che nella definizione dei Paesi per cui vige priorità,» poiché le rappresentanze sindacali unitarie in loco e le segreterie centrali non sarebbero state coinvolte nel confronto e non sarebbe stata data loro la possibilità di visionare i dati raccolti;

   anche sono il profilo dell'adeguamento dei livelli retributivi, il sindacato ha segnalato, inoltre, «le richieste di riadeguamento applicate in una sola sede estera anziché all'intero Paese di servizio, le esclusioni di Paesi per mere ragioni di opportunità finanziaria», poiché le risorse attualmente disponibili nel fondo per il riadeguamento non consentirebbero l'attuazione della revisione in Paesi dall'elevato numero di lavoratori a contratto;

   la necessità di un adeguamento retributivo sarebbe particolarmente urgente, infatti, con riferimento alla situazione negli Usa e in Argentina, dove si attende da anni una revisione incrementale degli stipendi del personale a legge locale ivi operativo;

   in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti, di cultura, l'articolo 14, comma 4-quinquies, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, ha previsto un incremento dell'autorizzazione di spesa, originariamente disposta dalla legge di bilancio per il 2018, destinata all'adeguamento delle retribuzioni di detto personale –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro, per quanto di competenza, al fine di favorire la trasparenza e l'effettiva partecipazione delle organizzazioni sindacali alle procedure di determinazione e revisione delle retribuzioni degli stipendi del personale a legge locale;

   a quanto ammontino le risorse del capitolo di spesa per il riadeguamento stipendiale degli impiegati a contratto a legge locale.
(4-09943)

  Risposta. — La legge n. 62 del 29 aprile 2021, recante «Modifiche al Titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura» è entrata in vigore lo scorso 29 maggio 2021.
  Vorrei anzitutto esprimere sincero apprezzamento per l'importante contributo fornito da Lei per l'adozione di questa significativa legge che ha consentito, in piena conformità con gli obiettivi della Farnesina, di migliorare gli
standard del trattamento dei dipendenti a contratto delle sedi diplomatiche e consolari. Questa interrogazione consente di chiarire alcuni importanti aspetti attuativi della nuova legislazione.
  Come ricordato dall'interrogante, l'articolo 157 nella sua versione novellata oltre all'equiparazione dei tre parametri di riferimento precedentemente previsti, prevede «si tiene altresì conto delle indicazioni fornite annualmente dalle organizzazioni sindacali». A testimonianza dell'attenzione che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale attribuisce alle rilevanti novità introdotte dalla legge n. 62 del 2021, è stata indirizzata una comunicazione alla rete estera per ribadire l'importanza di tenere conto delle indicazioni fornite annualmente dalle organizzazioni sindacali.
  Per l'anno 2021, le organizzazioni sindacali, compresa la sigla di cui al comunicato stampa richiamato nell'interrogazione, hanno fornito le proprie indicazioni, segnalando i Paesi di loro interesse prioritario e facendo pervenire i propri contributi nella fase di raccolta dei dati da parte delle Sedi. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha tenuto periodiche riunioni sia con le rappresentanze sindacali unitarie
in loco sia con le segreterie centrali. Nello specifico, il coinvolgimento dei sindacati durante la raccolta dei dati è stato tale che gli uffici all'estero, specialmente in Argentina e Stati Uniti, si sono sincerati del loro accordo prima di trasmettere a Roma le richieste, anche se così non era formalmente previsto.
  A livello centrale, gli uffici ministeriali hanno tenuto sei incontri negli ultimi tre mesi con la segreteria centrale della predetta sigla sindacale, a testimonianza della trasparenza della procedura e dell'effettiva partecipazione delle organizzazioni sindacali, anche oltre il dettato normativo.
  Non sono note alla Farnesina «richieste di riadeguamento applicate in una sola sede estera anziché all'intero Paese di servizio». Parimenti, nessun Paese richiedente è stato escluso «per mere ragioni di opportunità finanziaria». Non risultano richieste di adeguamento delle retribuzioni che soddisfacessero i parametri di cui all'articolo 157 che non siano state accolte dall'Amministrazione, nella misura più ampia e nei tempi più rapidi possibili.
  Per quanto concerne gli Stati Uniti e l'Argentina, gli aumenti retributivi concessi rispettivamente nel 2016 e nel 2017 determinano ad oggi un livello stipendiale tuttora conforme ai parametri dell'articolo 157, anche nella sua versione novellata. L'Amministrazione, tuttavia, considera con la massima attenzione la riproposizione delle richieste di adeguamento retributivo.
  Nello smentire nettamente le accuse di disapplicazione della legge n. 62 del 2021 contenute nel comunicato stampa della sigla sindacale Confsal Unsa, occorre ribadire che da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale viene presa ogni iniziativa per garantire trasparenza e partecipazione anche oltre il dettato normativo («si tiene altresì conto delle indicazioni fornite annualmente dalle organizzazioni sindacali»).
  Quanto infine alle risorse del capitolo di spesa, la Farnesina è costantemente impegnata a riscontrare in maniera positiva tutte le richieste che soddisfino le condizioni delineate dall'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, come dimostrano gli interventi di adeguamento retributivo di cui negli ultimi 10 anni hanno beneficiato 231 Paesi (alcuni ne hanno beneficiato più volte). Sul capitolo di spesa sono state da ultimo stanziate risorse aggiuntive pari ad un totale di 1.400.000 euro, destinati specificamente all'adeguamento degli stipendi (recentemente tramite il decreto-legge n. 162 del 2019, come da Lei ricordato) che garantiscono una maggiore programmabilità e sostenibilità della spesa nel medio periodo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA, SNIDER e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le pratiche avviate per l'accertamento ed il riconoscimento della cittadinanza italiana presso le autorità consolari del nostro Paese tendono a protrarsi lungamente in Brasile, a volte anche fino a 15 anni;

   la legge prevede, invece, che i consolati debbano concludere le pratiche di questo tipo entro un termine pari a 730 giorni, ovvero due anni solari;

   le difficoltà sono talmente gravi che non di rado gli interessati preferiscono scavalcare le autorità consolari italiane per rivolgersi direttamente al Tribunale di Roma ed aprire lì le pratiche relative all'accertamento del possesso della nostra cittadinanza, anche in caso di nascita all'estero;

   piuttosto frequentemente le pronunce accolgono le istanze dei richiedenti, ma altrettanto spesso l'Avvocatura dello Stato promuove ricorsi presso le corti d'appello, sulla base di una legge brasiliana risalente al 1889, che prevede la naturalizzazione di tutti gli stranieri residenti in Brasile;

   le circostanze appena descritte pongono due ordini di problemi differenti, che afferiscono, rispettivamente, alla tempistica con la quale i consolati del nostro Paese in Brasile espletano le pratiche connesse all'accertamento della cittadinanza italiana richiesto dagli interessati e alla tendenza dell'Avvocatura dello Stato di ricorrere in appello contro le pronunce del Tribunale di Roma in favore di coloro che richiedono allo stesso il riconoscimento del proprio status civitatis italiano –:

   quali circostanze impediscano ai consolati italiani in Brasile di svolgere più celermente le pratiche di accertamento della cittadinanza promosse da coloro che sono nati e risiedono in Brasile;

   se l'Avvocatura dello Stato ricorra in appello contro le pronunce del Tribunale di Roma che accolgono la richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana ai nostri connazionali nati in Brasile in base ad uno specifico mandato del Governo.
(4-09404)

  Risposta. — Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale affronta da tempo con particolare attenzione la complessa situazione che la rete diplomatico-consolare in Brasile si trova a fronteggiare in materia di cittadinanza iure sanguinis.
  La legge n. 91 del 1992, a differenza delle legislazioni dei principali Paesi occidentali, consente, nella ricostruzione della cittadinanza per discendenza, di risalire all'indietro di generazione in generazione senza porre alcun limite temporale all'individuazione del capostipite emigrato all'estero.
  Da una recente ricognizione delle istanze pendenti presso i nostri consolati in Brasile, terra di storica emigrazione italiana, emerge una mole preoccupante di diverse decine di migliaia di domande di riconoscimento dello
status civitatis pendenti, mentre si calcola che i potenziali richiedenti potrebbero essere nell'ordine di qualche milione.
  L'istruttoria di questi procedimenti risulta spesso particolarmente complessa. Una volta ricevuta la documentazione, talvolta risalente a epoche remote (anche precedenti all'Unità d'Italia), il funzionario consolare deve verificarne la completezza e la conformità alle disposizioni normative vigenti, accertandosi preliminarmente che non sia contraffatta. Al riguardo, il fenomeno delle falsificazioni documentali presenta una sofisticazione sempre crescente.
  La gestione del bacino di potenziali richiedenti risulta ancora più ardua se si considerano le limitate risorse umane disponibili.
  Sulla base di queste premesse, la nostra rete diplomatico-consolare sta comunque ottenendo, grazie all'eccezionale impegno del personale, importanti riduzioni dei tempi di attesa per l'utenza. Questo a seguito dell'introduzione di innovazioni e semplificazioni procedimentali che consentono ai nostri uffici di convocare mediamente diverse migliaia di persone all'anno.
  Con riferimento alle istanze presentate direttamente presso il tribunale di Roma da cittadini brasiliani per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana
ex articolo 1 della legge n. 91 del 1992, si conferma che il giudice di prima istanza ne sta accogliendo con ordinanza un crescente numero.
  L'avvocatura generale dello Stato cura, ai sensi del regio decreto n. 1611 del 1943 la difesa delle amministrazioni dello Stato convenute in tutti i gradi del giudizio. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale non è convenuto in questi ricorsi in ragione delle disposizioni del decreto legislativo n. 300 del 1999.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   FERRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di duemilatrecentoventinove (2.329) posti di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia, ad eccezione della regione Valle d'Aosta, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 26 luglio 2019;

   il concorso è stato bandito per il Ministero della giustizia dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri per il tramite della Commissione per l'attuazione del progetto di riqualificazione delle pubbliche amministrazioni (Ripam);

   grazie al minor numero di candidati, è già stata completamente espletata la prova per il profilo di 28 funzionari dell'organizzazione nei ruoli del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (codice FO/MG);

   al contrario, per il profilo di 2242 funzionari giudiziari nei ruoli nell'Amministrazione giudiziaria (codice FO/MG), è stata espletata la sola prova preselettiva, superata da 7021 idonei, a cui si aggiungono circa mille candidati esonerati dalla stessa prova, per un totale di circa 8.000 candidati, in attesa di svolgere le prove scritte e gli orali;

   il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, contenente Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-Cov-2, di giustizia e di concorsi pubblici, all'articolo comma 1, statuisce che, al fine di ridurre i tempi di reclutamento del personale, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevedono, anche in deroga alla disciplina del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, e della legge 19 giugno 2019, n. 56, modalità semplificate di svolgimento delle prove, assicurandone comunque il profilo comparativo;

   l'articolo 10, comma 3, del predetto decreto, prevede la possibilità per le pubbliche amministrazioni di prevedere, per i bandi da pubblicare, l'espletamento della sola prova scritta e di una eventuale prova orale;

   la suddetta ratio è applicabile anche per il summenzionato concorso per 2329 funzionari del Ministero della giustizia, in quanto il Ministero ha urgenza di assumere personale e la situazione pandemica richiede una semplificazione della procedura concorsuale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per semplificare e velocizzare, in ossequio a principi di meritocrazia e trasparenza, la procedura concorsuale di cui in premessa, valutando l'ipotesi di un'unica prova, sì da procedere alla pronta assunzione dei candidati e ovviare rapidamente alle carenze di organico del dicastero.
(4-10104)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si chiedono chiarimenti in merito alle soluzioni che il Governo intende adottare per dare seguito al concorso per 2329 posti da funzionario da inquadrare nei ruoli del personale del Ministero della giustizia, il cui bando è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 26 luglio 2019.
  Com'è noto, lo scoppio della pandemia da COVID-19 ha imposto l'adozione di misure straordinarie per mitigare l'aumento dei contagi. Di conseguenza, i vari atti normativi – di rango primario e secondario – che si sono susseguiti hanno sostanzialmente congelato le procedure concorsuali per l'accesso al lavoro nelle pubbliche amministrazioni fino ai primi mesi del 2021. Al termine di tale periodo straordinario, l'articolo 1, comma 10 lettera
z) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2021, ha disposto che «a decorrere dal 15 febbraio 2021 sono consentite le prove selettive dei concorsi banditi [...] nei casi in cui è prevista la partecipazione di un numero di candidati non superiore a trenta per ogni sessione o sede di prova, previa adozione di protocolli adottati dal Dipartimento della funzione pubblica e validati dal comitato tecnico-scientifico».
  Con riguardo al concorso in questione, quindi, a marzo 2021 è stata pubblicata la graduatoria di merito per il reclutamento soltanto dei ventotto funzionari dell'organizzazione nei ruoli del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Per il profilo di 2.242 funzionari giudiziari nei ruoli dell'Amministrazione giudiziaria, invece, la procedura è rimasta sospesa dopo che – nel novembre 2019 – si era tenuta la prova preselettiva, la quale era stata superata da 7.021 candidati.
  Per ovviare allo stallo generalizzato venutosi a creare nei concorsi pubblici, il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito con modificazioni dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, ha previsto una disciplina speciale per semplificare lo svolgimento delle procedure comparative, sempre nel rispetto dei princìpi di trasparenza ed imparzialità.
  In primo luogo, l'articolo 10, comma 3, ha previsto che «[f]ino al permanere dello stato di emergenza [...], per le procedure concorsuali i cui bandi sono pubblicati alla data di entrata in vigore del presente decreto le amministrazioni [...] possono prevedere [...], qualora non sia stata svolta alcuna attività, [...] per le procedure relative al reclutamento di personale non dirigenziale, l'espletamento di una sola prova scritta e di una eventuale prova orale».
  La disposizione citata, nonostante rechi un'indubbia semplificazione delle procedure comparative, può trovare applicazione soltanto «qualora non sia stata svolta alcuna attività». Tale precisazione si è resa necessaria per evitare che si concretizzasse una lesione dell'affidamento e della par condicio dei candidati nei concorsi già banditi.
  Ora, nel concorso in questione, le attività sono già cominciate e, segnatamente, la prova preselettiva è stata svolta nel novembre 2019. Per tale ragione, la disposizione citata non è applicabile e, di conseguenza, non è neppure percorribile la strada di ridurre unilateralmente il numero e l'articolazione delle prove d'esame previste originariamente dal bando. Fare altrimenti vorrebbe dire invalidare l'intero concorso, con grave danno per i candidati stessi.
  Per altro verso, l'articolo 10, comma 9, del decreto-legge n. 44 del 2021 ha previsto altresì che «[d]al 3 maggio 2021 è consentito lo svolgimento delle procedure selettive in presenza dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni nel rispetto di linee guida validate dal comitato tecnico-scientifico [...]». In applicazione di tale disposizione, il dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha adottato, il 15 aprile 2021, il «Protocollo per lo svolgimento dei concorsi pubblici».
  Sennonché, com'è noto, il decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, convertito con modificazioni dalla legge 17 giugno 2021, n. 87, così come recentemente novellato dall'articolo 3, comma 1, decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, ha previsto, all'articolo 9-
bis, che «[a] far data dal 6 agosto 2021, è consentito in zona bianca esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-19 [...] l'accesso ai [...] concorsi pubblici». Quindi, attualmente, per garantire il corretto svolgimento delle procedure concorsuali non è sufficiente rispettare il protocollo adottato dal Dipartimento della funzione pubblica, ma è necessario altresì che i candidati si muniscano del cosiddetto green pass.
  Preso atto della situazione, il semplice buon senso ha suggerito di differire ulteriormente – e per un tempo ragionevole – la ripresa delle attività concorsuali nella procedura comparativa per la selezione dei restanti 2.242 funzionari giudiziari nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria. Ciò per due ordini di motivi: da un lato, perché l'obbligo di munirsi del cosiddetto
green pass per la partecipazione ai concorsi è frutto di una disposizione entrata in vigore soltanto recentemente e, dunque, necessita di un lasso di tempo ragionevole per essere adempiuto dai cittadini, onde evitare il rischio di restringere inopinatamente il numero dei partecipanti; dall'altro lato, perché gli attuali candidati al concorso, i quali – tra l'altro – hanno superato la prova preselettiva, hanno presentato le proprie domande più di un anno fa, quando cioè la certificazione verde era lungi dall'essere obbligatoria, da ciò discendendo che dev'essere garantito (a maggior ragione) a loro un congruo lasso di tempo per adeguarsi alla prescrizione normativa.
  Peraltro, la scelta effettuata non pone nemmeno particolari problemi per quanto riguarda le «carenze di organico del dicastero» comprensibilmente paventate nell'interrogazione dall'onorevole Ferri.
  È noto infatti che il decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, ha previsto speciali modalità di svolgimento dei concorsi funzionali all'assunzione del personale necessario per l'attuazione del Pnrr. A tal proposito, proprio il Ministero della giustizia potrà beneficiare dell'assunzione di personale per l'attuazione del Piano in applicazione del titolo II, capo II («Misure urgenti per la giustizia ordinaria e amministrativa») del decreto.
  In aggiunta a tale provvista di personale straordinaria, il Ministero della giustizia avrà la facoltà di utilizzare, in base all'articolo 1, comma 4-
bis, le procedure speciali previste dal decreto-legge n. 80 del 2021 anche per l'assunzione di personale a tempo determinato all'infuori dell'attuazione del Pnrr, chiaramente nei limiti delle facoltà assunzionali e della disciplina in materia. Nello specifico, il Ministero (così come le altre amministrazioni pubbliche) potrà bandire dei concorsi «prevedendo, oltre alla valutazione dei titoli [...], lo svolgimento della sola prova scritta». Non si pone quindi in alcun modo il rischio che il dicastero resti sguarnito di personale.
  In conclusione: la scelta di dilazionare ancora per poco tempo lo svolgimento delle restanti prove d'esame del concorso in questione risponde alla volontà di tutelare prima di tutto gli interessi degli stessi candidati. Da un lato, infatti, è ineludibile la necessità di garantire il diritto fondamentale alla salute; dall'altro lato, la concessione di un ulteriore lasso di tempo serve ai candidati stessi per adeguarsi alla recente normativa e per assicurare il principio del
favor partecipationis, che deve ispirare qualsiasi procedura pubblica comparativa. Quanto alle carenze di organico del Ministero, si rinvia a quanto detto in merito al decreto-legge n. 80 del 2021, che conferisce alle amministrazioni pubbliche gli strumenti per soddisfare – in tempi brevi e con efficacia –- i fabbisogni di personale.
Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   GALIZIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   al fine di consentire alle emittenti radiotelevisive locali, durante l'anno pandemico, di continuare a svolgere il servizio di interesse generale informativo sui propri territori di riferimento, attraverso la quotidiana produzione e trasmissione di approfondita informazione locale a beneficio dei cittadini, è stato stanziato con decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», all'articolo 195, l'importo di 50 milioni di euro, per l'anno 2020, per l'istituzione del «Fondo emergenze emittenti locali», che ha costituito tetto di spesa, per l'erogazione di un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19. Il contributo è stato erogato secondo i criteri previsti con decreti del Ministro dello sviluppo economico, contenenti le modalità di verifica dell'effettivo adempimento degli oneri informativi, in base alle graduatorie per l'anno 2019, approvate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146 recante «Regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali»;

   il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017, nello specifico, disciplina i criteri di riparto e le procedure di erogazione delle risorse finanziarie del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione assegnate al Ministero dello sviluppo economico per la concessione dei contributi di sostegno alle emittenze locale;

   il predetto decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 è stato oggetto di una segnalazione adottata il 6 maggio 2020 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 2873. In tale occasione, è stata valutata favorevolmente la circostanza che il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 abbia concentrato l'erogazione dei contributi di cui alla legge n. 208 del 2015 a vantaggio di emittenti che garantiscono obiettivi di efficienza, anche in termini di organizzazione d'impresa, e che investono nell'attività editoriale di qualità, introducendo, tra i criteri di ammissione, requisiti ulteriori e più stringenti rispetto a quelli previsti dal sistema previgente, che appaiono orientati a disegnare un più selettivo sistema di distribuzione delle risorse statali;

   in un contesto di maggiore selettività, l'Autorità ha ritenuto opportuno evidenziare che i criteri di valutazione delle domande che determinano la distribuzione delle risorse tra le emittenti siano orientati al principio della tutela della concorrenza e del pluralismo dell'informazione. L'Autorità ha rilevato che presenta criticità sotto il profilo concorrenziale la previsione secondo cui il 95 per cento delle risorse disponibili è assegnato alle prime cento emittenti televisive in graduatoria, mentre il restante 5 per cento è ripartito tra quelle che si collocano dal centunesimo posto in poi. Ciò potrebbe avere implicazioni distorsive della concorrenza nella misura in cui due o più delle emittenti sulle quali impatta la discontinuità introdotta dalla specificazione appena richiamata si trovano a operare nel medesimo ambito locale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per modificare il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017, al fine di eliminare tale ingiustificata disparità di trattamento, promuovendo un intervento finalizzato ad assicurare le corrette dinamiche concorrenziali, garantendo al contempo una più efficace tutela del pluralismo dell'informazione che la legge n. 208 del 2015 espressamente richiama tra gli obiettivi di pubblico interesse da perseguire nella ripartizione delle risorse complessive del Fondo emergenze emittenti locali;

   se il Governo intenda altresì adottare, nelle more di un intervento normativo ad hoc, iniziative urgenti finalizzate all'erogazione di un ulteriore contributo a favore delle emittenze locali che sono risultate escluse, per i motivi sopra illustrati, da precedenti sostegni economici, sebbene tali emittenti abbiano continuato a svolgere e offrire i propri servizi informativi.
(4-09805)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la Direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento al contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19, stanziato con decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 («decreto Rilancio»), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
  La questione è stata dibattuta il 10 settembre 2021, in occasione dell'interpellanza urgente n. 2-01319 presentata dalla stessa interrogante in aula Camera.
  Come ricordato, al fine di consentire alle emittenti radiotelevisive locali di continuare a svolgere il servizio di interesse generale informativo sui territori attraverso la quotidiana produzione e trasmissione di approfondita informazione locale a beneficio dei cittadini, l'articolo 195 «Fondo per emergenze relative alle emittenti locali» del decreto Rilancio ha stanziato, nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, l'importo di 50 milioni di euro per l'anno 2020, per l'erogazione di un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19.
  Successivamente, il «Fondo per emergenze relative alle emittenti locali» è stato rifinanziato per l'anno 2021 con lo stanziamento di ulteriori 20 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 6-
ter, comma 1, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2021, n. 69.
  Orbene, tale stanziamento, in base ad appositi decreti ministeriali, va ripartito tra le emittenti radiotelevisive locali seguendo i criteri fissati dal decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146, recante «Regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali».
  L'interrogante ricorda che il citato decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 è stato oggetto di una segnalazione adottata il 20 maggio 2020 dall'Agcm (AS-1660) con cui l'Autorità ha rilevato con favore come il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 abbia concentrato l'erogazione dei contributi di cui alla legge n. 208 del 2015 a vantaggio di emittenti che garantiscano obiettivi di efficienza, anche in termini di organizzazione d'impresa, e che investano nell'attività editoriale di qualità prevedendo, tra i criteri di ammissione, requisiti ulteriori e più stringenti, rispetto a quelli previsti dal sistema previgente, che appaiono orientati a disegnare un più selettivo sistema di distribuzione delle risorse statali.
  Tuttavia, al contempo, l'Autorità ritiene critica, sotto il profilo concorrenziale, la previsione secondo cui il 95 per cento delle risorse disponibili venga assegnato alle prime cento emittenti televisive in graduatoria, mentre il restante 5 per cento venga ripartito tra quelle che si collocano dal centunesimo posto in poi. Specificamente, si sottolinea che tale previsione sia suscettibile di determinare una sperequazione nella distribuzione delle risorse tra emittenti che, posizionandosi nella medesima zona della graduatoria (intorno alla centesima posizione), devono ritenersi caratterizzate da livelli di efficienza confrontabili. L'Agcm ritiene che ciò potrebbe avere, in particolare, implicazioni distorsive della concorrenza nella misura in cui due o più delle emittenti sulle quali impatta la discontinuità introdotta dalla specificazione richiamata, si trovano ad operare nel medesimo ambito locale.
  Con un'ulteriore segnalazione del 22 gennaio 2021 (AS-1717), l'autorità è tornata ad esprimere preoccupazioni concorrenziali in merito alle modalità di erogazione degli stanziamenti, a favore delle emittenti locali televisive e radiofoniche, del contributo straordinario per la diffusione delle comunicazioni istituzionali aventi ad oggetto il contagio dal Sars-CoV-2, previsto dall'articolo 195 del citato decreto Rilancio e ha ribadito la necessità di una revisione delle disposizioni in materia di ripartizione delle risorse del Fondo in parola dettate dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017.
  A ciò si aggiunge tuttavia che i requisiti previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017, ivi comprese le criticità oggetto di segnalazione da parte dell'Agcm, sono stati oggetto di contestazione anche presso il giudice amministrativo in diverse occasioni.
  Ebbene, con sentenze nn. 194/2000, 2803/2020, 02804/2020, n. 2805/2020 e n. 2814/2020, il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio (sezione terza) ha respinto tutti i ricorsi. In particolare, il giudice amministrativo ha evidenziato che la normativa in discussione ha inteso introdurre criteri diretti ad incrementare la qualità del servizio.
  Come sottolineato dalle stesse sentenze del TAR Lazio, con il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 si è voluto superare il meccanismo di finanziamento a pioggia ed ottimizzare l'impiego delle risorse pubbliche erogate durante l'emergenza, utilizzandole in una logica di continuità con le misure di sostegno già previste, anche per non distrarre le risorse destinate in via ordinaria al settore.
  A questo scopo, sono stati dunque individuati specifici requisiti di ammissione e particolareggiati criteri di valutazione per stabilire chi potesse avere accesso al contributo, oltre che meccanismi di riparto dello stanziamento tra i soggetti ammessi.
  Di conseguenza, i criteri previsti dal regolamento in parola – con riferimento sia ai requisiti di ammissione, sia ai criteri applicati ai fini del calcolo del punteggio finale – rispondono ad una logica pro-concorrenziale e sono orientati ad incoraggiare le emittenti locali ad aumentare l'occupazione nel settore, migliorare la qualità dei contenuti e investire nelle innovazioni tecnologiche. Obiettivo dei criteri adottati è quello di riconoscere un contributo «straordinario» alle emittenti radiotelevisive locali presenti nelle graduatorie 2019 volto a sostenere, in un periodo di gravi crisi economica, le emittenti in parola che, in base a istruttorie già definite, apparivano adeguatamente strutturate, con capacità di investimento e con una certa stabilità occupazionale.
  Sembra, inoltre, utile osservare come l'intero mercato della radiotelevisione locale sia in fase di riassesto in ragione dello
switch-off della banda 700 MHz e le connesse procedure, fra cui i bandi per la formazione delle graduatorie dei fornitori di servizi di media audiovisivi (cosiddetti bandi FSMA), per la conseguente negoziazione di capacità trasmissiva con gli operatori di rete.
  Tutto ciò premesso, il Ministero terrà in doverosa considerazione le segnalazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nel rispetto delle posizioni giurisprudenziali. A tal fine, valuterà con la massima attenzione eventuali azioni di riequilibrio del sostegno pubblico, nel perseguimento del principio di concorrenza e di pluralismo informativo.
  È intenzione del Governo approfondire le criticità sollevate dall'interrogante e valutare, nel merito e nella tempistica, eventuali interventi in relazione ai procedimenti pendenti, al riassetto generale del settore e alla presenza di spazi finanziari adeguati.

La Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico: Anna Ascani.


   MANTOVANI e CIABURRO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 2 luglio 2021 il quotidiano «il Giornale» ha riferito di una nota urgente datata 9 giugno 2021 recante la firma del Ministero degli esteri del Pakistan e riguardante il furto di circa mille visti Schengen avvenuto all'interno della nostra Ambasciata a Islamabad;

   i visti mancanti erano custoditi nella locker room degli uffici della nostra sede diplomatica in Pakistan;

   l'ambasciatore Andreas Ferrarese in un virgolettato riportato dal quotidiano di cui sopra ha dichiarato, in merito all'ammanco dei documenti ufficiali, che si tratta di un problema da considerare come «allerta massima»;

   l'ambasciata ha scoperto l'ammanco nei primi giorni di giugno 2021, ma come riportato dal «il Giornale» non si conosce la data in cui è avvenuto l'ammanco;

   il Giornale del 2 luglio 2021 dichiara, stando a fonti «autorevoli», che: «certamente alcuni degli adesivi potrebbero già essere stati usati dalle reti di trafficanti per inviare clandestini in Italia»;

   fonti diplomatiche straniere, le cui parole sono riportate dal quotidiano «il Giornale» rivelano che: «quanto successo è pericoloso e può aiutare terroristi a entrare illegalmente in Europa»;

   il sito schenghenvisainfo.com, in una pubblicazione del 30 giugno 2021, parlando di quanto accaduto presso l'ambasciata a Islamabad, rivela che il Pakistan è all'undicesimo posto per richieste visa rigettate;

   il Pakistan, come riportato dalla «Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2020» rientra tra le principali centrali operative di Al-Qaeda la quale opera in un contesto di sicurezza «dove si è registrato il persistente dinamismo di gruppi insorgenti. Sempre in suolo pakistano, sono parse altrettanto vitali le formazioni di matrice separatista, attive soprattutto nella provincia del Baluchistan, ove più marcate risultano le contaminazioni con frange d'ispirazione islamista»;

   secondo il «Global terrorism index 2020 measuring the impact of terrorism» elaborato dal «Institute for Economics & Peace» il Pakistan si colloca al settimo posto per quanto concerne il rischio terrorismo;

   come riportato dal sito d'informazione Formiche.net nel 2020, l'eurodeputata francese Dominque Bilde, era intervenuta nell'aula del Parlamento europeo, puntando il dito conto il Pakistan, un attore chiave per quanto riguarda le «gravi minacce alla sicurezza» attraverso la vendita di passaporti e visti dell'Unione europea ai criminali;

   nessuno può entrare nell'ambasciata italiana senza un permesso speciale, mentre la sorveglianza della struttura è affidata, come riferito da Formiche.net, «a un reparto speciale della polizia di Islamabad è deputato a garantire la sicurezza 24 ore su 24»;

   quanto accaduto e descritto qui in premessa costituisce un grave rischio per la sicurezza nazionale, nonché per quella comunitaria, rendendo facilmente aggirabile il filtro alla frontiera europea con ovvi benefici per le cellule in termini di libertà di movimento da parte dei soggetti affiliati o riconducibili a organizzazioni criminali anche di stampo terroristico –:

   quali iniziative siano state intraprese dal Governo, insieme ai partner europei, al fine di rendere quanto più severi possibili i controlli alle frontiere esterne dell'Unione europea, alla luce di una non trascurabile minaccia alla sicurezza;

   se sia in programma un inasprimento delle misure di sorveglianza presso le nostre sedi diplomatiche situate nelle aree più a rischio di infiltrazioni terroristiche.
(4-09777)

  Risposta. — Gentile Deputato Mantovani, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-09777.
  Il 2 giugno 2021 l'ambasciata in Islamabad ha notificato alla procura della Repubblica di Roma e alle competenti strutture di Farnesina e Viminale di aver accertato, il giorno precedente, un ammanco dal proprio magazzino di 1.000 vignette-visto (cosiddetti
sticker).
  Il plico sigillato dal quale esse erano state asportate, contenente in totale 4.000 vignette, era stato correttamente ricevuto e preso in carico dalla sede il primo luglio 2020. In linea con le disposizioni della pertinente circolare del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l'Ambasciata aveva regolarmente attestato la presenza all'interno del plico del quantitativo integrale di 4.000 vignette, fornito alla Farnesina ricevuta cartacea e registrato la presa in carico dei 4.000 numeri di serie nell'apposito applicativo informatico per la gestione dei visti, il
Visa Information System (VIS).
  Il plico era stato poi depositato nella cassaforte dell'Ufficio amministrativo-contabile, ove è rimasto custodito in attesa dell'esaurimento degli
sticker già in dotazione all'Ambasciata. L'insorgere dell'emergenza sanitaria COVID-19 e le correlate restrizioni ai viaggi internazionali avevano infatti determinato una significativa diminuzione delle richieste di visto, e quindi dell'utilizzo di vignette.
  L'accertamento dell'ammanco da parte dell'ambasciata in Islamabad è scaturito da segnalazioni del consolato generale a Dubai e della Farnesina, nelle quali si richiedeva alla sede di verificare alcuni
sticker rilevati in controlli nello scalo aeroportuale emiratino e a Lisbona, in quanto sospetti di falsificazione e riportanti numeri di serie risultanti in carico alla sede in Pakistan.
  Nel constatare l'ammanco, l'ambasciata segnalava come un lato del plico potesse essere stato manomesso e richiuso con precisione, in modo impercettibile a ispezioni visive dall'esterno, e senza comprometterne la complessiva sigillatura.
  Questa la ricostruzione dei fatti.
  Quanto alle misure di sicurezza in conseguenza dell'ammanco, come detto, è stata trasmessa tempestiva comunicazione della notizia di reato alla procura della Repubblica di Roma, successivamente integrata con ulteriori informazioni sul rinvenimento di altre vignette dello
stock mancante e sulle modalità della loro compilazione fraudolenta. Abbiamo inoltre immediatamente segnalato l'ammanco a tutta la rete visti italiana, dando istruzione alle sedi di accrescere la vigilanza e di informare il Ministero di eventuali rinvenimenti delle vignette trafugate. Analoga informativa è stata indirizzata al servizio di cooperazione internazionale di polizia e alla polizia di frontiera del dipartimento pubblica sicurezza del Viminale, a seguito della quale i numeri seriali delle vignette sottratte sono stati inseriti nelle banche dati di sicurezza Schengen e Interpol, onde evitarne usi fraudolenti. In parallelo, i predetti mille numeri seriali sono stati annullati sul sistema Vis. In tal modo, le vignette in questione risultano praticamente inutilizzabili per l'attraversamento delle frontiere dell'area Schengen e altresì identificabili nei Paesi aderenti a Interpol.
  Inoltre, in base alla normativa europea, l'ammanco è stato formalmente notificato anche alla Commissione Europea, che ha a sua volta proceduto con una sua comunicazione a tutti gli Stati Membri e Schengen Associati.
  La sede di Islamabad ha prontamente informato i
partner Schengen locali e le autorità pachistane: oltre il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l'agenzia federale di investigazione del Ministero dell'interno, che ha avviato sue indagini.
  Infine, le competenti strutture della Farnesina hanno immediatamente avviato un'indagine interna volta a ricostruire circostanze e tempistiche dell'ammanco.
  Il rischio terroristico è uno degli elementi che qualificano la classificazione delle Sedi diplomatico-consolari in fasce di rischio. Questo viene monitorato tramite le informazioni trasmesse dalle Sedi stesse, dalle altre articolazioni dello Stato, qualora presenti, oltre che dal confronto con i maggior
partner in particolare in sede di coordinamento fra capi missione dei Paesi dell'Unione europea.
  Le misure di sicurezza attiva e vigilanza sono aggiornate costantemente e commisurate al livello di rischio. Queste si aggiungono alle misure di sicurezza passiva previste per tutte le sedi e particolarmente stringenti per quelle a rischio più elevato.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   OCCHIONERO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, all'articolo 48-bis, al fine di sostenere le imprese del settore tessile, moda e accessori che, a causa dell'emergenza COVID-19, hanno registrato un aumento delle rimanenze finali, è stato introdotto un bonus, sotto forma di credito d'imposta a favore dei soggetti esercenti attività d'impresa operanti nell'industria tessile e della moda, della produzione calzaturiera e della pelletteria (settore tessile, moda e accessori);

   il cosiddetto «decreto Rilancio» ha riconosciuto un contributo nella forma di credito d'imposta, al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento adottate per l'emergenza epidemiologica da COVID-19 sulle rimanenze finali di magazzino nei settori contraddistinti da stagionalità e obsolescenza dei prodotti;

   nella previsione originaria del «decreto Rilancio» il beneficio era riconosciuto limitatamente al periodo d'imposta in corso al 10 marzo 2020;

   con il cosiddetto «decreto Sostegni-bis» decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, all'articolo 8 il beneficio è stato esteso anche al periodo d'imposta in corso sino al 31 dicembre 2021;

   al Ministero dello sviluppo economico, è stato affidato il compito di stabilire, con apposito decreto ministeriale, i destinatari del beneficio ed i criteri per la corretta individuazione dei settori economici in cui operano tali soggetti beneficiari del credito d'imposta;

   ad oggi ancora non è stato emanato alcun decreto ministeriale recando un grave danno economico ad un settore così importante per l'economia italiana e che a causa dell'emergenza COVID-19 ha subito gravi perdite finanziarie per le giacenze di prodotti nei propri magazzini –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di accelerare l'emanazione del decreto ministeriale, necessario ad assicurare l'operatività del bonus concesso nei confronti dei destinatari.
(4-09846)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento al credito d'imposta a favore dei soggetti esercenti attività d'impresa operanti nell'industria tessile e della moda, della produzione calzaturiera e della pelletteria (settore tessile, moda e accessori).
  Come correttamente ricorda l'interrogante, il credito d'imposta in parola è stato introdotto dall'articolo 48-
bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 («decreto Rilancio»), convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
  In particolare, al fine di contenere gli effetti negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento adottate per l'emergenza epidemiologica da COVID-19 sulle rimanenze finali di magazzino nei settori contraddistinti da stagionalità e obsolescenza dei prodotti, ai soggetti esercenti attività d'impresa operanti nell'industria tessile e della moda, della produzione calzaturiera e della pelletteria (settore tessile, moda e accessori), è stato riconosciuto un contributo, nella forma di credito d'imposta, nella misura del 30 per cento del valore delle rimanenze finali di magazzino.
  L'articolo è stato poi novellato dall'articolo 8 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, con cui si è disposta la proroga, al 31 dicembre 2021, del periodo di fruizione del credito d'imposta in parola e l'innalzamento del relativo limite di spesa a 95 milioni di euro per l'anno 2021 e a 150 milioni di euro per l'anno 2022.
  Il medesimo articolo 8-
bis ha disposto che con decreto del Ministro dello sviluppo economico siano stabiliti i criteri per la corretta individuazione dei settori economici in cui operano i soggetti beneficiari del credito d'imposta.
  A riguardo, com'è noto, il relativo decreto attuativo è stato firmato il 27 luglio scorso dal Ministro dello sviluppo economico. ^
  Il credito d'imposta in parola è una tra le varie misure messe in campo dal Governo, in questo periodo difficile determinato dalla crisi pandemica, a sostegno delle imprese italiane.
  Sul punto, si ricordano le «Misure di sostegno all'industria del tessile, della moda e degli accessori» introdotte dall'articolo 38-
bis del decreto rilancio, il quale prevede l'erogazione di contributi a fondo perduto, al fine di sostenere l'industria del tessile, della moda e degli accessori, con particolare riguardo alle start-up che investono nel design e nella creazione, nonché allo scopo di promuovere i giovani talenti del settore del tessile, della moda e degli accessori che valorizzano prodotti made in Italy di alto contenuto artistico e creativo. I contributi a fondo perduto sono riconosciuti nella misura massima del 50 per cento delle spese ammissibili, nel limite di 5 milioni di euro per l'anno 2020.
  Al relativo decreto attuativo pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 32 dell'8 febbraio 2021, ha fatto seguito l'emanazione del decreto direttoriale che definisce termini e modalità di presentazione delle domande, le quali potranno essere presentate a partire dal 22 settembre 2021.
  Inoltre, con decreto del Ministro dello sviluppo economico 18 maggio 2021, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 163 del 9 luglio 2021, è stato integrato l'elenco delle attività economiche ammissibili alla misura, al fine di comprendere quelle inerenti ai codici ATECO 74.10.10 «Attività di design di moda» e 32.12.20 «Lavorazione di pietre preziose e semi-preziose per gioielleria e per uso industriale».
  Tengo altresì a precisare che il Governo dedica particolare attenzione al settore oggetto di interrogazione, come dimostra anche l'istituzione del tavolo nazionale del tessile e della moda presso il Ministero dello sviluppo economico, che si è riunito, da ultimo, il 13 luglio 2021. A riguardo, segnalo che tra gli ambiti di intervento del tavolo della moda, in relazione ai quali si stanno costituendo dei gruppi di lavoro tematici, rientrano anche le misure settoriali connesse all'emergenza pandemica.
  Nello specifico, con riferimento al credito d'imposta di cui all'articolo 48-
bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è stata rappresentata l'opportunità di valutare l'estensione del beneficio al settore della distribuzione.
  Oltre alle misure settoriali, è opportuno ricordare le numerose misure trasversali per sostenere il rilancio delle imprese italiane colpite dalla crisi generata dalla pandemia.
  Tra le misure più recenti ci si limita a citare il «Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse», di cui all'articolo 2 del decreto «Sostegni-
bis» nonché il «Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa», di cui all'articolo 43 del «decreto Rilancio».
  Di natura trasversale sono anche le numerose misure fiscali e tributarie poste in essere dal Governo al fine di contrastare gli effetti socio-economici negativi derivanti dal perdurare dell'emergenza epidemiologica. A titolo esemplificativo e non esaustivo, si ricordano: il differimento del periodo di sospensione dei termini di versamento derivanti dalle cartelle di pagamento, nonché dagli avvisi esecutivi previsti dalla legge relativi alle entrate tributarie e non; la rimodulazione del pagamento dei debiti; l'annullamento automatico di tutti i debiti di importo residuo fino a 5 mila euro risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti di riscossione dal 2000 al 2010, nonché ricompresi in precedenti definizioni agevolate se relative a persone fisiche o giuridiche che hanno percepito nell'anno d'imposta 2019, ovvero nel periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2019, un reddito imponibile fino a 30 mila euro.
  In particolare, con riferimento all'attività della riscossione, è da ultimo intervenuto il decreto-legge 30 giugno 2021, n. 99, il quale – all'articolo 2 – ha ulteriormente prorogato al 31 agosto 2021 la data finale del periodo di sospensione dei termini dei versamenti relativi alle entrate tributarie e non, nonché il termine finale della degli obblighi di accantonamento derivanti dai pignoramenti presso terzi, aventi ad oggetto le somme dovute a titolo di stipendio, salario, altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento, nonché a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di assegni di quiescenza.
  In conclusione, ribadisco l'impegno massimo del Governo a porre in essere ogni iniziativa utile a sostenere le imprese italiane del settore del tessile, moda e accessori. Il sostegno pubblico a tale settore deve, infatti, aiutare le imprese non solo a tornare sul loro percorso di crescita pre-crisi, ma anche – in termini prospettici – ad allinearsi alle esigenze di un'economia verde e pronta a cogliere le opportunità dell'innovazione e del digitale.
  

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   SIRAGUSA, TERMINI e SARLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 20 aprile 2021 Comitato promotore del referendum sull'eutanasia legale ha depositato in Corte di cassazione un quesito per la parziale abrogazione dell'articolo 579 del codice penale;

   tra le varie iniziative intraprese per attivare la raccolta delle cinquecentomila firme necessarie per l'indizione del suddetto referendum, dal 18 maggio il Comitato ha intrapreso una serie di interlocuzioni col Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale; ciò, al fine di consentire anche ai connazionali residenti all'estero di poter sottoscrivere il quesito referendario presso gli uffici consolari italiani. Il Comitato ha ricevuto quindi in merito, immediatamente, dettagliate informazioni tecniche dall'ufficio DGIT 2 e dal Sottosegretario Benedetto Della Vedova, i quali hanno suggerito l'invio – poi avvenuto il 17 giugno – di una comunicazione a 199 consolati per consentire il miglior esito alla spedizione dei plichi contenenti i moduli vidimati per raccogliere le firme;

   secondo quanto pubblicato sul sito di Eumans il 27 luglio 2021, però, meno della metà dei consolati (99) ha risposto a tale comunicazione;

   ai summenzionati problemi di carattere comunicativo ne sono aggiunti molti altri: innanzitutto – anche se non pertinente alle competenze del Ministro interrogato, ma che va menzionato dato il rilevante danno arrecato ai promotori – quello per cui le Poste consentono di spedire un massimo di cinque raccomandate a persona al giorno: a causa di tale limitazione il Comitato ha impiegato quasi un mese per inviare le comunicazioni a tutta la rete consolare citata;

   in alcuni casi (Praga, Melbourne) la modulistica è stata accettata soltanto tramite consegna a mano da parte di un iscritto alla circoscrizione elettorale; a Seul, invece, non essendoci un referente sul posto, il consolato non ha potuto attivarsi;

   anche a causa dell'emergenza sanitaria, la maggior parte dei consolati ha ridotto l'orario di ricezione al pubblico o ha introdotto l'obbligo di appuntamento, come a Londra, dove per altro il consolato ha riservato ai firmatari solamente un'ora a settimana, il martedì pomeriggio. È chiaro come, in casi come questo, si costringono i sottoscriventi ad assentarsi dal lavoro per più ore (a causa delle file e delle procedure d'ingresso);

   la legge n. 352 del 1970 non include il console onorario tra le figure autorizzate ad autenticare le firme. Tuttavia il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nel tentativo di contenere i costi, sta negli ultimi anni trasformando sempre più consolati ordinari in onorari, costringendo i nostri connazionali iscritti all'Aire a lunghi spostamenti (ad esempio, da Siviglia a Madrid; da Reykjavik ad Oslo) per poter sottoscrivere la raccolta firme oggetto di questa interrogazione;

   i consolati aggiornano l'elenco degli iscritti alla lista elettorale della loro circoscrizione solamente in occasione di una tornata elettorale. Pertanto, per la raccolta firme in corso, fanno riferimento alla lista aggiornata al referendum costituzionale del settembre 2020. Ciò implica che chi si è trasferito nella circoscrizione del consolato nell'ultimo anno non può partecipare;

   escluso un caso (Dortmund), a quanto consta all'interrogante nessun altro consolato ha confermato al Comitato promotore di aver ricevuto i moduli, né indicato le modalità di accesso al consolato stesso per chi volesse firmare –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto per consentire il sereno e regolare svolgimento della raccolta firme referendaria per gli italiani residenti all'estero;

   se il Governo abbia intenzione di emanare circolari, informative e comunicazioni ufficiali dirette alla rete consolare e ai gruppi organizzati di nostri connazionali all'estero, affinché detta possibilità sia conosciuta debitamente dai pubblici funzionari e dalla cittadinanza.
(4-09987)

  Risposta. — La Farnesina ha tempestivamente diramato istruzioni dettagliate a tutte le sedi per consentire il regolare e ordinato svolgimento delle operazioni legate alla raccolta firme per il referendum sull'eutanasia legale, in ossequio alle norme vigenti e assistendo la rete diplomatico-consolare nei diversi adempimenti.
  Gli uffici del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale trasmettono periodicamente istruzioni alla rete per riepilogare le disposizioni normative in vigore e fornire indicazioni operative in occasione della pubblicazione in
Gazzetta ufficiale di proposte di legge di iniziativa popolare e di richieste di referendum ex articolo 75 della Costituzione. Nel 2021, informazioni sono state diramate il 20 gennaio e 21 giugno, con ulteriori specificazioni operative il 30 giugno.
  La raccolta firme di cui all'articolo 75 della Costituzione è disciplinata dal Titolo II della legge 25 maggio 1970 n. 352.
  Secondo quanto disposto dall'articolo 75 della legge n. 352 del 1970, i fogli per la raccolta delle firme devono essere presentati a cura dei promotori, o di qualsiasi elettore, alle segreterie comunali o alle cancellerie degli uffici giudiziari per la loro vidimazione. Da ciò consegue che gli uffici consolari non possono vidimare i fogli per la raccolta delle firme e gli stessi devono essere depositati presso gli uffici consolari già vidimati.
  Relativamente all'autenticazione delle firme dei sottoscrittori, l'articolo 8 della legge n. 352 del 1970 prevede espressamente che, per gli elettori residenti all'estero, la firma sia autenticata «dal Console d'Italia competente». Ne consegue che i titolari di uffici consolari onorari non possano autenticare le firme in parola. Può invece autenticare la firma il personale dell'ufficio consolare di I categoria delegato a tale funzione dal titolare dell'Ufficio all'estero.
  Quanto segue rappresenta il contenuto delle più recenti istruzioni fornite alle Sedi diplomatico-consolari al fine di consentire agli elettori interessati, residenti nella circoscrizione consolare di competenza, di sottoscrivere le richieste di
referendum abrogativi.
  Gli uffici consolari accettano, ove presentati dai promotori o dagli elettori, i moduli in bianco e già vidimati (redigendo un verbale con l'indicazione del numero di moduli ricevuti in consegna), li custodiscono con cura e li utilizzano qualora si presentino elettori che desiderano sottoscriverli, procedendo all'autentica di firma.
  In analogia al dettato normativo in materia di vidimazione dei fogli, la consegna dei moduli vidimati (che non possono essere fotocopiati) dovrebbe preferibilmente essere effettuata di persona da parte dei promotori oppure da parte di un qualsiasi elettore residente nella circoscrizione (senza necessità di delega espressa da parte del comitato promotore). Tuttavia, in un'ottica di massima collaborazione e semplificazione delle procedure, la Farnesina ha specificato alle Sedi di ritenere valido anche il deposito dei moduli pervenuti via posta, tenendo nella dovuta considerazione che nessuna spesa potrà essere a tal fine sostenuta dagli uffici all'estero.
  A tal proposito è stato chiarito al comitato promotore del
referendum che la spedizione avviene a suo esclusivo rischio.
  Qualora i moduli per la raccolta delle firme non pervengano alla sede consolare o pervengano non vidimati, gli uffici consolari informano i cittadini che dovessero richiedere informazioni del fatto che senza tali moduli (o senza la loro vidimazione) non è possibile sottoscrivere la richiesta di
referendum abrogativo e invitano i medesimi a rivolgersi eventualmente ai promotori.
  Gli uffici consolari certificano l'iscrizione dei sottoscrittori nelle liste elettorali della relativa ripartizione, facendo riferimento all'ultimo elenco elettori in possesso della Sede. Detta certificazione può anche essere emessa collettivamente.
  Nel caso di sottoscrittore che non risulti nell'ultimo elenco elettori disponibile, l'ufficio consolare procede come segue: 1. se l'elettore risulta comunque nell'elenco elettori di altra Sede, potrà rilasciare il certificato di iscrizione nelle liste elettorali dei residenti all'estero; 2. se l'elettore non risulta nell'elenco elettori residenti all'estero (in quanto neo-maggiorenne e neo-iscritto all'AIRE), chiederà al comune di iscrizione AIRE conferma del godimento dell'elettorato attivo e, in caso di risposta positiva, provvederà al rilascio del certificato in parola, garantendo la partecipazione dell'elettore.
  Terminata la raccolta delle firme, l'ufficio consolare restituisce ai promotori o ai loro rappresentanti i moduli firmati e completati dalle certificazioni di cui si è appena detto, nonché eventuali moduli in bianco vidimati ma non utilizzati, redigendo un verbale di restituzione.
  Gli uffici della Farnesina hanno precisato alla rete consolare che il ritiro dei moduli firmati e della relativa documentazione deve preferibilmente essere fatto di persona, da soggetto munito di delega espressa da parte dei promotori. Come ricordato agli stessi promotori, si tratta di una disposizione a garanzia anzitutto del loro Comitato.
  Sempre nell'ottica della massima semplificazione delle procedure, l'uso del mezzo postale/corriere privato, con spese a carico dei promotori, è stato indicato come ammissibile, purché le modalità siano previamente concordate con gli stessi, che si assumono ogni rischio in merito alla ricezione della documentazione.
  Per evidenti ragioni di economia, i moduli non possono essere restituiti tramite corriere diplomatico o con spese a carico dell'erario. In caso di restituzione per posta, l'ufficio consolare redigerà ugualmente un verbale della documentazione restituita, di cui una copia sarà trasmessa ai promotori unitamente ai moduli firmati e l'altra rimarrà agli atti della Sede.
  In considerazione delle singole specificità locali e della condizione lavorativa così come determinata dal peculiare periodo che tutto il mondo sta vivendo a causa della pandemia, ambasciate e consolati sono stati richiamati a decidere in modo autonomo gli orari e le modalità specifiche per ricevere il pubblico, compatibilmente con gli altri servizi consolari e considerando sia l'effettiva affluenza dei richiedenti sia ogni altra circostanza rilevante (comprese eventuali specifiche disposizioni delle autorità locali relativamente all'attuale situazione sanitaria). Ove gli orari differiscano da quelli abituali di apertura al pubblico, essi sono debitamente pubblicizzati da ogni singolo consolato alla collettività residente.
  È stato inoltre precisato che, in ragione dell'imparzialità cui è tenuta la pubblica amministrazione, non è possibile affiggere nelle Sedi o pubblicare sui rispettivi siti
internet qualsivoglia materiale pubblicitario sulle iniziative, analogamente a quanto previsto per gli uffici comunali.
  In virtù del medesimo principio, tutto il personale è stato richiamato ad attenersi alla massima terzietà nel dare informazioni circa la possibilità e gli orari per la sottoscrizione, astenendosi dal commentare i contenuti delle proposte.
  Fermo restando che le Sedi all'estero procederanno secondo le norme e le istruzioni ricevute, non risulta che il comitato promotore del
referendum abbia richiesto conferma della ricezione dei moduli, conferma per la quale non sussiste un obbligo normativo tanto che essa ricade, come già detto, in uno sforzo di massima facilitazione delle procedure.
  La Farnesina, con spirito di collaborazione e piena trasparenza, ha condiviso tutti i dettagli sopra descritti con i rappresentati del comitato promotore del
referendum oggetto dell'interrogazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   TRANCASSINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ormai nota la vicenda riguardante le 16 assunzioni a tempo indeterminato formalizzate dall'ufficio di presidenza del consiglio regionale del Lazio, le 8 di Guidonia e altre assunzioni sparse per i piccoli comuni laziali che si sono rivolti ad Antonio Pasquini sindaco del comune di Allumiere, da tre anni in distacco nello staff dell'ormai ex presidente del consiglio regionale Buschini;

   si tratta di una dozzina abbondante di politici, segretari «dem» e collaboratori di consiglieri regionali del Pd a cui garantire un'assunzione a tempo indeterminato. Fatto già di per sé grave, ma drammatico vista l'attuale situazione economica che tutti gli italiani subiscono a causa della pandemia;

   la procura di Civitavecchia ha autorizzato i carabinieri ad avviare una prima istruttoria sul caso e sugli ultimi bandi, sottoposti ad una prassi, a parere dell'interrogante sempre più squalificante;

   sono stati sentiti gli aspiranti funzionari pubblici che hanno assistito all'infornata di assunzioni politiche avvenute a ridosso di Natale in regione e nel comune di Guidonia;

   nella Allumiere del sindaco Antonio Pasquini, da tre anni al lavoro proprio tra le fila del consiglio di presidenza del Lazio, emergono casi sospetti; tra le vincitrici del bando, è anche la presidente di Eureka, associazione attiva nel paesino sui monti della Tolfa e destinataria di finanziamenti trasferiti dalla regione per allestire le luminarie dell'ultimo Natale;

   la procura della Repubblica di Latina sta lavorando su ipotesi di abuso d'ufficio; il sostituto procuratore Valerio De Luca ha inscritto i primi nomi, su cui vige grande riserbo, sul registro delle notizie di reato e il Nucleo provinciale di polizia tributaria della Guardia di finanza sta indagando senza sosta;

   sono stati effettuati degli interrogatori e si stanno analizzando i rapporti di parentela tra gli incaricati della gestione del concorso e diversi partecipanti, oltre che sui rapporti tra gli stessi responsabili dell'Asl e la ditta a cui sono stati affidati i quiz;

   ad avere i primi sospetti sono stati gli esclusi, quando a gennaio 2021 hanno visto che tra i primi classificati nelle prove scritte, dunque tra quelli che hanno ricevuto i punteggi maggiori, la metà erano figli e parenti di dipendenti della stessa Asl di Latina e di dirigenti e di personale della stessa unità di reclutamento che gestiva la prova;

   tuttavia, il Tar non ha sospeso il concorso, come richiesto da alcuni esclusi, specificando però che la decisione è stata presa «ferma l'autonomia delle indagini penali in corso riguardanti specifici soggetti» –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare in merito per contribuire a far luce su una vicenda incresciosa, che ha ad oggetto un concorso pubblico, e in che modo intenda adoperarsi affinché non si ripetano prassi così squalificanti quali quelle descritte in premessa che colpiscono la credibilità delle istituzioni.
(4-08971)

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione in esame, riguardante presunte irregolarità nelle procedure di assunzione presso la regione Lazio ed altri enti locali.
  Premesso che non rientra nelle competenze del Ministro per la pubblica amministrazione, bensì dell'autorità giudiziaria, la verifica della legittimità degli atti gestionali posti in essere dalle singole pubbliche amministrazioni, al fine di rispondere all'interrogazione, sulla base degli elementi trasmessi dalla prefettura di Roma al Ministero dell'interno (relativi alle informazioni fornite dal Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Roma, nonché dai comuni di Allumiere, Rocca di Santo Stefano e Zagarolo, interpellati per quanto di rispettivo interesse), rappresento quanto segue.
  Relativamente al comune di Allumiere, la prefettura di Roma segnala che, «sulla base di "fonti aperte", la compagnia carabinieri di Civitavecchia ha provveduto a depositare una "informativa preliminare" alla procura della Repubblica di Civitavecchia che ha, quindi, investito l'arma dei Carabinieri del compito di procedere con le indagini».
  Nella fattispecie, il comune di Allumiere con determina dell'11 aprile 2019, ha incaricato una società esterna della redazione di tre bandi di concorso per la copertura di altrettante posizioni amministrative per un numero di posti pari a 1, 2 e 5 unità per ogni procedura di selezione.
  I bandi prevedevano che se fossero pervenute più di 50 domande, sarebbe stata svolta una prova preselettiva, con ammissione alle successive fasi concorsuali dei primi 20 classificati con votazione minima di 21/30.
  Secondo quanto riferito dal sindaco, prima di avviare la procedura concorsuale, l'ente avrebbe espletato le procedure di mobilità obbligatoria mentre gli avvisi di mobilità volontaria, pubblicati a luglio 2019 e a dicembre 2019, non sarebbero andati a buon fine.
  Il comune di Allumiere si è avvalso di collaborazione esterna, chiedendo, nella specie, al comune di Tolfa, un dipendente, individuato nel dottor Andra Mori, per seguire il procedimento e svolgere le procedure del concorso in questione.
  Il dottor Mori ha, quindi, provveduto alla nomina della commissione concorsuale, che «nell'intento di temperare il citato "criterio di sbarramento", stabilito per la prova preselettiva [...] ha deciso di apportare modifiche al bando, stabilendo che la prova di preselezione sarebbe consistita nella sottoposizione di 45 quesiti – e non più 30 come originariamente previsto – e sarebbe stata superata da parte di tutti i candidati che avessero riportato un punteggio pari o superiore a 31/45».
  All'esito della correzione dei
test preselettivi, affidata ad un'altra società, «fa prova è stata superata da tutti i candidati che avevano conseguito il punteggio minimo di 21/45, anziché quello di 31/45, espressamente previsto dal bando. Per tale ragione alla successiva fase concorsuale hanno avuto la possibilità di accedervi 107 candidati, 44 dei quali non avevano attenuto il punteggio minimo di 31/45.
  All'esito della procedura di selezione (due prove scritte ed una orale), erano risultati idonei 80 candidati e di questi 44 sono stati poi assunti – in ordine di graduatoria – in diversi enti pubblici territoriali (regione Lazio e comuni di Ladispoli, Civitavecchia, Guidonia Montecelio, Anguillara Sabazia, Tivoli e Monterotondo) previa sottoscrizione di apposite convenzioni, stipulate dal comune di Allumiere, in conformità a quanto stabilito dall'articolo 9, comma 1, della legge n. 3 del 2003».
  La Prefettura di Roma conclude evidenziando che «In seguito alla ricostruzione dell'
iter concorsuale, effettuata dal comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri è stato possibile accertare che dei 44 nuovi assunti, 9 hanno superato la prova preselettiva con un punteggio inferiore a 31/45» e che «Lo scorso 9 maggio, il comune di Allumiere ha disposto il licenziamento, per giusta causa, del Presidente della commissione esaminatrice».
  In merito alla procedura di assunzione presso il comune di Rocca Santo Stefano la prefettura di Roma ha rappresentato quanto segue.
  Con determinazione dell'8 maggio 2017, il comune ha bandito un concorso pubblico per la copertura di 1 posto di istruttore amministrativo
part-time, a tempo indeterminato, categoria «C», per il quale sono state presentate 111 domande di partecipazione.
  Il 31 maggio 2018, con successiva determinazione, sono state approvate le liste di ammissione alle prove, con indicazione dei candidati esclusi e di quali per i quali erano necessarie alcune integrazioni, all'esito delle quali, il 25 giugno 2018, si è addivenuti alla formulazione dell'elenco definitivo degli ammessi alle prove concorsuali, con l'indicazione dei 104 candidati.
  Il 29 giugno 2018 si è svolta la prova preselettiva con la partecipazione di appena 25 candidati; di questi soltanto 15 sono passati alle fasi successive del concorso. La prima prova scritta – alla quale hanno partecipato 14 dei 15 aspiranti giudicati idonei al test di preselezione è stata superata da otto persone, tutte idonee anche alla seconda prova scritta e, dunque, ammesse alla prova orale alla quale hanno poi preso parte 7 degli 8 ammessi.
  Il 25 gennaio 2019, conclusa la procedura concorsuale, il comune di Rocca Santo Stefano ha adottato una specifica determinazione di approvazione della graduatoria di merito proclamando come vincitrice del posto messo a concorso la dottoressa Jlenia Ceci.
  Il 1° luglio 2019, in seguito alla volontaria rinuncia della vincitrice, che nelle more dell'assunzione era stata assunta dal comune di Roma con contratto di lavoro a tempo pieno, il comune di Rocca Santo Stefano ha disposto l'assunzione della candidata classificatasi al secondo posto della graduatoria, Emanuela Panzironi, sindaco del comune di Zagarolo, eletta nel 2020 con 4.192 voti ed appartenente ad uno schieramento di centro-sinistra, composto da alcune liste civiche e dal Partito Democratico.
  In merito alla procedura di assunzione del comune di Guidonia Montecelio, in via preliminare è opportuno rilevare che il 12 settembre 2019, all'esito dell'espletamento di una procedura concorsuale, il comune di Palestrina ha approvato, con determinazione dirigenziale n. 1574, la graduatoria degli idonei e dei vincitori del concorso bandito presso il ridetto ente comunale per la figura di istruttore amministrativo.
  Il 18 settembre 2019 il comune di Guidonia Montecelio ha avviato un'indagine esplorativa, presso i comuni dell'area metropolitana di Roma, intesa all'individuazione di graduatorie concorsuali utili all'assunzione a tempo indeterminato di varie categorie e profili professionali, tra cui 6 di istruttore amministrativo. A tal fine, il comune ha provveduto a comunicare tale manifestazione di interesse ai ridetti enti comunali, premurandosi di richiedere contestualmente l'autorizzazione all'utilizzo delle stesse graduatorie.
  Successivamente, in data 7 novembre 2019, il comune di Guidonia Montecelio ha approvato una bozza di accordo generico da poter sottoscrivere con una delle amministrazioni pubbliche del comparto Funzioni locali, per l'utilizzo delle richiamate graduatorie concorsuali.
  Circa una settimana più tardi, con determinazione del 14 settembre 2019, il citato ente comunale con una comunicazione rivolta ai diversi comuni del territorio metropolitano, ha rinnovato la manifestazione di interesse in merito all'assunzione di istruttori amministrativi – attraverso l'utilizzo delle graduatorie vigenti, dalle quali attingere previa sottoscrizione del richiamato accordo inter-comunale.
  Il giorno successivo, il comune di Guidonia Montecelio ha ricevuto una nota con la quale il comune di Palestrina conferiva la possibilità di attingere dalla graduatoria del citato concorso per la qualifica professionale di istruttore amministrativo, già precedentemente definito, pertanto, il 17 dicembre 2019, «avendo espletato tutte le assunzioni programmate, nel pieno soddisfacimento del proprio fabbisogno di personale, con deliberazione G.C. n. 232, il comune di Palestrina ha approvato lo schema di convenzione con il comune di Guidonia per l'utilizzo delle graduatorie del suddetto concorso, al fine di concederne l'uso, con uno scopo meramente collaborativo, non dovendo più attingere dalla medesima (non più utilizzata successivamente dal comune di Palestrina)».
  Il 23 dicembre 2019, con determinazione dirigenziale, il comune di Guidonia Montecelio, nel dar atto dell'intervenuta approvazione della Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti locali del Ministro dell'interno, ha disposto l'assunzione di 5 istruttori amministrativi, tra i quali Danilo Felici, sindaco di Gerano, eletto nel 2019, con 444 voti e sostenuto dalla lista civica n. 2 «Avanti per Gerano».
  In merito alla procedura di assunzione che ha interessato il comune di Zagarolo, con determinazione del 1° agosto 2018, il citato ente comunale ha avviato il procedimento diretto all'assunzione di 2 istruttori amministrativi, prevedendo, tra l'altro, la possibilità di avvalersi della graduatoria del citato concorso, che era in fase di definizione, presso il comune di Rocca Santo Stefano.
  Il comune di Zagarolo ha disposto l'assunzione del candidato che, all'esito del sopra menzionato procedimento concorsuale, si è qualificato quarto: Emanuele Di Silvio, candidato sindaco per il centro-sinistra presso il comune di Guidonia Montecelio dove è stato eletto consigliere comunale con 9.991 voti, assunto con la qualifica di istruttore amministrativo, in qualità di impiegato della ragioneria comunale – qualifica C1 – con contratto
part-time al 50 per cento.
Il Ministro per la pubblica amministrazione: Renato Brunetta.


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dall'articolo di Paolo Ricci Bitti sul Messaggero del 24 maggio 2021, l'ingegner Marco Zennaro, titolare di azienda di Marghera e padre di tre figli, è stato trattenuto forzatamente da più di cinquanta giorni a Khartoum, in Sudan, a causa di una presunta frode;

   la notte del 18 marzo 2021 l'ingegner Zennaro, dopo esser giunto in Sudan per discutere di un possibile contratto per la fornitura di trasformatori elettrici con una società sudanese, è stato messo in stato di fermo presso la sua camera d'albergo e gli è stato trattenuto il suo passaporto presso la reception dell'hotel dove aveva l'alloggio. A partire da quella notte sono iniziate una serie di drammatiche vicissitudini tra rilasci, ricatti e, per finire, il suo trasferimento in una cella. Vengono riportate le pessime condizioni igienico-sanitarie della prigione, condivisa con altre persone, con 45 gradi, senza un letto, cibo o acqua, salvo quello che riesce a portare il padre del detenuto o l'ambasciata italiana –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative per acquisire dal Governo del Sudan chiarimenti sulle circostanze dell'arresto del cittadino Marco Zennaro, accertarsi del suo stato di salute fisica e psicologica, assicurarsi che il suo stato di carcerazione sia conforme al rispetto dei diritti dell'uomo e alle norme di diritto internazionale e, infine, verificare se ci siano le condizioni per il suo rientro in Italia.
(4-09466)

  Risposta. — Marco Zennaro è stato raggiunto da due poliziotti muniti di mandato d'arresto nella sua camera d'albergo a Khartoum, dove si trovava per una breve visita d'affari, nella notte tra il 18 e il 19 marzo.
  La nostra Ambasciata a Khartoum ha immediatamente inviato in albergo un rappresentante e un legale di riferimento, i quali hanno potuto appurare che il fermo del connazionale avveniva a seguito di una denuncia per truffa nell'ambito di una fornitura di trasformatori elettrici. Il legale incaricato dal connazionale ha ottenuto, nonostante lo stato di fermo, che l'imprenditore rimanesse in hotel.
  Nei giorni successivi il signor Zennaro ha condotto una trattativa commerciale privata con l'impresa locate che aveva sporto denuncia, conclusa il 1° aprile con la firma di un accordo di risarcimento e la conseguente revoca del mandato d'arresto.
  La sera stessa, tuttavia, il connazionale è stato bloccato in aeroporto mentre lasciava il Paese per i medesimi fatti ma sulla base di una diversa denuncia.
  Il connazionale è stato quindi condotto in commissariato a Khartoum per rendere una deposizione, assistito dal legale e da funzionari dell'Ambasciata, dove è rimasto detenuto fino al 2 giugno, per poi essere trasferito in un'altra struttura detentiva.
  Su istruzione del Ministro Di Maio, il 24 maggio la Vice Ministra Sereni ha affrontato l'argomento con il sottosegretario sudanese agli affari esteri Mohamed Sharief Abdalla.
  Il 30 e 31 maggio, sempre su indicazione del Ministro Di Maio, il direttore generale per gli italiani all'estero Luigi Vignali si è recato a Khartoum per visitare più volte il connazionale e incontrare le massime Autorità sudanesi. Presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il sollecito del direttore generale è stato rafforzato dalla presenza dell'incaricato d'affari della delegazione della Commissione europea a Khartoum.
  La missione ha consentito di prendere più volte contatto con le controparti commerciali sudanesi e definire il negoziato volto a una soluzione stragiudiziale della controversia commerciale alla base della vicenda giudiziaria.
  La Farnesina ha infatti compiuto ogni sforzo per facilitare la prestazione da parte del signor Zennaro di una garanzia bancaria al tribunale di Khartoum, che ha poi consentito il 14 giugno la scarcerazione provvisoria e il soggiorno in albergo del nostro connazionale. Al contempo, anche se solo nel quadro di uno dei due procedimenti civili, è stato rimosso il
travel ban.
  Nei giorni precedenti, il 10 giugno, l'ambasciatore d'Italia a Khartoum ha effettuato un passo di ferma protesta presso le massime Autorità sudanesi per le inaccettabili e preoccupanti condizioni in cui si trovava recluso il connazionale. Il giorno stesso l'incaricato d'affari sudanese è stato convocato alla Farnesina, per un analogo passo di protesta.
  Il 6 luglio sono state archiviate le due accuse penali istruite da una delle società sudanesi che lamentavano la truffa commessa dal connazionale.
  Nel permanere dei due procedimenti civili, di cui uno dispone tuttora l'osservanza del divieto d'espatrio in capo al connazionale, quest'ultimo alloggia dal 15 agosto scorso, su sua scelta a seguito dell'offerta della Farnesina, presso la foresteria dell'Ambasciata d'Italia a Khartoum.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale segue dunque la vicenda del signor Zennaro con estrema attenzione. L'Ambasciata a Khartoum ha svolto regolari visite consolari in suo favore durante tutto il periodo di sua detenzione. L'ambasciatore ha, fin da subito, assicurato costanti contatti con i familiari del connazionale, informandoli di ogni sviluppo. Tale attenzione è stata dagli stessi pubblicamente riconosciuta.
  In numerose occasioni l'ambasciatore ha sollevato il caso con le istituzioni sudanesi, anche ai più alti livelli, richiedendo ai suoi interlocutori chiarimenti ufficiali e sollecitando un intervento per il rilascio del connazionale, considerata l'assenza di validi motivi che ne giustificassero la detenzione.
  In parallelo, a livello centrale, la Farnesina ha effettuato passi diplomatici sull'Ambasciata del Sudan a Roma, sensibilizzandola sull'attenzione attribuita dall'Italia alla vicenda.
  Da ultimo, lo scorso 15 settembre il direttore generale per gli italiani all'estero Vignali si è recato nuovamente in missione a Khartoum, da un lato per promuovere un nuovo tentativo di mediazione tra le parti al fine di consentire al connazionale di rientrare prima possibile in Italia, dall'altro per sensibilizzare ulteriormente le massime Autorità sudanesi sull'attenzione prestata dal nostro Paese al caso del signor Zennaro.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   ZIELLO e LEGNAIOLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nonostante la Toscana sia ormai diventata zona bianca e tutte le attività siano state riaperte, si apprende dalla stampa che Poste italiane ha annunciato la chiusura estiva degli uffici postali di Pisa e provincia;

   il sindacato Failp Cisal di Pisa, ha reso pubblico il calendario di chiusure estive degli uffici postali. Nei documenti in allegato, forniti dal sindacato, è possibile vedere la riduzione programmata del servizio nei mesi estivi nei vari uffici postali;

   tale iniziativa si somma al perdurare delle chiusure, ormai ingiustificabili, per l'emergenza COVID-19, di numerosi uffici postali del territorio, con conseguenze deleterie sui cittadini; ancora una volta occorre ricordare che gli uffici postali rappresentano preziosi presidi del territorio e svolgono, da sempre, prestazioni di servizio pubblico universale stante la loro vocazione «di servizio alla collettività»;

   i servizi di consegna della posta, i servizi allo sportello e la presenza sul territorio degli uffici postali costituiscono un aspetto fondamentale per la comunità locale;

   la chiusura di queste sedi comporta, inevitabilmente, pesanti disagi, in particolare, alle persone anziane che si recano alle Poste per riscuotere la pensione e per pagare le utenze che si vedrebbero costrette a dover affrontare spostamenti in alcuni casi gravosi;

   peraltro, i suddetti disagi alla popolazione con aumento degli assembramenti e delle code agli ingressi degli uffici postali aperti, comportano in diversi casi problematiche sanitarie, in particolare per la popolazione più anziana legate al rischio da COVID-19, causando altresì diversi ritardi nei pagamenti di imposte dovute proprio alle code interminabili, davanti agli uffici postali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano necessario promuovere ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, affinché siano eliminati i disservizi illustrati, di cui subiscono le conseguenze i cittadini, al fine di ripristinare sul territorio un servizio d'interesse generale, ricordando che Poste Italiane spa annovera tra i propri compiti l'erogazione di un servizio a vocazione universale e quindi anche di rilevanza pubblica.
(4-09675)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita al riguardo la competente direzione generale del Ministero dello sviluppo economico nonché la società Poste Italiane, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare si informa che, in ottemperanza alla vigente regolamentazione, Poste Italiane effettua rimodulazioni della propria offerta nel periodo estivo, al fine di allineare la medesima all'effettiva domanda di servizio, in considerazione del fisiologico calo dei flussi di traffico registrati negli uffici in tale periodo.
  Il Piano di rimodulazione degli orari degli uffici postali nel periodo estivo viene redatto in conformità ai criteri stabiliti dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) cui viene preventivamente trasmesso anche ai fini dell'acquisizione parere da parte del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (Cncu) e dell'Associazione nazionale comuni italiani (Anci).
  Il Piano è corredato da una puntuale relazione illustrativa, che evidenzia il rispetto dei criteri cui lo stesso è sottoposto a tutela della continuità nell'erogazione del servizio (ad esempio, in termini di distanze da assicurare o di orari, non essendo ammesse aperture inferiori a 3 giorni settimanali e a 18 ore a settimana) su tutto il territorio nazionale, specie nei piccoli comuni.
  Tali rimodulazioni sono, inoltre, funzionali a garantire l'effettuazione delle ferie da parte del personale, in coerenza con le previsioni contrattuali.
  Riguardo alla città di Pisa e alla relativa provincia, riferita nell'atto in parola, Poste Italiane comunica che sono previsti interventi di rimodulazione estiva che coinvolgono 54 uffici postali per un totale di 237 giornate di chiusura complessive distribuite nei mesi di luglio ed agosto, con una media di circa 4 giornate ad ufficio postale.
  Quanto alle iniziative adottate nell'immediato verificarsi dell'emergenza epidemiologica, l'azienda precisa di aver posto in essere tutte le azioni opportune ai fini della tutela dei propri lavoratori e degli utenti, con l'obiettivo di assicurare, comunque, i propri servizi in coerenza con le disposizioni normative vigenti in materia di tutela della salute pubblica e, dunque, anche quelle relative al distanziamento sociale.
  Alla data del 26 luglio 2021, risulterebbe che tali iniziative hanno riguardato anche alcuni dei 116 uffici postali di Pisa e provincia: di questi, 14 sono attivi con orario doppio turno – apertura 6 giorni a settimana, dal lunedì al venerdì dalle 08:20 alle 19:00 ed il sabato dalle 08:20 alle 12:35; 80 con orario monoturno – dal lunedì al venerdì dalle ore 08:20 alle ore 13:35/13:45 ed il sabato dalle ore 08:20 alle ore 12.35/12:45 e 22 con apertura da 2 a 4 giorni alla settimana – dalle 08:20 alle ore 13:35/13:45 ed il sabato dalle ore 08:20 alle ore 12.35/12:45. Risultano inoltre attivi 52 ATM Postamat.
  Riferisce ancora Poste che, alla medesima data, nel territorio di Pisa e provincia solo 22 uffici postali non erano tornati ancora alla consueta operatività, a causa dell'emergenza sanitaria: 2 doppio-turno, 16 mono-turno e 4 con apertura da 3 a 4 giorni settimanali, evidenziando che nessuno di questi uffici postali è interessato anche dalle rimodulazioni estive.
  Al riguardo, si rappresenta altresì che, la regolare erogazione dei servizi alla clientela è stata assicurata anche attraverso gli altri uffici postali aperti nel medesimo comune e/o nei comuni limitrofi, in grado di assorbire, in base ai flussi di traffico e al numero di operazioni effettuate, l'operatività degli uffici postali razionalizzati o sottoposti a rimodulazioni estive.
  Preme altresì evidenziare che, in costanza del dialogo aperto dall'Azienda con le istituzioni locali, negli ultimi mesi vi sono stati diversi contatti fra i rappresentanti delle amministrazioni comunali della regione Toscana e i rappresentanti di Poste Italiane che hanno fornito riscontro a tutte le istanze pervenute.
  In particolare, l'azienda informa di aver incontrato nei mesi scorsi il Prefetto di Pisa e il Presidente della provincia in merito al piano di rimodulazione degli uffici postali per l'emergenza Covid-19 e al piano delle rimodulazioni estive, illustrando e condividendo con loro tutte le azioni poste in essere.
  In conclusione, si vuole precisare che il Ministero dello sviluppo economico continuerà a monitorare, nell'ambito di competenza, le modalità di erogazione del servizio postale, al fine di assicurarne l'efficienza e l'omogeneità, impegnandosi altresì ad avviare – ove possibile – tutte le dovute iniziative per risolvere eventuali e serie criticità in tale ambito.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.